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Lecce, 12 febbraio 2011

UN EURO

L’Ora del Salento

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Nuova serie, Anno XXI, n. 5

In tanti guardano alla Chiesa

SETTIMANALE CATTOLICO

EDITORIALI

LUIGI MANCA

Scandali ed esposizione mediatica

L’unità dei cristiani in Agostino

Improvvisamente la società civile scopre i valori della convivenza e l’alto significato del bene comune. È ancora soltanto una esigenza, non già l’esercizio di una quotidiana esperienza. E’ un bisogno, a fronte del quale non c’è ancora una risposta operativa, un’offerta di collaborazione, una disponibilità al sacrificio personale. È una domanda. Alla quale per altro, non si sa chi possa rispondere. Ed è così che da qualche parte si guarda alla Chiesa, come ad una cattedra morale che può aiutare il nostro Paese ad uscire dalla crisi di moralità che imprigiona le coscienze e intorbida la convivenza civile. La Chiesa si occupa della salvezza e punta lo sguardo al di là delle vicende del mondo; se si china verso le miserie dell’uomo, lo fa per liberare chi sbaglia - dal peccato e dall’errore - e per mostrare i grandi orizzonti di luce a chi vien preso dalla tentazione del presente. Certamente i cristiani hanno molto da dire e tanto hanno già detto con forza e con perseveranza, anche quando il testimoniare la verità poteva comportare gravi rischi. Basti pensare al mare di accuse ingiustamente riversate su chi dirigeva il più grande giornale dei cattolici in Italia. I cattolici hanno parlato e parlano dalle colonne dei giornali, con i richiami del loro episcopato e con voci ancora più autorevoli. Poi, però, non spetta alla Chiesa andare oltre. Ciascuno deve fare la propria parte, a partire da chi oggi ricopre funzioni pubbliche. Hanno una grande e grave responsabilità coloro si astengono dal fare quanto sarebbe in loro potere. L’intero bacino del Mediterraneo sembra attraversato da una voglia di riscatto che, come sempre accade, si mescola a tensioni e a spinte eversive. Che cosa diranno domani i ragazzi che oggi, al Cairo, piangono le vittime dei disordini di piazza? Potranno mai perdonare coloro che avrebbero potuto facilitare la transizione invocata dalla folla e non l’hanno fatto? E che cosa diranno i nostri nipoti quando dovranno prendere atto della corruzione, delle omissioni e dei tentennamenti che oggi impediscono a molti Italiani di schierarsi dalla parte della verità e della moralità? La società civile ha bisogno di valori. Ha bisogno della generosità di chi ha voglia di lavorare per il bene comune. Ed ha bisogno anche della testimonianza dei cattolici, soprattutto di chi, fra i cattolici, potrà tornare a considerare la politica come un servizio da rendere alla comunità. Ma occorre liberare il campo da due tentazioni: quella delle mezze verità e quella del danaro. La fase di crisi - economica, morale, sociale - che stiamo vivendo esige mani pulite e cuori capaci di donare, intelligenze trasparenti e gesti profetici. Fatto salvo questo, si può camminare con tutti e tutti possono lavorare al bene comune.

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di Nicola Paparella

LA XIV ASSEMBLEA DELL’AC DI LECCE Vivere la fede. Amare la vita

L’Arcivescovo: abbiamo bisogno di santi come don Ugo De Blasi Presentati a Lecce nell’Antico Seminario gli ultimi due libri pubblicati dall’Arcivescovo emerito di Lecce.

Intervista esclusiva

Pagine di fede e di speranza negli scritti di mons. Ruppi

Cesare Dell’Anna e la Balkan jazz progressive

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L’Ora del Salento

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EDITORIALI SCANDALI ED ESPOSIZIONE MEDIATICA

Un bipolarismo immaturo alla base Il diritto di cronaca non è l’unico diritto di uno scontro irresponsabile Sono giorni tormentati e caldissimi per la politica, ma anche per l’informazione. Il fioretto è stato messo da parte e, nel migliore dei casi, tutti i protagonisti in scena preferiscono impugnare la sciabola, quando non ricorrono direttamente ad armi più distruttive. Forse, una spiegazione c’è. Il bipolarismo italiano, nato sulle ceneri di Tangentopoli, non è mai diventato adulto e procede a colpi di successive rotture che rendono impraticabile l’arena politica. Il dibattito, il confronto, anche aspro, ma, comunque improntato a quella lealtà imposta a quanti dicono di essere impegnati a perseguire il bene del Paese, ha lasciato il posto ad uno scontro permanente e senza esclusione di colpi, all’interno del quale l’avversario da contestare e contrastare si è trasformato in un nemico di abbattere. Le cronache politiche, che ormai stabilmente si nutrono degli effetti provocati dalle inchieste giudiziarie, registrano toni sempre più accesi, durissime accuse che rimbalzano da destra va sinistra e viceversa. Gli scandali - Rubygate e dintorni fanno il resto, attirano ogni attenzione, ogni energia, mentre i problemi reali del Paese - la crescita economica bloccata, la crescente disoccupazione giovanile, le emergenze sociali, gli squilibri territoriali - attendono risposte efficaci e tempestive che, nonostante promesse e annunci, ancora non arrivano. Una via d’uscita non appare essere nell’ordine delle cose e i continui ed autorevoli appelli alle forze politiche ad abbassare i toni e a far prevalere il confronto sullo scontro, non sor-

L’Ora del Salento SETTIMANALE CATTOLICO

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Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

tiscono, al momento, alcun effetto concreto. L’informazione sembra riflettere specularmente questa realtà, presa com’è tra due e più fuochi. I giornalisti appaiono, e in fondo lo sono, l’anello debole di un meccanismo che spesso li vede nel ruolo di vittime sacrificali, tra il martello della magistratura e l’incudine del potere politico. Si ha l’impressione che le lacerazioni della politica e lo scontro tra i poteri dello Stato si trasferiscano in modo strumentale nelle redazioni. Il rischio è sotto gli occhi di tutti: possono venir meno, infatti, l’autonomia, l’equilibrio e il libero giudizio di quanti sono chiamati ad assicurare all’opinione pubblica notizie e commenti che, comunque, vanno sottratti allo scandalismo fine a se stesso, anche a tutela della dignità delle persone. Queste considerazioni portano ad affermare che l’obbligo di un supplemento di responsabilità per i giornalisti, chiamati a svolgere un ruolo fondamentale in una società libera e democratica, s’impone. Ed è stato lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, qualche giorno fa, a porre l’accento sulla delicata questione che interpella la coscienza e la professionalità di ogni operatore dell’informazione. “Ormai ha osservato - c’è uno spazio abnorme, nei telegiornali e nei notiziari, dedicato alla cronaca nera e giudiziaria. Queste notizie hanno preso il posto di notizie essenziali come, ad esempio, le informazioni internazionali, spesso sottaciute». Poi, la stoccata finale: “Occorre una informazione più responsabile, più pacata, affinché ci sia

PENSANDOCI BENE...

un clima politico di maggiore correttezza e sobrietà”. Un messaggio chiaro, che i vertici della Federazione nazionale della stampa hanno voluto far proprio, seppur con alcune dovute sottolineature. “Da tempo - hanno affermato in una nota congiunta Roberto Natale e Franco Siddi, rispettivamente presidente e segretario della Fnsi - il sindacato dei giornalisti sollecita i responsabili dei media a non fermarsi solo sull’uscio di casa o dietro il clamore di eventi. Questa esigenza è avvertita profondamente nel quadro di una valorizzazione piena dell’autonomia professionale e dell’attenzione che il giornalismo è chiamato a dedicare alle cose che più contano per la vita delle persone”. “Tutto ciò - hanno significativamente concluso - senza indugiare, nella scelta delle priorità, sugli umori e sugli interessi di potenti o di gruppi ristretti”. Un punto di vista che, negli ultimi tempi e in più occasioni, è stato ribadito anche dal presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, che ha richiamato gli operatori dell’informazione ai loro doveri deontologici rispetto ad un’opinione pubblica che ha il diritto di essere informata in modo corretto e completo. La fase che viviamo è particolarmente complicata e difficile, anche per questo è importante che i giornalisti svolgano il loro lavoro tenendo la schiena dritta e assicurando, per dirla con Napolitano, un’informazione responsabile. Adelmo Gaetani Consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti

di Giuseppina Capozzi

Gli Europei e l’identità Lo svuotamento spirituale, verificatosi in Europa, crea una dissonanza tra i cittadini europei e il popolo europeo. La popolazione europea, negli ultimi cinquant’anni dopo la firma dei Trattati di Roma, ha compiuto un cammino di ricerca per la realizzazione di “un sano equilibrio fra la dimensione economica e quella sociale” (Benedetto XVI, 24 marzo 2007). Secondo il filosofo tedesco Jurgen Habermas la cittadinanza in Occidente non è in crisi nei suoi valori fondamentali, ma nella compiutezza del suo progetto. Riformularne i valori fondamentali è, quindi, avvertita come esigenza vitale nella società. Cittadinanza (o popolo) oltre che istituto giuridico è relazione sociale. I fenomeni di mobilità sociale e geografica, le rapide e spesso confuse trasformazioni dei sistemi sociali, politici ed amministrativi, la “dittatura” del linguaggio globale hanno sviluppato una cultura alla omogeneità che è assolutamente innaturale per la specificità che ogni essere umano possiede. Riscrivere il concetto di individuo, con tutte le sue naturali accezioni di diritti e doveri, sembra essere un imperativo di emergenza vitale per il popolo tutto; la dimensione etica diventa, perciò, la priorità per la riscoperta dell’identità e dell’appartenenza dell’uomo-persona. La Costituzione Europea, nella Parte I e II, disciplina i diritti fondamentali del cittadino europeo nel campo civile, politico economico e sociale. Laddove enuncia, nel suo preambolo, che l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità, libertà, uguaglianza e solidarietà umana, fa riferimento al cittadino come singolo, titolare di diritti in quanto appartenente ad una società organizzata. Il valore di riferimento si sostanzia nella differenza semantica fra cittadinanza e popolo. Lo slittamento di significato , quindi, nella dimensione di “persona” in comunione con altre “persone”. Ogni entità è forma e sostanza nello stesso tempo. La forma, in senso filosofico, è il principio intelligibile universale in cui si determinano e si unificano gli elementi particolari empirici dei fenomeni; in senso cristiano è conformazione a Cristo. La sostanza, in senso sempre filosofico, è l’essenza necessaria di una cosa o di un fatto; in senso cristiano è l’identità in Dio. L’urgenza di rifondare eticamente il concetto di persona chiama in causa il Modello per eccellenza della persona: il Cristo. Il cristianesimo si fonda sul dialogo inteso come confronto tra l’io e l’altro, l’io e Dio, l’io e l’anima. Spogliandosi, quindi, da quel cumulo di idola (come direbbe Bacone) che zavorrano la verità, si scopre la vera identità del proprio essere-persona. Le singole identità culturali europee si sono formate mediante processi storici che, soltanto riappropriandosi del tratto di umanità originario, possono consentire di stemperare il clima di incertezza e instabilità che sta connotando i nostri tempi. La multiculturalità dell’Europa si trasformerà, allora, in interculturalità quando riusciremo ad accogliere in noi l’esempio di Cristo, che ha dato dignità sacra alla esistenza umana testimoniando la sublimità della carità verso i poveri e i deboli. info@giuseppinacapozzi.it

In un suo recente intervento, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha messo in evidenza come l’informazione (sia quella dei giornali, sia quella televisiva) sia pervasa dalla cronaca nera e dalla cronaca giudiziaria. Questo dato incontrovertibile, richiamato dal Presidente, rende indifferibile una rilfessione intorno alle conseguenze che questo modo di concepire l’informazione può riverberare nelle coscienze di tutti coloro che fruiscono dei messaggi e delle sollecitazioni provenienti dai mezzi di comunicazione sociale. Il primo dato con il quale il lettore o lo spettatore medio sono chiamati a confrontarsi, è quello di una comunicazione sociale sempre meno orientata a discutere temi e sempre più incline a descrivere casi. Tale spostamento dell’asse comunicativo non è di poco conto, poiché rischia di sostiture alla nobile arte della riflessione, la pratica, ben più volgare, del pettegolezzo. Non a caso, fatti efferati che meritterebbero di essere avvolti in un alone di rispettoso pudore, vengono resi oggetto di dibattiti televisivi sostanzialmente salottieri, dove la parola dell’esperto viene posta sullo stesso piano di quella della soubrette del momento, e dove un cicaleccio sostanzialmente effimero, incompetente ed inconcludente viene barattato come momento di riflessione e di approfondimento ispirato alle nobili ragioni del diritto di cronaca. Il secondo elemento da prendere in cosiderazione chiama in causa gli esiti che il processo descritto produce a livello di significazione sociale dei contenuti oggetto di comunicazione La sovraesposizione mediatica di fatti e situazioni che attengono alla vita privata dei singoli rende estremamente difficoltoso al lettore ed allo spettatore medio individuare il nucleo problematico che ruota attorno a quelle notizie. Gli strenui sostenitori del diritto di cronaca giustificano tutto questo col presupposto che il cittadino ha diritto di sapere. Ma in che cosa si sostanzia questo diritto, nel caso, per esempio, di un omicdio efferato che coinvolge i membri di una famiglia? La risposta più o meno implicita che si dà a questa domanda è: sapere chi è il colpevole. Di conseguenza, il diritto di cronaca si traduce in un’operazione mediatica ambigua, in virtù della quale gli studi televisivi o le pagine di un giornale si trasformano in un’aula di tribunale che ha la pretesa di proporsi come luogo legittimamente deputato ad emanare un verdetto. In questo modo, il diritto di cronaca viene trasformato in qualcosa di sostanzialmente abiguo, poichè diventa una specie di gioco di ruolo (spesso, in verità, un po’ macabro) dove lo spettatore o il lettore vengono invitati ad impersonare il ruolo di investigatori, per risolvere un enigma che, semplicemente per questo, viene percepito come qualcosa che incide in maniera sostanziale nel loro spazio di vita. In realtà, quale guadagno ricevano i soggetti in termini di approfondimento critico dell’argomento, è qualcosa che continua rimanere indefinito, anche nel caso in cui l’intero percorso dovesse procedere verso gli esiti dichiarati. Per dirla in termini un po’ cinici, sapere chi è il colpevole procura al soggetto lo stesso guadagno che egli riceve quando arriva all’ultima scena di una fiction o all’ultima pagina di un avincente libro giallo. Se il diritto di cronaca deve garantire questo, francamente, sembra decisamente poco. Marco Piccinno

SOVVENIRE-FISC

Racconti di opere e volti “Far conoscere le opere che le Chiese locali realizzano con i fondi provenienti dai cittadini italiani” e “informare sul grande ruolo sociale e spirituale che i sacerdoti svolgono nel Paese a beneficio di tutti, spesso dei più deboli”. Questo il duplice “obiettivo” del premio giornalistico che la Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), alla quale aderiscono 188 testate locali, ha promosso nel 2010, in collaborazione con il Servizio Cei per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica (Spse). I vincitori dell’iniziativa verranno premiati il 16 febbraio, durante il XIV convegno nazionale degli incaricati diocesani del “Sovvenire”, che si svolgerà a Roma, sul tema “Educare al Sovvenire: corresponsabilità e trasparenza nella Chiesa di oggi” (15-18 febbraio). Il concorso, spiega la Fisc, è stato caratterizzato da due fasi durante le quali le singole redazioni dovevano pubblicare, “a ridosso della di sensibilizzazione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica (2 maggio 2010), un articolo in cui si ‘racconta’ un’opera realizzata nella propria diocesi con i fondi dell’otto per mille”, e “a ridosso della di sensibilizzazione per il sostentamento del clero (21 novembre 2010), un secondo articolo in cui si racconta una seconda iniziativa realizzata in diocesi con i fondi dell’otto per mille e il cui protagonista sia un sacerdote diocesano”. Per concorrere al premio, informa ancora la Fisc, “era richiesta la pubblicazione di ambedue gli articoli di cui si è data indicazione. Ai servizi esaminati è stato assegnato un punteggio (da 1 a 10) secondo tre livelli di giudi-

zio: grafica, testo e contenuto. La somma del punteggio dei tre livelli di ciascuno dei due servizi, ha dato il punteggio complessivo finale, determinando i vincitori. Una giuria istituita all’interno del Spse ha scelto, infine, i vincitori fra gli articoli pervenuti: uno per il Nord, uno per il Centro e uno per il Sud”. A ciascun vincitore delle tre aree geografiche il Servizio Cei assegnerà “un premio che verrà pagato merce avente valenza tecnica, educativa o formativa”.

