Storia un po' allegra e un po' triste di Ridarella e di Piagnisteo

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a Firenze prima in Fisica e poi in Chimica, ha insegnato nelle facoltà scientifiche delle Università di Pisa e Bari e collaborato in stage di ricerca nelle Università della Svizzera e della Palestina. Ha diretto per anni il Centro Interdipartimentale di ricerche sulla pace dell’Università di Bari. È da molti anni membro dell’USPID (Unione Scienziati per il Disarmo) e ha a lungo organizzato scuole estive di

“Pina era una bimba allegrissima, appena scoppiava a ridere dicevano: ‘Ma come ride bene questa bambina’, e lei allora, visto che tutti erano contenti, giù a ridere. Alla fine però cominciarono a pensare che rideva un po’ troppo, anche quando c’era poco da ridere. Pino invece era tutto l’opposto, appena qualcuno lo rimproverava lui diventava rosso, poi gli venivano certi lacrimoni che gli calavano sulle guance. Tutti quelli che lo vedevano per strada, così triste, così piagnucoloso, gli davano una caramellina o gli facevano due carezze. E lui allora, che era piuttosto furbo, un po’ si calmava; ma alla prima occasione riattaccava…”

pace con la partecipazione di studenti palestinesi, israeliani, etiopi ed eritrei. Ora, in pensione, è tornato nella sua Toscana.

ISBN 978-88-6153-431-5

Libro ad alta leggibilità

Euro 14,50 (I.i)

edizioni la meridiana

Toscana nel 1928. Laureatosi

Storia un po’ allegra e un po’ triste di Ridarella e di Piagnisteo

Marco Maestro

Marco Maestro è nato in

MARCO MAESTRO Illustrazioni di Fiorenza Maestro

Storia un po’ allegra e un po’ triste di Ridarella e di Piagnisteo

edizioni la meridiana p a r t e n z e


Marco Maestro

STORIA UN PO’ ALLEGRA E UN PO’ TRISTE DI RIDARELLA E PIAGNISTEO Illustrazioni di Fiorenza Maestro

edizioni la meridiana p a r t e n z e


Indice Dove si comincia a parlare di due gemelli

5

Dove non succede nulla di speciale

9

(o forse qualcosina sì) Dove cominciano ad accadere cose strane e si dicono delle parole molto importanti

17

Dove comincia a succedere una gran confusione

29

Dove la confusione diviene ancora più grande

47

Dove succedono due cose molto importanti e alla fine (ma soltanto alla fine) si aggiusta tutto 53 Dove si fanno alcune riflessioni e il libro finisce per davvero

67



Dove si comincia a parlare di due gemelli

C’era una volta, anzi, c’erano una volta, due bambini; erano una sorellina e un fratellino che avevano proprio la stessa età perché erano gemelli. Questo vuol dire che erano stati insieme nella pancia della loro mamma che, infatti, in quel tempo era proprio grossissima, perché invece di avere dentro (come di solito accade) una sola bambina o un solo bambino, quella volta ce ne aveva appunto due.

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E così loro si erano abituati a farsi compagnia anche prima di nascere. Quando nacquero e poi nei primi mesi, quando erano piccoli piccoli, tutti si accorsero che erano due bimbi molto graziosi. Un po’ si somigliavano, ma non troppo, si vedeva cioè, a guardarli bene, che erano fratelli. Lei aveva i capelli neri neri e due occhietti scuri e brillanti che quando rideva sembrava mandassero delle scintille; lui invece era piuttosto biondo, aveva dei bei riccioloni e due grandi occhi di colore verde. Il babbo e la mamma, quando fu il momento di scegliere il nome (cioè subito dopo che erano nati) un po’ perché non si aspettavano che i bambini sarebbero stati due, un po’ perché non avevano molta fantasia, decisero di chiamarli quasi con lo stesso nome: Giuseppa e Giuseppe. Da piccolini cominciarono a chiamarli Giuseppina e Giuseppino, però si accorsero che erano nomi troppo lunghi e quando li dovevano chiamare ci voleva troppo fiato e anche troppo tempo; per cui c’era il pericolo che, mentre uno li chiamava, si dimenticasse del perché li voleva chiamare. Questo accadeva specialmente al nonno o alla nonna che, essendo vecchietti,

