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Il Master vola a Bruxelles Una missione per capire l’UE
Due cose sono infinite: l’universo e la complessità dell’Unione Europea. Regole, norme, bandi, fondi, organi, commissioni: tutte cose che, se comprese, possono essere strumenti utilissimi nelle mani dei giornalisti. È questa la cosa più lampante emersa dalla missione a Bruxelles del Master in Giornalismo di Bari: di Europa si parla poco e male, e questo perché l’informazione non la trova abbastanza appetibile. Sarà colpa, appunto, della mole di lavoro che cronisti e direttori non si prendono più il rischio di addossarsi, vuoi il costo delle trasferte, vuoi che i giornali si leggono poco. Ma se il dito indica la luna lo stolto guarda al dito, e così passa inosservato il fatto che una corretta e quotidiana informazione sul tema non si fa più. Lo confermano gli stessi addetti stampa e responsabili della comunicazione al Parlamento europeo di Bruxelles (guarda caso, italiani).
altro. Anche se, a detta loro, di corrispondenti dall’Italia in fondo ce ne sono pochi. Sicuramente è notevole il fatto che la squadra di comunicazione a Bruxelles sia composta da molti italiani e, soprattutto, da meridionali. Sembra un merito non da poco, ma poi un loro commento sbatte in faccia una realtà più dolorosa: “Se siamo arrivati qui è perché siamo abituati ad andare via. Un giornalista di Milano non sente il bisogno di scappare dalla propria città”. Non è una coincidenza, quindi.
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IL PARLAMENTO
Mentre l’UE ha sede ufficiale a Strasburgo, a Bruxelles, nell'edificio Paul-Henri Spaak, si riuniscono le commissioni
Eppure, oggi, conoscere la complessità di norme che regolano l’apparato europeo dovrebbe essere più importante che mai. La pandemia da Covid ha mostrato tutti i limiti dell’informazione in materia, il PNRR è diventata la parola del giorno ma senza che se ne abbia vera dimestichezza, le notizie si trovano nei bandi che non si leggono. E così i responsabili della comunicazione al Parlamento fanno degli sforzi titanici per assicurare una copertura degna dei fatti, per veicolare al meglio notizie, iniziative e tanto
In ogni caso, a Bruxelles si respira un’aria internazionale, e non solo al Parlamento europeo. Anzi, passeggiando per le strade del centro storico non è raro ascoltare voci italiane, con gli accenti più disparati. Sono soprattutto giovani, lavoratori e studenti che in Belgio stanno seguendo sogni ambiziosi, tra studi e stage, o più semplicemente sono persone che lavorano, nella speranza di un futuro migliore.
I numeri parlano di 300.000 italiani nel Paese nordico, 30.000 dei quali vivono a Bruxelles. Sono la terza comunità straniera dopo marocchini e francesi. Insomma, ne è passato di tempo da quando i negozi in Belgio esponevano il cartello «Ni chiens ni Italiens» (no ai cani e agli italiani).
Nonostante ciò, le autorità belghe mostrano di non conoscere benissimo queste persone che contribuiscono al benessere della loro nazione. Lo dimostrano le recenti parole del ministro del Lavoro della Regione di Bruxelles, Bernard Clerfayt, nel corso di un’intervista alla tv Ln24. Se il tasso d'occupazione femminile a Bruxelles rispetto al resto del Belgio è troppo basso è per il "modello di famiglia mediterranea”, che siano di origine italiane o marocchine. “È un modello di famiglia in cui l'uomo lavora e la donna resta a casa per occuparsi dei figli", ha specificato il ministro. Forse Clerfayt non ha conosciuto Giorgia, stagista salentina al Parlamento Europeo, o Costanza, dottoranda di ricerca in materia di ambiente che a Bruxelles guadagna molto più di quanto faccia un ricercatore in Italia.
Forse non ha conosciuto le donne giornaliste che popolano i corridoi della sede parlamentare europea, che con tenacia cercano di raccontare un mondo all’apparenza noioso e troppo complicato, ma fondamentale per comprendere le dinamiche socio-politiche in cui l’Italia si inserisce. Alla fine, l’impressione da questo viaggio, seppur breve, è proprio quella che ci si poteva aspettare: una capitale afflitta dalle stesse contraddizioni che colpiscono tutte le grandi città, dove si incrociano mille culture e mille realtà e perciò è più difficile da raccontare, che neanche chi governa a volte è capace di interpretare. Sia che si parla di Unione Europea, sia che si parla della comunità che abita le città.
