1911 - L'Ora del Salento

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Lecce, 28 maggio 2011

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L’Ora del Salento

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Nuova serie, Anno XXI, n. 19

SETTIMANALE CATTOLICO

LA PRIMA LETTERA PASTORALE DI MONS. DOMENICO D’AMBROSIO ALLA CHIESA DI LECCE

Tumori, Italia divisa

“Conosco le mie pecore”

di Francesco Giacovazzo Anche se oggi quattro italiani su cento vivono con una diagnosi di tumore, le loro probabilità di sopravvivenza aumentano. Il 2,2% di questi pazienti (un milione e 300mila) sono ancora in vita dopo 5 anni dalla diagnosi e l’1,5% (circa 800mila) superano i 10 anni. Ma c’è però una forte disuguaglianza tra le varie zone del Paese. Dai dati del terzo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologi, presentato a Roma in occasione della VI giornata nazionale dedicata ai pazienti affetti da tumore, emerge in tutto il suo livore il divario tra le diverse aree del Paese. Al Nord ci si ammala molto di più, ma il tasso di sopravvivenza è superiore del 3%. Dipende soprattutto dalla quantità delle strutture specialistiche e dalla qualità dell’assistenza sul territorio. “Oggi 2 milioni e 300mila persone sono malate di cancro in Italia dice il prof. Francesco De Lorenzo, presidente della Favo - ma la buona notizia è che si muore di meno. Va detto però che sono forti le differenze in termini di mortalità tra le regioni settentrionali e quelle del meridione. Fino a qualche anno fa il Sud presentava un vantaggio dovuto a una maggiore presenza di elementi protettivi nei confronti dei tumori, come la dieta mediterranea, e una minore diffusione di fattori cancerogeni, come tabagismo e inquinamento ambientale. Questo scarto va oggi diminuendo”. I dati rivelano anche che sono le donne ad essere le più colpite dal male oscuro. La diagnosi più frequente è il tumore della mammella, con circa 38.000 nuovi casi stimati all’anno. Tra gli uomini, il 22% dei casi (quasi 220mila persone) è formato da pazienti con tumore della prostata. Le disparità delle regioni italiane sono eclatanti se misurate, come afferma sempre il prof. De Lorenzo, in termini di posti letto. Considerando soltanto la dotazione per la radioterapia, la Provincia di Trento supera tutte le altre per le sue dotazioni; in ottimo piazzamento troviamo anche la Toscana e il Friuli Venezia Giulia, mentre la Valle d’Aosta, la provincia autonoma di Bolzano, le Marche e la Basilicata continuano ad essere del tutto prive di posti letto per radioterapia. Il Rapporto inoltre rivela che quattro italiani su dieci, se dovessero scoprire di avere il cancro, sarebbero pronti ad andare all’estero per farsi curare. Questo perché si ha ancora poca fiducia nel sistema sanitario della propria regione, e questo dato sale quando a rispondere sono i cittadini del meridione. L’indice di fuga maggiore è della Calabria sia per i ricoveri per tumori che per quelli di chemioterapia. Uno dei motivi per cui si va fuori casa per farsi curare, lo ripetiamo, è la diversità di dotazioni tecnologiche, come per esempio la radioterapia. Solo 6 regioni su 21, con una assoluta supremazia del Nord Italia, hanno raggiunto l’obiettivo fissato nel 2002 di portare il numero di questi strumenti a circa 7-8 unità per milione di abitanti. “Questo forte divario a più livelli ci preoccupa dice Francesco De Lorenzo - soprattutto in relazione al federalismo fiscale. Per questo pensiamo sia necessario fare di più per i malati di tumore in Italia”.

Lecce, 28 maggio 2011

La presentazione ufficiale lunedì 30 maggio alle 11 a Lecce nell’Antico Seminario di Piazza Duomo AC CUP

Salento, turismo di qualità

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La festa delle famiglie a Leuca

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Si conclude il torneo interparrocchiale

Gioia di camminare Voglia di correre

Da Lecce verso la Gmg di Madrid

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L’eredità della famiglia Semeraro

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L’Ora del Salento

Lecce, 28 maggio 2011

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TURISMO NEL SALENTO AL VIA LA STAGIONE BALNEARE Le riflessioni e le proposte dell’assessore provinciale alla vigilia di un’estate che si annuncia “esplosiva”

Il Salento, prodotto turistico di qualità Come è noto, il settore del turismo salentino ha fatto passi da gigante, negli ultimi anni, non soltanto in quanto ad arrivi e presenze turistiche, ma anche in termini di “percezione” del turismo stesso, da parte di questo territorio, quale indispensabile strumento di sviluppo economico e sociale. Certamente, se è vero che questa consapevolezza è enormemente cresciuta, dev’essere altrettanto evidente il fatto che ci sia ancora tanto da fare. E lo diciamo in termini positivi: c’è ancora tanto da fare. Abbiamo dei margini di crescita che, se opportunamente incanalati, possono rivelarsi sorprendenti, addirittura decisivi per l’economia di questo territorio. Uno spunto importante lo forniscono gli stessi “numeri”, che evidenziano, in particolare, due dei grossi limiti attuali del nostro “sistema turistico”: a) la stagionalità dei flussi: il 65% delle presenze dell’anno concentrate in due mesi, il 90% nei quattro mesi da giugno a settembre… Ed è ovvio che, crescendo sempre più “i numeri”, cresce sempre di più la pressione sul territorio e sul livello dei servizi…b) una percentuale di stranieri scesa al di sotto del 10%, il che, nell’epoca di internet e dei voli low cost (i due grandi drivers del turismo internazionale che hanno praticamente azzerato le distanze), mi sembra a dir poco bizzarro. Sforziamoci di osservarli in termini positivi, questi limiti.

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Perché è lì che abbiamo dei margini enormi: si tratta di 1) differenziare il prodotto, selezionando anche in termini di qualità dell’offerta, e 2) farci conoscere su mercati dove, semplicemente, noi non esistiamo. 1) Differenziare, giacché non possiamo pensare di attrarre “per tutto l’anno” (come recitano gli slogan di molti territori) con lo stesso prodotto che presentiamo l’estate. Si tratta di andare incontro al mercato (altrimenti… non faremmo marketing!): capire “chi” può interessato a noi, perché dovrebbero venire proprio da noi, quali sono le loro aspettative e, soprattutto, se siamo in grado di soddisfare quelle aspettative. E di proporre dei prodotti. Oggi non si fa più turismo di destinazione, ma turismo di motivazione: andiamo in un determinato luogo “per fare qualcosa”, per vivere delle esperienze, per ascoltare dei racconti, delle storie, che non possiamo vivere o ascoltare altrove. Noi ci stiamo provando. Proprio per favorire una migliore distribuzione dei flussi turistici, e poter ragionare finalmente in termini di turismo e di sviluppo sostenibile, stiamo proponendo prodotti “diversi” dal balneare o dal barocco, che costituiscono tuttora i nostri brand più conosciuti e sfruttati. Ad esempio, stiamo realizzando una rete di percorsi escursionistici, caratterizzati da

PENSANDOCI BENE...

una segnaletica light, in materiali eco-compatibili, che interessano le aree più suggestive del nostro territorio. Abbiamo presentato questa “linea di prodotto” denominandola, non a caso, “La Primavera del Salento”, proprio allo scopo di promuovere la bellezza del Salento anche al di fuori dei due mesi estivi di massimo afflusso turistico. Mirando non tanto - o non soltanto - ad una ristretta nicchia di appassionati, ma a target molto più ampi (famiglie moderne, sportive, anche con bambini, coppie di giovani, gruppi di anziani…), interessati a conoscere non soltanto i nostri paesaggi più affascinanti e le mille specie faunistiche e floricole presenti nelle tante aree protette del Salento, ma anche tutto ciò che “sta intorno” ai percorsi: le chiesette rupestri, i prodotti di masseria, i cento villaggi con le loro piazze, i loro palazzi seicenteschi, le loro botteghe artigiane. In altri termini, l’identità stessa del nostro territorio. In questi giorni il progetto della “Primavera del Salento” procede con l’attuazione di due educational tours, dedicati a giornalisti di testate nazionali o del nord-Italia e a tour operators, con i quali abbiamo organizzato una serie di “passeggiate e racconti lungo i sentieri del Salento”, in collaborazione con diversi Comuni del Salento, con l’A.P.T. di Lecce, con il Parco Naturale Otranto-S.Maria di Léuca, e con il coinvolgimento

di Giuseppina Capozzi

Il carcere e la libertà L’impegno ad essere vicini ai marginalizzati della società, come chi è uscito dal carcere, richiede soluzioni che contrastino la logica materialistica dell’attuale società. A coloro che, dopo aver perso temporaneamente la libertà ma non la dignità, vivono la realtà dell’isolamento, del rifiuto e della vergogna, si può far riscoprire il senso di un progetto, che possa riformare le loro vite (Benedetto XVI, 6 settembre 2007). Quando si parla di dignità si allude ad un proprium, in forza del quale ogni essere umano ha in sé e per sé un valore incommensurabile: significa che non esiste corrispettivo con cui possa essere scambiato, non esiste scopo così grande da giustificare l’uso della persona come mezzo per raggiungerlo. La dignità è propria della persona umana essenzialmente per due ragioni. La prima è che non esiste nell’universo visibile altro soggetto spirituale, capace di conoscere e scegliere liberamente; la seconda ragione è nella nobiltà del fine cui la persona è destinata. Essendo lo spirito di apertura illimitata, la persona non può avere come fine una realtà limitata, e questo è dimostrato dall’insoddisfazione che alberga perennemente nell’animo umano. Ogni essere umano è destinato a Dio stesso e solamente in questa destinazione l’uomo scioglie le sue catene di inquietudine e di mancanza di senso. Dal riconoscimento di questa evidenza, scaturisce il rispetto per la libertà altrui di essere se stessi. Qui si scopre la dignità dell’ex-carcerato, il suo diritto ad essere “libero” come persona al pari di tutti gli altri, e il valore della persona consiste nella sua vita morale, cioè nella risposta libera ai valori propriamente morali. Ecco che la riscoperta dello spirituale che è in noi e il recupero del senso della trascendenza si concretizzano nella voglia di vivere e di far vivere il bene; questo garantisce la vera libertà, che è quella spirituale. La libertà dalla condizione carceraria, infatti, si può definire “liberazione”, cioè solo apparente libertà. L’itinerario per raggiungere la vera libertà necessita di un orientamento morale che faccia acquisire il senso della propria vita e questo orientamento è nella prospettiva verticale verso la bontà divina (Benedetto XVI, 18 marzo 2007), la quale affonda nel bene comune. Quanto più la vita si direziona verso il basso, tanto più scende nel peccato e nella non-libertà. La libertà che il detenuto ha interpretato come mancanza di regole e disciplina, vivendo solo per sé, allontana dal bene comune. Allora la rieducazione agli affetti, ai sentimenti, all’interiorità passano inevitabilmente attraverso il rispetto della dignità. info@giuseppinacapozzi.it

di numerosi operatori salentini, che hanno inteso cogliere l’occasione per promuoversi presso una platea di particolare interesse. 2) I mercati sui quali farci conoscere. C’è soltanto da scegliere. Ragionando in termini globali, è possibile senz’altro affermare che il turismo non è in crisi, non è mai stato in crisi negli ultimi sessant’anni. Semmai, sono in crisi alcune destinazioni piuttosto che altre. Ecco, per esempio noi crediamo che esista, per il Salento, un target medio o medioalto, straniero, preferibilmente centro o nord-europeo, ancora pressoché inesplorato. Andiamo a leggere, sui giornali locali di oggi, in penultima pagina, l’elenco dei collegamenti da Brindisi: Londra, Bruxelles, Eindhoven, Ginevra, Monaco di Baviera, Parigi, Barcellona, Stoccolma. E non parliamo di Bari, che in fondo dista 90’ da qui (se pensiamo a Milano-Malpensa, o a MilanoOrio al Serio, o a Parigi-Beauvais, o a Bruxelles-Charleroi, o a Stoccolma-Skavsta). Dobbiamo essere in grado di organizzare, insieme, operatori pubblici e operatori privati, una serie di iniziative proprio a partire da quei bacini di potenziale provenienza di turisti… Ecco perché, insieme alle Province di Brindisi e di Taranto, con il brand comune “Terre del Salento”, stiamo attuando una serie di incontri all’estero, per far conoscere e promuovere la nostra offerta turistica: da Stoccolma (nuovo volo da Brindisi inaugurato il 28 marzo scorso), a Parigi, dove saremo presenti, insieme alla Regione Puglia, dal 26 al 29 maggio prossimi, al seguito dell’evento “Ma-

È il territorio che per il nostro turista rappresenta “il sogno del viaggio” gic Italy in tour”, organizzato dai Ministeri del Turismo e delle Politiche Agricole. Abbiamo aderito al progetto lanciato dal Comune di Lecce con Ryanair “Lecce Capitale dei Weekend”, allo scopo di favorire lo “short break” nel Salento mediante i voli low cost della compagnia aerea irlandese. Stiamo definendo il programma di eventi del “Salento Festival”, che si terrà per tutta la seconda metà di luglio in varie location sparse per il Salento. Naturalmente, non intendiamo affatto trascurare il mercato nazionale. Basti pensare alla presenza prevista in altre importanti manifestazioni fieristiche (preferibilmente di segmento, piuttosto che generalistiche), attraverso la costante collaborazione con la Camera di Commercio e l’A.P.T.; o alle prossime tappe di “Salento in piazza”, che promuoveranno il territorio e le sue produzioni tipiche dell’agroalimentare e dell’artigianato su importanti “piazze” italiane. In tutto questo sarà determinante la “messa in rete” tra gli operatori privati e il destination management: un passaggio fondamentale per il successo della destinazione turistica. Il coinvolgimento delle azien-

de è per noi un passo fondamentale per “raccontare” e promuovere il territorio. Certamente, un Ente come la Provincia è chiamato a fare marketing di territorio, più che marketing di prodotto. Ebbene, a questo proposito noi crediamo che sia arrivato il momento di passare dalla promozione del territorio alla sua promo-commercializzazione. Non basta rendere note soltanto le sue risorse ambientali, o storico-artistiche, monumentali. Occorre far conoscere (e saper vendere) anche le attività che vi si svolgono: prodotti e servizi. Oggi - ricordava il grande esperto mondiale Josep Ejarque al primo dei seminari sul marketing territoriale ed aziendale, recentemente organizzati e oggi in corso di svolgimento a cura della Provincia di Lecce, in collaborazione con FormApulia - fare marketing non vuol dire più “fare promozione”. Vuol dire “fare prodotto”. Se non comprendiamo questo, non andremo da nessuna parte, con le brochure che continuano a parlarci di poesia, di “villaggi immersi nel verde”, e di “lu sule, lu mare e lu jentu”… Fare prodotto turistico. E questo lo possiamo fare soltanto insieme agli operatori. In una parola, io auspico che si instauri finalmente, in questo territorio, un clima di reciproca fiducia: ciò che molti esperti ritengono uno degli elementi decisivi per il successo di una destinazione turistica. Fiducia degli operatori nell’operato di una P.A. che di fatto ha dovuto obbligatoriamente per certi versi “managerializzarsi”, e non soltanto per dare un minimo di competitività al proprio territorio. Oggi occorre “dar conto” a un cittadino sempre più informato ed esigente. Sino a pochi decenni fa, non si sapeva neppure cosa facessero, le Province. Oggi, siamo continuamente sotto osservazione: basta leggere i giornali locali… Le strade, le scuole, l’ambiente, le coste, il turismo… Gli operatori devono comprendere che non vendono camere di albergo, o piatti di pasta e ceci: vendono territorio. E’ il territorio che per il nostro turista rappresenta “il sogno del viaggio”! Fiducia da parte del Pubblico negli operatori, ad esempio sotto forma di servizi, da creare o da migliorare pensando non soltanto al turista che forse arriverà a bussare un giorno alla nostra porta, ma pensando prima di tutto alla comunità locale. I “servizi per turisti” non hanno alcun senso! I servizi devono esserci per la comunità locale, perché è la nostra qualità della vita, a dover migliorare, prima ancora che arrivino i turisti. Le amministrazioni lo sanno molto bene. E stiamo pur certi che i turisti, alla fine, preferiranno quei territori dove anche gli abitanti vivono meglio. L’epoca dei villaggi turistici blindati, in cui il turista impiega la quasi totalità della propria vacanza, sta tramontando. Francesco Pacella


L’Ora del Salento

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LA LETTERA PASTORALE

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DOVE

“CONOSCO LE MIE PECORE”

