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Lollo, la diva bersagliera che visse la ‘sua’ arte

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Appassionata d’arte fin da ragazza, amava dipingere, scolpire e fare fotografie. La prima esposizione fu a Mosca

Hollywood

È volata via il 16 gennaio scorso l’eterna ‘bersagliera’, donna e artista dai mille colori e splendori. Grande protagonista del cinema italiano e internazionale.

Nata a Subiaco il 4 luglio 1927, Gina Lollobrigida, iniziò la sua carriera come comparsa e controfigura. Tra i suoi primi successi ‘Campane a martello’ 1949 di Luigi Zampa, ‘Achtung!Banditi!’ 1951 di Carlo Lizzani e soprattutto ‘Fanfan la Tulipe’ del 1952 di Christian - Jaque. Ma la sua fortuna cinematografica arrivò nel 1953 con l’inter- pretazione del personaggio che la consacrerà la bersagliera del Neorealismo nel film “Pane, amore e Fantasia” con Vittorio De Sica di Luigi Comencini. Regista a cui dovrà un altro ruolo iconico nella memoria di molti italiani: la fata turchina di Pinocchio, nello sceneggiato Rai degli anni Settanta. Nei primi anni Cinquanta diventerà protagonista in produzioni hollywoodiane lavorando con star come Humphrey Bogart, David Niven, Rock Hudson, Sean Connery, Tony Curtis e Steve Mc Queen. È stata corteggiata

16-31 gennaio 2023 da tanti uomini belli, potenti, uno fra tutti Fidal Castro. Iniziò una nuova avventura come fotoreporter negli anni Settanta e riuscì così a intervistare il Líder Máximo.

“Con me è stato corretto – disse in seguito la Lollobrigida – quasi timido tanto da essere criticato per questo. Comunque un ammiratore sincero ed educato”.

Durante la sua carriera ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra i quali un Golden Globe per il film “Torna a settembre”, sette David di Donatello, tre Nastri d’argento, una stella sulla Hollywood Walk of Fame, oltre a una candidatura ai Bafta per “Pane, amore e fantasia”.

Gina Lollobrigida ha rappresentato la femminilità “made in Italy” per tutta una generazione. Ha reagito, ha sognato, ha osato e il mondo l’ha resa diva. Preziosa e difficile da afferrare, luccicante nei suoi abiti unici e originali, creati da lei stessa nel suo tempio di beltà sull’Appia Antica.

Resterà un mito nel cinema mondiale anche se è nella scultura, nella pittura, nella fotografia che ha espresso la sua parte più intima. Negli anni ha prodotto un’impressionante documentazione fotografica sui molteplici aspetti della vita dell’uomo, mostrando un costante interesse verso l’infanzia. Ha frequentato artisti contemporanei come Francesco Messina, Giacomo Manzù, Ilia Glazunov, Giorgio De Chirico, Salvador Dalì, Jacob Epstein.

Quando posava per loro osservava con attenzione il loro lavoro, cercando di carpire il segreto di quei talenti.

Fu proprio osservando Giacomo Manzù che la ritraeva che decise di riprendere in maniera definitiva a scolpire.

“È lui che mi ha comunicato l’umiltà e la passione indispensabili per scolpire” ha detto l’attrice in più occasioni.

Per molto tempo il suo talento è rimasto nascosto, privato. La sua prima grande esposizione fu nel 2003 nel Museo Puškin delle Belle Arti di Mosca e poi a Venezia.

La sua forza vitale era così intensa che trasformava e sublimava tutto il suo dolore nell’atto creativo di un’opera. Una forma di catarsi, che ha sperimentato anche nel suo ultimo atto di vita in cui ha dovuto affrontare ostili vicende personali. In uno dei suoi recenti dipinti “Maternità tradita” ha traslato tutta la sua amarezza su una tela bianca. Anni di incomprensioni e lotte per il difficile e tormentato rapporto con il figlio Andrea Milko, che ha avuto con il suo primo marito Milko Skofic.

L’opera è un dipinto su tela, tecnica mista, minimalista. La Lollobrigida ha disegnato una linea nera su fondo bianco, che rapprenta il profilo della maternità e una macchia d’oro impressa dal lancio di un sasso. Elemento che qui simboleggia lo sfregio per la ricchezza. Bramosità e avidità che non rispettano nemmeno la figura materna.

Antonietta Pasanisi

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