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Lecce, 29 gennaio 2011

L’Ora del Salento

UN EURO

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Nuova serie, Anno XXI, n. 3

Lo scempio di Nicola Paparella Il Paese non può più assistere in silenzio allo scempio che si va compiendo a danno delle coscienze, della morale, della famiglia, delle istituzioni e della legalità. Non ci riferiamo soltanto a Silvio Berlusconi, ma anche a tutti coloro che, al governo o in Parlamento, lo difendono mentre invece dovrebbero aiutarlo, come ebbe a chiedere la moglie Veronica, quando esplicitamente avvertì: “è ammalato; aiutatelo”. E ci riferiamo anche a tutti coloro che, negli uffici o nelle aziende, nella Chiesa o nella famiglia, avendo salute mentale e capacità di giudizio, preferiscono tacere, nascondere, giustificare. Al punto in cui siamo, il silenzio vuol dire connivenza. Siamo giunti ad un tale livello di degrado, da rischiare il precipizio. Occorre reagire con fermezza e con perseveranza, accettando anche il rischio dell’impopolarità o il prezzo della denigrazione, come è accaduto a Dino Boffo, il direttore galantuomo dell’Avvenire, o come è più volte accaduto al management di Famiglia Cristiana o come spesso accade a tante alte cariche dello Stato, magistrati compresi. Non ci appassionano le vicende di casa Berlusconi e meno ancora quello che accade nella sua camera da letto, ma ci preoccupa lo scempio del corpo delle donne. Le donne vere, le persone per bene, stanno scomparendo dalle immagini che vanno in Tv, in cambio delle cortigiane, delle bamboline, delle ambiziose che faranno carriere folgoranti. . . La donna rischia di diventare una figura grottesca, volgare, persino indecente e comunque sempre pesantemente umiliata. Lo scempio della verità è altrettanto grave. Il cumulo delle bugie che il cittadino deve subire è inquietante. In America, per una bugia, i Presidenti vengono posti in stato di accusa, da noi, al massimo qualcuno sorride. E di bugie se ne dicono tante. Due mesi fa il Premier ha dichiarato in Tv di aver subito 106 processi; nello stesso giorno la figlia Marina dice che i processi a carico del padre sono 26. Dopo qualche ora, il portavoce ufficiale, Paolo Bonaiuti dice che i processi sono 109, ma viene corretto da Bruno Vespa che a Porta a Porta dice: “Non esageriamo, i processi sono 26”; per Marco Travaglio la cifra esatta è 16. Dove sta la verità? Basta andare in internet e si capisce chi è che dice le bugie. E questo vale anche per questioni più “politiche”, per le tasse, per l’economia, persino per la stima dei consensi. Infastidisce l’ostentazione volgare del potere economico. Questo tourbillon di danari, questo giro di bustarelle ripiene di soldi, questi preziosi pensierini distribuiti alle fanciulle in cambio della loro compagnia, offendono il cuore e la mente di chi lavora duramente per portare a casa, a fine mese, appena l’ombra di quel che gira in una sola sera in certe ville, dove, evidentemente, non giunge nemmeno l’eco della disoccupazione e della povertà. Dobbiamo preoccuparci per l’effetto che hanno questi messaggi sui giovani.

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SETTIMANALE CATTOLICO

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Lecce, 29 gennaio 2011

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LA FESTA DEI GIORNALISTI LECCESI

LA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA

Comunicare Nella Chiesa la ‘vita buona’ da consacrati

Domenica 30 gennaio si rinnova l’oramai tradizionale appuntamento con la Festa dei Giornalisti, in occasione della solennità di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Alle ore 11, nell’Aula Mincuzzi del Seminario Arcivescovile di Lecce, S. E. mons. Domenico d’Ambrosio accoglierà gli operatori della comunicazione. In apertura, mons. Adolfo Putignano presenterà il Messaggio del Santo Padre per la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che racchiude riflessioni più che mai adatte al nostro tempo che vede l’incontrollabile crescita della diffusione della comunicazione attraverso la rete internet. Nel messaggio, Benedetto XVI richiamando i principi di “verità, annuncio e autenticità di vita”, invita i giovani a fare buon uso della loro presenza nell’arena digitale. Da questi temi prenderà avvio un momento di riflessione e dialogo dei Giornalisti con il Presule che si concluderà con la Celebrazione Eucaristica.

8-9

Si festeggia il 2 febbraio la XV Giornata Mondiale della vita consacrata che quest’anno punta l’attenzione sull’urgenza educativa, particolarmente sentita nei tempi odierni. Alle ore 16 S.E. mons. Domenico D’Ambrosio incontrerà le consacrate presso il Monastero di San Giovanni Evangelista in Lecce. Sarà questo un momento per ricordare che la vita consacrata costituisce una fondamentale testimonianza per tutte le altre forme di vita cristiana, indicando la meta ultima della storia in quella speranza che sola può animare ogni autentico processo educativo. Alle 16.30 seguirà la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo di Lecce. Durante la cerimonia suor Emanuela Parata emetterà la professione solenne e si consacrerà nella vita monastica. A seguire i festeggiamenti di una suora che compie 25 anni di vita consacrata e di altre sei che ne compiono 50.

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Per S. Giovanni Bosco

Salesiani in festa

7 Inaugurato il Parco

A don Di Nanni

7 LiceoArtistico Pellegrino

La presentazione a Lecce il 7 febbraio alle 11 nell’Antico Seminario

Scuola per il futuro

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La Madre dei credenti e I Santi del giorno I nuovi libri dell’Arcivescovo emerito

Stagione Lirica 2011

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Il Don Pasquale


L’Ora del Salento

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primopiano

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EDITORIALI VITA POLITICA E VITA MORALE

La formula giusta: disinteresse personale, L’antipolitica crea comportamento esemplare, motivazione il malcostume

Quando, prima di dedicarmi alla politica attiva, frequentai un corso di formazione, le cui lezioni erano tenute dai maggiori esponenti del partito cui intendevo aderire, uno dei relatori, Amintore Fanfani, alla domanda come comportarsi di fronte a situazioni confuse rese ingannevoli dalla suggestione delle contrastanti motivazioni addotte, mi rispose: “Rifletti e, poi, fatti guidare dai principi”. Ho tentato di applicare quel sintetico consiglio tutte le volte in cui è toccato anche a me di decidere qualcosa che avrebbe inciso nella vita non di una sola, ma di più persone. Il valore di quell’avvertimento torna ancora alla mia mente quando c’è difficoltà ad esprimere giudizi su fatti la cui interpretazione si presta a differenti valutazioni e suggestioni, amplificate dai mezzi di comunicazione di massa. Una cosa va chiarita subito: la politica è diversa da altre attività. Non perché sia più importante, in quanto ogni mestiere è utile e significativo per gli altri, ma la politica ha peculiarità tutte sue, che la distinguono dalle altre attività, rendendola unica. Per il suo esercizio non sono richiesti titoli o specifiche professionalità. Ciò, però, non significa che tolleri improvvisazioni né che chiunque possa svolgere il ruolo in maniera adeguata, se non abbia capacità e competenze che vanno dalla dedizione per il bene comune

L’Ora del Salento SETTIMANALE CATTOLICO Iscritto al n. 517 del Registro stampa del Tribunale di Lecce

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Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

allo studio critico dei problemi, dal bisogno di viver tra gente a forti ideali intensamente vissuti. Come altre attività, anche la politica si basa su di un rapporto di fiducia soltanto che, mentre con il falegname o con l’avvocato l’incarico si risolve in un rapporto bilaterale, al quale gli altri restano estranei, in politica il mandato ricevuto si traduce in una delega il cui esercizio non ricade su alcuni, ma si estende a tutti i componenti di una comunità, compresi coloro che fermamente si sono opposti al conferimento del mandato stesso. Ne deriva che l’eletto, proprio in considerazione di dover decidere anche per coloro che in lui non hanno manifestato fiducia, dovrebbe esercitare il mandato con senso di misura ed equità. La politica non comporta, diversamente dalle altre attività, una delega specifica a fare o a non fare, ma una rappresentanza generale da utilizzare secondo impegni assunti quasi sempre in modo generico, sia pure su principi caratterizzanti. Perciò, il politico è sempre solo di fronte alla sua coscienza. Anche le indicazioni del partito non lo svincolano. Lo riconosce e lo garantisce la Costituzione: il mandato è senza vincolo. Il politico, dunque, è solo dinanzi alla sua coscienza: è una solitudine spesso drammatica! Don Luigi Sturzo, che pure aveva fondato un partito, ammoniva: “Quando gli eletti

dal popolo - e non dai partiti varcano la soglia delle Assemblee hanno la loro responsabilità morale e politica che li lega allo Stato e rispondono personalmente dell’unità nazionale”. La peculiarità della politica comporta la conseguenza dell’assoluta libertà da pressioni e da ricatti in quanto deve essere svolta serenamente, con l’avvertenza che la condotta del politico influisce sulla stima e sull’attaccamento del cittadino verso le istituzioni. Le predette conseguenze, che operano su piani diversi, risentono di alcune condizioni le quali favoriscono la correttezza e la produttività dell’azione del politico, mentre contribuiscono al corretto funzionamento dell’intero sistema di rappresentanza democratica. L’economia di queste note consiglia di riassumere le accennate condizioni in tre soltanto. La prima riguarda il disinteresse personale dal quale discendono credibilità ed autorevolezza del politico. L’ipotesi che una soluzione lo possa trovare beneficiario della stessa, svilisce l’affidabilità del politico in quella e in qualunque altra questione. La seconda richiede un comportamento esemplare che non tollera distinzioni tra sfera pubblica e sfera privata. Se simile distinzione di comodo non è convincente in alcuna attività umana, a maggior ragione non può esserlo quando

PENSANDOCI BENE...

l’estorsione può attentare alla libertà del politico ed il fango rischia di deturpare le istituzioni che appartengono alla comunità. Peraltro, quanto più si è esposti, tanto più si può influire nel modo di agire degli altri. L’ultima condizione concerne il motivo per il quale ci si impegna in politica. Chi scrive ricorda la sorpresa e la tristezza con cui, durante la ventata del Sessantotto, non si seppe reagire al cambiamento delle carte sul tavolo. Non si parlò più di politica come servizio, ma di esercizio del potere. In quegli anni molte cose furono accettate acriticamente, pensando fossero soltanto parole a cui si poteva facilmente porre rimedio, mentre erano pietre. Un decennio dopo, Paolo VI ed il Concilio Vaticano II insegnarono che, tra le tante attività di benemerito volontariato, la politica, intesa come servizio alla collettività e, in particolare, ai deboli, per la generalità degli obiettivi che persegue, è volontariato complessivo e, quindi, più incisivo di qualunque altro. Intorno a quest’alto monito - sul quale la Chiesa torna spesso con preoccupazione, ma anche con speranza, spronando i credenti a non restare indifferenti - è venuto il momento di invocare l’aiuto dello Spirito Santo. La politica è cosa seria ed incide profondamente nella vita dei singoli come della collettività. Giorgio de Giuseppe

di Giuseppina Capozzi

Valore del creato ed ecologia Il futuro equilibrio ecologico, come preoccupazione pressante per il futuro dell’umanità stessa, è un argomento che ritorna frequentemente nelle parole di Giovanni Paolo II. Il richiamo continuo alla responsabilità personale e istituzionale si accompagna, nei richiami del Pontefice, alla conversione ecologica. Evidenziare l’importanza degli elementi naturali come elementi indispensabili per la vita e chiedere di costruire un nuovo modello di sviluppo che tuteli l’ambiente evidenziano l’attenzione della Chiesa alla promozione “della difesa della terra, dell’acqua e dell’aria, donate dal Creatore a tutti”; la Chiesa “soprattutto si adopera per proteggere l’uomo contro la distruzione di se stesso”. Infatti, come scriveva Giovanni Paolo II nella Enciclica Centesimus annus (1991): “All’origine dell’insensata distruzione dell’ambiente naturale c’è un errore antropologico. L’uomo dimentica la prima originaria donazione delle cose da parte di Dio”. Ma quando si parla di ambiente naturale, in tutto il magistero della Chiesa si fa riferimento non al semplice cosmo bensì al creato. La differenza linguistica è soprattutto differenza di contenuto: il primo è il physis dei greci, l’Universo fisico ordinato, contrapposto al disordine del caos, in cui l’uomo è cosa tra le cose; il secondo termine indica l’insieme delle cose nate dal nulla alla vita, come opera della creazione di Dio. Qui si mette in gioco il valore del creato: nella natura si manifesta un ordine e un piano che non po-

trebbero assolutamente nascere dal caos! La bellezza della natura è riflesso della Sua stessa bellezza e nella sua contemplazione cogliamo “un evangelo che ci parla di Dio” (Giovanni Paolo II, 25 gennaio 2000). L’alienazione della vita quotidiana trascina l’uomo nella direzione di falsi miti che rischiano di fargli considerare assoluto, cioè un valore, il potere di controllo sull’ambiente che lo accoglie. Però ”non solo la terra è stata data da Dio all’uomo, che deve usarla rispettando l’intenzione originaria di bene, secondo la quale gli è stata donata; ma l’uomo è donato a se stesso da Dio e deve, perciò, rispettare la struttura naturale e morale, di cui è stato dotato” (Centesimus annus, 38). L’uomo ha un mandato di conservazione e sviluppo sui beni della terra, destinati universalmente a completare il suo mondo. In questa complementarietà si evidenzia l’incalcolabile errore antropologico: cioè la concezione dell’uomo che si pone al posto di Dio! L’attenzione posta dal Pontefice sull’ambiente come “bene collettivo” richiama chiaramente l’impegno delle istituzioni politiche a modificare le logiche, funzionali a pochi gruppi di potere, nel gestire beni primari per la vita come l’acqua e l’aria. L’obiettivo è quello di predisporre modelli di sviluppo che si fondino su meccanismi di equità sociale e solidarietà internazionale, e non in funzione esclusivamente delle esigenze dei più ricchi: solo così la famiglia umana potrà sopravvivere. info@giuseppinacapozzi.it

In occasione della celebrazione dei 150 anni della Unità d’Italia, è da augurarsi che ogni cittadino avverta il bisogno di sfogliare la storia del nostro Paese per meglio comprendere le varie fasi del processo di unificazione nazionale. In tal modo, scoprirà splendidi esempi di amor patrio, stupende passioni di Spiriti Eletti, mirabili dedizioni al bene comune. Ma, anche, vicende conturbanti, ingordizie, fellonie e voltafaccia clamorosi. La storia dei popoli dell’universo intero, da sempre, è racchiusa nelle due facce di una stessa medaglia. Su una, sono scolpite le virtù; sull’altra figurano i vizi. Considerazione questa che può sospingere verso una specie di fatalismo bilanciato e senza rimedi, per cui passa il messaggio che non conviene scandalizzarsi di nulla, tanto - piaccia o no - il mondo è nato e cresciuto per essere così. In pratica, si rende padrona una infausta rassegnazione, destinata a provocare sempre di più, nel volgere del tempo, avanzanti nefandezze, che sottraggono cospicue parti alla dote dei valori. Consegue che la moralità assottiglia la sua incidenza mentre, ipocritamente, la si vanta a parole e, invece, nei fatti, la si affonda nel malaffare, nell’impudicizia e in stramberie crescenti.

CONTINUA DALLA PRIMA

Lo scempio Sta passando l’idea che lo spreco sia un diritto indiscutibile, che mentire sia del tutto lecito, che sia bello coprire di insulti gli avversari, sbeffeggiare le autorità e prendersi gioco dei giudici. è qui lo scempio: nella sistematica alterazione dell’immagine stessa della verità, nella volgarità costantemente diffusa dalla Tv spazzatura, nel senso di impunità che traspare dalle quotidiane cronache presidenziali, nella stessa insistente difesa da parte di chi dice, con lacrimevole candore, che ciascuno a casa sua è libero di fare quel che vuole. “Proprio mentre la Chiesa annuncia un decennio programmato alla rieducazione cristiana della gioventù”, osserva sconsolata Famiglia Cristiana. Contro questo scempio sistematico e continuo occorre reagire. Dobbiamo imparare ad esercitare un corretto spirito critico, sforzandoci di essere sinceri, rileggendo ogni tanto il discorso della montagna e capire che l’arroganza non aiuta a crescere. Né come persone né come Paese. Nicola Paparella

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Purtroppo, ciò accade, spesso e volentieri, nei più svariati settori del nostro vivere civile e nelle quotidianità, singole e collettive. Ancor di più, impazza nelle politica da molti definita come “l’arte del possibile” per, poi, degradarla a bivacco dell’impossibile. Eppure, spetta, in primo luogo, alla politica governare le genti e divenire essenziale cattedra decisionale e persuasiva, da cui, però, possono discendere salvezze o perdizioni, ansia di ben operare o perfidia di interessi illeciti, comportamenti eccelsi oppure spaventose brutture. Il tutto dipende da chi, per volontà popolare, è chiamato alla dura prova di un impegno, diretto ad approntare le cure e le garenzie dovute affinché la “ res publica” sia intonata, nel suo divenire e in ogni caso, ad una solare moralità sino a considerarla precipua missione di buon governo. In merito la testimonianza dei politici cattolici deve essere più netta, ardita e feconda, tenendo presente alcune essenzialità. In particolare ai traguardi descritti si perviene se i chiamati possiedono, anche nel loro privato, robuste virtù da trasferire e potenziare nel pubblico. Se si dispone di una adeguata, intima formazione. Se si è inclini alla centralità del rispetto della persona, anche se avversa. Se si ama e si pratica il senso della collegialità, dell’ascolto, dell’immedesimazione e, avendo in proprio la coscienza pulita, si reclami che simile sia quella altrui. Ancora: se si raggiunge il convincimento che più si sale in responsabilità e di più si restringono le libertà individuali, comprese quelle espressive, che vanno, armonicamente, raccordate, in ogni evenienza, al ruolo raggiunto, portando dovuto rispetto alle regole, alla legalità e, in particolare, alla Costituzione. “Guai ai pastori - ammonisce il profeta Geremia - che pascolano se stessi “ e guai a chi non sa distribuire giustizia serena. Né si scordi che la politica è una scienza seria, severa, quasi mistica tanto da far dire al grande Pontefice Paolo VI: “la politica è la forma più esigente, più crocefissa, più organica della carità”. Non solo. Vi è da aggiungere che quando la politica rispetta la moralità diviene anche strumento di pace, di pacificazione, di dialogo, di crescita e di avveduta eguaglianza. Invece, l’antipolitica che, di fatto, accantona la moralità produce guerriglia, confusione, malcostume e delirio di strapotere. Se quanto accennato sembra utopia, a noi non resta che assuefarci alle miserie dell’oggi e disperare che un nuovo Risorgimento si possa raggiungere. Attenzione: chi si arrende al decadimento perde prima di combatterlo. Giacinto Urso


