27 scelte di vita

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a cura di Andrea Borraccino ed Eleonora Ripanti

Le testimonianze raccolte per l’iniziativa “Le orme” presso il 65simo congresso Fimmg.

ritrattiassomedico

Fotografie di Davide Atzei


la partecipazione della fondazione previasme ed amref a “le orme”, un’iniziativa pensata da assomedico e rivolta ai giovani medici.

Nella missione della Fondazione Previasme riveste una grande importanza la trasmissione del sapere dalle vecchie alle nuove generazioni. Ed è con questo fine che ha chiesto ai medici quali sono stati gli odori, i sapori, i ricordi e le persone che li hanno ispirati nella scelta di intraprendere questa strada.

L’Amref (African medical and research foundation) è la più importante organizzazione sanitaria privata, senza fini di lucro, presente in Africa orientale. Alla sua attività contribuiscono più di 800 persone, per il 97 per cento africani, condizione indispensabile per reperire soluzioni adeguate e sostenibili sul territorio. Ha all’attivo 140 progetti di sviluppo sanitario in sei paesi. Dopo l’ottimo esito dell’iniziativa “Disegna l’Africa”, Amref e Fondazione Previasme si ritrovano a collaborare per dare un sostegno concreto a chi svolge la professione di medico in Africa. Per ogni sms inviato per votare la testimonianza migliore, la Fondazione donerà due euro ad Amref per l’opera dei Flying Doctors.


27sceltedivita

a cura di Andrea Borraccino ed Eleonora Ripanti

Le testimonianze raccolte per l’iniziativa “Le orme” presso il 65simo congresso Fimmg.

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Fotografie di Davide Atzei


Con il sostegno di Fimmg Metis 27 scelte di vita a cura di Andrea Borraccino ed Eleonora Ripanti fotografie Davide Atzei

Assomedico www.assomedico.it email: saladegliassociati@ assomedico.it segreteria: 06.44.16.34.51

Ritratti Assomedico collana diretta da Giancarlo Mosca 1. Fimmg 2009: la presenza di Assomedico e Galeno al 64mo congresso. 2. 27 scelte di vita. 3. Michele Farina, seguendo le sue orme.

Sala degli associati 00161 Roma viale di villa Massimo, 39 40126 Bologna via Todaro, 8 90139 Palermo piazza don Luigi Sturzo, 14 Per votare sms: 389.42.69.060 facebook: http://www.facebook.com/pages/Leorme/149905295041199 email: leorme@assomedico.it

copyleft quarta edizione gennaio 2011

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OfficineEinstein editore viale Tiziano, 80 00196 Roma telefono: 06.45.47.00.50 progetto di comunicazione Luca Massacesi redazione Andrea Borraccino, Valentina Guglielmelli, Eleonora Ripanti progetto grafico Alessandro Ghezzi


indice introduzione Testimonial della propria professione.

27 medici ci raccontano la loro scelta: il sogno di una vita, gli incontri casuali, i momenti decisivi della propria esistenza, i timori e le soddisfazioni di chi ha intrapreso la strada della professione medica e che, ogni giorno, si prende cura della nostra salute.

›› un vestito

pregiato pagina 6

01 Nicoletta Antonini

04 Maria Cassanelli

Mi son fatta le ossa iniziando come guardia medica, quando capitavano pazienti in ogni stato.

Cari ragazzi, affrontate questa professione con serietà, ma anche con un pizzico di fantasia ed umanità.

pagina 10

pagina 16

02 Daniela Bettelli

05 Simonetta Centurione

Il ricordo di quella notte passata in fila per prenotare il colloquio d’ammissione all’università.

Seguendo le orme di mio padre, perché il fine dell’essere medico è soltanto uno: aiutare gli altri.

pagina 12

pagina 18

03 Cirino bruno Il ricordo più bello? Quando, frequentando le lezioni di anatomia, il professore mi scelse per farmi fare le dissezioni. pagina 14

06 Giorgio Cognolato Ho rinunciato a posti di prestigio, perché queste tentazioni mi portavano via dal mio scopo: voler bene alla gente. pagina 20

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07 Vincenzo crimaldi

11 Roberto Fabozzi

Ho sempre saputo che sarei diventato medico, ed è ciò che mi ha guidato in ogni mia scelta. pagina 22

08 Pierluigi De Paolis

14 Domenico La Malfa

Per me è ancora una missione, perché è difficile gestire la vita delle persone e le situazioni complesse.

L’emozione di quella mattina in cui accompagnai i miei amici a iscriversi a medicina.

pagina 30

pagina 36

12 Anna Maria 15 Roberto Focarete Maccaferri

I numerosi anni di studio sono un percorso necessario per potere ottenere una maggiore gratificazione.

Per tre giorni e tre notti non uscii dalla mia stanza, finchè i miei genitori compresero che era davvero ciò che volevo.

pagina 24

In perfetto equilibrio tra il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà. pagina 38

pagina 32

09 Giuseppe Dell’ aversana

13 Giuseppe Greco

Porsi sempre il beneficio del dubbio: riflettere, avere umiltà, non dare sentenze affrettate. pagina 26

Una professione come le altre: se ci si mette l’anima si è sempre un ottimo professionista, qualsiasi lavoro sia. pagina 34

10 Corrado Di Stefano

16 Giuseppe Mantovani Gli incontri della mia vita: dai colleghi universitari alle visite in carcere. pagina 40

17 Marco Mazzoni

Con 1.500 pazienti ti senti di far parte davvero di una grande famiglia allargata.