Un ministero a immagine di Gesù Cristo Mons. Domenico D’Ambrosio è a Lecce da circa due anni, un tempo più che sufficiente per una conoscenza essenziale e nel contempo ampia della diocesi, del suo territorio, delle comunità parrocchiali, dei problemi sociali, politici, delle povertà e delle risorse. La prima impressione che ha lasciato nel cuore dei presbiteri e dei fedeli è stata quella del vescovo-parroco, vale a dire un modo di contattare le persone semplice, immediato, ricco di umanità, paterno. La seconda impressione e le successive hanno confermato la prima, aggiungendovi altre caratteristiche come una grande cura e un grande rigore per la vita e la formazione del presbiterio, un’apertura senza alcuna pregiudiziale nei confronti delle tante istanze profetiche da qualunque parte esse provengano. Dopo aver ascoltato per circa due anni le diverse realtà ecclesiali e sociali del territorio della diocesi, a mons. D’Ambrosio è parso giunto il momento opportuno per iniziare quella che è l’azione più significativa di un vescovo in una diocesi: la visita pastorale. E perché questa non fosse recepita come un atto solo giuridico, ma come un evento di enorme ricchezza spirituale per ogni comunità parrocchiale, viene annunciata e presentata nella sua valenza teologica e pastorale da una Lettera pastorale, la prima indirizzata alla diocesi di Lecce, dal titolo: Conosco le mie pecore. L’arcivescovo, con tale lettera, non annuncia un nuovo tema pastorale, con il quale marcare, quasi sottolineare, il suo nuovo ministero a Lecce. Annuncia piuttosto un rapporto immediatamente ispirato alla figura di Gesù buon pastore; incontrare le persone, una per una “con i miei occhi fissi sopra di voi per leggere ansie, dubbi, domande, paure, desiderio forte di comunione. Non andrò via senza aver tentato di decifrare e offrirvi le risposte che il cuore di un padre, fratello e amico vi saprà dare” (n.5, p. 12). Mons. D’Ambrosio non ha fretta di presentare programmi, linee direttrici, disposizioni particolari in merito all’attività pastorale. Egli preferisce piuttosto, nelle pagine della Lettera pastorale, soffermare lo sguardo, estasiato, sul modello GesùPastore, così come è descritto nel capitolo 10 del Vangelo di Giovanni. Si sofferma sui singoli versetti, cogliendone le suggestioni più belle non con procedimenti esegetici, che pure non ignora, ma con la sua esperienza e la sua sensibilità spirituale. Una spiritualità che prende la forma di stile pastorale e una esperienza pastorale che ha preso la forma di una finissima spiritualità. Ecco come egli applica al vescovo la totale donazione di Gesù: “Il vescovo che non nutre un amore vivo per quanti sono affidati alle sue cure pastorali e che non è disposto a sacrificare la sua vita per il gregge che gli è stato affidato, non è un vero pastore, è un mercenario”. Poiché l’azione del vescovo trova il suo prolungamento nell’azione dei presbiteri, la conformazione all’immagine di Gesù buon pastore da parte del vescovo si riflette e si completa nella quotidiana dedizione dei presbiteri. Su queste premesse, l’arcivescovo introduce la priorità pastorale individuata dalla Chiesa italiana per i prossimi dieci anni con una particolare attenzione al mondo della famiglia e dei giovani. Sembra, leggendo queste pagine, di leggere i testi dei grandi Padri e Pastori della Chiesa antica, quali un S. Basilio, un S. Agostino, un S. Gregorio Magno, per i quali la “cura pastorale”, vale a dire la dedizione completa ai fedeli, rappresenta per il pastore d’anime l’espressione più grande di amore verso Cristo, da equiparare soltanto al martirio. Luigi Manca

Il 30 maggio nell’Antico Seminario di Piazza Duomo la presentazione ufficiale alla Chiesa di Lecce

Il Vescovo come il Buon Pastore L’ultima Lettera Pastorale del nostro Arcivescovo presenta tutti i crismi di un dialogo tra l’insigne scrivente e il lettore, il quale è chiamato a meditare, interrogare e rispondere ai diversi spunti che vengono, capitolo dopo capitolo, sapientemente offerti. Questa Lettera sgorga dal cuore del Vescovo e vuol essere un modo speciale per parlare a sacerdoti e fedeli, prima di incontrarli personalmente nella Santa Visita Pastorale. In ciò si può notare lo stile stesso che, fin dal primo momento, ha caratterizzato il nostro Vescovo, il quale si era presentato alla Diocesi scrivendo una breve, ma significativa lettera in cui, tra l’altro, esclamava: “Non vi conosco, ma già vi amo”. Ora, dopo aver percorso già un tratto di strada, lo stesso Vescovo può iniziare a dire, con tutta franchezza (parresia): “Conosco le mie pecore”. Dunque, come manifestato nell’Introduzione della Lettera, questo scritto si rivolge, in modo colloquiale, a ciascuno di noi e rappresenta un modo specialissimo per preparare con la Parola l’insostituibile ricchezza della Visita, affinché questo Incontro non sia superficiale, ma vada subito in profondità. Nel primo Capitolo, il Vescovo sgombra il campo da un possibile fraintendimento del significato della Santa Visita e ci pone tutti dinanzi

l’icona del Buon Pastore, che è Cristo, unico grande Pastore del gregge che è la Chiesa. Pertanto, il primo atteggiamento che il nostro Vescovo intende assumere nella Visita Pastorale è quello basato sull’ascolto, proprio sullo stile della conoscenza intima e profonda che caratterizza il rapporto tra Cristo e il suo gregge. Precisamente tale rapporto viene esaminato dal Vescovo, il quale argutamente nota come tutti coloro che svolgono un ministero pastorale nella Chiesa sono chiamati ad imitare il Buon Pastore e i caratteri distintivi che permettono alle pecore di riconoscerne la voce e di distinguerla da quella dei tanti mercenari che non fanno gli interessi del gregge, bensì i propri. Quasi come in una guida ad un autentico esame di coscienza, il Vescovo domanda a se stesso e ai suoi ascoltatori se hanno iniziato ad intraprendere questo cammino di donazione di vita che è tipico del Buon Pastore e, soprattutto, se si sono lasciati affascinare dalla figura sublime del Bel Pastore, a tal punto che non possono fare a meno di ascoltarne la voce giorno dopo giorno, deporre le armi del potere e indossare gli abiti del servizio (Gv 10). In tal modo, il nostro Vescovo può concludere che non si può essere Pastori nella Chiesa, se non si è discepoli di Gesù, né si può essere

“Padri” se non si è Figli. Solo a partire da questa considerazione basilare ha senso il servizio pastorale nella vita della Chiesa. Ecco perché, primariamente, il nostro Vescovo desidera presentarsi al suo gregge, come discepolo e figlio, che ascolta, con l’intera comunità la Parola, e si pone in attesa dello Spirito Santo. Nel secondo capitolo, il Vescovo analizza la vita della Chiesa diocesana alla luce dell’immagine della relazione Pastore-gregge e riconosce gli sforzi, la crescita, ma anche le difficoltà tipiche della nostra realtà locale. In modo particolare, egli richiama ciascun cristiano a contribuire a rendere la nostra Chiesa, sempre più una comunità “cordiale, non fredda o staccata, aperta, non arroccata nelle nostre sicurezze, materna, non scontrosa, lieta nella convinzione dei suoi limiti, non piagnona e triste… audace e profetica”. Successivamente, il Vescovo si sofferma soprattutto sul ministero pastorale ed invita tutti i pastori ad esercitare un’autentica autorità spirituale, evitando il rischio sia del conformarsi alla mentalità di questo mondo, sia dell’arroganza o dell’autoritarismo, che non corrispondono agli atteggiamenti di Gesù. Il vero ed unico stile possibile è quello del servizio, che ha la sua alta misura nella santità. Gli atri tre Capitoli riprendono un tema fondamentale che deve caratterizzare il cammino della Chiesa italiana e della Chiesa leccese, in particolare. Si tratta dell’arduo, ma affascinante compito dell’educazione. Ancora una volta, senza mai tradire lo stile evangelico, il Vescovo sostiene che l’educazione parte da un ascolto autentico e ricco d’amore che deve caratterizzare l’educatore, il quale ha il compito di valorizzare tutti quei germi di bene presenti in ogni uomo. A tal proposito, egli fa menzione dell’episodio del giovane ricco, che, sebbene non si concluda con un esito positivo, indica l’atteggiamento di Gesù, che conosce ed ama. Il paziente ascolto e cammino educativo, però, deve poi proseguire nell’offerta della vita evangelica, ossia nel rapporto con Cristo, che solo può riempire le ansie presenti nel cuore dell’uomo. Tale atto educativo non consiste solo nell’annuncio verbale, ma, più profondamente, si caratterizza per una esemplarità di vita, che rende ragione della speranza che è in noi. Anche questa volta, dunque, il Vescovo sottolinea come nessuno può essere educatore, se non viene educato alla scuola di Cristo. Non mancano poi alcune importanti concretizzazioni pastorali che assumono un rilievo del tutto particolare sia in relazione alla fraternità sacerdotale, che in relazione al rapporto con il mondo giovanile. Sul primo aspetto, il Vescovo sottolinea la necessità di riaffermare la bellezza della vita comunitaria e l’urgenza di una maggiore presenza del presbitero in mezzo al suo gregge; mentre riguardo il secondo tema, egli sottolinea la necessità di aprire un dialogo franco ed aperto con i giovani, affinché giunga anche a loro l’annuncio del Vangelo. In tal senso, va letta anche l’idea di un Sinodo per i giovani, che il Vescovo ritiene giustamente indispensabile per camminare con i giovani sulla via di Cristo. Infine, mi sia permesso di aggiungere che vale veramente la pena leggere questa Lettera Pastorale, non solo perché è una stupenda lezione per tutti noi, ma perché costituisce un’apertura del cuore del nostro Pastore a cui non può che corrispondere una altrettanto franca apertura del cuore di tutti noi, nella luce del Signore Risorto. Mauro Carlino


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ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di Marco Simeone

Un altro Consolatore

Ci possiamo imbattere in Dio in cento modi diversi, prova a pensare a quando Gesù racconta il giudizio finale, e tutte e due le ali dell’umanità dichiareranno che non lo hanno riconosciuto; l’incontro vero è quando io accetto di mettermi in cammino (si chiama conversione della mente e del cuore), accettando di mettere da parte le mie domande per ascoltare Lui stesso che mi parla e mi guida. Allora la frase ha un senso: se mi ami allora accetti di metterti in cammino osservando proprio quei comandamenti che non sono leggi a cui bisogna obtorto collo obbedire: sono vincolanti semplicemente perché sono vere, sono la verità di Dio e della mia vita, la verità si impone assolutamente non con la forza ma con l’evidenza, con la vita e la gioia che riesce ad infondere in noi. Se mi ami, osservi, vuol dire che cammini, che accetti la provvisorietà, la non chiarezza, la progressività, a volte anche il brancolare; ma tutto questo non perché Dio ce la voglia rendere difficile, tutt’altro! La strada da percorrere serve a rendere adatto il mio cuore, serve per imparare ad amare, esattamente come in un matrimonio: si ama di più all’inizio o dopo 30 anni? Sorridendo diremmo all’inizio, scambiando però l’entusiasmo con l’amore; la strada serve ad insegnare al mio cuore ad amare, perché è vivendo che si impara a guardarsi dentro e ad educare cuore e mente alla grazia di Dio. Però la strada è lunga: “io pregherò il Padre che vi doni un altro consolatore che rimanga sempre con voi”. Se è vero, come è vero, che mantenersi integri in questo cammino è difficile, oggi Gesù dice che la strada non si percorre mai da soli: ognuno deve camminare per la propria strada, ma nessuno cammina mai da solo. Un altro consolatore: Gesù è il primo consolatore, meglio sarebbe avvocato difensore, e la sua difesa arriva fino a dare la vita per noi e a riconciliarci con Dio Padre, lo Spirito Santo, invece, è quello che rimane sempre con noi. La pentecoste che si avvicina, a cui ci stiamo preparando, è rivivere il mistero di quando questa promessa di Gesù si è compiuta, quando Colui che è la forza amorevole di Dio ci è stato donato per avere la forza di intraprendere questo viaggio. “Egli dimora presso di voi e sarà in voi”: vuol dire che noi siamo oggetto dell’amore di Dio, ma proprio secondo la logica dell’amore, non c’è amore senza corrispondenza, senza reciprocità: ecco perché io devo desiderare questo dono, perché quello è il mio sì, proprio come quello di Maria all’angelo. Il mondo non lo conosce vuol dire che chi si ostina a ragionare non secondo verità, ma come gli piace, non si renderà neanche conto di tutto quello che Dio gli dona perché preferisce nascondersi in un proprio mondo, si dice che “se la racconta così”. Al contrario voi che avete il cuore sgombro riusci(re)te a vedere il Signore anche quando sarà lontano; proprio come Mosè che la bibbia dice che vedeva l’invisibile, perché la fede è l’insieme dell’intelligenza e del cuore trasformati da Dio stesso. Fondamentalmente il vangelo di oggi significa: per incontrare Gesù dovete imparare a diventare uomini e donne, adulti, veri, solidi; guidati dallo Spirito e redenti da Gesù fino alla pienezza dell’incontro col Padre. Era più facile un’apparizione? Sì. Ma non lo avrei riconosciuto…

CENTRO “LE SORGENTI”

Settimana di spiritualità per le coppie cristiane

Un omaggio simpatico e impegnativo

Dall’11 al 17 giugno si terrà presso la Comunità Emmanuel, “Centro le Sorgenti”, un soggiorno di spiritualità per coniugi cristiani. Una settimana di incontri per le coppie che affonderà le sue radici su “Significato e spiritualità del Sacramento del matrimonio”. L’obiettivo fondante di questa serie di incontri mira alla riscoperta del matrimonio come sacramento “pieno della grazia sacramentale”, poiché ai nostri giorni si corre il rischio di viverlo semplicemente come un fatto puramente sociologico. I seminari, che vedranno come relatore il prof. Tarcisio Mezzetti e la sua équipe, e il responsabile spirituale don Gigi Fanciano prenderanno il via nel pomeriggio di sabato 11 con la Santa Messa ed il primo incontro che affronterà il tema “Il dono dell’amore nella coppia cristiana”. Nella giornata di domenica ci si riunirà sin dalle ore 9.00 e si proseguirà fino a sera con quattro dibattiti su: “La religiosità nella coppia cristiana”, “La presenza di Dio nella coppia cristiana, “Il peccato come ostacolo di comunione nella coppia cristiana” e “L’esperienza di Dio nel rapporto coniugale della coppia cristiana”. Il lunedì, dunque, avranno luogo due dibattimenti che tratteranno: “La presenza di Cristo nel rapporto coniugale della coppia cristiana” e “Il rispetto reciproco nella coppia cristiana”. Martedì, sempre dalle ore 9.00, inizieranno tre incontri che riguarderanno: “Il perdono permanente nella coppia cristiana”, “Il servizio con amore nella coppia cristiana” e “Rilascio del perdono attraverso la lavanda dei piedi”. Mercoledì e giovedì si svolgeranno rispettivamente due discussioni per giornata, che tratteranno rispettivamente i temi seguenti: “La battaglia spirituale nella coppia cristiana” e “La tentazione nella coppia cristiana”, “La strategia spirituale nella coppia cristiana” e “La indissolubilità del legame nella coppia cristiana”. Tutto, quindi, si concluderà nella mattinata di venerdì 17, attraverso l’ultimo incontro su “La trasformazione in Cristo della coppia cristiana” che verrà succeduto da una S. Messa accompagnata dal rinnovo delle promesse matrimoniali, alla fine della quale vi sarà modo di dare testimonianze personali. Chiunque fosse interessato al soggiorno può rivolgersi alla segreteria organizzativa, telefonando al numero 338.5933792 oppure inviando una mail all’indirizzo: seminari2011@libero.it; per chi volesse prenotarsi in loco può contattare il numero 333.3689361. Vincenza Sava

Abbiamo ricevuto noi Presbiteri un omaggio simpatico e… impegnativo da mons. Arcivescovo. Simpatico perché un gruppo di sacerdoti, nel 25° di ordinazione, ha seguito il proposito di accompagnare l’Arcivescovo nel suo ventitresimo “ritorno alle sorgenti”: l’opuscolo “Ritornare alla Fonte”, editorialmente policromo, è il fedele testimone delle continue riflessioni e delle preghiere dalla Terra Santa, narrando di un pellegrinaggio che, nel percorso da Nazareth al Calvario, segna come tappe il Lago di Gennesaret, Cafarnao, il Cenacolo, il Getsemani, S. Pietro in Gallicantu, il Santo Sepolcro. Impegnativo, invece, si presenta l’opuscolo “Conosco le mie pecore” con il quale, scrive l’Arcivescovo, “posso dirvi la fatica del servizio, dei problemi”. Impegnativo perché mons. Arcivescovo consegna alla devota attenzione dei Presbiteri e degli altri membri del Popolo di Dio quei caposaldi che fanno della Visita Pastorale “tempo di grazia e momento speciale, anzi unico, in ordine all’incontro e al dialogo del Vescovo con i fedeli”. Alla confidenziale Introduzione l’Arcivescovo fa seguire i suoi “ricordi pastorali” accompagnando il lettore, sino alle Conclusioni ed alla Preghiera per la Visita Pastorale. Ivan D’Arco

L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Domenica 22 maggio 2011 Ore 10.30 - Amministra la Cresima nella parrocchia S. Vincenzo de’ Paoli a Lecce Ore 17.30 - Celebra la S. Messa alle Alcantarine Ore 19 - Amministra la Cresima nella parrocchia S. Massimiliano Kolbe a Lecce

Dal 23 al 27 maggio Partecipa ai lavori della Cei a Roma Sabato 28 maggio 2011 Mattina - Udienze

