Oltre Magazine n. 4 - Luglio-Agosto 2023

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KALEA Kuln NUOVA

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TANEXPO, la fiera internazionale del settore funerario e cimiteriale, presenta una delle novità della prossima edizione del 4.5.6 Aprile 2024 a Bologna. TANEXPO TECH, è il nuovo spazio dedicato alle aziende che propongono le tecnologie più avanzate per la digitalizzazione del settore. Al centro dell’area anche un palco dove le aziende avranno modo di presentarsi agli operatori.

Impianti crematori: facciamo il punto sulla situazione italiana analizzando i dati forniti da Sefit, poi veloce incursione oltreoceano grazie al report annuale di CANA - Cremation Association of North America - sui dati di Stati Uniti e Canada. Infine, cremazione e legge: il caso riguardante una concessionaria cimiteriale di Torino.

Proseguiamo l’indagine dell’osservatorio ORME affrontando il tema della “comunicazione” con i defunti e continuiamo con la nuova rubrica dedicata al marketing e alla comunicazione digitale con qualche consiglio pratico per le imprese. Alluvione in Romagna: danni alle onoranze e nei cimiteri, la parola agli operatori. Malattia e rinascita, la testimonianza di un’operatrice del settore che le ha vissute sulla propria pelle.

Non può mancare un ricordo di Silvio Berlusconi, scomparso il 12 giugno: con lui se ne va un pezzo d’Italia.

Infine, curiosità e storia del costume con “La casina delle storie” e il corredo funebre del faraone d’Egitto Tutankhamon.

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DIFFUSIONE

Diffusione in 8.000 copie, inviato a tutti gli operatori italiani del settore.

FIERE

Bologna diventa TECH

I primi volti di tanexpo

ATTUALITà

Crematori, serve un piano nazionale

ORME

I morti comunicano con i vivi?

MARKETING AZIENDALE

La comunicazione digitale

LEGALE, FISCALE

Concessionari cimiteriali, il caso di Torino

ATTUALITà

Romagna mia, Romagna nostra

STATISTICHE

La cremazione "galoppa" in America

IN RICORDO DI...

Se n’è andato un pezzo della storia d’Italia

IN LIBRERIA

C’è voluto un cancro

PARLIAMO DI...

La casina delle storie

CULTURA

Il corredo funerario del faraone

4 10 16 22 36 52 62

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Tribunale di Bologna n° 7053 del 23/10/2000

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NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 3 OLTRE MAGAZINE SOMMARIO
Oltre Magazine Periodico di informazione dell’imprenditoria funeraria e cimiteriale Bimestrale Anno XXIII - n°4 Luglio - Agosto 2023
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Bologna diventa TECH

In fiera le ultime tecnologie per il settore.

Se da un lato non mancherà certamente l’eccellenza dell’offerta produttiva italiana ed internazionale, con la consueta esposizione delle migliori proposte di autofunebri, cofani, urne, lapidi, macchinari e di tutto ciò che il mercato ha da offrire, dall’altro la fiera di Bologna punta ad accendere i riflettori sulle tecno-

4 OLTRE MAGAZINE

logie al servizio del comparto: tecnologie per la gestione dell’impresa, del crematorio e del cimitero, servizi per l’organizzazione e la personalizzazione della cerimonia, funerali in streaming e servizi online di condivisione della memoria del defunto che sono sempre più parte dei nostri tempi.

L’obiettivo di TANEXPO TECH è appunto quello di mettere in luce le diverse sfaccettature dei servizi digitali e divulgare le nuove proposte attraverso uno spazio ad hoc che riunirà aziende e start-up che offrono software e servizi tecnologici; non solo per innovare e facilitare il lavoro quotidiano dei professionisti, ma anche per migliorare l’esperienza finale delle famiglie.

Diamo slancio alle aziende TECH

TANEXPO TECH è l’iniziativa che vuole supportare le Tech Companies e farle conoscere. Tutte le aziende impegnate nel settore potranno contattare direttamente lo staff di TANEXPO per riservare uno spazio espositivo e mettere in risalto il proprio brand attraverso una vetrina esclusiva ed un’opportunità assolutamente unica: presentare direttamente dal palco dell’area TECH i propri servizi a tutto il pubblico di operatori in visita nelle tre giornate di manifestazione.

I partecipanti, infatti, avranno l’occasione di intervenire con una presentazione per promuoversi proprio in quello che sarà il cuore pulsante della fiera e far conoscere la propria offerta ad un’ampia platea di professionisti provenienti dai cinque continenti.

PRENDI IL MICROFONO, IL PALCO DI TANEXPO TI ASPETTA!

L'organizzazione mette a disposizione delle aziende che si iscriveranno come espositori dell’area TECH due diversi pacchetti di partecipazione.

Le TECH companies avranno la possibilità di scegliere la formula più adatta per presentarsi al meglio al pubblico di TANEXPO e catturarne l'attenzione.

In fiera: Presentazioni al pubblico con supporto visivo a cura dell'azienda.

Online: massima visibilità su www.tanexpo.com, sui social di TANEXPO e attraverso tutta la comunicazione.

Proponi un prodotto tecnologico?

TANEXPO TECH è la tua vetrina!

Contatta lo staff di TANEXPO per conoscere nel dettaglio l'offerta dei diversi pacchetti di visibilità.

Tel. 051 282611 - info@tanexpo.com

5 OLTRE MAGAZINE

Come spiegherebbe a chi ancora non vi conosce chi è Bertelli Fotoceramica?

Siamo presenti sul mercato da quasi quarant’anni e proponiamo una vasta gamma di prodotti per il settore funerario. Fotoporcellane, libri, pergamene parete/terreno, fotocristalli, immagini ricordo, plastificati, loculi in porcellana e cristallo ed inoltre accessori (vasi - lampade ecc…) in porcellana ed in bronzo, nonché un catalogo

Come spieghereste a chi ancora non vi conosce chi è Case Funerarie Group?

Un pull di aziende distinte ma organizzate per offrire un servizio, volto alla realizzazione di case funerarie. Il cliente sarà seguito dalla consulenza, la progettazione e l’ottenimento delle pratiche edilizie e sanitarie, fino alla realizzazione della struttura.

Perché avete scelto di partecipare alla fiera?

Partecipiamo a Tanexpo da 3 edizioni per mostrare ogni aspetto della casa funeraria, che richiede l’osservanza di requisiti strutturali ed impiantistici che non tutti conoscono. A Tanexpo abbiamo fatto conoscere il nostro modusoperandiche ci ha permesso un salto di qualità.

Tanexpo 2024: quale valore aggiunto vi aspettate?

È un ottimo modo per promuoverci e, per chi non ha avuto modo di conoscerci, per prendere confidenza con il gruppo. Essere presenti a Tanexpo consente di dare “un volto umano” al brand. Le numerose referenze che porteremo in fiera, inoltre, saranno motivo di fiducia per i nuovi contatti.

Ci potete anticipare qualche novità su cui state lavorando?

Troverete nuove soluzioni di arredo per realizzare case funerarie

LA BOTTEGA DI DEDO

Come spiegherebbe a chi ancora non vi conosce chi è La Bottega di Dedo?

La Bottega di Dedo nasce per essere una nuova realtà, per accogliere il passato, la tradizione e per essere pronta e propositiva verso il futuro, non solo con nuove idee, ma soluzioni.

dedicato alle imprese funebri: il “Coordinato Imprese”.

Da quante edizioni la vostra azienda è parte di Tanexpo?

Siamo stati presenti alla Tanexpo fin dalle prime edizioni risalenti agli anni duemila.

Perché avete scelto di partecipare alla fiera?

Per presentare la nostra azienda ai tanti nuovi visitatori cogliendo l’opportunità di ampliare il nostro bacino clienti e riproporre la continuità e l’impegno nelle nostre attività. Puntiamo ad allargare la nostra attività soprattutto verso il mercato estero.

Ci può anticipare qualche novità su cui state lavorando?

La nostra Azienda sta sviluppando un nuovo interesse verso gli accessori in bronzo e una novità assoluta relativa ai loculi in porcellana.

Due buoni motivi per venire a incontrarvi sul vostro stand?

Vedere e conoscere da vicino la qualità dei nostri prodotti e toccare con mano i materiali pregiati della nostra nuova collezione “Brotto Urne”.

CASE FUNERARIE GROUP

singolari, ogni struttura non sarà mai uguale ad un’altra. Anche l’area morgue avrà nuove soluzioni e dotazioni tecniche per agevolare il compito degli operatori.

Due buoni motivi per venire a incontrarvi sul vostro stand?

Se la casa funeraria è il tuo obiettivo siamo il team ideale per raggiungere lo scopo. Realizzando numerose case funerarie in diverse regioni abbiamo accumulato un bagaglio ricco di esperienze per orientare al meglio chi si vorrà affidare a noi.

Perché avete scelto di partecipare alla fiera?

Tanexpo è un’ottima vetrina per entrare in contatto con nuovi clienti e creare forti collaborazioni con partner importanti. È un momento unico per incontrare i nostri clienti che giorno dopo giorno rimangono soddisfatti, che, come noi, credono quello in cui crediamo.

Tanexpo 2024: quale valore aggiunto vi aspettate? Capire, conoscere e crescere.

Ci può anticipare qualche novità su cui state lavorando?

Invitiamo tutti nel nostro stand per restare stupiti dalle nostre novità.

Due buoni motivi per venire a incontrarvi sul vostro stand?

Claudio e Nicoletta!

Abbiamo una unica certezza che ci descrive: la grande passione e il cuore che mettiamo ogni giorno, perché è proprio dalle “piccole cose” che bisogna partire.

I PRIMI VOLTI DI
Leggil’intervistacompletasuwww.tanexpo.com 6
BERTELLI FOTOCERAMICA Silvio Bertelli Amministratore Andrea Sasso e Diego Vettori Architetti
Ciscusiamoperilrefusodistampaneltestodell'intervista
Claudio Colombo Titolare
Your World. Your Way. Your Expo. DISEGNA IL TUO FUTURO. CON TANEXPO SUL PODIO DEL SUCCESSO. WWW.TANEXPO.COM Organizzazione: BEXPO s.r.l. – Via Alfieri Maserati 20 – 40128 Bologna – Tel. 051 282611 - info@tanexpo.com SEGUICI SU WELCOME TO YOUR LEVEL

Come spiegherebbe a chi ancora non vi conosce chi è La Principessa Marmi?

La Principessa Marmi è un'azienda siciliana che da oltre 20 anni crea e realizza arte funeraria, imprimendo sul marmo le immagini che esprimono il silenzioso dolore dei familiari per il loro caro defunto e infondendo alla pietra fredda e immobile dinamicità e calore. Oggi si pone come punto di riferimento della scultura

Come spiegherebbe a chi ancora non vi conosce chi e Studio 3A Valore S.p.A.?

Specializzati dal 1997 nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti, siamo la società più strutturata in Italia ed uno dei più importanti riferimenti nel settore della responsabilità civile e penale. Ci occupiamo di ogni genere di sinistro, assistere i danneggiati e garantire il giusto risarcimento.

Perché avete scelto di partecipare alla fiera?

Partecipiamo dal 2016 perché riferimento internazionale per un settore che teniamo in grande considerazione: per il trentennale della Fiera le abbiamo dedicato un numero del periodico Diritto e Tutela. Collaboriamo con centinaia di imprese per continuare il percorso di crescita che ci contraddistingue.

Ci può anticipare qualche novità su cui state lavorando? Implementiamo l’apparato tecnologico per una gestione efficace e risposte limpide. Ricerchiamo figure che sostengano la diffusione dell’azienda. Un grande traguardo è l’imminente inaugurazione della sede di Bologna, oltre a quelle di Crotone e Ancona. Inoltre, recente è l’accordo con Fundación Avata De Ayuda al Accidenta-

TOSCO DATA

Pierlugi Tucci

Titolare

Come spiegherebbe a chi ancora non vi conosce chi è Tosco Data?

Fondata nel 1984 da Adelio Tucci e la moglie Daniela, Tosco Data offre soluzioni per la gestione aziendale. Grazie all'esperienza, ha interpretato le esigenze della società e con il passaggio della direzione di padre in figlio, l'azienda rafforza stabilità e predisposizione al problem solving . Lo staff altamente qualificato soddisfa ogni esigenza. I nostri software sono utilizzati da più di 3.000 aziende in Italia e non solo.

lapidea a livello nazionale. Dispone di strumenti di elevata tecnologia che permettono la realizzazione di opere di alta qualità e dal design moderno, espressione del Made in Italy.

Perché avete scelto di partecipare alla fiera?

La Principessa Marmi ha scelto di partecipare da 4 edizioni principalmente per conoscere nuovi clienti. La fiera, inoltre, ci offre l'opportunità di dare visione e prestigio a livello Europeo.

Tanexpo 2024: quale valore aggiunto vi aspettate?

Con le nostre innovazione ci aspettiamo di poter stupire il nuovo mercato 2024.

Ci può anticipare qualche novità su cui state lavorando? Stiamo lavorando su una nuova tipologia di lapidi ibride e nuove collezioni di portafiori in marmo.

Due buoni motivi per venire a incontrarvi sul vostro stand?

