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Con #MeToo dalle donne ora le voci sono un coro
In Italia torna a far rumore l’eco delle donne che, al grido di «Me Too», stanno facendo sentire la propria voce, trovando il coraggio di denunciare abusi e violenze. Usato per la prima volta nel 2006 dall’attivista T. Burke a supporto delle donne nere vittime di stupro o molestie, è qualche anno più tardi che il #MeToo sarebbe diventata una battaglia di risonanza globale. La campagna è partita quando nel 2017 decine di attrici, e star di fama mondiale, denunciarono il produttore hollywoodiano, Harvey Weinstein, per aver commesso diversi reati di natura sessuale. E ciò che più ha fatto discutere in merito alla vicenda è come nell’ambiente fossero noti gli atteggiamenti aggressivi dell’uomo, eppure nessuno ne aveva mai parlato apertamente nonostante in merito girassero voci già da tempo. La causa si è poi diffusa a macchia d’olio, diventando virale attraverso un hashtag utilizzato sui social per mostrare supporto alle vittime di abusi. Asia Argento è stata tra le prime nel mondo del cinema a puntare il dito contro Weinstein e denunciare apertamente di aver subito molestie sessuali, sollevando un vero e proprio caso. Eppure proprio in Italia, patria dell’attrice romana, la risonanza è stata molto minore, e le polemiche sollevate sono presto finite nel dimenticatoio, fatta eccezione per alcuni casi isolati. E se anche i media americani sono stati accusati di aver taciuto in più di un’occasione, evitando di ri- portare informazioni in loro possesso, in Italia la situazione è ben più grave. Dopo l’apertura del caso, negli Usa l’attenzione è stata perlopiù volta alla tutela delle donne e dei loro traumi, allargando la discussione a come uomini influenti, in posizioni di potere, sfruttino il proprio ruolo per intimidire e creare un clima di omertà. In Italia, al contrario, nella maggior parte dei casi il dibattito si è concentrato sulla figura delle donne che hanno denunciato, sollevando accuse e insinuazioni: «Perché non ha denunciato prima? Perché ha accettato le avance?». La colpa è spesso stata spostata dal predatore alla preda rivangando, come nel caso di Asia Argento, atteggiamenti provocatori e trasgressivi delle vittime facendo passare in secondo piano denunce e violenze. Nell’ultimo mese, però, la discussione si è riaperta a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate a Repubblica da Margherita Laterza, attrice pugliese e figlia dell’editore Giuseppe. La donna ha spiegato come all’epoca dei fatti non trovò il coraggio di denunciare, ma oggi è decisa a raccontare la verità e parlare delle molestie subite sul set: «La violenza nel nostro mondo - ha sottolineato nell’intervista - è stata normalizzata. Lavorando con il corpo il confine tra lecito e illecito è sottile, se ti lamenti sei tu che hai capito male».
Sebbene il Me Too in Italia non sia mai realmente esploso a livello mediatico, se non
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