ML Marzo 2016 - anno XXIII

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DOSSIER WATERFRONT

www.mlmagazine.it | 30/03/2016 N.02 anno XXIII â‚Ź 2,00

FOCUS MACROREGIONI

CLUB ECONOMIA E FINANZA

Scenari sul futuro home port delle Marche

La metamorfosi del centroitalia

La strategia industriale cinese

Rodolfo Giampieri:

Ceriscioli:

La situazione del credito e delle banche p. 99

il porto un hub culturale p. 19

le Marche resteranno unite

p. 72


i villaggi italiani nel mondo

il viaggio su misura

la vacanza che conviene

la catena alberghiera


SOMMARIO

MARZO 2016 N.02 anno XXIII

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7 12

EDITORIALE di Flavio Guidi

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DOSSIER WATERFRONT

19/ 26/

Ancona home port. Prospettive di crescita Rodolfo Giampieri: il porto un Hub culturale Stefania Vago (Msc) in prima linea per il salto di qualità

38 41/

PRIMO PIANO Waterfront: intervista all’architetto Salvo Lo Nardo

MARCHE DA ESPORTAZIONE Il calzaturiero marchigiano tra export e innovazione Assocalzaturifici: il settore è in crescita

46 49

ACCADDE DOMANI a cura di Symbola

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FOCUS SMART CITIES

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SCIENZARTE Per un nuovo umanesimo in medicina

Le città intelligenti e in risvolti tecnologici Smart city, la sfida è iniziata Due esempi di sviluppo economico e sociale nelle Marche

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HUMAN RESOURCES

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SPECIALE IRAN

Intervista all’HR manager di Sida, Giuliano Calza

Un mercato strategico per l’Italia

72 77/ 87/

SPECIALE MACROREGIONI L’Italia e le Marche tra riforma e relazioni con i balcani Ceriscioli: le Marche resteranno unite Macroregione Adriatico-Ionica: le Marche tra 20 o 30 anni

SEGUE

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SOMMARIO SEGUE

99

99/ 101/ 103/

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MARZO 2016 N.02 anno XXIII

02

CLUB ECONOMIA E FINANZA Credito e banche alla luce dei nuovi accordi europei La strategia industriale cinese: il caso Reflex di Treviso Qual è la prospettiva dell’impiego oggi per l’investitore italiano

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CONTRIBUTI E INCENTIVI

115 117 120 121 122 124

OLQ

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CLUB MOTORI

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PUNTO.PMI

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QUALITÀ, SOSTENIBILITÀ, FORMAZIONE: LE NUOVE FILIERE AGROALIMENTARI

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#TRAVELMARCHE

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LA “CUSTOMER EXPERIENCE” NEL DNA DI GGF GROUP

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PORTRAIT - Gianmarco Tamberi

LEARNING BY CREATING L’economia 4.0 impone un adeguamento della formazione hr

ACQUISIZIONI E CESSIONI FINANZA ALTERNATIVA E INNOVATIVA CARRIERE E POLTRONE CNA - Marche: meno dell’1% del Pil per Ricerca e Sviluppo CYB3RLIFE Il fenomeno del Cloud Computing e delle videoconferenze sulla “nuvola”

START UP/MIND’S UP Digiscoping tour, quando il business guarda al futuro L’Europa rinnova la fiducia alle Pmi delle Marche

Cupramontana, terra di imprenditori nordeuropei


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EDITORIA & COMUNICAZIONE



EDITORIALE

Management Academy Sida Group srl - Area Macroeconomica -

LA MANOVRA DI POLITICA ECONOMICA PER ACCELERARE LA CRESCITA E L’OCCUPAZIONE

N

on sono una novità le misure necessarie per accelerare la crescita.

E’ solo un fatto di responsabilità della classe politica ed istituzionale, nonché un atto di coscienza/ onestà intellettuale rispetto ai valori che sottendono la funzione politica. Non si esercita la professione del politico per opportunismo individuale, di partito o di casta. La motivazione deve essere quella di gestire i problemi della società con abnegazione ed altruismo. Anche gli attori della burocrazia, del-

le istituzioni e della magistratura devono acquisire la consapevolezza che il progresso è lo strumento al servizio della collettività e che la conservazione è lo strumento al servizio dell’opportunismo individuale e/o potere. La prima manovra è di tipo patrimoniale, ovvero la riduzione dell’indebitamento, che oggi è oltre 2.200 miliardi, corrispondente al 136% del PIL (1.616) e che pesa sul conto economico dello Stato, a livello di interessi, per almeno il 3,9%, pari a oltre 84 miliardi l’anno. Un aumento dei tassi porterebbe ad

un immediato aggravio della spesa pubblica, con sottrazione di ulteriori risorse per l’investimento. Una riduzione dell’indebitamento, attraverso la diminuzione degli interessi passivi, lascerebbe risorse per finanziare i nuovi investimenti strategici: è stato già contemplato lo smobilizzo del patrimonio immobiliare, ammontante a 340 miliardi, da realizzarsi attraverso una legge che imponga ai proprietari pubblici di trasferire le risorse in un Fondo che, nel tempo, gestirebbe lo smobilizzo, realizzando a breve la copertura per gli acquisti con l’emis-

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EDITORIALE sione di un prestito obbligazionario. Per tale operazione è necessario soltanto un atto di volontà collegiale, al fine di superare i vincoli burocratici. La seconda manovra è quella di eliminare le partecipazioni improduttive, cedendo tali attività a privati; in questo modo si avrebbero benefici sia in termini di riduzione dell’indebitamento che di eliminazione di perdite d’esercizio. La spending-review deve essere perseguita con determinazione, velocità e con strumenti già contemplati: “Zero Budgeting”; in tal modo si riqualificherebbe la spesa, recuperando così risorse per l’investimento strategico. Anche in questo caso serve decisione, coraggio e responsabilità politica. Le spese improduttive sono state stimate in molti, troppi miliardi.

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L’investimento rappresenta la componente strategica per l’accelerazione della crescita. Le risorse liberate dalla razionalizzazione della spesa e quelle provenienti dalla CEE dovrebbero riavviare gli investimenti in infrastrutture (ricordiamo gli effetti del Piano Marshall). Per quanto riguarda invece l’occupazione, ricordando che in Italia esistono 5 milioni di aziende, basterebbe incentivare le piccole aziende (artigiani, commercianti, agricoltori, professionisti) ad assumere un dipendente ad un costo aziendale non superiore ad 800€ al mese e in tal modo si avrebbe un drastica riduzione della disoccupazione, pari ad almeno 2.000.000 di unità. Bisogna rendere flessibile il lavoro e ridurne il costo (no contributi né tas-

se per 5 anni e credito d’imposta per i nuovi assunti). L’effetto sulla domanda rinvigorirebbe i consumi, dando forza alle aziende che vedrebbero così colmare la loro capacità produttiva, aumentare gli utili e generare risorse per finanziare gli investimenti necessari al cambiamento. La fiducia nell’impresa riprenderebbe, migliorando le attese. E’ infine necessario ridurre il carico fiscale per le imprese e rendere rapidamente più efficaci la burocrazia e la giustizia. Non è vero che non ci sono le risorse, è che esse vengono spese male. E’ un problema di buon governo e di sostegno dell’intera classe politica ed istituzionale; è un problema di qualità della nostra politica.



www.mlmagazine.it Direttore EDITORIALE Flavio Guidi flavio.guidi@mlmagazine.it COORDINATORE EDITORIALE Guido Guidi guido.guidi@mlmagazine.it Direttore responsabile Andrea Maccarone a.maccarone@mlmagazine.it UFFICIO GRAFICA GGF Group grafica@ggfgroup.it Tommaso Costantini UFFICIO COMMERCIALE GGF Group commerciale@mlmagazine.it Tel. (+39) 071 2133508 Editrice GGF GROUP www.mlmagazine.it Registrazione tribunale di Ancona n°12 del registro periodici del 14 aprile 1994 REDAZIONE Via Albertini, 36 Gross Ancona 60131 Ancona AN Tel. 071 2133301 ufficiostampa@mlmagazine.it

HANNO COLLABORATO AL NUMERO Roberto Antonella Francesca Formichini Silvia Baldini Emanuele Garofalo Giuseppe Barchiesi Giorgio Guidi Chiara Bartolomei Mario Iesari Silvia Battistelli Graziella Mastronicola Mario Becchetti Vilma Mazzocco Mattia Bocchini Laura Osmani Giuliano Calza Loredana Pistonesi Chantal Celant Michele Sasso Letizia Ciaccafava Massimo Sbrolla Fabio Di Giulio Alessandro Scarlato Lucia Fava Alessandro Stecconi

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Chiuso in redazione il 18/03/2016 Stampa: Bieffe Spa (MC) Poste italiane Spa d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona autorizzazione direzione provinciale pt Ancona Una copia euro 2,00 Arretrati euro 4,00 Abbonamento annuale euro 10,00 Modalità di Pagamento a mezzo versamento su: C.C. Postale n°4072844 Bonifico bancario presso Banca Popolare di Ancona Agenzia Ancona 1 – C.C. n°11164 CAB 02684 – ABI 05308 – CIN N IBAN IT81N0530802684000000011164 Scarica il coupon o paga tramite PayPal da: www.mlmagazine.it/abbonamenti/ o scrivi a: ufficiostampa@mlmagazine.it

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Molto presto potrebbe cambiare il volto dell’Italia. Ai piani alti si decide come ridisegnare i confini regionali. Le Marche potrebbero separarsi dal Montefeltro, perdendo tutta la provincia di Pesaro-Urbino che andrebbe con l’Emilia-Romagna, per annettere l’Abruzzo. Ma dal Tirreno si leva forte la voce del governatore della Toscana che auspica una più omogenea macroarea dell’Italia di Mezzo, insieme con Umbria e Marche. Ma nel frattempo Ancona ha consacrato una super-authority portuale che estende il raggio delle sue competenze fino a Pescara ed Ortona. L’immagine che si profila davanti agli occhi è quella di una regione tirata da ambo le parti: a sud dall’Abruzzo, a ovest dalla Toscana. In mezzo ci sono le Marche. Più che Italia di Mezzo, la Terra di Mezzo. Finchè tira da una parte. E tira dall’altra. L’orrore di strappare all’altezza di Pesaro fa sinceramente rabbrividire. Ma niente paura: siamo ancora in una fase di “confronto”. Si dice così, in politica, quando te la buttano lì, tanto per vedere come reagisce il popolo. Poi si vedrà. Si, quando? Quando tutto sarà nuovamente deciso e paracadutato dall’alto? E per non farci mancare nulla, ma proprio nulla, ecco che si torna a parlare di un’altra macroregione. Quella dell’Adriatico-Ionico. E giù a spendere concetti, incontri, e altri “confronti”. Ma per capirci, in concreto cosa c’è sul piatto? Ci sono i fondi europei. Bene. Allora facciamo così: cominciamo a spiegare, per benino, tutti i vantaggi che arrivano dal ragionare per macroaree. Perché se facciamo un sondaggio tra i marchigiani, c’è da scommettere che più della metà non ha molta dimestichezza con le Macroregioni: Adriatico-Ionica, Italia di Mezzo, Regione Adriatica. Per carità, non per ignoranza. Ma semplicemente perché le istituzioni non comunicano progetti ed effetti di queste decisioni. Per la maggioranza dei cittadini, forse, si tratta più di linee di demarcazione immaginarie. E, sempre per i più, forse, spezzare una regione come le Marche, non è una soluzione tanto geniale. Che si sappia, ai piani alti.

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PRIMOPIANO

WATERFRONT, UN EQUILIBRIO TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE Una scommessa tutta da vincere, in un territorio che sogna il suo rilancio partendo dal Porto. Visioni, scenari e impressioni del grande architetto palermitano Salvo Lo Nardo: “dobbiamo rendere più moderne e più invitanti le aree dei porti”.

L

La riapertura del Porto Antico e del camminamento della Lanterna Rossa. L’approdo dei giganti del mare da 275 metri, e il progetto di adeguamento della banchina per l’arrivo delle 300 metri. Prove di home port ad Ancona per lo scalo del medio Adriatico.

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di Loredana Pistonesi

Siamo solo al punto di partenza. L’anno zero di un lungo percorso appena cominciato. Ma proviamo a fare un salto nel futuro. Immaginando come sarebbe l’home port dorico tra qualche anno. O meglio, come si potrebbe realizzare un progetto così ambizioso che non dovrebbe prescindere da interventi architettonici di rilancio e riqualificazione. Ad esempio, Genova si affidò a Renzo Piano. Mentre negli anni Duemila il noto architetto palermitano Salvo Lo Nardo è balzato all’attenzione dei media per aver vinto il concorso internazionale per

il Porto Storico di Civitavecchia. Ha progettato, poi, il nuovo Porto di Favignana, il recupero della struttura denominata Punta Tre Pietre a Pantelleria coniugato alla proposta di recupero e valorizzazione del Porto di Scauri. E ha progettato e realizzato anche la riqualificazione del Borgo Marinaro e del tratto di costa denominato Mura di Tramontana, che delimita il versante nord di Trapani. Una mente, la sua, che per natura è rivolta allo sviluppo dei territori partendo dal mare. Dalle opportunità che nascono incrementando e innalzando lo


PRIMOPIANO spessore economico-culturale dell’a- trazione della capitale portoghese. rea portuale. Dunque lo abbiamo Nata in occasione dell’Expo 1998, l’achiesto a lui come si diventa grandi rea ha subito notevoli trasformaziomettendo a segno alcuni importanti ni, come la costruzione di un nuovo step, che porterebbero Ancona e le centro commerciale, di un complesso Marche a svolgere quel fieristico internazionale, ruolo centrale nell’edi diversi alberghi, molconomia complessiva ANCONA, ti nuovi uffici ed edifici del territorio. “Da oltre residenziali. Addirittura LA MISSION: dieci anni in Italia si INNOVARE un casinò. Inoltre, gradibatte sul tema del WaNELLA TRADIZIONE zie alla sua posizione terfront – spiega l’archigeografica, il Parque tetto Salvo Lo Nardo das Nações ospita anl’idea centrale è quella di rendere più che un moderno porto con circa 600 moderne e più invitanti le aree dei posti barca. Mentre il Battery Park è porti, nonchè quelle in prossimità dei un’oasi di verde in mezzo ai grattaporti. Ovviamente si tratta di scom- cieli, situata nell’area meridionale di messe economiche culturali e sociali, Manhattan. Prendere ispirazione da e quindi di sostenibilità complessiva, questi due luoghi sarebbe a dir poco che rientrano nella più ampia tema- illuminante. Seppure i migliori tentica della rigenerazione urbana. Nel tativi di rilancio della zona portuale caso di Ancona ha un doppio signifi- di Ancona si sono scontrati più volcato: salvaguardare la memoria stori- te con visioni discordanti da parte di ca da un lato, e innovare al contempo amministratori, categorie e qualsivodall’altro. In pratica il doppio concet- glia ente istituzionale e non istituzioto di innovazione nella tradizione. Per nale che in passato abbia avanzato trattare questi temi occorre guardare proposte e iniziative di vario genere. a quanto fatto nel resto del mondo. Su “Sull’accessibilità direi che è sempre tutti proporrei gli esempi del Parque il caso di inserire tutte le tipologie di das Nacoes di Lisbona, un viaggio tra destinazioni d’uso, ma va fatto con il fiume ed il cielo, o quello di Battery grande sapienza, senza mai esagerare Park a New York, un parco pubblico con i settori più ostici, tra cui quelli di otto ettari con tantissimi servizi della cosiddetta movida. La parola pubblici e privati”. Giusto per ren- d’ordine è sobrietà – suggerisce Lo dersi conto di cosa stiamo parlando: Nardo - il porto del futuro deve avere il Parque das nacoes di Lisbona è at- le caratteristiche tipiche di un porto tualmente inserito nelle guide turisti- moderno che sappia dialogare con un che come uno dei maggiori poli d’at- nuovo e originale waterfront, fisicamente staccato dal comparto storico. Attenzione però: occorre risolvere a monte le problematiche residue della frana mediante operazioni efficaci di ingegneria naturalistica”. Benissimo, ma cercando di scendere un po’ di più nello specifico. Quali contenitori si potrebbe immaginare in un futuro home port dorico: Musei? Locali commerciali? Aree istituzionali? “Per

un approfondimento serio bisogna entrare nel merito di un progetto architettonico con l’ausilio di documenti che inquadrino lo stato attuale degli edifici disponibili e le future aree di sviluppo – spiega Lo Nardo - senza alcun dubbio bisogna osare. Ma occorre fare distinzione: da un lato il segmento storico (recupero) e dall’altro quello moderno relativo all’ampliamento (innovazione). I due settori non devono essere tra loro contigui, ma devono trovare una soluzione di continuità di particolare efficacia estetica e d’uso. Per esempio un piccolo ma originale parco”. In effetti è proprio questo uno dei nodi principali da risolvere: creare una connessione reale tra porto e città, così da renderlo vivibile e accessibile. Un luogo non nascosto, ma di forte attrazione. “Bisogna progettare il tutto tenendo conto della viabilità e dei parcheggi – aggiunge l’architetto – il porto deve essere un nuovo centro propulsivo dell’intera città. Un luogo dove tutti vanno volentieri per lavorare, passare il tempo libero, studiare materie nuove legate al mondo dell’informatica o al mondo dell’arte. La parte antica

Il Porto del futuro è un luogo dove tutti vanno volentieri per lavorare, passare il tempo libero, studiare materie nuove legate al mondo dell’informatica o al mondo dell’arte. va recuperata senza contaminazioni architettoniche, ma con innovazioni per le destinazioni d’uso. Lo sviluppo della parte nuova del porto, distanziata da quella antica, può avere forti elementi di innovazione, ma va saputo trattare l’argomento con grande cautela ed eleganza”.

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ph: Apollonia Benassi


WATERFRONT


DOSSIERWATERFRONT

ph: Apollonia Benassi

PROVE DI HOME PORT: ARRIVANO I GIGANTI DEL MARE Da maggio previsto l’ormeggio delle navi da 275 metri. E già si valuta lo studio per l’adeguamento delle banchine destinate all’approdo delle 300 metri. Confermate fino ad ottobre 34 toccate. Lo scalo dorico vuole diventare grande.

A

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di Emanuele Garofalo

Ancona in corsa per diventare home port. Nel futuro dello scalo dorico si fa sempre più vicina la trasformazione in porto-base del medio Adriatico. Sarebbe un’opportunità di grande sviluppo per tutta la regione, in una logica di rete tra le aree della costa e dell’interno su cui già si sta muovendo l’authority di Ancona. Intanto a maggio s’inaugurerà l’approdo dei giganti da 275 metri di Msc Crociere. Alla banchina 15, Molo XXIX Settembre, il prossimo 27 maggio farà il suo

arrivo la Sinfonia di Msc. Una città galleggiante, di circa 3 mila crocieristi, oltre 65 tonnellate di stazza, 32 metri di larghezza e 54 di altezza, 13 ponti, 980 cabine e 721 membri d’equipaggio. Una nave di queste dimensioni non era mai approdata ad Ancona. Il 2016 vede, al momento, un parziale di 34 toccate tra tutte le compagnie crocieristiche che faranno tappa nello scalo dorico. Il dato si presenta in linea con il trend dell’anno precedente, che ha fatto registrare un incremento


DOSSIERWATERFRONT del 6% del traffico crocieristico rispetto al 2014. ANCONA HOME-PORT Che cos’è un home port? Ma soprattutto, quale opportunità di sviluppo rappresenta per l’intera regione? Andiamo con ordine. Home port, letteralmente Porto-base, vuol dire che i turisti (italiani e stranieri) potranno scegliere la città di Ancona per il check-in della propria crociera. Proprio come succede a Venezia, Civitavecchia, Cagliari, Savona e Genova. A beneficiarne saranno soprattutto alberghi e ristoranti. Infatti una scelta di questo tipo obbliga, nella maggior parte dei casi, ad arrivare almeno un giorno prima dell’imbarco in nave nella città di partenza. Quindi il turista medio pernotterà e mangerà in

COSA VUOL DIRE ESSERE UN HOME PORT:

approvvigionamenti per 3 mila passeggeri, carburante e rifornimento per il colosso dei mari. I turisti, in arrivo un giorno prima della partenza, soggiornerebbero

ad Ancona

città, in attesa di salire su uno dei bestioni del mare, che trasportano almeno tremila persone per volta. Ma non solo. Essere un home port vuol dire giocare una partita molto importante sul fronte degli approvvigionamenti. Basti pensare cosa vuol dire procurare rifornimenti per ciascuna di queste città galleggianti: cibo, bevande, carburante, tanto per dirne alcuni. In pratica il porto di Ancona, per arrivare ad essere un home port, dovrà anche strutturarsi in maniera adeguata per far fronte a tutto un insieme di necessità. E’ fuori di dubbio che si profilerebbe uno scenario piuttosto florido

non solo per il capoluogo, ma anche per tutto il territorio regionale. Perché diventare un home port vorrebbe dire anche entrare a far parte dei maggiori cataloghi crocieristici di tutto il mondo.

ne Frasassi, con le sue grotte e i suoi percorsi spettacolari, fino ad arrivare alla visita dell’Abbazia di San Vittore, ottimo esempio di architettura romanica risalente al 1011, e del Museo.

UNA RETE TRA COMUNI, DALLA COSTA ALL’INTERNO Il turista, una volta sbarcato ad Ancona, quali opzioni può scegliere? Subito la più scontata: una passeggiata per le vie del centro storico. Perché no? Oppure, più strutturato, un tour in alcuni dei luoghi cardine delle Marche: Riviera del Conero, Urbino, Loreto, Jesi, Frasassi. L’escursione sul Conero farebbe tappa a Sirolo e Portonovo, per il turista che ama immergersi nella natura ammirando panorami da cartolina, grazie ai suggestivi scorci offerti dal promontorio a picco sul mare. Mentre per chi desidera respirare l’arte in tutte le sue declinazioni, la destinazione ideale è Urbino: immancabili le visite al Palazzo Ducale e alla Galleria Nazionale. E’ questa una possibile bozza su cui si sta ragionando per offrire ai crocieristi più opportunità di scelta. Loreto è la meta del cosiddetto turismo religioso. Ma in realtà la maestosità della Basi-

CRUISE: LE TOCCATE 2016 Trentaquattro approdi, da aprile ad ottobre. S’inaugura la stagione con la Costa che tornerà ad approdare ad Ancona il prossimo 3 aprile. Ma l’attesa maggiore è per l’arrivo della Sinfonia di Msc Crociere: un gigante di 275 metri di lunghezza, per una capienza di circa 3mila persone. Una città galleggiante. E già si parla anche di adeguare uno spazio dello scalo dorico per permettere l’attracco anche delle 300 metri, crociere di enorme stazza che al momento non avrebbero una banchina utile per l’ormeggio ad Ancona. Dunque l’authorithy è già al vaglio di un progetto per risolvere il gap che al momento costringerebbe lo scalo a restare fuori da un circuito europeo molto importante. Ma l’arrivo delle 275 metri, mai approdate ad Ancona prima d’ora, evidenzia già un allineamento rispetto ai maggiori porti italiani. Msc fa la voce grossa, con 18 toccate tra maggio e ottobre, su un parziale di 34 toccate. Nella maggior parte dei casi si tratta di 8-10 ore di ormeggio nello scalo dorico, e poi via verso le altre tappe del viaggio.

Una rete territoriale per portare i crocieristi dalla costa all’interno. Le tappe: Riviera del Conero, Jesi, Frasassi, Loreto, Urbino lica fa parte di quel patrimonio culturale delle Marche che viene ammirato da tutto il mondo. E poi Jesi, la perla nascosta. Tappa d’obbligo sarà Palazzo Pianetti: situato nel cuore della città, l’imponente edificio Settecentesco in stile Rococò con raffinati interni è oggi sede della Pinacoteca civica e galleria di arte contemporanea. Infi-

Ben 34 toccate nel 2016.

Arriva la Sinfonia della Msc e torna la Costa ad aprile

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DOSSIERWATERFRONT I DATI 2015 Il 2015 conferma per il porto di Ancona i segnali positivi già registrati l’anno precedente: 8.593.062 tonnellate complessivamente movimentate, in linea con il 2014. Buono il traffico crocieristico con 39.277 passeggeri (+6%). I crocieristi che hanno scelto Ancona come home port sono stati 6.676, quelli transitati 32.601. E particolarmente positiva la performance delle merci che viaggiano nei tir e nei trailer (2.175.673 tonnellate, + 8%) e di quelle nei container (1.195.989 tonnellate, +5%). Le rinfuse liquide (4,7 milioni di tonnellate, che rappresentano il 55% del totale delle merci) man-

tengono valori in linea con lo scorso anno. Il traffico rinfusiero (497.205 tonnellate, -22%), invece, sconta soprattutto la negativa performance dell’importazione di carbone dovuta al progressivo abbandono delle fonti energetiche più inquinanti nella produzione di energia elettrica. In forte progressione positiva prodotti metallurgici, minerali e manufatti, che complessivamente movimentano 153.839 tonnellate (+36%). Anche il numero di tir e trailer transitati nel 2015 ha registrato un andamento positivo con 136.581 movimentazioni (+8%). Buona la performance sia sulla tratta greca, con 118.227 tir e trailer (+9%)

- che rappresentano l’87% dei transiti totali - che su quella albanese (7.940, +26%). Per quanto riguarda, infine, il traffico container, si tratta di un segmento in crescita costante negli ultimi anni: nel 2015 sono stati 178.476 i TEU movimentati (+8%). Una tipologia di traffico quadruplicata dal 1995 a oggi. I passeggeri hanno superato il milione: 1.010.144 (-6%). Il calo si deve soprattutto alla diminuzione di traffico da/per la Grecia poiché la grave incertezza politica ed economica che ha caratterizzato la prima parte dell’anno ha condizionato le prenotazioni sui traghetti.

7.940

TRATTA ALBANESE

tir e trailer +26%

1.195.989 t +5% merci che viaggiano nei container

2.175.673 t +8% merci che viaggiano nei tir e nei trailer

153.839 t +36% prodotti metallurgici, minerali e manufatti

39.277 passeggeri (+6%)

8.593.062 t

complessivamente movimentate

178.476 TEU

(+8%) TRAFFICO CONTAINER - 2015


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ph: Apollonia Benassi

IL PORTO, UN “HUB CULTURALE” Rappresenta circa il 2,7% del Pil della regione, per oltre 3mila posti di lavoro. E’ uno dei soggetti economici del terrtiorio. Il Presidente dell’Ap, Rodolfo Giampieri: “Rafforzeremo il traffico commerciale, e punteremo sull’intermodalità, l’efficientamento info-strutturale e l’indispensabile recupero del rapporto con la città”.

di Guido Guidi

I

Il rapporto con la città. Il lavoro. L’indotto commerciale che ruota attorno al flusso crocieristico. Poi il potenziamento delle infrastrutture, e l’adeguamento delle banchine per far sì che, oltre ai colossi da 275 metri, presto possano attraccare

anche i giganti da 300 metri di lunghezza. Lo scalo dorico sta vivendo un momento di forte crescita. Una spinta che nasce dalla volontà dell’Authority anconetana in forte sinergia con tutti gli attori principali dell’area portuale. «Il settore

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DOSSIERWATERFRONT capienza di oltre 2500 passeggeri e 650 membri di equipaggio. Questo è il risultato di mesi di lavoro in fortissima sinergia con la Capitaneria di porto, la compagnia armatrice ed i servizi tecnico-nautici (piloti, ormeggiatori e rimorchiatori, ndr) per far sì che la nave ormeggi in piena sicurezza in ogni condizione meteomarina».

delle crociere può rappresentare un’opportunità sempre più importante per il porto di Ancona – spiega il presidente Rodolfo Giampieri - l’impegno con cui seguiamo le compagnie dimostra l’attenzione dell’Autorità portuale per questo segmento di traffico. Quest’anno l’arrivo di Msc Sinfonia segna un nuovo passo avanti. Il 27 maggio entrerà per la prima volta una nave da crociera di 274 metri, con

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Ma quanto è lunga la strada per portare lo scalo a diventare un home port? C’è realmente questa intenzione? «In pochi anni le navi che abitualmente scalavano il porto di Ancona sono state riposizionate e hanno cambiato il tipo di crociera. Dalle abituali toccate settimanali lungo una rotta fissa per i mesi estivi, sono passate ad itinerari molto più variati, sia nella durata che nei luoghi toccati. Se a questo si aggiungono gli effetti delle crisi in atto nella sponda sudorientale del Mediterraneo, oltre agli effetti negativi dello stallo normativo relativo a Venezia, è evidente che il mercato sia in una fase di profondo cambiamento, non prevedibile fino a poco tempo fa. Ancona, però, grazie alla forte collaborazione istituzionale tra Autorità Portuale, il Comune, la Regione e la Camera di Commercio, dispone di una serie di punti di forza da valorizzare: posizione geografica vantaggiosa, territorio ricco di tradizioni, patrimonio storico e culturale ed enogastronomia, prossimità dell’aeroporto. Sono basi solide per fare del nostro porto un home port, con evidenti ricadute sul territorio legate non solo ai passeggeri, ma anche all’approvvigionamento delle navi. Una scelta importante che deve essere condivisa. Serve il sostegno della comunità e delle Istituzioni per concretizzare questa ipotesi».

Quale indotto è stato generato nell’ultimo anno e quali prospettive di crescita per il futuro? «Mediamente si stima che il porto rappresenti circa il 2,7% del Pil della regione. Un valore che, connesso agli oltre 3000 posti di lavoro, fa del porto uno dei principali soggetti economici del territorio. Le prospettive di crescita sono orientate allo sviluppo del traffico commerciale, sia merci che passeggeri. Con il Comune di Ancona, la Regione e la Camera di Commercio proseguiremo per fare in modo che i passeggeri possano fruire dei servizi alla città, proseguendo e rafforzando le iniziative già avviate. L’operatività della banchina 26 e la determinazione con cui stiamo seguendo i procedimenti relativi all’allungamento della banchina rettilinea e al dragaggio a -14 metri del fondale antistante consentiranno agli operatori di poter attrarre traffici ulteriori, con l’auspicio che si espanda anche il bacino di riferimento dello scalo. Anche il traffico traghetti sta conoscendo una ripresa, che credo porterà risultati positivi nel corso dell’anno. Un’ulteriore ed irrinunciabile prospettiva di crescita è data dall’intermodalità. Tempestivi, a questo proposito, gli incentivi varati dal Governo come mare-bonus e ferro-bonus per il trasferimento delle merci dalla strada alla nave e al treno. Azioni che confermano la nostra scelta di investire per migliorare le infrastrutture per il traffico ferroviario estendendo la lunghezza dei binari di carico e scarico nella darsena commerciale». Da quando è diventato Presidente dell’Ap, c’è stata un’accelerata del porto dorico verso una vision d’insieme che porterebbe il capoluogo a svolgere realmente questo tanto agognato ruolo di peso e spessore. In cosa si riassume la


DOSSIERWATERFRONT vision del Presidente dell’Ap? «Le linee guida della strategia dell’Autorità portuale sono il rafforzamento del traffico commerciale, anche grazie a nuove infrastrutture sempre più lontane dal centro urbano, la valorizzazione del traffico passeggeri, lo sviluppo sostenibile puntando sull’intermodalità, l’efficientamento info-strutturale e l’indispensabile recupero del rapporto porto-città. La scommessa del porto è di essere coerente con un mercato globale che richiede forte flessibilità. Certamente le infrastrutture non sono elementi flessibili, ma riuscire a gestirle in maniera efficiente, adattandole ai cambiamenti in atto e rispondendo agli impulsi di mercato in sinergia con le altre Istituzioni, rappresenta il valore aggiunto che come Autorità portuale possiamo dare alle imprese che lavorano in porto e alle compagnie armatoriali». Infrastrutture: quali saranno le novità? «Le principali novità che avranno avvio entro l’anno sono il cantiere per l’estensione della banchina rettilinea (273 metri di banchina e 35.000 metri quadrati di piazzali) ed i dragaggi a -14 metri dello specchio acqueo antistante la banchina 26. Inoltre partirà finalmente il cantiere per l’adeguamento strutturale della banchina 22, restituendola alla piena operatività. Interverremo anche sul fondale della banchina allestimento di Fincantieri, per raggiungere la profondità di -8,5 metri, consentendo al cantiere di poter lavorare natanti di maggiori dimensioni. Infine partirà il riempimento della vasca di colmata. Il nostro programma di lavoro è molto impegnativo ed ambizioso, ma sono convinto, con ragionato ottimismo, che con forti collaborazioni istituzionali e grazie alla professionalità della struttura riusciremo ad essere prota-

gonisti del cambiamento in atto». Secondo l’ultima riforma dei porti, Ancona andrebbe a ricoprire un ruolo di prim’ordine sullo scenario Adriatico, allungando il proprio raggio d’azione fino alla costa abruzzese. In termini di sviluppo e indotto, che cosa vorrebbe dire questo salto di qualità per il porto di Ancona? «Vuol dire cambiare mentalità, ragionare a livello di sistema invece che di campanile. Si tratta di una trasformazione necessaria e molto importante per la possibilità di fare sistema a livello regionale e interregionale per rafforzare strategicamente la portualità e competere in un mercato sempre più complesso. In economia vince chi riesce a collaborare e a collaborare bene. Un sistema unico dove tutti sono protagonisti e diventano più forti. I porti sono chiamati a fare sinergia per essere più competitivi. E’ soprattutto un modo innovativo per interpretare i porti come imprese. E le imprese devono creare massa critica per rafforzarsi ed essere competitive sul mercato globale, oltre ad avere un quadro normativo semplificato. Cambia il modo di intendere la portualità, non come insieme di singoli porti ma come sistema. La legge stabilisce inoltre un tavolo nazionale, coordinato dal Ministero Infrastrutture e Trasporti, che coinvolge i Presidenti delle Autorità di Sistema per garantire una strategia portuale coerente a livello nazionale. E questa è una grande novità. Abbiamo l’occasione di collaborare per creare insieme il futuro». In passato molti lamentavano un ampio distacco fisico tra il porto e la città. Come si può risolvere questo problema? Ci sono progetti in merito? «L’Apertura del Porto Antico è stato un momento importante per riavvia-

re il dialogo porto-città, che le barriere di security avevano anche fisicamente troncato. Ritengo che il patrimonio culturale all’interno del porto rappresenti un asset da valorizzare, sia in chiave di attrazione turistica, sia per rafforzare la coesione della comunità verso iniziative culturali e di intrattenimento. Il recente evento di presentazione della rivista Mappe al mercato ittico del Mandracchio ha lanciato lo slogan, non coniato da noi, del “porto come hub culturale”. Un’espressione che condivido e che terremo presente nei nostri progetti». Cultura e spettacoli: il Porto antico di Genova è la culla delle più grandi manifestazioni culturali, dai concerti e festival alle più importanti manifestazioni fieristiche. Il Porto Antico di Ancona si muove verso lo stesso percorso? «In Italia ogni porto è un unicum, che trova nella sua storia e nel dialogo con la città il proprio percorso di riconversione quando il traffico merci e passeggeri viene spostato. Abbiamo imboccato la via di un dialogo con la città fatto di ascolto e di collaborazione istituzionale. Gli stimoli, anche provocatori, sono un elemento che consente di avere chiara l’esigenza della comunità locale, ma come in tutti i casi di convivenza, è necessario trovare un equilibrio tra istanze di partecipazione e fruibilità da un lato, da contemperare con la sicurezza, oggi imprescindibile, e le esigenze del traffico merci e passeggeri dall’altro che, non dimentichiamolo, sono fattori di sviluppo economico ed occupazionale. Questa mediazione è complessa nel porto di Ancona, che ha spazi limitati e in forte osmosi con la città».

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DAL MARE SPUNTA UN ALTRO LITORALE CITTADINO. È IL PROGETTO DI INTERRAMENTO DEL LUNGOMARE NORD. Venti ettari di superficie tra Marina Dorica e Torrette, spiaggia urbana, pista ciclabile, nuova ferrovia, raddoppio della Flaminia, anche questo è fronte mare.

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di Emanuele Garofalo

ncona punta a strappa- quel tratto che oggi viene percorso re al mare una superfi- a bassa velocità. Non solo. L’intercie grande come venti ramento potrà migliorare anche la campi da calcio, così il viabilità, con l’ampliamento a quatlungomare nord porterà una nuova tro corsie della Flaminia e l’aggiunspiaggia, una ferrovia più veloce e ta di altre due corsie di emergensicura e il raddoppio della statale za, rispetto alle attuali tre corsie. Flaminia. Progetto Infine, dall’interavveniristico, ma non Rfi pronta a finanziare l’opera ramento possofuturibile: entro la con 10 milioni di euro per rende- no arrivare nuove fine del 2017 potreb- re più veloce la linea adriatica. opportunità per la bero iniziare i lavori città: il lungomare di interramento, granord potrebbe rezie al forte interesse di Rete Ferro- galare ad Ancona una nuova spiagviaria Italiana, pronta a finanziare gia urbana e una pista ciclabile che l’opera con 10 milioni di euro, a corre tra il verde. Il tutto andando a fronte di un costo totale di circa rinforzare e puntellare le rupi del20 milioni. L’idea è di interrare il la Palombella colpite dalla grande tratto di costa di 1,5 chilometri che frana del 1982. È questo il progetto corre tra il porto turistico di Marina che Comune di Ancona, Regione, Dorica e il quartiere Torrette, utiliz- Autorità portuale e Rfi stanno porzando i materiali di scavo derivanti tando avanti con decisione, condal dragaggio dei fondali del porto. tando di raggiungere un protocollo Venti ettari di superficie strappata di intesa entro aprile. Nelle ultime al mare, che può essere utilizzata settimane l’accelerazione, con tanper correggere e rendere rettilineo to di summit dell’assessore comuil tracciato della ferrovia, evitando nale Ida Simonella, del presidente ai treni di dover rallentare nel trat- Ap Rodolfo Giampieri, dell’assesto in curva tra Falconara-Ancona. sore regionale Angelo Sciapichetti Così, tutti i treni sulla linea Adria- e del direttore Rfi Marche Stefano tica possono guadagnare minuti, Morellina, per mettere a punto la raggiungendo anche i 200 km/h in fattibilità dell’intervento. «Si tratta

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di una di quelle azioni strategiche di recupero del rapporto mare-città che l’amministrazione sta portando avanti concretamente. Su questo obiettivo convergono peraltro molti e altri importanti interessi collettivi. L’intervento complessivo per le sue diverse e positive articolazioni assume dunque una rilevanza soprattutto regionale» spiega una nota congiunta diramata al termine del tavolo tecnico. L’idea era nel cassetto del Comune già da un paio d’anni, che ci ha scommesso con forza per dare alla città un altro pezzo di “waterfront” oltre a quello del porto storico, ma a rilanciarla è stato l’interesse di Rfi, pronta a finanziare circa il 50% dell’opera pur di poter mettere in sicurezza e potenziare la ferrovia nel tratto tra Ancona e Falconara. Altro principale attore dell’operazione sarà l’Ap, che dovrebbe dare corpo all’impresa mettendo a disposizione 1,8 metri cubi di materiale e fanghi derivanti dalle opere a mare del porto, tutto materiale che altrimenti andrebbe smaltito a costi elevati. Il progetto infine potrebbe intercettare i finanziamenti europei messi a disposizione della Regione.


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ph: Apollonia Benassi

ph: Apollonia Benassi

ANCONA IN GARA PER OTTENERE 17,6 MILIONI DI FONDI EUROPEI L’assessore al porto del Comune di Ancona Ida Simonella: «Il waterfront segnerà il nuovo volto della città». Si va verso il turismo di massa. Un’opportunità da non perdere

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di Emanuele Garofalo «La riqualificazione del rapporto tra mare e città darà un’identità più forte ad Ancona, che oggi non è percepita né come turistica, né accogliente. Qui si gioca lo sviluppo di Ancona e il suo ruolo di capoluogo a servizio della Regione. Attenzione però, il balzo nel turismo di massa può avere effetti travolgenti,

serve anche un cambio di mentalità per prepararsi ad accogliere grandi numeri di visitatori». Ida Simonella, assessore delegato al porto per il Comune di Ancona, non ha dubbi: lo scalo e il fronte mare sono la scommessa più importante per il futuro del capoluogo.

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DOSSIERWATERFRONT Assessore Simonella, qual è il valore del porto per Ancona e le Marche? «Il porto ha un valore sovraregionale e internazionale riconosciuto dal mercato, e perciò è stato riconosciuto anche dal punto di vista giuridico amministrativo nella recente riforma della portualità del governo. Pensiamo a quanto sia strategico il porto in questo momento per collegare il sud est dell’Europa con l’Europa del centro nord. Il porto è un mondo economico legato alla logistica, a servizio delle imprese della regione, e quindi va oltre quel manifatturiero che oggi è in crisi». Da anni si parla di waterfront e litorale urbano, con quale obiettivo? «Questo è l’intervento che più segnerà Ancona e il porto nei prossimi anni, è un’operazione che prevede di dare un volto diverso alla città storica. Delocalizzare le attività commerciali dal porto antico significa dare alla città spazi e attrezzature per una vocazione turistica che oggi non è percepita. Abbiamo la grande occasione delle crociere, con Msc che intende investire sulla città, e abbiamo il milione di passeggeri in transito sui traghetti. Tutte queste persone vanno viste come clienti». Come si può realizzare questa visione? «Costruendola fattivamente, un pezzo alla volta. Sul lungomare nord abbiamo l’ipotesi di realizzare un interramento per consolidare la frana, difendere la ferrovia e dare

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spazi fruibili alla città. Al Mandracchio, al posto della fiera, sorgerà la parte moderna del porto, con un polo di servizi e una biglietteria dei traghetti funzionale e accogliente, vicina alla Mole, che dovrà diventare un contenitore culturale di livello nazionale. La parte antica del porto invece deve essere la cerniera tra la passeggiata a mare e la città storica, dove rendere il porto vivibile, accessibile e attrattivo».

Con quali risorse? «A fine marzo parteciperemo al bando regionale Iti (Investimento territoriale integrato, ndr) che mette a disposizione risorse dai finanziamento europei, come primo passo per realizzare la parte del porto storico, tra piazza Dante e lungomare Vanvitelli. Innanzitutto vogliamo rendere Palazzo degli Anziani una porta di accesso della città, con una nuova scalinata scenografica verso il mare. Questo darà una nuova percezione di quanto la città possa cogliere dal mare. L’idea è di costruire non solo un punto di informazione turistica in senso stretto, ma un urban center moderno, con tecnologie mul-

timediali e in 3d per raccontare la città. Poi pensiamo ad una nuova illuminazione che sia anche di arredo urbano fino alla piazza del teatro, una valorizzazione degli scavi archeologici, anche con una parte espositiva nel palazzo del Nautico curato dalla Soprintendenza ai beni monumentali. Ci sarà uno spazio dedicato alla formazione e alla conoscenza, con il trasferimento del centro di ricerche Ismar nella palazzina ex Fincantieri». Avere la possibilità di diventare un “home port” per la compagnia Msc cosa significa e quali effetti può avere? «Un intervento di questo tipo può stravolgere il businness turistico della città e proiettarlo su ordini di grandezza di turismo di massa. Quando Msc ha scelto Bari come “home port” per le crociere nell’area medio orientale ha portato alla città un flusso di 3-400 mila persone all’anno da tutta Europa. Per riuscirsi serve un nuovo terminal crociere, in grado di far attraccare navi gigantesche, ma diventa strategico anche l’aeroporto di Falconara, dove possono arrivare i crocieristi tramite voli charter. È un’occasione di sviluppo straordinaria, ma anche un impatto a cui bisogna prepararsi, parliamo di numeri davvero elevati di persone da accogliere».


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UN PALCO SUL MARE: IL PORTO ANTICO, LUOGO DI CULTURA Vista Mare immagina un palco galleggiante al Molo Sud. Un’idea presa in prestito dal Festival di Bregenz, sul Lago di Costanza. Marco Morico di Vista Mare: «Vogliamo far riflettere sull’esigenza di uno spazio culturale interno al porto».

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na naturale vocazione culturale. Un luogo destinato ad ospitare eventi e iniziative d’aggregazione. Questa la prospettiva che si apre per il Porto Antico di Ancona? In molti ne vedrebbero un’importante occasione di rilancio. Su tutti l’associazione Vista Mare, che addirittura si è lanciata in una ricostruzione alquanto avveniristica di un palco galleggiante con tribuna posta sulla banchina. Il fotomontaggio postato sulla pagina facebook dell’Associazione ha collezionato oltre 200 “like”, decine di condivisioni e commenti entusiasti. «Si tratta di un’immagine presa dal noto festival austriaco di Bregenz sul Lago di Costanza – spiega Marco Morico di Vista Mare – è stata un’idea di mia moglie Antonella, a dire la verità. Ha preso la foto del palco galleggiante, e l’ha riadattata al porto di Ancona, immaginando una soluzione simile per allestire un polo culturale in uno dei luoghi più siuggestivi del capoluogo. Ma sia chiaro, non è una proposta. Si tratta solamente di un’idea volu-

tamente visionaria, ma che vuole far riflettere sull’esigenza di poter dare una svolta culturale al Porto Antico». Come Vista Mare, anche molte altre associazioni, se non istituzioni locali, si sono lanciate in progetti, interpretazioni e libere rivisitazioni di quella porzione di città, tanto amata quanto difficile da ricollocare. Eppure un primo passo verso una naturale vocazione artistica è già stato fatto. Da Adriatico Mediterraneo, con i suoi concerti all’Arco di Traiano, ad eventi spot legati più ad uno scopo semp. licemente aggregativo e di puro intrattenimento. Qualcosa è stato fatto. Ma, onestamente, è ancora poco per definire il Porto Antico il luogo dell’espressioni artistiche della città. E pensare che una delle prime cose che Renzo Piano ha pensato di fare, all’interno del suo progetto di riqualificazione del Porto di Genova, è stato proprio l’allestimento di un’area dedicata a concerti, spettacoli e manifestazioni artistiche di vario genere. Certo, un palco galleggiante sulle acque del porto, forse, potrebbe avere dei problemi di

sicurezza. Sebbene le acque siano protette da barriere, moli e banchine, è pur sempre un mare. E nelle giornate di tempesta, anche all’interno del porto le onde creano non pochi problemi alle imbarcazioni. Figuriamoci ad un palco galleggiante. Però, al di là della ricostruzione avanguardistica, uno spazio artistico interno al porto sarebbe da non sottovalutare. Un’area di grande fascino e assai suggestiva. E a giudicare dal gran numero di partecipanti ad ogni iniziativa già svolta (dalle Notti Bianche ad Adriatico Mediterraneo, la Notte Rossa della Fiom o i festival gastronomici patrocinati dalle associazioni di categoria) viene da sé pensare che non ci sia migliore location per appuntamenti di un tale tenore. In una zona, oltretutto, perimetrata da cinta murarie forti di una storia millenaria. Il colpo d’occhio sarebbe mozzafiato. La Cattedrale che troneggia dall’alto con la sua cupola. E ai piedi del Guasco un’altra scenografia, quella di una città viva, fortemente connessa al suo porto. Non sarebbe male. Affatto.