La scelta di essere medico fu una cosa innata. Quello che nutrivo era un reale piacere per l’arte medica.

pagina 28

pagina 42

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18 Fausto Moschini

22 Nello Pievani

25 Guido Sanna

introduzione

Forse non sarei stato uno dei primi, ma la forza di volontà ed una memoria di ferro non mi mancavano. pagina 44

19 Sabatino Orsini Federici Togliere la sofferenza, restituire il sorriso. Nessuna professione può darti un simile appagamento. pagina 46

20 Francesco Palermo Non la reputo una vocazione, quanto il piacere di voler fare le cose con dedizione ed amore. pagina 48

21 Pasquale Perrotta Tra l’entusiasmo di chi ha voglia di aiutare il prossimo e la soddisfazione delle prime visite.

La formazione in seminario e un’idea folle per quei tempi: essere medico e prete. pagina 52

Quell’autentica sinergia tra medico e paziente, un’interazione continua costruttiva per entrambi. pagina 58

23 Francesco 26 Riccardo Prete Spadoni Riuscire ad entrare nell’intimità delle persone: quale gratificazione più grande in questa professione? pagina 54

24 Rino Romei La prima volta che ascoltai il battito cardiaco, i rumori dell’apparato respiratorio: una nuova dimensione. pagina 56

Quel lungo periodo di malattia in cui conobbi la medicina e che, dieci anni dopo, influenzò la mia scelta. pagina 60

27 Massimo Terra Attingere dall’esperienza dei colleghi più grandi, perché c’è sempre da imparare qualcosa di nuovo. pagina 62

›› backstage pagina 64

›› 27 scelte

di vita pagina 94

pagina 50

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Per lasciare un’orma per le nuove generazioni, condividendo i valori e il sapere.

Un vestito pregiato: il riconoscimento migliore per una professione importante Ricordi e testimonianze di 27 medici: il racconto del momento in cui hanno preso la decisione di intraprendere la professione, per l’iniziativa de “Le orme”.

Sperimentare. Creare qualcosa d’innovativo. Stravolgere i canoni tradizionali per lasciar spazio all’immaginazione, alla creatività, ai giovani talenti. Questi sono i valori in cui crediamo e a cui abbiamo pensato con l’iniziativa “Le orme”. Avevamo ben chiaro l’obiettivo a cui tendere, la meta da raggiungere: dare un’occasione di riflessione per i medici e per noi su cosa significa la vocazione medica. Far emergere la storia personale come esempio del servizio per l’altro. Vedendo gli occhi lucidi e il sorriso di chi ci raccontava la propria storia, ho capito che avevamo davvero raggiunto l’essenza di ciò che cercavamo: coloro che avevamo incontrato non erano semplici medici, ma persone che portava-

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perché? no quei valori di servizio che sembravano essere relega- Il sapere è un Bene comune, ti ad un secolo fa, quando il medico in paese era soltanto da condividere uno, con il compito di assistere l’intera comunità. Assomedico desiderava conoscere le testimonianze di Abbiamo dunque raccolto 27 testimonianze, chiedendo a questi medici per mettere in atto un’efficace e reale tramedici di ogni età e provenienza di raccontare il momen- smissione del sapere a chi, ancor privo d’esperienza, si to in cui hanno scelto di intraprendere questa strada. De- avvicina alla professione; perché i giovani medici absideravamo far riaffiorare il ricordo di coloro che li han- biano tutto il calore di un’intera comunità pronta a sono ispirati.

stenerli. Perché vogliamo prenderci una responsabilità importante, divenendo un punto di riferimento per le

Via via che realizzavamo questo testo abbiamo capito pe- giovani generazioni. Perché i ragazzi non si sentano sorò che non esisteva un vestito che andasse bene per tutti. li in una fase delicata della loro esistenza, in cui devono Volevamo un volume che non fosse solo bello da sfoglia- prendere decisioni decisive per il loro futuro. re, dalla carta pregiata, ma anche in grado di essere la miglior cornice, proprio come un album di fotografie, me- Abbiamo riportato al centro della nostra ricerca il senmoria di un tempo vissuto che non si vuol dimenticare. so della vocazione, l’importanza della chiamata a difenDa qui l’idea di realizzare 27 versioni diverse, una per ogni dere e ritrovare quel Bene comune che, da anni, sembra medico coinvolto, in tiratura limitata: per avere un volu- essere passato in secondo piano. Perché difendere l’inme prezioso, un gioiello da condividere con i propri fa- teresse generale di un Paese non può e non deve essere miliari ed amici. La sperimentazione, menzionata prima, proprietà delle oligarchie. Perché essere al servizio degli trova poi la sua evidenza nelle modalità di vendita e diffu- altri è ancora un fil rouge in grado di legare generazioni sione del libro, gratuitamente visionabile sul web, con la diverse. Per annullare quella scissione che sta vivendo il possibilità di acquistarne la copia fisica.

nostro Paese tra la coscienza individuale e i propri comportamenti quotidiani.

La personalizzazione ideata vuole mettere in evidenza la straordinaria unicità dei nostri soci, dalla cui coesio- Giancarlo Mosca ne nasce quella forza collettiva che ci permette di rea- Segretario generale di Assomedico lizzare sistemi innovativi per la tutela della professione.

27sceltedivita


01Nicoletta Antonini

02Daniela Bettelli

03Cirino bruno

04Maria Cassanelli

05Simonetta Centurione

06Giorgio Cognolato

07Vincenzo crimaldi

08Pierluigi De Paolis

09Giuseppe Dell’aversana

10Corrado Di Stefano

11Roberto Fabozzi

12Anna Maria Focarete

13Giuseppe Greco

14Domenico La Malfa

15Roberto Maccaferri

16Giuseppe Mantovani

17Marco Mazzoni

18Fausto Moschini

19Sabatino Orsini Federici

20Francesco Palermo

Mi son fatta le ossa iniziando come guardia medica, quando capitavano pazienti in ogni stato.

