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Lecce, 14 maggio 2011

UN EURO

L’Ora del Salento

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Nuova serie, Anno XXI, n. 17

SETTIMANALE CATTOLICO

Lecce, 14 maggio 2011

a Si va a votare 48 GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI di Nicola Paparella

Come la gran parte delle campagne elettorale, anche quella che oggi si conclude ci è parsa incentrata più sulle parole strillate che non sui progetti per la città, con qualche nota di originalità rispetto al passato. Sebbene si tratti di una consultazione amministrativa, che oltre tutto riguarda una ristretta fetta di elettorato, questa campagna si è subito caricata di connotazioni politiche ed ha finito con l’apparire come una sorta di referendum a favore o contro l’attuale primo ministro. Si tratta evidentemente di una connotazione impropria ed improvvida, che non giova alla scelta degli amministratori che dovranno gestire le città dove si vota e non giova nemmeno alla politica; ma in questa specie di referendum è venuto a manifestarsi sempre di più e sempre meglio il disagio dell’elettore cattolico. Tirato per la giacca, ora da destra ora da sinistra, e da sempre accarezzato dalle posizioni di centro, l’elettore cattolico non sa più dove andare. Non può condividere molte cose di quel che la destra proclama e di ciò che la destra mostra nei fatti e nei comportamenti, e non condivide molte delle scelte programmatiche sbandierate a sinistra. Quanto poi alla ipotesi della eventuale possibile ricostruzione di un’area di centro, si tratta a seconda dei commentatori politici, di una prospettiva lontana o di una vaga chimera o addirittura di una inutile tentazione, perché la storia non torna indietro. Il punto, però, non è di decidere dove andare. Se i cattolici continuano a porsi questa domanda, finiscono con il perdersi ancora di più. La domanda forte, quella da cui partire è un’altra. Si tratta di capire perché agire in politica e che cosa chiedere alla politica. E qui si colgono almeno due paradossi. Il primo paradosso è dato dal fatto che nessun gruppo in Italia dispone di una solida, chiara e illuminante dottrina sociale come quella di cui dispongono i cattolici. Una dottrina consolidata nel tempo e via via aggiornata, anche alla luce dei problemi posti dalla globalizzazione. Ma - ahimè - e qui sta il paradosso, i cattolici non conoscono la loro dottrina sociale. Se c’è una scelta pastorale da compiere subito e con urgenza per il bene delle comunità, è proprio quella di promuovere luoghi e momenti di formazione sulla dottrina sociale. Come ci si confronta con il consumismo? Che cosa fare dinanzi alla proposta di nuovi contratti di lavoro? Quale giudizio dare sulla finanza “creativa”? Dinanzi a queste domande i cattolici avrebbero risposte di straordinaria efficacia. Ma invece tacciono, perché non sanno che cosa dire. Il secondo paradosso è dato dal fatto che i cattolici si accontentano sempre delle belle parole, anzi, degli annunci plateali, dando in cambio adesioni e voti che poi vengono adoperati anche contro la loro stessa identità. Forse è giunta l’ora di svegliarsi per trovare insieme una strada che sia ben definita. Non è necessario che si vada tutti verso la stessa parte politica; quel che occorre è che si abbia tutti un medesimo orizzonte di scelte e una medesima forza propositiva. Speriamo bene.

Salento al voto

In 21 comuni alle urne per il sindaco

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Benedetto XVI: scoprire e curare le vocazioni è un’arte sublime

La Chiesa di Lecce prega: manda operai alla tua messe Famiglia e comunità luoghi ideali per la chiamata

Bari-Lecce

Decisiva tappa per la salvezza: ecco il derby

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AZIONE CATTOLICA ITALIANA LA XIV ASSEMBLEA NAZIONALE

Un Messaggio chiaro alla Chiesa e all’Italia

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7-8-9

DAL 14 AL 17 LUGLIO

La musica del mondo sbarca a Lecce 7


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Lecce, 14 maggio 2011

primopiano

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EDITORIALI L’ITALIA E LA GUERRA IN LIBIA

Mai le armi per risolvere controversie internazionali

Scrivere su ciò che sta accadendo in Libia non è agevole soprattutto se lo si deve fare nello spazio comprensibilmente breve di un articolo. Siamo entrati in guerra o no? È giusto che i nostri aerei si levino in volo verso uno Stato sovrano e ne tornino privi del carico di micidiali bombe con cui sono partiti? Sulla scorta dell’articolo 10 della nostra Costituzione, ma soprattutto in virtù di una sua lettura frettolosa, la risposta potrebbe apparire assai semplice… stiamo bombardando e quindi siamo in guerra, quindi violiamo la Costituzione. Io penso che questo problema non possa essere affrontato con serietà senza tenere ben presenti almeno due dati inconfutabili: il primo è che il massimo Organo delle Nazioni Unite ha deliberato la necessità dell’uso della forza in Libia per impedire che si verifichino danni gravi alla popolazione civile libica, cioè alle persone comuni, a quelle che generalmente non appaiono sulle pagine dei giornali, neppure dopo essere state trucidate, quando cioè esse si tramutano in meri ed asettici numeri…100, 1000 o ancora più… morti! Tantissimi morti, senza nome, senza riconoscimento di alcun genere, solo morti per volontà di chi o di coloro che “vogliono”, perché possono, impunemente decretare l’annientamento di un numero indefinito di … “sudditi” senza diritti …senza nome! Anche su questo aspetto del problema sarebbe bene che coloro i quali tengono , con orgoglio, a pro-

L’Ora del Salento SETTIMANALE CATTOLICO

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fessarsi “pacifisti ad oltranza”, ponessero un po’ di attenzione. Il secondo dato è che in Libia, soprattutto prima che si levassero in volo i caccia bombardieri della Nato, in conformità del deliberato del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, c’era e c’è ancora, qualcuno che, di fronte a contestazioni ed alla volontà popolare di ottenere un ricambio della leadership del Paese, ha deciso di sopprimere il “dissenso”, vale a dire la richiesta di diritti inviolabili, facendo ricorso ad armi sofisticate e micidiali, contro una popolazione pressoché disarmata! Parlo del dittatore Gheddafi, verso il quale le diplomazie di tutta Europa si è spesa al fine di dissuaderlo dal continuare a perpetrare null’altro che una carneficina! Le offerte di consentirgli un sicuro e tutelato espatrio, senza rischi per se e per l’intera famiglia si sono susseguiti… inutilmente. “Io sono il capo, il padrone della Libia e resto qui facendo ciò che mi pare… anche continuando a bombardare il mio popolo ribelle”! Questa è la sola risposta che Gheddafi ha saputo offrire alle diplomazie di mezzo mondo! Di fronte a questa realtà non rileva affermare che nel mondo vi sono altri stati dittatoriali ove sono stati perpetrati delitti ed anche genocidi, come in Ruanda ed oggi in Siria. Sarebbe come dire che, essendo rimasti impuniti o non perseguiti tanti delitti, anche atroci, verso l’umanità, non ci

PENSANDOCI BENE...

debba muovere di fronte ad un ennesimo delitto o genocidio! Ma, obbiettano altri, c’è in rischio che i ribelli poi si comportino peggio di Gheddafi, come fu per Comeini, dopo la caduta dello Shja di Persia… bene anche questo tragico epilogo potrebbe verificarsi ma, al momento siamo in presenza di un massacro che potrebbe assumere proporzioni sempre più vaste, e più drammatiche. Toccherà sempre e comunque a noi popoli e Stati più civili cercare di impedire, con i mezzi adeguati, che processi degenerativi di natura politico sociale, tornino a verificarsi. Il nostro Stato “ripudia la guerra” come mezzo per dirimere questioni e/o controversie di natura politica…”, questo recita la nostra Costituzione, ma in questo caso se l’approccio ai problemi fosse un po’ meno tetragono e polemico, si potrebbe riconoscere che l’Italia sta eseguendo un preciso deliberato del massimo organo delle Nazioni Unite, nello stesso modo in cui, ad esempio, le forze di polizia, in presenza di azioni delittuose in grado anche di degenerare e di provocare maggiori danni ad altri cittadini inermi, ricevuto un preciso e legittimo ordine dalle autorità competenti, intervenissero allo scopo di interrompere gravi delitti in via di consumazione e ne impedissero la consumazione di altri ancora più gravi. Oggi all’interno dei consessi internazionali, a partire dalle Nazioni Unite, le regole ed i conseguenti ordini che sulla base delle stesse vengono emessi sono, al pari di quanto accade

all’interno dei singoli Stati, vincolanti quanto legittimi. E pertanto, quando come nel caso della Libia, al fine di vincere ed interrompere azioni criminali si ricorra all’uso delle armi, non è corretto denunziare violazione del sacrosanto principio costituzionale del “non ricorso alla guerra per la risoluzione di controversie internazionali”! Irrilevante a me sembra inoltre dedurre che alla base anche di questa guerra vi siano interessi economici, se è vero che quello stesso tipo di interessi economici erano presenti durante l’incontrastato regime del colonnello! Ritengo, per finire, che sarà necessario seguire gli sviluppi della delicata situazione perché non vi siano eccessi e/o deviazioni dalle precise disposizioni impartite dal consiglio di sicurezza dell’Onu. Questa è la posizione che il Partito Democratico sta portando avanti in tutte le sedi anche a sostegno di una azione di governo che, al contrario, ogni giorno si dimostra sempre più confusa ed a tratti mortificante per l’immagine del nostro Paese nel mondo. Prova di ciò è l’ultima mozione che la maggioranza ha votato alla Camera dove tra l’altro si appoggiano le recenti azioni aeree in Libia a “condizione che si dia un termine fisso entro cui gli interventi militari possano essere posti in essere”. È una politica basata esclusivamente sugli interessi di “bassa Lega” elettorale, atti solo a screditarci agli occhi del mondo civile! Alberto Maritati

di Giuseppina Capozzi

Il futuro dei fratelli detenuti Ogni detenuto reinserito nella società è un criminale in meno per la società. Partendo da un siffatto slogan, ci si può approcciare alla problematica degli ex-detenuti nell’ottica della società accogliente. Le stime relative alla reiterazione dei crimini da parte di coloro che escono dal carcere (si parla dell’80 90%), rappresentano effettivamente il segnale di allarme di una società in affanno, una società che fatica ad assorbire le dinamiche di marginalità dei detenuti messi in libertà, e delle loro famiglie. Le difficoltà e gli ostacoli nel reinserimento lavorativo, e quindi sociale, sono la conseguenza della difficoltà da parte dell’ex-detenuto di maturare, in costanza di detenzione, le relazioni, le motivazioni, le attitudini ed i comportamenti richiesti dal mondo del lavoro e dell’impresa, e spesso anche le competenze adeguate. Ma come ogni problema, la prospettiva è almeno ambivalente. Ed anche in questo caso la situazione va affrontata sia nella prospettiva del soggetto discriminato, che in quella della società discriminante. Ora, l’etichettamento e la conseguente marginalizzazione dell’ex-detenuto rappresentano un problema culturale limitante per la sua e l’altrui libertà di pensiero e azione. Diventa, infatti, difficoltoso valutare con serenità la condizione di “persona” dell’uomo-detenuto. E da questo deriva un condizionamento della società che, attribuendo l’etichetta di devianza, stigmatizza nel soggetto interessato questa medesima convinzione. Ma la società è fatta di persone e il valore di ognuno è vitale per l’equilibrio della società stessa. Come ha augurato Benedetto XVI ai detenuti del supercarcere di Sulmona nel luglio 2010, ognuno può trovare la via per dare un contributo alla società secondo le capacità e i doni di Dio. E non è impensabile, non è utopia (questo lo diceva Giovanni Paolo II nel Giubileo nelle carceri, 5), costruire dei cammini di redenzione umana e proporre il bene comune a partire dal grigio mondo del carcere. Quello che condiziona il comportamento del soggetto è la mancanza di futuro. E considerando gli elementi basilari per l’immediato inserimento nel tessuto sociale (ricerca di una abitazione, riconciliazione con la famiglia, adattamento al nuovo stile di vita, sostegno nella ricerca di un’occupazione) è necessario innanzitutto prevedere una mediazione familiare che prepari la famiglia di origine e l’ex-detenuto a ristabilire i rapporti. In realtà, il vero nodo problematico è nella umanizzazione di una società distratta e individualista, che sembra aver perso la percezione di se stessa. Un processo di sviluppo umano integrale vede la sua principale forza e principio nella carità e non si tratta di un coinvolgimento prettamente intellettuale, ma, come troviamo nelle parole pronunciate da Benedetto XVI a Fatima il 13 maggio 2010, di una saggezza del cuore “che offra creatività alle vie conoscitive ed operative tese ad affrontare una così ampia e complessa crisi”. info@giuseppinacapozzi.it

Rapidamente ed equamente

Con 309 voti favorevoli e 298 contrari, la maggioranza di governo ha recentemente approvato la mozione sull’intervento dell’Italia accanto all’Onu in seguito alla grave situazione venutasi a creare in Libia a causa della rivolta civile avvenuta in quel Paese ( a noi così vicino) ed alla quale si è contrapposta la risposta violenta del regime dittatoriale di Gheddafi. Ma prima di arrivare alla energica risposta delle Nazioni Unite, con l’operazione “Odissea all’alba”, vi erano stati numerosi tentativi per far desistere Gheddafi dalla repressione nel sangue dei rivoltosi e dalle violenze indifferenziate verso l’inerme popolazione civile. L’Unione Europea era intervenuta a suo tempo con sanzioni contro il regime libico e l’embargo sulle armi e sugli strumenti che il regime avrebbe potuto usare per reprimere la rivolta. Il Consiglio Europeo approvò il congelamento dei beni di Gheddafi, mentre la Corte Penale Internazionale dell’Aja annunciava l’apertura di una inchiesta per crimini contro l’umanità in Libia preannunciando gli arresti di uomini del dittatore e dello stesso Gheddafi. Nel marzo scorso i rivoltosi proposero a Gheddafi di lasciare subito il potere in cambio di una uscira di scena senza pesanti conseguenze. Ma Gheddafi rispose dissimulando, minacciando, e continuando ad infierire sulla popolazione. Sino alla risoluzione n.1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu con la quale si chiese a Gheddafi un immediato cessate il fuoco e si autorizzava la Comunità internazionale ad istituire una zona di interdizione al volo in Libia ed a utilizzare tutti i mezzi necessari per proteggere i civili ed imporre anche con la forza il cessate il fuoco, ad esclusione di qualsiasi azione che comporti la presenza sul suolo libico di una forza di occupazione. La mozione approvata dal Parlamento italiano si richiama proprio alla risoluzione Onu n.1973, con alcune considerazioni connesse e concesse alla politica interna, ed è in linea con il maggior sentire della comunità internazionale, fermamente convinta della necessità del popolo libico di autodeterminarsi nella piena libertà e democrazia. Ovviamente gli scenari e le paure di una guerra, sia pure vissuta a distanza (ma non troppo), ha posto dei problemi di carattere interno ; primo tra tutti la tragedia dei profughi che fuggono da quei territori martoriati per rifugiarsi in Italia, e che pongono a noi problematiche relative all’accoglienza ed al loro status di rifugiati. Aspetti che andrebbero approfonditi e condivisi in un ambito più allargato quale potrebbe essere quello europeo. C’è la preoccupazione che la guerra civile in Libia possa risultare più complessa , data anche la posizione differenziata dell’Unione Africana, o che possa durare più a lungo del previsto con i conseguenti maggiori esborsi economici nazionali su quel fronte. Certo è che la posizione dell’Italia, come quella della comunità internazionale, non poteva che essere a sostegno della nascita e dello sviluppo di nazioni libere da ogni dittatura. Tenendo comunque ben presente ed l’auspicio del Cardinale Bagnasco “che si svolga tutto rapidamente, in modo giusto ed equo, col rispetto e la salvezza di tanta povera gente che in questo momento è sotto gravi difficoltà e sventure”. Giorgio Rosario Costa

IMMIGRAZIONE

Migrantes: Lampedusa solidale In questo fine settimana nel Mediterraneo e a Lampedusa si sono vissuti ancora una volta momenti drammatici. Anzitutto l’annuncio di un barcone che si è spezzato per i tanti africani in fuga che non è riuscito a contenere. Ancora morte, decine di uomini, donne, bambini, anche neonati che hanno trovato la loro tomba nel Mediterraneo, raggiungendo gli altri 16.000 che negli ultimi dieci anni hanno perso la loro vita nella fuga. Ancora arrivi poi. Oltre 800 persone, che finalmente sono state riconosciute come in fuga da una guerra, da una persecuzione e si sono riconosciute finalmente come “rifugiate” e non più come “clandestine”. È un segno di un cambiamento di linguaggio, di un riconoscimento giuridico che speriamo sia definitivo per tutti coloro che arrivano da un Continente, l’Africa, che soffre, è umiliato, è vittima di dittatori. Lo dicevano in questi giorni anche le persone e le famiglie dell’Africa francofona, che a Modena si sono ritrovate per le “giornate africane” (6-8 maggio), con riflessione sui drammi dell’Africa soprattutto subsahariana, e hanno invocato pace, giustizia, tutela delle vittime di tratta, democrazia partecipativa, condivisione delle risorse. Lampedusa ricorda, con gli sbarchi, alla coscienza europea e del mondo questi drammi dimenticati. E i volontari che si sono gettati in mare, per evitare che nel porto di Lampedusa un’altra barca affondasse al suo arrivo e diventasse luogo di morte per

tante persone deboli e sfiancate, hanno voluto insegnare all’Italia e all’Europa come le persone e le famiglie che stanno arrivando dall’Africa non possono essere abbandonate, ma devono trovare la solidarietà di tutti. Da Lampedusa ritorna un forte appello all’Europa, perché rilegga non solo le proprie frontiere, ma le proprie politiche economiche ed estere, ritrovando nella solidarietà un punto forte della propria identità da costruire e nella legalità la condizione necessaria perché non solo i diritti ma anche i doveri di tutti e di ciascuno siano debitamente osservati. Lampedusa ricorda a tutte le Regioni italiane che il federalismo che è entrato nella nostra Costituzione va necessariamente declinato con la forza dell’uguaglianza, della giustizia e della fraternità.