6 - DOVE SI COMINCIA A PARLARE DI DUE GEMELLI


erano un po’ dimenticoni. E allora cominciarono tutti a chiamarli Pina e Pino. E anche noi che raccontiamo o ascoltiamo la storia (per ora) faremo così...

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Dove non succede nulla di speciale (o forse qualcosina sì)

Dunque Pina e Pino crescevano; erano bambini sani perché la loro mamma e il loro babbo erano genitori affettuosi e intelligenti e stavano attenti a fare tutte quelle cose giuste che bisogna fare quando si hanno dei bimbi piccoli: cioè stare attenti a che mangino bene, abbastanza (ma non troppo) e, soprattutto, alle ore giuste. La loro mamma, che come tutte le donne che hanno fatto un bambino aveva i seni ingrossati, se li attaccava uno di qua e l’altro di là e loro succhiavano e succhiavano fino a che lei si sentiva come tutta svuotata e anche stanca e aveva voglia solo di dormire. Ma poi mangiava tante belle scodelle di semolino condito con burro e formaggio e il latte le si riformava subito. I genitori stavano attenti a non far prendere né troppo caldo né troppo freddo ai loro bambini

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(ma era facile perché stavano in una bella casa: riscaldata d’inverno e fresca d’estate). Ma soprattutto, la cosa più importante era che la mamma e il babbo stavano attentissimi a litigare il meno possibile (beh, qualche volta, proprio quando non ne potevano fare a meno, un pochino litigavano... ma pochissimo). Perché se c’è una cosa che fa male ai bambini è quando i genitori litigano. Per fortuna vicino alla casa di Pina e di Pino abitavano i nonni e così, quando il babbo e la mamma non ne potevano proprio più di non litigare (perché ad andare d’accordo ci si annoia), dicevano: “Nonni ce lo fate il favore di tenere un po’ voi i nipotini e così noi ci sfoghiamo a litigare un po’?”. La nonna e il nonno naturalmente dicevano di sì, ma aggiungevano: “Zuzzerelloni, tornate presto d’amore e d’accordo perché noi siamo vecchietti e i bambini li dovete tenere voi”.

10 - DOVE NON SUCCEDE NIENTE DI SPECIALE (O FORSE QUALCOSINA SÌ)



In fondo erano contentissimi di tenere i loro nipotini. La nonna poi, appena Pino e Pina furono un pochino più grandi e cominciarono a non prendere più il latte, iniziò a preparare dei mangiarini tutti speciali e squisitissimi. Abitando in un palazzo dove c’erano molte famiglie, gli altri inquilini, che passavano sulle scale vicino alla sua porta, sentendo un tale odorino dicevano: “Si vede che oggi la signora Paola” (la nonna si chiamava così) “deve avere a casa i suoi nipotini; senti qua che pranzetto sta preparando”. Quasi quasi avrebbero voluto ritornare piccoli anche loro. Oppure bussare e dire: “Signora Paola, ce ne sarebbe un pochino anche per me?”. Ma si vergognavano.

12 - DOVE NON SUCCEDE NIENTE DI SPECIALE (O FORSE QUALCOSINA SÌ)



La mamma e il babbo di Pina e di Pino lavoravano tutti e due: lei insegnava ai bambini della scuola media e lui lavorava all’ospedale, ma non era un medico, era un impiegato abbastanza importante che doveva tenere in ordine tutto il traffico dei malati che entravano e che uscivano. Poiché spesso erano tutti e due al lavoro, i genitori di Pina e di Pino chiamavano delle tate che stessero attente ai bambini. Però, per la maggior parte del tempo, i bambini andavano al nido dove c’erano altre tate e molti altri bambini e bambine con i quali impararono a giocare.