NOZZE D’ORO 1961 - 11 FEBBRAIO - 2011

A Giuseppe e Carolina Vadacca Nel vostro giubileo d’amore, auguri affettuosi da familiari e nipoti tutti. A voi che dimostrate che l’amore vero esiste e dura nel tempo


L’Ora del Salento

Lecce, 12 febbraio 2011

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I NUOVI LIBRI DI MONS. RUPPI LA PRESENTAZIONE A LECCE LA CRONACA

Due vescovi inisieme, segni della comunione nella Chiesa Lunedì 7, mons. Cosmo Francesco Ruppi è tornato nella sua amata Lecce per presentare le sue ultime fatiche, i libri “Maria madre dei credenti” (edizioni Paoline) e “I Santi del giorno” (edizioni Messaggero). Dopo i saluti di don Luigi Manca si è passati a una breve introduzione di don Fernando Filograna, vicario generale, il quale ha ricordato come mons. Ruppi abbia guidato la nostra diocesi per 21 anni. Citando Giovanni Paolo II, Filograna ricorda come: “Il Vescovo è segno della presenza di Cristo nel mondo che va incontro agli uomini lì dove stanno; li chiama per nome, li rialza, li conforta con l’annuncio della buona novella”. “Il Vescovo diviene quindi segno”, continua il Vicario, “per coloro che raduna, del superamento della loro solitudine; è un padre di figli e figlie che occorre guidare incessantemente nelle loro necessità materiali, morali e psicologiche e che bisogna amare in qualsiasi circostanza, soprattutto nei momenti della debolezza e dell’errore”. Avere vicino entrambi i Vescovi diviene quindi “occasione per confermare la comunione di tutta la diocesi e l’impegno di portare avanti la missione che il Signore ci ha affidato”. Ha preso quindi la parola mons. Domenico D’Ambrosio che, con dovizia di particolari e leggendone alcuni stralci, ha presentato “Maria madre dei credenti” concludendo il suo intervento proponendo a Ruppi di scrivere un altro volume che abbia come titolo quello del capitolo 12: “Maria e l’unità dei cristiani”. L’assenza di Giancarlo Spadoni, caporedattore Rai Puglia, che avrebbe dovuto presentare il secondo volume, ha “costretto” mons. Ruppi a parlare in prima persona del suo lavoro il quale ha sottolineato come sia stato difficile parlare dei Santi, per radio, avendo solo un minuto a disposizione. Una sfida che osiamo dire il nostro Vescovo ha sicuramente vinto. Valentina Polimeno

Nella sala conferenze dell’Antico Seminario la presentazione dei volumi editi da Paoline e Messaggero di Padova

Pagine di fede e di speranza MARIA MADRE DEI CREDENTI/La presentazione di mons. D’Ambrosio

C’è una stella che non si spegnerà mai L’impegnativo compito di presentare il testo di mons. Ruppi, dal titolo “Maria madre dei credenti”, è stato affidato a S. E. mons. Umberto Domenico D’Ambrosio, il quale ha analizzato il volume non solo dal punto di vista strutturale e contenutistico, ma anche nelle profonde motivazioni e nei sentimenti devozionali che traspaiono ad una lettura più attenta. Egli ha esordito sottolineando come da ogni singola pagina si evinca l’amore di mons. Ruppi nei confronti della Vergine Maria. È non poco impegnativo inquadrare il libro all’interno di una precisa categoria letteraria. Mons. D’Ambrosio fa notare infatti che non si tratta di un trattato di Mariologia, né di una riflessione teologica o di una riduttiva presentazione del posto che la Madonna occupa all’interno della storia di salvezza del mondo. “Ci troviamo di fronte a una lettura facile, accattivante, affascinante della meravigliosa avventura della Vergine Madre, Figlia del Figlio, - afferma l’Arcivescovo - ad una interessante e completa biografia di Maria di Nazaret”. Non però una biografia intesa secondo gli schemi classici, ma

piuttosto la storia di Maria, “la riflessione orante dei padri e della Chiesa delle origini”. Preziose espressioni descrivono l’amore e la devozione di santi e teologi verso la loro Madre perché, come affermato da mons. Ruppi nell’introduzione al testo, “La presenza di Maria accanto alla Chiesa è uno degli aspetti più significativi della sua storia”. Dalle pagine emerge la figura di Maria quale “icona escatologica della Chiesa”, come è stata definita dal Concilio. Mons. D’Ambrosio afferma che “in Lei contempliamo la pienezza della nuova umanità, la bellezza della Chiesa che cammina nel tempo e va incontro al suo Signore”. Tutto è narrato secondo uno stile semplice ma profondo, degno di un figlio devoto che canta Maria in modo nuovo, fuori dai vecchi stereotipi devozionistici, facendo risaltare “il capolavoro della nuova umanità che Dio realizza in Maria, la quale si lascia sedurre dal suo progetto”. Quest’ultimo verbo richiama alla mente del Prelato il paragone che l’autore fa tra Eva e Maria, riprendendo S. Ireneo: entrambe sono donne sedotte dal discor-

so un angelo, ma secondo una legge di compensazione che vede la prima indotta a disubbidire, la seconda ad ubbidire. Mons. Ruppi afferma che “il si di Maria è l’inizio della storia della salvezza”, con Lei comincia “la primavera della Chiesa”. Mons. D’Ambrosio intravede nel libro due parti distinte: la prima, che giunge fino all’ottavo capitolo, ripercorre la storia della Vergine; dal nono al dodicesimo, invece, si passano in rassegna tematiche diverse. Il capitolo 9 tratta la presenza di Maria nella storia, il 10 il rosario, il Vangelo dei poveri; il titolo dell’undicesimo è “Il presbitero e la Vergine Maria”, accostamento importante perché, afferma l’Arcivescovo, “la devozione del prete a Maria diviene un discepolato nei suoi confronti, un impegno costante ad imitarne le virtù per essere suoi veri figli”. L’ultimo capitolo riguarda “Maria e l’unità dei cristiani” perché, come ha spiegato Mons. D’Ambrosio, “Per i presbiteri e per la Chiesa, Maria è una stella che non si è mai spenta in duemila anni di storia, e continua anche oggi a indicare ai naviganti la rotta della fede”. Grazia Pia Licheri

I SANTI DEL GIORNO/La presentazione di mons. Ruppi

Tante storie esemplari da imitare Nella suggestiva cornice dell’Antico Seminario di Lecce, S.E. mons. Cosmo Francesco Ruppi ha presentato il volume “I Santi del giorno”. Avvicinare la dimensione ultraterrena alla vita di tutti i giorni, rendere familiari i santi quali esempi di virtù, di volontà, di fede: è questo il fine dell’opera già chiarito dal titolo. Si tratta, perciò, di un testo che presenta Santi e Sante di tutti i tempi, occidentali e orientali, rivolto ad un pubblico vasto e differenziato. Nasce dal ricco patrimonio di informazioni raccolto durante l’ormai quinquennale impegno di Mons. Ruppi a Radio Rai dove ogni mattina alle 5.30 conduce la rubrica titolata appunto “Santi del giorno”. In essa, in appena un minuto e dieci secondi, presenta alla riflessione, alla devozione e al cuore degli ascoltatori il santo o i santi commemorati quel giorno. Mons. Ruppi ha innanzitutto ringraziato S.E. mons. Domenico D’Ambrosio per la sua dettagliata ed “intelligente” presentazione dell’altro suo volume “Maria Madre dei credenti”. Ha poi rilevato la profonda continuità tra le due opere in quanto la devozione verso i Santi deriva dalla devozione verso la Madonna, madre appunto di tutti i credenti, ponte tra terra e cielo, affermando che: “Maria ha prodotto i santi”. Il discorso di mons. Ruppi è fluito pacato, essenziale, con punte di arguta, efficace ironia, costellato da simpatici aneddoti che hanno coinvolto i presenti. Ha ribadito l’importanza delle figure esemplari dei santi, figure di luce, spesso scomode, che proteggono e indicano la strada da seguire come esseri umani e come cristiani.

Facendo propria l’osservazione di José Saraiva Martins, in occasione della presentazione del libro il 31 gennaio scorso presso la Sala Stampa della Radio Vaticana, mons. Ruppi ha condiviso l’assunto che “parlare dei santi è un impegno di valore civile e sociale”. Proseguendo il suo discorso, ha evidenziato la costante predilezione della Chiesa per la santità, come testimoniano le solenni proclamazioni seguite ad ogni Concilio ecumenico. In proposito ha citato le parole di Giovanni Paolo II dopo il Giubileo; “L’anno Santo si è chiuso e adesso bisogna fare i santi”. Mons. Ruppi ha anche ricordato l’impegno da lui stesso profuso come Arcivescovo di Lecce per elevare agli onori degli altari uomini e donne di eroiche virtù cristiane. Tutto il complesso iter da Servo di Dio a Venerabile, Beato e infine Santo è stato percorso da Filippo Smaldone, fondatore delle Suore Salesiane che si occupano dei sordomuti con competenza, dedizione e amore . Il titolo di Venerabile è quello raggiunto, invece, per il momento da Luigia Mazzotta. “Questa è la chiesa di Lecce - ha commentato - questa è la chiesa dei monumenti, ma anche la chiesa dei santi”. A conclusione del suo discorso, mons. Ruppi ha definito la riunione dei presenti “Un convivio di santi, perché i santi non sono solo quelli canonizzati ma sono anche tanti preti, laici, genitori, nonni, operai che soffrono, pregano, lavorano”. Ha assicurato poi la sua costante preghiera per la diocesi di Lecce ed ha affermato di prepararsi con fiducia all’incontro con la Madonna e i Santi. L’invito alla preghiera e ringraziamenti di mons. D’Ambrosio hanno concluso l’incontro. Lucia Buttazzo


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Lecce, 12 febbraio 2011

ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di Antonio Riboldi

Difficile e necessario volersi bene

Guardiamoci bene negli occhi per dirci tutta la verità, senza rincorrere la tentazione di nasconderla tra le facile pieghe delle maschere. è difficile vivere insieme non venendo mai e poi mai meno all’amore. In qualche modo, per ragioni a volte piccole, a volte macroscopiche, siamo sottoposti a continue tentazioni di ‘romperla con il vicino’. Così come a volte per sfuggire alle ‘noie’ che la carità sempre chiede e che sono la prova della nostra capacità di donarci a qualunque costo, preferiamo chiuderci in noi stessi o nella quiete delle pareti di casa nostra, tappandoci le orecchie per non udire le grida di chi urla il suo dolore. Tutto questo non è degno dell’uomo che vuole vivere la sua vita degnamente e secondo verità, ossia dare significato alla stupenda parola ‘persona’, che significa “sono per”: contraria all’individuo che da se dice il ripiegamento ‘in se’. E quanto faccia male essere tagliati ‘fuori’ dal cuore degli altri, lo proviamo tutti e ogni giorno. Ogni volta ci incontriamo con persone che o hanno un atteggiamento di indifferenza nei nostri riguardi, come non esistessimo, o fossimo un numero del grande gregge dell’umanità senza nome, o ancora peggio quando volutamente veniamo rifiutati per un qualche torto fatto ci sentiamo davvero male, come se mancasse ‘l’aria della vita’. Per questo Gesù ha posto come unico comandamento per l’uomo “l’amore”: un amore che non viene mai meno: è giusto, ossia fedele, anche se ci costa non solo di riallacciare il discorso con chi ci ha tolto la parola, non solo perdonare quando siamo offesi o chiedere perdono, ma addirittura dare la vita. E’ il solo modo perché possiamo chiamarci una comunità, sia essa la famiglia o la società. Così dice oggi Gesù: “Avete inteso ciò che fu detto agli antichi: non uccidere”: chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio: Chi dice poi al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti all’altare la tua offerta e li ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia li il tuo dono davanti all’altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Avete inteso ciò che fu detto: Non commettere adulterio: ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, già ha commesso “adulterio” (Mt.517-37). Parole più che dure, in linea con il comandamento dell’amore che rifiuta non solo ogni atto contrario, ma ogni possibile incertezza o ambiguità. L’amore in Dio e per ogni uomo o cristiano vero abbraccia Dio e il prossimo a tutto campo, a 360 gradi diremmo noi. Non tralascia nessun aspetto della vita ed elimina ogni atto contrario o anche di indifferenza. Gesù, nel discorso della montagna, che è la “magna charta” di Dio per chi vuole essere con Lui una famiglia, e che in minima parte abbiamo letto oggi, usa il linguaggio della chiarezza, così difficile per ciascuno di noi.

nerale - notiamo, con il solo titolo, i contributi degli studiosi che hanno collaborato alla compilazione di questo numero: P. Benigno Perrone, Leuca - Cristo Re (1943); P. Benigno Perrone, Martina Franca - regalità del Sacro Cuore (1944); P. Luigi De Santis, Dalla iconografia alla teologia del volto sfigurato e trasfigurato di Cristo Gesù: il Crocifisso di Fr. Angelo da Pietrafitta a Lequile; Paolo M. Mariano, La materia ed il colore: riflessioni sull’itinerario artistico di Luigi Mariano; Rosario Jurlaro, Rosa Maria Andriani, Mistica Francescana dell’Ottocento in Francavilla; P. Alessandro Mastromatteo, Francesco d’Assisi

Il Rinnovamento nello Spirito

La Puglia ha un nuovo coordinatore

Domenica 13 febbraio 2011

Dal 14 febbraio al 21 febbraio 2011

Ore 10.30 - Amministra il Sacramento della cresima a Lizzanello Ore 18 - Celebra la Santa Messa nella Matrice di Lequile nell’Anniversario della Dedicazione della Chiesa

Partecipa al Pellegrinaggio in Terra Santa con un gruppo di Sacerdoti della Diocesi

La Segreteria dell’Arcivescovo rende noto che l’agenda settimanale delle udienze, previo appuntamento, seguirà quest’ordine: lunedì - laici; martedì - clero; mercoledì - laici e associazioni; venerdì - clero; sabato - associazioni.