Noi invitiamo i visitatori di Tanexpo a venirci a trovare perché ogni nostro singolo pannello scultoreo è unico ed originale grazie alle competenze di artisti scultori, intagliatori, rifinitori e grafici.

do, società di risarcimento, per tutelare gli italiani in Spagna. Due buoni motivi per venire a incontrarvi sul vostro stand?

Sensibili ai temi dell’ambiente, ci presenteremo con uno stand riciclabile e green in un’atmosfera di convivialità. Il sostegno e la tutela, che forniamo quotidianamente, si ritroveranno nella nostra area, che sarà l’occasione per conoscersi sorseggiando - e creando - ottimi cocktail studiati ad hoc.

Da quante edizioni la vostra azienda è parte di Tanexpo?

Partecipiamo a Tanexpo dal 2006. Da 17 anni produciamo un software pensato per le imprese: gestione burocratica, stampa di manifesti, ricordini, libri firma, trasferimento di immagini su metallo, incisioni e nastri per corone.

Perché avete scelto di partecipare alla fiera?

È la fiera più importante del settore; l’occasione per vedere clienti, conoscerne nuovi e presentare le nostre soluzioni ad una platea ampia. Essendo internazionale, ci garantisce contatti con l’estero: il nostro software è tradotto in inglese e francese e a breve lo sarà anche in spagnolo. Grazie a queste vetrine abbiamo già diversi clienti fuori dall’Italia.

Ci può anticipare qualche novità su cui state lavorando?

Presenteremo alcune novità sul software che ci teniamo per l’occasione.

Due buoni motivi per venire a incontrarvi sul vostro stand?

Per la nostra storia. Da sempre offriamo soluzioni per migliorare la vita lavorativa, con idee nuove e all’avanguardia.

I PRIMI VOLTI DI
STUDIO 3A VALORE SPA Ermes Trovò Fondatore e presidente
Leggil’intervistacompletasuwww.tanexpo.com 8
LA
MARMI Pio Salemi Titolare
PRINCIPESSA

Crematori, serve un piano nazionale

Secondo i dati Sefit, sono necessari investimenti per l’aumento della dotazione di impianti nelle zone carenti del Paese.

Pur considerando che l’anno 2021, soprattutto per gli effetti pandemici, sia ancora un anno con mortalità eccessiva rispetto al trend ordinariamente previsto, può essere interessante valutare i dati predisposti annualmente da Utilitalia SEFIT, in rapporto alla distribuzione territoriale degli impianti e delle linee dei crematori in Italia.

Quest’ultima elaborazione è stata predisposta da Euroact web per analizzare la situazione attuale nel nostro Paese.

Da questo elaborato scaturiscono dati estremamente interessanti, che testimoniano la necessità di porre mano rapidamente ad un piano di investimenti che permetta di aumentare la dotazione di impianti di cremazione

NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 10 OLTRE MAGAZINE
ATTUALITà 
Foto di Rasa Gervele - Dreamstime
NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 11 OLTRE MAGAZINE

Tab. 1

Italia, anno 2021 - Dati e rapporti sulle cremazioni eseguite in ciascuna regione

dove sono carenti e di distribuire in maniera più equilibrata la presenza di linee (cioè della numerosità dei forni operativi) nel Paese.

I dati per regione

La Tab. 1 che possiamo osservare in questo articolo, ci consente di valutare la numerosità delle cremazioni, distinte tra cadaveri, resti mortali e somma dei due, nonché la incidenza percentuale delle cremazioni di cadaveri in rapporto alla mortalità regionale. Si noti che sono state escluse dai conteggi, in quanto il dato è scarsamente influente, le regioni prive nel 2021 di impianti di cremazione, le quali riversano però un numero limitato di cremazioni nelle regioni vicine.

La Tab. 1 rappresenta le cremazioni svolte nel 2021 negli impianti di ciascuna regione. Come si può osservare già da una prima lettura, è immediato percepire dalla colorazione come le regioni in cui avvengono più cremazioni siano la Lombardia,

NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 12 OLTRE MAGAZINE
Regione Cadaveri Resti mortali Cremaz. totali Morti Cad/Mrt Mrt/Imp Cad/Imp Mrt/Lin Cad/Lin Calabria 6.400 100 6.500 23.111 27,70% 23.111 6.400 11.556 3.200 Campania 19.206 1.075 20.281 61.748 31,10% 12.350 3.841 4.750 1.477 Emilia Romagna 34.651 10.993 45.644 55.609 62,30% 4.634 2.888 3.089 1.925 Friuli Ven. Giulia 11.047 1.049 12.096 16.930 65,30% 4.233 2.762 2.822 1.841 Lazio 17.985 1.027 19.012 63.779 28,20% 21.260 5.995 7.087 1.998 Liguria 8.794 947 9.741 22.699 38,70% 7.566 2.931 3.243 1.256 Lombardia 49.288 12.133 61.421 108.437 45,50% 9.036 4.107 4.337 1.972 Marche 4.772 1.785 6.557 19.910 24,00% 6.637 1.591 4.978 1.193 Piemonte 35.556 8.147 43.703 56.683 62,70% 4.049 2.540 2.267 1.422 Puglia 3.752 664 4.416 47.190 8,00% 23.595 1.876 23.595 1.876 Sardegna 3.741 330 4.071 18.785 19,90% 4.696 935 4.696 935 Sicilia 2.956 150 3.106 60.513 4,90% 20.171 985 15.128 739 Toscana 20.923 2.836 23.759 47.754 43,80% 4.341 1.902 3.411 1.495 Trentino Alto Adige 3.023 179 3.202 10.555 28,60% 5.278 1.512 2.639 756 Umbria 1.838 0 1.838 11.581 15,90% 11.581 1.838 11.581 1.838 Valle d'Aosta 961 137 1.098 1.533 62,70% 1.533 961 1.533 961 Veneto 19.293 4.407 23.700 54.088 35,70% 6.761 2.412 3.863 1.378 ATTUALITà
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Foto di Syda Productions
Dreamstime

il Piemonte e l’Emilia Romagna.

Cremazioni per mortalità

La Fig. 2 illustra la incidenza percentuale di cremazioni di cadaveri svolte negli impianti di ciascuna regione in rapporto alla mortalità regionale 2021

Ai primi posti troviamo Piemonte, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Val d’Aosta che superano l’incidenza del 60% riconfermando il dato che vede il nord del Paese in prima linea per quanto riguarda la presenza di crematori. Seguono Lombardia, Toscana, Liguria e Veneto con valori compresi tra il 36% e il 45%. Ed è da segnalare la situazione della Campania appena oltre il 30%.

Cremazioni per regione

La Fig. 3, presenta con appositi istogrammi l’ incidenza della cremazione di cadaveri e di resti mortali per ciascuna regione in cui esistono impianti, sempre per l’anno 2021.

Gli impianti

La Fig. 5 rappresenta la numerosità di impianti 

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di cremazione in ciascuna regione, nel 2021. Anche in questo caso si può notare che Lombardia, Emilia Romagna e Toscana risultano ben dotate di impianti. Come è noto, sono le regioni del nord ad avere il maggior numero di crematori e alcune regioni, come ad esempio il Piemonte addirittura sembra sovra-dotato.

Il potenziale

La Fig. 6, invece, evidenzia il potenziale di cremazioni per linea di cremazione esistente, ovvero il rapporto tra la mortalità 2021 della regione e la numerosità di linee presenti negli impianti di ciascuna regione

A subire la mancanza di linee sufficienti per soddisfare la richiesta regionale, sono ancora una volta alcune regioni del centro sud; prima tra tutte la Puglia la regione che è più sottodotata (perché ha un rapporto di morti per linea presente altissimo: 23.595), seguita da Sicilia, Umbria, Calabria, Lazio. E ovviamente le regioni prive nel 2021 di impianti: Abruzzo, Molise, Basilicata.

Leggendo all’incontrario i dati, emergono le regioni sovra-dotate: in particolare molto evidente è la plus-dotazione del Piemonte.

È quindi immediatamente percepibile la difficile situazione di sotto-dotazione di linee (e di impianti) in cui si trovano le regioni nel Centro e Sud Italia.

È vero che ciò è frutto di un ritardo nell’acquisizione, da parte delle popolazioni interessate, dei cambiamenti di usi e tradizioni secolari, ma è altrettanto vero che tali cambiamenti vengono fortemente influenzati dalla presenza o meno di crematori in ciascuna provincia e dalla carenza di posti feretro nei cimiteri di talune zone, in particolare nelle grandi città.

Riteniamo un errore la pianificazione delle installazioni di crematori affidata alle regioni, prevista dalla legge 130/2001, visti i ritardi nella predisposizione dei piani e, in taluni casi, per i loro contenuti.

Alla luce dell’attuale situazione è invece importante attivare un veloce piano di installazione di impianti crematori nel Centro Sud Italia, eliminando il gap esistente con il Nord e garantendo alle popolazioni interessate una infrastruttura essenziale per il settore funerario. 

NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 14 OLTRE MAGAZINE ATTUALITà

In questo numero di Oltre Magazine trovi l’inserto con l’intervista al nostro Responsabile Commerciale Area Sud e isole, Luigi Cappai ed i due consulenti Marco Tavolari per la regione Puglia e Gianluca Meccariello per la regione Basilicata.

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I morti comunicano con i vivi?

«Mio caro, prenditi cura della nostra Gigi. Io farò lo stesso con Nati, Bibi e Coco. Siamo ancora una squadra. La migliore».

È con queste parole che Vanessa Bryant concludeva il discorso funebre per il marito Kobe, il celebre cestista americano - ma così legato al nostro Paese - rimasto vittima di un tragico incidente, e per la figlia Gianna Maria. Rivolgersi direttamente a un defunto, parlare con lui, percepirne la presenza, richiederne l’intervento, immaginarlo nell’aldilà, addirittura sentirsi toccare o averne la visione, sono esperienze tutt’altro che circoscritte a momenti rituali come quello descritto, né sono prerogativa di modeste minoranze o il frutto di una

qualche patologia. La morte, infatti, non sembra recidere definitivamente i legami interpersonali.

Un precedente articolo apparso su questa rivista si concentrava sulla diffusione delle credenze nell’aldilà. Ma cosa sappiamo, invece, dei comportamenti concreti, delle pratiche connesse all’aldilà, dei rapporti tra i vivi e i morti? La ricerca sulle pratiche, i riti e le credenze che circondano la morte in Italia - i cui risultati sono presentati nel volume “Morire all’italiana” (Il Mulino, 2022) a cui è stato già fatto riferimento in articoli precedenti - ha analizzato molte possibili forme che queste relazioni possono assumere. Una parte di queste hanno un fondamento 

religioso. Si tratta di comportamenti tutt’altro che marginali perché, per limitarsi a un esempio, ben il 72% degli italiani dichiara di avere pregato per una persona cara defunta È un valore decisamente elevato, certamente superiore a quello di coloro che si definiscono credenti e praticanti, e che richiede, quindi, il contributo anche dei non credenti. Come avviene in molti altri campi della vita sociale, anche nel caso della morte, quindi, siamo di fronte a contraddizioni, fenomeni imprevisti e inattesi, scarti anche consistenti tra ciò in cui crediamo, o pensiamo di credere, e ciò che effettivamente facciamo nella concretezza della nostra vita.

NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 16 OLTRE MAGAZINE
di Asher Colombo e Barbara Saracino
La morte non recide definitivamente i legami: tra sogni, percezioni e preghiere gli italiani affermano di parlare con i propri defunti.
ORME
NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 17 OLTRE MAGAZINE Foto di MotortionDreamstime

Ma spostiamoci dal campo delle pratiche connesse alla religione a forme più dirette di rapporti tra i vivi e i morti. Tra le molte oggetto di interesse della ricerca citata ne selezioniamo, per ragioni di spazio, solo alcune. La forma più diffusa di rapporto tra i vivi e i morti riguarda i sogni. Sognare una persona che non c’è più non è frutto di una scelta. È piuttosto un evento che capita, indipendentemente dalla nostra volontà. È però un’esperienza che riguarda una quota decisamente consistente di persone: ben tre su quattro, il 75%. I morti possono presentarsi in sogno per molte ragioni: per rassicurare i vivi sul proprio stato nell’aldilà, per annunciare tanto notizie fauste –come nascite o guarigioni – quanto infauste – come malattie o nuovi decessi. I morti possono rimproverare i vivi di comportamenti censurabili di questi ultimi, magari verso qualche altro parente. Se una parte degli italiani interpreta questi sogni come effettive espressioni del defunto, delle sue opinioni, necessità, pensieri, per un’altra parte tali sogni vanno piuttosto interpretati come espressioni di desideri, di paure, di angosce di chi li vive. Eppure a molti resta il dubbio. Così un’impiegata quarantenne residente in una grande

città del Sud, ripensando ai propri sogni, conclude che «io non ti so mica dire se è la mia voglia di vederla [la defunta] che me la fa sognare, oppure se è lei che vuole comunicare con me. Io questo davvero non te lo so dir»

Meno diffusa, ma pur sempre presente in una quota di poco inferiore alla metà della popolazione italiana, è la percezione di essere destinatari della tutela da parte dei propri cari dall’aldilà. Si riconduce all’azione di una persona cara il buon esito di un intervento medico, o la protezione dalle conseguenze peggiori di incidenti, o ancora l’allontanamento da situazioni pericolose o comportamenti dannosi, come l’alcolismo o il consumo di sostanze stupefacenti. Così una cinquantenne marchigiana, miracolosamente salvatasi da un incidente automobilistico proprio nel giorno del compleanno del padre, dichiara: «è chiaro: mio padre mi ha protetta». Sentirsi protetti da chi non c’è più è un’esperienza che appare fortemente legata alle radici cattoliche, tanto che in alcuni casi il defunto assume le sembianze dell’angelo custode, e questo avviene praticamente in tutti i casi in cui quest’ultimo sia un bambino.

