Un racconto sul fondatore di Banca Mediolanum e sui suoi valori.
Focus sui direttori creativi, sul loro rapporto con le nuove tecnologie e sulla loro mission.
DI DONATELLO
La vittoria di ‘Io Capitano’ di Matteo Garrone e gli altri protagonisti.
DIRETTORI CREATIVI
DAVID
Un TVKEY più ricco e innovativo
Gentili lettori, TVKEY è l’unico magazine che si occupa di comunicazione nel mondo delle produzioni visive e delle post produzioni in Italia. Un settore vivacissimo, in cui la creatività nazionale si esprime da sempre ai massimi livelli. Nato nel 1987, il TV ha seguito e promosso il suo settore per 375 numeri pieni di contenuti e di immagini belle e innovative: una serie di fotogrammi del film della vita della nostra comunicazione video. Il TVKEY cambia ora formato per divenire più ricco e innovativo, diventa più grande per dare ancora più visibilità ai protagonisti del settore. Anche il TV, come prima di lui il MEDIAKEY, si propone di essere un passo in avanti seguendo il solco tracciato dalla sua tradizione. Con la tecnologia nulla è più come era prima: la comunicazione per immagini si spinge verso nuove frontiere, e nuovi orizzonti si aprono a quello che una volta era definito con la parola ‘televisione’. Anche le case di produzione di advertising, di spot e di programmi sono ormai in tutti i rami del settore e coprono a trecentosessanta gradi il mondo video, ampliando i loro orizzonti operativi. Social media e cellulari sofisticati in grado di fare video di alta qualità si affiancano a set complessi dove si producono film e video dai contenuti raffinati e curati. Tutto questo affolla gli schermi fissi e portatili che sono sempre più presenti nella vita di tutti e ci fanno partecipare a una comunità ogni giorno più numerosa che si esprime solo per immagini. TVKEY è pronto a seguire, studiare e sostenere questi cambiamenti e queste evoluzioni, continuando a parlare di televisione non intesa più solo come semplice oggetto o, per dirla con l’Arbore di Indietro Tutta, come “nuovo focolare” intorno a cui si raduna la famiglia la sera. La moderna televisione a cui TVKEY vuole ispirarsi è quella della forza di un video capace di diventare virale su TikTok e su Instagram, di trasformarsi in un canale YouTube e Vimeo e allo stesso tempo viaggiare in streaming su una smart o una connected Tv. Questo fiume in piena di immagini e contenuti ci affascina e ci travolge al tempo stesso, e siamo orgogliosi di poter accompagnare i nostri lettori in questo turbinio di innovazione. Mantenendo però la barra dritta e sicura, come TVKEY ha saputo fare nei suoi 37 anni di vita.
L’editore
Denis Masetti
APRILE-GIUGNO 2024 VOLUME 375 ANNO 42
Periodico registrato presso il Tribunale di Milano, n° 245/18.6.82 - Sped. in Abb. Postale - 45% art. 2 comma 20/b - Legge 662/96-Filiale di Milano.
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EDITORE & DIRETTORE RESPONSABILE
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CONTRIBUTOR
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MAURIZIO ERMISINO
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EDITORIALE 3
UN TVKEY PIÙ RICCO E INNOVATIVO
CASTA DIVA GROUP: IL DOMANI SI SCRIVE OGGI
Casta Diva delinea il futuro già nel presente, con la consapevolezza che il contributo delle tecnologie innovative non prevarrà mai sul valore delle esperienze umane.
PROFESSIONISTI AL SERVIZIO DELLE PRODUZIONI
EMILIA-ROMAGNA FILM COMMISSION
Fabio Abagnato FILM COMMISSION TORINO PIEMONTE
Beatrice Borgia – Paolo Manera FONDAZIONE FILM COMMISSION REGIONE CAMPANIA
Maurizio Gemma
SICILIA FILM COMMISSION
Nicola Tarantino
TRENTINO FILM COMMISSION
Luca Ferrario VENETO FILM COMMISSION
Jacopo Chessa
LA PUBBLICITÀ È CINEMA
La pubblicità è un cinema raffinato, di altissima qualità. E così una cdp pubblicitaria come Movie Magic International realizza un film speciale che racconta il fondatore di Banca Mediolanum e i suoi valori.
Aldo Biasi
Giancarlo Broggi CONIC
Alberto De Martini
COO’EE ITALIA
Mauro Miglioranzi CREARTS
Vittorio Varavallo FRI COMMUNICATION
Carmelo Cammardella INSIDE COMUNICAZIONE
Luca Targa INSTANT LOVE
Silvio Fresia
LORENZO MARINI GROUP
Lorenzo Marini
LOVEMARK
Giulia Tossi
MELORIA
Cristina Capece
NADLER
Dario Primache
PRAGMATIKA
Enzo Chiarullo
PUBLIONE
Paolo Ferrigno
RICCARDO RUINI STUDIO
Riccardo Ruini
SERVICEPLAN ITALIA
Stefania Siani
SIDEBLOOM
Francesco Sani
SWAN&KOI
Gaia Zavoli
THE OPTIMIST
Aldo Pugnetti
TUNNEL STUDIOS
Federico Gualtieri
Luca Bergo
OPPENHEIMER, QUALITÀ E INCASSI
NELL’ANIMA
PORTEREMO IN ITALIA I MICROCHIP FUJIFILM
DAGLI INCISIVI DI MITTERRAND AI DEEP FAKE LO STILE È PIÙ IMPORTANTE DEL PRODOTTO
Casta Diva Group: il domani si scrive oggi
Casta Diva delinea il futuro già nel presente, con la consapevolezza che il contributo delle tecnologie innovative non prevarrà mai sul valore delle esperienze umane.
DI MAURO MURERO
DIVA GROUP:
DOMANI SI SCRIVE OGGI
Casta Diva delinea il futuro già nel presente, con la consapevolezza che il contributo delle tecnologie innovative non prevarrà mai sul valore delle esperienze umane.
In queste pagine: lo straordinario successo dell’evento ‘Light is Life’ ha consolidato il posizionamento di Casta Diva Group anche nel campo dell’arte immersiva ed esperienziale.
Sono davvero degni di nota i numeri che definiscono il bilancio d’esercizio e il bilancio consolidato 2023 di Casta Diva Group, multinazionale attiva nel settore della comunicazione, con sedi in tredici città dislocate in quattro continenti. Il valore della produzione è stato di 111,5 milioni di €, con una crescita del 33% rispetto all’anno precedente; incremento a doppia cifra anche per l’Ebit Margin (+14,5%), mentre il delta dell’Ebitda Margin è stato del +9,5%. Il percorso di sviluppo delineato nel Piano Industriale del dicembre scorso prosegue senza sosta e ribadisce la posizione di leadership del Gruppo in entrambe le aree verticali presidiate, ovvero Creative Content Production ed Eventi/Live Communication. Proprio in quest’ultimo comparto Casta Diva sta attraversando un periodo particolarmente brillante e intende dare un ulteriore impulso al suo impegno in tale direzione. Ne parliamo con Francesco Paolo Conticello, Head of Communication & External Relations del Gruppo, Matteo Valcelli, Chairman & CEO di G.2 Eventi, Duccio Stanzani Ghedini, Managing Director di G.2 Eventi, Federica Morini, Amministratore Delegato di Genius Progetti.
Recenti indagini hanno ricondotto il processo di sviluppo in atto a tre assi portanti: la tecnologia, la creatività e la sostenibilità ambientale. In base alla vostra esperienza
quotidiana ‘sul campo’, confermate questa tendenza?
Matteo Valcelli: Assolutamente sì. La sostenibilità non era forse un pilastro nel passato, ma lo è nel presente e lo sarà irreversibilmente in futuro: infatti stiamo lavorando per ottenere tutte le certificazioni e i riconoscimenti necessari. La tecnologia è ovviamente determinante per catturare l’attenzione dei target di riferimento, offrire esperienze immersive coinvolgenti, rafforzare il legame con i brand. Anche in questo campo possiamo considerarci all’avanguardia: non a caso il nostro AD Andrea De Micheli è stato nominato Presidente di Web3 Alliance, un consorzio che ha l’obiettivo di affrontare la sfida del Web 3.0 in modo consapevole per cogliere a pieno le opportunità e limitare i rischi. Quanto alla creatività, rappresenta l’elemento centrale della filosofia operativa del Gruppo e fa da denominatore comune a ogni nostro progetto. Nello scenario di questi anni è indispensabile parlare alla ‘pancia’ delle persone: agli utenti finali quando un determinato evento è stato messo in pratica, ai clienti quando è il momento di intercettare i loro bisogni e costruire su di essi un supporto comunicazionale e consulenziale.
Prima di tornare su questi temi, in particolare sul significato che attribuite al connubio fra tecnologia e creatività, ci potete illustrare come è strutturato il Gruppo per
CASTA
IL
operare nell’ambito degli Eventi e della Live Communication?
Duccio Stanzani Ghedini: All’interno del Gruppo operano G.2 Eventi e Genius Progetti, che progettano e realizzano eventi indimenticabili, grazie alla spiccata propensione al lavoro di squadra e alla precisa volontà di puntare sull’eccellenza nella scelta dei partner. La capacità di mettere in contatto persone e aziende sfocia nell’ideazione e nella realizzazione di eventi di grandi dimensioni e di spettacoli live; dal canto suo, la costruzione di esperienze emozionali indimenticabili fa leva su alcuni pilastri fondamentali, sostanzialmente coincidenti con quelli su cui ci siamo già soffermati, ai quali va aggiunto anche il contenimento dei costi. Oltre alla competenza e al know-how esperienziale, anche la flessibilità è tra i fattori che consentono di ‘pensare’ e di ‘tradurre in pratica’ eventi di vario genere, che possono anche assumere un elevato livello di complessità. Il team di G2 per esempio ha realizzato all’Allianz Mi.Co. di Milano una spettacolare convention aziendale il cui tratto distintivo è stata la predisposizione di una scenografia senza precedenti, pensata e realizzata dal team creativo dell’azienda e costituita da un palco di ben 540 metri quadri interamente ricoperto di ledwall: un gigantesco schermo che ha dato vita a un evento immersivo e coinvolgente.
Tra gli eventi firmati da Genius Progetti invece possiamo citare l’esperienza ‘Drive on ice in Lapponia’,
durante la quale gli ospiti hanno potuto guidare sul ghiaccio a una velocità di 220km/h all’interno di uno speciale circuito disegnato sulla neve e illuminato dalle luci dell’aurora boreale. Il tutto impreziosito da alcune esperienze tipiche dei territori limitrofi al circolo polare artico, quali una cena in una teepee tradizionale, gite in motoslitta o su slitte trainate da husky e molte altre.
G2 è indiscutibilmente uno dei fiori all’occhiello di Casta Diva Group ma, al contempo, non è certamente l’unico...
Matteo Valcelli: Non meno importante è il ruolo di Genius, agenzia di eventi fondata a Sassuolo verso la metà degli anni ’90 che nel 2022 è entrata a far parte del nostro Gruppo. Numerosi e prestigiosi brand di diversi ambiti produttivi si sono affidati a Genius per organizzare eventi aziendali, lanciare nuovi prodotti, allestire stand fieristici o, ancora, dare particolare valore esperienziale ed emozionale a momenti celebrativi particolari.
Quali sono, allo stato attuale e in prospettiva futura, le priorità di Genius?
Federica Morini: Intanto, va premesso che entrambe sono reduci da un 2023 davvero brillante, archiviato con un fatturato complessivo nell’ordine degli 80 milioni di euro, sostanzialmente divisi in modo equo fra l’una e l’altra. Parlare delle priorità di Ge-
Tecnologia, innovazione, AI, AR e così via sono strumenti fondamentali ma al servizio della Direzione creativa.
nius significa aggiungere un ulteriore punto cardine a quelli già citati: mi riferisco al concetto di ‘partnership’, al quale, in termini di relazione con i clienti, assegniamo una valenza fondamentale. Per Genius la crescita e lo sviluppo sono imprescindibili da questo obiettivo: non limitarsi a essere meri fornitori di servizi ma assumere il ruolo di partner dei clienti, seguendoli costantemente e su ogni singolo dettaglio. Genius non punta solo al successo di un evento specifico: nel suo Dna è insita la volontà di crescere insieme ai clienti, di aiutarli a raggiungere i propri obiettivi strategici, di fare in modo che il loro management sia costantemente affiancato dal nostro team. Tale orientamento ci consente di essere consulenziali e, conoscendo tutti gli aspetti della macchina organizzativa, di supportare il cliente in ottica di una migliore gestione delle risorse e di contenimento delle spese: un metodo di lavoro che è sempre molto apprezzato e uno dei principali motivi per cui i clienti tornano a lavorare con noi.
È lecito affermare che un atteggiamento come quello descritto ha avuto precise ripercussioni in termini di fidelizzazione?
Federica Morini: Non solo ha avuto evidenti riflessi, ma l’ha anche trasformata in uno dei nostri punti di forza. La capacità di instaurare e consolidare rapporti di questo tipo ci ha portati a essere visti dai clienti come una sorta di loro ‘extension’ ed è sicuramente una delle concause primarie delle notevoli performance registrate da Casta Diva Group negli ultimi tempi. Oltre a essere un modus operandi, è anche una gratificazione: se i clienti continuano a rinnovarci la loro fiducia, evidentemente sono rimasti soddisfatti del nostro lavoro.
la creatività, che ci consente di realizzare qualunque progetto, da quello più semplice a quello più impegnativo e sfidante. Un altro valore aggiunto di primissimo piano è l’aspetto produttivo, ossia la capacità di trasformare le idee creative e gli spunti originali in iniziative pratiche e concrete e nella cura tangibile di tutti i dettagli.
Oltre a questi due pilastri ce n’è un terzo che ci sta molto a cuore e attorno al quale ruota tutto il nostro new business: la sostenibilità. Casta Diva è diventata Società Benefit all’inizio del 2024: ultima tappa di un percorso importante intrapreso più di due anni fa e tutt’altro che concluso. A livello di business ci siamo resi conti che ormai in tutte le gare viene richiesto di specificare se siamo in grado di realizzare eventi sostenibili, se abbiamo fornitori in linea con queste policy e se ci impegniamo concretamente su questi fronti: praticamente tutte le gare che abbiamo vin-
La nostra strada sarà quella dell’Open Imagination, con l’acronimo OI che, per certi versi, rappresenta un passo avanti rispetto al più noto AI.
to nell’ultimo anno ce le siamo aggiudicate proprio perché avevamo già adottato politiche in linea con queste direttive.
Bulgari è uno dei prestigiosi brand con cui il Gruppo ha instaurato un proficuo rapporto di fidelizzazione.
Sempre in tema di assi portanti e di differenziazione dai competitor, cosa sta caratterizzando in questo momento l’attività di G2?
Duccio Stanzani Ghedini: La chiave del successo è
Non è facile né scontato che un Gruppo così grande e quotato come Casta Diva si impegni così tanto su questi fronti ma siamo molto soddisfatti del percorso fatto sin qui e la lungimiranza che ci ha sempre contraddistinti ci sta dando ottimi risultati.
A proposito di tecnologia e di creatività: come vengono ‘mixate’ sinergicamente all’interno delle strutture del Gruppo?
Francesco Paolo Conticello: Tecnologia, innovazione, AI, AR e così via sono strumenti fondamentali: li utilizziamo quotidianamente, ma nella consapevolezza che essi sono comunque al servizio della Direzione creativa. Uno dei nostri plus è proprio la disponibilità di un team creativo interno molto numeroso e preparato, in grado di affrontare qualsiasi sfida: grazie alle menti brillanti delle nostre risorse e al sapiente uso delle nuove tecnologie riusciamo a raggiungere obiettivi interessanti. In alcuni casi abbiamo ingaggiato anche direzioni creative esterne al Gruppo, com’è accaduto a inizio 2023 per la nostra prima campagna di advertising generata dall’Intelligenza Artificiale, grazie a un software in
Federica Morini, Amministratore Delegato di Genius Progetti.
grado di elaborare immagini partendo da un input scritto. Per promuovere la parte più creativa e digital abbiamo dettato al sistema le parole ‘Casta Diva’ ed esso ha prodotto il visual che è diventato il focus della campagna. L’headline ‘Questo lo abbiamo fatto domani’ aveva un significato ben preciso: era la promessa, fatta a i nostri clienti, di disegnare il futuro insieme, costruendo progetti in funzione delle loro necessità ma rimanendo sempre proiettati verso il domani. Il body copy dell’annuncio ribadisce che l’AI cambierà il mondo della comunicazione: è un dato di fatto, ma non è in contrapposizione con la consapevolezza che la tecnologia non è fine a sé stessa e non può fare tutto da sola. Nell’ambito dei processi creativi il contributo della mente umana resterà sempre imprescindibile: non a caso, per realizzare questa campagna il team non si è limitato a usare le immagini prodotte dal software, ma le ha perfezionate e ha ottenuto risultati che solo l’esperienza umana è in grado di produrre.
Un’altra suggestiva campagna interna è la recente ‘Dov’è l’onda?’: qual è l’obiettivo primario che si è prefissa?
Francesco Paolo Conticello: È nata dalla volontà di rispondere alla domanda: “Cosa possiamo chiedere oggi all’Intelligenza Artificiale?”. ‘Dov’è l’onda?’ è la perfetta sintesi di quello che pensiamo delle nuove tecnologie: sarebbe anacronistico non conoscerle e non utilizzarle, ma la creatività umana rimane sempre la componente centrale.
La nostra strada sarà quella dell’Open Imagination, con l’acronimo OI che, per certi versi, rappresenta un passo avanti rispetto all’AI: l’intento è quello di
sfruttare le tecnologie per raccontare ciò che le nostre menti possono immaginare. Il concetto è ben chiaro nel visual della campagna, caratterizzato da un oceano molto più vasto di quello rappresentato dalla celebre xilografia La grande onda di Kanagawa, realizzata dall’artista giapponese Hokusai quasi due secoli fa. In sostanza, abbiamo ribadito che l’AI è in tutti i device che utilizziamo ogni giorno e ci consente di espandere il mondo intorno a noi; ma, al contempo, cosa sarebbe la ‘grande onda’ senza i pescatori travolti dalla tempesta? Un mare come un altro, non certo un’icona in grado di attivare emozioni e di dare spazio all’immaginazione.
Potete fare qualche esempio di case history particolarmente indicativa delle vostre capacità creative e realizzative?
Matteo Valcelli: C’è solo l’imbarazzo della scelta. Possiamo citare un’icona del Made in Italy come Ferrari, ma anche Iris Ceramica Group, Ferrovie dello Stato (con cui abbiamo recentemente stipulato un accordo quadro), Bulgari, Allianz e via di questo passo. Una menzione doverosa va ad A2A: l’evento ‘Light is Life’, svoltosi lo scorso anno a Bergamo, a Brescia e sul Lago d’Iseo, ha riscosso un successo di pubblico straordinario e ha ulteriormente rafforzato il nostro background anche nel campo dell’arte immersiva ed esperienziale.
Premesso che è chiaro il concetto in base al quale ‘al domani bisogna pensare oggi’, se volessimo spingerci fino... a dopodomani, cosa intravvedete nel futuro?
Federica Morini: Vediamo fermento e dinamismo, un’attenzione ai costi che non andrà mai a scalfire la qualità, un forte impulso agli eventi proprietari, che riteniamo particolarmente stimolanti. E, ovviamente, vediamo una continua accelerazione sui tre punti cardine: creatività, tecnologia e sostenibilità.
Per una leggenda del Made in Italy come Ferrari, i creativi di Genius Progetti hanno ideato e spettacolarizzato un evento di lancio di uno degli ultimi modelli del Cavallino Rampante, la Ferrari 296 GTS.
Il visual e l’eloquente headline della campagna ‘Dov’è l’onda?’ rappresentano pienamente il pensiero di Casta Diva Group sul rapporto fra l’innovazione tecnologica e la mente umana.
GIORGIO BORGHI
ANNALISA DE MARIA
FRANZISKA STUBENRUSS
MOVIE MAGIC & SKIPLESS
MAKING EVERY STORY UNFORGETTABLE
WITH ALESSANDRO CAVRIANI, ALESSANDRO D’IMPERIO, ANDREA FORNACA, ANNA
NOW FOR EVERY SCREEN
MINGUZZI, ARIANNA CONIGLIO, GIANNI FIUMANO, GIGI CASSANO, GIULIA CAPUTI, IAIA OLIVATI, MARCO CASERTA, MARTINA ALESSIA PARRI, MICHAELA SALOVA, ORIELE OLIVATI, SARA CICERO, VIOLA LUZARDI, WALTER RICCIARDI
CHICCO MAZZINI
Ennio Doris – C’è anche domani
La pubblicità è cinema
Banca Mediolanum è ‘costruita intorno a te’, come recita il famoso pay-off. Lo sappiamo da sempre, o almeno da quando avevamo visto il famoso spot, quello in cui Ennio Doris compariva in prima persona e, con un ramo, tracciava un cerchio sul lago salato, intorno a sé. Guardando Ennio Doris – C’è anche domani, il film di Giacomo Campiotti con Massimo Ghini, prodotto da Movie Magic International, abbiamo scoperto che quel cerchio era un’idea del padre di Ennio: fu lui a fare quel disegno su un terreno per spronarlo a costruirsi la vita che sognava. Ennio Doris – C’è anche domani è pro-
prio questo: la possibilità di trasmettere una storia e dei valori, tanti elementi che, per forza, in uno spot non riescono a essere concentrati. La magia del cinema risiede nel suo riuscire a evocare, a raccontare storie, quello che i 30” non dicono. Siamo partiti proprio da quel cerchio, al centro sia del film sia del famoso spot, per raccontare questo lungometraggio. “Seguo la comunicazione della banca da oltre vent’anni e in questo percorso abbiamo sempre cercato di valorizzare quello che era il pensiero di Ennio Doris”, ci racconta Gianni Rovelli, Direttore Comunicazione, Marketing Banca e Canali Digitali di Banca Mediolanum.