Nel terzo centenario della sua nascita avvenuta a Campi il 20 maggio 1771

Il Vescovo Tommaso de Simone M

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In occasione del terzo centenario (20-V-1711 – 20-V-2011) della nascita del venerato Pastore riportiamo quanto scritto su queste colonne il 16 giugno 1981 da mons. Carmine Maci. Se la sua bara di abete, rivestita di seta violacea, non certo fatta in serie ma costruita su misura con la sua lunghezza di m. 1.98 ci fa conoscere la sua statura fisica superiore alla media, i dati storici a disposizione ci parlano della sua non comune statura morale. Nato a Campi Salentina il 20 maggio 1771, quarto dei sette figli di Nicola Simone e Caterina Serio, fin da piccolo mostra una spiccata predilezione per l’ideale sacerdotale e, già da tre anni orfano di padre, il 19 settembre 1724, ricevendo la prima Tonsura, abbraccia lo stato ecclesiastico. Una specie di turone, da cui nella sua fanciullezza viene guarito per particolare intervento del dugentesco Crocifisso della Chiesa dei Domenicani di Brindisi, e le insistenti infermità, che lo travagliano dalla nascita alla morte, non riescono a distoglierlo dal suo costante impegno per la elevazione culturale ed ascetica propria e degli altri, una intelligente e puntuale difesa dei diritti della Chiesa, una generosa donazione a gloria di Dio e salvezza delle anime. Ad un severo corso di studi prima della sua ordinazione sacerdotale presso i Padri Scolopi di Campi, il Seminario Diocesano di Lecce, alla scuola di “Umanità” del suo concittadino don Antonio Cazzato “sino alla tarda vecchiaia dei suoi oltre 85 anni egregio compositore di versi e modello perfetto di virtù” e, per la filosofia e teologia, presso i Padri Domenicani di Lecce, sacerdote dal 14 giugno 1734, aggiunge all’età di circa 28 anni la Laurea in diritto ecclesiastico e civile presso il Collegio dei Protonotari Apostolici a Roma dove da Benedetto XIV viene impiegato presso la Cancelleria Apostolica. Richiesto dal concittadino Sua Ecc. mons. Enrico Enriquez, Nunzio Apostolico a Madrid, dal 1744 al 1747 ne riordina l’Archivio e, Vicario dello stesso Enriquez nell’antica Abbazia di Banzi, al confine tra la Puglia e la Lucania, molto probabilmente sino al 1756, la ristabilisce sotto tutti gli aspetti e ne descrive i monumenti in un’Opera, in più volumi ricchi di incisioni, che, conservata per lungo tempo presso l’Accademia dei Trasformati di Lecce, purtroppo è andata perduta. Canonico del Capitolo Cattedrale di Lecce dal 1759 al 1761 viene eletto e confermato come primo Archivista e uno dei cinque Abati preposti alla Congregazione Economica. Per pressante invito di Sua ecc. mons. Marc’Aurelio Petruccelli, Vescovo di Nardò, svolge con riconosciuta competenza, “affabile, semplice ed umile con i dipendenti” il delicato ufficio di Vicario Generale di quella Curia. E tutto compie non per vanità, arrivismo o determinati calcoli e interessi economici. Come infatti accetta di fare il Lettore ed altri incarichi ad alto livello così è “assiduo nella istruzione cristiana dei fanciulli”; come è puntuale ed abile nel risolvere le molteplici vertenze circa i precisi confini dell’abbazia di Banzi, così “è sollecito nel restaurarne le condizioni spirituali” e nel sovvenire alle necessità della povera gente; come gli sono piena di soddisfazione la stima e la sincera gratitudine dei suoi superiori così non si tira indietro di fronte alle reazioni e talvolta alle calunnie di chi mal ne sopporta la fermezza. E per consiglio e conforto di Sua Ecc. mons. Petruccelli che Tommaso Agostino de Simone “tra le lacrime” accetta nel 1763 la nomina

conferitagli da Clemente XIII, a Vescovo di Montepeloso, l’attuale Irsina, dove “bello e aitante nella persona, preceduto dalla fama della sua eccellente dottrina e più della sua esimia santità” il 18 giugno dello stesso anno, “fu ricevuto come un Santo, al suono delle campane e nella esultanza generale”. Tutto dedito a restaurare la disciplina del clero e lo splendore del culto, a consolidare i rapporti di parentela e rappacificare le avverse fazioni dei cittadini, affronta la ricostruzione fin dalle fondamenta, della cattedrale proferendovi, oltre alle sue rendite episcopali,gran parte del suo ricco patrimonio. Tormentato da indicibili sofferenze fisiche e forse anche morali nel 1776 pur conservando il governo della Diocesi, è costretto a ritirarsi definitivamente a Campi, dove, nonostante le sue precarie condizioni di salute, favorisce la fondazione dell’Accademia degli Audaci, si dedica ad esercizi di pietà e alla conservazione dotta e spirituale dei suoi frequenti visitatori. Anche se non trova fondamento storico è altamente significativa la notizia, che circola ancora fra la nostra gente, che cioè egli, da una finestra del suo palazzo, abbia visto il miracoloso, trecentesco Crocifisso di Campi tornare, solo dalla paleocristiana chiesa della Madonna dell’Alto ed entrare per la porta principale nella Chiesa Madre. Vissuto sempre alla luce del Divino Maestro, crocefisso con Lui in tutta la sua vita segue con sguardo amoroso il Cristo in quella Chiesa nella quale si era innamorato dell’ideale sacerdotale e aveva svolto il suo primo ministero pastorale e nella quale autorità, clero e popolo, dal 24 novembre 1780, giorno della sua morte, hanno voluto che riposassero le sue spoglie mortali, nell’attesa della risurrezione finale. Nel secolo dei lumi, in un clima giansenista e giurisdizionalista, in un tempo in cui una migliore giustizia sociale sollecita legittime aspirazioni ma anche imprese rivoluzionarie cruenti il grande amore per lo studio, la profonda pietà, l’intelligente e puntuale attività giuridica e amministrativa, la sofferta e devota compartecipazione alla passione di Cristo Sua Ecc. mons. Tommaso Agostino de Simone sono splendida e concreta risposta alle istanze di quella società che, pur lontana da noi, tante somiglianze presenta con quella in cui noi oggi viviamo. O. d. S.


L’Ora del Salento

Lecce, 28 maggio 2011

catholica

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CHIESA DI LECCE

Le attività di giugno Giovedì 2 Festa dell’A.C. - Oasi di Roca

Messa presieduta dall’Arcivescovo, h. 19.00 Pellegrinaggio diocesano delle Famiglie al Santuario di Leuca

Istituto Marcelline - Lecce, h. 16.00

Domenica 5 Solennità dell’Ascensione del Signore 45^ Giornata per le Comunicazioni Sociali

Sabato 18 Incontro di tutti i Ministri istituiti - Cappella del Nuovo Seminario, h. 17.00 Conclusione anno pastorale in preparazione della G.M.G. di Madrid a cura del Servizio diocesano di pastorale giovanile

Dal 3 al 5 giugno Giornate. Giovani “Miriam”: Libertà di… libertà per… Giornata di fraternità e condivisione Monastero Suore Carmelitane - Arnesano, via per Materdomini, h. 17.00 / 19.00

Sabato 11 Solenne Veglia di Pentecoste (Cresime di Giovani e Adulti) - Piazza Duomo, h. 20.00

Domenica 19 Pellegrinaggio mariano dei Diaconi permanenti

Sabato 4 San Filippo Smaldone Processione, h. 17.30 -

Martedì 14 Incontro di formazione missionaria per animatori parrocchiali

Martedì 21 Giornata del Clero - Oasi di Roca, h. 9.30 / 14.00 Corso Liturgico per fotografi - Nuovo Seminario, Aula Mincuzzi, h. 19.30

Venerdì 3 Celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo a chiusura anno formativo dell’Apostolato della Preghiera - Cattedrale, h. 17.00

Mercoledì 22 Corso Liturgico per fotografi - Nuovo Seminario, Aula Mincuzzi, h. 19.30 Domenica 26 Solennità del Santissimo Corpo e sangue di N.S. Gesù Cristo (XIII per annum) Processione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo (part. da Fulgenzio, h. 19.00) 29 giugno al 3 luglio “Incontr@Samuel” Campo estivo inizio: sabato, h. 16.30 - fine: domenica h. 12.00

VERSO LA GMG IN SPAGNA ANCHE DA LECCE

Radicati e fondati in Cristo. Vamos a Madrid Anche i giovani della nostra Diocesi, accompagnati dal loro Padre e Pastore, saranno presenti alla XXVI Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) prevista per il prossimo agosto a Madrid. È da un anno che ci si sta preparando a questo evento, con catechesi, incontri, preghiera, iniziative varie volte, oltre che a fare gruppo, ad entrare meglio nel tema che Benedetto XVI ha voluto consegnare ai suoi giovani del mondo per riabbracciarli tutti a Madrid: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr. Col 2,7). Sulla scia della grande intuizione avuta dal Beato Giovanni Paolo II che amò radunare i suoi giovani in grandi incontri di fede, di fraternità e di scambio culturale, anche Benedetto XVI ha continuato a credere in questa modalità di comunicazione dell’esperienza di fede, alla quale, con puntualità, i giovani di tutto il mondo si preparano ed alla quale accorrono sempre più numerosi. A dispetto di chi vede in questi incontri solo dei fenomeni di massa “dalla fede epidermica” chi - come chi vi scrive - ha avuto il piacere di partecipare a più di uno di essi, può testimoniare la portata spirituale ed interiore di un’esperienza in cui Cristo si tocca realmente con mano. La fatica e la difficoltà del momento vengono agilmente superate grazie ad una forza che spinge ad esserci ed a godere di esserci che si chiama Gesù Signore! Come Equipe di Pastorale Giovanile Diocesana abbiamo provato, nel corso dell’anno, ad offrire momenti diversi e qualificati per testimoniare questa bellezza ed offrire la possibilità di andare a Madrid preparati ai nostri giovani. Grazie alle pagine di questo nostro settimanale Diocesano, ora vogliamo cogliere delle sfumature del messaggio di Benedetto XVI che in particolare ha chiesto ai giovani di riflettere su tre aggettivi che evocano altrettante allegorie: 1) Parola chiave: Radicato. “Evoca l’albero e le radici che lo alimentano”. Andiamo a Madrid portando la nostra cultura di giovani del sud Italia. L’allegoria alla quale si rifà il Papa è sempre sotto i nostri occhi: l’albero, in particolare il nostro olivo secolare, ha radici profonde, fusto imponente, rami frondosi... su quali radici posa oggi il “fusto” della nostra fede e quali chiome visibili restituisce? Sembra facile parlare di radici, ma mai come in questo periodo è difficile trovarle quelle radici, o almeno trovare radici tanto profonde da poter resistere alle difficoltà che il mondo di oggi ci pone davanti. Ma nonostante questo, riusciamo a fondare la nostra fede: credere oggi, da giovane, non è più cieca accettazione di tutto ciò che ci

capita, ma è rendersi conto e “toccare con mano” che Gesù è il nostro vero conforto, il nostro vero compagno e il modo migliore per rialzarsi dalle proprie miserie. Provare con mano le difficoltà del nostro territorio, dal punto di vista lavorativo e sociale, e saperle affrontare è la vera prova che avere fede non è solo avere un bastone a cui appoggiarsi. È questo che ci rende giovani fedeli e consapevoli ed è questo che rende le nostre radici forti, tanto da poter sostenere il nostro fusto e le nostre chiome. Chiome rappresentate dalle nostre vite: non dietro valori effimeri, o idee passeggere, ma vite modellate sull’esempio di Gesù: dedicate alla carità verso gli altri e ai loro bisogni. Anna Chiara, equipe di PG dioc. 2) Parola chiave: Fondato. “Si riferisce alla costruzione di una casa”. Se leggiamo il nostro quotidiano ci accorgiamo di quanta difficoltà incontri oggi un giovane a costruire una casa per la sua nuova famiglia, a sopportare notevoli costi per pagare un affitto. Di contro molti “ricchi” tesoreggiano case sfitte... È solo un problema di edilizia o pensi che in un certo senso anche la “casa sulla roccia” della nostra fede abbia oggi difficoltà? Che aiuto attendi dalla GMG? La casa è il luogo della sicurezza, del riposo, degli affetti, della serenità, dell’amore, e tutti nel proprio cuore desiderano queste cose. Noi giovani sappiamo bene, anche se a volte non lo dimostriamo, che costruire sulla roccia è molto più faticoso che costruire sulla sabbia. Quello che accade nella costruzione di una casa materiale è simile a quello che accade quando cerchiamo di costruire la nostra vita… la nostra vita di fede. Oggi è sempre più difficile costruire la “casa sulla roccia” della fede, tante sono le difficoltà, tanti i problemi, tante le paure, la nostra fede rischia di essere precaria come il nostro lavoro, la nostra vita spirituale rischia di trasformarsi in una “fede a progetto”. Ma occorre guardare oltre, occorre cercare altre sicurezze, altre fondamenta… occorre attaccare il cuore all’essenziale… a Dio, su di Lui dobbiamo costruire, scommettere, giocarci l’esistenza qualunque strada e vocazione stiamo vivendo. Nonostante le piccole o grandi tempeste che attraversano il nostro quotidiano, la casa della fede non potrà vacillare se noi ci appoggiamo al Suo amore. La GMG può essere un altro mattone per aiutarci a rafforzare le mura della nostra casa… per poter gridare a tutti i giovani del mondo che è solo Dio la roccia sicura. Fabio, equipe di PG dioc. 3) Parola chiave: Saldo. “Rimanda alla crescita della forza fisica e morale”. Nel decennio che i Vescovi Italiani hanno voluto dedicare all’atten-

zione per la valenza educativa, Benedetto XVI sottolinea l’importanza di una “crescita”. Noi giovani di Lecce che “concime” cerchiamo a Madrid, in mezzo a milioni di altri giovani? Crescere per cosa, in vista di cosa, verso dove? Credo che i giovani di Lecce abbiano voglia di riunirsi a Madrid per cercare quei semi di fraternità e di unità che facciano da concime per la vita spirituale ed il cammino interiore di ciascuno. Esserci significherà coltivare la

“pianta sempre nuova” della comunione che aiuta a crescere non più nella solitudine dell’egoismo ma nella condivisione ed in piena fraternità. Tutto questo giova a chi vuole approfondire la ricerca di senso nella propria vita e se miriamo a raccogliere buoni frutti, avremo in cambio l’Amore che cerchiamo: perché Dio è Amore. Dobbiamo sapere in cosa credere, come ci dice il Papa, e conoscere la nostra fede con la stessa precisione con cui un musicista conosce il suo pezzo, fedelmente

saldi nel corpo e nello spirito. Antonella, equipe di PG dioc. Ecco! Noi partiamo per Madrid con questi interrogativi ma anche sapendoci dare alcune risposte. Chiediamo a tutti i lettori di essere accompagnati già fin d’ora nella preghiera, perché Gesù Maestro non spenga mai nei giovani il gusto della ricerca e la gioia di aggiungere dei tasselli alla costruzione del suo cammino personale con Dio. Paolo Quaranta, ofm

LA FESTA DELLA FAMIGLIA

Il 4 giugno ad Alessano e al Santuario di S. Maria di Leuca Eravamo soliti in questo periodo tenere la festa diocesana della famiglia, momento di incontro. Di comunione, di testimonianza, di gioia. Abbiamo vissuto spesso giornata di sincero entusiasmo, con obbiettivi ben definiti: la crescita dei gruppi-famiglia, il sostegno agli operatori di settore, la sensibilizzazione delle comunità sugli aspetti più importanti e urgenti della pastorale della famiglia e della vita. Ultimamente si era notata però una certa stanchezza, un calo di interesse, persino la difficoltà di inserirsi tra le molteplici attività e iniziative che affollano la vita pastorale, che finiscono con il gravare quasi sempre sui soliti cirenei di ogni parrocchia. Risultava persino difficile trovare una data, un fine settimana, senza la concomitanza di altre manifestazioni, che impedivano un ampio consenso. C’è stata quest’anno anche la tentazione di rinunciarvi, ma poi è prevalso il desiderio di non lasciarla cadere, tentando una nuova proposta, più semplice, ma non meno significativa: un pellegrinaggio presso un santuario non

molto distante, senza impegnare un intera giornata. Avrà luogo nel pomeriggio di sabato, 4 giugno. Dopo una breve sosta ad Alessano, in preghiera, sulla tomba del caro don Tonino, vescovo, si giungerà a Leuca al santuario della Madonna “de finibus terrae”. Si celebrerà la santa Messa e si concluderà con la recita del Santo Rosario, aux flambeaux, nella piazza antistante. Mons. Arcivescovo, nella recente lettera pastorale, “Conosco le mie pecore”, presenta le grandi linee della Visita Pastorale e pone al centro due grandi obbiettivi: la famiglia e la nuova generazioni. Partendo dalla crisi in atto, sottolinea la necessità di “una rinnovata e intelligente passione e attenzione per porre la famiglia al centro delle nostre preoccupazioni pastorali. È una sfida da accogliere, è un impegno da privilegiare…un immediata e urgente proposta operativa”. Questa sarà la nostra invocazione alla Vergine santa, madre e maestra di ogni discepolo del signore, Regina delle Famiglie. Nicola Rocca

COMUNICAZIONI SOCIALI

di Adolfo Putignano

Da Macerata un nuovo slancio per l’uso pastorale dei media Esperti e direttori diocesani delle comunicazioni sociali si sono incontrati insieme per tre giorni per cogliere in modo più pregnante un riconoscimento scientifico che ha offerto ulteriore conferma al ruolo insostituibile degli educatori nei confronti delle nuove generazioni che utilizzano la Rete e nuova e impegnativa fiducia nell’attività massmediale degli operatori pastorali. “Nativi digitali”, “testimoni digitali”, “abitanti digitali”: le diverse definizioni di questi ultimi anni sottolineano aspetti e momenti della progressiva presa di coscienza riguardo ai rapidi mutamenti in atto nell’odierna società. Ed il valore della necessaria formazione risulta ulteriormente sottolineato, poiché, com’è stato asserito nel Convegno svoltosi a Macerata, le competenze tecniche, che tante volte provocano quasi un senso d’inferiorità negli adulti verso le nuove generazioni particolarmente abili nell’uso delle moderne tecnologie, devono essere coniugate con l’indispensabile maturità umana. Anzi, ha rilevato tra ampi consensi Pier Cesare Rivoltella, della Cattolica di Milano, affinché le abilità me-

diatiche e l’invasivo uso del Web non abbiano conseguenze negative, è necessaria almeno una “saggezza digitale”, che consenta una presenza critica e un accompagnamento valido. Sulla base di un’interessante ricerca di Claudia Giaccardi svolta per il suddetto Ateneo milanese, il convegno, ha generato pure nuove aspettative per quanto concerne la possibilità di intercettare la presenza dei giovani nel web, inserendosi positivamente nel dialogo mediante l’insostituibile prerequisito di una testimonianza carismatica che riscuota fiducia in loro e additi spazi di libertà. Il Mistero nella vita della persona, illuminato dal progressivo incontro con la Verità e sostenuto dalla forza dello Spirito, ispira, pertanto, con profonda gioia e convinto fervore il servizio di quanti s’impegnano nell’annuncio cristiano. Anche perché una società permeata in larga parte dalla liquidità, frutto del relativismo, avverte il bisogno di relazioni umane capaci di arricchire realmente intelligenza e cuore e non solo di permeare in modo invasivo il tempo. Del resto, come hanno indicato diversi relatori dell’importante appuntamento promosso dall’Ufficio delle

comunicazioni sociali della Cei diretto da mons. Domenico Pompili, la presenza nella Rete di diocesi, parrocchie, gruppi ecclesiali ed operatori pastorali è ormai elevatissima e ricca di molteplici e positive esperienze, in ambito pedagogico, cristiano e sociale. Nell’attuale realtà virtuale, occorre l’interscambio generazionale, per offrire, con la cultura improntata a una visione integrale della persona, nuove aperture ed integrazioni a favore di un’avvincente presenza dei cattolici in Rete, che consenta di “abitare nel web, viaggiando”, come ha affermato nelle conclusioni il vescovo mons. Claudio Giuliodori, noto esperto di comunicazione sociale. È il momento, gli ha fatto eco mons. Pompili, di promuovere sempre più nelle comunità cristiane locali “un’affidabile risonanza del Vangelo”, perché nativi e abitanti digitali portino a compimento positivo la loro “disponibilità al religioso”. La condivisione degli obiettivi educativi utilizzando i mass media, in sintonia con le considerazioni presentate nella sua avvincente relazione di apertura, impegnerà ormai sempre più in modo trasversale le varie dimensioni della vita ecclesiale italiana.


