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Lecce, 16 aprile 2011

UN EURO

L’Ora del Salento

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L’Europa, le migrazioni e le miserie della politica di Nicola Paparella L’Europa dei bottegai non può capire che cosa voglia dire accoglienza. L’Europa che costruisce i suoi uffici a Bruxelles per discutere di quote latte e per affidare il suo futuro ai nuovi superbombardieri d’assalto, non può capire che cosa voglia dire sviluppo. L’Europa dei burocrati, dei salotti e dei banchieri non sa come si viva alla periferia delle città. Soprattutto, l’Europa dei regionalismi non può uscire dal suo isolamento e forse non ricorda nemmeno i motivi che spinsero a credere in una grande unione di popoli. In una Europa così, con una politica così miope e distratta, l’emergenza delle migrazioni sarà una costante ancora per molti anni a venire. Ieri giungevano dall’Albania e sbarcavano sulle sponde salentine; oggi giungono dall’Africa e sbarcano a Lampedusa; domani forse arriveranno nei nostri aeroporti o forse in Francia o in Spagna o in Grecia o persino sulle rive del Danubio. Ma giungeranno e continueranno a farlo sino a quando le condizioni di vita nei Paesi del terzo mondo non saranno diverse. Sin quando ci sarà miseria e grave rischio sociale, sino a quando la prepotenza e l’egoismo creeranno condizioni di ingiustizia e di disperazione, ci sarà sempre qualcuno che avrà voglia di imbarcarsi per trovare altrove fortuna. Non servono le grandi muraglie, non servono le regole severe, né i respingimenti alle frontiere o, come dicono oggi i leghisti, i soldati ai confini della Patria. Quel che occorre è la capacità di fare politica, quella seria, quella che promuove lo sviluppo e la giustizia sociale, sia all’interno delle nazioni che fra le nazioni. Sino a quando la politica estera si occuperà soltanto di qualche affare da riservare agli amici degli amici, condito da cerimonie e balletti in stanze segrete o sotto tende accoglienti, lo sviluppo delle genti sarà costretto ad attendere giorni migliori, e i disperati continueranno a guardare alle terre al di là del mare come ad una possibile nuova dimora. Le stesse azioni di accoglienza vanno ripensate. L’esperienza compiuta negli anni Novanta insegna che la generosità - sempre grande e sempre encomiabile - degli Italiani va canalizzata dallo Stato verso forme rispettose della persona. Lo abbiamo visto con gli Albanesi, lo abbiamo riscoperto con i Rom, ora lo viviamo con i Tunisini: il riconoscimento della identità personale, il conferimento di documenti di identità è il primo passo, da compiere con sollecitudine, non come semplice fatto amministrativo, ma come primo passo di un lavoro di politica sociale, al quale va accompagnato un lavoro di ascolto dei bisogni e di avvio verso l’impegno operativo. Tenere ferme per giorni e settimane, e senza obiettivi, centinaia di persone è ingiusto e pericoloso; lasciare andare senza un preciso disegno è da irresponsabili. È possibile che le esperienze compiute non abbiano insegnato proprio nulla?

SETTIMANALE CATTOLICO

IL QUARESIMALE DELL’ARCIVESCOVO

Nuova serie, Anno XXI, n. 14

Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione.

La Domenica delle Palme e della Passione del Signore ci introduce nei suoi due momenti alla settimana santa, i giorni grandi e santi della passione, morte e risurrezione del Signore. La liturgia di questa domenica proclama due testi evangelici: l’ingresso festoso di Gesù a Gerusalemme osannato dalla ‘folla dei discepoli (la comunità dei cristiani? La Chiesa? ), pieni di gioia’, e il racconto della passione secondo Luca, con la ‘folla venuta a vedere lo spettacolo’. Molte volte Gesù era venuto a Gerusalemme; questa volta però Gesù è acclamato come il re: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore”. Ma quale regalità Gesù vuole sottolineare entrando in Gerusalemme? ‘Regnavit a ligno Deus’. È la regalità che gli consegna la Croce, strano e inedito trono ma garanzia di molti discepoli, come afferma Gesù: “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. Questa attrazione come ci narra la pagina evangelica, inizia da subito e, potremmo dire, con chi meno te l’aspetti: ‘il buon ladrone’.

DOMENICA DELLE PALME

I rami d’ulivo e il legno della Croce Una bella pagina il dialogo tra Gesù e il malfattore, preceduto dal rimprovero che questi rivolge al suo compagno di malaffare, crocifisso all’altro lato: “Non hai alcun timore di Dio?”. Per lui invece c’è la richiesta/invocazione espressa nelle parole che rivolge a Gesù: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Che strano! Nel momento in cui Cristo vive il massimo della sua debolezza e impotenza, nel momento in cui Gesù condivide lo stesso, infame patibolo, impossibilitato perfino a salvare se stesso, questo ladrone, animato da una fede grande, chiede la salvezza: “ricordati di me”. Non viene deluso: “in verità io ti dico:

Lecce, 16 aprile 2011

oggi con me sarai nel paradiso”. Per due volte nel vangelo di Luca risuona l’oggi di Dio, l’oggi dell’annuncio della nascita di Gesù “oggi è nato per voi un salvatore” e l’oggi nell’annuncio della morte che è l’oggi della salvezza per il ‘buon ladrone’ e per quanti tra noi , nella miseria del peccato, sanno gridare l’invocazione: Gesù, ricordati di me! Sulla croce, Cristo Signore, “annoverato tra gli empi”, secondo le parole di Isaia, conferma la sua missione: sono venuto a salvare i peccatori, sono venuto a donare vita. Molte volte anche noi, ai piedi del Crocifisso, cercando il suo sguardo, gli abbiamo gridato il nostro bisogno di salvezza, di liberazione, di affrancamento dal peccato e nel silenzio di un cuore bisognoso di speranza, abbiamo sentito il mormorio delicato della sua parola: Tu sei, tu sarai con me, nel mio amore e per sempre!

Via Crucis a Lecce nel Centro Storico Domenica delle Palme Porta Napoli ore 20,30 Conclude mons. D’Ambrosio nell’Anfiteatro Romano

Joquin Navarro Valls

Giovanni Paolo II sarà canonizzato il 22 ottobre 2011

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I giovani e il Vescovo sulla via della croce

Comunità parrocchiali

Settimana Santa riti e tradizioni in diocesi di Lecce

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L’Ora del Salento

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PAPA WOJTYLA VERSO LA BEATIFICAZIONE Il ricordo dell’allora Ministro, Rappresentante del Governo Berlusconi

Quel santo che passò da Lecce Due giornate indimenticabili Da Piazza S. Oronzo l’invito a camminare verso sud Appena sei anni dalla morte di Papa Giovanni Paolo II, e il prossimo 1 maggio, a Roma, l’attesa cerimonia di beatificazione alla quale parteciperemo con emozione. Un processo, quello che porterà alla Santità di Karol Wojtyla, passato anche da Lecce e dal Salento, che nel settembre del 1994 accolsero calorosamente il Santo Padre. Fu una visita “tanto attesa ed a lungo preparata”, come il Papa tenne a precisare e che resta, ancora oggi, non solo uno degli eventi più importanti della storia del nostro territorio, ma anche dello stesso processo di beatificazione dell’indimenticato Giovanni Paolo II. Insieme all’allora Sindaco di Lecce Francesco Corvaglia ed all’Arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi ebbi l’onore, da Ministro dell’Agricoltura, di accogliere il Papa in Piazza Sant’Oronzo: un evento che resta un ricordo indelebile della mia attività politica e della mia vita personale. L’enorme folla di fedeli, i tantissimi giovani, che erano lì ad ascoltare le parole ed il messaggio di Giovanni Paolo II. Se nel corso degli ultimi anni e soprattutto durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia del 2005, i cosiddetti Papa-Boys hanno raggiunto la ribalta internazionale, è però innegabile che già nel lontano settembre del 1994 il Papa aveva iniziato una

L’Ora del Salento SETTIMANALE CATTOLICO

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proficua campagna di comunicazione con le nuove generazioni. Già negli anni novanta, infatti, Papa Giovanni Paolo II, con il suo carisma, era riuscito ad avviare un dialogo profondo con i giovani che, non a caso, del resto, anche a Lecce erano stati massicciamente presenti durante la visita del 1994 sia in Piazza Sant’Oronzo, il 17 settembre, sia allo stadio Via del Mare. Paper Wojtyla è stato indubbiamente un Papa particolare che ha inteso affrontare con coraggio, da “uomo nel quale gli altri uomini vedono un legame diretto con Dio” (come dice Messori) i problemi più scottanti della società di oggi con la forza della Fede, con l’uso di ogni mezzo di comunicazione non necessariamente convenzionale. E per questo suo modo di ricerca continua di strade più efficaci per giungere al cuore degli uomini ed annunciare la Buona Novella, Giovanni Paolo II è riuscito a penetrare nell’intimo dei cuori giovanili, che hanno bisogno di Speranza , in primo luogo di Speranza! Nel suo discorso a Lecce, nel gremito Stadio Via del Mare, Giovanni Paolo II affermava: “voi giovani vivete in una certa epoca, in una certa cultura, in una certa civiltà, e le difficoltà che avete e anche le aspirazioni che avete, tutto questo è un po’ comune, benché sem-

PENSANDOCI BENE...

pre personale”. È evidente come il Santo Padre, già allora, cercava di incanalare le aspettative dei giovani verso i valori della tradizione cristiana, riproponendoli non più come espressione del conservatorismo più intransigente, ma di una cultura in cui non si deve aver paura di riconoscersi e trovare accoglienza: un rapporto ed un nuovo equilibrio, insieme tra giovani e cattolicesimo. Giovanni Paolo II cercò, inoltre, di avvicinarsi alle visione di quello che significa essere giovane, di quello che è la gioventù moderna, dall’ovest all’est, dal nord al sud. Nel suo discorso, Papa Wojtyla parlò non a caso di speranza, invitò i genitori ed i politici ad esseri testimoni e modelli per i giovani, non tanto maestri. Ricordò l’importanza della carità, via guida dell’evangelizzazione e parlò ancora della cultura della solidarietà che ancora oggi molti cittadini pugliesi dimostrano accogliendo ed aiutando i numerosi immigrati provenienti dalle regione del Nord Africa. Lecce ed il Salento, che furono più volte ricordati dal Papa per la tradizione di intensa religiosità e per le significative tracce della spiritualità dell’Oriente Cristiano, restano, allora, una tappa fondamentale del processo di beatificazione di cui i cittadini salentini è bene che siano consapevoli.

di Giuseppina Capozzi

Il valore dell’esistenza La necessità di regolare dal punto di vista etico il tema della vita e del suo valore, in piena “rivoluzione biologica”, impone due domande fondamentali: di quale vita parliamo e se la vita umana ha un valore in sé o dipendente dal giudizio ad essa attribuito. Le biotecnologie moderne, con le progressive conoscenze prevalentemente nel campo della genetica umana e della biomedicina, impongono una poderosa ed urgente riflessione sull’impianto prospettico delle recenti scoperte. Dalla possibilità di manipolare il patrimonio genetico umano alla possibilità della clonazione degli esseri viventi, le scienze della vita (le scienze biologiche, le scienze agrarie, la bioinformatica, la biomedicina, la farmacologia) aprono scenari e risvolti bioetici di difficile prevedibilità. L’ambiguità e i rischi di queste ripercussioni sulla vita del singolo e della globalità uomo-ambiente rappresentano l’input per uno studio strutturale sul valore della vita. Per valore si intende ciò che è assoluto e universale per l’essenza del vivente. La summa del pensiero di Giovanni Paolo II, che ha trattato l’argomento di bioetica come mai prima, è raccolta prevalentemente nell’enciclica Evangelium vitae, che, raccogliendo e sviluppando le istanze decisamente innovative, se pure nel solco della Tradizione, del Concilio Vaticano II, sviluppa ed evidenzia segnali positivi e negativi connessi all’attuale coscienza sociale sul valore della vita. Le critiche mosse a questa enciclica, relative ad una visione prevalentemente pessimistica circa la tutela del bene della vita, vanno inquadrate nel disegno magisteriale di stimolo costruttivo alla promozione e tutela di un bene sottoposto a minacce e pericoli concreti. La conoscenza di questi attentati al valore profondo di questo bene devono generare la consapevolezza di un impegno di assoluta emergenza per la sua tutela. Tutti gli uomini, cristiani e non, sono chiamati ad affrontare questo tema, in modo improrogabile. Ora, la prospettiva epistemologica del magistero pontificio si fonda su due elementi: fede e ragione. Le prime parole di Giovanni Paolo II che leggiamo nella enciclica Fides et ratio sono:“La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità”. Ma per comprendere a quale verità faccia riferimento il Papa è necessario partire dal concetto biblico di vita che è quella “eterna” in comunione con Dio. Il Pontefice affronta il tema della vita partendo dall’alto della rivelazione soprannaturale, perché sia poi comprensibile alla ragione umana. È una fidens quaerens intellectum. Una ragione aperta alla trascendenza, guardando l’uomo nella sua integrità e totalità, coglierà la verità antropologica nella contemplazione del mistero cristologico. L’uomo si scopre, così, naturalmente mosso verso la carità: è connaturato in noi, infatti, amare e donare e questa è la forma di auto-educazione che oggi storicamente la Chiesa indica con chiarezza. info@giuseppinacapozzi.it

Nell’anno del 150 anniversario dell’Unità d’Italia, vorrei ricordare, infine, l’appello conclusivo di Giovanni Paolo II nel suo discorso in Piazza Sant’Oronzo, in cui il Papa ricordò quanto fosse importante camminare verso sud per trovare entusiasmo, per costruire il futuro di tutta l’Italia: “L’Italia è privilegiata da questa estensione a nord e a

sud e dalla complementarità delle due tradizioni”. Un messaggio anche questo di grandissima attualità e che l’intera classe politica e dirigente del paese dovrebbe accogliere e seguire. “Non abbiate paura” era l’invito costante del Papa. E nessuna paura si deve avere quando si può guardare al futuro con principi ben saldi Adriana Poli Bortone

PROSPETTIVE ECUMENICHE

di Massimo Vergari*

La Pasqua 2011 insieme a tutti i fratelli cristiani Quest’anno i cristiani delle diverse confessioni celebrano la Pasqua di Resurrezione nella stessa domenica. È una delle cinque coincidenze che si verificano all’inizio di questo terzo millennio; ciò avviene solo quando le date dei calendari giuliano e gregoriano collimano. Il cammino ecumenico ha sempre affrontato la questione della datazione della Pasqua, ma non si è ancora raggiunto un accordo unanime. La diversità proviene dall’adeguamento o meno del calendario al dato astronomico calcolato dalla commissione di P. Gregorio XIII nel 1582, per determinare l’equinozio di primavera. Il principio per stabilire la Pasqua è identico per tutti e proviene dal primo Concilio Ecumenico di Nicea (325) che era stato convocato dall’imperatore Costantino per portare la pace turbata dalla controversia ariana e dalla divergenza sulla data di Pasqua fra i cristiani d’oriente e di occidente. La decisione presa era che tutti avrebbero dovuto celebrare la Pasqua insieme “nella data dei Romani e degli Alessandrini”. Per l’importanza scientifica che aveva la città di Alessandria , fu incaricata la Chiesa di questa città a determinare e comunicare a tutte le Chiese la data della Pasqua di ogni anno. Il principio emerso fu che la Pasqua si celebrasse la prima domenica dopo la luna piena dall’equinozio di primavera. Questo identico principio applicato al calendario giuliano e a quello gregoriano determina la differenza per la data di Pasqua. È grave, per la testimonianza cristiana nel mondo, che la coincidenza della data della Pasqua , come avviene quest’anno, non faccia prodigare tutti per solennizzare “l’Amore di Dio che è più forte di ogni morte”. Questa eccezionale opportunità deve alimentare la speranza che tutte le comunità cristiane del mondo accellerino, con la preghiera, gli sforzi comuni per raggiungere un’intesa che porti alla definitiva celebrazione comune della Re-

surrezione di Cristo. Annunciare all’unisono la grande gioia pasquale realizzerebbe una profezia per il cammino ecumenico. L’unità dei cristiani deve essere perseguita da ogni battezzato e da ogni comunità con la preghiera e con impegno concreto, laborioso e paziente. Tutte le Chiese cristiane professano la fede nel Cristo Risorto; tuttavia fra le confessioni ci sono delle differenze dottrinali che impediscono ancora l’unità visibile . Infatti, questa Pasqua, anche nella coincidenza della data, non trova tutti i cristiani pronti a dare la loro testimonianza di unità, mentre sarebbe l’occasione più opportuna per rinnovare reciprocamente il riconoscimento del Battesimo che rende tutti annunciatori nel mondo del Vangelo attraverso le parole e l’azione. Nello spirito del Risorto si deve rielaborare la storia delle Chiese Cristiane che, pur macchiata da divisioni, inimicizie e persecuzioni, porta un grande patrimonio di valori, di insegnamenti e di buone esperienze. Nella consapevolezza che le colpe umane hanno gravemente nuociuto alla credibilità della testimonianza cristiana, la Ricreazione operata attraverso la morte e resurrezione di Gesù Cristo deve rinnovare i cuori superando i pregiudizi e cercando l’incontro reciproco per essere gli uni per gli altri. In ogni angolo della terra si difendano i diritti delle minoranze, sgombrando il campo da equivoci e diffidenze fra le Chiese maggioritarie e minoritarie. I cristiani siano impegnati come Chiese a difendere la centralità della persona umana, il pluralismo culturale, la riconciliazione dei popoli e delle culture e il bene comune con l’impegno per sconfiggere le miserie del nostro tempo. E’ testimoniando la pace e la concordia che le Chiese riflettono nel mondo, come uno specchio, la luce serena del Risorto. *Delegato dioc. per l’Ecumenismo