L’Ora del Salento

Lecce, 29 gennaio 2011

ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di Mauro Carlino

Beatitudini vero itinerario di vita

Le beatitudini proclamate da Gesù nel discorso della montagna partono dalla povertà di spirito, tipica dell’umile di Dio, e raggiungono il loro apice nell’ultima proclamazione della persecuzione e del martirio. In tal modo, esse costituiscono un vero itinerario di vita, il cui centro è costituito dalla misericordia e dalla purezza del cuore. Tratterò solo delle prime tre beatitudini. Riguardo ai poveri in spirito, è opportuno rileggere Sir 25,2: “Tre tipi di persone io detesto: un povero superbo, un ricco bugiardo, un vecchio adultero, privo di senno”. Tale passo ci rammenta che il povero in spirito è la persona umile che si affida unicamente a Dio, al fine di ottenere il suo regno. Tra i poveri in spirito si possono annoverare anche i ricchi di beni materiali se si umiliano davanti al Signore e ne osservano i comandamenti, qual vero tesoro della vita: “Sfrutta le ricchezze secondo i comandi dell’Altissimo, ti saranno più utili dell’oro… Rinserra l’elemosina nei tuoi scrigni ed essa ti libererà da ogni disgrazia” (Sir 29, 11-12). Se questo era lo stupendo insegnamento sapienziale, il Signore Gesù vi aggiunge la radicalità del Vangelo, che Egli stesso annuncia e vive nella sua carne. Gesù, infatti, è il vero povero in spirito, perché non è legato ad alcun bene materiale (“Mio cibo è fare la volontà del Padre”): pertanto in Lui, il regno dei cieli promesso è già compiuto. Per rafforzare l’ideale dell’umiltà quale fondamento del vero discepolato, il Signore pronuncia le due successive beatitudini: l’afflizione e la mitezza. Nel primo caso l’umiltà assume la connotazione della constatazione della propria miseria, mentre nel secondo si riveste di pazienza. Infatti l’afflizione di cui Cristo parla, si ricollega all’immagine veterotestamentaria degli afflitti di Sion, i quali piangevano sulle rovine di Gerusalemme, durante il tempo della deportazione babilonese. Anche in questo caso, il Signore si manifesta come il vero afflitto per le sorti di Gerusalemme, la quale non ha riconosciuto il tempo della visita di Dio e per la quale il Signore versa le sue lacrime. Tale afflizione di Cristo risplende nell’ora della passione, dove egli stesso invita le pie donne a non piangere su di lui, perché: “se hanno trattato così il legno verde, che sarà del legno secco?”, ma si trasforma in perenne consolazione nella risurrezione. In noi, allora, tale beatitudine consiste nel piangere per i nostri peccati, giacchè, “Tu, Signore, non disprezzi un cuore affranto e umiliato” (Sal 50). Infine, il Signore proclama la beatitudine della mitezza. È facile scorgervi l’immagine del mite agnello immolato che, con la sua pazienza, ottiene al mondo, riscattato dal suo sangue, la vera terra promessa. Che il nostro rinnovamento spirituale, dunque, parta precisamente dall’accoglienza della virtù dell’umiltà che significa riconoscimento della propria umana miseria, pazienza nel combattimento spirituale e vittoria ottenuta in virtù della grazia del Risorto.

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L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Domenica 30 gennaio 2011

Mercoledì 2 febbraio 2011

Ore 9,30 - Celebra la S. Messa nella Parrocchia S. Matteo. Ore 11,30 - Celebra la S. Messa con i giornalisti nella Cappella del nuovo Seminario. Ore 18 - Celebra la S. Messa nella parr. S.Giovanni Bosco in S. Pietro V.co.

Mattina - Udienze Ore 17 - Presiede la S. Messa con la Professione Solenne di una monaca presso il Monastero delle Benedettine.

Lunedì 31 gennaio 2011 Mattina - Udienze Ore 10 Partecipa alla Consegna delle Medaglie d’onore in Prefettura. Ore 18 celebra la S. Messa nella parr. S. Giov. Bosco di Lecce.

Martedì 1 febbraio 2011 Mattina - Udienze Ore 20 - Presiede la Veglia della Giornata della vita nella Chiesa di S. G. Maria Vianney.

Giovedì 3 febbraio 2011 Ore 18,30 - Celebra la S .Messa in onore di S. Biagio nella Chiesa di S. Chiara.

Venerdì 4 febbraio Mattina - Udienze

Sabato 5 Mattina - Udienze Ore 16 - Apre l’Assemblea Diocesana di AC presso la Basilica del Rosario.

PASTORALE VOCAZIONALE Centro Diocesano Vocazioni Lecce Gruppo Miriam - www.vocazionilecce.it Adolescenti, un viaggio, un’avventura… 19 febbraio 2011 - L’amicizia: insieme è meglio 19 marzo 2011 - Innamorarsi: “Quando dico che ti amo” 16 aprile 2011 - Gesù: un amico speciale 10 maggio 2011 - La preghiera: “Ma perchè pregare?” 3-5 giugno 2011 - Libertà di... libertà per... Giornate di fraternità e condivisione Dove?: Presso la casa delle Suore Carmelitane di Arnesano, Via Materdomini n. 30 A che ora?: Dalle 17.00 alle 19.00 … sei pronta a partire.

RITI E DEVOZIONI

SEGNALI DI LAICALITÀ/13

di Tonio Rollo

La promulgazione dei nuovi Santi e dei Beati L’Italia cade ricordando don Luigi Biraghi e don Luigi Monza dalle nubi del Card. Bagnasco Quando queste note storico-giuridiche giungeranno in mano ai lettori ci troveranno a metà settimana tra la memoria liturgica di San Francesco di Sales e quella di San Giovanni Bosco; che è quanto dire tra l’annuale ricordo del protettore e del fondatore di quella che fu un tempo la Pia Società Salesiana. Don Bosco non volle che il suo nome comparisse ufficialmente nel titolo della Congregazione da lui fondata. Tanto ci riporta col pensiero al 1° aprile del ’34: pasqua di resurrezione e chiusura dell’Anno della redenzione, quando l’antico contadinello dei becchi fu iscritto nel catalogo dei Santi da Papa Pio XI. Profittiamo di tale ricordo per scrivere qualcosa sulla promulgazione di nuovi santi e beati, facendo seguito a quanto scritto nel numero precedente di questo settimanale intorno ai venerabili. Ora precisando che nell’elenco promulgativo della lista santoriale del 10 dicembre ultimo scorso, quel decreto del dicastero dei santi valeva come un ius in re (diritto acquisito) solo per i venerabili. Mentre per il miracolo del beato Conforti vescovo di Parma e fondatore dell’istituto missioni estere, e per i quattro miracoli dei venerabili, nonché per i sette riconoscimenti, il martirio di altri sette testimoni della fede (tra cui quattro francescani del primo e terzo ordine secolare) era soltanto un ius ad rem, che significa una premessa indispensabile - ma solo previa - per la loro promulgazione che avverrà: con lettera decretale a firma del Santo Padre per il santo e con breve apostolico a firma del segretario di stato (ma per speciale mandato del Santo Padre) per i beati. Ciò avverrà quanto prima a data da stabilirsi. Per il nuovo santo con la formula di canonizzazione, che lo stesso Sommo Pontefice leggerà stralciandolo dalla parte finale della citata let-

tera che lo include; e per i beati con la lettura integrale del breve apostolico sarà promulgato ordinariamente dal prefetto dei santi, datato in quello stesso giorno; così come la citata lettera decretale per l’iscrizione nel catalogo dei santi. A mo’ di esempio si confronti per San Filippo Smaldone (A.A.S. 2007, pp.1-5) ed ivi (pp.9-11) per la beata Maria Grazia Tarallo. Ci piace concludere con un ricordo storico di un evento di beatificazione, così come fatto in introduzione per la beatificazione di Don Bosco.

Infatti, il 30 aprile del 2007, con un primato assoluto di promulgazione periferica (fuori Roma) per la chiesa ambrosiana il cardinale Saraiva Martin, prefetto del dicastero dei santi, promulgò i brevi apostolici di beatificazione del venerabile mons. Luigi Biràgo fondatore delle Suore Marcelline e del venerabile Luigi Monza, entrambi milanesi ed entrambi legati alla nostra chiesa locale per i loro istituti quivi esistenti. E se mi si consente anche cari al cuore sacerdotale dello scrivente. Oronzo De Simone

CENTRO DON G. QUARTA

Un concorso per due premi di studio Il Centro Fede e Cultura don Gaetano Quarta costituito nel desiderio di riunire i numerosi amici di don Gaetano (5-12-1934 \ 3-10-2003 ) sacerdote, studioso di scienze umane, ordinario di Psicologia Generale e Clinica presso l’Università di Lecce, ha deciso, in suo ricordo, di bandire un Concorso per due Premi di Studio da assegnare ad un laureato presso l’Università del Salento o ad un dottore di ricerca che abbia conseguito il titolo presso lo stesso Ateneo e ad un laureato in Teologia presso la Facoltà Teologica “Pio XI” di Molfetta o ad un laureato (Laurea Magistrale) in Scienze Religiose presso l’Issr di Lecce. Gli interessati potranno richiedere copia del bando di concorso inviando una e-mail a: ass.dongaetanoquarta@libero.it

Era attesa da tutti! e tutti volevano sapere come il Cardinal-presidente avrebbe affrontato l’argomento del momento nella sua prolusione. Ma facciamo il necessario passo indietro e contestualizziamo. La settimana appena trascorsa ha visto riunito il Consiglio Permanente della Cei nella diocesi di Ancona/Osimo per preparare il prossimo congresso eucaristico nazionale che si celebrerà a settembre. Come tradizione vuole il presidente della Cei ha fatto il suo bel discorso iniziale proprio per contestualizzare i lavori del Consiglio all’interno del contesto ecclesiale e sociale in cui la Chiesa italiana è chiamata ad operare. Ecco quindi l’atteso commento sulle “dense nubi” che si addensano sul belpaese. Vuoi da chi era pronto a tirar la tonaca da una parte; vuoi da chi era pronto a strapparla. E alla fine è arrivato! Appena il cardinale Bagnasco ha concluso le sue 15 cartelle, le agenzie di stampa hanno battuto il riferimento al VII e ultimo punto della prolusione riguardante la convulsa fase che il Paese sta vivendo e che deve superare in modo rapido e definitivo. Ma in queste righe non parleremo di tutto questo! Cercheremo, invece, di sottolineare le altre considerazioni che sono state evidenziate dal Cardinal-presidente e che sono state frutto di paziente ascolto e ragionata accoglienza da parte dei vescovi presenti. Il primo punto è stato dedicato alle celebrazioni e alle tradizioni che hanno caratterizzato il Natale, di quanto bene facciano al paese, anche se tutto è inserito in un quadro di de-cristianizzazione. Si è passati, poi, riprendere la questione della libertà religiosa minata da uno stillicidio di situazioni persecutorie di cui sono oggetto i cristiani. Il vescovo di Genova ha continuato a parlare proprio di cristianofobia quale versione più corrente di

intolleranza religiosa. A questo proposito si consiglia la sintesi che ha fatto del recente magistero del Papa sull’argomento. Da qui, e siamo al punto tre, il cardinale ha fatto un primo appello affinché il problema delle più elementari garanzie negate alle minoranze religiose venga posto all’attenzione con la lucidità e le energie necessarie nelle sedi internazionali. Un grazie speciale all’opera compiuta in questi giorni dall’Italia in sede europea. Una citazione d’obbligo è stata riservata all’aggressività laicista quale male sottile che sta affliggendo l’Europa che tende ad una lenta e sotterranea emarginazione del cristianesimo. Ma... guai a lasciarsi prendere dallo sconforto e dal considerarsi in uno stato di minorità. Anzi prova di dialogo e di confronto sarà dato dalla Chiesa italiana, sicura protagonista nell’incontro di Assisi a ottobre a 25 anni dell’incontro interreligioso voluto da Giovanni Paolo II. È questo il secondo appello fatto da Bagnasco, affinché tutti i fedeli mettano anima e core nel preparare questo appuntamento. I punti successivi il cardinale Bagnasco li ha dedicati all’identità dell’Italia, alla coscienza, alla coerenza della vita, all’importanza della religione che aiuta a distinguere bene e male e alla perversione di fondo del concetto di ethos. Tutti temi che sotto queste nubi sembrano cascati male perché strani e poco comprensibili; certamente difficili da spiegare e interiorizzare, anche perché sembrano non riguardare nessuno. Figuriamoci poi se qualcuno ha posto attenzione quando il presidente dei vescovi italiani ha parlato delle inascoltate contestazioni studentesche, della crisi economica che non è finita, della necessità di redistribuire parte del reddito o del peccato di furto per chi non paga le tasse. Che come dice un altro film la Chiesa sia… fuori dal mondo?


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DUE FEBBRAIO 2011 LA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA Otto comunità maschili nell’arcidiocesi di Lecce operative tra comunità parrocchiali e opere educative e sociali

Chiamati alla perfezione evangelica In occasione della 15a Giornata Mondiale della Vita Consacrata, che si celebrerà il prossimo 2 febbraio, abbiamo esaminato il ruolo delle comunità religiose maschili in ambito locale, per comprendere quanto e in quali settori esse agiscano nel nostro territorio. Coloro che, nel Messaggio della Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata, sono stati definiti i “Testimoni della vita buona del Vangelo”, esercitano i loro impegni vocazionali nell’Arcidiocesi di Lecce gravitando attorno a 13 comunità. I Missionari Comboniani, seguaci dell’ordine fondato nell’800 da Daniele Comboni, si dedicano all’evangelizzazione dei popoli. Le caratteristiche del loro servizio missionario si esprimono in quattro dimensioni: “ad gentes”, “ad pauperes”, “ad extra” e “ad vitam”, dirigendosi quindi verso i bisogni dei più deboli. Nella nostra Arcidiocesi, a Cavallino, c’è una comunità costituita tra tre membri, i quali si occupano dell’animazione missionaria e vocazionale “Migrantes”. La vocazione di tutti i Frati Minori, ordine monastico fondato da S. Francesco D’Assisi nel XIII secolo, è prettamente la missione evangelizzatrice. Il loro compito è perciò di suscitare le vocazioni speciali, di promuovere e sostenere tutte le forme di evangelizzazione e di favorire la collaborazione internazionale tra le Conferenze dei Ministri provinciali. In loco abbiamo tre comunità: una ha sede a Lecce, e comprende dieci religiosi posti al servizio della parrocchia e dell’ambito socio-culturale; una a Squinzano, con quattro religiosi che si occupano della pastorale parrocchiale; una a Lequile, con due membri che svolgono un servizio di pastorale culturale e psicoterapeutica e compongono la direzione della “Miscellanea Francescana Salentina”. Semplicità, vicinanza al popolo, spirito fraterno nelle case e nell’apostolato sono i segni visibili che caratterizzano lo stile di vita dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, la cui comunità, comprendente tre religiosi dediti alla pastorale parrocchiale e all’assistenza ospedaliera, è sita a Campi Salentina. La Compagnia di Gesù, risalente alla comunità religiosa istituita da Ignazio di Loyola nel 1540, ha lo “scopo precipuo di occuparsi specialmente della difesa e propagazione della fede, e del progresso delle anime nella vita e nella dottrina cristiana”. Essa presenta una sede operativa a Lecce, e i suoi tre religiosi sono al servizio della rettoria della Chiesa del Gesù. Il carisma vincenziano della Congregazione Padri della Missione contiene nei suoi elementi costitutivi fermenti di progresso e di rinnovamento continuo. Lo sguardo incessante alla vita di Gesù, il contatto diretto con le persone e gli ambienti di vita, il senso di Chiesa, l’atteggiamento missionario, la volontà di aiutare i poveri sono i pilastri della comunità, che a Lecce include cinque uomini che si dedicano alla pastorale parrocchiale e alle opere vincenziane. Abbiamo poi gli Scolopi, un Ordine Religioso clericale, voluto da San Giuseppe Calasanzio verso la fine del XVI secolo, dedito all’educazione dei fanciulli e giovani, preferibilmente poveri, ai quali i suoi adepti si consacrano con un quarto voto speciale. Infatti i tre Chierici regolari delle scuole Pie di Campi Salentina si occupano della Scuola “Calasanzio” e dell’attività liturgico- pastorale. I membri della Congregazione della Passione di Gesù Cristo, fondata nel 1720 da S. Paolo della Croce, si accostano a coloro che sono crocifissi dall’ ingiustizia, dalla violenza e da ogni forma di sofferenza, tramite le missioni popolari, loro attività specifica.

Essi non si limitano alla predicazione nelle chiese, ma la diffondono anche nelle famiglie, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, all’estero, e svolgono attività di direzione spirituale. Abbiamo una comunità a Campi Salentina, dove tre religiosi svolgono servizi di comunità di Noviziato e predicazioni, e una a Trepuzzi, con sei religiosi votati all’accoglienza vocazionale; entrambe le comunità si occupano anche delle missioni al popolo. Diverso il carisma della Società salesiana di don Bosco, cioè l’educazione dei giovani, con la promozione della persona a 360°, a partire dalla dimensione spirituale. Oltre a questo, che è il principale, gli altri scopi lasciati da S. Giovanni Bosco alla fine del XIX secolo, ma provvidenzialmente sempre attuali, sono le vocazioni, le missioni, l’educazione dei ceti popolari attraverso i mezzi di comunicazione sociale. I sette membri della comunità di Lecce si occupano di servizi di parrocchia, dell’oratorio, del centro giovanile e del servizio di animazione della Famiglia Salesiana.