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FINE VITA E LIBERTÀ

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DOVE

BANCO DI PROVA DOPO LE AMMINISTRATIVE È sbagliato pensare che la Chiesa debba essere ascoltata solo dai credenti. Il rispetto della persona appartiene al nostro patrimonio culturale

Un dogmatismo da sconfessare Si è tutti facilmente d’accordo che un tema come quello del fine vita sia talmente delicato da dover essere affrontato con animo libero e senza dogmatismi. Né in campo religioso, né in campo laico. La posta in gioco è troppo alta. In particolare, ci si deve confrontare con due temi fondamentali, che sono il significato della vita e quello della libertà. Per farlo è sufficiente guardare a quello che millenni di civiltà ci hanno consegnato. L’errore oggi frequente è, invece, quello di pensare di dover scrivere su un quaderno bianco, come se la storia cominciasse con noi. Ora, sarebbe più onesto dire di non essere d’accordo con quello che è stato costruito nei secoli, piuttosto che ingannare gli altri, negandone l’esistenza e le conquiste raggiunte. La cultura occidentale si è formata sulla convinzione che vi sono alcuni punti - chiamati non a caso “valori” - che precedono ogni visione personale, persino quella religiosa. I credenti sono convinti che, non di rado, la fede ha aiutato la ragione a ritrovarli, superando i condizionamenti temporali e i ripiegamenti. È stato così con il principio di uguaglianza che, sostenuto da molti cristiani, ha permesso di giungere all’abolizione della schiavitù; è stato così con il principio ippocratico di beneficenza, che arricchito dalla virtù evangelica della carità, ha portato, per esempio, all’istituzione degli ospedali. Risultato di queste conquiste è la consapevolezza che tutti hanno diritto alla vita - dal concepimento alla morte naturale - e che a nessuno possono essere negate le cure necessarie. Risultati che hanno rafforzato l’idea di come la vita umana non sia un bene disponibile; al contrario, è affidata alla persona e alla società. In questo senso la libertà è responsabilità, cioè accogliere il valore e garantirgli nella concretezza

che resti tale e non sia umiliato. La libertà é onorare quello che è l’altro e quello che è nell’altro. Certo, si dovrà comprendere che cosa onora la persona e che cosa va contro di essa; ad esempio, il vitalismo - cioè il tenere in vita un organismo destinato a morire - non rispetta la dignità della persona. Analogamente, sospendere trattamenti, che non sono medici - anche se garantiti da personale sanitario e nella modalità medica - ma sono di sostegno alla persona, è contro la persona: significa far morire. È il caso specifico dell’alimentazione e dell’idratazione, la cui sospensione si configura come eutanasia. A questa consapevolezza ci hanno condotto secoli di cultura. La maturità permette di valutare attentamente come onorare l’uomo con quanto la medicina oggi permette di realizzare. Così, il “non uccidere” e il “non uccidersi”, che appartengono, prima che alla religione, alla legge naturale, iscritta nel cuore di ogni uomo, sono oggi ancora più possibili, grazie alla terapia del dolore, sviluppata, ormai, anche in forme domiciliari. Insomma, oggi si hanno a disposizione molti più strumenti tecnici per permettere un fine vita “umano”. La generazione odierna può essere contemporaneamente esperta di umanità e capace di gesti di umanità. Chi, al contrario fossilizza il valore della vita come reliquia del cristianesimo, non legge in verità la storia del nostro popolo. Certamente, non si può mai considerare il patrimonio culturale come qualcosa di assimilato dalle persone, per il semplice fatto che esse vengono dopo un’altra generazione. Sì, a differenza di quanto avviene in campo tecnico o economico, dove i progressi di oggi possono sommarsi a quelli del passato, nell’ambito della formazione e della crescita morale delle persone non

esiste una simile possibilità di accumulazione, “perché la libertà dell’uomo - ha scritto il Papa è sempre nuova e quindi ciascuna persona e ciascuna generazione deve prendere di nuovo, e in proprio, le sue decisioni” (“Lettera alla Diocesi e alla Città di Roma sul compito urgente dell’educazione”, 21/01/2008). Anche i più grandi valori del passato non possono semplicemente essere ereditati, vanno fatti propri e rinnovati attraverso una spesso sofferta, scelta personale. Se il rispetto incondizionato alla persona dell’altro e a se stessi appartiene al patrimonio cul-

turale del nostro Paese, è anche vero che la Chiesa lo riesprime frequentemente motivandolo con argomenti razionali e di fede, capaci di gettare una luce forte sulle odierne sfide. In questo modo fa scuola di laicità, perché, nella continuità con la cultura da cui proveniamo, mostra come i diversi saperi si armonizzino tra loro per il bene dell’uomo. Pensare che la Chiesa debba essere ascoltata solo dai credenti praticanti è un nuovo dogmatismo, peraltro sconfessato dall’ultimo referendum in materia di bioetica. Marco Doldi


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ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di Mauro Carlino

Il buon Pastore

Il Vangelo odierno è tratto dal decimo capitolo di Giovanni e tratta del celebre discorso che Gesù dirige ai suoi discepoli, presentandosi come il buon Pastore. Tra i molteplici e profondi insegnamenti che si possono trarre dal Vangelo, mi sembra opportuno soffermarsi proprio su Gesù e rivedere nell’immagine del Pastore l’azione stessa di Cristo non solo in relazione ai suoi discepoli, ma anche in rapporto con le nostre anime. All’inizio del suo discorso il Signore sembra proporre una prima discriminante tra i tanti leaders o capi carismatici che appaiono sulla scena di questo mondo e la sua Persona. Solo Lui infatti è il Pastore che entra nel recinto delle sue pecore per la porta principale. Con questa immagine, il Signore vuol manifestare la sua trasparenza; egli è la Luce che non conosce le tenebre, Egli è lo splendore che non conosce tramonto; Egli è la purezza in cui non vi è nessuna macchia di oscurità. Pertanto, il Signore si presenta ai suoi discepoli, rivelando con franchezza e trasparenza la sua stessa essenza. Prima di donarci il suo essere, egli ce lo rivela. Chi ascolta le parole di Gesù, ne riconosce i segni e ne intende gli insegnamenti ben sa che Egli è il Dio con noi, che ama le sue pecorelle. A tale pastore che entra attraverso la porta, Gesù collega anche l’immagine del guardiano che apre la porta al pastore. Chi è questo guardiano? I Padri della Chiesa, nella loro rilettura del Vangelo, hanno rivisto in tale immagine sia la retta coscienza che illumina le anime, sia i Vescovi, ossia i sorveglianti o guardiani del gregge della Chiesa. Entrambe le letture sono corrette e degne di attenzione. In effetti, il guardiano della nostra anima è proprio la coscienza che, nelle concrete circostanze dell’esistenza, suggerisce ciò che è bene compiere e il male da evitare. Chi ascolta in profondità la propria coscienza non può che riconoscere nella voce di Cristo la stessa Parola di Dio e trovare conforto e consolazione nel vedere che Cristo parla alla coscienza, la illumina, la rende trasparente al bene. Quante volte, nella nostra vita, abbiamo sperimentato che proprio la parola di Gesù ha parlato al nostro cuore, alla nostra coscienza e lo ha illuminato, donandogli il pieno conoscimento del bene da compiere e delle tentazioni da evitare! Allo stesso tempo, però, nel guardiano che apre la porta a Cristo, la Chiesa rivede i suoi pastori, i quali non sono i padroni, ma i servitori del gregge che, come autentiche sentinelle, sono chiamati a riconoscere la presenza del Signore in modo da aprirgli la porta e farlo entrare. Nella voce dei nostri buoni Pastori anche noi riconosciamo la voce di Cristo che ci conosce e ci chiama per nome. Al contrario però quando altri falsi pastori intendano smuoverci dalla fede in Cristo e condurci per altre vie, allora ecco che il gregge di Dio avverte la estraneità del falso pastore all’insegnamento del suo Signore e, in tal modo, la sua voce non può essere ascoltata. Proprio questo secondo aspetto dell’immagine proposta dal Signore offre un’altra chiave di lettura molto utile per i sacerdoti e tutti coloro che, nella Chiesa, hanno un servizio di guida nella comunità. Infatti, se i fedeli non intendono la nostra parola o non sposano le nostre idee, questo può dipendere anche dal fatto che non stiamo più predicando il Vangelo di Gesù, ma semplicemente le nostre opinioni personali… Infine, il Signore usa un’altra immagine, dicendo che Egli è la porta delle pecore. Questa ulteriore affermazione rafforza l’idea che sia proprio Cristo la chiave di volta della vita delle pecore. Tutte quelle anime che si rendono trasparenti dinanzi a Lui si rendono ben conto che non esiste nella vita nessun altro cammino che le possa condurre ai pascoli eterni della felicità e della gioia senza fine.

Venerdì scorso a Lecce il Convegno provinciale dell’Aimc

Maestri cattolici, obiettivo cittadinanza e Costituzione L’Associazione Italiana Maestri Cattolici (Aimc), in collaborazione con l’Ufficio Scuola e Insegnamento della Religione Cattolica dell’Arcidiocesi di Lecce, ha organizzato venerdì 6 maggio, presso l’Auditorium ITS “Deledda” di Lecce, il Convegno Provinciale dal Titolo “Cittadinanza e Costituzione, per educare a vivere nella società odierna”. L’Aimc, dal 1945, è una libera e democratica associazione professionale che riunisce docenti, dirigenti ed ispettori della scuola dell’infanzia e di base. Opera in solidarietà, nella scuola e nel Paese, testimoniando i valori evangelici nel servizio alla persona, attraverso la competenza professionale. Lo slancio ideale dell’Associazione si concretizza nel confronto, nella corresponsabilità, nella laicità, nell’esercizio concreto di democrazia, dimensioni che trovano radicamento nella complessa realtà dell’oggi (www.aimc.it). La Presidenza del Convegno è stata curata dall’ins. Giusy Panzuti, Presidente Provinciale Aimc e coordinata

dal prof. Reno Saquegna, Direttore Ufficio Scuola e Ircdell’Arcidiocesi di Lecce. Dopo il breve saluto della dott.ssa Marcella Rucco, Dirigente dell’Usp di Lecce, sono intervenuti: il prof. Pasquale Moliterni, dell’Università del Foro Italico di Roma, membro della Commissione Cittadinanza e Costituzione del Miur e Consigliere Nazionale Aimc con la relazione dal titolo “Costituzione e Cittadinanza nel curricolo di Scuola”; e la Dirigente Scolastica dott.ssa Anna Leda Farì, Consigliera Nazionale Aimc con il contributo dal titolo “Aspetti educativi del curricolo implicito”. Tante le sollecitazioni didattiche presentate e che i convenuti, non tantissimi, hanno molto apprezzato mantenendo una “curva di attenzione” molto ampia e durata fino alla fine. La breve sintesi, al termine del dibattito, del prof. Reno Saquegna: le “bussole” che ci aiutano a lavorare: il Vangelo e la Costituzione; le “Leggi e le Teorie”, tante e tutte importanti; ma “tutto passa attraverso la qualità della professionalità docente. Le leggi ri-

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L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Domenica 15 maggio 2011 Ore 11 - Amministra la Cresima nella parrocchia Madonna del Pane di Novoli Ore 17 - Amministra la Cresima nella parrocchia S. Domenico Savio a Lecce Ore 19 - Amministra la Cresima nella Matrice di Lequile Lunedì 16 maggio 2011 Ore 19 - Celebra la S. Messa a Giorgilorio Mercoledì 18 maggio 2011 Mattina - Udienze Ore 19 - Amministra la Cresima nella parrocchia di S. Francesco a Campi Sal.na

Giovedì 19 maggio 2011 Ore 17.15 - Chiude l’Anno Formativo della Scuola di base a S. Giov. Battista a Lecce Ore 19 - Amministra la Cresima nella parrocchia S. Giovanni Vianney a Lecce Venerdì 20 maggio 2011 Partecipa al Convegno Acos presso la Casa circondariale Sabato 21 maggio 2011 Ore 19.30 Amministra la Cresima nella parrocchia Ss. Angeli Custodi a San Pietro Vernotico

SALENTO FRANCESCANO

di frà Paolo Quaranta

Ladri o pastori? Giocando sempre in nostro favore, Gesù questa domenica ci mette in guardia da un personaggio definito “ladro” ed “estraneo”… Ma chi è? Sicuramente, in prima battuta, Gesù sta pensando ai falsi profeti e agli pseudo-messia del suo tempo che si spacciavano per inviati da Dio e liberatori del popolo, mentre in realtà non facevano altro che mandare la gente a morire per loro. Penso nella categoria degli “estranei” che non entrano per la porta, oggi, ma si introducono nell’ovile di soppiatto, che “rubano” le pecore e le “uccidono” potremmo rischiare di entrarci anche noi. Provo a spiegarmi partendo, invece che dal dato negativo, dalla felice esperienza che Francesco d’Assisi fa del fratello, dal comportamento profondamente fraterno ed umanizzante che nutre per tutte quelle “pecore” riconosciute parte dell’unico “ovile” del Suo Signore e che sente essere affidate anche a lui. L’atteggiamento fraterno di Francesco non si deve al fatto che nella sua vita non abbia cozzato contro resistenze, ma al fatto che seppe superare ogni tipo di difficoltà e di opacità, per la profonda convinzione che Dio sta in

tutti e che tutti e tutto partecipiamo di una medesima origine e di uno stesso destino. Francesco, al servizio degli uomini, non cercò di strumentalizzarli, ma li rispettò con grande cortesia e finezza, a tal punto che Chesterton diceva di lui che sicuramente fu “l’unico democratico del mondo completamente sincero”. Il santo di Assisi trasmette ai suoi questa sua innata simpatia per tutto ciò che è umano e naturale. Perciò non si addice al comportamento francescano essere inopportuni guastafeste, demolitori, sistematicamente negativi e contraddittori. Il passaporto del francescano, per girare libero nel mondo, è la sua incontenibile simpatia, il suo buon umore, il suo vivo sentimento della fratellanza universale, e la sua stessa persona come luogo di pace e riconciliazione umana (J.A. Merino). M. Heiddegger sosteneva che “il problema attuale consiste nell’apprendere ad esistere e ad abitare”; allora dobbiamo ricercare e trovare quelle forme più adeguate e complete, da “pastori” e non da “ladri”, perché l’uomo possa realizzare pienamente la sua esistenza, e abitare in un mondo più umanizzato e più familiare. Francesco può offrire al

mondo di oggi una nuova ispirazione, un nuovo stile, un ringiovanimento e un modo nuovo di abitare. È urgente che noi ci ricordiamo più spesso che tutti sono degni della nostra attenzione e del nostro rispetto. L’uomo francescano si adopera per conoscere l’Altro ed in Lui gli altri, perché già sente di amarli dello stesso amore del Buon Pastore; e poiché li ama li rispetta, rispettandoli li ammira, e ammirandoli si sorprende delle meraviglie inedite, che irrompono nella nostra vita quotidiana. La vita stessa ci stimola a rimanere sempre in cammino, a creare nuove forme di esistenza; quando queste saranno private a noi stessi ed agli altri, allora saremo dei “ladri”, dei “defraudatori”, dei “detrattori”, ancora attaccati ai panni di un uomo vecchio che non espande profumi nuovi di Redenzione. Solo chi dice “basta” alla vita è irrimediabilmente invecchiato. E allora? Che strada abbiamo scelto per entrare nella vita, quella vera? Saltando la staccionata o entrandoci per la porta? Totò diceva: “siamo uomini o caporali”; Gesù e Francesco ci interrogano: “Siamo ladri o pastori”?