“È stato uno dei primi testimonial imprenditori che hanno messo il loro volto e hanno presentato il loro prodotto e il loro pensiero. Il nostro primo spot pubblicitario, quello in cui Ennio Doris tracciava il cerchio, era ambientato in un lago salato, un nonluogo: l’idea era
La pubblicità è un cinema raffinato, di altissima qualità. E così una cdp pubblicitaria come Movie Magic International realizza un film speciale che racconta il fondatore di Banca Mediolanum e i suoi valori.
DI MAURIZIO ERMISINO
porci in contrapposizione con la comunicazione delle banche di quei tempi per far capire che eravamo diversi. La chiave era creare questo rapporto di fiducia tra i clienti e i family banker, far comprendere che dietro tutto c’era una persona”.
RICORDARE LA FIGURA E I VALORI DI ENNIO DORIS
Il film è stata un’idea di Movie Magic International. “Ci ha sottoposto il progetto che abbiamo accettato ben volentieri perché era nei nostri pensieri”, ci rivela Rovelli. “L’idea è ricordare la figura e i valori che Ennio Doris, nato come una persona modesta in un Veneto del dopoguerra, ha rappresentato. I valori che la famiglia gli ha trasferito. Il film era il mezzo giusto, poiché eravamo a disposizione non 30” ma due ore, per raccontare lo spessore della figura di Doris: padre, figlio, imprenditore”.
Massimo Ghini è un convincente Ennio Doris, che colpisce soprattutto per il lavoro sull’espressione della bocca e sul sorriso.
“È lo spot più bello che abbiamo mai fatto”, continua. Ma oltre a dire ‘questa è Banca Mediolanum’ riesce anche a essere di ispirazione per i giovani che oggi hanno miti come gli influencer”.
I VALORI DI UN BRAND: CHI LI HA È GIUSTO CHE LI COMUNICHI
La chiave del film sono proprio i valori. Oggi che ogni brand deve dimostrare di avere una storia, dei contenuti, dei messaggi, i valori non possono essere costruiti a tavolino. Banca Mediolanum li possiede. “Nelle campagne pubblicitarie puntiamo a spiegare come funziona la nostra banca”, spiega il Direttore della Comunicazione di Banca Mediolanum. “Siamo nati in maniera diversa: la nostra è una banca digitale creata in un momento in cui il digitale ancora non esisteva. Il modello di Ennio Doris è vincente, perché unisce il tema della libertà, di usare la banca quando e come vuoi, e quello della relazione, con i family banker. Hi-tech e hi-touch sono i due punti di riferimento per spiegare il modello”. “Ennio Doris ci ha insegnato che il cliente è al centro, è colui che dobbiamo soddisfare”.
UNA CASA DI PRODUZIONE PUBBLICITARIA PUÒ FARE GRANDE CINEMA
Ennio Doris – C’è anche domani, ci conferma quello che andiamo dicendo da tempo: oggi una casa di produzione pubblicitaria, con il suo know-how e la sua esperienza, può fare qualunque cosa. Anche, e soprattutto, un film. “La pubblicità è cinema, anzi è un cinema raffinato di altissima qualità”, ci spiega Guido Borghi, Fondatore e Presidente di Movie Magic International. “Se ci sono le risorse, una casa di produzione che sviluppa il suo operato nella pubblicità certamente fa un ottimo lavoro nel mondo del cinema. Noi non siamo abituati a rinunciare a investire dei soldi anche quando nella pubblicità ce ne sono pochi: ce la mettiamo tutta per fare sempre meglio quello che si può fare”. E in questo caso realizzare un film è stata una grande idea, un’operazione di Branded Entertainment nata dal cuore. “Le storie sono storie”, riflette Borghi. “Noi siamo certamente in grado di raccontarle, soprattutto se pensiamo che di solito siamo obbligati a farlo in 30”. Quando hai a disposizione un’ora e mezza o due, sotto questo profilo è più facile. Ovviamente ci vuole più tempo per or-
ganizzare: una produzione di 30 secondi si organizza in tempi più brevi rispetto a un film”.
UNA STORIA MOTIVAZIONALE DA TRASMETTERE AI GIOVANI
A differenza di altri prodotti di Branded Entertainment, nati su impulso del cliente, Ennio Doris – C’è anche domani è scaturito da un’idea di Movie Magic International. E da una convinzione ben precisa. “Credo che oggi bisognerebbe portare ai giovani delle storie come quella di Ennio Doris”, commenta Borghi. “È straordinaria, ma ci sono altri personaggi che nella loro vita, venendo dal niente o da famiglie con limitate possibilità, sono riusciti con costanza, e con il proprio spirito, a realizzarsi. Ennio e suo padre dicevano che la parola
dei Doris è sacra: se promettono una cosa la fanno. Persone di questo valore etico, morale e imprenditoriale sono straordinarie, un esempio per i giovani”.
GIACOMO CAMPIOTTI, DA DUE COCCODRILLI A ENNIO DORIS
Alla regia c’è un veterano come Giacomo Campiotti, il regista giusto per questo progetto. “Si parte da uno script, un soggetto”, ci racconta Borghi. “Come accade nel mondo della pubblicità, per ogni progetto ci sono registi più indicati di altri: abbiamo applicato il concetto che usiamo in pubblicità per realizzare al meglio un prodotto che abbiamo pensato. Sulla base del soggetto abbiamo fatto un’analisi precisa, una shortlist, e su questa abbiamo trovato
Lucrezia Lante della Rovere e Massimo Ghini sono Lina, la moglie, ed Ennio Doris.
Gianni Rovelli, Direttore Comunicazione e Marketing e Canali Digitali di Banca Mediolanum. A destra, Guido Borghi, Presidente di Movie Magic International, insieme a Lina Doris.
Giacomo Campiotti, un regista assolutamente centrato per il progetto italiano. Per la sua storia abbiamo ritenuto che fosse la persona più adatta per svolgere questo lavoro. Che ha preso così tanto a cuore da occuparsi anche della sceneggiatura”. Guardando questo lungometraggio, ci è venuta in mente la prima volta che abbiamo visto all’opera Campiotti. È stato con Due coccodrilli, il suo secondo film, una toccante storia del rapporto fra un bambino e i suoi genitori. Che è anche la storia alla base di Ennio Doris – C’è anche domani.
UN ACCURATO LAVORO DI RICOSTRUZIONE STORICA
Ennio Doris – C’è anche domani si muove su due piani narrativi. Da un lato è una sorta di thriller finanziario, ambientato ai tempi del crollo della Lehmann Brothers. Dall’altro c’è il racconto, in flashback, della vita di Ennio da bambino fino alla fondazione di Banca Mediolanum. “C’è stato l’apporto fondamentale della famiglia nel raccontare gli episodi della vita vissuta con Ennio”, ci rivela Borghi. “La sua fortuna è stata l'ammalarsi di nefrite: grazie a Dio c’erano gli antibiotici e si salvò. Quella malattia, e la volontà del padre, lo hanno obbligato a studiare. Sono tutti fatti reali, anche se raccontati in chiave cinematografica. Il regista ha messo insieme il casting, ma nella
scelta dei personaggi che potessero rispettare al massimo le decisioni di Ennio ci ha aiutato anche la famiglia”. La ricostruzione storica è molto accurata. “È tutto difficile e tutto semplice”, riflette Borghi. “Abbiamo fatto un lavoro approfondito: gli scouting che eseguiamo per le pubblicità sono enormi, proponiamo sempre varie soluzioni di scenografia e location con persone valide. Abbiamo rispettato tutto questo anche qui”. Persino per un lavoro così grande, per una cdp come Movie Magic International, “le sfide produttive sono quelle di tutti i giorni, quelle che si fanno sempre”, ricorda Borghi. “I lavori che abbiamo compiuto sulle ambientazioni sono cose normali. Siamo abituati a farli. Magari girando 30” o un minuto. Ma anche 120 minuti”.
MASSIMO GHINI È ENNIO DORIS
Il cuore del film è Massimo Ghini, che interpreta Ennio Doris da adulto. “Un’interpretazione straordinaria”, commenta il Presidente di Movie Magic. “Abbiamo avuto modo di vedere Doris quando parlava alle convention. Anche Ghini deve averlo visto: si è immedesimato con una capacità incredibile. In alcuni casi sembra proprio lui”. Basta poco per trasformare Ghini in Doris: i capelli più chiari, gli occhi azzurri. Ma tutto è giocato sulla sua bocca: il sorriso, l’espressione serena, empatica.
IL FILM PIÙ VISTO IN ITALIA PER 4 GIORNI
Il film è stato un successo anche in termini di incassi al cinema, in un periodo non facile. “È stato programmato in quattro giorni sul grande schermo, ed è stato il film più visto in
Italia, pur avendo meno sale rispetto all’altro lungometraggio, Ghostbusters – 450 contro 150”, commenta Rovelli. “Un po’ mi spiace perché al cinema non siamo rimasti fino al week-end”, aggiunge Borghi. “Io avrei voluto avere almeno una settimana. Questo è un film che, se fosse stato proiettato anche venerdì, sabato e domenica, avrebbe raccolto un milione di euro in più. Ennio se lo meritava. Lui è il fondatore di Banca Mediolanum, che ha oltre un milione e 800mila clienti”. In ogni caso il viaggio del film continua. “Lo abbiamo sfruttato anche attraverso la rete di family banker, che ha realizzato oltre 200 eventi, per mostrarlo ai propri clienti”, racconta Rovelli. “È uno strumento straordinario per far conoscere il nostro fondatore”.
BRAND:
NON
SOLO SPOT, MA ALTRI LINGUAGGI
Lo spot di Banca Mediolanum con il cerchio sul lago salato ha fatto la storia. Ma il futuro dei brand è sempre più aggiungere agli spot altri linguaggi, come quello del cinema? “Visto e considerato che siamo stati capaci di mettere in piedi un progetto di questo genere, che è un film e non una pubblicità, si può fare”, risponde Borghi. “Certo, c’è un messaggio subliminale dietro al film. Ma credo che Banca Mediolanum venga citata una volta sola in tutto il racconto”. “Io ritengo che le storie di questi grandi uomini siano da raccontare”, conclude. “Basta parlare di delinquenti e assassini. Per una volta si può vedere un film che fa riflettere, fa sognare. E ti fa scendere anche qualche lacrima”.
Professionisti al servizio delle produzioni
Il territorio della Liguria sta diventando sempre più protagonista di produzioni cineaudiovisive nazionali e internazionali. Film, serie Tv, spot: può esserci il progetto giusto per qualsiasi angolo della regione.
In alto: dietro le scene di Com’è umano lui!, una produzione Ocean per Rai.
Genova-Liguria Film Commission non è solo una vetrina per le bellezze del territorio ligure e per le opportunità che esso offre alla preduzioni. Grazie a un team di professionisti è in grado di creare un rapporto sinergico e interattivo con tutti i diversi progetti, come sottolinea anche in questa intervista Cristina Bolla, Presidente di Genova-Liguria Film Commission.
Ci può innanzuttuto presentare i principali punti di forza di Genova-Liguria Film Commission?
Cristina Bolla: In primis il rapporto sinergico che andiamo concretamente a impostare per tutti i progetti cineaudiovisivi girati in Liguria. La nostra Film Commission non è solo una vetrina delle bellezze del nostro territorio e delle opportunità filmiche che questo offre e, sicuramente, non è uno ‘sportello informazioni turistiche’. Siamo persone di produzione, con competenze specifiche, dimostrate e certificate, conosciamo le caratteristiche delle location, non solo in termini di resa scenica ma anche in termini di fat-
tibilità organizzativa e logistica. Giocoforza, per noi è spontaneo instaurare un rapporto interattivo con le produzioni: entriamo nei progetti, portiamo valore aggiunto con le nostre idee, intuiamo rapidamente le opportunità ma anche le eventuali criticità che si potrebbero incontrare.
Altro punto di forza è la spinta a coinvolgere il territorio nella sua globalità, da levante a ponente, dalla costa all’entroterra. L’intento è far scoprire sempre luoghi inediti, perché tutti hanno potenzialità filmiche: può esserci un progetto giusto per qualsiasi angolo della nostra regione. Il nostro compito è indurre le produzioni a osare, giocare fuori dagli schemi, ambire a qualcosa di sconosciuto che aggiunge valore al prodotto. Lo dimostra il fatto che dal 2019 in poi il numero di località liguri coinvolte nelle produzioni è cresciuto costantemente, di recente in modo vertiginoso. Un altro punto di forza che si è rivelato vincente è la strategia di marketing strategico avviata dal 2019, anno durante il quale abbiamo lanciato il brand ‘Liguria Terra da Fiction’. Sfida ampiamente vinta, visto che abbiamo all’attivo 17 produzioni di serie Tv, di cui
alcune alla terza stagione. Con un grande sforzo organizzativo, visto che la nostra struttura è molto piccola, abbiamo avviato una campagna di comunicazione nei principali mercati mondiali.
Ci può parlare approfonditamente di qualche produzione televisiva che avete recentemente supportato?
Cristina Bolla: Pensando a questo primo scorcio di 2024, dobbiamo sicuramente ricordare la terza stagione di Vita da Carlo. La serie con Carlo Verdone è stata girata a inizio marzo a Sanremo. Parlando invece di produzioni estere, citerei la serie francese Nèro: una trama medieval-fantasy che ha trovato nel centro storico di Ventimiglia una location ideale. Le riprese sono avvenute a inizio maggio. A metà maggio ci sono state anche le riprese per la terza stagione di Petra con Paola Cortellesi e la regia di Maria Sole Tognazzi. Protagonista, come ormai di consueto, una Genova notturna, a tinte blu, quasi ‘nordica’. Infine vogliamo ricordare la serie tedesca Crooks: una produzione che ha percorso la Liguria da Ovest a Est, toccando Finale Ligure, Noli, Genova e Sestri Levante. Sono stati due mesi di riprese con una grande troupe internazionale ma in cui figuravano anche molti professionisti liguri.
E per quanto riguarda i film?
Cristina Bolla: Abbiamo avviato le prime interlocuzioni per una produzione americana che dovrebbe vedere la luce il prossimo anno, con regia e cast di primissimo livello. La storia è ambientata fra Portofino, Santa Margherita e Rapallo. Ma è ancora tutto top secret. Detto questo, ci aspetta una seconda metà 2024 particolarmente ‘scoppiettante’: sono stati appena pubblicati i risultati del Bando sul Fondo Audiovisivo di Regione Liguria, sottomisura ‘attrazione’ (quella cui concorrono le produzioni italiane e internazionali di prima fascia e ad alto impatto), e altri due bandi sono stati attivi fra aprile e maggio. Con queste premesse è facile prevedere un numero rilevante di lungometraggi in arrivo. C’è un film per la Tv che mi piace ricordare, girato nell’autunno dello scorso anno: si tratta di Com’è umano lui, una produzione Ocean per Rai che racconta la storia di Paolo Villaggio ‘prima di Fantozzi’. Qui il regista Luca Manfredi ha realizzato un ritratto molto partecipe e sincero della Genova anni ’60, fra il porto, l’industria e i piccoli teatri indipendenti; al centro della scena si muove il nostro conterraneo Enzo Paci, nei panni credibilissimi del giovane impiegato Villaggio.
La Liguria e Genova sono da sempre un territorio d’eccezione anche per le campagne pubblicitarie. Ce ne può citare qualcuna?
Cristina Bolla: La nostra film commission ha lavorato al fine di portare sul territorio ligure tutti i progetti audiovisivi, comprese le campagne pubblicitarie. In particolare ci siamo posizionati nel settore del luxury, con grandi campagne nelle principali location iconiche della nostra regione.
Nel 2024 abbiamo già lavorato per spot di Esselunga (Genova), Costa Crociere (Sanremo), Maserati (Santa Margherita Ligure) e, proprio recentemente, per una campagna sulle energie rinnovabili commissionata dal Ministero dell’Ambiente (Varese Ligure). Ma ora sta entrando nel clou la stagione degli shooting per i grandi brand di moda.
Uno sguardo al futuro, quale sarà la principale sfida?
Cristina Bolla: Potremmo dire che ogni giorno contiene una sfida: consolidare il sistema delle produzioni locali, creare opportunità per nuovo lavoro, incentivare ulteriormente l’attrazione delle produzioni estere e, perché no, assicurare una linea d’azione specifica per il settore dell’advertising, oltre ad avviare nuovi filoni di corsi di formazione per avere sul nostro territorio persone qualificate da inserire nelle produzioni. In termini di sfide, senza dubbio quella principale che ci siamo posti è la realizzazione degli Studios: un’infrastruttura che sappia leggere i tempi attuali, in cui sono richiesti agilità e apporti tecnologici.
Sopra, un’immagine del set della serie Tv Crooks. A sinistra, Cristina Bolla, Presidente della Genova-Liguria Film Commission.
Entriamo nei progetti, portiamo valore aggiunto con le nostre idee, intuiamo rapidamente le opportunità ma anche le eventuali criticità che si potrebbero incontrare.
Portofino Days
Portofino Days
Una tre giorni sull’audiovisivo
Grande successo per la prima edizione dei Portofino Days, International Fiction Festival. Un programma ricco di incontri, premiazioni, esposizioni ed eventi.
DI GIANNI MARTINELLI
Dal 22 al 24 marzo 2024 si è tenuta la prima edizione dei Portofino Days, International Fiction Festival. Una rassegna che ha coinvolto, oltre al famoso borgo glamour, anche altre realtà del Tigullio, come Santa Margherita e Rapallo, ma anche Genova, dove è stata allestita una mostra. Nelle tre giornate si sono succeduti incontri, masterclass di professionisti del settore, proiezioni, una grande anteprima internazionale, premiazioni, grandi nomi della fiction italiana e non solo, training che hanno chiamato a raccolta tutte le Film Commission italiane.
che guidano l’audiovisivo italiano e internazionale.
Tutti riuniti con lo scopo di porre le basi di un evento nato per l’industria dell’audiovisivo e per parlare del settore e far nascere nuove strategie per un comparto che sta dando dei numeri importanti e sempre in crescita, grazie ad azioni mirate.
Portofino Days si pone un taglio nazionale e internazionale, oltre a far conoscere e riconoscere la Liguria come set ideale per le produzioni mondiali, una vera e propria ‘terra da fiction’.
Tiziana Zampieri, Direttore Artistico dei Portofino Days, insieme a Cristina Bolla, Presidente di Genova-Liguria Film Commission.
Tre giorni di accoglienza strategica per una kermesse che si è contraddistinta soprattutto per l’alto valore degli argomenti affrontati e per la complessa macchina organizzativa, che ha permesso di far sfilare sul palco della piazzetta di Portofino ospiti di altissimo livello, Istituzioni, professionalità dell’industria cinematografica, delle fiction e i manager
Promotori dell’evento sono Regione Liguria, agenzia InLiguria e Comune di Portofino, insieme ai Comuni di Santa Margherita e di Rapallo, Città Metropolitana di Genova e Camera di Commercio di Genova, oltre al Comune di Genova che ha ospitato la mostra ‘Liguria Terra Da Fiction’ nel cuore della città in Largo Pertini. Nei tre giorni di Portofino si sono alternate giornate formative e informative con le Film Commission, proiezioni, open forum, premiazioni e soprattutto
gli ‘Stati generali dell’Audiovisivo’, un momento di riflessione sul futuro indirizzo che dovrà seguire il ‘comparto nazionale e internazionale’, moderati dalla giornalista e Direttore Lorella Ridenti. La kermesse si è chiusa con la giornata dedicata ai mestieri del cinema curata da Enzo De Camillis, scenografo, regista, organizzatore del Premio Pellico d’Oro di Roma, ma soprattutto con la soddisfazione di tutta l’organizzazione, della Direttrice del Portofino Days Cristina Bolla, che ha capitanato e guidato una squadra di grandi professionisti, dei Vice Direttori Matteo Garnero e Giorgio D’Alia, del Presidente dei Portofino Days Walter Iuzzolino che ha seguito dall’America l’evento e del Direttore Artistico Tiziana Zampieri. Ogni giornata è stata curata da eccellenze di settore, il che ha permesso di radunare artisti di rilievo nazionale e internazionale e di creare un festival che si è contraddistinto per l’alto spessore dei contenuti, per la completezza dei temi specifici dell’audiovisivo e per aver accolto e celebrato il comparto con professionalità e attenzione in una delle località più prestigiose al mondo.
IL COMMENTO DELLE AUTORITÀ
“L’evento Portofino Days”, sottolinea Cristina Bolla, Presidente di Genova-Liguria Film Commission, “ha rappresentato un momento di riflessione in merito allo stato dell’arte del comparto audiovisivo nazionale e internazionale. In questa occasione sono stati organizzati gli Stati generali dell’Audiovisivo, che torneranno il prossimo anno per valutare l’andamento del mercato e delle idee emerse proprio nella splendida Piazzetta di Portofino. Oltre agli ospiti rappresentati da membri dell’industria creativa, si sono tenute anche le masterclass con i massimi esperti suddivisi in tre settori (sceneggiatura, colonne sonore e mestieri dei cinema) e le Film Commission di tutta Italia, in quella che è stata definita la cittadella dell’audiovisivo: Villa Durazzo di Santa Margherita”. “L’evento”, conclude Cristina Bolla, “nato per potenziare il settore audiovisivo in Liguria, aveva fin dalla sua prima edizione l’obiettivo di diventare una sorta di Davos dell’audiovisivo. L’obiettivo è stato raggiunto e sono già partiti i lavori per potenziare gli ospiti delle principali case di produzione nazionali e internazionali, oltre agli stakeholder del comparto che definiranno di anno in anno non solo lo stato dell’arte di questo importante settore, ma soprattutto le nuove tendenze e dove vuole andare l’industria creativa per essere sempre più attrattiva nei confronti degli utenti che negli anni si stanno specializzando”. Matteo Viacava, sindaco di Portofino, ha invece così commentato: “È con grande entusiasmo che diamo il benvenuto alla prima edizione dell'International Fiction Festival a Portofino, un evento che celebra la magia del grande schermo e televisiva in uno dei luoghi più suggestivi del mondo. Da sempre Portofino è stata la cornice perfetta per film, fiction e memorabili produzioni pubblicitarie, incantando il
pubblico con la sua atmosfera unica e suggestiva. Dal periodo della Dolce Vita fino ai giorni nostri, la bellezza senza tempo di Portofino ha ispirato registi, attori e creativi di tutto il mondo”.