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MSC IN PRIMA LINEA

PER IL SALTO DI QUALITA’ La compagnia svizzera s’impegna ad investire sul porto. La Responsabile territoriale di Msc, Stefania Vago: “entro tre anni Ancona sarà un home port”.

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sc spinge per l’home port delle Marche, e investe sul territorio per far sì che il progetto si realizzi quanto prima. Bocche cucite, però, sul budget de-

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di Fabio Di Giulio dicato dalla compagnia svizzera per il restyling del porto di Ancona. Intanto i tasselli che vanno a comporre l’articolato puzzle sembrano prendere la giusta posizione. E comincia a delinearsi il disegno

generale che innalza il porto del capoluogo a faro dell’Adriatico. Con una maxi authority che allarga il suo raggio d’azione fino all’Abruzzo. Frutto di una riorganizzazione che vede il porto di Ortona inseri-


DOSSIERWATERFRONT to nell’autorità di sistema portuale numero 12, denominato “Mare Adriatico Centrale”, con sede ad Ancona e comprendente anche Pescara, San Benedetto del Tronto, Falconara e Pesaro. «Questa nuova configurazione, e le strategie generali verso i porti, ci hanno convinto ad alzare l’asticella e investire maggiormente su Ancona – dichiara Stefania Vago, responsabile locale Msc Crociere – stiamo lavorando ad un progetto ambizioso che porterà Ancona e le Marche ad essere centrali in un’ottica di sviluppo del territorio». Potrebbe essere più precisa? «Certo. Provi a pensare cosa succederebbe ad Ancona e alle altre province della regione Marche se lo scalo dorico diventasse un home port. Perché è questo il progetto ambizioso, e si realizzerà in massimo 2-3 anni. Vorrebbe dire riversare su tutto il territorio decine di migliaia di visitatori. Per non parlare, poi, di tutta la partita relativa ai rifornimenti per le navi. Un bell’indotto, non le pare?».

Senza dubbio. E’ possibile quantificarlo? «Dunque, secondo uno studio che abbiamo elaborato insieme all’Università di Venezia, ogni passeggero che sbarca lascia sul territorio una cifra compresa tra i 60 e i 90 euro. E, di questi passeggeri, circa l’80% torna nei luoghi visitati durante la crociera. Già questo può darci un’idea generale del volume d’affari che potrebbe svilupparsi qualora l’home port si concretizzasse». E’ per questo che Msc ha deciso di investire in prima persona? Di che cifre si parla? «Rischierei di fornire dei dati imprecisi, in quanto l’investimento è sul lungo periodo. E ancora c’è molto da fare. Nel frattempo ci siamo adoperati per l’adeguamento della banchina 15 dove, da maggio, attraccheranno le nostre navi da 275 metri. Abbiamo chiamato una società di esperti olandesi per tutti i test e gli approfondimenti del caso, dalle prove tecniche a quelle per la messa in sicurezza. Ci siamo stati su diversi mesi. E adesso è tutto pronto per il salto di qualità». E, secondo lei, il territorio è pronto per questo salto di qualità? «Non solo è pronto, ne ha bisogno. Le Marche sono diventate centrali e strategiche per molte situazioni. Adesso è il momento di spingere sull’acceleratore, e iniziare a puntare in alto. I presupposti ci sono tutti». Ma per raggiungere questo grande obiettivo, ci vogliono anche delle sponde utili. Le ha trovate nelle istituzioni locali? «Su questo posso essere soddisfatta e convinta nel dire che da parte

dell’Autorità portuale e dell’amministrazione del capoluogo ho trovato pieno sostegno e appoggio. Parliamo la stessa lingua. Quindi il percorso ha preso subito la piega giusta. Viaggiamo tutti verso la stessa direzione. E siamo convinti che possiamo portare grossi risultati». Resta, però, un punto interrogativo enorme: dopo i giganti da 275 metri, l’intento è di far attraccare i bestioni da 300 metri. Ma non c’è ancora una banchina deputata all’ormeggio per quel tipo di tonnellaggio. Dunque? «Anche su questo stiamo lavorando in concertazione con l’Autorithy, l’amministrazione e la Capitaneria di porto con cui abbiamo impostato una proficua collaborazione. Chiaramente non ci sono delle aree all’interno del porto per far arrivare le crociere da 300 metri. Quindi stiamo valutando soluzioni alternative. Ma adesso sarebbe prematuro dare delle indicazioni. Certo è, che troveremo una soluzione anche a questo problema». Predisporsi a far parte del circuito crocieristico che conta, vuol dire anche attivarsi con politiche sul turismo che siano mirate e all’altezza. Pensa che si stia lavorando in tal senso? «Io direi che c’è sempre modo di migliorare. Posso sicuramente dire che guardo al futuro con ottimismo e grande voglia di fare. Le Marche sono un territorio interessantissimo, sebbene ancora poco conosciuto. Ecco, potremmo fare di più, sicuramente, sulla comunicazione. E spingere molto tramite il web. Mentre per quanto riguarda noi, già il solo fatto di inserire lo scalo dorico e l’intero territorio nei cataloghi internazionali, penso sia una bella campagna pubblicitaria».

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DA ANCONA A ZARA IN UN’ORA.

AMATORI: IDEA IDROVOLANTE La compagnia croata European Coastal Airlines intercettata da Amatori per il collegamento con l’idrovolante. Giambuzzi: “Non ce l’ha nessun altro porto italiano dell’Adriatico”.

di Letizia Ciaccafava

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n idrovolante per collegare Ancona alla Croazia. E’ questa l’idea dell’agenzia Amatori che potrebbe concretizzarsi entro l’anno. «Presto ci sarà il tavolo tecnico tra Enac, Autorità Portuale e Capitaneria di Porto – spiega Guido Giambuzzi, Presidente di Amatori – in base al responso vedremo se il progetto avrà uno sviluppo». L’ipotesi di posizionamento riguarderebbe la banchina 1. E si tratterebbe, in pratica, del ripristino del collegamento storico con i Balcani. Un collegamento che esisteva, addirittura, prima della seconda guerra mondiale. «Abbiamo intercettato una compagnia croata – continua Giambuzzi – la Eca (European Coastal Airlaines) che svolge proprio questo servizio in Croazia. Abbiamo già avuto un primo incontro in Capitaneria di porto con un rappresentante della Eca. Diciamo un tavolo di presentazione, non certo tecnico. Quest’ultimo ci sarà a breve.

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E sarà decisivo sul futuro del progetto». Una bella novità per il turismo locale. L’idrovolante avrebbe capienza 19 passeggeri. Ma effettuerebbe più traversate al giorno. Un’ora, circa, di viaggio. Scalo a Zara e ritorno. Ma non solo. L’imbarcazione permetterebbe di toccare anche quelle isole dagli accessi difficili. Dunque un collegamento assolutamente rivoluzionario per la costa adriatica, essendo anche l’unico di tutta l’area. L’idrovolante Italia-Croazia, al momento, non ce l’ha nessun altro porto adriatico. Un’opportunità da prendere al volo, prima che arrivi un’offerta allettante da qualche altro scalo a sud, o a nord, dell’Adriatico. «Inoltre non ci sarebbero neanche grossi costi da sostenere da parte delle istituzioni anconetane – spiega Giambuzzi – in quanto interverrà la stessa Eca ad investire sull’area per cui chiederebbe la concessione». In sostanza, Eca pagherebbe l’allestimento dei due pontili galleggianti (30 metri di

lunghezza, per 4 di larghezza) ormeggiati sulle banchine. Ma, ovviamente, chiederà una concessione per l’area in questione. Ecco, allora, che il disegno prende sempre più forma. L’idea parrebbe essere piuttosto avviata, almeno nelle sue linee progettuali. Manca solo il parere positivo della Capitaneria di porto e dell’Autorithy locale. Una svolta che porterebbe lo scalo dorico a compiere un altro importante passo avanti. «Ma occorre anche puntare su uno sviluppo omogeneo di tutta l’area portuale – prosegue il Presidente di Amatori – penso, ad esempio, alla nuova stazione marittima che, stante alle ultime informazioni, dovrebbe essere ubicata nella zona della Fiera della Pesca. Un’intervento molto urgente, sia per gli operatori, che per l’utenza. E poi l’ex mensa Fincantieri. Per quell’area sarebbe auspicabile un concorso di idee, per trovare una giusta soluzione che sia condivisa e utile al contesto».


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MR. SUPERFAST:

“ANCONA È LEADER DELL’ADRIATICO. BISOGNA PENSARE IN GRANDE” Terminal crociere, nuova biglietteria dei traghetti, la penisola. Andrea Morandi: “L’Ap ha forti stimoli. Non sono progetti da marziani, ma il futuro”.

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a venti anni sono diventate una delle icone più riconoscibili del porto dorico, le Freccerosse del mare dirette verso la Grecia con l’inconfondibile marchio Superfast. Un simbolo che forma un binomio con la famiglia Morandi, gli agenti marittimi rappresentanti della compagnia navale, oltre che rappresentanti di Msc Contenitori, il primo vettore del porto per numero di container movimentati. Negli anni il gruppo si è allargato in ogni settore dei trasporti marittimi, fino ad avviare una agenzia di viaggi, arrivando a contare circa 70 collaboratori. Il timone di questa storia centenaria oggi è in mano ai giovani fratelli Chiara e Andrea Morandi. «Ancona resta leader nell’Adriatico per traffico passeggeri. Ma bisogna pensare in grande per traghettarla nel futuro, sono stati persi troppi treni negli

di Emanuele Garofalo scorsi anni» afferma Andrea Morandi. Morandi, qual è lo stato di salute del porto? «Il porto detiene sicuramente il primato per numero di passeggeri, di camion e tir dell’Adriatico. Nel 2015, nonostante il calo dei traffici con la Grecia per le tensioni economiche dell’area, Ancona ha avuto la performance migliore, perdendo il 3% rispetto al 7% di Bari, al 12% di Brindisi, al 75% di Trieste e al 36% di Venezia. Questo non per le infrastrutture avanzate, ma perché resta lo scalo geograficamente più strategico del centro Adriatico». Questo è sufficiente? «Per traghettare Ancona nel futuro bisogna pensare in grande, ne possono beneficiare tutta la città e gli operatori del porto. È necessario un vero terminal

crociere e per i prossimi anni dobbiamo ripensare la stazione marittima dei traghetti. Il prefabbricato dove siamo ora non è adatto ad un milione di passeggeri all’anno. Giusto pensare ad un’ampia riqualificazione dell’area della fiera del Mandracchio con la nuova stazione marittima, come operatori ci rende felici e fa bene allo sfruttamento delle potenzialità della città. Il porto degli ultimi 30 anni non è cambiato molto, ma questo è il momento di non perdere altri treni, e oggi vedo una Ap che ha forti stimoli con Giampieri». L’intervento più importante? «La penisola per il nuovo attracco dei traghetti. Ad alcuni sembrava un progetto fantasioso, da marziani, in realtà è l’unica ipotesi reale per spostare traghetti fuori dal porto storico e dare alla città il famoso waterfront, quel porto antico dove si possono creare situazioni di ristoro, eventi, e che va vissuto tutto l’anno, come a Genova, per non pensare più al porto come qualcosa a sé, ma per come è: una risorsa economica per i cittadini e una parte integrante della città. Per i traghetti significa invece avere banchine con infrastrutture migliori, approdi in massima sicurezza e migliorare molto l’operatività».

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L’INVESTIMENTO IDEALE: TRASPARENTE, REALE, SICURO.

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PORTO,

‘INFINITO CONTEMPORANEO’ La rivista Mappe ha dedicato un lungo speciale ad Ancona e al suo scalo marittimo nel suo ultimo numero, uscito a fine febbraio, parlando dei tanti progetti di rilancio presentati, in grado di farlo tornare al centro del processo di sviluppo della città

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l luogo della rigenerazione urbana e del ritorno alle origini. Lo spazio dell’identità e della ricerca del futuro, della vita vera che si fa materia d’arte proiettata all’infinito. Il porto di Ancona è uno spazio profondamente legato alla città, eppure questa sembra averlo dimenticato. La gente ha perso il contatto con lo scalo marittimo, luogo che custodisce l’identità stessa della città, da sempre rivolta al mare. È di questo spazio di esistenza viva e brulicante che si è voluta occupare Mappe, rivista di studi e ricerche sull’architettura adriatica e marchigiana, nell’ultimo numero uscito a febbraio: uno speciale interamente dedicato al porto e a tutto quello che vi ruota intorno oggi e vi ha ruotato in passato, in termini progettuali. Tra le iniziative presentate, quella importante di rigenerazione degli spazi del porto antico, riaperti al pubblico la scorsa estate, con la possibilità di farne un grande ‘hub culturale’: un nido della generazione di nuove idee di sviluppo civile, che riconnettano la comunità cittadina a questo luogo. «L’idea dell’hub culturale – spiega Cristiana Colli, direttrice della rivista, alla presentazione – è molto importante: se si inizia a par-

lare in questi termini del porto, significa che c’è finalmente uno spostamento di visione interessante, e che si guarda ora a questo luogo in maniera diversa. Il mercato ittico, tra gli spazi simbolo del porto e delle sue attività – prosegue – è poi il tempio della vita vera, delle storie del mare». Storie che sono tutte ancora da raccontare, così come ha deciso di fare Mappe. «Il porto è un luogo che si può definire come infinitamente contemporaneo, il luogo dei primi e degli ultimi – continua Colli – ed è bello proprio per questo». Perché quando si parla con chi vive il porto, come i lavoratori del mercato ittico, ci si sente dire, come ricorda la direttrice, «che posti come il mercato sono un bene comune». Un’espressione di grande importanza, che aiuta a comprendere in che maniera i luoghi dello scalo dorico siano percepiti da coloro che li vivono; parole che indicano anche la strada da percorrere per il futuro, ovvero il recupero di un forte senso di comunità attorno a questi spazi, per troppo tempo dimenticati. Così, come ricorda Colli, «il porto recuperato potrà essere il vero punto di incontro tra i progetti del Distretto culturale evoluto e quelli della Macroregione, la quale dovrà

avere per forza un traino culturale». Perché la cultura, quella che passa dai luoghi del fare e del vivere contemporaneo, si fa motore di civiltà e di sviluppo economico senza paragoni. Di tutto questo si occupa Mappe, delle visioni passate e presenti del porto, che rimane «un grande museo a cielo aperto – dice Colli – che va recuperato dalla stessa città per la città». Tutto iniziò da una siepe Un intreccio di rami che andavano a formare una capanna: un groviglio che poteva rimandare a mille altri, di tipo culturale, sociale ed economico. Così è nata l’idea di parlare di Ancona e del suo porto su Mappe, come ha spiegato Cristiano Toraldo di Francia, direttore editoriale. «Tutto è partito – ha detto – dalla visione di una siepe che ho trovato nell’Oasi di Ripa Bianca di Jesi. Lì è scattato qualcosa dentro, sarà anche per analogie nascoste con la siepe di Leopardi». La siepe di Toraldo, però, era molto differente da quella del grande recanatese: non come quella leopardiana, che nascondeva l’orizzonte, ma un groviglio verde che dava spazio a pensieri diversi, inusuali. «Quella visione ha scatenato subito molti collegamenti

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DOSSIERWATERFRONT nella mia mente. Ho pensato alle ar- tecnici e formali il rinnovamento del chitetture contemporanee, che sono linguaggio, consolidato da un’approspesso smontabili e sono un insieme fondita conoscenza del razionalismo di intrecci di materia – ha prosegui- europeo». Così, il Mercato Ittico in to – e di conseguenza è scaturita l’i- mano a Minnucci diventa «un’opera dea della rete». Rete che, oggi più che mirabile, che unisce estetica e tecnomai, è il simbolo della predisposizio- logia, nella perfetta integrazione tra ne all’intreccio di popolazioni «che struttura e forma – spiega Guccione migrano sulla mappa del mondo», ha su Mappe – secondo l’insegnamento continuato Toraldo. Il porto, non di Pier Luigi Nervi». I libri di stoa caso, è crocevia di questi arriria raccontano l’origine del provi e partenze. «Si prospetta così getto: nel 1945 Mennucci, figura una sorta di arazzo di spicchio dell’aIl mercato ittico finale di popoli e vanguardia archiè il tempio della vita vera culture che si mitettonica italiana, del porto e di tutte le sue storie ricevette l’incarico schieranno tra loro di mare sempre di più». Il per il Piano di Ripasso mentale succostruzione della cessivo, per Toraldo, è stato riCittà di Ancona e nacquero così flettere sugli intrecci tipici della la Galleria Dorica, la Chiesa del cultura materiale delle Marche: «Il SS. Crocifisso e lo stesso Mercato Itpensiero è andato alla cultura conta- tico, oltre a molte altre opere. Quello dina e ai suoi intrecci materici, come proposto da Mappe si presenta, dunquelli dei cappelli di Montappone, o que, come un percorso di riscoperta quelli delle feste del Covo di Osimo e importante di una figura chiave dello Candia. Il tutto per arrivare all’intrec- sviluppo urbano della città, forse ancio centrale, quello di Ancona con il cora non abbastanza conosciuta e risuo porto, suo snodo naturale». Così, cordata dalla città stessa, specie dalle tra un passaggio e l’altro, «siamo ar- sue giovani generazioni. rivati a scegliere di raccontare quello Poi nella rivista si rivolge lo sguardo a che ricongiunge la città al porto», ha un’Ancona che diventa Lab culturale concluso. ed economico nuovo, grazie a diverse iniziative che si sono sviluppate negli Da Minnucci al futuro, passando per le ultimi anni: dai progetti universitari strade del mare per la rigenerazione architettonica e La prima tappa del percorso di Map- urbana dell’arco portuale, fino a Strape alla riscoperta del porto è quella tegicancona, progetto di sviluppo sodell’incontro ideale con l’architetto ciale ed economico che il Comune ha maceratese Gaetano Minnucci, gran- iniziato a impostare lo scorso anno. de protagonista del Novecento e idea- Un progetto con cui arrivare fino al tore dell’edificio del Mercato Ittico di 2025, immaginando la strada da perAncona. Margherita Guccione, diret- correre per la crescita del capoluogo trice del museo MAXXI Architettura di regione in maniera condivisa tra di Roma, che dà il suo prezioso con- organizzazioni pubbliche, private e tributo alla rivista, lo descrive come cittadine. Da qui al racconto dei promaestro le cui architetture «esprimo- getti di sostenibilità urbana di Ancono nel loro insieme un’idea di moder- nAmbiente il passo è breve. Così una nità capace di rielaborare in termini sezione di Mappe è dedicata alla cam-

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pagna informativa del 2015 sul rispetto per l’ambiente, condotta usando sia con la fotografia, sia installazioni artistiche all’Università Politecnica, per sensibilizzare i giovani sul tema. Dalla salvaguardia dell’ambiente si passa poi al tema della rigenerazione dell’ambiente stesso, con i progetti di riqualificazione del fronte mare del porto ideati dal Laboratorio di tesi di laurea in composizione architettonica e urbana del corso di Ingegneria Edile Architettura della Politecnica: i ragazzi del laboratorio, seguiti dai docenti, hanno pensato alla rigenerazione della ex stazione marittima, al riuso dei silos e delle banchine con edifici adibiti a uso congressuale e anche al progetto di un nuovo parco cittadino che unisca il porto turistico al porticciolo di Torrette. Il centro storico anconetano, invece, torna centrale nell’approfondimento dedicato al progetto Re-cycle library, tenutosi a fine 2015 al Mercato delle Erbe, curato da Pippo Ciorra e dal suo team del corso di Progettazione e Architettura urbana della Saad di Ascoli Piceno. Tolti ortaggi e pesce dai bancali, il Mercato si è trasformato in quei giorni in un luogo rigenerato, in cui hanno trovato posto immagini della città, plastici e linee colorate a terra: queste stavano a segnare una sorta di percorso urbano metropolitano che guidava il visitatore alla scoperta di uno spazio portato a nuovo uso. Il Mercato, dunque, è stato inteso come spazio plasmabile, secondo un’idea di riciclo urbano che è la stessa pensata per il porto e i suoi spazi. Porto che, dopo tanti anni di studi e progetti di riqualificazione, ora si spera possa vivere una stagione nuova, con architetture riqualificate non più solo immaginate, ‘clandestine’, come conclude Mappe, ma finalmente realizzate.


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Foto: Pop Up! Festival – MAC

QUANDO PESCHERECCI E MOLI RITROVARONO L’ANIMA Del passaggio ad Ancona di Pop Up, festival d’arte contemporanea, sono rimaste molte tracce: le opere degli artisti che dipinsero navi, silos e molti altri manufatti del porto rimangono segni tangibili di un esperimento da cui ripartire per fare dello scalo dorico uno spazio di nuove esperienze e visioni

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ppaiono all’orizzonte all’improvviso, quando si percorre il tratto che dal Teatro delle Muse porta alla Mole Vanvitelliana, e si mostrano in tutta la loro imponenza: sono i due giganteschi silos che vennero dipinti da due artisti, Blu ed Ericailcane, per il festival di avanguardia artistica ur-

di Silvia Baldini bana Pop Up del 2008. In uno è raffigurato un enorme pesce ‘in bottiglia’, vestito da marinaio, che guarda il cielo come a supplicarlo, a chiedergli come mai sia finito lì dentro; appare come in equilibrio precario, fermo lì in un istante senza tempo, fino a quando lo vorrà il colore. Nell’altro silos, subito a fianco, c’è un palomba-

ro, sempre intrappolato in una bottiglia, che si osserva le mani, diventate chele di granchio. Un’immagine che cattura subito l’attenzione di chi osserva il porto di Ancona, e che si presenta come uno spettacolo inedito. Sono altre nove, oltre ai silos, le opere che è possibile ammirare ancora oggi tra il porto e il centro storico,

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non ancora consumate dal tempo, realizzate nell’ambito di Pop Up. Il Festival fu un’iniziativa dall’associazione Mac-Manifestazioni artistiche contemporanee: «Per questa manifestazione, la cui ultima edizione si è svolta nel 2015, solitamente invitiamo artisti di tutto il mondo a realizzare opere d’arte pubblica su luoghi e architetture non convenzionalmente destinate alle arti», dice Monica Caputo, fondatrice e Project manager di Mac e Pop Up. Il Festival tornò ad Ancona nel 2009 e 2010, dopo il primo passaggio del 2008. «Una scelta consapevole, perché ritenevamo che Ancona avesse bisogno di una spinta, e decidemmo di interessarci al porto perché lo credevamo l’anima della città», spiega Caputo. «Non si trattava di colorare solo i muri delle strutture del porto, ma di portarlo alla luce, con i suoi valori. Così invitammo 30 artisti a misurarsi, ad esempio,

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con gli scafi delle navi e dei pesche- tuire significati importanti: non solo recci – prosegue - e fu un’esperienza quelli connaturati all’operazione Pop molto bella, anche perché il lavoro Up, ma quelli nascosti intrinsecamencon i pescatori si rivelò estremamente te in tutta l’architettura urbana diinteressante». Non mancarono nem- menticata della città di Ancona e nelmeno gli intoppi. «Per i pescatori il le sue possibilità di recupero tramite peschereccio è casa – dice la direttri- arte e cultura. «Il lascito di Pop Up è ce di Mac – e non fu facile convincere stato notevole: per tre anni Ancona tutti quanti del lavoro che stavamo è diventata un centro di produzione facendo, ma ne uscì qualcosa di stra- artistica internazionale e il porto è ordinario». Si arrivò, così, ad avere stato lo scenario che maggiormente proprio ad Ancona l’unica flotta di ha beneficiato di questo clima», dice pescherecci del Mediterraneo dipinta Caputo. «Pop Up ha offerto nuove e trasformata dalle opere di 25 artisti, visioni e possibili scenari, anche di un vero spettacolo di bellezza e no- riconversione dei luoghi portuali, per vità. «Anche l’esperimento sui silos pensare a nuove modalità di utilizzo è stato importante – spiega Caputo e fruizione degli stessi», continua la – perché fino all’intervento degli fondatrice di Mac. Azioni, quelle artisti di Pop Up, erano visti come legate a Pop Up, che sono divenelementi deturpanti per la città. tate «occasione di rilancio e proUna volta dipinmozione della città Ancona aveva bisogno di una e del porto, nella loti, sono diventati un simbolo nuovo spinta, per questo portammo qui gica del marketing Pop Up. Il porto era per noi della città stessa». I culturale e turistil’anima della città , due giganti, infatti, co», prosegue. Senappaiono ancora e deve tornare ad esserlo oggi za dimenticare di più che mai oggi trasformati sottolineare che la nella loro essenza, città a volte ha colto rimodellati in maniera gentile da l’opportunità di rinascita offerta un’arte che diventa lo strumendal festival, altre volte no, perché to ideale per attribuire significati «questo sarebbe potuto diventare nuovi a elementi d’architettura ur- un cluster di arte contemporanea rebana imprigionati nell’abbandono. gionale di rilievo internazionale, speCome i silos, sono visibili ancora oggi cifico sulla città e sul Porto di Ancoanche gli esperimenti pittorici del ci- na». Oggi, comunque, Pop Up è una clo de ‘La foresta dei giganti’, grandi realtà più che mai viva e ci sono altri dipinti sui pilastri della sopraelevata progetti in cantiere per Ancona: «Si alla rotatoria della Fiera della Pesca pensa alla creazione di itinerari temache ne mutano profondamente la per- tici e pacchetti d’accoglienza turistici cezione. All’epoca fu dipinta anche – conclude Caputo – e tra poco ripeteuna grande balena sulla parete alta al remo l’evento Pop Up! Bike Tour che Mercato Ittico dall’artista Andreco, di abbiamo realizzato lo scorso anno in cui oggi rimane solo una piccola trac- città, sempre in zona porto: un gran cia: un cetaceo in viaggio alla ricerca numero di partecipanti ha manifestadel suo habitat naturale, partito sim- to interesse e curiosità per la riscoperbolicamente dal Museo della Città. ta di quei luoghi e per l’Urban Art di Tracce, segni, visioni che ancora oggi, Pop Up. È stata una piacevole sorprea distanza di tempo, possono resti- sa».


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AERDORICA VERSO LA PRIVATIZZAZIONE. DELVECCHIO: “TRATTATIVE CON GRANDI PARTNER INTERNAZIONALI” Il nuovo Cda punta a riequilibrare il bilancio societario, per poi procedere con la privatizzazione. Trattative top secret. In arrivo, intanto, nuove tratte per l’estate: Ibiza, Palma de Maiorca, Formentera e Barcellona.

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di Guido Guidi

Non c’è porto, senza aeroporto. I due scali sono fortemente connessi, in un’ottica di sviluppo omogeneo e sinergico di tutto il territorio regionale. Ma l’aeroporto di Falconara viene da una situazione drammatica di conti in profondo rosso. Quasi 42 milioni di debiti nel 2014. Ritardi nel pagamento degli stipendi ai dipendenti. Sinda-

cati sul piede dei guerra. E’ questo lo scenario presentatosi al nuovo Cda di Aerdorica composto da Lorenzo Catraro (Presidente), Andrea Delvecchio (Ad) e Federica Massei (Consigliere). Risollevare le sorti dell’aeroporto non sarà per niente facile. L’aeroporto è gestito dalla società di handling Aerdorica SpA, con capitale sociale per

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DOSSIERWATERFRONT circa l’80% della Regione Marche, per il 15% circa di imprenditori locali e per il restante 5% della Provincia di Ancona e del Comune di Ancona. Il 7 agosto 2015 la Regione Marche e gli altri soci approvarono l’ingresso, come socio di maggioranza al 53%, della Novaport Italia Srl, controllata dalla Novaport - Russian airports Ltd, che si riprometteva di aumentare la quota societaria successivamente, ma il 28 ottobre 2015 Enac congela la privatizazione dell’aeroporto e quindi l’operazione viene bloccata. In seguito a questo si è aperta una stagione difficile per la gestione dello scalo aeroportuale di Falconara. Periodo che è culminato con le dimissioni in blocco del vecchio Cda composto dal presidente Giovanni Belluzzi, Paolo Costanzi e Pietro Talarico. Belluzzi era stato proposto dalla Regione Marche durante l’ultimo mandato del presidente Spacca. Un percorso tutto in salita che, ad un certo punto, è sfociato nelle dimissioni, a fine ottobre scorso, dell’intero Cda. «Ora si apre un nuovo capitolo – annuncia Delvecchio – dobbiamo guardare al futuro di questo scalo, importante e nevralgico per tutto il territorio».

E in un’ottica di sintesi con il porto, cosa si sta progettando? «Abbiamo fatto un esperimento di pacchetto volo più imbarco con Costa Crociere. Ed ha avuto un riscontro positivo. Ora non resta intensificare i nostri rapporti con l’Autorità portuale, e con tutti i principali attori di quell’area che operano nel settore. In fondo lo scalo aeroportuale di Falconara altro non è che un’immensa porta

Bene, ma restano i debiti a cui far fronte. Quali soluzioni all’orizzonte? «Una sola, la privatizzazione. Stiamo trattando con importanti società a livello internazionale. Entro l’anno contiamo di chiudere la miglior trattativa per procedere con la privatizzazione di Aerdorica».

sull’Europa. E dobbiamo interpretarlo secondo una doppia funzione: importiamo turisti dal mondo nelle Marche, ma anche le Marche nel mondo. Se parliamo, poi, di merci, allora la vicinanza tra porto e aeroporto è ancor più strategica. Insomma le potenzialità sono elevatissime. Bisogna saperle sfruttare al meglio».

IN ARRIVO NUOVE TRATTE VERSO PALMA DI MAIORCA, IBIZA, FORMENTERA E BARCELLONA

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Novità nei contatti con le maggiori capitali europee? «Guardi, in poco tempo abbiamo già raddoppiato i voli su Monaco, consentendo addirittura di fare andata e ritorno in un solo giorno. Questo è scaturito da una richiesta che ci è pervenuta dagli industriali marchigiani. Un chiaro segno di vicinanza, da parte nostra, alle esigenze delle imprese del territorio. Mentre un’importante novità in ambito turistico, per l’estate in arrivo, saranno i voli verso Palma di Maiorca, Ibiza, Formentera e Barcellona». Le Marche godono di una posizione geografica strategica anche in funzione della Macroregione Adriatico-Ionica. Ci sono in arrivo collegamenti che favoriscano i contatti con le nazioni che ne fanno parte? «Assolutamente sì. Anzi, stiamo preparando tratte che colleghino l’aeroporto di Falconara con tutte le principali destinazioni dei Paesi che fanno parte della Macroregione. Nel frattempo, però, stiamo lavorando intensamente anche ad altre destinazioni europee: Parigi, ad esempio. Ma anche con i grandi centri italiani, penso a Milano. Insomma, il massimo impegno del nuovo Cda è profuso a garantire un luminoso futuro all’aeroporto, in vista di un percorso di crescita di cui ne gioverebbe tutta la regione. Senza dubbio».



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LE MARCHE SUL PODIO DEL CALZATURIERO ITALIANO.

Ora è caccia ai nuovi mercati. Export in calo nel 2015, le crisi interazionali frenano il settore, ma la scarpa resta il biglietto da visita nel mondo delle aziende marchigiane.

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e crisi internazionali frenano il calzaturiero, il 2015 si è confermato un anno tutto in salita per il settore e anche il primo semestre del 2016 si annuncia all’insegna della prudenza. Le sanzioni contro la Russia, la stagnazione europea, le tensioni finanziarie in Cina e nel Far East mettono alla prova il modello della scarpa marchigiana, ma per le aziende la strada vincente resta l’export nel mondo. E allora la scommessa è l’apertura di nuovi mercati, come negli Stati Uniti, in Medio Oriente, Corea del Sud e Iran. È questo il quadro tracciato dal report pre consuntivo del 2015 dall’associazione di categoria Assocalzaturifici, elaborato sulla base dei dati aggiornati allo scorso febbraio. Le Marche si confermano sul podio delle calzature italiane per il valo-

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di Emanuele Garofalo

re fatturato dell’esportazione, die- no registrato un export del valore di tro sole a Veneto e Toscana. I brand 1,245 miliardi di euro: il 4% in meno “made in Marche” da soli fanno re- rispetto allo stesso periodo del 2014, gistrare il 18% dell’intero export ita- quando l’export marchigiano ha sfioliano. La conferma arriva nonostante rato la cifra di 1,3 miliardi di euro. un 2015 giocato in difesa e segnato da Numeri in calo rispetto al trend italiarisultati negativi. Tra le sette regioni no, che invece ha visto aumentare del italiane a vocazio2% il valore totale IL CALZATURIERO ne calzaturiera, dell’export suMarche e Emilia ALL’ESTERO VALE 1,2 MILIARDI perando la cifra Romagna pagano DI EURO, È IL 10% DI TUTTE LE di 8,5 milioni di infatti più di tutte ESPORTAZIONI DELLE MARCHE. euro, per un volule crisi internaziome di produzione nali che hanno colpito gli stati dell’a- di oltre 191 milioni di scarpe. Nonorea Csi e l’estremo oriente. Gli effetti stante la frenata, il calzaturiero resta della recessione economica legata al però uno dei biglietti da visita delle crollo del prezzo del petrolio e alla Marche nel mondo, rappresentando conseguente svalutazione monetaria, oltre il 10% dell’intero valore delle acuiti dal perdurare delle tensioni esportazioni regionali. È stata dungeo-politiche e dalle sanzioni econo- que una battuta d’arresto rispetto al miche in atto, hanno messo a dura triennio di crescita tra il 2010 e il 2013, prova i distretti con una forte propen- quando lo spettro della recessione eusione verso questi mercati di sbocco. ropea si è combattuto soprattutto graE infatti nel periodo gennaio-settem- zie al traino dei mercati extra Ue, in bre dello scorso anno le Marche han- primis Cina e Russia.


MARCHEdaESPORTAZIONE Oggi chi sono i clienti internazionali delle aziende marchigiane? In testa ai Paesi di destinazione, la Germania scavalca la Russia come primo mercato per un valore di 153 milioni di euro. La Russia scivola al secondo posto, con un valore delle esportazioni di 123 milioni (meno 33,7% rispetto al 2014) a causa del crollo del commercio con gli Stati dell’area Csi causato dalle sanzioni internazionali e dalla caduta della domanda. Al terzo posto, balza il mercato statunitense: gli Usa hanno segnato un 30% in più nei primi 9 mesi del 2015, arrivando a toccare un valore di 118 milioni di euro per i prodotti delle Marche, tra calzature e parti di calzature. Tra le province marchigiane, il cuore del distretto calzaturiero resta saldamente nel fermano, con un valore di 673 milioni di euro di esportazioni nei primi 9 mesi del 2015, territorio seguito dalla provincia di Ascoli con 203 milioni di euro. Non sono ripartiti invece i consumi interni italiani. Nel 2015, la domanda di calzature delle famiglie italiane, elaborata da Assocalzaturifici sulla base del Fashion Consumer Panel di

Sita Ricerca, evidenzia flessioni dello 1,2% in quantità e del 2,4% in spesa, con prezzi medi in ribasso dello 1,3%. Per l’ottavo anno consecutivo gli acquisti delle famiglie registrano dunque un segno negativo in volume, nonostante la flessione sia decisamente meno importante rispetto al triennio precedente e non siano mancati durante l’anno i segnali di rallentamento della caduta, a favore della ripresa dei consumi. Sul fronte dell’occupazione, il Jobs Act sembra aver dato i suoi risultati a livello nazionale, ma anche in questo caso le Marche sono in controtendenza. Il dato positivo infatti sono i 432 addetti in più nel calzaturiero italiano, un saldo positivo degli occupati che non si vedeva dal 2011. L’effetto positivo non si è però visto nelle aziende della regione: i lavoratori del calzaturiero nelle 3.552 attività marchigiane, tra imprese artigiane e industriali, a dicembre 2015 erano 28.822, con una perdita di occupazione di circa 478 persone rispetto all’anno precedente. Di fronte a questo quadro altalenante, le risposte delle aziende del settore sono arrivate dal tradizionale appuntamento del Micam, la mostra internazionale di Milano che si è svolta lo scorso febbraio. Anche per la scarpa, la parola chiava di questo Micam è stata “innovazione”, nei ma-

Germania, Russia e Usa i primi tre mercati per il made in Marche. La domanda italiana ancora congelata.

teriali e nei sistemi di produzione, con tessuti ultra tecnologici, spesso abbinati nel rispetto dei più tradizionali sistemi di lavorazioni delle pelli e dei materiali naturali. L’edizione numero 81 del salone internazionale delle calzature si è chiusa vantando un bilancio positivo e confermandosi come uno dei principali eventi mondiali del settore. C’è stata una ripresa dei visitatori, ben 32.703, per la metà stranieri, arrivati ai padiglioni espositivi di Rho per incontrare i 1.456 gli espositori di cui 821 italiani. Rispetto all’edizione di febbraio 2015 si è registrato un incremento dei visitatori dell’1,8% mentre rispetto all’edizione di settembre le percentuali registrano un + 6%. Un aumento dei “buyers” internazionali, con 16.343 visitatori provenienti da oltre 130 Paesi, dove le delegazioni più numerose sono state dalla Spagna, dalla Germania e dalla Francia (quest’ultima con un significativo +12,5%). Come soluzione alle tensioni internazionali, il calzaturiero cerca nuovi sbocchi per le sue esportazioni. Si guarda perciò agli Stati Uniti e al Medio Oriente, in particolare per le scarpe di alto valore e alla Corea del Sud, che da qualche anno dà ottime soddisfazioni alle aziende italiane, anche se la Cina resta un mercato chiave sia per le quantità che assorbe sia per il prezzo mediamente alto del prodotto che vi viene venduto. Tra le nuove frontiere delle imprese ci sono il Sud America e, in una prospettiva di più lungo termine, l’Iran, dove Assocalzaturifici ha condotto una missione esplorativa lo scorso dicembre. Il prossimo appuntamento per il Micam è dal 3 al 6 settembre, sempre alla fiera di Milano (Rho), per l’edizione autunnale della mostra internazionale dedicata al mondo delle calzature.

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Unione europea Fondo sociale europeo

DAL 22/03/2016 SONO APERTE LE ISCRIZIONI AL PERCORSO DI ISTRUZIONE FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE - IFTS:

“TECNICO SUPERIORE DELLA GESTIONE DEGLI EVENTI E FATTI CULTURALI” (TECNICHE PER LA PROMOZIONE DI PRODOTTI E SERVIZI TURISTICI CON ATTENZIONE ALLE RISORSE, OPPORTUNITA’ ED EVENTI NEL TERRITORIO)

POR MARCHE FSE 2014/20. Asse 3 P.d.l. 10.4 Scheda n. 192160 - Autorizzato e finanziato con D.D.P.F. N. 315/IFD del 18/11/2015 SOGGETTO PROPONENTE: GGF GROUP SRL Via I Maggio, 156 - 60131 ANCONA (AN) OBIETTIVI DEL CORSO: Il progetto formativo si pone l’obiettivo di formare delle figure qualificate per la gestione degli eventi e delle manifestazioni legate alla cultura nel senso più ampio della sua accezione, valorizzando le bellezze storiche, artistiche e ambientali della Regione Marche al fine di promuovere il territorio marchigiano e le sue potenzialità. Al termine del percorso formativo gli allievi saranno in grado di: identificare ed erogare servizi turistici finalizzati a valorizzare e integrare risorse ambientali, culturali ed enogastronomiche nel territorio; ideare e realizzare eventi culturali; implementare azioni di marketing e applicare specifiche tecniche di comunicazione e web marketing al fine di promuovere l’evento culturale; interagire nel gruppo di lavoro, adottando modalità di comunicazione e comportamenti in grado di assicurare il raggiungimento di un risultato comune e assumere comportamenti e strategie funzionali ad un’efficace ed efficiente esecuzione delle attività. REQUISITI D’ACCESSO DESTINATARI: Corso riservato a 20 partecipanti (11 posti riservati alle donne) con i seguenti requisiti: - Età superiore a 18 anni; - Occupati, Disoccupati e inoccupati; Titolo di studio: in possesso del diploma di Istruzione Secondaria Superiore o in possesso del diploma professionale tecnico di cui al decreto legislativo 17/10/2005 n. 226 art. 20 c.1 lettera c. (E’ consentito l’accesso anche a coloro che, pur sprovvisti di tali titoli, dimostrino il possesso di adeguate competenze alfabetiche e matematiche funzionali che contengono i requisiti essenziali per l’accesso a un canale di istruzione e formazione di livello post-secondario e quindi di 3° livello). SEDE DEL CORSO: Istituto d’Istruzione superiore L. Cambi – D. Serrani Via S. di Santarosa 2/a – Falconara Marittima (AN) DURATA CORSO: 800 ore (392 ore di stage, 396 ore d’aula, 12 ore esame finale). Sono previste indicativamente 4-5 lezioni settimanali. Inizio corso: Maggio 2016 Fine corso: Febbraio 2017 PROGRAMMA DIDATTICO: UC 1 – Competenza tecnico professionale: Identificare ed erogare servizi turistici finalizzati a valorizzare e integrare risorse ambientali, culturali ed enogastronomiche del territorio. UC 2 – Competenza tecnico professionale: Ideare e realizzare un evento culturale e promuovere il territorio marchigiano. UC 3 – Competenza tecnico professionale: Implementare azioni di marketing ed applicare specifiche tecniche di comunicazione e web marketing al fine di promuovere un evento culturale nel territorio. UC 4 – Competenza relazionale: Interagire nel gruppo di lavoro, adottando modalità di comunicazione e comportamenti in grado di assicurare il raggiungimento di un risultato comune. UC 5 – Competenza gestionale: Assumere comportamenti e strategie funzionali ad un’efficace ed efficiente esecuzione delle attività. 40 www.mlmagazine.it

SELEZIONI: I candidati devono considerarsi convocati per la selezione il giorno 26 aprile 2016 alle ore 9.00 presso la sede dell’ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIRE CAMBI-SERRANI in via Santorre di Santarosa n. 2/a Falconara Marittima (AN) In caso di assenza si perderà il diritto alla partecipazione al corso. La selezione avverrà mediante una prova scritta: un test a risposta multipla sulle materie oggetto del corso (comunicazione, marketing inglese e informatica/Web), un colloquio sulle materie oggetto del corso, motivazione alla partecipazione, valutazione dei titoli di studio e requisiti professionali. ATTESTATO FINALE: A coloro che avranno frequentato almeno il 75% delle ore del corso e che superano le prove finali verrà rilasciato un CERTIFICATO DI SPECIALIZZAZIONE TECNICA SUPERIORE corrispondente al livello EQF n4. Verranno riconosciuti i seguenti crediti formativi universitari: 8 CFU per l’insegnamento di Marketing OPPURE 10 CFU per le attività di stage/tirocinio. Tali CFU saranno riconosciuti per il corso di Laurea Triennale in Lingue e Culture Straniere presso l’università di Urbino ed avranno durata di 3 anni, a partire dal termine del corso IFTS. MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE: La partecipazione al corso è completamente GRATUITA in quanto finanziato dal Fondo Sociale Europeo – Regione Marche. E’ prevista un’indennità di frequenza per gli allievi che avranno frequentato almeno il 75% delle ore corso ed un rimborso spese viaggio per gli allievi residenti fuori del Comune sede del corso, limitatamente all’uso dei mezzi pubblici (verranno rimborsati solo gli abbonamenti nominativi, i biglietti non nominativi non verranno rimborsati). SCADENZA E MODALITA’ DI ISCRIZIONE: La domanda dovrà essere inviata a mezzo raccomandata a/r (farà fede il timbro postale) o consegnata a mano entro e non oltre il giorno 19 aprile 2016 e dovrà essere corredata di: • Domanda di iscrizione (modello placement All.9) • Copia del documento d’Identità; • Curriculum Vitae Europeo, • Certificato del Centro per l’impiego che attesti la condizione di disoccupazione o attestazione stato lavorativo. Tutta la documentazione dovrà pervenire al seguente indirizzo: GGF Group S.R.L. Via I Maggio, n 156 - 60131 Ancona Rif. Scheda 192160 La modulistica è disponibile sui siti: sidagroup.com sezione news ggfgroup.it sezione news Qualora dalla domanda presentata si dovesse evincere la mancanza di uno soltanto dei requisiti di ammissione, si perderà il diritto di partecipazione al corso. Per informazioni: Tel.: 071. 28 521 Dr.ssa Dorsi Lisa Mail: l.dorsi@sidagroup.com Dr.ssa Brunetti Martina Mail: corsi@sidagroup.com


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“MADE-IN”, L’ETICHETTA CHE FA LA DIFFERENZA Da sempre i produttori marchigiani rappresentano l’eccellenza della calzatura italiana nel mondo. Annarita Pilotti (Assocalzaturifici): “Le nostre aziende, nonostante il momento difficile, continuano a rappresentare il fiore all’occhiello del comparto”.