L’Ora del Salento

Lecce, 28 maggio 2011

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

La pensione ai superstiti

La pensione che spetta ai superstiti è una prestazione economica erogata, a domanda, in favore dei familiari del pensionato deceduto (e in questo caso assume la denominazione di pensione di reversibilità. Ma la persona deceduta può essere anche un assicurato non ancora pensionato, un lavoratore: in quest’ultimo caso si parla di pensione indiretta. Il lavoratore deceduto, non pensionato, deve però aver maturato almeno 780 contributi settimanali (requisiti previsti per la pensione di vecchiaia prima dell’entrata in vigore della riforma del 1992) oppure almeno 260 contributi settimanali, di cui almeno tre anni nel quinquennio antecedente la data di decesso (requisiti previsti per l’assegno ordinario di invalidità). Hanno diritto alla pensione il coniuge superstite, anche se separato (se il coniuge superstite è separato con addebito, la pensione ai superstiti spetta a condizione che gli sia stato riconosciuto dal Tribunale il diritto agli alimenti), il coniuge divorziato se titolare di assegno divorzile, i figli (legittimi o legittimati, adottivi o affiliati, naturali, riconosciuti legalmente o giudizialmente dichiarati, nati da precedente matrimonio dell’altro coniuge) che alla data della morte del genitore siano minorenni, inabili, studenti o universitari e a carico alla data di morte del medesimo. In alcuni casi, molto particolari, la pensione spetta anche ai nipoti minori, ai genitori, ai fratelli celibi inabili e sorelle nubili inabili. La domanda per la pensione ai su-

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

perstiti può essere presentata anche online, direttamente o tramite uno degli enti di Patronato riconosciuti dalla legge che assistono gratuitamente i lavoratori. La pensione decorre dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso del lavoratore oppure del pensionato, indipendentemente dalla data di presentazione della domanda. L’importo spettante ai superstiti è calcolato sulla base della pensione dovuta al lavoratore deceduto ovvero della pensione in pagamento al pensionato deceduto applicando apposite percentuali previste dalla legge 335/ 95. Queste sono il 60% nel caso di solo coniuge; 70%, solo un figlio; 80%, coniuge e un figlio ovvero due figli senza coniuge; 100% coniuge e due o più figli ovvero tre o più figli; 15% per ogni altro familiare, avente diritto, diverso dal coniuge, figli e nipoti. Alcuni ulteriori benefici previsti nel caso di decesso di un assicurato sono l’indennità per morte e l’indennità una-tantum. Il superstite del lavoratore assicurato al 31.12.1995 e deceduto senza aver perfezionato i requisiti amministrativi richiesti, può richiedere l’indennità per morte o quella una-tantum se risultano rispettati alcuni particolari requisiti di contribuzione: La domanda per ottenere l’indennità di morte deve però essere presentata, a pena di decadenza, entro un anno dalla data del decesso del lavoratore assicurato. Oltre tale termine non può più essere richiesta e - se richiesta - non verrebbe concessa.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

L’insegnante rientra in servizio dopo il 30 aprile Anche nella scuola si può parlare di eterogenesi dei fini. Lo ha potuto constatare a sue spese l’insegnante di italiano d’una scuola secondaria di primo grado d’una vicina provincia, la quale, contrariamente a quanto aveva programmato, non è rientrata in servizio il 29 aprile, dopo un’assenza piuttosto lunga, ma ha chiesto che le fosse concesso un ulteriore periodo di congedo, per soli tre giorni. Tanto era accaduto, perché la docente aveva voluto corrispondere generosamente ad un suggerimento, sussurratole fra i corridoi con la medesima discrezione con la quale il Cavour aveva prospettato a Garibaldi i probabili vantaggi delle spedizione a Marsala. La professoressa è, così, rientrata a scuola il 3 maggio. Quel giorno, però, il collaboratore vicario del dirigente scolastico l’aveva pregata di non riprendere servizio nelle classi che aveva lasciato il 1° gennaio scorso, quando aveva ottenuto la concessione del l’ultimo periodo di congedo parentale. La vice-preside aveva assicurato l’insegnante che vi è un articolo del vigente contratto collettivo di lavoro della scuola, il quale autorizza il dirigente a mantenere in servizio il supplente, quando il titolare della relativa cattedra sia stato assente, continuativamente, per non meno di 150 giorni, a cavallo del 30 aprile. Pur dispiaciuta di non poter tornare fra le studentesse e gli studenti delle sue due class di titolarità (una 1^ ed una 2^), la professoressa titolare accettò di star in attesa in panchina, adattandosi a far da tappabuchi per le diverse classi della scuola, per sostituire colleghi assenti. Tutto sembrava corrispondesse a quanto era stato previsto, almeno sino al giorno in cui la Chiesa ricorda la prima sacra apparizione alla Cova di Iria di Fatima. Il 13 maggio, infatti, la stessa vicaria del dirigente scolastico comunicò alla professoressa titolare, in temporanea veste di supplente saltuaria, che si era liberato l’insegnamento dell’italiano in una delle classi terze della stessa scuola. Costei, quindi, avrebbe potuto lasciare l’incomoda funzione di docente in panchina, sempre pronta ad entrar nella classe scoperta di titolare. Sino all’8 giugno prossimo - giorno di conclusione delle lezioni - l’insegnante avrebbe dovuto insegnare stabilmente in un’unica classe 3^, con i cui alunni avrebbe potuto instaurare un buon rapporto didattico, anche se per poco meno di 20 giorni. Un primo barlume di autocompiacimento trasparì dal volto rasserenato dell’insegnante; la professoressa, in verità, dal momento del suo rientro in servizio, non si era sentiva proprio esaltata dalla poco stimolante funzione di supplente ad oras. Ma dopo qualche momento, un’ombra velò i suoi occhi; la creò il calendario scolastico il quale fa cessare gli impegni didattici degli insegnanti l’8 giugno, con la conclusione delle lezioni. Ma questo vale soltanto per le classi 1^ e 2^ della scuola media, non vale affatto per le 3^. Gli insegnanti delle ultime classi, infatti, sono chiamati, per legge, a comporre le commissioni giudicatrici degli esami conclusivi della scuola secondaria di primo grado. E tali esami si protraggono sino al 30 giugno.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Il colesterolo killer delle arterie L’espressione “killer delle arterie” può sembrare forte ma se si parla di colesterolo bisogna ricordare che è totalmente accertata la correlazione tra i valori del colesterolo nel sangue e i rischi cardiovascolari. In sé, il colesterolo è un prezioso amico dell’organismo: è una sostanza presente in tutte le cellule, all’interno delle quali svolge molte funzioni importanti, tra le quali la sintesi di alcuni ormoni e il contributo alla produzione di vitamina D, oltre ad essere un costituente delle membrane cellulari e di vari tessuti. Il colesterolo viene in parte prodotto dall’organismo, soprattutto nel fegato ed in parte si trova nei cibi di origine animale (burro, insaccati, carni, formaggi grassi, tuorlo d’uovo e fegato) e dunque viene assunto attraverso l’alimentazione per poi essere veicolato nel sangue da alcune particolari proteine chiamata “lipoproteine”. L’ipercolesteromia, ovvero l’eccesso di colesterolo nel sangue, può essere influenzata anche da altri fattori tra i quali l’età (più di 45 anni per gli uomini e 55 per le donne), il fumo, l’ipertensione arteriosa, l’obesità, la sedentarietà o il diabete mellito. Tuttavia anche in questi casi, l’alimentazione e uno stile di vita sano giocano un ruolo fondamentale per mantenere livelli salutari di colesterolo. Una dieta bilanciata rappresenta senz’altro uno dei

deterrenti più efficaci dell’ipercolesteromia: controllando la quantità e la qualità dei grassi consumati si possono abbassare i livelli troppo alti di ipercolesteromia, diminuendo la probabilità di incorrere nelle malattie ad essi correlate. Nella dieta, particolare attenzione va riservata ai grassi “idrogenati” o “trans” che si trovano principalmente nei grassi vegetali e in alimenti tipo le brioche, i grissini, i biscotti. Tali grassi sono pericolosi per l’organismo perché possono far aumentare il livello di colesterolo totale a scapito del colesterolo “buono”. In caso di colesterolo alto, inoltre, vanno eliminati i grassi animali come il lardo e lo strutto, i formaggi e la carni grasse mentre uova e burro vanno consumati con grande moderazione. Ad una dieta equilibrata ed uno stile di vita salutare, si possono aggiungere anche dei coadiuvanti per l’abbassamento del colesterolo. Tra loro, ad esempio, i fitosteroli o steroli vegetali, sostanze naturali strutturalmente simili al colesterolo, che sono presenti in vari alimenti di origine vegetale come l’olio, in particolare quello extravergine d’oliva. In piccole quantità, essi sono presenti anche nella frutta a guscio e nei cereali ed è stato provato il loro effetto competitivo con il colesterolo a livello dei recettori e/o dell’assorbimento intestinale.

Sora acqua: sora vita Il 2 febbraio 2011 si è svolta a Roma, così come in molte altre città d’Italia, la conferenza stampa del comitato referendario 2 Sì per l’Acqua Bene Comune. Paolo Carsetti, presidente del comitato promotore, sollecitato dai giornalisti ha detto: “Non si sognino di scipparci i referendum sull’acqua, la volontà degli elettori è quella di andare a votare per la ripubblicizzazione. Non ci dimentichiamo che i referendum sono stati sottoscritti da un milione e mezzo di cittadine e cittadini”. Margherita Ciervo, del comitato referendario, ha insistito sulla straordinaria portata politica di un referendum che “ha già stabilito due primati: da una parte è stato quello più sottoscritto nella storia della Repubblica, dall’altro è il primo non promosso dai partiti ma direttamente da realtà sociali, associative e cittadini”. Stefano Rodotà, giurista e tra gli estensori dei quesiti referendari, ha sottolineato come ci sia “necessità di riattivare un dibattito pubblico sui beni comuni, a partire dall’acqua, a cui i partiti non dovranno sottrarsi”. Padre Alex Zanotelli ha tuonato contro la Legge Ronchi, definendola “una vera e propria bestemmia”, rivendicando come il movimento dell’acqua, in Italia, abbia già ottenuto straordinari risultati e di come adesso “dobbiamo vincere i referendum”. La Corte costituzionale nella giornata del 26 gennaio aveva depositato le sentenze con cui motivava l’ammissibilità dei due quesiti referendari. Sentenze che rendono giustizia alle ragioni dei promotori dei referendum e che smentiscono l’ex ministro Ronchi che sosteneva che il suo decreto era un atto dovuto in attuazione di obblighi comunitari. La Corte definisce che la abrogazione di tale provvedimento avrà come diretta conseguenza l’applicabilità immediata nell’ordinamento italiano della normativa comunitaria la quale prevede la possibilità per gli Stati membri di normare il servizio idrico come servizio a interesse generale o come servizio a interesse economico generale e di applicarne, nel primo caso, la gestione pubblica e, nel secondo, tutte le possibili forme di gestione. La Corte, con riferimento al secondo quesito ammesso, chiarisce una volta per tutte che, con l’eliminazione del riferimento all’adeguatezza della remunerazione del capitale investito, si persegue la finalità di rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua; ne consegue una normativa immediatamente applicabile. Affinché il voto sia valido, si deve raggiungere il quorum di circa 25 milioni di votanti. Grande è la responsabilità di quelli già informati: la responsabilità di far fruttificare questa informazione, perché 1 milione e 400 mila gocce diventino un oceano di 25 milioni di votanti. Il superamento del quorum avrà un’importanza politica enorme. Il superamento del quorum avrà un’importanza politica enorme. Vorrà, infatti, dire che, a partire dall’acqua bene comune, si potrà approfondire il diritto di nuovi paradigmi per gestire i beni comuni: l’aria, le sementi, la salute, la conoscenza, l’educazione, la fertilità dei suoli, ecc. che non possono essere assimilati alla categoria di merci su cui fare profitto. L’opposizione al successo del referendum è grande, come grandi sono gli interessi economici in gioco.

“Decreto sviluppo”: cosa c’è per le famiglie Il “Decreto sviluppo” è un Decreto legge approvato dal Governo il 5 maggio 2011, contenente diverse misure finalizzate allo sviluppo e al rilancio dell’economia. Ecco contiene anche diversi provvedimenti d’interesse delle famiglie e dei lavoratori, che sintetizziamo di seguito. Ricordiamo che il Decreto legge è un provvedimento provvisorio avente forza di legge. A differenza delle leggi ordinarie, che richiedono l’approvazione dal parte del Parlamento, il Decreto legge viene adottato direttamene dal Governo, ma solo in casi straordinari di necessità ed urgenza. Entra in vigore immediatamente dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma se il Parlamento non lo “converte” in legge entro 60 giorni, esso decade e non valgono neanche più gli effetti del periodo in cui era in vigore. A partire dalla dichiarazione dei redditi 2012, non ci sarà più l’obbligo di comunicare al sostituto d’imposta (il datore di lavoro) l’aggiornamento dei carichi di famiglia per i quali si ha diritto a detrazioni, se non ci sono variazioni rispetto all’anno precedente. Sarà il fisco stesso ad effettuare i controlli necessari. Pagamenti on line dei ticket sanitari Dopo 3 mesi dalla conversione in legge del Decreto, sarà possibile - dove le strutture sanitarie sono in grado di farlo pagare on line i ticket delle prestazioni sanitarie alle Asl. Ospedali e Asl, inoltre, potranno consegnare via web i referti medici. Carta d’identità prima dei 15 anni Viene immediatamente soppresso il limite di età di 15 anni necessario per ottenere la carta d’identità, la cui validità sarà di 3 anni per i minori e di 10 per i maggiorenni. Il vecchio documento, in teoria, dovrebbe cedere il passo alla “carta d’identità elettronica”, un progetto che però è già attivo dal 2000 ma con scarsi risultati pratici. Silenzio assenso per le costruzioni Quando si richiede il “permesso di costruire”, nell’ambito dell’edilizia privata, d’ora in poi vale la regola del silenzio-assenso: se dopo un certo periodo dalla presentazione della domanda l’Amministrazione non risponde, si intende automaticamente che approva. Tale periodo è di 90 giorni nei comuni con meno di 100 mila abitanti e 150 giorni in quelli più grandi. Rinegoziazione dei mutui Fino al 31 dicembre 2012, le banche sono obbligate ad accettare la richiesta di passare dal tasso variabile a quello fisso, per mutui fino a 150 mila euro. Ma il mutuatario, oltre ad essere in regola con le rate, deve avere un reddito basso: al massimo 30 mila euro di Isee. Bonus assunzioni al Sud A ogni imprenditore che assume un dipendente a tempo indeterminato al Sud spetta un credito d’imposta pari a 300 euro al mese per ciascun lavoratore assunto, dal 2011 al 2013.


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Lecce, 28 maggio 2011

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AMMINISTRATIVE 2011 MENTRE SI AVVICINA LECCE 2012 UNO SGUARDO D’INSIEME È tempo di bilanci anche nel Salento. Resta da registrare il risultato di Nardò dopo il ballottaggio

Vincitori e vinti, tutti contenti Poli Bortone: per Io Sud dieci consiglieri comunali e qualche assessore A una settimana dalle amministrative, per il Salento è tempo di bilanci. Eccezion fatta per Nardò, in effetti, ben 20 comuni leccesi hanno il loro nuovo sindaco, che avrà cinque anni di tempo per onorare gli impegni presi con i cittadini. Peso rilevante lo hanno avuto le liste civiche, presenti in tutti i paesi, che hanno ottenuto lo scranno più alto in ben quattro di essi: Caprarica, Cutrofiano, Melissano e Poggiardo. La sfida tra centrodestra e centrosinistra si è conclusa con il risultato di 9 a 7. A sentire i coordinatori dei diversi schieramenti comunque, pare che regni la soddisfazione dappertutto. Cosimo Gallo, coordinatore provinciale del Pdl, esprime anche una certa fiducia per il prossimo ballottaggio. “In provincia di Lecce ci riteniamo soddisfatti e abbiamo molta fiducia nel risultato finale di Nardò. Avevamo un’opposizione di 12 amministrazioni del centrosinistra contro 9 del centrodestra su 21 comuni, e ora siamo 12 a 8, escludendo Nardò. Il risultati quindi ci premiano”. Una certa rilevanza assume anche la grandezza dei comuni che, come fa notare Gallo: “Abbiamo recuperato Taviano e Collepasso, abbiamo quindi dalla nostra i comuni più grossi”. Immancabile poi una battuta su Nardò e sui comuni della diocesi di Lecce: “A Nardò appoggiamo Antonella Bruno, un candidato nuovo, che volevamo desse proprio il segnale di un rinnovamento, di un cambiamento per la città. Tra i comuni della diocesi di Lecce c’è soddisfazione per i comuni di Lizzanello e Cavallino che hanno visto riconfermarsi i sindaci uscenti, segno che avevano lavorato bene”. Soddisfazione anche per Adriana Poli Bortone, fondatrice di Io Sud, che, considerando la tenera età del suo partito, ritiene che sia andata bene: “Noi partivamo da zero, quindi qualunque risultato è comunque qualcosa in più. Per quanto riguarda i ballottaggi credo che non ci sarà nessuno dei candidati sindaci che riuscirà a tenere unite le compagini”. Una battuta è infine dedicata ai risultati in termini di presenza all’interno delle varie amministrazioni: “Solo nel Salento avremo una decina di consiglieri comunali, in qualche comune prenderemo degli assessori quindi per noi è andata bene”. Salvatore Capone, Segretario Provinciale del Partito Democratico, commenta la tornata alle amministrative esprimendo tutto il suo appagamento per il quadro emerso in Terra d’Otranto. “Stiamo parlando di Comuni al di sotto dei 15mila abitanti, quindi si tratta di liste civiche a cui ha partecipato il Partito Democratico, che appare vincente in nuove realtà”. Parla di un vento che soffia in direzioni diverse rispetto alle elezioni del passato, sottolineando risultati come quelli di Sogliano, Trepuzzi o, per quanto concerne il Basso Salento, Castrignano del Capo e Cannole. “Dove il Centro-Sinistra si presenta unito, si costruisce un percorso negli anni, e non si è vincenti al-

l’ultimo momento. Questo penso che sia il percorso giusto per recuperare una serie di municipalità che ora sono in mano al Centro-Destra”. Riferendosi al ballottaggio di Nardò, conferma l’appoggio del Partito a Marcello Lisi, spiegando che questa è “un’adesione in nome del Centro-Sinistra, che queste amministrative, in tutta Italia, hanno certificato come l’unica via d’uscita dal Berlu-

sconismo che ha fatto sprofondare il Paese”. Il Pd, dunque, visto come la forza per la realizzazione di un progetto alternativo nel Salento. “Crediamo che anche a Lecce si possano determinare nuovi processi -conclude- tramite un Partito Democratico unito e forte, pronto a presentare il suo nuovo progetto di Paese e di Città”. Valentina Polimeno