“Questo Festival”, conclude Viacava, “è un tributo al legame indissolubile tra il nostro pittoresco angolo di paradiso e l’arte cinematografica. Siamo entusiasti di aprire le porte del nostro borgo a una celebrazione internazionale che mette in primo piano la creatività e l’innovazione nel mondo della fiction. Questo Festival rappresenta un vero e proprio viaggio attraverso il tempo e lo spazio, dove la storia incontra la contemporaneità e la magia del cinema abbraccia la bellezza senza tempo di Portofino”.
“L’audiovisivo si è rivelato un mezzo straordinario di sviluppo economico”, spiega l’Assessore regionale allo Sviluppo economico Alessio Piana. “Non solo per le sue importanti ricadute sulle imprese del settore, ma anche per quelle, spesso artigianali, capaci di
Un convegno tenutosi durante i Portofino Days.
Andrea Roncato, che ha ritirato il ‘Premio alla Carriera’.
Portofino Days
offrire un ottimo servizio alle produzioni. La crescita di questo settore è frutto di un lavoro puntuale di pianificazione delle risorse del Festival che ci ha permesso, con più di 6 milioni di euro investiti con la vecchia programmazione 2014-2020, di generare oltre 11 milioni di euro di investimenti e il coinvolgimento di 590 professionalità liguri in oltre 1.100 giornate di riprese. La prima edizione dei Portofino Days ben si inserisce all’interno di questo scenario per continuare – anche in vista delle nuove risorse della programmazione 2021-2027 – a promuovere l’immagine della nostra regione in Italia e all’estero”.
“Con le istituzioni locali”, conclude Alessio Piana, “sono in corso i ragionamenti per individuare aree e fondi per la realizzazione degli Studios cinematografici in Liguria. Uno step ulteriore di crescita dell’industria del cinema ligure, che consentirebbe alle case cinematografiche di abbattere i costi di produzione e alla nostra regione di generare interessanti benefici sia sotto il profilo economico sia in termini di indotto, ospitalità e sviluppo di professionalità specifiche e stabili sul nostro territorio”.
I PREMI ASSEGNATI
Nel programma delle serate si è tenuta anche l’anteprima mondiale della prima puntata della terza stagione della serie Hotel Portofino, accompagnata dallo scrittore Matt Baker e dalla Produttrice esecutiva Jo McGrath, premiati sul palco dei Portofino Days. Ma non è stato certamente l’unico premio assegnato, anzi nel corso della rassegna sono stati conferiti importanti riconoscimenti tra i quali: il ‘Portofino Soundtrack Award’ al compositore Pivio, il ‘Portofino Spot Award’ a Marcello Cesena e il ‘Premio alla Carriera’ ad Andrea Roncato. Il ‘Premio Portofino Days per la sceneggiatura’ è stato conferito ad Alessandro Pondi, Pilar Fogliati ha ricevuto il ‘Premio come migliore Attrice’ e Daniele Pecci come ‘migliore Attore’.
Domenico Cuomo ha ricevuto il ‘Premio come migliore Attore Young’ e ancora molti altri illustri nomi come Teresa Razzauti per i Casting, Maria Pia Ammirati Direttrice di Rai Fiction, Cristina Priarone della Italian Film Commision, il produttore Luigi De Laurentis, Monica Vallerini e Daniel Mc Vicar per la lunga serialità, Elisabetta Pellini e Giancarlo Commare. Inoltre, è stato consegnato il ‘Premio per il miglior Attore ligure’ a Enzo Paci, per la regia a Marco Ponti per La bella stagione. E poi ancora riconoscimenti a Gianandrea Pecorelli, Daniele Carnacina, Vanessa Gravina, Roberto Farnesi, Claudio Falconi, Delegate Producer Wildeside. Per i premi speciali, nati dalla partnership tra Portofino Days e MEDIAKEY, sono stati consegnati gli ‘Excellence Key Award’ a: Nicola Rosada di 360Degrees, Fabio di Bari di Flippermusic – che ha realizzato, tra le tante cose, le colonne sonore per il film C’è ancora un domani di Paola Cortellesi – e Andrea Thomas Gambetti, titolare della casa di creatività musicale Preludio.
I NUMERI DEI PORTOFINO DAYS
– 7 giornate di eventi, partiti dall’inaugurazione della mostra ‘Liguria Terra da Fiction’ presso Largo Pertini a Genova;
– 4 Comuni di Città Metropolitana di Genova Coinvolti: Genova, Portofino, Santa Margherita e Rapallo;
– 20 Film Commission rappresentate, con 60 persone provenienti da tutta Italia ospitate tra Rapallo e Santa Margherita;
– 150 stanze di albergo tra le tre città del Tigullio per un totale di 600 notti alberghiere;
– 11 tra panel e masterclass a Villa Durazzo – Santa Margherita in 3 giorni;
– 2 giornate di training delle Film Commission per un totale di 9 incontri tematici;
– 13 eventi in Piazzetta a Portofino in 3 giorni.
Sopra, i premiati da MEDIAKEY durante i Portofino Days. Da sinistra, Nicola Rosada (360Degrees), Fabio di Bari (Flippermusic) e Andrea Thomas Gambetti (Preludio).
Sky Media
Un anno da incorniciare
Con una raccolta complessiva di oltre 420 milioni di euro (dati Nielsen), nel 2023 i volumi di Sky Media, la concessionaria della piattaforma Sky, sono tornati ai livelli che la pay Tv realizzava prima dell’acquisto dei diritti della Serie A da parte di Dazn e il 2024, che si sta configurando come un anno di ulteriore crescita, probabilmente sarà quello del sorpasso. Dati che non stupiscono considerando che
l’ecosistema integrato Sky – che ha nel video il suo principale asset – è in grado, attraverso i suoi touchpoint diversificati, di entrare in contatto con l’85% delle audience (tale è il dato di reach settimanale) dove, come e quando le persone desiderino fruire dei suoi contenuti. Nello specifico, lo scorso anno ha visto un aumento dell’investimento medio per advertiser pari al 6% e l’ingresso di 200 nuovi investitori, per un totale di oltre 1.100 clienti. Numeri che da una parte rappresentano la capacità della piattaforma di costruire e mantenere con questi ultimi e con gli utenti un rapporto di fiducia duraturo nel tempo (oltre i due terzi degli investitori presenti nel 2019 lo sono stati nel 2023) e, dall’altra, sono il frutto di una precisa strategia che vede la pubblicità Sky, proprio come il brand omonimo, configurarsi come un prodotto in sé dal posizionamento premium. Non a caso dal 2022 alla guida della concessionaria c’è la Managing Director Giusy Violante, che non proviene dal mondo media bensì dal marketing del beauty, con un’esperienza ven-
Con un portfolio di 70 canali Tv, due aeroporti e un network di oltre 200 siti, la concessionaria dell’ecosistema integrato Sky conquista la fiducia degli investitori.
DI ALESSIA ZAMPANO
tennale tra le multinazionali L’Oréal e Coty. È con questa rinnovata leadership che nell’ultimo anno Sky Media ha acquisito non solo nuovi investitori ma anche nuove industry, tra cui il lusso e il personal care – che hanno incrementato la spesa media rispettivamente del 16% e del 12% – ma anche il travel e l’apparel. Settori che si sono affiancati a quelli che storicamente sono più legati al mondo Sky – due su tutti, le telecomunicazioni (che hanno segnato un +25%) e l’automotive (+8%).
Più varia anche la dimensione delle aziende investitrici, con l’ingresso di realtà locali o medio-piccole che vogliono crescere in termini di awareness potendo contare non solo sulla tradizionale pianificazione pubblicitaria, ma anche su partnership e integrazioni di prodotto in titoli – come MasterChef, X Factor e Pechino
A sinistra, Giusy Violante. Managing Director di Sky Media. In basso, la nuova stagione di Pechino Express
Express – che sono diventati a tutti gli effetti dei love brand. E proprio la capacità di offrire soluzioni mirate e personalizzate, che rispondono molto bene a obiettivi di branding e di performance, nonché di proporre modalità di fruizione diversificate che seguono le persone in tutto il loro journey, ha permesso a Sky Media di avere nel 2023 una crescita (+4,5%) superiore a quella del mercato televisivo – che ha raggiunto il +2,1% – e che, sommata alla raccolta digital, sale a +8%.
C’è da dire che l’identità di Sky e la sua brand equity derivano da determinate peculiarità che rappresentano il suo punto di forza e la rendono attrattiva agli occhi degli investitori. La sua vocazione di aggregatore di contenuti di qualità, infatti, permette alla piattaforma di essere molto presente nella dieta mediatica delle persone, grazie a un bilanciamento vincente tra visione lineare – possibile sia sulla ‘free to air’ (TV8, Cielo e SkyTg24) sia sulla pay – e visione on demand. Questo mix di offerta, un unicum sul mercato, consente di raggiungere gli utenti in momenti diversi e su differenti device, offrendo loro esperienze distinte. Spiccano, a questo proposito, i dati relativi a Now, l’unica piattaforma di streaming che lo scorso anno è cresciuta del 22% per ore consumate (dato AGCOM) e che, non a caso, è l’unico Over-The-Top a proporre la doppia modalità, generalista e VOD. Mentre le altre piattaforme, infatti, risentono della cosiddetta ‘streaming fatigue’, che colpisce le persone a causa all’eccessiva scelta, l’introduzione di canali lineari
all’interno dei servizi OTT si è dimostrata una corretta lettura di una tendenza di mercato e risponde alle esigenze degli utenti che, passata la sbornia on demand, vogliono sì scegliere, ma in certi momenti preferiscono che qualcuno scelga per loro.
Un altro aspetto che rende Sky Media un interlocutore interessante per gli investitori riguarda proprio la caratteristica delle audience. Il pubblico di Sky, infatti, non solo è molto qualificato ma è anche attento ai contenuti (come si evince da una ricerca effettuata da Wavemaker) e tende a formare comunità di interesse intorno a temi forti e grandi passioni – in primis lo sport ma pensiamo, per esempio, anche al passaparola che si genera intorno alle serie TV HBO – fortemente ingaggiate e, soprattutto, autoprofilate. Community che la concessionaria mette a disposizione dei clienti insieme alle innovazioni tecnologiche – come
la Sky Adsmart – che consentono, con sempre maggior precisione, di segmentare geograficamente e qualitativamente il pubblico e aiutare le aziende a esprimere al meglio le loro campagne, scegliendo il posizionamento e la visibilità più efficaci per ciascun brand. “Il nostro obiettivo è aumentare la quota di mercato dei nostri clienti, per questo il mio background marketing serve a fare marketing nel marketing”, afferma Giusy Violante. Di pari passo l’azienda sta sperimentando la misurazione dell’effetto che l’esposizione di un determinato prodotto ha all’interno di un programma per capire quali situazioni di product placement funzionano meglio e quali no, attraverso l’applicazione delle neuroscienze e l’utilizzo di tecniche di ‘eye tracking’.
Va da sé che a rendere l’ecosistema Sky un riferimento credibile sono il lavoro e gli investimenti che la piattaforma fa sull’ampiezza e sulla complessità di tutte e tre le direttrici di contenuto: Sport, News ed Entertainment. E a questo proposito l’anno in corso presenta una serie di elementi di discontinuità di enorme valore – tra cui gli Europei di Calcio e la Nuova Champions League – che possono essere capitalizzati per raggiungere ulteriori obiettivi di crescita.
LA PROPERTY SPORT E I DRIVER DEL 2024
In totale nel 2023 Sky ha generato 870 milioni di interazioni social, pari al 57% del totale di quelle generate da tutti i broadcaster del mercato. Come si può facilmente immaginare, il 30% è legato alle property sport, dove il senso di appartenenza e affiliazione a un contenuto è molto forte, con Sky Sport Uno che è il primo canale in Italia per share social Tv (31%). In quest’ambito, guardando in prospettiva,
A destra, il rinnovo dei diritti UEFA per tre stagioni. Sopra, Sinner e Alcaraz, protagonisti della semifinale di Indian Wells 2024.
un ruolo importante l’ha svolto e lo svolgerà senza dubbio il tennis, grazie all’hype generato dall’ATP Finals di Torino e, ovviamente, dai successi di Jannik Sinner. Ma, più in generale, sono proprio questi nuovi talenti emergenti, come anche Carlos Alcaraz, a rappresentare un forte driver di attenzione perché più capaci di coinvolgere – rispetto ai campioni più ‘perfettini’ e distanti del recente passato – un’audience ampia, variegata, molto appassionata e per un’importante fetta femminile (oltre il 40%).
Anche la Formula 1, contrariamente a quanto si possa pensare, attira il pubblico femminile e insieme al tennis nell’ultimo anno ha contribuito ad abbassare l’età media degli spettatori, un dato non banale considerato il progressivo invecchiamento del pubblico televisivo. Venendo al calcio, tra Euro 2024 e la Super Champions League che si giocherà 11 mesi su
Sopra, la seconda stagione di Call My Agent-Italia è partita il 22 marzo. Sotto, il programma GialappaShow in onda su TV8.
12 (e di cui Sky ha acquisito i diritti di 183 partite su 203), per tutto l’anno ci sarà la possibilità di guardare match, anche in chiaro, tutti i giorni della settimana eccetto il venerdì. Novità arrivano anche dalla Serie A di cui Sky, grazie a un accordo siglato con Dazn, dalla prossima stagione trasmetterà un numero maggiore di match di cartello (circa una trentina) che ragionevolmente aumentano le aspettative di crescita in termini di raccolta pubblicitaria. Dal mese di marzo di quest’anno, inoltre, l’offerta di Sky Media si è arricchita anche di Sky Bar che permette la vendita di quattro break pubblicitari all’interno delle partite trasmesse in locali e ristoranti. Un bacino composto da circa cinque milioni di persone che rappresentano un potenziale target interessante, per esempio, per le aziende del canale Ho.re.ca.
LA LINE UP 2024 DI NEWS ED ENTERTAINMENT
La credibilità del mondo news è stata certificata dal trust index di Reuters come la seconda dopo Ansa (71%) e SkyTg24. Il canale allnews
più visto in Italia ha in serbo nuovi progetti editoriali all’insegna dell’innovazione costante che verranno annunciati nel corso dell’anno. Sul fronte Entertainment la piattaforma punta sui titoli forti come X Factor, il cui format sarà rinnovato dalla prossima edizione, MasterChef, che quest’anno ha portato a casa la migliore finale in termini di ascolto degli ultimi quattro, e Pechino Express, ripartito lo scorso marzo con una nuova stagione. Conferme e debutti importanti riguardano anche le serie originali con la seconda stagione di Call My Agent-Italia, disponibile anch’essa da marzo, e l’attesa Hanno ucciso l’Uomo Ragno, che racconta la storia degli 883. A queste si aggiungono le serie internazionali e tutti i film campioni di incasso dello scorso anno, a conferma del forte sforzo che la piattaforma fa per intercettare i desideri e i sogni delle persone e che nell’ultimo biennio si è tradotto in più di 282 prodotti originali, tra entertainment, script e unscripted. In quest’ambito una menzione speciale va a TV8 che ha registrato la più alta crescita tra le prime reti nazionali e che da studi e ricerche effettuati emerge come un prodotto editoriale riuscito (nel 2023 è cresciuto del 7%, attestandosi a un 3,32% di share sul target 1554). Il canale, grazie a programmi boost come GialappaShow e 100% Italia, ha costruito una sua personalità in grado di coinvolgere le audience in maniera distribuita lungo tutta la settimana, con ingaggio, quantità e qualità del prodotto. Tanto è vero che l’annuario della Tv lo considera uno dei canali con il più alto tasso di innovazione in termini di contenuti e, insieme al suo ascolto stabile e spalmato in tutte le fasce orarie, viene percepito da pubblico e investitori come uno spazio fresco e fuori dal convenzionale.
DIGITAL & DOOH
Ultimo, ma non certo per ordine di importanza, il digitale, mondo in cui la domanda di contenuti di qualità è in forte crescita. Da questo punto di vista Sky può contare, oltre che sull’on demand relativo allo streaming, su un newtork di oltre duecento siti partner su cui distribuisce alcuni contenuti in linea con le tematiche e gli interessi degli utenti.
La raccolta digital – che rappresenta il 25% del totale – passa anche attraverso la partnership con Aeroporti di Roma, con cui Sky Media è sbarcata nel territorio del Digital OOH. Un canale che garantisce agli investitori una platea di 45 milioni di passeggeri all’anno nonché un’esperienza pubblicitaria ad alto tasso di tecnologia e di personalizzazione delle soluzioni di branding.
TVKEY
di Alessia Zampano
Rubrica Serie Tv
Quanto è hot Grøenlandia
Èprimavera, comincia a fare caldo. Guardi il programma delle serie Tv italiane di marzo e ne trovi due che sono molto hot. Antonia, in streaming su Prime Video, e Supersex, disponibile su Netflix. Sono hot senso che sono quelle sulla bocca di tutti, on fire, come dicono gli americani. E anche nel senso che sono piccanti, irriverenti, insolite per il cinema italiano. Sono due serie agli antipodi tra loro, eppure in qualche modo vicine. Guardi la produzione e scopri che entrambe arrivano da Grøenlandia, la cdp di Matteo Rovere e Sydney Sibilia che si sta dimostrando uno dei player più importanti in fatto di cinema e di nuova serialità. Il coraggio, la sfrontatezza, l’alto standard produttivo sono i tratti comuni di queste due storie diverse e forse complementari, prodotte per i due colossi dello streaming. Antonia è una vicenda tutta al femminile, con protagonista una trentenne fuori dagli schemi:
la macchina da presa è sempre sul suo volto e sul suo corpo. Tra i consulenti artistici c’è anche un uomo, Valerio Mastandrea, compagno di set e di vita della protagonista Chiara Martegiani. Supersex è una storia decisamente maschile, eppure è scritta da una donna, Francesca Manieri, e ha un’attenzione non scontata per il femminile. Il comune denominatore, dicevamo, è Grøenlandia, che ultimamente non sbaglia un colpo, anche a livello internazionale. Come vi raccontavamo, infatti, è loro la serie italiana Netflix più vista nel mondo: La legge di Lidia Poët, un’altra storia decisamente al femminile che tornerà per una seconda stagione.
ANTONIA: UNA DONNA SCASSATA, NON PERFORMANTE
Antonia, la serie con Chiara Martegiani e Valerio Mastandrea, è prodotta da Grøenlandia con Fidelio, e diretta da Chiara Malta; si trova in stre-
Le serie Tv più interessanti di inizio primavera sono Antonia e Supersex, rispettivamente su Prime Video e Netflix: il comune denominatore è Grøenlandia, la casa di produzione di Matteo Rovere e Sydney Sibilia.
DI MAURIZIO ERMISINO
aming su Prime Video. Racconta le trentenni di oggi e quei momenti in cui capita loro di sentirsi in crisi, di non sapere in che direzione andare. E anche una malattia come l’endometriosi, poco conosciuta, ma che colpisce davvero tante donne. È una serie tachicardica, ritmata, spassosa e anche dolorosa, che si candida a essere una di quelle italiane dell’anno. Antonia, dopo aver lasciato la sua famiglia poco più che adolescente, ha trovato una sorta di equilibrio a Roma, una giungla urbana ed emotiva perfetta per integrarsi senza dover fornire troppe spiegazioni. Fa l’attrice in una soap opera, ha un compagno comprensivo, Manfredi, e una coppia di amici
Chiara Martegiani in una significativa immagine di Antonia, la serie prodotta da Grøenlandia e Fidelio in streaming su Prime Video.
Chiara Martegiani e Valerio Mastandrea, compagni nella vita e sul set. L’attore romano è anche consulente artistico della serie.
che ha appena avuto una bambina. Ma, al suo 33esimo compleanno, il suo piano di difesa fallisce: litiga con tutti, viene licenziata e finisce in ospedale, dove scopre di avere l’endometriosi, malattia cronica che, senza che lei se ne rendesse conto, ha influenzato tutta la sua vita. Attraverso uno strano percorso di psicoterapia, la scoperta della malattia diventerà però un’occasione per conoscersi e smettere di scappare, iniziando ad affrontare i nodi della sua vita. Chiara Martegiani, anche autrice della serie insieme a Elisa Casseri e Carlotta Corradi, tra scrittura e interpretazione riesce a disegnare un ritratto memorabile. Antonia è urticante, scontrosa, insopportabile. Eppure, a suo modo, è adorabile, irresistibile. Per il suo taglio, la sua irriverenza, lo sguardo ironico al femminile, Antonia, ancor prima dell’uscita, è stata definita subito la Fleabag italiana, ma troviamo più empatica Chiara Martegiani che Phoebe Waller-Bridge. Antonia ha un viso che buca lo schermo e un corpo che lo riempie e definisce la linea del film. Ha le gambe lunghissime, l’andatura disordinata e dinoccolata. La sua falcata nervosa e veloce detta il ritmo della serie, che è fremente e indiavolato. La regista Chiara Malta ha scelto di mettere la macchina da presa costantemente su di lei e di costruire il ritratto di una donna ‘scassata’, non performante.