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ssocalzaturifici è l’associazione che rappresenta a livello nazionale le imprese a carattere industriale che operano nel settore della produzione delle calzature. Conta circa 700 aziende iscritte ed è portavoce dell’eccellenza del settore calzaturiero italiano. Un settore che, nel suo insieme, fattura 7,1 miliardi di euro, occupa oltre 79.000 addetti ed esporta più dell’80% della produzione. Assocalzaturifici rappresenta gli interessi delle imprese associate interloquendo con l’organo di cui è membro diretto e attivo, Confindustria, massima organizzazione economico-politica degli industriali in Italia. Si relaziona con Istituzioni nazionali (Ministeri, Regioni, Istituto del Commercio Estero, Università, Camere di Commercio e Aziende Speciali) ed Europee (Commissione Europea, Parlamento Europeo in primis), attraverso la Confederazione Europea della Calzatura, per avvicinarle ai temi sensibili del settore calzaturiero. Inoltre Assocalzaturifici collabora con i più importanti Enti Fieristici nazionali e internazionali (Milano, Düsseldorf, Parigi, New York, Las Vegas,

di Chiara Bartolomei Hong Kong e Mosca) per assicurare le migliori condizioni operative alle imprese nell’ambito dell’organizzazione di mostre ed altre iniziative di internazionalizzazione. Rappresenta la controparte unica nella contrattazione e nella stipula del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro con i Sindacati dei Lavoratori. Ed articola, infine, la propria attività su molteplici altre aree di interesse per il comparto calzaturiero. «Il 2015 per l’intero settore calzaturiero si è archiviato con risultati inferiori alle attese – spiega Annarita Pilotti, Presidente Assocalzaturifici e titolare insieme al marito Graziano Cuccù del calzaturificio Loriblu - in particolare le esportazioni marchigiane hanno registrato un calo del 2,2% in valore rispetto al 2014». Dunque un giudizio negativo su tutta la linea? «No, non sarei assolutamente così drastica. I consumi asfittici in Italia e in Europa, la frenata del Far East (per la crisi economica giapponese e le turbolenze finanziarie in Cina) e, soprattutto, il crollo della domanda in Russia e nei Paesi dell’area CSI, sono le “dinamiche chiave” dell’attuale complessa fase di mercato. Il settore calzaturiero ad ogni modo è riuscito

a contenere la flessione dei livelli produttivi, nonostante i molteplici ostacoli sia sui mercati esteri che su quello nazionale». Quali i punti di forza delle aziende marchigiane, e quali invece i punti deboli e le criticità? «I produttori marchigiani rappresentano da sempre l’eccellenza della calzatura italiana nel mondo grazie alla competenza manifatturiera e alla invidiabile qualità dei prodotti. Nell’ultimo decennio realizzavano il 20% del loro fatturato estero in Russia

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MARCHEdaESPORTAZIONE e nell’area CSI. Questo trend però negli ultimi anni ha accusato una forte battuta d’arresto, causata dalla svalutazione del rublo e delle altre monete nei Paesi della CSI che riduce il potere d’acquisto dei consumatori e colpisce soprattutto i prodotti di fascia alta e lusso tipici del Made in Italy, realizzati in buona parte nei distretti produttivi marchigiani. Questa situazione è ulteriormente aggravata, è fondamentale ricordarlo, dalle sanzioni inflitte alla Russia dalla UE e dagli Stati Uniti, le quali determinano un clima di incertezza e acuiscono il problema di liquidità di molti clienti».

che l’Europa non ha e che hanno invece tutte le maggiori aree del mondo. Il paradosso è che noi dobbiamo etichettare quanto esportiamo, mentre paesi come Australia, Corea, Cina, Giappone non hanno quest’obbligo nei nostri confronti. E ciò ci penalizza fortemente. Faremo il possibile affinché l’UE riconosca l’importanza della nostra manifattura sana e di qualità, e che venga riconosciuta e tutelata l’eccellenza della nostra produzione manifatturiera e di tutti i consumatori europei, che finalmente potrebbero acquistare in maniera trasparente in Europa».

anno stiamo conoscendo. Stiamo lavorando assieme all’assessore Manuela Bora (Attività Produttive Regione Marche) per realizzare un piano internazionale di rilancio del settore calzaturiero e per indire un bando di concorso rivolto alle aziende che investono in innovazione e nella realizzazione dei campionari. Inoltre, proprio durante lo svolgimento di theMICAM (14-17 febbraio a Fiera Milano), ho proposto al presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni un tavolo tra le Regioni che raccordi le singole iniziative locali a supporto delle aziende calzaturiere».

Le aziende del territorio riescono ad imporsi nei mercati esteri (tenendo conto anche dei grandi competitor nazionali)? Se sì, in che modo? «Certo. Il nostro Made in Italy è conosciuto in tutto il mondo e non esisterebbe il mondo della calzatura senza la manifattura italiana e, in particolare, senza quella marchigiana. Le nostre aziende continuano a resistere e, nonostante il momento difficile, continuano a rappresentare il fiore all’occhiello del comparto. Purtroppo però nell’ultimo anno abbiamo assistito alla battuta d’arresto proprio nei paesi che ricoprivano un ruolo strategico per il calzaturiero marchigiano. La situazione più critica – come ho già detto – si è rivelata quella relativa ai mercati dell’ex-Unione Sovietica, dove le vendite si sono ridotte nel complesso di circa 1/3, sia in quantità che in valore».

Per quanto riguarda le Pmi del settore, esistono dei consorzi per far sì che anche i “piccoli” possano aggredire i mercati esteri. E’ questo un buon metodo? «Le imprese hanno il supporto di Assocalzaturifici. Abbiamo deciso, infatti, di incentivare le aziende che partecipano agli appuntamenti internazionali organizzati dalla nostra Associazione per la promozione del Made in Italy calzaturiero. Abbiamo approvato un pacchetto di agevolazioni destinate alle imprese con l’obiettivo di rafforzare la politica promozionale e il consolidamento del settore sui mercati esteri, supportando i grandi sforzi che le aziende stanno mettendo in atto per mantenere la competitività sui mercati internazionali in un momento di prolungata difficoltà».

Nell’era del digitale, come vede il futuro di questo settore? «La comunicazione multi canale e l’e-commerce possono essere un’importante chiave per raggiungere il consumatore 2.0, sempre più dinamico e interattivo. Da dicembre scorso, infatti, Assocalzaturifici offre alle aziende associate la possibilità di iscriversi gratuitamente a “We chat”, una nuova piattaforma digitale rivolta principalmente al mercato cinese, che rappresenta uno spazio virtuale dove raccogliere e mettere in connessione le iniziative dell’Associazione, i trend, le novità del settore e i servizi dedicati alle aziende. La priorità è infatti inculcare nel consumatore il carattere di pregio ed eccellenza delle calzature Made in Italy, rafforzandone la reputation nelle comunità web e, da qui, creare un collegamento diretto alle piattaforme e-commerce di ciascun marchio».

Il traino del Made in Marche è un buon volano? «Un ottimo volano. Ma se volgiamo tutelare veramente la nostra manifattura è sul tema del Made-In, l’etichetta di origine obbligatoria, che dobbiamo insistere. Un una norma

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In un momento di forte crisi del Paese, le imprese quanto possono sperare che le istituzioni siano una buona sponda per ripartire? «Le nostre imprese, che contano 77mila addetti, hanno bisogno anche del sostegno delle istituzioni, soprattutto in una fase di mercato complessa come quella che ormai da qualche


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MARCHEdaESPORTAZIONE

IL MADE IN MARCHE, un successo da esportazione Grazie ad un configuratore 3D, il cliente personalizza le proprie scarpe online. E’ l’intuizione di Design Italian Shoes, azienda di Montecosaro che spopola in Usa.

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Montecosaro le scarpe si creano sullo smartphone. Colore, modello, customizzazione completa con un click. E’ l’intuizione di tre imprenditori: Andrea Carpineti, Michele Luconi e Francesco Carpineti, titolari della Design Italian Shoes. La mission: scarpe artigianali di lusso, create direttamente dal cliente. Fin qui nulla di parti-

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di Graziella Mastronicola colare. Ma la marcia in più viene dal poter scegliere tutti i dettagli tramite il sito web dell’azienda. Stringhe, suola, colore delle cuciture, tipo di pelle. E il risultato finale lo si può già vedere, sempre sul sito, grazie ad una riproduzione in 3D del modello che si sta andando a comporre. Poi, una volta confermate tutte le variazioni, non si deve far altro che clickare su “Acquista”. E il paio di scarpe sarà a casa del cliente in 10 giorni. Tutto qua? Sì, tutto qua. Una semplice intu-

izione che, però, sta facendo crescere a dismisura l’azienda di Montecosaro che, oltre lo showroom nella città natale, ha inaugurato molto presto altri punti vendita, in Italia e all’estero: Milano, Mosca, New York, Zurigo, Andorra. «Tramite questo servizio innovativo abbiamo voluto portare nel web i nostri artigiani – spiega l’imprenditore Andrea Carpineti - dando la possibilità a qualsiasi cliente, dislocato nel mondo, di creare la propria scarpa personalizzata grazie al nostro


MARCHEdaESPORTAZIONE configuratore 3D. Una scarpa unica, che viene poi realizzata dalle sapienti mani dei maestri calzolai delle Marche». In una fase di forte crisi globale, un servizio come il vostro può rappresentare una via d’uscita utile e intelligente per avvicinarsi sempre di più alle esigenze dell’utente/cliente? «La personalizzazione è uno dei trend a livello mondiale in molti settori industriali. Oggi abbiamo tutto, e quindi bisogna stimolare il consumatore con nuovi servizi. Avere la possibilità di creare la propria scarpa, che rispecchia il proprio stile e la propria personalità, è qualcosa che nessuno aveva mai fatto sul mercato con un prodotto made in Italy. Noi abbiamo voluto unire l’innovazione tecnologica alla qualità». Il made in Italy, ma ancor più il made in Marche, è un brand che può vantare un certo appeal all’estero? Dove, in particolare? «Il made in Italy è il terzo brand più conosciuto al mondo. Molti sono i paesi dove è apprezzato, direi sicuramente USA, Cina, Giappone, Russia, Emirati Arabi».

che termini? «L’unico modo per sopravvivere e superare la crisi è offrire prodotti di qualità, individuando i giusti mercati. La crisi nel settore calzaturiero ha messo a dura prova chi negli anni non ha puntato sulla qualità di prodotto e chi ha concentrato la propria attività commerciale principalmente su un mercato. Chi invece ha saputo diversificare, accaparrandosi clientela di nicchia in giro per il mondo, non solo sopravvive, ma cresce di anno in anno». L’e-commerce è per molti un percorso piuttosto battuto, e che da ottimi risultati. E’ così? «In realtà in Italia sono pochi i casi di successo nell’ambito e-commerce, e sono poche le aziende che puntano veramente su questo canale di vendita. Manca la cultura di vedere l’e-commerce come un negozio virtuale, che necessita di apposito personale e di

budget pubblicitario. Se un’azienda decide di aprire un negozio per vendere i propri prodotti ha bisogno di 2 commesse, deve sostenere un affitto e deve fare un minimo di pubblicità nelle zone limitrofe. Se un’azienda decide di aprire un e-commerce dovrebbe fare altrettanto. Cambiano le figure: non ho commessi ma un e-commerce e un SEO manager, risparmio nell’affitto ma devo investire in grafica e pubblicità online. Invece spesso si pensa che basta creare il sito web e magicamente si può iniziare a vendere». Come vede il futuro del vostro settore? «In continua evoluzione, con un impatto sempre maggiore della tecnologia nei processi produttivi e nei sistemi di vendita. Bisognerà quindi continuare a cambiare, mantenendo però le peculiarità della nostra terra: l’artigianità del prodotto».

Possiamo dire quanto incide l’export dei vostri prodotti nel fatturato complessivo dell’azienda? «Essendo molto giovani stiamo procedendo per step. Abbiamo messo a punto il nostro servizio in Italia, e la risposta è stata sopra ogni più rosea aspettativa. Abbiamo iniziato a testare i nostri mercati obiettivo, in particolare gli Stati Uniti, dove nel 2016 faremo un forte investimento commerciale». Qual è lo stato di salute del settore calzaturiero? Si può parlare di ripresa? In

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ACCADDE DOMANI Il made in Italy verso la qualità

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renta anni fa l’Italia veniva sconvolta da un grande scandalo del settore agroalimentare, quello del metanolo. Uno scandalo favorito dalla scelta di puntare su quantità e basso prezzo, scelta che ha aperto la strada all’adulterazione. Nel marzo 1986 alcune morti per intossicazione sono causate dalla pratica di ‘dopare’ il vino, appunto, col metanolo: un alcool naturale che, aumentato dolosamente, provoca danni permanenti, portando anche alla morte. Sulla tragedia umana – saranno 23 le vittime e decine le persone con lesioni gravi – si innesta il dramma economico: l’immagine dell’Italia e dei suoi vini drammaticamente compromessa, un intero settore produttivo in ginocchio. Quello che è accaduto dopo nel vino italiano rappresenta una straordinaria metafora del passaggio, ancora in corso, non solo nel vino ma in tutto il nostro sistema produttivo, da un’eco-

nomia basata ulla quantità ad un’economia che punta invece su qualità e valore. Una metafora della missione dell’Italia. Questa parabola produttiva e culturale che ha nel vino il suo campione riguarda anche una parte rilevante, anche se ancora non maggioritaria, della nostra economia. E in fondo, in questa tensione costante alla qualità, rivela il cuore e il motore del made in Italy. Nella filiera agroalimentare, ad esempio, siamo il Paese più forte al mondo per prodotti ‘distintivi’, con 282 prodotti tra Dop, Igp, Stg. Dall’alimentare alla manifattura. Rispetto a circa trent’anni fa (1989) il numero di scarpe esportato è diminuito (da 218 mila a 165 mila tonnellate) ma queste scarpe che valevano 5 miliardi di dollari oggi (2014, valori nominali) ne valgono 11. Nell’abbigliamento in pelle l’esportazione è passata da 1910

tonnellate a 2254 tonnellate, mentre il valore è praticamente triplicato: 787 milioni di dollari a fronte di 233. E mentre ancora nel 1996 eravamo solo al quinto posto nelle quote di mercato mondiale (6,7%) oggi siamo al primo (19,0%). Ancora. Oggi vendiamo all’estero 6 volte le paia di occhiali che vendevamo nell’’89, ma il loro valore è aumentato di quasi 10 volte, da 413 milioni a circa 4 miliardi di dollari. Nella fabbricazione di macchine per l’industria alimentare esportavamo per 68 mila tonnellate e un valore di 952 milioni di dollari, oggi le tonnellate, e presumibilmente il numero di macchine, sono cresciute a 157 mila (+130%), il loro valore complessivo a 4,1 miliardi: +333%. Il passaggio verso la qualità produce poi una riduzione del consumo di materia prima, energia, emissioni di CO2. È insomma una scelta concreta per affrontare anche gli obiettivi della COP21 di Parigi, per contrastare i mutamenti climatici. Una via italiana alla green economy. a cura di

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1989

2014 165

218

11.000

5.000 INDICE DI QUALITÀ

VALORE MEDIO DEL PRODOTTO ITALIANO VS MEDIA MONDIALE

In poco meno di trent’anni le scarpe italiane hanno fatto tanta strada. Rispetto al 1989 le imprese esportano (anno 2014) un terzo delle scarpe in meno, passando da 218 mila tonnellate a 165 mila, e nonostante ciò il valore nominale dell’export è più che raddoppiato, passando da 5 a 11 miliardi di dollari, al lordo dell’inflazione. Per avere un parametro meno influenzato dall’inflazione, seguiamo il valore medio delle singole paia di scarpe (valore medio unitario, che significa valore totale dell’export diviso quantità, il più attendibile indicatore statistico della qualità): nell’’89 era di poco inferiore alla media mondiale (-14%) oggi è straordinariamente superiore: +137%.

È anche grazie a questo che abbiamo mantenuto il secondo posto per quote di mercato mondiale, corrispondente oggi all’8,6%. Le scarpe italiane - apprezzate sui mercati mondiali, indossate dalle star – sono, quindi, uno dei pilastri del made in Italy. In virtù di una sapienza artigianale che viene da lontano, e di una strabiliante capacità di innovare, figlia anche dell’articolazione produttiva in distretti: che significano sinergie e resilienza, e che, nonostante le gravi difficoltà, hanno arginato l’attacco delle economie emergenti, dando nuova competitività al settore. A partire dai fondamentali. La materia prima: dal pellame made in Italy,

+137% sempre più sostenibile e in sintonia con le richieste del pubblico internazionale, fino a nuovi materiali. Passando attraverso i talenti creativi che portano originalità e cultura: grazie alla ricerca stilistica che attinge spesso al patrimonio immateriale, alimentata anche da un diffuso sistema formativo, e grazie ai designer, che danno un’anima ai nostri prodotti. Grazie ad una organizzazione moderna del sistema produttivo che attraverso nuove competenze sa tenere dietro ai ritmi accelerati della moda e dei consumi. Grazie anche alla grande attenzione alla comunicazione e alle possibilità offerte dal web (la personalizzazione, ad esempio) e dall’e-commerce. a cura di

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SALUTE&BENESSERE

SCIENZARTE PER UN NUOVO UMANESIMO IN MEDICINA Curare, curarsi, prendersi cura

Il movimento per un Nuovo Umanesimo della Medicina (NUM) Nell’ambito della salute individuale, nell’affermare la nostra attenzione ed il nostro rispetto per l’intero di cui ci sentiamo parte, siamo ormai consapevoli che la persona ricerca e rinnova continuamente quello straordinario stato di equilibrio dinamico tra parti di se che costituisce la nostra salute. Sappiamo bene che ogni malattia, quale che sia l’organo colpito, potrebbe avere le sue origini in qualche disagio sociale o spirituale che poi si manifesta a livello fisico. Potrebbe non essere efficace, quindi, cercare di guarire un organo agendo unicamente su di esso, se all’origine del problema c’è la dieta, lo stress o un fattore ambientale. Perché l’uomo non è un insieme di organi indipendente dal cosmo. Noi crediamo nella necessità e nella ineluttabilità dell’integrazione tra la medicina ufficiale e le medicine non convenzionali. Pensiamo che l’approccio olistico rappresenti un requisito della buona medicina, e che l’approccio organicista, tendente alla cura della sola parte malata, favorito dalla superspecializzazione del professio-

nista e dal sovrautilizzo della tecnologia, non sia esaustivo. Pensiamo che l’integrazione non possa svilupparsi a partire da auto-referenzialità, o competizione tra modelli esclusivi ma che, al contrario, sia necessario unire le conoscenze, valorizzare tutte le risorse disponibili, conservare e trasmettere ogni preziosa differenza e specificità. ScienzArte Per favorire la conoscenza della medicina integrata e renderla sempre più accessibile, il movimento NUM organizza un ciclo di “dialoghi” tematici denominato “ScienzArte”. Uno spazio culturale in cui uomini di scienza e uomini d’arte (ma la medicina non è forse un arte?) si confrontano e si completano in un comune, suggestivo, sentire tra loro e con il pubblico. Gli artisti parleranno attraverso le loro opere, i loro scritti, letti e interpretati dai cultori dell’associazione Leggìo e dell’associazione Philosofarte. Medici, biologi, antropologi, storici, chef, maestri di discipline non convenzionali presenteranno le loro esperienze, ed i reading teatrali faranno da controcanto.

Gli incontri si terranno alla Casa delle Culture, di sabato mattina alle ore 10.00, secondo il calendario seguente. Info: 333.9712186 • Sabato 26 Marzo – Dialogo primo: “Similia similibus curantur” - L’omeopatia nella società 2.0 • Sabato 9 Aprile – Dialogo secondo: “Il lato oscuro della cura” - Dalla cura del trauma al trauma della cura” • Sabato 23 Aprile – Dialogo terzo: “Medicina tradizionale cinese, agopuntura… solo terapie complementari?” – Alla ricerca della slow medicine efficace • Sabato 7 Maggio – dialogo quarto: “L’invasione dei vegani” – Il pianeta dei carnivori è in pericolo? • Sabato 21 Maggio – dialogo quinto: “I misteri dell’iride” – L’occhio specchio dell’anima o del corpo? • Sabato 28 maggio – dialogo sesto: “Yoga, Reiki, trattamenti energetici” – La ricerca dell’armonia

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SALUTE&BENESSERE

“MEDICINA TRADIZIONALE CINESE, AGOPUNTURA… SOLO TERAPIE COMPLEMENTARI?” Alla ricerca della slow medicine efficace

di Lucio Sotte

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’agopuntura e la medicina cinese si stanno sempre più rapidamente diffondendo in Occidente. Vediamo in primo luogo le dimensioni del fenomeno: in tutto il mondo si calcola che le persone che utilizzano metodiche della medicina cinese siano circa due miliardi: cioè un terzo di tutta l’umanità. Inoltre la pratica della medicina cinese è diffusa ormai in tutto il mondo: basta cercare “acupunture” in un qualsiasi motore di ricerca per rendersi conto che esistono scuole e cliniche di agopuntura in tutti i paesi di tutti i continenti. Ma la medicina cinese non è solo agopuntura: è un insieme di discipline che si studiano in Cina in un Corso di Laurea di 6 anni che comprende i fondamenti di questa medicina (la teoria yin-yang, quella degli organi e visceri, quella dei canali energetici etc), lo studio delle cause di malattia e la

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clinica (cioè la differenziazione delle sindromi), la semeiologia (esame dei segni e sintomi del paziente con particolare riguardo all’esame della lingua e del polso radiale), le tecniche di terapia. Ricordo che oltre l’agopuntura, ormai capillarmente diffusa in Occidente, esistono altre metodiche di trattamento altrettanto importanti: la farmacologia, la dietetica, il massaggio, la fisiochinesiterapia, le ginnastiche mediche. Tutte queste discipline sono presentate per la prima volta al mondo medico ed accademico italiano nelle oltre 3000 pagine del Trattato di Agopuntura e Medicina Cinese in 6 Volumi (Fondamenti, Semeiotica, Agopuntura, Massaggio, Dietetica e Farmacologia) che ho curato insieme ad oltre trenta altri colleghi medici per le edizioni CEA della Zanichelli e che è stato presentato dal Prof. Paolo Mantegazza, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Milano.

È stato un entusiasmante impegno che, dopo oltre 30 anni di lavoro, ci ha permesso di valutare come integrare questa medicina nel nostro paese senza alcuna pretesa di “alternativa” ma anzi nell’ottica della sinergia. D’altra parte Olos e Logos: Dialoghi di Medicina Integrata,www.oloselogos.it la rivista on-line che dirigo dal 2009, si pone proprio il compito di guardare all’uomo in un’ottica globale che parte dalla sua unità psicofisica per approdare al contributo che le varie medicine possono fornire per mantenere la salute con le loro tecniche preventive o per curare la malattia una volta che questa si è instaurata. Per chi desidera approfondire questi argomenti consiglio i video di “introduzione alla medicina cinese” caricati su youtube. Lucio Sotte, Civitanova Marche, lucio@luciosotte.it www.luciosotte.it


SMART

CITIES A CURA DI


FOCUS SMARTCITIES

SMART CITY: LA SFIDA Ăˆ INIZIATA di Mattia Bocchini Management Academy Sida Group - Coordinatore Area Real Estate

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a città intelligente (letteralmente smart city) è definita come quell’insieme di strategie tese all’ottimizzazione e all’innovazione delle nuove tecnologie della comunicazione, della mobilità, dell’ambiente e dell’efficienza energetica, al fine di migliorare la qualità della vita e soddisfare le esigenze di cittadini, imprese e istituzioni rendendo così la città INTELLIGENTE. Il concetto di città intelligente è stato introdotto in questo contesto come un dispositivo strategico per contenere i moderni fattori di produzione urbana in un quadro comune, e per sottolineare la crescente importanza delle tecnologie della comunicazione (ICT) e dell’informazione, il capitale sociale e ambientale nel definire il profilo di competitività delle città, muovendosi verso la sostenibilità e verso misure ecologiche sia di controllo sia di risparmio energetico, ottimizzando le soluzioni per la mobilità e la sicurezza. L’interesse sempre maggiore che le città italiane stanno dimostrando verso il paradigma della smart city dimostra come il tema del ripensamento delle aree urbane sia ormai diventato una priorità d’intervento non più eludibile, ancora di più in questo momento di crisi che accentua le criticità sulle quali intervenire e i bisogni da soddisfare. Questa consapevolezza, già forte nei territori, si sta finalmente facendo strada anche a livello nazionale, grazie anche al supporto di Bandi creati per finanziare idee e progetti innovativi. Per far fronte a queste tematiche è necessario formare una classe dirigente preparata ed in grado di saper leggere fra le sfaccettature del mercato ed ai fabbisogni della città, munendola degli strumenti necessari per rag-

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FOCUS SMARTCITIES giungere performance di alto livello. Il tipo di investimenti verdi che le amministrazioni comunali sono chiamate a fare, riguarda il patrimonio edilizio (riscaldamento e raffreddamento), l’efficienza energetica (stoccaggio di energia prodotta da fonti rinnovabili), la pianificazione e la mappatura energetica delle città (gestione efficiente delle reti). Nel settore trasporti bisogna, invece, programmare l’abbattimento delle emissioni di CO2 e la riduzione del traffico; incentivare le reti ciclabili, aree pedonali e l’economicità dei biglietti di trasporto pubblico. Investire in Smart Cities - Finanziamenti in arrivo dall’Europa I finanziamenti in arrivo dall’Europa riguardano i 7 anni frutto della programmazione europea 2014-2020 per un totale di 30 miliardi di euro – finalizzati all’innovazione – hanno creano le giuste prospettive per dare una svolta allo sviluppo delle Smart City in Italia (alle quali è destinato il 5% dei fondi europei destinati al nostro Paese). Nella Smart Economy la città diventa il centro degli investimenti e dello sviluppo finanziario; Le nuove tecnologie contribuiscono ad orientare il sistema produttivo verso comportamenti migliori, soddisfacendo le esigenze dei cittadini, delle imprese e del territorio. La realizzazione di una Smart City può beneficiare di numerosi tipologie di fondi e forme di sostegno finanziario. In particolare in una fase di crisi come quella attuale la capacità della città di intercettare questi finanziamenti è cruciale. I fondi possono essere utilizzati come leva finanziaria, spesso non a totale

copertura del costo dell’intervento, e sono reperibili a differenti livelli a seconda delle diverse tipologie: a livello europeo, nazionale, regionale e in forma di strumenti di supporto. La sfida per la maggior parte delle città è la riqualificazione e il risanamento dell’esistente. Idealmente il primo step per costruire una smart city è l’ottimizzazione di risorse energetiche e trasporti in modo che le aree metropolitane diventino più efficienti riducendo al tempo stesso le emissioni di carbonio, l’inquinamento in generale, la produzione di rifiuti e la congestione del traffico. Il secondo step è l’introduzione progressiva di nuove tecnologie per la gestione dei processi urbani, magari in collaborazione con grandi imprese, università o centri di ricerca. Gli aspetti più declinati della Smart City sono quelli di Ambiente e Mobilità intelligente, presenti nel 33 % delle città. Le altre tre caratteristiche (la governance, l’ economia, l’abitare) sono presenti in circa il 10 % delle Smart Cities, riflettendo specifici punti di forza o di debolezza locali. I progetti di Smart Cities che hanno a che fare con la Governance sono presenti soprattutto nel Nord Europa (ad esempio in Francia, Spagna, Germania, Svezia e Regno Unito). La maggior parte delle iniziative Smart City sono finanziate con una varietà di fonti, tra cui il governo e le imprese private, che condividono gli interessi in corso in questo campo. Molti progetti di successo implicano una collaborazione attiva tra pubblico e privato e una governance condivisa e strategica. La più alta percentuale di finanziamento pubblico si trova nel sistema di traffico intelligente e nei progetti intelligenti di quartiere. Il mix più equilibrato di risorse lo tro-

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FOCUS SMARTCITIES viamo nel settore energia e cambiamenti climatici mentre le piattaforme di partecipazione hanno esigenze di finanziamento modeste.

I 7 cardini della Smart City I 7 punti cardinali della Smart City sono i seguenti: 1. Smart Building 2. Smart Mobility 3. Smart Environment 4. Smart Living 5. Smart Governance 6. Smart People 7. Smart Economy 1. Lo Smart Building, l’edilizia intelligente coniuga elementi “green”, grazie agli impianti per la gestione efficiente del calore ed elementi più propriamente di “intelligenza”, basati su Ict e connettività Internet, auto-

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mation, security, etc… 2. La Smart Mobility si esprime in grandi investimenti strutturali ed in iniziative low cost che agiscono sull’innovazione sociale e sulla sensibilizzazione dei cittadini Alcuni esempi: • Sostituzione dell’auto di servizio del Comune con un mezzo elettrico. • Riuso dell’olio vegetale esausto che porterà biodiesel da destinare ai mezzi comunali. • Servizio di trasporto merci in bicicletta: a Ferrara si chiama CargoBike, a Padova e Milano Triciclò. • Taxi Collettivi che consentono a più passeggeri di utilizzare lo stesso mezzo a tariffe vantaggiose. (Genova) • Sistemi di controllo che assicurino il corretto utilizzo delle soste per disabili e scarico merci • Sensori di parcheggio che dialogando con quello presente sull’auto, in caso di mancata corrispondenza, invia una segnalazione al vigile più vicino. (Genova) • Il bike sharing: [To]Bike nel primo servizio italiano di bike sharing metropolitano coinvolgendo anche i comuni dell’hinterland, con possibilità di interscambio del mezzo all’interno dell’area metropolitana. • Progetto ebike0 finanziato dal Ministero dell’Ambiente, che prevede l’istallazione di biciclette a pedalata assistita ad emissioni zero e dotate di rilevatori di informazioni come km percorsi, inquinamento ecc. (La Spezia) 3. La Smart Environment si traduce in: • Efficienza energetica e sostenibilità ambientale; • Riduzione dell’ammontare di rifiuti

tramite raccolta differenziata; • Iniziative di riuso, riduzione delle emissioni di CO2; • Razionalizzazione dell’edilizia ed il conseguente abbattimento dell’impatto del riscaldamento e della climatizzazione; • Razionalizzazione dell’illuminazione pubblica; • Promozione, protezione e gestione del verde urbano nonché la bonifica delle aree dismesse. Alcuni esempi di progetti: • L’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili nei territori al fine di ridurre almeno del 20% delle emissioni di CO₂ entro il 2020. • City SEC, Fit EE e Conurbant IEE di Padova, progetto Energy City di Treviso, FINESCE - Future internet smart utility services di Terni • Cestino dei rifiuti Intelligente di Milano, che ti avverte se è pieno o danneggiato, che sa usare il Gps, che ti permette di ottimizzazione le corse dei mezzi di servizio e le risorse. 4. La Smart Living è rappresentata da tutte quelle tecniche avanzate per creare percorsi e “mappature” tematiche della città e per renderle ‘’facilmente fruibili.” • I Comuni possono trovare un importante rilancio del settore turistico e del suo indotto. • Pensiamo a GeoSchool, il nuovo servizio del Comune di Milano per trovare nidi, sezioni primavera e scuole di infanzia più vicini e le relative distanze. • Il web e la comunicazione 2.0 è centrale sul tavolo dello smart living, app che stanno nascendo con l’obiettivo di migliorare e potenziare


FOCUS SMARTCITIES la fruizione e la valorizzazione delle risorse artistico-culturali e ambientali del territorio. 5. La Smart Governance è realizzata tramite un’amministrazione che sia promotrice di trasparenza e sia aperta a condividere tramite open data i flussi di dati che quotidianamente riceve dai propri cittadini. La semplificazione amministrativa, digitalizzazione dei processi e delle procedure realizzano l’e-government. 6. Le Smart People sono i cittadini condividono le informazioni per aumentare il livello di efficienza dei servizi, delle infrastrutture e del loro utilizzo. I citizen sono al centro della smart city e sono il motore senza il quale nessun investimento, nessuna politica di incentivazione, nessuna applicazione tecnologica ha senso di esistere. 7. La Smart Economy è rappresentata dalla città che diventa il centro degli investimenti e dello sviluppo finanziario; le nuove tecnologie contribuiscono ad orientare il sistema produttivo verso comportamenti migliori, soddisfacendo le esigenze dei cittadini, delle imprese e del territorio. I termini fondamentali per comprendere le Smart Cities Smart city: significa “città intelligente”. Si rifterisce a un modello urbano in cui, grazie alle tecnologie digitali e a infrastrutture moderne, la qualità della vita dei cittadini migliora e l’impatto ambientale delle attività umane si riduce. Smart grid: letteralmente, “rete intelligente”. Attraverso tecnologie digitali, le smart grid affiancano le reti di distribuzione di energia elettrica

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gestendole in modo più efficiente. sovraccarichi e cali di tensione. Consentono al cittadino di sfruttare solo l’energia di cui ha davvero bisogno, puntando a un uso razionale e sostenibile della risorsa, e migliorano la qualità del servizio informando in tempo reale su segnalazioni e guasti. E-moving, e-mobility: il suffisso e- sta per “electric” (cioè, elettrico), mentre le parole moving e mobility si riferiscono alla mobilità e ai trasporti. Quando si usano queste espressioni, ci si riferisce ai veicoli elettrici e ai progetti che favoriscono la mobilità sostenibile riducendo le emissioni di CO2 in atmosfera, come la diffusione di colonnine di ricarica nelle città o il potenziamento di reti di mezzi pubblici poco inquinanti. E-government: letteralmente, governo elettronico. Si tratta della digitalizzazione della pubblica amministrazione: mette nelle condizioni il cittadino di poter sbrigare direttamente on line tutte le pratiche burocratiche e amministrative con Comune, Provincia, Regione o Stato. E-payment: pagamento elettronico. Si tratta della possibilità di trasferire denaro in digitale, senza ricorrere cioè a banconote o monete, tramite conti correnti da gestire comodamente su web. Si è diffuso in modo capillare soprattutto grazie all’e-commerce (commercio elettronico), cioè gli acquisti di prodotti e servizi su internet, e con la diffusione delle carte di credito prepagate. La nuova frontiera è il pagamento attraverso gli smart-phones, i cellulari di ultima generazione, metodo ancora più rapido. ICT-TLC: Sono due acronimi. ICT sta per Information and Communication Technology, tecnologie dell’informazione e della comunicazione: sono quelle tecnologie che si occupano di sistemi di trasmissione, ricezione ed

elaborazione di informazioni. TLC, invece, sta per telecomunicazioni, una branca delle ICT: sono le attività di comunicazione a distanza, dal telefono a Internet, passando per radio e tv. Crowd-sourcing: da crowd, folla, e outsourcing, esternalizzare. E’ un metodo di lavoro con cui imprese e istituzioni chiedono, attraverso il web, il contributo e la collaborazione dei cittadini su un determinato progetto. Un classico esempio di crowd-sourcing è l’enciclopedia on line Wikipedia, scritta, modificata e aggiornata dagli utenti. Nelle città intelligenti è proprio l’apporto degli abitanti a fare la differenza. Cloud computing: in italiano, nuvola informatica. E’ una tecnologia che permette di gestire i dati digitali senza doverli legare a un supporto fisico, cioè la memoria di un computer, una chiavetta di archiviazione Usb, un cd o dvd. Si tratta quindi di un magazzino virtuale che ospita sul web documenti e programmi, offerto da una società specializzata in questi servizi (detta anche “provider”). Open data: per realizzare le attività “intelligenti”, la smart city ha bisogno di avere dei data base aperti (“open data”) e sempre accessibili. Questo, anche per agevolare il ruolo attivo dei cittadini nella produzione, modifica, aggiornamento e scambio di informazioni.

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FOCUS SMARTCITIES

ESPERIENZE ITALIANE ED ESTERE SUL TEMA DELLE SMART CITIES di Mattia Bocchini Management Academy Sida Group - Coordinatore Area Real Estate

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a sensibilità verso il tema delle Smart Cities è evidente e particolarmente sentita dalle istituzioni Italiane, Europee e Mondiali per dar vita a modelli di città autosufficiente ed orientata allo sviluppo urbano tramite il rispetto dell’ambiente, dell’energia e delle potenzialità tecnologiche che i vari comuni hanno a disposizione. Di seguito verranno analizzate le varie esperienze sia Italiane che Mondiali in meirto agli interventi ed allo sviluppo delle città intelligenti. Focus Italia In Italia la voce grossa viene fatta dal triangolo industriale di smart city che viene apprezzato per tutta Europa: Milano, Torino e Genova. Le città di Milano, Torino e Genova hanno saputo in questi anni rinnovarsi profondamente, abbracciando un nuovo modello di crescita: sostenibile, ICT based, efficiente e orientato

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alle tecnologie di nuova generazione. Quelle della smart city, per intenderci, che facilitano il cittadino nell’accesso ai servizi sul territorio urbano, che consentono la creazione di nuovi posti di lavoro e lo sviluppo sostenibile di nuovi modelli di business. Il lavoro è quello di mettere a sistema le singole esperienze a sostegno di un approccio condiviso alla gestione e alla crescita del territorio, migliorare la qualità della vita e realizzare uno sviluppo economico sostenibile Genova Candidata ai finanziamenti europei per le smart cities, Genova stà ricevendo infatti finanziamenti per la creazione di un manuale per trasformare la città in chiave “smart”, per un progetto di un network elettrico di riscaldamento e raffreddamento e per la riqualificazione energetica della diga di Begato, quartiere di periferia purtroppo lasciato al degrado. Inoltre, la città punta alla valorizzazione del porto e sta progettando la costruzio-

ne di pale eoliche disegnate da Renzo Piano. Torino Il capoluogo piemontese ha preso l’impegno di ridurre le emissioni del 40% entro il 2020 grazie a un piano per l’efficienza degli edifici. Tra gli intenti di Torino, candidato al bando UE Smart Cities, figurano i focus sulla banda larga e i servizi digitali per persone e imprese, e la trasformazione dei pali della luce in “snodi di intelligenza diffusa”. La città è inoltre capofila del bando UE “Heating & Cooling” con Lione Budapest, Monaco e Porto. Bari Anche il capoluogo della Puglia ha messo in campo progetti per miglioramento dell’efficienza degli edifici, promozione della mobilità elettrica e gestione di acqua e rifiuti. L’obiettivo è anche quello di ridurre del 20% il consumo energetico e del 30% le emissioni inquinanti entro il 2020.


FOCUS SMARTCITIES Focus Estero Fino ad oggi in Europa le città che hanno raggiunto i migliori risultati (in termini di iniziative annunciate e realizzate) sono state: Amsterdam (Olanda), Barcellona (Spagna), Copenhagen (Danimarca), Helsinki (Finlandia), Manchester (Gran Bretagna) e Vienna (Austria). Di seguito le città metropolitane che sono ai primi posti nel mondo per aver trasformato il contesto urbano in Smart. Vienna E’ ai primi posti in numerose categorie: innovazione, politiche ambientali, qualità della vita e digital governance. Per raggiungere questi risultati in poco tempo la città si è data una time-line molto stringente composta da una serie di programmi di sviluppo come l’Energy Vision 2050, il Roadmap 2020 e l’Action Plan 20122015. Si tratta di progetti strategici di medio e lungo termine che definiscono fin nel dettaglio i passi da fare. Per attuarne lo sviluppo la città chiede la collaborazione di tutti i soggetti portatori di interesse: dalle imprese edili a quelle del trasporto. Toronto Dopo essere entrata a far parte del gruppo delle 40 metropoli, monitorate dalla Clinton Foundation, che stanno compiendo un percorso di transizione, è entrata nel mirino di IBM che ha aperto lì il suo Business Analytics Solution Center. La città sta lavorando in particolare sul miglioramento del traffico e sull’uso di gas naturale derivato dalla trasformazione dei rifiuti urbani per far muovere i mezzi municipali. Parigi Grazie all’ottimo sistema di bike sha-

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ring inaugurato in tempi non sospetti, Parigi si aggiudica un comodo terzo posto. Nel corso di questi anni, oltre alle innumerevoli piste ciclabili, la capitale parigina ha anche migliorato il suo livello di innovazione interna e ora si prepara a introdurre un massiccio sistema di car sharing dedicato ai veicoli elettrici. New York La grande mela è innovativa, tecnologicamente avanzata, green ma in quanto a qualità della vita ha ancora molta strada da fare. Anche qui IBM ha costruito una sua sede operativa con la quale è stata investita dell’obiettivo di aiutare il comune a risparmiare circa 100 mln di dollari grazie a progetti di monitoraggio delle case e controllo fiscale Londra Che la capitale londinese avesse da tempo iniziato un suo percorso verso la sostenibilità era testimoniato dalla sola congestion tax, l’Area C all’inglese, che tanta polemica aveva sollevato qualche anno fa. Successivamente, il comune si è dotato di un suo Research Center che ha il compito di progettare piani per la governance dei trasporti, dell’amministrazione e del commercio. La pioggia di denaro arrivata grazie alle Olimpiadi ha sicuramente accelerato un processo già in fieri. Recentemente è stato anche comunicato che O2, la nota compagnia telefonica, lancerà nel centro di Londra la più grande area wi-fi d’Europa. Tokyo Invece di modificare l’esistente Tokyo ha deciso di attivare una grande sperimentazione nella periferia della città, creando una smart town in partnership con Panasonic e Tokyo Gas per la generazione di un modello

urbano ideale in cui le case saranno alimentate a pannelli solari, dotate di batterie elettriche e servizi per l’efficienza energetica. Berlino Ottima in ogni prestazione, la capitale tedesca sarà una delle prime a sperimentare un sistema tecnologico vehicle-to-grid che consentirà ai veicoli elettrici di ricaricarsi in città. Il test vede la collaborazione di BMW e Vattenfall. Copenhagen Ha ricoperto il ruolo di prima della classe per molto tempo e sempre a ragione. La città si è messa in testa di arrivare alla neutralità energetica entro il 2015 mentre già il 40% dei cittadini si muove in bicicletta. A sollecitare il raggiungimento di questi obiettivi è proprio l’amministrazione che vede nel clean tech la chiave di crescita della città. Hong Kong Se l’ex colonia inglese è all’avanguardia in materia di digitalizzazione delle infrastrutture, non si può dire la stessa cosa per la qualità della vita offerta ai suoi cittadini stressati dal traffico e dalla cattiva aria che si respira. In compenso però possono affidarsi a RFID distribuiti ovunque per avere informazioni utili in tempo reale e smart card per l’abbonamento ai mezzi pubblici, l’accesso alle biblioteche, ai palazzi comunali e ai parcheggi. Barcellona La seconda città spagnola ce la sta mettendo tutta. Fu pioniera ormai un decennio fa nell’emettere un’ordinanza che andava a sollecitare l’introduzione del solare termico e oggi si prepara a lanciare un’infrastruttura per il caricamento dei veicoli elettrici.

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FOCUS SMARTCITIES

SMART CITY: DUE ESEMPI DI SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE NELLE MARCHE

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ire Smart City potrebbe significare molte cose. Potrebbe significare che una città abbia una urbanistica fatta ad hoc per evitare caos, ingorghi, lunghi giri per distanze corte, potrebbe significare che la città incentiva il green building e le energie rinnovabili,

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di Alessandro Stecconi Divisione Corporate finance Sida Group potrebbe anche significare che ottime connessioni wi fi a banda larga, sistemi di comunicazione tra cittadini, istituzioni e aziende e sensori intelligenti permettono di accelerare i tempi di diverse operazioni, dalla burocrazie al riscaldamento, ottimizzando anche i consumi di energia elettrica o carburanti.

Tutte queste definizioni, da quella urbanistica a quella architettonica, a quella tecnologica, potrebbero andare bene: una città infatti si definisce intelligente quando ottimizza le risorse a disposizione riducendo al minimo gli sprechi. Si potrebbe dire che un poco ricalca la vecchia definizione di “città a misura d’uomo” a patto che


FOCUS SMARTCITIES l’uomo, in questo caso, abbia una coscienza ambientale sufficiente. Quello che spesso non si dice a proposito delle Smart City è che al momento siamo “allo stato dell’Arte”, i progetti e le realizzazioni non mancano ma di Smart più che città quello che si ha adesso sono quartieri o zone, o al massimo ci sono sistemi “intelligenti” che coprono gran parte di una città, ma che pur rappresentando grandi innovazioni, non coprono tutto il resto ancora non smart. In questo senso in Italia abbiamo diversi esempi di città che cercano di rendersi più intelligenti, come Torino e Milano, e di quartieri smart in costruzione che rappresenteranno i primi modelli italiani aree concepite per essere Smart sin dall’inizio. Nelle Marche abbiamo ben due di questi progetti: il primo è EcoCittà (www.ecocitta.com) a Porto Potenza Picena, il secondo è Ascoli21 ad Ascoli Piceno. Entrambi partono da un problema abbastanza serio in Italia : la de-industrializzazione, che oltre allo strascico di posti di lavoro e punti di PIL persi, lascia macerie, inquinamento ed edifici abbandonati al degrado, a detrimento del paesaggio ma anche di chi vive nelle vicinanze. La soluzione a questi problemi ha portato a reinventare in modo assolutamente creativo il concetto di Smart City: a Porto Potenza Picena una vecchia area industriale a due passi dal mare si sta trasformando in nuovo quartiere residenziale a impatto quasi nullo. Tutti gli immobili di nuova costruzione in vendita infatti saranno realizzati nel pieno rispetto dell’ambiente e utilizzando materiali di ultima generazione, immersi in aree verdi fruibili a tutti dotate di piste ciclabili, parcheggi pubblici e attività commerciali.

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Ascoli21 è ancora più ambizioso: l’area industriale abbandonata non era solo fatta di edifici in rovina e terreni incolti, ma l’inquinamento del suolo era grave, a causa del carbonio. La bonifica quindi è il primo passo per la creazione di una nuova cittadina vera e propria. Una Silicon Valley italiana nelle Marche, con spazi per Enti ed Imprese, aree residenziali, verde, servizi e trasporto pubblico ecologico. Il tutto con un occhio di riguardo non solo nella realizzazione fisica ma anche sul futuro economico: già si preparano ad accogliere progetti di formazione ed assistenza per i neo-imprenditori, con un incubatore di startup , con tanto di business angels. A livello internazionale, tra i progetti di Smart City, tanti sono degni nota. Uno dei più interessanti a livello concettuale è quello di Vikki, ad Helsinki,

un quartiere smart già in pieno “funzionamento” dato che i lavori sono terminati nel 2004.I finlandesi, oltre al risparmio di CO2 e di energia, si sono posti altri problemi ecologici tra cui la salute degli abitanti e la biodiversità. In questo vengono monitorati tutti i tipi di inquinamento, anche quello acustico e luminoso, e le aree verdi sono strutturate con una scelta razionale delle piante: con il fine di integrarsi perfettamente con il tipo di terreno ed esposizione al fine di avere nella stessa zona più habitat e nicchie ecologiche possibili. Vikki quindi rappresenta un passo per quella che dovrebbe essere l’evoluzione finale delle Smart City: l’integrazione perfetta uomo-natura.

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FOCUS SMARTCITIES

LE SMART CITY: MINACCIA ED OPPORTUNITA’ PER LO SVILUPPO MARCHIGIANO di Mario Iesari Management Academy Sida Group - Marketing Strategico e Impresa Sostenibile

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l termine Smart City negli ultimi anni è stato ampiamente utilizzato nei documenti e nei dibattiti che si confrontano con i temi dello sviluppo sostenibile, rappresentando un ambito in cui tenere insieme crescita economica,

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riduzione degli impatti ambientali, coesione sociale e soddisfazione delle crescenti esigenze dei cittadini. Nelle prime impostazioni concettuali e implementazioni reali la città in-

telligente utilizza la tecnologia come bacchetta magica (il fattore abilitante) capace di realizzare questa sorta di miracolo. Investimenti in infrastrutture ICT, open data ed internet delle cose (solo per citarne alcune) si propongono di fornire in tempo reale a


FOCUS SMARTCITIES decisori, programmatori, gestori ed utenti le informazioni indispensabili per compiere scelte sostenibili ed “intelligenti”. Non solo, in molti casi queste decisioni vengono prese per nostro conto da migliaia di sensori in grado, ad esempio, di regolare automaticamente i semafori in funzione delle condizioni del traffico, o di modificare la climatizzazione degli ambienti a seconda delle condizioni climatiche esterne. In un secondo momento ci si è resi conto che la tecnologia non può risolvere tutti i problemi e che accanto ad un “sensore” c’è bisogno anche di una società “intelligente” che si pone le giuste domande e che cerca di risolverle con modalità innovative che tengono conto anche della partecipazione attiva dei cittadini. Inoltre l’applicazione del modello Smart City a fortissima trazione tecnologica rischia di tagliar fuori dai suoi luminosi scenari tantissime città medie e piccole, soprattutto del nostro paese, che non possono disporre dei budget milionari necessari ad attrarre le grandi aziende dell’economia digitale.