Ma forse la forma più diretta di relazioni tra i vivi e i morti riguarda la comunicazione. Al 31% degli italiani è capitato di parlare con una persona che non c’è più. Se una parte di questi dialoghi è interiore, un’altra invece è esteriore, visibile, anzi udibile. Viene fatta a voce e assume la forma di una

Italiani che hanno avuto esperienze di relazioni o contatti con i defunti, a seconda che credano in Dio o meno, che siano praticanti o meno, che credano o meno nell'aldilà; Italia, valori percentuali, N=2.005

che non c'è più

Parlare con una persona cara che non c'è più

Avere la visione di una persona cara che non c'è più

Sentirsi toccare da una persona cara che non c'è più

NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 18 OLTRE MAGAZINE
persona cara che non c'è più
una persona cara che non c'è più la sta proteggendo
presenza di una persona cara
Sognare una
Sentire che
Percepire la
Credente praticante 86,2 55,9 43,8 38,6 32,0 10,7 Credente non praticante 72,0 44,1 33,0 30,9 19,0 10,3 Non credente 58,4 19,4 18,3 16,8 9,9 3,9 Crede nell'aldilà 84,1 57,7 45,7 39,9 26,6 12,8 Non crede nell'aldilà 66,4 24,6 19,7 19,7 17,6 4,6 Italiani 75,0 43,3 34,1 30,8 22,3 9,0
ORME
Dreamstime
Foto di Sarawut Wiangkham

vera e propria confessione, o di un resoconto su quanto accaduto in assenza del morto, magari al cimitero, davanti a una sepoltura. Altre volte, invece, questi dialoghi si insinuano nella trama della vita quotidiana. Così capita di rivolgersi a un defunto per una richiesta di aiuto, per un consiglio, o per ricevere semplicemente conforto, o approvazione, come racconta un’anziana vedova calabrese a cui capita di dire ad alta voce, rivolta al marito: «vedi? E, quanto saresti contento che io sto facendo questa cosa» Qualunque sia il motivo, sembra proprio che gli italiani preferiscano rivolgersi ai propri cari assai più che a Dio. Se questo accade, è perché i primi sono percepiti come più vicini, più facilmente approcciabili, meno separati da barriere. Meno diffuse, ma tutt’altro che trascurabili come mostrano poi i grafici presentati in queste pagine, sono altre forme di relazione, come avere la visione di una persona cara che non c’è più, o avere un contatto fisico, materiale con essa. È fin troppo ovvio pensare che queste pratiche siano influenzate dalla religiosità. I dati che i lettori trovano nei due grafici confermano senza ombra di dubbio che, passando dai credenti praticanti ai credenti non praticanti, e da questi ultimi ai non credenti, la diffusione delle pratiche di cui

abbiamo dato conto si riduce. Lo stesso accade passando da chi crede a chi non crede nell’aldilà. Ma i lettori noteranno anche che queste pratiche non scompaiono completamente nemmeno tra i non credenti. Anzi. Questo accade perché i legami con i propri morti sono tali per cui anche per un credente “freddo”, e perfino per chi si dichiara materialista radicale, i rapporti con le persone care non cessano dopo la loro morte. Così, tra coloro che non credono affatto nell’aldilà, ben due terzi sognano i propri defunti, un quarto si sente protetto da chi non c’è più e un quinto parla con loro. I morti continuano, quindi, a far parte delle vite di molti di noi. Forse anche più di quanto saremmo disposti ad ammettere. 

Graf. 1 - Italiani che hanno avuto 6 esperienze di relazioni o contatti con persone care defunte, a seconda che credano in Dio o meno e che siano praticanti o meno; valori percentuali, N=2.005

Sentirsi toccare da una persona cara che non c’è più

Avere la visione di una persona cara che non c’è più

Parlare con una persona cara che non c’è più

Percepire la presenza di una persona cara che non c’è più

Credente praticante Credente ma non praticante Non credente

Graf. 2 - Italiani che hanno avuto 6 esperienze di relazioni o contatti con persone care defunte, a seconda che credano nell'aldilà o meno; valori percentuali, N=2.005

Sentirsi toccare da una persona cara che non c’è più

Avere la visione di una persona cara che non c’è più

Parlare con una persona cara che non c’è più

Percepire la presenza di una persona cara che non c’è più

Sentire che una persona cara che non c’è più la sta proteggendo

Crede nell'aldilà Non crede nell'aldilà

Sognare una persona cara che non c’è più

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Sognare una persona cara che non c’è più Sentire che una persona cara che non c’è più la sta proteggendo
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La comunicazione digitale

Le nuove tecniche di comunicazione legate alla rete e ai social per le imprese di onoranze.

Proseguiamo il percorso all’interno dell’interessante tema del marketing digitale applicato alle imprese di onoranze funebri e al settore in generale con la seconda parte dell’articolo relativo ai nuovi modi di comunicare, iniziato nel numero 3 di maggio/giugno della rivista.

Dopo la prima domanda relativa al perché integrare il digitale nella strategia di comunicazione, analizziamo alcuni ulteriori punti fondamentali della comunicazione digitale.

Perché integrare il digitale nella strategia di comunicazione?

Per tre motivi:

• aumento della connettività;

• nuove modalità di ricerca delle informazioni (i consumatori si rivolgono alla rete);

• il digitale ci restituisce un grande patrimonio di dati.

Sulla prima motivazione non ci dilunghiamo oltre: abbiamo compreso, ed è sotto gli occhi di tutti, che ormai lo smartphone rappresenta 

NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 22 OLTRE MAGAZINE
marketing aziendale
NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 23 OLTRE MAGAZINE
Foto di Golubovy - Dreamstime

un’appendice del nostro braccio e del nostro modo di approcciare domanda e richiesta.

Soffermiamoci invece sulle nuove modalità di ricerca: possiamo affermare che quelle legate alla prossimità rispetto a un acquisto di un prodotto o servizio sono cresciute del 250% circa su base annua negli ultimi anni; il 46% delle ricerche effettuate su Google sono ricerche local; il 51% dei consumatori pensa che i siti ottimizzati per il mobile siano più affidabili

Le recensioni inoltre acquisiscono sempre più importanza per gli utenti, guidando le loro scelte. Se vi interessa approfondire questo argomento, su https://ahrefs.com/blog/ it/category/data-studies/ si trova una fonte semplice e intuitiva da consultare, ricca di informazioni. Infine, sul fatto che il digitale ci restituisca un enorme patrimonio di dati utili per ottenere informazioni su come il pubblico si muove, basta pensare al modo in cui negli ultimi due anni Facebook ha rivoluzionato e aggiunto nuovi tool per il monitoraggio e le modalità per selezionare

pubblici destinati all’advertising, sempre più profondi e capillari.

In questo contesto i social media rivestono un ruolo di grande importanza: diffondono messaggi e contenuti interessanti per uno specifico target in modo reticolare e tracciabile, efficaci ai fini dell’analisi. Attraverso le sponsorizzazioni (i post a pagamento), consentono di ottimizzare le risorse economiche aziendali atte a diffondere messaggi pertinenti rispetto a uno specifico pubblico per raggiungere gli obiettivi di progetto che l’azienda si è prefissata.

E quindi, cosa dovrebbe fare il titolare di un’azienda funebre?

Entrando nello specifico, se sei il titolare di un’azienda funebre avrai chiaro in sintesi quanto segue:

• vita online e offline non possono più essere considerate due mondi differenti, ma una commistione;

• i contenuti delle persone defunte entrano a gamba tesa in ogni momento della giornata dei loro familiari e amici (basti pensare alla funzione “Accadde oggi” di Facebook),

con un corollario di conseguenze dal punto di vista psicologico;

• la rete e i social media in particolare rappresentano il mondo in cui le persone dialogano, vivono, passeggiano e cercano una soluzione ai loro problemi.

Gestire il modo in cui gli account muoiono è un metodo per restituire un servizio utile al cliente e dovrebbe essere un terreno da sondare con serietà e professionalità. Ma oggi voglio affrontare un altro punto: come promuoverti correttamente e comunicare i valori che contraddistinguono il tuo modo di lavorare

L’identità del brand

Perché un’azienda, strettamente connessa a una identità specifica e definita, sia in grado di comunicare la propria identità di brand, deve lasciar trasparire senza fraintendimenti il proprio modo di lavorare. Una identità di marca che in rete in generale, e sui social in particolare, deve declinare i messaggi che veicola nel rispetto delle regole di quella specifica piattaforma, che ospita la

NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 24 OLTRE MAGAZINE
marketing aziendale
Foto di Iofoto - Dreamstime

vita digitale dell’azienda. Ricordiamo il nodo centrale: ad ogni canale corrispondono un obiettivo e un target. I canali digitali rappresentano un modo per raggiungere questi target velocemente, ma utilizzare questi canali senza aver studiato nei minimi dettagli una strategia adeguata - soprattutto nel contesto nel quale ci muoviamo, ricco delle sfumature, resistenze e sentimenti estremi che lo caratterizzano - equivale ad aumentare in modo esponenziale il rischio di buttare via soldi invece che investirli. Con il rischio di risultare agli occhi del proprio pubblico impertinenti oltreché privi di competenze.

Per far sì che questi media ci supportino in termini di business è necessario aver chiaro il contesto nel quale si opera e gli obiettivi che si intendono raggiungere. Da questa analisi scaturiranno un modo di

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Foto di Tobias Knoepfli - Dreamstime

comunicare personale, caratterizzato da un tone of voice proprio di quella determinata realtà aziendale. Successivamente verrà messa in pratica una strategia di marketing pertinente rispetto agli obiettivi prefissati. Ma come iniziare questo percorso? Partendo dalle basi.

Dove ti trovi ora?

Le buone pratiche per comprendere se hai bisogno o meno di una strategia di comunicazione digitale e studiare i passi che ti consentiranno di trovare quella in grado di comunicare il marchio e raggiungere obiettivi di business in modo professionale, etico e utile passano per una serie di riflessioni sulla tua situazione attuale.

Analizza il tuo brand: hai una identità visiva chiara e riconosci bile?

Che tu abbia un logo è quasi banale, intendiamo far riferimento qui alla connessione tra i tratti che definiscono il tuo logo e il va lore che esprime, ciò che è sedimentato nella mente delle persone che vi si imbattono.

Da questo deriva una ulteriore riflessione: i valori del tuo brand sono chiari? Hai un personale tono di voce, attraverso il quale in termini di comunicazione raggiungi i tuoi utenti?

Le piattaforme digitali che presidi sono gestite in ottica professionale? Facciamo riferimento qui a tutta la serie di interventi tecnici SEO (Search Engine Optimization) che rendono il tuo sito immediatamente accessibile a chi ti sta cercando; chiediti inoltre se i contenuti degli account social

aziendali veicolano informazioni autoreferenziali o rappresentano una sede in grado di supportare chi deve affrontare un lutto, con modalità che vadano incontro alle aspettative delle emozioni che prova il familiare che sta cercando un professionista del tuo settore.

Si tiene a sottolineare a questo proposito che le tematiche affrontate sugli account social aziendali debbano essere scelte a monte, secondo obiettivi di comunicazione definiti e non seguire un posting a caso Evita di perdere tempo, soldi, e lasciare trasparire un’immagine di te che non ti rappresenta. I nativi digitali e la

e non rispetta le regole di questi ambienti, sarà impossibile ottenere nuovi contatti.

Stai misurando i tuoi risultati? Per farlo devi creare report che restituiscano informazioni sui passi che fai in termini di comunicazione e diffusione dei tuoi messaggi.  Questi report riportano una mole di dati elevata e aggregata, e padroneggiarla non è semplice. Quante volte si sente dire che i “like” (il pollice in su di Facebook e il cuore di Instagram per intenderci) sono l’unità di misura di un contenuto? Si tratta invece di un concetto errato; sono infatti metriche chiamate “di vanità”: non restituiscono in pratica alcuna informazione utile rispetto alla strategia che hai deciso di adottare.

Arriviamo al dunhai studiato una strategia? Se lo hai fatto, sei in grado di capire se necessiti di un riallineamento oppure stai procedendo spedito verso gli obiettivi che avevi prefissato?

Questi sono i primi passi da fare per comprendere se hai integrato la comunicazione digitale nel contesto del tuo settore in

generazione precedente sono utenti che padroneggiano ormai con un’abilità - per quanto ricca di sfumature - discreta i social network.

Quali sono i tuoi obiettivi di comunicazione?

