GALINA NOVA n. 6

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il mio in Comune, così mi ritrovai a lavorare con Loris Malaguzzi. Questo Centro era stato aperto negli anni Cinquanta: in quel posto c’era allora anche la Direzione delle scuole materne. Il Centro Medico Psico-Pedagogico era diretto da Carlo Iannuccelli. Loris Malaguzzi era una persona molto gioviale, lo ricordo sempre allegro e disponibile. Con lui si lavorava bene, era senz’altro puntuale e scrupoloso. Rimaneva affezionato alle famiglie con cui lavorava e se poteva continuava ad intercedere rispetto ad altre istituzioni anche quando le persone diventavano maggiorenni. I riconoscimenti dall’esterno sono arrivati successivamente all’epoca in cui collaboravo con lui, ma posso testimoniare che era sempre impegnato in progetti ed innovazioni: a volte si perdeva in queste sperimentazioni. Ogni anno venivano inoltre organizzate giornate di studio con personaggi di rilievo. Quel servizio era tenuto in buona considerazione dall’amministrazione comunale. Ricordo di aver partecipato ad un incontro serale in Comune in cui la discussione era stata veramente molto accesa, con toni ai quali non ero di certo abituata. Malaguzzi mi prese poi in giro bonariamente: lui aveva saputo difendere con molta decisione le sue posizioni. L’organizzazione delle scuole e degli asili fece fatica ad avviarsi, ma una volta partita c’era un livello di attività altissimo, con continui eventi spontanei o organizzati, ovunque. Nella mia esperienza professionale non ho intercettato direttamente il lavoro con l’handicap: vennero gli anni dell’inserimento nelle scuole ma prima, tra le tante cose, non mi ero sinceramente mai posta il problema. Venni poi trasferita in via Giorgione: c’era uno psichiatra, c’era un medico che aveva sostituito il neurologo in servizio in via dell’Abbadessa, c’era Giovanni Polletta, ma non ho ricordi molto definiti, perchè la vita era già allora notevolmente frenetica per le donne che lavoravano. Il mestiere dell’assistente sociale è molto mutato, nel tempo. Inizialmente ci si occupava di tutto (e niente), poi sono sorte le varie specializzazioni per ambiti. A ciò ha contribuito la logica della suddivisione nei vari Quartieri: ho lavorato ad Ospizio e a Santa Croce, oltre alle varie sostituzioni. Erano integrate anche le figure dell’ostetrica, del pediatra, di chi faceva la DNP (diagnosi neurologica precoce), il servizio di vaccinazione, il servizio psichiatrico, il servizio anziani, il servizio minori, il consultorio ginecologico o familiare: gradualmente tornarono poi ad accentrare questi servizi, poi con la creazione dei Poli dei Servizi Sociali si tornò verso un’idea di decentramento, ma senz’altro non forte come all’epoca. Io mi sono occupata di anziani, bambini, handicap, scuole, assistenza generica, devianza e affidi e adozioni. Periodicamente, inoltre, tutti erano tenuti ad occuparsi dell’accoglienza. I servizi sociali cominciavano ad occuparsi veramente di molte questioni. Con “devianza” intendo le segnalazioni che arrivavano dal Tribunale dei Minori ed erano in verità numerose: a volte erano le classiche ragazzate ma altre volte si trattava di problemi più seri. Non di rado erano coinvolti ragazzini o ragazzine di famiglie già conosciute ma non in tutti i casi. Ripensandoci, non c’era la tendenza a generalizzare questi problemi: intendo dire che ogni fatto era preso come un episodio singolo, senza insistere su allarmi sociali. Al di fuori dei Servizi, in verità non si sentiva molto parlare dei problemi, c’era forse meno consapevolezza di quanto accadeva e si creava meno allarme. Come operatrici, si sentiva molto la presa in carico: esisteGALINAnOVA | giugno 2019

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