Ho rinunciato a posti di prestigio, perché queste tentazioni mi portavano via dal mio scopo: voler bene alla gente.

Per me è ancora una missione, perché è difficile gestire la vita delle persone e le situazioni complesse.

Gli incontri della mia vita: dai colleghi universitari alle visite in carcere.

Il ricordo di quella notte passata in fila per prenotare il colloquio d’ammissione all’università.

Ho sempre saputo che sarei diventato medico, ed è ciò che mi ha guidato in ogni mia scelta.

Per tre giorni e tre notti non uscii dalla mia stanza, finchè i miei genitori compresero che era davvero ciò che volevo.

La scelta di essere medico fu una cosa innata. Quello che nutrivo era un reale piacere per l’arte medica.

Il ricordo più bello? Quando, frequentando le lezioni di anatomia, il professore mi scelse per farmi fare le dissezioni.

I numerosi anni di studio sono un percorso necessario per potere ottenere una maggiore gratificazione.

Una professione come le altre: se ci si mette l’anima si è sempre un ottimo professionista, qualsiasi lavoro sia.

Forse non sarei stato uno dei primi, ma la forza di volontà ed una memoria di ferro non mi mancavano.

Cari ragazzi, affrontate questa professione con serietà, ma anche con un pizzico di fantasia ed umanità.

Porsi sempre il beneficio del dubbio: riflettere, avere umiltà, non dare sentenze affrettate.

L’emozione di quella mattina in cui accompagnai i miei amici ad iscriversi a medicina.

Togliere la sofferenza, restituire il sorriso. Nessuna professione può darti un simile appagamento.

Seguendo le orme di mio padre, perché il fine dell’essere medico è soltanto uno: aiutare gli altri.

Con 1.500 pazienti ti senti di far parte davvero di una grande famiglia allargata.

In perfetto equilibrio tra il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà.

Non la reputo una vocazione, quanto il piacere di voler fare le cose con dedizione ed amore.


Vota il testimone della professione più bella entro il 31 marzo: invia un sms al 389.42.69.060 indicando il numero della testimonianza preferita

21Pasquale Perrotta

Tra l’entusiasmo di chi ha voglia di aiutare il prossimo e la soddisfazione delle prime visite.

oppure su www.assomedico.it nella pagina dedicata al sondaggio online

oppure cliccando “mi piace” su Facebook alla foto del testimone preferito nella gallery “Le orme”

22Nello Pievani

La formazione in seminario e un’idea folle per quei tempi: essere medico e prete.

23Francesco Prete

Riuscire ad entrare nell’intimità delle persone: quale gratificazione più grande in questa professione?

24Rino Romei

La prima volta che ascoltai il battito cardiaco, i rumori dell’apparato respiratorio: una nuova dimensione.

25Guido Sanna

Quell’autentica sinergia tra medico e paziente, un’interazione continua costruttiva per entrambi.

Segui l’iniziativa sul sito di Assomedico e su Facebook (cercando la pagina “Le orme”, presente all’indirizzo http://www.facebook.com/ pages/Le-orme/149905295041199). Se desideri avere informazioni scrivi a leorme@assomedico.it. 26Riccardo Spadoni

Quel lungo periodo di malattia in cui conobbi la medicina e che, dieci anni dopo, influenzò la mia scelta.

27Massimo Terra

Attingere dall’esperienza dei colleghi più grandi, perché c’è sempre da imparare qualcosa di nuovo.


› nata a: Narni (TR) › il: 16 giugno 1961 › medico dal: 1987 › esercita a: Narni (TR)

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01

Nicoletta antonini fatta le ossa “ Mi son iniziando come

guardia medica, quando capitavano pazienti in ogni stato. Ho scelto di essere medico quando ero pic-

cola. Accompagnavo mia madre, l’infermiera del paese, quando qualcuno aveva bisogno di un’iniezione. In realtà avevo un po’ paura, ma poi a 16 anni qualcosa è scattato dentro di me, forse perché semplicemente mi piaceva la biologia, la scienza. Le prime paure professionali sono state quelle di avere sotto le mani una persona che sta male, a cui dover fare una diagnosi, una terapia. E poi gli inizi come guardia medica, quando ti capitavano pazienti in ogni stato. Ma è in quel periodo che mi son fatta le ossa: partivo con la mia macchina per andare dal paziente con tranquillità, pronta a trovare qualsiasi cosa. A un giovane medico direi di farlo solo se ha una grande passione, perché vuol dire dimenticarsi di se stessi.

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› nata a: Terni › il: 24 ottobre 1956 › medico dal: 1983 › esercita a: Terni

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daniela bettelli

02

Il ricordo “ di quella notte

passata in fila per prenotare il colloquio d’ammissione all’università. Non c’è stato un momento preciso in cui ho scelto di diventare medico, è stato qualcosa che è nato negli anni del liceo, maturando, quando ho iniziato a pensare a un lavoro che potesse essere un po’ diverso dagli altri, che potesse rendermi soddisfatta e darmi anche un riscontro economico. Dell’università ricordo la notte in fila per prenotare il colloquio d’ammissione, una cosa che adesso sarebbe impensabile, ma non c’è stato mai un momento in cui abbia scelto di dire “basta”, nonostante le occasioni di scoramento non siano mancate. Dopo la laurea non sapevo cosa avrei fatto, sembrava che nessuno avesse bisogno di me. Parafrasando Troisi, direi “pensavo fosse amore invece era un calesse”, perchè nonostante i momenti di grande difficoltà, è davvero valsa la pena salirci sopra.

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03

cirino bruno ricordo più bello? “ IlQuando, frequentando le lezioni di anatomia, il professore mi scelse per farmi fare le dissezioni.