Se pensi di generare contatti senza una identità chiara e una gestione della comunicazione digitale non professionale, ti basterà ragionare sul fatto che se il tuo brand non raggiunge notorietà su queste piattaforme

I nuovi media rappresentano ormai la casa di tutti noi: un terreno che consente di seminare contenuti fotografici, video e audio che continuano a vivere e crescere anche dopo la morte, perché gli account non muoiono, cambiano.

Affrontare nuovi modi di relazionarsi a questi cambiamenti culturali che hanno messo in moto un impatto inevitabile sulla morte è un modo per supportare - da me professionista - il cliente che ti cerca.

E di farlo in modo professionale, piuttosto che improvvisato. 

NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 26 OLTRE MAGAZINE
marketing aziendale
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Concessionari cimiteriali, il caso di Torino

Una famiglia ha ottenuto il risarcimento dalla concessionaria competente, rea di aver eseguito una cremazione senza consenso.

È molto importante, quando si parla di rispetto delle ultime volontà dei defunti, conoscere cosa dice la legge e comunicare in modo adeguato e corretto quelle che sono, appunto, le proprie volontà.

Ma anche nel caso in cui questo avvenga, non si possono escludere vizi di forma postumi che possono creare problemi legali e portare le parti in tribunale.

È il caso della vicenda di cui parliamo, in cui la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 370 del 2023, ha recentemente respinto il ricorso della Società AFC - che gestisce i servizi cimiteriali di Torino - contro la condanna disposta dalla Corte di Appello di Torino a pagare 2.500 euro alla figlia, alla moglie ed alla sorella di un uomo i cui resti erano stati cremati senza il loro consenso. L’avviso da 

NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 28 OLTRE MAGAZINE
a cura di Avv. Merletti e Avv. Alfero
LEGALE, FISCALE
NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 29 OLTRE MAGAZINE Foto di GinasandersDreamstime

parte di AFC alla famiglia, prima che avvenisse la cremazione, era risultato omesso in quanto effettuato a un domicilio non corretto, per poi essere rinnovato, ma erroneamente, mediante pubblici proclami.

La vicenda

I familiari del defunto in questione avevano citato in giudizio l'AFC Torino Spa, concessionaria e responsabile dell'incarico diretto per i servizi cimiteriali di sepoltura e movimentazione defunti conferiti dal Comune di Torino, per ottenere il risarcimento del danno morale subito a causa della cremazione dei resti del parente, cremazione avvenuta in seguito alla riesumazione della salma che, nella loro versione, era avvenuta in violazione delle leggi vigenti.

La famiglia sosteneva di non essere stata informata del processo di cremazione in quanto l'AFC si era limitata a inviare una raccomandata solo ad uno dei familiari, che però non l'aveva mai ricevuta poiché inviata all'indirizzo errato riportato sulla fattura delle spese di

sepoltura, che non era più l'indirizzo di residenza da anni. La ragione per la quale la famiglia ha trascinato la Concessionaria in Tribunale è semplice: i parenti, se fossero stati informati, avrebbero optato per una nuova sepoltura anziché per la cremazione del proprio caro.

Il Tribunale di Torino accolse la richiesta e stabilì un risarcimento di 5.300,00 euro per la famiglia ma la Corte d'Appello, anche se confermò la sentenza, ridusse il risarcimento a 2.500,00 euro. Fin qui tutto bene ma la Concessionaria non accettò la sentenza e decise di fare appello.

La vicenda tornò quindi alla Corte d'Appello che osservò come la normativa applicabile per la cremazione dei resti umani trovava il suo fondamento nell'articolo 79 del D.P.R. n. 285/1990 (Regolamento di Polizia Mortuaria), che regolava la cremazione del corpo dopo la morte (come alternativa all'inumazione o alla tumulazione), ma che era applicabile anche alla cremazione dei resti umani rinvenuti durante una riesumazione, come indicato

dall'articolo 3, comma 6 del D.P.R. n. 254 del 2003.

Tale articolo escludeva l'applicazione dei commi 4 e 5 dell'articolo 79 sopracitato per i resti umani, ma faceva salva l'applicazione dei commi primo e secondo, che richiedevano una volontà espressa da parte del defunto (in vita) o, dopo la morte, da parte del coniuge o, in mancanza, dei parenti più stretti

La stessa disposizione era prevista anche nell'articolo 3, lettera g) della Legge n. 130 del 2001 ("Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri"), secondo cui "l'ufficiale dello stato civile, previo assenso dei soggetti di cui alla lettera b), numero 3), o, in caso di loro irreperibilità, dopo trenta giorni dalla pubblicazione nell'albo pretorio del comune di uno specifico avviso, autorizza la cremazione delle salme inumate da almeno dieci anni e delle salme tumulate da almeno venti anni".

Nonostante non fossero stati emanati decreti attuativi dei principi espressi dall'articolo 3 sopracitato, la disposizione prevista dalla lettera g) era immediatamente applicabile, sia come norma interpretativa delle disposizioni precedenti, ovvero dell'articolo 79 del D.P.R. n. 285 del 1990 e dell'articolo 3, comma 6 del D.P.R. n. 354 del 2003, sia come disposizione con efficacia diretta, indipendentemente dall'emissione di una norma dettagliata che disciplinasse in modo completo la materia.

Pertanto, l'articolo 3 della Legge n. 130 del 2001 richiedeva il consenso espresso dei familiari, salvo in caso di loro irreperibilità. Nel caso in cui la parte interessata si dimostrasse disinteressata dopo aver ricevuto la comunicazione, l'amministrazione non poteva procedere alla cremazione dei resti mortali, poiché il disinteresse non equivaleva al consenso. 

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LEGALE, FISCALE
Foto di FizkesDreamstime

Di conseguenza, in caso di disinteresse dei familiari, sarebbe stata necessaria una nuova sepoltura.

Nel caso specifico, la Corte stabilì che la AFC non era riuscita a dimostrare di aver informato le persone che avrebbero dovuto dare il consenso, pertanto si poteva considerare provata la condotta illecita della Concessionaria. Nonostante questo, l’AFC Torino Spa presentò un nuovo ricorso alla Corte di Cassazione.

Veniamo dunque alla sentenza finale.

La sentenza finale

Dopo aver esaminato le carte della difesa della Concessionaria e quella della famiglia, la Corte di Cassazione tornò a confermare la bontà delle tesi sostenute dalla famiglia.

Ma quale è stato il ragionamento della Corte di Cassazione? Esaminiamolo insieme.

La Legge n. 130 del 2001, disciplinante le regole relative alla polizia mortuaria, è valida ed efficace e nonostante ciò non è stato emanato un regolamento attuativo specifico dal 2001 ad oggi.

Secondo la norma, l'ufficiale dello stato civile deve ottenere il consenso dei parenti prima di autorizzare la cremazione. Questa disposizione garantisce ai familiari un diritto all'informazione e al consenso riguardo alla sepoltura del defunto La legge individua in modo specifico la categoria dei parenti i cui consensi devono essere richiesti e la comunicazione individuale agli stessi può avvenire attraverso due modalità alternative: ottenendo il

loro consenso direttamente oppure, nel caso i parenti siano irreperibili, è ammesso che se ne dia notizia pubblicando un avviso nell'albo pretorio del Comune. Non vi sono né devono essere ammessi altri tipi di comunicazione.

Ed ecco che, dato che la legge riconosce il diritto dei parenti di opporsi alla cremazione e considera la sua esecuzione senza autorizzazione come un atto lesivo del diritto di culto, l'errata comunicazione ai parenti prova la pratica della cremazione del presupposto legittimante.

Alla luce di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha deciso di rigettare il ricorso presentato da AFC. Una sentenza che certamente “fa scuola” poiché precisa l’alveo normativo a cui i concessionari cimiteriali si debbono uniformare. 

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LEGALE, FISCALE
Foto di Anze FurlanDreamstime
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Romagna mia, Romagna nostra

Acqua, fango, morte e tanta solidarietà. La Romagna, ferita nel suo profondo, piange ma non molla.

Sicuramente quando i nostri lettori scorreranno questo articolo la fase critica dell’alluvione che a maggio ha sconvolto la Romagna sarà stata superata, l’onda emotiva si sarà spenta e i turisti saranno tornati ad affollare le spiagge della riviera.

Una situazione che sinceramente mi auguro perché vorrà dire che tutto è tornato a posto e niente è più rassicurante della normalità.

Ma nel momento in cui sto scrivendo, ciò che è successo rappresenta una ferita ancora aperta. Sono trascorse poche settimane dalla catastrofe che ha messo in ginocchio una vasta area nel nostro Paese per una pioggia battente arrivata dopo tanti mesi di siccità. Pioggia invocata da una natura che vede sempre più a rischio il suo fragile equilibrio, pioggia auspicata per alimentare i fiumi

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ATTUALITà
NUMERO 4 LUGLIO-AGOSTO 2023 37 OLTRE MAGAZINE Foto di Dipartimento Protezione CivileFlickr.com

ridotti a rigagnoli, per le zolle riarse incapaci di nutrire i raccolti, per garantire le attività umane e il nostro fabbisogno d’acqua quotidiano. Ma le precipitazioni sono state troppo intense affinché l’ecosistema, violato dagli eccessivi interventi antropici, le potesse accogliere apportando i benefici sperati.

Un evento climatico estremo e violento le cui conseguenze, anche se in parte previste, sono andate al di là di ogni più nera aspettativa. Mentre tutta la fascia costiera è finita sott’acqua, nell’entroterra collinare si sono verificate centinaia di frane che hanno inghiottito tratti di strade,

sbriciolato ponti, isolato diverse comunità. C’è chi ha perso la vita - 15 le vittime - e chi i sacrifici e i ricordi di una vita.

La conta dei danni, da poco iniziata, si preannuncia di dimensioni colossali. Si tratta di un’area altamente produttiva, fiore all’occhiello della filiera agroalimentare e dell’accoglienza turistica per cui la Romagna è famosa nel mondo; una zona che vanta anche la presenza di industrie di rilevanza nazionale e di numerosissime attività commerciali e di servizi. Tutti i settori sono stati coinvolti, nessuno escluso, a cui si devono sommare i danni, anch’essi

ingenti, subìti dai privati cittadini.

Nemmeno i morti si sono potuti sottrarre alla devastazione, come è successo al cimitero dell’Osservanza di Faenza interessato dall’esondazione del fiume Lamone. Il muro di recinzione non è riuscito a contenere la furia dell’acqua, distruggendo un numero considerevole di sepolture. Fuori uso anche l’impianto di cremazione, che si trova all’interno dell’area cimiteriale, e le imprese di zona devono rivolgersi alla struttura di Ravenna. Ad oggi, 8 giugno, il camposanto faentino non è ancora agibile ma apprendiamo dal sito di Azimut Spa (la società di gestione del cimitero) che i lavori di ripristino sono in corso e che a giorni verranno aperti alcuni settori; tuttavia occorrerà ancora tempo per riportare il tutto in condizioni ottimali.

Anche Il Parco Beato, un suggestivo

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CivileFlickr.com 
Foto di Dipartimento Protezione
Foto di Gaby Polimeni  Devastazione del cimitero di Faenza (da pagina Facebook di Emilia Romagna Meteo)

cimitero dedicato agli animali domestici che si trova nei pressi di Lugo, è stato gravemente danneggiato. «In poco più di un’ora è stato inondato da un metro e mezzo d’acqua» ci riferisce Alex Manzoni, titolare anche di un’agenzia “per umani” a Conselice. «Le lapidi, che ora sto pulendo e sistemando una ad una, sono state divelte, spariti i vialetti, rovinata completamente l’area par-

cheggio. Danneggiamenti importanti anche alla “casetta” dove si trovano il laboratorio e tutte le attrezzature per preparare le salme. A tutto ciò c’è da aggiungere che l’attività sarà bloccata per diverso tempo in quanto il terreno per ora non è in condizioni di ricevere sepolture».

Sempre a Lugo abbiamo sentito anche Jacopo Suprani dell’OF Città di Lugo che ci dice: «Poteva andare molto peggio perché per fortuna siamo riusciti a mettere in sicurezza i mezzi. Purtroppo non è stato così per il magazzino e abbiamo perso gran parte dei cofani e degli arredi».

A Modigliana (FC) sono state invece le frane a creare disagi. «Sembra che le nostre colline abbiano subito un bombardamento, è uno spettacolo impressionante, un miracolo che non vi siano state vittime» ci racconta la signora Rita Dal Monte dell’agenzia Cicognani che fa parte del gruppo

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ATTUALITà
Foto di Dipartimento Protezione Civile - Flickr.com Foto di Nick.mon CC BY-SA 4.0

OF Zama di Faenza «Siamo stati isolati per diverso tempo. Proprio in quei giorni abbiamo avuto la necessità di organizzare un servizio che è stato portato a termine in condizioni a dir poco avventurose, grazie alla collaborazione dei parenti del defunto e di tutta la comunità»

Ha stupito e commosso l’immediata reazione della gente. La Romagna ha un passato di povertà e se oggi è una terra ricca lo deve proprio alla tenacia e alla laboriosità della sua popolazione. La voglia di rialzarsi ha prevalso sulla disperazione e al grido di tin bota! (tieni duro) sono subito entrati in azione badili, ruspe idrovore e migliaia di braccia. Dopo un primo momento di comprensibile sgomento tutti si sono dati da fare come meglio hanno potuto e con qualsiasi mezzo a disposizione per pulire, risistemare, aiutare e salvare il salvabile. La capacità di non perdersi d’animo e lo spirito di collaborazione hanno fatto un piccolo miracolo: quello di riuscire in poche ore ad invertire il flusso del Canale Emiliano Romagnolo per salvare il centro storico di Ravenna, patrimonio UNESCO per i suoi monumenti e i mosaici bizantini di inestimabile valore.