ROTUNDO

CONGEDO

C’è bisogno di vento nuovo anche in città I risultati elettorali delle amministrative sono il segnale di una svolta nella vita politica del Paese; attendiamo gli esiti dei ballottaggi di domenica prossima, ma sono molti gli elementi che ci dicono che siamo in presenza di un voto amministrativo che ha un forte rilievo politico generale e che prelude all’apertura di una nuova fase politica, con l’entrata in crisi del berlusconismo e della alleanza PDL-Lega alla base del governo nordista. Può sembrare paradossale che sia proprio il nord a girare le spalle al governo PDL-Lega, ma gli esiti profondamente negativi delle attese suscitate a partire dal nord, in concomitanza con l’accentuarsi della crisi economica che colpisce pesantemente sia i ceti più deboli che i ceti medi produttivi, sono - a nostro avviso - la conferma che la crisi del berlusconismo è, soprattutto, la sua incapacità di dare risposte ai problemi dello sviluppo e dell’occupazione. È questa la ragione che ci spinge a dire che il processo di forte cambiamento avuto al nord è destinato ad estendersi anche al sud, nonostante il recente voto delle comunali - ancora - non lo evidenzi chiaramente. Ma nella crisi della destra noi dobbiamo essere in grado di presentarci agli elettori con un progetto credibile che sappia raccogliere accanto alla fiducia degli elettori di

centrosinistra anche quella di quanti - e sono tanti - sono delusi dall’esperienza di governo della destra di questi anni. È questo il compito che ci aspetta - da qui ad un anno - anche a Lecce, dove il malcontento e la disillusione si toccano con mano rispetto alla Giunta comunale, giudicata da molti non all’altezza delle sfide che la nostra città ha di fronte. Ma il giudizio negativo sull’esperienza Perrone di una crescente parte della cittadinanza da solo non basta, esso è una precondizione per una svolta politica che per realizzarsi ha bisogno che la proposta di alternativa che come centrosinistra dobbiamo sottoporre alla città raccolga intorno ad un programma di cambiamento tutte le forze disponibili, politiche, culturali e produttive. Ci sono oggi le condizioni affinché la città, dopo la crisi di questi anni, riprenda la sua corsa verso il futuro e sappia valorizzare le energie migliori - sinora ai margini che debbono essere la vera leva su cui costruire una speranza ed una prospettiva nuova di crescita per la nostra comunità, partendo dai diritti delle persone, a cominciare dal diritto al lavoro, oggi negato ad intere giovani generazioni. Antonio Rotundo

Con Perrone per altri 5 anni Sulle amministrative leccesi del prossimo maggio abbiamo sentito anche il Consegliere regionale del Pdl, Saverio Congedo il quale sinteticamente ma con efficacia ha risposto alle nostre domande. Tra un anno a Lecce si voterà per il rinnovo del Consiglio Comunale e per il nuovo Sindaco di Lecce. Quali sono gli scenari possibili? Gli scenari possibili per quanto concerne il Pdl sono quelli della conferma di Paolo Perrone. Come giudica questi primi anni dell’amministrazione Perrone? Sono stati anni impegnativi perché Paolo Perrone ha dovuto far fronte a varie problematiche, sia di carattere politico che finanziario, e sono convinto che abbia agito nel migliore dei modi.


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Lecce, 28 maggio 2011

zoom LECCE/In piazza Sant’Oronzo la manifestazione organizzata da Inden cucine

NOVOLI/Il 1° giugno un concerto

Dieta mediterranea: questione di stile Ricordando P. Davide Uno dei fattori più importanti per garantire la buona salute della persona è la dieta. Lungi dall’essere indicata come mera riduzione di cibo da assumere, la dieta, secondo l’originaria etimologia greca, rappresenta uno “stile di vita”, che promuove l’interazione sociale, il rispetto per la genuinità dei prodotti della terra, la conservazione delle attività e dei saperi tradizionali e degli spazi culturali attorno ai quali le popolazioni del Mediterraneo hanno creato una sintesi tra cultura, organizzazione sociale, universo spirituale e nutrimento sano. Inden cucine vuole rendere omaggio alla “Dieta Mediterranea”, iscritto lo scorso novembre 2010 dal Comitato Intergovernativo dell’Unesco nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Tale riconoscimento è stato un successo italiana, al quale il Salento ha contribuito con il ruolo svolto dalle sue produzioni tipiche, la valorizzazione della cultura alimentare e la buona cucina tramandataci dalle generazioni passate. L’iniziativa vedrà la promozione nell’arco di due giorni di convegni, degustazioni e rappresentazioni popolari, oltre a “Mediterranea”, l’ultima creatura di Inden, una cucina componibile in legno frassino laccato bianco a poro aperto, dedicata appunto alla dieta mediterranea. Sabato 28 maggio 2011 l’evento, organizzato in Piazza Sant’Oronzo e intitolato “La Cucina Mediterranea, patrimonio dell’Umanità”, vedrà tra le 10:30 e le 11.30 la presentazione di “Mediterranea”, l’ultima creatura di Inden cucine, e la degustazione di un aperitivo

mediterraneo senza glutine, a cura dell’Azienda “Zio Giglio”. A partire dalle 19.00, dopo i saluti del Sindaco Paolo Perrone e del dott. Saverio Congedo, si svolgerà il convegno “La dieta mediterranea, viaggio nel passato, presente e futuro”. Si susseguiranno gli interventi della dott.ssa Monica Germani, Medico Nutrizionista della Società Italiana Scienza dell’Alimentazione, del dott. Giuseppe Serravezza, Medico Oncologo e Presidente Provinciale Lilt, del dott. Alfredo Pagliaro, Assessore Sanità e Qualità della Vita della Città di Lecce, del dott. Mirko Spedicato, Biologo Nutrizionista e Responsabile attività fisica del settore giovanile U.S. Lecce e della dott.ssa Silvana Fusco, Medico Servizio Igiene degli alimenti e della Nutrizione della Asl di Lecce. A moderare il convegno sarà il prof. Michele Mirabella, conduttore televisivo, regista teatrale, conduttore radio-

RADIO E DINTORNI

fonico, attore e docente universitario italiano. Sono previsti anche intermezzi musicali al pianoforte, eseguiti dal prof. Antonio Martino, e alle 21.00 seguirà la degustazione di un piatto tipico mediterraneo a cura dell’Azienda “Antica Rudiae Ricevimenti” e di vini tipici salentini a cura dell’Azienda vinicola “Mocavero”. Domenica 29 maggio si partirà alle 10.30 con l’apertura dello spazio Inden e la proiezione di video sul Salento e le sue attività produttive per arrivare alle 11.30 all’aperitivo preparato da “Zio Giglio”. Nel pomeriggio, alle 18.15, il pubblico sarà allietato dall’ensemble di chitarre classiche “Tarantella di Rossini” dei piccoli artisti dell’Associazione di Promozione Sociale “Helios” di Monteroni. Alle 18.30 il giornalista Antonio Memmi modererà il convegno “I prodotti della cucina mediterranea, un’occasione di

di Alberto Marangio

La radio sposa web e tv grazie a “Stalk Radio” La notte, le luci della città sullo sfondo, le linee aperte e un microfono per intercettare, raccogliere e raccontare storie vere, senza alcun filtro: è Stalk Radio, il nuovo talk-show notturno condotto da Dario Cassini, in onda ormai dallo scorso 25 aprile a partire dalla mezzanotte. In diretta congiunta televisiva e radiofonica (una delle caratteristiche del format), Stalk Radio può essere seguito sia su Sky Uno che in Fm; partner del programma è infatti l’agenzia radiofonica Area, un network che conta circa 200 emittenti in tutte le regioni italiane (in Puglia, tra le altre, Radio Mambassa, Ciccio Riccio e Radio Salento), capaci complessivamente di raggiungere circa 4 milioni di radioascoltatori. Quello di Cassini è un appuntamento quotidiano all’insegna della comicità e della satira di costume, che intende tuttavia sposare l’irriverenza della televisione della tarda ora con l’intensità della radio notturna. Una combinazione dalla quale scaturiscono 55 minuti di battute e tormentoni, ma soprattutto di interventi da parte del pubblico: avvalendosi infatti di una interazione continua quanto inusuale tra tv, radio, telefono e web, gli spettatori e gli ascoltatori di Stalk Radio possono esprimere in qualsiasi momento il loro punto di vista. Unico riferimento da tenere presente, le linee guida fornite dal conduttore, che possono spaziare dai temi di attualità alla tecnologia e alle sue complessità, dal film del momento a molto altro ancora. I nottambuli di Sky Uno e delle radio collegate hanno dunque a disposizione molti mezzi per interagire con Cassini: per quanto riguarda il web, in particolare, sono utilizzabili Skype e Facebook nonché lo stesso portale Sky.it, con relativa video-chat (www.sky.it/ stalkradio, pagina alla quale è oltretutto possibile seguire il programma anche in live streaming); volendo utilizzare invece il telefono, si può contattare la redazione sia chiamando il numero verde 800.310538 che inviando sms e mms allo 331.6750000. Stalk Radio è un programma scritto da Riccardo Cassini, Marco Terenzi, Valdo Gamberutti, mentre la regia è di Luigi Antonini. Lo spirito irriverente e provocatorio del format si ispira (come lo stesso titolo suggerisce) a quanto celebrato in “Talk Radio”, film del 1988 diretto dal regista premio Oscar Oliver Stone; dal canto suo, Dario Cassini raffigura il conduttore scomodo e leggero al tempo stesso, pronto come sempre a provocare e accendere il dibattito, ma capace alle volte anche di far vacillare quelle che possono in origine apparire come convinzioni inattaccabili.

sviluppo”, aperto dai saluti del dott. Francesco Pacella, Assessore Turismo, Agricoltura e Risorse del mare della Provincia di Lecce, e dell’avv. Luigi Coclite, Assessore Sviluppo Economico, Attività Produttive e Commerciali della Città di Lecce. I relatori saranno il dott. Dario Stefano, Assessore Risorse Agroalimentari e Alimentazione Regione Puglia, il prof. Guido Stecchi, Direttore di “Sapori d’Italia”, l’ing. Pantaleo Piccinno, Presidente della Coldiretti di Lecce, il dott. Giulio Sparascio, Presidente C.I.A. di Lecce e la dott.ssa Stefania Mandurino, Commissario A.P.T. di Lecce. Anche per domenica sono previsti gli intermezzi musicali del prof. Antonio Martino e le degustazioni preparate dalle aziende “Antica Rudiae ricevimenti” e “Mocavero” dopo le 21:00. Grazia Pia Licheri

Un concerto di musica sacra per ricordare un sacerdote passionista amante delle sette note. È quanto ha organizzato, per mercoledì 1° giugno 2011, alle ore 20.30, la Comunità dei Padri Passionisti di Trepuzzi per rammentare padre Davide Guastamacchia, morto in quel convento venerdì 21 gennaio 2011. La serata musicale vedrà la partecipazioni dei soprani Annalisa Ragione e Silvia De Filippis e dei tenori Giuseppe Tafuro e Giampiero Ruffino. I cantanti saranno accompagnati dai maestri Tonio Calabrese, all’organo, e Giacomo Fronzi, al pianoforte. Tra l’altro verranno eseguiti la “Toccata in Sol maggiore” di Theodor Dubois e “Nun Komm der Heiden Heiland” (Adesso viene il Salvatore delle genti) dall’“Orgelbuchlein” di J. S. Bach. Nato a Terlizzi (Bari), il 1° giugno 1925, padre Davide del Cuore di Maria, questo il nome da religioso, conosciuti i Passionisti nel corso di una predicazione nella sua città aveva scelto di abbracciare la loro vita. Al termine degli studi superiori, ventiquattrenne, era entrato nella Congregazione della Passione di Gesù Cristo, compiendo il noviziato a Ceglie Messapica (Brindisi), dove, il 15 ottobre 1950, aveva emesso la professione religiosa. Completati gli studi filosofico-teologici in provincia e a Roma, era stato ordinato sacerdote a Manduria (Taranto) il 14 marzo 1959. Impegnato nella formazione degli aspiranti figli di San Paolo della Croce già da studente di teologia, successivamente, viste le sue capacità oratorie, era stato destinato alla predicazione delle caratteristiche missioni popolari. Si rimaneva incantati nell’ascoltarlo con la sua voce forte, chiara e suadente; un grande trascinatore di folle, ma soprattutto di giovani. Molti ancora lo ricordano durante la sua permanenza nel convento a Novoli, sempre circondato anche da adulti che trovavano in lui l’amico, il confidente, il consigliere, il confessore. Problemi di salute, negli anni ‘70, lo avevano costretto a rinunziare al quel suo tipico apostolato. Superiore e direttore degli aspiranti a Ceglie Messapica dal 1966 al 1969; nel 17° Capitolo provinciale del 1969 era stato eletto Consultore provinciale; poi raggiunse la comunità di Manduria; venne rieletto consultore e vice-provinciale nel 18° Capitolo del 1972. Era rimasto a Manduria sino al 1993, ricoprendo tra l’altro, l’ufficio di vice-superiore; infine era stato trasferito nella comunità di Trepuzzi. Qui, dov’è attualmente superiore padre Silvano Fiore, si era prodigato nella sua passione per la musica. Cantore e organista nelle diverse comunità che lo ebbero, impegnato nell’animazione liturgico-musicale, aveva saputo individuare, indirizzare e guidare nel campo artistico musicale dei veri talenti, divenuti professionisti affermati nel campo della musica. Trepuzzi, fino al giorno prima della scomparsa, ha svolto la sua attività di animatore della liturgia, sempre stimato, apprezzato, ricercato per il ministero della confessione e della direzione spirituale. Dino Levante

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

Garibaldi e la nuova religione civile Promuovere acriticamente l’icona garibaldina vuol dire perdere un’occasione di riflessione e di ricerca storica in questo 150° dell’unità d’Italia. In tali termini si esprime il sottosegretario agli interni Alfredo Mantovano nella sua presentazione del libro di Francesco Pappalardo “Il mito di Garibaldi. Una religione civile per una nuova Italia” (Sugarco Edizioni, 2010, Milano, pagg. 232). Come chiarisce il titolo, il volume ricostruisce le tappe della mitologia garibaldina, partendo dalla straordinaria attenzione alla “comunicazione” e alla costruzione dell’immagine che contraddistinse lo stesso “Eroe dei due mondi”. Garibaldi, infatti, attribuì un’importanza straordinaria alla nascente arte fotografica ma anche alla memorialistica e alla letteratura popolare, che nell”800 costituivano l’alter ego degli attuali strumenti mass-mediatici. Curava in modo maniacale la propria immagine di romantico avventuriero, così che durante la sua vita e soprattutto dopo la sua morte - il generale divenne oggetto di un vero e proprio culto civile. Ma qual era il rapporto di Garibaldi con la religione e il trascendente? Quando nel 1873 il parlamento italiano approvò la nuova legge sulle congregazioni cattoliche, che estendeva a Roma e al Lazio da poco annessi la soppressione di tutti gli ordini religiosi che comportassero la vita comune, Garibaldi approva con entusiasmo. Crede fermamente nel progresso illimitato dell’umanità, a suo avviso ostacolato da forze maligne che trovano la massima espressione

nella Chiesa cattolica, rappresentata dal prete che, come egli scrive, sarebbe “…la più nociva di tutte le creature, perché egli più di nessun altro è un ostacolo al progresso umano, alla fratellanza degli uomini e dei popoli” (pag. 33). Massone e presidente di società spiritiste, per lui tutti i mali dell’Italia derivavano dal cattolicesimo, che per secoli avrebbe abbrutito la creatura umana. Ancora non pago delle lotte anticlericali risorgimentali e delle repressioni sabaude nei confronti del mondo cattolico italiano, in una lettera del 12 agosto 1879, indirizzata al barone veneziano Ferdinando Swift, campione dell’anticlericalismo e fondatore di una Lega Atea, Garibaldi scriveva: “Per sollevare l’Italia da tanta apatia conviene sostituire il vero alla menzogna; l’Uomo creò dio e non dio l’Uomo” (pag. 36). Nel suo testamento, proclamandosi apostolo della libertà e del Vero, Garibaldi chiede la cremazione del proprio cadavere e dichiara di voler rifiutare ogni conforto religioso: “…trovandomi in piena ragione oggi, non voglio accettare in nessun tempo, il ministero odioso, disprezzevole e scellerato d’un prete che considero atroce nemico del genere umano e dell’Italia in particolare”. E così fu, quando, a Caprera, morì il 2 giugno 1882. * www.recensioni-storia.it