AZIONE CATTOLICA

I centocinquant’anni Sulle tracce dell’unità d’Italia di Carlo Carretto da cattolici impegnati appuntamento e da cittadini con la Bibbia

e le sorores alaudae nelle primitive fonti agiografiche; P. Francesco Zecca, La comunicazione nonviolenta; Suor Luciana M. Mele, L’audacia del sapere poetico; P. Corrado Marciano, San Giulio I e le lapidi scomparse nel Santuario di S. Maria di Leuca; Rosy Fracella, tra storia e nuove scoperte: la chiesa francescana di S. Antonio di Padova a Nardò; Gianfranco Scrimieri, Bibliografia francescana salentina (2009-2010). Non poteva mancare il commento alle poesie di P. Luigi De Santis ofm - intitolate “Trasparenze di sogno” - in questo numero affidato al contributo di suor Luciana M. Mele osb. Ivan d’Arco

Quest’anno, per il Rinnovamento nello Spirito Santo, è tempo dei rinnovi di tutti gli organi pastorali. Il mese scorso, infatti, si è votato per il rinnovo degli organi pastorali a livello nazionale e sono stati riconfermati il Presidente uscente, Salvatore Martinez ed il coordinatore nazionale, Mario Landi. Domenica 6 febbraio 2011 il Consiglio regionale si è riunito per eleggere il Coordinatore della regione Puglia scegliendo il leccese Edoardo De Matteis, detto Aldo. La notizia si è diffusa largamente in tutta Italia ed è stata accolta con grande gioia, particolarmente nelle Diocesi di

Lecce e provincia, dato che nella storia del movimento, a livello regionale, non è stato mai eletto un coordinatore della nostra diocesi. Aldo ha 36 anni, vive a Vernole con la sua sposa e i suo dolcissimi bambini. È stato lui il primo ad accettare e ad accogliere, con gioia, l’incarico che gli è stato affidato dal Signore consapevole dei tanti impegni che lo terranno spesso lontano dalla famiglia, ma altrettanto convinto che sarà lo Spirito Santo a guidare i suoi passi; perciò si affida alla preghiera e al sostegno di tutti i suoi fratelli in Cristo. Oltre ad essere un caro fra-

La rivista culturale dei Frati Minori È negli scaffali degli studiosi l’ultimo numero di “Miscellanea Franciscana Salentina”, il 24° della omonima Rivista fondata e diretta dall’esimio studioso P. Luigi De Santis ofm, da noi puntualmente segnalata ai lettori. Quest’ultimo numero presenta un Sommario come sempre interessante ed avvincente che comprende, peraltro, la rievocazione di quanto l’insigne storico salentino P. Benigno Perrone ofm ebbe a trasfondere nei suoi scritti su Leuca e la Chiesa di Cristo Re nel 1943. In seconda di copertina, l’Autore ripropone ai lettori il Comitato di Redazione composto da Francesco Alfieri ofm, Michele Carriero ofm, Marco Guida ofm, Paolo Quaranta ofm, nonché il Comitato di Consulenza Scientifica che si fregia dell’apporto di Cosimo Damiano Fonseca, Mario Girardi, Hubert Houben, Giovanni Invitto, Bruno Pellegrino, Mario Signore, Mario Spedicato, Donato Valli. Corredate da alcune foto riguardanti il Convento e la Chiesa di Cristo Re in Leuca, le 192 pagine della Rivista sono preziosamente arricchite dal preciso apporto bibliografico di Gianfranco Scrimieri. I vari contributi, che la Rivista offre, indicano percorsi storico-artistici già esplorati, verità spiacevoli e mète da raggiungere: si impongono per la loro attualità e per la loro intrinseca validità. Qui di seguito - secondo indice ge-

L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Il 150° anniversario dell’Unità d’Italia vede a Lecce una iniziativa molto significativa, promossa dal Comune, dall’Università, dall’Azione cattolica, con il patrocinio del Corriere della Sera e del Corriere del Mezzogiorno. Si tratta di un ciclo di incontri-dibattito (vedi programma a lato) sul tema “Il Mezzogiorno nell’Italia unita”, che vedrà illustri studiosi introdurre e discutere un’ampia serie di tematiche, tra febbraio e marzo, con una tavola rotonda finale, sul tema “Sud (e Nord) oggi”. Molto significativo il patrocinio dell’Azione cattolica dell’arcidiocesi di Lecce e, infine, la partecipazione dell’Arcivescovo di Lecce, nella tavola rotonda conclusiva. Il tema del Mezzogiorno nel Risorgimento ha negli ultimi anni animato la discussione culturale e politica, con posizioni spesso francamente provinciali e nostalgiche, la maggior parte delle quali improntate alla recriminazione per i modi con cui avvenne la così denunciata “conquista” piemontese, e alla recriminazione di “dovuti” risarcimenti per quel “torto storico subìto”. Questo stereotipo, basato su un vecchio borbonismo, cui si aggiunge un “papalismo” fuori del tempo ed un ritornante “gramscismo” antiunitario costituiscono oggi un mix sottoculturale per la ricerca di alibi alle manchevolezze del Sud e di una “compensazione” richiesta allo Stato, con sempre nuovi fondi. Ma le tematiche ancora all’attenzione sono ben altre rispetto al piagnisteo questuante di giornalisti d’assalto e politici senza idee. Si tratta di capire -fra le altre questione cruciali- quanto il rapporto fra laici e cattolici, che spesso fu contrasto acceso, abbia condizionato o meno il percorso successivo e la creazione di una identità nazionale. Per questa ragione l’intervento dell’illustre studioso Ernesto Galli della Loggia, sul tema “Laici e cattolici nel Risorgimento” risulta di grandissimo interesse e fertile di impegnata discussione. Gianni Donno

MISCELLANEA FRANCISCANA SALENTINA

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Proseguono gli appuntamenti biblici presso la “Casa San Girolamo” di Spello. I moduli formativi, rivolti soprattutto ai giovani, sono ospitati in quel luogo-proposta dell’Azione Cattolica Italiana, che “nasce dal desiderio di condividere, nel luogo segnato dalla testimonianza di Carlo Carretto, un’esperienza intensa e fraterna di contemplazione, discernimento e vita spirituale, capace di alimentare - in modo aperto - la vocazione formativa dell’Azione Cattolica, dando sempre nuovo slancio al suo impegno di evangelizzazione, santificazione e animazione cristiana dell’ordine temporale”. All’inizio di febbraio si è parlato del “Ri-percorso biblico sulle tracce della “p/Promessa”, a cura della biblista Rosanna Virgili. Il percorso continuerà per tutto il mese con le tematiche “Formati dall’insegnamento di Gesù, diciamo: Padre nostro” (18/20 febbraio) a cura di don Maurizio Girolami e “… perché credendo abbiate la vita …” (25/27 febbraio) a cura di don Salvatore Santoro. Rispetto ad altre proposte che appartengono alla tradizione associativa, connotate in forme molto diverse (convegni, moduli formativi, esercizi spirituali…), a Spello si vorrebbe sperimentare una nuova sintesi, trovare una nuova “cifra” spirituale, capace di far incontrare contemplazione e discernimento, preghiera e riflessione, ascolto e dialogo. La centralità della Parola di Dio, meditata, celebrata e pregata, consentirà di fondere insieme, in modo armonico, queste dimensioni. “Per il suo valore storico e simbolico, - spiegano dall’Azione Cattolica - ‘Casa san Girolamo” non è primariamente un edificio per esercizi spirituali o per campi scuola, né tantomeno una casa per ferie o del pellegrino; non è nemmeno luogo alternativo al centro nazionale per incontri e riunioni. È un ‘polmone spirituale’, un dono dello Spirito, dove coniugare spiritualità, preghiera, silenzio, fraternità, dialogo e studio, in una regola di vita ispirata ad uno stile di santità laicale”. Quanti volessero partecipare possono trovare informazioni sul sito www.azionecattolica.it o rivolgendosi presso la sede diocesana dell’Azione cattolica.

tello per chi scrive, lui è oggettivamente una persona che si spende gratuitamente per tutti coloro che il Signore gli pone davanti, divenendo profumo di Cristo in ogni dove, per ridare la speranza a chi, pur non mancando di nulla di ciò che il mondo offre, ha fame del pane della Parola di Dio. L’augurio di tutte le diocesi salentine è che Aldo possa acquisire la forza nello Spirito e abbracciare lo scudo della fede per ricevere ogni giorno una sempre nuova e viva effusione dello Spirito Santo. Valentina Ronzino


L’Ora del Salento

Lecce, 12 febbraio 2011

catholica

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CHIESA DI LECCE

Le attività di febbraio Da lunedì 14 a martedì 22 Pellegrinaggio dell’Arcivescovo in Terra Santa

Pastorale Giovanile: “Movida delle Idee” - Pub Centro Storico

Martedì 15 Formazione Ministri istituiti - Seminario, h. 17.00

Venerdì 18 Incontro dei Diaconi - Parrocchia “S. Sabino”, h. 19.00 / 21.00

Giovedì 17 Scuola di Pastorale - Parrocchia “S. Giovanni Battista”, h. 17.00 / 20.00

Venerdì 25 “PrayerLab” Laboratori della fede per ragazzi e ragazze delle Scuole superiori Seminario Arcivescovile, h. 19.45 / 21.30 Aggiornamento del Clero - Seminario, Aula Mincuzzi, h. 9.30

Giovedì 24 Scuola di Pastorale - Parr. “S. Giovanni Battista”, h. 17.00 / 20.00

STUDI PATRISTICI IL NUOVO LIBRO DI LUIGI MANCA I testi scelti del Vescovo di Ippona in un volume edito da Citta Nuova. Presentato a Squinzano e a Campi

Agostino e l’unità dei cristiani Spesso quando oggi parliamo di ecumenismo il pensiero corre subito ai rapporti tra le diverse Confessioni cristiane o, al più, a quanti, da pontefici a storiche figure di laici, si sono spesi per costruire un dialogo più sereno e l’unità fra di esse. Meno noto invece resta il contributo che Agostino ha offerto in questo campo, così come è stato messo in evidenza da mons. Luigi Manca, docente di Patrologia nella Facoltà Teologica Pugliese e nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lecce, nel suo ultimo libro che raccoglie testi scelti del Vescovo di Ippona su questo tema e che ha per titolo, appunto, “L’Unità dei Cristiani”. Il volume, fresco di stampa, è edito da Città Nuova e nei giorni scorsi è stato presentato presso il Centro Studi della Chiesa Matrice di Squinzano e presso il Salone degli uffici parrocchiali della Chiesa Matrice di Campi Salentina, con grande partecipazione e interesse del pubblico presente. Agli eventi hanno dato rispettivamente i loro contributi il dott. Massimo Vergari, presidente dell’Azione Cattolica diocesana nonché direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo e la prof.ssa Rossella Schirone, docente di Ecumenismo presso l’Issr di Lecce. Merito va riconosciuto all’autore che, non senza una venatura profetica, offre con questo lavoro l’opportunità di scoprire come l’unità tra i cristiani non sia solo l’aspirazione del Movimento Ecumenico sorto agli inizi del ?900, ma appartenga alla tradizione più antica della Chiesa e che ha nei Padri l’espressione teologica più autorevole. Come sottolinea l’autore nella sua ampia e preziosa introduzione, la Chiesa dei Padri Apostolici e Apologisti è già fondata sull’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e sull’unità dei discepoli con Cristo e tra di loro. Pertanto è fondata l’idea che l’unità tra i cristiani appartenga al Dna della Chiesa stessa e che essa, l’unità appunto, fosse al centro dell’attenzione di Padri della Chiesa, da Oriente ad Occidente. In particolare per Agostino l’Unità dei cristiani è tanto importante che una qualunque divisione, separazione, scisma che dir si voglia, è il male più grande che possa capitare ai cristiani. Per il vescovo d’Ippona lo scisma è considerato “un vero e proprio crimine”, “un sacrilegio le cui origini sono l’orgoglio e la superbia”. Al contrario, l’unità è un bene per tutti i cristiani che possono così giovarsi della carità e della pace. Vi possono essere tante azioni o espressioni, ma ciò che non può cambiare e resta uguale è la radice dell’amore che è una e tale unicità pervade la diversità. Agostino, ad esempio, spiega con grande umanità e sapienza il valore dell’atto della conse-

gna che Giuda fece di Gesù ai capi del sinedrio: si tratta di una consegna, così come il Padre ha consegnato il Figlio all’umanità e così come il Figlio ha consegnato se stesso. Mentre però la consegna del Padre e del Figlio è fatta nella carità e quindi unisce, quella di Giuda è fatta nel tradimento e separa. È così evidente che una stessa azione può rivelarsi buona o malvagia secondo l’intenzione che la origina; se ne deduce allora che azioni diverse, ma che nascono dalla carità, tendono ad unire come a cosa naturale. Questo dunque secondo Agostino lo spirito che dovrebbe animare l’unità dei cristiani ol-

tre le separazioni delle sette; lo stesso, direbbe oggi l’autore, che dovrebbe unire i cristiani delle attuali Confessioni. Carità, Unità e Chiesa indicano realtà che si compenetrano e sono tali che ognuna attrae a sé anche le altre due come per un movimento spontaneo. Ogni divisione all’interno di questo “tutto” unitario è vista da Agostino come una crisi dell’amore fraterno. Il vescovo di Ippona, infatti, non esita a considerare fratelli anche i seguaci di Donato. Mons. Manca nel suo volume dimostra come Agostino raggiunga il cuore del comandamento dell’amore reciproco di Gesù quando sostiene che

l’amore verso il fratello è inclusivo di quello verso il nemico; allo stesso modo, l’amore per il povero è vero se giunge al punto da desiderare che l’altro non abbia più bisogno d’aiuto, così che lo si possa continuare ad amare anche una volta che questi abbia raggiunto uno stato di autonomia e quindi di uguaglianza. Scrive infatti Agostino: “Se … dai in prestito ad un miserabile, può capitare che tu desideri esaltarti di fronte a lui … Desidera che ti sia uguale, affinché ambedue siate soggetti ad un solo Signore al quale nulla si può dare”. Attualmente, come ha dichiarato

l’autore, i cristiani hanno più viva la percezione della divisione che degli elementi comuni e ciò a dispetto di quell’unità “multipla” che si può costruire attorno ad una fede, una salvezza, un tradizione, una Scrittura, un Vangelo, e un Corpo di Cristo che è la Chiesa. È suggestivo pensare, come ha fatto l’autore, a protestanti, cattolici e ortodossi, che evocano l’immagine dei raggi di una ruota: a un’estremità sono presenti ad una certa distanza gli uni dagli altri, ma poi convergono verso il perno, dove tutti qui sono vicini e conferiscono al tutto forza e armonia. Anna Maria Fiammata

LA STAMPA DELLE COMUNITÀ di Adolfo Putignano SEGNALI DI LAICALITÀ/14

Parrocchia: protagonista di comunicazione Inserirsi nel villaggio globale, abitare il cyberspazio, entrare in relazione, dinamica e corretta, con le comunità virtuali: sono tante le sfide che una parrocchia è chiamata ad affrontare per parlare all’uomo contemporaneo. Non si tratta solo di utilizzare i moderni mezzi massmediali. C’è notevole impegno nella produzione di stampa e nell’emittenza radiotelevisiva, ma nello stesso tempo si registra in tanti operatori pastorali disinteresse per un’attenta valutazione della considerevole rilevanza educativa della comunicazione sociale. La parrocchia costituisce una verifica concreta del modo in cui la Chiesa locale saggia sul territorio le nuove sperimentazioni pastorali richieste dai mutamenti culturali in atto: si tratta di proiettarsi verso il futuro accogliendo le domande essenziali della società, coniugandole con la proposta evangelica e delineando, con prudenza e nello stesso tempo con audacia, comunità cristiane capaci nuovo protagonismo. La superficialità dell’adesione al Vangelo che spinge tanti battezzati ad accostarsi alla vita ecclesiale prevalentemente per usanze legate alla tradizione richiede decisa innovazione e chiaro impegno, per rendere concreta la missionarietà: le diverse forme di comunicazione sono immediatamente chiamate in causa, con le conseguenti scelte sull’uso dei media da parte degli operatori pastorali. Valutati come insidia essenzialmente etica, considerati in modo inadeguato riguardo alla loro incidenza culturale, utilizzati parzialmente come efficace risorsa di preevangelizzazione, d’annuncio e di catechesi, stampa, radio tv, cinema ed internet sono impiegati scarsamente nella pastorale quotidiana. In modo assolutamente sproporzionato rispetto alla loro continua e avvolgente presenza nella vita di ragazzi, giovani e famiglie. Molte parrocchie italiane realizzano interessanti esperienze di comunicazione con i loro periodici, ma magari manca il necessario coordinamento all’interno dell’unità pastorale; spesso poi dedicano parziale attenzione ai settimanali diocesani e al quotidiano cattolico e valorizzano in modo ridotto strutture e strumenti culturali. È importante aprirsi alla cultura della comunicazione. Anche perché tanta parte dell’opinione pubblica si forma sulla base dell’informazione e dell’intrattenimento forniti dagli operatori che presentano notizie e riflessioni non di rado parziali: si pensi all’immagine di comunità ecclesiale offerta positivamente da alcuni modelli significativi, ma anche a modelli e valutazioni presentati a milioni di utenti da opinion leaders che sono almeno incompleti su informazioni riguardo a problematiche di bioetica, comportamenti sociali, problemi culturali, scelte educative delle realtà ecclesiali. La parrocchia può svolgere un importante ruolo di mediazione formativa nel rapporto media e utente, poiché è molto radicata sul territorio, ha un rapporto diretto e immediato con la popolazione, offre un’immagine di Chiesa che serve con tanta dedizione la gente, a cominciare dagli ultimi, e con la sua testimonianza d’amore riesce persino a relativizzare eventuale informazione negativa proveniente da luoghi e ambienti remoti. Del resto, la comunicazione del Vangelo è soprattutto la testimonianza della concreta esperienza della “vita buona” prospettata da Cristo. Un compito formativo e nello stesso tempo culturale, che oggi significa necessariamente uso, appropriato, competente e necessario, degli strumenti di comunicazione sociale.