Numerose le attestazioni di solidarietà, come i provvidenziali e solleciti aiuti, in termini di uomini e mezzi, arrivati da tutta Europa o come il gesto altruistico di una cooperativa di agricoltori che ha scelto di allagare i propri campi con la rottura controllata dell’argine di un canale pur di salvare le case circostanti, ben consapevoli che in questo modo il raccolto sarebbe andato irrimediabilmente perduto.

E poi ci sono stati loro: i ragazzi Proprio quei giovani, spesso tacciati frettolosamente di superficialità e di indifferenza, sono giunti a migliaia da tutta Italia uniti dallo slogan 

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I volontari in azione (foto Regione Emilia-Romagna A.I.G.C)  Foto di Roberto Brancolini

I care (mi importa/mi prendo cura).

Stivali di gomma, guanti, pale in spalla e smartphone in tasca, sono arrivati, coordinandosi sui social, per dare una mano concreta nel momento di maggiore bisogno. Hanno spalato fango, recuperato cose, distribuito viveri, assistito anziani, portato conforto. Ma hanno fatto di più: con la freschezza della loro età, hanno portato il sorriso e alimentato la fiducia. Sono stati loro i primi ad intonare Romagna mia, diventato in poche ore l’inno della resistenza, e ad improvvisare un giro di walzer sulla piazza dei paesi.

«Quei ragazzi sono stati incredibili, non ci sono parole per descriverli» testimonia Bruno Donigaglia dell’omonima agenzia funebre di Castel Bolognese mentre ancora sta combattendo con il fango che non smette di affiorare da muri e pavimenti della sua sede. «Averli al nostro fianco è stata una cosa bellissima. Se potessi farei un monumento a ciascuno di loro!»

Immagini di distruzione e di resilienza che hanno toccato nel profondo in modo unanime tutta la società civile. Se da una parte persone comuni hanno risposto pronta-

mente con donazioni private, dall’altra si sono moltiplicate le iniziative di personaggi noti concretizzatesi nell’organizzazione di concerti e altri eventi finalizzati alla raccolta fondi da destinare alla ricostruzione. Anche le massime Istituzioni sono state molto vicine alle popolazioni alluvionate: in visita in varie località colpite per toccare con mano la devastazione, incoraggiare e rassicurare, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il capo dello Stato Sergio Mattarella e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen

che dichiara, in un italiano perfetto, «L’Europa è con voi!».

Forse non doveva andare così o forse sì, sono anni che i campanelli d’allarme non smettono di suonare. Mancanza di prevenzione, scarsa manutenzione, troppo cemento e, forse, una gestione poco mirata delle risorse sono state le cause principali di ciò che è successo. Ma sarebbe limitativo fermarci qui, perché al di là del caso specifico, le cause sono da ricercarsi ad altri livelli. È infatti innegabile che il surriscaldamento del pianeta, dovuto alla concentrazione della Co2 in atmosfera, sia alla base di sconvolgimenti climatici estremi dalle conseguenze imprevedibili e a cui non siamo preparati.

Ci si augura che tragedie come questa non accadano più, ma purtroppo le evidenze scientifiche non sono confortanti. L’emergenza climatica non è un tema da salotti o da talk show. È la sfida del momento che non può essere rimandata. C’è bisogno di un cambio di paradigma che superi divisioni politiche e di opinione, che traduca le teorie in azioni, che corra contro il tempo per garantire un futuro sicuro a noi ma, soprattutto, alle generazioni che verranno. 

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 La Presidente Ursula von der Leyen in visita nelle aree colpite  Il Presidente Sergio Mattarella a Forlì Foto di quirinale.it
ATTUALITà
Foto di European Commission

COCCATO & MEZZETTI ieri, oggi e...“Domani”

Una scommessa trasformata in “core business” da un’azienda alla III° generazione, capace di guardare al futuro in maniera sostenibile.

La storia di Coccato & Mezzetti s.r.l. ha le sue radici negli anni ‘80 grazie alla visione congiunta dei fondatori Pasquale Coccato e Carlo Mezzetti. Con l’obiettivo di portare innovazione nel settore funerario, ospedaliero e pubblico, da sempre l’azienda offre soluzioni concrete orientate al futuro. Un significativo punto di svolta arriva nel 1992 in seguito all’approccio alla neocostituita Novamont® in un progetto di industrializzazione a ridotto impatto ambientale. Sviluppando il concetto di “biodegradabilità” dei manufatti, viene introdotto il termoplastico “verde” Mater-BI® di Novamont® derivato da amidi e fecole naturali, testandolo nella filiera produttiva dei principali prodotti.

Da oltre trent’anni lo sviluppo di questa partnership ha permesso alla Coccato & Mezzetti di trasformarsi nel punto di riferimento del settore, guadagnando importanti riconoscimenti dal Ministero della Salute e dal Ministero dell’Ambiente, oltre a Legambiente e Comieco. Prodotti come Promovita®, Barriera®, Salvazinco® e Sabiosan® hanno introdotto l’idea di economia circolare nel settore funerario.

Oggi, l’azienda guidata da Fabiano Vittorio Coccato continua il suo percorso “green” nel mercato italiano, grazie anche all’avvento di un e-commerce costantemente aggiornato, abbinato alla capacità di consegna rapida sull’intero territorio nazionale.

MANUFATTI FUNERARI E SANITARI | via U. Foscolo, 12 - 28066 GALLIATE (NO) | Tel. +39 0321 806789 | www.coccatoemezzetti.com
www.funeralecologico.it Giornata Mondiale dell’Ambiente 2023 5 giugno 2023 NOVARA via E. Perrone, 12 GALLIATE viale B. Quagliotti, 46/48 0321 866920 349 6559 380 393 5071 450 l’importanza di proteggere preservare il nostro pianeta. gli effetti negativi sull’ecosistema optando per alternative come la cremazione con urna in materiale riciclato, cassa naturali, feretro cellulosa cartame legno. queste scelte vengono interpretate come “ultimo atto d’amore” significativo, compiuto nel rispetto ciò che lascia Per maggiori informazioni potete rivolgervi direttamente nelle N i ci siamo. Unisciti noi per un pianeta migliore: #economiacircolare #sostenibilità #biodegradabile

il successo a Paestum

Nella splendida cornice del parco archeologico di Paestum, si è svolto “ONORANZE REALI – Mediterraneo Funeral Show”, uno show room a cui hanno partecipato le migliori aziende del settore funerario.

La manifestazione ha avuto luogo presso il Centro Congressi dell’Hotel Ariston nelle giornate del 20 e 21 maggio 2023. Inoltre, a conclusione della prima giornata di show room, si è tenuta una cena di Gala accompagnata dalla gradevole musica dal vivo e dallo spettacolo del comico di Zelig, Massimo Bagnato.

L’alto profilo degli espositori, ha reso possibile il successo di questi due giorni che hanno visto la partecipazione di circa 200 onoranze funebri provenienti non solo da Campania, Puglia e Calabria, ma anche da Sicilia e Sardegna.

Gli espositori che hanno partecipato e presentato il meglio della loro produzione, sono ARCHITETTURA +, B.L., FERRARI COFANI, INFORTUNISTICA TOSSANI, PILATO, SARTORIA DI FILOTTRANO, TG ITALIARREDA, VEZZANI GROUP e VEZZANI FORNI.

ARCHITETTURA+ con il suo team di professionisti era presente per proporre i suoi progetti d’eccellenza di Case Funerarie come il luogo ideale e confortevole in cui vivere il momento del lutto in tranquillità e pace, trasformandolo in un dolce ricordo.

BL s.r.l. vendita stampanti e dispositivi informatici, azienda unica nel suo genere, capace di interpretare al meglio le richieste del Cliente, attento alla massima qualità di

stampa, grazie alla continua ricerca tecnologica e ad una capacità organizzativa che permette di dare assistenza su tutto il territorio nazionale. Tempestività, efficacia, soluzione sono gli unici ingredienti dell’antica ricetta segreta BL che

gli permette di essere specializzati nello studio di sistemi di stampa avanzata rivolta al settore funebre.

Con i suoi 70 anni di esperienza, Infortunistica Tossani, ha partecipato all’evento dimostrando come sem-

pre la professionalità e l’affidabilità del gruppo, mettendo cura e impegno nei loro servizi a fianco dell’Impresa Funebre e del cliente finale.

Sartoria di Filottrano ha presentato con entusiasmo il suo nuovo tessuto esclusivo, realizzato in stretta collaborazione con il proprio lanificio di fiducia. Questo innovati-

vo tessuto è stato appositamente studiato per migliorare la giornata lavorativa degli operatori funebri. Sartoria di Filottrano continua a rappresentare l’eccellenza del Made in Italy nel settore, unendo qualità superiore, stile raffinato e attenzione ai dettagli. Scegliere i loro capi significa abbracciare l’au-

tentico savoir-faire italiano, con orgoglio e distinzione.

Le soluzioni di TG ITALIARREDA, storica azienda padovana leader nel suo settore, hanno calamitato le attenzioni dei presenti, che hanno potuto apprezzare le ricercate ed eleganti proposte d’arredo per case funerarie e sale del commiato. Il gruppo Vezzani con tutti i suoi marchi CEABIS, Oscar Marta e Vezzani Forni ha esposto i propri prodotti che hanno quel valore aggiunto che contraddistingue il lavoro e il servizio dell’operatore, dal recupero della salma alle esequie e dalla gestione dei cimiteri alla cremazione. My Lovely Pet, inoltre, offre una linea di urne cinerarie dedicata ai nostri piccoli amici da compagnia.

La cremazione “galoppa” in America

I dati CANA dimostrano come questa scelta sia in forte crescita negli USA dove ha raggiunto il 59%, e in Canada dove si attesta al 74,4%.

La situazione delle cremazioni in Italia, insieme all’incidenza sui servizi svolti e alla crescita che hanno avuto negli ultimi anni, spinte anche dal periodo Covid, sono un argomento che abbiamo trattato più volte sulle pagine di questa rivista.

È noto come in Italia, nonostante la resistenza da parte di molteplici realtà in alcune zone del Paese ancora legate alle più classiche forme di tumulazione e inumazione, questa

scelta stia diventando una delle più adottate. Soprattutto nelle fascia della popolazione più giovane, quando si pensa a un lontano futuro in cui disporre dei propri resti, la scelta ricade spesso sulla cremazione. Ma come è la situazione all’estero, ad esempio in America?

È da poco stato pubblicato l’Annual Cremation Statistics Report (Rapporto annuale delle statistiche di cremazione) realizzato da CANA 

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STATISTICHE
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Cremation Association of North America in cui si analizzano i dati relativi alle cremazioni dell’America del Nord. Con oltre 20 anni di raccolta dati dai dipartimenti statali e provinciali, le statistiche sulla cremazione di CANA sono considerate tra le più affidabili e aggiornate nel settore. Il rapporto 2022 riguarda i dati analizzati sulle cremazioni 2021 e le proiezioni per il 2027 e 2032. Ma vediamo nello specifico i dati pubblicati.

Tasso di crescita

annuale della cremazione

Il tasso di crescita annuale è la differenza delle percentuali di cremazioni all’anno, calcolate in media su un periodo di 5 anni. La tabella seguente mostra il tasso di cremazioni per Stati Uniti e Canada tra il 2007 e il 2022.

Tasso di crescita annuale negli USA - periodo di 5 anni

Stati in cima e in fondo alla classifica

di crescita annuale negli Canada - periodo di 5 anni

Nel 2022 il tasso di cremazione negli Stati Uniti si è attestato al 59% rispetto al 57,2% del 2021 mentre in Canada ha raggiunto il 74,4% rispetto al 74,1%. Le previsioni parlano di un tasso che entro il 2027 dovrebbe raggiungere il 65,2% negli Stati Uniti e il 78,8% in Canada.

Tendenze di crescita della cremazione

Nel rapporto della CANA si spiega come, per comprendere meglio i fattori che determinano e influenzano il tasso di crescita della cremazione in Nord America, il primo passo è stato quello di svolgere una ricerca geografica e demografica approfondita. Le proiezioni per i prossimi anni mostrano come si stia raggiungendo la massima velocità in accelerazione, che inizierà a rallentare nel prossimo futuro mentre i tassi di cremazione continueranno a crescere nella maggior parte del Paese. Non è una crescita omogenea: mentre alcuni stati stanno raggiungendo un periodo di massima crescita, altri sarebbero già arrivati al punto di saturazione. Inoltre, analizzando i dati si scopre come “gli Stati dimostrano un effetto di raggruppamento geografico suggerendo che ciò che era inizialmente una preferenza individuale, è diventata la norma nella comunità, annunciando il passaggio culturale a una nuova tradizione: la cremazione”.