SUPERSEX: ROCCO E I SUOI
FRATELLI
Supersex, come è noto, è la serie ispirata alla vita di Rocco Siffredi, prodotta da Grøenlandia insieme a Lorenzo Mieli per The Apartment. Diretta da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini, Francesca Mazzoleni, Supersex è disponibile su Netflix. Non era facile raccontare la vita di una pornostar: il cinema e la serialità ci hanno già provato, e il rischio è sempre quello di non capire fino a dove si possa arrivare, cosa mostrare e cosa non mostrare, da che punto di vista prendere la storia. E non toccare certe sensibilità, che oggi sono all’ordine del giorno. La serie ci riesce, con un taglio che non è nuovo, ma che funziona. Supersex potrebbe chiamarsi anche Rocco e i suoi fratelli. Perché le chiavi delle scelte di Rocco Tano, in arte Sif-
fredi (in omaggio al personaggio di Alain Delon in Borsalino) sono da riportarsi, come piacerebbe a Freud, alla sua infanzia, al rapporto con la madre e i familiari, in un’Italia povera a livello economico e di sentimenti (siamo a Ortona, nelle case popolari). Rocco (che da adulto è interpretato da Alessandro Borghi) cresce nel mito del fratello maggiore Tommaso (Adriano Giannini), in bilico tra legalità e illegalità, tra complicità e abbandono, amato e odiato dalla stessa famiglia, perché si dice non sia figlio loro; e nel dolore per l’altro fratello Claudio, malato, tanto che la madre ha occhi solo per lui. In quel desiderio che quest’ultima, per una volta, dopo aver contato dieci secondi, lo guardi, nasce un senso di rivalsa in Rocco, un vuoto da colmare in un modo che troverà, crescendo, a Parigi. È proprio il giorno in cui perde il fratello che Rocco trova quel fumetto, Supersex, che gli cambia la vita. Ed è proprio staccandoci dall’altro fratello, quello maggio-
re, che trova la sua via, il suo posto nel mondo. Anche i pornodivi hanno un’anima, anche i superdotati piangono, è questo che sembra volerci dire la serie. E anche che, come avrete capito, facciamo tutto per colmare quell’amore che abbiamo o non abbiamo avuto da nostra madre. Supersex, allora, racconta un personaggio maschile, potente per definizione, provando a scavare tra le sue fragilità e facendone un racconto moderno. Con un senso di pietas anche per le donne e quel notevole ritratto di Lucia (Jasmine Trinca), la ragazza più bella di Ortona, destinata a una vita infelice. Tutto questo viene raccontato in una confezione scintillante ma anche brutale, con tanta musica anni ’80 e ’90 a creare l’atmosfera giusta.
DESTINAZIONE GRØENLANDIA
Tutto questo è frutto del know-how ormai proverbiale di Grøenlandia per il cinema e le
Alessandro Borghi è un convincente Rocco Siffredi nella serie Supersex, prodotta da Grøenlandia e The Apartment (Credits: Netflix / Lucia Iuorio).
serie Tv, che nella visione di Matteo Rovere e Sydney Sibilia non sono mondi alternativi, ma dialogano e si contaminano continuamente. Grøenlandia è una società di produzione indipendente, tra le più importanti e attive oggi in Italia: ha l’obiettivo di costruire e realizzare storie capaci di valorizzare e rinnovare la grande tradizione dell’audiovisivo italiano, anche nel panorama internazionale. Qualità, creatività, innovazione, valorizzazione dei talenti sono gli elementi alla base del continuo sviluppo di questa cdp, che si uniscono alla sempre maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale delle proprie produzioni. Oggi funziona come una vera factory, dove i registi sono anche produttori e viceversa e ognuno partecipa alla riuscita dei progetti firmati anche da altri registi. Tra i suoi successi ci sono la saga di Smetto quando voglio, Il primo re, Moglie e marito, Marylin ha gli occhi neri, Il campione, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, La belva, la serie televisiva Romulus. Del gruppo fa parte Ascent Film, fondata nel 2003 da Andrea Paris, con l’obiettivo di divenire una realtà produttiva indipendente in grado di dar voce a nuovi talenti cinematografici, italiani ed europei. Dal 2008 Ascent Film, prima con l’ingresso di Matteo Rovere, ed entrando poi in Grøenlandia Group, ha intrapreso la produzione di lungometraggi conservando sempre ricerca, esperienza ed entusiasmo come linee guida. Del Grøenlandia Group fa
parte anche Lynn, la divisione nata nel 2021 interamente dedicata alla produzione di progetti a regia femminile, sia di giovani autrici sia di registe affermate.
MATTEO ROVERE: DAL CINEMA ALLA SERIALITÀ
Matteo Rovere, dopo i film Veloce come il vento e Il primo re, ha puntato sulla serialità con Romulus. “Si intuiva che la serialità sarebbe diventata uno spazio linguistico importante per le registe e per i registi, che magari hanno voglia di proporre una modalità innovativa di racconto, delle regole drammaturgiche classiche, codificate e che potessero essere reinterpretate, che avessero un approccio positivo nel confrontarsi con delle produzioni maggiori”, ci aveva raccontato qualche mese fa Rovere. “Le serie Tv hanno budget superiori a quelli dei film e dal punto di vista creativo è possibile costruire arene molto ambiziose, come è stato per Romulus o La legge di Lydia Poët. È possibile cercare di lavorare su delle istanze creative e produttive che non sono evidentemente immediate rispetto al cinema, ma che chi come me ha amore per l’audiovisivo continua a far convivere, perché sia come produttore sia come regista ho una grandissima passione per il formato filmico. E credo cha la serialità sia uno spazio di grande comunicazione con il pubblico e di grande sperimentazione, dove peraltro c’è la possibilità di parlare con un pubblico estremamente vasto. Si tratta di lavorare con un meccanismo più complesso che possa servire, andando avanti, anche ai film”.
Un esempio di questa contaminazione tra cinema e serie è Romulus, serie in due stagioni
legata al film Il primo re. “Avevo immaginato i due progetti parallelamente, poi per ragioni produttive ho fatto prima il film, ma avevo concepito l’idea di una serialità sulla fondazione di Roma, perché ha temi politici sociali spirituali che hanno un valore assoluto, ed è una vicenda nostra, del nostro Paese, poco raccontata”, ci aveva spiegato Rovere. “Leggenda e realtà storica si fondono e si confondono in maniera affascinante e per chi come me è appassionato di storia poteva essere un’arena fertile per realizzare un prodotto che avesse un’anima innovativa. Il film è nato da questa istanza, il nostro è un mestiere che fonde profondamente aspetti artistici con aspetti fattivi, pratici. Così abbiamo deciso di fare un film prima, che è andato bene, e ha avuto la sua continuazione nella serie, ma è sono due progetti nati insieme”.
CINEMA E SERIE: MONDI CHE DANNO FORZA UNO ALL’ALTRO
Il cinema e la serialità sono mondi che si rafforzano a vicenda: ogni progetto è una palestra per il successivo. “Molte sequenze del sequel di Smetto quando voglio abbiamo imparato a strutturarle facendo Veloce come il vento e Il primo re ha imparato da Smetto quando voglio”, ci aveva spiegato Rovere. “Sono progetti diversi che si nutrono di una matrice comune produttiva, grazie anche alla relazione tra tutti i filmmaker che ruotano intorno a Grøenlandia”. La serie Tv allora può nutrire il cinema e dal cinema è nutrita. “La matrice rimane sempre quella filmica, e i film sono la cosa da cui parte tutto”, riflette Rovere. “È evidente che ogni forma linguistica ha i suoi punti di forza”. Così un regista/produttore si porta alcuni elementi da una serie al cinema e viceversa. “È evidente che, come avviene anche in altri Paesi, il regista di cinema è anche produttore di fatto”, ragiona Rovere. “La serialità è una dimensione produttiva molto ampia, che ci insegna come gestire dei meccanismi anche molto complessi, dal punto di vista organizzativo, e riuscire a prendere il meglio di questa esperienza e trasferirlo sul cinema ci può portare ad avere idee più ambiziose, ma che vengono realizzate meglio, con criteri produttivi più logici. I registi, confrontandosi con opere televisive più complesse, imparano quella elasticità che poi è molto utile quando anche sui film è necessario condividere la propria idea con gli altri, capire meglio la direzione di un gruppo di lavoro. C’è tanto lavoro, tanti chilometri percorsi che poi aiutano l’accensione dei diversi formati”. Il segreto del successo di Grøenlandia è proprio in queste parole.
A cura di Maurizio Ermisino Rubrica
Adriano Giannini e Jasmine Trinca sono Tommaso, il fratello di Rocco, e la moglie Lucia, in Supersex (Credits: Netflix / Lucia Iuorio).
Ricerche Censis
Il perno biomediaticadell’era
In un periodo storico in cui aumenta il timore di non saper distinguere le fake news dalla realtà, il Censis sottolinea che nel media mix non mancano i mezzi e gli strumenti in grado di soddisfare una vasta gamma di esigenze informative.
DI MAURO MURERO
Un momento della presentazione del ‘Rapporto sulla comunicazione’, avvenuta a Roma, presso il Senato della Repubblica. A destra, la copertina dell’ultimo ‘Rapporto sulla comunicazione’ del Censis.
Nel scegliere il sottotitolo più idoneo a definire i contenuti del suo 19° Rapporto sulla comunicazione il Censis ha optato per un concetto apparentemente amaro ma oggettivamente attuale e realistico: ‘Il vero e il falso’. Nell’edizione di quest’anno, infatti, il Centro Studi Investimenti Sociali non si è limitato a soffermarsi sul consueto tema centrale del Rapporto, ovvero l’analisi delle diete mediatiche dei consumatori/ fruitori: ha anche voluto indagare più a fondo la contrapposizione citata nel suddetto sottotitolo. Il presupposto di base è che la distinzione fra i due estremi è tutt’altro che teorica e, anzi, si sta imponendo in modo sempre più concreto all’attenzione di tutti gli attori dello scenario, sia dal lato della domanda sia da quello dell’offerta. Si pensi alle aspettative ma, ovviamente, anche alle incognite che circondano lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, ormai uscita dallo status ‘futurista’ e già in grado di condizionare parzialmente la quotidianità degli individui e dei mercati, in
numerosi settori e a molteplici livelli di applicazione. “Mentre rimaniamo incerti nel soppesare i benefici e i pericoli connessi all’impatto dell’AI sulle nostre vite e sugli apparati produttivi”, spiega Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, “il sentiment di chi l’ha già testata oscilla tra la paura e l’acceso consenso, secondo uno schema dicotomico che si ripresenta puntualmente ogni volta che ci troviamo di fronte alle grandi rivoluzioni tecnologiche annunciate”.
SUA MAESTÀ LA TELEVISIONE
Chiarito questo concetto, su cui ritorneremo brevemente più avanti, vediamo più da vicino qualche dato e alcune tendenze inerenti la fase evolutiva che il Censis ha esplicitamente definito ‘era biomediatica’. Per inciso, possiamo anche partire con una buona notizia: il Rapporto sulla comunicazione sottolinea infatti la presenza, all’interno di un media mix notoriamente reduce da un percorso a dossi (pandemia, lockdown, faticosa risalita postemergenziale,
dinamiche inflattive sfavorevoli e via di questo poco allegro passo), di alcuni mezzi in grado di catalizzare l’interesse di un’ampia fascia di pubblico e di soddisfare una vasta gamma di esigenze informative. A svolgere questo compito con la consueta consapevolezza delle proprie forze è innanzitutto la televisione, che ha ovviamente dovuto cambiare pelle sotto almeno due aspetti primari (le modalità di fruizione e la composizione strutturale dei palinsesti) ma che non ha nessuna intenzione di dire addio al trono su cui è stata seduta per vari decenni, tra l’altro non certo vissuti ‘in pace’ e senza dover superare ostacoli e difficoltà.
Nel 2023 essa ha scandito i ritmi quotidiani del 95,9% degli italiani, quota che corrisponde a un incremento del +0,8% rispetto all’anno precedente e che deriva dalla somma, non solo algebrica, di più componenti. Più specificamente, il Censis mette in evidenza la sostanziale stabilità dell’emittenza tradizionale (il digitale terrestre), la crescita di quella satellitare (+2,1%, sempre nel 2023 vs 2022) e l’ul-
teriore impennata della Tv via internet. I segmenti web Tv e smart Tv registrano complessivamente un delta del +3,3% e raggiungono ormai la maggioranza assoluta dei telespettatori italiani (56,1%). A proposito di quote di copertura, merita una citazione anche la mobile Tv, in virtù dei margini di diffusione che ha saputo sfruttare nel giro di tre lustri: è infatti passata dall’1,0% d’inizio 2008 al 33,6% di fine 2023.
A incidere in modo determinante sulla ‘seconda giovinezza’ del comparto audiovisivo non sono solo l’incessante evoluzione tecnologica e le opportunità a essa connesse (in senso letterale): ancora più rilevante è il ruolo svolto dall’adeguamento dei palinsesti alle nuove esigenze di fruizione, radicalmente differenti rispetto a quelle di un passato – nemmeno tanto remoto – in cui il nucleo familiare si radunava sul divano dopo cena, una volta archiviati gli impegni professionali, casalinghi e scolastici della giornata.
Per spiegare quali sono le caratteristiche primarie della ‘Personal Tv’ il Censis (che per la stesura del Rapporto sulla comunicazione si è avvalso della
A oltre quattro decenni dal boom dell’emittenza commerciale privata, la televisione non ha ancora deposto lo scettro di Regina del media mix. A sinistra, Giuseppe De Rita, Presidente del Censis.
La potenza del mezzo televisivo è stata ribadita dalla sua capacità di abbinare le connotazioni tradizionali all’innovazione, nonché alla necessità di offrire agli utenti palinsesti su misura e nuove modalità di fruizione.
La necessità di accedere a informazioni attendibili è stata acuita dalla diffusione delle fake news, spesso non facilmente distinguibili dalle notizie reali.
Fra i social network brilla la stella di Instagram, che ha superato i notiziari radiofonici come attendibile fonte d’informazione a tutti gli effetti.
collaborazione di Rai, Mediaset, Intesa Sanpaolo, TV2000 e WindTre) ha proposto lo specifico esempio delle serie televisive, che continuano a riscuotere un grande successo, e ha per l’appunto sottolineato che a determinarne il gradimento sono anche e soprattutto le modalità di fruizione, in grado di conferire un ulteriore valore aggiunto alla suggestione della trama, all’argomento trattato, alla qualità della recitazione e così via. I telespettatori, in sostanza, sanno cogliere in pieno le opportunità offerte dalle piattaforme e apprezzano il fatto di non dover più aspettare un determinato giorno e orario per la messa in onda dei loro programmi preferiti, di non essere costretti a seguire una puntata per volta e di poter abbinare al ‘quando’ anche il ‘dove’, visto che l’accesso tramite i device mobili ha reso parzialmente obsoleto anche il suddetto divano del salotto. È evidente che l’opportunità non si può trasformare a sua volta in obbligo: la maggioranza degli italiani segue comunque ogni serie con cadenza settimanale ed evita ‘abbuffate’ eccessive. Detto questo, il 35% del
campione guarda almeno tre puntate alla settimana, un’alternativa che ovviamente non era contemplata quando l’offerta, dal punto di vista tecnologico, era limitata al ‘tubo catodico’.
Oltre a confermare l’esistenza di questo trend, il Rapporto sulla comunicazione ha preso in esame le concause che lo hanno generato e consolidato e ha messo in risalto tre ragioni principali, sostenute da cifre quasi coincidenti (solo due punti percentuali di differenza tra la prima e la terza). Più nel dettaglio, il 32,9% dei fan delle serie televisive le segue perché “è comodo guardarle quando e dove si vuole”, il 31,6% perché i singoli episodi “sono brevi e meno impegnativi di un film” e il 30,9% per poter guardare “più puntate a fila, una dopo l’altra”.
REALTÀ VS FAKE NEWS
Passando a un rapido e sintetico excursus sugli altri temi analizzati dal Censis, è d’obbligo tornare ai riflessi dell’avvento dell’AI.
Per citare le esatte espressioni utilizzate dagli artefici del Report, se oggi si parla molto di Intelligenza Artificiale non è tanto per i suoi ‘impieghi’ quanto per i suoi potenziali ‘effetti’: quasi tre italiani su quattro (74,0%) ritengono infatti che le connotazioni del suo sviluppo, allo stato attuale, siano ancora imprevedibili e non possano essere definite con precisione. Non stupisce che in tale contesto il proverbiale bicchiere sia visto mezzo pieno da una parte degli interpellati e mezzo vuoto da un’altra: la motivazione principale che spinge gli ottimisti a dichiararsi tali è che le macchine non potranno mai sviluppare una vera forma di intelligenza paragonabile a quella degli esseri umani, mentre i pessimisti sono preoccupati proprio per la ragione opposta e ritengono possibile la progressiva estinzione del concetto di ‘empatia umana’.
Tra l’altro, è nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale che spicca l’importanza del già accennato tema del ‘vero e falso’: secondo un consistente numero di individui, aumenterà la diffusione di notizie non verificabili e diminuirà la capacità di distinguere la realtà dalle cosiddette fake news, con grandi rischi per le democrazie (è il parere del 68,3% del campione) e per la privacy dei cittadini, che passeranno – secondo il 66,3% delle persone – sotto il diretto controllo degli algoritmi.
Non mancano i pareri su argomenti più specifici e, in alcuni casi, piuttosto singolari: 56 individui su 100 ipotizzano una serie di benefici in tema di assistenza sanitaria e 44 su 100 affermano che “saranno contenti i più giovani”, nel senso che il ricorso all’AI cancellerà definitivamente il reale significato della parola ‘studiare’...!
LE FONTI D’INFORMAZIONE
Come è noto, il processo di convergenza è stato da tempo intrapreso dalla totalità dei media: si va dalla connected Tv e dalla web radio alle digital editon delle testate cartacee e al Digital Out-of-Home, senza
TVKEY
Mauro Murero
dimenticare il felice connubio tra cinema ed eventi, che citiamo anche per chiarire che l’integrazione crossmediale non è legata esclusivamente alla diffusione delle nuove tecnologie e riguarda, senza eccezioni, tutti i mezzi e le discipline dello scenario. L’intensità e l’irreversibilità del fenomeno si riflettono ovviamente anche sull’informazione e pure in quest’ambito il mezzo televisivo non ha mollato la presa, anche se ha dovuto allentarla.
Indipendentemente dal canale preferito da ogni singolo utente, il classico telegiornale conserva ancora il primo posto assoluto nel ranking delle fonti d’informazione privilegiate; la sua supremazia si è però ridimensionata in modo non indifferente, come conferma la cruda realtà delle cifre.
Il tasso di penetrazione presso la totalità dei ‘consumatori di notizie’ è infatti sceso sotto la soglia della maggioranza assoluta, passando dal 51,2% del 2022 al 48,3% del 2023: un calo di quasi tre punti tondi in dodici mesi e addirittura di 10,8 punti rispetto al 59,1% del 2019, ultimo anno prima della tempesta pandemica.
Sul versante dei media digitali si registrano l’ascesa dei motori di ricerca (+6,2% nel 2023 vs 2022, delta non eguagliato da nessun altro strumento informativo, e quinto anno consecutivo di crescita) e un’ulteriore flessione di Facebook (–5,5%).
Rispetto a quello creato da Mark Zuckerberg, altri social network se la sono cavata decisamente meglio: YouTube è sulla cresta dell’onda (cresce anch’esso da un lustro) e Instagram, definito dal Censis come una sorta di ‘enfant prodige’ della categoria, ha ormai superato i notiziari radiofonici come ‘fonte d’informazione a tutti gli effetti’, ruolo che gli viene riconosciuto dal 15,3% dei fruitori italiani.
Per quanto concerne gli argomenti privilegiati da chi vuole essere aggiornato, spiccano la politica nazionale con il 32,1% (le percentuali sono ovviamente multiple, nel senso che ogni utente interpellato può aver espresso più preferenze), il lifestyle (31,0%) e lo sport (29,2%).
Con l’addio definitivo ai lockdown e alle restrizioni, gli italiani hanno dimostrato una comprensibile voglia di uscire di casa, divertirsi e dedicarsi ai propri hobby e passioni: ne deriva l’elevata posizione occupata dalla voce cultura/spettacolo nella classifica degli argomenti preferiti da chi consulta una fonte d’informazione (27,0%).
IL COSTO DELLA QUALITÀ
A parere degli analisti del Censis, nell’era biomediatica il concetto stesso di informazione è caratterizzato da una crescente richiesta di indipendenza e qualità: il ruolo degli strumenti informativi appare sempre più polarizzato, in funzione dei mezzi preferiti da ogni singolo individuo.
A privilegiare i media mainstream (televisione, radio, stampa quotidiana e periodica) sono soprattutto gli utenti che dichiarano di voler accedere a fonti
“professionali e autorevoli”; chi non li apprezza, invece, afferma di preferire modalità d’informazione più dirette e libere da condizionamenti, anche se non esenti da rischi (per esempio le già citate fake news).
Più specificamente, gli ‘avversari’ dei grandi media tradizionali adducono due motivazioni principali: ritengono che essi siano condizionati dal mondo politico e che l’attendibilità dell’offerta editoriale sia subordinata a interessi economici. Tre persone su quattro concordano sul fatto che l’informazione di qualità possa e debba essere ‘costosa’: deve essere affidata a giornalisti seri e preparati, in grado di verificare fatti e fonti con competenza e professionalità, compito che non può essere assolto da chiunque.
I telegiornali continuano a rappresentare una fonte d’informazione particolarmente gradita dagli utenti. Nella foto: Stefania Cavallaro, conduttrice dell’edizione serale del TG4.
La giovane attrice Maria Esposito nei panni di Rosa Ricci, fra i protagonisti di Mare fuori. La quarta stagione della seguitissima fiction è andata in onda su RaiPlay con due settimane di anticipo rispetto a Rai 2, consentendo agli utenti la visione di più puntate senza dover attendere il giorno e l’ora della programmazione tradizionale.