di Tonio Rollo

Verso il Convegno ecclesiale pugliese. Laico chi sei? Si è cominciato a camminare! Si tratta di percorso più o meno lungo... alcuni mesi e poi ci siamo! Su queste stesse colonne ci siamo tornati più volte, con l’idea di accompagnare per un tratto di strada chi crede negli “appuntamenti con lo spirito”. È uno di questi appuntamenti è quello che le Chiese di Puglia si sono date a San Giovanni Rotondo alla fine di aprile (non più l’1 maggio, vista la beatificazione di Giovanni Paolo II). Il terzo convegno ecclesiale pugliese è interamente dedicato alla riflessione sul laicato: i laici nella Chiesa e nella società pugliese, oggi. Un soggetto, due campi di lavoro, uno scenario specifico, un dato temporale. A tutte le diocesi la commissione preparatoria ha fornito una traccia, uno strumento di lavoro in modo da coordinare una riflessione comune; per stimolare una ricerca; per spingere ad un compito. Questo strumento è stato consegnato alle parrocchie, ai movimenti e alle associazioni. E’ un sussidio che tende ad essere proprio una vita per un viaggio e non certo un album di ricordi, qualcosa di già percorso e già vissuto. Serve ad aiutare la fase laboratoriale delle commissioni o nei consigli pastorali. Diviso in tre parti, la prima è dedicata alla identità del laico. Laico, chi sei? Una domanda che rinvia a quanto la riflessione teologica sul Popolo di Dio, da una parte, e la realtà quotidiana delle parrocchie e dei gruppi di laici organizzati, dall’altra, sono riusciti a partorire nei cinquant’anni del post Concilio. Le risposte concrete sono sotto gli occhi di tutti. Forse, direbbe qualcuno, una domanda che andrebbe posta dopo quella: sacerdote, che fare? Ma rimaniamo nella traccia perché di questo se ne riparlerà tra 10 anni, visto che è un decennio fa

in tema del convegno precedente era incentrato sulla vita consacrata. Aspetteremo! Il sussidio propone delle schede che partendo dal dato biblico, passando a quello magisteriale/teologico, chiudono con delle domande da 1 milione di... dollari. Vere scommesse per la vita... eterna. Il tema dell’identità del laico è forse quello cruciale, che risente ancora di alcune convinzioni preconciliari che relegavano il 90% del Popolo di Dio al di là della balaustra che separa presbiterio e assemblea, eguali a permetterne lo scavalcamento, pena l’impossibilità di tornare indietro e con la beffa di considerare il nuovo stato una conquista conciliare. Ma oggi chi è il laico in Puglia? Come è fatta quella porzione del Popolo di Dio che, in virtù del battesimo, è re, sacerdote e profeta in quella terra che dalla Daunia al Gargano, dal Tavoliere alle Murge e giù fino al Salento vive in modo originale la vocazione alla santità? È certamente uno che si è formato con impegno nelle associazioni e nei movimenti; ha costruito parrocchie e oratori; ha vissuto con impegno sinodi diocesani e congressi eucaristici; ha accolto con le stesse braccia aperte Papi e profughi, si è formato alle scuole dei grandi santi sacerdoti, religiosi e laici; ha rielaborato la propria cultura dalla tradizione viva, dalle campagne, dal mare, dalle fabbriche e dalle università. Un frutto del convegno di San Giovanni rotondo potrebbe essere proprio quello di riuscire a inserire il fedele laico all’interno di una nicchia storico/geografica e tirarlo fuori dai generici discorsi del universalismo teologico e del devozionismo magico. Chissà se dopo l’uomo di Altamura la nostra terra non possa veder venir fuori il fedele-laico di Puglia.


L’Ora del Salento

Lecce, 12 febbraio 2011

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

Colf e badanti: nuovi importi dei contributi per il 2011

Arrivano i nuovi importi dei contributi previdenziali per i lavoratori domestici; sono validi dal 1° gennaio 2011 per colf, badanti e collaboratori o collaboratrici. Gli importi differiscono di pochi centesimi rispetto a quelli del 2010. Lievissimo aumento, dovuto all’aumento del costo della vita, che incide sulle aliquote contributive. La circolare Inps che riporta i nuovi importi dei contributi è la numero 23 del 1° febbraio scorso, reperibile sul sito internet www.inps.it. I nuovi valori dovranno essere utilizzati per la prima volta entro lunedì 11 aprile 2011 (il 10 cade di domenica), per il pagamento dei contributi relativi al primo trimestre dell’anno. I contributi sono gli stessi per i lavoratori domestici di qualsiasi nazionalità, sia italiani che stranieri. Vanno versati utilizzando i bollettini di conto corrente postale predisposti dall’Inps e inviati al domicilio del datore di lavoro. Il pagamento può essere effettuato presso gli sportelli delle Poste, presso le tabaccherie convenzionate Lottomatica, oppure presso gli sportelli bancari, utilizzando i bollettini di conto corrente postale - già compilati in base alle informazioni comunicate - inviati dall’Inps direttamente al domicilio del datore di lavoro. È anche possibile pagare tramite l’apposita procedura “Pagamento online contributi lavoratori domestici”, disponibile tra i servizi per il cittadino del sito www.inps.it, per utilizzare la quale è necessario chiedere il rilascio del Pin (Numero di Identificazione Personale): il pagamento può avvenire con addebito su conto

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

corrente BancoPosta, carta prepagata PostePay emessa da Posteitaliane o con carta di credito abilitata al circuito internazionale Visa, Visa Electron, MasterCard. Per ottenere la somma da versare, occorre moltiplicare l’importo del contributo dovuto per le ore retribuite al lavoratore. Gli importi: per le retribuzioni fino a 7,34 euro l’ora, si pagano 1,36 euro di contribuzione (di cui 0,33 di quota del lavoratore); oltre 7,34 e fino a 8,95 euro l’ora, si versano 1,54 euro (di cui 0,37 a carico del domestico); oltre 8,95 euro orari, infine, si pagano 1,88 euro (0,45 euro del lavoratore) per ciascuna ora. Il contributo orario, per chi invece lavora almeno 25 ore a settimana con lo stesso datore di lavoro, è di 0,99 euro (0,24 la quota a carico del lavoratore). Quelle indicate sono le quote comprensive del contributo “Cuaf”, che non è dovuto solo in caso di rapporto di lavoro fra coniugi o fra parenti e affini entro il terzo grado conviventi. Il versamento dei contributi va effettuato entro il giorno 10 del mese successivo al trimestre cui si riferisce la contribuzione (10 aprile, 10 luglio, 10 ottobre e 10 gennaio). Due casi fanno eccezione: entro dieci giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro ed entro l’ultimo giorno del mese in cui il lavoratore ha presentato domanda di pensione. In ogni caso, effettuato il versamento, una attestazione va consegnata al lavoratore domestico, che può così provare l’avvenuto versamento dei contributi in occasione della richiesta di prestazioni o pensione.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

La valutazione dell’insegnante di religione Possiamo cominciare lo scrutinio della classe IV ginnasiale - esordì il Preside - apprendo l’enorme registro generale dei voti, e pregando la più giovane delle insegnanti di trascrivere i voti sulle pagelle, man mano che il Consiglio di classe li avrebbe decisi. All’insegnante di religione cattolica il Preside consegnò le speciali schede, sulle quali il professore avrebbe descritto l’interesse con cui i suoi alunni, hanno seguito l’insegnamento delle religione cattolica ed il profitto che ne avranno potuto trarre. Appena avviato lo scrutinio, con la proclamazione del nome del primo studente della classe, il professore di religione cattolica ha dichiarato che l’alunno aveva partecipato con più che sufficiente attenzione, e con pari profitto, alle sue lezioni, sicché riteneva giusto che gli si dovesse dare il giudizio di moltissimo, che da molti decenni viene assegnato a chi segua con il miglior esito possibile l’insegnamento concordatario. Scusi Preside - intervenne la giovane docente di filosofia - ieri sera io ho partecipato alle operazioni di scrutinio della scuola in cui completo l’orario di insegnamento. Orbene, il collega di religione cattolica di quella scuola non ha mica valutato i suoi alunni come volete fare oggi, qui, assegnando, cioè, giudizi di “sufficiente, molto, moltissimo”. Anche in religione, come nelle altre materie laiche, noi abbiano dato voti in decimi. Ci è stato assicurato, infatti, che, da quest’anno, il sistema di valutazione della religione cattolica è cambiato: si devono dare voti da 1 a 10. Dalle pagine del regolamento sulla valutazione, approvato con il D.P.R. n. 122, del 22 giugno 2009, il Preside lesse queste frasi: “La valutazione dell’insegnamento della religione cattolica resta disciplinata dall’articolo 309 del testo unico delle leggi della Scuola ed è comunque espressa senza attribuzione di voto numerico, fatte salve eventuali modifiche all’Intesa di cui al punto 5 del Protocollo addizionale alla legge 25 marzo 1985, n. 121”. Per maggior sua certezza, il Preside lesse anche l’art. 309, appena citato, dove sta scritto: “Per l’insegnamento della R.C. in luogo di voti e di esami, viene redatta una scheda, da consegnarsi alla famiglia insieme con la pagella, dove il professore annota l’interesse con il quale l’alunno segue l’insegnamento, ed il profitto che ne trae”. La chiarezza delle norme appena citate fece pensare al Preside che qualche Consiglio di classe avrà ritenuto giusto assegnare voti decimali all’insegnamento della R.C., perché in un articolo del Decreto Presidenziale del 1990, - con il quale è stata data esecuzione all’Intesa Stato-Chiesa, firmata il 13 giugno 1990 - si parla di voto, a proposito dell’insegnamento di R.C. In questo decreto è, infatti, scritto: “Nel caso in cui la normativa statale richieda una deliberazione da adottarsi a maggioranza, il voto espresso dall’insegnante di religione cattolica, se determinante, diviene un giudizio iscritto a verbale”. Il termine voto, però, in quel testo non è stato usato in senso di voto decimale, ma soltanto come espressione di giudizio.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Gli anziani e l’adeguata alimentazione Un’appropriata alimentazione è un ingrediente essenziale per conservare un buono stato di salute in tutte le età, e specialmente in età avanzata. Negli anziani infatti avvengono modificazioni fisiologiche, quali il rallentamento del metabolismo basale e la diminuzione della muscolatura scheletrica, cambiamenti dello stile di vita, come la ridotta attività fisica, che riducono il fabbisogno energetico, ma che richiedono un giusto apporto di nutrienti. Il problema, nell’anziano, non è tanto quello dell’apporto calorico, quanto quello di un regime alimentare equilibrato e completo nei principali nutrienti. La dieta ideale deve coprire in modo armonico ed equilibrato i fabbisogni nutrizionali dell’anziano e, molto schematicamente, deve essere impostata assicurando l’apporto calorico totale intorno alle 2.100 calorie e l’energia deve essere fornita dai carboidrati per il 50 - 60%, dalle proteine per il 12 - 14%, dai lipidi per il 30 - 35%. È essenziale, poi, l’apporto di acqua, vitamine e sali minerali. Gli anziani sentono meno la sete e si astengono dal bere per paura di disturbi come l’incontinenza urinaria o per timore dell’accumulo di liquidi che secondo un’idea sbagliata “fa gonfiare”. È necessario bere ogni giorno una buona quantità di acqua (almeno otto - dieci bicchieri) per preservare la funzionalità renale, idratare la pel-

le, ammorbidire le feci e così ridurre il rischio di stipsi. Una buona abitudine è bere due bicchieri di acqua il mattino a digiuno. Oltre che con l’acqua, i liquidi s’introducono con il consumo di succhi di frutta, caffelatte, tè, latte freddo o caldo, tisane. Anche un bicchiere di vino durante o meglio alla fine del pasto va bene. Stimola la secrezione di succhi gastrici, favorisce la digestione e dà un senso di benessere purché la quantità sia limitata. Da evitare sono invece i superalcolici. I sali minerali, presenti nei formaggi, nelle carni, nelle uova ecc.., sono necessari al corpo umano in quantità diverse tra loro. Nella dieta dell’anziano devono essere assolutamente presenti il calcio ed il ferro. Il latte intero, il formaggio, lo yogurt, il pesce ecc.. sono cibi ricchi di calcio. Due tazze di latte intero al giorno coprono il 75% del fabbisogno giornaliero di calcio e contribuiscono a mantenere la densità delle ossa prevenendo, così, l’osteoporosi. Se si è intolleranti al latte sono in commercio prodotti trattati in modo da essere facilmente digeribili. Le persone anziane sono a rischio di carenza di ferro. Si può evitarla aumentando il consumo di legumi, radicchio verde e spinaci, uova, tonno in scatola, carne rossa e petto di pollo. Bisogna stare attenti, inoltre, ad introdurre cibi ricchi di fibra (cereali, legumi, mele, ecc..).

Politici credenti e credibili

La giustizia tributaria e i cittadini

Dopo un lungo periodo di attesa, i laici cattolici devono tornare ad avere un ruolo chiaro e determinato all’interno della società civile e in politica. Oggi c’è bisogno di politici credenti e credibili, dediti non al proprio interesse egoistico, bensì al bene comune e pronti a diffondere in ogni ambito della società quei princìpi e ideali cristiani ai quali si ispira la loro azione. All’appello sempre più pressante della Chiesa per una nuova generazione di cattolici in politica, la risposta non è certamente un nuovo, ma anacronistico, partito dei cattolici (la situazione rispetto a mezzo secolo fa è molto cambiata). Tantomeno far sì che questi ultimi, presenti in differenti formazioni politiche e anche di schieramenti diversi, si ritrovino in una sorta di club oltre le parti. Emerge la necessità di un serio approfondimento dei modi e dei luoghi in cui debbono esprimersi il comune riferimento ai valori cristiani e le possibili convergenze nell’elaborazione di proposte e nella gestione di scelte operative. Sono maturi i tempi perché, raccogliendo gli inviti di papa Benedetto XVI, si individui un ambito in cui credenti, non credenti e appartenenti ad altre religioni possano confrontarsi per scoprire le ragioni di una cultura che abbia a cuore l’uomo nella sua peculiare caratteristica di essere razionale e spirituale. “Allora l’incontro-confronto tra credenti e non credenti sul piano politico si tradurrà in una ricchezza comune, in vista della costruzione di una democrazia matura” (Bartolomeo Sorge, Il coraggio della speranza). È compito della coscienza dei laici, già adeguatamente formata, di trasmettere, secondo la Gaudium et spes, la legge divina nella vita della città terrena. Le funzioni dei laici sono differenti da quelle della gerarchia ecclesiastica, pur attuando la stessa missione della Chiesa. “Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino, però, che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a questo li chiami la loro missione”. A parlare oggi di “politica” si ricevono solo risposte e affermazioni di senso negativo: “La politica è sporca; lasciamola agli altri; chi si impegna in politica deve accettare compromessi con la propria coscienza”; eccetera. La sfiducia nei confronti dell’impegno politico è crescente e le tentazioni a rinchiudersi nel privato aumentano sempre di più. Secondo il Presidente della Cei, cardinale Bagnasco “L’affezione per la cosa pubblica sta scemando e sempre più rarefatto è il consenso attorno al bene comune, privilegiando ciascuno beni di piccolo cabotaggio senza prospettiva alcuna”. Questa chiusura, con lo sguardo rivolto al privato, al bene del singolo prima di tutto, aumentando le difficoltà del costruire un terreno comune, ha favorito la crisi della politica. Una crisi di fiducia nella possibilità che il comune possa essere il luogo dell’autenticità e della crescita personale e comunitaria. Ma “la Chiesa è troppo appassionata del bene comune per disinteressarsi della politica. Quella alta, che è la massima espressione di servizio e carità. Non certo quella partitica che è spesso solo ‘affare’, avendo perso di vista l’etica. Il vero problema oggi è la selezione della futura classe politica”.