LA TECNOLOGIA MANTIENE IL SUO RUOLO DI TRAINO in considerazione dei suoi costi ridotti e della nascita di molte aziende innovative Ora siamo forse entrati in una ulteriore fase in cui la tecnologia mantiene senza eccessi il suo ruolo di traino anche in considerazione dei suoi costi ridotti e della nascita di molte aziende innovative della stessa taglia delle nostre città che nel frattempo rimangono protagoniste del modello di sviluppo perseguito dalla Comunità

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Europea e di conseguenza, dai nostri governi nazionali e regionali. La rilevanza del ruolo assunto dalle città è certamente causa del fenomeno di crescente urbanizzazione che concentra nei nuovi agglomerati una quota sempre maggiore della popolazione, dei redditi e dei consumi (e nel rovescio della medaglia dell’inquinamento e delle diseguaglianze). L’aspetto quantitativo non basta però a spiegare tutto. Infatti se il nuovo modello di sviluppo deve essere più sostenibile e quindi più immateriale che materiale, con più servizi e meno prodotti, con più dati e meno oggetti, allora la città con le sue università ed i suoi teatri, con la sua facilità di relazioni interpersonali, con le esigenze di cura ed assistenza dei suoi cittadini ne diventa il vero motore propulsivo. E se così è, di conseguenza ora la competizione economica (e sociale) avviene non più soltanto fra stati ed imprese ma anche e soprattutto fra le città (insieme con i territori di riferimento) che concorrono per acquisire le risorse necessarie a sostenere le nuove “produzioni”. Più soldi e più capitale umano, generalmente giovane e dotato delle competenze dell’economia digitale. Le nuove città intelligenti devono essere perciò in grado di pianificare come imprese che definiscono i loro obiettivi strategici e si organizzano per acquisire le risorse necessarie al loro raggiungimento. Processo che può trovare formalizzazione nel Piano Strategico Urbano e concretizzazione nella sua implementazione Rispetto a tutto questo scenario come sono messe le città marchigiane? Stanno riuscendo nella transizione verso il modello di riferimento del-

le Smart City? Riescono a competere per l’acquisizione delle risorse scarse finanziarie ed umane? Sono in grado di elaborare piani strategici di città credibili? Alcuni fattori non giocano a nostro favore. Di certo le città italiane in generale non hanno una “lunga” tradizione di programmazione strategica e le città marchigiane, piccole e medie, possono mancare della soglia dimensionale minima per innescare i necessari investimenti virtuosi in nuove tecnologie. D’altra parte posseggono altri fattori critici di successo come ad esempio la grande dotazione di capitale culturale.

NELLE CITTÀ MARCHIGIANE SI VIVE BENE, ma si fa più fatica a stare al passo coi tempi Esiste una misurazione quantitativa della capacità delle città marchigiane di agire in modo intelligente e competitivo? Possiamo provare ad utilizzare due fonti di dati che misurano le performance delle provincie italiane. Da una parte la ricerca del Sole 24ore sul Benessere e la Qualità della Vita dall’altra l’indagine di Icitylab (http://www.icitylab.it/) realizzata da Forum PA in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale delle Smart City, emanazione di ANCI (l’associazione dei comuni italiani). La seconda indagine rispetto alla prima utilizza parametri di valutazione che sono maggiormente attenti agli aspetti che riguardano i terreni propri della citta intelligente come l’innovazione tecnologica e sociale e la trasparenza della governance. Confrontando le posizioni raggiunte dalla città e dai territori Marchigiani (alcuni dati sono comunali altri su base provin-

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FOCUS SMARTCITIES ciale) nelle due classifiche si nota come queste peggiorano le posizioni nella graduatoria nazionale redatta da Icitylab. Insomma rispetto al contesto italiano nelle città marchigiane si vive generalmente bene ma si fa più fatica a stare al passo dei tempi. Specie se la modernità viene classificata con le categorie della città intelligente. Va però detto che il confronto non può fermarsi alla dimensione nazionale ma deve necessariamente guardare quanto meno a quella europea; quanti dei nostri giovani migliori si sono trasferiti all’estero in questi anni? E qui la competizione si fa terribilmente più difficile ed i risultati certamente meno soddisfacenti. Peggiorati fra l’altro dalla crisi economica perdurante e dalla scarsità delle tradizionali risorse statali. Sono più di una le ricerche che negli ultimi anni hanno evidenziato i ritardi dei territori e delle città italiane per quanto riguarda la capacità innovativa, la sostenibilità ambientale e soprattutto la governance istituzionale. Alcuni studiosi, come Calafati, ci ricordano a tale proposito che la questione urbana, nella nostra regione come nel resto del Paese, non è riuscita ancora a fare i conti con il processo di urbanizzazione che ha creato agglomerati di nuove città che avrebbero bisogno di un sistema di pianificazione e di governo che non può essere più quello dei comuni attuali senza essere quello delle provincie; che peraltro oggi sembrano essere arrivate al termine della loro funzione. Questo significa, ad esempio, che i Piani Strategici Urbani in alcuni casi dovrebbero essere costruiti da un or-

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gano istituzionale che oggi non esiste ancora. Stiamo operando per cercare di recuperare questo gap che potrebbe rallentare lo sviluppo delle città marchigiane? In effetti qualcosa si sta muovendo per favorire nei Comuni più grandi e più rilevanti, come i capoluoghi di provincia, la definizione e la realizzazione del percorso di transizione verso un modello di città più intelligente e più competitiva, non solo su scala nazionale.

un preciso riferimento ad una idea di sviluppo consapevole, con un approccio più virtuoso in cui prima si delinea la visione della nuova città (cosa vogliamo diventare) e poi si ricercano i finanziamenti necessari per realizzarla. La seconda è l’opportunità di mettere a confronto realtà tendenzialmente conservatrici e poco avvezze all’innovazione, come le amministrazioni pubbliche locali, con le sfide della modernità tecnologica e sociale.

C’È LA NECESSITÀ DI UN NUOVO MODELLO DI RIFERIMENTO CHE SAPPIA VALORIZZARE LA CAPACITÀ INNOVATIVA E L’IMPRENDITORIALITÀ NELLE IMPRESE DEL LORO TERRITORIO

Possiamo citare un recente bando, ITI (che sta per Investimenti territoriali Integrati) concordato dalla Regione Marche con la Comunità Europea che giungerà ad assegnazione nel corso del 2016 e che mette a disposizione di tre dei suoi 5 capoluoghi di provincia un ammontare di risorse ingente, almeno per la nostra realtà, sulla base di progetti che dovranno da una parte intercettare gli assi di sviluppo definiti dalla Comunità (innovazione, sostenibilità, efficienza energetica e così via) e dall’altra rappresentare l’implementazione di Piani Strategici Urbani. Gli elementi interessanti di questo percorso sono almeno due. Il primo è proprio la formalizzazione di Piani che saranno il futuro punto di riferimento per ogni progetto che cerca di acquisire fondi nazionali od europei. Si sostituisce quindi l’attuale sequenza che vede spesso il progetto seguire la pubblicazione di un bando senza

Per vocazione e storia certamente le città marchigiane sono smart; nella economia, nel rapporto con l’ambiente e nel consistente capitale umano. Oggi tuttavia hanno necessità di un nuovo modello di riferimento che sappia valorizzare la capacità innovativa e l’imprenditorialità spesso presenti nelle imprese del loro territorio. Interessante da questo punto di vista lo spazio che viene assegnato nel Bando ITI alla partecipazione di imprese private (e pubbliche) la cui partecipazione ed investimento nel progetto costituiscono un vantaggio per la valutazione dei progetti delle 5 provincie. Una sinergia fra pubblico e privato a vantaggio dello sviluppo e della competitività dei nostri territori e delle nostre città intelligenti.



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CAMBIARE PER INNOVARE di Loredana Pistonesi

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a febbraio è entrato a far parte della grande famiglia Sida. Quale motivazione l’ha convinta a lavorare nel Gruppo? «Quando l’Amministratore Delegato di Sida Group Dr. F. Guidi mi ha telefonato per propormi un incontro, ho focalizzato già mentre ne parlavamo, quale potesse essere il valore aggiunto e di scambio culturale che avrei potuto dare e ricevere in questa fase della mia carriera in un contesto dinamico ed in forte crescita come Sida». Il suo CV è particolarmente ricco di esperienze cui Sida si aggiunge come ulteriore crescita, quale è lo stimolo che la spinge sempre verso nuove avventure professionali? «La filosofia del cambiamento quale presupposto essenziale di sviluppo,

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tale approccio è stato il “collettore” che ha caratterizzato tutta la mia vita professionale e personale. La differenza qualitativa è stata sempre determinata dall’interpretazione forte che ho dato da sempre al principio del “Change” come fulcro della mia crescita di uomo e di professionista». Quale è dunque la nuova sfida? «ll mio presente è Sida Group dove la proprietà ha voluto darmi fiducia affidandomi tre diversi, ma complementari incarichi: la responsabilità dello Sviluppo Organizzativo del Gruppo, la gestione del Capitale Umano dell’azienda e la definizione della strategia di Internazionalizzazione con la visione proiettata alla creazione di una Management School d’eccellenza. Questa ultima respon-

sabilità, estremamente stimolante e complessa, rappresenta il raggiungimento della mia meta attuale in un percorso di crescita ideale impostato, culturalmente, sul principio del cambiamento innovativo». Perché un progetto cosmopolita è oggi quello che cerca? «Tutto parte dalle origini, sono nato a Milano 45 anni fa, da un padre in carriera con le stesse aspirazioni che oggi guidano me, ho girato mezza Italia, cambiando continuamente casa, scuole, amici, esperienze. Mi considero laziale perché ho vissuto 15 anni tra Sabaudia, Roma e Latina ma sono soprattutto Italiano ed Europeo perché ho avuto il piacere di vivere in citta quali Torino, Varese, Modena, Milano, Wroclaw, Amiens. Questo


HUMANRESOURCES

gran girare mi ha stimolato, incuriosito, plasmato, formato al cambiamento e alla inclusione». Veniamo al lavoro quali sono state le esperienze più significative della sua carriera? «Innanzitutto Fiat dove nel 1997 sono stato assunto nella direzione Risorse Umane. A livello personale ho dovuto ricominciare tutto da capo nel ricostruirmi una vita nuova e diversa. A livello professionale ho avuto accesso alle incredibili opportunità di crescita che un’azienda di quelle dimensioni offre a chi come me era smanioso e capace di poterle cogliere. In Fiat ho cambiato in 6 anni 4 posizioni a responsabilità crescente in diversi settori, ho potuto lavorare con tanti validissimi professionisti che mi

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hanno aiutato a costruire la mia personalità professionale. È stato fantastico, un continuo confronto, un challenge giornaliero con piccoli e grandi problemi, ma tutti con una matrice comune il rinnovamento, il cambiamento di cultura e l’innovazione».

possibilita’ di affrontare dinamiche sovranazionali è arrivata grazie a Whirlpool Europe una delle 3 Business Region del colosso americano. Nell’Head Quarter di Comerio ho direttamente sviluppato sotto la capace guida di Manager internazionali, il Change “LE MARCHE PER ME Dopo questa lunga COINCIDONO CON IL NOME Management in e parentesi torinese, tra 8 diversi paesi, MERLONI CHE NEL MIO quando e perché ha culture e persone. CASO HA SIGNIFICATO sentito l’esigenza A Varese inoltre INDESIT COMPANY” di una esperienza ho provato il più estera? grande e maravi«Dopo quasi 7 anni in Fiat si è fatta glioso cambiamento nella vita di un dominante in me la ricerca di una uomo, sono diventato padre di Gianuova sfida, la necessità di sperimen- como». tare nuove tipologie professionali e valicare le barriere del nostro paese Dopo oltre 10 anni di dura “gavetta” in due parole, cambiare scenario. La quando ha finalmente avuto l’opportu-

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HUMANRESOURCES nità di gestire esprimendo la sua Leadership a tuttotondo? «Dopo 11 anni intensi ho ritenuto fosse il momento di un altro cambiamento stavolta basato sulla consapevolezza di poter affrontare la mia prima sfida in solitaria, la chiara e responsabile convinzione di poter gestire in autonomia. Per bravura o per fortuna ecco che questa possibilità di nuovo è arrivata inattesa ma desiderata. Ho accettato dunque la responsabilità di guidare la funzione risorse umane della sede italiana di una grande multinazionale svedese leader mondiale nel biomedicale la Gambro oggi acquisita dal colosso americano Baxter. A Modena, ho vissuto splendidi momenti e li è nato il mio secondo figlio Geremia. In Gambro avendo responsabilita’ nazionali ed internazionali, ho avuto modo di fare il salto qualitativo e comprendere la difficolta’ e la bellezza di gestire in autonomia, ma contestualmente sviluppare, apprezzandone la filosofia, un approccio costruttivo e dinamico sulla centralità della persona». Veniamo ad oggi, alle Marche e ad Ancona, come è approdato qui? «Le Marche per me coincidono con il nome Merloni che nel mio caso ha significato Indesit Company, ed ha rappresentato un cambiamento ricercato e consapevole un nuovo challenge. In un momento dove erano evidenti i segni di crisi e le difficolta’ a livello mondiale, la necessità di focalizzazione sugli individui, la definizione degli obiettivi di sviluppo, la realistica pianificazione dei processi organizzativi la comunicazione ed i servizi al personale che l’azienda per 6 anni mi ha affidato, sono stati uno slancio motivazionale di alto spessore professionale».

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Arrivato forse al momento apicale del suo successo qualcosa di imprevisto ed imprevedibile le è successo, cosa? «Per mia natura ho imparato ad approcciare la vita con spirito aperto al cambiamento e tale fortunata mia

“L’ambizione e la determinazione rivolta alle sfide lavorative hanno confortato e dato forza alle negatività di quanto, purtroppo, ha cambiato la mia vita personale” convinzione è stata di vitale importanza nell’affrontare le conseguenze del grave incidente motociclistico occorsomi il 28 giugno del 2008 che mi ha reso paraplegico. Il progressivo ritorno alla vita, anche se in una condizione diversa e devo confessare estremamente difficile, e’ stato possibile grazie alla mia predisposizione naturale al cambiamento. Durante la lunga riabilitazione ho sviluppato inconsapevolmente l’esigenza di intraprendere un percorso di ricerca finalizzato al miglioramento. I lunghi sacrifici e la dolorosa convalescenza sono state per me un banco di prova durissimo. La forza che può scaturire inaspettatamente dalle convinzioni di una vita vissuta come una sfida continua e predisposta al cambiamento sono state la mia salvezza». Il recente passato sembra segnare un nuovo inizio con nuove ambizioni e aspettative? «Più che nuovo direi che ho ritrovato lo slancio degli inizi e sono tornato al lavoro deciso e consapevole di voler cambiare qualcosa nel percorso. Ho trovato la forza di andare avanti nelle mie convinzioni. L’ambizione e la determinazione rivolta alle sfide lavorative hanno confortato e dato forza

alle negatività di quanto, purtroppo, ha cambiato la mia vita personale. Nel contempo ho compreso che tutto ciò che negli anni avevo accumulato doveva essere restituito in particolare ai giovani per orientarli ed aiutarli nel difficile mondo del lavoro affinché, egoisticamente parlando, possano gestire il futuro dei miei figli e del nostro meraviglioso paese con basi solide e forti. Da questa consapevolezza sono venuti 4 anni come General Manager della Business School ISTAO, ma soprattutto la scelta più recente e avvincente SIDA Group, dove il progetto professionale e l’ambiente mi hanno immediatamente convinto sulla forza e la spinta al cambiamento ed alla innovazione che il gruppo sta vivendo in questa fase. L’apporto che intendo dare per la crescita di Sida si focalizzerà sul Capitale Umano di cui l’azienda è ricca e che va gestito come fonte di profitto e di sviluppo strategico. Inoltre sarà un privilegio per me poter collaborare allo sviluppo organizzativo del Gruppo per ulteriormente accrescerne reputazione, visibilità e successo. Ultimo, ma assolutamente non ultimo, la visione strategica di trasferire il modello Sida oltre i confini nazionali mediante un progetto fantastico che vuole coniugare tradizione e competenze manageriali della nostra terra con esperienze formative e lavorative all’estero. Questo progetto che può rappresentare per le Marche e per Ancona una ulteriore proiezione verso una futura leadership Adriatico-Ionica è la visione che da tempo maturavo e per la quale ho trovato terreno fertile nelle capacità prospettiche e di strategia dell’imprenditore Guidi e di tutta Sida». Per citare un famoso film concluderei con: “sarà una magnifica annata”!


Speciale A CURA DI


SPECIALE IRAN

ENRICO MATTEI:

il manager del futuro

di Giuliano Calza Management Academy Sida Group - Area Sviluppo Organizzativo e Internazionalizzazione

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o sviluppo di una persona, di un popolo, di una nazione passa dal coraggio di immaginare il futuro e dall’abilità di mettere in campo risorse utili affinché la visione diventi realtà. Poche parole per descrivere e far comprendere l’idea che ha animato e inequivocabilmente distinto la vita privata e pubblica di Enrico Mattei: l’imprenditore che ha saputo portare un’azienda statale all’apice del mercato mondiale grazie ai benefici che questa riusciva, e tutt’oggi continua a dare, al suo Paese. Nato nel 1906 in una famiglia di mo-

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deste origini, Mattei ben presto comprende che il lavoro, ma soprattutto l’apprendimento continuo, la conoscenza, la tensione al miglioramento e all’eccellenza sono gli unici strumenti per “emergere”, per distinguersi e ottenere quel riscatto sociale tanto desiderato e ricercato. Entra in azienda a soli 16 anni come fattorino, a 20 è direttore di laboratorio e collaboratore del padrone della Conceria Fiore di Matelica. Nel 1929 si trasferisce a Milano dove nel 34 fonda l’Industria Chimica Lombarda dando prova di essere un imprenditore con spiccate doti di leadership, intraprendenza, chiarezza strategica e flessibilità tattica. Si diploma, si iscrive all’Università, inizia a farsi viva in lui l’idea di una Italia

redenta dalla miseria, un’Italia diversa, ma soprattutto inizia a pensare quale possa essere il suo contributo pratico per realizzarla. L’occasione si presenta nell’immediato dopoguerra quando, nominato liquidatore dell’AGIP, Mattei si disfa delle ambizioni politiche e mette in campo il suo vero talento: il suo spirito imprenditoriale, la sua apertura mentale, la sua capacità di relazione, di osservare in modo critico e vedere oltre: l’Italia deve svilupparsi su nuove basi industriali cercando una indipendenza energetica dai grandi monopoli, assicurandosi un approvvigionamento energetico diretto e sicuro. La sua missione ora è ricostruire l’AGIP per contribuire allo sviluppo dell’Italia, la sua strategia valorizzare il metano per arrivare al petrolio. Il fine ultimo (visione strategica) è chia-


SPECIALE IRAN ro, ora bisogna comporre le tessere del mosaico! Il metano è la fonte energetica che sostiene lo sviluppo industriale del dopoguerra, l’AGIP ricomincia a vivere ed a crescere creando nuovi posti di lavoro. Gli introiti vengono investiti in nuovi impianti, attività di ricerca, laboratori all’avanguardia, percorsi di formazione , programmi di sviluppo con l’introduzione di tecniche di job description e job evaluation. L’AGIP nei primi anni ‘50 è un’azienda di stato dinamica e competitiva, capace di offrire al Nord un’inedita opportunità di sviluppo industriale. Nel 1953 nasce l’ ENI e Mattei, che non ha ancora trovato il petrolio in Italia, si getta nell’arena internazionale partendo da una posizione di infinita debolezza: è un petroliere senza petrolio. Per scardinare il cartello petrolifero deve elaborare una strategia di espansione sviluppando una struttura organizzativa internazionale e delineando una nuova politica di relazione con i paesi produttori di petrolio. Mattei promuove quindi un’immagine dell’Italia al servizio dei paesi che conquistano l’indipendenza. L’Italia non è un paese colonialista e l’ ENI può affiancarsi all’elite del terzo mondo come un’azienda che lotta per gli stessi obiettivi: l’indipendenza, lo sviluppo, la crescita, la fine dei vecchi oligopoli. Mattei vuole tessere rapporti economici che si fondino sul rispetto dei popoli, delle culture, capaci di favorire uno sviluppo responsabile e sostenibile. E’ l’accordo del 1954 con l’Egitto a scuotere lo scenario petrolifero mondiale scardinando la regola del “fifty fifty” imposta, sino a quel momento, dalle compagnie petrolifere angloamericane ai paesi produttori di pe-

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trolio. In base a questa regola i paesi produttori ottenevano il 50% dei profitti in cambio delle concessioni di estrazione. È proprio questo sistema iniquo, parziale e colonialista che la lungimiranza di Mattei intuisce essere l’unico grimaldello possibile per rimuovere antichi accordi permettendo alla piccola Italia di entrare e consolidarsi in tutta l’area del Medio e Alto Oriente. (MENA). Il sistema Mattei prevede la creazione di partnership di fatto piuttosto che di forma. ENI sceglie di riequilibrare il regime normativo vigente, sceglie la via del dialogo e del rispetto delle culture. Attraverso la costituzione di società miste, infatti, garantisce ai paesi produttori un rapporto paritario, la partecipazione diretta e la parità decisionale, inoltre favorisce il riscatto “sociale” formando e addestrando quadri e manager.

La novità introdotta da Mattei nelle negoziazioni internazionali è da individuarsi nella proposta di partnership fatta allo stato iraniano Approfittando della crisi di Suez, Enrico Mattei avvia i contatti con lo scià di Persia, Reza Palhevi, che si evolvono nel 1957 con la costituzione della Sirip (Società Irano-Italienne des Pétroles) una società al 50% tra ENI e la National Iraniana Oil Company (Nioc). Questa società avrebbe riconosciuto il 50% delle royalties allo Stato iraniano ed il restante 50% sarebbe stato diviso equamente. Di fatto, essendo la Nioc un’azienda di Stato, lo Stato iraniano beneficiava del 75% dell’accordo e, cosa non meno importante, della partecipazione tecnologica diretta nelle attività di ricer-

ca e di estrazione degli idrocarburi. La novità introdotta da Mattei nelle negoziazioni internazionali, alla base del successo ottenuto da ENI nei paesi dell’area mediorientale è da individuarsi nella proposta di partnership fatta allo stato iraniano. Il paese produttore di petrolio non era solo mero titolare dei diritti di estrazione ma partecipava direttamente all’organizzazione, alle responsabilità e alla produzione. Dal 1957 le relazioni economiche e politiche tra l’Italia e l’Iran non si sono mai interrotte, neppure nei momenti peggiori, consentendo la concretizzazione di importanti accordi economici bilaterali e il riconoscimento di un ruolo di primo piano per le nostre società. Le nuove regole del gioco hanno permesso all’ ENI di concludere in breve tempo, accordi con la Libia, la Giordania, l’Algeria allargando la rete di distribuzione dalla Costa d’Avorio all’Etiopia, dal Marocco al Senegal, passando per Ghana, Somalia, Tunisia e Sudan. Ma anche in Asia fino all’India e al Pakistan. L’apertura verso i paesi africani e mediorientali avviata da Mattei non si è interrotta con la sua morte anzi, con il tempo i rapporti commerciali si sono rafforzati ed oggi rappresentato il punto di forza non solo di ENI, ma più in generale della politica commerciale dell’Italia. Mattei è tra i primi a coltivare lo spirito di frontiera e il rispetto delle culture diverse, dei popoli e del singolo. Crede nella formazione come strumento di crescita e riscatto ma sfortunatamente, a causa della sua prematura scomparsa, non riesce a completare la “costruzione” di una classe dirigente basata sul modello di leadership da lui ispirato e praticato.

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SPECIALE IRAN

L’IRAN: UN MERCATO STRATEGICO PER L’INDUSTRIA E PER L’ECONOMIA ITALIANA di Flavio Guidi Club Economia e Finanza Sida Group

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l viaggio di Papa Francesco conferma che l’Iran è un paese intelligente, ordinato, equilibrato e con sani valori e principi, che svolgerà un ruolo strategico verso il riequilibrio politico del Medio Oriente e della sua crescita. L’Iran conta una popolazione di 80 milioni di persone ed è al centro di un’area di affari di 300 milioni di abitanti (pensiamo alla Turchia). E’ un paese ricco, con un alto tasso di investimenti e il cui tasso di crescita nel 2014 è stato del 4%. Il nostro export è stato nel 2014 di 1,5 miliardi, prima dell’embargo era 7 miliardi. Si stima che il volume di esportazioni verso questo paese potrà crescere nei prossimi anni di 3,4 miliardi all’anno. Energia, gas, infrastrutture, meccanica, agroalimentare e sanità sono i settori a più ampio potenziale. Da non dimenticare il Made in Italy. Siamo stati i primi, dopo l’embargo, ad iniziare lo sviluppo dei rapporti internazionali tra i paesi occidentali e

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l’IRAN. È un paese che nutre nei nostri riguardi un’attenzione particolare: l’Italia e l’italiano trovano in Enrico Mattei il suo simbolo, il suo eroe. Il grado di empatia e di affinità storica è molto elevato. È un paese che riconosce che il nostro rapporto con loro è sempre stato generoso, onesto e costruttivo. L’incontro con la delegazione irachena, condotto da Rouhani per l’Iran (che considera l’industria italiana “un partner importante”) e da Squinzi per la delegazione italiana nonché del ministero, ha data seguito ad un importante accordo di strategia di partnership di lungo periodo.

turiti dall’incontro con la delegazione iraniana in Italia ammontano ad un valore di 17 miliardi di euro. L’Italia con ministeri, associazioni industriali e operatori economici, dove Sace fa ora efficace strumento finanziario, sta svolgendo un’intensa attività di incontri e scambi diretta a cogliere le opportunità economiche attuali e prospettiche. In Francia, l’Iran ha firmato una lettera d’intenti con Airbus per una commessa da 25 miliardi di dollari per la fornitura di 118 aerei. Ranault, Peugeot e Citroen, in joint-venture con il partner locale Khodro, hanno siglato accordi di collaborazione e scambi commerciali.

È un momento magico per l’Iran che trova un’Italia più forte. 600 miliardi di dollari in 10 anni è il valore degli accordi siglati con l’Iran dalla delegazione cinese, guidata da Xi Jinping, pochi giorni prima della visita di Rouhani in Italia. Gli accordi commerciali che sono sca-

La strategia economica iraniana è quella di porsi come leader affidabile e di riferimento per lo sviluppo economico dei paesi dell’oriente, da realizzarsi attraverso ampi supporti commerciali e di partnership che prevedono ampi scambi di tecnologia e di forniture di prodotti e impianti.

A CURA DI




SPECIALE


SPECIALE MACRO REGIONI

LE MARCHE CONTESE NELLA RIFORMA DELLE MACROREGIONI In ballo la macroarea con Toscana e Umbria, per intercettare i fondi Ue. Ma nel disegno dei parlamentari Dem Ranucci e Morassut c’è la costituzione di una Regione Adriatica dove le Marche verrebbero annesse all’Abruzzo, perdendo però Pesaro, che finirebbe alla Romagna

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na sinergia nei servizi, e un maggiore peso in Europa. L’Italia cambia morfologia. E s’incammina verso un’unificazione omogenea dei territori, con una riduzione del numero di regioni: da 20 a 12. Almeno questo è il disegno dei parlamentari Pd Raffaele Ranuc-

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ci e Roberto Morassut, secondo cui le Marche, senza la provincia di Pesaro

TRE REGIONI SIMILI NELLA MORFOLOGIA E NELL’ECONOMIA che andrebbe all’Emilia Romagna,

formerebbero una Regione Adriatica insieme all’Abruzzo, accorpando la provincia di Rieti e Isernia. Una ridefinizione dei confini regionali che oggi, però, potrebbe essere surclassata dalla proposta del governatore della Toscana: costituire la macroregione Italia di Mezzo. Ovvero: Marche, Umbria e Toscana. Territori omogenei, si-


SPECIALE MACRO REGIONI mili nella morfologia e nell’economia. Insieme, con un asse lungo quasi 400 chilometri da Zeri in Lunigiana fino a Porto d’Ascoli sull’Adriatico, le tre regioni raccoglierebbero un territorio di oltre 41 mila chilometri quadrati, quasi il doppio dell’attuale Toscana che ne misura oggi poco meno di 23 mila, e 570 chilometri di costa continentale, per oltre due terzi in Toscana e il resto nelle Marche. Abiterebbero la grande regione 6 milioni e 230 mila cittadini, somma di 3 milioni e 790 mila toscani, 1 milione e 550 mila marchigiani e 890 mila umbri. Nelle tre regioni le piccole imprese, quelle con meno di dieci addetti, oscillano tra il 56 e il 54 per cento, mentre quelle con più di 50 e fino a 250 sono il 13 per cento e quelle oltre i 250 meno del 7 per cento. Nei consigli regionali siedono in 40 in Toscana, in 20 in Umbria e in 30 nelle Marche; le regioni comprendono rispettivamente 279, 92 e 239 comuni. Le giunte regionali contano invece 8 assessori la Toscana, 5 l’Umbria e 6 le Marche. In Europa lo scenario assume contorni identici. Anzi, la Francia dal 1 gennaio di quest’anno, ha avviato concretamente il percorso di riduzione delle regioni da 23 a 12. E in Germania, dove i Laender sono attualmente 16, si assiste ad un dibattito sulla riduzione del loro numero in virtù della richiesta da parte dei più piccoli di aggregarsi per pesare di più a livello nazionale ed europeo. Dunque si va verso una nuova era geografica, dove la necessità di fare sintesi territoriale viene interpretata come un’opportunità di sviluppo e risparmio. In fondo al mirino del progetto Italia di Mezzo c’è anche tutto un sistema di cooperazione dei territori che fonda le sue radici nella distribuzione tematica delle aree di sviluppo. Ad

esempio: il segmento culturale si è costituito in un Distretto Evoluto. E porta in alto la bandiera dell’indotto economico generato dalla filiera delle produzioni culturali. Chi l’ha detto che di cultura non si mangia? Questo è il senso. Un meccanismo virtuoso che si ripropone anche in altri settori: vedi l’agroalimentare, i distretti industriali, il segmento delle infrastrutture (la Fano-Grosseto e la relativa valorizzazione dei porti di Livorno e Ancona sull’asse Barcellona-Balcani-Kiev), la

banda ultralarga, fondamentale per connettere le reti tra le filiere d’impresa del Made in Italy. E ancora: manifattura, artigianato. Insomma tutti quei macro-sistemi su cui si può agire con intenti sinergici, in orientamento ad uno sviluppo omogeneo e coordinato di un territorio ampio ed allargato. La vision sulla macroregione Italia di Mezzo, in sostanza, è questa. E per quanto riguarda le Marche, la posizione geografica affacciata sull’Adriatico risulta strate-

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SPECIALE MACRO REGIONI gica anche in virtù di un’altra macroregione: quella Adriatico-Ionica. DAL PATTO DEL SAGRANTINO AL PESO IN EUROPA L’incontro, comunque, c’è stato. Anzi, più d’uno. Ma uno in particolare è stato rinominato “Patto del Sagrantino”. Ovvero quello svoltosi a Perugia, a Palazzo Donini, dove Luca Ceriscioli (Pres. Reg. Marche), Enrico Rossi (Pres. Reg. Toscana) e Catiuscia Marini (Pres. Reg. Umbria), a novembre scorso si sono trovati a discutere della questione Italia di Mezzo, e al termine hanno brindato con dell’ottimo Sagrantino, tipico vino rosso umbro. Dunque, sebbene c’è molto riserbo su quanto stiano realmente progettando, i tre governatori si sono subito messi al lavoro su un percorso di collaborazione tra le tre Regioni, che dovrà portare ad un rafforzamento reciproco sulle politiche di programmazione, sulla gestione dei fondi comunitari e su un serio e deciso impatto verso azioni strategiche, come turi-

LE MACROREGIONI A CACCIA DI FINANZIAMENTI EUROPEI smo, export e internazionalizzazione. Ma soprattutto lo sguardo è rivolto all’Europa, e all’intercettazione di bandi europei che potrebbero essere ventate di puro ossigeno per una fascia di territorio che, in effetti, rappresenta per l’Italia un buon volano per la dimensione turistico-culturale. Insomma, la corsa punta dritto al 2018, quando l’Unione Europea rivedrà la ripartizione dei fondi. E sarà quella la

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chiamata a cui l’Italia di Mezzo vorrà rispondere con voce forte e chiara

ADRIATICO-IONICA, la Macroregione in silenzio da troppo tempo LE TRE MACROREGIONI Lo scenario macroregionale si fa in tre. Ovvero: da una parte l’Italia di Mezzo, fortemente sospinta da Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana. Dall’altra la Regione Adriatica con l’Abruzzo, proposta da Morassut e Ranucci. Ma da tempo non si sente più parlare della macroregione Adriatico-Ionica. Ancona, peraltro, è anche la sede ufficiale del Segretariato dell’iniziativa Adriatico Ionica. Un po’ di storia: L’Iniziativa Adriatico-Ionica (IAI) è nata ad Ancona il 19– 20 maggio 2000 con la firma, da parte dei Ministri degli Affari Esteri di 6 Paesi rivieraschi (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia, Slovenia), della “Dichiarazione di Ancona” sulla cooperazione regionale quale strumento di promozione della stabilità economica e politica e del processo di integrazione europea. Ai 6 membri originari si è aggiunta l’Unione di Serbia-Montenegro nel 2002 e, in seguito alla scissione, nel 2006, sia la Serbia sia il Montenegro hanno mantenuto la membership nell’Iniziativa, attualmente costituita quindi da 8 Paesi: Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia, Montenegro, Serbia, Slovenia. Dal giugno 2008 opera ad Ancona, su decisione dei Governi degli 8 Paesi membri dell’Iniziativa, un Segretariato Permanente, che è guidato dal giugno del 2011

dall’Ambasciatore Fabio Pigliapoco. In questo scenario, i percorsi verso la costituzione dei due macroterritori camminano parallelamente. Ma agli occhi dei più, sembrano ancora essere delle entità non ben definite. Appese ad un filo sottilissimo, che regola equilibri e accordi. Ma che al momento rappresentano più parole spese a profitto dei proponenti, che degli stessi territori coinvolti. Forse, sempre agli occhi dei cittadini, è ancora più astratto il progetto sulla macroregione Adriatico-Ionica, rispetto all’Italia di Mezzo che, comunque rientra in un disegno nazionale che deve essere realizzato, per essere in linea non solo con le esigenze nazionali di cooperazione, ma anche con quanto sta accadendo nei maggiori Paesi europei. Seppure non ci sia ancora nulla di scritto. Infatti resta l’esigenza di ridurre le regioni in Italia. Ma tra i Italia di Mezzo e Regione Adriatica, quella con l’Abruzzo, è ancora una partita del tutto aperta. Che dire sul fronte Adriatico-Ionico? Fino a prova contraria le Marche tornano ad essere uno degli snodi principali della macroarea, con il capoluogo Ancona che diventa “faro dell’Adriatico” grazie ad un porto in forte espansione turistica. Ma il problema resta uno soltanto: la bilancia delle azioni intraprese sul versante in questione, pesa più sul piatto dei grandi dibattiti. Non che non siano state intraprese, o avviate strategie sinergiche verso i Paesi che ne fanno parte, ma la cittadinanza ora si aspetta un’accelerata verso la costruzione di un percorso concreto, che porti i tanto auspicati, e positivi, risvolti ai territori coinvolti.


SPECIALE MACRO REGIONI

CERISCIOLI:

“Le Marche resteranno unite” Il governatore rassicura i marchigiani: Pesaro non andrà in Romagna. Ma nessun percorso di accorpamento è stato ancora avviato. Si dialoga con Toscana, Umbria e Abruzzo. L’obiettivo è presentare in Europa progetti in sinergia.

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mmaginate la carta del Risiko. Al posto del planetario, però, ci sono quattro regioni: Marche, Abruzzo, Umbria e Toscana. E invece dei carrarmatini, a muoversi sono i rispettivi referenti regionali,

che s’incontrano e dibattono su quali alleanze territoriali ridisegnare. Non ce ne vogliano i governatori: il parallelismo col gioco di “guerra” è solo per dare l’idea di una morfologia geografica che presto potrebbe scrivere una storia nuova. Assai diversa.

Migliore? Dipende dai punti di vista. Se abbracciassimo la proposta del governo forse qualcuno avrebbe da ridire: Pesaro e provincia diventerebbero romagnoli. Non è il massimo. Mentre per restare unite, le Marche, dovrebbero tendere la mano alla proposta di

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SPECIALE MACRO REGIONI Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana, che vorrebbe costituire la Macroregione Italia di Mezzo con Marche e Umbria. «Il tema delle macroregioni non è ancora una questione all’ordine del giorno – precisa il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli - il governo per ora non ha messo in piedi nessun provvedimento. E’ chiaro che ci stiamo muovendo per essere protagonisti di un percorso di riforme istituzionali che va sempre di più verso l’accorpamento. Su questa strada non ci tiriamo indietro, a una condizione: le Marche devono restare unite».

migliorare servizi e proiezione internazionale a favore di sviluppo e occupazione. Si può creare un’alleanza strategica tra regioni dell’Italia centrale ‘con i conti a posto’ per gestire in modo coordinato varie tematiche: sui fondi comunitari sarà possibile ad esempio presentarsi insieme con progetti condivisi all’Unione europea ed essere ascoltati prima e meglio; ma anche l’internazionalizzazione, i progetti sul turismo, sull’ambiente e l’urbanistica, la green economy, le infrastrutture, l’agenda digitale con migliori servizi e infrastrutture informatiche per cittadini e imprese».

“Una macroregione per presentare progetti condivisi all’Unione europea ed essere ascoltati prima”

Altri vantaggi? «Lavoriamo su alleanze possibili e funzionali per offrire alla comunità possibilità di crescita, sviluppo e lavoro. Creare alleanze e lavorare in squadra su temi concreti permette di individuare nuove rotte e strategie competitive che favoriscono la ripresa economica e contribuiscano a migliorare i servizi e a ridurre i costi».

Questa è già una notizia. Se per restare uniti, dobbiamo andare nell’Italia di Mezzo, allora la vision è chiara. In effetti lei e i presidenti di Toscana e Umbria vi siete incotrati più volte. Cosa vi siete detti? «Dai recenti incontri con Umbria e Toscana, e poi anche con l’Abruzzo, è emersa la volontà comune di creare sinergie su questioni di grande valore per i nostri territori. L’obiettivo è dare risposte concrete su temi centrali come infrastrutture, aree di crisi, sanità, eccellenze da offrire ai cittadini, finanziamenti europei. Con le regioni confinanti dobbiamo lavorare insieme per creare le condizioni per realizzare tanti progetti che se impostati insieme alle altre realtà possono portare risultati importanti». Ma che vuol dire creare una macroregione dell’Italia di Mezzo? «Creare una macroregione significa avviare un percorso comune per

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Tempistiche: quando concretamente questo processo potrebbe concretizzarsi? «È un percorso che non è stato ancora avviato dal governo. Quindi i tempi per ora non sono breve ma certo che le riforme che ha avviato Renzi potrebbero accelerare i tempi. Insomma dobbiamo farci trovare pronti, provando a governare il cambiamento. Parallelamente dovrà proseguire il dibattito che coinvolga dal basso le comunità, con lo sguardo verso il futuro, sapendo che in Italia si discute di rivedere i confini regionali. Iniziamo a ragionare sulla macroregione, su come costruirla e fondarla su principi, storia e valori comuni». Dunque, con l’Abruzzo non se ne fa

nulla? «Come spiegavo nel ragionamento precedente, lavoriamo su alleanze possibili e funzionali. Umbria, Toscana e Abruzzo sono i nostri interlocutori diretti, senza precluderci per ora nessuna strada». Macroregione Adriatico-Ionica: che fine ha fatto? Non se ne sente più parlare. Come mai? «Dalle aspirazioni dobbiamo passare alla concretezza dei progetti. Ancona sarà lo snodo centrale per lo sviluppo della macroregione adriatico Ionica. Il 20 ottobre scorso la Commissione europea ha approvato il programma Interreg Adrion 2014-2020. Il bando prevede 33 milioni di fondi pubblici per finanziare progetti nell’area adriatica che sviluppino i temi della cooperazione fra le varie aree interessate. Senza dimenticare che, in precedenza, l’Unione europea ha adottato la specifica strategia (Eusair) della macroregione. Dunque siamo nella fase di poter tramutare gli ideali in scelte concrete. La macroregione adriatico ionica non deve restare solo un’aspirazione, nata da un’intuizione della comunità marchigiana, all’indomani dell’ennesimo conflitto che ha sconvolto l’altra sponda dell’Adriatico, ma un traguardo a portata di mano e che possa incidere anche nella vita quotidiana dei cittadini. Sta alla nostra progettualità, a quella delle regioni adriatiche, cogliere il “mare di fondi” (come ha efficacemente titolato un quotidiano nazionale) che l’Europa destina alla cooperazione adriatica. I progetti devono tramutarsi in occasioni concrete di crescita, sviluppo, lavoro. E Ancona, già autorità portuale del medio adriatico, può rafforzare la sua vocazione a servizio della comunità regionale e come storica porta verso l’Oriente».


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L’ITALIA DI MEZZO BUSSA ALLE PORTE DELL’UE. ROSSI: “INSIEME SAREMO PIU’ COMPETITIVI” Il governatore della Toscana ribatte alla proposta di Ranucci e Morassut, e candida l’Italia di Mezzo a volano dell’economia nazionale.

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’idea di una macroregione del centro Italia è nell’aria da anni. Toscana, Marche e Umbria sono territorialmente simili. Culturalmente vicine. E nella produzione agroalimentare ancor di più. Ci voleva la proposta Ranucci-Morassut, però, per far sobbalzareare il governatore toscano Enrico Rossi. Alt. Fermi tutti. Le Marche con l’Abruzzo, e senza la provincia pesarese? Siamo sicuri? Perché le Marche sono meglio intere, che divise. E con noi. Ecco, ragionando a voce alta, e in modo molto crudo, potrebbe essere stato questo il pensiero di Rossi. «Direi più articolato – risponde sorridendo

il governatore della Toscana - stiamo vivendo una stagione di riforme istituzionali che coinvolge tutti i livelli di organizzazione dello Stato, dai Comuni, alle Province, fino al Senato della Repubblica. Riforme che mirano alla riduzione dei costi e della spesa e che hanno l’obiettivo di rendere più efficiente l’amministrazione pubblica. Partiamo innanzitutto da questo concetto. Poi possiamo arrivare al perché ho pensato all’Italia di Mezzo». Ecco, perché? Ci spieghi. «La macro Regione di cui stiamo parlando esiste già nella storia d’Italia, da molti secoli prima dell’unità e del regionalismo, per comunanza di arte e paesaggio. Negli anni Cinquanta

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SPECIALE MACRO REGIONI Guido Piovene compiva il suo “Viaggio in Italia” e usava parole simili per descrivere la dolcezza del paesaggio che accomuna questi territori, pur riconoscendone le peculiarità: “I colori dell’Adriatico sono diversi da quelli del Tirreno”. In Umbria si discute di questo tema dagli anni ‘90, ma l’unica riforma finora proposta è stata quella dei due deputati Pd (Roberto Morassut e Raffaele Ranucci, ndr) che però taglia in due le Marche». E dunque, piuttosto che strappare una regione al centro, meglio mantenerla unita in una macroarea più accattivante? «Se sia più accattivante non sta a me dirlo. Però con l’aggregazione potremmo contare circa 6 milioni di cittadini, produrremmo circa il 12% del Pil italiano, con un Pil pro capite superiore alla media nazionale. Si tratta di condividere strategie e dare più servizi ai cittadini».

“LE MARCHE NON SARANNO IL FANALINO DI CODA. INSIEME PER CONTARE DI PIÙ IN EUROPA” Ma lei lo sa che nelle Marche c’è chi sostiene che andare con la Toscana vorrebbe dire trovarsi ad essere il fanalino di coda di una regione più forte sotto molti aspetti? «Nessun fanalino di coda, ma patti territoriali per lo sviluppo che eliminino asimmentrie determinatesi nel tempo. In un’economia globale dobbiamo essere competitivi in Europa, non temere la concorrenza del vicino di casa». Però Presidente, parliamoci chiaro, ci

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sarà una Regione capofila in questo percorso sinergico? Chi fa cosa? «Il processo si costruisce dalle fondamenta, non dal tetto. Occorre lavorare per mettere in comune alcuni servizi e politiche di programmazione. La crisi di questi anni ha colpito ovunque, anche se in maniera differenziata, e ha spostato la competizione su una dimensione globale. Nel complesso la risposta alla crisi c’è stata e, nell’Italia di Mezzo, è stata forte nell’impresa manifatturiera, ma la struttura economica e sociale delle nostre regioni è mutata. Occorre innanzitutto ricostruire un blocco sociale di forze produttive per lo sviluppo e aspirare a una nuova politica di coesione e inclusione sociale». Per la prima volta in Italia si mette in campo un cammino di sinergie tra amministrazioni. Le istituzioni sono pronte e preparate a sostenere il tutto? «Il percorso istituzionale verso la fusione sarà avviato da un documento che verrà presentato ai tre Consigli Regionali. Ne discuteremo ognuno nei rispettivi consigli e congiuntamente. Non sarà una fusione a freddo, ma concertata sui territori, con le forze sociali e coi cittadini. Prima che istituzionale, la riforma dev’essere sostanziale». Ormai la logica di ogni manovra politico-amministrativa sembra sia intrappolata nella tenaglia della spending review. C’è un risparmio reale nell’attuazione di una macroregione Italia di Mezzo? Se sì, quanto si potrebbe risparmiare e in che ambiti? «Questo processo è determinato da una scelta, non da un’imposizione dall’alto e abbiamo in mente anche obiettivi concreti di risparmio sui servizi e sulle politiche europee. Siamo le prime tre Regioni per qualità di

erogazione di servizi e livelli essenziali di assistenza e potremo realizzare una centrale unica di acquisti per la sanità delle tre Regioni. La Toscana inoltre potrà mettere a disposizione la propria centrale di pagamento Artea: l’ente che oggi si occupa di liquidare in tempi rapidi i contributi comunitari per l’agricoltura. Marche e Umbria passano attraverso il ministero e sono costrette a trafile molto lunghe. Un’altra idea è quella di un ufficio unico di rappresentanza a Bruxelles e una piattaforma comune in Italia e in Europa per lavorare congiuntamente al finanziamento di progetti per il turismo e verso le imprese attraverso i fondi che verranno ridefiniti nel 2018. E ancora una sinergia nella definizione dell’agenda digitale al fine di diffondere la banda larga anche nelle zone più remote e disagiate. E sulle infrastrutture: prima fra tutte, la Fano-Grosseto, strategica nell’ambito del corridoio Kiev-Lisbona. In Europa mi sono impegnato perchè fosse inserito come 11° intervento di rilevanza per i collegamenti internazionali. Dobbiamo fare in modo che sia inserito fra i 10 corridoi prioritari e finanziato da fondi comunitari». Lei ha in mente delle azioni di marketing coordinato per promuovere al meglio la macroarea? «Ricordo sempre il fortunato esmpio del brand “Espaňa”: una parola e i colori della terra spagnola. Dovremmo anche noi essere altrettanto capaci di sintetizzare i tratti comuni di questa nostra terra mediterranea e frontaliera. E puntare a promuovere l’arte, il paesaggio e il buon governo, con una programmazione e un coordinamento a livello regionale, magari da un ufficio della Regione dell’Italia di Mezzo».