Ho scelto di diventare medico al liceo. Studiavo le scienze e spontaneamente ho scelto di intraprendere questa strada, senza sentirmi forzato. Il ricordo più bello risale a quando, frequentando le lezioni di anatomia, il professore mi scelse per farmi fare le dissezioni, insieme ai colleghi del secondo anno. Appena laureato avevo paura di avere tanta teoria ma poca pratica: il timore di capire la malattia dei pazienti, ma non conoscere i prodotti farmaceutici. A me è piaciuto molto scegliere di essere medico soprattutto per l’esperienza di formazione dei ragazzi che mi seguono nel mio ambulatorio, aiutandomi ad essere aggiornato sulle ultime novità in campo medico. Sono ragazzi che hanno tanti interessi e vogliono conoscere i segreti della nostra professione.

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› nato a: Siracusa › il: 5 ottobre 1945 › medico dal: 1973 › esercita a: Siracusa

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04

maria cassanelli ragazzi, “ Cari affrontate questa

professione con serietà, ma anche con un pizzico di fantasia ed umanità.

Fin da bambina avevo il desiderio nascosto di diventare medico, da quando nei giochi mi divertivo a ricoprire questa professione. Poi ho iniziato ad avere una reale curiosità per la medicina. Infine, innamorandomi della figura del dottor Manson, il medico de “La cittadella”, non ebbi più dubbi sulla scelta. Dell’università ricordo le amicizie, la condivisione delle ansie per gli esami. Ma anche le paure per quegli studi strutturati più sulle parti teoriche che sulla pratica, almeno fino al corso di formazione in medicina generale, in cui colmai questa lacuna con le attività ambulatoriali e di reparto. Ai giovani direi di non avere paura, di affrontare la professione con serietà ed un pizzico di fantasia ed umanità. E’ una vocazione fare il medico, soprattutto nel rapporto col paziente.

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› nata a: Torino › il: 12 ottobre 1960 › medico dal: 1992 › esercita a: Troia (FG)

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05

simonetta centurione le orme “ Seguendo di mio padre,

perché il fine dell’essere medico è soltanto uno: aiutare gli altri.

Ho cominciato a lavorare nel 1985 in guardia medica, come tanti altri della mia generazione. Anche se ho i miei pazienti, sono ancora molto legata a questo posto, perché è il luogo in cui ho conosciuto tutti gli amici più veri, quelli che son rimasti nel tempo. Penso di aver scelto di diventare medico per emulare mio padre, morto 31 anni fa, ma che ancora continua ad essere ricordato da tanti per la sua professionalità e la sua bontà. Di timori ne ho avuti tanti, come quando in guardia medica dovevo uscire la notte da sola: avevo paura di non farcela. Ora, invece, ho paura di non essere in grado di salvare una persona in pericolo di vita. Ai ragazzi voglio dire che è una professione splendida, in cui c’è un solo fine: aiutare gli altri.

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› nata a: Terni › il: 23 dicembre 1957 › medico dal: 1983 › esercita: Terni

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06

giorgio cognolato rinunciato “ Ho a posti di prestigio,

perché queste tentazioni mi portavano via dal mio scopo: voler bene alla gente.

Sono stato costretto a cambiare lavoro più di una volta, ma allo stesso tempo ho avuto modo di acquisire tante conoscenze, soprattutto perché lavoravo mentre ero studente. La prima volta che pensai a fare il medico fu quando persi a sei anni mio fratello: da lì la scelta di cosa avrei voluto fare da grande divenne ben chiara. Nel tempo ho rinunciato anche a varie occasioni più prestigiose e redditizie, perché vedevo che queste tentazioni mi portavano via dal mio scopo, quello di continuare a voler bene alla gente. A chi si approccia a questa professione direi che non deve rinunciare ai confronti con altri professionisti, ma neanche saltare l’argine del proprio albero per avventurarsi in ambiti sconosciuti. La mia testimonianza più sincera? Fatelo solo se davvero lo volete.

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› nato a: Sesto al Reghena (PN) › il: 24 gennaio 1945 › medico dal: 1978 › esercita a: Castelfranco (TV)

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07

vincenzo crimaldi sempre saputo “ Ho che sarei diventato medico, ed è ciò che mi ha guidato in ogni mia scelta.

Ho sempre saputo di voler e dover fare il medico, ed è stata sempre la mia prima scelta sull’indirizzo da prendere nei miei studi. Mio nonno era il classico medico di campagna, l’unico nella zona, la cui figura probabilmente mi influenzò. I primi anni all’università furono difficili, ma il periodo più bello fu quando, verso la conclusione degli esami, riuscì ad avere un contatto diretto con il paziente, approcciandomi nella pratica a quella che sarebbe stata la mia professione. Il ricordo più bello che ho è di un paziente che mi disse di essere stato visitato, molti anni prima, da mio nonno: mi diede una gioia che non dimenticherò mai. Ai giovani dico che se hanno voglia di combattere e spirito di sacrificio non devono aver paura di nulla e di nessuno, perché raggiungeranno la loro meta.

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› nato a: Magenta (MI) › il: 25 dicembre 1962 › medico dal: 1990 › esercita a: Acerra (NA)

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08

pierluigi de paolis anni “ Idinumerosi studio

sono un percorso necessario per potere ottenere una maggiore gratificazione.

Terminato il liceo, decisi di intraprendere tutto il percorso per diventare medico. Lo avevo sempre desiderato, anche se temevo una strada così lunga. Dell’università ricordo le visite dei reparti ospedalieri di diagnosi e cura, momenti in cui oltre ai libri ho potuto avvicinarmi ai pazienti. La cosa più bella è senz’altro il contatto che il medico stabilisce con chi si rivolge a lui, mentre gli aspetti più difficili sono l’insuccesso per l’esito negativo di una malattia ed il conseguente rapporto umano messo in crisi. A un ragazzo voglio dire che essere medico consente di ottenere una soddisfazione concreta dal rapporto con il prossimo. La lunga durata degli studi deve esser vista come il percorso necessario per ottenere una gratificazione maggiore rispetto a quella di altre professioni.