Ai controlli di matrice “cartolare e documentale” (in precedenza trattati) si uniscono i controlli cosiddetti “sostanziali”, ossia quei controlli che non venendo svolti automaticamente dall’Amministrazione finanziaria risultano, invece, attivatati a seguito di una valutazione discrezionali realizzata in base a determinati criteri che descrivono l’attitudine dei contribuenti ad evadere il Fisco. Va da sé che a fronte di risorse e mezzi limitati, cui dispone l’Amministrazione finanziaria, tali controlli possono interessare un numero esiguo di contribuenti, in particolare coloro che svolgono attività di impresa e di lavoro autonomo. Periodicamente suddetti criteri selettivi, a seguito dei quali vengono realizzata le verifiche fiscali, sono fissati dal Ministero dell’economia e delle finanze e dall’Agenzia delle entrate. In specie, l’art. 6 della legge l. 24 aprile 1980, n. 146 ha previsto che “Gli uffici delle imposte procedono, sulla base di criteri selettivi fissati annualmente dal Ministro dell’economia e delle finanze, tenendo anche conto delle loro capacità operative, al controllo delle dichiarazioni e alla individuazione dei soggetti che ne hanno omesso la presentazione (...)”. È da ritenersi che l’intervento del Legislatore non abbia del tutto limitato l’iniziativa dei singoli uffici nella programmazione delle verifiche fiscali, lasciando loro un’adeguata discrezionalità operativa per la diretta programmazione di controlli nei riguardi di soggetti nei cui confronti dispongono di elementi, segnalazioni, dati e notizie di rilievo o nei confronti dei quali ritengano di procedere sulla base di elementi di valutazione autonomamente acquisiti. Ne discende che se i singoli uffici locali eseguono una verifica nei confronti di un soggetto, la cui individuazione esula dai criteri riconducibili a suddetti criteri del Ministro dell’economia e delle finanze, siccome la legge non attribuisce ai criteri di selezione dei controlli rilevanza esterna, le verifiche svolte in contrasto con essi sono da ritenersi legittime. Il contribuente non potrà addurre tale violazione per denunciare l’illiceità dell’operato dell’Ente impositore, né potrà sottrarsi all’indagine che lo riguarda. Alla stessa stregua il destinatario dei controlli non può, di regola, lamentare un eccessivo impiego dei poteri di indagine nei suoi riguardi, rientrando tale valutazione nell’esclusiva discrezionalità dell’Organo di investigazione. Tra tali poteri primeggia quello di accesso. L’art. 12 dello Statuto dei diritti del contribuente al primo comma dispone che “Tutti gli accessi, ispezioni e verifiche fiscali nei locali destinati all’esercizio di attività commerciali, industriali, agricole, artistiche o professionali sono effettuati sulla base di esigenze effettive di indagine e controllo sul luogo. Essi si svolgono, salvo casi eccezionali e urgenti adeguatamente documentati, durante l’orario ordinario di esercizio delle attività e con modalità tali da arrecare la minore turbativa possibile allo svolgimento delle attività stesse nonché alle relazioni commerciali o professionali del contribuente”. Giangaspare Toma


L’Ora del Salento

Lecce, 12 febbraio 2011

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XIV ASSEMBLEA DIOCESANA DI AC VIVERE LA FEDE, AMARE LA VITA IL PRESIDENTE

Conformi al Vangelo L’Ac diocesana ha chiuso il triennio associativo con la XIV Assemblea dal titolo “Vivere la fede, amare la vita”: l’Associazione vuole spendersi sempre di più per una vita gioiosa, nell’amore per la fede, in conformità al Vangelo. Nel prossimo triennio ricorrerà il trentennale dal ritorno al cielo del servo di Dio mons. De Blasi alla cui preghiera e alla cui santità affidiamo il lavoro futuro. L’esempio di d. Ugo, a cui è intitolata la nostra Associazione diocesana, ha orientato lo stile dello scorso triennio che attraverso la cura delle relazioni ha fatto crescere l’unitarietà all’interno della nostra Associazione e ha promosso la collaborazione fraterna con tutte le forze e le componenti laicali della nostra Chiesa e tante altre realtà del territorio; insieme abbiamo letto esigenze e progettato interventi, senza perdere mai di vista le peculiarità del nostro apostolato: la formazione, l’educazione e la passione per il bene comune. Le buone sinergie hanno contribuito a una connotazione originale, attuale e creativa della vita associativa ordinaria, dei nostri laboratori, dei moduli formativi, dei campi scuola, week-end, marce, feste associative e incontri con la collettività. L’attenzione ai bisogni del territorio ci ha permesso di coniugare la formazione con la concretezza del servizio all’uomo creando una trama e un ordito tra la collaborazione con altre forze (associazioni e movimenti) e il protagonismo dei soggetti, fossero essi stranieri, o reclusi o espressioni diverse delle povertà, cercando di testimoniare il valore di una formazione che genera inclusione, educazione ai diritti e ai doveri, amicizia, solidarietà, arricchimento reciproco e rispetto. Abbiamo voluto stimolare i progetti delle nostre istituzioni locali a vantaggio di quanto più ci sta a cuore: la Vita, la Famiglia, l’Educazione, i Giovani, il Lavoro. Abbiamo curato l’organizzazione di tornei interparrocchiali, l’Ac-Cup, privilegiando i potenziali educativi dello sport. L’impegno missionario per il prossimo triennio parte dalla santità nell’ordinario; parte dal nostro “Sì” incondizionato alla Chiesa e al mondo, ricordandoci che la missione non è per noi soltanto una dimensione personale, ma è un’azione popolare, fatta da persone che si prendono cura l’una dell’altra a partire dall’affidamento reciproco nella preghiera. L’Ac non deve mai abbassare la guardia nell’educare alla moralità, alla legalità e alla giustizia. L’Ac deve dimostrare testimonianza, esempio e credibilità. Dobbiamo aiutare adulti e giovani a investire sul futuro e a uscire dai recinti chiusi dalla sfiducia, dalla rassegnazione, dalla diffidenza, dalla disaffezione e dal disimpegno; dobbiamo riuscire a determinare una nuova passione per il servizio, per l’impegno sociale e per la politica. Impegniamoci a saldare la testimonianza cristiana con la responsabilità civile; ricordandoci che come associazione cattolica di italiani dobbiamo avere alcuni grandi riferimenti: su tutti il Santo Vangelo, con tutte le Sue Verità che animano il Magistero e la Dottrina Sociale della Chiesa, e la Costituzione Italiana con la Carta dei Diritti Umani. Aiutiamo la gente ad uscire dalle proprie solitudini e a spendersi per il bene di tutti, per essere il Popolo di Dio! Massimo Vergari

L’ARCIVESCOVO

C’è urgente bisogno di santi 1. Un pensiero grato, una preghiera insistente, una rinnovata professione di fedeltà sicura e scevra da distinguo e riduttive interpretazioni a colui che da Cristo Signore ha ricevuto il mandato di confermare nella fede i suoi fratelli e aiutarli a percorrere le strade del pellegrinaggio nel tempo, fedeli alla parola, costanti nella invocazione, attenti alla condivisione , impegnati ad essere anche nelle tenebre e in quella talvolta strana insipienza della storia, sale della terra e luce del mondo. Al Santo Padre Benedetto XVI, il nostro grazie e la nostra gioia nell’averle guida sicura e maestro di fede autentica e testimoniante. Al nostro Em.mo e carissimo cardinale Salvatore De Giorgi, il saluto deferente ma soprattutto affettuoso della sua Chiesa madre di Lecce, del suo fratello nel servizio episcopale e in particolare della nostra grande famiglia dell’Azione Cattolica che da sempre, fin dagli inizi del suo sacerdozio, è stata uno dei suoi ‘amori’, soprattutto degli anni meravigliosi del suo servizio sacerdotale nella comunità parrocchiale di Santa Rosa in questa città e lungo il suo itinerante servìzio episcopale che è stato impreziosito dal gravoso ed entusiasmante mandato affidatogli dal Venerabile Giovanni Paolo II quale Assistente Ecclesiastico Generale dell’Azione Cattolica Italiana. Al prof. Franco Miano, il benvenuto cordiale e riconoscente di tutti noi, mio personale e della Chiesa di Lecce e di una sua eletta, lo dico sottovoce ma non per questo meno vera, prediletta porzione che è l’Azione Cattolica. La sua presenza tra noi e il richiamo alla vocazione alla santità come traguardo imposto a tutti i suoi membri anche se i tempi e le modalità di arrivo, li decide la forza dello Spirito e la libera ma convinta risposta di cia-

scuno di noi, ci trovano pronti e sempre attenti all’eventualità di una nuova e decisa partenza. A voi tutti, miei carissimi AC, non mi piacciono troppo i termini membri, soci, vi accolgo con un cuore grande, talvolta i medici mi dicono forse un po’ più del normale, è giusto che sia così perché ne devo accogliere tanti, con la braccia, per fortuna lunghe, allargate al massimo per abbracciarvi tutti. Grazie per la vostra presenza, per il vostro servizio, per il vostro entusiasmo, per la vostra fedeltà , per il vostro amore alla Chiesa e per il bene che mi volete, sapete che ve ne voglio anch’io e mica poco… Permettete che dica un grazie al Consiglio Diocesano e alla Presidenza ma soprattutto al nostro Presidente ecumenico, Massimo Vergari. Massimo, grazie per il lavoro che hai fatto. Attento, sereno, ricco di entusiasmo e significativamente aperto alla storia che vi vuole protagonisti e interlocutori, non chiuso alle povertà e alle emergenze che vi vedono protagonisti silenziosi ma operosi nelle fasce d’i povertà che coinvolgono i nostri fratelli immigrati, carcerati, poveri. Vorrei darti un voto ma in tempo di elezioni sarebbe una rottura del silenzio che nelle ore che precedono la chiusura dei seggi è d’obbligo. Comunque te lo meriti. Allora? Sufficiente, discreto, ottimo? Non posso pronunziarmi, in realtà mi sono pronunziato. A buoni intenditori... Devo dire grazie all’Ac diocesana e in particolare al suo presidente per il riferimento e il dialogo costante con il vescovo, per la partecipazione intelligente e propositiva alla pastorale diocesana. Grazie in particolare per il legame e l’obbedienza vera al Pastore. Non posso non lodarvi per questo stile che vi appartiene. Non una obbedienza e un ascolto del vescovo che è sempre codificata negli statuti ma che talvolta

può essere di facciata, di buoni propositi, di inchini e riverenze. Talvolta l’obbedienza si rivela solo di facciata perché si fa a meno del Vescovo e si decide senza di lui magari mortificando e facendo soffrire più del necessario chi crede in un certo cammino, lo sposa fino in fondo e poi si vede tradito da decisioni nette, senza appello e senza motivazioni plausibili. Questo tipo di obbedienza non può trovare spazio in questa nostra Chiesa. 2. Su questa nostra Assemblea veglia e intercede presso il trono dell’Altissimo il nostro Servo di Dio don Ugo De Blasi che, in obbedienza al vescovo mons. Costa, iniziò il suo servizio all’Azione Cattolica come assistente il giorno stesso della sua ordinazione sacerdotale, domenica 20 luglio 1941, impegno che lo vedrà attento e guida sicura dell’associazione per molti anni, luminosi quelli in cui ricoprì la responsabilità di delegato vescovile dell’Ac dal 1963 al 1975. Siamo certi di averlo in cielo intercessore interessato per la sua Ac. La sua vita santa ricorda a tutti noi, a voi laici impegnati e testimoni nel secolo, l’impegno a guadagnare ogni giorno la misura alta della vita cristiana, la santità come ci ricorda Giovanni Paolo II. Impegno che non chiede doni o carismi particolari: nasciamo santi con il battesimo. D’altronde dovrebbe essere chiaro per tutti noi, come scrive Georges Bernanos che “la casa di Dio è una casa di uomini, non di superuomini. I cristiani non sono superuomini. E i santi neppure, anzi meno ancora, perché sono i più umani degli uomini”. A questa categoria di santi appartengono “ gli operai instancabili che lavorano nella vigna del Signore, gli artefici umili e grandi della crescita del Regno di Dio nella storia. Sono uomini e donne che nella vita e nelle

attività di ogni giorno sono spesso inosservati e addirittura incompresi, sconosciuti ai grandi della terra ma guardati con amore dal Padre”(CL17). Questi santi sono già tanti nell’Azione Cattolica, ne cito solo uno il Beato Pier Giorgio Frassati. La Chiesa e il mondo di questi santi hanno urgente bisogno. C’è , carissimi tutti, da rimboccarsi le maniche. Il Ven.le Giovanni Paolo II, lo ricorda con chiarezza ai Christifideles laici: “La dignità dei fedeli laici ci si rivela in pienezza se consideriamo la prima e fondamentale vocazione che il Padre in Gesù Cristo per mezzo dello Spirito rivolge a ciascuno di loro: la vocazione alla santità:Ossia alla perfezione della carità (CL16). Ma dove si vive e si realizza questa santità laicale? “In modo peculiare nell’inserimento nelle realtà temporali e nella loro partecipazione alle attività terrene” (CL17), è la risposta dello stesso Pontefice. 3. C’è un canto che l’Ac è chiamata a far risuonare sempre: ... l’inno... alla... vita .... amandola, .... promuovendola, difendendola, annunziandola. Non ci siamo stancati di questo dono: è la perla che il Signore ha messo nelle nostre mani, è talmente preziosa e di grande valore che siamo disposti a lottare con tutte le nostre forze e con ogni mezzo perché nessuno ce la strappi o deturpi. Ci lega alla vita un amore grande e totale. Siamo disposti a proteggerla e a salvaguardarla ad ogni costo e ad ogni prezzo. Cari amici e ben più che amici, lo Spirito del Signore scenda su questa nostra assemblea e ci renda coraggiosi nell’annunzio, forti e determinati nella testimonianza, presenti alla storia con là presunzione di far entrare in essa il soffio nuovo della risurrezione e l’energia vitale della Pentecoste. + Domenico D’Ambrosio


L’Ora del Salento 11

Lecce, 12 febbraio 2011

zoom LECCE/A colloquio con il musicista leader del gruppo balkan degli Opa Cupa

Dalla Fao l’aumento dei prezzi del cibo

Dell’Anna e le musiche migranti Allarme basso reddito Leader degli “Opa Cupa”, ideatore e creatore del Balkan jazz progressive, Cesare Dell’Anna è un musicista impegnato in tematiche legate all’immigrazione. Ha fatto della musica da banda il suo punto di forza e ben risponde alle sfide del panorama musicale mondiale. Il suo sound irregolare cattura le genti di qualunque appartenenza politica, culturale e religiosa. E chi lo conosce non può che rimanere affascinato dal suo forte carisma e genio musicale. Gli abbiamo posto alcune domande. Come nasce il Balkan jazz progressive degli “Opa Cupa”? Dopo che è scattata la moda per il Balkan con il film del grande Emir Custurica, gli “Opa Cupa” venivano erroneamente chiamati “band Balcanica”, ma il nostro è un genere molto più spinto verso la musica delle bande tradizionali da giro pugliesi. Con le ritmiche ispirate ai Balcani, le grandissime improvvisazioni, da tagli di tempo più appartenenti alla musica Prog, e dal mix di tutto questo, è venuto fuori il sound unico degli “Opa Cupa”, ossia il Balkan jazz progressive che ascoltate negli ultimi dischi. Non scriviamo quasi mai canzoni d’amore, perché impegnati a raccontare tutte le cose che non vanno e quindi le canzoni d’amore le lasciamo scrivere agli altri, noi l’amore lo viviamo e basta, e quando bisogna lavorare preferiamo investire quel tempo per parlare di problematiche serissime legate all’immigrazione, e di tutte quelle persone che se ne approfittano solo per fare danari e mala investimenti.

