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Ecco Break Point: il tennis come non si è mai visto
DAL CAMPO AL SET
Nick Kyrgios e Thanasi Kokkinakis si divertono durante alcune delle riprese fatte durante gli
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Australian Open 2021
Game, set, match. Anzi. “Game, set, match, ciak si gira”. La celebre frase pronunciata per decenni dai giudici di sedia al termine di una qualsiasi partita di tennis potrebbe arricchirsi con una nuova ed inaspettata formula. Il merito (per chi la apprezza) o lo scandalo (per i tradizionalisti del gioco più nobiliare la mondo) è dello sbarco in grande stile di Netflix negli eventi più importanti del circuito ATP che, grazie alle loro telecamere, si sono intrufolati nella vita dentro e fuori dal campo di alcuni dei più grandi tennisti in attività, confezionando un prodotto del tutto innovativo per uno sport da sempre ermetico da un punto di vista mediatico. La chiave del successo della serie tv “Break Point”, disponibile dal 13 gennaio sulla più importante piattaforma di streaming al mondo, è quella dell’abbattimento del muro di privacy che ha da sempre separato il pubblico e gli appassionati dal tennista stesso. Una missione non nuova in casa Netflix. I produttori di ‘Break Point’, Paul Martin e James Gay-Rees, sono infatti gli stessi che qualche anno fa hanno realizzato la prima docu-serie sulla Formula1: “Drive to survive”. Due prodotti molto simili e che mettono al centro della narrazione gli atleti, con i loro pensieri, sogni, ambizioni, ma anche paure. Il loro obiettivo è chiaro: trasformare lo sport da intrattenimento a ‘puro intrattenimento cinematografico’. Facendo passare lo spettacolo dell’evento sportivo in secondo piano e mettendo invece in luce il lato umano e il ‘drama’ dell’atleta.
Nel susseguirsi dei 5 episodi di questa docu-serie archetipa ci vengono infatti presentati diversi protagonisti nella ‘next gen’ del tennis, tra cui anche la punta di diamante del tennis italiano: Matteo Berrettini capace in pocchi anni di diventare il sesto giocatore nel ranking mondiale, qualificarsi per le ATP Finals e giocarsi la finale del tor- neo di Wimbledon contro Novak Djokovic nell’edizione del 2021.

Le telecamere li seguono ovunque, dando allo spettatore l’impressione di aver ingabbiato i loro idoli del tennis in un ‘Grande Fratello’ senza limiti. Ci sono riprese sul campo di allenamento, campo di gioco, casa dei genitori, camera d’albergo, aeroporto, taxi. Ovunque. Il tutto accompagnato da una narrazione incalzante, dove ogni atleta parla mentre è seduto su una sedia con dietro uno sfondo nero, guardando dritto in camera, dando l’impressione allo spettatore di avere un dialogo diretto con il suo idolo, di cui vuole sapere tutto, tutto quello che non è mai stato raccontato. Ed è proprio nei racconti personali degli atleti che ‘Break Point’ vince la sua partita. La prima puntata ha infatti come protagonista il giocatore più controverso del circuito: Nick Kyrios. L’australiano capace di esaltare il pubblico con il suo talento cristallino, dopo essere improvvisamente messo sotto i riflettori a soli 19 anni dopo aver sconfitto Nadal in un match di Wimbledon del 2014, ha toccato il fondo. Il tennis infatti non è uno sport per tutti, anzi. Il lato oscuro che ci viene mostrato di questo affascinante sport si chiama ‘solitudine’ che spesso, può trasformarsi in depressione. Sul campo da tennis infatti, a differenza di tanti altri sport, si è da soli. Con i propri pensieri e fragilità che a volte possono distruggere la mente di un atleta. Una condanna che Nick Kyrios ha scontato per anni, e che lo ha portato a litigare sul campo con giudici di sedia, pubblico, frantumare un centinaio di racchette fino ad essere etichettato come il ‘bad boy del tennis’. Nick, come dice lui stesso nella docu-serie, sta combattendo ancora la sua personale battaglia aiutato da famiglia, amici e fidanzata. Ma forse non basterà per farlo sbocciare definitivamente. Il racconto di Berrettini è invece incentrato sulla sua love story (adesso finita) con la tennista Ajla Tomljanović, legati dall’amore e dallo stesso sport, ma allo stesso divisi dai continui viaggi in giro per il mondo che non danno loro la possibilità di viversi nella quotidianeità. Un ampio spazio della narrazione viene anche dedicato alle storie dei volti femminili del tennis. Maria Sakkarī, una dea greca prestata al tennis, con una muscolatura bronzea che però nasconde la fragilità di un animo troppo sensibile che troppe volte l’hanno portata a crolli emotivi proprio quando era ad un passo dalla vittoria. Paula Badosa, ex numero 2 della classifica WTA, parla invece della sua sconfitta di dolorosa, nel torneo di casa di Madrid. Arrivata da favorita assoluta, la Barbosa ha invece perso al primo turno. Una ferita che ha portato la spagnola ad accarezzare il pensiero del ritiro. La storia più affascinante però è quella della tennista Tunisina Ons Jabeur. La prima tennista araba nella storia di questo sport in grado di vincere un torneo WTA, a Madrid. Una carriera piena di difficoltà per lei che, non essendo supportata dai grandi sponsor europei, ha dovuto sudare per farsi spazio tra i grandi nomi del tennis, rischiando di abbandonare questo sport a causa dei problemi economici. Eppure la Jabeur ce l’ha fatta, rinunciando al suo sogno di diventare mamma pur di continuare la sua luccicante carriera. Perché questo è il tennis. Uno sport che richiede davvero tanti sacrifici.
Luca Scattarella
BERRETTINI E ALTRI Matteo è uno dei protagonisti della docu-serie nella quale racconta la sua stora d’amore con la tennista Tomljanovic