mangono lì, così le teorie, i desideri e le intenzioni del Ministero se non c’è la qualità professionale nulla si traduce nella realtà quotidiana dell’educazione dei ragazzi. Poi il riferimento all’ecosistema culturale e sociale al cui “centro ci sia il soggetto in età evolutiva”. È chiamata i causa l’attenzione dei Dirigenti perché riescano a sollecitare e a coinvolgere tutti gli organismi di educazione e formazione per costruire un mondo di legalità. “Cittadinanza e Costituzione” da trasferire “in segni” con un curricolo esplicito e che in Italia ha una lunga storia con risvolti e dimensioni sia disciplinari che interdisciplinari (relazione del prof. Moliterni), e soprattutto il “curricolo implicito” (intervento della dott.ssa Farì) dove tutti i componenti della scuola, e non solo il corpo docente, devono “dar segni” di cittadinanza e legalità per creare la “noità”. In chiusura, il prof. Saquegna con una frase di don Milani che “cercava di leggere il futuro negli occhi dei suoi ragazzi”. Tommaso Dimitri


L’Ora del Salento

Lecce, 14 maggio 2011

AZIONE CATTOLICA

catholica CHIESA DI LECCE

Le attività di maggio

XIV ASSEMBLEA NAZIONALE Educazione, laicità, servizio alla società e alla vita civile

Un Messaggio chiaro alla Chiesa e al Paese “L’esperienza democratica vissuta in questi giorni esprime la nostra passione associativa”, ha affermato il presidente nazionale di Ac, Franco Miano, nell’intervento finale che ha chiuso la XIV assemblea nazionale dell’Azione cattolica italiana, celebrata a Roma dal 6 all’8 maggio scorsi. Anche una delegazione leccese tra gli oltre 900 partecipanti, in rappresentanza di tutte le diocesi d’Italia e degli oltre 350mila soci dell’associazione laicale più antica del Paese. Dopo la proclamazione del nuovo Consiglio nazionale e l’approvazione del Documento finale è stato diffuso un “messaggio alla Chiesa e al Paese” che riassume alcuni degli elementi approfonditi durante i lavori (educazione, laicità, servizio alla società e alla vita civile). Tra le “scelte associative” che vengono proposte al dialogo “con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, alle parti politiche, ai corpi intermedi, alla società civile, alle altre associazioni laiche e cattoliche”, figurano “il rispetto assoluto della vita e di ogni vita”, il “riconoscimento e la promozione della famiglia”, “la sobrietà delle scelte quotidiane”, “la solidarietà e la scelta preferenziale per i poveri, gli stranieri e le famiglie in difficoltà”. E ancora: “il senso del dovere professionale e il valore dello studio”, “la coerenza tra sfera privata e sfera pubblica”, “l’attenzione alla vita amministrativa e politica delle città e del Paese”. “L’Azione cattolica è una forza educativa qualificata, sostenuta da buoni strumenti, da una tradizione più che centenaria”, ha ricordato Benedetto XVI in un messaggio inviato ai partecipanti all’inizio dei lavori assembleari, citando l’educazione di “bambini e ragazzi con l’Acr”, la realizzazione di “percorsi educativi con adolescenti e giovani”, la “formazione permanente per gli adulti”. Il Papa ha poi invitato a essere “palestre di santità, in cui ci si allena a una dedizione piena alla causa del Regno di Dio, a un’impostazione di vita profondamente evangelica che vi caratterizza come laici credenti nei luoghi del vivere quotidiano”. “Santità - ha aggiunto il Pontefice - significa per voi anche spendersi al servizio del bene comune secondo i principi cristiani, offrendo nella vita della città presenze qualificate, gratuite, rigorose nei comportamenti, fedeli al magistero ecclesiale e orientate al bene di tutti”. È la “formazione all’impegno culturale e politico”, “compito importante, che richiede un pensiero plasmato dal Vangelo”. Oggi in particolare, ha precisato il Papa, “la vita pubblica del Paese richiede un’ulteriore generosa risposta da parte dei credenti, affinché mettano a disposizione di tutti le proprie capacità e le proprie forze spirituali, intellettuali e morali”. Anche il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, attraverso un suo messaggio ha ricordato che “l’Azione cattolica è divenuta un’importante componente del tessuto sociale del Paese. Grazie anche alla guida illuminata di responsabili illustri - e il pensiero non può non andare alla memoria di Vittorio Bachelet - essa ha saputo rinnovarsi seguendo non soltanto gli indirizzi scaturiti dal Concilio Vaticano II, ma anche i fermenti politici, sociali e culturali che hanno scandito la nostra storia recente”. Ad aprire l’ultimo giorno assembleare, la celebrazione eucaristica presieduta dal card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che ha espresso

“la vicinanza affettuosa e incoraggiante dei vescovi italiani”, “certo che le decisioni maturate in questi giorni sono state guidate dalla vostra preghiera e dall’amore per la Chiesa: è questo che rende viva e vitale l’Azione cattolica”. La formazione integrale delle persone, “che voi ben conoscete e che perseguite”, richiede oggi un supplemento di consapevolezza e d’impegno. “La cura della vita spirituale attraverso la preghiera e la vita sacramentale, la conoscenza amorosa e docile delle Scritture, del Catechismo della Chiesa cattolica, della Dottrina sociale, del Magistero, la faticosa e severa intelligenza della storia nei suoi movimenti e complessità, il servizio e la testimonianza - ha aggiunto Bagnasco - costituiscono gli elementi irrinunciabili dell’itinerario formativo ai vari livelli di età”. Criteri, ha precisato, “che richiedono tempo, costanza e anche fatica”, ma “senza dei quali ogni analisi del presente rischia il generico e, soprattutto, luoghi comuni e letture parziali”, rendendo “la presenza dei cattolici nella storia una presenza ina-

MASS MEDIA

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Domenica 15 maggio 2011 48^ Giornata di preghiera per le vocazioni “Quanti pani avete? Andate a vedere …”

Da lunedì 23 maggio a venerdì 27 maggio 2011 Il Vescovo partecipa alla Sessione del Consiglio Permanente della Cei

Giovedì 19 maggio 2011 Conclusione anno formativo della Scuola di pastorale Parr. “S. Giovanni Battista”, h. 17.15 Venerdì 20 maggio 2011 Ritiro del Clero (Sacerdoti e Diaconi) - Nuovo Seminario, h. 9.30

deguata, incapace di porre un giudizio di valore sulle cose, e quindi inefficace rispetto a quell’essere ‘lievito e sale, luce e città posta sul monte’, che è un unico e indivisibile imperativo evangelico”. L’Azione cattolica, aveva ricordato ieri l’assistente generale, mons. Domenico Sigalini, ha messo Gesù “al centro del suo cammino formativo” e “lo vuole sulla barca dell’assemblea, come luce e sale, per vivere la fede e amare la vita. Se non c’è lui, giriamo a vuoto tutte le miglia dei nostri contorcimenti e vani sproloqui”. Tra i presenti all’Assemblea anche il card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontifico Consiglio per i laici, che ha lodato “la straordinaria vitalità e il dinamismo missionario dell’Ac”, che “suscitano nella Chiesa universale grande ammirazione e speranza”; mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, che è intervenuto portando “il saluto e l’incoraggiamento di tutti i vescovi italiani” ; mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliare di Gerusalemme e vicario patriarcale latino per

di Adolfo Putignano

Sabato 28 maggio 2011 Cabaret e quadrangolare di Calcetto pro G.M.G. di Madrid Palazzetto dello Sport - Lecce, h. 20.00

Israele, che ha evidenziato l’opera miEmilio Inzaurraga, presidente nazionale dell’Ac argentina e coordinatore del r a b i l e d e l l ’ A

c

p e r l a T e r r a

S a n ta

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segretariato Fiac, che ha guidato la delegazioni dei rappresentanti delle AC di molti paesi del mondo. Salvatore Scolozzi

SEGNALI DI LAICALITÀ/25

di Tonio Rollo

Abitanti digitale ed educazione Co.co.co... dimmi tre parole! La tecnologia, con la serie d’innovazioni che provocano una situazione socioculturale di transizione e per alcuni aspetti di autentica rivoluzione, sta favorendo un’imponente emissione d’informazioni e una considerevole fruizione di comunicazione: avviene così che la vasta offerta dei contenuti sta suddividendo e nello stesso tempo determinando in maniera nuova la comunità umana. Forse l’uomo contemporaneo percepisce in modo molto limitato la celerità dello sviluppo tecnologico, e quindi biologico, psichico e culturale, in atto, per cui non ha adeguata consapevolezza dei mutamenti epocali ai quali deve continuamente e faticosamente adeguarsi per la presenza dei newsmedia. I rapporti interpersonali diventano, intanto, molto più numerosi e nello stesso tempo più rapidi e spesso superficiali. I vari linguaggi del giornalismo, della pubblicità, della radio, della televisione, del cinema, della Rete informatica condizionano poi il reperimento delle conoscenze e il loro utilizzo, provocando in modo consistente la partecipazione dei destinatari e la configurazione della situazione in cui si percepiscono gli eventi, tanto che il Papa lo scorso 28 febbraio ha sostenuto: “Il pensiero e la relazione avvengono sempre nella modalità del linguaggio, inteso naturalmente in senso lato, non solo verbale. Il linguaggio non è un semplice rivestimento intercambiabile e provvisorio di concetti, ma il contesto vivente e pulsante nel quale i pensieri, le inquietudini e i progetti degli uomini nascono alla coscienza e vengono plasmati in gesti, simboli e parole. L’uomo, dunque, non solo «usa» ma, in certo senso, “abita” il linguaggio”. Dall’uomo “alfabetico”, che faceva riferimento alla parola per cui era definito “acustico” da Marshal McLuhan, si passa così a quello “visivo”. In tale condizione, pure la religione cristiana svela in misura ancor più evidente la sua dimensione alternativa, propria della forte innovazione personale, etica e culturale apportata da Gesù, e, come sostiene argutamente il noto studioso Pierre Babin, si manifesta realmente “telegenica”. Certo, ciò comporta pericoli e nello stesso tempo forti sollecitazioni al rinnovamento: “I rischi che si corrono sono sotto gli occhi di tutti: la perdita dell’interiorità, la superficialità nel vivere le relazioni, la fuga nell’emotività, il prevalere dell’opinione più convincente rispetto al desiderio di verità. E tuttavia essi sono la conseguenza di un’incapacità di vivere con pienezza e in maniera autentica il senso delle innovazioni”, ha rilevato appunto il Papa. Un ulteriore approfondimento sulle nuove forme di comunicazione e sul quadro che emerge nell’ambito sociale ed etico sarà svolto dal 19 al 21 maggio a Macerata, in occasione del convegno nazionale “Abitanti digitali”, promosso dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Cei. Con i moderni strumenti massmediali, la nuova situazione culturale coinvolge le relazioni interpersonali e sociali, poiché l’interattività nello scambio di notizie e di dati influisce sulla considerazione del presente e sulla progettazione del comune futuro, come sostiene ancora Benedetto XVI: “I nuovi linguaggi che si sviluppano nella comunicazione digitale determinano, tra l’altro, una capacità più intuitiva ed emotiva che analitica, orientano verso una diversa organizzazione logica del pensiero e del rapporto con la realtà, privilegiano spesso l’immagine e i collegamenti ipertestuali”. Già gli “Orientamenti pastorali” dei vescovi italiani per l’attuale decennio, rilevando che “la tecnologia digitale, superando la distanza spaziale, moltiplica a dismisura la rete dei contatti e la possibilità di informarsi” (n. 51), avevano sottolineato il notevole interesse della Chiesa per l’uso dei mass media e per l’ “imponente” loro influsso nell’ambito educativo e formativo. Scienze dell’educazione, attività pastorale e formazione massmediale sono chiamate, necessariamente, a interagire in modo notevole all’interno dei processi di maturazione umana e cristiana.

Se si potesse racchiudere in tre parole il terzo convegno ecclesiale delle diocesi della Puglia forse quelle che vengono suggerite dalle proposizioni finali affidate alla Conferenza Episcopale apula sembra essere: corresponsabilità, condivisione, comunità. Tre indicazioni (tutte inizianti per co-) che nascono dai dodici gruppi di approfondimento in cui si sono divisi i delegati al Convegno di San Giovanni Rotondo nello scorso fine aprile. I lavori dell’assemblea che ha riunito le diciannove diocesi della Puglia sono stati divisi in un giorno di ascolto e un altro di confronto. Il cuore dell’evento, è stato detto più volte, è stato naturalmente il secondo, quando in modo molto garbato ed efficace c’è stata la possibilità di giocare al “chi vuol essere sintetico”. Questo nuovo gioco di ruolo è suddiviso in più fasi: durante la prima uno sceglie l’idea che più gli è rimasta in mente dall’ascolto del giorno prima, poi la confronta con altri due per tirare fuori un’idea unica che sintetizzi le tre; la seconda fase del gioco prevede un secondo passaggio uguale al primo e un nuovo confronto in gruppi di numeri gemelli per tentare di partorire un unico pensiero comune e alla fine, siamo alla terza fase, il risultato della riflessione dei gruppetti si concentra in una specie di pensée unique. I pro del pio-gioco sono rappresentati dall’immediato tentativo di arginare chi esce dal letargo in occasioni assembleari per ubriacare tutti di frasi fatte, nel misero tentativo di dimostrare che si è studiato a casa, e dal costringere al confronto face-toface chi, al di là del traccia da svolgere, fa l’arringa in difesa del proprio gruppo di appartenenza, come se la Chiesa universale fosse solo quella che lo sopporta. E in questo il gioco sembra riuscito! Esportabile, anche se con qualche correzione! Le proposizioni dei gruppi, chiamate, presentate a conclusione dei lavori sono consultabili sul sito dell’Istituto Pastorale pugliese (.org - per chi volesse leggerle) e rappresentano una buona base di riflessione sia per

i vescovi della Regione che dovranno in seguito stilare un documento, sia per tutti i battezzati cui sta a cuore il cammino che si sta percorrendo. Partendo dalla constatazione che il lavoro di sintesi è stato limitato all’interno dei gruppi di studio, anche per una questione di tempi a disposizione, quanto è stato partorito sembra molto simile tanto nelle proposte, quanto nell’analisi della situazione. Non è essendoci stata effettiva contaminazione tra gli uni e gli altri è singolare che ci sia stato un tale effetto eco. Tre si è detto le parole che sintetizzano il tutto: corresponsabilità, condivisione e comunità. Certamente non parole nuove, ma forse sono intese in modo nuovo. Corresponsabilità o, come ci ha chiarito l’arcivescovo di Lecce la scorsa settimana (OdS del 7.5.11, p.7), presa in carico insieme delle specifiche responsabilità porta all’idea che nell’unico Popolo di Dio non si deve fare da supporto ad altri che hanno un peso, ma che ciascuno deve sopportare il proprio giogo accanto all’altro. Questa idea la si ritrova in diverse proposizioni, particolarmente quelle che si sono concentrate sul compito dell’accompagnamento dell’altro, sia singolo (giovane, bambino, lontano, cittadino, profugo, ecc.), sia insieme di persone (famiglia, parrocchia, comunità, movimento, città, nazione, umanità). L’invito più frequente è stato quello di tracciare, programmare, realizzare percorsi di formazione e di impegno comuni, senza “compartimenti a chiusura stagna”, direbbe qualche dotto oratore. Insieme tutti i battezzati, oltre la propria vocazione. Questo porta a sentirsi vera comunità, reale famiglia di famiglie. Credibile luogo dove si sperimenta un esercizio nuovo e rivoluzionario: il discernimento comune. Ma il criterio della multipla attestazione può essere ancora sinonimo di storicità o è un vuoto ripetere di parole vuote come lo starnazzare come vecchie galline che fanno co..co..co?