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PAPA WOJTYLA

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DOVE

VERSO LA BEATIFICAZIONE Prof. Navarro Valls, tra poche set- ia di lettere di persone sconosciute, timane Giovanni Paolo II sarà procla- persone di tutti i tipi, di tutti i paesi: mato Beato. Perché, secondo lei, Ka- “Padre prega per mio figlio che non rol Wojtyla è santo? Quando si è ac- gli succeda questo; Padre prega per corto di aver vissuto buona parte del- il mio matrimonio che è in pericolo; la sua vita al fianco di una persona Santo Padre ho quattro bambini e mi santa? hanno detto che ho un cancro incuPenso che sia santo perché ha rabile”. Arrivavano a lui tutti i sogni saputo mantenere durante tutta la sua dell’umanità e le sue preghiere si vita una grande disponibilità a dire nutrivano di questo. C’è di più: avesempre sì a tutto ciò che Dio gli ha va dato indicazioni ai suoi segretari chiesto. Nonostante tutto. Nonostan- che nessuna di queste lettere doveva te le malattie, le difficoltà e il peso andare persa. Su ciascuna dovevano enorme della responsabilità che gra- segnare un piccolo appunto con il va su un Papa. Questo mi pare espri- nome della persona, il paese da cui ma il nocciolo della sua santità che, proveniva e il suo bisogno. La sua tra l’altro, è la sfida che deve affron- preghiera personale era proprio su tare ogni essere umano e, in partico- questo materiale. Quanto spazio in lare, ogni cristiano. Per Papa Wojty- questa preghiera rimaneva per lui? la Dio non era un’idea, non era una Questa è la domanda che bisognava presenza lontana, un Signore inac- farsi. Era una preghiera che si riemcessibile, ma era il suo Creatore, suo piva degli altri. Padre, era una Persona, una Persona divina con cui poteva parlare, starGiovanni Paolo II, oltre che per la le vicino, dirle “ti amo”. Questo mi sua santità riconosciuta da tutti subipare sia il centro della sua santità e to dopo la sua morte, resterà alla stoil motivo per cui adesso viene pro- ria per tanti altri motivi. È stato soclamato Beato. Naturalmente mi ero prattutto un Papa “diverso” da tutti i accorto della sua santità già prima suoi predecessori. Era palese uno stidi cominciare a lavorare con lui, leg- le nuovo, diretto, quasi familiare, in gendo i suoi libri, ascoltando i suoi controtendenza rispetto al passato per discorsi: una persona che scriveva le forme e per il messaggio all’uomo. così dimostrava in sé la presenza della È d’accordo? santità. Vederla poi Sono pienada vicino e per così mente d’accordo. Giovanni Paolo II Questo è un tema tanti anni è un’altra cosa: si contempla interessante da apha riportato tutto in una prospetprofondire perché tiva nuova e più riguarda la dialetil pontificato completa. tica che si stabilinella sua epoca sce tra la persona e l’istituzione. In Ci racconti un e questo questo caso tra la po’ del Papa Wojtyla lo ha potuto fare persona di Karol nel privato. Com’era e l’istituzioil Papa tra le mura perché conosceva Wojtila ne del pontificato. domestiche? A tavoE notare: come la la, mentre viaggiava molto bene persona cambia e quando trascorree a molti livelli l’istituzione, come va le sue vacanze? l’istituzione prende Direi che l’imla modernità, possesso della permagine di Giovanni Paolo da vicino non cioè il tempo storico sona, senza diVivenera molto diversa da del suo pontificato struggerla? do a stretto contatquella che si vedeva to con il Papa era pubblicamente. Però era ancora migliore, perché si logico che l’interrogativo me lo povedevano di più tante sfaccettature nessi molte volte. Giovanni Paolo II del suo carattere umano, della sua ha riportato il pontificato nella sua personalità e anche della sua stessa epoca e questo lo ha potuto fare persantità che dall’esterno non si vede- ché conosceva molto bene e a molti vano. Era pronto a mostrarsi in pub- livelli - filosofico, culturale, politico, blico, ma non voleva attrarre su di sé religioso - la modernità, cioè il teml’attenzione della gente che lo ascol- po storico del suo pontificato. Giotava. Era il messaggio ciò che lui vanni Paolo II, proprio perché conovoleva trasmettere e non la sua per- sceva bene questa modernità, non se sona. Però vedendolo da vicino è ne lasciava impaurire da essa ma chiaro che non soltanto si recepiva nemmeno affascinare ingenuamente. il messaggio, ma si vedeva la perso- Per questo manteneva sempre un punna, una persona che senza dubbio to di equilibrio e di saggezza umana aveva lottato fin da giovane per es- e soprannaturale insieme quando, sere migliore, per tenersi interiormen- come un papa deve fare, doveva giute “agile”, per rispondere sempre sì dicare delle situazioni, doveva dare a quello che gli chiedeva Dio. Anche un cambio o un impulso alla direzioda anziano, in questa sua personale ne di una storia. E qui andrebbero ‘lotta’per avvicinarsi a Dio, metteva considerati i grandi cambiamenti lo stesso entusiasmo di quando era epocali dell’Est europeo, ma anche giovane. Lo si notava da piccoli det- quel cambio di rotta che lui con tantagli. Naturalmente quella figura da ta prudenza ha saputo dirigere, quanvicino appariva ancora più grande, do c’era un rischio serio per tutta una al contrario di ciò che accade con Chiesa a livello continentale in Latialtri tipi di personaggi, che da lon- noamerica, come la “teologia della tano sembrano grandi e da vicino li liberazione”. Con prudenza e deciscopri in una dimensione più ridot- sione ha saputo orientare questo cambiamento e individuarne gli eleta. menti positivi trascurando ed elimiChe cosa può dirci della sua spi- nando quelli negativi. Penso che non ritualità e del suo misticismo? Co- ci sia nessuno storico oggi, nell’ambito della storiografia cristiana e non m’era il Papa quando pregava? La mia impressione quando lo si solo, che non riconosca questa incivedeva pregare, e questo era molto denza di Giovanni Paolo II nella stofrequente anche nei viaggi, quando ria del suo tempo. non c’era molta intimità o privacy, o Giovanni Paolo II e i giovani. È inanche nel suo appartamento e in tante occasioni, era come avvicinarsi sul discusso il suo amore per la giovenbordo di un grande burrone di cui tù. Non solo le Giornate Mondiali da non si scorge il fondo. Quella figura lui istituite, ma ogni occasione in cui orante mi suggeriva una sensazione ha avuto la possibilità di un contatto di immensità. Ti rendevi conto, an- con i ragazzi di tutto il mondo non se che da qualche commento che talvol- l’è mai lasciata sfuggire per vivere ta faceva, che la sua preghiera si nu- momenti di felicità e di nuova giovitriva in grande parte dei bisogni del nezza. Essa traspariva dal suo sorrimondo intero. Gli arrivavano miglia- so contento, dal luccichio degli occhi,

INTERVISTA/Parla il prof. Navarro Valls, Portavoce di Giovanni Paolo II

Testimone della santità di un Papa straordinario dalla battuta sempre pronta, dalla vo- visto un Papa in un letto d’ospedale. glia di abbracciarli, di stringere, di Che cosa può raccontarci degli ultistabilire un dialogo. Ogni incontro mi mesi trascorsi a braccetto con i con loro per lui era sempre una fe- mali che lo affliggevano e gli impedista… vano di proseguire la sua missione Sono milioni e milioni i giovani con la parola e con i viaggi? che ha incontrato in tutte le giornate Per le persone che gli erano vicimondiali della gioventù. Che faceva ne, come è logico, era molto dolorolui con i giovani? Questa è la doman- so. Ma vederlo senza un gesto di imda. Non li coccolava per niente. Co- pazienza, vederlo soffrire e, fino agli municava loro verità chiare; li met- ultimi momenti, non perdere il buoteva davanti a Dio e alla loro coscien- numore, era davvero straordinario. ze, che è un passaggio che forse nes- Ti rendevi conto che Giovanni Paolo suno, né la scuola, né la famiglia, né II stava dando una interpretazione la società, avevano mai proposto. I del dolore che la nostra cultura pregiovani rispondevaferisce ignorare; no così: “questo stava scoprendo il Il Papa non coccolava non me l’ha mai detsenso del dolore e to nessuno prima di lo stava condivii giovani. adesso ed io ci credendo con tutti noi, do perché lui ha raQuando la cultura poiché il dolore è gione”. Veniva poi il la più universale attuale dubbio: “ma potrò delle esperienze raggiungere a livelTutti noi non sa rispondere umane. lo etico quello che il prima o poi lo coai giovani, Papa mi chiede? nosceremo o l’abNon lo so, però lui conosciuto, li coccola perché biamo ha ragione, in quelnon necessarialoro stiano buoni. mente solo la morlo che dice”. Questa convinzione apriva te, ma la sofferenza Ma la persona il cuore dei giovani fisica e psichica. A di tutte le culture, si coccolata è persona tutto questo il Papa può dire, i giovani dava un senso che che non conosce tocca il più intimo europei, latinoamericani, nordameridell’essere umano: i suoi limiti cani, tutti i giovani. lì dove l’essere Ripeto, non coccoumano si incontra lava i giovani; quando la cultura, con Dio. Penso che la reazione che come quella attuale, non sa cosa ri- c’è stata in tutto il mondo in quel spondere ai giovani, li coccola per- mese e mezzo fino alla sua scomparché loro stiano buoni. E questo è un sa, era di gratitudine: questa persodanno incalcolabile perché una per- na ci sta scoprendo il senso del dolosona coccolata è una persona che re, questa universale esperienza delnon conosce i suoi limiti. l’umanità egli la sta vivendo con una tale dignità che mi sta dicendo che Giovanni Paolo II e la sofferenza. quando mi arriverà forse saprò anFin dall’attentato di Piazza San Pie- ch’io come comportarmi. tro nel 1981, nonostante la sua giovane età, il Papa ha stretto un patto di Infine, prof. Navarro Valls, Gioferro con il dolore. Non si era mai vanni Paolo II è stato un grande co-

municatore. La sua predisposizione alla comunicazione e la “confidenza” con le nuove tecnologie lo hanno introdotto facilmente nelle case degli uomini, dei potenti e dei poveri della terra. Quanto il Papa percepiva la necessità di dover diffondere il Messaggio cristiano utilizzando i moderni mezzi di comunicazione? E lei, da esperto di comunicazione e da capo della Sala Stampa, come ha percepito questi grandi cambiamenti? Quella diffusione enorme a livello planetario del messaggio cristiano non sarebbe stata possibile senza una complicità della stampa, della televisione, della radio, dei mezzi di comunicazione che sono stati affascinati da Papa Wojtyla e non soltanto per i gesti, ma per il contenuto e le idee che questa persona diffondeva ad ogni cultura. Non è stato lui ad andare dietro i media, ma sono stati i giornalisti ad andare dietro lui e di questo sono testimone diretto. Ricordo che la mia difficoltà non era creare artificialmente, artificiosamente un interesse dei media per il Papa ma, al contrario, come fare per non deludere le attese enormi già presenti intorno a lui. Penso che nel complesso i media abbiano contribuito in modo decisivo a diffondere il messaggio del Papa; con questo non si vuol dire che tutti i media internazionali fossero cattolici militanti, non è questo; piuttosto il messaggio era di una tale ricchezza che non poteva essere ignorato e allora i media lo hanno diffuso. Ogni tanto, e non c’è da meravigliarsi, arrivavano delle critiche, a mio parere quasi sempre ingiuste, ma non facevano perdere la calma al Santo Padre. Non si preoccupava, me ne preoccupavo io perché faceva parte del mio lavoro, ma lui mai. Cercava di chiarire le cose in tutta serenità però con l’attenzione che ogni circostanza esigeva. Vincenzo Paticchio


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Lecce, 16 aprile 2011

ecclesìa L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

ANNIVERSARIO/Tante adesioni dalla Città del Vaticano

Il ricordo di don Raffaele nel cuore di tanti vescovi

Facendo seguito al messaggio di benedizione del S. Padre tramite l’Eminentissimo Signor Cardinale Segretario di Stato, Mons. Tarcisio Bertone, riportiamo alcune adesioni alla decennale commemorazione di Mons. Raffaele De Simone. Innanzitutto la partecipazione spirituale da parte di Mons. Cosmo Francesco Ruppi, Arcivescovo emerito, impedito ad intervenire trovandosi fuori sede; poi il messaggio fatto pervenire dal Card. Salvatore De Giorgi, Arcivescovo emerito di Palermo che tra l’altro diceva: “Sono grato al Signore di aver donato alla nostra Chiesa di Lecce un sacerdote secondo il suo cuore, che l’ha illustrata non solo con la sapienza dello studioso, ma anche soprattutto con la testimonianza della sua vita” Il Card. Agostino Vallini, Vicario di S. Santità per la diocesi di Roma ha scritto: “La ringrazio del pensiero che mi ha permesso di ricordare questo bravo sacerdote che conobbi molti anni or sono. Confido che l’incontro abbia permesso una degna memoria per il bene da lui realizzato nella Chiesa”. Hanno anche aderito gli ex alunni e Vescovi, tra cui il Sostituto delle Segreteria di Stato, Mons. Fernando Filoni, che assicura “Sono certo che il ricordo di suo fratello emergerà in tutta la sua bellezza”; Mons. Marcello Semeraro, Arcivescovo di Albano, che ha scritto: “Lo ebbi professore di storia nel mio primo liceo a Molfetta e fu venerato confratello nel Presbiterio di Lecce… Ti assicuro il mio pensiero grato e l’augurio che la memoria non si indebolisca nella chiesa leccese”. Le Autorità dello Stato, tra cui il Prefetto di Lecce, S.E. Mario Tafaro, il Sindaco, On. Paolo Perrone, il Primo Presidente della Corte S.E. Mario Buffa e S.E. il Procuratore Generale onorario della Cassazione, Dott. Alessandro Stasi, hanno partecipato; nonché il Presidente del Tribunale Regionale Ecclesiastico, Mons. Luca Murolo, e il Rettore del Seminario Regionale, Mons. Luigi Renna. OdS.

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Domenica 17 aprile 2011 Ore 10.30 - Benedice le palme e poi celebra la S. Messa della Passione di N.S.G.C. in Cattedrale Ore 20 - Presiede la Via Crucis dei giovani nell’Anfiteatro di Lecce

Ore 18 - Presiede la Passione di NSGC e dell’adorazione della Croce in Cattedrale

Sabato santo

Lunedì santo

Ore 9 - Presiede l’Ufficio e le Lodi in Cattedrale Ore 22.30 - Presiede in cattedrale la Veglia Pasquale

Ore 17 - Celebra la S. Messa con gli anziani della Casa Villa Salento

Domenica di Pasqua Ore 11 - Solenne Pontificale in Cattedrale

Martedì santo

LA LETTERA DEL CARD. BERTONE

Ore 10 - Visita l’oncologico di Lecce e poi celebra la S. Messa nella Cappella del Fazzi

Lunedì 25 aprile 2011

Giovedì santo

Martedì 26 aprile 2011

Ore 9.30 - Presiede la S. Messa del Crisma in Cattedrale Ore 19 - Presiede la S. Messa in Coena Domini

Ore 11 - S. Messa a Surbo per la Madonna di Loreto

Ore 17 - Celebra la S. Messa a Torchiarolo

Dal 27 al 30 aprile 2011 Venerdì santo Ore 9 - Presiede l’Ufficio e le Lodi in Cattedrale

Partecipa al Convegno regionale sul Laicato a S. Giov. Rotondo

SALENTO FRANCESCANO

di frà Paolo Quaranta

Spettatori o coinvolti? Reverendo Monsignore, con premuroso pensiero, Ella ha voluto informarmi circa la Celebrazione del 10° anniversario della pia morte del suo caro fratello mons. Raffaele De Simone. Ho molto gradito il delicato gesto e i sentimenti che lo hanno accompagnato ed assicuro la mia preghiera di suffragio e, mentre esorto ad onorare la memoria del generoso ministro di Cristo, accogliendone il prezioso insegnamento di vita, sono lieto di partecipare a Lei ed alle persone care l’implorata Benedizione Apostolica del Sommo Pontefice Benedetto XVI. Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio dev.mo nel Signore Tarcisio Card. Bertone Segretario di Stato Reverendo Signore Mons. Oronzo De Simone Curia Arcivescovile Piazza Duomo, 5 73100 - Lecce

Domenica importante quella delle Palme; importante liturgicamente, importante per il ricordo commemorativo e da spettatori dell’entrata trionfale in Gerusalemme dell’atteso Messia. Importante anche per Chiara d’Assisi che in quel giorno vive momenti salienti della sua esperienza di Dio: al mattino il Vescovo si reca personalmente da lei, fanciulla timida ed estasiata, in assemblea, per consegnarle la palma; ma soprattutto quella notte compie il grande passo. Si reca in tutta segretezza da Francesco alla Porziuncola e lì taglia i suoi capelli, segno di amore sponsale, offerta e libertà assoluto verso il suo Amato, Gesù Cristo. Chiara aveva sentito parlare di Francesco come uomo nuovo e desidera conoscerlo come tale. Francesco è raggiunto dalla fama di Chiara e decide di incontrarla. Durante i colloqui Francesco le trasmette il desiderio ardente di seguire radicalmente il Signore. Chiara vende, quindi, tutta la sua eredità e parte di quella della sorella e dona tutto ai poveri.