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› nato a: Foggia › il: 4 agosto 1957 › medico dal: 1990 › esercita a: Troia (FG)

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› nato a: Orta di Atella (CE) › il: 28 ottobre 1969 › medico dal: 1978 › esercita a: Orta di Atella (CE)

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giuseppe dell’aversana Porsi sempre “ il beneficio del dubbio:

riflettere, avere umiltà, non dare sentenze affrettate. Quando ero giovane seguivo mio padre, anche lui medico, che si recava dai suoi pazienti in calesse. Tutti mi conoscevano e mi salutavano: in questo contesto, scegliere di essere medico fu del tutto naturale, senza alcuna forzatura. Di paure ne ebbi tante, come quella volta che mi trovai con un bambino affetto da meningite. Il momento più bello fu invece quando superai l’esame di farmacologia: nonostante l’intossicazione da caffè e tabacco che mi ero preso, fu un momento davvero liberatorio. Ai giovani medici suggerisco di porsi sempre il beneficio del dubbio. Se una cosa sembra ovvia può nascondere qualche insidia, così come quando una cosa è difficile può essere affrontata con la giusta calma: bisogna riflettere e attingere dal proprio bagaglio culturale, avere umiltà, non dare sentenze affrettate.

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› nata a: Siracusa › il: 26 marzo 1957 › medico dal: 1981 › esercita a: Siracusa

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corrado di stefano

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1.500 pazienti “tiCon senti di far parte

davvero di una grande famiglia allargata. Ricordo bene quando ho scelto di diventare medico. Ero un bambino obeso, e decisi che volevo aiutare gli altri bambini a non esserlo: fu in un preciso istante, quando mi trovavo nella sala d’attesa del medico curante, che era anche endocrinologo. Seguì esattamente le sue orme, divenendo medico di famiglia con la sua stessa specializzazione. Il ricordo più bello è quello della prima volta in cui misi le mani su un paziente, ascoltai il suo battito cardiaco, palpai fegato e milza. Scegliere di essere medico, oggi, richiede grandissimo coraggio: le difficoltà sono tante, come le gioie e i dispiaceri, e le domande che ci fanno i pazienti sono sempre più difficili e profonde. Ma con 1.500 pazienti conosci nipoti, nonne e figli: ti senti di far parte davvero di una grande famiglia allargata.

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11

roberto fabozzi

me è ancora “ Per una missione,

perché è difficile gestire la vita delle persone e le situazioni complesse.

Ricordo bene il momento in cui ho deciso di diventare medico. Ero alle medie e dovevo scegliere se frequentare il liceo classico o lo scientifico per accedere alla facoltà di medicina. Scelsi il classico, e alla conclusione entrai in medicina: non saprei dire con certezza il motivo, ma era qualcosa che mi sentivo di fare. Dopo la laurea mi ritrovai a passare dalla teoria alla pratica: il desiderio di conoscere gli altri fu per me un grande sostegno. Quella del medico è una professione che si deve affrontare con amore, senza pensare agli interessi. Per me è ancora una missione, perché si hanno per le mani le vite delle persone e non è facile gestire delle situazioni complesse. Bisogna essere medici, psicologi e amici per entrare nella famiglia del paziente e condividere cose molto private.

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› nato a: Aversa (CE) › il: 9 ottobre 1948 › medico dal: 1977 › esercita a: Aversa (CE)

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12

anna maria focarete tre giorni “ Per e tre notti

non uscii dalla mia stanza, finchè i miei genitori compresero che era davvero ciò che volevo.

La scelta di diventare medico deriva dal fatto che, prima di avermi, i miei genitori attesero sei anni di matrimonio. Mio padre infatti aveva contratto una malattia che poteva portare ad un aborto spontaneo di mia madre. Nel contesto in cui nacqui, dunque, ebbi modo di conoscere numerosi medici amici di famiglia. Ciò mi influenzò nella scelta del liceo per poter poi diventare medico. I miei titubarono, perché vedevano il medico quotidianamente a contatto con la sofferenza, ma io fui irremovibile. Per tre giorni e tre notti non uscii dalla mia stanza, finchè compresero che era davvero ciò che volevo e nulla mi avrebbe fatto cambiare idea. Quella del medico è una professione che ha un’influenza diretta sulla propria vita privata, ma se è ciò che si vuole, non ha eguali.

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› nata a: Apricena (FG) › il: 22 giugno 1950 › medico dal: 1980 › esercita a: Garlate (LC)

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13

giuseppe greco professione “ Una come le altre:

se ci si mette l’anima si è sempre un ottimo professionista, qualsiasi lavoro sia.

Stavo andando ad iscrivermi alla facoltà di matematica, quando mia madre mi disse “A tuo padre piacerebbe che ti laureassi in medicina!”. Accettai e mi iscrissi lì. Il ricordo più bello è quello delle assemblee, dei comitati di base, quando distribuivamo i volantini davanti alle fabbriche: è in quel periodo che ho maturato un particolare approccio alla conoscenza. Essere medico è una professione come tutte le altre: ci sono competenze vocazionali che uno può scegliere di coltivare, ma se si lavora mettendoci l’anima è sempre un ottimo professionista, qualsiasi mestiere faccia. Come medico di famiglia la cosa più bella è il rapporto con le persone e col disagio, con le rappresentazioni delle malattie. Una finestra sul mondo di come si percepisce la vita e la realtà.