I Terziari Cappuccini dell’Addolorata, il cui capostipite è stato il cappuccino spagnolo Luis Amigó Ferrer (vissuto tra il 1800 e il 1900) sono dediti al recupero ed all’educazione della gioventù traviata. Essi prestano infatti il loro servizio soprattutto presso le scuole professionali e le carceri minorili. È questo infatti il compito dei quattro Amigoniani della comunità di Lecce. Infine vi sono i Servi del Cuore Immacolato di Maria, una Famiglia religiosa nata venti anni fa ed eretta come Istituto di diritto diocesano due anni dopo dall’Abate e Vescovo di Subiaco mons. Stanislao Andreotti. Essi si impegnano negli esercizi spirituali, nel culto eucaristico, nella promozione della recita del Santo Rosario, negli strumenti della comunicazione sociale, nella promozione cristiana della gioventù, nell’evangelizzazione e nel servizio alla chiesa locale. I tre componenti della comunità di Carmiano sono consacrati ai servizi di seminario minore, dell’oratorio giovani e della pastorale di animazione vocazionale. Grazia Pia Licheri

FRATE MINORE OGGI

La nostra missione? Vincere per tre voti Per un punto Martin perse la cappa, ma per “tre voti” si può guadagnare la vita eterna! E già! Questa è la scommessa di ogni uomo e di ogni donna che intendono seguire più da vicino il Cristo Figlio di Dio sui passi di uomini e donne che li hanno preceduti nel solco della fede, i Santi fondatori, che rappresentano modelli di realizzazione in Cristo. Come definire il dono della vita consacrata?! Utilizzo e mi approprio di una frase che mi è sempre rimasta in mente e che rivolgeva a noi frati in formazione mons. Martino Scarafile, ora Vescovo emerito della Diocesi di Castellaneta: “Voi consacrati siete uomini venuti dal futuro! Sì, voi siete già andati a vedere quanto è bello stare con il Signore ed ora siete tornati a dirlo a tutta la Sua Chiesa”. Immagine un po’ romantica se volete, per me, però, sempre tanto chiara ed intrigante. Il Consacrato scommette. È come lo scommettitore in borsa che rischia il certo - la sua vita agiata, le sue sicurezze - per l’incerto - le promesse di Dio. E quando il rischio è alto, aumenta anche la posta in palio, il tasso di interesse. Pietro disse [a Gesù] “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. Gesù gli rispose: “In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. [31]E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi”. (Mc 10,28-30). Questo il passo da ripercorrere quando nella vita di un consacrato viene l’apatia, lo scoraggiamento, il ritorno al “vomito del mondo” - avrebbe detto Francesco d’Assisi -, quando le soddisfazioni terrene tendono a riappropriarsi del cuore dell’uomo. Il cammino di consacrazione non è cosa facile, corre sempre su un sottile filo di lana; il cuore dell’uomo che si vuole affidare a Dio non è mai capace di farlo in maniera totale e si lotta sempre in questo 50% e 50%. Ma ecco che scatta quel qualcosa in più… bastano solo tre voti per vincere il ballottaggio! E questi tre voti, che noi francescani simbolicamente ricordiamo ogni giorno a noi ed al mondo indossando il cingolo sull’abito, altro non sono che tre motivazioni, tre spinte, tre strumenti, tre consigli evangelici cui ricorrere perché la meta sia più vicina. Così la nostra vita si barcamena come meglio può, quotidianamente, in un cammino di serietà con se stessi, con i fratelli e con Dio, lottando asceticamente contro le tentazioni e le seduzioni di chi vuol portarci via il premio eterno, orientando la nostra vita ad uno stile povero - che intende il non impadronirsi di nulla, neanche della propria vita - casto - nella volontà di dedicare ogni sfera esclusivamente all’Amato - ed obbediente - che è la forma più eccelsa di affidamento a chi da sempre ha un preciso progetto su di te e che comunque ti lascia libero di scoprirlo nello srotolarsi della tua storia. Il tutto nella bellezza di un’esperienza di vita comune che non è convivenza ma che diviene “tentativo di imitazione” della comunione trinitaria. Pensando alle persone concrete che vestono un abito religioso, già molti di voi storcono il naso o sorridono ironicamente sottolineando, nella loro mente, le nostre mancanze. È vero, avete ragione! Spesso la nostra testimonianza di vita non è delle migliori e come al solito: fa sempre più rumore la “papera” di un portiere che il bell’intervento di un difensore. Penso che ogni consacrato, ogni giorno, faccia i conti con la sua povertà, la sua castità e la sua obbedienza; tante sono le mancanze, ma tantissimo è anche l’impegno per rimanere fedeli alle promesse fatte a Colui che ti ha fatto promesse maggiori. Ed in tal senso, già l’operazione di “borsa in cielo” diviene più vantaggiosa perché si fa un cambio “certo per certo”. Il modo poi di vivere la consacrazione, lo vedete anche in Diocesi, cambia

in base alle intuizioni dei Santi Fondatori. Ma nel modo di essere, non di agire! Non è solo l’azione a vantaggio dei bambini piuttosto che dei poveri, nell’insegnamento piuttosto che nella predicazione a sancire la differenza tra le famiglie religiose, ma la sottolineatura di un modo di essere Chiesa che, sebbene nell’armonia degli strumenti, vive della diversità dei timbri degli stessi, i così chiamati “Carismi”. Se mi dovessero chiedere qual è il carisma del mio Ordine, dei frati minori, non potrei rispondere di getto… Dovrei invitare l’interlocutore a sedersi con me perché io gli possa raccontare una storia. La storia personale di un Dio che chiama, che insiste e che vince, che mette sui miei passi Francesco e Chiara d’Assisi e che mi porta per mano a servire con loro e per quanto posso come loro la Chiesa sposa del Signore, soprattutto nelle sue membra piagate nel corpo e nello spirito. Vi dovrei parlare di minorità, di ultimi, di fraternità, di perfetta letizia, di restituzione, di sobrietà, di cavoli piantati alla rovescia (icona dell’obbedienza)… Un po’ è quello che sto provando a fare su queste pagine de “L’Ora del Salento” con una piccola rubrica. Ma se volete sapere qual è il carisma di un francescano non vi fermate solo al racconto di uno di essi, fosse anche il più simpatico o vicino alla vostra sensibilità, perché - avrebbe detto Francesco d’Assisi - il vero frate minore è quello che ha l’immediatezza di fra’ Paolo, la semplicità di fra’ Damiano, la familiarità di Fra’ Tommaso… Come frati minori siamo mandati per essere in mezzo la gente, ascoltarne le necessità e senza velleità di risoluzione, condividerle ed amarle. Siamo presenti in Diocesi a Lecce, Lequile e Squinzano… presenze diverse che spaziano dalla responsabilità in Parrocchia, all’impegno nel mondo della cultura (Biblioteca, Pinacoteca, Sala della Comunità, Gruppo Madrigalistico), alla docenza, l’assistenza spirituale, l’evangelizzazione con i media, la predicazione, le opere assistenziali… ora siamo anche contenti di avere vicino a noi le Sorelle Povere di Santa Chiara! Se dovessimo perdere il linguaggio dell’uomo ed allontanarci dalla gente… tirateci le orecchie, ma sappiate che ciascuno di noi è qui perché con voi vuol realizzare il sogno di Francesco: “Voglio portarvi tutti in Paradiso!”. Paolo Quaranta


L’Ora del Salento

Lecce, 29 gennaio 2011

primopiano

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DUE FEBBRAIO 2011 LA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA Ventidue comunità femminili nell’arcidiocesi di Lecce. Due le fraternità monastiche: le Benedettine e le Clarisse

Chiamate al servizio per il Vangelo Come diceva Giovanni Paolo II nel 1997, anno in cui ebbe luogo per la prima volta: “La celebrazione della Giornata della Vita consacrata, vuole aiutare l’intera Chiesa a valorizzare sempre più la testimonianza delle persone che hanno scelto di seguire Cristo da vicino mediante la pratica dei consigli evangelici e, in pari tempo, vuole essere per le persone consacrate occasione propizia per rinnovare i propositi e ravvivare i sentimenti che devono ispirare la loro donazione al Signore”. Parole che, a distanza di 14 anni, non conoscono il logorio del tempo perché ora come allora i religiosi e le religiose svolgono un ruolo esemplare nella società in cui vivono nel pieno rispetto dei loro voti. Particolarmente numeroso il gruppo delle comunità religiose femminili nella diocesi di Lecce che ne vanta ben 21. Le Monache Benedettine Cassinesi, nel pieno rispetto della Regola di San Benedetto, fondano la loro attività su tre punti fermi: la preghiera comune, la preghiera personale e il lavoro, impegnandosi a Lecce, nella lavorazione della pasta di mandorla nell’editoria e nella tipografia. Le Sorelle Povere di Santa Chiara, sono da pochi mesi arrivate in città e vivono la clausura in un vecchio palazzo del centro storico. Le Apostole del Sacro Cuore di Gesù, presenti a San Cesario di Lecce, professano i Consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza occupandosi principalmente degli ammalati come infermiere caposala. Le Compassioniste Serve di Maria il cui carisma le porta ad avere un atteggiamento di compassione e di carità verso il prossimo, rivolgendo particolarmente la loro attenzione verso gli anziani di cui gestiscono una casa protetta a Lecce. Le Discepole del Sacro Cuore, seguendo l’insegnamento di Gesù: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”, offrono la loro assistenza a giovani ed anziani gestendo nel capoluogo di provincia la casa generalizia, una casa di riposo, una comunità educativa femminile e due scuole materne (una ad Acaya). Le Discepole di Gesù Eucaristico rivolgono la loro missione evangelizzatrice verso i piccoli e i poveri gestendo due scuole, sia materne che elementari, una a Lecce e l’altra a San Pietro Vernotico. Le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, in sintonia con il loro carisma di annuncio del Vangelo della carità verso i poveri, prestano il loro

servizio presso l’ospedale Vito Fazzi portando sostegno non solo agli ammalati, ma anche ai loro familiari con residenza distante accogliendoli nella loro casa e, all’interno della città, gestendo una casa della carità aperta agli indigenti, agli anziani, agli alcolisti in trattamento. Le Figlie della SS. Vergine Immacolata di Lourdes,che offrono la loro vita per la conversione dei peccatori, lavorando con i più bisognosi e poveri della società, guidano una scuola materna a Magliano. Le Figlie povere di San Giuseppe Calasanzio, che si dedicano all’istruzione e all’educazione cristiana della gioventù, tramite un loro istituto a

Campi Salentina, guidano una comunità educativa, una scuola paritaria dell’infanzia e la catechesi pastorale. Missionarie del Sacro Costato, per cui lo spirito di amore e di riparazione anima la loro vita e la loro azione apostolica nella Chiesa, si dedicano all’infanzia dirigendo una scuola materna a Surbo. Le Oblate Benedettine di S. Scolastica, la cui Congregazione vuole vivere in pieno il motto benedettino ora et labora, connubio cioè tra la vita attiva e la vita contemplativa, per aderire alle esigenze dei tempi, si occupano di una casa di riposo a Squinzano che è anche centro per minori. Le Oblate della Madonna del L e

Rosario, il cui scopo è consolidare e dilatare il Regno di Gesù Cristo Nostro Signore, assumendo la costante tensione verso la perfetta carità, attraverso la pratica dell’umiltà sulle orme della Vergine Maria, si occupano all’interno del loro istituto di assistere gli anziani ed educare i bambini tramite la scuola materna. Le Oblate di Sant’Antonio da Padova, che hanno per fine la gloria di Dio e la santificazione dei suoi membri mediante il conseguimento della carità perfetta nella sequela di Cristo casto, povero e obbediente, hanno una casa di riposo per anziani a Novoli. Le Piccole Operaie del Sacro

ESSERE SUORA OGGI

La vita consacrata, profezia della debolezza Ogni anno, il 2 di febbraio, la Chiesa ci dona di entrare, in modo quasi silenzioso, in uno dei “Misteri” della vita di Cristo: la sua presentazione al tempio. La liturgia ci invita a far festa, a gioire insieme al vecchio Simeone e alla profetessa Anna! Dio è con noi; le promesse antiche si sono avverate. Oramai da quindici anni, la Chiesa invita i credenti a riconoscere in questo giorno, la vita consacrata come dono dello Spirito e a pregare perché questo dono sia vissuto in pienezza. Le comunità femminili della nostra diocesi quest’anno hanno avuto vari motivi per gioire: siamo state arricchite dalla nuova presenza di cinque sorelle Clarisse, il 2 febbraio vivremo la professione solenne di una sorella Benedettina, ci sono state varie professioni e rinnovi di voti… e tutto questo nel quotidiano donarsi a Dio nel servizio ai fratelli. Ognuna di noi accende la sua candela al cero Pasquale simbolo di colui che “illumina ogni uomo” e cerca di alimentarla non solo per se stessa ma anche per gli altri. Le nostre comunità sono disseminate variamente sul territorio, con modalità che ci consentono di accompagnare le persone nei nuovi e vecchi problemi sia spirituali che materiali, che le assillano. Certamente abbiamo avuti i cosi detti ”tempi migliori”, contrassegnati da presenze numerose e giovani, con opere significative a livello sociale, ma chi può giudicare quali sono veramente i tempi migliori secondo il cuore di Dio? Simeone e Anna ci testimoniano che esiste una vita “Piena” che travalica le nostre potenzialità e i nostri desideri solo umani. La luce fioca della nostra candela ci invita a riflettere: che senso ha la vita consacrata qui in questa nostra terra e in mezzo a questi fratelli?”. La fede ci invita a fissare lo sguardo su un bambino, su sua madre e su suo padre, cosa c’è di più insignificante di un neonato? Eppure nella sua debolezza Gesù diventa per noi l’Unico Maestro e la sua Casa diventa scuola dove s’impara a vivere in pienezza. Con Cristo. Nel suo abbandonarsi al Padre, a Maria e a Giuseppe, impariamo la libertà nelle relazioni, la fiducia e il servizio reciproco.

In Cristo. Impariamo a dare il giusto valore ai nostri bisogni, sperimentando l’amore del Padre e la sua misericordia. Per Cristo. Scopriamo di avere una meta, anzi una casa nella quale abitare, che va oltre il visibile, ma per la quale siamo nati all’esistenza. La nostra vita di consacrate a volte così piena di cose da fare, di progetti da portare a termine può esistere solo se affonda le sue radici nel continuo contatto con la fonte della vita che un giorno ci ha chiamate e mandate ad illuminare con la testimonianza l’umanità del nostro tempo. La nostra candela ha una luce fioca ma a chi ci passa accanto può indicare la strada verso la Casa di Dio Lucia Scandola

Cuore, la cui missione è l’educazione e formazione dell’infanzia e della gioventù, specialmente abbandonata e priva di affetto, in scuole private e statali, così come la cura degli infermi negli ospedali e degli anziani in case di riposo e a domicilio, operano nella diocesi attraverso un asilo nido a Lecce e l’assistenza dei minori a rischio. La Pia società delle figlie di San Paolo, si dedica all’apostolato della stampa: possiede la casa editrice Paoline e a Lecce, gestisce una libreria. Le Povere figlie delle Sacre Stimmate, si dedicano all’istruzione gestendo due scuole materne, una a Vernole e una a Melendugno. Le Suore dell’Immacolata Concezione d’Ivrea, che con spirito umile, semplice, sobrio e gratuito sono chiamate ad un ministero di carità a servizio dei giovani, dei bambini, degli ammalati, delle persone sole e abbandonate con una sola preferenza: i più poveri, si occupano di due scuole materne (di cui una esterna al loro istituto) e di una scuola elementare e media inferiore. Le Suore di Nostra Signora della Mercede svolgono la loro opera di assistenza particolarmente verso i bambini e gli anziani abbandonati gestendo a Novoli una scuola dell’infanzia ed elementare e un pensionato. Le Suore di Nostra Signora del Monte Carmelo, di clausura, dedite principalmente alla preghiera contemplativa, si occupano ad Arnesano di una casa di formazione. Le Suore di Santa Marcellina, si occupano dell’istruzione e dell’educazione cristiana della gioventù e si dedicano all’apostolato missionario e gestiscono a Lecce un istituto per l’attività scolastica. Le Suore Salesiane dei Sacri Cuori, si dedicano all’istruzione e all’educazione cristiana della gioventù, specialmente dei sordomuti, gestendo a Lecce una scuola materna ed elementare per audiolesi e normo udenti e una scuola media solo per audiolesi, altre quattro scuole materne a San Cesario di Lecce, Strudà, Torchiarolo e Trepuzzi e, a San Cesario, una casa per anziani. Le Serve del Cuore Immacolato di Maria, i cui aspetti fondamentali del carisma sono: la preghiera, la penitenza, l’amore all’Eucaristia celebrata e adorata, al Santo Rosario, inteso come contemplazione dei misteri della vita di Cristo, visti attraverso il Cuore di Colei che al Signore fu più vicina e ne dischiude le insondabili ricchezze, guidano a Carmiano un seminario. Valentina Polimeno

CHIESA DI LECCE

Le attività di gennaio Martedì 1 Veglia diocesana per la Vita presieduta dall’Arcivescovo Parrocchia “S. Giovanni M. Vianney”, h. 20.00 Mercoledì 2 15a Giornata della vita consacrata Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo - Monastero delle Benedettine, h. 17.00 Giovedì 3 Scuola di Pastorale - Parr. “S. Giovanni Battista”, h. 17.00 / 20.00 Sabato 5 XIV Assemblea Diocesana di Aci: “Vivere la fede, amare la vita” Basilica “S. Giovanni Battista al Rosario”, h. 15.00 /19.15 Domenica 6 33a Giornata per la vita (in collaborazione con il Cav)

Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo, Cattedrale, h. 19.00 XIV Assemblea Diocesana di Aci: “Vivere la fede, amare la vita” Basilica “S. Giovanni Battista al Rosario”, h. 9.30 /12.30 Lunedì 7 Presentazione dei libri di mons. Cosmo Francesco Ruppi: “Maria, Madre della Chiesa” e “I Santi del giorno” - Antico Seminario, h. 11.00 Martedì 8 Operatori Pastorali delle Vicarie di Squinzano e Monteroni Squinzano - Casa Famiglia “S. Nicola”, h. 18.30 Monteroni - Auditorium “S. Giovanni Bosco”, h. 18.30 Giovedì 10 Conferenza di Pastorale Sanitaria P.O. “S. Giuseppe Moscati” (Oncologici), h. 19.00

Scuola di Pastorale - Parr. “S. Giovanni Battista”, h. 17.00 / 20.00 Venerdì 11 18a Giornata del malato S. Pietro Vernotico - Chiesa Matrice, h. 17.00 Processione alla Grotta della Madonna di Lourdes Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Sabato 12 Convegno Diocesano Anspi (Oratori) Parrocchia “S. Giovanni Battista”, h. 10.30 Domenica 13 Convegno Diocesano Anspi (Oratori) Parrocchia “S. Giovanni Battista”, h. 10.30 Da lunedì 14 a martedì 22 Pellegrinaggio dell’Arcivescovo in Terra Santa Martedì 15 Formazione Ministri istituiti - Seminario, h. 17.00

Giovedì 17 Scuola di Pastorale - Parrocchia “S. Giovanni Battista”, h. 17.00 / 20.00 Pastorale Giovanile: “Movida delle Idee” - Pub Centro Storico Venerdì 18 Incontro dei Diaconi - Parrocchia “S. Sabino”, h. 19.00 / 21.00 Giovedì 24 Scuola di Pastorale - Parr. “S. Giovanni Battista”, h. 17.00 / 20.00 Venerdì 25 “PrayerLab” Laboratori della fede per ragazzi e ragazze delle Scuole superiori Seminario Arcivescovile, h. 19.45 / 21.30 Aggiornamento del Clero - Seminario, Aula Mincuzzi, h. 9.30