Rubrica Storytelling
Il Potere della ‘Cuteness’
Una mostra alla Somerset House di Londra ha celebrato l’‘estetica del carino’, un linguaggio universale che ha trovato nella rete e nei contenuti social il suo ideale veicolo di diffusione e può aiutarci a elaborare una realtà sempre più travolgente e complicata.
DI ALESSIA ZAMPANO
Uno dei momenti più virali della cerimonia di assegnazione degli Oscar 2024 che si è svolta al Dolby Theatre di Los Angeles lo scorso 10 marzo, e probabilmente il motivo per cui verrà ricordata questa edizione, è stata la presenza in platea – con tanto di zampette (finte) che applaudivano – del cane Messi. Il border collie di sette anni è il protagonista di una grande prova attoriale in Anatomia di una caduta, pellicola candidata alla statuetta in diverse categorie tra cui quella di ‘Miglior Film’. Anche prima della sua partecipazione, l’attore a quattro zampe aveva fatto parlare di sé a causa di una polemica sollevata da alcuni produttori e personalità dello spettacolo preoccupati del fatto che potesse rubare la scena e attirare troppo l’attenzione sul film a discapito degli altri.
Una preoccupazione non infondata, se consideriamo il fatto che dalla nascita di internet i cani, e soprattutto i gatti, rappresentano uno dei contenuti, se non IL contenuto social più condiviso sul web. Da Grumpy
Cat, la gatta perennemente imbronciata scomparsa nel 2019, a Choupette, l’amato felino dello stilista Karl Lagerfeld, sono tanti i pet che hanno raggiunto lo status di vere e proprie celebrity. In realtà la rete ha solo fatto da cassa di risonanza a un fenomeno preesistente che affonda le sue radici nel concetto di ‘Kawaii’, la cosiddetta ‘estetica del carino’ tipica della cultura giapponese che ha influenzato numerosi aspetti della società contemporanea.
Gli elementi visivi propri della ‘cuteness’ mirano a suscitare in chi guarda un sentimento di tenerezza e di adorabilità e, a questo scopo, utilizzano codici distintivi ben precisi: i colori pastello, le linee semplici e minimaliste che disegnano, però, forme rotonde e morbide, e la presenza di personaggi e creature quasi tutti contraddistinti da occhi grandi e luminosi che evocano un senso di innocenza e vulnerabilità. Tutti elementi in cui si può riconoscere l’influenza dell’iconografia pop tipica dei manga, degli anime e dei videogiochi. Tanto è vero che la principale rappresentante di questa estetica è Hello Kitty, la gattina il cui marchio è detenuto dalla giapponese Sanrio. E proprio sotto la sua egida è stata realizzata la mostra ‘Cute’ – ospitata fino al 14 aprile alla Somerset House di Londra – con l’intento di celebrare e indagare le potenzialità di un fenomeno culturale che ha sempre rivestito un ruolo importante nella società, fino ad assumere i contorni di una vera e propria ossessione, probabilmente anche in risposta alla complessità della realtà che ci circonda. Non dobbiamo stupirci, quindi, se i teneri musetti di gatti e cani – ma anche di maialini, volpi, caprette, foche e chi più ne ha più ne metta – in pose e/o con espressioni buffe ipnotizzano quotidianamente milioni di persone e monopolizzano i contenuti social perché, alla base di questa fascinazione, non c’è semplice intrattenimento ma, come alcune ricerche hanno evidenziato, un vero e proprio effetto terapeutico. La visione di immagini e video a tema ‘cute’, infatti, agisce a livello profondo sull’umore e sulla psiche, scacciando ansia e sensazioni negative e rendendo più positivi ed energici. Ma c’è di più,
Il cane Messi protagonista del film Anatomia di una caduta, in platea alla cerimonia degli Oscar 2024.
come afferma Joshua Paul Dale, pioniere nel campo accademico emergente dei ‘Cute Studies’ e autore del testo Irresistible: How Cuteness Wired Our Brains and Conquered the World. Lo studioso illustra le evidenze scientifiche che correlano la ‘cuteness’ alla sopravvivenza stessa della specie perché inducono le persone a entrare in relazione e a prendersi cura di esserini indifesi (bambini e cuccioli) e cita studi che dimostrano come la visione del carino stimoli l’attenzione e i centri del piacere del cervello umano a una velocità pari a un settantesimo di secondo.
DIFFONDERE GIOIA E CONSAPEVOLEZZA
Lo scorso gennaio nel corso del TedxBari – che ruotava intorno al tema ‘Bestiario’ – Travis Nelson, ingegnere informatico americano trasferitosi a Londra, ha raccontato di come le sue scorribande in bicicletta insieme a Sigrid – un bellissimo esemplare albino di norwegian cat forest – trasmettano gioia e felicità ai passanti che incrociano sul loro cammino. Nati come passatempo durante la pandemia, i video che riprendono Travis & Sigrid in giro per la città sono seguitissimi su Instagram e TikTok e mostrano le persone che si fermano per accarezzare e fotografare la morbidissima micetta che viaggia impavida nel cesto della bici (come i gatti albini della sua specie è sorda e, quindi, non infastidita dal traffico e dai rumori metropolitani). E per esprimere quanto quell’incontro fortuito col ‘famous cat’ dei social generi in loro una contentezza tale da migliorare o, addirittura, dare un senso alla loro giornata (‘this literally made my day’ è il commento più diffuso). Del resto che la vicinanza con gli animali domestici rappresenti una fonte di benessere psicofisico è cosa nota non solo a chi con cani e gatti ci convive ma anche a chi intorno a questa consapevolezza ha costruito un modello di business. Pensiamo ai Cat Cafè, anch’essi tipici della tradizione giapponese ma arrivati anche nel nostro Paese, in cui gli avventori possono bere e mangiare in compagnia degli amati felini – e magari decidere di adottarne uno – o alle lezioni di yoga in cui i gatti o le caprette inducono in chi pratica un maggiore rilassamento oppure, ancora, alle aziende che permettono ai loro dipendenti di portare i loro pet in ufficio perché contribuiscono ad allentare lo stress e ad aumentare concentrazione e produttività.
Come Travis & Sigrid anche Dean & Nala sono affiatatissimi compagni di viaggio e insieme esplorano on the road Paesi di tutto il mondo all’insegna dell’‘ecoslow travel’. Prima in bicicletta, infatti, e poi con un van brandizzato (un vecchio Volkswagen recuperato rigorosamente a mano e con materiali di risulta), questo ragazzone scozzese e la gatta trovatella vanno alla scoperta di città e luoghi naturali. Il loro profilo Instagram conta un milione di follower appassionati da quello che ha le caratteristiche di un vero e proprio racconto seriale. Dean può definirsi una sorta di attivista biofilo che con i suoi post e le sue story si prefigge di sensibilizzare le persone al rispetto di tutte le specie viventi, animali e vegetali.
Sul loro cammino Dean e Nala, infatti, diventano i protagonisti di storie di salvataggio non solo di cani e gatti randagi ma anche di uccelli, insetti ecc., nonché i testimonial di uno stile vita frugale e primigenio a contatto con la natura.
La scorsa estate in Serbia – un Paese in cui la massiccia presenza di cani randagi rappresenta un’emergenza sociale – Dean, con l’aiuto della sua community, ha prestato soccorso a diversi di loro e si è preso cura in prima persona di Charlie e Yasuki (il primo, un cucciolo malato e denutrito che non sareb-
Le sale della mostra ‘Cute’ – ospitata alla Somerset House di Londra – dedicate alla ‘Kittificazione’ della quotidianità. Sotto, il libro Irresistible: How Cuteness Wired Our Brains and Conquered the World di Joshua Paul Dale.
Il profilo Instagram di Travis e della gatta Sigrid (@ skintension).
A
destra, il profilo Instagram di Dean e della gatta Nala (@1bike1world) e quello del gatto ucraino Stepan (@loveyoustepan).
be sopravvissuto sulla strada e la seconda, una vispa cagnetta i cui arti posteriori erano stati immobilizzati da un colpo di pistola). Dopo aver fornito tutte le cure necessarie, Dean ha trovato loro una famiglia adottiva e oggi Charlie vive in Svezia insieme al fratello acquisito Rex (anche loro hanno un profilo Instagram mentre Yasuki in Belgio. Tutto documentato in real time sui social e, con tanto di spinoff da seguire e di narrazione che si dipana su diversi media. Sotto forma di cartoon, infatti, Nala è diventata la protagonista di un libro per bambini, oltre che un tenerissimo peluche, e le sue foto, insieme alle ‘guest star’ Charlie e Yasuki, campeggiano sul calendario 2024. Tutti i ricavi di questa attività – compresi i quasi 80mila euro raccolti dal profilo in pochi giorni di crowdfunding per finanziare le cure e la riabilitazione di Yasuki – sono destinati in beneficenza ai rifugi per animali di tutto il mondo che ne fanno richiesta.
MITI IDENTITARI
Lo scorso settembre, con una delle sue iconiche copertine illustrate, il New Yorker ha reso omaggio ai ‘bodega cat’, una sorta di figura mitologica della Grande Mela. Molti esercizi commerciali della città, in particolare le piccole botteghe alimentari, possono contare sull’aiuto di questi custodi silenziosi che tengono lontani i roditori e, allo stesso tempo, allietano la spesa dei clienti diventando una sorta di attrazione del quartiere. Anche loro hanno un profilo Instagram che, oltre a documentarne le gesta mentre fanno stretching sul bancone della cassa o si appisolano sugli scaffali usando la merce come cuscino, tutela la loro salute segnalando casi di trascuratezza e/o abbandono. A conferma di come la cuteness possa diventare un forte catalizzatore di business, questi gatti rappresentano un vero e proprio richiamo per le persone che sono sorprese e incuriosite dalle loro apparizioni e che, a volte, entrano nei negozi anche solo per fare loro un saluto. I gatti di Istanbul sono i protagonisti di Kedi, un film, uscito nel 2017, che racconta una giornata tipo della capitale turca vista dal loro particolare punto di vista. Una testimonianza di quanto la popolazione felina rappresenti una parte integrante dell’identità stessa di questa città. In questi ultimi due anni i circa milione e mezzo di follower di Stepan hanno potuto vedere, attraverso gli occhi del gatto più ‘rilassato’ e viveur dei social, le distruzioni perpetrate ai danni dei civili dalla guerra in atto in Ucraina. Il gatto, che viveva a Kharkiv, aveva raggiunto un’impressionante notorietà grazie a foto e video che lo ritraevano in una posa ‘umana’, con la zampa appoggiata al tavolino nell’atto di gustare cocktail e calici di vino con tanto di musica dance e luci stroboscopiche in sottofondo. Di seguito all’aggressione russa, il profilo di Stepan ha prima documentato le notti passate all’addiaccio nelle stazioni della metro usate come rifugio e poi la fuga verso località più sicure, dove lui e i suoi padroni hanno trovato ospitalità anche grazie alla loro popolarità. In fin dei conti, la ‘cuteness’ è ciò che ci rende umani.
La copertina del New Yorker dedicata ai ‘bodega cat’, illustrata da R. Kikuo Johnson.
Production Idea
Bedeschi Film trasmette la sua creatività, la sua passione e la sua competenza in ogni produzione che realizza. Si impegna costantemente a trovare l’idea giusta che si adatti alle caratteristiche sempre nuove e diverse delle produzioni.
Giovanni Bedeschi, produttore e regista della Bedeschi Film.
Fondata nel lontano 2002 e quindi da circa 22 anni presente e attiva sul mercato, Bedeschi Film è da sempre sinonimo di garanzia di risultati di qualità. La sua mission è quella di produrre contenuti video di alto livello, con un approccio dinamico e creativo, sperimentando sempre differenti e nuovi tipi di linguaggi e tecnologie. Ce lo racconta in questa intervista Giovanni Bedeschi, produttore e regista della Bedeschi Film.
Ci può innanzitutto parlare dei principali punti di forza di Bedeschi Film? Perché i clienti vi scelgono?
Giovanni Bedeschi: Perché siamo presenti sul mercato dal 2002 e in tutti questi anni il nostro nome è sempre stato garazia di risultati e di qualità. Ci impegniamo a trovare sempre l’idea giusta di produzione, adattandola a seconda delle diverse esigenze dei progetti. Siamo quindi flessibili e dinamici ma senza mai rinunciare alla qualità del nostro lavoro che rimane un must imprescindibile. Ogni progetto ha caratteristiche diverse, che sia uno spot, un branded content, una serie Tv, un film o un
video corporate. Oggi le variabili sono davvero notevoli e il nostro impegno si deve innanzitutto focalizzare sul trovare la migliore idea di produzione a seconda delle diverse caratteristiche del soggetto. È un lavoro sempre più difficile ma anche sempre più bello e sfidante, non c’è niente di scontato e di assodato, tutto cambia di continuo.
Ma in che modo il vostro lavoro è cambiato nel corso di questi 22 anni di attività?
Giovanni Bedeschi: Le posso fare un esempio molto semplice. Quando siamo nati nel lontano 2002 i nostri clienti ci chiedevamo solo degli spot. Oggi, invece, dobbiamo essere molto più ecclettici. L’avvento delle tecnologie digitali, della comunicazione crossmediale, dell’Intelligenza Artificiale ha rivoluzionato e sta rivoluzionando il settore delle produzioni e delle post produzioni. Oggi dobbiamo saper diversificare l’offerta per rispondere a esigenze che in passato non c'erano. Come le dicevo anche prima, è una sfida sempre nuova, ma il nome Bedeschi deve comunque continuare a essere garanzia di qualità per tutti i nostri clienti.
CASA DI PRODUZIONE
A cura di Gianni Martinelli
Quali risultati avete ottenuto nel 2023 e in questi primi mesi del 2024?
Giovanni Bedeschi: Lo scorso è stato un anno decisamente positivo che ci ha visto protagonisti su più progetti e anche nel 2024 siamo ripartiti con buona lena. Stiamo lavorando su produzioni importanti e questo ci riempie di soddisfazione anche perché il mercato in cui operiamo non è sicuramente facile...
Quali sono le principali criticità che trovate sul mercato?
Giovanni Bedeschi: La principale difficoltà con la quale noi, e tutte le altre case di produzione indipendenti, dobbiamo fare i conti è la contrazione delle attività. Oggi i grandi gruppi di agenzie hanno costituito al loro interno delle unit produttive per cui gli spot se li producono da soli. Anche i grandi broadcaster come Rai e Mediaset lo fanno. Questo ha, quindi, determinato un calo di lavoro e un mercato sempre più agguerrito e complicato. Per emergere dobbiamo continuare a fare la differenza. Fortunatamente ci sono ancora clienti che si rivolgono a noi case di produzione indipendenti perché magari c’è un rapporto di stima e fiducia consolidato. La fidelizzazione del cliente è molto importante, considerato anche che i budget non sono mai altissimi. Questo è un altro dei problemi del mercato.
Può citare qualche lavoro che vi ha dato particolari soddisfazioni ultimamente?
Giovanni Bedeschi: Per la catena di supermercati Famila abbiamo prodotto lo spot ‘We are Famila’ con l’agenzia Collettivo +m. Lo scorso anno abbiamo realizzato un lavoro molto importante per il cliente Lavazza ‘Una notte a Torino’, trasmesso da Sky. Si è trattato di un cortometraggio assai coinvolgente in cui viene raccontata la storia del caffè espresso in Italia, che ha come principali protagonisti Angelo Moriondo, l’inventore della prima macchina espresso, e appunto Luigi Lavazza, il fondatore dell’omonima azienda. Sempre tra i nostri lavori più importanti le posso citare la serie Tv Snow Black realizzata per la Rai. Mi preme altresì sottolineare come i nostri servizi siamo spesso anche richiesti da produzioni estere che vengono a lavorare in Italia. Una dimostrazione ulteriore di come la nostra competenza e affidabilità sia ormai riconosciuta da tutti. Tra i lavo-
ri più importanti che le posso ancora citare ci sono quelli per Lamborghini ed E.ON con cui abbiamo vinto recentemente un Silver Lion a Cannes.
Cosa può dirci del team di professionisti che costituiscono oggi la Bedeschi Film?
Giovanni Bedeschi: Prima mi ha chiesto quali sono i nostri principali punti di forza. Ecco, il team è assolutamente un’altra nostra eccellenza. Siamo una squadra di professionisti a cui affianchiamo collaboratori esterni diversi. Lavorare con una squadra super collaudata e rodata ci permette di evitare gli stress e gestire tutti i progetti con la massima serenità possibile, sia per noi sia per i nostri clienti. Molto importante è anche la formazione del personale a cui dedichiamo tempo e risorse importanti; per esempio oggi è ‘molto caldo’ il tema dell’Intelligenza Artificiale e lo stiamo già studiando e utilizzando.
Per concludere, quale sarà la principale sfida che dovrete affrontare e vincere nel prossimo futuro?
Giovanni Bedeschi: La principale sfida che dovremo affrontare e vincere in futuro sarà quella di continuare a ‘cavalcare’ questo mondo sempre più in cambiamento e in divenire. Se la filiera muta, noi dobbiamo essere ancora più bravi a farci trovare pronti per dare ai clienti un servizio di qualità e a valore aggiunto. Chi si affida a noi non deve smettere di sceglierci e affinché ciò accada dobbiamo continuare a fare la differenza, lasciando emergere sempre di più le nostre caratteristiche distintive.
Siamo flessibili e dinamici ma senza mai rinunciare alla qualità del nostro lavoro che rimane un must imprescindibile.
Sotto, un frame dello spot ‘We are Famila’ prodotto con l‘agenzia Collettivo + m.
Frame dagli spot per E.ON (sinistra) e Lamborghini (destra).
“In questi ultimi dieci anni abbiamo sostenuto la nascita di oltre trecento opere, che hanno partecipato a numerosi festival in giro per il mondo”.
Quali sono e come si concretizzano le consulenze e gli aiuti che la sua Film Commission riserva a coloro che scelgono la sua regione?
Il nostro lavoro è dare l’aiuto adeguato al progetto e alla natura dell’impresa con cui dialoghiamo. Per alcuni dobbiamo orientare scelte su territori in cui collocare le storie, oltre che illustrare opportunità di servizi e maestranze, per altri dobbiamo soltanto favorire il dialogo con gli enti locali per i permessi e la logistica. A parte esistono gli aiuti finanziari, regolati da bandi specifici. Abbiamo, ogni anno, tre bandi per sostenere sviluppo e produzione di opere.
Quali aree, location, monumenti, strutture ecc. esistenti nella sua regione ritiene che possano essere maggiormente interessanti per essere utilizzate?
Registriamo una costante richiesta di riprese nella grande area del Delta del Po, nella Bassa Reggiana e Parmense e nella città di Ferrara. Ma stiamo lavorando costantemente per promuovere l’intero territorio.
L’attore protagonista Filippo Scotti in una scena de L’orto americano di Pupi Avati, girata nelle campagne di Cervia (Ra). L’orto americano è una coproduzione Minerva Pictures Group e Duea Film.
Cinema, spot, programmi Tv, branded content, storytelling: quali forme di comunicazione ritiene siano più importanti per le caratteristiche della sua regione?
Per noi l’audiovisivo è cultura, prima che comunicazione. In questo ambito sosteniamo soprattutto cinema e serialità televisiva; con altre modalità collaboriamo per favorire l’accoglienza di format Tv o la produzione di spot e videoclip, senza dimenticare il mondo del gaming.
In quali progetti realizzati recentemente è stata coinvolta la sua Film Commission?
In questi ultimi dieci anni abbiamo sostenuto la nascita di oltre trecento opere, che hanno partecipato a numerosi festival in giro per il mondo. Ovvio che la popolarità di Ferrari di Michael Mann o di Rapito di Bellocchio risulta di facile presa, ma abbiamo anche lavorato con autori come Amelio, Avati, Diritti, Comencini, Seidl e abbiamo favorito debutti importanti. Discorso a parte merita la circolazione dei nostri cortometraggi e dei documentari, in cui la nostra tradizione è rilevante.
Quali iniziative avete nel cassetto e quali produzioni avete già ottenuto per i prossimi mesi?
Il cinema è un ecosistema ampio e frammentato, in cui noi tentiamo di accorciare distanze, promuovere opportunità e consapevolezze. Sosteniamo la formazione e le relazioni con accademie e atenei per rafforzare competenze e mestieri, per aumentare l’occupazione e rinnovare la scena autoriale e imprenditoriale. Accanto a questo c'è il sostegno diffuso alla cultura cinematografica, che parte dalla partnership istituzionale con la Cineteca di Bologna senza dimenticare il ruolo delle sale e dei festival per equilibrare offerta territoriale e artistica. E poi c’è il nostro core business che ci porta a coltivare e favorire progetti ambiziosi di autori e produttori: per l’autunno aspettiamo Il treno dei bambini, diretto da Cristina Comencini e prodotto da Palomar, il nuovo film di Avati, L’orto americano, e il debutto alla regia di autrici come Greta Scarano, le sorelle Bertani e Alissa Jung. Sul territorio ci saranno riprese di importanti fiction come Estranei e Motor Sport, e altro ancora non divulgabile.
Film Commission Torino Piemonte
BEATRICE BORGIA – PRESIDENTE
PAOLO MANERA – DIRETTORE
“Una peculiarità del Piemonte è quella di poter offrire un enorme ventaglio di soluzioni paesaggistiche e architettoniche che spesso consentono alle location di trasformarsi in altri luoghi”.
Quali sono e come si concretizzano le consulenze e gli aiuti che la sua Film Commission riserva a coloro che scelgono la sua regione?
Beatrice Borgia: Il sostegno alle produzioni si articola in servizi e finanziamenti che coprono tutto il percorso di un progetto sia con film funds dedicati, sia con il supporto per la ricerca di location, personale, facilities e possibili coproduttori e distributori.