Ma quella notte delle Palme, raggiunge Francesco nella chiesa della Vergine Maria, alla Porziuncola, per consacrarsi al Signore e con fermezza e determinazione, resiste ai parenti che la vorrebbero riportare a casa con la forza. Sceglie Francesco, come guida spirituale, e a lui si affida completamente, per seguire Gesù. La vita di Chiara, vissuta in famiglia, ricorda la prima parte del brano del giovane ricco: da sempre ha osservato i comandamenti. Dopo aver incontrato infatti Francesco, che gli rivela colui che offre il senso delle coordinate della vita, Chiara si accorge che il modo di vivere condotto fino a quel momento non le basta più. Si rende conto che non può passare il suo tempo a cercare, a porre domande o osservare solo la legge. Sperimentando, attraverso Francesco, la gratuità dell’amore di Dio, che l’ha amata per primo, si rende disponibile a consolidare la relazione privilegiata con Gesù che illumina ogni ambito dell’esistenza. Si lascia così incontrare dal Signore e poiché si sente scelta e amata, testimonia con la vita di volerlo seguire in un modo ra-

dicale. Accogliendo l’amore, Chiara risponde all’invito di Gesù con l’amore: vende tutto ciò che ha e lo dà ai poveri, come ha indicato Francesco. Ormai scegliendo di vivere secondo la logica dell’amore, può lasciare i beni, ciò che è caro, senza anteporre nulla a Gesù, unica risposta alle sue domande di senso. Offre la sua vita a Dio, senza scegliere un ambito in cui operare. Decide di coinvolgersi in un modo totale e radicale nella vita di Gesù, mettendo tutta se stessa a disposizione, per essere solo segno dell’amore gratuito del Padre. Chiara, in nome dell’amore di Dio e di Francesco, si rende disponibile a rinunciare a ciò che possiede, a ciò che avrebbe potuto essere, ai progetti che pensava per il suo futuro, per inserirsi nel progetto evangelico, da cui prende forma la sua vita. Cosa ci insegna Chiara sul finire di questa Quaresima, preparandoci alla Pasqua: probabilmente a riprendere contatto con la mia esistenza che troppo spesso rendo schiava del vortice del mondo, per liberare la mia umanità e il soffio di Dio che l’attraversa.

A Lecce si celebra Maria Addolorata Il Movimento dei Cursillos alle Sorgenti Il 15 aprile hanno avuto inizio le Solenni celebrazioni in onore di Maria SS.ma Addolorata, compatrona di Lecce nella chiesa di Sant’Angelo, uno dei diciotto Santuari dedicati alla Madonna Addolorata presenti nel Sud. La solenne Eucarestia è stata presieduta da S.E. Mons. Domenico D’AA Lecce si celebra l’Addombrosio, Arcivescovo Metropolita di Lecce. Il 16 Aprile, invece, si terrà alle 18.30 la celebrazione della S. Messa prefestiva delle Palme in suffragio dei Confratelli, Consorelle e Benefattori defunti della Confraternita dell’ Addolorata e riposizione dal trono del Simulacro della Madonna. Il culto di Maria SS Addolorata ricorda l’episodio evangelico della Presentazione di Gesù al Tempio, quando il vecchio Simeone profetizzò a Maria la tragedia della vita di suo

Figlio e la sua. “Le parole del vaticino che congiungeva il Figlio, segno di contraddizione e la Madre, a cui la spada avrebbe trafitto l’anima, si avverarono sul Calvario” (Marialis cultus, 20). Tragico fu il prezzo di dolore pagato da Maria e rappresentato dai sette dolori, le sette spade che le trafiggono il cuore, quali emergono in drammatico

crescendo dal racconto evangelico. Il primo dolore è rappresentato dalla stessa profezia di Simeone su Gesù Bambino; il secondo riguarda la fuga in Egitto della Sacra famiglia, durante la persecuzione di Erode; il terzo, la perdita del Gesù nel Tempio di Gerusalemme; il quarto, l’incontro con Gesù lungo la Via Crucis; il quinto, lo strazio ai piedi della croce dove Gesù è crocifisso; il sesto la disperazione nell’accogliere tra braccia il corpo di Gesù morto; il settimo, infine, la desolazione di Maria nel seppellire il Figlio nel sepolcro. Maria, Mater dolorosa, è esempio e conforto di tutti coloro che sono nella sofferenza, in questo tempo di Quaresima ricorda che il dolore connota la condizione umana, ma è anche segno di speranza e di rinascita: dopo tre giorni Gesù trionfante resuscitò dal sepolcro. Enza Sava

Gioiosa, entusiasta e festosa Giornata di Convivenza Diocesana del Movimento dei Cursillos di Cristianità presso “Le Sorgenti Emmanuel” di Lecce, impreziosita dalla presenza del Pastore e Padre S. E. mons. Arcivescovo Domenico D’Ambrosio. La giornata è iniziata con una “dolce” accoglienza di benvenuto per tutti i partecipanti. Adempiuti i convenevoli di rito, ci siamo riuniti nella sala Mosaico per la celebrazione delle Lodi del mattino. Dopo un breve saluto del Coordinatore Diocesano Antonio Bolognese, i numerosi presenti sono stati piacevolmente coinvolti dalla meditazione tenuta da padre Domenico Pulimeno, religioso francescano, sul tema “La Chiesa, popolo di Dio”. Nella celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Angelo Renna, assistente spirituale del Movimento, abbiamo lodato e ringraziato il Signore per il dono della chiamata al servizio nella Chiesa attraverso lo strumento dei Cursillos di Cristianità, presente e silenziosamente operante in diocesi da oltre 25 anni. Dopo il pranzo al sacco, condiviso “alla cursillista”, padre Mario Marafioti, gesuita, ci ha guidato in un “percorso dell’anima” attraverso alcune tappe simbolicamente rappresentate nella stupenda e sorprendente struttura di spiritua-

lità, da lui stesso ideata e realizzata. Fi na lm en te , intorno alle ore 16, l’incontro con S. E. mons. D’Ambrosio, forse incuriosito dal nostro parlare e cantare “spagnoleggiante”, ma soprattutto dal nostro tipo di apostolato, che mira ad evangelizzare cristianamente gli ambienti, cambiando non le strutture, ma gli uomini che le compongono. Tutto questo attraverso un breve, ma intenso corso di tre giorni (Cursillo), dove viene presentato il Fondamentale cristiano (Dio, Cristo, Chiesa, Grazia), in un modo teologico e vivenziale, che porta alla riscoperta del proprio battesimo e risveglia la gioia di sentirsi cristiani; gioia che incuriosisce e contagia, e che impegna a trovare futuri candidati (Pre-cursillo) da evangelizzare nei tre giorni, in modo che possano vivere e convivere concretamente secondo la propria vocazione cristiana (Post-cursillo). La Giornata si è conclusa con la celebrazione dei Vespri, nella gioia e soddisfazione di tutti i partecipanti. Antonio Giannuzzi


L’Ora del Salento

Lecce, 16 aprile 2011

catholica

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CHIESA DI LECCE

Le attività di aprile Domenica 17 delle Palme Via Crucis Diocesana nel Centro storico con conclusione nell’Anfiteatro, h. 20.00 Giovedì 21 Nel ricordo dell’istituzione della Ss. Eucaristia Chiesa di Santa Teresa, h. 9.15: Ora Media Cattedrale, h. 9.30: Messa Crismale Cattedrale, h. 19.00: Messa “in Cœna Domini”

Venerdì 22 Nella Passione e morte del Signore Gesù Cattedrale, h. 9.00: Ufficio delle Letture presieduto da mons. Arcivescovo Cattedrale, h. 19.00: Commemorazione della passione e morte del Signore Gesù Giornata per le opere della Terra santa (colletta obbligatoria) Sabato 23 Vegliando in silenzio presso il Sepolcro Cattedrale, h. 9.00: Ufficio delle Letture presie-

duto da mons. Arcivescovo Cattedrale, h. 22.30: Veglia Pasquale Domenica 24 Pasqua di risurrezione Cristo è risorto! È veramente risorto! Giovedì 28 - venerdì 29 aprile - 1 maggio Terzo Convegno Ecclesiale Regionale - “I laici nella Chiesa e nella società pugliese, oggi” San Giovanni Rotondo

Venerdì 29 “PrayerLab” Laboratori della fede per ragazzi e ragazze delle Scuole superiori Seminario Arcivescovile, h. 19.45 / 21.30 Sabato 30 Pellegrinaggio della Chiese di Puglia a San Giovanni Rotondo “Incontra Samuel” Week end vocazionali per ragazzi Seminario Arcivescovile (inizio: sabato, h. 16.30 - fine: domenica, h. 12.00)

INSEGNARE RELIGIONE PER UN’OFFERTA FORMATIVA COMPLETA Si è concluso nei giorni scorsi il corso di aggiornamento dei docenti di religione cattolica dell’Arcidiocesi di Lecce

La relazione educativa al servizio della persona Con un tema tanto impegnativo quanto affascinante: “La relazione educativa al servizio della persona”, si è tenuto nei giorni 5 - 6 - 7 aprile il corso di aggiornamento per docenti di Religione cattolica delle scuole di ogni ordine e grado. All’insegna di un sole che confermava finalmente la primavera, all’interno dell’auditorium “Don Sandro Dell’Era” della Parrocchia san Giovanni Battista, un nutrito numero di docenti si è confrontato con relatori di alto livello che hanno reso i pomeriggi carichi di interesse e di confronto. La presenza delle massime istituzioni: L’Arcivescovo che ha aperto i lavori sottolineando il ruolo educativo del docente di religione, ma soprattutto il suo valore di testimone nella comunità scolastica e civile; il Direttore dell’Ufficio Scolastico provinciale dott.ssa Marcella Rucco, che ha sottolineato la validità educativa dell’ora di religione e la necessaria presenza dei docenti per rendere l’offerta formativa più completa e qualitativamente interessante, hanno introdotto i tre relatori che si sono succeduti nei vari pomeriggi. Particolare interesse ha suscitato la relazione del prof. De Virgilio, docente di Sacra Scrittura presso l’Ateneo della Santa Croce in Roma, che attraverso l’esegesi di due brani tratti dai Vangeli di Mc 5,21 - 43 e Lc 24, 1335 ha sottolineato il valore pedagogico dell’incontro con il Cristo. Egli ha tracciato un modello di prassi educativa che si fonda su sei punti nodali per la relazione: Disponibilità; Ammirazione; Gioia; Profondità; Commozione - passione viscerale; Umiltà - servizio. Il suo stile di comunicazione travolgente e coinvolgente resterà per molti un valido modello. La relazione della prof.ssa Loredana Perla, docente di Didattica e Pedagogia Speciale presso l’università di Bari, ha posto invece l’attenzione sul significato e sul ruolo dei Maestri in un contesto in cui “orfani delle ideologie, fin troppo liberi di scegliere tutto, i vincoli dell’autorità vengono rigettati come vincoli ingombranti. Ma davvero il nostro è un tempo senza maestri come si denuncia da più parti? Davvero l’agire magistrale va scomparendo nell’orizzonte delle pratiche educative?”. È stato questo il senso del suo intervento molto puntuale ed aperto alla rivalutazione della figura del maestro tra passione educativa e competenza didattica. Il terzo pomeriggio ha visto quale gradito relatore l’amico prof. Marcello Tempesta docente di Pedagogia Generale presso l’Università del Salento. La sua relazione ha toccato i temi dell’istruzione, autoeducazione, formazione. Ripercorrendo le grandi teorie educative egli si è soffermato sul rischio che corre oggi il processo di insegnamento/apprendimento di

vedere sfumare la sua natura educativa, a ridurre la centralità della relazione interpersonale. Ecco allora la missione specifica della scuola: l’educare istruendo attraverso una comunicazione viva del patrimonio culturale. Anche le conclusioni sono state di alto spessore. Affidate ai Direttori dell’Ufficio Scuola prof. Reno Sacquegna, uomo di scuola e preside stimato, e dell’Ufficio di pastorale Scolasti-

VERBUM DOMINI

di Adolfo Putignano

Alla scuola della Parola Una Chiesa che accoglie con appassionata diligenza il messaggio cristiano s’impegna poi a vivere con gioioso impegno la spiritualità del Vangelo: “Insieme, nella nostra Chiesa, per conoscere e pregare la Parola”, è stata la proposta del nostro presule mons. Domenico D’Ambrosio nel presentare l’itinerario biblico diocesano per la quaresima. Il rapporto tra Parola di Dio e Chiesa è, infatti, essenziale per comprendere la comunità cristiana e l’identità di ogni battezzato con tutti gli sviluppi che ne derivano: dall’apertura alla Rivelazione all’opzione della comunione, dal dono della fede alla testimonianza nel mondo. È stata una scelta ben precisa e motivata quella di far incamminare con maggiore determinazione, slancio e consapevolezza la comunità diocesana leccese in un itinerario pastorale incentrato sulla Parola di Dio, secondo le indicazioni dell’Esortazione Apostolica di Benedetto XVI Verbum Domini. E sono stati davvero tanti gli operatori che, nei diversi impegni di corresponsabilità, hanno condiviso, con attenta e coinvolta presenza, la proposta di considerare prioritari i riferimenti alla Bibbia mediante l’ascolto, la corretta interpretazione, l’animazione pastorale e la sperimentazione di una nuova missionarietà. In piena sintonia con i recenti Orientamenti decennali della Cei, la scommessa sulla formazione costituisce così motivo di fondata speranza per un’efficace azione nell’offrire adeguate risposte alle domande fondamentali dell’uomo e vivere la liturgia con autentica spiritualità cristiana. La proposta di approfondire a livello diocesano alcune conoscenze inerenti al rapporto con la Sacra Scrittura si è articolata in vari ambiti dell’esperienza ecclesiale, non limitandosi solo a livello delle conoscenze, poiché ha mirato a dare maggiore spessore all’itinerario di fede dei singoli, dei gruppi e delle parrocchie. Non si è trattato tanto di offrire strumenti ermeneutici più aggiornati, quanto di provocare ulteriore consapevolezza e qualificazione ai cammini esistenziali, facendo chiaro riferimento al progetto salvifico dell’Antico e del Nuovo Testamento. La nuova esperienza quaresimale, pienamente riuscita, ha così mirato a migliorare la formazione biblica, poiché occorre sviluppare il senso dell’essere servi della Parola di Dio da parte dei presbiteri, dei religiosi e dei laici, i quali in Maria di Magdala hanno l’icona dell’itinerario da percorrere per portare agli altri la gioia del Risorto. La proposta formativa esplicitamente voluta dall’Arcivescovo ha poi offerto l’analisi di alcune tematiche con una rilettura teologica ricca d’indicazioni per la prassi ecclesiale e un progetto di vita individuale più conforme al volere di Cristo e nello stesso tempo più aperto alle domande del mondo contemporaneo. Il ministero degli operatori pastorali, pertanto, si è qualificato ulteriormente all’interno di uno studio dai chiari connotati scientifici, di un approfondimento degli strumenti ermeneutici presentati dagli insigni relatori intervenuti, di un’attività realizzata come esperienza di una Chiesa locale che si apre a nuovi percorsi “pasquali”. Non è stato di un momento di aggiornamento, poiché è stata offerta a tutti la possibilità di mettersi in stato di formazione permanente, cioè di trasfigurare la propria vita secondo le prospettive indicate dalla Rivelazione e presentate con l’autoritativa mediazione della Chiesa. Perché il Salento ha sempre più bisogno di costruire il futuro con la pregnante testimonianza della presenza salvifica dei cristiani. Adolfo Putignano

ca don Alessandro Saponaro, giovane attento e competente. Le loro considerazioni sui lavori sono risultate dense di contenuti e foriere di auspici. Peccato che questi pomeriggi siano stati offerti ai “soli” insegnanti di religione, poiché, ahimè, molto spesso le difficoltà nella relazione educativa interessano anche i docenti di “altre” discipline! Alla prossima, allora! Maria Rosaria Manca

SEGNALI DI LAICALITÀ/23

di Tonio Rollo

Laico... in ogni senso? L’immediata vicinanza al Convegno ecclesiale pugliese dedicato ai laici e l’allontanarsi dall’altro appuntamento fondamentale conciliare con la sua rivoluzione ecclesiologica ci obbliga a qualche considerazione. E partiamo proprio da questo start per ritornare nuovamente su come un laico deve essere oggi. Qualcuno, con una immagine poetica, dice che dovrebbe essere come quegli insetti che si immergono nei fiori per appagare tutti i loro sensi. Gli spunti vengono da una serie di chicche che questi giorni ci sono passate davanti. La prima chicca viene da un convegno promosso dalla Facoltà di Diritto Canonico Pontificia università della Santa Croce (Roma 8 - 9 aprile) che aveva come tema: “Il fedele laico: realtà e prospettive”. Dalle note riportate dalla stampa riprendiamo quella di Guzmàn Carriquiry, del Pontificio Consiglio per i Laici, il quale riconosce (beato lui!) un lento, ma inarrestabile processo di cambiamento che oggi fa “considerare definitivamente superata quella condizione tradizionale di certa minorità con cui si tendeva a considerare i fedeli laici”. Ad agevolare questa crescita (generalizzazioni a parte) concorrono una nuova visione del ruolo e dell’identità del laico e l’apporto dei movimenti (eccezioni presenti escluse!). “Il frutto più maturo, più prezioso - conclude Carriquiry - è quello della gestazione di nuove generazioni di uomini e donne che riscoprono la gratitudine, la gioia, la verità e la bellezza di essere cristiani, che ne rendono ovunque testimonianza e che comunicano con convinzione e persuasione le ragioni del dono ricevuto e offerto a tutti”. Anche lui parla di “bellezza di essere cristiani”. Forse si sente il bisogno di vedere il bello e il buono. Come a voler dire che la testimonianza deve essere visibile in tutto il suo splendore e la vista ha bisogno di vedere tutto questo bene, questo bello. Non basta il senso della vista alla valutazione della vita e dell’impegno del fedele laico. Qualcuno mette in

campo anche gli altri sensi, a partire quello del tatto che è collegato al valore della coerenza, cioè quella tensione a vivere in corrispondenza biunivoca la vita e la fede. È lì che si tocca con mano il fare e il credere. Altrove si parla del gusto come nella lettera pastorale scritta da mons. Barrio Barrio in occasione degli 800 anni della Cattedrale di Santiago de Compostela. Parlando dell’edificio sacro il vescovo spagnolo parla di “Una casa aperta in cui tutti possono entrare per pregare, ammirare l’arte o semplicemente assaporare il silenzio in cui è più facile ascoltare la Parola di Dio e meditarla nel cuore”. Il senso del gusto e dell’udito. Assaporare, gustare il silenzio e ascoltare, meditare la voce del Padre per gridarla dai tetti e comunicarla nella quotidianità. Mancava il senso dell’olfatto. E invece no! Un laico vive proprio la propria vocazione… in tutti i sensi. Si sente! La suggestione arriva dalla Lettera che il vescovo di Albano ha scritto ai soci dell’Azione Cattolica della diocesi suburbicaria. Dopo aver analizzato le immagini evangeliche della luce e del sale (vista e gusto) e della necessità della “quantità” dell’una e dell’altro, scrive il vescovo: “Mi domando se non sia il caso di considerare anche l’immagine del profumo. Le pagine della Sacra Scrittura, come sapete, sono «profumate», impregnate di odori, come era l’altare del Tempio di Salomone”. Se consideriamo l’essenza profumata, ci rendiamo conto che essa per farsi sentire non ha bisogno di grandi quantità: s’espande di per sé, benché invisibilmente; una volta diffuso, poi, il profumo è impossibile riprenderlo. Non c’è bisogno di grandi quantità. Il profumo, quando è intenso, si diffonde ugualmente”. E se qualcuno chiedesse: Come deve essere il laico oggi (in senso laicale, ecclesiale, sociale; ecc.)? Pur ribadendo: in che senso? Potremmo dire che la domanda puzza!