L’Ora del Salento

Lecce, 14 maggio 2011

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

Gestione separata Inps: da giugno iscrizione solo online

Novità per chi deve iscriversi alla Gestione separata Inps: tra poco l’iscrizione sarà possibile esclusivamente online. Da giugno, infatti, le domande d’iscrizione alla Gestione separata andranno presentate all’Inps esclusivamente online. Lo ha stabilito lo stesso ente di previdenza, con la circolare n. 72 del 4 maggio scorso, disponibile integralmente sul sito internet www.inps.it. Anche le funzionalità di iscrizione alla Gestione separata sono disponibili sul sito dell’istituto previdenziale, nella sezione “servizi online”. Chi non ha la possibilità di collegarsi ad internet potrà comunque effettuare l’iscrizione chiamando il Contact Center telefonico integrato Inps-Inail, che risponde al numero gratuito 803.164, senza prefisso da tutta Italia. Un altro aspetto della contribuzione alla Gestione separata è stato poi disciplinato dal medesimo Istituto con la circolare precedente, la n.71, pubblicata lo stesso giorno. L’Inps ricorda che, in base all’articolo 39 del collegato lavoro (legge 183/2010), per i committenti che non hanno versato le ritenute previdenziali e assistenziali viene attivato un procedimento che comporta l’obbligo della contestazione o della notifica dell’avvenuto accertamento della violazione, con l’intimazione ad adempiere al pagamento entro tre mesi. Trascorsi i tre mesi dalla contestazione o dalla notifica dell’accertamento della violazione - ha spiegato ancora l’Inps nella circolare - anche in presenza di avvenuto adempimento, re-

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

sta fermo l’obbligo di effettuare in maniera tempestiva la denuncia di reato all’autorità giudiziaria. Poiché il collegato lavoro è entrato in vigore il 24 novembre, questa disposizione si applica dalle denunce Emens con competenza novembre 2010, scadute il 16 dicembre successivo. Ricordiamo che la Gestione separata è un fondo pensionistico che nasce con la legge 335/95 di riforma del sistema pensionistico, anche nota come riforma Dini. Scopo della riforma pensionistica era, fra gli altri, quello di assicurare la tutela previdenziale a categorie di lavoratori fino ad allora escluse: tra le altre, i professionisti non iscritti a casse previdenziali e la quasi totalità delle forme di collaborazione coordinata e continuativa (i cosiddetti CoCoCo) che fino ad allora non avevano mai beneficiato di alcuna disciplina specifica, né giuridica, né previdenziale. Ricordiamo, inoltre, che nelle collaborazioni coordinate e continuative (sia a progetto che non) e similari, il contributo è per 2/3 a carico del committente e per 1/3 a carico del collaboratore. L’obbligo di versamento compete tuttavia al committente, anche per la quota a carico del lavoratore, che viene pertanto trattenuta in busta paga all’atto della corresponsione del compenso. Il versamento va effettuato con modello F24 ed il termine di scadenza è il giorno 16 del mese successivo a quello di pagamento del compenso, in armonia con le disposizioni in materia di riscossione unificata.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

Il Tar promuove lo studente bocciato dal Liceo Non riusciva a nascondere il disappunto, provato venerdì scorso, 6 maggio, leggendo la stampa quotidiana regionale. Teneva fra le dita tre ritagli, in uno dei quali campeggiava un titolone: “Bocciato, farà la maturità grazie al Tar”. È un esempio d’informazione, questo - diceva il professore di diritto, visibilmente contrariato - che potrebbe fare apparir fondata l’antica idea di chi pensa che l’opera degli insegnanti somigli alla tela di Penelope. Mentre nelle scuole si continua a parlare di Cittadinanza e Costituzione e del doveroso stile di rispetto verso i titolari delle funzioni pubbliche, che dovrebbe caratterizzare ogni cittadino, accade di leggere su giornali espressioni del genere, peraltro pronunciate proprio da chi è al vertice d’una scuola: “Ma può essere il Tar a decidere se uno studenti meriti di essere promosso o bocciato?”. Per essersi posta una domanda del genere, il pur generoso Preside avrà dovuto cancellare dal suo patrimonio culturale l’art. 113 della Costituzione, che dà ad ogni cittadino il diritto di rivolgersi ad un Giudice, per chiedere che verifichi se un determinato atto d’una pubblica amministrazione sia conforme alla legge. E la scuola non è forse un’istituzione della pubblica amministrazione? E la deliberazione del Consiglio di classe che promuova, o bocci, uno studente, non è, forse, un atto amministrativo-didattico, che il Giudice ha l’obbligo di valutare, per accertarne il rispetto delle leggi esistenti? Quel che mi dispiace - ha precisato il professore di diritto - è che dubbi del genere potrebbero far nascere negli studenti l’opinione, chiaramente erronea, che, con la sentenza che ha accolto il ricorso dello studente bocciato dalla scuola, il Tar abbia esorbitato dalla propria funzione, compiendo quasi un abuso. Ma chissà, poi, perché è stato detto che il Tar ha promosso lo studente? Se c’è una verità chiara, come la luce del sole in agosto, è la norma del Regolamento sulla valutazione degli studenti, del 22 giugno 1999, la quale proclama che promozioni e bocciature possono essere decise soltanto dal Consiglio di classe, in base agli indirizzi generali, deliberati dal Collegio dei docenti del Liceo. L’avvocato che ha redatto il ricorso non avrà chiesto al Tar che promuovesse il giovane; il legale si sarà limitato ad invitare i Giudici a verificare, fra l’altro, se la deliberazione del Consiglio di classe fosse conforme al Regolamento sulla valutazione. Accogliendo il ricorso per uno, o per più d’uno, dei motivi proposti dall’avvocato, Il Tar non ha dichiarato promosso il giovane. Neanche per sogno! Ha soltanto annullato la deliberazione del Consiglio di classe. Ora, spetterà al Dirigente scolastico del Liceo riunire di nuovo il Consiglio, stando bene attento a comporlo secondo le indicazioni che il Tar ha espresso nella motivazione della sentenza. Il Consiglio pronuncerà un nuovo giudizio, perché dall’ottobre scorso, il giovane sta frequentando la 3^ liceale senza possedere il necessario titolo di ammissione alla frequenza di quella classe. Lo stesso Consiglio di classe sarà assolutamente sovrano nella sua nuova decisione. Potrà dir di tutto.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Spray nasale contro il dolore Il 60% dei pazienti con dolore cronico oncologico presenta durante la giornata dei picchi di dolore, nonostante gli siano somministrati farmaci a orari prestabiliti. Si tratta del BreakThrough cancer Pain (BTcP), un problema che presenta pesanti ripercussioni a livello fisico e psicologico sul paziente, ma anche un impatto significativo sui costi sociosanitari. La novità, che potrebbe presto arrivare anche nel nostro Paese, è uno spray nasale a base di fentanyl. L’episodio di BTcP ha un decorso temporale limitato, con un picco dell’intensità a tre minuti dall’insorgenza, una durata media di trenta minuti, ma inferiore a un’ora nel 90% degli casi, e una frequenza media giornaliera di 1-4 episodi. Doloredoc.it ha recentemente condotto uno studio per verificare la conoscenza della patologia tra medici di medicina generale e specialisti del dolore. Molti dei clinici coinvolti ritengono necessario un approfondimento sulla conoscenza della patologia, soprattutto per quel che riguarda le attuali opzioni terapeutiche (53%) e la corretta diagnosi (30%). Augusto Caraceni, Direttore Struttura Complessa Cure palliative, Terapia del Dolore e Riabilitazione Fondazione Irccsi Istituto Nazionale dei Tumori, afferma:

“A oggi non esiste un protocollo riconosciuto per il trattamento del breakthrough cancer pain nei pazienti con dolore cronico oncologico e nessuno dei farmaci finora disponibili rispecchia pienamente l’andamento temporale di questo particolare tipo di dolore. La maggioranza delle attuali strategie di gestione comprende l’uso di medicazioni di salvataggio che, nella pratica standard, sono spesso rappresentate da una dose addizionale dello stesso oppioide usato per gestire il dolore cronico di base del paziente”. Occorre dunque un farmaco ad hoc, comodo, con un rapido inizio d’azione ed effetti collaterali minimi: Instanyl è il primo farmaco analgesico con somministrazione intranasale a base di fentanyl, indicato per il trattamento del BTcP in adulti ai quali sia già somministrata una terapia oppioide di mantenimento per il dolore cronico oncologico. Andrea Galanti, Direttore Medico Grünenthal, ha spiegato che “Questo nuovo farmaco è stato studiato per aderire alle esigenze di trattamento del breakthrough cancer pain, assicurando una rapida insorgenza dell’analgesia, una breve durata di azione, praticità d’uso da parte del paziente, insieme a un buon profilo di tollerabilità”.

Infantofilia: vincere Erode È l’infantofilia l’ultima frontiera del mondo pedofilo che ha visto, nel 2010, quasi raddoppiare il numero dei propri siti. È quanto emerge dal rapporto dell’associazione Meter, da oltre 20 anni attiva a difesa dell’infanzia. “La questione degli abusi sessuali è stata dibattuta in questi anni in quanto anche la Chiesa è stata coinvolta per i motivi che conosciamo. L’attività di Meter è in concreto la dimostrazione che la Chiesa è coinvolta per lottare contro gli abusi sessuali su minori a tutto campo anche nelle forme nuove che questo terribile dramma prende nella nostra società. Questi fatti sono immensamente più ampi di quanto solitamente viene trattato nei media. Bisogna unire le forze, anche con le istituzioni, ed essere solidali a livello sociale per affrontare e risolvere questi drammatici problemi”. I siti con contenuto pedofilo denunciati da Meter nel 2010 sono stati 13.766, con un aumento di quasi il 100% rispetto al 2009 quando le segnalazioni erano state 7.240. Nell’opera di monitoraggio Meter ha contato 69.850 bambini abusati, da neonati di pochi giorni fino a quelli di 11-12 anni, l’età preferita dagli “infantofili” e dai “pedofili”. “Le violenze sessuali perpetrate, ha detto don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter, sono delle più tragiche e inenarrabili, riscontrabili spesso in contesti familiari e criminali. Abbiamo riscontrato delle violenze a cui i bambini sono sottoposti con animali”. Nell’80% dei casi i pedofili si annidano su Internet dove operano su indirizzi con estensione .info, .com, .net, mentre nel restante 20% usano domini specifici di determinate aree geografiche. Il 57% dei siti si trova in Europa, il 38% in America, il 4% in Asia e lo 0,40% in Africa. Singolare il fatto che per l’Africa il 100% dei domini segnalati è in Libia, uno dei nuovi “paradisi pedofili”. Per quanto riguarda i social network, Meter segnala “con soddisfazione una diminuzione della presenza di pedofili, questo probabilmente a causa dei maggiori controlli attuati. Nel 2009 le segnalazioni alla Polizia postale sono state 851, nel 2010 solo 315. Tra i network più gettonati: Grou.ps (143 segnalazioni), Ning (88), Facebook (42) e Socialgo (20), con Facebook in crescita da quota 20 all’attuale 42. Scendono anche foto e video: nel 2009 i pedofili si sono serviti dei social network per caricare 29.250 foto, nel 2010 sono scese ad appena 9.750, ossia un decremento del 66% circa. Crollo dei video, passati da 2.607 a soli 896. Sono altre le strade telematiche battute dagli orchi. E una di queste è rappresentata dal file sharing, il peer to peer: 209 files segnalati contenenti 111.692 tra immagini e video di bambini abusati. Il 99% sono foto, l’1% video. “Prodotti veloci da commercializzare. Il peer to peer - ha spiegato don Di Noto - è comodo per i pedofili e redditizio: il 70% delle indagini effettuate riguarda la detenzione, produzione e divulgazione di materiale pedopornografico”. Il volume annuo d’affari legato alla pedofilia è di 14 miliardi di euro. Insieme all’infantofilia, bambini da 0 a 2 anni abusati, cresce anche il fenomeno della pedofilia culturale, “la proliferazione di siti internet nei quali la violenza sessuale sui minori viene presentata come una ‘libera scelta che aiuta a crescere’ il bambino”.

La giustizia tributaria e i cittadini Per instaurare un giudizio innanzi le Commissioni provinciali il ricorrente deve notificare il ricorso alla parte che ha emesso l’atto (o che ha omesso l’atto richiesto). Il ricorso deve essere proposto alla controparte, a pena di inammissibilità, entro 60 giorni dalla notifica dell’atto impugnato, fatta salva la sospensione feriale di 46 giorni. Il ricorso contro il rifiuto tacito dell’ente impositore alla restituzione di tributi, sanzioni, interessi ed altri accessori non dovuti, può essere proposto dopo 90 giorni dalla domanda di restituzione (presentata entro i termini stabiliti da ciascuna legge d’imposta o, in mancanza, entro 2 anni dalla data del pagamento, o dal giorno in cui si è verificato il presupposto per la restituzione, se posteriore), e fino a quando il diritto alla restituzione non si sia prescritto. La proposizione del ricorso, di per sé, non è sufficiente per l’avvio del processo tributario: è necessario che il ricorrente si costituisca in giudizio. La costituzione in giudizio riguarda anche la parte resistente per la quale, però, rappresenta solo una facoltà e non un obbligo. Il ricorrente deve, entro 30 giorni decorrenti dalla data di proposizione del ricorso, depositare o spedire tramite il servizio postale (con plico raccomandato senza busta con avviso di ricevimento) alla segreteria della Commissione un apposito fascicolo contenente: il ricorso in originale; l’originale o la fotocopia dell’atto impugnato, se notificato; ulteriori documenti, in originale o fotocopia, utili per il procedimento; un’apposita nota di deposito a lettura ottica, che attualmente consente l’accesso informatico al fascicolo per avere informazioni sui ricorsi presentati e sullo stato del processo. Il mancato rispetto del termine di 30 giorni o la difformità dell’atto depositato da quello consegnato o spedito, rende inammissibile il ricorso. Tale inammissibilità è rilevabile, anche d’ufficio, in qualsiasi stato e grado del giudizio, anche nel caso di costituzione in giudizio dell’Ufficio finanziario. La parte resistente, se ritiene di partecipare attivamente al processo, ha l’onere di costituirsi in giudizio entro 60 giorni, decorrenti dal giorno in cui il ricorso è stato notificato, consegnato o ricevuto tramite il servizio postale. La costituzione avviene con un atto analogo a quello del ricorrente, cioè mediante deposito di un fascicolo contenente le proprie controdeduzioni, la nota di deposito a lettura ottica e altri documenti utili per il processo offerti in comunicazione. Le controdeduzioni contengono le difese della parte resistente sui motivi addotti dal ricorrente e indicano le prove di cui l’Ufficio intende avvalersi. Esse sono redatte in tante copie quante sono le parti in giudizio. La parte resistente che si costituisce tardivamente, cioè dopo i 60 giorni, o che non si costituisce affatto, non ha diritto alla notificazione dei normali atti processuali dei quali ricevono comunicazione le parti regolarmente costituite. L’inerzia del resistente non determina l’automatico accoglimento della domanda del ricorrente. Giangaspare Donato Toma


L’Ora del Salento

Lecce, 14 maggio 2011

speciale

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ITALIA WAVE L’EVENTO DELL’ESTATE SALENTINA Dal 14 al 17 luglio nel Salento artisti internazionali di grande fama attireranno masse di giovani italiani e stranieri