L’Ora del Salento 12

Lecce, 28 maggio 2011

le nostre città Arte Sacra Contemporanea/La via Crucis

MATINO/ Un museo d’arte contemporanea dedicato al pittore matinese

Le forme di Miglietta

Gabrieli, interprete dell’arte del XX secolo

Se dicessi che ho conosciuto lo scultore Antonio Miglietta in occasione della stesura di queste considerazioni mentirei, se dicessi che ho parlato con questi solo per pochi minuti della sua attività di scultore, artista, docente, artigiano, mentirei; se dicessi infine che non ho seguito le fasi costruttive di alcune delle sue opere - una per tutte la Via Crucis che è a Santa Maria di Leuca - mentirei ancora. Di questi tempi dominati dall’incontestuale, fuorviante e inconsistente della televisione e delle sue immagini, parlare o meglio, in questo caso, scrivere di scultura appare irriverente, iperbolicamente blasfemo, a tratti inutile. Ebbene, accettate la sfida e ripiegatevi su queste parole e sulle forme scultoree di Miglietta; seguitele nelle loro pieghe di materia, di forme, di ombre. Quello che purtroppo mancherà al lettore è la visione dei disegni preparatori - tanti e tormentati - che accompagnano la nascita di ogni singola sua opera. Disegni prima sulla carta, poi sulla pietra passando dalla matita allo scalpello. Quei disegni nascono con il passare e ripassare attraverso lo stesso segno, facendosi all’improvviso respiri, tanti respiri come tanti sono gli sguardi con cui Miglietta osserva da tutte le direzioni la stessa opera. Questo artista non ha paura di disegnare nè di ripercorrere la stessa forma, istante dopo istante, nel tentativo di trovare quella forma finale che esplode poi in modo liberatorio nell’espressione “Eccola! È li!”. Quello di Miglietta è un percorso, prima di tutto artigianale, fatto con costanza, dedizione, privazioni, fatica. A scriverle e sentirle queste parole sembrano inconsuete e desuete tanto più che molto spesso vengono addirittura dimenticate nelle istituzioni preposte alla formazione artistica. Quello che colpisce, ad esempio nella citata Via Crucis di Santa Maria di Leuca, è il tormento umbratile delle forme che, come detto, si piegano e

dispiegano andando a caccia della luce e del vento. I volti diventano profondi, i tratti marcati e si avverte nelle figure rappresentate “la fatica del vivere in una terra desolata”. C’è da chiedersi a questo punto se il reale interesse dell’artista risieda nella rappresentazione del soggetto in generale o piuttosto, in modo più subliminale, nel tentativo di esplorare la forma. Il mondo dell’Arte di questi ultimi anni è stato caratterizzato insistentemente da una lotta intestina anzi viscerale perché risolta in ventrali dolori originati dal volere essere l’Arte al contempo questione di forma e d’informale. Nell’informale soprattutto, poi, si è annidato ed annida tutt’ora molto trash (ma la spazzatura in questi ultimi tempi sembra essere di moda) come pure si nasconde l’incapacità di disegnare, di capire l’anatomia umana e soprattutto dello stare ad osservare quello che è il vero soggetto ed oggetto dell’Arte ovvero l’uomo ed il suo mondo reale ed immateriale di sentimenti. Se una sintesi fra questi mondi, formale ed informale, sia possibile, non ha senso teorizzarla; ha solo senso una cosa: “il fare”. Ed è quello che Miglietta “fa” ogni giorno puntualmente. Se poi in queste peregrinazioni formali l’occhio dell’osservatore si fermasse solo alla corteccia della storia, ben venga. Se qualcuno invece voglia spingersi oltre l’apparenza ed andare nella materia - pietra, bronzo, argilla cotta - lo faccia pure. Forse proprio in questo perdersi e disperdersi nelle forme si potrà ritrovare il cantilenate andirivieni delle onde del mare verso cui guarda virtualmente la Via Crucis, o il suono dei canti della terra, o il canto delle sirene e dei venti che ci rende tutti Ulisse, tutti antichi, tutti moderni, tutti insoddisfatti in una ricerca formale senza fine. La versione in terracotta della Via Crucis è visitabile oggi presso l’antico Seminario di Lecce. Fabio Grasso

Matino, ridente cittadina in una felice posizione geografica a pochi chilometri dalla costa ionica sulle ultime propaggini delle Serre salentine, da cui ammira una fertile vallata, ospiterà un evento di eccezionale rilevanza artistica. Il 29 maggio presso la Chiesa della Pietà sarà inaugurato il Museo di Arte Contemporanea dedicato al pittore matinese Luigi Gabrieli, segno e testimonianza delle vitalità culturale della provincia in genere e di Matino in particolare, percorsa da vitali fermenti, quasi simboleggiati dal ricco sistema di acque sotterranee dono del territorio carsico, che talvolta felici contingenze fanno venire alla luce. L’iniziativa vuole essere anche un omaggio all’artista Luigi Gabrieli, attivo interprete degli sviluppi innovativi dell’arte del XX secolo. Nato a Matino nel 1904, studiò a Firenze, proseguendo poi la carriera di insegnante, presso gli Istituti d’Arte di Sulmona, Castelmassa (Rovigo) e Lecce, e di Preside a Poggiardo e Parabita. Le sue opere hanno come protagonista la luce, considerata elemento magico che dà forma e simbologia alle cose e che Luigi Gabrieli riesce a piegare ai suoi originali intenti artistici in opere di grande impatto visivo ed emotivo. Con la sua attività di artista e di insegnante contribuì a scuotere dal torpore il gusto artistico dominante, ancora influenzato dalla scuola napoletana dell’Ottocento, aprendolo a nuovi suggestioni. Sotto la sua guida, durante gli anni di insegnamento presso l’istituto d’At e G. Pellegrino (oggi Liceo Artistico G. Pellegrino), si sono formate personalità artistiche di fama del calibro di Fernando De Filippi, Ercole Pignatelli, Armando Marrocco, Romano Sambati, Salvatore Esposito e tanti altri.

L’arte nelle sue forme d’avanguardia rappresenta l’originale contributo del nuovo museo di Matino, nato dal progetto del sindaco Giorgio Primiceri, dell’assessore ai beni Culturali Antonio Costantino e di Salvatore Luperto, curatore d’arte. Il Museo espone 450 opere provenienti dalle donazioni “L. Gabrieli”, V. Balsebre”, E. Miglietta”, “M. Bentivoglio” e di vari importanti autori della Poesia verbo-visiva. Il Museo d’arte contemporanea “Luigi Gabrieli”, acronimo MACMa, è, infatti, il primo in Puglia ad accogliere ben centodiciannove importanti artisti della Poesia verbo-visiva, tra i quali Lamberto Pignotti, Carlo Canè, William Xerra, Maryse Aspart, Eugenio Miccini, Richard Anthoi, Elisabetta Gut, Michele Perfetti, Adriano Spatola, Anna Boschi, Betty Danon, Mirella Bentivoglio, Lucia Marcucci, Emilio Isgrò, Franco Vaccari, Luciano Caruso, Martino Oberto, Antonio Bove, Simona Weller, Carlo Alberto Sitta, Gio Ferri, Paola Levi Montalcini, per citarne solo alcuni alla rinfusa, con una significativa presenza femminile. La poesia verbo visiva è legata allo sperimentalismo artistico letterario della Neoavanguardia degli anni 60 del Novecento, espressa dal gruppo 63. Attestazioni di integrazione verbo-visiva sono presenti già in epoca greca, romana e medioevale, per proseguire nei secoli successivi, ma è a fine Ottocento che le ricerche in questa direzione cominciano ad assumere consapevolezza con artisti quali Mallarmè e Apollinaire per svilupparsi nel Novecento. La sperimentazione di linguaggi integrati è infatti quella che sempre più si presta alla modernità con la confusione di Immagini, parole, suoni, fotografie, spot pubblicitari, realtà virtuali, messaggi interat-

tivi e molto altro che la caratterizzano. Un mondo gremito di segni sempre più numerosi e invasivi e che perciò cerca modalità di espressione non limitate all’unico codice di comunicazione verbale, rivelatosi insufficiente, ma in sinergia con altri codici, a partire da quello visivo, per una fruizione totale della realtà in termini plurilinguistici, multimediali, sinestetici Un’arte, a cui l’Italia ha dato contributi interessanti e decisivi, che decostruisce le forme espressive istituzionali: la parola perde i riferimenti e i rimandi agli oggetti consueti, rinuncia ai significati abituali, determinando un effetto di straniamento, attraverso il paradigma dell’associazione inaspettata di cui fu superbo interprete Magritte. La ricomposizione avviene secondo un codice più inclusivo, nella ricerca di un linguaggio che riesca a cogliere le innumerevoli sfumature della realtà. Un’attività dunque di continua ricerca estetica, ma anche progettuale, teorica, virtuale e, per questo, inseparabile dalla biografia dell’artista. L’opera infatti non è che un momento, un attimo particolare della sua esistenza, secondo una formula che, collegando arte e vita, utilizza, richiama e coinvolge più organi sensoriali. Proprio una mostra di poesia verbo visiva “disegni poetici” sarà inaugurata in parallelo al Museo, nella suggestiva cornice delle Scuderie del Palazzo marchesale Del Tufo, magistralmente restaurate dagli architetti Tobia Scarpa e Alberto Torsello. Della mostra è stato predisposto un interessante

catalogo curato da Salvatore Luberto e Anna Panareo, che illustra la storia della poesia visiva in Puglia e in Italia attraverso gli interventi di autorevoli studiosi quali Antonio Lucio Giannone, Eugenio Gianni, Marinilde Giannandrea, Carla Lezzi, Michele Afferri, Alessandra Guareschi e con i contributi degli artisti verbo-visivi Mirella Bentivoglio, Sergio Cena, Giovanni Fontana, Ruggero Maggi, Martino Oberto, Lamberto Pignotti. Data l’importanza culturale degli eventi, interverranno alla cerimonia autorità della politica e personalità del mondo artistico e della cultura tra cui il ricordato Fernando De Filippi, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Tonino Cassiano, direttore del Museo provinciale Sigismondo Castromediano di Lecce, Aldo Bello, critico estimatore di Luigi Gabrieli e direttore della rivista Apulia. Un’annotazione beneaugurante, l’acronimo MACMa richiama per assonanza, si parva licet componere magnis, il celeberrimo MoMA, Museum of Modern Art di New YorK, la più vasta visione d’insieme dell’arte contemporanea mondiale. Ragione di più per non perdere questi eventi matinesi che danno lustro al Salento e lasciano ben sperare nel futuro in Italia dell’Arte e della Cultura Lucia Buttazzo

Notizie dalla scuola

Cittadinanza e Costituzione Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con decreto del 23 maggio scorso, ha emandato le disposizione per la presentazione delle domande di aggiornamento, permanenza, trasferimento delle graduatorie provinciali ad esaurimento (già permanenti sino all’anno scolastico 2006/2007) del personale docente ed educativo delle scuole di ogni ordine e grado, per gli anni scolastici 2011/2012 e 2012/2013. Le graduatorie sono utilizzate per le assunzioni in ruolo sulla metà dei posti di docente a tal fine annualmente autorizzati. Vengono utilizzate, inoltre, per il conferimento delle supplenze annuali e temporanee sino al termine delle attività didattiche e di quelle brevi, di prima fascia delle graduatorie di circolo/istituto, conferite dai dirigenti scolastici per la sostituzione di docenti assenti. La permanenza nelle graduatorie avverrà su domanda dell’interessato. La mancata presentazione della domanda comporta la cancellazione definitiva dalle graduatorie. L’aggiornamento del punteggio d’iscrizione, e quindi della propria posizione in graduatoria, si ottiene dichiarando gli ulteriori titoli, di cultura e di servizio, conseguiti. La situazioni che danno titolo a preferenza, a parità di punteggio, soggette a scadenza, devono essere riconfermate nella domanda; in mancanza di ricon-

ferma, si considerano non più possedute. Nei limiti previsti dal decreto, è consentito il trasferimento d’iscrizione, per tutte le graduatorie in cui si è incluso, da una provincia ad un’altra, nella quale la collocazione avverrà, nella corrispondente fascia di appartenenza, con il punteggio eventualmente aggiornato, non più “in coda” ma “a pettine”, come esplicitamente enunciato dalla Corte Costituzionale, con apposita sentenza. Il trasferimento comporta, ovviamente, la cancellazione dalle graduatorie della provincia di provenienza. Le domande di aggiornamento/trasferimento vanno prodotte utilizzando esclusivamente gli appositi moduli (Modulo 1), scaricabili dal sito del Ministero, entro il termine perentorio del 1 giugno 2011. Possono essere presentate a mano o spedite per posta con raccomandata a/r. La domanda di aggiornamento e di permanenza va indirizzata all’ufficio scolastico provinciale che ha gestito la relativa domanda nel precedente biennio 2009/2011, mentre quella di trasferimento va diretta alla nuova sede provinciale prescelta. Con successivo provvedimento saranno dettate le disposizioni sulle procedure di scelta della provincia e delle scuole per l’inclusione nelle graduatorie di circolo e di istituto per le supplenze brevi. Antonio Ciriolo

La marcia A tubo di Abbate QUANDO QUANDO QUANDO LA BANDA LA BANDA LA BANDA PASSÒ PASSÒ PASSÒ Compositori Compositori e marce Compositori e marce e marce

di Antonio di Antonio di Antonio Martino Martino Martino

continua... Il “brillante” riproposto nella marcia sinfonica “A tubo!” di Ernesto Paolo Abbate con l’incipit in levare permette un ulteriore commento all’azione progettuale del compositore. Il segmento viene affidato al colore scuro dell’organico bandistico; sono protagonisti il sassofono baritono, il trombone basso in mib., i flicorni tenori, i flicorni baritoni e i flicorni contrabbassi. Il resto dell’organico utilizza, su un tessuto dinamico fortissimo, degli elementi contrattempistici e sincopati al fine di generare una maggiore tensione rispetto al momento precedente. L’effetto pervenuto all’ascoltatore appare molto originale perché si percepisce un’insolita sonorità bandistica dovuta alla dilatazione sonora, frequenziale e spaziale realizzata con cura dall’Abbate. Nella prima esposizione di tale materiale, infatti, l’assetto strumentale appariva molto omogeneo, uniforme e calibrato nel rispetto della consuetudine tecnica; in questa seconda riproposta, il compositore si “prende gioco” dei ruoli stabiliti in precedenza e concretizza un inusuale strumentazione dovuta alla ricerca di effetti da proporre all’esigente pubblico. La dilatazione sonora è raggiunta attraverso un’accurata distribuzione delle varie parti strumentali; l’espansione frequenziale è stata ottenuta traslando i diversi interventi melodici su tonalità più alte o addirittura su ottave superiori e di conseguenza anche inferiori; i vari interventi di dilatazione spaziale sono realizzati attraverso una collocazione quasi al limite

(sia nei registri acuti e sia nei registri gravi) delle linee melodiche sui vari confini delle estensioni strumentali. Tutto ciò è stato possibile grazie alla conoscenza accurata dei limiti esecutivi di ogni singolo strumento da parte dell’Abbate. Una curiosa osservazione, non trascurabile, è dovuta alla lunghezza del segmento preso in esame perché in questo caso si evidenziano due misure aggiuntive rispetto al “brillante” precedente: si tratta di un’esigenza di collegamento alla fase successiva. Quest’ultima serve a riproporre la seconda macro - idea con un’aggiunta di una nuova linea contrappuntistica attribuita al flauto, al piccolo clarinetto in mib. e ai primi clarinetti soprani, mentre il resto dell’organico bandistico continua indisturbato la riproposta del tema. Il percorso contrappuntistico non può passare inosservato perché fornisce interessanti elementi di riflessioni dovuti sia alla scelta virtuosistica degli interventi sia alla nuova sonorità ottenuta dalla somma dei vari elementi in quanto tutta la banda è impegnata nelle sue linee strumentali. Nonostante l’indicazione in partitura del “ppp”, gli interventi della linea sovrapposta ha una dimensione sonora considerevole confortata dall’intervento del flauto sul registro acuto e consolidata dal clarinetto piccolo in mib., i primi clarinetti soprani ampliano l’azione dinamica melodica e dotano di una profondità il segmento in questione. Il prossimo numero fornirà una maggiore completezza a tali considerazioni.


L’Ora del Salento 13

Lecce, 28 maggio 2011

le nostre città A colloquio con B. Putignano per capire cosa è la musica per la società odierna FUORI DAI DENTI

di Loredana Di Cuonzo

La musica, specchio della realtà Una generazione a perdere Un viaggio nel mondo e nei retroscena della musica ci permette di comprendere fino in fondo i meccanismi della società in cui viviamo. A farci da Cicerone il compositore Biagio Putignano, titolare della Cattedra di Composizione presso il Conservatorio di Bari, considerato uno dei nomi più rilevanti della musica colta contemporanea italiana degli ultimi decenni. Il 13 maggio a Bari si è svolto il concerto-meditazione “Nikòlaos - Ponte tra Oriente ed Occidente”, organizzato dalla fondazione Frammenti di Luce e al quale lei ha partecipato. Di cosa si è trattato? Frammenti di luce si occupa sia degli aspetti musicali sia di quelli letterari e coreografici, al servizio dell’evangelizzazione. In questa occasione, in prossimità dei festeggiamenti di San Nicola, che rappresenta un punto di contatto tra diverse confessioni religione, è stata realizzata una sorta di “oratorio” sul santo, cercando di coniugare, nella scelta dei brani, le necessità dell’ecumenismo. Il brano che mi hanno invitato a scrivere per l’evento è intitolato “Le vie del mare”, e ha come oggetto il “racconto musicale” del legame esistente tra San Nicola, la città di Bari e il mare, quindi anche tutto il mondo orientale. Ci parli del suo album di musica da camera, dal titolo “Un intreccio di tempo e spazio”... È il frutto del lavoro di due anni fa, che parte appunto da una riflessione personale sulle problematiche del tempo e dello spazio. Proprio in questi giorni è uscito “Fughe. Architettura e musica”, un volume collettaneo a cura di Beatrice Malorgio ed Elsa Martinelli, all’interno del quale c’è un saggio in cui spiego cosa possa significare progettare e comporre musica al giorno d’oggi. E come viene composto un brano musicale? Entra in gioco più la tèkne o la fùsis, cioè la tecnica o la predisposizione naturale? Dobbiamo sfatare il mito romantico del brano nato di getto mentre il pianista cade in un’estasi creativa in attesa dell’ispirazione. Si compone con cognizione di causa e, secondo il mio punto di vista, l’attenzione deve essere incentrata soprattutto sul tempo e sulla percezione che l’ascoltatore ha di questo. Considero la musica come un aggetto, cioè una sporgenza, dal tempo generale. Per me è oggi soprattutto tèkne. Siamo un periodo storico in cui sta tornando la concezione della musica come scienza, e non più come arte, secondo la visione romantica.