L’Ora del Salento

Lecce, 16 aprile 2011

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

Aumenta la Cig ma calano disoccupazione e mobilità

Mentre nella provincia di Lecce emergono periodicamente notizie su un acuirsi della crisi occupazionale, l’Inps ha reso noto di recente che - in tutta Italia - nel trascorso mese di marzo 2011 sono state richieste e autorizzate 102,5 milioni di ore di cassa integrazione (cig), contro i 70,6 milioni di febbraio 2011 (+45,1%) e contro i 121,8 milioni del marzo 2010 (-15,8%). I valori cumulati del primo trimestre del 2011 portano a un totale di richieste di cig pari a 233,4 milioni di ore, contro 299,7 milioni dello stesso periodo del 2010 (-22,14%). È soprattutto nelle richieste di cassa integrazione ordinaria per l’industria che in marzo 2011 si registra il più forte decremento (-54,3%) rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Nell’edilizia invece si segnala una sostanziale stabilità. “Un andamento simile a quello registrato il mese scorso - ha commentato il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua - con un rimbalzo delle richieste a livello congiunturale, e un progressivo calo delle domande a livello tendenziale. La lettura dei dati segnala un andamento discontinuo dell’economia nazionale, che sembra aver superato il punto più alto della crisi, senza tuttavia aver archiviato definitivamente le difficoltà produttive e occupazionali”. Il rimbalzo di marzo, rispetto al mese precedente, riguarda tutti e tre gli istituti della cig: le richieste di cassa integrazione ordinaria (cigo) sono passate da 19,2 milioni di febbraio a 23,2 milioni di marzo (+21,1%). Le domande

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

autorizzate di cassa integrazione straordinaria (cigs) sono passate da 29,1 milioni di ore in febbraio a 42,4 milioni in marzo (+45,4%). Ancora più spiccato l’incremento di domande di cassa integrazione in deroga (cigd) che sono passate da 22,3 milioni di ore in febbraio, a 36,9 milioni in marzo (+65,2%). Il confronto tendenziale mostra segnali diversi: la cigo cala del 45,8% (passando da 42,9 milioni di ore nel marzo 2010, ai 23,2 milioni di quest’anno); la cigs diminuisce del 12,9% (da 48,6 a 42,4 milioni di ore); mentre la cigd aumenta anche a livello tendenziale, passando da 30,9 milioni di marzo 2010 a 36,9 milioni di marzo 2011 (+21,8%). Frenano invece le domande di disoccupazione e mobilità. In questo caso i dati riguardano i primi due mesi dell’anno. A febbraio sono state presentate 68mila domande di disoccupazione, contro le oltre 78mila dello stesso mese dell’anno scorso (12,8%). Ancora più accentuato il calo delle domande di mobilità che passano da quasi novemila del febbraio 2010 a meno di seimila dello stesso mese di quest’anno (-34,1%). Passando ad aspetti più generali, ricordiamo che a partire dal primo aprile scorso le domande di disoccupazione ordinaria, di indennità di mobilità ordinaria e le comunicazioni obbligatorie relative al rapporto di lavoro domestico possono essere presentate all’Inps esclusivamente attraverso il canale telematico o telefonico, oppure anche tramite i patronati e gli intermediari dell’Inps, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

Sui crediti formativi Un foglio intestato, svolazzante all’Albo della scuola, ricordava agli studenti delle ultime classi del Liceo che, entro il 15 maggio, potranno presentare le certificazioni attestanti crediti formativi. Mi può dare qualche informazione su questi benedetti crediti formativi? - chiese una studentessa al Preside, durante l’intervallo della ricreazione. Ed aggiunse: Mi varrà come credito formativo la frequenza del corso di strumento musicale opzionale, che stiamo completando noi liceali? La risposta del preside spense subito le speranze della studentessa, che erano state fondate sulla convinzione che la frequenza degli insegnamenti che non fanno parte del curriculum obbligatorio - com’era appunto, quello dello strumento musicale nel liceo classico - dovesse essere valutata come credito formativo. Tutti i vari generi di esperienze che possono arricchire il patrimonio culturale, scientifico o professionale degli studenti, per essere valutate come crediti formativi - aveva precisate il preside - debbono essere stati fatti al di fuori della scuola di appartenenza. La studentessa si era formata quella convinzione dopo attento studio. Aveva analizzato la legge che ha introdotto. per la prima volta nella storia della scuola, i crediti formativi. Era la legge 10 dicembre 2007, n. 425, in particolare, l’articolo 6. E la diligente studentessa non si era fermata alla lettura della legge! Ella aveva scovato, letto e riletto anche il Regolamento sugli esami di Stato, cioè, il decreto del Presidente della Repubblica n. 323, del 23 luglio 1998, art. 12. Aveva anche fatto copia delle disposizioni citate, che aveva voluto leggere al Preside, pur nel frastuono proprio della ricreazione: ecco le parole della legge: Le esperienze professionali documentabili possono essere valutate come crediti formativi. Il Regolamento, poi, è molto più esplicito e dice che: il credito formativo consiste in una qualificata esperienza, debitamente documentata, dalla quale derivino competenze coerenti con il tipo di corso cui si riferisce l’esame di Stato. La coerenza può essere individuata nell’omogeneità con i contenuti tematici del corso”. Il Preside, memore dell’elegante armonia del versi danteschi, rispose alla studentessa con la stessa magistrale indignazione con la quale Virgilio, nell’Inferno, si accinse a spiegare a Dante il concetto di fortuna: “O creature sciocche,/quanta ignoranza è quella che v’offende! E continuò così, il Preside: “Se tu ed i compagni d’aula aveste seguito con buon profitto l’insegnamento della disciplina Cittadinanza e Costituzione, avreste saputo che le relazioni fra i cittadini e lo Stato non sono regolate soltanto dalle leggi, fatte dal Parlamento. Le leggi - continuò il Preside - per il fatto che contengono precetti generali ed astratti, hanno bisogno d’essere specificate analiticamente, per potere esser applicate a tutta la serie di casi concreti, che l’esperienza potrà presentare al cittadino ed al giudice.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Le ragazzine tutte bevitrici di alcool Addio al tradizionale bicchiere di vino a tavola: prende piede in Italia il consumo di alcolici fuori pasto. Se da un lato la buona notizia è che il consumo di alcol è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi 10 anni, dall’altro non mancano le preoccupazioni perché cresce l’abitudine a bere fuori pasto e ad ubriacarsi tra le donne e le giovanissime. Non è tutto. Non sembra affatto diminuire il numero di italiani e italiane che bevono fino ad ubriacarsi, praticando il cosiddetto ‘binge drinking’, ovvero mandando giù 6 o più drink in un’unica occasione e in breve tempo l’uno dall’altro. Questa la fotografia scattata come ogni anno dall’Istituto superiore di sanità sulle basi dei dati Istat ed europei. Per quanto siano sempre gli uomini a bere di più, il fenomeno riguarda con maggior frequenza che in passato anche il gentil sesso. In particolare, le percentuali delle consumatrici di alcolici fuori pasto minorenni sono equiparabili a quelle dei loro coetanei, e l’incremento maggiore rispetto al 1999 si registra tra le consumatrici 25-44enni (+45,2%). I numeri del ‘pianeta alcol’ sono stati illustrati oggi nella sede dell’Iss in occasione dell’Alcohol Prevention Day, promosso in collaborazione con Sia, Aicat ed Eurocare con il supporto del ministero della Salute. Sembra destinato a tramontare, dunque, il modello di consumo mediterraneo,

basato sulla consuetudine di bere vino o comunque alcolici in quantità moderate e durante i pasti. Un trend fortemente in declino in particolare tra le generazioni più giovani. E sono le giovanissime, in particolare, a preoccupare. “Tra le 11-15enni - conferma Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale Alcol Cnesps e direttore scientifico dell’Apd - si registra una media di consumatrici nettamente superiore alla media femminile italiana, tripla rispetto a quella delle donne adulte e comunque superiore a quella registrate per tutte le classi di età esaminate”. La prevalenza dei consumatori a rischio nel 2009 è pari al 15,8% della popolazione di età superiore a 11 anni, con una consistente differenza di genere (25% dei maschi, 7,3% delle femmine). L’analisi per classi di età mostra che sono a rischio il 18,5% dei ragazzi e il 15,5% delle ragazze sotto dell’età legale (16 anni), valori che dovrebbero essere pari a zero e che invece identificano circa 475 mila minori che hanno adottato almeno un comportamento a rischio alcol-correlato. Anche salendo con l’età l’evidenza conferma i trend consolidati nell’ultimo decennio; si stima, infatti, che nel 2009 sono stati oltre 395 mila i giovani di 16-20 anni (19% maschi e 6,9% femmine) e circa 500 mila i giovani di 21-25 anni (23,8 % maschi e 8,4 % femmine).

La crisi economica colpisce la famiglia Il 25% delle famiglie italiane - 1 su 4 - è in difficoltà nel pagamento del mutuo di casa. Se poi si considerano tariffe e bollette, il 47% dei nuclei familiari deve versare il 30% del proprio reddito per la casa. La situazione peggiore è per le famiglie mononucleari o con uno o più figli. Il grado di indebitamento nel 2011 ha raggiunto gli stessi livelli registrati nel 2007, prima della crisi economicofinanziaria. Il problema è che “siamo ancora in piena crisi”. Sono alcune delle proiezioni e delle analisi presentate a Roma dall’Osservatorio regionale sul costo del credito, promosso da Caritas italiana e Fondazione culturale responsabilità etica, in collaborazione con il Centro culturale “Francesco Luigi Ferrari”. Il 47% delle famiglie italiane è a rischio povertà perché fa fatica a pagare il mutuo e le spese di gestione della casa. Se in Italia 1 famiglia su 4 è in difficoltà con i pagamenti dei mutui, i problemi aumentano, infatti, quando alla rata vengono sommate le spese di gestione della casa, “che per la metà degli italiani superano il 30% delle entrate familiari”. Il rischio di vulnerabilità aumenta “per le famiglie composte da una sola persona, o da un adulto con uno o due figli a carico, con licenza elementare e in cerca di occupazione”. I soggetti più a rischio sono “le famiglie mononucleari e le famiglie composte da un adulto e da uno o più figli, con un’età inferiore ai 34 anni”. Le famiglie più a rischio abitano in Liguria, Abruzzo, Molise, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna. Se si escludono l’Abruzzo e il Molise, colpite anche dal terremoto, risulta che “le regioni più esposte sono proprio quelle economicamente più dinamiche ovvero quelle che consentivano di scommettere maggiormente sul futuro”. Per quanto riguarda le famiglie che vivono in affitto la “debolezza reddituale è decisamente superiore a quella delle famiglie che accedono al mutuo. Circa la metà non è in condizione di accedere al credito”. L’analisi denota, infatti, “una maggiore vulnerabilità nell’accesso al credito e nella sostenibilità economica dell’indebitamento”. Emerge, ad esempio, che l’incidenza media sul reddito delle spese di gestione è lievemente superiore nelle famiglie in affitto (8,8% contro 7,9), confermando “una situazione più sfavorevole per chi abita in casa non di proprietà. L’incidenza delle spese di gestione tende ad aumentare negli anni successivi al 2007 a causa “della crescita dei prezzi e delle tariffe delle voci di spesa comprese. Tra le famiglie maggiormente penalizzate si trovano anche in questo caso quelle unipersonali e monogenitoriali, con l’incidenza della spesa sul reddito intorno al 12%, nettamente superiore alla media complessiva.La situazione economica complessiva delle famiglie italiane è notevolmente peggiorata. Nei nostri piccoli paesi e nelle parrocchie aumentano quotidianamente le persone che si rivolgono ai centri Caritas per ottenere aiuti anche solo alimentari perché non hanno il cibo sufficiente per sfamare i propri figli. Perché non pensare ad interventi di sostegno in collaborazione tra Ente locale e Caritas, evitando azioni clientelari ed aiutando effettivamente chi ha bisogno?

La giustizia tributaria e i cittadini II giudizio tributario è introdotto dal ricorrente mediante ricorso contro i provvedimenti impugnabili emanati dall’Amministrazione finanziaria nei suoi confronti. Segue, quindi, la notifica del ricorso e la costituzione in giudizio. II ricorso può essere proposto solamente contro i seguenti atti dell’Amministrazione finanziaria: avviso di accertamento del tributo; avviso di liquidazione del tributo; iscrizioni ipotecarie su immobili e provvedimenti di fermo amministrativo emessi in relazione ai crediti tributari; provvedimento che irroga le sanzioni; ruolo e la cartella di pagamento; atti individuali relativi alle operazioni catastali; rifiuto espresso o tacito della restituzione di tributi, sanzioni pecuniarie ed interessi o altri accessori non dovuti; diniego o revoca di agevolazioni o rigetto di domande di definizione agevolata di rapporti tributari; atti per i quali la legge ne preveda l’autonoma impugnabilità davanti alle Commissioni tributarie. II ricorso, redatto su carta bollata da 14,62 euro, deve contenere le seguenti indicazioni: commissione tributaria provinciale a cui è diretto; generalità, residenza (o sede legale o domicilio) e codice fiscale del ricorrente e del suo legale rappresentante; ufficio finanziario nei cui confronti è proposto; estremi dell’atto impugnato e oggetto della domanda; motivi del ricorso; sottoscrizione del difensore del ricorrente con l’indicazione del relativo incarico. Se il ricorrente può stare in giudizio personalmente, il ricorso dovrà contenere la sottoscrizione dello stesso (o del suo legale rappresentante). Tuttavia, se il ricorrente sottoscrive personalmente il ricorso nei casi in cui vi sia l’obbligo di assistenza tecnica, l’inammissibilità del ricorso non scatta automaticamente, ma solo se sia rimasto ineseguito l’ordine del giudice (presidente della commissione o della sezione o del collegio) di munirsi, nel termine fissato, di assistenza tecnica conferendo incarico a un difensore abilitato. La norma prevede che la mancanza o l’assoluta incertezza anche di uno solo di questi elementi (ad eccezione del codice fiscale), rende il ricorso inammissibile. La giurisprudenza e la prassi hanno avuto modo di chiarire che: l’indicazione di una Commissione tributaria non competente non rende il ricorso inammissibile; i motivi non indicati nel ricorso non possono più essere aggiunti in seguito, a meno che ciò non sia reso necessario dalla produzione di documenti nuovi (ad opera delle controparti o per ordine della commissione). I motivi indicati nel ricorso possono invece essere sviluppati successivamente, mediante memorie aggiuntive; in caso di litisconsorzio, se manca la sottoscrizione (del difensore o del ricorrente) su una copia solamente non c’è inammissibilità in quanto il contraddittorio può essere integrato su ordine della commissione tributaria; d) la mancanza o l’incertezza della residenza (o sede legale) non rende inammissibile il ricorso ma fa conseguire che la notifica o la comunicazione degli atti processuali avvenga presso la segreteria della commissione.