Cosa sono l’“Hotel Albania” e la “11/8 records”? Hotel Albania è stato il luogo di riferimento per oltre 15 anni nel Salento, casa nella quale sono passati i musicisti di mezzo mondo. 11/8 records è l’evoluzione di Albania Hotel, struttura che mi ha permesso di produrre i miei dischi senza dover attendere i tempi del mercato. Siamo distribuiti in tutto il mondo da Felmay. Com’è nata “Neelie”? È un brano suonato a due trombe, nel senso che è stato scritto per il 70% da mio fratello più piccolo, Giancarlo Dell’Anna, e poi completato da me. Rappresenta questo forte legame che lega la mia fa-

RADIO E DINTORNI

miglia, mio padre, i miei fratelli e me al mondo della banda. Rappresenta la necessità di non arrendersi mai. Perché basta impegnarsi e chiunque può suonare uno strumento e può fare quello che tanti maestri dicono che non si può fare. Ho avuto modo più volte di andare all’estero, di confrontarmi con altre persone e quindi rinnego, in qualche modo, il meccanismo italiano e confermo che nulla è impossibile per nessuno e che nessun maestro si può permettere di dire a nessun allievo “questo strumento o questa forma d’arte non fa per te”. C’è un evento che le ha cambiato la vita?

di Alberto Marangio

Sempre tanti, ora direi la nascita di mia figlia Eva che è appena nata. Farete una tournèe? Siamo sempre in tour, basta cliccare su www.118records.com per vedere le prossime date o quelle realizzate negli anni scorsi. Come concilia la sua vita privata con la musica? Si riesce a conciliare anche la vita privata con il delirio quotidiano solo perché ho la fortuna di avere una compagna stupenda, matura e sensibile quanto basta per capire che comunque non sarebbe più vita per me senza la musica. Vincenza Sava

Lo scorso 3 febbraio è stato reso noto il Food Price Index della Fao - Food and Agriculture Organization of the United Nations l’indice, basato su 55 quotazioni dei mercati internazionali, che misura la variazione mensile dei prezzi internazionali di un paniere di cinque gruppi di cibi più usati nell’alimentazione mondiale: zucchero, cereali, latticini, olio e grassi, carni. Fatta eccezione per le carni, l’indice dei prodotti è salito per il settimo mese consecutivo, segnando per il mese di gennaio 2011 un incremento del 3,4% (fonte Fao: http://www.fao.org/worldfoodsituation/FoodPricesIndex/en/); il più alto incremento in percentuale dal 1990, anno in cui la Fao ha iniziato il monitoraggio dei prezzi. Secondo dichiarazioni ufficiali degli organismi interni Fao, l’aumento non viene dettato da una crisi di cibo, bensì dalla paura di rivivere situazioni identiche a quelle verificatesi nel settembre scorso in Mozambico e negli anni 2007-2008 in Bangladesh ed Haiti, quando per l’aumento sconsiderato dei prezzi sugli alimenti di prima necessità come pane ed olio scatenò forti scontri interni. Secondo Abdolreza Abbassian, Senior Economist della Fao, stiamo vivendo una situazione “allarmante”: “Sarebbe sciocco pensare che questo sia il picco massimo, il nuovo indice mostra chiaramente che la spinta al rialzo non si attenua”. C’è da pensare quindi che nei prossimi mesi il costo del cibo sia destinato ad aumentare ancora. “L’alto costo del cibo rappresenta la maggiore preoccupazione dei paesi a basso reddito, che possono avere problemi a importare i prodotti base, e per le famiglie più povere, che spendono gran parte del loro reddito nel cibo”, ha detto Abbassian. Per i prodotti caseari i prezzi sono aumentati del 6,2% dallo scorso mese di dicembre, mentre per oli e grassi l’aumento è stato del 5,6% dal mese precedente. Il prezzo del grano è aumentato nella prima settimana di febbraio del 3,3%, quando gli operatori hanno fatto speculazioni in Borsa basandosi sulle tempeste che si sono abbattute negli Stati Uniti; tempeste che potrebbero danneggiare quantità e qualità dei raccolti. Hanno contribuito in maniera negativa anche le inondazioni in Australia e Canada e la siccità dello scorso anno in Russia e Ucraina. Barbara Stocking, Ceo (Chief Executive Officer, il nostro Amministratore Delegato) di Oxfam, potente gruppo di organizzazioni umanitarie impegnato a combattere la fame nel mondo, ha esortato a mettere la penuria di cibo al primo posto nell’agenda annuale del World Economic Forum di Davos-Klosters, in Svizzera. “Per la crisi del prezzo del cibo nel 2007 e 2008 circa 150 milioni di persone in più ha sofferto la fame, portando il numero degli affamati nel mondo a oltre un miliardo”, ha detto la Stocking, “e ovviamente i poveri dei paesi in via di sviluppo sono i più colpiti”. “Il recente aumento dovrebbe far suonare un campanello di allarme nelle capitali di tutto il mondo”. In una intervista alla Cnn, l’economista Nouriel Roubini ha detto che il rapido aumento dei prezzi del cibo rappresenta una seria minaccia alla stabilità e la sicurezza globali. “I fatti successi in Tunisia e che stanno succedendo oggi in Egitto e gli scontri in Marocco, Algeria, Pakistan, sono legati non solo alla percentuale di disoccupazione, al reddito e alla sperequazione economica, ma anche al rapido aumento dei prezzi del cibo e dei prodotti più basilari”. Giuliano Prontera

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

Radio1, il maestro Allevi dirige l’Inno di Mameli

L’educazione dei giovani nella lezione di un protagonista della storia del Sud

Nelle scorse settimane anche Radio e dintorni ha dato - indirettamente - il via alle proprie celebrazioni per i centocinquant’anni dell’unità nazionale, e lo ha fatto anticipando le iniziative programmate per la ricorrenza da Radio3. Nel corso della settimana appena passata, tuttavia, anche Radio1 ha fatto partire i propri festeggiamenti; la rete ammiraglia di Radio Rai proporrà infatti nei mesi a venire numerosi appuntamenti, che raggiungeranno il loro culmine nella cosiddetta Notte tricolore tra le giornate del 16 e 17 marzo (giorno, quest’ultimo, in cui il re Vittorio Emanuele proclamò la nascita del Regno d’Italia). Ad ogni modo, anche l’iniziativa alla quale Radio1 ha affidato l’inaugurazione delle proprie celebrazioni - una serata in onore dell’inno nazionale - ha rappresentato un momento particolarmente suggestivo. Trasmesso il 31 gennaio durante l’apposita puntata speciale del programma Invito personale, lo spettacolo dedicato a Goffredo Mameli (tenutosi al Teatro Gobetti di Torino, dove l’opera fu eseguita per la prima volta) ha visto non solo la partecipazione dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, ma anche il coinvolgimento di un direttore d’orchestra altrettanto straordinario: Giovanni Allevi. Il risultato ottenuto è stata un’esecuzione destinata a lasciare il segno nel corso di questo anno, dal momento che proprio tale registrazione del Canto degli Italiani (titolo effettivo della composizione) sarà utilizzata in apertura e in chiusura di ciascun appuntamento che Radio1 dedicherà all’anniversario. L’intera registrazione dell’evento, invece, è tutt’ora disponibile sul portale della stessa emittente in modalità sia audio che video, all’indirizzo www.radio1.rai.it. Nel suo complesso, l’inusuale incrocio tra radio, musica e teatro della serata di lunedì 31 gennaio ha rappresentato un interessante viaggio tra i suoni e le parole che hanno segnato il Risorgimento, percorso arricchito tanto dai contributi preparati per l’occasione dalle redazioni del Giornale Radio Rai, quanto anche dai numerosi interventi di personalità della cultura e dello spettacolo che hanno raccontato il loro personale legame con lo stesso inno. Durante la serata infine non è mancato neppure il messaggio del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che riferendosi al lavoro di Mameli ha sottolineato come esso costituisca “una ulteriore testimonianza della vitalità del cammino intrapreso dal Risorgimento, e di quel forte legame tra i simboli e i valori fondanti dello Stato unitario che ci consente di guardare avanti con fiducia e slancio al futuro della nazione”.

Di uno dei testimoni della storia sociale italiana più ingiustamente dimenticati del secolo scorso, mons. Roberto Ronca (1901-1977), è stata di recente pubblicata la prima lettera pastorale, del 1948 (cfr. Lavorare e sacrificarsi per la gloria di Maria, Edizioni Amicizia Cristiana, Chieti 2010, Presentazione, note e bibliografia a cura di Giuseppe Brienza, pp. 48, euro 5,00). In tale finora introvabile documento, il vescovo romano, prima Rettore del Pontificio Seminario Maggiore a Roma, poi fondatore della congregazione religiosa - nei suoi due rami maschile e femminile - degli Oblati e delle Oblate della Madonna del Rosario, diffusi soprattutto nel Mezzogiorno, infine Prelato del Santuario di Pompei (1948-1955), compendia i migliori principi della pedagogia classica cristiana, sempre validi. Mons. Ronca, che fece il suo ingresso a Pompei il 14 agosto del 1948, in breve tempo riuscì a dar vita a tali ed importanti iniziative ai fini dello sviluppo civico e sociale della città, che gli fecero guadagnare persino la cittadinanza onoraria da parte del Comune. Ricorrendo alle competenze tecniche acquisite in gioventù (era ingegnere prima di diventare sacerdote), il vescovo romano giunse persino a studiare e promuovere la redazione del primo piano regolatore della città di Pompei. Per quanto riguarda invece il Santuario, mons. Ronca profuse tutte le sue energie in un’opera grandiosa intesa alla esaltazione della “Città mariana”, innalzando in pochi mesi l’albergo del Santuario, mettendo su una tipografia gigantesca, capace di stampare un quotidia-

no moderno, istituendo l’unico Istituto Tecnico Parificato per le Arti Grafiche nel Meridione, aprendo scuole e, addirittura, fondando una casa editrice. Nella Lettera pastorale di cui ancora oggi è interessante la lettura, mons. Ronca si sofferma su quello che doveva essere l’obiettivo primario degli Orfanotrofi ed Istituti di educazione gestiti nel Santuario: “…faremo sì che le Opere abbiano ad adeguarsi agli incessanti progressi moderni; ci adopereremo a che, le Officine presentino sempre ciò che oggi vi è di più progredito nel campo della tecnica e di più umano nel campo della pedagogia, in modo tale che la nuova Pompei non abbia soltanto un primato nella vita religiosa degli Italiani, ma lo abbia altresì, grazie alla funzione sociale delle sue opere, nella vita civile” (p. 26). Ai giovani il vescovo romano raccomandava, in particolare, “lo spirito di generoso sacrificio e di umile preghiera, necessari a conquistare la pace in terra e la felicità in cielo” (p. 32). Grande educatore, mons. Ronca ha lasciato ai giovani di allora e a tutti coloro che hanno la grande responsabilità di aiutare a far crescere, la lezione di “amare il prossimo, lavorare nel silenzio, con la coscienza di compiere un dovere prezioso per il bene del mondo”. * www.recensioni-storia.it


L’Ora del Salento 12

Lecce, 12 febbraio 2011

le nostre città LECCE/La Stagione lirica chiude i battenti

INTERNET E RAGAZZI/ Celebrata la giornata europea per la sicurezza online

Ecco Trovatore di Verdi È più di un gioco e va controllato Con la prima di Trovatore, in programma il prossimo 18 febbraio alle ore 20.45, dopo Rigoletto del 2009 e La traviata del 2010, si completa quest’anno la trilogia popolare di Giuseppe Verdi. Opera poderosa, in quattro atti e otto quadri, è lavoro che nasce dall’idea del dramma El Trovador di Antonio Garcia Gutierrez. Lo stesso Verdi commissionò il libretto a Salvadore Cammarano, che ne operò, appunto, una riduzione librettistica. Ne risultò comunque una riduzione a sei mani, poiché il primo librettista morì improvvisamente nel 1852, terminato sì il libretto, ma il Maestro di Busseto chiese ad un collaboratore dello stesso autore alcune aggiunte e modifiche. Leone Emanuele Bardare, questo il nome del secondo librettista, fu guidato dallo stesso musicista nel cambio del metro della canzone di Azucena, nell’inserimento del cantabile di Luna e quello di Leonora. Un’opera articolata che vide la sua prima rappresentazione nel gennaio del 1853, all’Apollo di Roma. Fu, secondo quanto dicono le cronache dell’epoca, un clamoroso successo. La trama - oltremodo intricata e romanzesca - si sviluppa parte in Biscaglia e parte in Aragona all’inizio del 1400. Vocalmente impegnativa per tutti protagonisti Trovatore è un’oera splendida, alla portata di “tutti”, melomani e profani, colma di arie, duetti e cantabili di eccezionale bellezza, coadiuvati da un’orchestrazione che, se pur eccellente e di grande impatto è ancora in questa composizione relegata al tradizionale ruolo di accompagnamento delle voci. Personaggi a tutto tondo tutti, ma di spicco è quello di Manrico, il tenore che, incontra nel corso dell’esecuzione, numerosi ed impegnativi brani da cantare. Azucena, la zingara la cui vicenda offre l’impulso alla intera articolata trama, non è da meno. Il brano più famoso ed applaudito è: “Di quella pira...”, che nell’atto III è un vero banco di prova, “cavallo di battaglia” di moltissimi tenori. Una curiosità: l’“acuto” della “pira”, non fu “mai” scritto da Verdi e fa parte dei numerosi arbitrii che, cantanti di tutte le epoche si sono concessi.

FISCOSENZAVELI

Abitudini protrattesi nel tempo ma, a dire il vero, richieste dal pubblico che, in fin dei conti, ama le esibizioni “muscolari”. Non tutti i direttori le tollerarono: in primis Arturo Toscanini, strenuo, ed ostinato difensore della “nota scritta”, ed ai giorni nostri, il Riccardo Muti il quale, anche nel “Trovatore” eseguito alla Scala con Salvatore Licitra nei panni di Manrico, abolì l’acuto tra la sorpresa di alcuni, e la rabbiosa contestazione dei più, loggionisti in testa. Nella rappresentazione che chiuderà la stagione Lirica n° 42 della Provincia di Lecce saranno chiamati a dar vita agli immortali personaggi di Trovatore il soprano greco Dimitra Theodossiou (Leonora) - che si è posta all’attenzione internazionale quale Odabella nella produzione 1999 di “Attila” del Teatro Comunale di Bologna e del Teatro Regio di Parma, in un ruolo che l’ha consacrata come una delle voci piú importanti del repertorio verdiano e belcantistico - il tenore Piero Giuliacci (Manrico), una delle belle voci del panorama belcantistico attuale, Anna Rita Gemmabella (Azucena), Marco Di Felice (Il Conte di Luna). La direzione dell’Orchestra Sinfonica “Tito Schipa” di Lecce sarà del Maestro Filippo Zigante, la regia del veronese Paolo Panizza, dell’Ufficio Regia dell’Anfiteatro scaligero. Repliche sabato 19 febbraio alle 20.45, pomeridiana, alle 18.00, domenica 20 febbraio, ultimo sipario martedì 22 febbraio alle 20.45. P.L.

“È più di un gioco, è la tua vita”. È questo lo slogan scelto quest’anno per il “Safer Internet Day”, la giornata - celebrata oggi in tutta Europa - per promuovere l’uso sicuro di internet specialmente tra i bambini e i giovani. Proprio la Commissione Europea, attraverso il Safer Internet Programme, ha finanziato Eu Kids Online un progetto di ricerca che ha coinvolto 25 mila bambini e ragazzi, insieme ai loro genitori, in 25 Paesi europei. Secondo i dati raccolti “un quarto dei ragazzi italiani dagli 11 ai 16 anni dice che è più facile essere sé stessi su internet piuttosto che di persona”. Una tendenza che - secondo i ricercatori - per quanti, circa il 5%, riesce ad essere sé stesso quasi esclusivamente online potrebbe comportare dei rischi. Per analizzare questi dati e cercare di capire quali sono i rischi presenti oggi in rete abbiamo intervistato Giovanna Mascheroni, membro di Osscom (l’Osservatorio sulla Comunicazione dell’Università Cattolica) e del progetto EU Kids Online. Quale vuol essere il senso del Safer Internet Day? “Con lo slogan: non è un gioco, è la tua vita, l’UE ha voluto richiamare l’attenzione non solo dei ragazzi, ma specialmente di genitori, insegnanti ed educatori su quello che è il tema della relazione tra mondo virtuale e reale. Mondi che non sono in contrapposizione ma sempre più complementari. Oggi la comunicazione online ed, in particolare, i social network sono diventati parte della vita dei ragazzi. La ricerca ha dimostrato come per il 20% degli intervistati sia più facile essere sé stessi in internet rispetto alla vita reale. È importante far capire loro che la rete rappresenta una grande opportunità ma ci sono dei rischi. Un discorso che riguarda soprattutto quel 5% di ragazzi che afferma di riuscire ad essere se stesso quasi esclusivamente on line”. Quali altri dati sono emersi dalla ricerca? “Questa ricerca è molto complessa data la mole di dati (25 mila interviste a ragazzi e ai loro genitori, ndr), per questo abbiamo scelto di proce-

dere con una serie di report che affrontano di volta in volta aspetti diversi. In questo caso ci siamo occupati della re l azi one tra mondo digitale e mondo reale. In generale possiamo dire che, soprattutto per i ragazzi italiani, la maggioranza (82%) tende ad avere relazioni online con persone che già conosce. Solo il 10% comunica con sconosciuti che, nella quasi totalità dei casi, sono loro coetanei”. Di fronte a questi dati positivi, concentrarsi sui rischi significa fare allarmismo? “Assolutamente no. Se è vero che i dati sono positivi, c’è sempre quel 5% di bambini e ragazzi più vulnerabili che vanno messi in guardia dai rischi che possono correre in rete e che sono reali”. Quali sono i più comuni? “Direi principalmente di due tipi. Da un lato c’è il bullismo di cui sono vittima il 2% dei ragazzi italiani. Si tratta di violenza psicologica fatta di offese, violazione della privacy,diffusione di informazioni false o immagini rubate. Dall’altra parte c’è, invece, il rischio di entrare in contatto o essere adescati da persone sconosciute tra cui possono nascondersi malintenzionati”. Qual è la realtà italiana rispetto agli altri Paesi europei? “In Italia abbiamo una minore esposizione ad internet, rispetto ai Paese nordici. L’età media del primo accesso alla rete è di 10 anni e qualche mese, contro i 7-8 anni dei Paesi scandinavi. Così come vi è un minor utilizzo della rete.