Quali aree, location, monumenti, strutture ecc. esistenti nella sua regione ritiene che possano essere maggiormente interessanti per essere utilizzate?
Paolo Manera: Una peculiarità del Piemonte è quella di poter offrire un enorme ventaglio di soluzioni paesaggistiche e architettoniche che spesso consentono alle location di trasformarsi in altri luoghi (Torino come Roma, Parigi, Milano, Sarajevo per esempio), aumentando considerevolmente il numero di produzioni che possono essere accolte. Non a caso diciamo spesso che “abbiamo tutto tranne il mare”, tanto da averci fatto realizzare anche una campagna pubblicitaria con il claim ‘Everything but the sea’.
Cinema, spot, programmi Tv, branded content, storytelling: quali forme di comunicazione ritiene siano più importanti per le caratteristiche della sua regione?
liana Netflix più vista al mondo nel 2023 di cui attendiamo la messa in onda della seconda stagione nei prossimi mesi. Documentari, spot, programmi Tv e ogni forma audiovisiva, compresa l’animazione, sono fondamentali per la costruzione di una filiera artistica e professionale aperta soprattutto ai nuovi talenti.
In quali progetti realizzati recentemente è stata coinvolta la sua Film Commission?
Riccardo Scamarcio sul set di Face for Glory di Stefano Mordini (Foto: Margherita Mirabella).
Beatrice Borgia: Film e serie Tv, soprattutto se di respiro internazionale, sono senz’altro lo strumento di promozione più forte per Torino e il Piemonte. Un esempio su tutti, La Legge di Lidia Poët, la serie ita-
Beatrice Borgia: Nel corso del 2023 sono stati ben 236 i progetti sostenuti dalla nostra FC. Un’intensità senza precedenti che ha prodotto 1.300 giornate di riprese, idealmente traducibili in una media di 4 set al giorno per ogni giorno dell’anno. Tra i titoli di spicco, oltre alla già citata Lidia Poët, anche Fast X, Ferrari di Michael Mann, Lubo di Giorgio Diritti, Race for Glory di Stefano Mordini, Confidenza di Daniele Luchetti, L’amica geniale di Laura Bispuri, I dannati di Roberto Minervini (recentemente premiato al Festival di Cannes).
Quali iniziative avete nel cassetto e quali produzioni avete già ottenuto per i prossimi mesi?
Paolo Manera: Il 2024 vede al momento un numero minore di produzioni, dato il contesto nazionale e internazionale, ma grazie ai diversi generi attivi si riscontra il Piemonte in attività, con importanti produzioni realizzate nei primi mesi dell’anno, come la seconda stagione della serie Tv Sky Original Blocco 181, o film indipendenti come Finale Allegro diretto da Emanuela Piovano con Barbara Bouchet. Sono numerose le produzioni in partenza nei prossimi mesi, con altri sette lungometraggi realizzati entro fine anno e importanti serie Tv.
Fondazione Film Commission Regione Campania
MAURIZIO GEMMA – DIRETTORE
“Il grande patrimonio artistico e archeologico della Campania, i centri storici antichissimi, il glamour delle località costiere e delle isole, oltre al fascino delle grandi aree metropolitane, rendono il territorio campano un set ricchissimo di ambienti anche inediti”.
Quali sono e come si concretizzano le consulenze e gli aiuti che la sua Film Commission riserva a coloro che scelgono la sua regione?
La FCRC attrae e agevola la realizzazione di film, serie Tv e altri audiovisivi in Campania, facendo dell’accoglienza e della capacità di accompagnare le produzioni il suo punto di forza. Nel concreto, con i nostri servizi gratuiti, assistiamo le società di produzione nella ricerca delle ambientazioni e in tutte le fasi procedurali per l’ottenimento dei permessi alle migliori condizioni possibili. Inoltre, la FCRC è dotata di una location guide, un database location visibile sul sito internet della Fondazione, e di una production guide, un elenco di professionisti e aziende campane operanti nel settore dell’audiovisivo. Con la Legge Regionale n. 30/2016 ‘Cinema Campania’, inoltre, la Regione Campania ha reso stabile il sistema di sostegno e incentivi alla produzione audiovisiva in Campania mediante il ‘Piano Cinema’ annuale. Inoltre, attraverso progetti mirati e risorse provenienti da fondi europei, la regione investe nel potenziamento dell’offerta territoriale di servizi e infrastrutture per l’audiovisivo, nell’aggiornamento delle competenze del comparto professionale campano, nella presenza delle imprese campane ai principali festival e mercati internazionali di settore, oltre che nella promozione territoriale attraverso l’audiovisivo e nuove esperienze di cineturismo.
Il grande patrimonio artistico e archeologico della Campania, i centri storici antichissimi, il glamour delle località costiere e delle isole, oltre al fascino delle grandi aree metropolitane, rendono il territorio campano un set ricchissimo di ambienti anche inediti. Ancora, il territorio vanta la presenza di vulcani, di cavità sotterranee, di parchi naturali, ma anche di porti, aree postindustriali, stazioni, aeroporti: un'eccezionale varietà di possibili ambientazioni. Per noi è importante conoscere molto bene tutto il territorio per offrire alle produzioni dei suggerimenti coerenti con le loro esigenze artistiche, ma anche logistiche.
In quali progetti realizzati recentemente è stata coinvolta la sua Film Commission?
Una scena iconica della quarta stagione di Mare fuori (regia di Ivan Silvestrini, prodotto da Rai Fiction, Picomedia Foto: Sabrina Cirillo).
Quali aree, location, monumenti, strutture ecc. esistenti nella sua regione ritiene che possano essere maggiormente interessanti per essere utilizzate?
Dal gennaio 2024 a oggi, abbiamo già assistito circa cinquanta produzioni. In queste settimane siamo coinvolti nelle attività di realizzazione della popolare serie Tv Mina Settembre, nonché in quelle di preparazione della quinta stagione della serie Mare fuori. Sul versante dei lungometraggi, sono da poco terminate le riprese del nuovo film di Antonio Capuano Hungry Bird e del film Vesuvio di Cécile Allegra, con Marco D’Amore, mentre sono in corso le riprese della commedia di Eduardo De Filippo Questi fantasmi nel rifacimento diretto da Alessandro Gassmann con Anna Foglietta e Massimiliano Gallo. Abbiamo inoltre sostenuto, anche attraverso il Piano Cinema, la realizzazione dell’ultimo film di Paolo Sorrentino Parthenope, in concorso all’ultimo festival di Cannes. Da quattro anni, siamo inoltre coinvolti nell’organizzazione del premio ‘Nastri d’Argento-Grandi Serie’ in collaborazione con il SNGCI e abbiamo da poco creato un corso di aggiornamento professionale per Location Manager.
Sicilia Film Commission
NICOLA TARANTINO DIRETTORE
“Ritengo che le produzioni cinematografiche, ivi compresi i documentari, costituiscano il migliore viatico per la promozione della Sicilia”.
Quali sono e come si concretizzano le consulenze e gli aiuti che la sua Film Commission riserva a coloro che scelgono la sua regione?
Sicilia Film Commission incentiva la realizzazione di opere cinematografiche e audiovisive in genere, pubblicando annualmente un bando per la concessione di contributi alle case di produzione, sotto la veste di aiuti di Stato alle imprese. Cofinanziamo fino al 20% del costo di produzione (30% per documentari e cortometraggi) nei limiti del tetto massimo stabilito anno per anno, sulla base delle risorse disponibili.
Inoltre siamo molto impegnati sul territorio in veste di facilitatori per quanto riguarda i profili amministrativi e logistici che interessano la permanenza delle troupe sul nostro territorio, sia per quanto concerne gli aspetti dei permessi, sia mettendo a disposizione una serie di convenzioni nel settore dell’accoglienza alberghiera. Infine, sul nostro sito siciliafilmcommission.org è attiva una ‘Production Guide’ che presenta ai produttori una vetrina di aziende e professionalità siciliane del settore in gra-
do di agevolare il casting dei servizi e delle troupe per ottemperare gli obblighi di spesa minima in Sicilia (almeno il 150% del contributo concesso).
Quali aree, location, monumenti, strutture ecc. esistenti nella sua regione ritiene che possano essere maggiormente interessanti per essere utilizzate?
Certamente le location legate all’immenso patrimonio archeologico, culturale e naturalistico, ma anche le zone urbane e i borghi rurali dell’entroterra negli
ultimi anni hanno riscosso un interesse particolare per l’ambientazione di opere cinematografiche, oltre naturalmente a quelle di carattere documentaristico.
Cinema, spot, programmi Tv, branded content, storytelling: quali forme di comunicazione ritiene siano più importanti per le caratteristiche della sua regione?
Personalmente ritengo che le produzioni cinematografiche, ivi compresi i documentari, costituiscano il migliore viatico per la promozione della Sicilia e per articolare forme di comunicazione direttamente correlate al cineturismo, leva sulla quale negli ultimi anni stiamo molto puntando.
In quali progetti realizzati recentemente è stata coinvolta la sua Film Commission?
Un’elencazione puntuale sarebbe lunghissima. Mi limiterò a ricordare i lungometraggi The End di Joshua Oppenheimer (con Tilda Swinton, George MacKay e Michael Shannon), Eterno visionario di Michele Placido e le serie Tv I leoni di Sicilia di Paolo Genovese per Disney+, Il Gattopardo di Tom Shankland per Netflix e L’arte della gioia di Valeria Golino per SKY, oltre alle ormai popolarissime serie di Rai 1 Màkari e Vanina - Un vicequestore a Catania.
Quali iniziative avete nel cassetto e quali produzioni avete già ottenuto per i prossimi mesi?
Proprio in questi giorni stiamo avviando le fasi di valutazione delle istanze pervenute per il bando 2024. È ancora prematuro elencare le produzioni che nell’anno in corso approderanno in Sicilia. Ma, a giudicare dai progetti ammessi alla fase di valutazione, avremo delle belle soddisfazioni anche quest’anno.
Una scena del lungometraggio Eterno visionario di Michele Placido.
Trentino Film Commission
LUCA FERRARIO DIRETTORE
“Le produzioni che ospitiamo spaziano dai lungometraggi ai documentari, dalle fiction Tv ai programmi televisivi fino ai progetti di animazione”.
Quali sono e come si concretizzano le consulenze e gli aiuti che la sua Film Commission riserva a coloro che scelgono la sua regione?
Grazie a una consolidata rete di rapporti con il territorio siamo in grado di garantire un’assistenza alle produzioni molto strutturata. Questo sia grazie alla nostra attività sia perché ci appoggiamo a un territorio ben organizzato e in grado di dare risposte rapide. A tutto questo si aggiunge una stabilità sullo stanziamento dei fondi: i contributi vengono assegnati con modalità chiare e sempre uguali e i produttori riescono quindi a pianificare tutte le fasi.
Quali aree, location, monumenti, strutture ecc. esistenti nella sua regione ritiene che possano essere maggiormente interessanti per essere utilizzate?
La maestosità delle Dolomiti rende il Trentino una delle località più spettacolari al mondo. Tuttavia, ci sono molti altri luoghi meno noti ma di grande effetto, come il lago e le palafitte di Ledro (Patrimonio Unesco). In veste più moderna, il polo tecnologico Be Factory a Rovereto e il quartiere delle Albere a Trento progettato da Renzo Piano.
Cinema, spot, programmi Tv, branded content, storytelling: quali forme di comunicazione ritiene siano più importanti per le caratteristiche della sua regione?
Oggi c’è una grande continuità e siamo in costante contatto con società di alto livello che sanno che il Trentino può essere una buona opzione per i loro
progetti. Le produzioni che ospitiamo spaziano dai lungometraggi ai documentari, dalle fiction Tv ai programmi televisivi, fino ai progetti di animazione. Per noi è importante sostenere tutte quelle produzioni che possano rappresentare per il nostro territorio un motore in grado di generare ricadute immediate nonché opportunità di lavoro e di ritorni di promozione e di immagine.
In quali progetti realizzati recentemente è stata coinvolta la sua Film Commission?
Sul nostro territorio abbiamo ospitato in autunno le riprese del nuovo film di Gianni Amelio, Campo di battaglia, una produzione Kavac e Rai Cinema. Si sono concluse da poco anche le riprese della seconda stagione di Blackout – vite sospese, una produzione Eliseo Entertainment con Rai Fiction. Nel mese di aprile su Rai YoYo e Rai Play è andata in onda Gateway 66, una serie in animazione e live action ideata da Gruppo Alcuni per la regia di Sergio Manfio con la consulenza degli scienziati del MUSE, il Museo delle Scienze di Trento.
Quali iniziative avete nel cassetto e quali produzioni avete già ottenuto per i prossimi mesi?
Stiamo lavorando molto sulla crescita del comparto locale e la sua produttività. A fine anno tornerà Visà-vis con la terza edizione, un’iniziativa che coinvolge produttori di documentario trentini e di altri territori e li mette a confronto con i principali broadcaster della Tv italiana. Nei prossimi mesi ospiteremo sul territorio le riprese di ‘Forest’, il nuovo progetto animato di Al One. Sono in corso numerosi sopralluoghi che si potrebbero concretizzare in progetti di alto livello da ambientare in Trentino entro la fine dell’anno.
Blackout - Vite sospese con Alessandro Preziosi e Rike Schmid.
Veneto Film Commission
JACOPO CHESSA CEO
“Il Veneto ha bisogno di essere raccontato, più che essere usato come scenografia”.
Quali sono e come si concretizzano le consulenze e gli aiuti che la sua Film Commission riserva a coloro che scelgono la sua regione?
La Veneto Film Commission utilizza un fondo location scouting che è in qualche modo il biglietto da visita della regione verso le produzioni cinematografiche. Vengono in genere sostenute spese di hotel, spostamenti e location manager, lavorando a stretto contatto con la produzione nell’individuazione delle location. La VFC dispone inoltre di un database di maestranze residenti sul territorio e, per ogni singola produzione, fa da cerniera con i professionisti più indicati.
Quali aree, location, monumenti, strutture ecc. esistenti nella sua regione ritiene che possano essere maggiormente interessanti per essere utilizzate?
Il Veneto ha la caratteristica di avere un panorama molto vario, spesso assai duttile. Si va dalle montagne alla costa, dal Delta del Po alle Colline del Pro-
secco, dal Garda alla Laguna. Inoltre città e borghi d’arte e, naturalmente, Venezia. Molte location sono estremamente conosciute, altre ancora poco sfruttate. Il lavoro della Veneto Film Commission è sia il coordinamento nella gestione delle location, sia anche l’attività di scoperta di luoghi ancora sconosciuti al cinema.
Cinema, spot, programmi Tv, branded con-
tent, storytelling: quali forme di comunicazione ritiene siano più importanti per le caratteristiche della sua regione?
Sicuramente cinema e serialità. Il Veneto ha bisogno di essere raccontato, più che essere usato come scenografia.
In quali progetti realizzati recentemente è stata coinvolta la sua Film Commission?
Ne cito alcuni, che rappresentano tipologie di lavori diversi fra di loro.
In the Hand of Dante, l’ultimo film di Julian Schnabel, ha un cast stellare: Oscar Isaac, Gal Gadot, Jason Momoa, Gerard Butler, John Malkovich e Al Pacino. Il film è stato girato a Venezia, Verona e Padova ed è una coproduzione internazionale che vede come compagine italiana MeMo Films di Francesco Melzi d’Eril e, come produttore esecutivo italiano, Indiana. Stucky, serie prodotta da Rosamont con Rai Fiction, tratta dai romanzi di Fulvio Ervas con protagonista Giuseppe Battiston. Una serie che ha nel territorio di Treviso e provincia un vero e proprio personaggio.
Anselm, l’ultimo ritratto d’artista firmato da Wim Wenders e presentato a Cannes 2023, un film sull’opera e la vita di Anselm Kiefer, che tocca Venezia nell’anno in cui Palazzo Ducale ha dedicato all’artista tedesco una mostra di straordinario respiro.
Quali iniziative avete nel cassetto e quali produzioni avete già ottenuto per i prossimi mesi?
Tra i progetti non top secret si può citare Un passo dal cielo 8, che occuperà l’estate veneta nel Cadore. Una serie di grande successo e di straordinaria potenzialità attrattiva per il territorio.
Giuseppe Battiston protagonista della serie Stucky prodotta da Rosamont con Rai Fiction.
Roma Lazio Film Commission
Lazio, location e formazione
La Roma Lazio Film Commission ci ha invitato a visitare la sua nuova sede dove ci ha raccontato le strategie in fatto di formazione professionale e di valorizzazione delle location.
DI MAURIZIO ERMISINO
Lorenza Lei, Delegata per il Cinema e l’Audiovisivo della Regione Lazio, e Maria Giuseppina Troccoli, Commissario Straordinario di Roma Lazio Film Commission, alla conferenza stampa di lancio del Progetto.
Non è una cosa da tutti i giorni ricevere un invito di questo tipo. E soprattutto da un padrone di casa così importante. Lo scorso 28 maggio la Roma Lazio Film Commission ci ha invitato nella sua nuova, bellissima casa. Che è molto di più di una dimora. È il nuovo Polo del Cinema e dell’Audiovisivo della Regione Lazio nato a Roma, che dal 1 giugno è anche la nuova sede della Roma Lazio Film Commission. I locali, in Via Parigi 11, hanno un significato simbolico: a pochi metri da Stazione Termini, e quindi facilmente raggiungibili da tutti i luoghi, sono una porta aperta verso tutto il territorio della Regione Lazio, su cui la Roma Lazio Film Commission punta fortemente. Perché il cinema è Roma, ma non solo. L’occasione dell’incontro è stata la conferenza stampa di presentazione del Progetto di Incontri sulle Professioni del Cinema e dell’Audiovisivo, organizzato da Roma Lazio Film Commission.
UNA NUOVA CASA: IL POLO DEL CINEMA E DELL’AUDIOVISIVO DELLA REGIONE LAZIO
La nuova sede del Polo del Cinema e dell’Audiovisivo della Regione Lazio si trova al primo piano, proprio di fronte alle Terme di Diocleziano, su cui affacciano le ampie vetrate. È un luogo luminoso e spazioso, accogliente, uno spazio per incontrarsi, per apprendere, un cantiere aperto dove creare sinergie e formazione. È il luogo perfetto per lavorare e per essere di rappresentanza di una realtà che si sta impegnando molto in varie direzioni. Ad accoglierci, a fare gli onori di casa, sono state Lorenza Lei, Delegata per il Cinema e l’Audiovisivo di Regione Lazio, e il Commissario Straordinario della Roma Lazio Film Commission, Maria Giuseppina Troccoli. “Abbiamo iniziato da qui, abbiamo dato la possibilità a questo spazio di vivere: inaugurata dal Presidente Rocca, questa è la sede del Polo del Cinema e dell’Audiovisivo di questa
regione”, ha esordito Lorenza Lei. “Questo è un polo vicino a Stazione Termini e quindi vicino a tutta la Regione Lazio”. “La Film Commission sta lavorando in sinergia e in sintonia con la regione per portare a casa tutti quei risultati che si spera arrivino”, ha aggiunto Maria Giuseppina Troccoli. “L’attività è talmente vasta che ce la metteremo tutta per raggiungere i migliori risultati possibili”.
LA VALORIZZAZIONE DELLE
LOCATION: NUOVA
MAPPATURA E NUOVE MODALITÀ DI PRESENTAZIONE
La Roma Lazio Film Commission si sta muovendo su diversi fronti: l’attenzione all’internazionalizzazione, la formazione professionale e, ovviamente, la promozione delle location. Partiamo proprio da qui. “Stiamo lavorando alla valorizzazione delle location attraverso una nuova mappatura e nuove modalità di presentazione”, ha raccontato Troccoli. “Da gennaio abbiamo scritto a tutti i comuni del Lazio una lettera: abbiamo chiesto a tutti un referente per le location e i permessi. Tre quarti dei comuni hanno risposto e oggi abbiamo un nuovo elenco di referenti. In questo modo possiamo fornire indicazioni ai produttori quando hanno bisogno di contattare i comuni per le loro produzioni”. Ma anche la promozione delle varie location ha una nuova veste, un nuovo strumento. “I Talking Place sono dei cortometraggi della durata di pochi minuti in cui sono i luoghi stessi a parlare e raccontare le bellezze dei propri territori”, racconta Maria Giuseppina Troccoli. “Questi cortometraggi resteranno ai comuni che potranno usarli per la loro promozione”. Ma in proposito c’è un’altra novità. “Andremo ad aprire degli sportelli sul territorio del Lazio, che potranno appoggiarsi ai distretti che la regione già ha”.
LA FORMAZIONE PER CHI È
UN PROFESSIONISTA DEL SETTORE E CHI LO VUOLE DIVENTARE
Ma la Roma Lazio Film Commission punta forte anche sulla formazione professionale, diventata uno dei nodi cruciali del suo programma. “Secondo i dati Cinetel 2023, il 42% dei giovani tra i 15 e i 34 anni vanno al cinema: è un dato sul quale fa perno tutta la filiera del settore”, spiega Lorenza Lei per introdurre l’impegno della Regione Lazio in questo senso. “Questi numeri danno l’idea di quello che vogliamo fare ora e in futuro. Dare attenzione a questo settore vuol dire prestarla a chi è un professionista e a chi lo vuole diventare. Pensiamo a tutta la filiera, dalla scrittura alla promozione passando per la produzione”. “La formazione tecnica è sia per chi già lavora sia per i giovani che vogliono intraprendere questa attività e avere prospettive di lavoro”, aggiunge Maria Giuseppina Troccoli. “Stanno nascendo nuove professioni e l’obiettivo è quello di farle conoscere”. Coerentemente con il discorso di cui sopra, anche gli incontri di formazione sono pensati per essere dif-
fusi su tutta la regione. “Gli incontri si svolgeranno a Roma, presso il nuovo Polo dell’Audiovisivo, ma anche sul territorio”, spiega. “È qualcosa di simbolico. La Film Commission vuole essere vicina a tutto il territorio del Lazio. Roma è una delle sedi mondiali del cinema, ma il Lazio è un territorio vastissimo: ci sono comuni e cittadine che possono offrire tantissimo”. La produttrice Francesca Cima (Indigo Film), intervenuta alla conferenza stampa, dal suo punto di vista privilegiato si è detta d’accordo: “Ci sono tantissime persone che vogliono fare questo lavoro, ma non tutti sanno come muoversi”, ha spiegato. “Io incontro tanti ragazzi che desiderano intraprendere questa carriera. Non solo regista e attore, ma anche art direction, truccatore. Non c’è un indirizzo. C’è tanta teoria e poco apprezzamento del lavoro più artigianale che potrebbe essere utile. Tanti posti di lavoro possono aprirsi”. Per cui iniziative come queste vanno pubblicizzate.