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COMUNICAZIONI SOCIALI VERSO IL CONVEGNO DI MACERATA Intervista al direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Cei

Testimoni perché abitanti Sarà dedicato al tema “Abitanti digitali” il convegno che l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali (Uncs) e il Servizio informatico della Cei (Sicei) promuovono a Macerata dal 19 al 21 maggio. L’incontro, che si tiene dopo il convegno nazionale “Testimoni digitali” (22-24 aprile 2010) e il seminario “Diocesi in rete” (23-24 novembre 2010), è rivolto a direttori degli uffici diocesani per le comunicazioni sociali, responsabili informatici, animatori e incaricati della cultura e della comunicazione. I lavori saranno aperti dal vescovo Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali; seguirà un approfondimento teorico con le relazioni di mons. Domenico Pompili, direttore dell’Uncs, Ruggero Eugeni e Massimo Scaglioni, docenti all’Università Cattolica di Milano. Tra gli altri relatori: Saverio Simonelli (responsabile programmi culturali di Tv2000), Paolo Bustaffa (direttore Sir), Francesco Ognibene (caporedattore Avvenire) e Francesco Zanotti (presidente Fisc). Durante il convegno verrà presentata la ricerca quantitativa “Identità digitali: la costruzione del sé e delle relazioni tra online e offline”, curata da Chiara Giaccardi (docente all’Università Cattolica). Abbiamo chiesto a mons. Domenico Pompili di presentarci il prossimo appuntamento. Mons. Pompili, può spiegare il significato del tema? “‘Abitanti digitali’ si pone già nel titolo in ideale continuità con ‘Testimoni digitali’ che lo scorso anno ha raccolto a Roma migliaia di operatori della comunicazione per superare definitivamente la contrapposizione tra virtuale e reale. Siamo tornati a casa persuasi che la rete può essere un luogo d’incontro e di dialogo, a condizione che non venga scambiata per l’intero, giacché le dimensioni intracorporea e fisica non potranno mai essere ritenute superflue. Tuttavia grazie alla rete - e i social network ne sono una tangibile conferma - si possono stabilire contatti, approfondire la dinamica relazionale e perfino affettiva e, dunque,

fare ‘opera di manutenzione’ dei rapporti umani. Con Macerata vorremmo fare un passo in avanti chiedendoci in concreto come abitare questo spazio umano, senza avere la velleità di volerlo presidiare o l’ingenuità di volerlo occupare. Qui il punto è abitare, cioè stabilire un rapporto non superficiale né strumentale, capace di comprendere

dal di dentro il significato di questa nuova piattaforma di comunicazione”. Continua dunque l’impegno nel “coniugare l’annuncio del Vangelo con la nuova realtà mediatica”... “L’interesse che ci muove non è tecnico né solo dettato da curiosità per le novità cui assistiamo quasi di giorno in

giorno. A spingerci è la consapevolezza che dietro i cambi tecnologici si nascondono sempre anche delle trasformazioni umane e culturali, di cui tener conto se si vuol intercettare il mondo di oggi. Chi ha il compito e la missione di annuncio del Vangelo non può disinteressarsi dell’evoluzione dei linguaggi e delle forme comunicative per-

mons. Domenico Pompili

ché gli uni e le altre producono sottili sommovimenti pure nell’umano. Basti pensare alla forma dialogica e interattiva che Internet predilige e che porta a riformulare anche la proposta evangelica in una forma che sappia più di generazione ed educazione che non semplicemente di trasmissione unidirezionale, sapendo che

AZIONE CATTOLICA

L’Ac di Lecce aderisce A Roma il Congresso all’appello per i migranti del Movimento Studenti “L’Azione Cattolica raccogliendo l’appello di Caritas Italiana, chiede che, al di là dell’affrontare l’emergenza del momento, si sostengano i Paesi da cui i migranti partono e quelli attraverso cui transitano per evitare il perpetuarsi di viaggi allo sbaraglio come quelli che si concludono tragicamente nel Canale di Sicilia”. è questo l’appello lanciato dalla più antica associazione ecclesiale italiana, fatto proprio anche dall’Azione Cattolica di Lecce. In particolare, dopo la tragedia avvenuta nel canale di Sicilia, c’è bisogno di una mobilitazione, perché “dalle informazioni che arrivano molti dei dispersi e dei sopravvissuti provengono dal Corno d’Africa: disperati che tentano il tutto per tutto, compreso affidarsi a chi lucra sulla loro sorte”. Per questo “la comunità internazionale ha oggi il dovere di supplire alla precarietà e alla fragilità di quei Paesi accompagnando il viaggio di chi fugge. In particolare, si possono creare dei percorsi facilitati, fasce di territorio protette, corridoi umanitari gestiti dalla comunità internazionale che servano a controllare il movimento delle persone, ma allo stesso tempo proteggerle da abusi e violazioni di diritti”. “Siamo un grande Paese, non possiamo temere l’arrivo di poche migliaia di persone - prosegue l’Azione Cattolica -. Non possiamo fingere che non siamo in grado di gestire la loro presenza o il loro passaggio verso altri luoghi d’Europa. Un permesso di soggiorno temporaneo è ormai necessario”. “Non ultimo - si legge nella nota - la comunità cristiana ha il dovere di esser tale: dobbiamo vedere in ogni persona umana l’inalienabile dignità della creatura che porta in sé l’immagine di Dio. Spetta a ciascuno di noi la responsabilità della salvaguardia dei diritti umani e il dovere della solidarietà per tutte quelle persone la cui vicenda storica non possiamo ignorare”. Appello rimarcato anche durante il recente consiglio regionale elettivo di AC. “Noi cristiani, soci di Azione Cattolica e cittadini di questa porzione d’Italia, la Puglia, ci sentiamo particolarmente interpellati in questa situazione che provoca la sofferenza di migliaia di esseri umani - si legge nel documento Nelle esperienze passate di emergenza nel nostro paese, la nostra Regione è risultata fondamentale in quanto ha messo in campo la sinergia tra istituzioni e società civile, in tutte le sue forme”. “Oggi, certamente - continua il testo approvato - le decisioni in merito ci vedono impreparati a gestire il desiderio di libertà dei fratelli di terre lontane: non si può solo pensare ad interventi di mero ordine pubblico, o a svuotare tendopoli per riempirne altre, quanto invece esercitare lo stile dell’accoglienza, dell’accompagnamento e del servizio. Nell’esprimere sentimenti di profonda preoccupazione per la nostra storia presente e soprattutto futura suggeriamo di attivare quanto prima opportuni interventi che abbiano come obiettivo la centralità della persona nella sua assoluta integrità e diversità: questa è la Fraternità”. Salvatore Scolozzi

A Roma dall’8 al 10 aprile 2011 si è tenuto il XIV Congresso Nazionale MSAC. Tema del weekend “Buon sangue non mente, cent’anni di passione per la scuola e per il paese”. Dopo l’arrivo e l’accoglienza presso la Domus Mariae ci siamo trasferiti a piccoli gruppi presso il Palazzo della Consulta di Roma per un incontro con il presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo. Il presidente De Siervo ci ha illustrato quello che è stato il suo cammino sino all’arrivo alla presidenza. Votato il Documento congressuale che pone le basi per la programmazione del triennio 2011-2014, è stato posto l’accento sulla necessità di impegnarsi in prima persona per il bene comune. Inoltre il XIV Congresso ha eletto una nuova segreteria nazionale del movimento: Elena Poser della diocesi di Aosta, che appena insediata ha confessato di avere un sogno nel cassetto: “un circolo MSAC per ogni diocesi”. Una citazione particolare va rivolta alla segretaria uscente Saretta Marotta che ha ringraziato tutti per la vicinanza dimostrata in questo triennio e ha

augurato ad ognuno di noi “di riuscire a fare grandi cose senza mai dimenticarsi dei nostri amici o compagni di scuola! Da soli siamo incompleti, nel gruppo, invece, facciamo esperienza di comunione! Il professore Domenico Starnone ha analizzato il decalogo letto nella trasmissione “Vieni via con me”, ha dialogato con noi sulla possibilità di fare una nuova scuola “una scuola migliore è possibile solo se sarete capaci di instaurare relazioni sane e genuine con i vostri prof, che vogliono solo il meglio”. Noi come equipe del settore giovani metteremo tutto il nostro impegno nel far sì che i ragazzi si appassionino, come abbiamo fatto noi, a questa proposta e a questo nuovo modo di fare scuola, perché ci rendiamo conto che questo per noi giovani di A.C. potrebbe essere un’opportunità da cogliere al volo… e poiché “Buon sangue non mente!” siamo sicuri che molti nostri coetanei accoglieranno questa nuova sfida! Luca Luperto

l’educatore è chiamato ad auto-educarsi”. Quale altro tassello s’intende aggiungere alla riflessione sulle novità del contesto digitale? “Certamente sarà interessante conoscere i risultati di una ricerca promossa dall’Università Cattolica di Milano e coordinata da Chiara Giaccardi che intende fare il punto sulle ‘identità digitali’, cioè sulla costruzione del sé e delle relazioni, nei giovani tra i 18 e i 24 anni. Molto rilevanti saranno anche le esperienze di cui a Macerata verremo a conoscenza, attraverso persone che stanno sperimentando nel nostro Paese forme nuove d’interazione con questi nuovi linguaggi nell’ambito della scuola ma anche della parrocchia. Il tassello che si vorrebbe aggiungere è che educare si può anche attraverso Internet e non nonostante. Giacché solo integrando questa nuova forma d’approccio alla realtà e alla conoscenza che è il mondo della rete, si potrà adeguatamente stare dentro il nostro tempo”. Quali possibilità d’incontro, testimonianza ed educazione nello spazio digitale? “Non ci sono automatismi che garantiscano risultati. Non è che siccome uno ha migliaia di amici su Facebook questo corrisponde già a una relazionalità diffusa e matura. C’è tuttavia l’esperienza di tanti che attraverso le reti sociali mostrano un bisogno forte di condivisione, di confronto e di dialogo, rispetto a una cultura molto individualista, frammentata e autoreferenziale. Qui c’è forse l’indizio di una nuova possibilità di educare se privilegiamo rapporti diretti e non mediati, se facciamo leva sull’autorevolezza di ciò che siamo e diciamo piuttosto che sulla semplice posizione di rendita che nasce dai ruoli. Se, in definitiva, sappiamo metterci in gioco nella rete come nella vita quotidiana. La Chiesa, che ha tra i suoi compiti quello di accorciare le distanze per rendersi incontrabile da tutti, può trovare nella rete un formidabile alleato, se saprà anche nel web essere se stessa”. a cura di Vincenzo Corrado


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Lecce, 16 aprile 2011

zoom LECCE/ Un nuovo indirizzo per il centro di accoglienza

GIUGGIANELLO/ Concerto Gospel a Sant’Antonio Abate

Casa Emmaus cambia sede Tyna Maria & Black Casa Emmaus è sorta nel 1986 come centro di accoglienza notturna per uomini in stato di bisogno, realizzata nei locali della congregazione napoletana dei Padri Vincenziani, concessi in comodato gratuito alla parrocchia S. Maria dell’Idria, situati a Lecce in via De Jacobis, 54. L’impegno assunto dall’allora parroco S.E. mons. Padre Cristoforo Palmieri, attualmente Vescovo in Albania, è stato negli anni portato avanti con viva partecipazione e spirito di carità da padre Antonio Caccetta prima e da padre Paolo Maniglio poi, sempre supportati dalla Caritas diocesana nelle figure del direttore don Attilio Mesagne e del vicedirettore don Elvi De Magistris. Casa Emmaus, nata dalla consapevolezza di non poter stare con le mani in mano dinanzi alle esigenze sociali che sempre più gravavano e tuttora gravano sulla nostra società, per un periodo di tempo è stata affiancata, nel suo servizio, dal centro di accoglienza “SS. Cosma e Damiano” gestito da Caritas Diocesana e Fondazione “Regina Pacis”. Negli ultimi anni è stata l’unico punto di riferimento per uomini italiani e stranieri senza fissa dimora e spesso senza alcuna forma di sostentamento, bisognosi di tutto, dal cibo al vestiario. Sono stati principalmente giovani nordafricani ma non sono mancati di volta in volta albanesi, romeni, iracheni, iraniani in concomitanza con i problemi politici ed economici dei loro Paesi. Con i suoi sedici posti letto, Casa Emmaus ha aperto le porte a centinaia di ospiti, offrendo loro non solo un letto ove riposare, ma la possibilità di cucinare, usare la lavatrice, fare la doccia e, non meno im-

portante, ritrovarsi ogni sera a raccontare della giornata trascorsa e più spesso della propria vita, condividendo così le vicende più intime e dolorose dell’esistenza con gli altri ospiti e con i volontari. Sono stati i volontari il vero motore di questa struttura. Se ne sono avvicendati tanti in questi anni, persone diverse con esperienze di vita diverse ma tutte animate dall’amore di Dio che spinge ad amare il prossimo con lo stesso amore con cui Lui ci ha amati e a vedere nel volto del bisognoso il Suo volto. Quella del volontariato è un’esperienza costellata di difficoltà ma arricchita dall’incontro con l’altro, il quale va visto come essere umano, degno di rispetto e di aiuto ad inserirsi nella società. Tenendo conto di ciò, si è cercato, in collaborazione con le strutture della Caritas dioce-

RADIO E DINTORNI

sana, di risolvere, quando possibile, la precarietà e provvisorietà di questi “fratelli”, inserendoli nel tessuto locale, attraverso un alloggio decoroso ed un posto lavorativo. Va evidenziato che non tutto è stato sempre privo di difficoltà ed ostacoli, tutt’altro. Sono stati 25 anni di dedizione e impegno, mirati a migliorare il servizio offerto e di conseguenza a far crescere le potenzialità della Casa che è stata capace di fronteggiare le richieste che man mano emergevano attraverso l’ascolto puntuale e attento delle esigenze umane e materiali degli ospiti. Ora Casa Emmaus chiude le sue porte per riaprirle a breve presso una nuova struttura, con finalità diverse perché diverse sono le attuali necessità, in attesa poi di integrarsi con la “Casa della carità”. Daniela Salzano

di Alberto Marangio

Martedì 19 aprile alle ore 20:00 presso la Chiesa San Antonio Abate a Giuggianello (Le) si terrà l’atteso concerto Gospel di Tyna Maria con il suo Black on White Children Choir, una corale di circa 80 bambini della scuola primaria di Giuggianello, Istituto Comprensivo di Muro Leccese (Le). Il concerto chiude la terza edizione del laboratorio “English through Gospel” a cura di Tyna Maria Casalini, un originale progetto didattico linguistico-musicale rivolto ai bambini, che propone l’apprendimento della lingua inglese attraverso la musicalità gioiosa e spontanea del Gospel. La musica ha il grande privilegio di trasformare un sentimento in melodia che abbraccia pian piano chi ascolta e muove interiormente, guidando come in un pentagramma magico alla creazione della musica più bella, la musica della vita! È questo uno degli obbiettivi del laboratorio che, oltre a fornire una struttura metodologica divertente finalizzata all’apprendimento della lingua inglese, si propone attraverso la musica e il canto, di liberare l’espressività e la spontaneità dei bambini, sperimentando in modo ludico-musicale la gioia di esprimere la Voce delle emozioni in un canto radioso, capace di lasciare traccia della propria meravigliosa individualità. Individualità che viene sapientemente accolta da un grembo armonico, quale è il coro - spiega Tyna Maria, cantante e compositrice Gospel capace di valorizzare la difficile “messa in gioco” nell’incontro con l’Altro, attraverso una musica gioiosa e ritmata che annulla le distanze e abbatte i condizionamenti. La vocalità come ricerca

delle proprie potenzialità espressivo-comunicative e la coralità come sostegno del singolo sono elementi peculiari del laboratorio, unitamente al prezioso coinvolgimento dei genitori nell’apprendimento della lingua e dei canti, una creativa “messa in gioco ritmico-vocale” che favorisce privilegiate vie di comunicazione con i propri figli, anche sui valori fondanti la vita cui il Gospel si fa intenso portavoce. L’obiettivo formativo si intensifica infatti attraverso la spiritualità pregnante del Gospel che con le sue armonie intense racconta della Luce divina che abita il cuore di ogni uomo, a qualunque età e con qualunque maturità di fede, capace di ribaltare la pietra della finitezza umana, liberare dall’oscurità, riportare il cuore di chi ascolta alla purezza e alla semplicità della testimonianza. Voci bianche cantano l’Amore di Dio, si preparano ad

essere come specchi al sole il riflesso della sua immensa Luce, per costruire un mondo di Pace che valorizza le diversità, per ridare ai “grandi”, come mamma e papà la Fiducia, forse sopita nel fondo di un cuore irrigidito e ferito dalle difficoltà della vita. Tutto questo e molto altro vuole essere il concerto conclusivo di Tyna Maria insieme al Black on White Children Choir, espressione viva di un vissuto globale che unisce la musicalità e l’aspetto linguistico all’Amore per Gesù, fedele compagno che desidera silenziosamente abitare il nostro cuore, per cavalcare insieme a noi le Onde della Vita, per aiutarci a sprigionare, oltre ogni confine, il nostro Canto Libero... certi che poco più in là c’è qualcuno pronto ad urlare di gioia insieme a noi, come in un canto accorato e pulsante che inVita alla Vita! Just4Jesus

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

Radio universitarie, al via la Va edizione del Fru

Come nel Medioevo ci ha regalato gli ospedali

Manca poco più di un mese alla quinta edizione del Festival delle radio universitarie (Fru) promosso da RadUni, in programma dal 24 al 26 maggio. Dopo Padova, Catania, Salerno e Perugia, per l’edizione del 2011 sarà l’Università della Calabria - sostenuta dalla rispettiva emittente, Ponte Radio - ad ospitare all’interno del campus cosentino gli studenti di tutta Italia. Anche quest’anno gli esponenti dei vari atenei avranno dunque modo di dare vita a momenti in cui incontrarsi, discutere, sviluppare nuove esperienze, fare il punto sulle precedenti: una ulteriore occasione di confronto e di scambio, ma anche un importante riflettore puntato sullo stato delle radio universitarie italiane, le quali di sicuro non possono più essere considerate solo un semplice fenomeno in ascesa o una moda passeggera. Le attività del Fru si svilupperanno nel corso di tre giorni caratterizzati da dirette, incontri, seminari, workshop con personalità della cultura, della politica, delle istituzioni; allo stesso tempo, però, grande rilievo verrà naturalmente concesso a musica, dj set e concerti, con artisti sia affermati che emergenti. Per quanto riguarda invece il leit-motiv del Fru 2011, nel corso di questa edizione si parlerà soprattutto di web nella pubblica amministrazione. Il programma del Festival prevede infatti un’ampia analisi del ruolo di Internet nella società, ed in particolare delle web-radio come strumenti per digitalizzare la PA. Si discuterà inoltre di radio come strumento per la diffusione di una coscienza e di una consapevolezza contro la criminalità: un tema in realtà da sempre caro al Festival, e particolarmente sentito anche all’interno del territorio in cui l’evento sarà quest’anno allestito. L’edizione 2011 del Fru racchiude dunque in sé le motivazioni e lo spirito che da sempre lo hanno caratterizzato: eleggere l’università come luogo ideale per la sperimentazione di nuove forme di comunicazione, di intrattenimento e di formazione; confermare la radio come il mezzo più fresco tra i “vecchi” mezzi di comunicazione; sostenere il web come universo globale e interattivo dove tutto è possibile. All’interno di un simile, positivo contesto, solo una cosa in realtà dispiace: ovvero che anche in questa edizione del Festival (così come del resto già accaduto nelle precedenti, si veda in proposito L’Ora del Salento dello scorso 5 giugno) non compaia tra gli atenei partecipanti l’Università del Salento. Un vero peccato, per una città e un ateneo dotati di tutte le risorse necessarie per conquistarsi un ruolo da protagonista anche all’interno di tale scenario.