A Lecce la musica del mondo

Dal 14 al 17 luglio la città di Lecce ospiterà l’Italia Wave Love Festival, il prestigioso evento di musica e cultura giovanile, da sempre attento alle avanguardie musicali, sociali, culturali. Alla manifestazione parteciperanno prestigiosi artisti di fama nazionale ed internazionale e i primi classificati per ogni regione nei concorsi Italia Wave band e Elettrowawe challenge, organizzati ogni anno dalla Fondazione Arezzo Wave Italia, per i quali sarà una vetrina d’eccezione. Il noto festival, che è in testa alle classifiche delle manifestazione estive italiane ed è molto conosciuto e apprezzato anche all’estero, è nato ad Arezzo, che lo ha ospitato per vent’anni come “Arezzo Wave”, per poi passare a Firenze e a Livorno. Per festeggiare la venticinquesima edizione si sposta dalla Toscana e approda in Puglia, in particolare nel Salento, regione da sempre luogo di transito, di contaminazioni e fermenti culturali e musicali, come dimostra il successo di iniziative quali la Notte della Taranta e di gruppi come i Sud Sound System e i Negramaro. Una terra ponte sul Mediterraneo tra Oriente e Occidente e, quindi, luogo naturale della ricerca di sonorità originali che esprimono nuovi valori e propongono nuove formule di convivenza. Significativa perciò la scelta di Lecce da parte di Mauro Valenti, direttore del festival, per l’atteso evento. Innovative dimensioni musicali si diffonderanno nella città barocca, unendo passato e presente in una vitale sinergia in grado di incuriosire, affascinare e contagiare tutte le età. Il programma di questa edizione dell’Italia Wave Love Festival, si svilupperà in quattro giornate, seguendo la collaudata formula del “festival urbano”. Oltre al centro storico della città, le location individuate sono: lo Stadio Comunale di via Del Mare, dove sarà allestito il Main stage, varie spiagge, l’aeroporto Lepore di San Cataldo che sarà sede di una serie di Dj Set. Vari i palchi allestiti. Il Main stage vedrà l’esibizione dei prestigiosi ospiti italiani e stranieri del calibro di Lou Reed, Jimmy Cliff, Paolo Nutini e Daniele Silvestri, Cristina Donà e altri, introdotti ad inizio serata da una delle band emergenti risultata tra i vincitori del concorso “Italia Wave Band”. Sullo Psico stage, il palco giovane e frizzante, saliranno nuovi talenti e gruppi indie. L’ElettroWave, dedicato alla musica elettronica e arti digitali, ospiterà musicisti italiani e internazionali del settore e i vincitori del concorso “ElettroWave Challenge” nelle categorie dj, vj e audio-video. Da menzionare, inoltre, gli spazi Cult Wave, diffusi per la città, che offriranno eventi culturali a 360°: incontri, presentazioni editoriali, cinema, fumetti e quant’altro e lo Sport wave in cui la musica farà da sottofondo ad eventi sportivi. Un’area del festival sarà dedicata alle bancarelle di artigianato, dischi, tatuaggi e alimentari. Nato con il festival, il Flea market, è la sua parte più profumata e colorata e si troverà presso il Main stage all’interno dello Stadio, consentendo una divertente passeggiata tra le bancarelle in attesa o durante i concerti. Una parte della manifestazione sarà dedicata alle “nozze d’argento” del festival, un quarto di secolo che, mentre ne conferma la validità, definisce uno spazio che ha permesso l’emergere di personalità significative nel campo della musica rock ed elet-

tronica tra cui Negrita, Afterhours, Marlene Kunz, I Ministri ed ha ospitato grandi artisti come Placebo, Sinead O’Connor, Subsonica, Kraftwerk per citare solo qualche nome. In questa parte del programma sarà ripercorso il cammino di questi 25 anni di successi. Tra i progetti legati alla particolare

location, è prevista la presenza di Medwave, serata organizzata assieme a Siae e Sacém, con gruppi musicali provenienti da paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Il Mediterraneo è tornato da essere il “mare nostrum” in cui si gioca il futuro dell’umanità, lo spazio in cui Europa, Asia, Africa vengono a contatto per

rincontrarsi e scontrarsi e trovare una dimensione comune. Un mare che racconta storie antiche nascoste nel profondo dell’inconscio come substrato mitico dal quale proporre una rinascita. Quest’ultima, non può non passare dalla musica come linguaggio universale, come ricerca di sonorità ancestrali e modernissime. Questa valenza del

Mediterraneo è del resto espressa dal logo scelto per la manifestazione. Sponsor del Festival la Fondazione Arezzo Wave, la Regione Puglia, la Provincia e il Comune di Lecce. Un evento, dunque, da non perdere che farà della nostra città per quattro giorni la capitale della Musica. Lucia Buttazzo

I PROTAGONISTI “Il Salento, terra ricca di tradizione musicale, con le sue “atmosfere” e con le sue “magie”, sarà sicuramente la cornice ideale nella quale promuovere il meglio della musica italiana, le nuove produzioni ed i gruppi emergenti”, ha affermato Simona Manca, vice presidente e assessore alla Cultura della Provincia di Lecce, quando a Roma, nel febbraio scorso, è stato presentato “Italia Wave Love Festival”, la ciliegina sulla torta del “Salento Festival”, la rassegna estiva a cura della Provincia di Lecce. E ad aprire questa vetrina musicale, nella sua prima edizione al di fuori della Toscana, ci penserà proprio un gruppo che avrà l’onore e l’onere di “suonare in casa”. Pionieri del raggamuffin italiano, sono una band a metà strada tra soul, reggae e hip hop; tra i salentini doc che per primi hanno portato i ritmi e il calore della loro terra nello scenario musicale nazionale ed internazionale: è chiaro che si tratta dei Sud Sound System, il cui ultimo album, “Ultimamente”, contiene 16 tracce cariche di sentimento e denuncia verso società e sistema politico.

Dopo quattro anni torna in Italia Lou Reed Il 14 luglio si esibirà anche un attore, innovatore della musica, cantante, autore, produttore, uomo d’affari. è il giamaicano Jimmy Cliff, conosciuto per le canzoni Reggae night, Sittin’ in Limbo, You Can Get It If You Really Want It e Many Rivers to Cross da The Harder They Come, film del 1972 che ebbe un ruolo importante nella diffusione mondiale della musica reggae. Il suo ultimo album del 2010, “Existence”, è incentrato sull’esistenza nel XXI secolo. Dopo l’Italia Wave di Firenze del 2007, il 15 luglio torneranno sul palco del Festival i Kaiser Chiefs. Della band indie rock inglese, formatasi nel ‘97 a Leeds con il nome di Parva, oltre al vocalist Ricky Wilson, fanno parte il chitarrista Andrew White, il bassista Simon Rix, il tastierista Nick Baines ed il batterista Nick Hodgson. E proprio Lecce ospiterà l’unica data italiana del gruppo!

Data unica anche per il giovanissimo Paolo Nutini, che si esibirà durante la stessa serata. Dopo il concerto del primo maggio a Roma, torna in Italia grazie ad Italia Wave all’interno dell’European Summer Tour, che gli farà toccare tutti i più importanti festival europei. Capace di spaziare dal soul al reggae, dal twist al blues, dalle ballate strappalacrime al ragtime, pur avendo soltanto due album all’attivo, è considerato uno degli artisti britannici più talentuosi. È datato 16 luglio 2011 il ritorno di una delle figure più leggendarie del rock’n’roll, prima come leader del gruppo rivoluzionario dei Velvet Underground e poi come artista solista, che dopo 4 anni di assenza dall’Italia, Lou Reed ha deciso di regalare al proprio pubblico un tour europeo. Il musicista statunitense, 69 anni appena compiuti, si presenta in

una formazione ancora top secret denominata ‘Lou Reed & Band’. Dopo l’esperienza discografica e live con i Metal Machine Trio, si esibirà con una line-up allargata comprensiva di ottoni, tastiere e pianoforte e ripercorrerà in parte il suo repertorio della fine degli anni 70. A seguire i Verdena, che a 14 anni dalla loro formazione pubblicano un doppio album composto da 27 tracce; è un album che fa dell’emotività e dell’eclettismo i suoi punti di forza e che esce dopo 3 anni trascorsi in sala di registrazione. Saranno ospiti sul palco dello stesso festival dalla cui “spuma musicale” nacque quel promettente trio di diciottenni destinato a grandi successi. Domenica 17 luglio, a festeggiare i 25 anni dell’Italia Wave Love Festival, il concerto “A cuor contento” di Giovanni Lindo Ferretti, e le esibizioni di Cristina Donà e del grande Daniele Silvestri. Per info sugli altri artisti che si esibiranno e sui costi dei biglietti: www.italiawave.com Grazia Pia Licheri


L’Ora del Salento 11

Lecce, 14 maggio 2011

zoom LECCE/ Angelo Ricciardo ed i Celestini di Mesagne

Il 21 maggio si celebra la Giornata mondiale delle diversità culturali

Una chiesa ed i suoi artisti

Il diverso nell’era dell’omologazione

Al leccese Angelo Ricciardo sarebbe attribuibile quasi tutto l’apparato scultoreo che caratterizza la facciata principale inferiore e l’interno della chiesa di Santa Maria in Bethlehem che i Celestini avevano a Mesagne. Il Ricciardo, indicato nei documenti anche come architetto, è una delle figure più interessanti della cultura barocca salentina. Fra le sue opere più significative si ricordano: a Lecce l’altare di San Giusto (1656) nella Cattedrale, quello dei Mancarella (1662) nella chiesa Teatina di Santa Irene e molti degli elementi che compongono il pure datato (1661) altare dedicato a Sant’Oronzo nella chiesa di Cerrate presso Lecce. La più recente vicenda costruttiva della chiesa celestina di Mesagne avviene fra il 1662 ed il 1738 ( tali date sono leggibili nei fregi inferiore e superiore della facciata principale). Nella facciata principale la parte centrale del primo ordine eccetto il portale con le due statue e la nicchia che lo sormontano - così come le decorazioni che corrono lungo il fregio che accompagna il vano interno fino all’arco trionfale - sono stilisticamente riferibili al Ricciardo. Vanno qui ricordati alcuni particolari storici che aiutano meglio a circoscrivere la vicenda edilizia del cantiere celestino mesagnese: il rapporto di amicizia e collaborazione fra Ricciardo e Giuseppe Zimbalo; il fatto che entrambi avevano lavorato o stavano lavorando per i Celestini di Lecce; non ultimo che la chiesa dei Celestini di Mesagne si costruiva nello stesso periodo della Cattedrale di Lecce di cui lo Zimbalo era progettista e capomastro.

Non si può fare a meno di notare, poi, che lo schema compositivo delle paraste poste sulla facciata principale inferiore della chiesa celestina di Mesagne si trovi simile sulla facciata laterale verso la piazza della Cattedrale leccese. Per Santa Maria in Bethlehem, pertanto, non si può a priori escludere un “coinvolgimento progettuale” dello stesso Zimbalo. Si segnala in più che quest’ultimo - indicato come primo architetto della Provincia nel 1660 in un documento relativo alla matrice di Mesagne- , già l’anno prima era stato chiamato, per lo stesso motivo, assieme al Riccardo. I volti d’angelo e le due statue che sormontano il portale principale della chiesa celestina stilisticamente potrebbero essere riferibili, invece, alle stesse maestranze che a Bitonto pressocchè negli stessi anni scolpirono il portale della locale chiesa del Purgatorio.

RADIO E DINTORNI

Altra data importante nella storia della chiesa di Santa Maria in Bethlehem è, come detto, il 1738. Rispetto a quanto fino ad ora segnalato per via documentaria dalla storiografia ovvero la presenza come artefici dei mastri leccesi Domenico Antonio e Pasquale Simone - è necessario un approfondimento. Un confronto con opere dove è più circostanziabile la presenza del solo Pasquale (figlio di Domenico Antonio) soprattutto gli interventi che questi realizzò a Monopoli consente di ascrivere solo a quest’ultimo la realizzazione: dell’apparato decorativo che caratterizza la facciata principale superiore; i primi due altari (eccetto le mense), destro e sinistro, più vicini a quello maggiore ed infine due angeli oggi collocati nella sagrestia. Va segnalato da ultimo che lo stesso Pasquale Simone intervenne pure sulla facciata inferiore iniziata, come detto, dal Ricciardo. Tale parte infatti fu ampliata lateralmente come attestano in particolare le due paraste estreme, l’una a destra e l’altra a sinistra. Delle sculture di Pasquale Simone va, infine, sottolineata la forte assonanza stilistica con quelle del coevo architetto e scultore leccese Mauro Manieri. Fabio Grasso

di Alberto Marangio

Negli ultimi mesi, l’emergenza sbarchi e le interminabili discussioni sulla dislocazione dei centri di accoglienza hanno subissato intere pagine di cronaca, tra polemiche di varia natura e processi mediatici a organi di governo di questa o quella nazione. E mentre i media puntavano i riflettori sulle decisioni istituzionali, qualcosa di più importante passava inosservato: l’agire dei comuni cittadini italiani - soprattutto pugliesi - che si sono dimostrati pronti ad accogliere questo fiume multietnico non solo dal punto di vista organizzativo, ma soprattutto sul piano dell’incontro umano. Quest’anno giunge, dunque, in un momento particolare la “Giornata Mondiale della Diversità Culturale per il Dialogo e lo Sviluppo 2011” che si celebrerà il 21 maggio prossimo. L’evento è stato indetto dall’Unesco a seguito della “Dichiarazione universale sulla diversità culturale”, adottata poche settimane dopo gli eventi dell’11 settembre 2001 a testimoniare la volontà espressa da numerosi Stati di riconoscere il valore del dialogo tra le culture per garantire la pacifica convivenza tra i popoli. La Dichiarazione, se da una parte fa della diversità culturale un patrimonio comune dell’umanità, patrimonio vivo e costantemente vivificato, dall’altra mette in rilievo la necessità di cogliere le sfide poste dalla globalizzazione che, consentendo un dialogo rinnovato e tecnologico fra le culture, ne evidenzia la disomogeneità. La “Convenzione per la protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali”, promulgata dall’Unesco nel 2005 e ratificata dall’Italia nel 2007, promuove la consapevolezza del valore della di-

versità culturale nella sua capacità di veicolare identità, valori e senso, riaffermando al contempo e a tutti i livelli il legame tra cultura, sviluppo e dialogo. A livello dei singoli Stati, questa Convenzione sottolinea il diritto sovrano di determinare le politiche e le strategie interne di valorizzazione e protezione delle espressioni culturali; a livello internazionale, invece, ribadisce la necessità di rafforzare la cooperazione e la solidarietà nei confronti dei paesi in via di sviluppo. Obiettivo primario della Convenzione è, pertanto, quello di proteggere e promuovere la diversità delle espressioni culturali, favorendo le condizioni nelle quali le culture possano prosperare e interagire in una dinamica di scambio libero e produttivo. La Giornata - spiega il direttore generale dell’Unesco, Koichiro Matsuira - è uno stimolo a favorire l’esperienza della diversità fra le culture in “uno spirito di curiosità, dialogo e ascolto reciproco”, e costituisce “un tempo forte per misurare la nostra capacità di promuovere, sulla base di uno zoccolo normativo coerente, una visione integrata della cultura negli ambiti dello sviluppo, dell’innovazione, del dialogo e

della coesione sociale”. A quel disinteresse proprio dell’atteggiamento xenofobo, che disobbedisce al comandamento di comunione cristiana, dovremmo opporre la stessa disobbedienza creativa che don Milani inculcò ai suoi studenti con il suo “I care - m’importa!”. Si potrebbe, in questo modo, uscire da quell’appiattimento che ci ha reso incapaci di cogliere nel diverso una nuova possibilità di umana-unità: equa, giusta, responsabile e capace di dialogare anche con chi è completamente altro da noi. La “Giornata mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo” esprime la volontà dell’Unesco di contribuire alla costruzione di un mondo condiviso, dove il progresso umano è legato non solo alla crescita economica ma anche alla piena realizzazione degli individui e dei gruppi sociali. Questo cammino deve avere come punto di partenza la cultura perché - citando il Ministro per i beni e le attività culturali Sandro Bondi - “la cultura è premessa per la pace e la pace a sua volta rappresenta la premessa indispensabile della crescita economica, sociale e umana”. Serena Carbone

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

Radio Maendeleo (Congo) ospite di “Radio3mondo”