L’Ora del Salento

Lecce, 29 gennaio 2011

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

Contributi per la colf? Un sms o una mail te ne ricorda

È disponibile da qualche giorno, sul sito internet dell’Istituto previdenziale- www.inps.it - un nuovo servizio di notifica, mediante messaggi sms, delle scadenze relative al pagamento dei contributi per i lavoratori domestici. Il servizio può essere richiesto dai datori di lavoro in possesso del Pin collegandosi con il sito dell’Inps, nella sezione “Servizi online” e scegliendo uno dei percorsi disponibili. Questi sono: per tipologia di utente (Cittadino - Servizi rapporto di lavoro domestico), per tipologia d’accesso (Codice fiscale-Pin o Cns Servizi rapporto di lavoro domestico) o per tipologia di servizio (Servizi per il cittadino - Servizi rapporto di lavoro domestico). I datori di lavoro domestico - in genere famiglie o anziani - potranno essere così avvertiti, nei dieci giorni antecedenti la scadenza, dell’avvicinarsi dei termini previsti per il pagamento dei contributi. Il messaggio di avviso, che viene inviato al recapito indicato al momento della sottoscrizione del servizio, contiene l’indicazione del codice del rapporto di lavoro e dell’importo presunto da pagare, facendo riferimento all’ultimo versamento effettuato. È possibile richiedere, da parte del datore di lavoro, in aggiunta o in alternativa, l’invio dello stesso messaggio che arriva per sms anche ad un indirizzo di posta elettronica. Ricordiamo che sono lavoratori domestici coloro che prestano un’attività lavorativa continuativa per le necessità della vita familiare del dato-

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

re di lavoro, come ad esempio colf, assistenti familiari o baby sitter, governanti, camerieri, cuochi, eccetera. Rientrano in questa categoria anche i lavoratori che prestano tali attività presso comunità religiose (conventi, seminari), presso caserme e comandi militari, oppure presso le comunità senza fini di lucro, come orfanotrofi e ricoveri per anziani, il cui fine è prevalentemente assistenziale. Per il pagamento dei contributi, i datori di lavoro interessati devono utilizzare uno dei bollettini di conto corrente postale inviati direttamente dall’Inps, su richiesta dei datori di lavoro stessi, oppure possono pagare attraverso i servizi online del sito www.inps.it tramite Posteitaliane, o anche presso le tabaccherie abilitate al servizio Lottomatica. Il pagamento dei contributi va effettuato entro il giorno 10 del primo mese successivo al trimestre cui si riferisce, quindi rispettivamente entro il 10 aprile, il 10 luglio, il 10 ottobre ed il 10 gennaio. Tutte le informazioni che riguardano i collaboratori domestici sono contenute nel sito Internet dell’Istituto www.inps.it e possono anche essere richieste al Contact Center al numero telefonico 803164, senza prefisso da tutta Italia. L’inizio di un nuovo rapporto di lavoro domestico va comunicato - dal 29 gennaio 2009 - direttamente all’Inps, con il mod. Cold-Ass o tramite le procedure telematiche. Per le variazioni del rapporto di lavoro (trasformazione, proroga e cessazione) va invece utilizzato il mod. Cold-Var.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

Il congedo per diventar dottore di ricerca “Il mio Preside è convinto che l’ordinamento scolastico non gli consente di concedermi il congedo straordinario, affinché io possa conseguire un secondo titolo di “Ph.D”, o di “dottore di ricerca”, come si può anche dire. Chi aveva riportato tale convinzione era un insegnante di scuola primaria, uno dei pochi insegnanti di sesso maschile della scuola della fanciullezza, il quale spera ancora di poter lasciare il ruolo della scuola dei bambini, per approdare alla docenza universitaria. Ha ragione per sperarlo, perché è innamorato della lingua di Catullo, come dimostra il titolo di dottore di ricerca, che egli ha conseguito lo scorso anno accademico. Aveva potuto coltivare agevolmente i suoi non comuni talenti per il latino, perché la legge n. 476, che è del 13 agosto del 1984, aveva concesso ai dottorandi di ricerca la possibilità di conservare lo stipendio di insegnante di ruolo, senza insegnare. Ma un solo titolo di dottore di ricerca non sembrava sufficiente all’insegnante elementare, per poter tentare l’ardua scalata all’Accademia, ed aveva tentato, con successo, il concorso di ammissione ad un secondo dottorato di ricerca. Per questa ragione aveva chiesto al dirigente scolastico della sua scuola d’essere ri-collocato in aspettativa, per gli ulteriori tre anni del nuovo dottorato, continuando, così, a percepire mensilmente lo stipendio del suo ruolo, così come aveva fatto nel precedente triennio. Il Dirigente Scolastico si era dedicato alla ricerca del senso reale dell’art. 18 del Contratto collettivo di lavoro degli insegnanti, il quale tratta delle aspettative per motivi di famiglia, di lavoro e di dottorato di ricerca. Avrebbe voluto cercarvi conferma alla sua convinzione istintiva, che gli faceva sembrare illogica una norma che consentisse ad un insegnante di ruolo di continuare, senza limiti di tempo, a fruire di più d’un corso di dottorato di ricerca, godendo dello stipendio, senza mai entrare nelle aule scolastiche. In verità, quel benedetto articolo 18 non sembrava fosse stato scritto in forma tanto chiara da escludere l’accesso retribuito di insegnanti ad una sequenza di dottorati di ricerca, perché il 3° comma di quell’articolo si limita ad affermare semplicemente che l’insegnante può essere collocato in aspettativa per frequentare un dottorato di ricerca. Neppure la nominata legge n. 476 del 1884 aiutava il dirigente scolastico a respingere la nuova domanda di aspettativa del docente, perché le proposizioni di quella legge sono tanto stringate, da non mettere in dubbio la legittimità della domanda con cui l’insegnante chiedeva d’essere ri-collocato in aspettativa, per un secondo dottorato. Il dilemma del preside non è rimasto in incubazione per molto. Il titubante dirigente ha risolto i suoi dubbi soltanto il 15 gennaio scorso, allorché, sfogliando le pagine della gazzetta ufficiale della Repubblica n. 10, del 14 gennaio, ha saputo che la citata legge n. 476 è stata modificata, nel senso che al dirigente scolastico è stata data la facoltà di negare la concessione dell’aspettativa per dottorato di ricerca.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Cure all’esterno, ora è possibile Il Parlamento europeo riunito in seduta plenaria a Strasburgo ha approvato oggi una nuova normativa che regola il diritto dei pazienti alle cure mediche in un altro Paese dell’Ue diverso da quello di residenza, chiarendo fra l’altro le modalità di rimborso e i casi che richiedono un’autorizzazione preventiva. “I pazienti non saranno più lasciati soli quando cercano cure sanitarie all’estero e quando cercano di ottenere il loro rimborso. Questa direttiva, finalmente, farà luce sui diritti dei pazienti, fino ad ora molto aleatori”, ha commentato la relatrice Francoise Grossetete, europarlamentare francese del Ppe. Le nuove norme stabiliscono che i cittadini dell’Unione europea possono essere rimborsati per l’assistenza medica che ricevono in un altro Stato membro, a condizione che il trattamento e i costi siano normalmente coperti nel loro Paese. Le autorità possono esigere che i pazienti richiedano un’autorizzazione preventiva per i trattamenti che necessitano di un ricovero ospedaliero o di cure sanitarie specializzate. Ogni eventuale rifiuto dovrà essere giustificato secondo un elenco ristretto di motivi. Attualmente, l’1% dei bilanci sanitari degli Stati

membri viene impiegato in cure sanitarie transfrontaliere. Le norme riguardano solo coloro i quali scelgono di farsi curare all’estero. La tessera europea di assicurazione malattia continuerà a restare valida per i cittadini che necessitano di trattamento urgente quando si recano in visita un altro paese dell’Ue. Il testo approvato oggi dall’Europarlamento è il risultato di un accordo raggiunto con il Consiglio, che deve ancora dare la sua approvazione formale. Una volta ottenuto il via libera, gli Stati membri avranno 30 mesi di tempo per apportare le necessarie modifiche alla loro legislazione nazionale. “Il voto di oggi segna un importante passo avanti per tutti i pazienti in Europa”, ha commentato in una nota diffusa a Bruxelles il commissario europeo alla Salute e alla Politica per i consumatori, John Dalli, sottolineando come la direttiva approvata dal Parlamento europeo sarà di beneficio per tutti i pazienti in Europa, perché “chiarisce i loro diritti ad accedere a cure di alta qualità e ad essere rimborsati”. Tra l’altro, secondo Dalli, le nuove norme “saranno di aiuto per i pazienti che hanno bisogni di trattamenti specialistici, per esempio quelli che hanno bisogno di una diagnosi o di cure per malattie rare”.

Auschwitz negli occhi di un bambino

Rimborsi Iva: solo in dichiarazione

Per qualcuno i suoi disegni sono il corrispettivo visivo del Diario di Anne Frank. Di sicuro compongono una testimonianza altrettanto toccante e drammatica della Shoah vista attraverso gli occhi ingenui ma senza veli dei bambini. In occasione del Giorno della Memoria, Einaudi manda in stampa i disegni di Thomas Geve, uno dei pochi bambini usciti vivi da Auschwitz, ospitati dal 1985, dopo un lungo oblio, nel Memoriale di Yad Vashem, che ha collaborato alla pubblicazione. Il giorno della liberazione Thomas raccoglie le poche forze rimastegli per fissare su carta l’orrore che ha vissuto. E affronta il male assoluto con le sole armi che possiede, alcune matite colorate, l’innata curiosità di ragazzino e la speranza in un mondo migliore, trasformando il retro dei formulari delle SS nei 79 disegni che compongono Qui non ci sono bambini (Torino-Gerusalemme, 2011, pagine 180, euro 24). Con i loro tratti inconfondibili i bambini disegnano solitamente scene di vita familiare e di festa, paesaggi tranquilli e soleggiati, arcobaleni, esperienze di giochi gioiosi. Thomas invece rappresenta senza enfasi la cruda e terribile realtà del campo. Un microcosmo diviso tra carnefici e vittime, con il tempo scandito dal dolore, dalla morte ma anche, in qualche modo, dalla volontà di resistere. Del resto la sua esperienza era già drammaticamente segnata, come scrive nell’introduzione: “Sono nato nell’ottobre del 1929 a Stettino, sulle rive del Baltico. Avevo poco più di tre anni quando Hitler salì al potere, nel gennaio del 1933. L’unico universo di cui avessi memoria fu quello della repressione e della persecuzione”. Il giovane Thomas Geve, giunto il 29 giugno 1943 ad Auschwitz sulla Judenrampe (“rampa degli ebrei”) a bordo del trasporto numero 39 proveniente da Berlino con il suo carico di 346 ebrei, 136 dei quali inviati direttamente verso le camere a gas, “in quel luogo trovò, come scrive Frediano Sessi nella postfazione, ciò che il medico nazista Johann Paul Kremer, addetto alle gassazioni, definisce nel suo diario “l’inferno in terra”. “Avevo tredici anni quando fui mandato ad Auschwitz con mia madre. Era la fine di giugno del 1943. Poiché dimostravo più della mia età, ebbi la fortuna di essere considerato abile al lavoro. I bambini sotto i quindici anni erano inviati direttamente alla camera a gas. A parte un altro ragazzo, uno zingaro di nome Jendros, allora ero il più giovane dei 18.000 internati nel campo di Auschwitz. Seppe resistere e sopravvivere, producendo, ancora ragazzo, una testimonianza unica nel suo genere, un atto d’accusa forte e commovente di uno spirito che seppe resistere, come pochi, alla corruzione e alla distruzione. Da quei giorni del 1945 Thomas Geve non ha mai più disegnato. Qui non ci sono bambini, che ha come sottotitolo Un’infanzia ad Auschwitz, è un documento di una bellezza straziante. Eppure non è stato facile veder pubblicati i disegni che lo compongono. Il padre di Thomas tentò invano in Inghilterra subito dopo la guerra. Il resoconto della sua esperienza scritto dallo stesso autore, riuscì a farlo pubblicare solo nel 1958 a Gerusalemme, dove si era nel frattempo trasferito. Per il libro con i disegni bisognò attendere il 2009, grazie a un editore di Parigi.

Dal 2011 l’istanza per recuperare l’imposta versata in più viaggia con il quadro VR. Anche nel modello base Con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate del 17 gennaio, sono stati approvati i modelli da presentare ai fini dell’imposta sul valore aggiunto (Iva/ 2011 - Iva Base/2011 - Iva 26 LP/2011 - Iva 74 bis). Le maggiori novità riguardano sicuramente i modelli di dichiarazione annuale Iva/2011 e Iva Base/2001, all’interno dei quali è stato inserito il quadro VR, con conseguente previsione di nuove modalità per la richiesta del rimborso relativo al periodo d’imposta 2010. Con la dichiarazione Iva/2011 trova compimento, quindi, quanto previsto dall’articolo 10 del Dl 78/2009 circa le diverse modalità di richiesta del rimborso Iva annuale, modalità che per motivi procedurali non hanno potuto essere attuate nell’anno d’imposta appena trascorso, nel corso del quale, invece, hanno visto la luce le nuove procedure per l’utilizzo in compensazione dei crediti annuali eccedenti i 10mila euro (obbligo di presentazione anticipata della dichiarazione Iva, svincolata dal modello Unico) ed eccedenti i 15.000 euro (obbligo del visto di conformità). Nella nuova formulazione della dichiarazione Iva/2011 il modello VR diventa quadro della dichiarazione stessa, semplificato rispetto al modello in uso, considerato che parte dei dati sono già presenti in altri quadri. Inoltre, il quadro VR è stato inserito anche nel modello Iva Base/2011, prevedendo dunque la possibilità di svincolarlo dalla dichiarazione modello Unico/2011. A differenza del modello Iva/2011, il modello base stante la volontà di semplificazione della compilazione per una platea di contribuenti che nel corso dell’anno hanno svolto la propria attività determinando l’imposta secondo le regole generali dell’Iva - non può tuttavia essere utilizzato da: i soggetti non residenti che hanno stabilito sul territorio nazionale una stabile organizzazione o si avvalgono di un rappresentante fiscale o si siano identificati direttamente; le società di gestione del risparmio che gestiscono fondi immobiliari chiusi; i soggetti tenuti a utilizzare il modello F24 auto Ue; i curatori fallimentari e i commissari liquidatori in presenza di procedure concorsuali; le società che partecipano all’Iva di gruppo.


Lecce, 29 gennaio 2011

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L’Ora del Salento

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LA PRESENTAZIONE A LECCE LE RIFLESSIONI MATTUTINE SU RADIORAI Il prossimo 7 febbraio nell’antico seminario di Piazza Duomo la presentazione degli ultimi due libri dell’Arcivescovo emerito

Maria e i Santi negli scritti di mons. Ruppi Il prossimo 7 febbraio, presso l’antico Seminario Arcivescovile di Lecce, verranno ufficialmente presentati i due ultimi lavori di mons. Cosmo Francesco Ruppi, arcivescovo emerito della Diocesi di Lecce. Partendo dal pensiero di numerosi autorevoli scrittori sacri: “Di Maria non si scrive mai abbastanza!” riportato nell’ultima di copertina, l’autore ci presenta le sue riflessioni sui vari eventi della vita di Maria nel suo libro: “Maria, madre dei credenti”. Il testo nasce da “antiche riflessioni” dello stesso autore per l’Osservatore Romano e per altre testate, riviste nel calore di un quotidianamente accresciuto amore per Maria, aggiornate e poste in relazione al cammino della nuova evangelizzazione, come da programma della Chiesa nel terzo millennio. Guidato dalle parole del Concilio Vaticano II: “La Madre di Gesù brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione” - Lumen Gentium, 68 - l’autore ci guida nella riflessione sulla vita di Maria e sui maggiori luoghi di culto a lei dedicati sparsi in Italia e nel mondo intero. Non si tratta di un libro erudito o un trattato di mariologia, rivolto a pochi letterati, ma piuttosto di un insieme di meditazioni che - sottolineando i momenti principali della vita di Maria, colgono l’importanza della Vergine nella vita quotidiana di noi credenti e nella vita della Chiesa. Vengono infatti proposti e magistralmente

remo al cielo; con il rosario, cammineremo meglio sulla terra”. Nel secondo lavoro: “I santi del giorno”, mons. Ruppi parte dalla sua esperienza di giornalista. Da quattro anni, infatti, quotidianamente alle 5:30 di mattina, dopo il primo giornale radio Rai, l’autore presenta il santo del giorno. “Quando leggerete queste righe che raccontano il santo del giorno - scrive Filippo Anastasi, vicedirettore di Giornale Radio 1 e responsabile di Informazione religiosa nella presentazione del testo - pensate solo a quanta cultura, a quanta fede e a quanto buonsenso ci sono dietro a queste pillole di saggezza”. È risaputo infatti come in radio, dopo già cinquanta secondi, l’interesse dei radioascoltatori cala in maniera considerevole; per questo bisogna arrivare al cuore dell’ascoltatore immediatamente. Sembra un impegno di poco conto, ma condensare in un minuto scarso tutta la celebrazione della vita di un santo è un’impresa al limite dell’impossibile. Eppure mons. Ruppi “fa questo lavoro di gran lena con la vigoria di un ragazzino e il bagaglio culturale di un grande saggio”. Vengono raccolti in questo volume tutto l’impegno che l’autore ha profuso nei suoi testi radiofonici con l’intento di far conoscere la grande pubblico un tesoro di santità per ispirare la vita di ogni giorno e prepararci al meglio alla giornata che ci aspetta. Giuliano Prontera

approfonditi temi quali l’Immacolata Concezione, la Natività e la presentazione al tempio di Maria, l’annunciazione, la presentazione al tempio del figlio Gesù, la sua dolorante presenza ai piedi della croce, la sua gloriosa assunzione al cielo. Particolare attenzione viene rivolta nell’analisi della presenza di Maria nella storia della Chiesa attraverso le sue apparizioni a Lourdes e Fatima, passando per la Santa Casa di Loreto e la forte devozione alla Vergine del Carmelo. Il cammino mariano intrapreso viene concluso con la preghiera del Santo Rosario, con l’analisi della figura di Maria nel sacerdozio e nel magistero di Giovanni Paolo II e nel dialogo ecumenico. La lettura del testo - attraverso le citazioni del magistero della Chiesa e degli autori classici della spiritualità - ci fa conoscere l’autore da un punto di vista più didattico; prima ancora di essere Vescovo nella Santa Chiesa, infatti, l’arcivescovo Ruppi è stato per lunghi anni insegnante. Lo si evince da ogni pagina, ma in maniera più sentita e vissuta da quelle sul pellegrinaggio e sul Santo Rosario, quando facendo sue le parole di Giovanni Paolo II ci dice che la corona del rosario non deve servire solamente per contare le Ave Maria, “ma scandisce l’avanzare della preghiera”, ed anche “evoca l’incessante cammino della contemplazione e della perfezione cristiana”, arrivando ad affermare che “con il rosario, sali-

La comunità salesiana leccese in festa per San Giovanni Bosco

“Ai ragazzi insegnate a pensare” Lunedì 31 gennaio si conclude, con l’Eucarestia presieduta dall’Arcivescovo nella solennità di San Giovanni Bosco, il ciclo dei festeggiamenti che i Salesiani di Lecce, come di consueto, hanno organizzato per la ricorrenza. L’elenco degli eventi - che è possibile vedere a fianco - riporta le occasioni che hanno costituito una preziosa opportunità di incontro e di comunità per la parrocchia, l’oratorio e tutti coloro che a queste realtà fanno riferimento.