“È ancora materia di dibattito se si possa dire che nell’antica Grecia e nell’antica Roma siano esistite istituzioni che somigliassero agli ospedali come li intende l’età moderna... Tutto fa pensare che sia stata la Chiesa ad aprire la strada alla fondazione di istituzioni fornite di medici che facessero diagnosi e prescrivessero rimedi, e dove fossero presenti anche mezzi di cura.” A tali conclusioni giunge lo storico americano Thomas E. Woods Jr. nel suo volume “Come la Chiesa cattolica ha costruito la civiltà occidentale”, tradotto e pubblicato in Italia da Cantagalli (Siena, 2007, pagg. 270). Secondo Woods già nel IV secolo la Chiesa iniziò a promuovere la costituzione di ospedali su larga scala, al punto che quasi ogni città principale si trovò ad averne uno. In origine questi ospedali offrivano ospitalità agli stranieri, ma all’occasione si prendevano cura dei malati, delle vedove, degli orfani e dei poveri in genere. Woods nel suo libro cita lo storico della medicina Fielding Garrison, il quale osserva che prima della nascita di Cristo l’atteggiamento degli uomini verso la malattia e le situazioni difficili della vita non era ispirato alla compassione: il merito di aver dato sollievo su vasta scala alla sofferenza umana è proprio del cristianesimo. Uomini e donne dei primi secoli (spesso annoverati fra i Santi che la Chiesa venera) istituirono centri di accoglienza assimilabili ai nostri ospedali; ma come al solito furono i monasteri a svolgere un ruolo importante nella cura dei malati. L’Autore ricorda che in seguito alla

caduta dell’Impero romano i monasteri gradualmente diventarono luoghi in cui si offrivano cure mediche organizzate che per molti secoli in Europa non furono disponibili altrove. Per migliorare l’assistenza sanitaria e specialistica, tra il V e il X secolo i monasteri diventarono anche sedi di studio di dottrina medica. Oltre ai monasteri, nel corso del Medio Evo si distinsero per la cura degli ammalati anche i grandi ordini cavallereschi e militari impegnati nelle crociate. Uno di questi ordini, i Cavalieri di San Giovanni, non a caso noti come “gli Spedalieri” e più tardi divenuti Cavalieri di Malta, lasciarono un’impronta significativa nella storia degli ospedali europei. La loro sede principale fu fondata a Gerusalemme intorno al 1080 in funzione dei pellegrini poveri ed ammalati. Quando Gerusalemme fu riconquistata dai Crociati nel 1099, l’ospedale di San Giovanni grazie alle donazioni dei fedeli crebbe fino a diventare un centro di assistenza di prim’ordine. I cronisti del tempo riferiscono che la struttura disponeva di un migliaio di letti per la degenza, ma molti di più erano i sofferenti e i poveri che vi potevano trovare cure ed accoglienza. L’articolo 16 di un codice che riguardava l’amministrazione dell’ospedale recitava: “Come i nostri signori ammalati dovrebbero essere ricevuti e serviti”… * www.recensioni-storia.it


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Lecce, 16 aprile 2011

le nostre città LECCE/Una mostra al Liceo “Pietro Siciliani”. Parla Giuseppe Mancarella

Parla il designer Claudio Cuzzoni

Ricostruire la storia con l’arte dei segni

Storia di un designer

È stata presentata alle scuole del territorio, presso l’Aula Magna del Liceo “Pietro Siciliani” di Lecce, dal 28 marzo 2011 al 2 aprile scorso, una mostra di grafica antica e disegni, intitolata “Il segno nell’arte, l’arte del segno ”. Si tratta di un’iniziativa ideata per gli istituti di istruzione secondaria di primo e secondo grado della provincia di Lecce, scaturita dalla disponibilità collaborativa di Giuseppe Mancarella - collezionista d’arte e proprietario del repertorio proposto col contributo del prof. Giulio Caprioli - direttore del “Pro Arte Pro Deo Museum” di Monteroni (Le) - che ha curato l’allestimento dell’atelier itinerante. Per l’apertura dei lavori, in presenza di esperti, alunni e insegnanti, è intervenuto il Dirigente Scolastico - prof. Carlo Nestola - manifestando vivo apprezzamento per l’evento collegato alla valorizzazione dei linguaggi visivi, in considerazione della rilevanza didatticoformativa che assume l’approccio diretto verso opere storico-artistiche ricche di significati multidisciplinari. Nell’arco di sei giornate, gli studenti e le studentesse afferenti alla sede centrale e succursale del Liceo salentino si sono avvicendati in visite didattiche dedicate, con la guida delle docenti interne di Disegno e Storia dell’Arte: Maria Martano, Maria De Nunzio, Tiziana Losito, Elisa Sorani. L’itinerario didattico della mostra ha impegnato i gruppi-classe in processi di valorizzazione delle conoscenze acquisite in ogni ambito di studio, nella consapevolezza del rapporto che si genera tra opere d’arte contesto storico di appartenenza. Attraverso proposte di situazione connotate da lettura cri-

DA WASHINGTON

tica e riflessione, pertanto, sono state potenziate le capacità logiche di valutazione delle iconografie disponibili, in una prospettiva di ricerca comprendente riferimenti letterari, filosofici, antropologici, scientifici, politici e religiosi. “Sono entusiasta della proposta realizzata in sinergia con il Liceo Siciliani - fa sapere il prof. Giulio Caprioli, Direttore del Pro Arte Pro Deo Museum -. L’esposizione itinerante ha consentito un incontro ravvicinato degli allievi con il pianeta dell’arte, in un ambiente deale, qual è quello scolastico. Auspico che l’esperimento appena concluso possa riproporsi in futuro, nel solco appena tracciato, abbracciando altre forme espressive, in forma interdisciplinare ed in un contesto collaborativo aperto ai contributi di agenzie educative e istituzioni del territorio”. Per individuare la linea progettuale su cui è stato articolato il palinsesto dei lavori, il Responsabile dell’Ufficio Comunicazione Istituzionale ha incontrato il collezionista d’arte salentino Giuseppe Mancarella promotore dell’iniziativa Signor Giuseppe Mancarella, come nasce la sua passione per le opere d’arte che ha messo a disposizione nella mostra organizzata presso il Liceo “Siciliani” di Lecce? Tutto nasce dalla mia passione per la carta. Nell’anno 1975, dopo aver conseguito il Diploma di Maturità Magistrale, presso questa scuola, ho iniziato il corso di studi della Facoltà di Magistero (Materie Letterarie - Indirizzo Storico-Medioevale), all’Università di Lecce. Ciò mi ha consentito di frequen-

tare, per motivi di ricerca, l’Archivio di Stato salentino: qui ho avuto modo di conoscere la prof.ssa Michela Pastore - direttrice pro tempore della struttura - che mi ha trasmesso la passione per lo studio e la conservazione degli antichi documenti, intesi come manifestazione imprescindibile di storia e cultura. Questa propensione, col passar degli anni, si è coniugata con l’interesse per l’arte antica: ciò ha determinato la mia particolare inclinazione per il collezionismo e l’antiquariato, quindi per la grafica antica. Ci descriva le tecniche utilizzate dagli artisti nella produzione delle opere proposte ed il contesto storico di riferimento. Le tecniche utilizzate sono fondamentalmente quattro: xilografia, bulino, acquaforte e punteggiato al granito. Esistono altresì sistemi espressivi misti, quali l’acquaforte e bulino, l’acquaforte e puntasecca, il punteggiato al granito stampato a colori. L’antologia iconografica proposta, invece, copre un arco temporale che va dal 1496 al 1796. Sono presenti incisioni di Hans Burgkmair, Albrecht Dürer, Marcantonio Raimondi, Luca di Leyda, Giulio Bonasone, Torbido del Moro, Giorgio Ghisi, Jacques Callot, Harmensz Van Rijn Rembrandt, Stefano della Bella, Pietro Testa, Giovanni Jacopo Caraglio, Simone Cantarini, Salvator Rosa, Francesco Bartolozzi. I disegni presenti nella mostra, invece, sono stati attribuiti a Giacomo Cavedone, Jacopo Palma il Giovane, Pompeo Batoni, Massimo Stanzione. Il repertorio

delle mie collezioni comprende xilografie realizzate in Germania e in Italia tra la fine del Quattrocento ed i primissimi anni del Cinquecento, ad opera di Burgkmair, Dürer, Raimondi. La rassegna ascrive, altresì, vari bulini a firma di Giorgio Ghisi, Giulio Bonasone, Luca di Leyda. Alcune proposte, infine, presentano tecniche più complesse, come nel caso delle acqueforti ritoccate a bulino o a puntasecca realizzate da Torbido del Moro, Rembrandt, Pietro Testa, Salvator Rosa - oppure il punteggiato a granito di Francesco Bartolozzi. Qual è, a suo avviso, la valenza dida tt i c o- for mat i va della mostra, intitolata “Il segno nell’arte, l’arte del segno”? L’obiettivo di questa iniziativa è quello di spronare gli allievi a leggere l’opera d’arte in forma integrale, ovvero inquadrandola nel contesto in cui è stata realizzata, per carpirne i significati, il gesto tecnico e la valenza artistica dell’autore. Ritengo, infatti, che portando l’arte nelle aule scolastiche - di concerto con la comunità educante - sia possibile avvicinare i ragazzi in modo interdisciplinare ai messaggi visivi, tenuto conto dell’importanza strategica che assume la presenza fisica delle rappresentazioni iconografiche in un ambiente educativo di apprendimento. Rispetto al museo, la scuola offre altresì un clima di maggiore tranquillità ed un senso di sicurezza, funzionale ad una migliore percezione dei valori artistici ed estetici riscontrabili nelle produzioni d’autore. Paolo Palomba

Non è mai facile raccontare la vita di qualcun’altro. Ma è ancora più impegnativo, e probabilmente più interessante, riuscire a trasmette l’emozioni che si provano ad ascoltarla. Non nascondo l’emozione che provato nell’incontrare ed intervistare Claudio Cuzzoni, noto designer e ideatore di diversi marchi. Mi sono presentato nella sua dignitosa casa nel cuore di Milano, dov’egli risiede, mi ha accolto con molta cordialità e la sua semplicità mi ha messo subito a mio agio. È un uomo attento e sensibile dai gesti spontanei e gioiosi e con un volto accarezzato dal tempo. Capelli grigi e morbidi che cadono all’indietro, occhi profondi e verdi che ti parlano quasi a svelare il percorso della sua vita. E proprio sotto gli occhi della comune passione per il giornalismo e per i viaggi che oggi incontriamo la sua storia. Inizia così a raccontarmi i suoi esordi. Nasce a Pavia, ma si trasferisce subito a Milano. Per mantenersi agli studi e inseguire la sua passione per il giornalismo, inizia dapprima a fare il correttore di bozze presso un importante quotidiano, ma poi arriva l’amore e la nascita del figlio che determinano tutta una serie di importanti cambiamenti, abbandona il suo sogno professionale ed inizia alla Rinascente la sua carriera di Buyer. Il giornalismo non è il suo unico interesse, ma scopre l’amore per il designer, la moda, il marketing e la comunicazione aziendale. Nel contempo rincorre l’altro suo sogno, viaggiare per conoscere e scoprire, luoghi, persone, usanze, cose sempre nuove. Il suo zaino è sempre pronto per un’altra

partenz a . Gira il mondo per lungo e largo e a tal propos i t o dice - le cose più pesanti in valigia sono i nostri preconcetti se li lasciamo a casa, alleggeriamo il peso e la fatica del nostro viaggio. Siamo negli ottanta, conia i marchi “MamaNoèl” ed “Appunti di Viaggio”, crea una rete di vendita in franchising per tutta l’Italia raggiungendo così pienamente l’obiettivo di rafforzare nei partners il coraggio delle proprie scelte e la capacità di cavalcare il cambiamento. Shanghai, sua seconda Patria, rappresenta per lui l’identità dell’immagine tra valore reale e simbolico spesso egli dice - ogni uno di noi ha un abito mentale, il luogo in cui possiamo contemplare serenamente gli eventi e comunicare realmente noi stessi. Di ritorno in Italia e dopo un lungo periodo trascorso nelle isole Hawaii ed in particolare a Maui, comunemente chiamata “Sun Island”, si affida all’amica di sempre, Roberta Facheris - Art Director - già esperta di creatività e comunicazione di note aziende del fashion italiane, per dare vita alla sua nuova creatura, lancia così il marchio KKO Milano ricerca di un viaggio controcorrente, dal lontano oriente alla terra natia. Claudio crede d’aver imparato cose profonde dai “semplici” ma il suo motto è … ricominciare ogni volta. In bocca al lupo Claudio. Giovanni Napolitano

a cura di Elena Palladino

Avvocato Specializzato in Diritto Amministrativo e Tr ibutario

La marcia A tubo di Abbate

Lo spring meeting sulla fiscalità Ho presenziato all’apertura dei lavori degli spring meetings sulla fiscalità e posso già esprimere le prime caute impressioni. I lavori sono stati aperti dal Chief Economist dell’IMF Olivier Blanchard che ha sostanzialmente distinto tra le economie emergenti e le economie avanzate, (Usa e Europa): egli, al contempo, ha rappresentato con questa dualità l’esistenza di due velocità nella crescita. Per quanto concerne i paesi emergenti la crescita economica è ancora abbastanza elevata, nonostante la minaccia costituita dal recente terremoto del Giappone, anche se è evidente che si debba osservare con una certa prudenza l’affluso di capitale liquido. Per quanto attiene, invece, all’area europea, Mr Blanchard ha rappresentato come critica la situazione dei paesi della periferia, anche in considerazione del recente default del Portogallo. Ovviamente non sono ancora conosciuti i reali effetti della stessa, specie nei confronti della Spagna. Pare, comunque, prudente che gli stati europei si mantengano sulla stessa linea già adottata in precedenza, costituita da un ferreo controllo dei conti pubblici e una maggiore ricapitalizzazione delle banche. Egli ha, poi, sottolineato l’importanza, al fine di una maggiore probabilità della ripresa, che le banche adottino misure di trasparenza più stringenti, al fine di favorire un clima di fiducia tra gli operatori e investitori. Nello specifico, per l’Italia, poi, la crisi araba e del petrolio, ha generato una difficoltà di ripresa con conseguente aumento dei prezzi (anche dei generi alimentari): per cui rimane evidente, per questo Stato, la necessità di continuare sulla linea degli aggiustamenti fiscali già adottata in precedenza. Tale quadro generale di prudenza verso l’Italia appare suffragato anche dal fatto, non trascurabile, che il tasso di disoccupazione è ancora elevato: ciò differenzia il mercato italiano da quello tedesco che viene ritenuto più favorito nella ripresa. Per concludere, sul punto Mr Blanchard ha sottolineato come sia difficile adottare aggiustamenti fiscali, quando la crescita economica del paese è bassa, non nascondendo delle perplessità circa la concreta ulteriore attuazione di queste misure per l’Italia. Insomma il clima di fiducia nella ripresa pare essersi alquanto ridimensionato in relazione agli eventi di marzo u.s che hanno inevitabilmente influenzato i mercati, specie quelli gia’ deboli quali quello italiano.

QUANDO QUANDO QUANDO LA BANDA LA BANDA LA BANDA PASSÒ PASSÒ PASSÒ Compositori Compositori e marce Compositori e marce e marce

di Antonio di Antonio di Antonio Martino Martino Martino

continua... La particolare sottolineatura trasparente ma efficace della marcia sinfonica “A tubo!” di Ernesto Paolo Abbate viene affidata ai flauti, agli oboi, alle cornette in sib., alle trombe in mib., alle trombe basse, al flicorno sopranino e ai flicorni tenori. Tutti concorrono a realizzare una “cristallina macchia sonora” attraverso dei suoni lunghi che amplificano la profondità del tema e della banda. L’organico, infatti, pur esprimendosi con una dinamica molto controllata e leggera, è presente con tutte le sezioni ad esclusione delle percussioni; l’impatto con l’ascoltatore è senza dubbio avvolgente e “tridimensionale”: quest’ultimo è dato dai vari suoni lunghi già evidenziati in precedenza. Il tema in esame viene ripreso una seconda volta, esattamente un tono sopra, dallo stesso organico e dalla stessa distribuzione degli interventi strumentali. Giunge il celeberrimo passo dei clarinetti, conosciuto così dal grande pubblico, in cui i clarinetti sfoderano tutto il loro virtuosismo e si inerpicano sugli intensi e quasi infiniti gruppi di semicrome che caricano di tensione l’ascoltatore e lo conducono su uno straordinario itinerario sonoro mai prima affrontato. Ne sono protagonisti il solo clarinetto piccolo in mib. e i primi tre clarinetti soprani, mentre il resto è rappresentato dai secondi clarinetti soprani con l’aggiunta dei rimanenti primi. Si evince che solo quattro strumenti sono chiamati a ricalcare il tortuoso e avvincente percorso di semicrome e che sviluppano un ulteriore

dialogo con i restanti clarinetti. Con l’assetto dinamico calibrato su un pianissimo e per mezzo del legato - staccato si realizza un itinerario sonoro in grado di coinvolgere anche il più distratto ascoltatore perché l’omogeneità e la struttura del materiale musicale utilizzato, consentono di comprendere le linee principali del progetto compositivo dell’Abbate. Le prime quattro semicrome staccate, con una direzione melodica verso l’alto, permettono di accumulare quell’energia utile al successivo dissipamento sonoro realizzato attraverso un moto discendente della melodia con tre suoni legati ed uno staccato per i primi due gruppi di semicrome, il terzo con due suoni legati e due staccati e l’ultimo gruppo si presenta con uno staccato generale. La differenza esecutiva dei vari gruppi è un’esigenza utile al fine di costruire un effetto a cascata e moltiplicare il risultato del suono discendente, il quale, riprende vigore e risale immediatamente la china. Il movimento ascendente ritrova due suoni legati e due staccati e viene parzialmente interrotto con un inserimento della prima croma (anch’essa staccata) sul terzo movimento all’interno di questo segmento. In realtà, si sono concluse solo le prime due misure di proposta del “passo” e gli unici strumenti che hanno sostenuto l’impianto tematico sono i secondi clarinetti soprani con il resto dei primi non impegnati nella linea principale: hanno realizzato un intenso appoggio armonico per contribuire efficacemente all’ampliamento della proposta tematica.