Questo, nonostante denoti una minor competenza informatica, fa sì che i ragazzi che accedano ad internet siano meno esposti ai rischi”. La giornata di oggi ha tra gli obiettivi quello di stimolare la promozione di misure legislative a sostegno della sicurezza online. A che punto siamo in UE e in Italia? “Per quanto riguarda l’UE, la scelta è stata quella di lasciare ai Paesi la possibilità di autoregolamentarsi. Sono state però tracciate, in occasione del Safer Internet Day dell’anno scorso, una serie di linee guida. Alcune di queste sono state accettate e firmate dai principali provider mondiali di internet. Per esempio si è stabilito che tutti i profili dei minori pubblicati su internet debbano restare privati. Un modo per rendere i social network più sicuri. Questo, però, non sempre è seguito”. Qual è la sensibilità in Italia a queste tematiche? “Diciamo che l’Italia è un po’ in ritardo ma ci sono segnali incoraggianti. Proprio oggi verrà lanciata una campagna che vede la collaborazione tra Save the Children, Adiconsum e molti altri partner, pubblici e privati, per promuovere il Safer Internet Day attraverso un apposito portale www.sicurinrete.it dove si trovano informazioni per bambini ma anche per gli adulti”. Luigi Buccarello

Lo scherzo marciabile di Abbate

a cura di Elena Palladino

Avvocato Specializzato in Diritto Amministrativo e Tr ibutario

Misure di vantaggio per il Sud QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

continua... Il secondo “ticchettio luminoso” dello scherzo marciabile Fa, Re, Do, Si di Ernesto Paolo Abbate propone un nuovo gruppo strumentale; ne sono protagonisti, infatti, i primi clarinetti soprani, i secondi clarinetti soprani (all’unisono con i primi), i clarinetti contralti in mib., i sassofoni contralti (all’unisono con i clarinetti contralti), il sassofono tenore, i flicorni tenori (all’unisono con il sassofono tenore), i flicorni baritoni. È sempre presente il moto continuo del sassofono baritono e dei flicorni bassi che alimentano il famoso elemento melodico discendente dal quale la composizione prende il titolo. In questa seconda proposta non compaiono le consistenti sottolineature evidenziate nel primo segmento, una linea quasi impercettibile viene affidata ai corni perché fungono da collante tra ance e ottoni scuri. Terminato questo momento, compare un nuovo elemento melodico ben evidenziato e soprattutto collocato su un nuovo colore volumetrico. I nuovi protagonisti sono l’ottavino, il clarinetto piccolo in mib. e i primi clarinetti soprani divisi; questo gruppo propone un’intensa azione ritmica utile per contrastare timbricamente il precedente intervento compositivo e certamente non per presentare una nuova idea tematica. Un supporto al brevissimo segmento melodico viene affidato all’oboe (indicato in partitura sul rigo del sassofono soprano), al flicorno sopranino e ai flicorni soprani; in questo modo si realizza un’accentuata attività dinamica nel segno del pianissimo.

L’evidente contrapposizione d’intenti è garanzia di una sapiente strumentazione calibrata su linee molto particolari che l’Abbate conosce senza misura. Il tappeto ritmico-armonico è sostenuto dai secondi clarinetti soprani divisi, dai clarinetti contralti divisi, i corni, le cornette in sib., le trombe in mib. e le trombe basse in sib. con l’ausilio delle bacchette e del piatto con ferro all’orlo. Il riproporre dell’incipit principale, con relativo prosieguo da parte di quasi tutto l’organico, è il chiaro segnale che la marcia ha raggiunto una tappa importante come forma compositiva suffragata anche dall’indicazione “fine”. Il successivo percorso melodico si muove su una nuova linea tonale perché l’Abbate prende in considerazione la sottodominante della tonalità d’impianto, una scelta tecnica consolidata nel tempo ma con un chiaro intento innovatore. La nuova sezione, presa in esame, non può essere considerata un vero e proprio “trio” perché le situazioni melodico-armoniche che andranno ad emergere limiterebbero moltissimo il termine e potrebbe portare l’ascoltatore in una confusa situazione. Il compositore cerca di andare oltre gli schemi già dall’informazione evidenziata sul frontespizio della marcia definita “scherzo marciabile”; si tratta di un singolare brano che non può collocarsi all’interno dello schema formale della marcia ed è un tentativo esplorativo da parte dell’Abbate per stimolare sia l’attenzione del fruitore, sia la capacità analitica dello strumentista sia, soprattutto, un’avvincente sfida alla ricerca di nuovi brani per la musica originale per banda.


L’Ora del Salento 13

Lecce, 12 febbraio 2011

le nostre città LECCE/Ampia offerta formativa all’Istituto tecnico industriale “E. Fermi”

TORCHIAROLO/ In giro nella terra del Salento

Scienza, tecnologia e innovazione per il futuro Trekking Valesium Più scienza, più tecnologia, più scelta e più artefice di innovazione: è questo l’obiettivo che l’“Enrico Fermi” di Lecce si impegna a garantire all’attuale studente di terza media grazie ad un’ampia offerta formativa avanzata dai due ordinamenti scolastici che la struttura di via Merine propone: il Liceo Scientifico delle Scienze Applicate (unica istituzione nella città di Lecce) e i vari indirizzi del Tecnico Industriale, quali Meccanica e Meccatronica, Energia, Conduzione del Mezzo, Elettrotecnica, Informatica, Telecomunicazioni. Con il Liceo Scientifico delle Scienze Applicate la scuola intende offrire una solida formazione scientifica, laddove rinunciando alle tre ore settimanali di Lingua Latina, si istituiscono due ore settimanali di Informatica e Sistemi Automatici per l’intero percorso quinquennale con l’utilizzo di laboratori di informatica; e si potenziano le ore destinate a Scienze naturali (Biologia, Chimica e Scienze della Terra). Lo scopo è legato alla necessità avvertita in tutto il Paese di laureati in materie scientifiche, dal momento che dopo un percorso

di liceo tradizionale, si è rilevata una diffusa scelta di facoltà umanistiche, quali Giurisprudenza, Scienze della Formazione, Lingue. E l’Italia attende i suoi ingegneri, matematici, fisici, chimici per colmare le lacune di organico presenti nelle varie imprese e nella ricerca. E insieme il Tecnico Industriale, per offrire quella preparazione tecnologica con la quale contribuire alla richiesta di 110.000 tecnici solo in Italia, distribuiti nei vari settori della meccatronica, elettrotecnica, informatica generale e telematica. Il “Fermi” di Lecce in questo contesto si inserisce con piani di studio attenti alle richieste del mercato, con percorsi di formazione qualificata in “Meccanica e meccatronica” ed “Elettrotecnica”, per la progettazione e l’automazione di pezzi meccanici e sistemi elettrici, che prevedono l’apprendimento di software, quali Autocad e Cam e nello specifico dell’azienda, delle applicazioni del pacchetto Solid Works, il più avanzato strumento di disegno tridimensionale, e a completamento, la realizzazione e l’assemblaggio delle componenti del

Femmine contro maschi di Fausto Brizzi

pezzo progettato attraverso macchine a controllo numerico e braccio robotico. A settembre partirà anche la nuova articolazione “Energia”, con una preparazione rivolta allo studio di tutte le forme rinnovabili di energia, argomento quanto mai attuale e dagli enormi sviluppi anche per il nostro territorio. Il settore informatico, con il suo percorso di “Informatica” e di “Telecomunicazioni”, per meglio definirlo di informatica telematica, intende formare esperti sia nella progettazione di hardware e software che nella realizzazione di piattaforme web, telefonia, digitale terrestre, settore in grandissimo sviluppo e bisognoso di tecnici qualificati. Inoltre guardando al territorio, penisola con 784 km di costa, porta d’Oriente, ombelico del Mediterraneo, terra di prodotti di prima qualità promossi all’esportazione, e al distretto aeronautico di Brindisi, con la presenza di imprese quali Alenia e Agusta, e gli aeroporti, la scuola non poteva trascurare la potenzialità di lavoro che il settore dei trasporti e della logistica può offrire, con il percorso di studi “Conduzione del

Dopo il successo raggiunto con “Maschi contro femmine”, Brizzi porta al cinema, come già aveva annunciato, lo spin-off della precedente commedia invertendo il titolo che diventa “Femmine contro maschi”. Anna (Luciana Litizzetto) è sposata da anni con Piero (Emilio Solfrizzi), i due sono completamente opposti. Lei ama la musica lirica, lui è un tifoso di calcio sfegatato, lei perfetta piemontese, lui nonostante abbia vissuto al nord conserva un accento pugliese derivante dalle sue radici. Grazie ad un curioso incidente, che provoca un’amnesia all’uomo, Anna riesce a trasformarlo nel marito ideale. Amico di Piero è Marcello (Claudio Bisio), chirurgo estetico che pur di non dar dispiacere alla madre malata di cuore orchestra una simpatica commedia che vede complice ex moglie (Nancy Brilli) e figli costretti a fingere di essere an-

mezzo”, (ex “aeronautico”), che si avvale dei più avanzati strumenti di studio quali il simulatore di volo e le attrezzature di rilevazione meteo. Mentre durante il percorso di studi la scuola offre la possibilità di esperienze lavorative in azienda, al termine del corso di studio, il conseguimento del diploma permette anche la possibilità di lavoro autonomo, l’inserimento nelle graduatorie dei docenti di insegnamenti tecnico-pratici e una preparazione apprezzata per l’ingresso nelle varie accademie militari. L’Istituto si avvale del Comitato Tecnico Scientifico costituito da esperti esterni appartenenti al mondo dell’industria e dell’università per mantenere una stretta aderenza tra istruzione e mondo del lavoro. Quindi, più scienza, più tecnologia, più scelta e più artefice di innovazione, è il progetto che l’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore, Tecnico Industriale e Liceo, “Enrico Fermi” di Lecce intende realizzare per la crescita degli studenti, del territorio e dell’intero Paese. Giuseppe Russo Dirigente Scolastico

“Trekking Valesium”. Questo il nome dell’escursione guidata che si terrà presso il sito archeologico Valesio giorno 13 febbraio. Ad organizzare il tutto è TrekkingSalento, il più grande gruppo eco escursionistico di Terra d’Otranto. Il fine del gruppo in questione, infatti, è quello di far socializzare le persone tra loro in contesti adatti per conoscere, rispettare e valorizzare l’ambiente ed il territorio, riempiendo, così, in maniera corretta ed interessante, tantissimi momenti liberi della vita in contesti in cui storia e natura si uniscono armoniosamente. “Ogni domenica - spiega Riccardo Rella, fondatore TrekkingSalento - noi usciamo fuori in giro per il Salento. Dal lontano 1993, giorno di nascita del nostro gruppo, noi camminiamo su questa bellissima terra. A quanto si evince dalle partecipazioni, il Trekking nel Salento permane. Sono ormai tanti anni che portiamo in giro vere e proprie carovane di persone che amano ampliare la loro conoscenza, la loro socializzazione e la valorizzazione di

cora una bella famiglia. Il figlio minore di Marcello è compagno di giochi del bidello della sua scuola Rocco (Salvatore Ficarra) che viene lasciato dalla sua compagna, perché lo accusa di essere un eterno Peter Pan. Inoltre, Rocco è il migliore amico di Michele (Francesco Picone), con il quale condivide la passione per i Beatles. Insieme i due hanno un gruppo che suona i revival dei loro idoli. Ciò accade all’oscuro di Diana (Serena Autieri), moglie di Michele, che crede di aver allontanato il marito dall’amico e soprattutto di averlo trasformato in uomo maturo. Praticamente Venus contro Marte, l’eterna sfida che veda da un lato le donne e dall’altro gli uomini. Femmine che vogliono cambiare i propri maschi, però nonostante non si sopportino a vicenda non possono stare l’uno senza l’altro. Brizzi per questa commedia si serve degli stessi volti del precedente film ma, dando ai perso-

elementi storici delle loro terre natie”. Finalmente, è giunto quindi il turno di Valesio l’importante centro messapico con affaccio portuale sul mare a metà distanza tra Brindisi e Lecce. Oggi importanti ritrovamenti sono stati riportati alla luce dagli scavi archeologici che si possono ammirare dalla cinta muraria. L’itinerario, che conta circa 16 km, è di semplice percorrenza con misto asfalto e sterrato. Diverse sono le soste previste: Madonna di Galeano, Torre Bartoli e Santa Elisabetta nell’attraversamento in parte del territorio di San Pietro Vernotico. Si ricorda, inoltre, che a breve il sito di Valesio verrà inserito in un opuscolo turistico del territorio, grazie alla dottoressa in Beni Culturali Mariateresa Contaldo ed alla propria ditta “Tetart”. “Trekking Valesium”, partirà pertanto giorno 13 febbraio alle ore 9 e 30 dal “Bar Garden” in Piazza Municipio a Torchiarolo per poi ritornare verso le 15 e mezza circa. Marco Marangio

naggi secondari della passata opera il ruolo da protagonisti e viceversa. La comicità più pura però è portata al film dalle new entry, il duo Ficarra e Picone. I due comici, forti della loro gavetta sanno far divertire con sa no umorismo. Bravo anche Emilio Solfrizzi. “Femmine contro Ma schi”, non è il ma ssimo della comicità, il capitolo primo era certamente più bello. Alessandra De Matteis