Si pensi soltanto agli ex allievi salesiani, di qualsiasi età e ovunque nel mondo, che partecipano periodicamente, richiamati dalla festività solenne, con il rinnovo della promessa, gli stesi ex allievi che si ritrovano spesso per momenti di preghiera ed iniziative comuni. Il culto di San Giovanni Bosco, la lettura dei Suoi scritti e - soprattutto il seguire i Suoi insegnamenti, aiutano in maniera rilevante chi ha un importante compito educativo. Dice don Bosco - citato dal cardinal Martini in una sua lettera pastorale - “L’educazione è cosa del cuore ... chi sa di essere amato, ama, e chi è amato ottiene tutto, specialmente dai giovani... i posto, lo spazio più indicato per accogliere e fissare nel tem- cuori si aprono e fanno po la memoria e le opere di Don Di Nanni, svolte, gran parte, conoscere i loro bisogni e palesano i loro difetti”. nel “cortile” secondo lo stile di Don Bosco. Lui e i suoi confratelli, anche attuali, ha lavorato e, anco- E ancora: “Se sarete para oggi, lavorano in silenzio, senza mai sospendere, limitare, dri dei vostri allievi, bifermare o rinunciare alla guida, alla formazione, alla educa- sogna che voi ne abbiazione, alla voglia di far crescere e diventare “buoni cristiani e te anche il cuore ... La onesti cittadini” (diceva Don Bosco) intere generazioni di gio- carità che vi raccomando è quella che adoperavani Leccesi. Come non ricordare, inoltre, la bella iniziativa dell’Ammi- va san Paolo verso i suoi nistrazione di Lecce che nel 2000 ha conferito a Don Di fedeli”. Ma il cardinale Carlo Nanni la cittadinanza onoraria! Martini, nel 1988 Possiamo, orgogliosamente dire, da Amministratori, da Lec- Maria era allora arcivescovo di cesi, da cattolici, che la fortuna e la gioia di avere i Salesiani Milano - in occasione del nella nostra Lecce ormai vanta 60 anni di presenza,35 anni di centenario della morte consacrazione della Parrocchia e 25 anni di erezione della Ba- del Santo, andò ben olsilica dedicata a San Domenico Savio: tutto questo ha suggel- tre qualche citazione. lato, e suggella, un amore reciproco tra la Città e i Salesiani. Immaginò addirittura che Questa stele che, di fatto, fissa un punto di memoria e un don Bosco scrivesse segno di testimonianza nel tempo, è la migliore traccia per una lettera ai fedeli della ricordare a tutti quanto i Salesiani hanno inciso nel tessuto sua Diocesi (C.M. Marsociale cittadino e quanto di grandioso ha profuso il sempre tini, Don Bosco ci scriallegro e sereno Don Di Nanni nella guida e formazione dei ve, Centro ambrosiano, giovani, sotto lo sguardo attento del suo Don Bosco al quale Milano1988, presente anche in Rete: ha dedicato la vita per i giovani”. Sergio Calò www.donboscovasto.it/

Inaugurato nel quartiere Stadio il Parco intitolato a don Natale Di Nanni

Il sindaco Perrone: orgogliosi di avere i Salesiani tra noi Il 20 gennaio è stato inaugurato a Lecce, nel quartiere Stadio/S.Rosa, nei pressi dell’opera Salesiana, un Parco attrezzato intitolato a Don Natale Di Nanni, Salesiano, vissuto per oltre 5 deceni a Lecce a totale servizio dei giovani, secondo lo spirito di D. Bosco. Presenti numerose autorità cittadine con a capo il Sindaco, Paolo Perrone, tantissimi parrocchiani e semplici cittadini, tutti i Salesiani della comunità consacrata Leccese, con a capo il Direttore D. Emidio Laterza, nonché un folto gruppo di rappresentanti della Famiglia Salesiana (Cooperatori, Exallievi, Testimoni del Risorto,ecc.) tutti stretti intorno al nostro Arcivescovo, S.E. mons. Domenico Umberto D’Ambrosio che ha raccolto volentieri l’invito di benedire la stele eretta nel Parco in memoria di Don Di Nanni. Egli ha parlato della sfida educativa sottolineando che il ruolo dei seguaci di Don Bosco oggi è più attuale che mai alla luce del Progetto pastorale della Cei per il prossimo decennio. Tra la palpabile emozione di tutti i presenti, la gran parte ancora fortemente legata al ricordo e alla figura di Don Di Nanni, il Sindaco di Lecce, Paolo Perrone, tra l’altro, ha detto: “l’idea di intitolare proprio un parco a Don Di Nanni è come un prolungamento ideale, ad iniziativa della Amministrazione, dell’Opera Salesiana di Lecce, sinonimo anche di sport, di attività ludico/ricreativa di luogo di aggregazione dei ragazzi; non poteva che essere un Parco, una piazzetta, un luogo accogliente e, se vogliamo, naturalmente protetto, il

salesiani/documenti/ don_Bosco_ci_scrive.pdf), sicuro che le sue parole e consigli, i suoi esempi, anche oggi sarebbero stati accolti con gioia, con piacere e simpatia da tutti, “anche da chi non frequenta la Chiesa, da chi non vuole più saperne di fede e vita cristiana perché preso dal dubbio o scandalizzato dall’incoerente comportamento di qualche cristiano”. È una bellissima lettera, quella del cardinal Martini, attuale ancora oggi, in cui don Bosco ci avvicina con uno scritto non vero ma infinitamente verosimile: “mi rivolgo a voi educatori: ai genitori, agli insegnanti, ai sacerdoti. Ricordatevi che l’educazione è cosa di cuore. Amate i vostri figli, gli allievi, i fedeli; amateli più di voi stessi, amateli gratuitamente, alla maniera di Dio, regalate loro l’amore.” Ed ancora: “la ragione e la religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso l’educatore, insegnarli, egli stesso praticarli se vuole essere ubbidito e ottenere il suo fine”. “Lasciatevi guidare dalla ragionevolezza” è il titolo di uno dei paragrafi più significativi della lettera. Dice il don Bosco del cardinale “Lasciatevi guidare sempre dalla ragione e non dalla passione. ... Ai ragazzi insegnate a pensare, ad avere il giusto senso critico, a sviluppare la capacità di discernere, a formulare giudizi oggettivi, a scoprire il vero senso della vita e del mondo. La ragione li aiuterà a conoscere la realtà, a comprendere le situazioni e i problemi, a prevedere le conseguenze delle loro scelte e azioni, a trovare la Verità. La ragione permette all’uomo di andare oltre le apparenze; di cogliere le relazioni tra persone, tra uomini e cose, tra noi e Dio; può farci intravedere l’invisibile”. Antonio Silvestri


L’Ora del Salento 11

Lecce, 29 gennaio 2011

zoom LECCE/ Rinnovata l’offerta formativa del Liceo Artistico G. Pellegrino

Nuovi studi confermano la pericolosità del telefono

Multimedia e audiovisivi: ecco le novità Il cellulare può uccidere L’arte e la bellezza potranno salvare il mondo? Renderlo più gradevole, diffondere gentilezza e sensibilità? Lo crediamo fermamente: l’educazione alla creatività ha un immenso valore esistenziale. L’offerta formativa dell’Istituto d’arte, oggi Liceo Artistico “G. Pellegrino”, viene incontro a queste esigenze. Situato nelle vicinanze del centro storico di Lecce, in un monumentale e caratteristico edificio, il liceo è indirizzato allo studio dei fenomeni estetici e alla pratica artistica. Durante i 5 anni del percorso formativo, gli studenti potranno sviluppare la loro creatività e acquisire competenze nel solco della tradizione, ma anche della sperimentazione più innovativa, senza trascurare una solida preparazione culturale di base che consente l’accesso a qualsiasi facoltà universitaria. Lo studente potrà: conoscere e applicare le tecniche grafiche, pittoriche, plastico-scultoree, architettoniche e multimediali riuscendo a collegare tra loro i diversi linguaggi artistici; apprendere i processi progettuali e operativi; utilizzare e padroneggiare tecniche e materiali relativi agli indirizzi prescelti. Attraverso il nuovo indirizzo “Audiovisivo e Multimediale”, l’alunno sarà in grado di servirsi in modo adeguato delle diverse tecniche, delle strumentazioni fotografiche, video e multimediali più diffuse e moderne: un completo percorso di “educazione all’immagine” e di acquisizione dei mezzi informatici e nuove tecnologie. L’indirizzo “Design” si dirama in tre settori di produzione: metalli, industriale e ceramica. In generale, esso offre allo studente la possibilità di avere le competenze necessarie per lo sviluppo del progetto, nell’uso del disegno a mano libera e tecnico, dei mezzi informatici, riuscendo ad individuare e sfruttare i rapporti che intercorrono tra forma estetica e esigenze commerciali. Con la “Pratica Artistico-Concettuale” che si acquisisce con il corso di “Architettura e ambiente”, lo studen-

te apprenderà il ruolo ed il valore intrinseco, sociale e ambientale dell’architettura. L’Indirizzo “Grafica”, oltre che conoscere gli elementi costitutivi dei codici dei linguaggi progettuali e grafici, dà la possibilità al liceale, di saper definire le procedure di approccio nel rapporto progetto - prodotto - contesto nelle diverse funzioni della comunicazione visiva ed editoriale. I corsi di “Scultura” e “Pittura”, formano lo studente a gestire, in maniera autonoma, tutti i processi progettuali e operativi inerenti alle arti figurative, individuando gli aspetti estetici, concettuali, espressivi, funziona-

RADIO E DINTORNI

li, che caratterizzano la ricerca pittorica e scultorea. Gli studenti maturatisi presso il Liceo Artistico “ G. Pellegrino”, tengono alto il nome della scuola. Molti hanno proseguito gli studi laureandosi in Architettura o frequentando l’Accademia di Belle Arti. Non mancano i laureati in materie umanistiche, in Giurisprudenza e in ambiti scientifici. Chi non ha proseguito gli studi si è distinto in campo artistico e dell’artigianato di qualità. Il liceo, dunque, è una scuola aperta al futuro, radicata nel territorio ricco di storia, arte e tradizioni. Lucia Buttazzo

di Alberto Marangio

I telefoni cellulari, ormai inseparabili compagni di vita dell’uomo, potrebbero essere estremamente pericolosi per la salute. Lo conferma un recente studio presentato al Dipartimento di Telecomunicazioni dal prof. Girish Kumar del dipartimento IIT di Bombay di ingegneria elettrica. Kumar, che ha svolto approfondite ricerche sugli effetti delle radiazioni del telefono cellulare, mette in guardia contro l’uso eccessivo dei telefonini, perché espone gli utenti ad un aumento del rischio di cancro, tumore al cervello e di molti altri rischi per la salute. Per i bambini la cosa potrebbe essere ancor più accentuata. È stato stimato un aumento del 400% del rischio di cancro al cervello tra gli adolescenti, che usano i telefoni cellulari; i bambini sono più vulnerabili alle radiazioni perché il loro cranio è molto più sottile di quello di un adulto. L’uso dei cellulari per più di 30 minuti al giorno per 10 anni, oltre ad aumentare il rischio di cancro al cervello, favorendo anche la crescita di neuromi acustici. La radiazione dei cellulari può provocare danni irreversibili alla fertilità maschile, causare danni al Dna delle cellule del corpo, con la formazione di radicali liberi all’interno delle cellule. Le frequenze dei cellulari possono addirittura interferire con il corretto funzionamento di alcuni dispositivi salvavita, inclusi gli impianti di pace-maker, mettendo in serio pericolo la vita di molti malati. Secondo il rapporto del prof. Kumar, i campi elettromagnetici generati dai telefoni cellulari e dalle cellule dei ripetitori, debiliterebbe sensibilmente il sistema immunitario e stimolerebbe risposte allergiche \ infiammatorie, comprese eruzioni cutanee, piaghe, sensazione di oppressione e lesioni. Le persone che utilizzano i telefoni cellulari, per più di 30 minuti al giorno, per più di quattro anni sarebbero a rischio più elevato di perdita dell’udito. La radiazione dei telefonini è tra le maggiori cause di tinnito e di infiammazione delle cellule ciliate presenti nell’orecchio interno. Una volta danneggiate, queste cellule non possono più rigenerarsi. Inoltre l’uso frequente dei

telefoni cellulari potrebbe danneggiare il sistema visivo, indebolire le ossa e causare un deficit del sistema immunitario. Sono stati accertati anche correlazioni con i disturbi del sonno e malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il morbo di Parkinson. A causa del rumore elettromagnetico di fondo, le api e gli uccelli diventano disorientati e non possono tornare negli alveari e nei nidi. Ci sono quindi effetti nocivi anche per animali, piante e l’ambiente. Ma che cosa si potrebbe fare per arginare almeno, se non prevenire, queste allarmanti conseguenze? Innanzitutto bisogna essere consapevoli del problema in tutti i suoi aspetti. Ci sono 5 regole per la salute che, anche se sono certamente difficili da seguire, possono aiutare di molto a limitare i danni. La prima è certamente capire il livello d’inquinamento (elettrosmog) dell’area in cui si vive, e possibilmente fare pressione sulle amministrazioni per ridurlo. Secondo, usare il cellulare all’orecchio non più di 4 - 5 minuti al giorno. Non usare mai i cellulari in macchina. Se non se ne può fare a meno, usare i cellulari in viva voce, distanti dal corpo: in queste condizioni il rischio è enormemente minore. Almeno utilizzare le cuffie (soluzione però sempre ad alto rischio). È una regola fondamentale, nonché una norma di buona educazione, Non dare il cellulare in mano ai bambini.Dalla ricerca sulle energie sottili sono nati degli schermi, che arrivano ad eliminare gli effetti sull’uomo dell’elettrosmog dagli ambienti. Riducendo molto gli effetti dei cellulari. Francesco Giacovazzo

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

“Tre colori”, 150 storie per raccontare 150 anni

Il patriarcato sottomesso

Le iniziative di Radio3 per i 150 anni dell’Unità d’Italia non si sono lasciate attendere. Partite, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con una diretta da Reggio Emilia lo scorso 7 gennaio (anniversario del giorno in cui, nel 1797, venne sventolata per la prima volta la bandiera tricolore), successivamente hanno visto passare nelle mani della nuova trasmissione Tre colori la fiaccola del lungo viaggio attraverso un secolo e mezzo di vita nazionale. Tre colori, in onda alle ore 14 dal lunedì al venerdì, sarà un punto di riferimento costante per raccontare la storia, o meglio le tante storie dell’Unità d’Italia. La trasmissione ricostruirà 150 episodi riguardanti la coscienza collettiva del Paese, disegnando a sua volta una mappa sonora ricchissima; un secolo e mezzo raccontato attraverso molti dei momenti che, tra mille diversità, hanno portato gli italiani a unirsi in un comune sentimento di appartenenza, oggi tuttavia messo come mai a dura prova proprio dal suo stesso carattere sfaccettato, molteplice e frammentario. Scrittori, storici, giornalisti, architetti, musicisti, scienziati, perfino gastronomi racconteranno i luoghi, i simboli, i miti, i personaggi, gli eventi, le opere d’arte, le canzoni e i cibi che hanno fatto l’Italia, da un lato come fenomeni storico-antropologici e dall’altro come elementi della coscienza collettiva. Spunti quindi per riparlare di Risorgimento e di guerre mondiali, per rievocare episodi memorabili e felici, ma anche per ragionare su cosa è stata l’unificazione per le varie aree del Paese, tornando su alcune polemiche (alcune sopite dagli anni e risorte negli ultimi tempi, altre mai attenuate) e discutendo, ovviamente, anche dell’eterno dualismo economico e sociale della Penisola. Spiega il direttore di Radio3, Marino Sinibaldi: “L’idea di prendere i tre colori della bandiera italiana per farne un programma è nata dal fatto che il bianco, rosso e verde rappresentano il simbolo del Paese, ma anche della sua diversità. Sono in tutto 150 puntate, una al giorno, e altrettante storie, le storie più varie: Nord e Mezzogiorno, così diversi e forse distanti, ma anche la nascita dell’Autostrada del Sole, che unisce e che percorre la nostra Penisola. Simboli, tanti simboli che in questi 150 anni hanno unito il Paese, ma senza mai cancellarne le diversità. Il nostro pubblico vuole sapere, è curioso; ed ai giovani racconteremo, in modo mai retorico, le cose che sono state fatte qui in Italia, anche grazie ai giovani stessi”.