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LODOLINI: “Tifo per l’Italia di mezzo” Il parlamentare Pd delle Marche spinge per la macroregione con Umbria e Toscana. Mentre si sbloccano 450 milioni di euro di fondi europei per la macroregione Adriatico-Ionica.

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on l’Abruzzo, ma senza la provincia di Pesaro. Oppure con Umbria e Toscana, rischiando, però, di trovarsi ad essere il fanalino di coda di un trenino composto da altre due regioni che, sulla carta, hanno una marcia in più riguardo la promozione turistica. Conviene, a questo punto, mettersi a traino di due potenze già rodate nel marketing territoriale del centro Italia? Certo, sfondare le porte dei bandi europei con una testa d’ariete come la Toscana potrebbe essere utile anche alle meno strutturate Marche. Però sul fronte Adriatico c’è una partita importante che si lega alle ultime vicende che riguardano il fronte porto. Infatti l’authority anconetana è appena diventata una super potenza, con un raggio d’azione esteso fino a Pescara e Ortona. Da quale parte stare? Se si concretizzasse, quindi, il disegno dei parlamentari Dem Morassut e Ranucci, alle Marche non resterebbe che concentrarsi sul rafforzamento della fascia costiera, in fun-

zione di una crescita omogenea della macroarea che vorrebbe connettere al meglio tutte le possibilità di sviluppo della costa con l’interno. Però l’Italia di Mezzo appare al quanto allettante, perché geograficamente si andrebbe a costituire un territorio che va da mare a mare (dall’Adriatico al Tirreno) racchiudendo all’interno una bella por-

zione di fascia appenninica. Insomma, cosa c’è nel futuro delle Marche? Italia di Mezzo o Regione Adriatica? «Ho letto tante ipotesi, talune davvero molto fantasiose – afferma il parlamentare Pd Emanuele Lodolini

- stiamo al merito però. Io privilegio la fusione con Toscana e Umbria. Perché sono molte le cose che ci accomunano. L’Italia centrale come cerniera territoriale ma anche simbolica tra Nord e Sud del Paese. Se non dovessimo riuscire, bene anche una fusione con la sola Umbria che dovremmo realizzare a prescindere. Pensiamo al ruolo dell’Appenino, delle aree interne e dei servizi che vanno sempre più integrati. L’importante è che, dinanzi a qualsiasi ipotesi, le Marche restino integre e unite». Dunque si avvia, anche per l’Italia, un percorso di riduzione delle regioni come è già avvenuto per la Francia e prossimamente per la Germania. Ma di che tempi si parla? «Rapidi. Dopo il Referendum costituzionale, previsto per il prossimo ottobre, il percorso dovrà procedere con velocità. Del resto, grazie alla determinazione del Governo Renzi, stiamo ridisegnando l’assetto istituzionale del Paese, superando il Senato, eliminando per via costituzionale le Province, incentivando le fusioni tra Co-

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SPECIALE MACRO REGIONI muni. Non possiamo pensare che per le Regioni tutto resti così com’è. In Francia il Premier ha proposto di passare da 22 Regioni a 13 per dare loro dimensioni europee e capacità di elaborare strategie di sviluppo vere e su scala ampia. In Italia servirebbero al massimo 12 regioni. Sono un sostenitore delle fusioni e delle integrazioni in generale. Ho proposto anche una legge per la fusione obbligatoria dei Comuni sotto i 5 abitanti allo scopo di consentire un miglioramento della qualità e dell’efficacia dei servizi offerti ai cittadini. L’ho fatto per lanciare una provocazione e aprire un dibattito, perché in politica bisogna anticipare le scelte non subirle, e perché voglio rafforzare i ruoli dei Comuni. Quando non ci saranno più le Province a chi andranno quelle funzioni. Io sono per darle ai Comuni, ma servono Comuni più grandi, almeno dai 5 mila in su e più forti».

“Avere regioni più grandi significa risparmiare e avere regioni più competitive. Le Marche da sole troppo piccole per interfacciarsi con l’Europa” Italia di Mezzo o Regione Adriatica: quali i punti di forza, e le criticità? «Non vedo criticità. Solo opportunità. Indico solo tre buoni motivi per ridurre il numero delle regioni. Il primo: avere regioni più grandi significa non solo risparmiare ma avere regioni più competitive. Il secondo: definire bene competenze e funzioni. Compito delle Regioni è legiferare e programmare lo sviluppo dei territori. Invece, con sempre maggiore frequenza, le Regioni hanno più gestito che altro,

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sovrapponendosi spesso ad aspetti gestionali che magari spettavano ai Comuni. E infine, terza motivazione, perché molte delle nostre regioni, comprese la nostra, sono troppo piccole per interfacciarsi con l’Europa. Basti dire che una volta l’Europa era composta da 6 Paesi e aveva 200 milioni di abitanti. Oggi sono 28 i Paesi e mezzo miliardo gli abitanti. Pertanto occorrono regioni più grande, almeno di 2 milioni di abitanti ciascuna». Le Marche sono rimaste spesso marginali rispetto ai grandi temi posti dal governo centrale, e quindi necessitano di riscontrare maggiori attenzioni. La Sua attività parlamentare su quali asset principali sta lavorando? «Da Parlamentare delle Marche cerco di dedicare massima attenzione al nostro territorio. Ce la metto tutta. Ho seguito da vicino le principali vertenze, penso alla Whirlpool/Indesit, alla JP Industries e altro ancora. Seguo con attenzione tutto ciò che a che fare con il rilancio dello sviluppo delle Marche e dunque anche il sistema infrastrutturale e logistico decisivo per la crescita. Da questo punto di vista è importante il riconoscimento che ha avuto il Porto di Ancona da parte del Governo. Non era scontato che il dibattito culminasse addirittura con il potenziamento dell’Autorità portuale e invece ci siamo riusciti grazie all’impegno del sistema tutto e al ruolo decisivo del Governo. Finalmente dopo tempo un Governo nazionale torna a credere nelle Marche, nel capoluogo. Segnale importante davvero». Cosa si muove, invece, rispetto alla Macroregione Adriatico-Ionica? E’ un progetto arenato? Oppure si sta riassettando insieme alla nuova giunta regionale? «Recentemente è stato ottenuto un risultato molto importante per la re-

alizzazione della strategia della Macroregione Adriatico Ionica, lanciata durante il Semestre di presidenza italiano e sui cui siamo fortemente impegnati.

MACROREGIONE ADRIATICO-IONICA: “in arrivo budget significativi per lo sviluppo dell’economia dei Paesi interessati. La collaborazione tra pubblico e privato in grado di aumentare la competitività e creare nuovi posti di lavoro” Dopo l’ok della Commissione ai programmi italiani con Slovenia, Croazia e Grecia le nostre regioni hanno strumenti importanti e concreti per lo sviluppo della Macroregione. Il parere positivo della Commissione sblocca un budget complessivo di oltre 450 milioni di euro. Il programma con la Croazia ha un budget di quasi 237 milioni di euro, di cui 201 provengono dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Quello con la Croazia dispone di 91,6 milioni di euro (di cui 79 dal Fesr). Mentre quello con la Grecia ha a disposizione 123 milioni (di cui 105 dal Fesr). I programmi contribuiranno in modo significativo allo sviluppo dell’economia dei Paesi interessati, stimolando una collaborazione tra pubblico e privato in grado di aumentare la competitività e creare nuovi posti di lavoro. Il partenariato darà nuovo impulso al turismo e al trasporto marittimo, il tutto nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale, e non».


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LA MACROREGIONE ADRIATICO-IONICA:

economia e cooperazione tra le nazioni che si affacciano sull’adriatico e lo ionio Oltre 3 milioni di imprese, di cui poco più della metà nelle dieci regioni italiane incluse nell’iniziativa. L’Italia rappresenta il primo partner commerciale in termini di export per tutti gli altri paesi della macroarea. di Fabio Di Giulio

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a Macroregione Adriatico-Ionica è una strategia integrata che coinvolge regioni e nazioni diverse con l’obiettivo comune di uno sviluppo equilibrato e sostenibile di una specifica area geografica che da alcuni anni l’Unione europea sta sperimentando con l’approvazio-

ne, nel 2009, di una strategia per la regione del Mar Baltico e, successivamente nel 2011, di una strategia per la regione del Danubio. La Macroregione non prevede finanziamenti aggiuntivi, né una nuova normativa o nuove istituzioni. Le risorse a disposizione sono principalmente quelle dei fondi strutturali assegnate ad ogni Paese.

Nel dicembre 2012, il Consiglio europeo ha dato mandato alla Commissione europea, Dg Regio e Dg Mare, per avviare una consultazione degli stakeholders territoriali in merito ad una Strategia Europea per la regione Adriatico-Ionica, la cosiddetta Eusair, e predisporre un Piano d’Azione per il coordinamento e l’integrazione dell’azione pubblica multilivello ne-

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SPECIALE MACRO REGIONI gli otto Paesi interessati dalla futura strategia: Italia, Slovenia, Croazia, Grecia, Bosnia Herzegovina, Serbia, Montenegro ed Albania. A seguito della consultazione che si è conclusa a gennaio 2014, la Commissione ha individuato quattro obiettivi detti anche “pilastri”: Crescita blu, Collegare la regione: reti di trasporto ed energia, Qualità ambientale, Turismo sostenibile. Più due tematiche trasversali: ricerca e innovazione e capacity building. Per la preparazione della strategia ogni Paese coinvolto ha individuato un National Contact Point: in Italia il Ministero Affari Esteri (MAE) in stretto coordinamento con il Dipartimen-

to per lo Sviluppo e la Coesione economica del Ministero dello Sviluppo Economico (DPS-MISE). La Conferenza dei Presidenti e delle Provincie Autonome del 24 Luglio 2013 ha previsto l’istituzione del Gruppo di lavoro EUSAIR-Italia coordinato dalla Regione Marche. Sono stati istituiti sei tavoli di lavoro, riferiti ai quattro pilastri più due tematiche trasversali, a cui hanno partecipato le regioni interessate: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia, e ogni tavolo è coordinato da una regione. La Regione Emilia-Romagna coordina il tavolo relativo all’ambiente. Il 18 giugno 2014 la Commissione europea ha presentato la Comunicazione e il Piano d’Azione della strategia Eusair. La strategia con il relativo Piano d’Azione, dopo i pareri da parte delle istituzioni e degli attori coinvolti, è stata approvata dai 28 Paesi della Ue nel corso del Consiglio europeo del 23-24 ottobre 2014. I paesi partecipanti hanno designato i coordinatori nazionali e settoriali che cureranno l’attuazione della strategia a livello nazionale e macroregionale. La Conferenza inaugurale, organizzata dalla Presidenza italiana del Consiglio in cooperazione con la Commissione europea, si è tenuta a Bruxelles il 18 novembre del 2014. L’ECONOMIA DELLA MACROREGIONE ADRITICO-IONICA (Fonte PolCom) Nella Macroregione Adriatico-Ionica sono presenti oltre 3 milioni di imprese, di cui poco più della metà nelle dieci regioni italiane incluse nell’iniziativa (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). È evidente che la grande dif-

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fusione di iniziative imprenditoriali ha come contropartita un problema dimensionale che rischia di limitarne la capacità di sfruttare le opportunità create dal mercato comune. Gli scambi commerciali all’interno dell’area ammontano complessivamente a poco meno di 29 miliardi di euro, in aumento di circa dell’8% rispetto al 2013. Se per le regioni italiane che si affacciano sull’Adriatico e sullo Ionio i paesi della sponda orientale costituiscono un interessante mercato, soprattutto per la vicinanza geografica (senza tuttavia che riescano ad assorbire quote significative di export), per i paesi del fronte orientale la situazione è decisamente differente. Oltre il 60% dell’export montenegrino finisce in uno dei paesi dell’area e poco sotto tale soglia si colloca l’Albania. Percentuali molto importanti caratterizzano anche le esportazioni della Bosnia Erzegovina, della Croazia e della Serbia. Molto più variegate sono le destinazioni dei beni prodotti dalle imprese greche e slovene. L’Italia rappresenta il primo o il secondo partner commerciale in termini di export per tutti gli altri 7 paesi (e tra i primi 3 in termini di import, con l’eccezione del Montenegro). Nel complesso i 2,8 miliardi di euro esportati all’interno della Macroarea Adriatico-Ionica rappresentano poco più del 12% del totale delle esportazioni degli 8 paesi (lo scorso anno questa quota era pari all’11,2%). Per quanto riguarda i settori di attività, nello specifico delle esportazioni italiane verso i paesi della Macroregione, vediamo che queste sono trainate dai prodotti delle attività manifatturiere (con un incremento dell’8,1% rispetto all’anno prima) dove spiccano coke e prodotti petroliferi raffinati, prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori, metalli di base e prodotti in metallo.


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LA MACROREGIONE ADRIATICO IONICA: strategia, opportunità e prospettive di sviluppo di Mario Becchetti Club Economia e Finanza Sida Group - Area Progetti e Relazioni

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a Macroregione Adriatico ionica è una grande opportunità di sviluppo per le Marche, per i Paesi dell’Adriatico e dello Ionio, per l’intero fianco Sud-Est dell’Europa. Quella Adriatico Ionica è la 3° Macroregione dell’Unione Europea, dopo quelle del Baltico e del Danubio. La sua definitiva approvazione è stata il frutto di un lunghissimo lavoro, che ha trovato coronamento soprattutto attraverso l’impulso progettuale e la spinta diplomatica che il Presidente della Regione Marche ha saputo imprimere nel periodo 2010-2014, a Bruxelles e Roma, in coordinamento con il Segretariato IAI, i Forum della società civile dell’area, il Ministero degli Affari Esteri. Tale azione virtuosa della Regione Marche, sul piano progettuale e diplomatico, ha trovato il massimo riconoscimento internazionale nel periodo luglio-dicembre 2014, quando l’approvazione ufficiale della Strategia Macroregionale Adriatico Ionica

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da parte dell’UE ha rappresentato il principale risultato raggiunto dall’Italia nel suo Semestre di Presidenza dell’Unione Europea. Comunemente si parla di Macroregione ma è più corretto il termine di Strategia Macroregionale Adriatico Ionica, in inglese EUSAIR (EU Strategy for the Adriatic and Ionian Region). La dizione di “Strategia” esprime al meglio l’essenza profonda del progetto macroregionale, che mira a concentrare progetti operativi e risorse su poche ma qualificate priorità di sviluppo, con una forte spinta bottom-up dei territori interessati, per incidere davvero sullo sviluppo dell’area Adratico Ionica. La sfida della Strategia Macroregionale Adriatico Ionica è proprio quella di lavorare insieme, con un approccio multilevel governance, non solo tra singoli Stati partecipanti, bensì partendo dal basso, con la cooperazione progettuale delle comunità locali coinvolte: la finalità è di affrontare sfide comuni per promuovere condi-

visi e qualificati progetti di sviluppo dell’area Adriatico Ionica. EUSAIR per il quadrante Sud-Est dell’Europa. In questa prospettiva la Macroregione Adratico Ionica può essere uno strumento anche per rafforzare la cooperazione e l’integrazione dei Paesi del fianco Sud-Est dell’Europa: questo quadrante internazionale è un’area particolarmente fragile e vulnerabile dell’Europa - come stanno testimoniando anche le vicende della Grecia e dell’immigrazione - a cui EUSAIR può offrire un contributo importante in termini di stabilizzazione, integrazione e sviluppo. Inoltre, la Strategia offre ai Paesi candidati e candidati potenziali all'adesione all’UE una preziosa opportunità di collaborare con gli Stati membri, in particolare contribuendo all'integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione europea. Si tratta, infatt, della prima Strategia Macroregionale europea con un numero così elevato

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SPECIALE MACRO REGIONI di Paesi extra-UE. Il “Piano di Azione” della Strategia Macroregionale Adriatico Ionica. Sul piano formale e sostanziale la Strategia Macroregionale Adriatico-Ionica è contenuta in una Comunicazione della Commissione Europea e in un Piano di Azione che si fonda su precise priorità progettuali, definite pilastri di sviluppo: • economia marittima (blue economy); • connettività terra-mare dell’Area Adriatico Ionica; • ambiente ed energia; • turismo sostenibile. Si tratta di settori destinati a svolgere un ruolo cruciale nel creare posti di lavoro e stimolare la crescita economica dell’area Adriatico Ionica. Ciascun pilastro del Piano di Azione è stato coordinato da una coppia di Paesi (uno Stato membro dell'UE e un paese non UE): • la Grecia e il Montenegro sulla "crescita blu"; • l'Italia e la Serbia sul tema "Collegare la Macroregione" (reti dei trasporti e dell'energia); • la Slovenia e la Bosnia-Erzegovina sulla "qualità ambientale"; • la Croazia e l'Albania sul "turismo sostenibile"; Nel Piano di Azione sono contenuti anche filoni di intervento di natura trasversale: promozione di capacity building; sviluppo di ricerca, innovazione e PMI: gestione dei cambiamenti climatici. Finanziamenti operativi: il Programma Adrion. La Macroregione Adriatico Ionica è anche una leva finanziaria di sviluppo, ossia un fondamentale catalizzatore e moltiplicatore di risorse per la crescita dell’area interessata: può

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attivare nuovi fondi UE, mobilitare e allineare i finanziamenti esistenti a livello nazionale ed europeo, nonché attrarre investimenti privati. In particolare, all'attuazione della strategia contribuiranno i fondi strutturali e di investimento europei, nonché lo strumento di preadesione (IPA). Un esempio operativo di questo modello di integrazione e leva finanziaria è rappresentato dal via libera della Commissione Europea al nuovo Programma di cooperazione transnazionaale Adrion, che rappresenta uno dei principali strumenti a sostegno di EUSAIR. Il Programma riguarda i territori delle 13 regioni italiane che fanno parte della Macroregione Adriatico Ionica: oltre alle Marche, ci sono Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Molise, Abruzzo, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Lombardia e Umbria La Macroregione Adriatico Ionica coinvolge quattro Paesi dell’UE (Italia, Grecia, Croazia e Slovenia) con la partecipazione di Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia Adrion potrà contare su un budget di 118 milioni di Euro, di cui oltre 83,4 milioni provenienti dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e quasi 16 milioni provenienti dai cosiddetti “fondi di pre-adesione”, mirati per gli Stati che aspirano ad entrare nell’UE. Quattro le grandi priorità d’azione di Adrion: cooperazione fra imprese,; mondo della ricerca e dell’istruzione; sostenibilità grazie alla tutela del patrimonio naturale e culturale dell’area; maggiore connettività; sostegno alla governance della strategia dell’UE. In definitiva, il Programma Adrion può offrire un primo e concreto contributo finanziario e progettuale per avviare un’efficace attuazione della

Strategia Macroregionale Adriatico Ionica. Il Segretariato IAI e l’Autorità Portuale di Ancona. Il ruolo protagonista svolto dalle Marche nella costruzione della Macroregione Adriatico-Ionica è testimoniato anche dalla presenza ad Ancona del Segretariato dell’Iniziativa Adriatico Ionica (IAI), quale struttura diplomatica decentrata dal Ministero Affari Esteri. Entrando nella fase di attuazione della Strategie Macroregionale Adriatico Ionica, il Segretariato IAI sarà chiamato a svolgere un ruolo di coordinamento sempre più importante nel meccanismo di governance bottom-up con le rappresentanze della società civile dell’intero bacino Adriatico-Ionico. Tali rappresentanze, infatti, mantengono proprio ad Ancona i loro luoghi di raccordo con i Segretariati integrati del Forum delle Camere di Commercio, del Forum delle Città Adriatico Ioniche e con Uniadrion, la rete permanente di collegamento tra le Università e i Centri di Ricerca e Sviluppo d’eccellenza dei Paesi del bacino dell’Adriatico e dello Ionio. La possibilità per le Marche di giocare un ruolo protagonista nella fase di attuazione della Strategia Macroregionale è offerta anche dalla recente riforma nazionale delle Autorità Portuali, che ha previsto per quella di Ancona un ruolo di coordinamento anche per le infrastrutture portuali dell’Abruzzo. La strategia di connessione dell’Area Adriatica Ionica è un asse fondamentale del Piano di Azione: tutti i sistemi infrastrutturali e logistici svolgeranno le funzioni chiave di piattaforme integrate e di leve strategiche per alimentare lo sviluppo economico e sociale della Macroregione Adriatico-Ionica.


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LE MARCHE TRA 20 O 30 ANNI Prospettive demografiche, economiche e sociali

di Alessandro Scarlato Club Economia e Finanza Sida Group

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l mondo, come lo disegnano gli esperti, da qui al 2050 sarà profondamente diverso. Non si tratterà del risultato di un processo evolutivo ma, in gran parte, di un ripensamento dei modelli di sviluppo fin qui adottati che dovranno avere, in tutti i campi, la caratteristica comune della sostenibilità. La connessione non è un termine che riguarda soltanto Internet ma la stretta relazione che lega tutto a tutti, qualunque cosa accada, in qualunque parte del mondo. Il contesto è diventato globale, bisogna ragionare su una dimensione spazio tempo molto più ampia. Oggi le Marche si leccano le ferite di una crisi iniziata nei primi anni ’90 e resa drammatica nell’ultimo decennio dagli sconquassi finanziari noti a tutti. Molti ricorderanno il “Modello Economico Marchigiano” che veniva studiato nelle Facoltà di Economia, un tessuto produttivo formato, in maggioranza, da piccole e medie aziende e da artigiani che in poco più di vent’anni aveva fatto crescere la Regione a ritmi vertiginosi. Poi, il declino. Ancora oggi si discute sulle cause ed è difficile non attribuire responsabilità oggettive: la grande ricchezza creata allora impedì a imprenditori e amministratori di pensare in tempo alla necessità di organizzare ed ottimizzare l’enorme

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potenziale produttivo. La polverizzazione delle imprese, la scarsa propensione ad investire in ricerca piuttosto che nella costruzione dei capannoni, l’occasione perduta di preparare la futura classe dirigente ad affrontare i cambiamenti dei quali non era difficile immaginare la portata, la mancanza, in poche parole, di lungimiranza nell’interpretare i molti segnali, tutto questo insieme segnò la fine del “miracolo” creando le condizioni per un durissimo impatto con le crisi successive. Questo è ormai storia ma non trarne insegnamento significherebbe aggiungere agli errori un altro errore. E allora, come dovranno essere le Marche nel prossimo futuro? La crescita demografica della regione registra da anni una precaria stabilità. È difficile pensare che tra venti o trent’anni possa essere più densamente popolata e le ragioni sono praticamente le stesse che affliggono il resto del Paese. In più, è prevedibile che il flusso migratorio extracomunitario tenda ad estinguersi per mancanza di opportunità di lavoro, specialmente a causa della crisi e decadenza del comparto manifatturiero che aveva assorbito in passato molta manodopera. Alla diminuzione degli immigrati si sommerà l’incremento dei flussi migratori dei giovani verso l’estero, fenomeno del resto già in atto ed in co-

stante aumento. Il comparto manifatturiero nelle Marche sta ancora scontando, e pesantemente, gli effetti della lunga congiuntura sfavorevole che ha operato una feroce selezione, in particolare verso le imprese poco specializzate e scarsamente votate all’internazionalizzazione. Per contro, il “manifatturiero” di qualità e altamente specializzato gode ancora di buona salute e riesce a penetrare i mercati esteri ma, purtroppo, non è il caso di molte aziende della nostra regione. C’è anzi da aspettarsi un impoverimento globale del comparto. A questo fenomeno va associato che la governance societaria di aziende chiave è uscita dalle Marche, con conseguente spostamento delle direzioni e talvolta delle unità produttive. Se si vuole rimanere sul mercato e progredire, occorre che le Imprese marchigiane, le Associazioni di categoria e gli amministratori comprendano finalmente l’imprescindibile necessità, per troppo tempo ignorata, di formare reti di imprese, alleanze, collaborazioni, per costituire le masse critiche indispensabili oggi, e ancora di più domani, per non essere sopraffatti e per conservare quel livello di competitività riconquistabile con la formula della rete d’impresa. Ma esistono, credo, settori molto più promettenti che in una regione come

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le Marche si possono sviluppare trasformando progressivamente il panorama produttivo regionale, che lasciano intravvedere speranze e riflessi positivi sull’occupazione. L’agricoltura e l’allevamento sono comparti che avranno bisogno di una profonda riconversione verso la “sostenibilità”. La richiesta dei consumatori si muove verso una produzione realizzata con tecniche biologiche. È sempre più forte la richiesta di prodotti a “chilometro zero” per i quali sia facile tracciare l’origine ed il percorso fino al consumatore. Questo è realizzabile incentivando le produzioni locali e la nascita dei “farmers’ market”, dove i produttori possono vendere direttamente, accorciando così la filiera e ottenendo una remunerazione adeguata del loro lavoro, oggi ancora mortificato dalle politiche imposte dalle multinazionali e dalla

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grande distribuzione. Climaticamente e dal punto di vista orografico, le Marche si presterebbero ad ospitare una grande varietà di colture ed una politica di incentivazione alla realizzazione di queste imprese contribuirebbe efficacemente alla creazione di nuova e qualificata occupazione, contribuendo efficacemente ad invertire il trend di diminuzione demografica a cui accennavo prima. Vanno incentivate le startup e in particolare quelle innovative. È proprio dalle startup che c’è da attendersi un contenimento dei tassi di disoccupazione. La seconda direttrice di sviluppo per i prossimi anni riguarda senza dubbio il settore del turismo. La ricchezza dei beni culturali, costituisce un concentrato di meraviglie da sfruttare dal punto di vista turistico. Manca una rete adeguata di strutture ricettive e quelle esistenti limitano fortemente la

loro operatività al solo periodo estivo. Da qui la necessità di favorire la crescita e qualificazione delle strutture ricettive. Si dovrebbe attirare il turismo creando un’offerta articolata che abbracci buona parte dell’anno come consentirebbero, del resto, le condizioni climatiche della regione e gli itinerari turistici possibili, al di fuori di spiagge e ombrelloni. Senza contare che lo sviluppo di agricoltura e allevamento porterebbe ad una crescita della ristorazione di elevata qualità, capace di attirare le nuove leve della formazione eno-gastronomica capaci di creare nuove strutture coniugando la grande tradizione della cucina marchigiana con le tendenze che si svilupperanno continuamente nel settore dell’alimentazione. Sarà importante l’individuazione di strategie di marketing estremamente flessibili, idonee ad intercettare gu-


Particolare di Giacomo Balla, Velocità di Motocicletta

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sti e tendenze dei viaggiatori, senza contare che una politica finalmente costruttiva sulla realizzazione di porti turistici e sulla trasformazione del porto di Ancona, sull’esempio di altre città costiere nel mondo, porterebbe alla crescita di posti di lavoro e costituirebbe un forte richiamo per investitori, anche dall’estero. Il manifatturiero è in crisi ma certamente non sparirà. Cambierà il modo di produrre, basti pensare alle stampanti in 3D, cambieranno materiali e localizzazione delle industrie e le opportunità che si apriranno nei prossimi anni con le nuove tecnologie saranno numerose ma difficili da cogliere senza adeguate capacità produttive e finanziarie. Sarebbe invero interessante avviare da subito la trasformazione della regione in un incubatore di idee e progetti, una fucina che ridia slancio all’economia ora

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asfittica ma con tutte le potenzialità per conquistare un posto di rilievo nel panorama nazionale. Ancora più importante sarà il ruolo delle istituzioni, pubbliche e private, che si occupano di istruzione e formazione. L’azione di queste sarà fondamentale per favorire lo sviluppo della nuova imprenditorialità manageriale e dell’occupazione insieme al miglioramento, finalmente, delle infrastrutture dedicate sia allo scambio veloce delle informazioni che agli spostamenti delle persone da e per le aree di maggiore concentrazione delle attività economiche. Bisogna dare vigore ai servizi all’impresa. I processi di outsourcing che stanno caratterizzando le nuove formulazioni organizzative aziendali imporranno la necessità di servizi locali capaci e specializzati, che siano in grado di soddisfare le nuove configurazioni di strutturazione della crea-

zione del valore. La formazione, in modo prepotente, rappresenta il viatico dei nuovi modelli organizzativi aziendali nonché del settore servizi. Tra 20 o 30 anni immagino una regione che avrà colto tutte le opportunità prima descritte, capace di attrarre intelligenze e volontà per assicurare una crescita solida e continua, con un trend demografico finalmente in crescita che contribuisca a “svecchiare” la popolazione, favorendo la mobilità sociale e territoriale e limitando, così, la creazione di pericolose sacche di instabilità economica e sociale e del processo di decadenza. Onde evitare che le Marche decadano ad una regione di anziani è necessario che si faccia strategia di lungo periodo: “Le Marche, una regione al plurale, è ora che i solisti si decidano ad entrare in un coro”.

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OMBUDSMAN: “la macroregione per attirare investimenti privati” Integrazione, cooperazione e sviluppo. La macroregione Adriatico-Ionica, vista dal Garante Andrea Nobili, attraverso una facilitazione dei rapporti tra i diversi interessi socio-economici, deve mobilitare e allineare i finanziamenti esistenti a livello nazionale e di Unione Europea, nonché attirare investimenti privati. di Giorgio Guidi

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l difensore civico dalla parte dei migranti e dei minori. L’Ombudsman Andrea Nobili, ex assessore alla cultura del Comune di Ancona, ideatore del festival Adriatico Mediterraneo, ed ex presidente dell’omonima associazione, illustra il percorso e gli obiettivi del suo nuovo mandato. Con un’ottica macroregionale rispetto all’area Adriatico-Ionica. Ma chi è l’Ombudsman regionale?

OMBUDSMAN: incarico di derivazione nordeuropea, ricopre il ruolo di difensore civico, ma anche quelle di Garante per l’infanzia e l’adolescenza e di Garante dei diritti dei detenuti. Cosa rappresenta? Molti, infatti, non sono a conoscenza delle mansioni svolte dall’Ombudsman, incarico di derivazione nordeuropea. Presente nella maggioranza delle Regioni ita-

SPECIALE MACRO REGIONI liane, ed in molte Province e Comuni con il nome e le funzioni di difensore civico, nelle Marche l’Ombudsman si articola in tre uffici distinti e svolge, oltre alle funzioni di difensore civico, anche quelle di Garante per l’infanzia e l’adolescenza e di Garante dei diritti dei detenuti. Il Difensore civico tutela diritti e interessi dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione, per esempio al fine di ottenere la conclusione dei procedimenti amministrativi in tempi rapidi da parte di uffici o servizi dell’amministrazione pubblica. Interviene anche nei confronti delle amministrazioni periferiche dello Stato (escluse quelle competenti in materia di sicurezza pubblica, difesa, giustizia) e talvolta nei riguardi degli enti locali (specie quando non abbiano un proprio difensore civico). In veste di Garante per l’infanzia e per l’adolescenza ha compiti di promozione e vigilanza sull’operato delle autorità amministrative chiamate ad attuare i diritti e gli interessi dei minori, come sanciti in particolare dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989 e dalla Carta europea dei diritti del fanciullo adottata Strasburgo nel 1996. Infine, come Garante dei diritti dei detenuti, verifica che nell’esecuzione di provvedimenti che limitano la liberta personale siano comunque rispettati i diritti delle persone sottoposte a trattamento, in particolare per ciò che concerne i servizi che debbono essere apprestati dalla Regione, dagli Enti locali e dalle aziende sanitarie. «Sono molto orgoglioso di poter ricoprire questo ruolo – afferma Andrea Nobili – un impegno a contrastare le discriminazioni nei confronti dei cittadini stranieri sul nostro territorio, ma anche alla tutela dei diritti fondamentali dei tanti che cercano rifugio da guerre e miseria. Basti pensare al tema

delicatissimo della tutela dei minori stranieri non accompagnati, rispetto al quale l’ufficio del Garante è particolarmente attivo nel collaborare con le istituzioni preposte per l’attuazione di best practices e nel vigilare sul rispetto di quanto è necessario porre in essere per la loro tutela». Nobili, siamo in un momento “caldo” rispetto al tema dei diritti dei migranti e dei rifugiati. L’Europa è in evidente difficoltà. Chi innalza steccati e barriere. Chi non riesce a contenere e regolare i flussi. La costa marchigiana è stata spesso e volentieri un approdo. La Macroregione come può occuparsi di questo problema e quali accorgimenti deve considerare? «Quella della Macroregione Adriatico-Ionica è una strategia di straordinaria importanza per il nostro territorio. Una prospettiva di crescita politica, economica, turistico-culturale, che tuttavia necessita di una particolare sensibilità rispetto alle questioni più propriamente sociali. Tra queste è urgente l’elaborazione di azioni condivise sul tema dei migranti e dei rifugiati. L’Iniziativa Adriatico-Ionica, il cui Segretariato ha sede ad Ancona, assume un ruolo di saldo ancoraggio della strategia macroregionale. Può essere un foro di cooperazione regionale intergovernativa privilegiato per promuovere politiche convergenti nel bacino adriatico-ionico, con l’aspirazione a una significativa evoluzione verso le dimensioni della società civile». Il progetto della Macroregione Adriatico-Ionica può essere funzionale rispetto ad una visione centrale del governo che vuole, invece, accorpare le regioni italiane per ridurre costi e sprechi? «Nella cosiddetta multilevel governance europea gli enti regionali sono

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SPECIALE MACRO REGIONI riconosciuti come attori di grande importanza nel panorama giuridico europeo. Per questo una corretta declinazione della strategia macroregionale rappresenta, in realtà, uno strumento di cooperazione territoriale tra le stesse regioni italiane, in sintonia con le politiche di razionalizzazione perseguite a livello governativo. Il concetto di macroregione si è sempre più imposto, a livello comunitario, come utile ed innovativo strumento di integrazione, cooperazione e sviluppo, in grado di colmare alcune lacune esistenti e di apportare un valore aggiunto. Consentendo una facilitazione dei rapporti tra i diversi interessi socio-economici è più facile mobilitare e allineare i finanziamenti esistenti a livello nazionale e di Unione Europea, nonché ad attirare investimenti privati». La tutela dei diritti dei detenuti, dell’infanzia e degli immigrati è differente in molti Paesi del centroeuropa. Sempre in un’ottica macroregionale, non pensa ci debba essere un livellamento delle leggi almeno per i Paesi che idealmente fanno parte della Macroregione Adriatico-Ionica? «Un’armonizzazione delle normative nelle materie citate è un obiettivo ambizioso che richiede però un grande lavoro di cooperazione e soprattutto la condivisione di un nucleo di principi forti in materia di diritti umani. Non semplice in un momento storico e sociale in cui emergono un po’ dappertutto spinte populiste e identitarie, che mettono in discussione l’idea stessa di Europa. Per questo penso sia necessario intensificare le relazioni tra i Paesi, in particolare tra quelli rivieraschi, coinvolti nella strategia macroregionale, esercitando una forma di moral suasion. E, ripeto, puntando all’attivazione di reti in cui la

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società civile assuma un ruolo determinante». Educare una comunità, un territorio, una nazione, ai diritti umani è un buon punto di partenza per la costruzione di una migliore coscienza di Stato? «In anni recenti alcuni dei paesi che sia affacciano sul bacino dell’Adriatico hanno vissuto alcuni dei più gravi conflitti in Europa: ferite che non sino ancora rimarginate del tutto. Porre l’attenzione sul tema dei diritti umani, stimolando la cooperazione tra paesi dell’UE e paesi limitrofi extra UE, rafforza i processi democratici e aiuta il percorso di integrazione dei Paesi balcanici nell’Unione europea. Più che di una coscienza di Stato dovrebbe, a mio avviso, assumere centralità l’idea, cara a studiosi insigni come Fernand Braudel, di un’area euro-mediterranea basata sul dialogo interculturale e sulla reciprocità in ogni campo: un’unificazione degli impegni sociali che consente di rifondare quella che il grande storico francese definiva “civiltà conviviale”».

“Un’opportunità di crescita interessante per attivare forme di collaborazione tra i Garanti dei diritti presenti nei paesi rivieraschi coinvolti nella strategia macro-regionale” Quale impronta vuole dare alla figura istituzionale che rappresenta, e quale percorso vuole avviare in veste di Ombudsman della Regione Marche? «Per restare al tema principale dell’intervista mi piace sottolineare che nel corso del tempo ho avuto modo di impegnarmi, in sintonia con la strategia

macroregionale, sul versante culturale, sviluppando progetti e reti di cooperazione internazionale tra soggetti presenti nell’area adriatica e mediterranea. Accanto a un impegno territoriale intenso e rinnovato, anche nella percezione della comunità locale, ritengo che proprio dal nostro territorio, sede del Segretariato permanente dell’Iniziativa Adriatico-Ionica, possa partire una spinta verso forme di cooperazione internazionale sul versante sociale e dei diritti umani, valorizzando la figura dell’Ombudsman regionale. Potrebbe essere un’opportunità di crescita interessante attivare forme di collaborazione tra i Garanti dei diritti presenti nei paesi rivieraschi coinvolti nella strategia macro-regionale, al fine di costituire una rete tra e l’avvio di politiche condivise». Come vede il futuro della Macroregione Adriatico Ionica, e quali passi bisogna fare sul breve periodo, per far sì che il progetto cominci a prendere forma in maniera più strutturata? «Mi piace pensare che le varie forme di cooperazione tra Paesi non coinvolgano solo cancellerie, istituzioni o soggetti economici, in un percorso di liberalizzazione dei mercati. I primi passi non possono che andare nella direzione di aiutare i cittadini a sentirsi parte di una comunità più ampia, con la consapevolezza di un destino comune adriatico ed europeo».


SPECIALE MACRO REGIONI

QUEI FONDI CHE POSSONO FARE LA DIFFERENZA: IL PROGRAMMA ADRION

D

ue programmi di finanziamento di progetti legati agli obiettivi macroregionali che rappresentano un primo importante passo verso la strutturazione di azioni concrete, per dare corpo e anima a questa realtà. Si tratta dei programmi Adrion, approvato a ottobre 2015, e di Italia-Croazia, che si presentano come due opportunità concrete per le Marche di inserirsi a pieno titolo nel processo di definizione della strategia macroregionale e dei suoi obiettivi,

ottenendone beneficio economico. Ecco gli elementi di maggiore interesse del primo programma e la sua struttura. ADRION Il programma ha un finanziamento totale di 117.918.198 milioni di euro, una somma considerevole. Sono quattro le aree di finanziamento previste, in linea con i quattro pilastri della Strategia Macroregionale: la prima è quella dell’ ‘Innovative and Smart Region’, a cui vengono destinati 23,16 milioni di euro. In quest’area rientreranno tutti i progetti che vanno

nell’ordine dello sviluppo di idee innovative per la costruzione di territori ‘intelligenti’, ovvero che usino soluzioni smart per migliorare la vita dei cittadini, in più campi di interesse.

SMART, SOSTENIBILE E CONNESSA: ecco come dovrà essere la Macroregione Ormai, infatti, la riflessione sulla crescita dei territori sostenuta dalla tecnologia ha raggiunto uno stadio

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SPECIALE MACRO REGIONI avanzato e non è possibile pensare a una Macroregione i cui territori non siano smart, dunque non in grado di rispondere ai bisogni di una società civile sempre più legata alla tecnologia per ogni necessità di vita. La seconda area è quella della ‘Sustainable region’, ovvero della regione europea sostenibile, in cui vengono promossi come assi di crescita e sviluppo quelli della valorizzazione dell’ambiente e della cultura. A questo ambito sono stati destinati 53,49 milioni, per azioni a livello transnazionale che possano limitare la vulnerabilità ambientale dell’area e la frammentazione di processi di salvaguardia dell’ambiente stesso. La ‘Connected region’ è invece l’ambito a cui sono stati destinati 20,83 milioni di euro, per la possibilità di incrementare l’efficienza dei trasporti tra i paesi dell’area macroregionale, la multimodalità e i servizi di mobilità. Infine, 11,50 milioni di euro vengono destinati a finanziare interventi che aiutino a sostenere la governance della stessa strategia Eusair.

La quota più consistente di fondi del programma, 53,49 milioni di euro, sarà destinata alla salvaguardia dell’ambiente Gli obiettivi di ogni area La ‘Smart Region’ è un importante ambito di interesse. Qui l’Europa si aspetta che i finanziamenti vadano a coprire più progetti: almeno mille di imprese che cooperino con centri di ricerca, 8 di cooperazione tra cluster e network transnazionali e 12 strategie e piani di azione sviluppati con i

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cluster stessi. Il tutto per aumentare la capacità dell’area Eusair di produrre innovazioni che abbiano una ricaduta positiva sulla vita dei cittadini stessi. L’asse della ‘Sustainable Region’ ha fra gli obiettivi il sostegno alla creazione di 20 cooperazioni transnazionali, 30 strategie integrate per la promozione del turismo, della cultura e della protezione dell’ambiente, 10 progetti di piccola scala e il raggiungimento di un incremento di visite ai siti culturali dell’area Eusair di almeno 20mila unità. Il turismo legato alla protezione dell’ambiente e dei siti culturali, è visto come una forte opportunità di crescita per la Macroregione e su questo ambito si punterà fortemente. Sempre nell’ambito della ‘Sustainable Region’, ma con l’attenzione rivolta soprattutto alla salvaguardia dell’ambiente, verranno finanziate altre 20 iniziative di cooperazione transnazionale e altre 15 strategie e action plans dedicati; questo per sostenere la realizzazioni di azioni concrete per ridurre la vulnerabilità ambientale dell’ecosistema macroregionale. Per la ‘Connected Region’ i 20,83 milioni di euro predisposti andranno a sostenere 6 progetti di cooperazione transnazionale nell’ambito dei sistemi di trasporto a basso utilizzo di carbone, oltre a implementare altre 12 strategie dedicate al raggiungimento di questo obiettivo; questo affinché la salvaguardia dell’ambiente con lo sviluppo di sistemi di mobilità intelligente possa diventare uno degli elementi più importanti di sviluppo dell’economia dell’area intera. Infine, per il supporto alla gestione della governance dell’Eusair, gli 11,50 milioni di euro messi a budget andranno a finanziare 120 eventi di incontro e meeting tra le strutture che

provvedono alla governance dell’area.

Sono a disposizione 23,16 milioni di euro dedicati allo sviluppo di soluzioni ‘intelligenti’ per i territori L’Europa, a fronte dell’erogazione dei finanziamenti per i progetti, che avranno una durata di 24 mesi, sarà molto attenta alla valutazione dei risultati di ogni singola iniziativa, proprio per evitare l’effetto ‘fondi a pioggia’ che andrebbero solamente sprecati senza portare alcun beneficio. Rispetto a quanto fatto in passato, infatti, l’Ue è diventata molto più severa rispetto alla valutazione di quelli che sono i risultati delle proposte progettuali che finanzia e anche per Adrion questo principio rimarrà valido: il controllo sarà strettissimo e non verranno ammesse lacune nei progetti, o mancanza di risultati effettivi. Tra gli scopi di maggior importanza che hanno dato vita al programma Adrion c’è quello di supportare il trasferimento di esperienze tra le regioni, oltre alla capacità di produrre una ‘contaminazione’ positiva verso l’uso di queste stesse buone pratiche anche nei territori fuori dall’Eusair.


SPECIALE MACRO REGIONI

IL PROGRAMMA ITALIA - CROAZIA Un’occasione da non perdere per le Marche

S

arà uno dei programmi più importanti e interessanti per le Marche perché più corposo di altri, finanziariamente parlando, e perché a questo programma specifico la regione potrà avere accesso con maggiore facilità e con una concorrenza meno forte. L’area interessata dal programma è, infatti, quella che va dalla provincia italiana più a sud che si affaccia sull’Adriatico, Lecce, fino alla contea più a sud della Croazia, nella cosiddetta Regione Adriatico-Croata; in mezzo sono ricomprese le province italiane e contee croate che si affacciano sull’Adriatico. Il totale dei finanziamenti sarà di 236.890.849 milioni di euro, secondo le stime elaborate, e saranno ripartiti,

di Silvia Baldini anche in questo caso, tra diverse aree di interesse. Tutta la strategia del programma è decisa con la definizione di alcuni ‘Obiettivi Tematici’ e ‘Priorità di investimento’ suggeriti dalla Commissione europea per tutto il periodo 2014-2020, il nuovo arco temporale di programmazione Ue. Questi devono poi essere tradotti sia in assi prioritari, riferiti agli obiettivi tematici, sia in obiettivi specifici, riferiti alle priorità di investimento. L’obiettivo del programma è, in particolare, uno: quello di aumentare la ‘Crescita Blu’, la cosiddetta ‘Blue Growth’, in tutto il territorio considerato, ovvero quello italo-croato, al fine di stimolare progetti di partenariato che siano transfronta-

lieri e che possano generare crescita in questo specifico ambito. La ‘Blu Growth’ è il pilastro che rappresenta la dimensione legata al mare di tutta la strategia Europa 2020: in questo comparto sono ricomprese tutte le azioni di sviluppo del potenziale dell’economia marittima e questo implica anche la parte della crescita sostenibile e dello sfruttamento consapevole delle risorse. In questo ambito viene riconsiderata anche l’occupazione legata al mare e alla sua economia, affinché questa cresca senza minare gli equilibri dell’ambiente marino; altro fattore importante, in questo ambito, è la cooperazione tra partner pubblici e privati in progetti

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SPECIALE MACRO REGIONI di vario tipo, assieme alle Pmi. Gli obiettivi tematici del programma, gli assi prioritari e gli obiettivi specifici Gli obiettivi sono quattro e afferiscono tutti ad aree tematiche diverse: il primo, al rafforzamento della dello sviluppo tecnologico, della ricerca e dell’innovazione; il secondo, all’adattamento al cambiamento climatico, alla prevenzione e alla gestione dei rischi; il terzo è connesso con la tutela dell’ambiente e la promozione efficiente delle risorse, mentre il quarto è legato alla promozione di sistemi di trasporto sostenibili, per eliminare le strozzature nelle infrastrutture di rete dell’area interessata dal programma.