Il senso della libertà

Radio Mandeleo è un’emittente che trasmette nella Repubblica Democratica del Congo dal 1993. Si tratta di un’iniziativa messa in atto da una quindicina di organizzazioni non governative, le quali operano nella zona a sud del lago Kivu coordinate da un apposito consiglio regionale; obiettivo di tale progetto, quello di diffondere un’informazione di qualità dando voce alle esigenze e alle aspirazioni di chi abita tali territori. La programmazione offerta dall’emittente - che trasmette sette giorni a settimana, 24 ore su 24 - persegue una finalità prettamente educativa, risultando la linea editoriale non a caso caratterizzata anzitutto da libertà di espressione e rigore nei contenuti. Radio Maendeleo è inoltre orientata alla creazione di gruppi di ascolto, che si rendano a loro volta portatori delle notizie diffuse; il tutto, in linea con una mission che vede nel mezzo radiofonico “il termometro della democrazia di un paese”, come in più occasioni sottolineato dal direttore dell’emittente Kizito Mushizi. La lingua prevalentemente utilizzata è quella locale, oltre allo swahili (la lingua franca dell’Africa) e al francese, mentre fra i temi trattati sono privilegiati la vita quotidiana, la salute e la gestione agricola, senza tuttavia trascurare le questioni politiche e quelle sociali. La programmazione prevede inoltre uno spazio riservato a tre delle Ong che sostengono la radio: parliamo delle associazioni La benevolencija, Afem e Search for common ground, che abitualmente cooperano con vari mass-media per promuovere giustizia e diritti umani. Nelle settimane passate, Radio Maendeleo è stata anche ospite di Radio3 in occasione del “Radio pride”, una giornata che la stessa emittente Rai ha dedicato interamente al mondo della radio. In tale contesto, all’interno dell’iniziativa “Dai voce a una radio”, Radio3 ha raccontato proprio la realtà in cui opera Radio Maendeleo, collegandosi con quest’ultima durante la diretta di Radio3mondo. In merito al progetto “Dai voce ad una radio”, ricordiamo infine come tale iniziativa sia stata promossa da MediaAid, onlus responsabile di una rete di servizi rivolti alle emittenti dei paesi in via di sviluppo (esperienza già descritta ne L’Ora del Salento dello scorso 27 novembre). Diverse le radio italiane che nel tempo hanno aderito alle iniziative di MediaAid: oltre a Radio3 segnaliamo anche Radio Capital e Radio Articolo21, strutture dimostratesi sensibili nei confronti della possibilità di affiancare alcune di tali emittenti e di favorirne lo sviluppo, offrendo loro un supporto professionale, tecnico e formativo.

Prima o poi può capitare a chiunque di fare un pensierino del genere: ma perché Dio - per farsi conoscere chiaramente - non si mostra in tutta la sua onnipotenza, per esempio in diretta TV, se mai in mondovisione? Lo scrittore Rino Cammilleri risponde a una domanda del genere con un intero capitolo del suo libro “Dio è cattolico?” (Edizioni Lindau), un piccolo capolavoro - nel suo genere - di apologetica. Per la risposta rinvio dunque a tale volume. Ma anche le letture del giorno di Pasqua confermano quel che un altro scrittore cattolico, Vittorio Messori, ripete da sempre: Dio predilige il chiaroscuro, non certo per ingannare ma per lasciare gli uomini pienamente liberi di credere in Lui. Per cui fa dono di tanta luce quanta è necessaria per poter credere, ma non abbaglia nella sua onnipotenza, perché altrimenti l’uomo non sarebbe più libero. Perché altrimenti - volente e anche nolente! - l’umanità si troverebbe costretta a seguire quel Dio così forte e glorioso. E invece Dio ama l’uomo e quindi lo aspetta e lo rispetta nella sua libertà. Anche nella risurrezione Gesù non intende apparire a tutta Gerusalemme, ma solo a fidati testimoni: “… Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua resurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio” (Atti degli

Apostoli, 10,34a.37-43). Sulla trasmissione di quella testimonianza, ancora oggi, si fonda la Chiesa cattolica. Ma all’umanità di ogni tempo Dio non si stanca di inviare segni straordinari, che sono come tracce della sua presenza. In tale ottica, per esempio, si possono leggere i miracoli di un San Pio da Pietralcina o quelli del Beato Giovanni Paolo II. A proposito del papa polacco, una trasmissione televisiva come “Voyager”, in onda su Rai 2 e che certamente non può essere tacciata di miracolismo, ricordava nella puntata del 9 maggio le tante “coincidenze” (chiamiamole così!) che hanno accompagnato la vita di Giovanni Paolo II: se tutti ricordano le commoventi immagini delle pagine del vangelo posto sulla bara e sfogliate dal vento, non tutti sanno, però, che nel giorno della sua nascita e in quello dei suoi funerali si sono verificate delle eclissi solari parziali… Per non dimenticare che il giorno della sua ascesa al soglio pontificio coincideva con la solennità liturgica di Santa Edvige, già regina di Polonia e donna determinante per la diffusione del cristianesimo nell’Europa dell’Est. E come non riflettere sul giorno e sull’ora dell’attentato in piazza San Pietro, coincidente con il giorno e con l’ora della prima apparizione di Fatima? In realtà gli esempi potrebbero moltiplicarsi. Ma ognuno di noi, se si mette in devoto ascolto, può fare esperienza, nella vita di tutti i giorni, di questi segni con cui il Signore gioca a nascondino… * www.recensioni-storia.it


Lecce, 14 maggio 2011

le nostre città

L’Ora del Salento 12

Continua il tour della promettente band salentina Fonokit

Amore o purgatorio tour2011 I Fonokit sono uno dei gruppi in ascesa sulla scena indie-rock capaci di portare alto il nome della band in tutta Italia. Prossime tappe del loro “Amore o purgatorio tour 2011” sono il 26 maggio al “Morgana” di Benevento, e il 27 maggio a “Le mura live club” di Roma. Marco Ancona leader del gruppo (voce e chitarra), insieme a Paolo Provenzano (batteria) e Ruggero Gallo (basso), tutti leccesi, riscuotono successi e ottengono riconoscimenti di rilievo. Tra le canzoni di maggior successo il singolo: “Non esiste”. Musica che più si ascolta, più rende l’idea della rabbia e del sentimento che muove gli animi. È un canto per dimenticare, anche se si sa che tutto quello che ci sfiora mentalmente e fisicamente diventa memoria sul nostro corpo e se ciò non viene rimosso, a volte diventa peso, talvolta diventa stimolo, ed è solo l’individuo a far la differenza decidendo ciò che vale la pena di far esistere o meno. Ricordiamo oltre al singolo “No money no cash”, il successo del lancio del videoclip “Chi sono io” (con la regia di Gabriele Surdo), terzo singolo estratto dall’album “Amore o purgatorio”, premiato al Mei (Meeting delle etichette indipendenti) come miglior video dell’anno per il Pivi 2010 (Premio italiano videoclip indipendente), il più importante riconoscimento per le video-produzioni indie in Italia. Ed è entrato subito in rotazione su DeejayTv, posizionandosi al numero 3 della classifica “Top 50 Indies 2010” indetta da Meiweb. Devoti alla sperimentazione sonora, i Fonokit ci concedono un po’ del loro tempo e Marco Ancona risponde a qualche domanda. Quando ha iniziato a suonare e a capire che la musica sarebbe di-

ventata importante per la sua vita? Ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo 10 anni circa, e da allora ho fatto solo quello, nel senso che ho abbandonato tutti gli altri interessi che avevo quando ero piccolo per suonare questo strumento. Ho pensato che sarebbe diventato il mio mestiere già da quando facevo il liceo a 14-15 anni, a 19 firmai il mio primo contratto discografico. Quando nascono i Fonokit? Nel 2010 è stato pubblicato il video del primo singolo “No Money No Cash”ad anticipare l’uscita nei negozi di “Amore o Purgatorio” primo album a nome Fonokit, ma io, Ruggero Gallo e Paolo Provenzano suoniamo insieme dal 1994 e dal 1997 al 2007 siamo stati attivi col progetto Bludinvidia. Cos’è la musica indie rock? Indie è una specifica che sta per indipendente. Potreb-

be anche essere indie pop. Indica il contesto in cui si muove, nel senso che si mantiene al di fuori dei canoni commerciali. È una definizione legata alla maniera di fare musica, di suonare, al linguaggio in generale e, di conseguenza, al circuito di una tipologia di pubblico che segue musica meno “convenzionale”. Chi scrive i testi e compone? Io e Paolo, che è anche il batterista. È prevista qualche nuova produzione? Stiamo facendo concerti in tutta Italia, probabilmente faremo un nuovo singolo con un nuovo video. Qual è l’avvenimento più bello che le è capitato suonando? Sono in giro a suonare da tantissimi anni, ho superato i 2200 concerti e quindi di cose belle ne sono accadute tantissime, non riesco a ricordarne una in particolare… Vincenza Sava

SQUINZANO

La marcia A tubo di Abbate

A Roma per Giovanni Paolo II La beatificazione di Giovanni Paolo II è stato un evento memorabile per la Chiesa cattolica in cui ogni cristiano si è sentito coinvolto. La comunità di Squinzano ha deciso di parteciparvi organizzando un viaggio a Roma per assistere il più da vicino possibile al traguardo che il “Papa venuto da lontano” è riuscito a raggiungere. Accompagnati da don Daniele Fazzi, i giovani dell’Azione Cattolica della Parrocchia San Nicola insieme all’Associazione culturale “Lolek”, la sera del 30 aprile sono partiti in pullman alla volta della capitale sperando, arrivando la mattina presto, di riuscire ad entrare in Piazza San Pietro. Purtroppo già alle 4,30 la città era gremita di fedeli e i giovani di Squinzano hanno dovuto assistere alla funzione dal Circo Massimo, dove era stato posizionato un maxi schermo. Un’esperienza che rimarrà comunque impressa nei loro cuori e che gli ha permesso di vivere una giornata in comunione con i fedeli australiani, francesi, libanesi e soprattutto polacchi. Il legame dei giovani squinzanesi con Giovanni Paolo II è molto forte, basti guardare il nome dell’Associazione. Lolek è infatti il diminutivo con il quale gli amici usavano chiamare il giovane Karol Wojtyla e, proprio come il Papa, questi ragazzi da qualche anno si dilettano nel teatro rappresentando varie commedie in vernacolo riscuotendo anche il favore del pubblico. Nel gennaio 2010, partecipando a un concorso di teatro amatoriale organizzato dall’Associazione “Domenico Modugno”, con “L’acchiattura” di Raffaele Protopapa, si sono aggiudicati il premio speciale “Ass. Domenico Modugno”. Fede e creatività si fondono quindi con buoni risultanti in un’Associazione che si spera possa crescere sempre di più e a cui, possiamo presumere, il Beato Giovanni Paolo II non potrà che guardare con favore. Valentina Polimeno

QUANDO QUANDO QUANDO LA BANDA LA BANDA LA BANDA PASSÒ PASSÒ PASSÒ Compositori Compositori e marce Compositori e marce e marce

di Antonio di Antonio di Antonio Martino Martino Martino

continua... Il crescendo posto a conclusione del “brillante”, presentato nel numero precedente della marcia sinfonica “A tubo!” di Ernesto Paolo Abbate, modifica immediatamente il percorso intrapreso e lo sospinge verso un tema già presentato nella composizione. Il tappeto armonico realizzato dal sassofono baritono, dal contrabbasso ad ancia, dai flicorni contrabbassi, dal sassofono tenore e dai sassofoni contralti accoglie immediatamente il tema, realizzato con i suoni della scala minore armonica, affidato all’ottavino, al clarinetto piccolo in mib., ai primi clarinetti soprani, ai secondi clarinetti soprani (un’ottava sotto) e ai clarinetti contralti. L’intensa fragranza timbrica, sempre con una controllata dinamica del pianissimo, si evolve attraverso il passaggio sonoro che avviene tra l’ottavino e l’intervento melodico dei sassofoni contralti e del sassofono tenore; questi ultimi intervengono a sostegno del tema principale e la loro funzione iniziale, mirata a sostenere il tappeto armonico, viene attribuita ai corni. Il passaggio timbrico, quasi impercettibile, consente una maggiore profondità a tutto l’assetto strumentale e lo rende più solido soprattutto nell’andamento melodico discendente relativo al tema principale. Dal confronto inevitabile tra la prima esposizione del tema con la seconda, all’ascoltatore, vero obiettivo del compositore, viene proposta la stessa idea ma con colori totalmente differenti tali da incastonare la riesposizione in una tonalità di luce più leggera e malleabile.

Da questo punto di vista, l’Abbate fa pensare che lo spunto progettuale tematico possa aver avuto origine soprattutto da questo momento timbrico rispetto alla reale consecutività tematica avvenuta nei confronti del fruitore, perché lo spessore lineare di questo segmento appare un istintivo gesto sonoro fortemente legato alla sensibilità del compositore. Proprio quest’ultimo dimostra una cura maniacale ai particolari evidenziata dal puntuale utilizzo del crescendo e diminuendo, indicato in partitura, all’interno delle semifrasi; dall’uso particolare di legature, pronte ad indicare le micro - intenzioni esecutive e dai vari respiri prontamente indicati ad ogni strumento. Il rispetto di tali segni implica almeno due considerazioni: la prima è la necessaria osservanza di essi per ottenere la realizzazione in toto del progetto compositivo affinché emergano le sfumature precedentemente elencate; la seconda è l’indispensabile presenza professionale di abili e scrupolosi esecutori presenti in pianta stabile nell’organico bandistico. La continuazione del tema avviene proprio nel rispetto delle riflessioni emerse; se nell’esposizione i suoni con le acciaccature venivano affidate principalmente ai primi clarinetti soprani e ai secondi clarinetti soprani, in questa rilettura sono protagonisti tutti gli ottoni con modalità dinamiche relative al pianissimo. La famiglia dei clarinetti giunge dopo per fungere da collegamento tra la prima e la seconda parte dell’idea presa in esame. Quest’ultima sarà oggetto di analisi nel prossimo numero.


Lecce, 14 maggio 2011

le nostre città

L’Ora del Salento 13

SALENTO/Si vota per il rinnovo delle amministrazioni anche in tre centri della diocesi: Trepuzzi, Lizzanello e Cavallino

Nelle urne la scelta di ventuno nuovi primi cittadini Il 15 e il 16 maggio i cittadini di 21 comuni salentini saranno chiamati alle urne per l’elezione del Sindaco e dell’Amministrazione comunale. I comuni interessati sono: Alessano, Alliste, Cannole, Caprarica di Lecce, Castrignano del Capo, Cavallino, Collepasso, Cutrofiano, Diso, Lizzanello, Melissano, Nardò, Nociglia, Patù, Poggiardo, Porto Cesareo, Sogliano Cavour, Taurisano, Taviano, Trepuzzi, Ugento. I seggi saranno aperti la domenica dalle 8,00 alle 22,00 e il lunedì dalle 7,00 alle 15,00. Solo due di questi Comuni appartengono alla diocesi di Lecce: Cavallino e Trepuzzi. Una piccola curiosità: la stragrande maggioranza dei sindaci uscenti è stata eletta nelle liste civiche. Ad Alessano si contenderanno la poltrona di primo cittadino Francesca Torsello con la lista “Città Democratica”, l’attuale Vicesindaco Osvaldo Stendardo con “Per Alessano Montesardo” e Giuseppe Rizzo con “Nuovi Orizzonti”. Solo due invece i candidati di Alliste: il sindaco uscente Antonio Ermenegildo Renna con “Progetto città” e Manuela Coi con “Democrazia è partecipazione”. Stessa situazione per Cannole in cui l’attuale sindaco uscente Adriana Benedetta Petrachi con “Partecipazione e progetto Cannole”, si scontrerà con il consigliere comunale Lucio Caggiano per “Cannole verso un futuro di libertà e progresso”. Addirittura quattro saranno invece i candidati di Caprarica di Lecce: l’attuale Vicesindaco Raffaele Candelieri con “L’alternativa”, Antonio Greco con “Rinnovamento democratico”, il consigliere comunale Vincenzo Francesco Perrone con “Programma comune per Caprarica” e Maria F. Vantaggiato con “Facciamo centro”. A Castrignano del Capo il sindaco uscente Antonio Ferraro con “Continuità progresso”, dovrà scontrarsi con la consigliera Annamaria Rosafio per “Città insieme”. Cavallino vedrà impegnati nella corsa allo

IN GALLERIA

Senza arte né parte di Giovanni Albanese

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scranno più alto il Sindaco uscente Michele Lombardi con “Lista Gorgoni”, l’assessore anziano Carla Mariagrazia Rugge con “Libera azione per Cavallino e Catromediano”, il consigliere Daniele Gigante con “La città che cresce” e Francesco Stanca con “Salute-sviluppo-trasparenza”. Anche Collepasso avrà ben quattro candidati sindaco: quello uscente Vito Perrone con “Unione per Collepasso”, il consigliere Paolo Menozzi con “Alleanza per Collepasso”, la consigliera Maria Rosa Grasso con “Rinnovamento” e Carlo Marra con “Progetto nuovo - Collepasso”. A Cutrofiano si sfideranno il Sindaco uscente Aldo Tarantini per la lista “Per Cutrofiano”, il consigliere Fausto Luigi Melissano per “La nuova Cutrofiano” e il consigliere Oriele Rosario Rolli per “Cutrofiano città per tutti”. La sfida a Diso vedrà tra i candidati l’assessore Antonella Carrozzo con “Uniti per crescere”, il consigliere Guido Bianchi con “Rinnovamento democratico” e il consigliere Cosimo Nuzzo con “Italia dei Valori”.