Chi ha la fortuna di recarsi ad Istanbul, oltre a visitare le grandi e magnifiche moschee, può allargare il suo giro alla chiesa di San Giorgio al Fanar, attuale sede del patriarcato ecumenico ortodosso. Per certi aspetti il Fanar è un po’ come il nostro Vaticano. Ma questa chiesa, che colpisce per la sua modestia, è anche l’epilogo di una storia fatta di tante vessazioni, messe bene in luce dal libro “Il Patriarcato ecumenico”, pubblicato dall’Associazione “Testimonianza Ortodossa”. Con la caduta di Costantinopoli, avvenuta per opera dei Turchi nel 1453, per la sede del patriarcato ecumenico ortodosso comincia un doloroso pellegrinaggio da un posto all’altro della città. Da principio il patriarcato è spostato dalla splendida chiesa dedicata a Santa Sofia (requisita) alla chiesa dei Santi Apostoli, che i Turchi dopo l’occupazione del 1453 avevano ridotto ad un ammasso di macerie. Lo storico Kritovulos scrive che “…per 14 ore le orde musulmane si sono accanite contro il bellissimo tempio. Dopo aver fatto a pezzi le reliquie e le ossa degli imperatori hanno gettato i resti nella calce viva. Così distrutto fu consegnato ai cristiani come sede nuova del patriarcato ecumenico.” (cfr.: Stilianos Bouris, Il patriarcato ecumenico fra testimonianza e martirio, pag. 25, in: “Il patriarcato ecumenico”). Ma non durò molto: i musulmani si ripresero quel tempio per costruirvi la moschea “Fatich”. Il patriarcato ecumenico è perciò costretto, già nel 1456, a spostare la sede a Moni Pammakaristos. Nel 1587 sarà obbligato a un nuovo trasferimento, quando il sultano Murat III decise di realizzare un’altra moschea proprio a

Moni Pammakaristos, dandogli il nome di “Fetchie Camii”, che significa “tempio della vittoria”, in ricordo della conquista da parte degli Ottomani della Georgia e dell’Armenia cristiane. Così di nuovo il patriarcato ecumenico emigra altrove, trasferendosi nella chiesa della Vergine Paramythia. Ma non basta: dieci anni più tardi, nel 1597, il patriarcato è costretto a spostare la sua sede nella chiesa di San Demetrio di Xyloportas. Soltanto tre anni dopo, però, nel 1600 (ad un secolo e mezzo dalla presa di Costantinopoli da parte dei Turchi) al patriarcato fu imposta una sede destinata a durare sino ai nostri giorni: la chiesa patriarcale di San Giorgio al Fanar. In questa piccola chiesa ancora oggi ha sede il patriarcato ecumenico, attualmente guidato da Bartolomeo I. Non mancano, fra i suoi predecessori, casi di vero e proprio martirio. I fratelli ortodossi in particolare venerano la memoria di Gregorio V, arrestato, alla fine della liturgia pasquale del 10 aprile 1821, e dichiarato deposto dai Turchi. Il pomeriggio di quello stesso giorno fu impiccato e il suo corpo lasciato appeso per tre giorni. Infine fu trascinato per le strade della città e gettato in mare. Anche con l’avvento, nel 1923, della Turchia laica di Kemal Ataturk le cose non migliorarono molto per il patriarcato: “Senza temere di essere smentiti, si può affermare che il patriarcato subì il martirio, anche come istituzione, dal 1923 in poi, con la caduta del califfato…e il sorgere del nuovo stato laico turco...” (pag. 27). * www.recensioni-storia.it


L’Ora del Salento 12

Lecce, 29 gennaio 2011

le nostre città Continuano gli appuntamenti al Politeama Greco con la lirica

LECCE/ Storia e sogni di un’associazione nata a Lecce

Il Don Pasquale di Donizetti

Come un bruco... per essere farfalla

Dal 1948 nella sala del Politeama mancava la musica de “La Fanciulla del West”, il capolavoro novecentesco di Puccini, andato in scena per la ottima scelta del direttore artistico Filippo Zigante di proporla come prima opera della stagione lirica n.42 della Provincia di Lecce. Un teatro quasi al completo ha potuto gustare l’opera che presenta una musicalità decisamente moderna, che a tratti sembra essere anticipatoria di certe colonne sonore di film che del ‘900 saranno poi il simbolo. Un’orchestra che dialoga con i cantanti in maniera dialettica, alla ricerca di armonie decisamente diverse da quelle della tradizione. Non ci sono state sbavature di sorta: bene l’orchestra Tito Schipa che ha fornito un’ottima prova anche grazie alla ottima direzione di Balazs Kocsar, di qualità la prova di Silvio Zanon, baritono nelle vesti dello sceriffo Jack Rance, per nulla intimidita Nila Masala, il soprano che debuttava nel difficile ruolo di Minnie che ha asperità musicali importanti, comunque adeguato Carlo Barricelli, il tenore che ha interpretato Dick Johnson. Franzutti ha saputo, infine, ben rendere nella sua regia la complicata e costante dinamicità dell’opera. Serata gradevole che ha lasciato soddisfatti gli spettatori che ora sono in attesa del secondo titolo in cartellone: il Don Pasquale di Gaetano Donizetti. L’opera buffa in tre atti che ricalca il dramma giocoso di Angelo Anelli, Ser Marcantonio è l’occasione per un simpatico matinee per le scuole il prossimo 3 febbraio, prima della rappresentazione serale, alle 20.45, del 4 febbraio. L’ultima rappresentazione del Don Pasquale a Lecce, al Politeama, risale al 1994. L’edizione di questa 42^ stagione lirica è firmata dalla regia di Francesco Bellotto e dalla

FISCOSENZAVELI

direzione d’orchestra di Alfonso Scarano, che ritorna nel Salento dopo aver diretto il dittico “Gianni Schicchi” e “La Giara”. Il cast è di altissimo livello. Sarà, infatti, Simone Alaimo ad indossare i panni del protagonista basso-baritono ha una voce particolarissima di grandissima qualità sostenuta da una tecnica sicura consolidata in 30 e più anni di carriera da solista. Alaimo ha interpretato più di 90 opere sempre in ruoli primari; ha cantato in tutti i Teatri e nei maggiori festival lirici Italiani; è stato ospite assiduo dei maggiori teatri europei, come il Covent Garden di Londra, l’Opera di Parigi, la Staatsoper di Vienna. Ma non solo: è da anni entrato assiduamente nel circuito americano cantando ed inaugurando le stagioni del Metropolitan di New York, dell’ Opera di Los Angeles e altri grandi centri musicali d’Oltreoceano. Proprio nella scorsa stagione è stato al Metropolitan di

New York al Covent Garden di Londra ed alla Scala di Milano per l’altra grande opera di Donizetti sempre di grande richiamo, Elisir d’Amore. Ha collaborato con grandissimi interpreti, con i Direttori d’Orchestra ed i Registi maggiormente riconosciuti. Tra i Direttori ricordiamo Gavazzeni, Abbado, Muti, Sinopoli. Tra i Registi Ponnelle, Streler, Fo, De Tommasi, Crivelli, Levi, Zeffirelli, Monicelli. Al suo fianco Aldo Caputo nel ruolo di Ernesto e Roberta Canzian in Norina, degni protagonisti nei rispettivi ruoli. Un’opera leggera, piacevole, che scorre con facilità che con il suo simpatico ammonimento finale non mancherà di far riflettere. Norina dirà: La moral di tutto questo è assai facile trovar. Ve la dico presto presto se vi piace d’ascoltar. Ben è scemo di cervello chi s’ammoglia in vecchia età ; va a cercar col campanello noie e doglie in quantità . Non ci pare di dover aggiungere altro! Loredana Di Cuonzo

Il principio del rispetto del contraddittorio, già consacrato nell’ambito dell’attività giudiziale, è stato introdotto anche nell’agere dell’attività istituzionale della pubblica amministrazione, mediante la n. 241/90, così come novellata dalla legge n. 15/05. Nello specifico, poi, si è cercato di coniugare questo concetto con l’attività di accertamento tributario da parte della amministrazioni finanziarie. Nell’ottica, quindi, di applicare tale statuizione e di razionalizzare, rendendo più efficiente l’azione dell’Amministrazione finanziaria, si è ipotizzata l’anticipazione del contraddittorio tra le parti già nella fase del procedimento di accertamento tributario. L’anticipazione del contraddittorio alla fase procedimentale di accertamento non si esaurisce in una partecipazione del contribuente all’attività di accertamento nell’interesse del fisco (esibizione di fatture, registri, etc.), ma si estende anche e soprattutto verso una partecipazione in chiave difensiva. A tal fine è indispensabile l’instaurazione del contraddittorio con il contribuente, sin dalla fase della verifica fiscale, attività, invece, solitamente basata su prove induttive. L’amministrazione finanziaria, però, in relazione a ciò ha soltanto una facoltà e non un obbligo: contrariamente a quanto accade negli “Studi di settore”. In linea con tale principio di diritto e nel pieno rispetto del principio del contraddittorio si è espressa sia la Corte di Cassazione nella sentenza n. 22320/2010 che la Corte di merito (Comm. Trib. Prov. di Brescia) nella sentenza n. 537/2010. Entrambe le Corti hanno sancito espressamente “la nullità dell’atto di accertamento emesso prima della scadenza dei 6o giorni dalla notifica dell’atto di constatazione: la deroga a ciò può avvenire solo in caso di particolare urgenza (art. 12, comma 7, L. n. 212/00)”. Lasciando, quindi, la possibilità di deroga ai soli casi di urgenza rispetto a cui l’amministrazione pubblica dovrà dare puntuale motivazione Per ulteriori informazioni potete contare la scrivente al seguente indirizzo:palladino@loradelsalento.it

Tutti possiamo sbagliare e tutti possiamo cambiare. Indispensabile, però, è perdonare e riconciliarsi. La città di Gubbio seppe perdonare il lupo e riconciliarsi con lui. Cosa saprà fare la nostra città? Intanto Grazie! Da quel loro invito a tornare e a scommettere sulla via della riconciliazione, un lungo viaggio è stato intrapreso insieme con loro fatto di incontri, discussioni, sempre nuove rappresentazioni teatrali, celebrazioni liturgiche... nella consapevolezza che la relazione tra le persone è il luogo vitale dove si possono condividere i sogni e le ansie, le speranze e le paure al di là di ogni ostacolo, superando ogni muro, oltre ogni sbarra! Tutto questo ci ha portato oggi ad essere un gruppo, un’associazione vera; lo scorso 16 luglio infatti un insieme di persone composto da detenuti e volontari francescani si costituisce associazione di volontariato con la denominazione Il Bruco che sogna e aspira a diventare farfalla. L’associazione offrirà loro un’occasione e uno spazio al dialogo, alla partecipazione, alla responsabilità: uno sguardo attento e obiettivo nei confronti della loro condizione, alle problematiche delle vittime e degli autori di reato e della società esterna tutta; un modo per esercitare il loro diritto di cittadinanza. Quello stesso gruppo che alcuni anni fa muoveva insieme i primi passi, oggi associazione, vuole lanciare una proposta nuova per tutti: un calendario 2011 sugli undici articoli della Costituzione Italiana più l’art. 27 che si riferisce al trattamento che dovrebbe essere applicato al condannato. Un calendario che con raffigurazioni satiriche invita alla riflessione e stimola partecipazione e responsabilità. Un progetto che verrà diffuso e spiegato negli Istituti scolastici, promosso da

tutti noi volontari e detenuti.. Un calendario come progetto-proposta che intende rilanciare: il senso della legalità in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia. Il senso del noi come cultura del bene comune in cui ciascuno possa trovare il suo contesto vitale che garantisca un’esistenza all’insegna del riconoscimento dei diritti e della pratica dei doveri. Un senso del noi come cultura della prossimità con chi arranca e fa’ fatica. Con questo calendario vorremmo essere prossimi con i ragazzi di strada di Brazzaville (Congo) dove operano i frati minori francescani impegnati anche nella gestione di un centro di accoglienza per minori; perché quei ragazzi sentano la prossimità attraverso la possibilità di mangiare, dormire, studiare, sognare. Il senso del dono che nulla ha a che fare con il regalo. Il regalo si concretizza nelle cose, il dono è sempre una persona. Per questo per fare un regalo bisogna essere ricco, per fare un dono bisogna essere poveri. Tanto poveri da scoprire - come diceva frate Francesco - che... “donando si riceve”. Proveremo a diffondere il nostro lavoro che è riuscito a raccogliere la massima espressione delle risorse e potenzialità di coloro che vi hanno partecipato e a rispondere a uno dei loro bisogni liberamente espressi: poter raccontare! Non è solo un calendario: vuol essere un’occasione di incontro e di dialogo... con tutti! Parliamone! Roberta e Annapaola Per chi volesse contribuire alla diffusione del calendario può rivolgersi: c/o Convento frati minori S. Antonio Fulgenzio - via Imperatore Adriano, 79 - Lecce, o scriver e a associazioneilbruco@gmail.com fb: associazione il bruco onlus

La Gioiosa di Vincenzo Napoli

a cura di Elena Palladino

Avvocato Specializzato in Diritto Amministrativo e Tr ibutario

Principio del contraddittorio

È da tempo ormai che operiamo, insieme ad altre persone, volontariamente all’interno della casa penale di Lecce; l’incontro e la relazione con un numero sempre crescente di detenuti portano ogni giorno a nuove scoperte di sé e dell’altro e dei tanti bisogni che si nascondono nella storia di ognuno: una storia che va’ assolutamente ascoltata, rispettata e possibilmente affiancata. Tutto è cominciato nel lontano 2006... i detenuti della casa circondariale di Lecce incontrano il crocifisso di San Damiano; un’esperienza a cui prese parte un gran numero di noi giovani e frati minori francescani. Da quell’incontro, tanto desiderato e atteso, arriva una loro lettera che ci invitava a tornare e non solo: “L’episodio più toccante, almeno per noi detenuti e condannati, tra le imprese di frate Francesco è senz’altro la storia di frate Lupo. Frate Francesco ha fatto sì che frate Lupo guardasse alla vita con occhi diversi e ha fatto sì che la gente di Gubbio lo guardasse con occhi diversi. La condotta inumana di fratello Lupo non era dovuta ad indole innata. Era conseguenza di scelte senz’altro sbagliate ma anche di condizioni non favorevoli: fame, solitudine, paura, disperazione... La gente di Gubbio lo disprezzava prima ancora di temerlo e la condanna, a quel punto, giungeva inevitabile e quasi a priori.. Frate Francesco, invece, lo prende per mano e lo conduce in città. Non ha paura di quello che possono pensare i cittadini, del fatto che lo potrebbero ritenere amico del Lupo. E così fa capire a tutti che a volte non tutto è come appare, soprattutto che un uomo non è l’etichetta che si porta addosso, anche se per propria responsabilità.

QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

continua... La marcia sinfonica “Gioiosa” di Vincenzo Napoli è nella sua fase conclusiva; il “gran finale” rileva gli interventi di tutti gli strumenti dell’organico ed ognuno svolge il proprio compito attraverso il progetto compositivo del Napoli. Il tema, già ascoltato nella prima parte della marcia, viene riproposto dal flauto, dall’oboe, dal clarinetto piccolo in mib., dai primi e secondi clarinetti soprani, dal sassofono soprano, dal sassofono contralto, dal flicorno sopranino e dai flicorni soprani. È necessario evidenziare che la parte iniziale del tema (in levare) è stata modificata rispetto alla prima esposizione dello stesso; infatti, il compositore ha invertito l’intervallo tra il primo e il secondo suono della melodia principale. Mentre nell’antecedente fase era presente un salto di terza rivolto verso il basso, in quest’ultima proposta l’intervallo propone una sesta con una direzione verso l’alto. La variazione intervallare, apparentemente di poco significato e forse poco impercettibile, determina un’interessante novità sull’epilogo della marcia anche perché compare un’altra variazione della stessa entità nella riproposta della seconda semifrase. Lo slancio, ottenuto dall’utilizzo della variazione intervallare, conferisce all’intera frase tematica una nuova dimensione uditiva sia come effetto sull’ascoltatore sia come dinamicità volumetrica alimentata, quest’ultima, soprattutto dagli interventi timbrici sulla melodia. Un ulteriore apporto volumetrico viene of-

ferto dal resto dell’organico che non è stato chiamato a sostenere il tema principale; il compositore ha riservato intere sezioni bandistiche affinché potessero confluire nel progetto armonico e sostenere tutto l’impianto della marcia. Si può evidenziare una prima sezione, utilizzata per arpeggi realizzati sui suoni lunghi della melodia, e ne fanno parte il clarinetto contralto, il sassofono tenore, il flicorno tenore e l’euphonium; nella seconda sezione, con funzione di sostegno-pedale, si trovano il clarinetto basso, il sassofono basso e il basso tuba. Nella terza sezione, al fine di completare il sostegno armonico, si trovano i corni e i tromboni; una particolare attenzione merita l’intervento delle trombe in sib., le quali, con squilli di semicrome, accrescono l’intensità propulsiva dell’azione compositiva del Napoli completata dall’intervento, come consuetudine, delle percussioni. Il tema viene riproposto una seconda volta con un interessante elemento contrappuntistico; gli strumenti, che nella fase precedenti avevano sostenuto il tema con degli arpeggi, in questa circostanza, con l’aggiunta del sassofono contralto, propongono, quasi a canone, una contromelodia che rende più ampio e accattivante il contatto con il fruitore, facilitato dagli elementi sincopati introdotti dai corni, dai tromboni, dal rullante e dai piatti. La coda presenta l’omogeneità ritmica dell’organico bandistico e, attraverso degli intensi passaggi accordali, la composizione trova il giusto epilogo nella certezza che si sia percorso un itinerario molto caro alla tradizione bandistica.


L’Ora del Salento 13

Lecce, 29 gennaio 2011

le nostre città LECCE/È dello scultore leccese la cappella interna

Serio a San Giovanni Evangelista Il convento di San Giovanni Evangelista in Lecce, retto dalle suore Benedettine, è uno dei più antichi e prestigiosi di Terra d’Otranto. Segnaliamo alcuni documenti che possono aiutare a comprendere la sua lunga storia edilizia. Il primo documento è un atto rogato dal Notaio Tommaso Siciliano di Lecce l’11 novembre 1743 dove è riportato: “[…] spese già fatte per detto fabrico e comprese ne detti conti […] sono le seguenti cioè fabrica inferiore canne cinquanta una e mezza, fabrica superiore canne trecento settanta una, volto della cisterna canne quattordici, in tutto canne quattrocento trenta tre e mezza a grana ottantanove la canna importa docati trecento ottanta cinque a grana ottantuno e mezzo, tonaco canne cento trenta due a grana cinque […] importa docati sei e grana sessanta per calce, tufina, per imbianchire ed intonacare le medesime carlini trentacinque. Per bastonati docati cinque e grana sessanta tre, per numero settanta colonnette e pilastretti docati sette e grana ottanta. Per due chiavi d’archi carlini venti. Per numero diciasette mensole che sono (incluse) colli docati cinque e grana sessanta tre di bastonati. Per inchiancato delle logge sopra le ringhiere carlini venti quattro. Per fabricatura delle lamie vecchie docati dodici. Per scavatura di tagliata della cisterna e per scavare da sopra le nuove lamie carlini venti. Per scarratura del canale della fontana carlini trenta, per tre canali di rame per la fontana carlini sei. A mastro Matteo Carrozzo che assistè alla misura della fabrica carlini quindici. Al Sig. Mauro Manieri per il suo intervento in San Giovanni prima di cominciarsi la fabrica e per l’assistenza alla misura docati sette e grana novantacinque che unite sommano docati quattrocento quarant’uno e grana quarant’uno e mezzo. […]”. Probabilmente a questi stessi lavori, ma in senso più ampio, si riferiscono due altri documenti. Il 18 aprile 1742 è rogato un atto presso il Notaio Fortunato Saverio Muci di Lecce dove è la richiesta di assenso da parte del Convento per potere prendere tremila ducati; sempre infine di lavori all’interno del convento si riporta nell’atto rogato il 6 aprile 1743 dal Notaio Strafino Giuseppe Maria di Lecce dove, in particolare, si fa riferimento al Decreto della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari ed alla data del 22 dicembre 1741. A localizzare meglio questi lavori può

aiutare la visita pastorale – custodita presso l’Archivio storico della Curia leccese - fatta dal Vescovo Alfonso Sozy Carafa il tre luglio 1747. Questo quadro documentario si completa con due epigrafi che, con buona probabilità, aiutano a circoscrivere l’arco temporale dei lavori. La prima epigrafe - visibile sulla facciata principale della chiesa, a sinistra - riporta 1743; la seconda - nella cappella interna sotto il titolo della Visitazione della B. V. Maria - riporta 1740. L’altare nella cappella della Visitazione come pure la citata epigrafe collocata sulla facciata principale dellla chiesa sono opere attribuibili allo scultore ed architetto leccese Giuseppe Serio cui sono riferibili, per citare solo alcune delle sue opere, i tre altari all’interno della Chiesa di San Giovanni di Dio, oppure, sempre a Lecce, ma nella chiesa di San Matteo, due altari, quello con il dipinto di Sant’Oronzo e quello con la rappresentazione di Sant’Anna e la Vergine bambina, opere del pittore leccese Serafino Elmo. Dalle ricerche che abbiamo in corso sta emergendo come il Serio fosse molto spesso accompagnato dal pittore Elmo; ulteriore caso in questo senso, per altro documentato, è il primo altare a destra entrando nella chiesa madre di Vernole dove al Serio è attribuibile tutta la decorazione scultorea esterna (eccetto alcuni elementi) e la maggior parte degli altari interni. Il dipinto della Visitazione che è nella cappella interna del Convento di San Giovanni Evangelista, stilisticamente, sembra pure riferibile proprio a Serafino Elmo. Un’altra opera attribuibile a Giuseppe Serio è lo scalone monumentale che nella prima metà del Settecento fu realizzato per il Convento degli Olivetani a Lecce. In tale caso, inoltre, non si può escludere che l’intervento di questo architetto e scultore abbia interessato anche la ristemazione di tutto quel piano superiore – dove evidenti sono i segni di un intervento settecentesco - verso cui conduce il detto scalone. Nella parte inferiore di questo stesso scalone, lato destro, è ancora visibile, inoltre, sul muro, il disegno preparatorio (stilisticamente compatibile con le sculture del Serio) a matita di un angelo simmetrico a quello scolpito nella balaustrata sinistra. Di questo artista avremmo pertanto, ed è questa cosa rara, anche un disegno. Fabio Grasso