Con oltre 200 milioni messi a disposizione dall’Ue, è uno dei programmi più interessanti per lo sviluppo dell’area in questione A questi quattro obiettivi sono rispettivamente legati quattro assi prioritari: nell’ordine, l’innovazione blu, la sicurezza e resilienza, l’ambiente e il patrimonio culturale e il trasporto marittimo. Ci sono altrettanti obiettivi specifici legati a questi assi: per quanto riguarda l’innovazione blu, l’intento è quello di andare a incidere sempre più fortemente su tutte quelle condizioni che vanno a favorire l’innovazione nei settori dell’economia blu, nell’area di cooperazione Italia-Croazia. Nell’ambito dell’adattamento al cambiamento climatico, l’intento è quello di migliorare il monitoraggio dei cambiamenti climatici stessi e anche tutte le azioni di controllo e prevenzione collegate. Uno degli altri fini è quello di rendere sem-

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pre maggiore la sicurezza dell’area di cooperazione, rispetto alle calamità naturali e a quelle di origine umana. L’asse prioritario che si riferisce ad ambiente e patrimonio culturale ha tre grandi obiettivi specifici: il primo è quello di rendere l’ambiente naturale e culturale una leva per lo sviluppo più equilibrato del territorio di cooperazione. Poi è stato considerato come fine prioritario quello della protezione e del ripristino della biodiversità e, assieme a questo, si promuoverà il miglioramento delle condizioni di qualità ambientale sia del mare, sia delle coste. Il tutto utilizzando tecnologie innovative, che siano sostenibili. Per quanto riguarda, inoltre, il trasporto marittimo, anche in questo caso tra gli obiettivi specifici c’è quello della sostenibilità ambientale tramite la promozione della multimodalità in tutta l’area interessata dal programma. La ripartizione dei finanziamenti La cifra più consistente è quella riservata all’asse dell’Ambiente e del patrimonio culturale, per un totale di finanziamenti che vanno oltre gli 81 milioni di euro: è chiaro, quindi, che l’Europa punta molto su questo ambito per il rilancio economico dell’area, ed è ancora più vero se si pensa che, degli 81 milioni, ben 70 sono proprio di finanziamento Ue, mentre i restanti 12 sono di cofinanziamento nazionale. Subito dopo, l’Europa considera fondamentale l’investimento nell’asse della Sicurezza e resilienza, a cui sono destinati ben 60 milioni e 407.166 euro. Anche in questo caso, oltre 51 milioni arrivano direttamente dall’Ue e la cifra di co-finanziamento statale richiesta è molto più bassa. Il terzo ambito più finanziato è quello del Trasporto marittimo: anche in questo

caso, l’attenzione è massima verso i temi della sostenibilità dei trasporti stessi e di una multimodalità sempre più sviluppata. La connessione tra le aree interessate dal programma, infatti, dovrà diventare sempre più ‘smart’, nel rispetto dell’ambiente. Quarto asse di rilievo è quello dell’Innovazione Blu, in cui si punta a far crescere l’occupazione nel comparto marittimo. Anche qui la parte più consistente del finanziamento, ben 24 milioni di euro, arriva dall’Ue. A conti fatti, dei 236.890.849 euro messi a disposizione, l’Ue ne mette sul piatto 201.357.220.

Le Marche competono con un numero inferiore di altri soggetti: possono ottenere più fondi rispetto ad altri programmi I progetti finanziabili Il Programma finanzierà alcuni progetti specifici, ovvero quelli che portino ad azioni transfrontaliere congiunte, che abbiano come focus principale la cooperazione territoriale e che ne dimostrino il valore aggiunto, dando risultati concreti e misurabili. La priorità sarà data a quelle iniziative che saranno complementari ai pilastri Eusair, che è la strategia Ue per l’area Adriatico-Ionica, e al suo Action Plan. Tra le tipologie di progetti ammissibili, ci sono quelli cosiddetti standard, ovvero quelli previsti per tutti gli assi, e quelli strategici, più selettivi: questi dovranno avere la caratteristica di partnership ampie, con grossi finanziamenti, e per la loro attuazione necessiteranno di competenze tecniche e istituzionali precise e specifiche.


SPECIALE MACRO REGIONI

IL SONDAGGIO MACROREGIONI: UNITI O DIVISI

A

ttraverso il sondaggio di questo mese abbiamo voluto condividere con i marchigiani le ipotesi di revisione del sistema regionale italiano, chiedendo

INFORMAZIONI SUL SONDAGGIO Sondaggio realizzato da Mind X Up Srl. Sondaggio online, pubblicato all'interno delle newsletter di Mondo Lavoro ML Magazine. Indagine gestita attraverso piattaforma CAWI dal 14 Marzo al 18 Marzo 2016. Campione non probabilistico. Totale rispondenti: 57

loro di esprimersi sulla convenienza di razionalizzare il sistema e su rischi ed opportunità dei due disegni sinora proposti per quanto riguarda la nostra regione. Un altro dato significativo riguarda,

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invece, quanto i marchigiani siano a conoscenza del progetto politico-economico relativo alla macroregione Adriatico Ionica. Di seguito l’opinione dei nostri lettori:

Secondo te l’attuale assetto regionale nazionale: ANDREBBE MANTENUTO

45,61%

ANDREBBE MUTATO

54,39%

Andrebbe mantenuto: Per quale motivo?

Andrebbe mutato: Per quale motivo?

Come valuti l’idea di dividere e attribuire a diverse macroregioni le 5 province marchigiane? FAVOREVOLE

30,19%

CONTRARIO

69,81%

Favorevole: Per quale motivo?

Contrario: Per quale motivo?

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SPECIALE MACRO REGIONI Regione Adriatica: saresti favorevole a questo assetto? FAVOREVOLE

20,00%

CONTRARIO

80,00%

Favorevole: per quale motivo?

Contrario: per quale motivo?

Italia di mezzo: saresti favorevole a questo assetto? FAVOREVOLE

64,00%

CONTRARIO

36,00%

Favorevole: per quale motivo?

Contrario: per quale motivo?

Dovendo scegliere una delle due proposte, quale ti sembra piĂš allettante per la nostra regione (in termini economici, sociali, culturali)?

Hai mai sentito parlare della Macroregione Adriatico-Ionica? SI

45,83%

NO

54,17%

A che punto credi sia la realizzazione della Macroregione Adriatico-Ionica?

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Quale dovrebbe essere la finalitĂ primaria della realizzazione della Macroregione Adriatico-Ionica?


CLUBECONOMIA&FINANZA

LA SITUAZIONE DEL CREDITO E DELLE BANCHE ALLA LUCE DEI NUOVI ACCORDI EUROPEI:

RICADUTE E PROGNOSI.

di Giuseppe Barchiesi

Club Economia e Finanza Sida Group

I

l 2016 si è aperto in uno scenario internazionale fortemente perturbato e con riflessi negativi sulle possibilità di crescita delle economie mondiali. La principale turbolenza riviene dal basso costo delle materie prime, in primo luogo del petrolio, segno evidente di una scarsa domanda internazionale delle stesse, che solo apparentemente favorisce Paesi come il nostro, grandi importatori di materie prime ed energetiche, dato che conseguentemente si restringono i mercati di sbocco dei nostri prodotti, per la minor domanda proprio dei Paesi produttori di materie prime e del petrolio. Potrebbero non essere da meno le turbolenze dei mercati finanziari, che con le loro leve speculative hanno sicuramente il potere di influire pesantemente e negativamente sull’economia reale. Recentemente il FMI ha ribadito le stime di crescita mondiali per il 2016 pari ad un +3,4% e + 3,6% per il 2017,

A CURA DI

compatibili con quanto si è precedentemente detto ed anche con il previsto riequilibrio della crescita della Cina e con l’uscita della Federal Reserve da politiche monetarie straordinariamente accomodanti negli USA. Le ricadute in Europa dello scenario internazionale sono ulteriormente aggravate da questioni interne, non ultima la scarsa gestione della migrazione in atto dalle zone interessate dalla guerra, con una attenta BCE, però, che con il suo Quantitative Easing, in uno con la leva dei tassi, si pone l’importante obbiettivo di incentivare e consolidare la ripresa economica nell’Eurozona. Le ultime previsioni per il nostro continente, comunque, sono lievemente al ribasso. In Italia è in atto un ulteriore elemento negativo legato al sistema bancario, dove lo scenario e le prospettive future

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CLUBECONOMIA&FINANZA vengono ulteriormente appesantite dall’introduzione del Bail-in (attuazione da parte del nostro Governo delle direttive europee sulle crisi bancarie) e da una forse migliorabile parziale applicazione dello stesso sul finire dello scorso anno per le note questioni delle quattro banche. La conseguenza è stata una allarmante disaffezione degli investitori, certamente aiutata dalla speculazione, che non si sono e non si sentono tutt’ora rassicurati dall’andamento delle banche in generale, dovendone “rispondere”, da soci o obbligazionisti, al pari di qualsiasi altra società quotata sul mercato dei capitali. D’ altra parte in una banca gli andamenti sono meno decifrabili rispetto a tutte le altre aziende, così come un ruolo fondamentale rivestono in tale previsione di andamento la corretta interpretazione delle partite a sofferenza ed incaglio da parte delle banche stesse, che a livello sistema sono di poco inferiori alla ragguardevole cifra di 400 miliardi di euro. Tutti questi elementi, ovviamente, sono difficilmente governabili, addirittura poco comprensibili, dalla categoria degli investitori, peraltro già ampiamente “delusa” da quanto recentemente avvenuto e dal difficile principio da metabolizzare, e cioè che anche le banche possono andare in default, sotto “l’interpretazione” delle svalutazioni da dare alle partite in sofferenza ed in incaglio. Si può solo aggiungere, a giustificazione di un allontanamento degli investitori dalle banche, che le prospettive di ottenere adeguatamente dividendi dalle stesse, sono ormai svanite da anni, sotto il peso soprattutto della grande crisi economica, dei consistenti costi di struttura e di organico delle banche, rivenienti sia da organizzazioni interne non adeguate, sia dalla finalmente dilagante affermazione della Banca Digitale e, non da ultimo, da un personale non del tutto pronto a recepire le nuove imperative indicazioni della globalizzazione.

Non solo per quanto si è detto, ma anche e soprattutto per le nuove regole dettate dai profondi cambiamenti economici intervenuti e costantemente in atto, occorre molta attenzione e qualità nell’erogazione creditizia, che non può che essere sempre più governata dai fondamentali dell’azienda cliente, intesi come cammino virtuoso delle stesse sotto tutti gli aspetti strategici ed operativi, dai suoi progetti futuri, dalla finalizzazione dell’affidamento stesso, dalla sua capacità di farli condividere e, infine, dalle sue capacità di realizzarli. In definitiva il principio che a prevalere, da subito, per le aziende che chiedono copertura dei propri fabbisogni, debba essere il futuro piuttosto che il passato, il piano industriale con i suoi progetti, le azioni, le leve che realizzano gli obbiettivi strategici aziendali, in luogo delle garanzie. Solo seguendo questa strada potrà instaurarsi l’auspicabile collaborazione tra banca ed impresa, con rilevabili sinergie e vantaggi per l’economia. Occorre velocemente cogliere tutte queste opportunità perché difficilmente ci sarà un momento altrettanto favorevole, dato il quantitative easing della BCE in atto e la leva dei tassi: enorme quantità di denaro per l’economia reale con un Euribor negativo. In sintesi, coraggio con progetti concreti e realizzabili per conquistare il mercato globale di riferimento, dato che il denaro non manca nel Sistema.

Come può accadere che tutto quanto precedentemente detto potenzialmente non si rifletta nell’attività tipica delle banche, la copertura dei fabbisogni finanziari delle aziende e, quindi, come è possibile attenuare questa minaccia per la nostra ripresa economica?

Quando si leggeranno queste righe, probabilmente le forti problematiche in atto si saranno attenuate delineando un futuro più sereno e, non da poco, in Italia si sarà finalmente formulata la normativa per l’indispensabile cambiamento del sistema bancario che non potrà che placare l’attuale, come è stata definita, disaffezione degli investitori. Se tutto ciò sarà avvenuto, è c’è ragione di ritenere che avvenga, ecco che farà premio quell’ immediato richiamato ottimismo, unica forza che può accelerare da subito l’evoluzione in senso positivo delle attuali dinamiche.

Seguendo il principio che nessun venditore in senso lato rinuncia volentieri ad una vendita, per quanto ovvio perché altrimenti non potrebbe esistere sul mercato, di pari anche le banche desiderano e debbono riuscire ad erogare crediti alle aziende, traendo così senso e redditività da e per la loro attività.

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Per concludere e per volgerci a quel fondamentale ottimismo, è auspicabile che si raggiunga presto la richiamata esigenza di una vera e costruttiva collaborazione e sinergia tra le due parti, che sono assolutamente complementari tra loro, partendo dal quadro reale in atto che ben evidenzia, da ambo i fronti, notevoli possibilità di miglioramento.


CLUBECONOMIA&FINANZA

LA STRATEGIA INDUSTRIALE CINESE Il caso Reflex di Treviso: un esempio della strategia d’affari dell’industria tecnologica cinese, una commessa da 16 milioni di euro per la costruzione di una centrale solare nel Tibet (Cina)

di Flavio Guidi Club Economia e Finanza Sida Group

L’

industria cinese cerca lo sviluppo su settori ad alta tecnologia e ad alto investimento. Gli affari vengono impostati così: a monte un sottofondo di rete di imprese appartenenti allo stesso settore, a filiera il settore d’affari. Verificato che l’area d’affari è strategicamente ad alto rendimento, cercano anzitutto chi dispone della tecnologia, dopodiché offrono l’acquisto dei macchinari necessari per la produzione di prodotti e impianti e imparano; a fronte di royalties si fanno poi concedere licenze di produzione e di commercializzazione per il mercato cinese e/o di altri paesi prevalentemente del Sud-Est asiatico e con ciò si riservano le future opportunità di produzione e commercializzazione su questi mercati in crescita (cinese o indiano); infine, attraverso convenzioni, chiedono di diventare sub-fornitori di particolari impianti e macchinari che verranno venduti in specifici mercati, prevalentemente in Italia e in Europa.

A CURA DI

A tal proposito si veda il caso “Reflex” di Biancade (TV): un ordine dalla Cina di 16 milioni tra royalties e macchinari. In futuro la tecnologia cinese verrà applicata anche in Italia. A Gela (Sicilia), dove è prevista la costruzione di un sito analogo a quello cinese (Tibet - Cina), verranno prodotti specchi curvi innovativi della Reflex (tecnologia solare sviluppata dall’Enea) da montare su centrali solari (tecnologia veneta – Treviso). Quale insegnamento si può trarre? L’industria cinese gestisce il momento strategico in modo illuminato, guarda al lungo periodo e spazia a livello globale su campi di business selezionati, ad alta redditività e ad alto contenuto tecnologico. Da questa visione di lungo periodo fa discendere una strategia di breve periodo che si appropria degli strumenti e del know-how tecnologico, delle aree ad alto sviluppo dove può vendere queste tecnologie con le licenze acquisite e compartecipa al business ponendosi come sub-fornitore in quelle aree dove non

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CLUBECONOMIA&FINANZA potrà direttamente operare (si divide il mercato globale e compartecipa nell’area dove non vende). Il possessore della tecnologia fa affari “con” e “per” lui (Cina). Il tutto è positivo perché i fatturati crescono per entrambi, i costi si comprimono e quindi si ha più competitività per entrambi; il futuro è di chi investirà in modo capace sulla tecnologia. Il loro motto, trovato il campo di impiego e sviluppo del business, è “co-partecipiamo all’affare che esiste a livello globale, dividiamo i mercati in aree di raccolta e sfruttiamo le opportunità che ne derivano” utilizzando le risorse di cui entrambi dispongono.

a seguito del rallentamento dell’investimento. Il canale dello shopping on-line cinese si presenta per dimensione e tasso di crescita come estremamente interessante. Bisognerà verificare se il prodotto, nel suo rapporto prezzo/prodotto, si presterà ad essere commercializzato in Cina e se sarà sufficientemente difendibile dal fenomeno della contraffazione, problema presente in Cina sull’utilizzo di questo canale. I principali attori sono: Alibaba, che da solo copre il 47% del mercato on-line cinese e che attualmente è in fase di perdita di quote di mercato, a cui seguono “JD.com” e “Vip Shop” che invece stanno crescendo più in fretta.

ILMERCATO DELL’ON-LINE CINESE

AGRUMI IN CINA

Un tipo di vendita da non trascurare per l’industria italiana e da prendere in attenta considerazione per operazioni di internazionalizzazione

I consumatori che in Cina fanno acquisti on-line sono 650 milioni. Il mercato on-line dello shopping cinese è cresciuto nel 2015 del 39%, contro l’11% di quello tradizionale. La domanda globale dello shopping on-line cinese è in forte crescita, spinta sia dalla crescita del PIL che è circa il 7% annuo, che dalla diffusione della digitalizzazione e dalla politica governativa cinese di sostegno dei consumi

LIBERO INTERSCAMBIO DI AGRUMI IN CINA D’ora in poi si potranno liberamente esportare i nostri agrumi in Cina. Per l’olio di faranno dei corsi in Italia al fine di formare ispettori cinesi che dovranno vigilare sulla non contraffazione delle nostre esportazioni di olio extra-vergine in Cina. L’Italia si è posta l’obiettivo di raggiungere i 50 miliardi di euro di esportazioni agroalimentari in Cina. Il prossimo passo riguarderà le carni suine.

I DATI DELLA NOSTRA BILANCIA COMMERCIALE CON LA CINA 10,5 MILIARDI

25 MILARDI

+6,4%

26%

Export italiano

Import italiano

PIL

Macchinari

Secondo i dati di Istat e del ministero dello Sviluppo economico è il dato totale dell’export italiano verso la Cina nel 2014

È il totale dell’import italiano proveniente dalla Cina nel 2014

È l’incremento del Pil della Cina, atteso per il 2016 (nel 2015 si è attestato al 6,9%)

È la quota di export italiano in Cina, nel 2014, costituita da macchine, sia per impieghi generali che speciali

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CLUBECONOMIA&FINANZA

QUALE E’ LA PROSPETTIVA DELL’IMPIEGO OGGI PER L’INVESTITORE ITALIANO

di Massimo Sbrolla Club Economia e Finanza Sida Group

I

l 2016 sarà nuovamente un anno di turbolenze eccezionali sui mercati finanziari? E’ forse presto per dirlo, ma l’aumento delle oscillazioni dei prezzi e le perdite in Borsa di queste prima fase dell’anno fanno presagire un periodo di forte incertezza. Come già detto in precedenti articoli, il parametro tecnico per misurare l’”inquietudine dei mercati” è l’indice Vix, che calcola la media delle oscillazioni dei mercati azionari. A luglio 2015, questo indicatore stazionava grosso modo a 15 punti ed è quasi raddoppiato nel corso delle ultime settimane; una soglia elevata, pur sempre inferiore ai massimi di dicembre 2015 e, comunque, pari a circa la metà del picco di 45 punti toccato nei momenti peggiori della crisi del 2012. Tuttavia la situazione di tempesta sui mercati azionari mondiali non sembra destinata a stabilizzarsi presto. I banchieri Centrali di Europa e Giappone, hanno dunque concertato il loro primo intervento dell’anno, annunciando nuove misure di stimolo monetario nei prossimi mesi. Tutto ciò non ha però raffreddato, se non in minima parte, gli ”animal spirit” dei mercati, per cui è necessario che alle parole seguano presto i fatti. Sembra assurdo dirlo, ma nonostante la BCE e la Bank of Japan ( Boj ) stiano complessivamente immettendo 110/120 miliardi di euro al mese nel sistema finanziario mondiale,

A CURA DI

la liquidità a livello globale si sta riducendo vertiginosamente. E senza denaro fresco a disposizione, gli acquisti di attività rischiose come le azioni languono. Il vortice che sta risucchiando inesorabilmente la liquidità, vanificando gli sforzi dei banchieri centrali, è quello della crisi dei paesi emergenti : il prezzo del petrolio ai minimi, il rialzo dei tassi USA ed il rallentamento dell’economia cinese, hanno colpito,con straordinaria forza, gli introiti di economie esportatrici come Brasile, Russia, Sudafrica, India ed Arabia Saudita. La reazione naturale è stata quella di intervenire sul mercato per sostenere le proprie valute, facendo ricorso ai ”tesoretti“ accumulati, costituiti dalle riserve in dollari, euro, yen anche sotto forma di titoli governativi e privati dei paesi industrializzati. La vendita dei ”tesoretti”, in corso da più di sei mesi da parte delle banche centrali dei Brics e dei Paesi del Golfo, sta creando un significativo effetto ”aspirapolvere” della liquidità: un vero e proprio ”Quantitative Easing” al contrario che tra luglio e dicembre 2015 ha drenato in media 120 miliardi di dollari al mese dai mercati internazionali, di fatto la stessa entità del Qe della Bce e di quello della Boj. A questo punto cosa succede è chiaro; sui mercati Europei, Usa e Giapponesi vengono a mancare i tradizionali investitori forti delle economie emergenti, anzi, da questi Paesi arrivano addirittura pressioni alla vendita.

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CLUBECONOMIA&FINANZA C’è dunque una sola direzione possibile per i mercati che è quella verso il basso. Pertanto le previsioni per il futuro non sono ottimistiche. Se i tre rialzi dei tassi di interesse previsti dalla Federal Reserve americana, si concretizzeranno ed il prezzo del petrolio non riuscirà a rimbalzare, l’effetto ”aspirapolvere” dei Paesi emergenti sui mercati potrebbe anche aumentare. In presenza di queste ”incertezze” sui mercati, quali sono le strategie migliori per fare scelte di investimento che riducano al minimo i rischi? Come abbiamo sempre detto, quando si tratta di decidere in che modo investire il proprio denaro, non ci sono sfere di cristallo che tengano: le sicurezze bisogna costruirsele da soli, ognuno secondo i propri obiettivi e le proprie esigenze, secondo la quantità dei risparmi a disposizione, la propensione al rischio, le attese di rendimenti e, quindi, di rischio sopportabile; la domanda è: quanto sono disposto a perdere se voglio guadagnare di più?. Il pericolo di perdere deve essere controllato e circoscritto e tenuto il più possibile a bada sia in un contesto di mercati nervosi e ad alto tasso di incertezza, come quello attuale, ma anche un domani quando, come sempre accade, gli umori cambieranno e le aspettative diventeranno più positive. Con i rendimenti praticamente a zero e i Bot annuali e semestrali sotto zero, i conti di deposito vincolati restano un buon baluardo per il parcheggio della liquidità. Vincolando il risparmio per 12 mesi si può portare a casa ancora l’ 1% al netto del 26 % d’imposta sui rendimenti e, in certi casi, anche qualche euro in più. E se l’1% sembra poco, occorre tenere presente che con l’inflazione che non morde, il guadagno è reale. Se poi siamo preoccupati per il bail-in, entrato in vigore dal gennaio di quest’anno che coinvolge anche conti correnti e i conti di deposito, basta non superare la soglia dei 100.000 euro per ogni Istituto di credito, cifra che è garantita dal Fondo Interbancario. Qualora pertanto si disponesse di somme superiori, la soluzione è aprire più conti in diverse banche o, comunque, valutare preventivamente la solvibilità della banca verificando i vari indicatori, come il Cet1 ( che misura il capitale primario ), il Tier1 ( che esprime il capitale comprendendo azioni di risparmio e altri strumenti ) e il Total capital Ratio ( l’insieme di tutto il patrimonio ). Sempre in chiave sicurezza, le emissioni obbligazionarie governative rimangono strumenti per tutte le stagioni, offrendo anche buone opportunità legate all’ipotesi che a marzo la Banca Centrale europea rafforzi la strategia di sostegno ai mercati. E’ ovvio che con i rendimenti attuali particolarmente bassi, se non addirittura negativi, e le

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quotazioni molto elevate, gli investitori non devono essere alla ricerca di rendimenti, ma di certezze sulla capacità del debitore pubblico di pagare gli interessi e di rimborsare a scadenza il capitale sottoscritto. In questo contesto in cui la crescita dell’economia in area euro è ipotizzata ancora di entità modesta, è meglio mantenere i titoli a cedola fissa ed attendere momenti migliori per inserire percentuali importanti di titoli a cedola variabile, come i CCT le cui cedole future saranno calcolate o sulla base dei rendimenti dei BOT semestrali o del rendimento del tasso Euribor semestrale che, come abbiamo detto sono praticamente a zero se non negativi. Se si vuole puntare a guadagni mediamente superiori di mezzo punto o anche di un punto percentuale rispetto ai rendimenti delle emissioni governative, bisogna puntare sulle obbligazioni societarie che gli investitori professionali reputano, in questo momento, un buon investimento sia in termini di rendimento assoluto, sia per la relativa sicurezza in presenza di un giudizio di credito ”investment grade” non inferiore alla tripla B. In questi casi un limite per l’investitore privato può essere rappresentato dal taglio minimo della sottoscrizione che raggiunge quasi sempre i 50 o 100 mila euro. I privati, che non dispongono di elevate disponibilità, farebbero meglio ad approcciare questa categoria di investimenti attraverso i fondi specializzati, i soli a poter garantire la diversificazione necessaria a ridurre i rischi e massimizzare i rendimenti. Detto questo, però, gli strategist di portafoglio, continuano ad avere un orientamento favorevole all’azionario, sia in Italia che in Europa. L’unico modo per gestire le oscillazioni, consiste nel puntare sulle società più ”stabili” che appartengono ai settori delle utilities, delle telecom, dei farmaceutici e degli alimentari; i titoli cosiddetti ”difensivi” che, in molti casi, pagano dividendi del 3-4 % annuo. E in un contesto in cui le borse continuano a viaggiare sulle montagne russe, come sta accadendo da qualche mese, il piano di accumulo a rate è una delle strategie che consente di abbassare i rischi senza perdere le opportunità che si aprono in questa fase. Infatti comprando con regolarità tutti i mesi, in ogni condizione di mercato, sia quando le borse scendono che quando i mercati salgono, il pac consente di mediare i prezzi di acquisto e di conseguenza di agevolare il recupero in caso di forti correzioni e di partecipare ai rialzi in caso di scenario rialzista. E’ ovvio che, mentre nei periodi caratterizzati da forti rialzi di borsa, il pac risulta meno efficiente rispetto all’investimento in unica soluzione, in contesti particolarmente negativi e prolungati nel tempo, o in quelli caratterizzati da andamenti laterali, la formula dei piani di accumulo risulta vincente.


CONTRIBUTI E INCENTIVI A CURA DELLA DIVISIONE STRATEGIA E FINANZA D'IMPRESA SIDA GROUP SRL

MARCHE MINISTERO POLITICHE AGRICOLE "Sostegno al settore agricolo e agroindustriale" In fase di pubblicazione il programma di investimenti per il settore agricolo e agroalimentare per oltre 2 milioni di euro per il triennio 2015-2017. Gli obiettivi del Piano messo a punto dal Ministero sono: potenziare la produttività, aumentare la capacità produttiva, favorire l’internazionalizzazione, accrescere la competitività, far nascere start-up e creare nuova occupazione.

SCADENZA: in fase di attivazione REGIONE MARCHE "Bando Salute e Benessere" Il bando sostiene l'adozione di soluzioni innovative per affrontare le sfide delle comunità locali nell’ambito della salute e benessere attraverso progetti collaborativi di ricerca e sperimentazione tra imprese e strutture pubbliche/private che erogano servizi ai cittadini. I contributi, a fronte di un progetto minimo di € 600.000,00 vanno da un minimo del 40% fino ad un massimo del 60%.

SCADENZA: 08/05/2016 REGIONE MARCHE "Insediamento giovani agricoltori - Sottomisura 6.1" L'obiettivo della misura è quello di favorire l'insediamento dei giovani agricoltori nel settore agricolo marchigiano. Beneficiari sono gli imprenditori agricoli di età compresa tra i 18 e i 40 anni (non compiuti). I contributi a fondo perduto variano in funzione della tipologia di investimenti proposti. SCADENZA: 29/04/2016

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REGIONE MARCHE "Agricoltura Sociale - Agriturismo - Sottomisura 6.4" L'obiettivo della misura è quello di sviluppare attività agrituristiche. Il contributo va da un minimo del 30% a un massimo del 50% delle spese ammissibili, fino al raggiungimento di € 200.000. SCADENZA: 29/04/2016

REGIONE MARCHE "Agricoltura Sociale - Agrinido - Sottomisura 6.4" L'obiettivo della misura è quello di sviluppare attività non agricole nel settore dei servizi sociali. Il contributo va da un minimo del 30% a un massimo del 50% delle spese ammissibili, fino al raggiungimento di € 200.000.

SCADENZA: 29/04/2016 REGIONE MARCHE "Pagamenti per il mantenimento dei metodi di produzione biologica - Sottomisura 11.2" L'obiettivo della misura è quello di mantenere le pratiche di agricoltura biologica anche per rispondere alla domanda dei cittadini rivolta all’utilizzo di pratiche agricole rispettose dell'ambiente e alla disponibilità a costi accessibili di produzioni di qualità. SCADENZA: 16/05/2016 AGCM - Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato "Rating di legalità" La finalità della normativa è quella della promozione e introduzione dei principi di comportamento etico in ambito aziendale, tramite l’assegnazione di un “riconoscimento” - misurato in “stellette” , da 1 a 3 – indicati-

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vo del rispetto della legalità da parte delle imprese che ne abbiano fatto richiesta e, più in generale, del grado di attenzione riposto nella corretta gestione del proprio business. All’attribuzione del rating l’ordinamento ricollega vantaggi in sede di concessione di finanziamenti pubblici e agevolazioni per l’accesso al credito bancario. Il rating di legalità è stato disciplinato con delibera AGCM 14 novembre 2012, n. 24075, ha durata di due anni dal rilascio ed è rinnovabile su richiesta. Potranno richiedere l’attribuzione del rating le imprese operative in Italia che abbiano raggiunto un fatturato minimo di due milioni di euro nell’esercizio chiuso l’anno precedente alla richiesta e che siano iscritte al registro delle imprese da almeno due anni. PRESENTAZIONE TELEMATICA REGIONE MARCHE "Sostegno ad investimenti nelle aziende agricole - Sottomisura 4.1" L'obiettivo della misura è garanitre il sostegno del settore ndella prodizione primaria attraverso il miglioramento delle imprese agricole. L'entità dell'aiuto copre le spese per almeno il 30% di quelle ammissibili, fino ad un massimo del 60%. per un massimale di contributo previsto pari ad € 500.000 SCADENZA: 31/03/2016 BANDO INAIL "Incentivi per la sicurezza sul lavoro" Emanato il bando che prevede finanziamenti alle PMI per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro. È previsto un contributo in conto capitale nella misura del 65% dei costi del progetto, con un minimo di € 5.000 e un massimo di € 130.000. E' prevista anche l’introduzione di uno specifico asse di contributi per progetti di bonifica da materiali contenenti amianto. Sarà possibile precaricare le domande tra il 1° marzo e il 5 maggio 2016. SCADENZA: 05/05/2016 REGIONE MARCHE "PSR 2014-2020 DELLE MARCHE" La Commissione Europea ha approgato il Programma di sviluppo rurale (Psr) della Regione Marche 2014-2020. Grazie alla disponibilità di 538 milioni di euro provenienti dai fondi Feasr, saranno utilizzabili entro la fine del 2020. Per l'operatività del programma è necessario attendere la definitiva approvazione da parte del Consiglio Regionale e l'avvio dei successivi bandi. Le risorse saranno attribuite: più di 211 mln/€ destinati alla competitività delle aziende agricole e filiere alimentari, circa 218 mln/€ per la tutela delle risorse ambientali, prevenzione rischi, adattamento al cambiamento climatico, 95 mln/€ all'inclusione sociale e allo sviluppo delle aree rurali.Sarà finanziata anche l'agricoltura biologica e il ricambio generazionale. Risorse anche per lo sviluppo della banda ultralarga, con risorse destinate ai comune delle aree rurali in "digital divide". IN ATTESA DELLA PUBBLICAZIONE DEI BANDI OPERATIVI

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INVITALIA "Nuove imprese a tasso zero" A partire dal 13 gennaio 2016 INVITALIA finanzierà nuove imprese avviate da giovani e/o da donne. Gli incentivi sono rivolti alle imprese composte in prevalenza da giovani tra i 18 e i 35 anni o da donne. Le imprese devono essere costituite in forma di società da non più di 12 mesi rispetto alla data di presentazione della domanda. Anche le persone fisiche possono richiedere i finanziamenti. Sono finanziabili iniziative per la produzione di beni, fornitura di servizi, commercio e turismo. Il finanziamento a tasso zero finanzierà fino al 75% delle spese totali, fino ad un massimo di 1,5 milioni di euro. A PARTIRE DAL 13/01/2016 INVITALIA "SELFIEmployement - Incentivi per iniziative di autoimpiego e autoimprenditorialità" A partire da metà gennaio 2016 INVITALIA erogherà prestiti a tasso zero per importi variabili da un minimo di € 5.000 fino ad un massimo di € 50.000. La misura, caratterizzata da un fondo rotativo, si rivolge agli iscritti a Garanzia Giovani. A PARTIRE DA GENNAIO 2016 MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO "Incentivi per la brevettazione e la valorizzazione economica dei brevetti" Concessione di agevolazioni finanziarie per tutelare la proprietà industriale e favorire la valorizzazione economica dei brevetti delle micro, piccole e medie imprese. Contributo a fondo perduto pari all'80% dei costi ammissibili fino ad un massimo di 140.000 euro. A PARTIRE DAL 06/10/2015 MINISTERO TRASPORTI "Investimenti nel settore dell'autotrasporto" Interventi a favore delle imprese di autotrasporto per sostenere il rinnovo e l'adeguamento tecnologico del parco veicolare, per l'acquisizione di beni strumentali per il trasporto intermodale. Il contributo varia in funzione della tipologia di impresa, prevedendo percentuali di finanziamento dal 10% al 20% degli investimenti ammissibili. SCADENZA: 31/03/2016 UNIONCAMERE "Valorizzazione di disegni e modelli" Contributi a fondo perduto fino ad un massimo di € 120.000,00 per la valorizzazione di disegni e modelli, attraverso l'acquisto di servizi specialistici. A PARTIRE DAL: 01/03/2016


TOSCANA MINISTERO POLITICHE AGRICOLE "Sostegno al settore agricolo e agroindustriale" In fase di pubblicazione il programma di investimenti per il settore agricolo e agroalimentare per oltre 2 milioni di euro per il triennio 2015-2017. Gli obiettivi del Piano messo a punto dal Ministero sono: potenziare la produttività, aumentare la capacità produttiva, favorire l’internazionalizzazione, accrescere la competitività, far nascere start-up e creare nuova occupazione. SCADENZA: in fase di attivazione TOSCANAMUOVE "Creazione impresa" Disponibile il fondo rotativo che intende sostenere attraverso agevolazioni (finanziamento agevolato a tasso zero e vocuher) per la realizzazione di progetti di investimento nei settori artigianato, cooperazione, turismo, attività terziarie e innovazione. A PARTIRE DAL: 15/10/2015 REGIONE TOSCANA "Finanziamenti per l'area di Piombino" Disponibili con fondo rotativo circa 8 milioni di euro per la concessione di finanziamenti a tasso zero spcificatamente desitnati agli invetimenti di piccole.medie imprese nell'area di crisi di Piombino (Piombino, Campiglia Marittima, Suvereto e San Vincenzo). Le domande potranno essere presentate da marzo ad aprile 2016 ed essere finalizzate per la realizzazione di progetti di investimento materiali ed immateriali; l'importo del finanziamento potrà essere pari al 60% del programma dei investimento previsto dalle aziende ammesse all'agevolazione. SCADENZA: giugno 2016 BANDO INAIL "Incentivi per la sicurezza sul lavoro" Emanato il bando che prevede finanziamenti alle PMI per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro. È previsto un contributo in conto capitale nella misura del 65% dei costi del progetto, con un minimo di € 5.000 e un massimo di € 130.000. E' prevista anche l’introduzione di uno specifico asse di contributi per progetti di bonifica da materiali contenenti amianto. Sarà possibile precaricare le domande tra il 1° marzo e il 5 maggio 2016. SCADENZA: 05/05/2016

territorio regionale. Il bando si propone di promuovere l'attivazione di progetti per migliorare l'efficienza energetica degli immobili sedi di attività economica. Sono previsti contributi fino al 40% per le micro e piccole imprese, del 30% per le medie imprese, del 20% per le grandi aziende. SCADENZA: in fase di attivazione UNIONCAMERE "Valorizzazione di disegni e modelli" Contributi a fondo perduto fino ad un massimo di € 120.000,00 per la valorizzazione di disegni e modelli, attraverso l'acquisto di servizi specialistici. A PARTIRE DAL: 01/03/2016 UNIONCAMERE "Registrazione di marchi comunitari e internazionali" Contributi a fondo perduto fino ad un massimo di € 15.000,00 per la registrazione di marchi comunitari pressu UAMI e marchi internazionali presso OMPI, attraverso l'acquisto di servizi specialistici. A PARTIRE DAL: 01/02/2016 REGIONE TOSCANA "Microcredito per imprese toscane colpite da calamità naturali" Finanziamento a tasso agevolato ("tasso zero") per le imprese danneggiate a seguito di calamità naturali a sostegno dell'acquisto di macchinari, attrezzature, opere murarie, merci, materie prime, spese generali per un importo minimo di € 5.000 fino ad un massimo di € 20.000. SCADENZA: a sportello REGIONE TOSCANA "Microcredito per imprese toscane colpite da calamità naturali" Contributi a favore delle imprese attive, ovvero che si costituiranno entro 6 mesi dalla concessione del finanziamento nei settori industria, artigianato, cooperazione, turismo, commercio e cultura con l'obiettivo di sostenere investimenti e spese correnti. Il contributo è rappresentato da un finanziamento a "tasso zero" fino ad un massimo di € 15.000,00 con preammortamento di 12 mesi e durata massima di 10 anni. SCADENZA: in fase di attivazione

REGIONE TOSCANA "Bando efficienza energetica" E' in fase di attivazione il bando teso a favorire l'avvio di progetti per l'efficientamento energetico da parte delle imprese localizzate nel

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Le imprese devono essere costituite in forma di società da non più di 12 mesi rispetto alla data di presentazione della domanda. Anche le persone fisiche possono richiedere i finanziamenti. Sono finanziabili iniziative per la produzione di beni, fornitura di servizi, commercio e turismo. Il finanziamento a tasso zero finanzierà fino al 75% delle spese totali, fino ad un massimo di 1,5 milioni di euro. A PARTIRE DAL 13/01/2016 INVITALIA "SELFIEmployement - Incentivi per iniziative di autoimpiego e autoimprenditorialità" A partire da metà gennaio 2016 INVITALIA erogherà prestiti a tasso zero per importi variabili da un minimo di € 5.000 fino ad un massimo di € 50.000. La misura, caratterizzata da un fondo rotativo, si rivolge agli iscritti a Garanzia Giovani. A PARTIRE DA GENNAIO 2016 MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO "Incentivi per la brevettazione e la valorizzazione economica dei brevetti" Concessione di agevolazioni finanziarie per tutelare la proprietà industriale e favorire la valorizzazione economica dei brevetti delle micro, piccole e medie imprese. Contributo a fondo perduto pari all'80% dei costi ammissibili fino ad un massimo di 140.000 euro. A PARTIRE DAL 06/10/2015 MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO "Incentivi per Marchi e Disegni" Sono in fase di approvazione e pubblicazioni le agevolazioni previste per la valorizzazione e registrazione di Marchi e Disegni. I contributi ottenibili possono arrivare ad un massimo di € 120.000 SCADENZA: in fase di attivazione MINISTERO TRASPORTI "Investimenti nel settore dell'autotrasporto" Interventi a favore delle imprese di autotrasporto per sostenere il rinnovo e l'adeguamento tecnologico del parco veicolare, per l'acquisizione di beni strumentali per il trasporto intermodale. Il contributo varia in funzione della tipologia di impresa, prevedendo percentuali di finanziamento dal 10% al 20% degli investimenti ammissibili. SCADENZA: 31/03/2016 MISE "Aiuti per le imprese sociali" Nuovo regime di aiuto per la diffusione e il rafforzamento dell'economia sociale. Potranno presentare progetti le imprese sociali, le cooperative sociali e le società cooperative aventi qualifica di Onlus. Le agevolazioni, finalizzate all'acquisto di macchinari, impianti,

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fabbricati, software, consulenze, etc... sono concesse nella forma di finanziamento agevolato (tasso pari almeno allo 0,5%, durata massima 15 anni). In aggiunta al finanziamento agevolato può essere concesso un contributo non rimborsabile a copertura di una quota delle spese ammissibili. Le modalità di partecipazione saranno definite da appositi bandi in via di approvazione. MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO - SIMEST "Fondo Start-up per le imprese che investono all'estero (extra-UE)" Partecipazione di minoranza (max 49%) e temporanea nel capitale sociale della società destinataria, finalizzata a favorire la fase di avvio di programmi di internazionalizzazione di piccole e medie imprese di nuova costituzione, con sede sociale in Italia o in altro Paese dell'UE. Importo complessivo non superiore ad 200.000 euro. SCADENZA: a sportello MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO - SIMEST "Strumenti finanziari di supporto alle Imprese per l'Internazionalizzazione" Partecipazione al capitale sociale di imprese costituite in paesi extra UE da aziende italiane con partecipazione fino al 49% del capitale, per la durata max di 8 anni;Finanziamento di programmi di inserimento sui mercati extra UE finalizzati al lancio e diffusione di nuovi prodotti e servizi; Studi di fattibilità e assistenza tecnica. Finanziamenti per la prima partecipazione a fiere internazionali organizzate in Paesi extra-UE SCADENZA: a sportello MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO "Incentivi per la brevettazione e la valorizzazione economica dei brevetti" Concessione di agevolazioni finanziarie per tutelare la proprietà industriale e favorire la valorizzazione economica dei brevetti delle micro, piccole e medie imprese. Contributo a fondo perduto pari all'80% dei costi ammissibili fino ad un massimo di 140.000 euro. A PARTIRE DAL 06/10/2015 INVITALIA "Smart&Start" Smart&Start Italia sostiene la nascita e la crescita delle start-up innovative ad alto contenuto tecnologico per stimolare una nuova cultura imprenditoriale legata all’ economia digitale, per valorizzare i risultati della ricerca scientifica e tecnologica e per incoraggiare il rientro dei «cervelli» dall’estero. Il finanziamento agevolato è pari al massimo al 70% delle spese sostenute. SCADENZA: fino ad esaurimento fondi


UMBRIA REGIONE UMBRIA "Contributi per miglioramento qualità dei prodotti agricoli e alimentari" Pubblicati due bandi per il sostegno alla nuova partecipazione a sistemi di qualità e per il sostegno alle attività di informazione e di promozione attuate da gruppi di produttori nel mercato interno. I contributi a fondo perduto possono arrivare fino al 100% delle spese ammissibili. SCADENZA: 31/12/2016 MINISTERO POLITICHE AGRICOLE "Sostegno al settore agricolo e agroindustriale" In fase di pubblicazione il programma di investimenti per il settore agricolo e agroalimentare per oltre 2 milioni di euro per il triennio 2015-2017. Gli obiettivi del Piano messo a punto dal Ministero sono: potenziare la produttività, aumentare la capacità produttiva, favorire l’internazionalizzazione, accrescere la competitività, far nascere start-up e creare nuova occupazione. SCADENZA: in fase di attivazione AGCM - AUTORITÀ GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO "Rating di legalità" La finalità della normativa è quella della promozione e introduzione dei principi di comportamento etico in ambito aziendale, tramite l’assegnazione di un “riconoscimento” - misurato in “stellette” , da 1 a 3 – indicativo del rispetto della legalità da parte delle imprese che ne abbiano fatto richiesta e, più in generale, del grado di attenzione riposto nella corretta gestione del proprio business. All’attribuzione del rating l’ordinamento ricollega vantaggi in sede di concessione di finanziamenti pubblici e agevolazioni per l’accesso al credito bancario. Il rating di legalità è stato disciplinato con delibera AGCM 14 novembre 2012, n. 24075, ha durata di due anni dal rilascio ed è rinnovabile su richiesta. Potranno richiedere l’attribuzione del rating le imprese operative in Italia che abbiano raggiunto un fatturato minimo di due milioni di euro nell’esercizio chiuso l’anno precedente alla richiesta e che siano iscritte al registro delle imprese da almeno due anni. PRESENTAZIONE TELEMATICA BANDO INAIL "Incentivi per la sicurezza sul lavoro" Emanato il bando che prevede finanziamenti alle PMI per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro. È previsto un contributo in conto capitale nella misura del 65% dei costi del progetto, con un minimo di € 5.000 e un massimo di € 130.000. E' prevista anche l’introduzione di

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uno specifico asse di contributi per progetti di bonifica da materiali contenenti amianto. Sarà possibile precaricare le domande tra il 1° marzo e il 5 maggio 2016. SCADENZA: 05/05/2016 REGIONE UMBRIA "Sostegno agli investimenti per il miglioramento della sostenibilità globale delle aziende agricole" PSR per l'Umbria 2014/2020. Misura 4, sottomisura 4.2 Sostegno agli investimenti per la trasformazione, commercializzazione e/o sviluppo di prodotti agricoli. Contributi a fondo perduto per l'avvio di investimenti di natura strutturale e per le spese di gestione. Il contributo varia in funzione della tipologia di investimento proposto (sono ammissibili progetti per investimenti minimi di € 50.000) SCADENZA: 31/10/2020 REGIONE UMBRIA "Sostegno agli investimenti per il miglioramento della sostenibilità globale delle aziende agricole" PSR per l'Umbria 2014/2020. Misura 4, sottomisura 4.1 Sostegno agli investimenti per il miglioramento delle prestazioni e della sostenibilità globale delle aziende agricole. Contributi a fondo perduto per l'avvio di investimenti di natura strutturale e per le spese di gestione. Il contributo varia in funzione della tipologia di investimento proposto (sono ammissibili progetti per investimenti minimi di € 15.000) SCADENZA: 31/10/2020 UNIONCAMERE "Valorizzazione di disegni e modelli" Contributi a fondo perduto fino ad un massimo di € 120.000,00 per la valorizzazione di disegni e modelli, attraverso l'acquisto di servizi specialistici. A PARTIRE DAL: 01/03/2016 UNIONCAMERE "Registrazione di marchi comunitari e internazionali" Contributi a fondo perduto fino ad un massimo di € 15.000,00 per la registrazione di marchi comunitari pressu UAMI e marchi internazionali presso OMPI, attraverso l'acquisto di servizi specialistici. A PARTIRE DAL: 01/02/2016

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cooperative sociali e le società cooperative aventi qualifica di Onlus. Le agevolazioni, finalizzate all'acquisto di macchinari, impianti, fabbricati, software, consulenze, etc... sono concesse nella forma di finanziamento agevolato (tasso pari almeno allo 0,5%, durata massima 15 anni). In aggiunta al finanziamento agevolato può essere concesso un contributo non rimborsabile a copertura di una quota delle spese ammissibili. Le modalità di partecipazione saranno definite da appositi bandi in via di approvazione. MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO "Incentivi per la brevettazione e la valorizzazione economica dei brevetti" Concessione di agevolazioni finanziarie per tutelare la proprietà industriale e favorire la valorizzazione economica dei brevetti delle micro, piccole e medie imprese. Contributo a fondo perduto pari all'80% dei costi ammissibili fino ad un massimo di 140.000 euro. A PARTIRE DAL 06/10/2015