Quindi la musica è una sorta di scultura plasmata sul tempo? Si, la musica non è altro che la solidificazione del tempo, nella stessa maniera in cui la scultura è la solidificazione dello spazio. Per questo è da sempre abbinata ai concetti dell’architettura. Oggi per musica intendiamo la rappresentazione di un pensiero, e l’ascolto è un atto di conoscenza, anche se un mio amico tempo fa fece una riflessione con la quale concordo pienamente: l’ascolto, piuttosto che “gnosi”, cioè conoscenza, può essere considerato “sofia”, sapienza, perché nel momento in cui comprendo i meccanismi dell’ascolto, acquisisco sapienza. Questo aspetto è fondamentale all’interno del rapporto tra chi produce e chi recepisce la musica. Il termine più indicato per esprimere una fruizione attenta e consapevole della musica è quello coniato da Kant, cioè l’appercezione, la percezione ragionata. Il punto di partenza più importante per ascoltare un brano musicale nuovo, piuttosto che una persona il cui pensiero è divergente dal nostro, è la predisposizione all’attenzione e l’intenzione di ascoltare fino alla fine, senza pregiudizi, anche se questo non sempre risulta facile. Come e quanto è cambiata la musica in questi ultimi tempi? C’è un divario enorme tra la musica del primo Novecento e quella odierna. La voragine all’interno di questo lasso di tempo è stata creata dalle guerre mondiali e dai cambiamenti socio-culturali repentini dovuti all’avvento delle nuove tecnologie. I media sono stati anche poco attenti e non interessati a recuperare informazioni sulla musica di questo periodo. L’industria che specula sulla musica nasconde al grande pubblico tutto ciò che è innovativo e che fa riflettere, rendendo il divario incolmabile per noi compositori che nonostante tutto cerchiamo di portare avanti questa difficile ricerca. Qual è la concezione di musica attuale? Non ce n’è una sola; ogni compositore, in base al contesto culturale e sociale in cui è collocato, agli studi che fa e a ciò in cui crede, ne ha una propria. L’aspetto più interessante della musica di oggi è proprio la varietà, dovuta al fatto che ogni persona che crea la musica è la sedimentazione della propria esperienza di vita. La creazione del compositore è lo specchio della realtà, e per questo

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per la società siamo importanti. In che misura le nuove tecnologie riescono a integrarsi nella produzione di musica sacra? Le nuove tecnologie sono una parte essenziale della tavolozza del compositore, che non può discriminarle. Esse modificano il modo in cui ci si relaziona con la musica, perché ci si comporta nei confronti del foglio virtuale su cui comporre, come se si avesse a disposizione un vero e proprio spazio virtuale. Il compositore utilizza le macchine al servizio dell’invenzione, quindi la concezione del comporre dovrebbe essere unica, e si dovrebbero eliminare le distinzioni nell’ approccio all’uso di nuovi mezzi tra la musica sacra e quella profana. Sarebbe un errore pensare che la musica sacra sia un ghetto e la si debba scrivere in maniera differente. La città di Lecce che rapporto ha con la musica sacra? Lecce è una città fortemente attratta dall’immagine e condizionata dal target televisivo. Qui si predilige la spettacolarità, piuttosto che l’aspetto culturale. Siamo troppo presi da quello che il mercato mediatico ci propone, e questo affossa le potenzialità reali del territorio. Lei è il Direttore del Coro Polifonico S. Filippo Smaldone di Lecce. Come trova questa esperienza? È un gruppo affiatatissimo, pieno di voglia di fare e di migliorare, nonostante sia nato solo un paio di anni fa. Siamo riusciti a raggiungere risultati inimmaginabili, e la soddisfazione più grande è stata quella di vedere come i coristi abbiano acquisito la consapevolezza delle proprie potenzialità canore, che non conoscevano affatto. Il nostro prossimo concerto sarà il 1 giugno alle 20.30 presso le Scalze, e tra gli altri brani eseguiremo l’Inno a Maria Fulgente dei cieli, composto nel ’52 dal maestro di cappella del Duomo su testi di mons. Vergori, Arciprete di Carmiano. Grazia Pia Licheri

di Alessandra De Matteis

Il Festival di Cannes e i suoi premiati Chiude i battenti anche quest’anno il “Festival di Cannes”, giunto alla sua 64° edizione. Come ogni anno, dopo dodici giorni, di continue proiezioni e di un continuo via vai, sul red carpet, di volti noti del grande schermo, arriva il momento di premiare i vincitori. Il premio più ambito, la tanto attesa “Palma d’oro” è andata a “The tree of life” di Terrence Malick. Doppio premio della giuria per “The Kid with a bike” dei fratelli Dardenne e “Once upon a time in Anatolia” di Ceylan. Tra le interpretazioni premiate quella di Jean Dujardin, miglior attore protagonista di “The artist” di Michel Hazanavicius e, come miglior attrice, Kirsten Dunst, per “Melancholia” di Lars Von Trier. Inoltre, durante la manifestazio-

ne è stato reso omaggio all’attore francese Jean-Paul Belmondo, con una serata speciale e la consegna di una “Palma d’Oro alla Carriera”. L’Italia, non ha avuto molta fortuna ma, riscuote ugualmente un buon successo con il film di Paolo Sorrentino che in compagnia del premio Oscar, Sean Penn, ha incantato la kermesse con la pellicola “This must be the place”, con il quale si aggiudica il premio Ecumerico. Il progetto di questo film è nato tre anni fa, quando il regista presentava alla Croisette “Il Divo” e Penn era il Presidente di Giuria. Per il regista catanese, è la prima volta che gira un film interamente in inglese, coprodotto da Italia, Francia e Irlanda. L’attore americano, nel film interpreta Cheyenne, una rockstar di cinquant’anni, che nonostante l’età è ri-

masto ancora bambino. L’uomo alla morte del padre decide di partire alla ricerca dell’aguzzino nazista che, in gioventù aveva torturato il genitore. Ottima l’interpretazione di Sean Penn, per questa bella e commuovente pellicola, che sembra arrivare in risposta alle polemiche sul nazismo create dal regista Lars Von Trier, al quale sono costate anche la “cacciata” dal Festival. Per l’Italia, non è stato un completo insuccesso, infatti, da non dimenticare che nella serata di inaugurazione il nostro Edoardo Bertolucci ha vinto la Palma d’oro onoraria. Il regista italiano è il terzo nella storia del Festival di Cannes a ricevere una tale onorificenza, dopo Woody Allen nel 2002 e Clint Eastwood nel 2009.

Quanto resisteremo ancora? E quanto durerà la pazienza dei nostri giovani? Speriamo poco, nulla. Una trasmissione televisiva come Report sembra essere una voce nel deserto, in assoluto contrasto con l’allegro mondo dorato di ballerine, giocolieri e nani variopinti del resto del circo televisivo, declinato in format diversi ma tutti dall’identico contenuto: l’invito a non pensare sullo stile del famoso “…voglio vivere così! Col sole in fronte…”! Inquietante il titolo della sempre efficace trasmissione della Gabanelli andata in onda domenica scorsa: “Una generazione a perdere”. La giornalista di Rai 3 ha messo il dito nella piaga: in Italia abbiamo fermato il motore del futuro con la politica dissennata che vede una incallita gerontocrazia, inebriata dal mito dell’eterna giovinezza, detenere saldamente le fila della vita pubblica ed economica. La precarietà dei nostri giovani è il male di questo momento storico, una instabilità che si porta dietro conseguenze nefaste come la precarietà sociale, ulteriore autentica iattura. Politici e economisti, forti dei loro stipendi da nababbi, ne cercano la giustificazione nella necessità di avere capacità di continua riconversione, imposta dal mondo della globalizzazione e della competizione. Ma non è proponibile il confronto con gli altri Paesi che, sia pur con una economia forte e strutturata, ne sentirebbero comunque il peso. Non c’è storia con Germania e Francia: da noi fra i 16 e i 24 anni, solo un ragazzo su quattro lavora,nel resto dell’Europa, uno su due. Che pena vedere l’intervista di tal Maurizio Di Fazio, laureato in Scienze Politiche, che a 36 anni, lavora a progetto e guadagna appena 3-400 euro al mese. Suo padre a 36 anni aveva probabilmente già realizzato gran parte del suo progetto di vita. Per i nostri trentenni i primi capelli brizzolati non sono da accogliere con una risata ma sono la triste testimonianza di un tempo trascorso senza la dovuta realizzazione professionale e umana oltre che dell’essere ancora “figlio a carico”. La storia di questo giovane è solo una delle tante che testimoniano come a questi “non più ragazzi” sia stato rubato il futuro e si continui a rubare l’oggi. Continuare a non investire su quella che, naturalmente, sarebbe la

parte autenticamente produttiva della società è un suicidio ed ha come conseguenza l’altro inquietante dato Istat, presentato la scorsa settimana alla Camera dei Deputati . Un quarto degli italiani - il 24,7 per cento della popolazione, circa 15 milioni - “sperimenta il rischio di povertà o di esclusione sociale”. Un valore del 23,1% superiore alla media Ue. E il nostro Paese ancora oggi si atteggia a far parte del G8. Il dato Istat non é incoerente con altre valutazioni di organismi diversi: Standard & Poor’s, l’Ocse, o se si vuole il bollettino di Bankitalia di aprile o, ancora, l’ufficio studi di Confindustria agli Stati generali di Bergamo: “Nel decennio 2001-2010 l’Italia ha realizzato la performance di crescita peggiore tra tutti i paesi dell’Unione europea”. Il Paese è “fanalino di coda nell’Ue per la crescita”. L’Italia ha avuto una “crescita dimezzata” e il divario “si è allargato nel corso della crisi e della ripresa attuale”. Nella media dello scorso anno l’economia italiana, ricorda l’Istat, è cresciuta dell’1,3%, contro l’1,8% dell’Unione europea. Ed ecco come si torna al punto di partenza: l’impatto più pesante è sulla disoccupazione giovanile. Nel biennio 2009-2010 abbiamo perso 532 mila di unità e i più colpiti sono i giovani tra i 15 e i 29 anni che hanno perso 501 mila posti di lavoro, la quasi totalità! Una crisi che pesa sulle giovani generazioni e che “offre” prospettive sempre più incerte di rientro sul mercato del lavoro. Giovani che, anche per il divario tra le aspirazioni che derivano dall’alto livello di istruzione e le reali opportunità, scivolano verso l’inattività prolungata. A tutto questo si lega, infine, un altro dato che la dice lunga su come non riusciamo ad avere cura di chi sarà destinatario del nostro testimone: è del 18,8% il tasso di abbandoni scolastici prematuri. L’Italia non è un paese per giovani, ce ne sono 4 milioni in meno tra i 25 e i 30 anni. Manca una intera fascia generazionale. Da tempo sono più gli anziani e, come ovvia conseguenza, si fanno meno figli. I trentenni, deputati biologicamente alla riproduzione, non se lo possono permettere. A meno che non scelgano d’andare via da questo “bel Paese”. L’emigrazione, in Francia, in Germania, in Inghilterra, è tornata ad essere la sola possibilità di ritrovare dignità e lavoro. Ci vogliamo svegliare?

Cuciniamo insieme per il Progetto Speranza Nella particolare cornice del Giardino dell’Oasi di Roca, il nuovo ristorante aperto al pubblico della storica struttura ricettiva della Fondazione, domenica 22 maggio si è tenuto un evento di grande risalto nel panorama gastronomico locale. All’interno delle rinnovate sale del ristorante si è presentata una “cena di beneficienza” molto originale orientata allo scambio culturale e tradizionale, ma soprattutto all’insegna della condivisione “culinaria” di leccornie provenienti dall’estremo nord e dall’estremo sud della nostra bella Italia. Intorno ai fornelli si sono ritrovate le cucine tirolese, austriaca e salentina, in un connubio di sapori, legate dal fil rouge di prodotti gastronomici collegati. Il menu proposto, tra il ricercato ed il popolare, ha visto impegnati dalla parte settentrionale la maestria di Marina Meuser-Kasimir da Salisburgo, Rita Pitscheider e Marisa Soperra da Canazei ed infine lo Chef Carlo Sozzo del Ristorante “Il Giardino dell’Oasi di Roca”. Tra colpi di canederli allo speck tirolese, muerzi salentini, gulasch, strudel alla carne e turcinieddhri, per poi finire con pasticciotti, canederli alle albicocche e dadi di cioccolato viennesi, si sono ritrovati tra gli invitati, personalità interessanti e interessate all’evento, come la Vicepresidente della Regione Puglia Loredana Capone, il Sindaco di Melendugno Vittorio Potì, l’Assessore della Provincia di Lecce Filomena D’Antini Solero e tanti altri amanti della buona tavola e sostenuti dalla comune volontà di supporto al “Progetto Speranza”. Come ricordato in avvio da don Elvi De Magsitris, Presidente e Direttore dell’Oasi di Roca “è un incontro tra amici come sostegno al progetto Speranza, un progetto avviato da oltre un anno e che la Caritas di Lecce sta portando avanti nella realtà di difficile sviluppo del lavoro nel nostro territorio, con concreti risultati e con difficoltà obiettive. Al contempo la serata rappresenta anche l’avvio di un percorso formativo orientato alla specializzazione di operatori turistici, una vocazione effettiva del nostro Salento, che porterà un effettivo miglioramento delle condizioni sociali”. Insomma una bella serata conviviale che ha permesso un ingresso trionfale del Giardino dell’Oasi, nella bella stagione “sperando” e confidando in un prosieguo sfavillante di eventi e serate originali, augurando a tutti un buon appetito. Gabriele Ruggiero


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Lecce, 28 maggio 2011

appunti

Susanna Tamaro. Per sempre. Assoluta novità in libreria il nuovo romanzo di Susanna Tamaro, “Per sempre” edito da Giunti. Fin dai suoi esordi la Tamaro, cinquantaquattro anni, ha raccontato con uno stile pulito, limpido, la fatica di crescere. Scrittrice amatissima dagli italiani questa volta punta a creare un legame simbiotico con il lettore, sembra quasi volerlo rapire dal suo mondo per trasportarlo in un altro. “Per sempre” è la storia di un amore radicato, resistente ma soprattutto impossibile. Il protagonista della storia (ed anche io narrante), è Matteo, un cardiologo di trentacinque anni, sposato con una donna meravigliosa, Nora, che lo rende felice. È padre di un bimbo di due anni, Davide, e la moglie è in attesa di un altro figlio. Disgraziatamente il destino

benevolo cambia direzione e, improvvisamente perde la moglie, il figlio Davide ed anche il bimbo ancora nel grembo della mamma in un incidente stradale. Oltre ad i suoi cari Matteo perde anche la volontà, la stima per se stesso, è completamente svuotato. Non riesce ad elaborare il lutto, o quantomeno l’elaborazione è molto lenta e dolorosa. L’unico conforto lo trova nel potere rigenerante della natura. Matteo infatti vive completamente immerso nella natura che circonda la sua abitazione, (quello della natura è un altro tema da sempre caro a Susanna Tamaro) e completamente immerso nei ricordi. “Quante cose non ti ho mai detto! Eravamo talmente giovani, talmente pieni di entusiasmo per il tempo che stavamo vivendo”. Nora se n’è andata da ormai quindici anni e Matteo continua a struggersi nel dolore,

una sola domanda lo tormenta e lo tiene ancora in vita. Perché? Perché è potuta capitare una simile tragedia? Nessuno tra amici e famiglia riesce ad aiutarlo. Matteo si chiede quale possa essere la strada da percorrere senza di lei. “Per me tu eri come l’incantatore dei serpenti, suonavi ed io uscivo dalla cesta. Ma senza la tua musica i miei pensieri diventavano ristretti come quelli di un rettile”. Non reagisce al dolore, anzi è animato da uno spirito di autolesionismo scendendo sempre più in basso nel tunnel dell’alcol, delle menzogne, delle relazioni senza futuro. “Tutti abbiamo una definizione che ci permette di esistere, e questa definizione è la nostra zattera, grazie a lei navighiamo nella tumultuosità dei giorni, grazie a lei siamo in grado di giungere senza impazzire fino all’estuario”.

Ma anche in questo scenario degradato e desolato si scorge una luce all’orizzonte. Saprà Matteo aggrapparsi a quest’àncora di salvezza? Al di là degli sviluppi della trama e della sorpresa riservata dalle pagine finali, sappiamo che al momento del suo racconto, rivolto alla moglie scomparsa, Matteo vive da eremita tra le montagne, ricercando il senso dell’esistenza attraverso il contatto con la natura e con gli animali che lui stesso alleva. Qui, dopo avere attraversato l’inferno, rincorre la saggezza interiore che sola può essere consolazione e risposta ai suoi interrogativi, quella consapevolezza interiore che si raggiunge solo dopo aver toccato il fondo. Alla conclusione della sua storia, infatti, la risposta che lo attenderà ha il sapore del dono, della meraviglia, dello stupore,

marialucia andreassi della bellezza che non riesci ad aspettarti. La Tamaro sembra addi rit tura stupire il protagonista quanto il lettore. Con questo romanzo l’autrice continua le sue battaglie nello stile di “Va dove ti porta il cuore”. Attraverso l’esperienza di un protagonista maschile vuole dare voce a tutti coloro che devastati, spezzati dalla sofferenza riescono ancora a parlare di vita vera. Veramente bello.

