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L’Asia: voi Ue buoni amici ma diversi da “quei tre”

Come viene vista l’Unione Europea ad oriente? Questa domanda sorge spontanea tenendo conto dei rapporti storici e pluriennali tra i Paesi membri dell’Unione, alleati della Nato e non, e gli Stati Uniti.

Il 30 marzo la nostra redazione è stata ospite al Parlamento Europeo a Bruxelles, dove abbiamo avuto modo di incontrare varie personalità, del mondo del giornalismo e non, che ci hanno fornito la loro visione e esperienza sulla situazione attuale dell’Unione.

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cani e i cinesi, in modo molto marginale i russi, ma devo dire molto molto marginali, anche gli indiani.”

Sebbene la visione dell’Ue che si ha ad oriente sia in generale positiva, non mancano però criticità su come l’Unione si approcci dal punto di vista politico e commerciale, soprattutto per quanto storicamente gli europei sono da secoli presenti nel continente asiatico.

LA PLENARIA

In basso, l’aula dove si riuniscono i 705 deputati e deputate del Parlamento Europeo per gli iter decisionali

Tra di loro era presente Niccolò Rinaldi, funzionario europeo dal 2009 Capo Unità per l’Asia, Nuova Zelanda e Australia, con cui abbiamo discusso di questo tema. Politico, scrittore e alpinista, ha iniziato la sua carriera come responsabile dell'informazione dell'Onu in Afghanistan, vivendo tra Peshawar, Kabul e il resto del paese. Nel 1991 ha lasciato le Nazioni Unite per cominciare a lavorare al Parlamento europeo, come consigliere politico, soprattutto sull'Africa e l'Asia centrale.

“Noi siamo percepiti come, parlo delle istituzioni europee, dei bravi ragazzi, dei buoni amici, generosi, perché siamo comunque sempre il primo donatore in termini di cooperazione allo sviluppo e in termini di aiuto umanitario - ha detto Rinaldi - ma un po' timidi, sempre un passo indietro rispetto a quelli che invece mettono nei loro rapporti il cosiddetto hard-power, che sono gli ameri-

“Quello che ci rimproverano è di non riuscire a tradurre il nostro approccio in maggiore politica e compiutezza delle relazioni, soprattutto per quello che riguarda la politica industriale, quella di difesa, le politiche di cultura e via dicendo - ha sottolineato Rinaldi –. Il nostro è innanzitutto un approccio basato su una grande continuità, perché in Asia ci siamo da secoli e abbiamo continuato a esserci. Inoltre l'Unione Europea non disturba, non interferisce, ha un dettato sempre molto attento sulla questione della promozione di diritti dell'uomo, ma non organizza colpi di Stato, non alimenta fazioni contro altre all'interno di questi paesi, non fa gioco sporco. Qualche volta può succedere dal punto di vista delle politiche industriali e delle politiche commerciali ma molto raramente”.

Nonostante questi limiti, l’Unione Europea resta un modello di riferimento per molti paesi asiatici, nello specifico soprattutto per quelli Stati segnati da grandi differenze cul- turali, sociali e storiche, che non vedono possibilità di crescita e cooperazione nonostante la vicinanza dei confini geografici. Un esempio lampante su tutti è la difficolta dal punto di vista economico di non avere un mercato unico e un’unione doganale, come invece esiste nell’Unione europea. “Siamo generalmente abbastanza invidiati perché in Asia non esiste niente come l'Unione Europea, noi vediamo l'Asia come l'Asia, ma in realtà sono tutti paesi, molti dei quali si guardano costantemente in cagnesco, per così dire, se non peggio - ha sottolineato Rinaldi -. Hanno delle relazioni che sono estremamente ostili gli uni contro gli altri: gli afghani con i pakistani perché stanno con gli indiani, gli indiani con lo Sri Lanka, i vietnamiti con la Cina; Filippine, Malesia, Indonesia e Singapore sono più uniti, rispetto invece a Cambogia, Laos e Myanmar; il Giappone è ancora percepito come mentalità imperialista che non ha fatto i conti con la sua storia; per non parlare di Taiwan con la Cina”.

Infine, ha concluso Rinaldi: “Ci sono fortissime contrapposizioni. Un processo di integrazione, di armonizzazione, un mettere insieme tradizioni politiche, come accaduto in Unione Europea, come si cerca di fare, non è mai capitato in Asia. Per cui siamo abbastanza invidiati”.

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