INVITALIA "Smart&Start" Smart&Start Italia sostiene la nascita e la crescita delle start-up innovative ad alto contenuto tecnologico per stimolare una nuova cultura imprenditoriale legata all’ economia digitale, per valorizzare i risultati della ricerca scientifica e tecnologica e per incoraggiare il rientro dei «cervelli» dall’estero. Il finanziamento agevolato è pari al massimo al 70% delle spese sostenute. SCADENZA: fino ad esaurimento fondi

MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO "Voucher per ICT" Nel 2016 saranno a disposizione di tutte le Regioni i voucher per l'innovazione IT. Si tratta di voucher di importi fino a € 10.000,00 a disposizione di microimprese e PMI: una piccola linea di credito da utilizzarsi per implementare l’innovazione sul fronte delle nuove tecnologie, da fruire attraverso fornitori ICT accreditati o erogati direttamente alla PMI. Il plafond a diposizione è pari a € 100.000.000,00. Sarà compito delle Regioni predisporre i bandi sulla base dello schema tipo redatto dalla Commissione Europea. SCADENZA: in fase di attivazione INVITALIA "Nuove imprese a tasso zero" A partire dal 13 gennaio 2016 INVITALIA finanzierà nuove imprese avviate da giovani e/o da donne. Gli incentivi sono rivolti alle imprese composte in prevalenza da giovani tra i 18 e i 35 anni o da donne. Le imprese devono essere costituite in forma di società da non più di 12

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mesi rispetto alla data di presentazione della domanda. Anche le persone fisiche possono richiedere i finanziamenti. Sono finanziabili iniziative per la produzione di beni, fornitura di servizi, commercio e turismo. Il finanziamento a tasso zero finanzierà fino al 75% delle spese totali, fino ad un massimo di 1,5 milioni di euro. A PARTIRE DAL 13/01/2016 INVITALIA "SELFIEmployement - Incentivi per iniziative di autoimpiego e autoimprenditorialità" A partire da metà gennaio 2016 INVITALIA erogherà prestiti a tasso zero per importi variabili da un minimo di € 5.000 fino ad un massimo di € 50.000. La misura, caratterizzata da un fondo rotativo, si rivolge agli iscritti a Garanzia Giovani. A PARTIRE DA GENNAIO 2016 FONDI INTERPROFESSIONALI "Sostegno alla formazione" I fondi interprofessionali sono stati istituiti per favorire la formazione dei lavoratori e sono aperti a soddisfare i fabbisogni formativi della singola impresa, partecipando ai bandi emessi dal Fondo. SIDA GROUP affianca l'azienda, supportandola nella scelta del Fondo Interprofessionale, elaborando e gestendo i progetti formativi aziendali e interaziendali, svolgendo tutti gli adempimenti burocratici previsti. SCADENZA: bando sempre aperto MISE E CASSA DEPOSITI E PRESTITI "Sabatini Bis" Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministro dello Sviluppo Economico che istituisce un nuovo strumento per accrescere la competitività del sistema produttivo del Paese e migliorare l’accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese. Alle imprese verrà riconosciuto dal Mise un contributo in conto interessi pari all'ammontare complessivo degli interessi calcolato su un tasso favorevole del 2,75%, ripartito in cinque anni in quote annuali costanti. SCADENZA: FINO AD ESAURIMENTO FONDI ISMEA "Agevolazioni per il primo insediamento dei giovani in agricoltura" Sono previsti interventi al fine di favorire l'insediamento di giovani nella conduzione di imprese agricole competitive. L'agevolazione prevede contributi in conto interessi per interventi fondiari a cancello aperto, per un massimo di € 1mln per le ditte individuali o società agricole unipersonali, e per un massimo di € 2,5mln negli altri casi. Il premio massimo erogabile è pari ad € 40.000,00. SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO


ABRUZZO MINISTERO POLITICHE AGRICOLE "Sostegno al settore agricolo e agroindustriale" In fase di pubblicazione il programma di investimenti per il settore agricolo e agroalimentare per oltre 2 milioni di euro per il triennio 2015-2017. Gli obiettivi del Piano messo a punto dal Ministero sono: potenziare la produttività, aumentare la capacità produttiva, favorire l’internazionalizzazione, accrescere la competitività, far nascere start-up e creare nuova occupazione. SCADENZA: in fase di attivazione AGCM - AUTORITÀ GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO "Rating di legalità" La finalità della normativa è quella della promozione e introduzione dei principi di comportamento etico in ambito aziendale, tramite l’assegnazione di un “riconoscimento” - misurato in “stellette” , da 1 a 3 – indicativo del rispetto della legalità da parte delle imprese che ne abbiano fatto richiesta e, più in generale, del grado di attenzione riposto nella corretta gestione del proprio business. All’attribuzione del rating l’ordinamento ricollega vantaggi in sede di concessione di finanziamenti pubblici e agevolazioni per l’accesso al credito bancario. Il rating di legalità è stato disciplinato con delibera AGCM 14 novembre 2012, n. 24075, ha durata di due anni dal rilascio ed è rinnovabile su richiesta. Potranno richiedere l’attribuzione del rating le imprese operative in Italia che abbiano raggiunto un fatturato minimo di due milioni di euro nell’esercizio chiuso l’anno precedente alla richiesta e che siano iscritte al registro delle imprese da almeno due anni. PRESENTAZIONE TELEMATICA INVITALIA "Rilancio Cratere Aquilano" In fase di pubblicazione il bando destinato a favorire la ripresa economica e occupazionale nei 57 comuni abruzzesi maggiormente colpiti dal sisma del 2009. Disponibili 100 milioni di euro per rafforzare il sistema industriale esistente, nonché creare e sviluppare nuove imprese, sostenere il trasferimento tecnologico, valorizzare le eccellenze e promuovere il sistema turistico locale. SCADENZA: in fase di attivazione BANDO INAIL "Incentivi per la sicurezza sul lavoro" Emanato il bando che prevede finanziamenti alle PMI per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro. È previsto un contributo in conto capitale nella misura del 65% dei costi del progetto, con un minimo di € 5.000 e un massimo di € 130.000. E' prevista anche l’introduzione di uno specifico asse di contributi per progetti di bonifica da materiali

A CURA DI

contenenti amianto. Sarà possibile precaricare le domande tra il 1° marzo e il 5 maggio 2016. SCADENZA: 05/05/2016 UNIONCAMERE "Valorizzazione di disegni e modelli" Contributi a fondo perduto fino ad un massimo di € 14.000,00 per la registrazione di marchi comunitari pressu UAMI e marchi internazionali presso OMPI, attraverso l'acquisto di servizi specialistici. A PARTIRE DAL: 01/03/2016 UNIONCAMERE "Registrazione di marchi comunitari e internazionali" Contributi a fondo perduto fino ad un massimo di € 15.000,00 per la registrazione di marchi comunitari pressu UAMI e marchi internazionali presso OMPI, attraverso l'acquisto di servizi specialistici. A PARTIRE DAL: 01/02/2016 INVITALIA "Nuove imprese a tasso zero" A partire dal 13 gennaio 2016 INVITALIA finanzierà nuove imprese avviate da giovani e/o da donne. Gli incentivi sono rivolti alle imprese composte in prevalenza da giovani tra i 18 e i 35 anni o da donne. Le imprese devono essere costituite in forma di società da non più di 12 mesi rispetto alla data di presentazione della domanda. Anche le persone fisiche possono richiedere i finanziamenti. Sono finanziabili iniziative per la produzione di beni, fornitura di servizi, commercio e turismo. Il finanziamento a tasso zero finanzierà fino al 75% delle spese totali, fino ad un massimo di 1,5 milioni di euro. A PARTIRE DAL 13/01/2016 INVITALIA "SELFIEmployement - Incentivi per iniziative di autoimpiego e autoimprenditorialità" A partire da metà gennaio 2016 INVITALIA erogherà prestiti a tasso zero per importi variabili da un minimo di € 5.000 fino ad un massimo di € 50.000. La misura, caratterizzata da un fondo rotativo, si rivolge agli iscritti a Garanzia Giovani. A PARTIRE DA GENNAIO 2016 MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO "Incentivi per la brevettazione e la valorizzazione economica dei brevetti" Concessione di agevolazioni finanziarie per tutelare la proprietà industriale e favorire la valorizzazione economica dei brevetti delle micro, piccole e medie imprese. Contributo a fondo perduto pari all'80% dei costi ammissibili fino ad un massimo di 140.000 euro. A PARTIRE DAL 06/10/2015

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EMILIA ROMAGNA REGIONE EMILIA ROMAGNA "Progetti di promozione dell'export per imprese non esportatrici" La finalità del bando è quella di accrescere il numero delle imprese esportatrici e la quota di prodotto e servizi esportati. Beneficiarie sono le imprese di micro, piccola e media dimensione non esportatrici o esportatrici non abituali. Iil contributo erogabile sarà nella misura massima del 50% delle spese ammissibili, fino ad un massimo di € 100.000. SCADENZA: A PARTIRE DAL 15 MARZO 2016 MINISTERO POLITICHE AGRICOLE "Sostegno al settore agricolo e agroindustriale" In fase di pubblicazione il programma di investimenti per il settore agricolo e agroalimentare per oltre 2 milioni di euro per il triennio 2015-2017. Gli obiettivi del Piano messo a punto dal Ministero sono: potenziare la produttività, aumentare la capacità produttiva, favorire l’internazionalizzazione, accrescere la competitività, far nascere start-up e creare nuova occupazione. SCADENZA: in fase di attivazione AGCM - AUTORITÀ GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO "Rating di legalità" La finalità della normativa è quella della promozione e introduzione dei principi di comportamento etico in ambito aziendale, tramite l’assegnazione di un “riconoscimento” - misurato in “stellette” , da 1 a 3 – indicativo del rispetto della legalità da parte delle imprese che ne abbiano fatto richiesta e, più in generale, del grado di attenzione riposto nella corretta gestione del proprio business. All’attribuzione del rating l’ordinamento ricollega vantaggi in sede di concessione di finanziamenti pubblici e agevolazioni per l’accesso al credito bancario. Il rating di legalità è stato disciplinato con delibera AGCM 14 novembre 2012, n. 24075, ha durata di due anni dal rilascio ed è rinnovabile su richiesta. Potranno richiedere l’attribuzione del rating le imprese operative in Italia che abbiano raggiunto un fatturato minimo di due milioni di euro nell’esercizio chiuso l’anno precedente alla richiesta e che siano iscritte al registro delle imprese da almeno due anni. PRESENTAZIONE TELEMATICA REGIONE EMILIA ROMAGNA "Contributi per la partecipazione a fiere" L'obiettivo è quello di promuovere i processi di internazionalizzazione delle imprese regionali con il sostegno a iniziative di partecipazione a fiere ed eventi internazionali, prioritariamente in forma aggregata. L'agevolazione può arrivare fino al 45%, per un massimale pari ad €

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80.000,00 SCADENZA: 25/02/2016 BANDO INAIL "Incentivi per la sicurezza sul lavoro" Emanato il bando che prevede finanziamenti alle PMI per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro. È previsto un contributo in conto capitale nella misura del 65% dei costi del progetto, con un minimo di € 5.000 e un massimo di € 130.000. E' prevista anche l’introduzione di uno specifico asse di contributi per progetti di bonifica da materiali contenenti amianto. Sarà possibile precaricare le domande tra il 1° marzo e il 5 maggio 2016. SCADENZA: 05/05/2016 CCIAA FERRARA "Contributi per la nascita e lo sviluppo di nuove imprese femminili - ed. 2015" Contributi a fondo perduto pari al 40% delle spese ammissibili fino ad un massimo di 4.000 a favore di imprese femminili da avviare o già esistenti (ditte individuali o società) con sede e/o unità operativa nella provincia di Ferrara. Le spese ammissibili devono essere sostenute dal 1° aprile 2015 al 30 settembre 2016 e possono riguardare l'acquisto di attrezzatture, impianti, software, etc... SCADENZA: 31/03/2016 MISE "Sgravi fiscali microimprese ZFU in Emilia Romagna" Il Ministero dello Sviluppo Economico ha stabilito la concessione di agevolazioni fiscali alle microimprese della Zona Franca Urbana (ZFU) dell'Emilia Romagna, individuata dai comuni colpiti dall'alluvione del gennaio 2014 e dal sisma del maggio 2012. Le agevolazioni prevedono l'esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive, esenzione dall'imposta municipale propria. SCADENZA: 31/03/2016 INVITALIA "SELFIEmployement - Incentivi per iniziative di autoimpiego e autoimprenditorialità" A partire da metà gennaio 2016 INVITALIA erogherà prestiti a tasso zero per importi variabili da un minimo di € 5.000 fino ad un massimo di € 50.000. La misura, caratterizzata da un fondo rotativo, si rivolge agli iscritti a Garanzia Giovani. A PARTIRE DA GENNAIO 2016


LEARNINGBYCREATIVE

L’ECONOMIA 4.0 IMPONE UN ADEGUAMENTO FIN DALLA FORMAZIONE DELLE RISORSE UMANE Sida Group introduce una didattica attiva nei corsi professionalizzanti di management.

di Silvia Battistelli Management Academy Sida Group Area Ricerca & Sviluppo

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n una economia fortemente caratterizzata dall’innovazione portata a tutti i livelli dal digitale, la capacità di essere flessibili e adattivi rispetto al mondo che cambia è fondamentale affinché le aziende possano continuare ad assicurare servizi e prodotti in linea con i bisogni dei propri clienti. Questo vale a maggior ragione nel mondo della formazione, dove le risorse formate destinate all’azienda devono sempre più essere foriere di innovazione per sé e soprattutto di una forma mentis resiliente, adattiva, capace di rispondere in breve tempo agli stimoli, di auto formarsi e

A CURA DI

crescere. Da sempre attenta a individuare metodologie didattiche innovative, capaci di distanziarsi, per modalità ed efficacia, da quelle comunemente adottate nei contesti tradizionali e accademici, Sida Group, grazie all’apporto di The Hive, CFM e GGF Group, ha compiuto un ulteriore passo avanti in questa direzione, e ha introdotto già dal mese di marzo 2016 nuovi approcci formativi nei propri percorsi. Learning by creating, flipped classroom, peer to peer learning sono metodiche capaci di stimolare la partecipazione attiva; la scelta di orientarsi verso di esse prende le

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LEARNINGBYCREATIVE mosse dalla consapevolezza che l’apprendimento è favorito quanto più viene stimolato l’apporto attivo-creativo e il diretto coinvolgimento dell’allievo, il quale si sente coinvolto se sente di muoversi in un ambiente/contesto di suo interesse, affrontando attività che lo toccano direttamente causando in lui un coinvolgimento emotivo e cognitivo.

LEARNING BY CREATING, FLIPPED CLASSROOM, PEER TO PEER LEARNING sono metodiche capaci di stimolare la partecipazione attiva

Il lavoro su casi e problemi loro assegnati riesce a stimolare il reale coinvolgimento degli allievi affidando loro una responsabilità diretta e un ruolo centrale, dove l’impegno diretto ai fini della risoluzione di un problema facilita l’acquisizione di un metodo di lavoro oltre che di eventuali contenuti di carattere nozionistico. Il percorso formativo dei master proposti da Sida Group si sviluppa a corollario di project work trasversali, concordati con le imprese, in modo da formare gli allievi sulle aree di interesse delle aziende partner Sida Group. Il docente in questo modo diventa il veicolo di coaching e supporto, capace di arricchire le competenze degli allievi con un ruolo di stimolo e fatto anche delle esperienze individuali professionali del docente/ tutor. I percorsi così caratterizzati riescono ad avere un approccio molto pratico, quindi ad essere coinvolgenti proprio perché si basano su progetti reali costruiti su misura rispetto alle esigenze delle imprese.

Secondo la visione classica la fase creativa è l’ultima del percorso di apprendimento, mentre la prima è rappresentata dal ricordare (quanto comunicato dal docente). Questa visione viene ora capovolta (flipped) dal momento che Infine, iI Peer to peer learning è una modalità di apprenciascuna delle metodiche introdotte mette in discussione dimento che si basa sulla condivisione fra pari (peer in inil tradizionale ruolo del docente, visto come colui da cui il glese). La diffusione dei contenuti viene affidata ad uno processo di apprendimento prende avvio; in questa ottica o più allievi che, poi li illustrerà ai compagni. In questo è invece la fase creativa a occupare il primo posto nel per- modo, vedendosi affidare un ruolo specifico, il singolo si corso di apprendimento. sentirà responsabilizzato e sarà stimolato a coinvolgere i La flipped classroom trova origine nella costatazione che colleghi di corso, individuando anche il modo migliore la lezione frontale come momento di diffusione dei con- per rivolgesi a loro, conoscendone già le caratteristiche e tenuti, è ormai superata, data abbondanza di nuove mo- il linguaggio. dalità e fonti digitali da cui è possibile attingere. Inoltre Il questo modo viene meno il filtro che spesso, anche nei diversi studi hanno dimostrato che la soglia di attenzione percorsi formativi rivolti agli adulti, si crea fra docente e e di memorizzazione tende ad abbassarallievo, quella distanza che, per essere si dopo 40 minuti, quindi, in questo tipo colmata richiede l’individuazione del Il percorso formativo dei di lezione, in cui il docente riveste ancolinguaggio e dell’approccio più adatto a ra il ruolo di “trasmettitore del sapere” si master proposti da Sida Group ciascuna classe. verifica anche uno spreco di tempo noteSi limitano così le pulsioni egocentriche si sviluppa a corollario di vole. Risulta più utile sfruttare il tempo del docente, sviluppando nell’allievo, project work trasversali in aula con il docente per il confronto, la attraverso il lavoro alla pari, consapevoconcordati con le imprese lezza e capacità di controllo delle proprie riflessione, l’applicazione, demandando l’apprendimento della conoscenza alla pulsioni egocentriche, abituandolo allo fruizione dei contenuti messi a disposistesso tempo a capire che centrale è il zione in formato digitale. Da questo rovesciamento delle tema su cui sta lavorando e non la sua persona, se non per modalità deriva il nome dell’approccio, flipped classroom l’apporto compositivo e creativo. (classe rovesciata). Dal mese di marzo queste modalità sono integrate nella Sul rovesciamento della lezione tradizionale si incentra didattica dei percorsi formativi professionalizzanti manaanche il learning by creating, nel quale l’apprendimento è geriali che Sida Group offre nella sua sede di Ancona e affidato allo svolgimento di compiti specifici secondo l’e- presso le altre sedi presenti su tutto il territorio nazionale. quazione FACCIO = IMPARO.

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OFFERTEdiLAVORO

EXPORT MANAGER SETTORE MODA S.P.A. MARCHIGIANA – Rif. EX/SD Il quale avrà la responsabilità di aumentare la presenza dei prodotti dell’azienda nei mercati esteri e in special modo in Europa. • In particolare, per questi mercati si occuperà di : • definire le politiche e le strategie commerciali • costruire e gestire la rete di vendita diretta • assicurare il raggiungimento degli obiettivi di vendita Il candidato ideale ha: • ottima padronanza dell’inglese e di un'altra lingua

straniera • pluriennale esperienza maturata nel ruolo o similare • esperienza nel settore fashion (calzature, pelletteria, accessori) Vogliamo entrare in contatto con persone disponibili a frequenti spostamenti in Europa e in generale nel mondo. • Capacità di analisi, buono standing personale, dinamismo, spiccate capacità relazionali e di negoziazione, doti organizzative e forte orientamento al risultato completano il profilo richiesto.

COUNTRY MANAGER FRANCIA SETTORE GIOCATTOLI– Rif. CM/SD Il quale, in linea con le politiche aziendali avrà la responsabilità dello sviluppo commerciale per il territorio francese, nello specifico dovrà: • Gestire il brand sul territorio francese • Pianificare e definire i piani di business per lo sviluppo del mercato francese • Realizzare il Business Plan e forecast periodici • Analizzare le vendite e il controllo dei KPI • Individuare i canali di vendita • Sviluppare e gestire le rete commerciale in Francia • Individuare e acquisire le licenze d’uso in Francia Il candidato ideale è preferibilmente laureato in

Economia e Commercio ed è in possesso dei seguenti requisiti: • competenza nell’hunting commerciale • preferibilmente esperienza nell’aperture di filiali in Francia • capacità di gestione di reti internazionali di vendita (dirette e indirette) • preferibilmente conoscenza del marketing mix • lingua francese ottima e un’altra lingua (preferibilmente inglese) Leadership, intuizione, capacità organizzative, problem solving, dinamismo, gestione dello stress, determinazione, attitudine allo sviluppo e alla vendita completano il profilo

PRODUCTION ENGINEER / INGEGNERE DI PRODUZIONE IN OPERATION DEPARTMENTPER AZIENDA DI PICCOLE/ MEDIE DIMENSIONI PROVINCIA DI ANCONA - Rif. IP/SD Il quale dovrà ricoprire un ruolo manageriale d’importanza strategica-funzionale e rispondendo direttamente alla proprietà sarà responsabile dei risultati di tutti i processi produttivi . Nel dettaglio dovrà • Supportare il Direttore Operations nel raggiungimento degli obiettivi produttivi • Contribuire alla massimizzazione della produttività, efficienza e servizio al cliente. • Collaborare con il Quality Manager al fine di mantenere alti gli standard della qualità, sicurezza e ambiente • Controllare e gestire i costi di produzione e di manuten-

zione. • Garantire l’ottimizzazione dei processi e delle risorse. • Gestire circa 40 risorse umane operative nei reparti produttivi Il candidato ideale è un’ingegnere dotato di spirito giovanile che ha maturato una significativa esperienza in ruoli similari nei quali si è prevalentemente occupato della pianificazione e programmazione della produzione e della gestione delle risorse umane interne. Costituiscono altresì requisiti indispensabili una buona conoscenza della lingua inglese, personalità energica, empatica ed un forte orientamento al raggiungimento degli obiettivi. La modalità di inserimento e la retribuzione saranno commisurati all'effettiva esperienza ed agli skills dei candidati.

DIRETTORE COMMERCIALE ITALIA/ESTERO AZIENDA PROD.BENI DI CONSUMO DUREVOLI rif: DC/SD l quale in accordo in accordo con la Direzione Aziendale sarà responsabile dello sviluppo commerciale in Italia e all’estero. Nello specifico di occuperà di : • definizione delle politiche commerciali Italia ed Estero • Definizione e gestione delle reti vendita e dei canali di distribuzione; • pianificazione e definizione dei piani di business per lo sviluppo di nuovi prodotti; • gestione dei clienti e delle trattative commerciali; • definizione delle politiche di marketing; • elaborazione linee strategiche aziendali sul mercato • promozione e pubblicizzazione dei prodotti aziendali sul mercato; Il candidato ideale: • ha un’età preferibilmente intorno ai 40-45 anni; • ha già ricoperto ruoli di responsabilità in ambito commerciale; • ha maturato una significativa esperienza nella gestione di ampie reti di vendita dirette e indirette; • ha esperienza nella definizione e nello sviluppo delle politiche di marketing strategico; • ha ottima padronanza della lingua inglese e conosce preferibilmente un’altra lingua. Completano il profilo doti di leadership, negoziazione, capacità organizzative, problem solving, dinamismo, capacità di gestione dello stress, determinazione, attitudine allo sviluppo e alla vendita

Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato curriculum, con consenso al trattamento dei dati, citando in busta il riferimento a: SIDA S.r.l. Via I° Maggio - 60131 Ancona - Fax 071/2852245 - info@sidasrl.it - www.sidasrl.it Consenso: richieste di autorizzazione provvisioria alla Ricerca e Selezione del personale in corso, ai sensi del D.Lgs. 276/03. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03).



ACQUISIZIONI E CESSIONI A CURA DI SIDA GROUP SRL

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QUADRI ELETTRICI

ACQUISIZIONE MAGGIORANZA DEL CAPITALE

Primario Gruppo a livello europeo operante nel settore dei quadri elettrici interessato a rilevare PMI operanti nella cantieristica e impiantistica (media e bassa tensione) con relative certificazioni di settore.

ABBIGLIAMENTO E CALZATURE

ACQUISIZIONE MAGGIORANZA DEL CAPITALE

"Family Office" interessato a valutare ingressi qualificati nel capitale di aziende operanti nel settore abbigliamento (fashion e calzature) per diversificazione business.

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Catena alberghiera leader a livello internazionale ricerca strutture ricettive di grandi dimensioni (minimo 70 camere), ubicate preferibilmente in grandi cittĂ (zone industriali-zone commerciali, no strutture prettamente turistiche e stagionali) con l'obiettivo di rilevare in locazione la struttura.

ACQUISIZIONE MAGGIORANZA DEL CAPITALE

Primario Gruppo con sede nel centro Italia operante nel settore alimentare interessato a valutare ingressi qualificati nel capitale di aziende specializzate nella produzione e commercializzazione di spumanti e prosecchi.

TURISTICO

ALIMENTARE

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CUCINE

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ICT/TLC CONSULTING

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INDUSTRY

TYPE OF COOPERATION

TARGET DESCRIPTION

CESSIONE MAGGIORANZA

Pmi specializzata nella progettazione e realizzazione di porte per interni, con posizionamento di prodotto in fascia medio alta, ricerca partner industriali per sviluppo e consolidamento del business

CESSIONE MAGGIORANZA

Pmi specializzata nella progettazione e realizzazione di cucine, con posizionamento di prodotto in fascia alta, ricerca partner industriali per sviluppo e consolidamento del business

CESSIONE MAGGIORANZA

PMI specializzata nell’erogazione di servizi ad elevato valore aggiunto in ambito TLC eITC (soprattutto system integrator), con clientela di stampo internazionale, cede maggioranza per scelta strategica dei soci

ABBIGLIAMENTO CESSIONE MAGGIORANZA

Affermata PMI operante da oltre vent'anni nel settore dell'abbigliamento con prestigiosi marchi riconosciuti a livello internazionale (60% delle vendite all'estero) cede la maggioranza per mancato passaggio generazionale

PORTE

ALIMENTARE

METALMECCANICO

CESSIONE MAGGIORANZA

Azienda agricola vitivinicola specializzata nella produzione di vino Verdicchio di fascia alta cede attività, terreni (7 ettari) ed immobile (casolare) per mancato passaggio generazionale

CESSIONE MAGGIORANZA

Pmi specializzata nella progettazione e realizzazione di componenti in meccanici per l’industria dell’automotive, delle macchine agricole e movimento terra e fornitore omologato di un gruppo automobilistico internazionale interessata a ricercare partner industriali/finanziari per sviluppo del business in forte crescita


SAVE THE DATE! Il programma dell’Evento Ore 9.00 Registrazione partecipanti Ore 9.30 Saluti e apertura lavori Dottor Flavio Guidi - Amministratore Delegato SIDAGROUP

Sida Group Partner Equity Markets di Borsa Italiana organizza:

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° CONVEGNO

FINANZA ALTERNATIVA E INNOVATIVA

Ore 10.15 Le opportunità offerte alle PMI, il mercato dei Capitali (Elite ed AIM Italia) Intervento a cura di Borsa Italiana S.p.A.

STRATEGIE DI APPROCCIO ALLA NUOVA FINANZA: VISIONI INNOVATIVE, PERCORSI DI CRESCITA E CAMBIAMENTO PER LE PMI

Ore 11.00 Le attività propedeutiche alla quotazione al mercato AIM Intervento a cura di Baldi Finance S.p.A. (NOMAD Certificato)

GIOVEDÌ 7 APRILE 2016 ore 9.00

Ore 11.40 Strumenti finanziari a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese italiane Intervento a cura di Simest S.p.A. Ore 12.10 Il sistema di garanzie e gli strumenti a sostegno della crescita Intervento a cura di SACE S.p.A. Ore 12.45 Conclusione lavori e cocktail

SEEPORT HOTEL - VIA RUPI DI VIA XXIX SETTEMBRE , 12 ANCONA partecipazione gratuita

I

dati congiunturali segnalano una spinta delle imprese italiane verso la crescita internazionale e l’innovazione. In tali percorsi di sviluppo, la domanda è se il sistema bancario da solo riuscirà a sostenere questo percorso, e se d’altra parte esistono strumenti ed attori alternativi che possano spingere e sostenere l’economia reale delle PMI. Su tale tema si orienta il 2° CONVEGNO sulla Finanza Alternativa e Innovativa, promosso da Sida Group, cui parteciperanno Borsa Italiana SpA, ed i più importanti attori della finanza alternativa, Simest SpA, Sace SpA, Baldi Finance SpA, con l’evidente ruolo di promuovere un nuovo paradigma che è, e sarà sempre maggiormente, l’acceleratore dello sviluppo economico per l’impresa italiana.


UNA “ALTERNATIVA” DI FINANZA PER LE IMPRESE LE RISPOSTE DELLA FINANZA ALTERNATIVA E INNOVATIVA di Michele Sasso Management Academy Sida Group Area Corporate Finance

L’

aumento della produzione industriale nei primi mesi del 2016, (+1,9% rispetto a Gennaio 2015, fonte ISTAT), certamente è la misura di una spinta delle imprese italiane verso la crescita, che sempre maggiormente si realizza attraverso percorsi internazionali e investimenti in innovazione di prodotto e processo. In tali percorsi di sviluppo è innegabile la necessità del sistema impresa di dotarsi di risorse finanziarie sane, per promuovere l’economia reale e gli investimenti. In questo scenario sarà indispensabile rivolgersi ad attori in grado di garantire adeguata copertura finanziaria in linea con la specificità degli impieghi, confrontandosi con i veloci mutamenti che vedono il sistema bancario imbrigliato in contesti critici di ristrutturazione, ridimensionamento, contrazione. Da qui la domanda, ovvero se la scelta debba orientarsi presso il sistema bancario e se esso sia la sola opzione disponibile sul mercato; certamente

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le nostre imprese non devono essere spronate all’utilizzo di finanza bancaria, data la loro endemica debolezza e sottocapitalizzazione, che spesso frena le potenzialità di crescita, nonostante l’eccellenza imprenditoriale. La forte dipendenza dal canale bancario, con elevati tenori di indebitamento a breve termine e la scarsa conoscenza di forme alternative di finanza, sono elementi che di certo compongono un puzzle di incertezza sulla sostenibilità nel medio termine della crescita. Si pensi che la media Europea, segnala un rapporto 50-50 tra finanza tradizionale e alternativa, diversamente in Italia il rapporto è fortemente sbilanciato, relegando la Finanza alternativa a sporadici interventi, fortunatamente in crescita, incidendo non più del 20% sul totale delle fonti di approvvigionamento. Proprio su tale tema e criticità, verterà il 2° convegno sulla Finanza Alternativa e Innovativa per l’impresa, analizzando gli strumenti ad oggi disponibili e alternativi al sistema tradizionale.

Un evento promosso da Sida Group, cui parteciperanno Borsa Italiana, Simest SpA, Sace SpA ed i più importanti attori della finanza alternativa, con l’evidente ruolo di promuovere un nuovo paradigma che è già, e sarà sempre maggiormente, l’acceleratore dello sviluppo economico italiano. Nella tavola rotonda si toccheranno i temi legati al mercato dei capitali, alle forme di finanza dedicata all’innovazione, all’internazionalizzazione ed alla strutturazione dell’approvvigionamento finanziario, sfruttando il momento proficuo in termini di diffusione di strumenti e provvedimenti messi a disposizione da organismi statali, fondi e istituzioni che incentivano il rafforzamento delle fonti di finanziamento. L’utilizzo di questi strumenti di finanza alternativa richiede tuttavia cultura, informazione e assistenza da parte di istituzioni finanziarie e società di servizi professionali che si faranno attori al fianco delle imprese, per accelerare la velocità di sviluppo di questo cambiamento strutturale.

A CURA DI


CARRIERE & POLTRONE Andrea Delvecchio

Federica Massei

Amministratore Delegato aerdorica

Consigliere aerdorica

Classe 1964, è entrato a far parte del Cda di Aerdorica a dicembre dello scorso anno in successione a Maurizio Tosoroni, dimessosi dopo circa un mese dall’inizio del suo incarico. Delvecchio è un manager di comprovata esperienza e che conosce bene lo scalo aeroportuale dorico, anche per aver condotto la due-diligence per conto di Novaport Italia.

Classe 1966, commercialista, dal 1991 svolge attività di Consulente Tecnico Ufficiale del Tribunale di Pesaro. A seguito di formazione professionale specifica, riveste importanti incarichi di Commissario Giudiziale, Commissario Liquidatore e Curatore Fallimentare per i Tribunali di Pesaro e di Urbino, oltre che svolge attività di consulenza nelle fasi di ristrutturazione del debito e riorganizzazione su incarico di società dislocate sul territorio regionale. Ora è anche nel Cda di Aerdorica.

Lorenzo Catraro Presidente CDA AERDORICA

Pietro Marcolini Classe 1952, ingegnere civile con una lunga esperienza nelle Ferrovie dello Stato ricoprendone vari incarichi, fino alla dirigenza in qualità di Responsabile dell’Ufficio Ingegneria e in seguito Trasporti e Infrastrutture, è stato nominato Presidente del Cda di Aerdorica. Una nomina in sostituzione del manager ed ex Presidente Giovanni Belluzzi.

Carlo Mengucci Responsabile comunicazione e relazioni esterne Gruppo Aeffe

Presidente Istao

Dopo anni di impegno e di grande professionalità nel mondo della moda il senigalliese Carlo Mengucci, da martedì 1 marzo, assumerà la direzione della comunicazione e delle relazioni esterne mondo del Gruppo Aeffe. Carlo Mengucci, 36 anni, ha iniziato il suo percorso nell’ufficio comunicazione di Aeffe nel 2010, ricoprendo il ruolo di responsabile delle relazioni pubbliche internazionali. In passato Carlo Mengucci ha lavorato per marchi di fama internazionale come Alberta Ferretti, Moschino, Roberto Cavalli ed Emilio Pucci.

Il neo presidente è stato eletto dall'Assemblea dei soci dell'Istituto di studi 'Adriano Olivetti' per la gestione delle aziende. Marcolini, ex assessore al Bilancio e alla Cultura della Regione Marche, e presidente pro-tempore dell'Istao, è stato proposto dalla commissione composta dai tre "saggi" rappresentanti delle rispettive categorie dei soci e da loro supportati.

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CNA

MARCHE,

MENO DELL’1 PER CENTO DEL PIL PER RICERCA E SVILUPPO “Marche eccellenti”, premiate dalla Cna Marche le piccole e medie imprese marchigiane più innovative del 2015 per lo sviluppo commerciale, la ricerca, la strategia e innovazione aziendale, la gestione delle persone. Premi speciali per l’impresa donna e la giovane impresa più innovativa.

di Sergio Giacchi

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eno dell’1 per cento del Pil. E’ quello che si investe nelle Marche in ricerca e sviluppo. Per essere precisi lo 0,83 per cento che corrisponde a 320 milioni di euro, comunque in crescita rispetto all’inizio della crisi. Nel 2008 infatti solo lo 0,71 per cento del Pil marchigiano se ne andava in ricerca e sviluppo per complessivi 301,8 milioni di euro. La regione dove si investe di più è il Piemonte con il 2,3 per cento del Pil mentre la Valle D’Aosta vi destina appena lo 0,40 per cento. In ogni caso la nostra regione è ben al disotto della media nazionale che è dell’1,31 per cento. Lo ha affermato il direttore del Centro Studi della Cna Marche Giovanni Dini all’iniziativa “Marche Eccellenti”, organizzata dall’associazione artigiana per premiare le imprese più innovative della regione. Dalla creazione di un sistema informatico per ridurre gli sprechi nelle produzioni aziendali all’installazione di linee satellitari, dalla realizzazione di impianti elettrici sui grandi Yacht internazionali all’ec-

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cellenza artigiana calzaturiera portata sui mercati del Nord America creando una “boutique sartoriale” della scarpa. Sono queste le piccole e medie imprese che sono cresciute anche durante la crisi, aumentando addetti e fatturato ed espandendo i propri mercati di riferimento. Imprese che la Cna ha premiato ad Ancona. E’ proprio tra le imprese innovatrici delle Marche che la Cna ne ha selezionate 30 inserendole nel “Repertorio regionale delle Imprese Eccellenti 2015” Sono le “Marche Eccellenti”, quelle che ce l’hanno fatta e rappresentano una best practice. Tra queste imprese ne sono state premiate sette, che si sono particolarmente distinte in innovazione nello sviluppo commerciale, nella ricerca, nella gestione delle persone, nella strategia e organizzazione aziendale. Premi speciali sono stati assegnati all’impresa donna innovativa e all’impresa giovanile innovativa. “Ad essere diminuiti durante la crisi” ha sostenuto Dini “sono stati gli investimenti in ricerca delle università, scesi in cinque anni da 143,7 a 139 milioni di euro

mentre le spese per ricerca e sviluppo delle imprese sono salite da 144,9 a 167 milioni di euro. Lieve incremento anche delle spese delle Amministrazioni pubbliche, passate da 12,8 a 13,7 milioni di euro. “ Nella nostra regione a fare ricerca e sviluppo si dedicano 5.002 addetti di cui 2.868 nelle imprese, 1.908 nelle università, 216 negli enti pubblici e 10 nelle associazioni no profit. Si tratta del 3,2 per mille dei marchigiani mentre in Italia a fare ricerca e sviluppo è il 4,1 per mille degli abitanti. Su “ricerca e innovazione negli anni della crisi, effetti e prospettive”, si sono confrontati il presidente della Cna Marche Gino Sabatini, il responsabile nazionale dipartimento Politiche Industriali Cna Mario Pagani, la dirigente della Regione Marche Patrizia Sopranzi, e il ricercatore dell’Università di Urbino Gianluca Goffi. “Le imprese marchigiane che hanno fatto una qualche innovazione tecnologica negli ultimi tre anni della crisi sono state il 24,5 per cento mentre la media nazionale è stata del 33,5 per cento. “ha affermato il presidente Cna Marche Gino Saba-


CNA tini “Per recuperare competitività ed imboccare in maniera decisa la strada della crescita bisogna creare le condizioni per incrementare gli investimenti innovativi delle imprese, con il sostegno delle istituzioni e con un miglior accesso al credito”. Richieste condivise da Mario Pagani secondo il quale “vanno ridotti costo del lavoro e carico fiscale sulle imprese in modo da liberare risorse da destinare agli investimenti in ricerca e innovazione”. Questioni sulle quali Patrizia Sopranzi ha ricordato che la Regione si sta impegnando, “in particolare finalizzando proprio alla ricerca e innovazione nelle piccole e medie imprese le opportunità offerte dai Fondi Europei.” Negli anni della crisi sono stati colpiti duramente tutti i settori e i territori della regione ma non tutte le aziende. “Nelle Marche” ha sostenuto Gianluca Goffi “i casi di aziende dinamiche e di successo che in questo periodo hanno registrato crescite del fatturato a doppia cifra, non mancano. Sono proprio queste imprese che stanno tirando la volata della lenta ripresa economica in atto”.

MARCHE ECCELLENTI, LE IMPRESE PREMIATE

Il premio per l’innovazione nello sviluppo commerciale è andato a

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due aziende: 1) la LMV di Urbino (PU) che opera nel settore della meccanica che in questi anni ha saputo ridurre i costi e portare il fatturato a 3,5 milioni di euro, con grande attenzione alla qualità. 2 la SCUOLA GUIDA CAR di Fermo che ha avuto una continua espansione sul territorio fino ad avere sette autoscuole e 2 centri di revisione, formando oltre 18 mila neopatentati. Il premio per l’innovazione nella ricerca è stato assegnato alla NEXT di Jesi (AN) azienda di software house, il cui core business è un sistema progettato ad hoc per il settore industriale per ridurre costi e sprechi nelle produzioni aziendali, grazie al quale nel 2015 ha raddoppiato il fatturato. Il premio per l’innovazione nella strategia e organizzazione aziendale se lo sono aggiudicato due imprese: 1) la TELCO DI Pergola (PU) , che ha saputo espandere il marchio in tutta l’Italia centrale ponendosi all’avanguardia nell’installazione di linee telefoniche, elettriche e satellitari. 2) la DE ANGELIS di Pesaro all’avanguardia nella logistica e nell’autotrasporto per ogni tipo di movimentazione (dalle imbarcazioni alle opere d’arte)

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lavora per le migliori aziende, enti pubblici e artisti di livello nazionale. Un altro ex aequo per quanto riguarda l’innovazione nella gestione delle persone. Sono state premiate 1) la METALUX DI Castelfidardo, uno dei principali riferimenti nelle Marche per la verniciatura a polvere, con clienti in numerosi settori di mercato: automotive, oil&gas, ferroviario, arredo urbano, strumenti musicali ecc. 2) la FURLANETTO INTERNATIONAL di San Benedetto del Tronto che progetta e realizza impianti elettrici navali per clienti nazionali ed internazionali, garantendo assistenza sia a terra sia a mare sia da remoto tramite Internet. Il premio speciale impresa donna è stato conferito ad A.B PULIZIE di Ancona, che dal 2003 ha saputo affermarsi nei servizi di pulizia e disinfezioni, ampliando negli anni la gamma dei servizi offerti. Il premio speciale impresa giovane è stato assegnato alla DUE ERRE di Morrovalle (Mc), azienda calzaturiera guidata da due giovani imprenditori, che hanno saputo ampliare il loro mercato fino al Nord America, creando una “boutique sartoriale” della calzatura, grazie all’opera di esperti mastri calzolai.

Nella foto 1 da sinistra: Sabatini, Pagani, Sopranzi Nella foto 2 le nove imprese premiate

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CYB3RLIFE

LA “NUVOLA” D’ORO DELLE RISORSE ON DEMAND Il Cloud Computing, sistema di erogazione di risorse informatiche, crescerà del 19,4% entro i prossimi 5 anni, per un giro d’affari intorno ai 141 miliardi di euro entro il 2019. Il settore più coinvolto sarà quello delle Telecomunicazioni con un tasso di sviluppo del 22% annuo. di Fabio Di Giulio

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na “nuvola informatica” che vale 141 miliardi di euro. Vola il Cloud Computing, mercato in forte crescita: grande opportunità per lo sviluppo delle Pmi che puntano sui servizi digitali. Ma cos’è, in sostanza, il Cloud Computing? E quali imprese lo utilizzano? In informatica con il termine inglese cloud computing (in italiano nuvola informatica,, appunto) si indica un paradigma di erogazione di risorse informatiche, come l'archiviazione, l'elaborazione o la trasmissione

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di dati, caratterizzato dalla disponibi- alla perdita di dati: in caso di danni lità on demand attraverso Internet a materiali ad hardware e software non partire da un insieme di risorse preesi- vi è alcun rischio per i dati archiviati stenti e configurabili. Questi servizi of- sulle “nuvole pubbliche”. Secondo il frono, innanzi tutto, la rapporto diffuso da possibilità di esterna- Meno rischi di perdita dati IDC (International lizzare le risorse har- in caso di danneggiamento data Corporation), ovdware e software gavero il centro ricerche di hardware e software rantendo la possibilità e analisi americano, di lavorare ovunque specializzato in tecnoci si trovi. E risolvono i problemi legati logia dell’informazione, telecomuniall’archiviazione dei dati e alla necessi- cazioni e sviluppo software, la crescita tà di continui backup. Grazie al Cloud del public cloud vivrà un momento vengono meno, inoltre, i rischi legati particolarmente florido. Infatti si parla


CYB3RLIFE di una crescita annua del 19,4% entro se mancare la corrente elettrica, visto i prossimi 5 anni, per un giro d’affari che la sua infrastruttura si trova in cenintorno ai 141 miliardi di euro entro il tri di calcolo completamente ridonda2019. Il cloud, in sintesi, mette a dispo- ti. Ma c’è di più, secondo Claudio Del sizione degli utenti spazi di conserva- Boca, Partner Manager di Swisscom, zioni o elaborazione di dati. Si tratta che ha organizzato a Milano l’evento di un sistema estremamente semplice “Cloud Business Solutions”, una maggià utilizzato, inconsapevolmente da giore sicurezza per le aziende sarebbe molti utenti: basta pensare ai servizi di data dal conservare i propri dati nel geolocalizzazione forniti dagli smar- Cloud con base in Svizzera. Il motivo? tphone, o ad esempio alle applicazio- E’ molto semplice: la Svizzera è un Pani che permettono di ese neutrale, centrale ascoltare musica. E in Europa, e stabile Basta un laptop, un pc, un sempre secondo Idc sotto ogni punto di tablet o uno smartphone, le Pmi con meno di vista. Soprattutto 500 dipendenti giosotto il profilo ecoe si può lavorare cheranno un ruolo nomico, garantito da qualsiasi posizione davvero fondamendalle leggi sulla protale nella crescita del tezione dei dati, molsettore. Si stima che saranno proprio to differenti dal resto d’Europa. Ma, queste a contribuire al 40% della spe- seppure siano molti, e assolutamente sa complessiva. Il settore più coinvol- convincenti, i punti di forza di questa to sarà, secondo le previsioni, quello nuova tecnologia, non ci dimentichiadelle Telecomunicazioni con un tasso mo che parliamo sempre di sistemi di sviluppo del 22% annuo. In forte non infallibili. Il grado di sicurezza per crescita (+20% annuo) anche media, quanto riguarda la protezione dei dati Pubblica Amministrazione, Education è prossima al 100%. Appunto, prossie trasporti. ma. Non totale. I VANTAGGI DEL CLOUD I servizi Cloud offrono alle aziende l’opportunità assai comoda di esternalizzare la propria infrastruttura hardware e software, così da poter lavorare da qualsiasi posizione ci si trovi. Basta un laptop, un pc, un tablet o uno smartphone. Una svolta importante per chi volesse improvvisamente indire una conference call da una parte all’altra del mondo. Inoltre l’azienda non ha più nessuna preoccupazione inerente agli aggiornamenti e al backup dei dati, in quanto il tutto viene gestito e conservato appunto sulla Cloud. Nessun pensiero, inoltre, per quel che riguarda il furto di dati fisici o la perdita degli stessi in caso di incendio. E nessun pensiero anche se doves-

I PUNTI DEBOLI DEL CLOUD Utilizzare un servizio di cloud computing per memorizzare dati personali o sensibili, espone comunque l'utente a potenziali problemi di violazione della privacy. In quanto i dati personali vengono memorizzati nelle Server Farms

Attenzione alle reti wireless, si è più esposti alla pirateria informatica di aziende che spesso risiedono in uno stato diverso da quello dell'utente. Quindi il cloud provider, in caso di comportamento scorretto o malevolo, potrebbe accedere ai dati personali per eseguire ricerche di mercato e profi-

lazione degli utenti. Ma questa è solo una delle tante criticità poste in essere dal sistema. Ad esempio: con i collegamenti wireless il rischio sicurezza aumenta e si è maggiormente esposti ai casi di pirateria informatica, a causa della minore sicurezza offerta dalle reti senza fili. Nel caso di industrie o aziende, tutti i dati memorizzati nelle memorie esterne sono seriamente esposti a eventuali casi di spionaggio industriale. Inoltre potrebbero intervenire anche problemi internazionali di tipo economico e politico quando dati pubblici sono raccolti e conservati in archivi privati, situati in un paese diverso da quelli degli utenti della "nuvola". E ancora: delegando a un servizio esterno la gestione dei dati e la loro elaborazione l'utente si trova fortemente limitato nel caso in cui i suddetti servizi non siano operativi (out of service). Ultimo, ma non meno importante, la difficoltà di migrazione dei dati nel caso di un cambio del gestore Cloud. Non esistendo uno standard definito tra i gestori dei servizi, un eventuale cambio di operatore risulta estremamente complesso. Tutto ciò risulterebbe estremamente dannoso in caso di fallimento del gestore dei servizi cui ci si è affidati. Insomma, la piattaforma Cloud rappresenta il futuro delle telecomunicazioni, in particolar modo per le Pmi. Ma non eccelle per sicurezza. Spezziamo comunque una lancia a suo favore: nel web e nel mondo del digitale, non esiste alcun sistema perfetto. Tantomeno quando si tratta di sicurezza dei dati trattati. Il malaware è sempre dietro l’angolo. Però basta preservare la propria azienda dalla trasmissione, e quindi esposizione, di dati sensibili. Come? Con un po’ di sano buonsenso, alla vecchia maniera, quella analogica.