L’Ora del Salento 13

Lecce, 16 aprile 2011

le nostre città FUORI DAI DENTI

di Loredana Di Cuonzo

GIORGILORIO/Festeggiamenti all’mbra della Chiesa

Tv e volgarità: un cocktail fatale Una pasquetta nel segno dell’arte Una società senza stile è quella in cui viviamo, ne abbiamo continue conferme. Nei rapporti interpersonali, nei rapporti sociali, nelle rappresentazioni televisive. La volgarità, l’aggressività e tentativo di prevaricazione dell’altro per affermare se stessi e le proprie convinzioni sono lo spettacolo quotidiano cui assistiamo sempre più attoniti. Pensiamo per un attimo a come è finita l’avventura di “Centocinquanta”, il programma di Raiuno dedicato all’anniversario dell’Unità d’Italia. Due storici professionisti, graditi o meno non ha importanza, come Vespa e Baudo che nella quarta e ultima puntata - avrebbero dovuto essere sei se il flop di ascolti non avesse portato alla chiusura anticipata - hanno concluso con un incredibile scontro in diretta dove è mancato solo il consiglio conclusivo da trivio. Sul finale dello show, mentre suonava la banda dei carabinieri, e venivano proiettate fotografie di personaggi di punta della Rai, d’improvviso sul monitor è comparso , non visto a casa, il volto di Santoro. Vespa infuriato, come fosse a casa sua, ha messo il punto con un: “La serata si conclude qui”, lasciando lo studio e prendendosela con gli autori. Tra i retroscena, pare, una riunione nel corso della quale sono volate parole grosse tra Claudio Donat Cattin, autore storico di “Porta a porta”, e Baudo, culminate in uno scambio senza precedenti. Donat Cattin avrebbe accusato Baudo di “comportamento mafioso” e l’ormai anziano presentatore avrebbe replicato con uno sputo in faccia all’autore. Un esempio di signorilità! In televisione è scientemente perseguita la “tamarraggine”. A tutti i costi, e la gente va in delirio. Ultima edizione del Grande fratello, uno degli epifenomeni più duraturi di questa filosofia e causa del perpetrarsi della stessa. Incredibile tal Nando Colelli, acclamato da folle di donne nelle discoteche nelle quali è …ospite. Del resto una certa

Ruby è stata invitata da un locale anche qui, nel Salento, per una serata dove c’è stato chi ha pagato sino a 60 euro per vederla. Una fucina continua di ineleganza sono proprio i reality. E potrebbe arrivarne un altro a breve, dall’America, che pure lo ha bollato come “volgare”. “Gigolos” il chiarissimo nome, che è già diventato un cult. Cinque ragazzi muscolosi e machi fanno il mestiere più antico del mondo: si prostituiscono a Las Vegas. E vengono seguiti 24 ore su 24 dalle telecamere, che immortalano i loro incontri piccanti con donne di tutte le età. Il “New York Times” l’ha definito “volgare” e “inguardabile” perché mostra “persone pronte a tutto pur di sfondare in tv”. Visti questi presupposti è normale che si pensi che il format presto sbarcherà anche in Europa. Esibizione, dunque, a tutti i costi. Anche in Lady Burlesque la cui regia sarà curata da Jocelyn. Con una fame di visibilità anche fuori tempo massimo si trova di tutto: anche una costumista di 51anni. Non basta. C’è una mamma di 36 anni e aspiranti attrici dai 20 ai 50 anni. Un giornalista di Repubblica che nella conferenza stampa di presentazione ha fatto ironia su un possibile invito a Palazzo Grazioli si è sentito apostrofare da una delle aspiranti Lady Burlesque così: “è una domanda volgare, il nostro fine e’ compiacimento di noi stesse, non ci interessa altro”. E oltre, da parte del conduttore: “Sky punta sull’ironia, la creativita e la seduzione nel nuovo format italiano che è un talent, come altri”. (!!!). Le soprese non finiscono qui. Le concorrenti han-

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no, a giudizio del regista, un optional: “La cosa interessante del programma è che le nostre concorrenti sono molto intelligenti, possono chiamarsi svampi come soprannome ma hanno cervello e lo vedrete”. Ne siamo tutti curiosi. L’esibizionismo da “arte” nota in tutto il mondo, anche simpatica se presa in giuste dosi e colta come spunto per momenti riservati, sta facendo impazzire il mondo. Dalle star di Hollywood alla casalinga di Bordighera. Tutte vogliono esibirsi restando se stesse ma con ironia perché “amano sedurre gli altri senza esser volgari”. A nostro parere, invece, tutto è urlato o esibito. Anche la cultura si è lasciata prendere la mano. Un nome per tutti: Vittorio Sgarbi, palese esempio della decadenza di una società dove la volgarità, l’aggressività e l’insulto sono la realtà quotidiana e, purtroppo, il costume di un intero Paese. Nella rete un simpatico blog di una insegnante ci ha restituito un po’ d’aria e la certezza che , per fortuna, non tutte le erbe fanno parte dello stesso fascio. Dice la docente: “davvero stanca della stupidità, dell’ignoranza, della volgarità, dell’egoismo e della disonestà, che sono i cinque pilastri su cui si regge la società italiana. Ho nostalgia dell’intelligenza, della cultura, dell’educazione, della solidarietà e dell’onestà. Ma come abbiamo potuto accettare di essere sbattuti così in basso, fino addirittura a diventare complici contenti di questo scadimento nella barbarie?”. Ottima domanda. Per uscirne fuori dobbiamo smetterla di convincerci che non sta accadendo nulla.

Una Pasquetta all’insegna del divertimento e della riscoperta di tesori artistici di grande valore. È quella de “Lu Riu a D’Auriu”, all’ombra della chiesetta di stile romanico dell’XI° sec. dedicata a Santa Maria D’Aurio. È qui che si venera la Madonna nera di Loreto, il simulacro della quale venne ritrovato dove proprio oggi sorge l’edificio e intorno al quale, fino agli anni 50, i leccesi si concedevano una seconda Pasquetta, detta appunto “Lu Riu”. Quest’anno l’edificio sacro si può ammirare fresco di restauro nelle facciate e nel tetto mentre all’interno sono stati effettuati diversi interventi di recupero e di pulizia degli affreschi. La chiesetta si trova

sulla strada che da Lecce conduce a Surbo, meta di tanti visitatori e turisti. a diverso tempo il rettore della chiesetta chiede alle istituzioni: Comune di Lecce, Comune di Surbo, Provincia di Lecce di voler istituire il “Parco D’Aurio”, magari anche con i fondi europei. Nei due giorni si potrà sostare anche intorno alla chiesetta per un pic-nic all’aria aperta e tuffarsi nella storia anche attraverso un percorso naturalistico. La chiesetta è ormai molto conosciuta oltre confine grazie al sito internet: www.parrocchiamadonnadellafiducia.it e sono tanti i giovani che si impegnano realizzando tesi di

IN GALLERIA

laurea e facendo importanti scoperte. La festa di Santa Maria D’Aurio nella Resurrezione del Signore quest’anno sarà celebrata il 7 e 8 maggio 2011 e per l’occasione sarà presentato un libro facile da consultare che racchiude la storia della chiesetta e sarà distribuito a visitatori e turisti.

di Alessandra De Matteis

A Lecce il Festival del cinema europeo Si rinnova il consueto appuntamento con la kermesse cinematografica più nota nel Salento: il “Festival del cinema europeo”, giunto alla dodicesima edizione. Mentre a Roma si litiga sul numero di festival da dedicare al cinema, la nostra capitale salentina è pronta per ospitare la manifestazione. I battenti apriranno il 12 aprile per poi chiudersi sabato 16, perciò ci sarà un giorno in meno, ma niente paura perché se il programma è confrontato con quello delle edizioni precedenti non manca nulla. L’evento, organizzato dall’Associazione culturale Art Promotion, avrà sede come sempre il Multisala Massimo di Lecce. Il festival, riconosciuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come “manifestazione d’interesse nazionale”, sarà diretto da Cristina Soldano e Alberto La Monica. Il palinsesto offrirà al pubblico e agli addetti ai lavori tante anteprime nazionali,

eventi speciali, mostre fotografiche, presentazioni di libri e i n con t r i con autori, omaggi ad attori e cineasti del panorama nazionale ed europeo. Quindi il programma seguirà gli stessi percorsi degli anni precedenti con la competizione ufficiale e delle sezioni speciali volte ad approfondire temi specifici o a delineare delle importanti figure della cinematografia italiana e internazionale. La sezione italiana sarà dedicata a Toni Servillo, invece la sezione “Cinema europeo” al produttore portoghese Paulo Branco che sarà anche Presidente della Giuria di questa edizione. Il Festival realizzerà poi un omaggio al regista italiano di origini pugliesi Emidio Greco. Per la terza volta sarà ospite l’attore pugliese Riccardo

Scamarcio, presente per le “Giornate degli attori”, e il film da presentare: “L’uomo nero” di Sergio Rubini è stato scelto da lui stesso. La manifestazione sarà un occasione per tanti giovani registi pugliesi, coloro che saranno premiati, avranno la possibilità di partecipare a festival e concorsi internazionali. Il “Festival del cinema europeo” è una vera occasione di crescita per Lecce e il Salento tutto. I vantaggi si riverseranno su tutto il territorio, che non solo acquisterà più notorietà, ma grazie a questa manifestazione si apriranno tante collaborazioni come con Università e privati.


L’Ora del Salento 14

Lecce, 16 aprile 2011

appunti

Andrea Vitali. La leggenda del morto contento Gli appassionati del medico - scrittore sapranno già che l’avventura del romanzo si svolge nell’ormai famoso paesino di Bellano, ma quello che certamente non immaginano è che questa volta Andrea Vitali ci racconta una storia andando indietro nel tempo, approdando nel lontano 25 luglio 1843. Il titolo del romanzo può lasciar perplessi, un uomo che muore contento? Questo miracolo non poteva che accadere a Bellano, inesauribile contenitore di storie a cui attinge questo grande narratore dell’antica arte del racconto italiano. La vicenda inizia “sotto un cielo sgombro della più piccola nuvola, con una luce smorta che ammazza i colori e un’aria densa del pesante odore dell’acqua di lago quando è fermo, misto di muschi

e pesci morti”. C’è un unico segnale della tragedia imminente che sta per abbattersi sulla tranquilla cittadina di Bellano, si tratta di una nuvoletta a forma di cane rovesciato. È un annuncio di Favonio, un vento che sconvolge le acque del lago “in un concerto di fischi, ululi, spruzzi e onde alte un metro”. Per due rampolli in attesa di brillare nell’alta società è invece una mattinata estiva perfetta per andare in giro in cerca di emozioni con il cielo azzurro ed un sole accecante. Si tratta di Francesco Gorgia, figlio di un mercante locale, in verità il più potente dei commercianti di tutto l’alto lago, e di Emilio Spanzen, figlio di un ingegnere milanese che sta progettando la ferrovia Milano Valtellina. I due giovani sono

a caccia di avventure e la gioventù, si sa, fa prendere decisioni impulsive legate solo all’interesse del momento, senza pensare alle conseguenze che potrebbero derivare da queste scelte. E infatti i due ragazzi decidono di salire su una barchetta con tre vele latine e di prendere il largo. Dal molo di Bellano il sarto Lepido li segue con lo sguardo preoccupato, questa non è giornata per prendere il largo, sta per alzarsi il vento e potrebbe essere pericoloso per due ragazzi giovani ed inesperti. La tragedia non si fa attendere a lungo. La barca dei ragazzi si rovescia. È una disgrazia. Si è trattato di un’imprudenza. Ma, purtroppo, questa tragedia porterà grossi guai a Bellano. “Tra tutti coloro che gli affidavano la cura delle loro

barche, se c’era uno che il Baldi non avrebbe mai e poi mai voluto vedere lì ai suoi piedi, lungo tirato sul porfido della piazza dopo esser morto per annegamento, quello era proprio il giovane Gorgia. La ragione era presto detta. In paese, e non solo, poco si muoveva se il Gorgia padre non voleva. I Gorgia, gente che se ne andava in giro con la sacca dei diritti davanti e quella dei doveri a penzoloni, dietro, sulla schiena. La vedeva brutta, in quel momento, e avrebbe cambiato volentieri il suo posto con chiunque, perfino col sacrista che aveva la faccia scavata dal vaiolo”. Il figlio dell’ingegner Spanzen risulta invece disperso. Si tratta di due giovani di famiglie molto importanti, bisogna trovare un colpevole ad ogni costo. Ma non

c@ttolici in rete argo

Come nasce una comunità virtuale

IL POLLICE

TORINO

ANNI

‘70

“La donna della domenica” (Rai Uno, ore 21,10), questo il titolo di una miniserie televisiva, ma ancor prima del giallo scritto da Fruttero e Lucentini, e di un film diretto da Luigi Comencini, che approda oggi sulla rete ammiraglia della Rai, avendo il volto di Giampaolo Morelli nei panni del Commissario Santamaria e di Andrea Osvart, ma anche di Sara Tommasi nelle vesti - si fa per dire - di Dalia e di Castellano in quelli dell’architetto Garrone, in una sorta di rinnovata modalità di lettura quella storia, quanto mai conosciuta, che guarda alla Torino degli anni Settanta: una città ricca di contraddizioni e contrasti tra operai e industriali. Ma non solo. Ben costruito, in questa sua nuova stesura, il racconto mantiene la vivacità di sempre, appassionandoci ancora una volta, facendoci attraversare lo spirito della città sabauda, affascinante e al tempo stesso misteriosa. Ottima e fedele fino all’eccesso la ricostruzione del periodo, ancora troppo vicino a noi, ma da molti dimenticato con rapidità.

lor@delavoro di Samuele Vincenti Mentre il Vinitaly, prestigiosa fiera del vino appena conclusa a Verona e giunta quest’anno alla 45ma edizione, registra l’ennesimo trionfo nel numero dei visitatori e di addetti ai lavori, un’analisi di Coldiretti, presentata per l’occasione, conferma quanto l’interesse verso la produzione di vino nel nostro paese è vivo e quante e quali sono le opportunità di investimento e di lavoro che derivano dalle vigne e dalle cantine italiane. Senza considerare l’indotto, in ben 250mila aziende vitivinicole il vino è una opportunità di lavoro per 1,2 milioni di persone impegnate in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio. E

Tommaso Dimitri

Visitiamo oggi un sito delle nostre terre pugliesi: www.netcrim.org. Siamo nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria (Rione Perrino) di Brindisi e artefice del portale è il Gruppo Giovani Cr.I.M. che dal 15 giugno 2001 ha voluto creare “un punto di riferimento per quanti, sia sul web, sia nella vita di ogni giorno, hanno bisogno di uno spunto o di un aiuto per diffondere la Parola di Dio nel mondo”. Desiderio impegnativo che lentamente ha preso forma sia nella quantità dei documenti prodotti che nella qualità del servizio e diventando NetCrim Risorse Cristiane on line. Infatti nel giro di tre anni i cambiamenti del sito sono stati sostanziali raggiungendo oggi una buona fruibilità e dinamicità. La programmazione ASP e MySQL, attiva dal settembre del 2003, ha migliorato e aumentato i servizi, grazie anche alla dinamicità delle nuove pagine. “L’obiettivo di questa iniziativa è quella di avvicinare i nostri visitatori all’annuncio di Cristo… in modo diverso, meno pesante, più colorato e perchè no, anche più divertente. Da qui l’idea di rifarci alla tradizionale schedina del Totocalcio”. Con il superamento delle domande presenti nelle schedine si può entrare nello staff di produzione del sito. Il servizio di Comunità Virtuale è il luogo dove incontrarsi, scambiare due chiacchiere, cercare materiale e per giocare. È una comunità cristiana in cui è richiesto un atteggiamento rispettoso nei confronti di tutti e attualmente sono più di 9.000 utenti con 634 collegamenti a siti web. Accanto a questi ultimi servizi il sito è ricchissimo di materiale di informazione e attualità, documenti del Papa e del Magistero. Una curiosità: è possibile, grazie alla tecnologia ASP, la ricerca del testo o parole nella Bibbia, nel Catechismo della Chiesa Cattolica e nei documenti del Concilio Vaticano II, servizio importante per chi ha bisogno di avere in poco tempo tutte le citazioni possibili. E non solo! Ricchissima è anche la sezione dedicata alla grafica: possiamo trovare clipart, gif, disegni e wallpapers. Una curiosità del sito: Graffia il muro. Si può scrivere una frase, un messaggio, un saluto su un muro virtuale in mattoni rossi. Potete lasciare anche voi la firma. Buona navigazione.

Andrea Vitali, La leggenda del morto contento, Garzanti, 18.60

M U S I CALM E NTE Anna Rita Favale

A Lecce Caparezza in concerto Sabato 23 aprile (ore 21.00 - ingresso 15 euro + 1,50 dp) presso Lecce Fiere in Piazza Palio a Lecce, Day Off Music e Art & Event srl presentano l’atteso concerto di Caparezza. Il cantautore di Molfetta presenterà i brani del suo nuovo cd (il primo pubblicato con Universal) dal visionario titolo “Il sogno eretico”. Sedici brani che confermano le doti musicali dell’artista italiano più irriverente e sarcastico del nuovo millennio. Tra gli ospiti del cd anche Tony Hadley, voce degli Spandau Ballet presente nel singolo “Goodbye Malinconia”, e Alboroise che duetta con Caparezza in “Legalize the premier”. Il concerto sarà l’occasione per ripercorrere la carriera di Caparezza, partita con il nome di Mikimix, e proseguita con numerosi successi. Nel 2003 il disco “Verità supposte” lanciato dal singolo “Fuori dal tunnel” rappresenta l’approdo ai vertici delle classifiche. Nel 2006 arriva “Habemus Capa” e nel 2008 “Le Dimensioni del Mio Caos” che contiene “Vieni A Ballare in Puglia”, brano impreziosito dall’insolita partecipazione di Al Bano nel videoclip. Qualche giorno fa è uscito anche “Epocalisse: capalogia dal caos” (Emi Music) il primo best of di Caparezza. Un viaggio attraverso gli otto anni in cui il cantautore e rapper pugliese ha costruito il suo successo e la sua popolarità mischiando hiphop, rock, pop, folk, testi ironici e irriverenti e ritornelli molto orecchiabili arrivando a produrre quei brani che hanno fatto di Caparezza uno degli artisti più apprezzati degli ultimi dieci anni. Il tour del nuovo spettacolo, prodotto nell’ambito dell’intervento “Puglia Sounds - Produzione in Puglia di Nuovi Spettacoli Musicali” promosso dalla Regione Puglia, Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo finanziato dal Fesr Asse IV e attuato dal Teatro Pubblico Pugliese, è partito il 16 marzo da Andria e toccherà le principali città italiane.