Il secondo passo è stato vedere a che velocità i tassi di cremazione viaggiano: “Mentre ci vogliono circa dieci anni per arrivare a un 5%, negli Stati Uniti ce ne sono voluti circa 100.

Quando si raggiunge il 5%, il tasso di crescita è più stabile e prevedibile e non c’è evidenza che questo trend possa invertirsi. Attualmente siamo in un periodo di rapida crescita che raggiungerà il picco al 60% per poi cominciare a rallentare e raggiungere un eventuale plateau”. 

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Anno Percentuale di cremazioni 2007 34,20% 2012 43,00% 2017 51,50% 2022 59,00% % di incremento 2007 - 2012 8,90% % di incremento 2012 - 2017 8,40% % di incremento 2017 - 2022 7,50% Tasso di crescita annuale per anno dal 2017 al 2022 1,50% Tasso
Anno Percentuale di cremazioni 2007 56,60% 2012 60,50% 2017 70,00% 2022 74,40% % di incremento 2007 - 2012 3,90% % di incremento 2012 - 2017 9,50% % di incremento 2017 - 2022 4,40% Tasso di crescita annuale per anno dal 2017 al 2022 0,88%
Foto di Cremation Association of North America ©2023
La crescita del tasso di cremazione sembra rallentare e stabilizzarsi. Le proiezioni rappresentano una crescita più lenta.
 Previsione di crescita della cremazione negli Stati Uniti e in Canada

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10 principali Stati USA per percentuale di cremazione

Identificazione dei tratti demografici

Ultimi 5 Stati USA per percentuale di cremazione

Ma perché le persone scelgono la cremazione? Secondo i dati di CANA, ha molto a che fare con i tratti demografici della popolazione: “Molti americani scelgono di spostarsi attraverso i diversi Stati del Paese, molte persone perdono i legami con i loro luoghi di origine e sono esposte a nuove tradizioni”; motivo per cui molti di loro si avvicinano alla cremazione, in contrapposizione a una grande fetta di popolazione che invece “rimane molto legata alla propria città di origine e alle tradizioni”. Tutto questo ha portato a una visione d’insieme che “racconta una storia interessante di fattori demografici che indicano una rottura con la tradizione in opposizione a un ambiente più radicato”. L’immagine che ne emerge ricorda una sorta di puzzle in cui “ogni tassello rappresenta solo una parte dei dati demografici correlati a tassi più alti o più bassi di cremazione”.

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Stato Percentuale di cremazioni Numero di cremazioni Nevada 81,90% 27.818 Maine 80,80% 13.946 Oregon 78,90% 35.539 New Hampshire 78,90% 10.934 Washington 78,60% 54.023 Vermont 78,00% 4.983 Montana 77,50% 9.873 Hawaii 76,10% 9,824 Wyoming 76,00% 4.532 Colorado 75,20% 36.979
Stato Percentuale di cremazioni Numero di cremazioni Mississippi 30,60% 12.329 Alabama 36,10% 24.333 Kentucky 38,40% 23.181 Louisiana 41,60% 23.653 Utah 42,80% 10.077
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Foto di Cremation Association of North America ©2023 Percentuale di cremazione per Stato negli Stati Uniti e in Canada

Se n’è andato un pezzo della storia d’Italia

Silvio Berlusconi: una vita fuori dall’ordinario, un addio da grande protagonista.

«Comunque la si pensi è stato un grande!» È questo il leit motiv che, con poche eccezioni, è risuonato in modo bipartisan in tutto il Paese alla notizia della morte di Silvio Berlusconi, avvenuta lo scorso 12 giugno, all’età di 86 anni.

Una scomparsa che per diversi giorni ha occupato gran parte delle pagine dei quotidiani, ha stravolto tutti i palinsesti televisivi ed è stata l’argomento centrale anche delle conversazioni della gente.

Già, perché, tra luci e ombre, nel bene e nel male, è innegabile che Silvio Berlusconi sia stato un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella storia del nostro Paese, scrivendone interi capitoli. Innovatore visionario, è stato protagonista in tutti i campi: dall’economia alla politica, dallo sport ai media. Imprenditore di successo, editore, leader di

partito e per quattro volte presidente del Consiglio dei Ministri.

La storia imprenditoriale e politica

La sua storia inizia alla fine degli anni ’60 nell’edilizia. È con la Edilnord che nei primi anni ’70 realizza il complesso di Milano2 e successivamente di Milano3, i “quartieri giardino” che si impongono come modelli urbanistici. Alla fine degli anni ’70 è il primo ad intuire le potenzialità delle TV commerciali e non si lascia sfuggire l’occasione di entrare in questo mondo, rilevando Telemilano. Sarà il primo passo per infrangere il monopolio RAI. Da lì a poco, infatti, nascerà Canale5, seguito dalle altre reti sorelle della galassia Mediaset che diventa uno dei maggiori gruppi televisivi europei. L’attività di comunicazione si rami-

ficherà più tardi nella concessionaria pubblicitaria (Publitalia ’80), nel cinema (Medusa) e nell’editoria con Mondadori. La grande passione per il calcio lo porterà nell’86 a diventare presidente del Milan, salvando la squadra dal fallimento e guidandola alla conquista di scudetti e di coppe internazionali. Una storia analoga che si è ripetuta con il Monza che partendo dalla serie C è stato la rivelazione della serie A di quest’anno. Il Cavaliere nel suo percorso imprenditoriale non trascurerà nemmeno il settore retail con l’acquisizione da parte del gruppo Fininvest dei magazzini Standa e poi sarà presente nel comparto assicurativo con Mediolanum e nell’alta finanza con l’ingresso, nel 2007, di Fininvest in Mediobanca.

L’avventura politica inizia invece solo nel 1994. Tangentopoli aveva 

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Foto di Fabio Diena - Dreamstime

Forza Italia alleandosi con la Lega di Bossi, la destra di Fini e il centro di Casini e Mastella. Enunciando il cosiddetto Contratto con gli italiani (un programma in cui in caso di vittoria, si impegnava, fra le altre cose, a procedere con sgravi fiscali, a dimezzare la disoccupazione e ad aumentare le pensioni minime) in soli tre mesi vince le elezioni

Promesse che non è mai riuscito a portare a termine, tuttavia tra successi e sconfitte, tra processi e assoluzioni, Silvio Berlusconi è stato il Presidente del Consiglio più longevo della storia della Repubblica. Come nella vita imprenditoriale, anche nella politica ha rappresentato l’uomo nuovo apportando, con la sua

della persona, una tendenza che è poi diventata prassi sia nel nostro Paese che all’estero. Con il suo modo diretto di comunicare con l’elettorato, è stato precursore del populismo, fenomeno poi ripreso da tanti altri leader di partito. A lui si deve il bipolarismo: grazie ad un quadro di alleanze il sistema proporzionale viene superato dalla contrapposizione di due schieramenti opposti, quello di centro-destra e quello di centro-sinistra.

Un personaggio fuori dagli schemi

C’è chi lo ha osannato e chi lo ha fortemente detestato. Di certo il Cavaliere non è stato un personaggio

suo stile in ogni impresa in cui si è cimentato. Politicamente scorretto, non ha mai rinunciato alla sua indole sia che si trattasse di parlare con l’uomo della strada o dell’incontro con i grandi della terra. Rimane negli annali la storia del “cuccù” fatto alla Merkel, il gesto scaramantico in una foto di gruppo ad un summit della UE o la reazione, decisamente poco formale, al primo incontro con l’allora first lady Michelle Obama. Teatrale nei gesti e nelle battute, spesso di dubbio gusto, come pure nelle sue vicende personali (dai divorzi agli scandali sessuali) con Berlusconi la stampa internazionale è andata a nozze, ma lui non si è mai scomposto e ha sempre tirato dritto per la sua strada. 

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Un personaggio divisivo oltre ogni misura ma dotato di grande empatia. Il suo successo lo si deve proprio alla sua natura di persona schietta ed informale, lungi da atteggiamenti di distacco o di superiorità. È così che ha conquistato tanti Italiani, non con la propaganda ma con una comunicazione semplice e immediata ponendosi al loro livello, esaltandone le virtù ma allo stesso tempo mai condannando i difetti, sdoganando così pratiche e comportamenti tutt’altro che ortodossi. Ha parlato alla gente usando il suo stesso linguaggio. E lo ha fatto soprattutto attraverso le sue televisioni, privilegiando programmi di intrattenimento popolari che hanno contribuito a plasmare il costume nazionale.

Icona della “Milano da bere”, i suoi ammiratori hanno ravvisato nel Cavaliere il self-made man, colui che partendo dal nulla si è costruito il successo con le proprie mani grazie all’impegno, alla tenacia e alla perseveranza. Un modello da seguire e a cui aspirare. Per molti ha incarnato un sogno, difficile da realizzare ma

possibile perché in fondo non era un uomo diverso da loro.

Il suo pensiero, le sue categorie culturali e il suo linguaggio non sono stati adottati solo dai suoi sostenitori, ma sono stati assorbiti da una platea ben più vasta connotandosi come quel fenomeno sociale che passa sotto il termine di berlusconismo.

Il funerale

La scomparsa di Silvio Berlusconi ha inevitabilmente toccato tutti, simpatizzanti e detrattori, proprio per il ruolo da protagonista che ha avuto negli ultimi decenni della nostra storia. Come ex presidente del Consiglio gli sono stati riservati i funerali di Stato

È il 14 giugno la data in cui viene dato l’ultimo saluto al Cavaliere e le bandiere in Italia e al Parlamento Europeo sono issate a mezz’asta in segno di cordoglio. Le esequie non si sono svolte a Roma, come ci si poteva aspettare data la carica istituzionale che ha ricoperto, ma a Milano, la sua città che tanto ha

amato e di cui aveva perfettamente impersonificato lo spirito operoso ma anche festaiolo.

In Duomo si sono incontrate personalità appartenenti ai tanti diversi mondi con cui un uomo eclettico come Berlusconi ha interagito durante la sua poliedrica carriera. Assai nutrito il parterre istituzionale e politico con la presenza delle maggiori cariche dello Stato a cominciare dal presidente Sergio Mattarella con tutto l’esecutivo, oltre a leader di partito e a numerosi rappresentanti di governo esteri. Per lo sport hanno partecipato i vertici del Milan e del Monza insieme a molti giocatori di ieri e di oggi. E poi il mondo dello spettacolo, con tanti volti noti della TV, e quello imprenditoriale con personaggi di spicco quali Guido Barilla e Marco Tronchetti Provera. Un’affluenza eterogenea unita per rendere l’ultimo tributo ad un uomo larger than life (più vasto della vita), come lo hanno definito i media internazionali. Ad un Duomo gremito ha fatto eco una piazza altrettanto affollata: almeno 15.000 persone hanno seguito la cerimonia sui maxischermi salutando il feretro con cori da stadio.

Il rito è stato officiato dal vescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, che ha offerto un'omelia concisa e distaccata, definita da molti “laica”. Scevro da rimandi religiosi, il sermone si è infatti concentrato sulla condizione umana e sulla personalità di Silvio Berlusconi. «È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia» è il passaggio più incisivo del discorso di commiato.

Il servizio funebre, nel pieno rispetto del rigido cerimoniale, è stato diretto in modo impeccabile da Andrea Cerato del gruppo Hofi

Il feretro, accompagnato dal picchetto d’onore con i 6 carabinieri in alta uniforme, è stato accolto con gli 

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Foto di Quirinale.it

onori militari sia all'ingresso che all'uscita dal Duomo. Per il trasporto da Villa San Martino ad Arcore, dove è stata allestita una camera ardente privata, è stata scelta l’eleganza di un’autofunebre Bretil, su meccanica Mercedes-Classe E, di Biemme Special Cars. Dopo la cerimonia le spoglie del Cavaliere sono rientrate nella sua residenza per essere avviate il giorno successivo al tempio crematorio Panta Rei di Valenza (AL). Ora le ceneri sono ospitate accanto a quelle dei genitori e della sorella nel mausoleo all'interno del parco della villa di famiglia, un’opera astratta in marmo bianco commissionata dallo stesso Berlusconi allo scultore Pietro Cascella all’inizio degli anni ’90.

Il cofano funebre

I media hanno indagato con dovizia di particolari anche sulla scelta della bara. Una curiosità presto svelata da Paolo Imeri, titolare di Art Funeral Italy, in alcune interviste rilasciate ai principali organi di informazione. Sono stati infatti i maestri artigiani della prestigiosa azienda bergamasca, con sede a Caravaggio, a realizzare il cofano che ha accolto la salma del Cavaliere.