Folto gruppo anche per Lizzanello che vedrà candidati il sindaco uscente Costantino Giovannicco con “Insieme per Lizzanello e Merine”, il vicesindaco Andrea Mocavero con “Un paese migliore”, il consigliere Fulvio Pedone con “Progetto comune” e Graziano Starace con “Liberazione cives”. Solo due invece i candidati di Melissano: l’attuale sindaco Roberto Falconieri con “Democratici per Melissano” e Ferruccio Caputo con “Progetto per Melissano”. Supera tutti il comune di Nardò che schiererà ben cinque candidati: Marcello Risi con “Sinistra ecologia e libertà”, Marcello Risi appoggiato da “Io Sud - Nardò insieme”, “Nardò partecipa” “Udc” e “Nardò per Risi”, Antonella Bruno con “Antonella Bruno sindaco”, “La Puglia prima di tutto”, “Il Pdl per Antonella Bruno” e “Nuovo corso per Nardò”, Alfredo Ronzino con “Movimento cinque stelle” e Giancarlo De Pascalis con “Semplicemente neretini”, “Noi per Nardò”, “Progetto Nardò” “Partito democratico” e “Piazza pulita”. I cittadini di Nociglia dovranno scegliere fra

due consiglieri comunali Milena Gnoni con “Uniti per Nociglia” e Massimo Martella con “In movimento”. Il vicesindaco Maria Luisa Cucinelli con “Continuità per Patù” e il consigliere Francesco De Nuccio con “Cento pietre” saranno invece i candidati di Patù. Tre i candidati per Poggiardo: il vicesindaco Damiano Cosimo Longo con “Uniti per crescere”, Donato Lucio Rausa con “Leali alla città”e il consigliere Giuseppe Luciano Colafati con “Libertà e impegno”. Porto Cesareo vedrà a confronto il sindaco uscente Vito Foscarini con “Insieme per Porto Cesareo”, il consigliere Salvatore Albano con “Progetto futuro” e Anna Peluso con “Albachiara”. Sfida a due a Sogliano Cavour: il vicesindaco Giuseppe Congedo con “Uniti per Sogliano” e il consigliere Paolo Solito con “Sogliano si cambia”. Taurisano vedrà scontrarsi Lucio Di Seclì per “Uniti per Taurisano” con Filomena Maria Campos per “Taurisano rinasce”. Sfida a tre a Taviano fra : l’assessore Rocco Caputo per “Popolari e democratici per Taviano”, Francesco Pellegrino per “Traviano città aperta” e Carlo Portaccio con “Traviano libera”. Sono tre i candidati sindaco di Trepuzzi: Simona Manca, attuale Vicepresidente della Provincia di Lecce, che si presenterà per il centro destra con la lista “Uniti per Trepuzzi”; Oronzo Valzano che si presenterà per il centro sinistra con la lista “Solidarietà, lavoro e democrazia; Vito Leone, attuale Consigliere comunale, che si presenterà per moderati e popolari con la lista “Fronte Comune”. A Ugento il vicesindaco Massimo Lecci per “Cittadini protagonisti”, dovrà vedersela con Pasquale Salvatore Molle per “Partecipazione e responsabilità” e con Giulio Lisi per “Giulio Lisi per cambiare”. Valentina Polimeno

Per l’ennesima volta il Salento torna al cinema, a portarlo stavolta è stato Giovanni Albanese che decide di girare il suo film “Senza arte ne parte” (in uscita in questi giorni) proprio nella terra dei due mari. Salento, c’è aria di crisi. Il Premiato Pastificio Tammaro chiude la vecchia fabbrica, in realtà con l’idea di riaprirne presto una nuova, completamente meccanizzata. Tutta la squadra di operai addetta allo stoccaggio manuale si ritrova così disoccupata. Tra questi c’è Enzo, sposato con Aurora con la quale ha due figli piccoli. Poi c’è anche Carmine e infine Bandula, un immigrato indiano, ormai al verde e senza più un posto dove dormire. La situazione è drammatica. Proprio in quei giorni, la moglie di Tammaro eredita una collezione d’arte contemporanea che viene provvisoriamente sistemata nel vecchio pastificio.

A Enzo e Carmine viene offerto, come lavoro temporaneo in nero, di custodire il magazzino che ospita le opere. Enzo e i suoi amici scoprono sbalorditi l’arte contemporanea. Un fortuito incidente farà avvicinare gli amici nel campo della falsificazione delle opere d’arte. “Questo film nasce da due mie grandi passioni: quella per il cinema e quella per l’arte contemporanea. Il cinema non è così lontano dall’arte contemporanea come si può pensare. Il cinema è una sorta di arte rinascimentale”. Così Giovanni Albanese spiega le ragioni che l’hanno spinto a realizzare il suo ultimo film. Se da una parte il regista esplora il mondo dell’arte contemporanea, della soggettività che si ha nel giudicarla e del business che gira intorno ad essa, dall’altra guarda ad un altro tema altrettanto reale quello della disoccupazione a quarant’anni.

Per “Senza arte ne parte” Albanese, inoltre, si è circondato di un lodevole cast: Vincenzo Salemme, Giuseppe Battiston, Hassani Shapi e Donatella Finocchiaro. La commedia è abbastanza gradevole e fresca, forse si poteva osare un po’ di più e rallentare anche i tempi. Comunque per il Salento è stato l’ennesimo riconoscimento e, soprattutto anche quest’anno si appresta a vivere un’altra stagione da protagonista sul grande schermo.


L’Ora del Salento 14

Lecce, 14 maggio 2011

appunti

Simonetta Agnello Hornby. Un filo d’olio “Un filo d’olio” è il titolo dell’ultimo romanzo di Simonetta Agnello Hornby, edito da Sellerio. L’autrice siculo-inglese ha esordito nel 2002 passati i cinquant’anni, con “La Mennulara”, romanzo ambientato in Sicilia nella prima metà del Novecento che vedeva come protagonista l’indimenticabile Maria Rosaria Inzerillo. Ma dopo questo successo non è calato il sipario sulla neo scrittrice, anzi è stata molto prolifera regalandoci prima la conclusione di una trilogia siciliana, “La zia marchesa” (2004) e “Boccamurata” (2007), due grandi romanzi ricchi di personaggi ambientati nell’Ottocento il primo e nei giorni nostri il secondo. Successivamente, nel 2009, ha cambiato completamente scenario con la pubblicazione del legal thriller “Vento composto” ambientato nella Londra multi-

culturale, ben nota all’autrice. Per concludere poi nel 2010 con “La monaca” e “Camera oscura”. Questa volta quello che ci propone Simonetta Agnello Hornby è un romanzo autobiografico, una storia familiare, una storia di nostalgia. Ma è anche un ritratto della Sicilia degli anni Cinquanta in una famiglia benestante, accorta e patriarcale basata sull’agricoltura, con un padre protettivo presente-assente, amato e mitizzato. Lo scenario è quello della casa di campagna dove l’autrice ha trascorso le estati della sua infanzia e della sua giovinezza. L’antica masseria dove la famiglia trascorreva il periodo da maggio a ottobre, si chiama Mosè, ed è situata a pochi chilometri dai templi dorici dell’antica Akragas (la Valle dei Templi di Agrigento), nei pres-

si della Rupe Atenea. Il nome biblico è quello ereditato dal primo proprietario della masseria che ha resistito alla guerra. A Mosè durante l’inverno vivevano tre famiglie di contadini, poi, alla fine di maggio, si univa il padrone, la signora baronessa e le sue figlie, Simonetta e Chiara, insieme a tutto il personale di servizio: cuoche, cameriere, bambinaie. Simonetta ritrovava nella grande cucina della masseria i sapori ed i profumi intensi di Sicilia. Questo grazie al lavoro di Rosalia, moglie del campiere Vincenzo Vella e madre di nove figli. Rosalia fa il pane tutte le settimane, sforna focacce con le olive e rosmarino per i bambini, prepara un caffè speciale per gli ospiti di riguardo. Ma anche la signora baronessa esprime il meglio delle sue passioni all’interno della grande cucina della

masseria dove, insieme a sua sorella Teresù, sforna pan di spagna, biscotti, paste frolle ed ogni ben di Dio. Le ricette costituiscono un elemento di originalità del romanzo, infatti mentre la prima parte è composta dai ricordi delle antiche estati, la seconda parte è costituita dalle antiche ricette della nonna Maria scomparsa quando la nipote Simonetta aveva solo un anno. “Da anni desideravo trascrivere le ricette dei dolci di nonna Maria, annotate da lei in un quadernetto con le pagine numerate e corredato di indice, un libro vero e proprio. Avevo in mente un lavoro a quattro mani con mia sorella Chiara; nonostante da quarant’anni viviamo in isole diverse, ogni estate ci ritroviamo a Mosè e cuciniamo ancora come ci hanno insegnato mamma e zia Te-

c@ttolici in rete argo

Progettofamiglia.org e il diritto alla famiglia

IL POLLICE

QUI RADIO LONDRA Le trasmissioni di attualità che imperversano, ormai, sui vari canali televisivi nazionali, pubblici e privati, si caratterizzano per una sorta di vizio d’origine che si materializza nel tentare di rendere credibile l’incredibile, ovvero la capacità di uno sguardo sereno sulla società e sui suoi molteplici aspetti: dal politico al sociale, dal produttivo all’invenzione e così via. Con il risultato di una falsità reale che, alla fine, contraddice la premessa. Ci ha quindi sorpreso ma non troppo, conoscendo il personaggio, Giuliano Ferrara che nel presentare “Qui Radio Londra” (Rai Uno, ore 20, 30), il suo intervento quotidiano sulla rete ammiraglia della Rai ha premesso il suo “essere partigiano”, anticipando lo spettatore nell’articolazione del giudizio e spiazzandolo in maniera quanto mai intelligente. E in continuità, per giunta. Tenuto conto di come si stanno articolando i suoi incontri, tutti improntati ad un giornalismo corretto, assolutamente obbiettivo, legato ai fatti e al loro manifestarsi. Questa è la televisione che ci piace.

lor@delavoro di Samuele Vincenti Sono almeno due le opportunità lavorative disponibili sul portale italialavoro.it. Sono in fase di avviamento due programmi rivolti a giovani che vogliano intraprendere un mestiere artigianale e ad over 50 che hanno perso il loro posto di lavoro o sono disoccupati. Italia Lavoro è una società per azioni totalmente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che opera come ente strumentale del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per la promozione e la gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell’occupazione e dell’inclusione sociale. La prima iniziativa, rientran-

Tommaso Dimitri

“Famiglie insieme, promotrici di accoglienza” è lo slogan della “Settimana del Diritto alla Famiglia”, che si è svolta questa settimana (dal 9 al 15 maggio), con lo scopo di rilanciare il tema dell’accoglienza familiare dei minori “fuori famiglia”. L’iniziativa, promossa dall’Associazione “Progetto Famiglia” (progetto famiglia.org), ha previsto numerosi eventi, con partenza da Salerno per concludersi a Nomadelfia, dove una delegazione di famiglie affidatarie di diversi luoghi d’Italia incontrerà gli “eredi” di don Zeno Saltini, fondatore dell’omonima comunità di Grosseto. “Sono 15.500 i minori che non crescono in famiglia, e la permanenza di un minore in una struttura residenziale costa alla pubblica amministrazione tra i 30 e i 40mila euro l’anno”, ricordano gli organizzatori in un comunicato citando dati ufficiali. “Almeno il 50% di questi minori avrebbe bisogno di essere accolto presso una famiglia affidataria, con un rimborso spese che si aggira mediamente intorno ai 4/5mila euro annui. Con i soldi risparmiati si potrebbero attivare interventi e servizi specialistici di supporto agli affidatari, ai minori e alle loro famiglie, favorendo il rientro a casa”. Il programma della “Settimana del Diritto alla Famiglia” si è aperta a Salerno lunedì 9 maggio presso la sede della Provincia a palazzo Sant’Agostino con la presentazione del libro “A Babele non si parla di Affido”, edito dalla Franco Angeli. Alla manifestazione è legata anche la proposta di legge regionale sulla tutela del diritto alla famiglia, presentata nel febbraio 2011 al Consiglio Regionale della Campania e che sarà rilanciata anche nelle altre regioni d’Italia. La “Settimana del Diritto alla Famiglia” si chiuderà a Nomadelfia, dove “Progetto Famiglia” “rilancerà simbolicamente la sfida dell’accoglienza familiare chiedendo a tutti una forte assunzione di responsabilità”. L’occasione sarà la Giornata Internazionale della Famiglia, fissata dall’Onu per il 15 maggio. L’idea di “Progetto Famiglia” di dare vita alla “Settimana”, ricordano i promotori, “nasce dall’esigenza di far emergere le contraddizioni e lacune ancora oggi esistenti nel delicato settore, come ad esempio che a 10 anni dalla legge 149/01 in Italia sono ancora migliaia i minori che non crescono in famiglia e centinaia di migliaia quelli che vivono in condizioni educative precarie”.

marialucia andreassi resa (...) l’idea era quella di far rivivere la cultura della tavola di casa nostra attraverso le sue ricette, fotografie d’epoca e alcune pagine ‘narrative’ per le quali avrei attinto ai nostri ricordi e ai racconti di mamma”. Si tratta di un romanzo davvero originale. Improvvisamente si trasforma in una guida preziosa da consultare e conservare. La parte del libro che si occupa della ricette della nonna è a cura della sorella Chiara Agnello. Il tono del romanzo è prevalentemente ironico, a volte addirittura comico. Assolutamente consigliato. Un filo d’olio, Simonetta Agnello Hornby, Sellerio, 14.00

M U S I CALM E NTE Anna Rita Favale

Vecchio Angelo Mezzanotte Asfalto Teatro ritorna su Kerouac e trova concretezza in questa sua undicesima produzione, nella quale il lavoro attoriale e di ricerca sui testi e sulle parole, si amalgama con la lirica dei suoni e delle voci amplificate di due cantanti, all’interno di una scenografia spettacolare. Asfalto Teatro con “Vecchio Angelo Mezzanotte”, come negli altri lavori della compagnia, crea un testo a partire dalle suggestioni e dal lavorio di ricerca incessante su più testi tratti dall’opera di Jack Lebris de Kerouac. Il punto di partenza non è un unico scritto dell’autore ma l’opera nel complesso. Il prologo apre ad un proscenio non ben definito, che potrebbe sembrare l’antro di un vecchio palazzo. Un Conte annuncia la mezzanotte e traghetta gli spettatori nella sua opera di creazione del mondo, mentre un bislacco suggeritore gli rammenta la sontuosa cena a base di sangue e denaro… Ma presto questi simpatici spettri si rivelano la visione lisergica di un naufrago, che abbandonato da tutti gli esseri viventi, entra in scena, solitario, con una pallida lanterna nella notte senza stelle. Si entra così nella notte dei rimbombi, fonici e abissali. Nella notte dei rimbombi e delle pieghe dell’anima. La scena è notturna, marina, amplificata, tutto accade su di un incrocio di ponti e sotto la x è il buco nero - il linguaggio prende a naufragare nel mare e del mare ne assume le sue molteplici onde, e non smette di divenirne le sue molteplicità sonore. Le quattro voci di donne (due delle quali di cantanti liriche), rapiscono il protagonista, se ne prendono gioco e lo spaventano, lo gettano in un vortice erotico di continua trasformazione, alle volte con rivelazioni spudoratamente prive di senso e sensualmente ricche di echi vibranti. Le onde paiono geishe, e forse lo sono, e in scena ripetono al vagabondo la cerimonia del mare, mare mitragliatrice, ne servono il thè del deragliamento sonoro con canti lirici e formule acide, che il protagonista assorbe, assume su di sé, ingoia, quasi divenendo un tutt’uno con esse, sino a spingersi in uno un stregato divenire altro, animale, uccello, lumaca. È stato un sogno, un delirio, o una cattura? Il vecchio angelo vagabondo continua il viaggio, sulla strada, quella battezzata da Kerouac: l’eternità dorata. La mezzanotte può cominciare in Messico. Lo spettacolo avrà inizio alle ore 21.00 e sarà preceduto, nel foyer del teatro, da una degustazione gratuita che avrà inizio alle ore 20.00 Asfalto Teatro è un’associazione culturale Onlus, nata nel 2000 a Lecce, che si occupa di ricerca teatrale, intrecciata al video, alla fotografia e alla scrittura. Teatro Politeama Greco - Lecce, 22 maggio 2011 ore 21.00. Info 3471880889 - 3382433222.