IL LOCATION MANAGER, UNA FIGURA
PROFESSIONALE MOLTO RICHIESTA
Le giornate di formazione della Roma Lazio Film Commission sono iniziate a Roma, il 6 giugno, con un incontro sulla professione del Location Manager, che è molto richiesta, condotto da Enrico Latella, professionista con esperienza decennale nel settore, il quale ha
Il nuovo Polo del Cinema e dell’Audiovisivo della Regione Lazio, in Via Parigi 11, si trova a pochi metri da Stazione Termini, ed è facilmente raggiungibile da tutta la regione: è un’ideale porta aperta per il territorio.
Lorenza Lei, Delegata per il Cinema e l’Audiovisivo della Regione Lazio, e Maria Giuseppina Troccoli, Commissario Straordinario di Roma Lazio Film Commission, insieme al Professor Arnaldo Colasanti, che ha moderato l’incontro.
curato la ricerca location per grandi produzioni italiane e internazionali. Ha approfondito le caratteristiche del lavoro nel campo delle location e le conoscenze necessarie per intraprendere tale professione. “È una figura fondamentale e ce ne sono pochi veramente specializzati”, ha spiegato Maria Giuseppina Troccoli. “Spesso sono figure a metà tra guide turistiche e impiegati del comune che suppliscono alla mancanza di questa professionalità. È una figura che serve alle produzioni e alla valorizzazione del territorio”. Il corso ha spiegato come ci si deve muovere cercando le location, ma anche come procere per le autorizzazioni, la gestione della logistica e i rapporti con le realtà del territorio. È un lavoro che non si ferma a una fase precedente alla produzione, per la scelta della location, ma accompagna la realizzazione del film, la regia, la fotografia, la logistica. Uno dei temi legati a questo lavoro sono le riprese con i droni; un altro è l’accesso ai beni del patrimonio pubblico, che hanno modalità specifiche da seguire. Il Location Manager si deve occupare anche della ricettività alberghiera, della logistica, dei trasporti.
L’EFFETTISTA DEL TRUCCO, UN MESTIERE CON
MOLTI SBOCCHI PROFESSIONALI
Le giornate di formazione continueranno a settembre, in altri luoghi del territorio laziale. A Formello si terrà un corso sugli effetti speciali del trucco, affidato a Giulia Giorgi di Baburka Production.
“Si tratta di quelle competenze che si occupano della trasformazione degli attori, di produzioni anatomiche, come le mani mozzate, della creazione dei mostri, ma anche dell’abbellimento degli attori”, ha spiegato Maria Giuseppina Troccoli. “Chi è for-
mato in questo campo ha competenze in scultura, in formatura, in prostetica, nel make-up”. Ma le differenti arti in questo mestiere sono moltissime: parliamo anche di maschere, animatronica, puppet, face e body painting. È l’arte in cui si lavora anche su iperrealismo e sugli effetti di sangue. Ovviamente gli sbocchi professionali non sono solo nel campo cinematografico, ma anche in quello televisivo o teatrale, e in manifestazioni particolari come le fiere dei fumetti e gli eventi di cosplay. “Il professionista è chiamato effettista, ed è un caporeparto integrato nei reparti trucco, acconciatura o scenografia”. La lezione avrà anche una dimostrazione pratica, con alcuni dei ragazzi che potranno cimentarsi nella creazione e apposizione di alcune protesi.
MUSICA PER IMMAGINI: I LAVORI DI COMPOSITORE, SOUND DESIGNER, MONTATORE DELLE MUSICHE…
Sempre a settembre, a Ladispoli, si terrà il corso dedicato alla musica per le immagini, curato da Franco Bixio, compositore di colonne sonore e Presidente del gruppo editoriale Bixio, affiancato dal compositore Federico Bisozzi. “Si tratta di un’altra opportunità di lavoro”, illustra Troccoli. “È un primo incontro sulla composizione musiche per film e ogni altro contenuto laddove la musica è collegata alle immagini. Esso fornirà una panoramica su varie figure professionali: compositore, sound designer, montatore delle musiche, music supervisore, editore musicale”. L’incontro darà elementi per approcciarsi alle suddette particolari professioni, che richiedono un bilanciamento tra attitudini creative e competenze tecniche, indicando i percorsi formativi utili a fornire un bagaglio di conoscenze necessarie per un futuro lavorativo nel settore.
UNA BORSA DI STUDIO PER ATTORI: THE LEE STRASBERG THEATRE & FILM INSTITUTE DI LOS ANGELES
L’impegno nella formazione dei giovani di Roma Lazio Film Commission è concreto. E lo dimostra un’altra iniziativa. Regione Lazio ha offerto una borsa di studio a dieci giovani attori nel Lazio per frequentare The Lee Strasberg Theatre & Film Institute di Los Angeles, dove potranno seguire il corso di recitazione ‘Two-week Method Acting Intensive – Transformative Learning Experience’. “Una cosa che ho sempre pensato è che in questo settore si dà scarso peso agli attori”, ha spiegato Maria Giuseppina Troccoli. “Quando si parla di sostegno alle produzioni in questi settori spesso non si presta abbastanza attenzione agli attori; ci sono però tanti attori, giovani o meno giovani, che non riescono a trovare la strada giusta per farsi valere”. “Alloggio e viaggio sono a carico dei partecipanti”, aggiunge. “Le spese del corso sono a carico di Roma Lazio Film Commission”. I corsi si terranno a Los Angeles a luglio.
a BBDO ltaly e EON ltaly di averci sfidato a produrre una grande idea sospesa.
Grazie
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ENZO CHIARULLO PRAGMATIKA
PAOLO FERRIGNO PUBLIONE
RICCARDO RUINI
RICCARDO RUINI STUDIO
STEFANIA SIANI SERVICEPLAN ITALIA
FRANCESCO SANI SIDEBLOOM
GAIA ZAVOLI SWAN&KOI
ALDO PUGNETTI THE OPTIMIST
FEDERICO GUALTIERI
LUCA BERGO TUNNEL STUDIOS
Aldo Biasi Comunicazione
ALDO BIASI FONDATORE E PRESIDENTE
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Qualunque nuovo strumento che venga messo a disposizione delle aziende per aiutarle a comunicare è il benvenuto. Questo è quello che sta avvenendo grazie alle innovazioni tecnologiche e noi comunicatori non possiamo che esserne felici: abbiamo però l’obbligo di un continuo adeguamento a tanta innovazione. Insomma, non si finisce mai di imparare.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
come sempre, deve saper manovrare e sfruttare al massimo gli strumenti comunicativi a disposizione della marca.
“Prima dell’idea non c’è niente. Quando l’idea c’è, gli altri possono solo rovinarla”.
Le marche hanno un bisogno vitale di dialogare con il potenziale consumatore. In un’epoca in cui lo scaffale e l’algoritmo si sono sostituiti al negoziante, le storie e l’intrattenimento diventano fondamentali per il coinvolgimento del target. Tutte le molteplici forme di comunicazione digitale, come social o influencer, prendono e prenderanno progressivamente, ineluttabilmente e giustamente il posto della Tv generalista, tutto a maggior vantaggio del brand: più ti conosco, più ho ragioni per sceglierti.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Una organizzazione specializzata in comunicazione,
Ma innanzitutto deve essere capace di riempirli di contenuti che siano corretta espressione dello stesso brand e significanti per il consumatore finale.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
Lassativo Fave di Fuca: la felicità è andare il bagno! (formato TikTok, precisa funzione del prodotto, benefi per il consumatore concreto e particolarmente condivisibile). Vendite che picchiano verso l’alto!
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
“Prima dell’idea non c’è niente. Quando l’idea c’è, gli altri possono solo rovinarla”.
Un frame dello spot ‘Lassativo Fave di Fuca: la felicità è andare il bagno!’.
Armando Testa
MICHELE MARIANI
DIRETTORE CREATIVO ESECUTIVO
“Nessun algoritmo può sostituire la forza di una grande idea. La creatività è il nostro ossigeno e l’insegnamento di Armando Testa rappresenta ancora oggi un modo modernissimo di intendere la comunicazione”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
L’AI sta cambiando la nostra modalità di concepire il lavoro e può potenziare la creatività in tantissimi modi. Ma è altrettanto chiaro che ha ancora bisogno di noi. Se avremo il coraggio di accogliere questa sfida nei nostri processi, allora sarà l’inizio di un viaggio spettacolare che ci renderà più creativi, continuando a mettere al centro il nostro carattere unico e distintivo. La nostra umanità.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
In un mondo che sta diventando sempre più cinico nei confronti delle tattiche pubblicitarie tradizionali, è importante cercare nuovi territori per intercettare i nostri consumatori. Ma rimane importante la capacità di distinguersi e di essere diversi.
E quando qualcuno riesce a produrre idee originali, si stacca immediatamente da tutti gli altri.
mo ascoltare, perchè la pubblicità deve fornire valore. Le generazioni più giovani non comprano prodotti, ma scelgono quali marche portare nelle loro vite. Le migliori idee sono quelle che ispirano le scelte dei consumatori.
Noi non salviamo vite umane. Però possiamo intrattenere, far sorridere, emozionare, aggiungere un tocco di leggerezza alla loro quotidianità.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
Un frame della campagna per Tenderly che sottolinea il bisogno di tenerezza.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Non esiste una ricetta impeccabile, è importantissi-
Siamo fortunati, perché possiamo attingere a una cultura di comunicazione forte disegnata da Armando Testa. Oggi c’è ancora più bisogno di difendere il primato delle idee.
Lavorare in Armando Testa attualmente significa continuare ad abbracciare la visione creativa del fondatore. Cercando idee chiare, dirette e memorabili. La comunicazione è divertimento, leggerezza e intrattenimento. Ma anche ricerca e cultura.
Il progetto ‘Tenderly’ nasce su un concetto ben preciso: il bisogno di tenerezza. Un bisogno sempre più forte in un mondo che è diventato più complicato. Un concetto tradotto attraverso il punto di vista dei bambini. Sono loro a richiamare i grandi e a ricordarci l’importanza di questo valore.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
Nessun algoritmo può sostituire la forza di una grande idea. La creatività è il nostro ossigeno e l’insegnamento di Armando Testa rappresenta ancora oggi un modo modernissimo di intendere la comunicazione.
Cabala Adv
GIANCARLO BROGGI FOUNDER & CREATIVE DIRECTOR
“L’idea è l’ABCDEFGHIJKLM della pubblicità… la produzione l’altra metà dell’alfabeto”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Mi limito, per così dire, all’AI. Nell’ultimo anno quella generativa ha cambiato le regole del gioco, in ogni settore. Quindi, non si può parlare più di fenomeno, ma di una realtà. Commettere l’errore di ignorarla significa accettare un gap competitivo e rinunciare a esplorare nuove skill professionali. Con la consapevolezza che quanto l’AI produce è frutto di un algoritmo che pesca da un Data Set che lo stesso uomo mette a disposizione dell’AI. Però, è anche una Learning Machine, quindi non mi stupirei se ben presto dettasse da sola le proprie regole. Nel mondo della comunicazione, se ieri si parlava di copywriter o art director, director, fotografi, oggi la professione che più si cita è ‘Prompt Engineer o Prompt Designer’. E altre figure nasceranno. È ancora da definire il confine del copyright, ma per ora è l’unico limite che vedo. Non dimentichiamo tuttavia che l’AI, al momento, si nutre ancora del più grande stimolo: la curiosità dell’umanità. Quindi, non possiamo smettere di essere curiosi, perché il Sapere passa da quella voglia di scoprire.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Sembrerò ripetitivo, ma ai brand serve credibilità, quindi meglio condurre il target per mano in una vera Brand Experience.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
So solo che bisogna essere preparati e curiosi. Se non si conosce il brand, è meglio tacere. Se si è capaci e si hanno idee strategicamente valide, serve mantenere un po’ di follia. È il mix di queste cose che porta al confronto/scontro con uffici Marketing e Ad, e il successo si misura in quante idee efficaci si riescono a realizzare insieme.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
“Non esiste solo il cliente e non esiste solo l’Agenzia. Esiste solo un pensiero completo”. Crediamo in questo. Non sempre è facile, ma negli ultimi anni, soprattutto con il Gruppo IBL Banca, siamo riusciti a farlo. ‘IBL Banca. Migliora la vita di tutti i giorni’ è il posizionamento del Gruppo e le Campagne RataBassotta e ControCorrente, grazie a un Tone of Voice empatico, sincero e trasparente, sono riuscite ad ‘arrivare’ alla gente. Recentemente, IBL Banca è diventata Official Banking Partner dell’AS Roma, e per questo abbiamo ‘invaso’ la Capitale, lo Stadio e le partite di serie A con messaggi, di ogni tipo, compreso Spotify, per annunciare la partnership. Per l’occasione abbiamo utilizzato la nostra post produzione interna per la realizzazione degli spot.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
Io sono convinto di una mia ormai ‘vecchia’ affermazione. Ossia: “L’idea è l’ABCDEFGHIJKLM della pubblicità… la produzione l’altra metà dell’alfabeto”.
La campagna RataBassotta per il Gruppo IBL Banca.
Conic
ALBERTO DE MARTINI CEO
“Le idee non sono di chi le ha, ma di chi le fa”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Penso che siano tutte straordinarie opportunità, sia in termini creativi – aumento del numero dei registri espressivi –, sia in termini manageriali: maggiori efficienze legate a riduzione di tempi e costi e incremento del numero dei lavori consegnabili a parità di tempo. Ciò con tutto il dovuto rispetto per chi subirà una contrazione delle commesse e quindi delle revenue. Questo accade sempre quando nuove tecnologie sostituiscono parte del lavoro umano.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Ovviamente non c’è una risposta che vale sempre. L’aumento del numero dei touchpoint impone una
sempre maggiore focalizzazione sui dati che ci permettono, se letti e interpretati con intelligenza e sensibilità, di collegare nel modo più efficace brand, target, canali e linguaggi.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Primo: ascoltare. Il brand è prima di tutto nel cuore e nella mente di chi lo gestisce. A maggior ragione se è un imprenditore che l’ha creato. In Conic chiamiamo
questa parte ‘psicoanalisi della marca’, perché spesso non si tratta di inventare, ma di scoprire, decifrare, portare alla luce una visione presente anche se poco chiara e male organizzata.
Secondo: studiare. Come comunica il brand, come comunicano i competitor, come si muovono i gusti e i valori del pubblico rispetto alla categoria merceologica e ai singoli marchi?
Terzo: elaborare. È il momento di costruire una storia bella e vera, perché questo dev’essere un grande brand. Questa storia, come dice il titolo di un importante libro (guarda caso sulla psicoanalisi) è ‘una storia che cura’, cioè che riaccende l’entusiasmo e l’ottimismo di chi possiede e gestisce il brand. Qui è importante avere un metodo, una struttura sulla quale costruire la narrazione del marchio. Noi ce l’abbiamo, si chiama Brand Narrative Strategy. Definisce il brand come narrazione ideologica e funziona molto bene.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
La nostra mission è riassunta nel nostro claim: “brand driven transformation”. Aiutiamo le aziende a migliorare i loro risultati utilizzando la brand strategy non solo come faro per tutte le attività di comunicazione, ma anche per lo sviluppo di una cultura aziendale coesa e coerente.
Mi piace citare il nostro lavoro per Club del Sole perché comprende tutte queste fasi.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
“Le idee non sono di chi le ha, ma di chi le fa”.
La campagna Tv realizzata da Conic per Club del Sole.
Coo’ee Italia
MAURO MIGLIORANZI FOUNDER & CEO
“togliere, togliere, togliere.”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Sono strumenti di lavoro che stanno avendo un impatto importante sulla comunicazione e oggettivamente la stanno rivoluzionando. Considerarli come strumenti è la giusta definizione, perché possono portare le diverse execution a dei livelli di qualità e dettaglio superiori, contribuendo al processo creativo. Bisogna chiaramente essere consapevoli delle loro potenzialità e dei loro limiti.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
È chiaro che, a livello di coinvolgimento, sono strumenti importanti e potenti. Offrono la possibilità di costruire narrazioni avvincenti e quindi creare un
legame emotivo con il brand, ma sono soprattutto alleati nel trasmettere valori e identità in modo autentico e memorabile, favorendo un’interazione profonda e duratura con il pubblico.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Beh prima di tutto conoscerlo a fondo, instaurare una relazione umana ed empatica con le persone che poi sono a contatto con noi nella fase di processo creativo.
È essenziale partire dagli aspetti umani per realizzare creatività autentiche e vincenti, così come adottare un approccio multicanale. Allo stesso modo è importante misurare e analizzare i risultati per adattare di conseguenza le strategie e garantire un coinvolgimento costante e una crescita sostenibile del brand.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
Coo’ee esiste da più di trent’anni e la missione è sempre stata quella di comunicare in modo essenziale, semplice e umano per dare ai brand una visione chiara. Applichiamo questa filosofia in ogni progetto. Per citarne uno: di recente abbiamo lavorato alla campagna di riposizionamento di SkinLabo, brand leader nella vendita online di prodotti per la skincare. Un progetto importante, intenso e davvero corposo che ha previsto – oltre a un soft restyling del marchio – la campagna integrata multicanale on air su Tv, stampa, digital e social.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
Non posso non citare il mantra che accompagna e posiziona Coo’ee: “togliere, togliere, togliere.”. Una dichiarazione che è una filosofia di vita e un modus operandi: lavorare sulla semplicità, sull’essenziale per arrivare al cuore di un’idea e riuscire a comunicarla in tutta la sua forza, senza fronzoli. È un aspetto su cui fondiamo il nostro lavoro e che negli anni si è sedimentato in noi e nei nostri clienti-partner, contribuendo a rendere ogni progetto un’espressione di questa filosofia.
Un frame dallo spot SkinLabo ideato da Coo’ee e prodotto da The Blink Fish.
Crearts
VITTORIO VARAVALLO BRAND CONSULTANT E FOUNDER
“Restiamo appassionati.
Restiamo autentici.
Restiamo umani.
Lavoriamo per essere, sempre e comunque, persone migliori”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Le innovazioni tecnologiche possono rappresentare un’evoluzione straordinaria nel campo della comunicazione. Non solo migliorano l’efficienza operativa, ma trasformano anche il modo in cui interagiamo e ci connettiamo con le persone. La tecnologia – da sempre – ci offre l’opportunità di raccontare storie in modi nuovi e potenti, di costruire relazioni più forti e di posizionare i brand nella mente e nel cuore delle persone. È fondamentale però non perdersi in una ricerca di perfezione che può risultare fredda e distante. L’imperfezione è ciò che ci rende unici e autentici.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
zionamento e nella percezione del brand e come il successo di quest’ultimo non dipenda solo dai profitti, ma dalla capacità di condividere idee, risorse e conoscenze.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Stefano Ferri e Vittorio
Varavallo insieme per il progetto ‘Restiamo umani –Lavoriamo per essere persone migliori’.
Ritengo che siano estremamente efficaci per creare un forte coinvolgimento del pubblico. Il brand entertainment attrae in maniera naturale e non intrusiva, trasformando il consumo passivo di contenuti in un’esperienza attiva e memorabile. Lo storytelling permette ai brand di creare connessioni emotive profonde. Il progetto ‘Restiamo umani – Lavoriamo per essere persone migliori.’, per esempio, è incentrato sull’umanizzazione dei brand. Ogni intervista è uno spazio di narrazione che evidenzia come condivisione e partecipazione possano essere asset fondamentali nel posi-
Dovrebbe prima di tutto seguire una serie di passi strategici e operativi ben definiti, ma sicuramente non basta. Per quanto mi riguarda, penso che per portare al successo un brand attraverso la comunicazione sia necessario essere adatti al mandato. Questo approccio prevede la comprensione profonda del marchio, la conoscenza del settore in cui opera e del segmento di mercato in cui vuole posizionarsi. Crearts oggi è una delle poche agenzie di comunicazione italiane specializzate, per competenza ed esperienza, nel settore della logistica, del trasporto e delle spedizioni internazionali.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
La mission di Crearts è posizionare i brand nella mente e nel cuore delle persone. Ciò trova la sua naturale estensione nella campagna video ‘Restiamo umani’, che enfatizza imperfezione, condivisione e partecipazione come i pilastri grazie ai quali costruire una crescita sostenibile.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
“Restiamo appassionati. Restiamo autentici. Restiamo umani. Lavoriamo per essere, sempre e comunque, persone migliori”.