Il modello si chiama 23 Duomo ed è in mogano massiccio, un legname di eccellente qualità proveniente dall’Honduras, che presenta caratteristiche rigature e fiamme di color rosso bruno. «Per portare a compimento questo pregiato manufatto di ebanisteria ci sono voluti circa 20 giorni» ha dichiarato Paolo Imeri alla stampa. «Le tavole (numerate singolarmente) sono state ricavate da tronchi interi, in modo da esaltare le naturali venature e farle “correre” senza spezzarne la naturale ed unica continuità, valorizzando l’impronta digitale del legname stesso, definita figurazione»

Dei 20 giorni totali di lavorazione,

8/10 sono stati dedicati al delicato ma fondamentale processo di finitura ovvero al carteggio e alla verniciatura. «Abbiamo realizzato una doppia verniciatura a contrasto» continua Imeri «grazie alla quale alcune parti, come i fianchi a rilievo ed il coperchio, si presentano perfettamente lucide mettendo in risalto le venature del legno, mentre altre sono satinate opache, per creare un elegante effetto estetico»

Cala così il sipario su un personaggio che esce di scena da protagonista allo stesso modo in cui aveva vissuto. Con la sua morte si chiude un’era e ci sarà sempre un prima e un dopo Berlusconi. 

 Momenti della cerimonia tratti dalla diretta del TG.1

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Foto di Fernando Zhiminaicela - Pixabay

C’è voluto un cancro

Con questo libro Alice Spiga, direttrice di SO.CREM Bologna, racconta della sua malattia e della sua rinascita.

Succede. La vita è fatta così. Le cose accadono e basta. A volte sono ragionevolmente prevedibili, a volte meno e non è detto che abbiamo l’opportunità di prepararci, di capire come far fronte o come adattarci ad una nuova situazione.

Molti di noi possono annoverare una data ben precisa che ha segnato un cambiamento importante, se non radicale, della propria esistenza. Un giorno, un mese e un anno in cui tutto è mutato, uno spartiacque che ha marcato una netta cesura tra un prima e un dopo.

Quando siamo vittime di un evento traumatico improvviso ci troviamo completamente spiazzati: tutto ciò che siamo, che abbiamo fatto, costruito o conquistato viene messo

in discussione e in un attimo crolla ogni certezza, minando la nostra stabilità emotiva, facendoci sentire nudi e indifesi. Rimaniamo attoniti, quasi incapaci di pensare e di agire, perché sappiamo che da quel momento in poi la nostra vita sarà stravolta e dovrà irrimediabilmente proseguire in una nuova direzione, che non riusciamo nemmeno ad intravvedere.

Può essere un lutto, una separazione, la fine inaspettata di un rapporto di lavoro… Per la trentottenne Alice è stata una malattia o, meglio, una diagnosi che nell’immaginario comune rimanda a scenari funesti e a verdetti definitivi.

È il 4 agosto 2020 il giorno che imprime quella svolta obbligata nella

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in
libreria

vita di Alice e che rimarrà indelebile nella sua memoria. È quel giorno, infatti, che l’esito di una ecografia al seno parla di una “formazione solida” che richiede ulteriori e urgenti esami diagnostici. E quel giorno Alice non ha dubbi: morirà.

Inizia così un lungo e difficile percorso terapeutico, psicologico ed umano. Un racconto che si snoda tra i reparti semi-blindati di una struttura ospedaliera soggetta ai rigidi protocolli dell’emergenza Covid, dove vengono affrontate le varie fasi della malattia e delle cure: l’intervento di rimozione del cancro, i cicli di chemio e di radio, la menopausa indotta, il timore di una metastasi. Durante tutto il percorso, riaffiorano anche antichi traumi e paure, come quella di essere nuovamente vittima di attacchi di panico che, oltre che di problemi relazionali, in passato sono stati causa di una condizione di eccessiva magrezza, mai accettata. In questo turbinio di sentimenti, tra

timore, rabbia, apprensione e tanti pianti, grazie anche al prezioso ed irrinunciabile sostegno del compagno, della famiglia e degli amici più cari, Alice scopre nuove vie per venire a patti con la malattia e riconciliarsi con la vita.

Questo suo vissuto, Alice ha voluto metterlo nero su bianco con C’è voluto un cancro - Storia di una rinascita (edizioni Ultra) in libreria dallo scorso mese di marzo. È il racconto autobiografico di una giovane donna che con pazienza e coraggio ha ripreso in mano la propria vita trasformando le avversità in una opportunità.

Una testimonianza di resilienza fortunatamente non rara, ma che ritengo un po’ speciale perché Alice fa parte del nostro mondo e si confronta quotidianamente con i temi della morte e del morire. Motivo per cui la sua storia mi ha particolarmente toccata e, proprio perché opera in questo ambito, sono certa

che l’impatto con la malattia sia stato fonte di emozioni e di riflessioni ancora più profonde.

Ho avuto il piacere di incontrare Alice lo scorso 19 aprile in una gremita sala di una nota libreria bolognese dove ha presentato il suo lavoro e dove ho avuto modo di rivolgerle qualche domanda.

C’è voluto un cancro. Un titolo di sicuro effetto. Come mai questa scelta?

«Perché è proprio così. Se la malattia non fosse entrata nella mia vita, non sarei quella che sono ora. Mi ha costretto a guardare il mondo e me stessa da un’altra prospettiva, a dare valore a determinate cose anziché ad altre, ad apprezzare chi mi sta intorno, a godere di ogni singolo giorno. Ha anche fatto sì che modificassi abitudini e stili di vita, che scoprissi aspetti della mia personalità che ignoravo o sottovalutavo. Mi ha messa di fronte alla mia mortalità e mi 

Alice Spiga presenta il suo libro al pubblico 

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in libreria
NVR GROUP SNC “Lo stile che apre le porte del paradiso” Via E. Fermi, 33 - 60027 Osimo (Ancona) - Italy Tel. +39 071 7108897 - Fax +39 071 7270997 67 Infinito 220 Intarsio 67 Madonna 67 Cristo 67 L 220 Pieta

ha costretto a chiedermi: “Alice, tu che cosa vuoi? Che cosa ti rende felice? Che cosa vuoi fare per il resto della tua vita?”. La risposta a queste domande era sempre la stessa: scrivere. Compongo poesie dall’età di undici anni e ho iniziato più volte racconti e romanzi, senza però riuscire ad andare oltre le ventinove pagine. Avevo un blocco: ero terrorizzata dalla paura del fallimento, di non essere all'altezza delle mie e delle altrui aspettative. Il cancro ha sovvertito tutto. Mi ha fatto comprendere che il tempo a mia disposizione è limitato, che dovevo smettere di rimandare e mettere la mia passione per la scrittura al centro della mia vita».

È cambiato, e se sì in che modo, il tuo rapporto con la morte dopo questa esperienza?

«Il mio rapporto con il morire e con la morte è cambiato grazie al mio lavoro in SO.CREM Bologna. Lavorare in un’associazione per la cremazione è una palestra di vita: si entra in contatto con tante persone - spesso completamente sole - che soffrono, ma anche con tanti professionisti che vivono e lavorano a braccetto con la morte. In questi anni ho conosciuto tantissimi tanatologi, che studiano ogni aspetto della morte con grandissima passione e devozione. Sono anche entrata in contatto con chi lavora nelle imprese funebri: uomini e donne sempre in prima linea davanti al lutto, sempre con una professionalità e una gentilezza che raramente si trovano in altri settori a così stretto contatto con il pubblico. Lavorando in SO.CREM e respirando un modo diverso di rapportarsi alla morte, ho imparato a nominarla, a smettere di chiamarla con tutti quegli assurdi eufemismi e giri di parole che non fanno altro che creare confusione e terrore. Nominare la morte mi ha dato, poi, il coraggio di nominare la malattia. In ospedale

la chiamano “neoplasia” o “carcinoma”, le pazienti dicono “Il mio è al seno” oppure lo ribattezzano con nomignoli personali (lo scrittore Massimo Vitali lo chiama il mio “Umore con la T”). E questo perché “cancro” fa paura quasi quanto “morte”. Per me si è trattato di un processo non dissimile da quello che si vive per un lutto: prima lacrime e terrore, poi rabbia, poi l’accettazione di avere una malattia, poi l’accettazione di essere una malata, poi di essere una malata di cancro. E quando mi sono concessa di dire “cancro” mi sono sentita come se mi avessero tolto un peso dal petto. La malattia aveva un nome ben preciso e aveva una terapia altrettanto precisa e forse non vivrò fino a cento anni, ma sono viva adesso ed è quello che conta».

Progetti per il futuro?

«Da quando ho avuto un cancro, ho deciso di concentrarmi sul presente. Questo non significa che io non abbia piani per il futuro, ma so che tutto può cambiare in un momento e quindi preferisco vivere nel qui e ora. Nel mio qui e ora c’è la scrittura e tante idee per i prossimi romanzi e per il mio blog. C’è la mia famiglia, il mio compagno, la nostra casa, il giardino con le “rose da meditazione”. Ci sono le presentazioni del libro, che mi stanno dando tantissime meravigliose soddisfazioni. C’è il lavoro in Associazione, dove finalmente possiamo tornare a organizzare eventi e convegni liberi dallo spettro del Covid. Ho smesso di correre verso il futuro e mi godo il presente. Ho smesso anche, se è per questo, di rivangare continuamente il passato, di rimuginarci sopra e di farmi ossessionare da “tutto quello che avrebbe potuto essere”. Da quando vivo nel presente, si è allentata notevolmente la morsa dell’ansia, che mi ha tenuta prigioniera per più anni di quanti ne voglia ammettere. In questo, un ruolo fondamentale lo hanno avuto la meditazione e la palestra: ascoltare il cuore che batte, il calore che produciamo con il movimento, l’aria che accarezza la pelle è un potente esercizio di radicamento nel nostro corpo e nel qui e ora».

Nonostante la tematica, C’è voluto un cancro è un libro caratterizzato da una scrittura fluida, coinvolgente ed ironica, dove non mancano momenti in cui si sorride. L’autrice si mette a nudo, non solo con una cronaca puntuale di tutto quello che succede nel primo anno di trattamenti e terapie antitumorali, ma anche su tutto quello che ha passato a causa dell’ansia e degli attacchi di panico, regalando tantissimi consigli e suggerimenti per chi ha vissuto o sta vivendo la sua stessa esperienza di malattia, come pure per chi soffre di stati ansiogeni e di crisi di panico, per chi vorrebbe trovare un rapporto equilibrato con il cibo e per chi sta cercando un modo per diventare una persona completa. Questa storia di rinascita parla a ognuno di noi.

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 Un momento della presentazione in una libreria di Bologna

La casina delle storie

La casa-museo che custodisce oggetti, storie e ricordi di chi non c’è più. Un progetto artistico che ha dato vita a spettacoli e a due libri.

La mancanza, il lutto, il distacco sono sentimenti che chiunque, a causa di traumi, situazioni spiacevoli o chiusure di relazioni sentimentali o amicali, si trova a dover affrontare a un certo punto della propria vita.

Ma la profondità e il persistere di queste sensazioni diventa ancora più forte quando a causarle è il distacco ultimo da qualcuno che amiamo: la morte. Una parola temuta, sussurrata e mai pronunciata, che spaventa. Un’eventualità che rifuggiamo e scaramanticamente cerchiamo di allontanare. C’è invece chi quella parola ha imparato ad accettarla e,

attraverso un percorso personale e artistico, convive ogni giorno con quello che viene “dopo”.

Alessandra Cussini, artista e custode di oggetti, storie e ricordi di chi non c’è più, da 5 anni abita “La casina delle storie”, un luogo in cui passato e presente si abbracciano per dare vita al museo delle persone comuni e delle loro storie silenziose e profonde.

Come nasce il progetto di questa casa-museo dei ricordi?

«Il progetto nasce il 22 aprile, giorno di nascita di mia madre, del 

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PARLIAMO DI...
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2018. Mia madre è la persona che ha in qualche modo attivato questo processo artistico di rielaborazione di un lutto personale. Non si tratta di un percorso terapeutico ma di una sorta di catarsi che ha prodotto un progetto di ricerca. Inizialmente infatti, era nato come un progetto “esterno” ai miei spazi. Stavo cercando un luogo dove costruire laboratori colorati per l’infanzia e ho trovato questa piccola dimora che si affacciava sul cimitero dove è sepolta mia madre. È così che è nata, in modo surreale, la prima piccola casa museo dei ricordi. Non è la struttura attuale, ma è stata la prima ad accogliere il progetto e l’archivio. Quella casetta conteneva oggetti e storie dell’appennino tosco-emiliano: si trovava tra Bologna e Modena, un luogo in cui si trovava l’ultima abitazione dove hanno abitato i miei genitori. Da lì la collezione si è spostata ogni volta che ho cambiato casa: prima tra Bologna e Prato, ora qui in Toscana. È un progetto itinerante che mi segue»

Come si è trasformato il progetto cambiando casa?

«La seconda casa che lo ha ospitato era all’interno di un borgo remoto in cui vivevamo in sei ed è lì che gli oggetti hanno cominciato a “vivere” con me. Erano all’interno di una stanza buia e senza finestre, un tempo era la vecchia stalla. Chi mi veniva a trovare e andava a visitare la collezione si lamentava di questa cosa: “sembra un cimitero!”. Poi tre anni fa mi sono spostata in Toscana e con me la collezione, che ora ha 44 oggetti, ed ho deciso di modificarne l’esposizione: ora abita le mie stanze con me; gli oggetti entrano in ogni parte della casa, tranne la mia camera da letto.