Italia lavoro: opportunità per giovani apprendisti e manager over 50

te nel programma “Welfare to work” riguarda il reimpiego di manager over 50 disoccupati: il prossimo 25 maggio da Firenze partirà il roadshow per la promozione del bando che prevede il reintegro di questi lavoratori. Le Camere di Commercio di sette comuni italiani ospiteranno una serie di nove incontri organizzati prevalentemente da Federmanager, Manageritalia e Italia Lavoro, con il preciso scopo di coinvolgere nella promozione del bando anche imprenditori, consulenti del lavoro, commercialisti, direttori del personale ed enti locali. Gli eventi per la promozione dell’iniziativa sono previsti nelle città di Roma (26 maggio), di

Milano (31 maggio), di Bologna (8 giugno), di Napoli (15 giugno), di Bari (20 giugno), di Torino (28 giugno) e di Treviso (11 luglio). Nel portale italialavoro.it, nella sezione “servizi al lavoro” è disponibile il materiale informativo relativo all’azione promossa dal Ministero. I depliant realizzati contengono le informazione per accedere al bando e per illustrare i vantaggi per le imprese. L’azione coinvolgerà circa 1.250 lavoratori e mira a frenare la perdita di occupazione manageriale attraverso l’implementazione delle possibilità di ricollocazione di manager in stato di disoccupazione e l’ampliamento di competenze utili ad orientare le

aziende negli scenari di crisi. L’incentivo a favore delle imprese per l’assunzione di manager over 50 in stato di disoccupazione avrà la forma di un bonus di importo variabile secondo le diverse modalità di contratto di lavoro che verranno concretamente applicate (le cifre oscillano tra diecimila e cinquemila euro). I termini per aderire al bando scadono il prossimo 30 novembre. Per la promozione su tutto il territorio nazionale del contratto di apprendistato quale strumento fondamentale per l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro sono pronti a partire due nuovi programmi, sempre promossi dal Ministe-

ro del Lavoro e delle Politiche Sociali e attuati da Italia Lavoro. Il primo sulla rampa di lancio è il Programma nazionale “Apprendistato e mestieri a vocazione artigianale” volto ad incrementare i livelli di occupazione ed occupabilità di circa 16 mila giovani nell’artigianato. L’iniziativa prevede l’avvio di percorsi di inserimento lavorativo attraverso la promozione di contratti di lavoro che prevedano attività di alternanza tra lavoro e formazione (tirocinio formativo e apprendistato). L’intervento si realizzerà attraverso un’azione integrata tra politiche per lo sviluppo delle imprese, politiche per il lavoro

e politiche per la formazione al fine di promuovere l’utilizzo di dispositivi quali il contratto di apprendistato, la formazione in apprendistato, il tirocinio e contributi in favore dei giovani per la creazione di nuova impresa. Al via anche il “Programma FIxO Scuola & Università” predisposto congiuntamente dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che amplia il proprio raggio di azione coinvolgendo, insieme ai giovani laureati, anche i diplomati e rivolgendosi alle Università e agli istituti di scuola secondaria di secondo grado nel loro ruolo di operatori del mercato del lavoro.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 14 maggio 2011

lo sport L’impresa contro il Napoli, sconfitto da una prodezza di Chevanton ha permesso ai giallorossi di staccare la Samp. A Bari per timbrare l’ultimo cartellino

L’ASSIST di Paolo Lojodice

Lecce, la salvezza dietro al derby Un bipolarismo emozionale avvolge e cattura chi, a vario titolo, tiene per le sorti del Lecce. Una settimana fa, sperare in un possibile rilancio delle quotazioni giallorosse in chiave salvezza era a dir poco velleitario: le ambizioni di Champions del Napoli potevano essere pur compensate dall’ostinata volontà di De Canio & company di restare attaccati a residue speranze numeriche di classifica ma, la differenza “in garretti”, faceva propendere più per un successo delle maglie biancoazzurre che quelle giallorosse. Così non è stato e al di là di ogni banale e ricorrente, ma a ragion veduta quanto mai sacrosanta, frase come “il calcio è imprevedibile” oppure “ogni risultato è possibile”, il Lecce rimonta in classifica e complice la sponda Genoana, appena due settimane prima crudelmente avversa, diventa, questa volta, per dirla con le parole di Mister De Canio “arbitro del proprio destino”. Allo stesso tecnico giallorosso fa eco, in tono minore e con le varianti del caso, il suo omologo doriano, che a sera, dopo la sconfitta nel derby della Lanterna ha introdotto la variante del caso - o meglio della classifica - sullo stesso ed identico concetto: “Se eravamo padroni del nostro destino - la Samp prima di domenica scorsa superava in punteggio il Lecce - adesso la nostra sorte non dipende soltanto da noi ma anche da altri ”

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L’ALTRO

VOLLEY B2

(leggi sciagure diffuse per il Lecce!). Adesso i ruoli i sono invertiti e le speranze di Cavasin sono riposte nel Bari che, fatalità del caso, nell’incontro casalingo contro i doriani - proprio in contemporanea alla sconfitta del Lecce sul campo del Genoa - sfoggiava carattere e grinta più da polli allo spiedo che da galletti, tanto risultava evanescente e inoffensivo al punto da, per i non pochi malpensanti, alimentare dubbi sulla regolarità dell’incontro. Domenica al San Nicola il Lecce vuole continuare a costruire il suo destino nonostante il Bari, da tempo retrocesso, vorrà dare senso alla sua stagione vuota e deludente proprio con una vittoria sui cugini giallorossi. Quello di Bari sarà dunque un match che vale più di una disputa da campanile: da parte barese è verosimile pensare ad un ulteriore incitamen-

to del D.S. Angelozzi ai suoi, sprone di certo non inferiore alla personale voglia di rivincita del D.S. catanese nei confronti della sua ex società e dello stesso tecnico De Canio. Lo scorso campionato il Lecce mise in naftalina a metà stagione Angelozzi, di fatto trasferendo all’allenatore materano ruoli e competenze manageriali. I fatti hanno detto ragione alla dirigenza di Via Templari: una promozione in A con investimenti davvero contenuti e le basi per la permanenza in A di quest’anno, a due giornate dal termine, sono già un successo nell’ipotetico confronto di risultati conseguiti tra Angelozzi e De Canio. Certo uno sgambetto alla formazione giallorossa in dirittura d’arrivo, sarebbe coerente con le dinamiche del caso e soprattutto con il personaggio Angelozzi. Inoltre copromettere la salvezza del Lecce

potrebbe essere sia pur misera ma desiderata consolazione per la tifoseria biancorossa che non ha più prospettive se non una opportuna rifondazione societaria. Ma questi ventilati pericoli lasciano il tempo che trovano nelle considerazioni di De Canio & company: viene prima di tutto la salvezza, poi tutto il resto è relativo. Infine una suggestione sul significato degli incroci di partite e squadre, da sussurrare sottovoce, quasi da non crederci ma solo per scaramanzia: la Samp la cui tifoseria è gemellata con quella del Bari, come già riportato, beneficiò dei tre punti al san Nicola, quando il Lecce perdeva malamente a Genova contro i Grifoni; domenica i doriani affrontano al Marassi Delio Rossi, ex Lecce, e il suo Palermo, gemellato con il Lecce; voci di mercato danno il tecnico riminese come prossimo ad accasarsi sulla panchina del Genoa. Una vittoria del Lecce sul Bari in concomitanza di una sconfitta interna della Samp chiuderebbe i giochi in fondo alla classifica con la salvezza dei giallorossi; e in questo singolare intreccio di colleganze e “apparentamenti” tra Lecce, Palermo, Bari, Sampdoria e Genoa, anche i sospetti dei malpensanti di fatto sarebbero superati. Ma questa è una suggestione, da sussurrare sottovoce e per non crederci … per scaramanzia.

PORT di Paolo Conte

Ugento, il sogno è realtà. Squinzano e Alessano la corsa per la B1 continua

È trascorsa quasi una settimana dall’urlo liberatorio del Tiziano Manni per l’ineccepibile salto di categoria in B1, ma nei bar e per le strade di Ugento ancora non si parla d’altro. Il quinto 3 a 0 di fila rifilato al modesto Caseifico di Nucci ha messo il punto alla stagione stratosferica dei Falchi di Tonino Cavalera. Un marchio di fabbrica resosi il fattore per tutto l’arco del campionato a fronte delle venti vittorie andate in porto con il corposo risultato sulla lunghezza delle ventisei giornate. I festeggiamenti e i caroselli post-gara sono il giusto tributo ad una squadra che, anche nei momenti di appannamento, ha messo cuore e muscoli per tagliare il prestigioso traguardo. Se a queste doti aggiungiamo anche i valori tecnici della rosa messa a disposizione dal presidente Maruccia, ci accorgiamo di quanto sia stata meritata questa promozione. Salto di categoria che lancia i Falchetti verso i piani alti del Volley italiano al termine del confronto ai vertici con quello Squinzano, capace di tenere testa alla Minniebet fino all’ultima giornata. I gialloblu di coach De Vitis, rimasti con l’amaro in bocca per aver perso la testa della classifica nel momento clou della stagione, ottengono un onorevole secondo posto e pensano già alle gare post-season. In casa Squinzano permane l’idea di raggiungere i cugini

ugentini in B1 attraverso il tortuoso cammino dei play-off. Lo spirito di gruppo condito dalle schiacciate di Alessandro Orefice sono state le armi che hanno permesso alla Parsec.3.26 di dare filo da torcere ai più accreditati Falchi ugentini per tutta l’annata. Un dato di fatto che inietta siringhe di fiducia nelle vene dei squinzanesi, convinti ancora di poter raggiungere il traguardo promozione. Per il rotto della cuffia, l’Alessano festeggia la difesa del terzo posto dai veementi assalti dell’Altamura. La sconfitta al tie break più “bella” della stagione maturata a Squinzano ha staccato il biglietto per i play-off. Un obiettivo che solo qualche settimana fa sembrava ormai annunciato, ha rischiato di infrangersi contro i baresi della Domar, autori di una rimonta al cardiopalmo proprio nel rush finale. I cinque punti di vantaggio a tre giornate dalla fine dell’Aurispa sul nemico barese sembrava essere un margine sostenibile per conservare la terza piazza. Ma la sconfitta dello scontro diretto e le ultime prestazioni balbettanti dei ragazzi di coach Medico hanno dato vigore alla Domar, abile ad approfittare del classico braccino corto salentino. A conti fatti la classifica recita 56 Alessano, 55 Altamura a dimostrazione di come il punticino conquistato sul proibito campo dello Parsec 3.26, abbia permesso all’Aurispa

di tenere a bada le ambizioni baresi e di mettere la parola fine al discorso play-off. Perdere la gran bagarre per la B d’eccellenza sarebbe stata una vera beffa per i salentini i quali, per tutto l’arco della stagione regolare, hanno occupato in pianta stabile il terzo gradino della competizione. Anche quest’anno l’obiettivo stagionale della società del Presidente Venneri è stato raggiunto nonostante la lungo degenza di Paolo Mastropasqua e una serie di infortuni che hanno influito negativamente sul cammino dell’Alessano. Scritta la storia della regoular season 2010/11, il balletto dei play off apre le danze con l’imminente impegno in quel di Paola sull’ostico campo del Geki Detommaso, formazione cosentina tra cui militano giocatori dell’esperienza di Patitucci, Lamberti e Kunda. In attesa di capire dove potrà arrivare la formazione biancoazzurra, in casa Alessano la gratificazione e la serenità di aver rispettato l’obiettivo stagionale può essere l’asso nella manica di coach Medico il quale, tenterà di cavalcare l’onda d’entusiasmo dei suoi ragazzi in quella che potrebbe essere un’impresa storica. L’importante gara domenicale invoglia tutta la città ad incitare i suoi beniamini per continuare a coccolare un dolce sogno che, ancora oggi, si fa fatica non solo a pronunciare ma anche a sussurrare.

MONDO In Terra Santa nel giorno di Giovanni Paolo II Presentata a Bruxelles, presso la Sala Stampa del Parlamento Europeo l’VIII edizione dei JPII Games, il progetto nato con l’idea di promuovere in Terra Santa una cultura della pace e del dialogo attraverso lo sport. Grande occasione di incontro e grande novità. Vista la recente beatificazione di Papa Giovanni Paolo II a cui i “JP II Games” sono dedicati, è stato oggi annunciato che l’evento si svolgerà il 22 ottobre e non più il 19 maggio. Scelta questa motivata dal fatto che il 22 ottobre ricorre l’elezione a Pontefice di Giovanni Paolo II e che quest’anno per la prima volta il Pontefice verrà festeggiato, in quella data, come beato. La Corsa della Pace come ogni anno partirà da Betlemme e arriverà a Gerusalemme passando per il check point, il luogo che segna la divisione tra i due territori. La corsa è l’unica occasione dell’anno in cui i palestinesi possono entrare in Israele senza controllo dei documenti. Ed è proprio su questo importantissimo punto che è intervenuto il padrone di casa, il Capodelegazione PPE al Parlamento Europeo, Mario Mauro che ha dichiarato: “Il numero dei partecipanti delle passate edizioni della Corsa della Pace forse potrà sembrare risibile, ma considerate le difficoltà che le autorità israeliane creano per concedere le varie autorizzazioni anche a noi europarlamentari durante le missioni ufficiali in Terra Santa, credo di poter affermare che la valenza politica dell’iniziativa portata avanti dal Csi e dall’Orp sia grandissima”. Ed è per questo, ha aggiunto “che mi impegnerò in prima persona, insieme al vicepresidente del Parlamento Europeo e co-direttore del Centro Meseuro, on. Gianni Pittella, per coinvolgere il maggior numero possibile di colleghi europarlamentari, non solo italiani ma anche stranieri. Mi auguro fortemente che, grazie all’apporto fornito dalle Istituzioni Europee, l’edizione 2011 della Corsa della Pace possa aprire nuovi canali per favorire i negoziati di pace tra Israele e Palestina”. Alle sue parole hanno fatto eco quelle del Consulente Ecclesiastico Nazionale del Csi, mons. Claudio Paganini: “Correre quella Maratona è un’esperienza unica. Lungo quel percorso si percepiscono tante cose: in primis il dolore e la sofferenza generata dal lungo conflitto che affligge i popoli israeliano e palestinese. E con l’aiuto del Parlamento Europeo un numero sempre maggiore di partecipanti potrà rendersi conto di quanto sia doveroso impegnarsi per garantire la pace in Terra Santa”. Infoline sulle attività del Csi Lecce, cell. 347.1762819 - email lecce@csi-net.it, sede via Siracusa n. 50 73100 Lecce.


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