14 - DOVE NON SUCCEDE NIENTE DI SPECIALE (O FORSE QUALCOSINA SÌ)


Come erano Pina e Pino, buoni o cattivi? Eh, insomma, si può dire che erano bambini piuttosto bravi; non facevano troppi capricci e non litigavano molto tra loro. È vero, ogni tanto Pina, che era più svelta, acchiappava i ricciolini di Pino e cominciava a tirarli e lui, allora, le tirava un po’ di spintoni e anche qualche calcio; ma in generale giocavano in pace e si facevano compagnia. Il carattere... ecco, il carattere lo avevano proprio molto differente. Pina era una bimba allegrissima, appena scoppiava a ridere i suoi genitori, i nonni e le maestre dicevano: “Ma come ride bene questa bambina”, e lei allora, visto che tutti erano contenti, giù a ridere. Alla fine però sia i grandi che i suoi amici del nido cominciarono a pensare che rideva un po’ troppo, che rideva anche quando c’era poco da ridere. Le maestre dicevano: “Pina ha la ridarella!” e cominciavano a pensare: “Ma non sarà che questa bambina è un po’ scioccherella?”. Pino invece era tutto l’opposto, con i suoi occhioni grandi sembrava sempre triste. Appena qualcuno lo rimproverava per qualche cosa lui diventava rosso, poi gli venivano certi lacrimoni che gli

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calavano sulle guance, poi cominciava a tirare su col naso. E invece avrebbe fatto meglio a farselo soffiare perché ogni tanto gli colava qualche altra cosa dai buchini che non era per niente bella a vedersi e, infine, cominciava una lagna, una lagna che non la finiva più. Ma il papà e la mamma cercavano di consolarlo e di farlo smettere. Eppoi tutti quelli che lo vedevano per strada, così triste, così piagnucoloso, dicevano: “Povero bambino, chissà come mai piange tanto!”, e gli davano una caramellina o gli facevano due carezze. E lui allora, che era piuttosto furbo, un po’ si calmava, ma alla prima occasione riattaccava. Siccome aveva capito che se avesse strillato forte la gente si sarebbe scocciata, piangeva piano piano, più che con la bocca con i suoi occhioni tristi che facevano commuovere tutti. E con tante lacrime. Quando alla fine smetteva, la mamma doveva sempre buttare in lavatrice almeno un fazzoletto da quanto era bagnato.

16 - DOVE NON SUCCEDE NIENTE DI SPECIALE (O FORSE QUALCOSINA SÌ)


a Firenze prima in Fisica e poi in Chimica, ha insegnato nelle facoltà scientifiche delle Università di Pisa e Bari e collaborato in stage di ricerca nelle Università della Svizzera e della Palestina. Ha diretto per anni il Centro Interdipartimentale di ricerche sulla pace dell’Università di Bari. È da molti anni membro dell’USPID (Unione Scienziati per il Disarmo) e ha a lungo organizzato scuole estive di

“Pina era una bimba allegrissima, appena scoppiava a ridere dicevano: ‘Ma come ride bene questa bambina’, e lei allora, visto che tutti erano contenti, giù a ridere. Alla fine però cominciarono a pensare che rideva un po’ troppo, anche quando c’era poco da ridere. Pino invece era tutto l’opposto, appena qualcuno lo rimproverava lui diventava rosso, poi gli venivano certi lacrimoni che gli calavano sulle guance. Tutti quelli che lo vedevano per strada, così triste, così piagnucoloso, gli davano una caramellina o gli facevano due carezze. E lui allora, che era piuttosto furbo, un po’ si calmava; ma alla prima occasione riattaccava…”

pace con la partecipazione di studenti palestinesi, israeliani, etiopi ed eritrei. Ora, in pensione, è tornato nella sua Toscana.

ISBN 978-88-6153-431-5

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