Vino e cantine: opportunità per giovani e immagrati

la sua produzione coinvolge personale italiano e immigrato proveniente da ben 53 paesi diversi dislocati su 4 continenti, oltre a disabili e ad ex-tossicodipendenti che trovano nella vendemmia anche un momento di aggregazione sociale. “Sono circa mezzo milione i titolari di vigneti in Italia dove - sottolinea il presidente della Sergio Marini in un’intervista rilasciata a Labitalia - trovano occupazione oltre 210mila lavoratori dipendenti, dei quali oltre 50mila sono giovani e 30mila stranieri. Nel vino hanno trovato occasione di impegno diversamente abili, carcerati, ed ex tossicodipendenti, come dimostra l’esposizione presentata allo stand della Coldiretti presC

marialucia andreassi era stato il Favonio a sollevare e poi a scaraventare la barca in acqua? Eppure si riuscirà ad individuare un colpevole in carne ed ossa per questa disgrazia. Tra tragedia ed ironia “La leggenda del morto contento” ci racconta una storia di padri e di figli, di innocenti e colpevoli, di giustizia ed ingiustizia, condita con l’indiscutibile talento di Andrea Vitali. Consiglio a tutti gli appassionati di non perderlo.

o l d i r e t t i

so il Centro Servizi Arena. Dal vino prodotto da ragazzi autistici a quello realizzato da giovani diversamente abili ma anche le bottiglie portatrici di solidarietà come quelle del progetto wine for life della comunità di S. Egidio e il vino solidale della società mutuo soccorso fino a quello responsabile con l’etichetta ‘se bevi non guidare’. E perfino il vino con l’etichetta braille per i non vedenti e quello dei detenuti e delle comunità di ex tossicodipendenti, come San Patrignano dove sono passati tra i filari e in cantina 496 giovani ed oggi la vigna si estende per oltre cento ettari”. E una conferma del ruolo sociale del settore del vino viene anche dalle esperienze nate sui terreni

recuperati alla criminalità. “I vigneti e gli oliveti rappresentano ben il 25% dei terreni definitivamente confiscati alle mafie - rileva nella sua ultima relazione Antonio Maruccia, Commissario Straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali - e ben oltre il 91% di questi terreni nel citato periodo di riferimento si trova in Sicilia, Calabria e Puglia, con una superficie totale pari a 4.317.917 metri quadrati. Il settore del vino è inoltre quello, tra le diverse attività agricole ed extragricole, in cui sono stati maggiormente utilizzati i voucher o buoni lavoro recentemente introdotti dal Governo italiano per regolare

il lavoro occasionale di tipo accessorio (i cosiddetti lavoretti). I voucher sono stati introdotti in via sperimentale durante la vendemmia 2008 e da allora ne sono stati utilizzati complessivamente 12,3 milioni, di cui 1,8 milioni per le vendemmia secondo le elaborazioni della Coldiretti. “Si tratta di un contributo alla trasparenza del lavoro - ha dichiarato Sergio Marini - che ha certamente sostenuto la crescita dell’occupazione in agricoltura che nel 2010 è stato il settore con il più elevato tasso di crescita”. L’occupazione nelle campagne è, a tutti gli effetti, in controtendenza rispetto all’andamento generale del mercato del lavoro in Italia: l’agricoltura è il settore nel quale si

è registra il più elevato tasso di crescita nel 2010, segnando un aumento degli occupati dell’1,9% a fronte del calo gener ale dello 0,7%. Sono 891mila gli occupati agricoli in Italia nel 2010 dei quali 462mila indipendenti (0,6%) e 429mila dipendenti (3,3%) che fanno registrare il record della crescita tra tutte le attività produttive. I dati, conclude lo studio di Coldiretti, dimostrano che l’agricoltura ha grandi potenzialità per battere la disoccupazione e che la stabilizzazione delle agevolazioni contributive per le aree montane e svantaggiate, prevista dalla legge ‘Stabilità 2011’, ha consentito di continuare a svolgere questa funzione essenziale.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 16 aprile 2011

lo sport Dopo il successo di Genova, il Lecce vede avvicinarsi la salvezza sempre di più. Lo storico medico sociale rassicura la tifoseria: “a noi la pausa ha fatto bene”

L’ASSIST di Paolo Lojodice

Palaia: la squadra è in salute Trentaquattro punti sono parte di quel tesoretto che il Lecce racchiude nel suo forziere, ad appena sei giornate dalla fine del campionato. L’arrembante ciurma di De Canio, dopo aver fatto razzia sulla riva ligure blucerchiata, attende il Cagliari nella propria Tortuga, neanche a farlo apposta, evocativo nel nome, il Via del Mare. Un tesoretto ben assortito, destinato ad impinguarsi, nelle previsioni dei più, di quei cinque o sei punti d’oro che potrebbero valere anche per il prossimo anno, all’armo e all’equipaggio di De Canio, il riconoscimento tra le navi di prima fascia. Ma il tesoretto del Lecce non sono soltanto i 34 punti in classifica, altre componenti “auree” lo arricchiscono, accrescendone il valore sulla base di caratteristiche e potenzialità uniche, stando ai risultati, nel lotto tra le squadre in lotta per la promozione. Finora il Lecce sembrava poco efficace allorquando dovesse compiere il salto di qualità definitivo, ovvero conseguire la vittoria in quegli scontri decisivi con le dirette avversarie per la retrocessione. Alcuni successi sono venuti, altri sfumati in un contesto di sconcertante incredulità, uno su tutti la sconfitta subita ad opera del Catania al Massimino: inutile oramai rimpiangere quell’inopinato passaggio a vuoto maturato nel finale, per giunta dopo il vantaggio leccese ma, il sem-

S

L’ALTRO

VOLLEY B2

plice pensiero di che cosa avrebbe potuto significare la classifica attuale con tre punti in più per i giallorossi e tre in meno per gli etnei, provoca intense suggestioni. C’è da rimarcare che anche in situazioni come quelle la squadra ha continuato a crescere e a credere sulle proprie possibilità, così come ha sempre fatto fin dall’inizio del campionato, anche nei momenti più critici. Dunque una altra gemma del tesoretto del Lecce è data dalla perseveranza e dalla qualità del lavoro svolto dal tecnico De Canio e dal suo staff, continuità che ha fornito la condizione base per la stabilità e la ricerca degli equilibri di squadra. Proprio contro il Cagliari, nell’immediato dopo partita del girone d’andata, quella condizione necessaria fu messa in forse dall’espressioni del presidente designato Pierandrea Semeraro, opportunamente temperate poi dall’intervento del Patron Giovanni Semeraro che, di fatto, riaffermando la linea del tecnico, rafforzò i presupposti per lo sviluppo del progetto Lecce. Neanche a pensare a cosa ne sarebbe stato della compagine giallorossa senza De Canio, del resto, il persistere di evidenti criticità primigenie in gran parte delle squadre che hanno cambiato allenatore in corsa, evidenzia una volta di più l’errore di valutazione in cui possono incappare le dirigenze inesperte. Altro elemento del tesoretto giallorosso è il vantaggio di

due punti dall’orlo del baratro occupato niente di meno che dalla Sampdoria, ultima vittima dell’assalto del rapido naviglio leccese, e dal Parma, anch’essa soccombente alle folate corsare della ciurma di De Canio. Aver messo sotto e distanziato in classifica due formazioni con in organico elementi da Nazionale come quello dei liguri e degli emiliani, rafforza la convinzione dei giallorossi e deprime in misura maggiore i blucerchiati e i gialloblu crociati, poco avvezzi alla lotta nel pantano del fondo classifica. Nel forziere leccese si trova soprattutto la brillantezza - figurata e reale - atletica dell’intero gruppo. Dopo la sosta le vittorie limpide sulla lanciatissima Udinese e la Samp affidata all’ex Cavasin, hanno evidenziato il buon momento di salute

della squadra: “Sapevo che, dopo la sosta, a differenza di quanto accaduto talvolta in precedenza, la squadra avrebbe risposto bene - dichiara il dott. Giuseppe Palaia, storica bandiera dell’Us Lecce, da decenni Responsabile del Settore medico della squadra - la pausa di campionato può risultare addirittura penalizzante, così come è accaduto anche a noi in passato soprattutto quando veniva ad interferire con un periodo di forma brillante del della squadra e lo stop ne causava lo scadimento di alcune qualità; questa volta continua il dott. Palaia - gli esiti degli esami ematochimici e i test svolti sul campo, di routine nella gestione e pianificazione delle attività della squadra, convergono su dati che evidenziano che la stessa non sia affatto in over training, al contrario, rispetto ai riscontri precedenti, si registra un miglioramento della condizione generale di tutti gli atleti e la freschezza del gruppo è di sicuro un valore aggiunto utilissimo in questa fase di campionato”. In merito alle previsioni di forma nei prossimi sei turni e al timore di ...finire la benzina in dirittura d’arrivo, il dott. Palaia,come sempre, non lascia spazio a fraintendimenti: “Questo periodo di forma durerà fino alla fine - risponde sicuro …stiamo centellinando i carichi di lavoro”. Anche questo fa parte del tesoretto del Lecce.

MONDO Alleanza educativa fra Csi e Lega Pro Csi e Lega Pro percorrono la stessa strada per un obiettivo che è un traguardo comune: far vivere lo sport con serenità, coinvolgendo le famiglie e i bambini. Nell’ottica di riportare alla luce un calcio dove la passione e la gioia giocano un ruolo da protagonisti, il Csi con i suoi 142 comitati territoriali sul territorio italiano e la Lega Pro, con la collaborazione di tutte le sue 85 società, intendendo lo sport come momento di crescita e di aggregazione sociale, hanno sottoscritto un accordo di 4 anni teso a progettare, elaborare iniziative finalizzate alla valorizzazione e alla promozione dei valori educativi dello sport giovanile. Sarà un comitato paritetico (4 dirigenti, due per parte) che si costituirà in ogni città dove gioca la Lega Pro a portare avanti varie iniziative a sostegno dell’attività negli oratori, ma anche modelli positivi di tifo, con i ragazzi degli oratori Csi che coloreranno gli stadi dei club della Lega Pro. Previsti incontri formativi per i ragazzi degli oratori con la partecipazione di giocatori della squadra locale per la valorizzazione degli aspetti umani e sportivi. “L’intesa raggiunta con il Csi - ha dichiarato Mario Macalli, presidente della Lega Pro - ha come obiettivo quello di favorire e mettere in campo iniziative per attrarre famiglie e bambini allo stadio, portando i giovani a vivere il calcio con gioia, non solo come spettatori, ma come protagonisti. Già a Trapani, all’International Challenge Trophy, i piccoli tifosi hanno realizzato striscioni su come interpretano il calcio. Per loro è un gioco e deve restare tale. Il calcio nasce dalla strada e dalle esperienze in oratorio dove era considerato un valore morale. Lo sentivi dentro. Vogliamo riportare le famiglie allo stadio con i bambini. Hanno il diritto di vedere una partita con tranquillità e noi il dovere di renderlo possibile”. “Questa bellissima iniziativa - ha detto il presidente nazionale del Csi, Massimo Achini - prosegue il cammino di grande collaborazione del Csi con tutto il mondo del calcio. Si tratta di un percorso intrapeso da anni , grazie alla disponibilità di Inter e Milan e alla sensibilità della Figc e in particolare del suo presidente Abete. Oggi aggiungiamo un tassello molto importante. La collaborazione con la Lega Pro ci permetterà di fare in modo che lo sport in oratorio e il calcio professionistico si prendano per mano in 85 città italiane con la convinzione di avere tanto da regalarsi reciprocamente. Tutto ciò da’ forza ai valori del calcio e dello sport. È una partita importante che non possiamo permetterci di perdere”. All’incontro, moderato dalla giornalista Benedetta Rinaldi, è intervenuto anche mons. Claudio Paganini, che ha auspicato una sempre maggiore fiducia da parte della Chiesa nei confronti dello sport, ad ogni livello praticato. Infoline sulle attività del Csi Lecce, cell. 347.1762819 - email lecce@csi-net.it, sede via Siracusa n. 50 - 73100 Lecce.

HOCKEY SU PISTA

PORT di Paolo Conte

Il giorno della sfida più attesa Ugento-Squinzano deciderà il salto diretto in serie B1

A salvezza ormai acquisita e liberato dall’obbligo di inseguire necessariamente il risultato, il Casarano è atteso alla trasferta di Altamura con l’obiettivo di onorare il campionato. Con la matematica certezza della permanenza in B2 avvenuta alla ventiduesima giornata in quel di Martina, i rossoblu hanno festeggiato insieme al caloroso pubblico del “Tensostatico” al termine del derby vinto per 3 a 2 contro il Galatina. La classifica recita 32 punti in classifica e ottavo posto solitario a sole tre lunghezze di distanza da Martina e Galatina. L’obiettivo di stagione della squadra di coach Licchelli è centrato e in attesa dei titoli di coda di una tribolata annata, la società è già con un occhio al mercato estivo e alla costruzione di una rosa sempre più competitiva. Al momento la priorità è dare il massimo fino alla chiusura del torneo e lasciar spazio a chi ha giocato meno con l’opportunità di mettere in vetrina i talenti del futuro. Un successo che affonda le sue radici la scorsa estate con il progetto tracciato dal nuovo presidente Enza Maria Ratta che da subito si è dedicata con passione e sacrificio alla creatura della Filanto Volley. Lo scopo primario era rendere la città di Casarano non solo il paese del Calcio ma anche quello della pallavolo.

La nuova dirigenza e il sostegno del main sponsor Filanto ha convinto giocatori del calibro di Armeti e Monticelli a sposare il nuovo progetto e a contribuire ai successi odierni della squadra. Attualmente la banda di coach Licchelli ha ottenuto dodici vittorie di cui quattro per 3 a 0, due per 3 a 1 e sei per 3 a 2 sulle ventitre gare disputate. Anche i numeri dell’attacco (1968 punti all’attivo) e quelli della retroguardia (1977 punti subiti) sono lo specchio di una squadra omogenea che ha consentito a Cosi e soci di raggiungere in anticipo il meritato traguardo. Per la prossima stagione l’obiettivo della società e della Presidente Ratta è far meglio di quest’anno e paventare l’idea di lottare per il treno playoff. Chi non è ancora con la testa in vacanza è l’Alessano. I ragazzi di coach Medico con 51 punti in classifica vestono i panni della terza della classe e si apprestano a terminare la stagione regolare con l’intento di tenere a bada l’inseguitrice Domar Altamura. Risolta la pratica Materdomini Castellana col risultato di 3 a 1 facente seguito alle vittorie su Galatina e Oria, l’Aurispa inanella il terzo risultato utile ed è pronta a servire il poker in terra brindisina contro l’abbordabile Francavilla. In attesa di tagliare il prestigioso traguardo dei play-off, l’Alessano pensa a preparare una gara per

volta, almeno fin quando non sarà la matematica a decretare la formazione di Medico come una delle protagoniste dei prossimi play-off. Metabolizzata la sconfitta al fotofinish nel derby di Casarano, il Galatina si concentra sulla vicina sfida casalinga contro il temibile Fasano. Il sestetto di Montinaro, reduce da tre sconfitte consecutive, cerca riscatto nell’ennesimo derby del Salento tra le mura amiche con lo scopo di muovere considerevolmente la classifica. Con 35 punti a braccetto col Martina Franca, la S.B.V siede sulla settima poltrona della graduatoria a sole due lunghezze dai cugini del Galatone. In un

campionato in cui il Galatina ha poco altro da chiedere, l’unico vero stimolo degli uomini di coach Montinaro è tentare di chiudere la stagione nel migliore dei modi. Aria di appagamento si respira anche dalle parti di Galatone. Il Galatea Volley con 37 punti occupa stabilmente il sesto posto della competizione e mette nel mirino la quinta in classifica Fasano (41 punti). Dopo il largo successo per 3 a 1 sull’agevole Oria e la quarta vittoria di fila, la formazione salentina tenta il blitz in quel di Martina con l’obiettivo di continuare l’incredibile striscia positiva.

Crescono a Lecce Salenthockei

Si è tenuta domenica 27 marzo 2011 a Campomarino (Campobasso) la partita Kemarin-Salenthockey. In questa seconda partita amichevole contro i Kemarin di Campomarino i ragazzi della Salenthockey, formata da Domenico Dinunno, Dario Talesco, Giorgio Riezzo, Roberto Giusto, Stefano Bonazzi e il portiere Francesco Leone, hanno portato a casa alla loro prima trasferta la vittoria guidati dal maestro Domenico Dinunno, il match infatti si è concluso per 2-5. Le 5 reti sono state segnate, Dario Talesco (2 reti), Roberto Giusto, Lino Napoleone, Stefano Bonazzi. I ragazzi della Salenthockey sono un gruppo in crescita e con grandi ambizioni e per questo cercano ragazzi interessati a questo giovane sport ricordando quindi la loro disponibilità a qualunque informazione chiamando a 3497760070 (Dario Talesco) o via mail a salenthockey@gmail.com


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