SUSANNA TAMARO, Per sempre, Giunti Editore, € 18.00, pag. 224

c@ttolici in rete

Giovanni Costantini

SALENTO

argo

I siti che aiutano le attività estive

IL POLLICE

DENTRO LA NOTIZIA Più volte, nel corso degli anni e in questo spazio, abbiamo manifestato il nostro dissenso su quello che, da tempo, le varie emittenti, di Stato e non, inseriscono nei loro palinsesti, costringendoci e guardare trasmissioni (ben oltre il libero arbitrio e la singola scelta di un colpo di zapping) che non reggono ai crismi dell’informazione e della formazione. In tale panorama non certo edificante, almeno a nostro avviso, notevole invece, ci appare, il contributo giornaliero, dal Franco Di Mare ci offre in “Unomattina” (Rai Uno, ore 6,45), subito dopo il telegiornale delle ore 7, in una ventina di minuti o poco più. Proponendo, su argomenti di stringente ed inequivocabile attualità, non solo una serie di servizi che brillano per professionalità, sintesi ed efficienza, ma anche articolando e conducendo una sorta di vero e proprio “mini talk show”, con presenze in studio (due o tre per volta) che animano riflessioni di grande competenza e di largo respiro. Mettendoci in pace con i sensi e con la testa.

l u n e d ì

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v e n e r d ì ,

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lor@delavoro di Samuele Vincenti Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha avviato da qualche mese la realizzazione di un sistema di servizi per la promozione del lavoro in termini di accesso all’occupazione e di qualità della prestazione lavorativa sfruttando le enormi potenzialità offerte dalla rete internet. Il primo strumento è il portale www.cliclavoro.gov.it, un motore di ricerca e una bacheca virtuale istituzionali, avviati in via sperimentale, per opportunità di lavoro e curricula, destinati a integrarsi progressivamente con alcuni servizi pubblici come la “lettura” e la ricerca per professioni dei concorsi, la conoscenza e la diffusione dei curricula dei percettori di sussidio muniti di “dote” e

Tommaso Dimitri

Finita la scuola, aspettiamo solo il completamento delle attività finali degli esami, inizia per tutte le parrocchie il periodo estivo di formazione e catechesi per gli animatori, i ragazzi e i giovani. Tutte le associazioni hanno già iniziato le prenotazioni e le iscrizioni. I sacerdoti e gli animatori sono presi dall’ansia per predisporre programmi e attività sia spirituali che ludiche, capaci di coinvolgere l’attenzione dei ragazzi a volte distratta dal divertimento vacanziero dell’estate. Don Bosco ai suoi collaboratori affermava che l’estate era “la vendemmia del diavolo”. Queste attività estive, sempre molto ben curate, cercano invece di rendere meno banale il tempo, o parte del tempo estivo, per continuare e completare un anno di catechesi o per preparare insieme un nuovo anno ecclesiale. Alcuni siti ci possono aiutare nell’organizzazione di questi ritiri o campi-scuola estivi. Il primo, il più visitato, è www.qumran2.net, dove troviamo tantissimo materiale: testi, preghiere, immagini, giochi, ritagli. Abbiamo parlato di don Bosco, e allora troviamo l’associazione Casa (Comunità Animatori Salesiani), nata nel 1988 da un gruppo di giovani animatori cresciuti nell’Oratorio Salesiano di Lecce. Il sito è: www.animare.it. Una collezione di circa 70 giochi da realizzare insieme con le relative regole e obiettivi sono da sfruttare subito per ogni attività giovanile dei campi estivi. Ancora una volta è proprio il carisma di San Giovanni Bosco, che insieme ai giovani era una sola cosa, che traspare in ogni attività ludica. Poi un altro sito, già precedentemente segnalato è www.effata.org ed infine un sito specifico per l’Estate Ragazzi: www.grest.it, curato da diversi autori di siti cattolici. In questo ultimo sito possiamo trovare, tra l’altro, i links per altri siti votati alla formazione e la catechesi. Per chi invece vuole utilizzare il periodo estivo per ritemprare lo spirito dobbiamo andare sul portale ufficiale della Fies: www.esercizispirituali.it. La Fies è un’associazione che si propone di far conoscere e promuovere gli Esercizi Spirituali. Può essere l’occasione per prenotare e organizzare un’estate diversa per nutrire sia il corpo che lo Spirito. Buona ”estate intelligente“ a tutti.

A Lecce ritorna Cortili aperti Una nota pubblicità di qualche anno addietro, interpretata dall’attore Massimo Lopez, ci ricordava che “una telefonata allunga la vita”. Una bella serie di risate, nella spensieratezza, nella leggerezza e nella serenità, più che mai necessarie di questi tempi, penso ci aiutino a stare decisamente meglio. Comincia così, all’insegna del cabaret di alto livello, con la presenza di Carmine Faraco, ospite fisso delle trasmissioni Mediaset Colorado e Zelig, il fine settimana di sabato 28 maggio, con appuntamento alle ore 21 al Teatro Paisiello di Lecce. Faraco, noto come l’uomo dei “…pecchè”?, napoletano di nascita ma romano di adozione oltre ad essere un attore di grande espressività ed efficacia comunicativa è anche un bravo musicista tant’è che è capace di suonare con particolare abilità un po’ tutti gi strumenti, esibendosi in un repertorio anni 50, del quale mette a nudo la fragilità e i paradossi dei testi, facendo risultare la sua performance particolarmente divertente. Si tratterà quindi di uno spettacolo tutto da gustare e da vivere all’insegna del buonumore all’italiana. Assolutamente da non perdere Cortili Aperti, non fosse altro per la straordinarietà delle bellezze da ammirare, manifestazione giunta alla sua XVII edizione e organizzata dall’Associazione Dimore Storiche Italiane - sezione Puglia, che si terrà a Lecce sabato 28 e domenica 29 maggio. Si potranno visitare ben 25 palazzi storici della città e 4 tra chiese e conventi in un percorso che si snoderà lungo l’intero borgo antico. Per l’occasione sarà aperta al pubblico anche la Chiesa di Santa Maria degli Angeli in p.tta Peruzzi, dove si venera San Francesco da Paola. Sono anche previste visite guidate in lingua inglese, francese, tedesca e spagnola a cura dei ragazzi del liceo linguistico e classico dell’Istituto Marcelline sotto il coordinamento della prof.ssa Marulli. Ma fatto ancor più significativo ci saranno visite guidate anche per gli audiolesi nella lingua dei segni. Ricco anche il programma delle degustazioni di prodotti tipici, delle tavole rotonde, degli spettacolini musicali e delle mostre presenti in quasi tutte le dimore e i palazzi storici di Lecce. È in ogni caso possibile scaricare il programma completo dal sito del Comune di Lecce.

Le iniziative del Ministero del Lavoro per trovare un’occupazione

dei neolaureati, l’accesso alla periodica rilevazione dei fabbisogni professionali realizzata in collaborazione con Unioncamere. Il secondo è il Sistema informatico delle comunicazioni obbligatorie attraverso il quale è possibile effettuare on line gli adempimenti relativi a instaurazione, cessazione, proroga, trasformazione dei rapporti di lavoro, e che consente attività di controllo, di gestione e di monitoraggio del mercato del lavoro; il servizio permette di gestire on line anche l’invio del Prospetto informativo disabili al quale le aziende sono tenute annualmente per la verifica di eventuali scoperture. Altro strumento, gestito direttamente dall’Inps, è la Ban-

ca dati dei percettori di sostegno al reddito che contiene le posizioni di tutti i lavoratori licenziati, sospesi o in mobilità, beneficiari di un sussidio, e che consente ai Centri per l’impiego e alle Agenzie per il lavoro di operare per il ricollocamento e la formazione, così come, attraverso cliclavoro, di favorire l’incontro tra questi lavoratori portatori di un vantaggio per chi assume e i potenziali datori di lavoro; la banca dati è allo stato parziale e sarà completamente implementata entro l’anno, sulla base di una nuova circolare Inps, attraverso gli adempimenti richiesti ai datori di lavoro. Il Sistema informativo nazionale della prevenzione: basato presso l’Inail, è invece il

servizio destinato a raccogliere tutte le informazioni relative ad infortuni e malattie professionali, articolate per settore, territorio, dimensione d’impresa, patologia, tipologia infortunistica. Esso è funzionale a orientare e verificare l’efficacia delle politiche della prevenzione nei diversi ambiti di lavoro. Sarà operativo nell’arco del primo semestre 2011. Per ultimo, il Fascicolo elettronico della persona attiva: costituisce il punto di arrivo di un percorso avviato con il Casellario degli attivi presso l’Inps, destinato a completarsi con tutte le informazioni inerenti i versamenti contributivi presso i diversi enti, con le prestazioni assistenziali nelle fasi di transizione, con il curriculum

educativo e il “libretto formativo” contenente le attività di apprendimento del soggetto. Rappresenta lo strumento fondamentale per monitorare e promuovere la vita attiva delle persone consentendo a ciascuno di disporre di tutte le informazioni che lo riguardano e di adoperarsi in conseguenza per la propria occupabilità. I diversi servizi sono variamente accessibili perché per

una parte sono riservati agli operatori pubblici e privati autorizzati e accreditati, mentre per altra parte sono accessibili a tutti i cittadini attraverso w w w. c l i c l a v o r o . g o v. i t , www.lavoro.gov.it, il sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, i siti degli enti previdenziali. Essi sono peraltro tra loro interconnessi variamente in relazione alle esigenze funzionali degli utenti.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 28 maggio 2011

lo sport

L’annuncio improvviso di Giovanni Semeraro segna la fine di un epoca del calcio salentino. Occhi puntati sui possibili acquirenti e sulle mosse di un mercato che si annuncia difficile per chi vorrebbe conservare a lungo su questo territorio il patrimonio inestimabile della serie A

L’ASSIST di Paolo Lojodice

Ecco, la musica è finita, gli amici se vanno… - intesi come quelli del calcio, ovviamente. Queste malinconiche parole, famose di per sé, ben oltre la bella e struggente canzone degli anni sessanta di Bindi e Califano, cui pure appartengono, sembrano quanto mai acconce per le vicende che la piazza calcistica leccese vive in questi momenti. D’istinto il riferimento è alla stanchezza manifestata dal Patron Giovanni Semeraro che dopo sedici brillanti anni di gestione societaria, vissuti in prima fila e sostenuti in larga parte con risorse proprie, dichiara la precisa volontà di porre fine alla gestione della squadra cittadina da parte della sua famiglia. Finirebbe così, con la sua sincera, canuta, commozione, l’entusiasmante vicenda del calcio leccese firmato Semeraro. Il tutto con note di accesa malinconia e sorpresa in un pomeriggio di tarda primavera, che, a ben vedere, poco si adatta ad incorniciare la situazione: sarebbe il tempo giusto più a preparare il raccolto delle messi (introiti televisivi e altro) della stagione alle porte (Campionato e Coppa Italia ) che a riporre gli arnesi ai bordi del campo. Ma tant’è, se alla parola fine, a dire il vero pronunciata già altre volte, seguiranno i fatti, c’è da augurarsi che l’immancabile senso di vuoto che inizialmente sarà percepito per l’assenza di una figura finora così strategica del

S

L’ALTRO

Lecce, il futuro dietro un angolo. Del nord Italia

calcio salentino, possa essere se non certo soppiantata almeno compensata da altri ruoli e da altre dinamiche che si prospetterebbero all’orizzonte. Il futuro è ancora da costruire e da vedere, il ciclo che con il passaggio di mano della Famiglia Semeraro si chiuderebbe ha dimensioni notevoli per una piazza come quella lupiense: assicurare, ad un piccolo centro come Lecce, dieci campionati di Serie A evidenzia una gestione attenta ed una guida che non può essere stata solo fortunata. Il contesto territoriale poi non ha mai dato la risposta sperata dalla società - ma questo un po’ per la “natura” leccese, un po’ anche per una evidente punta di arroganza che la stessa società si è concessa in qualche occasione di troppo - . Nonostante l’estensione, risulta addirittura inappropriato per il Lecce far riferimento alla voce “ampio bacino di utenza” quando, dati alla mano, le presenze domenicali al Via del Mare si sono sempre attestate sulle solite poche migliaia e questo, non regge il confronto rispetto ad altre piazze di serie A con riferimenti territoriali ben più modesti di quello leccese. Tenere il passo delle migliori realtà calcistiche nazionali, in queste condizioni, rivela ampie capacità e risorse, oltremodo sportive. Adesso il Lecce e la sua piazza attendono… nuovi amici, intesi come quelli del calcio, ovviamente; a questo punto deve esser fatta una consi-

derazione che potrebbe lenire dolori e timori: in considerazione del fair play finanziario al quale tutte le società di calcio dovranno fare riferimento a partire dal prossimo anno, la prospettiva di una autogestione non è poi così funesta. L’impossibilità, da parte dei Presidenti, di ripianare eventuali deficit finanziari porterà tutti ad avere un’oculata gestione e, soprattutto, ognuno potrà fare soltanto con quanto prodotto nel proprio orticello. Saranno sì importanti le entrate dei diritti televisivi e del merchandising ma sarà altrettanto fondamentale l’annuale “incasso al botteghino” per garantire un futuro al sodalizio giallorosso. E visto che, almeno per ora, l’obiettivo del Lecce non è la Champions League… Basterebbe che tutti tenessero bene in considerazione il triste destino sportivo che ha accompagnato compagini rappresentative di realtà ben più grandi di Lecce per riaccendere quella scintilla che, negli anni, ha sempre contraddistinto la gente del Salento. A molti, almeno a parole, è chiaro come la Serie A sia un bene per il Salento tutto, per la promozione del territorio, dell’economia e dell’immagine a livello nazionale che internazionale ma pochi, forse veramente pochi, sono realmente consapevoli che tutto ciò va difeso soprattutto con l’impegno di tutti, ma proprio tutti. Lecce, il futuro dietro l’angolo

PORT di Paolo Conte

TAEKWONDO

Altre corone di alloro hanno ornato le teste di giovani salentini ai Campionati Regionali di Taekwondo per la categoria Cadetti B. L’evento, organizzato magistralmente dal Comitato Regionale Fita in collaborazione con la società Olympic Giannone di Trepuzzi, ha ospitato 26 team per un totale di 253 atleti provenienti dalle regioni Puglia, Basilicata e Calabria. A d eccezione della scuola barese Kim Yousin di Antonio Danisi, salita sul gradino più alto del podio per quanto concerne la classifica maschile, il Salento si è fregiato di 25 ori, 21 argenti e 8 bronzi complessivi, ripartiti tra le società della New Marzial Mesagne, del Centro Taekwondo Ascanio di Veglie, dell’Olympic Giannone e del Team Perulli di Lecce. La gara, tenutasi ai Campi Sportivi di Trepuzzi su quattro quadrati adibiti all’aperto, è stata la prima competizione regionale ad aver esibito le corazze elet-

Il grande medagliere del team Perulli continua a crescere

Ciclismo, Bracciale Cronomen è plebiscito pugliese

troniche a dimostrazione di come il livello tecnologico di tali eventi sia ormai al passo con le manifestazioni internazionali e mondiali. Tra i talenti di casa nostra si sono messe in luce le giovanissime promesse Martina Pantaleo (oro) e Marta Cappilli (argento), oltre a Gabriele Calabrese, autore di un secondo posto, e il piccolo rumeno Ovidiu Viziru premiato con la medaglia di bronzo. Tutti prodotti della storica scuola di Giuseppe Perulli a cui vanno aggiunti gli ottimi quinti posti ottenuti dal campione regionale Gianluca Mele e dalla cintura blu Mirko Manca. Terminati gli ennesimi Campionati Regionali di categoria e in attesa dei prossimi impegni, il team leccese ha ancora negli occhi l’ultimo appuntamento mondiale svoltosi in Korea. L’affascinante torneo, organizzato dalla World Taekwondo Federation, ha visto brillare la stella di Carlo Molfetta che ha fatto sua la medaglia di bronzo. Il me-

Si è disputato a Casarano il Bracciale Cronomen 2011 valido per il Campionato Regionale Cronometro individuale Allievi e Juniores. L’evento ciclistico, meticolosamente organizzato da Luigi Arbace e dal suo Team Cycling Salento, ha sancito il trionfo del Comitato Regionale Puglia. Il tracciato di gara ha unito i comuni di Casarano e Taurisano. Il rettilineo è stato percorso solo una volta dagli Allievi e andata e ritorno dai più esperti Juniores. Sull’ennesimo percorso a due ruote è stata immancabile l’attiva presenza dell’icona del ciclismo regionale Salvatore Bianco accompagnato da altre due personalità del pianeta ciclistico salentino come il Presidente Provinciale Carlo Scippa e il Segretario del C.P di Lecce Sergio Quarta. Oltre a seguire con particolare attenzione l’intera corsa, il Presidente regionale Totò Bianco è stato protagonista del cerimoniale postgara nel premiare i numerosi corridori pugliesi. Nella categoria Allievi è stato Michele D’Elia del G.S.C. Grottaglie a indossare la maglia di Campione Regionale, bravo a precedere nella classifica generale il secondo in graduatoria Antonio Magnifico della A.S.D Team Bike 2000 G. Calabrese. Di rilievo anche la prova fornita da Monaco Alberto (Grottaglie) salito sul terzo gradino della competizione. La vittoria di D’Elia ha permesso al corridore di salire al terzo posto della classifica assoluta alle spalle dei campani Vincenzo Onofri e Giuseppe Sannino. Per le donne grande soddisfazione per il dottore e preparatore Francesco Piccolo che ha visto primeggiare le sue atlete Marta Emanuela Bufi (1°class) e Lucrezia Di Benedetto (2°class) facenti parte entrambe della A.S.D Polisportiva Gaetano Cavallaro. Il plebiscito pugliese si è confermato nella categoria Juniores con i successi di Antonio Giaconella della A.S.D Terra di Puglia, in compagnia del secondo classificato e compagno di squadra Francesco Vito Solina. Dietro il terzo in graduatoria Marco Larossa della Bombini San Ferdinando, è stata ancora la società pugliese A.S.D Terra di Puglia del Tecnico Nicola Perrotta, a mettere in vetrina il quarto e quinto piazzamento di Matteo Celeste e di Alexandru Petrovicini Mihai.

sagnese, campione della New Marzial del maestro e direttore tecnico nazionale Roberto Baglivo, ha dovuto cedere ai colpi del beniamino di casa con il risultato di 5 a 4, al termine di un combattimento condizionato da quattro ammonizioni che hanno pesato negativamente sull’esito finale. Ma nonostante la manca-

ta finalissima e il rammarico per la deludente prestazione di Veronica Calabrese in concomitanza dell’amaro esordio di Ilaria Russo nella categoria -46 kg, la società di maestro Perulli non è mai sazia di successi e continua a lavorare in prospettiva con l’obiettivo di sfornare i talenti delle nuove generazioni.


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