VITE MIGRANTI

Il 12 febbraio scade il termine per la presentazione delle domande di iscrizione

Quale scuola? È tempo di scelte Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha fissato al 12 febbraio prossimo il termine per la presentazione delle domande di iscrizione, per l’anno scolastico 2011/ 2012, alle scuole dell’infanzia ed alle scuole di ogni ordine e grado. L’iscrizione va effettuata esclusivamente per le classi prime, delle scuole di ogni ordine e grado, e per le sezioni di scuola dell’infanzia, statali e paritarie. Per le classi successive al primo anno di corso, l’iscrizione è disposta d’ufficio. I modelli di iscrizione sono disponibili presso le scuole. La domanda va presentata ad una sola istituzione scolastica dell’ordine prescelto. Queste le disposizioni principali per i vari ordini di scuola. Scuola dell’infanzia Possono essere iscritti alla scuola dell’infanzia i bambini e le bambine che abbiano compiuto o compiano tre anni di età entro il 31 dicembre 2011 (nati, quindi, nel 2008). L’iscrizione può, inoltre, essere richiesta anche per i bambini che compiano i tre anni di età entro il 30 aprile 2012 (nati da gennaio ad aprile 2009). L’ammissione alla frequenza anticipata di questi bambini è, però, subordinata all’esaurimento di eventuali liste di attesa, alla disponibilità di posti ed alla valutazione pedagogica e didattica, da parte del collegio dei docenti, dei tempi e modi dell’accoglienza. Le ore di funzionamento della scuola dell’infanzia sono, di norma, pari a 40 ore settimanali; le famiglie possono, però, richiedere l’orario ridotto sino a 25 ore settimanali o elevato sino a 50. Anche per l’anno scolastico prossimo è prevista la prosecuzione dell’esperienza delle “sezioni primavera”, che accolgono bambini dai due ai tre anni di età, per le quali il Ministero dell’Istruzione si riserva di emanare, successivamente, apposite disposizioni. Scuola Primaria Sono obbligati ad essere iscritti alla prima classe della scuola primaria i bambini e le bambine che compiono i sei anni di età entro il 31 dicembre 2011 (nati, quindi, nel 2005). Sono consentite iscrizioni “anticipate” per bambini e bambine che il predetto requisito dell’età lo raggiungano entro il 30 aprile 2012 (nati da gennaio ad aprile 2006). All’atto dell’iscrizione i genitori possono scegliere l’articolazione del-

di Giovanni Napolitano

Regia Corvetta Caracciolo: Aden Ripartita dall’isola di Ceylon la nave Caracciolo raggiunge la Costa dello Yemen per raggiungere la città di Aden. Scrive Umberto: “... si navigò in prossimità della costa nord dei Somali, guadagnando cammino in longitudine e mantenendoci per evitare una corrente, vicinissimi alla costa africana stessa; all’altezza di Ras Gori. Aden più che essere una città è una vera e formidabile penisola fortificata su per gli alti monti rocciosi”. Essa è una delle principali città dello Yemen, capoluogo del governatorato di Adan. Eretta sul cratere di un vulcano spento (ancora per poco), la città è costituita dall’assemblamento di antichi villaggi e si affaccia sul porto naturale che si apre sull’omonimo golfo. Umbro la descrive, in realtà, come una città fortificata: “È una città fortificata su per gli alti monti rocciosi che danno verso il mare. Non si vedono altro che lunghe vie e forti

di ogni grandezza, semafori a specola tale dal mare da permettere loro di vedere ad enorme distanza”. È un panorama quasi spettrale che non lascia spazio alla fantasia del giovane marinaio che sottolinea come l’unica zona vivace sia in realtà il porto. Egli scrive: “due file di boe sono sempre occupate da grossi vapori che arrivano, fanno carbone, sbarcano e imbarcano poche merci e ripartono. Tutte le linee vi toccano e la posta arriva dall’Europa ogni settimana. Dal porto propriamente detto Aden arabo parte una strada che segue il mare per un buon tratto sulla quale si vedono passare lunghe fila di cammelli che vanno e vengono da Aden, dove concorrono le carovane per abbeverarsi ai pozzi”. Infatti, un problema molto sentito era evidentemente quello della siccità. La popolazione ebrea presente in loco era numerosa e proveniente da Giaffa, Gerusa-

lemme o Smirne. Sulla popolazione araba, invece, il giovane eroe è costretto a rivedere la sua opinione; egli, infatti riteneva: ”L’arabo è bello, ma non tanto quanto si vuole fare credere da certi scrittori: l’arabo accovacciato sul suo cammello che stende la mano al passante per chiedere un “hashish” di un soldo è, secondo i poeti, il tipo ardente, passionale figlio indomito del deserto. La donna che va al pozzo con l’anfora sulla testa è una Rebecca alla fontana. Ma via! Quell’uomo è un essere degradato dall’ozio, disprezza il lavoro perché il dattero che forma il suo nutrimento cresce spontaneo, e quella donna è una schiava avvilita dei piaceri del padrone”. L’attività prevalente legata all’estrazione del sale è invece gestita prevalentemente da stranieri, tra cui un italiano di nome Guastalla che fece così fortuna. Il viaggio continua alla volta dell’isola di Perin.

l’orario settimanale preferita: 24, 27, 30 o 40 ore (tempo pieno). L’accoglimento della richiesta dell’orario superiore a 27 ore è subordinata, da parte della scuola, all’esistenza di risorse di organico ed alla disponibilità dei necessari servizi. Gli alunni sono tenuti alla frequenza per l’intero orario settimanale previsto per la classe cui sono assegnati.

l’istituto di appartenenza per il successivo inoltro.

Scuola secondaria di primo grado Sono obbligati all’iscrizione della scuola secondaria di primo grado, per l’anno scolastico 2011/2012, gli alunni che, nel corrente anno scolastico, concludono la scuola primaria con esito positivo. La domanda di iscrizione, indirizzata alla scuola prescelta, dovrà essere presentata tramite la scuola primaria di attuale frequenza, che provvederà a trasmetterla all’istituzione scolastica cui è indirizzata. Sono consentite opzioni, rispetto all’articolazione dell’orario settimanale: 30 ore, oppure 36 elevabili fino a 40 ore (tempo prolungato), comprensivo del tempo destinato alla mensa. Le richieste del tempo prolungato saranno accolte subordinatamente alla consistenza delle risorse di organico ed alla disponibilità di servizi adeguati.

Scuola secondaria di secondo grado Gli studenti che nel corrente anno scolastico termineranno, con esito positivo, l’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado, devono iscriversi alla prima classe di un istituto secondario di secondo grado. Le domande di iscrizione devono essere presentate all’istituto d’istruzione secondaria di primo grado, attualmente frequentato, che provvederà a trasmetterla all’istituto d’istruzione secondaria di secondo grado prescelto. Le famiglie possono scegliere tra le diverse tipologie di istituti d’istruzione secondaria di secondo grado previsti dai regolamenti relativi ai nuovi ordinamenti dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali. È utile sapere, inoltre, che nel periodo di tempo precedente la scadenza della presentazione delle domande d’iscrizione, le scuole secondarie di secondo grado svolgono, nei confronti degli alunni di terza classe della scuola secondaria di primo grado, una capillare attività di informazione e di orientamento per consentire agli alunni stessi una scelta quando più possibile consapevole.

Istituti Comprensivi Nell’ambito degli istituti comprensivi non è richiesta la domanda di iscrizione alla prima classe della scuola secondaria di primo grado per gli alunni che completano la scuola primaria dello stesso istituto. L’iscrizione viene effettuata d’ufficio. É fatta salva, però la scelta delle famiglie per altra scuola secondaria di primo grado. In questo caso, va compilata la domanda di iscrizione indirizzata alla scuola prescelta, che presentata al-

Insegnamento della Religione Cattolica Come sempre, al momento dell’iscrizione i genitori degli alunni esercitano la facoltà di avvalersi o di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica, compilando l’apposito modulo, avente valore per l’intero corso di studi, fatto salvo il diritto di modificare tale scelta per l’anno scolastico successivo, entro il termine annualmente stabilito per le iscrizioni. Antonio Ciriolo

IN GALLERIA

di Alessandra De Matteis

Immaturi di Paolo Genovesi È l’incubo di tanti e diventa un sogno per tutti, quando riescono a raggiungerla, è la tanto attesa “Maturità”. Cosa succederebbe se verso i 40 anni annullassero il tanto atteso diploma? Questo è l’argomento della commedia di Paolo Genovesi “Immaturi”. Giorgio (Raoul Bova), Lorenzo (Ricky Memphis), Piero (Luca Bizzarri), Luisa (Barbora Bobulova), Virgilio (Paolo Kessisoglu) e Francesca (Ambra Angiolini) 20 anni fa erano compagni di scuola. Ma sopratutto erano amici, erano un gruppo. Poi è successo qualcosa e il gruppo si è frantumato. Ma tra poco torneranno ad esserlo, almeno per qualche giorno: il Ministero della Pubblica Istruzione ha annullato il loro esame di maturità e lo dovranno rifare. Pena l’annullamento di tutti i titoli poi conseguiti. E così li vedremo di nuo-

vo insieme, come ai vecchi tempi, con qualche ruga di più e qualche capello di meno. Con la voglia di risentire il sapore della giovinezza e la consapevolezza, più o meno profonda, che quel periodo è passato. Paolo Genovesi si serve di un cast veramente d’eccezione per realizzare questa commedia. Fra tutti gli interpreti però a primeggiare c’è un perfetto Ricky Memphis, che è il personaggio più divertente ed è perfettamente calato nella parte. Inoltre, i dialoghi non sono mai volgari ma sono curiosi e ben riusciti. Un soggetto semplice e divertente per questa pellicola. I protagonisti si trovano di nuovo di fronte agli “esami”, ma questa volta tutto è cambiato devono confrontarsi con la realtà odierna e con i “demoni” che riempiono le loro vite. Diventano quarantenni che vestono i panni dei diciottenni. La pellicola è pervasa da nostalgia e malinconia, senti-

menti c h e fan n o venir vogl i a di torn a r e i n di e tro nel t em p o a quan do si era “immaturi”. Nonostante tutta la nostalgia, il film sa divertire, anche se ogni situazione è tirata all’estremo, tutto si risolve abbastanza bene. La colonna sonora, scritta da Alex Britti, ha lo stesso titolo del film, ed è perfetta per far da sottofondo a questa pellicola. “Immaturi”, si sviluppa un po’ come “Compagni di scuola” ma ha risvolti molto più positivi. Insomma, il film è una gradevole commedia un po’ nostalgica e soprattutto carica di buoni sentimenti.


L’Ora del Salento 14

Lecce, 29 gennaio 2011

appunti

Clara Sanchez. Il profumo delle foglie di limone È nelle librerie italiane solo da qualche giorno l’ultimo lavoro dell’autrice spagnola Clara Sanchez, “Il profumo delle foglie di limone”. Il romanzo è uscito in sordina in Spagna poco meno di un anno fa, e grazie al passaparola del pubblico è subito entrato nelle classifiche di vendita piazzandosi ai primi posti. Tutte le più importanti testate giornalistiche spagnole hanno dedicato al libro intere pagine, descrivendolo come il nuovo fenomeno della letteratura spagnola; infatti la prima tiratura si è esaurita in breve tempo e l’editore spagnolo si è dovuto affrettare a fare una ristampa. È arrivata poi la consacrazione della critica con la vittoria del Nadal, il premio letterario spagnolo più antico e prestigioso. “Il profumo delle foglie di limone” racconta una storia d’amore e di coraggio, di me-

moria e di colpa, di speranza e di forza, è una storia che rimane impressa nell’animo per sempre. L’opera è ambientata in Spagna, in Costa Blanca, e nonostante sia settembre inoltrato, si respira ancora una calda atmosfera estiva con un sole caldo ed un profumo di limoni che si innalza dai vicoli e arriva fino al mare. La protagonista è Sandra, una trentenne disoccupata che ha un rapporto turbolento con i suoi genitori e che aspetta un bambino da un uomo che non è sicura di amare. Sandra si sente triste e sola e proprio per questo motivo ha deciso di trovare rifugio nel villino della sorella in questa meravigliosa zona della Spagna, alla ricerca di un luogo che la faccia sentire ancora viva. Un giorno accusa un malore mentre si trova in spiaggia e viene soccorsa da una coppia di an-

ziani coniugi, Fredrik e Karin Christensen. Inizia così un’ improbabile amicizia tra la giovane Sandra e quelli che fanno di tutto per apparire come i ‘nonni sostituti’ che la ragazza non ha mai conosciuto. Gli anziani vivono in una grande villa con un giardino pieno di fiori dai profumi e dai colori bellissimi. Proprio in questa villa accoglieranno la giovane Sandra come se fosse una figlia e le presenteranno alcune persone amabili e gentili come ad esempio Alberto. Sandra si sente di nuovo a casa, la coppia di anziani l’ha assunta per fare da dama di compagnia alla signora Karin, e, attraverso loro, Sandra è convinta di riuscire a scacciare quella sensazione di solitudine che si era impossessata di lei ultimamente e di poter tornare a vivere serena e felice. Addirittura fa fantasie dove si vede come erede dei

due vecchi. Ma gli obiettivi dei Christensen nel coltivare l’amicizia della spagnola sono molto più ambigui. Essi sono in realtà due criminali nazisti violenti e crudeli che sentono il desiderio di ricominciare a compiere le loro efferate azioni. Il romanzo è articolato con due voci narranti: una è quella di Sandra e l’altra è quella di Julian, un uomo anziano scampato ai campi di concentramento nazisti dove era stato internato come prigioniero politico. Ora vive a Buenos Aires ma arriva nel paesino spagnolo dopo aver ricevuto una lettera dall’amico Selva, suo compagno a Mauthausen. Nella lettera c’era un ritaglio di giornale con la foto di due membri della comunità norvegese in Costa Blanca. L’uomo e la donna sono invecchiati rispetto a come li ricorda Julian, ma riconosce nella coppia Fredrik e Karin Chri-

c@ttolici in rete argo

IL POLLICE IL SENSO DEL DISAGIO Più volte abbiamo scritto della brutta televisione, sperando che la stessa potesse avere una sorta “presa di coscienza” del suo ruolo, al tempo stesso d’informazione ed educativo. Ma le nostre erano, e sono, vane speranze, non fosse altro perché, nel nome dell’audience e del consenso, si continua ad insistere su programmi non condivisibili. Gli italiani, a quanto pare, amano il gossip, e il gridarsi addosso. E se il disagio di qualcuno aumenta, pazienza. Peggio per chi lo avverte. Non ci sorprende, quindi, che perfino nella puntata di “Porta a Porta” (Rai Uno, ore 23,15) dello scorso lunedì, incentrata tutta sui recentissimi “richiami” del presidente della Cei, Bruno Vespa abbia avuto non poche difficoltà a condurre la trasmissione, per la manifesta non capacità o voglia dei partecipanti a rispettare quelle regole del dibattito/confronto che impongono la non sovrapposizione delle voci, consentendo così a chi ascolta di comprendere le ragioni delle varie parti. E di condividerle o meno. Ma questa alla fine, forse, è la Tv.

lor@delavoro di Samuele Vincenti È promossa dal Ministero della Gioventù e dal Ministero della Salute, la nuova iniziativa di sensibilizzazione dei giovanissimi all’educazione alla salute. In attuazione del Programma “Guadagnare Salute: rendere facili le scelte salutari”, nell’ambito del Progetto Nazionale di Promozione dell’Attività Motoria (PNPAM), è stato bandito il concorso “Ragazzi in Gamba”, rivolto agli studenti degli Istituti scolastici superiori in tema di promozione dell’attività fisica nella vita quotidiana per la popolazione giovanile. Attraverso l’elaborazione di una proposta comunicativa - un racconto o una poesia, un poster o uno spot/ video - da realizzare sui temi dell’attività fisica, della sana alimentazione e di una loro integrazione, i ragazzi potranno realizzare l’obiettivo del concorso che si pone come campagna di

Tommaso Dimitri

marialucia andreassi stensen, che continuano ad apparire nei suoi incubi ed in quelli dell’amico Selva. A questo punto, Sandra, con la sua ingenuità, può essere un aiuto inconsapevole per Julian, che sente il dovere di proseguire la sua caccia ai criminali nazisti. Il male non può e non deve rimanere impunito. “Il profumo delle foglie di limone” è un romanzo dal ritmo velocissimo, è quasi impossibile interrompere la lettura presi dalla curiosità di sapere cosa stiano tramando i due vecchi nazisti e quali saranno le mosse di Julian per fermarli. Assolutamente da non perdere. Clara Sanchez, Il profumo delle foglie di limone, Garzanti Editore

M U S I CALM E NTE Il sito per la Pastorale Anna Rita Favale Ai Koreja il Sogno di Shakespeare della sanità

In vista dell’11 febbraio 2011, XIX Giornata Mondiale del Malato, che avrà per tema “Dalle sue piaghe siete stati guariti (1 Pt 2, 24)”, l’Ufficio nazionale per la pastorale della sanità ha messo in rete il materiale per l’animazione. Il tema di quest’anno si inquadra infatti nel percorso triennale di programmazione pastorale “Educare alla vita nella fragilità. Sfida e profezia per la pastorale della salute”, redatto sulla base degli Orientamenti Pastorali Cei per il prossimo decennio “Educare alla vita buona del Vangelo”. La pastorale sanitaria in Italia è molto variegata e ricca di associazioni, movimenti e attività di sostegno. Possiamo trovare nello spazio dedicato del sito della Conferenza Episcopale Italiana alcuni riferimenti e collegamenti a siti e portali nazionali anche non cattolici. Amci (Ass. Medici Cattolici Italiani) www.amci.org; Ufci (Unione italiana farmacisti cattolici) gestita in forma regionale; Acos (Ass. Cattolica Operatori Sanitari) che viene gestita in forma regionale; Cvs (Centro Volontari della Sofferenza) fondato da mons. Luigi Novarese nel 1947: www.sodcvs.org; Mac (Movimento Apostolico Ciechi) è una associazione di laici, ciechi e vedenti, fondata nel 1928, per iniziativa di Maria Motta, e riconosciuta dallo Stato Italiano e dalla Conferenza Episcopale Italiana: www.macnazionale.it; Mas (Movimento Apostolico Sordi) che viene gestita in forma regionale; Oari (Opera assistenza religiosa infermi) che a sua volta ha promosso l’Avulss (Ass. di Associazioni per il volontariato socio sanitario) e voluta da Don Giacomo Luzietti: www.avulss.org; Oftal (Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes) fondata da mons. Alessandro Rastelli nel 1911 entusiasmato dal suo primo pellegrinaggio a Lourdes: www.oftal.org; Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati Lourdes e santuari d’Italia) che è d’obbligo in questo giorno mariano dell’11 febbraio: www.unitalsi.it. Molto altro ancora può essere indicato e certamente altrettanto ne resterà e questo ci conforta particolarmente. Buona navigazione.