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› nato a: Cursi (LE) › il: 18 gennaio 1948 › medico dal: 1978 › esercita a: Padova

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› nato a: Filandari (VV) › il: 17 giugno 1956 › medico dal: 1982 › esercita a: Piombino (LI)

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domenico la malfa

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L’emozione “ di quella mattina

in cui accompagnai i miei amici a iscriversi a medicina. Arrivai alla maturità con l’idea che mi sarei iscritto a ingegneria. Quando mi recai alla segreteria di facoltà era ancora presto e gli uffici erano chiusi. Accompagnai quindi i miei amici a medicina, dove stando in fila con loro una ragazza mi disse: “Sei emozionato quanto me?”. Sì, lo ero e decisi di iscrivermi lì. I primi anni furono duri, ma poi entrare nelle cliniche, stare accanto ai malati, mi fece capire che era la scelta giusta. C’è una paziente che mi ha lasciato un’orma: fu per l’esame di semeiotica medica, quando dovetti fare una serie di prelievi che, fino a quel momento, non avevo mai avuto modo di provare. La paziente, a conclusione degli esami, disse al mio professore che ero stato molto più bravo di lui… Non cambierei questa bellissima professione con nessun’altra: penso che sia un’opportunità da provare.

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roberto maccaferri perfetto equilibrio “ In tra il pessimismo

della ragione e l’ottimismo della volontà.

Quando mi sono iscritto a medicina volevo porre l’uomo al centro della professione, capirlo, guardare il malato e non la malattia. C’era un vero rapporto di amicizia e stima reciproca tra gli studenti e i direttori della clinica: un’umanità che portava i docenti a consigliarti cos’era opportuno fare e come comportarsi. Nel tempo ho visto tante cose cambiare: gli esami universitari, il modo di interagire tra i compagni di corso, ora divenuti concorrenti e non più amici, una frammentazione che ha portato a una perdita di “visione d’insieme” dell’uomo. Ciò che ancora mi entusiasma è la relazione col paziente, quella fiducia costruttiva che porta il malato a raccontarsi e condividere. A chi si approccia a questa disciplina consiglio di non metter mai da parte il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà.

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› nato a: Badia Polesine (RO) › il: 27 maggio 1955 › medico dal: 1983 › esercita a: Badia Polesine (RO)

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› nato a: Genova › il: 20 settembre 1950 › medico dal: 1977 › esercita a: Genova

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giuseppe mantovani

16

Gli incontri “della mia vita:

dai colleghi universitari alle visite in carcere.

Da ragazzo, ebbi un piccolo incidente per il quale subii un intervento di ortopedia. Con l’anestesia locale, vidi per la prima volta dei camici bianchi operare, e capii che era la strada che avrei preso. Al terzo anno d’università, una ragazza appena entrata mi chiese se il problema dell’inizio erano gli interventi d’anatomia. Dandole una pacca sulle spalle, le dissi “Vai, sarai una futura collega”: in un certo senso quella fu la prima orma che lasciai. Certo, ho anche ricordi difficili, come le visite in carcere, quando incontrai pazienti tossicodipendenti: ma di quell’esperienza mi rimane anche il senso d’umanità, la voglia di capirli. E la scelta di diventare medico di famiglia fu naturale, vedendo il numero di assistiti che avevo in ospedale: desideravo curarli, dedicar loro del tempo, far capire quanto ci tenessi.

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marco mazzoni scelta di essere medico “ La fu una cosa innata. Quello che nutrivo era un reale piacere per l’arte medica.

Ho deciso di intraprendere questa strada a sei anni, quando alla domanda della maestra “Cosa vuoi fare da grande?” risposi con orgoglio “Il medico”. Fu una cosa innata, perché nutrivo un reale piacere per l’arte medica. Le prime paure le provai dopo l’università, quando ti trovi, sul campo; problematiche concrete, da affrontare con la massima professionalità. Ho tanti ricordi belli di quando invece studiavo a Padova: un’epoca di nuove conoscenze, dell’approccio alla farmacologia clinica che mi ha dato tante soddisfazioni e scelta per seguire l’orma di mia zia, farmacista presso l’ospedale di Trento. Ad un ragazzo direi di iniziare gli studi senza preoccuparsi delle prime difficoltà: capirà cosa davvero lo interessa nel tempo, quando studierà scienze che fino a quel momento non ha mai conosciuto.

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› nato a: Cles (TN) › il: 5 aprile 1962 › medico dal: 1995 › esercita a: Mezzolombardo (TN)

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› nato a: Perugia › il: 31 ottobre 1951 › medico dal: 1979 › esercita a: Isernia

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fausto moschini

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sarei stato “ Forse non uno dei primi,

ma la forza di volontà ed una memoria di ferro non mi mancavano. Scelsi di fare il medico intorno al liceo, ma ben presto mi scontrai con mio padre: era operaio, e la nostra estrazione sociale non ci permetteva di puntare così in alto. Alla fine riuscì ad iscrivermi, anche grazie all’ “orma” di un’insegnante di matematica: mi fece capire che anche se non ero uno dei primi avevo una grande volontà, una memoria ferrea e quando ci incontravamo per strada sapeva sempre infondermi nuova fiducia. Il periodo più bello degli anni universitari fu quello della questua, la raccolta di soldi che gli studenti facevano anche fuori regione. A un ragazzo direi che è un lavoro che chi sceglie rifarebbe volentieri. Penso sia ancora una vocazione che trova la propria consacrazione al momento della specializzazione, in cui intervengono fattori diversi.

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› nato a: Massa Martana (PG) › il: 25 settembre 1950 › medico dal: 1976 › esercita a: Isernia

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sabatino orsini federici

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la sofferenza, “ Togliere restituire il sorriso.

Nessuna professione può darti un simile appagamento.