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UNIVERSITÀ&RICERCA

CONFERMATE LE PREVISIONI DI EINSTEIN SULLE ONDE GRAVITAZIONALI Coinvolti nella collaborazione internazionale anche scienziati dell’Università di Camerino

Tra gli scienziati della collaborazione internazionale LIGO/Virgo che lo scorso 11 febbraio ha dato l’annuncio dell’osservazione delle onde gravitazionali previste da Einstein 100 anni fa ci sono anche i fisici dell’Università di Camerino. Il ruolo di Unicam è stato illustrato nel dettaglio nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la Sala

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degli Stemmi del Palazzo ducale, alla quale sono intervenuti il Rettore Flavio Corradini, il Vice Direttore della Scuola di Scienze e Tecnologie Renato De Leone, lo studente del corso di laurea magistrale in Physics Massimiliano Rossi, che nel lavoro di ricerca per la tesi di laurea in optomeccanica quantistica testerà degli accorgimenti tecnologici di estremo interesse per migliorare il rilevatore di onde gra-


UNIVERSITÀ&RICERCA vitazionali VIRGO, il docente della Sezione di Fisica Fabio Marchesoni. Il Prof. Fabio Marchesoni, scienziato di fama internazionale nel campo dello studio del rumore nei sistemi fisici, fa parte da oltre due decenni del team scientifico che si è occupato degli aspetti teorici dell’antenna di VIRGO, l’interferometro installato nelle campagne pisane di Cascina che a partire da quest’anno tornerà ad unirsi alle altre due antenne di LIGO per raccogliere i segnali di onde gravitazionali. Gli scienziati della collaborazione LIGO/VIRGO hanno analizzato i primi dati dei rivelatori statunitensi che nel settembre scorso hanno consentito per la prima volta l’osservazione diretta delle onde gravitazionali, increspature del tessuto dello spazio-tempo ampiamente descritte dal punto di vista teorico, ma mai osservate fino ad oggi. La scoperta, annunciata dalle collaborazioni LIGO e VIRGO nel corso di due conferenze simultanee, negli Stati Uniti a Washington, e in Italia a Cascina (Pisa), nella sede di EGO, il laboratorio nel quale si trova l’interferometro VIRGO, progetto ideato, realizzato e condotto dall’INFN (Italia) e dal CNRS (Francia), rappresenta un grande successo per la comunità scientifica internazionale ed un risultato di importanza fondamentale per la fisica sperimentale. “Il 14 settembre 2015 – sottolinea il prof. Fabio Marchesoni – i due rivelatori LIGO hanno osservato simultaneamente un segnale di onda gravitazionale transiente. Il segnale, rivelato dal software di analisi dati di VIRGO, corrisponde con notevole certezza a quello predetto dalla relatività generale di Einstein per la coalescenza

e fusione di due buchi neri, seguita dall’assestamento del buco nero finale risultante. Queste osservazioni costituiscono la prima rivelazione diretta di onde gravitazionali, e dimostrano per la prima volta l’esistenza di sistemi binari di buchi neri e la loro coalescenza e fusione”. Da sempre il prof. Marchesoni si occupa, con eccellenti risultati, dello studio del rumore nei sistemi fisici ed è presente nella speciale classifica dei

di docenti e studenti della sezione di Fisica di Unicam che fanno tuttora parte o che hanno preso parte negli scorsi anni a tale importante progetto. Si tratta di una ulteriore conferma dell’eccellenza della qualità della ricerca scientifica Unicam nei settori più all’avanguardia, eccellenza riconosciuta anche a livello internazionale grazie a collaborazioni così prestigiose che hanno portato ad aprire scenari finora solo immaginati”. Per informazioni: Ufficio Stampa e Comunicazione UNICAM Palazzo ducale Piazza Cavour 62032 Camerino (Mc) tel. 0737/402762-402755 Fax 0737/402100 e-mail: comunicazione.relazioniesterne@unicam.it web site: www.unicam.info fb: Unicam – Università degli Studi di Camerino twt: Unicam UffStampa

“Top Italian Scientists” (www.topitalianscientists.org) stilata dall’associazione Via-Academy, associazione che elenca i migliori ricercatori italiani nel mondo”. Grande soddisfazione è stata espressa dal Rettore Unicam Flavio Corradini a nome dell’intera comunità universitaria: “Sono molto orgoglioso del lavoro di ricerca svolto dal gruppo

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CLUBMOTORI

AUTO IBRIDE - IL “FUTURO OGGI” E I SUOI MARKET LEADER

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e auto ibride 2016 stanno monopolizzando sempre più il mercato italiano. L’aumento del carburante nel corso del 2015 ha portato i consumatori a votarsi ad auto i cui costi di gestione risultano essere inferiori rispetto alla norma, anche se ultimamente il prezzo alla pompa sta nuovamente calando. In questo senso le auto ibride incarnano il miglior compromesso tra risparmio e performance. Rappresentano la naturale evoluzione verso una mobilità green, una sorta di anello di congiunzione tra i veicoli a motore termico e quelli dotati di propulsore elettrico. Nel 2013 in Italia,

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sono state immatricolate 15mila auto ibride, quasi il doppio rispetto al 2012. Nel 2014 sono state 22.650 (1,65%), nel 2015 hanno superato le 28mila (1,75%) e nel primo trimestre 2016 stiamo già assistendo ad un’ulteriore crescita. SEMPRE PIU’ “PRO” Del resto non ci sono motivi invalidanti per non acquistare un’auto ibrida. I pro sono molteplici. Minor consumi e minor costi dovuti alla possibilità di viaggiare anche in modalità elettrica. L’uso del propulsore elettrico, oltre ad avere impatto ambientale pari a zero, dà la possibilità di viaggiare senza alcun rumore di sorta proveniente

dal motore. La ricarica delle batterie avviene inoltre sfruttando l’energia cinetica sprigionata in frenata. Le spese relative alla manutenzione sono ridotte, e riguardano principalmente il motore termico. Inoltre, le batterie hanno ormai una durata che permette loro di percorrere fino a 200.000km. Ad oggi lo Stato ha stanziato degli incentivi ad hoc in modo da mitigare il costo del mezzo, di certo non più proibitivo come qualche anno fa e sempre più in linea con le “classiche” automobili. COME FUNZIONANO Il funzionamento di un’auto ibrida è semplice. Sulla stessa agiscono due


CLUBMOTORI motori: termico ed elettrico. La configurazione più diffusa è l’ibrido in parallelo. All’avvio e sui bassi regimi l’auto aziona il motore elettrico sfruttando l’energia accumulata dalle batterie in frenata e in rallentamento. Sugli alti regimi, invece, entra in gioco il motore a benzina. I due propulsori possono anche agire in contemporanea per garantire una migliore accelerazione.

di quella prevista per i veicoli a benzina. Auto ibride: in base alla Legge Finanziaria del 2007, per le vetture ibride con alimentazione benzina/metano o benzina/gpl il calcolo del bollo si effettua con la tariffa di 2,79€ per KW. La nostra regione nel 2016 si sta mostrando sempre più attenta alle auto “green”, implementando i suddetti vantaggi.

BOLLO Dall’inizio del 2014 le auto ibride di nuova immatricolazione sono esentate dal pagamento del bollo in Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Puglia. Nello specifico, tale disposizione è valida per cinque anni in Puglia, per tre in Lombardia (sebbene ci siano particolari condizioni), Veneto e Lazio e fino al 2016 in Campania. Nelle altre regioni il calcolo del bollo è determinato dalla potenza del solo motore termico e non di quella complessiva del mezzo. L’accesso gratuito nelle zone ZTL, l’esenzione dal pagamento del bollo o il parcheggio gratuito sulle strisce blu per i possessori di vetture ibride, sono disposizioni già in vigore.

I “NUMERI” DELL’IBRIDO I dati di vendita del mercato dell’ibrido nel 1° trimestre 2016 si attestano al 2,1%, segnando un vero e proprio record (la media della motorizzazione ibrida in Italia è infatti pari all’1,6% dato annuo 2015). Il 96% di tale quota, è rappresentato da Toyota e Lexus. RAV4 Hybrid ha contribuito in maniera significativa al raggiungimento di tale risultato. Il nuovo RAV4, appena lanciato ha già raggiunto il 13,6% di quota nel suo segmento, con ben il 54,3% di motorizzazioni Hybrid immatricolate a gennaio e con una previsione di un’ulteriore crescita nei prossimi mesi. I risultati relativi all’anno appena passato indicano vendite ibride di Toyota e Lexus pari a oltre 25.000 vetture. Dal 2000 a oggi le vetture ibride, vendute in Italia, sono oltre 85.000 unità, con mix sempre crescenti sia per Toyota che per Lexus. A livello mondiale, Toyota è leader di mercato con 8,5 milioni di veicoli ibridi venduti (oltre 1

…E NELLE MARCHE??? Nelle Marche ad oggi la legislazione prevede: Auto elettriche: esenzione dal bollo auto per 5 anni dalla prima immatricolazione, successivamente va pagata una tassa agevolata pari ad un quarto

milione solo in Europa). TOYOTA, IL VERO BENCHMARK L’esperienza della casa giapponese sull’ibrido nasce nel 1997 con un’auto innovatrice: la Prius. Da allora la famiglia Hybrid è cresciuta, e oggi offre (oltre alla Prius) Yaris, Auris, Nuovo RAV4. La quarta generazione di Prius Hybrid porta i tre pilastri dell’esprienza ibrida Toyota (silenziosità, reattività e intuitività) allo stadio successivo. Il nuovo sistema di ricarica della batteria consente di sfruttare maggiormente la modalità elettrica durante la guida urbana, ma la nuova trasmissione ibrida riduce anche i consumi autostradali. Il sistema ibrido continua ad assicurare costi di gestione ridotti rispetto alle motorizzazioni tradizionali (non c’è gruppo cambio, frizione, motorino di avviamento,…tutti pezzi che subiscono una naturale usura e necessitano di manutenzione), un vantaggio confermato dai rilevamenti di uno studio indipendente portato avanti in Germania che ha paragonato i costi sui 36 mesi di gestione. Il sistema Intelligent Park Assist aiuta il cliente a parcheggiare la propria auto anche negli spazi più angusti, l’introduzione di un caricabatterie wireless per telefoni cellulari, l’Adaptive Cruise Control e tanti altri accorgimenti sono sintomo di una grande sensibilità di Toyota verso il mondo delle aziende. Una piccola nota personale: il Gruppo Eusebi, oltre al marchio Ford con la sua Mondeo hybrid, rappresenta anche il marchio Toyota sulla provincia di Pesaro Urbino; grazie ad un’attenzione sempre più puntale alle esigenze dei clienti e alla nostra nuova squadra Fleet (vetture, veicoli commerciali e noleggi lungo termine), già da oggi si reca direttamente dal cliente col veicolo richiesto per Test-drive e preventivi in loco.

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STARTUP/MIND’SUP

DIGISCOPING TOUR,

QUANDO IL BUSINESS GUARDA AL FUTURO È una startup dell’incubatore The Hive di Ancona che offre un nuovo modo di vivere l’esperienza turistica, scattando cartoline digitali di dettaglio dei monumenti o del paesaggio tramite un potente cannocchiale collegato a una macchina fotografica o allo smartphone, da condividere poi attraverso i social e su cui avere tutte le informazioni. Ne abbiamo parlato con Alekos Prete, fondatore della startup assieme a Laura Paniccià di Francesca Formichini

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ome nasce l’idea di avvicinarsi al mondo della fotografia e di creare una startup così particolare? «Il linguaggio della fotografia fa parte della nostra formazione professionale che ci spinge a fermare un particolare istante per rielaborarlo come messaggio creativo. Con questa startup siamo partiti proprio dall’osservazione di un dettaglio impossibile da cogliere ad occhio nudo, se non con l’uso di strumenti ottici sofisticati, come il cannocchiale Swarovski Optik ATX, che permettesse,

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però, di trasmettere, l’emozione percepita individualmente a un gruppo allargato di amici. In altre parole, c’è stata una ricerca di tecnologia capace di fotografare quello che potremmo definire il ‘dettaglio impossibile da vedere’ e il nostro obiettivo è stato poi il modello di trasferimento dell’emozione». Qual è stato il percorso di elaborazione dell’idea e quali i passi che avete fatto nel tempo per aprire la vostra attività? «L’elaborazione dell’idea è partita dalla volontà di valorizzare l’enorme

patrimonio monumentale del nostro paese. Valorizzare, cioè, quel museo a cielo aperto fatto di guglie, campanili, capitelli, frontoni ricchi di dettagli architettonici che sfuggono non solo a un turista distratto, ma anche a chi è abituato ad osservare. Tutto questo patrimonio è gratis e non genera reddito per la pubblica amministrazione, che invece deve mettere a budget somme rilevanti per la sua conservazione. Immaginate se la nostra startup Digiscoping Tour diventasse un servizio per le città d’arte da cui ricavare fondi


STARTUP/MIND’SUP a favore della conservazione dei beni architettonici. Immaginate se le guide turistiche potessero contare su un servizio di questo tipo, invece del solito giro raccontato e poco interattivo. Iniziando da questo abbiamo cercato i partner per le tecnologie necessarie alla realizzazione del progetto; successivamente, abbiamo presentato la nostra business idea a The Hive, incubatore certificato di Ancona, che ha da subito accolto con grande entusiasmo il progetto della nostra startup contribuendo alla sua crescita». Ad oggi, quali sono le soddisfazioni più grandi ottenute e le difficoltà affrontate? «La soddisfazione principale è stata quella di poter scambiare informazioni con aziende internazionali, come nel caso di Swarovski Optik, nel momento dell’evoluzione del progetto ma sono state importanti anche le prime risposte del mercato ricettivo turistico. Le difficoltà? Le abbiamo già dimenticate». In cosa consiste la tecnica fotografica digiscoping? «Il digiscoping si avvale di due elementi: un potente cannocchiale dotato di una grande luminosità e nitidezza e una macchina fotografica, o addirittura uno smartphone, che si abbina all’oculare del cannocchiale mediante un particolare adattatore che allinea le focali. Lo scatto eseguito in questa modalità non ha nessuna distorsione di immagini, anzi, il risultato è sorprendente. I fotografi naturalisti che conoscono bene questo prodotto riescono a scattare immagini di animali a centinaia di metri di distanza senza disturbarli». Come l’avete adattata al vostro prodotto? «Siamo intervenuti con una leggera

modifica sull’adattatore cannocchiale-macchina fotografica e abbiamo aggiunto la possibilità che, dallo smartphone abbinato, si possa avere istantaneamente, mediante un QR Code, le informazioni sui soggetti architettonici inquadrati». Avete trovato un partner importante per lo sviluppo della vostra attività in una grande realtà aziendale internazionale. Come è nata questa collaborazione? «In un evento in cui venivano presentate le ottiche Swarovski Optik, abbiamo percepito la potenzialità dell’oggetto. Abbiamo preso un contatto e sei mesi dopo ci siamo fatti avanti con il responsabile della Comunicazione della divisione Italia a cui abbiamo illustrato la nostra idea e poco dopo siamo partiti». Perché iniziare proprio da un hotel per il lancio del vostro progetto? «Le strutture ricettive sentono l’esi-

genza di diversificare l’offerta dei servizi tradizionali anche valorizzando le loro caratteristiche peculiari. Un hotel con una vista su monumenti o su angoli di natura si presta per creare una postazione di Digiscoping Tour. C’è, in questo segmento, un mercato che riteniamo interessante». Il cannocchiale consente non solo foto dettagliate di monumenti e siti inquadrati, ma di avere anche informazioni su di essi. Una nuova frontiera della fruizione turistica culturale? «Sì, è proprio questo uno dei valori fondamentali del progetto che diventa vero intrattenimento culturale attraverso l’osservazione e la scoperta. Un ‘urban safari’ che ci fa diventare esploratori di cultura e che, al contempo, segue il trend contemporaneo di condividere velocemente un’emozione attraverso i social». In che modo questa tecnologia aiuta la personalizzazione dell’esperienza turistica visiva? «E’ il mix di esperienze che parte dalla scoperta del dettaglio che fa la differenza: c’è l’informazione ricevuta attraverso il QR Code che soddisfa la mia curiosità di conoscenza e poi la possibilità di inviare lo scatto fotografico sotto forma di cartolina digitale personalizzata. Così si può fare sharing di esperienze con i propri gruppi di amici attraverso i social e i like diventano un moltiplicatore d’interesse per le città d’arte e i loro monumenti». Un’istantanea su di voi, ora: verso quali orizzonti di futuro puntate il vostro sguardo? «Questo progetto ci impegnerà ancora per entrare nei circuiti museali, ma stiamo guardando già a un’altra idea nel settore agroalimentare-turistico».

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DANHERA,

e l’arte dell’incanto infinito Dalle più prestigiose strutture ricettive, alle atmosfere da sogno. Una sintesi magica di note odorose, che toccano il cuore e ammaliano

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l verde delle colline che si inseguono sinuose. La brezza del mare e Il profumo del grano a primavera, del sottobosco in autunno. E i fiori, rossi, gialli, arancioni, come i tramonti tra i Sibillini e il mare. Un incanto INFINITO. “Il Profumo d’Atmosfera Incanto INFINITO nasce da un’emozione, quella di nascere nelle Marche. Dal desiderio di racchiudere la meraviglia in un’essenza, in grado di condurci nei nostri luoghi del cuore in ogni momento. E dal sogno di portare la bellezza della nostra terra in tutto il mondo. Di condividere il Profumo di un’emozione, di un viaggio, di una notte, di una storia vissuta qui.” Inizia così il racconto di Daniela Ciaffardoni, fondatrice e CEO di DANHERA Italy, brand di Ecoline Group che crea Profumi d’Ambiente e d’Atmosfera, ideatrice del primo e unico Profumo delle Marche, di recente protagonista alla Borsa Internazionale del Turismo a Milano. “Incanto INFINITO nasce per raccontare le Marche attraverso l’olfatto. Il senso che lavora nel profondo, quello che ha la memoria più lunga. Expo2015 è stata l’occasione ufficiale per dargli vita, visto il grande entusiasmo della Regione per questo progetto. Ma in fondo porto dentro di me questo Profumo da sempre”. Dalle Marche, terra natìa di Giacomo

Leopardi e DANHERA Italy, una sintesi magica di note odorose che fondono freschezza, colori, profumi, che toccano il cuore e ammaliano. Un ricordo olfattivo che incanta, emoziona e invita a tornare. “Oltre ad essere un Profumo d’Ambiente, Incanto INFINITO è un ambizioso progetto. Una fragranza per raccontare e ricordare, nei luoghi dell’Hospitality, tutto ciò che si è vissuto. DANHERA Italy realizza progetti di ARREDO OLFATTIVO personalizzati, in cui il Profumo veste le migliori strutture e nello stesso tempo ne interpreta i caratteri salienti, tutti sotto un unico denominatore: donare a chi arriva nel territorio, per un viaggio di lavoro, di relax, da solo o in compagnia, il ricordo di un soggiorno indimenticabile. E solo il Profumo ha questo straordinario potere. Di ripetere nel tempo e ovunque, la magia di un ricordo”. “Sappiamo che il visitatore desidera il ricordo tangibile dell’esperienza vissuta. Una fotografia non basta. Un diario nemmeno. Come possiamo dunque arricchire questa esperienza se non dando la possibilità di portare a casa il Profumo stesso della terra scoperta?” La possibilità di condividere Incanto INFINITO con le strutture dell’Hospi-

tality delle Marche significa dare vita ad un progetto artistico che si trasforma in un interessante business per gli operatori. Il Profumo della Location che il Visitatore porterà sempre con sé. Con il ricordo di un’esperienza felice, intensa, incancellabile. “Il marketing sensoriale riveste un ruolo sempre più importante nel settore dell’Hospitality. Il progetto di ARREDO OLFATTIVO di DANHERA Italy muove da un preciso obiettivo, quello di creare, attraverso l’olfatto, un ambiente percepito come “speciale”, che sia confortevole e discreto, che rispecchi le esigenze dell’individuo, ponendosi come fine il benessere psicofisico delle persone e il durevole ricordo di un momento estremamente piacevole”.

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PUNTO.PMI

L'EUROPA RINNOVA LA FIDUCIA ALLE PMI MARCHIGIANE Dalle controgaranzie del Fei oltre 9 milioni per i Confidi. Nel triennio 2016-2018, si prevedono fino a 600 milioni di euro di nuovi finanziamenti garantiti per le imprese associate.

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l Fondo europeo per gli investimenti premia i Confidi marchigiani, per le piccole e medie imprese arrivano 9 milioni in più di garanzia. Con la firma di questo contratto, nel triennio 2016-2018 sono previsti 600 milioni di euro di nuovi finanziamenti alle imprese associate ai Confidi, di cui 400 milioni per le Pmi, a fronte di 240 milioni di euro garantiti dal sistema dei Confidi marchigiani. Un risultato positivo che spinge la Regione verso l'operazione di accorpamento e unione dei vari Confidi regionali. «Il tema del credito – ha aggiunto l’assessore alle Attività Produttive, Manuela Bora – è fondamentale per la crescita delle imprese. La Regione è impegnata a realizzare un Confidi unico, abbiamo incaricato KPMG di svolgere una due diligence ed entro la fine dell’anno il percorso sarà formalmente avviato». I Confidi vigilati delle Marche (Srgm - Società regionale di garanzia Marche, Fidimpresa Marche, Cooperativa artigiana di Garanzia “Mario Pieruc-

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di Emanuele Garofalo ci” e Confidicoop Marche), insieme a due Confidi vigilati del Piemonte potranno usufruire della garanzia del Fondo europeo per gli investimenti (Fei) anche per il prossimo triennio. È andata in porto la trattativa che ha visto impegnata, per alcuni mesi, la Società regionale di garanzia Marche, capofila del raggruppamento. «Quello sottoscritto è un contratto rilevante, il primo firmato in Italia da un raggruppamento di Confidi a valere sul nuovo programma comunitario per la garanzia» ha evidenziato Cristiano Gianangeli, direttore generale Srgm. La quota di controgaranzie Fei riservata alle Marche supera i 9 milioni di euro. «La ricaduta per le Pmi dei territori sarà rilevante – ha continuato Gianangeli - I Confidi, infatti, grazie all'ulteriore copertura assicurata dal Fei, potranno ampliare la loro operatività, con lo sviluppo di nuovi prodotti e l’assunzione di maggiori rischi, continuando ad assicurare alle imprese il flusso di credito necessario e vitale per la loro esistenza e crescita. Importanti sono anche i volumi di

garanzia riconosciuti contrattualmente, che possono arrivare, nel triennio di vigenza del contratto (2016-2018), fino a un massimo garantito di 240 milioni di euro che potrebbero significare 600 milioni di euro di nuovi finanziamenti garantiti alle imprese associate ai Confidi di Marche e Piemonte: una prima stima prevede che i due terzi di questi finanziamenti, circa 400 milioni, riguarderanno le Pmi marchigiane». La Srgm e i Confidi coinvolti lavorano proficuamente con il Fei dal 2003. «Il Fei - ha concluso Gianangeli - ha dimostrato di aver compreso in pieno la fase che stanno vivendo complessivamente il nostro Paese e il tessuto imprenditoriale delle Pmi, inserendo nel contratto clausole di assoluta rilevanza, a partire dal riconoscimento della percentuale del tetto di copertura delle perdite (Cap), fissato a un livello elevato, il 13%, e in linea con le attuali esigenze dei Confidi che, insieme al sistema bancario, stanno fronteggiando livelli di rischio consistenti».


PUNTO.PMI

LE AZIONI DI GOVERNO PER IL RILANCIO DELLA COMPETITIVITÀ Si sta valutando la possibilità di detassare gli utili reinvestiti in azienda. Stanziati 5 miliardi di euro a sostegno degli investimenti. di Roberto Antonella

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ono tre gli ingra- forzamento aziendale. naggi principali su Inoltre le modifiche alla “Nuova Sacui si sta muovendo batini” prevedono che i contributi a l’azione governa- favore delle PMI che acquistano beni tiva per il rilancio strumentali possano essere concessi della competitività anche a fronte di finanziamenti eroin tema di Pmi: so- gati dalle banche e dalle società di lestegno agli investimenti, accesso ai asing a valere su una provvista diverfinanziamenti e patrimonializzazio- sa dall’apposito plafond della CDP. ne e quotazione. Per quanto riguarda Le banche e le società di leasing che il primo punto, sono stati stanziati 5 si avvarranno di questa opportunità miliardi di euro a utilizzando la dopsostegno degli invepia provvista doCon la “Nuova Sabatini” stimenti. In particovranno informare le i contributi alle PMI lare, secondo il deaziende clienti che, a creto legge “Finanza loro volta, potranno che acquistano beni per la crescita 2.0” si strumentali concessi anche scegliere la tipologia potrebbe ottenere di finanziamento a fronte di finanziamenti una nuova forma di che presenta le condetassazione degli erogati dalle banche e dalle dizioni più favoresocietà di leasing. utili reinvestiti in voli. azienda. Una manoIl decreto del mivra che sta riscuotennistro Guidi riduce do pareri piuttosto favorevoli da par- anche i tempi di concessione dei conte di molti imprenditori, soprattutto tributi e introduce elementi di semquelli che vedono nell’innovazione plificazione delle procedure e della un’utile strumento di crescita e di raf- documentazione da produrre per la

loro erogazione. Una successiva circolare ministeriale, già pronta, stabilirà, tenendo conto delle esigenze di adeguamento del sistema bancario, la data a partire dalla quale scatteranno le nuove procedure (verosimilmente dal 2 maggio prossimo). La possibilità di ricorrere ad un’ulteriore provvista rispetto al plafond CDP (peraltro ancora disponibile perché è stata finora utilizzata poco più della metà della dotazione complessiva pari a 5 miliardi di euro) incrementerà ulteriormente la già rilevante operatività della “Nuova Sabatini”. Alla fine dello scorso mese di febbraio, dopo 23 mesi di operatività, la “Nuova Sabatini” ha visto la presentazione, da parte delle PMI, di 10.791 domande con la prenotazione di 2,88 miliardi di euro di finanziamenti CDP e di circa 220 milioni di contributi Mise. Le domande agevolate deliberate ammontano a 2,548 miliardi e i contributi Mise concessi sono pari a 196,6 milioni.

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QUALITA’, SOSTENIBILITA’, FORMAZIONE:

LE NUOVE FILIERE AGROALIMENTARI

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esi capitale dell’industria agroalimentare con il convengo “Qualità, Sostenibilità, Innovazione – Le nuove filiere agroalimentari”, promosso dal Gruppo Sida, società leader per strategia, consulenza e formazione nell’assistenza direzionale d’impresa, in collaborazione con Team System, leader in Italia nello sviluppo e nella distribuzione di software e servizi rivolti ad aziende, commercialisti, consulenti del lavoro, studi legali, amministratori di condominio e associazioni di categoria. Un interessante dibattito formativo che si è svolto venerdì 4 marzo nell’auditorium dell’Hotel Federico II. Hanno presto parte all’iniziativa, in veste di relatori, Andrea Olivero (Vice Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali), Paolo Bruni (Presidente Centro Servizi Ortofrutticolo CSO), Denis Pantini (Direttore dell’area Agricoltura e Industria Alimentare di Nomisma), Marco Baldoni (HR Manager di Cooperlat), Adele Finco (Presidente Cluster Agrifood Marche), Davide Astolfi (Product Marketing TeamSystem) e Vilma Mazzocco (Manager Food Agri Departement

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SidaGroup). L’appuntamento, con la partecipazione di numerose aziende marchigiane del settore, ha illustrato, grazie a contributi qualificati e autorevoli, la rapida evoluzione degli scenari della filiera agroalimentare, identificando gli strumenti su cui le aziende dovranno fare leva per rimanere competitive sul mercato. Il dibattito ha toccato tutti i temi fondamentali per lo sviluppo agricolo marchigiano, italiano e comunitario: dal nuovo concetto di filiera all’innovazione di prodotto e di processo, dal ruolo fondamentale della tecnologia al nuovo ciclo di vita del prodotto, fino ad arrivare a temi come l’export e le nuove filiere controllate e certificate. “SidaGroup sta investendo nei servizi di consulenza specialistica per il settore agricolo e agroalimentare – ha spiegato Giulio Guidi, Direttore Gene-

rale Sidagroup - abbiamo attivato, infatti, il Food Agri Department, area di consulenza e formazione specialistica. E consideriamo le filiere ed i progetti di sistema agroindustriale di rilevanza strutturale dell’economia della Regione e del Paese. Inoltre l’alleanza con Team System è assolutamente strategica per il Gruppo Sida”. Il convegno ha rappresentato, inoltre, l’occasione per compiere un’approfondita analisi dei nuovi trend di mercato e per studiare le dinamiche che stanno influenzando il business dell’agroalimentare. Data la profonda evoluzione che il settore sta vivendo rispetto al passato, le aziende che saranno in grado di approcciarsi nel giusto modo e cavalcare questi cambiamenti, riusciranno a sfruttare un’importante occasione di sviluppo per il proprio business.


CUPRAMONTANA

#travelmarche

Particolare dell’Eremo dei Frati Bianchi


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upramontana è stata probabilmente fondata nei secoli VI - V a.C., ebbe il nome da un tempio che vi sorgeva dedicato alla Dea Cupra. Ricordata da Plinio Il Vecchio e Tolomeo tra le antiche città del Piceno in età augustea, fu importante municipio romano. Devastata durante la guerra greco-gotica, fu abbandonata, mentre le sue rovine vennero utilizzate in seguito per la costruzione di un posto fortificato, poi castello, che sorse a poca distanza in un luogo più elevato cui fu dato il

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#travelmarche nome di Massaccio (massa di Accio). Dal VII sec. fece parte del ducato longobardico di Spoleto. Dal sec. XIII confluì nel contado di Jesi, diventandone fino al suo scioglimento, nel 1808, il centro più importante. Nel sec. XV fu una delle roccaforti della setta ereticale dei Fraticelli. Nel 1444 subì l’occupazione delle truppe di Francesco Sforza e nel 1517 il saccheggio da parte delle milizie del Duca Francesco Maria Della Rovere. Seguì un lungo periodo di pace, durante il quale Massaccio conobbe un forte impulso demografico unito ad una notevole crescita culturale. Nel 1747 si riconobbe, nei pressi del Massaccio, il luogo dove sorgeva

l’antica CupraMontana: ciò fu possibile con la corretta lettura di una lapide rinvenuta nel 1718 nella zona archeologica. Nel 1798 le truppe francesi, che avevano invaso lo Stato Pontificio, saccheggiarono il paese dopo che gli abitanti ebbero opposto una inutile quanto tenace resistenza. Nel 1861 Vittorio Emanuele II concesse a Massaccio di riavere il suo antico nome di Cupramontana. La zona archeologica è situata nei pressi dell’attuale Cimitero, dove rimane il tracciato delle terme di epoca romana (attualmente interrato). In via Giovanni Bovio sono ubicati i resti del contenitore dell’acquedotto ugualmente d’epoca classica.


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WINE & WELLNESS: il marketing naturale che rilancia il territorio di Lucia Fava

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lle spiagge assolate c’è chi preferisce le curve sinuose dei colli. La rivincita dell’entroterra sulla costa punta sul wellness ed enogastronomia. A Cupramontana è il vino a fare la voce grossa: il Verdicchio e il Museo delle Etichette con un patrimonio di oltre 100 mila etichette. Ma non è questa l’unica calamita turistica. La zona, infatti, è intrisa di arte e cultura. C’è anche una domus romana, immersa in un sito archeologico che rende l’area fortemente suggestiva. Il marketing, invece, è affidato al progetto sul Distretto Rurale di Qualità relativo all’area della Vallesina ed elaborato nel contesto del Piano di Sviluppo Locale di cui si è dotato il GAL “Colli Esini - S. Vicino”. Si estende dall’entroterra del Comune di Jesi alle pendici dell’Appennino, toccando la valle del Misa a nord e quella del Musone a Sud. Le strutture ricettive? Principalmente Bed and Breakfast e agriturismi. «Dimensioni dall’atmosfera perfetta per proporre un discorso di destagionalizzazione del turismo – spiega il sindaco Luigi Cerioni – in estate siamo lontani dalla ressa delle spiagge, e in autunno offriamo ai turi-

sti di vivere in prima persona l’esperienza della vendemmia». Quali sono i principali asset su cui si basa l’offerta turistica cuprense? «Senza dubbio la qualità della vita, poi l’enologia, la bellezza del paesaggio, il buon cibo. Sono tutte proposte che vengono ben accolte dal turista. Ma non dimentichiamoci la posizione strategica di Cupramontana. Infatti abbiamo l’aeroporto nelle immediate vicinanze. E non siamo molto distanti neanche dal mare e dall’appennino. Tutto è raggiungibile facilmente. Ed è un vantaggio che il turista valuta attentamente». C’è stato uno sviluppo e un restyling del territorio? «Certamente sì, ma è stato un processo avvenuto nella maniera più naturale possibile. Nel senso che, se anni fa in queste campagne si vedevano un buon numero di vecchi casolari abbandonati, ora sono del tutto scomparsi. Ovvero si sono trasformati in strutture ricettive di qualità e moderne, con piscine e progetti inerenti al wellness. Direi che questo territorio si sia messo al passo con l’offerta nazionale».

Nessun progetto di marketing studiato a tavolino? «Dipende cosa intende. Abbiamo ben chiaro quali sono i “must” dell’area di Cupramontana, e quindi spingiamo su quelli. In che modo? Ristrutturando contenitori che possano ospitare e contenere le nostre peculiarità. Ad esempio: abbiamo ristrutturato una serie di grotte dove molto presto andremo ad allestire il museo interattivo della cultura del vino e il museo delle etichette. Un altro progetto, finanziato dall’Unione Europea, riguarda la Fornace del Gusto. Ovvero una serie di laboratori per la realizzazione di prodotti gastronomici. Tutto ciò è legato ad una vision di valorizzazione delle tipicità». Come ha risposto la comunità cuprense alla crisi che ha investito il territorio negli ultimi anni? «Il terziario e il manifatturiero sono settori che hanno accusato tremendamente i colpi della crisi, anche da queste parti. Ma abbiamo la fortuna di avere un territorio dove è possibile differenziare le fonti di reddito. Andiamo dall’agroalimentare all’artigianato, ed è proprio quest’ultimo che ha dimostrato di avere tenuto maggiormente».

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Erik Wempe

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UN BUSINESS NORD EUROPEO Olandesi, Danesi e Belgi gestiscono la metà dei bed and breakfast cuprensi. L’imprenditore belga Erik Wempe è addirittura il presidente dell’associazione Cupramontana Accoglie. di Laura Osmani Sarà la maggiore propensione all’investimento. O una migliore capacità economica. O più semplicemente una naturale attitudine alle sfide, quelle che ti portano migliaia di chilometri lontano da casa pur di ricominciare da zero. Fatto sta che a Cupramontana, dal 2002 ad oggi, si è verificato uno strano fenomeno imprenditoriale. In pratica su 25 strutture ricettive, parliamo di bed and breakfast, più della metà sono gestite da stranieri. Belgio, Olanda, Danimarca, Inghilterra, Nuova Zelanda. Queste le nazioni di provenienza dei principali investitori. E al belga Erik Wempe spetta anche di coordinare

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l’associazione Cupramontana Accoglie. «E’ un onore per me – spiega Wempe – sono felicissimo di poter svolgere questo ruolo. Cupramontana mi ha accolto a braccia aperte. Ed io voglio restituire al territorio ciò che mi ha dato». Ecco, che cosa le è stato dato? «L’opportunità di fare impresa in un Paese a me sconosciuto dal punto di vista burocratico. E in questo le istituzioni di Cupramontana mi hanno aiutato moltissimo a realizzare il mio piccolo sogno. Ovvero quello di aprire una struttura ricettiva per incentivare il turismo di queste zone».


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Ufficio Turistico

to con la zona di Pesaro-Urbino. Poi Ascoli. Infine mi sono imbattuto in Cupramontana, e ho trovato la massima disponibilità ad aiutarmi nell’intento di fare attivamente qualcosa in ambito turistico. Così sono rimasto. Ed oggi gestisco la mia attività da oltre dieci anni».

Ma perché proprio Cupramontana? «Parto da lontano: l’Italia esercita sempre quel fascino irresistibile verso tutti i nord europei. Poi, se devo essere sincero, le Marche non erano tra i miei primi obiettivi imprenditoriali. All’inizio ero orientato più verso l’Umbria. Ma era troppo costoso investire lì. Così mi sono avvicinato alle Marche. Il primo approccio è sta-

Quindi lei è stato il primo straniero a fare impresa nel turismo a Cupramontana. Poi cosa è successo? «Sono arrivati altri piccoli e giovani imprenditori da altre nazioni europee. Tutti attratti dalla bellezza del territorio. Così da due bed and breakfast siamo diventati cinque, fino ad arrivare a venticinque attività di cui più della metà gestite da stranieri». Secondo lei qual è il valore aggiunto di questa esperienza imprenditoriale?

«L’interazione tra culture diverse ha cambiato positivamente il modo di fare turismo da queste parti. Credo anche che la forte spinta arrivata da noi stranieri, abbia incoraggiato altri piccoli imprenditori locali che si sono buttati in esperienze simili, aumentando il numero di strutture ricettive a Cupramontana e quindi favorendone il turismo». La funzione di Cupramontana Accoglie? «Incentivare il turismo. Ad esempio abbiamo creato la Cupracard, ovvero una carta che ogni struttura regala al turista e attraverso cui si ottengono agevolazioni e sconti su tutte le cantine e ristoranti di Cupramontana. Poi abbiamo creato un’app per il booking online. E’ scaricabile su tablet e smartphone, oppure la si trova anche sui website delle strutture stesse».

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LA CUSTOMER EXPERIENCE NEL DNA DI GGF GROUP L’azienda marchigiana conquista il Premio della Cmmc

G

GF Group si aggiudica il Premio Customer Experience del Club Cmmc – Customer Management Multimedia Competence. Il Club organizza ogni anno una cerimonia di premiazione delle realtà, operanti nel campo della relazione con il cliente, che si sono distinte per l’eccellenza e la qualità dei loro servizi. E tra i vincitori quest’anno c’è anche la marchigiana GGF. L’azienda è stata premiata, lo scorso 22 gennaio a Milano, per il progetto “Multichannel Customer Care” svolto con la società Beko. La Cmmc, motivando l’assegnazione del premio, ha parlato dell’iniziativa di GGF come un “business case da applicare anche per i mercati esteri” e l’ha definita eccellente “per la capacità di profilare e selezionare

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i clienti di beni semidurevoli a cui vendere servizi a valore aggiunto e promuovere il riacquisto, sia presso i clienti finali sia presso i centri assistenza partner”. Un ottimo risultato per l’azienda anconetana, che competeva con società come Vodafone, Tim, CoopVoce ed Enel. Il progetto, sinergicamente sviluppato e implementato con Beko Italia, ha come suo obiettivo principe quello di trasformare un servizio di assistenza clienti in un asset strategico di business in grado di generare valore all’interno dell’intera catena di contatto con il cliente finale. Il progetto coinvolge tutti gli attori della filiera dei beni semidurevoli nel settore del bianco nei processi di vendita, post vendita, cross selling e up selling. La gestione integrata e condivisa delle informazioni e dell’e-

sperienza del cliente con i prodotti, l’azienda e la rete di assistenza permettono di instaurare una relazione dinamica finalizzata alla qualificazione della customer experience, alla fidelizzazione, all’anticipazione dei claim da mercato e alla generazione di opportunità di vendita e di business, a beneficio di tutti gli attori della filiera. COS’È IL CMMC Il Cmmc è una realtà operativa dal 1997 che aggrega società ed enti che si occupano di relazione con clienti e cittadini attraverso i canali multimediali. Agevola il confronto tra i responsabili che operano lungo la filiera, dal contact center al customer service manager, valorizzandone le professionalità.


PORTRAIT

TAMBERI “NO LIMITS”: il marchigiano volante sul tetto del mondo

A 23 anni è l’idolo del salto in alto. Gianmarco Tamberi è la bandiera marchigiana dell’atletica: campione mondiale Indoor, ora guarda dritto alle Olimpiadi di Rio. Negli occhi la convinzione di diventare un grande campione, e nel cuore la voglia di entrare nella storia.

L’

di Guido Guidi anconetano volante. Mezzabarba. Il saltatore che fa sognare un’intera generazione. Gianmarco Tamberi è l’eroe sportivo dei

giovani marchigiani, dopo aver centrato il titolo iridato a Portland. Un esempio genuino per molti atleti. E un talento che sta facendo impazzire i tanti tifosi che, quando possono, corrono al campo d’atletica per

incitarlo dal vivo. Oppure incollati davanti alla tv, alzano le braccia al cielo quando Gimbo decolla dinanzi all’asta. Classe 1992, Gianmarco è sotto l’attenzione dei media nazionali per le sue performance strabilianti.

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PORTRAIT Nel cuore e nelle gambe ha l’esempio di papà Marco, uno dei migliori specialisti azzurri del passato (finalista ai Giochi Olimpici di Mosca nel 1980). Ma la grande passione del giovane saltatore è da sempre il basket, praticato a lungo come guardia di eccellenti prospettive nella Stamura Ancona. Ma dalla primavera del 2009 ha iniziato seriamente con l’atletica. Si è guadagnato la convocazione ai Mondiali allievi e poi a quelli juniores della stagione successiva (2010), per conquistare quindi la medaglia di bronzo negli Europei juniores del 2011 a Tallinn (Estonia). L’exploit avviene nel 2012 con la qualificazione per gli Europei di Helsinki, dove si è piazzato quinto, seguita dalla vittoria agli Assoluti con il minimo olimpico di 2.31, nuovo primato italiano under 23, partecipando ai Giochi di Londra. Nell’estate 2015 l’ulteriore salto di qualità: record italiano assoluto prima eguagliato a Colonia con 2.34, poi migliorato a Eberstadt (sempre in Germania) per due volte, a 2.35 e 2.37. Finalista ai Mondiali di Pechino, chiusi all’ottavo posto. Nella stagione indoor 2016, altri due record italiani: 2.35 a Banska Bystrica (Slovacchia) e poi 2.38 a Hustopece (Rep. Ceca). E poi ai campionati Indoor ad Ancona ha centrato i 2.36 vincendo il titolo di Campione d’Italia. Fino ad arrivare sul tetto del mondo, a Portland, replicando la misura sfondata ad Ancona. Adesso si fa sul serio. Gimbo può guardare a Rio. Appassionato di musica, Gianmarco suona la batteria nel gruppo “The Dark Melody”, con un classico repertorio rock anni Settanta. Iscritto alla facoltà di Economia, è cresciuto a Offagna, ma attualmente vive ad Ancona non lontano dal campo di allenamento. L’abbiamo raggiunto telefonicamente all’indomani dei campionati mondiali Indoor. L’obiettivo,

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adesso, è quello dei 2.40, mancato ad Ancona e rinviato alle Olimpiadi brasiliane, se Gimbo dovesse far parte della squadra degli azzurri d’atletica. Il sogno potrebbe diventare realtà. Gianmarco ha fatto vedere di che pasta è fatto. La sua tenacia, la grande preparazione fisica e mentale gli sono valsi il titolo mondiale. «Speriamo che porti fortuna», scherza Tamberi.

top, ma non bisogna mai perdere la concentrazione». A soli 23 anni, lei è un modello per molti giovani della sua età. Una responsabilità pesante, non crede? «Più che una responsabilità, per me è un grandissimo stimolo. Anzi, un piacere enorme. Vedere non solo gli amici, ma anche tutte quelle persone mai viste che tifano per me, è un’emozione spettacolare. Sento proprio l’affetto e la vicinanza dei miei tifosi. E a loro voglio dedicare tutti i miei traguardi».

Perché, è scaramantico? «Non marcatamente, anche se molti sportivi lo sono. Più che altro ho delle abitudini comportamentali I limiti non ci sono, che ripeto ad ogni non esistono. gara».

Quanta strada deve fare un campione, Bisogna dare sempre prima di sentirsi tale? il massimo Come l’ormai famoso «Posso parlare solo taglio della “mezzaper la mia esperienbarba”? za, ma di certo non ci sono solo «Esatto. Tutto è nato per giodiscese. Tutt’altro. Le salite molco, cinque anni fa, prima di una te di più. All’inizio ho raggiunto gara. E da lì non riesco più a fare a facilmente i primi risultati. Poi sono meno di tagliarmi la barba a metà arrivati gli anni difficili. In particolare prima di ogni competizione. Ma ne il 2013 e il 2014. Gli infortuni. I risulho anche un’altra di abitudine: in tati mancati. Ma ci ho creduto fino in pedana porto sempre delle lattine di fondo. E adesso sono in gioco per ragRedbull. Un sorso prima di comingiungere obiettivi molto importanti». ciare la rincorsa, e via. Lo so che può sembrare una sciocchezza. Ma è più L’asticella da oltrepassare. L’altezza, il forte di me. Barba a metà, e Redbull. salto. Una barriera da sorpassare ogni E gareggio più tranquillo». volta che diventa, quasi, una metafora della vita. Con quale approccio mentale Al di là dei piccoli gesti scaramantici, si prepara all’impresa? qual è lo stato d’animo con cui “Gimbo” «Sono dell’idea che se ti poni dei lisi appresta a raggiungere i suoi obietmiti, non li supererai mai. Tutti noi tivi? ne abbiamo, ma bisogna affrontarli «Grande convinzione e fiducia in sé con la convinzione di volerli superastessi. Ma anche la consapevolezza di re. Dobbiamo partire dall’idea che i quello che ho imparato, e che posso limiti non ci sono, non esistono. Per mettere in pratica. Ad ogni compeottenere il massimo, bisogna dare il tizione è fondamentale tenere sotto massimo. In ogni prova agonistica, e controllo le reazioni emotive, in quannella vita. Questa è la mia filosofia». to più si va avanti e più incontro dei grandissimi campioni. Al momento la mia forma fisica e mentale sono al


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