A tre anni di distanza dall’ultimo lavoro, Il Mercante di Venezia, che è valso a Civica il Premio Ubu per la Regia 2008 e agli attori della sua compagnia il Premio Vittorio Mezzogiorno 2009, l’artista, già direttore artistico del Teatro della Tosse di Genova, ha scelto di affrontare questa nuova avventura produttiva con il Teatro Stabile dell’Umbria, spinto dall’esigenza di intraprendere un percorso capace di portare verso un Teatro Popolare d’Arte, che sappia coniugare realtà, rigore, illusione e magia. Per questo allestimento è stata scritta una nuova traduzione, realizzata dallo stesso Civica, che ha richiesto quasi due anni di lavoro. Essa si presenta come un unicum nel panorama delle interpretazioni testuali del canone shakespeariano, e costituirà un’assoluta novità per il teatro italiano. Il Sogno di Shakespeare pone domande sulla possibilità di mettere in scena ciò che resiste a qualsiasi tentativo di rappresentazione: il mondo degli spiriti, fate ed elfi che corrono per i boschi, il chiaro di luna dentro una sala teatrale. L’invisibile, insomma. L’invisibile che verrà mostrato in questo spettacolo con tecniche e segni intrinsecamente teatrali: il ventriloquismo attraverso cui le voci degli attori si staccano dai loro corpi per diventare minuscoli elfi e invisibili fate che danzano nell’aria “più veloci della sfera della luna”; la camminata dei fantasmi del Teatro No, con la quale Oberon e Titania, spiriti aerei e invisibili, scivolano librandosi in volo sul palco come non avessero peso, e altre invenzioni che non mancheranno di incuriosire il pubblico. Uno spettacolo di Massimiliano Civica, costumi Clotilde, oggetti di scena Paola Benvenuto, maschere Atelier Erriquez & Cavarra, tecniche del corpo Alessandra Cristiani, tecniche della voce Francesca Della Monica, supervisione tecniche di ventriloquismo Samuel Barletti, con Elena Borgogni, Valentina Curatoli, Nicola Danesi, Oscar De Summa, Mirko Feliziani, Riccardo Goretti, Armando Iovino, Mauro Pescio, Alfonso Postiglione, Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Diego Sepe, Luca Zacchini. Lo spettacolo è dedicato alla memoria di Andrea Cambi. Al termine dello spettacolo dell’11 incontro con la Compagnia del Teatro Stabile dell’Umbria. Lo spettacolo andrà in scena l’11 febbraio preso i Cantieri Teatrali Koreja biglietto d’ingresso 12,00 intero - 8,00 ridotto (under 30 over 60). Info e prenotazioni: 0832.242000/240752.

I Ministri della salute e dello sport premiano i Ragazzi in gamba promozione di stili di vita sani negli studenti di età compresa tra 14 e 18 anni. Le attività di progettazione e realizzazione saranno predisposte dagli insegnanti individuati dalla direzione scolastica che coordineranno progetti frutto di un’attività di classe o di plesso. Lo slogan e le composizioni scritte dovranno essere realizzate in lingua italiana (salvo per parole derivate da altre lingue e diventate di uso comune); il racconto (o la poesia) dovrà essere composto al massimo da 1000 parole e dovrà essere corredato da un titolo coerente ed esplicativo in relazione ai contenuti del racconto stesso. Il poster potrà essere realizzato sotto forma di disegno, collage, fumetto, dipinto, schizzo, immagine grafica

computerizzata o foto in formato digitale utilizzando uno scanner per l’invio o una macchina digitale per le foto; le dimensioni del foglio di lavoro possono essere un A4 o un A3. In tutti i casi le produzioni dovranno essere incentrate su pensieri, emozioni, problemi, desideri dei giovani. Lo spot/video dovrà durare da 1 a 5 minuti. Il racconto, il poster e lo spot/ video dovranno essere accompagnati da una breve descrizione che fornisca una chiave interpretativa utile ad esprimere l’approccio e le idee sugli argomenti trattati. Un’apposita commissione, costituita da un rappresentante dell’ULSS 20 di Verona; da un docente di psicologia dell’Università di Trento; da un tecnico del settore grafico-artistico (es. architetto); da un esperto di comunicazione, e da un rappresentante del

mondo della scuola, valuterà i lavori che, all’interno delle tre categorie “racconto-poster-spot/video”, risulteranno più convincenti ed efficaci a livello comunicativo nel promuovere stili di vita sani negli adolescenti. La decisione dei giudici sarà definitiva e non verranno accettati ricorsi. Le scuole ammesse alla selezione riceveranno gli incentivi previsti dal progetto “Ragazzi in Gamba!” (un gadget per ogni ragazzo partecipante; un premio per ogni scuola partecipante consistente in un cronometro e una cordella metrica da 20 metri; un premio di 500 euro ai vincitori per ogni prodotto). Alle classi vincitrici sarà assegnata, in alternativa, la possibilità di effettuare una gita al Centro didattico multimediale di Camerano, nelle Marche, e dintorni a carico del Progetto PNPAM. Inoltre, i

lavori migliori verranno pubblicati. Gli autori concedono all’organizzazione i diritti di riproduzione e la modifica delle opere e dei testi inviati per la possibile diffusione di messaggi comunicativi. L’iniziativa è attuata nell’ambito della campagna “Ragazzi in Gamba!” finanziata dal Ministero della Salute/ CCM e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù. La partecipazione al concorso è gratuita. Per poter partecipare alle selezioni, i progetti dovranno essere inviati via posta o via email ai seguenti indirizzi: Laura Valenari, Dipartimento di Prevenzione, via Salvo d’Acquisto 7, 37122 – Verona oppure a lvalenari@ ulss20.verona.it; entro e non oltre le ore 12 del 28 febbraio 2011. Ulteriori informazioni all’indirizzo internet: www.gioventu.gov.it.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 29 gennaio 2011

lo sport Dopo la bella affermazione di Firenze, il Lecce è pronto a prolungare la striscia positiva battendo i diretti concorrenti emiliani in uno scontro diretto

L’ASSIST di Paolo Lojodice

Cesena, tappa (quasi) decisiva Contro il Cesena il Lecce affronta il suo avversario “perfetto”. La perfezione però, in questo caso non è ascrivibile alle caratteristiche tecniche e agonistiche dei romagnoli che, nonostante le due ultime sconfitte contro le milanesi a San Siro ( la scorsa settimana recupero della 16-esima giornata con l’Inter e 20-esima con i rossoneri) e due sfortunati autogol hanno dimostrato di essere una squadra in buona salute, quanto al ruolo che il Cesena può ricoprire nel “certificare” l’avvenuta evoluzione della squadra di De Canio. Dopo un periodo di tre risultati utili consecutivi ottenuti contro avversarie di rango - vittoria all’Olimpico sulla Lazio seconda in classifica, pareggio interno contro la capolista Milan, pareggio esterno con i viola - i segnali di crescita per l’undici giallorosso, oltre che essere confortati dai 5 punti in classifica in tre impegnativi incontri, sono confermati soprattutto dalla evidenza di una proposta di un gioco originale, tanto duttile e versatile da risultare ben adattabile per soluzioni e atteggiamento tattico, alle caratteristiche dell’avversario di turno. Una capacità che il Lecce riesce ad evidenziare bene senza particolari disagi, continuando a proporre un gioco attento e gradevole, con geometrie collaudate, ben sostenuto dall’affiatamento crescente tra i reparti. “Se oggi giochiamo con

questa convinzione è merito di quanto abbiamo fatto ad inizio stagione” ha ripetuto De Canio in settimana, vale a dire che anche quando si perdeva, con un certo imbarazzo, dove “andare a parare” era ben chiaro al tecnico lucano, nonostante l’organico a disposizione. In seguito l’innesto di Tomovic e la crescita di Olivera hanno rappresentato riferimenti stabili per lo sviluppo della fisionomia della squadra. Il tanto ventilato e atteso arrivo del difensore Santacroce dal Napoli, amplierebbe poi le opzioni della difesa perfettibile di messa a punto. Dunque, domenica, al Via del Mare, il Lecce incrocia le lame con il Cesena per uno scontro che vale i fatidici sei punti: tra le formazioni di retro classifica,

entrambe hanno saputo offrire prestazioni di buon livello, sia pure con esito finale differente contro squadre titolate; domenica il successo dell’una sull’altra potrebbe pesare moltissimo, oltre che sotto il profilo emotivo, soprattutto in classifica con conseguenze di lungo periodo proprio perché scontro diretto. Per il Lecce è auspicabile che la partita contro il Cesena segua uno sviluppo di tensione emotiva differente da quello vissuto in occasione del derby, percepita a tal punto da intossicare squadra e ambiente. Contro il Cesena l’obiettivo è quello della vittoria per confermare l’autenticità della evoluzione della squadra di De Canio, non una capacità di resistenza indotta

dal confronto contro una grande, il Lecce deve dettare i tempi di una partita finalizzata al risultato pieno contro una pari livello che giunge nel Salento con le idee ben chiare, a giudicare da quanto riferisce il Mister cesenate massimo Ficcadenti: “Nelle ultime tre partite, contro squadre fortissime, abbiamo fatto prestazioni importanti, anche se purtroppo non sono arrivati punti. Ora - continua Ficcadenti ci aspetta una gara delicatissima domenica a Lecce, dobbiamo trovare la forza di ripartire, in questo campionato ci è già capitato di attraversare momenti difficili e di infilare risultati negativi, ma abbiamo dimostrato di avere la capacità di rialzarci e ripartire”.

MONDO Nuovo statuto Csi: al lavoro 89 comitati Una sala piena di dirigenti (in rappresentanza di 89 Comitati di tutta Italia), per dare il via all’operazione nuovo Statuto. La Commissione nazionale istituita ad hoc (sei i membri componenti) ha già lavorato su questo fronte, ma tutta l’Associazione è coinvolta, a portare idee, ad esporre indicazioni e suggerimenti. Numerosi gli interventi proposti nel dibatitto dello scorso week-end (37 al termine del week end del Forum statutario) dai rappresentanti dei comitati regionali, con due contributi speciali, per favorire il lavoro della base: quello di Sergio Colaiocco, magistrato, che ha proposto una riflessione sulle regole, “che costituiscono l’involucro per arrivare al nuovo Statuto , nel quale incanalare, dirigere e orientare le energie”. “Il nuovo statuto è un’occasione - ha concluso il magistrato - per formalizzare in regole i valori del Csi”. L’avvocato Guido Martinelli, dello studio legale Martinelli-Rogolino, ha invece fornito tutta una serie di indicazioni pratiche per arrivare, al momento opportuno (“non abbiamo fretta - ha ribadito il presidente Achini - mettiamoci tutto il tempo che serve”), alla stesura dello Statuto, che il Csi ha affidato al suo studio. L’esperto legale ha suggerito all’assemblea di creare uno statuto “leggero”, lasciando spazio a un regolamento magari molto corposo, ha consigliato all’associazione, di scegliere la soluzione della personalità giuridica; ha offerto una serie di consigli (“sempre tecnici”, ha precisato) perché l’atto consenta di “ripartire senza paletti”. Entrando nella sostanza, mons. Claudio Paganini, consulente ecclesiastico nazionale Csi, ha rilanciato la sua “lettera aperta sul nuovo Statuto” già inviata nei giorni scorsi a tutti i Comitati territoriali e intitolata “Il tabernacolo dello sport”. “Lo Statuto - secondo mons. Paganini - deve essere tabernacolo in cui custodire i preziosi valori tramandatici. In esso ci sono l’identità e la tradizione, i valori e la profezia, che sta perciò che vorremo essere, e poi il metodo e gli strumenti”. Per il presidente Achini, il nuovo Statuto “deve riaffermare in modo chiaro chi siamo. Per questo la presidenza nazionale ha voluto che sia il più possibile partecipato e condiviso da tutto il territorio. Per questo il fatto che siano qui 89 comitati è il miglior modo per cominciare a lavorare”. Infoline sulle attività del Csi Lecce, cell. 347.1762819 - email lecce@csi-net.it

S

L’ALTRO

I defibrillatori dalla Provincia

PORT di Paolo Conte

Cannone, superstite PATTINAGGIO del pattinaggio salentino, tra ricordi e progetti “Per inculcare la cultura dei pattini alle nuove generazioni, l’impegno del sottoscritto e della mia società non possono bastare”. Esordisce così Claudio Cannone, Presidente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Don Bosco e responsabile dell’area tecnica dal lontano 1980. Il signore dei rollerBlade, pluricampione italiano degli anni ’60, prosegue il suo cammino dietro una scrivania con l’intento di riportare in auge il pattinaggio salentino. Ma rivivere i fasti di un tempo non è impresa da poco; la carenza di impianti comunali e l’indifferenza delle istituzioni, sono le principali cause di una disciplina sportiva sul viale del tramonto, complice la totale assenza di iniziative propagandistiche che porterebbero una nuova ondata di entusiasmo nel mondo delle rotelle. “Il pattinaggio-prosegue Cannone - è uno sport di pura passione e di zero ricavi, che rende i suoi campioni atleti per la gloria”. Il dolce rumore dei pattini in pista è un lontano ricordo degli anni ’80, dove centinaia di ragazzi affollavano le polisportive trionfando a livello

nazionale ed europeo nelle varie specialità della disciplina. Erano gli anni d’oro delle sane rivalità tra la società di Cannone (vincitrice di sei titoli nazionali di fila) e la Rotellistica Arnesano dell’allora presidente Luigi Pretelli; associazione che insieme ad altre ha fallito a causa del processo involutivo che ha colpito questo sport, almeno nel nostro territorio. Tuttavia l’Associazione Don Bosco, grazie al sostegno dei Salesiani, è definibile la superstite del pattinaggio leccese, unica a vantare una pista sopraelevata dove far crescere i propri talenti e lanciarli nelle competizioni che contano. Sotto la guida del presidente e dei suoi collaboratori Alessandro Manieri e Ugo Giancane, si sono messi in luce giovani promesse come Giorgio Capocelli (cat. Junior) e lo stesso Manieri (cat. Allievi). Nomi a cui vanno aggiunti quelli di Ernesto Castellano Visaggi e della sorella Angela. Un piccolo serbatoio di ottimi atleti quello dell’Associazione di Claudio Cannone, che con orgoglio ricorda i suoi pupilli Vincenzo Pensa e Dario De Luca, esportatori del pattinaggio “made in Salento” su pista internazionale. Nel 2008 è il Panathlon club

Lecce a riconoscere al tecnico salentino una vita di passione e sacrifici, impreziosendo il suo iter sportivo con il premio “Fair Play” alla carriera. Il presidente infine riserva una tirata di orecchie alle nuove generazioni: “i giovani di oggi sono svogliati e sempre stanchi; il progresso e la tecnologia ha favorito l’ astenia cronica di questi ragazzi, troppo impegnati con i videogiochi e tutto ciò che concerne il mondo virtuale; lontani da ambienti sani e puliti che insegnano i veri valori del sacrificio e del rispetto”.

Claudio Cannone, responsabile dell’ area tecnica dall’ 80 e Presidente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Don Bosco dal 94, è stato campione nazionale degli anni 60 nelle specialità trecento a cronometro, tremila e cinquemila metri con la storica società “Fiamma”. Successivamente il passaggio alla “Libertas” e il terzo posto conquistato nella gara dei diecimila metri nei campionati italiani. Di recente Cannone è stato impegnato in diversi corsi gratuiti nelle scuole leccesi, con lo scopo di avvicinare i giovanissimi al mondo del pattinaggio. Attualmente la società di Cannone conta oltre trenta tesserati; giovani atleti seguiti con attenzione dal presidente e dai suoi collaboratori Ugo Giancane e Alessandro Manieri.

Il Coni organizza i Corsi gratuiti in Rianimazione Cardio-respiratoria Prossimo al via il “Corso di Rianimazione cardio-respiratoria in ambito sportivo” organizzato dal Comitato Provinciale Coni di Lecce in collaborazione con il G.I.E.C. (Gruppo Italiano Emergenze Cardiovascolari) e la Federazione Italiana Medici Sportivi, patrocinato dalla Provincia e dal Comune di Lecce. Il Corso, completamente gratuito, rilascia un attestato con valenza medicolegale in tutt’Italia, che abilita all’uso del defibrillatore. Pensato in un primo momento per 30 allievi, ha già ricevuto oltre 90 richieste di adesioni, per cui sarà strutturato in diverse sessioni. La parte teorica (2 ore) si svolgerà in un unico pomeriggio, mentre la pratica vedrà la suddivisone degli iscritti in gruppi da 30 persone. È ancora possibile avanzare la propria adesione scaricando il modulo sul sito internet del Coni Lecce (http:// lecce.conipuglia.it). A seconda del numero di adesioni ricevute, il Corso sarà strutturato di conseguenza. Il corso prevede un esame finale: solo chi lo supererà riceverà l’attestato di abilitazione alla Rianimazione cardio-vascolare. Programma: - Arresto cardio-respiratorio improvviso: le cause più comuni - La rianimazione cardio-polmonare di base sul campo - La defibrillazione precoce: strumentazione ed uso - Aspetti medico-legali della rianimazione Cardiorespiratoria e defibrillazione - Manovre pratiche di massaggio cardiaco esterno e ventilazione su manichino - Manovre pratiche di defibrillazione precoce su manichino - Test finale di apprendimento con compilazione e discussione quiz. Vincenza Sava


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