Quando ero piccolo, la figura del dottore da un lato mi intimoriva, dall’altro, mi affascinava moltissimo. Vedendo mio cugino fare il medico, nacque in me il senso di emulazione che mi spinse a seguire le sue orme. Degli anni universitari ricordo la soddisfazione di aver raggiunto l’obiettivo del pre-salario, l’attuale borsa di studio. Ebbi paura di non farcela, ma festeggiare la mia laurea con i miei genitori e la mia fidanzata mi diede una grandissima gioia. Di paure ne ho avute tante, ma ho sempre cercato umilmente il confronto con altri colleghi. Se dovessi rifare questa scelta non avrei alcun dubbio: ho la fortuna di lavorare in una zona rurale, dove c’è affetto, conoscenza... Hai la possibilità di togliere la sofferenza, restituire il sorriso, ottenere un appagamento che nessun’altra professione può darti.

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francesco palermo la reputo “ Non una vocazione,

quanto il piacere di voler fare le cose con dedizione ed amore.

Il giorno in cui il medico veniva a casa era atteso con grande trepidazione. Tutto il nucleo familiare, raccolto sotto un unico tetto, era immerso in un vero e proprio cerimoniale. In seguito, conobbi un medico che fu più di un’orma per me, perchè comprendeva il trascorso familiare e sociale. Quando son passato all’università ho dovuto compiere tanti sacrifici: anche mio fratello studiava medicina e le spese dovevano essere dosate con cura. Vedendo la situazione dei ragazzi di oggi, mi pare ingiusto l’accesso a numero chiuso all’università, ma vorrei anche dir loro di aver perseveranza negli studi: nessuno di noi ha avuto una carriera lineare, e non devono demordere di fronte alla difficoltà. Non mi è congeniale pensare a questa scelta come a una vocazione: è più il piacere di voler fare delle cose con dedizione, con amore.

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› nato a: Crotone › il: 24 luglio 1952 › medico dal: 1982 › esercita a: Crotone

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pasquale perrotta

l’entusiasmo “ Tra di chi ha voglia di aiutare

il prossimo e la soddisfazione delle prime visite.

Ci sono state tante piccole coincidenze a portarmi a questa scelta, ma di fondo ho sempre avuto l’entusiasmo per la possibilità di aiutare il prossimo. Un ricordo bello risale al primo paziente visitato: incontrandolo per strada, un paio di giorni dopo, capii l’importanza della medicina. Il timore più grande fu invece quando, appena laureato, una signora mi chiamò per dirmi che sua figlia aveva la febbre molto alta, aggiungendo che poco tempo prima aveva perso un’altra figlia. Corsi a visitarla, diedi la terapia e non riuscii a dormire la notte. Il giorno dopo mi recai sotto casa sua per verificare se era viva o morta. Coloro che si avvicinano alla medicina devono farlo con umiltà, col desiderio di porsi tante domande, di non sentirsi mai troppo sicuri nè arroganti nelle loro scelte.

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› nato a: Succivo (CE) › il: 19 aprile 1952 › medico dal: 1977 › esercita a: Succivo (CE)

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› nato a: Foresto Sparso (BG) › il: 26 luglio 1948 › medico dal: 1976 › esercita a: Chiuduno (BG)

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Nello pievani “ Lainformazione seminario

e un’idea folle per quei tempi: essere medico e prete. Ho iniziato la mia formazione in seminario nei Padri sacramentini. Alla fine del liceo mi recai a Trento per iscrivermi a sociologia, ma era il 1968 e l’università era ancora chiusa: dopo 15 giorni di attesa ci dissero che avrebbe riaperto solo l’anno successivo. Mi orientai dunque verso la facoltà di medicina a Pavia con l’idea, assurda a quei tempi, che avrei potuto fare il medico e il prete, una rarità propria solo dei gesuiti: non essendo possibile, lasciai il seminario. Figlio di contadini, mio padre mi dava poco e con la sola borsa di studio arrotondavo i miei risparmi suonando ai matrimoni e facendo il manovale. Un giovane medico deve essere entusiasta, poichè porta avanti una professione unica, in cui occorre la massima disponibilità all’ascolto e il rispetto di chiunque ne abbia bisogno.

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francesco prete ad entrare “ Riuscire nell’intimità

delle persone: quale gratificazione più grande in questa professione?

La scelta di prendere questa strada risale a quando mia nonna una mattina mi svegliò e mi disse “Tu devi essere medico”. Effettivamente è ciò che ho realizzato. Dei tempi dell’università ho un ricordo molto divertente. Nelle corsie dell’ospedale pediatrico di Genova, pieno di bambini rom di varie etnie, cresciuti ed accuditi dal personale, un giorno commisi l’ “errore” di prenderne uno in braccio, sentendomi chiamare “papà”, suscitando le risate degli altri colleghi, ma anche il piacere di vederlo così attaccato a me. Per chi si approccia a questa professione, direi che le soddisfazioni economiche non sono molte. Ma se è in cerca di quelle personali è giusto che sappia che il medico riesce ancora a entrare nell’intimità delle persone, e questo è certamente l’aspetto più gratificante.

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› nato a: Genova › il: 2 aprile 1942 › medico dal: 1968 › esercita a: Sestri Levante (GE)

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rino romei prima volta “ La che ascoltai

il battito cardiaco, i rumori dell’apparato respiratorio: una nuova dimensione.

Ero indeciso tra varie professioni, mi rendevo conto di essere portato per le materie scientifiche, ma forse fu più per l’educazione avuta da ragazzo che mi rendeva propenso ad aiutare gli altri che diventai medico. Durante il tirocinio in clinica a Pisa, ricordo con entusiasmo la prima volta in cui ascoltai il battito cardiaco, i rumori dell’apparato respiratorio, penetrando in una dimensione diversa dell’essere umano. Fu impressionante. Della mia formazione ricordo invece la soddisfazione per l’esame di farmacologia: l’assistente mi contestava una risposta data, ma il professore intervenne dandomi ragione. In seguito, ho avuto paura di non essere adeguato alle responsabilità necessarie per risolvere i problemi che avevo davanti. Serve passione, umiltà, dedizione e amore per gli altri.