La casa in cui vivo è fatta a ferro di cavallo e tutti gli oggetti che custodisco sono integrati all’interno dell’arredamento insieme alle mie cose. Se non si osserva bene, potrebbero non essere trovati. Il riconoscimento è aiutato da un cartellino bianco timbrato a mano con

il numero dell’oggetto, da 001 a 044, e da lì si possono andare a ripescare le storie scritte negli archivi cartacei conservati vicino a una grande cassettiera nel disimpegno. È lì che

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PARLIAMO DI...
 Alessandra Cussini durante una scena del suo spettacolo

si trovano gran parte degli oggetti che mi hanno consegnato. Inoltre, lì si trovano i fogli e le schede che contengono la storia di ogni oggetto, storie che ascolto e che riscrivo».

Come nascono queste storie e come arrivano a te gli oggetti della collezione?

«La notizia dell’esistenza di questa casa-museo si diffonde attraverso il passaparola reale, come un sussurro all’orecchio, soprattutto all’inizio perché il progetto era in un luogo remoto, poco conosciuto ed erano le persone che vivevano vicino a me a venire a trovarmi e raccontarmi le loro storie.

I racconti che custodisco sono il frutto dell’incontro con queste persone: vengono a portarmi gli oggetti dei loro cari e mi narrano, con le loro parole, quello che poi io riscrivo con le mie. Per questo ci tengo a sottolineare che non si tratta di un percorso psicologico di guarigione, ma di un percorso artistico che chiamo “arte pubblica”. Negli ultimi

due anni, dal progetto sono nati uno spettacolo e due libri: un po’ alla volta “La casina delle storie” sta uscendo allo scoperto. Le persone che ne vengono a conoscenza mi contattano telefonicamente o via mail e così comincia un piccolo dialogo in cui ci raccontiamo chi siamo. Mi spiegano perché hanno voglia o bisogno di venirmi a trovare, per tastare il terreno e capire chi sono. Poi, se decidono di fidarsi, devono intraprendere un viaggio per venire qua a portarmi il proprio oggetto e a volte i viaggi sono molto lunghi. Chi viene qua fa un grande atto di fiducia. La decisione avviene dopo una serie di processi emotivi: rendersi conto che nella propria esistenza c’è qualcosa di fermo che non è più necessario tenere in quello stato, ma va trasformato. Chi decide di donare un oggetto di un proprio caro sceglie di chiudere un percorso, è consapevole di avere un oggetto legato a una storia da raccontare e decide di fare un viaggio, in auto o in treno, con questo oggetto. Tutte queste

scelte difficili avvengono sapendo che ad accoglierli c’è qualcuno che non conoscono, nelle cui mani metteranno qualcosa di molto importante. È un grande atto di presa in cura di sé».

Che tipo di oggetti sono presenti nella collezione? Ne hai uno a cui sei più legata?

«L’archivio nasce da una piccolissima serie di oggetti di famiglia: alcuni su cui ho cominciato a fare un lavoro personale dopo la morte di mia madre e, parallelamente, la malattia di mio padre. Mi sono trovata a svuotare l’ultima casa dei miei genitori e mi sono domandata cosa trattenere e perché. Ho deciso di tenere pochissime cose e da questo primo piccolo archivio la voce si è sparsa e altre persone sono venute da me chiedendomi di custodire qualcosa delle loro famiglie. La sensazione è come se una freccia ti colpisse: ogni cosa tocca una parte di te. È l’impatto che si ha quando persone che non conosci vengono con i loro oggetti e ti raccontano le loro storie. Ma nello scritto tutto questo va pulito, in modo da non dover far sapere chi ha raccontato, chi ha scritto. Devono diventare storie universali.

Sono molto legata a un oggetto che parla di una storia molto forte, l’ultima arrivata in senso cronologico. È una storia che arriva dagli uliveti della Campania nell’entroterra salernitano. L’oggetto che mi hanno consegnato è una cassetta in legno di ulivo che apparteneva a un uomo che si è tolto la vita perché gli sono state usurpate le terre. All’interno della cassettina, c’è una lettera che racconta la storia. Sono stata toccata profondamente da questo racconto per il modo e la delicatezza delle parole.

Un altro oggetto molto bello è un barattolo di brillantina per capelli, 

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Una pagina dell'archivio 

da uomo, di molti anni fa, ora riempito di chiodi di un’officina e terra, entrambi luoghi legati a questo nonno a cui apparteneva il barattolo. È un oggetto che ha fatto la storia della famiglia perché è sempre stato tenuto in casa dalla nipote, ed ha ripreso vita quando il nonno è mancato. Alcuni oggetti vanno avvicinati con grande cautela perché sono legati a storie difficili, taglienti».

Cosa significa vivere con così tante storie e portare in qualche modo, il peso del ricordo?

«Non faccio entrare gli oggetti nella mia camera, per non dormici vicino anche se all’inizio tenevo un piatto usato per un rituale di ultimo saluto a una donna sotto al letto. In ogni caso, non ho un attaccamento macabro né struggente a questi oggetti.

Quello che sento è che non c’è il bello e il brutto nelle cose che accadono: ci sono momenti in cui tutto ci sembra più difficile e sorridiamo di meno. Stare vicino a delle cose che hanno voci a volte tristi, a volte meno, per me è allo stesso modo come stare vicino a una festa. La vita e la morte, l’esserci e il non esserci sono parte integrante di quello che viviamo. Anche i resti, le memorie, i segreti ne fanno parte. Come i cimiteri che sono all’interno delle città. Io mi occupo dell’ascolto di chi vuole raccontare, ma non ho l’intento di guarire o accompagnare chi vive un lutto. Questo lo fanno gli specialisti. Io sono una custode e depositaria di storie che provengono da persone e oggetti tangibili. Ad alcuni sono affezionata, ci parlo. È come avere delle piccole voci nella mia casa».

Come si può visitare “La casina delle storie”?

«Chi vuole visitarla può contattarmi tramite il sito (www.facebook.com/ lacasinadellestorie) o via e-mail. Per lavoro sono spesso fuori, a raccontare il progetto con spettacoli e installazioni perciò meglio scrivere prima. A chi vuole venire a visitare la casa infatti dedico tempo in due modi: prima permetto alla persona che viene in visita di attraversare la mia casa in silenzio; poi mi prendo un momento per stare con il mio ospite per sapere chi è, per ascoltare altre storie e per chiedere perché è venuto e cosa lo ha toccato. Per concludere, a volte faccio delle giornate aperte dove chiunque può venire a visitare la casa; altre volte sono gli oggetti che escono per partecipare a festival, rassegne, installazioni».

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 Alcune schede legate agli oggetti custoditi

CULTURA

Il corredo funerario del faraone

Un viaggio tra gli oggetti ritrovati all’interno della tomba più famosa della storia, quella del sovrano egizio Tutankhamon.

Ci sono eventi che hanno il potere di trasformare la moda, il gusto, lo stile e persino il modo di pensare di un’epoca.

La scoperta della tomba di Tutankhamon a opera dell’archeologo britannico Howard Carter e del suo finanziatore, Lord Carnarvon, si è rivelata l’evento positivo che maggiormente ha influito sul Novecento e sul suo stile.

Quando in un giorno di novembre del 1922 fu scoperto il primo dei dodici gradini che avrebbe condotto alla scoperta del secolo, il mondo non sapeva ancora che non sarebbe più stato lo stesso.

La tomba del faraone Tutankhamon, morto giovanissimo (aveva circa 18 o 19 anni) per cause ancora non accertate, interrata nella suggestiva Valle dei Re sulla sponda occidentale dell’odierna Luxor, fu ritrovata quasi intatta e colma di manufatti, oggetti preziosi, armi, gioielli, abiti e scrigni di ogni tipo che dettero vita a un’esplosiva egittomania. Non appena la notizia dello straordinario ritrovamento si diffuse e cominciarono a essere pubblicate sul Times le stupefacenti fotografie di Harry Burton, frotte di turisti e curiosi si riversarono in Egitto da tutto il globo, nella speranza di partecipare anche solo indirettamente alla magnifica 

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Foto di Color Crescent - Unsplash

scoperta e di cogliere almeno il bagliore di tutto quell’oro. Il tesoro di Tutankhamon risvegliava nei più sogni di romantiche avventure e ricordi dei giochi d’infanzia in cui la scoperta di oggetti preziosi era il fulcro di tutte le fantasie. E di tesoro si può ben parlare nel caso di Tutankhamon: la tomba era, infatti, stipata all’inverosimile di oggetti gettati alla rinfusa in tutte le stanze di cui è composta. È noto che la religione degli antichi Egizi prevedeva che il defunto, per assicurarsi l’immortalità, dovesse provvedere in vita a prepararsi un corredo funerario completo che sarebbe poi stato sepolto con lui, insieme ai suoi oggetti più cari, ma fino al rinvenimento della tomba di Tutankhamon non era mai stato ritrovato un corredo praticamente intatto e di tale abbacinante splendore. Ci sono voluti molti anni per estrarre, consolidare, fotografare, catalogare e, infi-

ne, spostare tutti i reperti ritrovati al museo de Il Cairo, ma la loro bellezza, la loro preziosità e il loro valore storico hanno ampiamente ripagato gli sforzi di archeologi e scavatori. Il mondo assisteva stupefatto all’emergere dalla notte dei tempi di un piccolo capolavoro dopo l’altro. L’oro luccicava, le pietre preziose splendevano, le armi rilucevano: giorno dopo giorno gli oggetti riprendevano vita dopo secoli di polvere e oblio. E il mondo impazziva per l’Egitto: d’improvviso la moda e lo stile dell’arredamento divennero egittizzanti e le vacanze nella terra dei faraoni divennero un must

Il corredo

Gli oggetti del corredo funerario di Tutankhamon sono tantissimi e delle più svariate fogge e tipologie: si va dai minuscoli amuleti trovati avvolti

nelle bende della mummia, con la funzione di proteggere il defunto durante il suo viaggio nel Regno delle Ombre, agli enormi sacrari che contenevano al loro interno le tre bare antropomorfiche (sarcofagi) che a loro volta ospitavano il corpo imbalsamato del giovane faraone, agli oggetti di uso quotidiano, come sandali e vestiti, o rituale, come i pesanti pettorali in oro e pietre dure. Oggetti di ogni tipo e per ogni uso, insomma. Stupefacente il piccolo esercito di ushabti (piccole statuine mummiformi) che dovevano lavorare nell’Aldilà al posto del defunto, una per ogni giorno dell’anno. Magnifici i letti rituali a forma di vacca e di leone, imponenti le statue – guardiani che proteggevano l’ingresso alla camera sepolcrale vera e propria… impossibile anche soltanto accennare a tutti gli straordinari oggetti che sono stati ritrovati! Scoperte interessanti per gli

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CULTURA
Foto di AXP Photography - Unsplash
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archeologi e gli storici si sono rivelati i giochi del faraone, come il senet, un antico gioco da tavolo che assomiglia al backgammon, ma di cui ancora non si conoscono con certezza le regole, oppure i manichini in legno con le fattezze del faraone, che molto probabilmente venivano utilizzati come appendiabiti. All’interno della tomba sono stati ritrovati innumerevoli scrigni e bauli intarsiati con rappresentazioni di scene di caccia o di pesca, palette per il trucco, vasetti con unguenti profumati e resine, parrucche lunghe e corte (per il gran caldo e per questioni igieniche gli antichi Egizi si rasavano la testa, uomini e donne), giare di vino, statue di divinità, corone di fiori essiccate, sgabelli, bastoni e poggiatesta… ma sicuramente tra gli oggetti più famosi e più stupefacenti non si possono non citare il bellissimo trono intarsiato con scene coniugali del giovane faraone e della sua sposa, la bella Ankhesenamon, che tratteggiano un tenero quadro familiare della coppia reale e la meravigliosa maschera funeraria tutta d’oro, intarsi di vetro e lapislazzuli che copriva il volto della mummia. Una volta estratta dall’ultimo sarcofago (anch’esso tutto d’oro) non senza difficoltà a causa delle resine odorose versate sul defunto in fase di sepoltura poi trasformatesi in sostanze solide, e dopo essere stata accuratamente ripulita e restaurata, la maschera si mostrò in tutto il suo splendore e divenne l’emblema stesso della scoperta. Si tratta dell’oggetto più famoso dell’antico Egitto, eguagliato forse soltanto dal busto di Nefertiti a Berlino e dalla statua di Ramses II a Torino e vederla dal vivo

in tutto il suo splendore è un’emozione che le parole non riescono a cogliere pienamente.

Il corredo funerario di Tutankhamon fu espo sto, via via che veniva estratto e consolidato, al Museo Egizio de Il Cairo, che presto si riempì dei preziosi manufatti e dovette essere alle stito in maniera più appropriata. Final mente, dopo anni di lavoro, presto i reper ti legati alla scoperta della tomba più famosa del mondo verranno spostati nel nuovissimo Grand Egyptian Mu seum di Giza, vicino alle piramidi, per es sere maggiormente valorizzati. 

Bibliografia di riferimento: Riggs, C. (2022). Vedo cose meravigliose. Torino: Bollati Boringhieri.

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Linda Savelli : dottoressa in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità e filosofa.
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