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Lecce, 12 febbraio 2011

appunti

Silvia Vecchini. Miryam Tra le novità di questo 2011 questa settimana voglio segnalarvi un libro di una giovane autrice catalogato come narrativa per ragazzi. Si tratta di “Miryam” di Silvia Vecchini, San Paolo Edizioni. La Vecchini è nata a Perugia nel 1975. Laureata in Lettere, studia presso l’Istituto Teologico di Assisi. Scrive libri per bambini, testi scolastici e progetta materiale didattico. Insieme a suo marito, Antonio Vincenti, ha creato il gruppo “Il Sicomoro”, per svolgere insieme un’attività editoriale come autori ed illustratori, volta a soddisfare sia un pubblico in età infantile che uno in età giovanile. Sono impegnati anche nell’ambito della catechesi e nell’insegnamento della religione cattolica e della narrativa. Si tratta quindi di un’autrice specializzata nel genere, ma, per quanto riguarda questo ul-

timo lavoro vi assicuro che il libro mostra un tratto molto più maturo sia sotto l’aspetto descrittivo che stilistico per riservarlo soltanto ad un pubblico giovanile. Questo libro è un racconto a più voci dedicato alla figura di Maria o Miryam, alla sua avventura come sposa di Yoseph e madre di Yeshua. La storia di Myriam è infatti la storia della Natività. Una scrittura sobria, asciutta, essenziale, conduce il lettore nell’atmosfera magica di quei luoghi sacri per tutta la cristianità. Per le edizioni San Paolo la Vecchini ha già pubblicato nel 2009 “Rabbunì. In mezzo a voi sta uno che non conoscete”, che ha avuto un’ottima accoglienza, un libro forte ed intenso, capace di catturare l’attenzione del lettore. E questo nuovo testo si annuncia con una

caratteristica molto importante: un libro che può essere letto come un romanzo storico da un pubblico laico, e come una narrazione fortemente spirituale dal mondo religioso. Miryam, dopo un’infanzia quasi rubata ed un’educazione molto rigida presso un tempio sacro, diventa, a Nazareth, sposa di Yoseph, carpentiere rude e passionale ma dal cuore semplice. Yoseph appare addirittura spaventato dall’amore che lo lega a quella ragazza, diversa dalle altre e che sembra nascondere qualcosa di molto importante, sembra custodire dentro di se un grande segreto, segreto che pare sfuggire a tutti, talvolta anche a lei stessa. Miryam avverte una voce che la accompagna ovunque, è lei la predestinata, è la donna prescelta da cui nascerà un bambino che cambierà la storia dell’umanità. “ ‘Sarai madre di un

bambino che prenderà il trono del re Davide’ Gavriel, l’angelo che comanda le acque di tutto il mondo, riprende a parlarmi, grida la sua voce arriva alle mie orecchie come dal mezzo di una tempesta, nell’acqua e nel vento. ‘Salverà il suo popolo dai suoi peccati, sarà figlio del Dio Altissimo. Lo chiamerai Yeshua’ “. La nascita di Gesù è raccontata, in questo testo, in prima persona da tutti i protagonisti ed i testimoni dell’evento. E Miryam capirà che la scelta importante che sta maturando è il primo passo per diventare una discepola del bimbo che porta in grembo. “Prima della fondazione del mondo, Dio sapeva che un giorno avrebbe dovuto scegliere una ragazzina in mezzo al suo popolo. Non più che una bambina. Prima che tutto avesse inizio, Dio sapeva già che un

c@ttolici in rete

Zammeru Maskil: Cantate a Dio con arte

argo

IL POLLICE

ALL’INFINITO Ed eccoci, nuovamente, a riflettere su quella televisione che a noi piace poco, anzi pochissimo, per non dire affatto. Ci riferiamo agli intrattenimenti pomeridiani che potrebbero coinvolgere, o meglio coinvolgono quello che resta delle famiglie impegnate nel lavoro e in pause pranzo e dintorni. E questo, ancora una volta, “a prescindere”, come direbbe il principe De Curtis, che si tratti delle reti della televisione di Stato o delle reti private. Uguali, anche, per il succedersi delle interruzioni pubblicitarie, oltre che in quell’insistere esasperato su certe notizie sulle quali, forse, sarebbe più giusto far cadere il silenzio. Tutto uguale, quindi, sotto il cielo d’Italia, e lo conferma perfino “La vita in diretta” (Rai Uno, ore 16,10) il programma di attualità condotto da Lamberto Sposini e Mara Venier, che, pur nelle assolute e molteplici professionalità del suo articolarsi, continua nel costruire puntate sui fatti di cronaca al negativo (possibile che non ci sia alcunché di positivo in questo paese!) sollecitando attenzioni diseducative. Parliamo d’altro, per favore.

lor@delavoro di Samuele Vincenti

Sono aperte le iscrizioni ai corsi di formazione organizzati dall’Inap di Lecce per conseguire il titolo di educatore di asilo nido o di assistente di scuola dell’infanzia. L’Inap, istituto di formazione professionale che opera nel capoluogo salentino dal 1985, è un Ente accreditato dal Ministero del Lavoro per il rilascio delle qualifiche riconosciute dalla Regione Puglia, secondo quanto previsto dagli articoli 8 e 14 della legge 845 del 21 dicembre 1978. Al termine di ogni attività promossa e coordinata dall’Ente, sono infatti rilasciati degli Attestati spendibili nel mondo del lavoro e riconosciuti dalla nostra Regione. A partire da marzo, continuando la proficua collaborazione con la Fism di Lecce, Federazione Italiana

Tommaso Dimitri

Il sito che oggi visitiamo è relativamente giovane (nato simbolicamente il 21 gennaio 2001 ricorrenza di S. Agnese Martire) ma che in pochissimo tempo è diventato uno dei 15 siti cattolici più visitati. Il nome è costituito da due parole ebraiche: “Zammeru Maskil” che significano “Cantate a Dio con arte” (Salmo 47,8) www.zammerumaskil.com. Il sito nasce dal titolo della tesi in Musica Sacra e Fonosimbolismo di Paul Freeman e si sviluppa come vetrina sul web per condividere le composizioni scritte per la liturgia, la para liturgia e il cinema. Successivamente si è arricchito dall’esperienza cattolica sia personale, che come coppia e famiglia. Alla breve intervista, realizzata per questa occasione a Paul e Francesca Freeman, cosa vi ha spinto a realizzare questo portale, ci rispondono: “Non abbiamo particolari sogni o desideri se non quello di suscitare la lode, il timor di Dio e la pietà in coloro che ci visitano, unito ad una forte appartenenza e amore alla Chiesa Cattolica. L’unica sezione musicale tutt’ora presente è quella dedicata alla chitarra. In realtà però l’autore sacro del Salmo 47, quando esorta a cantare a Dio con arte, non si riferisce solo al canto e alla musica, bensì a tutta la vita dell’uomo la quale è chiamata ad essere un canto armonioso di Lode in tutta la sinfonia della creazione (Salmo 150). Perciò, successivamente, il sito, fedele al suo titolo, si è arricchito via via di materiale finalizzato alla crescita cristiana a 360 gradi”. Così il sito diventa lentamente un portale ricchissimo di materiale catechetico, riflessioni, spunti antropologici e psicologici. Una raccolta abbondante di materiale utile per la pastorale, la propria formazione e il nutrimento spirituale. Una sezione di News e di Rassegna stampa Cattolica aperta alle novità che spaziano dal mondo alla pastorale, dall’etica alla catechesi. Un mini-portale dedicato allo Spirito Santo, il commento al Vangelo della Domenica, testi per la meditazione e la cultura, sfondi per il desktop, una sezione dedicata all’impegno politico con la dottrina sociale della Chiesa e più di 700 software free e gratuiti di pubblica utilità, testati uno per uno e a tanti consigli utili per la manutenzione del Pc e la costruzione di siti Web. Buona navigazione.

marialucia andreassi giorno si sarebbe chinato su una bambina, le avrebbe rivolto una domanda e avrebbe dovuto attendere la sua risposta. Perchè Dio ha voluto che gli uomini fossero creature libere. Lui che è in ogni luogo, ha lasciato loro uno spazio inviolabile. Una piccola sfera in mezzo al cuore, una cavità, una porta. Dove nessuno può entrare. Lì ogni uomo decide per se stesso. E dio bussa, chiede, domanda. E sulla soglia attende una risposta”. Un libro di spessore che offre uno spunto di riflessione a tutti. Silvia Vecchini, Miryam, San Paolo Edizioni, 16.00, pag. 300

LA STAGIONE LIRICA 2011 Anna Rita Favale

Al teatro Filograna è in scena Iancu Parte dal Basso Salento, da un paesino immerso negli anni ‘80, la storia di “Iancu” (un paese vuol dire)”, nuovo spettacolo di Koreja, di Francesco Niccolini e Fabrizio Saccomanno, con in scena lo stesso Saccomanno per la regia di Salvatore Tramacere. Iancu, in programma al Teatro Filograna di Casarano, è uno scorcio di Salento che oggi non c’è più, fatto di piazze e comunità svuotate, imbarbarite o svendute. È il racconto di una giornata, una domenica dell’agosto del 1976 in cui la grande Storia, quella con la S maiuscola, invade la vita e le strade di un paese del Salento. Un famoso bandito, fuggito dal carcere di Lecce due giorni prima, è stato riconosciuto mentre si nasconde nelle campagne del paese. Inizia così una tragicomica caccia all’uomo che coinvolge un po’ tutti, bambini compresi. Ma questo non è solo il racconto di una giornata. È il racconto di un’infanzia e degli inganni e le illusioni che la circondano. Ed è soprattutto il racconto di un’epoca. Attraverso gli occhi di un bambino di otto anni viene ricostruito il mosaico del ricordo: uno strano e deformato affresco di quegli anni nel profondo Sud. Un sud che oggi non c’è più, piazze e comunità che si sono svuotate e si sono imbarbarite, o sono state svendute. Con quegli occhi a volte spalancati, altre socchiusi, altre ancora addormentati e in sogno, si racconta un mondo, frammenti di storia e di uomini e di donne, di battaglie tra bande e rivali e giochi pericolosi. Nessuna cartolina, nessuna nostalgia: è un mondo duro, cupo, eppure comico e grottesco. Un mondo fotografato un attimo prima di scomparire. Un mondo di figure mitiche, contadini, preti, nonni, libellule, giornaletti e una gran voglia di diventare grandi, chissà poi perché. Lo spettacolo rientra nella stagione di prosa promossa dal Teatro Pubblico Pugliese. Sipario alle ore 21. Costo dei biglietti: 1° settore 16 euro, ridotto 13; 2° settore 13 euro, ridotto 10. I posti non numerati 8 euro. Per informazioni chiamare lo 0833.514242.

Corsi Inap per educatori di asilo e assistenti di scuola dell’infanzia Scuole Materne, l’Istituto avvierà i corsi per educatori di infanzia nell’anno 2011, rivolti ad adulti e neodiplomati che vogliano intraprendere una nuova carriera lavorativa nell’ambito dei servizi per i bambini in età prescolare. In particolare, i corsi che saranno attivati sono due: assistente di scuola dell’infanzia ed educatore di asilo nido. Per la figura di assistente di scuola dell’infanzia, sono previste lezioni teoriche in aula, cui seguiranno le attività di tirocinio in strutture per l’infanzia pubbliche o paritarie, accreditate presso l’istituto prima dell’inizio del periodo di formazione. Nella seconda fase, affiancando gli insegnanti, gli aspiranti assistenti si occuperanno dei fabbisogni dei bambini normodotati da 0 a 6 anni per

quanto attiene la cura dell’igiene, la somministrazione dei pasti, e il gioco. L’unico requisito di accesso a questo corso è il possesso di un diploma, o titolo equipollente, di scuola secondaria superiore. La durata delle lezioni e degli stages è di 7 mesi, la frequenza può essere antimeridiana o meridiana, secondo le esigenze degli allievi. Il corso teorico si svilupperà su tre macroaree: igienico-sanitaria, psico-pedagogia, socio-culturale e legislativa. Il costo del corso, comprensivo dei testi e delle dispense che saranno distribuite durante le lezioni frontali, delle assicurazioni obbligatorie per lo svolgimento dei tirocini, è pari a 1.560 euro, con possibilità di dilazionare l’importo secondo le proprie

esigenze e di concerto con l’Istituto. Il corso di educatore di asilo nido mira invece a dotare gli operatori impegnati nei servizi socio-educativi e sociali delle competenze necessarie a sviluppare progetti educativi innovativi, con particolare attenzione alle metodologie utilizzate e alla didattica per la priva infanzia. L’insegnamento è riservato ai diplomati degli istituti magistrali, dei licei psico-pedagogici, o di altri istituti dell’area dei servizi sociali. La durata del corso è di 4 mesi e, come per gli assistenti di nido, gli orari di frequenza potranno essere concordati con la dirigenza dell’Inap. Le materie di studio saranno le stesse anche per gli educatori: area igienico-sanitaria, area psico-pedagogia, area socio-culturale e legisla-

tiva. Il costo totale del corso, sarà di 1.070 euro. Tutte le informazioni relative ai corsi possono essere richieste all’indirizzo di posta elettronica info@inaplecce.it o al numero di telefono 0832/348605. Le scuole che fossero invece interessate ad accogliere presso le proprie strutture alcuni tirocinanti beneficiando della loro collaborazione e disponibilità, possono contattare, allo stesso numero telefonico, il presidente dell’Inap, Antonio Pastore.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 12 febbraio 2011

lo sport L’ASSIST di Paolo Lojodice

A Catania sono vietate le disattenzioni fatali. Dal “Massimino” nopn si può tornare a mani vuote è troppo importante nella corsa per non retrocedere

Lecce, tensione costante “Credo assolutamente in loro, perché hanno dimostrato in tutte le partite che non sono inferiori a nessuno” così il Catania riparte dalle parole chiare e semplici di Diego Pablo Simeone rivolte alla propria squadra, prologo per lo scontro diretto della 25-esima giornata contro il Lecce, al Massimino. Per contro, in appena 8 giornate le ambizioni dei giallorossi di De Canio si misurano per la seconda volta con una formazione siciliana; questa volta, però, a differenza del turno casalingo contro il Palermo le cui mire escono dal Via del Mare rafforzate in chiave Champions, quello contro gli etnei è uno scontro diretto per la salvezza. Per i salentini, quanto di buono fatto vedere nel primo tempo della partita disputata contro il Palermo, è stato ampiamente annullato dai cinque minuti di amnesia collettiva che hanno determinato il pareggio e il sorpasso da parte degli uomini dell’ex Delio Rossi, facendo suonare il campanello di allarme per situazioni già vissute: “Non siamo riuscire a mantenere altissimo il livello di concentrazione e determinazione agonistica - ha commentato De Canio - caratteristica importantissima per una squadra che ambisce al traguardo della salvezza; con un successo sul

Palermo ci saremmo ritrovati con tre punti di vantaggio sul prossimo avversario Catania e sulla zona più calda della classifica. Tuttavia - continua il tecnico leccese - eravamo e siamo tuttora consapevoli delle difficoltà che incontreremo lungo il nostro cammino, e questa sconfitta non cambia il percorso che ci attende da qui alla fine”. Due posizioni, quelle dei due allenatori, che in sostanza non cambiano poi di molto, anche perché entrambe le contendenti hanno motivi pressoché identici per tenere a distanza Brescia e Cesena, incollate al Lecce al meglio di una partita, in piena bagarre retrocessio-

ne. Gli etnei devono centrare il risultato pieno per sopravanzare il Lecce e, in un sol colpo, rintuzzare i tentativi del Brescia di rinvenire sulla quart’ultima posizione. Tale necessità potrebbe favorire le strategie del Lecce, più propenso sfruttare il gioco di rimessa per colpire in contropiede. In casa rossazzurra l’unica novità certa è il recupero di Potenza, terzino destro che, ironia della sorte, andrà subito a rimpiazzare un assente sicuro, l’argentino Alvarez, squalificato dopo l’espulsione rimediata sul campo del Bologna, nell’ultima partita persa dai rossazzurri. Incertezze circa i recuperi di

Biagianti, Izco, Carboni. Si attende il trasfer di Bergessio che dovrebbe scendere in campo, in caso di risoluzione positiva del problema, domenica dal primo minuto contro il Lecce. Il Lecce deve superare prima di tutto il pericolo dei suoi cali di tensione e, nello specifico, una raccomandazione andrebbe proprio alla difesa , lo stesso De Canio conosce le insidie “contro squadre che possono schierare calciatori di grande qualità, nel momento in cui la tensione nervosa ha una flessione, qualsiasi distrazione può risultare fatale” … e il Catania ha davanti un talento come Maxi Lopez.

MONDO Il nuovo master del Csi Anche quest’anno come avviene ormai già da tempo, il Csi e i suoi affiliati si ritrovano presso il Centro Tecnico Federale della Fgci a Coverciano in Toscana, dove sarà offerta loro la possibilità di confrontarsi e condividere le proprie esperienze maturate in ambito locale. Infatti dal 19 al 20 febbraio 2011, si rinnova per la terza volta, l’appuntamento con il Master organizzato dal Csi, durante il quale verrà affrontata una tematica di grande interesse come l’organizzazione del sistema sportivo italiano. Ancora una volta i posti disponibili per questo significativo evento saranno limitati a circa un centinaio di dirigenti sportivi del Csi e la quota di partecipazione sarà di 135 euro. I responsabili locali del Centro Sportivo Italiano, coordinati dal Presidente nazionale Massimo Achini, saranno dunque chiamati ad acquisire nuove conoscenze che poi trasmetteranno ai numerosi membri dei rispettivi comitati provinciali. Come è già accaduto nelle passate edizioni del Master, anche per quest’anno il Comitato di Lecce ha deciso di aderire a questa interessante esperienza formativa. Infatti, a rappresentare i soci della nostra città saranno presenti Marco Calogiuri e Michele De Giorgi, rispettivamente Presidente e Direttore Tecnico Provinciale della sezione salentina, che avranno la possibilità di conoscere nel dettaglio la struttura e il funzionamento dell’ambiente sportivo italiano e costruire un dialogo sempre più collaborativo con il Coni. Si tratta di un’esperienza unica e costruttiva per chi, come gli amministratori del Csi di Lecce, è pervaso dalla consapevolezza che anche le piccole realtà, seppur limitate possono offrire un importante contributo al continuo sviluppo di questa ormai conosciutissima associazione, che può sempre contare sul sostegno di tutti coloro che dedicano il proprio tempo e i propri sforzi con l’intento di trasmettere sani valori sportivi e morali. Giampaolo Mercadante


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