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› nato a: Minucciano (LU) › il: 28 maggio 1953 › medico dal: 1979 › esercita a: Gramolazzo (LV)

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guido sanna “ Quell’autentica sinergia tra medico

e paziente, un’interazione continua costruttiva per entrambi.

Ho scelto di specializzarmi in medicina generale per il piacere di stare a contatto con le persone. E’ stata una scelta presa già nell’infanzia, quando seguivo mio padre, pediatra in ambulatorio. Ho avuto altri maestri che mi suggerirono di tenermi lontano dalla medicina tecnologica, enfatizzando l’importanza del contatto con il malato. Giunsi così alla teoria che è possibile creare una sinergia tra medico e paziente, così come con gli studenti universitari, in un’interazione continua molto costruttiva. Un giovane medico deve essere consapevole delle difficoltà di portare avanti questa professione in Italia, delle crisi esistenziali che potrà avere: se sceglierà di specializzarsi all’estero comprenderà come la medicina può essere migliore di quella che molto spesso viene insegnata nelle università.

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› nato a: Abbasanta (OR) › il: 4 marzo 1957 › medico dal: 1985 › esercita a: Cagliari

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› nato a: Roma › il: 18 dicembre 1953 › medico dal: 1980 › esercita a: Roma

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riccardo spadoni periodo “ Quel lungo di malattia

in cui conobbi la medicina e che, dieci anni dopo, influenzò la mia scelta. Quando avevo nove anni ebbi una malattia che mi costrinse a letto per un mese: in quel lungo periodo mi interessai a questa malattia e alla medicina in generale sfogliando l’enciclopedia. Quando poi dovetti scegliere a quale facoltà iscrivermi quel ricordo influenzò la mia decisione. Il più bel ricordo dell’università fu quando venni bocciato ad un esame di fisiologia umana dall’assistente di un professore. Convinto delle mie risposte, il giorno seguente parlai con il docente che mi ascoltò e mi fece ripetere la risposta: constatando l’ottima preparazione criticò l’assitente e mi diede trenta e lode, cancellando la bocciatura. In questo lavoro si ha la possibilità di avere rapporti con tante persone di ogni categoria, ti sembra di stare in una grande famiglia.

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massimo terra “ Attingere dall’esperienza

dei colleghi più grandi, perché c’è sempre da imparare qualcosa di nuovo.

Sono stato influenzato dalla figura di mio padre, medico anche lui, nella scelta universitaria. Mi sono iscritto a Bologna: mi piaceva l’ambiente in cui stavo, la gente che vedevo. C’era una condivisione totale di tutto, gioie e dolori, come l’esame di farmacologia, momento che mi fece capire che se devi fare qualcosa che non ti piace trovi grande difficoltà. Certo, la vita lavorativa ti responsabilizza, anche perchè quella del medico è una professione in cui non ti puoi permettere molti errori: purtroppo i piccoli sbagli accadono, chi dice di esserne esente vuol dire che non fa niente. Mio nonno è stato per me più di un punto di riferimento, mi diceva sempre “studia bene e con profitto”. Ora cerco di prendere qualcosa da tutti i colleghi più grandi, perché c’è sempre da imparare e non ci si può sentire mai “arrivati” veramente.

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› nato a: Catanzaro › il: 7 agosto 1974 › medico dal: 2002 › esercita a: Crotone

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backstage


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Nicoletta Antonini

Maria Cassanelli

Vincenzo Crimaldi

Daniela Bettelli

Simonetta Centurione

Pierluigi De Paolis

Cirino Bruno

Giorgio Cognolato

Giuseppe Dell’Aversana

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Corrado Di Stefano Roberto Fabozzi Anna Maria Focarete

introduzione Giuseppe Greco

Giuseppe Mantovani

Domenico La Malfa

Marco Mazzoni

Roberto Maccaferri

Fausto Moschini

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Sabatino Orsini Federici

Nello Pievani

Guido Sanna

Francesco Palermo

Francesco Prete

Riccardo Spadoni

Pasquale Perrotta

Rino Romei

Massimo Terra

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Assomedico nasce con l’obiettivo di offrire al medico tutti gli strumenti necessari a garantirgli la massima serenità nell’esercizio della professione.

Per questo, articola la propria attività in due aree: prevenzione e difesa. Mentre la prevenzione si basa innanzitutto sulla formazione, la difesa si realizza nell’impegno ad individuare soluzioni efficaci per la tutela del medico.

Assomedico è un’associazione fondata su valori forti come la mutualità, la solidarietà, la trasparenza, l’innovazione, l’interesse generale. Una natura che si manifesta nella finalità che persegue: essere un importante punto di riferimento nel mondo della sanità, in ambito assicurativo, previdenziale e finanziario.


27sceltedivita La collana “Ritratti Assomedico”

Racconti per istantanee che fermano il tempo con immagini, fotografie e testimonianze: istant book che diventano così tante piccole cornici per tutti i nostri scatti.

Con “Le orme” Assomedico ha raccolto le testimonianze di 27 medici di famiglia. La storia delle loro scelte, delle loro vocazioni, dei momenti esatti in cui hanno scelto questa professione. Testimonianze sincere, legate ad eventi che hanno indelebilmente lasciato un segno sulla loro esistenza. Sono le storie di chi sente di svolgere una professione unica, che li porta ad essere parte di una grande famiglia allargata. Sono le storie di chi, ogni giorno, si prende cura di noi.


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