FRI Communication
CARMELO CAMMARDELLA FOUNDER & CREATIVE DIRECTOR
“L’idea è vedere ciò che accade prima di realizzarla”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
L’Intelligenza Artificiale rappresenta una delle tecnologie più innovative del nostro tempo, con le potenzialità di trasformare radicalmente i modelli di lavoro e di vivere il mondo contemporaneo. Sorgeranno nuove opportunità, nuovi spazi, nuovi servizi e soprattutto darà la possibilità a tutti di fare pubblicità con le macchine in modo semplice e veloce. Le agenzie devono ripensare e adeguarsi rapidamente. Un nuovo approccio traccerà il ciclo di vita delle imprese e le nuove sfide che l’Intelligenza Artificiale ci mette davanti daranno vita a inedite occasioni di business. Con il suo rapido avanzamento e l’assenza di normative, emergeranno problematiche da affrontare e da gestire con risorse specializzate e consapevoli che tutto cambia.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
L’evoluzione della società ha sconfinato, le vecchie teorie e forme di comunicazione sono diventate obsolete. Quelle nuove impongono un cambiamento continuo e contribuiscono radicalmente a un mutamento stratosferico delle abitudini dei popoli. Le nuove tecnologie ci danno la possibilità di intercettare le persone e di creare attività di comunicazione basate sull’intrattenimento coinvolgente, persuasivo e subliminale. I processi
intrapsichici amplieranno sempre di più i modelli della scienza della comunicazione; i cambiamenti, tuttavia, fanno parte dei cicli di vita dell’essere umano, da qui nascono le piazze della comunicazione mediante le serie televisive e i podcast della società moderna.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
La metafora che utilizzo sempre è quella della squadra di calcio che è costretta a muoversi d’anticipo, studiare l’avversario e introdurre un gioco diverso, se vuole vincere. L’individuazione di uno spazio in un mercato affollato e degli elementi che caratterizzano e definiscono l’essenza di un brand di successo è il percorso da seguire. Detto questo non c’è dubbio che il posizionamento creativo è fondamentale per farsi notare anche dall’osservatore più distratto.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
Non vendere servizi ma creare progetti innovativi e di valore che impattano sul brand e sul business dei nostri clienti. Recentemente abbiamo realizzato una stanza immersiva itinerante al fine di coinvolgere le persone in un’esperienza unica. Questo ci ha permesso di creare un posizionamento distintivo, anticipare le tendenze e offrire ai nostri clienti attività di comunicazione innovative.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
“L’idea è vedere ciò che accade prima di realizzarla”.
Progettazione campagna itinerante immersiva.
Inside Comunicazione
LUCA TARGA CEO
“Creatività significa semplicemente collegare cose. Quando chiedi a persone creative come hanno fatto qualcosa, si sentono quasi in colpa perché non l’hanno fatto realmente, hanno solo visto qualcosa e, dopo un po’, tutto gli è sembrato chiaro. Questo perché sono stati capaci di collegare le esperienze vissute e sintetizzarle in nuove cose” (Steve Jobs).
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale circolano ormai da anni nel mondo della comunicazione, del marketing, dell’innovazione digitale… per quanto riguarda invece l’Intelligenza Artificiale, come tutte le innovazioni credo possa certamente portare valore aggiunto e un contributo concreto nell’operatività quotidiana… se affrontata e utilizzata in modo corretto. Se parliamo di strumenti che implementano l’AI, si tratta certamente di un enorme potenziale di efficientamento, ma non dobbiamo dimenticare che l’ispirazione creativa e l’idea non possono che partire dall’essere umano.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Non posso che essere favorevole e consigliare a qualunque brand di valutare l’opportunità di inserirle all’interno della propria strategia: se il brand desidera instaurare una relazione con il proprio pubblico deve necessariamente comunicare e dialogare.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Partire innanzitutto dall’aver chiaro che cosa comunicare e in che modo: quando comunica il brand è come una persona, con il suo tono di voce, il suo
linguaggio, la sua personalità, il suo standing e tutti devono essere coerenti con la sua identità. Ogni volta che comunica, questi aspetti devono non solo emergere, ma anche essere riconoscibili da parte del pubblico. Ed essere guidati da una strategia.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
Affiancare le aziende nell’esprimere il loro valore, le loro capacità e quanto possono offrire al mercato, attraverso una comunicazione coerente e adeguata alla loro immagine, ai loro obiettivi, che ne faccia emergere competenza, professionalità, innovazione. Un progetto recente che abbiamo realizzato e di cui andiamo molto orgogliosi è la campagna di Employer Branding di Bosch Rexroth – azienda del Gruppo Bosch – destinata a potenziali nuovi collaboratori, in particolare giovani neolaureati, con l’obiettivo di raccontare perché Rexroth vorrebbe ‘farsi assumere da loro’. La cosa più bella è stata respirare all’interno dell’azienda quegli stessi valori raccontati nel video, che peraltro ha come protagonista proprio un dipendente Rexroth.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
“Creatività significa semplicemente collegare cose. Quando chiedi a persone creative come hanno fatto qualcosa, si sentono quasi in colpa perché non l’hanno fatto realmente, hanno solo visto qualcosa e, dopo un po’, tutto gli è sembrato chiaro. Questo perché sono stati capaci di collegare le esperienze vissute e sintetizzarle in nuove cose” (Steve Jobs).
La campagna di Employer Branding di Bosch Rexroth.
Instant Love
SILVIO FRESIA
PARTNER E DIRETTORE CREATIVO
“Non suonare quel che c’è già, suona quel che non c’è ancora”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Oggi ci troviamo di fronte alla più grande rivoluzione tecnologica dopo la prima Rivoluzione Industriale, la cui portata è difficilmente immaginabile. Restando nel campo della comunicazione, nel breve termine penso che con l’AI generativa si apra una nuova stagione per la creatività. Mentre l’interazione uomo-macchina permetterà di alzare sempre più l’asticella nella finalizzazione dei progetti, i creativi potranno arrivare a immaginare cose finora inimmaginabili.
Cambierà l’approccio e cambieranno gli strumenti a disposizione, ma cultura visiva, immaginazione e pensiero strategico continueranno a costituire le milestone su cui poggia una comunicazione efficace.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Vorrei soffermarmi sullo storytelling e sull’utilizzo della narrazione nella comunicazione di marca. Purtroppo, si tratta di un approccio inflazionato.
Le storie, però, definiscono l’essere umano come lo ‘storytelling animal’ e ciò è stato ampiamente dimostrato, per esempio, dalla psicologia cognitiva e dalle neuroscienze. L’istinto di narrare è ciò che, probabilmente, ci ha reso umani e le storie rappresentano lo strumento più efficace per comunicare con gli altri e
fare esperienza di sé e del mondo. Per questo, tutti noi siamo universalmente ammaliati dal potere delle storie. E quando, come agenzia, diventiamo la ‘voce narrante’ di un brand, l’importante è saper raccontare buone storie al momento giusto attraverso tutti i touchpoint digitali.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
In questo momento storico, più che mai, due sono le cose che le agenzie dovrebbero imparare a fare sempre meglio: guardare costantemente all’innovazione tecnologica e saper ascoltare e interpretare segnali e trend che arrivano dai mercati e dalla società.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
La nostra mission è metterci nei panni dell’altro: da una parte in quelli di chi deve comunicare; dall’altra in quelli del potenziale pubblico. La nostra forza sta in questa capacità di ascolto e di connessione per far dialogare brand e pubblico. Credo che la recente campagna Tv per Cervino Ski Paradise, uscita in contemporanea con il Giro d’Italia su Rai 2 e Rai Sport, riassuma bene il nostro approccio.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
C’è una citazione di Miles Davis a cui sono particolarmente legato e che, secondo me, riassume l’essenza del lavoro di un creativo: “Non suonare quel che c’è già, suona quel che non c’è ancora”.
Spot 15” Campagna Tv stagione estiva Cervino Ski Paradise.
Lorenzo Marini Group
LORENZO MARINI CEO E DIRETTORE CREATIVO
“Le idee producono soldi, mentre i soldi non producono idee”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Innovare significa cambiare comportamenti e i nuovi strumenti tecnologici creeranno una continua sperimentazione che necessita di messe a punto per evitare derive non controllabili. Il mercato della comunicazione si è tuffato dentro all’AI per velocità di finalizzazione e risparmio di risorse, ma dietro all’algoritmo ci vuole sempre un pensiero ‘umano’ che inventi la creatività. La ricerca di idee affidata alla AI crea un risultato di commoditizzazione della comunicazione e, molto spesso, fa emergere la critica sulla creatività italiana che punta molto sull’esecuzione e poco sull’originalità. L’AI produce concetti generalisti con una esecuzione perfetta ma con una percentuale di originalità limitata.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Sono forme di comunicazione che accompagnano le persone con l’engagement che offre condivisione e fruizione di contenuti mediali sempre più evoluti. I target oggi si identificano in comunicazioni che li facciano sentire parte di un mondo e ricercano ciò che è accattivante e coinvolgente. La situazione attuale della società italiana infatti richiede leggerezza ed evasione, ma ci vuole un linguaggio non banale e proprietario.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Avere una relazione reciproca di fiducia che consenta il coordinamento sui temi da comunicare, evitando che la frammentazione dei messaggi porti a messaggi poco coerenti che non costruiscano e capitalizzino in modo strategico. Bisogna sviluppare la ricerca di impatto e distintività con uno stile espressivo che dia al brand una personalità riconoscibile attraverso messaggi efficaci, impattanti e distintivi.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
Lorenzo Marini Group privilegia sempre la qualità alla quantità, per continuare a essere un ‘partner creativo’ per i brand con cui lavora, per sviluppare idee ‘pure’ prescindendo dalla tecnologia.
Idee che durano nel tempo, capaci di determinare il successo di un marchio in un momento in cui la ricerca di capacità espressiva distintiva sembra essere meno importante. L’ultimo esempio è la campagna Amica Chips che esprime la forza creativa dell’agenzia nella realizzazione di un messaggio forte, siglato e impattante che ha generato un enorme ritorno mediatico e un andamento positivo delle vendite. A ciò vanno aggiunti il coraggio e la determinazione del cliente che ha sposato il progetto in modo entusiastico.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
“Le idee producono soldi, mentre i soldi non producono idee”.
Un frame dello spot per Amica Chips.
Lovemark
GIULIA TOSSI CREATIVE DIRECTOR
“La creatività è l’unico linguaggio segreto e istantaneo che rende il messaggio universale e memorabile”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
La comunicazione creativa è il perfetto ponte tra passato, presente e futuro e pertanto deve prevedere l’intreccio con la cultura, l’attualità e l’innovazione. Oggi l’AI è il presente e dunque deve essere compresa all’interno dei processi comunicativi, trovandole un ruolo che ne esalti il potenziale, con la consapevolezza che può essere un partner importante che non sostituirà l’abilità e l’originalità di pensiero del cervello umano.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Il target non è una massa autogenerata, ma sono le persone che ci circondano nella nostra quotidianità. Anche noi creativi siamo il target di qualcuno. Quel-
Frame tratto dal video pilot della serie ‘Light On Us’, disponibile anche su YouTube, in cui il claim viene esplicitato da giochi di luce su prodotti e persone.
lo che coinvolge noi, che ci fa vivere un’esperienza, che ci corrisponde in termini valoriali (il passaggio da storytelling a storymaking in questo è già un importante segnale) è sicuramente ciò che ci spinge a entrare in contatto con il brand. Maggiori e diversificate sono le occasioni di incontro, in cui il prodotto non sia al centro, ma lo siano l’azienda e il suo pubblico con lo scambio di opinioni e valori, più efficace sarà la lealtà delle persone verso l’azienda. In questo senso il brand entertainment, i podcast e i contenuti interattivi sono fondamentali.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Innanzitutto partire dallo studio e dall’analisi del brand, quindi del settore e del panorama di competitor e comparable.
In seguito è fondamentale comprendere cosa vuole comunicare il brand e scegliere un linguaggio che sia unico, accessibile, riconoscibile e si colleghi con le persone a cui intende rivolgersi. Bisogna riuscire a raccontarsi come azienda in totale trasparenza, scegliendo asset e piattaforme corrette e coerenti. E poi, soprattutto, ascoltare il pubblico.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
Reinventare la trasformazione digitale di tutte quelle aziende ambiziose, che come noi sono attente osservatrici della realtà che ci circonda e delle evoluzioni del mercato, è la mission Lovemark. Noi la concretizziamo con: creatività, consulenza strategica e MarTech. Questo significa concentrarsi anche sulla comunicazione interna: le aziende fanno storymaking partendo da se stesse, con i propri dipendenti come veri ambassador. In quest’ottica, emblematica è stata la campagna social ‘Light On Us’ per il Gruppo Cerdisa Ricchetti, in cui si svelava l’aspetto umano e professionale dietro al prodotto di design e tecnologia.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
“La creatività è l’unico linguaggio segreto e istantaneo che rende il messaggio universale e memorabile”.
Meloria
CRISTINA CAPECE
SENIOR COPYWRITER
Creatività e produzione sono lo Yin e lo Yang della comunicazione: hanno origine reciproca e non possono esistere l’una senza l’altra.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
L’avvento di queste innovazioni ha segnato una rivoluzione nel panorama della comunicazione e anche nelle nostre vite, con un impatto che sarà sempre maggiore e pervasivo. Sta a noi sfruttare al meglio il potenziale di questi strumenti, da un lato per ottimizzare i tempi di lavoro e dedicare più spazio a creatività e strategia, dall’altro per creare comunicazioni sempre più efficaci e coinvolgenti. Le tecnologie aprono nuovi orizzonti e nuovi modi di comunicare finora inesplorati; dobbiamo sperimentare e utilizzare tutte le possibili applicazioni nel rispetto delle persone e della realtà.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Ascoltare. Nel contesto in cui siamo, caratterizzato da un crescente sovraccarico informativo, è necessario abbandonare l’autoreferenzialità in favore dell’ascolto, per creare messaggi che siano coerenti con i bisogni del pubblico di riferimento, oltre che con gli obiettivi di comunicazione.
Frame tratto dal video ‘Water is our power’ creato per il lancio della BGH, la prima chase boat a idrogeno di Bluegame che affiancherà due team nella 37° America’s Cup. Casa di produzione: No Noise.
Pensando anche alle mie esperienze da fruitrice di contenuti, io stessa sono dell’avviso che le forme di brand entertainment possano offrire un maggiore coinvolgimento del target poiché vengono percepite come più interessanti e autentiche. Questi contenuti si basano sull’intrattenimento e non sull’autocelebrazione del brand. La narrazione va studiata sugli interessi del pubblico per creare un’esperienza positiva e memorabile, che al contempo consenta di trasmettere i valori dell’azienda.
Ai creativi oggi è richiesto un approccio più strategico, ma non deve mai mancare la capacità di sorprendere, incuriosire e andare oltre le aspettative. Una sfida enorme, ma anche un grande stimolo per chi ama questo lavoro.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
C’è una frase della nostra mission che ritengo rappresenti bene il valore di Meloria: “Lavoriamo con, non per”. Questo significa costruire sinergie e relazioni durature con i brand, che diventano molto più che clienti: diventano partner. Il lavoro fatto con Bluegame – brand di yacht di Sanlorenzo – fin dallo studio dei valori e dei messaggi chiave, che si sono tradotti in svariate campagne, esprime questo dialogo continuo che ci permette di costruire comunicazioni non solo creative, ma anche efficaci.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
Creatività e produzione sono lo Yin e lo Yang della comunicazione: hanno origine reciproca e non possono esistere l’una senza l’altra.
Nadler Larimer & Martinelli (Milano)
DARIO PRIMACHE PARTNER E DIRETTORE CREATIVO
“Avere un’idea è come avere un bambino. Fin dal primo giorno quello che conta è farla crescere”.
La storica saga della famiglia che vive nella giungla vede un nuovo, divertente capitolo attraverso l’interpretazione di Chiara Francini e di Lillo. I piccoli contrattempi che rendono ‘la vita una giungla’ vengono vissuti dai due talent attraverso divertenti sketch. Per fortuna che ci sono le Gocciole che ti cambiano la giornata da così a così!
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Sono strumenti al servizio della creatività: da un lato sono tool utili per svolgere attività meccaniche o compilative, dall’altro abilitano nuove forme espressive e potenzialità di coinvolgimento del pubblico con esperienze sempre più immersive. Rispetto all’AI, ci atteniamo alle leggi in materia di diritti e copyright, per la tutela del cliente e nel rispetto del pubblico che fruirà quel contenuto.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Sviluppare i brand nell’arena digitale rispettando la loro essenza e il loro linguaggio è una necessità sempre più sentita fra le marche e un’opportunità per agenzie come la nostra, che si sono misurate per decenni su formati adv nobili come lo spot Tv. Il digital ci ha offerto la possibilità di lavorare su una scala diversa, in particolare le web serie, anche in alleanza con media partner o talent.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comu-
nicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Tenere salda la barra sulla strategia e la profonda conoscenza delle audience, assieme alla capacità di cogliere i linguaggi e altri elementi di contaminazione che arrivano dalla cultura mainistream, dalle serie Tv ai trend di TikTok, dall’arte classica ai meme. La contaminazione è fondamentale per generare nuove idee e dare sostanza alla creatività.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
La nostra mission è quella di creare campagne che durino nel tempo e accompagnino il brand in un percorso di consolidamento del proprio territorio di marca. La campagna che da anni portiamo avanti per il consorzio Melinda consolida un posizionamento del brand, in linea con la sensibilità sempre maggiore dei consumatori verso il tema della sostenibilità.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
“Avere un’idea è come avere un bambino. Fin dal primo giorno quello che conta è farla crescere”.
È lo statement che ci definisce come agenzia, da sempre. La produzione, così come l’amplificazione, sono strumenti essenziali per far crescere il seme creativo e farlo fruttare. Una buona idea viaggia tra i canali: partiamo sempre dalla strategia.
Attraverso l’esplorazione delle forme di comunicazione più rilevanti per le audience, definiamo come propagare la brand idea.
Pragmatika
ENZO CHIARULLO HEAD OF CONTENT E PARTNER
“È un po’ come fare le tagliatelle: prima devi pensare all’impasto e alla sfoglia, ed è pura immaginazione. Per poterle gustare però servono cottura, condimento e impiattamento, cioè la produzione”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Sono tecnologie che aprono nuove prospettive per branding e coinvolgimento del cliente. I chatbot rendono più efficiente il servizio clienti, la RA consente di visualizzare i prodotti nel loro habitat (ideale per design e fashion), mentre la RV crea esperienze immersive per testare prodotti in condizioni simulate, con orizzonti di utilizzo sempre più ampi.
Rispetto della privacy e dell’integrità dei dati dei consumatori presuppongono tuttavia, alla base, un’etica responsabile.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Si tratta di strumenti fondamentali per creare con-
‘Gli dai un dito, ti dà una mano’, un frame dello spot per il cliente RCH (UrcaTv Production).
nessioni profonde. Attraverso l’intrattenimento, i marchi possono inserirsi positivamente nel tempo libero dei consumatori, mentre uno storytelling emozionale lavora in profondità sulla percezione.
I podcast si integrano nella quotidianità del pubblico, posizionando il brand come un leader di pensiero o aggregando community.
La chiave, sul medio periodo, sono, ancora una volta, la sincerità e la trasparenza.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comu-
nicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Integrare strategia, creatività e analisi del comportamento dei consumatori. A questo aggiungerei l’abilità di adattarsi ai cambiamenti, una competenza che nei nostri 25 anni di attività si è dimostrata cruciale. Torniamo poi a scomodare etica e responsabilità sociale, fondamentali per una proficua relazione con il brand.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
Lavoriamo per tipologia di cliente: dove esiste un marketing forte, interpretiamo i desiderata del cliente con un mix strategico di mezzi e una comunicazione coerente, improntata a criteri di efficacia e ottimizzazione dei costi. Dove invece il marketing è meno ‘deciso’, aggiungiamo la consulenza per indirizzare la pianificazione. L’ultimo spot che abbiamo realizzato era per il cliente RCH. Un’idea strategica fortemente guidata dal marketing aziendale, per il quale abbiamo lavorato insieme ai colleghi di SDB (Stile di Bologna) e selezionato differenti canali digital e Tv, con azioni dedicate tra cui il placement nella trasmissione Quattro Ristoranti, promuovendo l’utilizzo del registratore di cassa touch con il claim: ‘Gli dai un dito, ti dà una mano’.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
“È un po’ come fare le tagliatelle: prima devi pensare all’impasto e alla sfoglia, ed è pura immaginazione. Per poterle gustare però servono cottura, condimento e impiattamento, cioè la produzione”.
PubliOne
PAOLO FERRIGNO DIRETTORE CREATIVO
“Quando la creatività incontra la produzione nasce un’opera di significato. Le idee prendono vita e diventano interessanti, poiché non bastano i dati e le informazioni: sono l’emozione e la cura nella realizzazione a rendere il prodotto finale una comunicazione efficace”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Queste innovazioni tecnologiche sono senza dubbio figlie dei tempi e, come tali, è normale che si integrino nella nostra vita e nel nostro lavoro, come altre tecnologie prima di queste. Tuttavia, è importante ricordare che si tratta di strumenti, non sostituti del pensiero critico e creativo dell’essere umano. Se parliamo di Intelligenza Artificiale sappiamo che è brava a seguire regole e risolvere problemi ben definiti ma è incapace di affrontare l’ambiguità, l’incertezza e il buon senso che caratterizzano la vita quotidiana. Visto che il pensiero è un processo decisamente analogico, forse più che intelligenza artificiale, al momento mi verrebbe più facile considerarla un’assistenza artificiale.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
meglio il brand o il prodotto, offrendo una narrazione ricca e articolata.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Il progetto realizzato per il Comune di Forlì ‘Architettura Interattiva – visioni dal Miglio Bianco’ (photo by Evans Dotti, courtesy by Vertov Project).
A mio parere, non è stato creato nulla di nuovo. Piuttosto, vedo in queste modalità un’evoluzione in chiave contemporanea di modelli acquisiti. In altre parole, il brand entertainment, lo storytelling e i podcast non rappresentano una rivoluzione, ma sono comunque mezzi idonei per coinvolgere il target e arricchire la comunicazione. Questi strumenti, infatti, sono capaci di lavorare sull’emozione e l’empatia e hanno la grande forza di coinvolgere il pubblico in modo più profondo. La loro discorsività permette di raccontare
Credo sia fondamentale basare la strategia su uno studio approfondito del mercato, del brand e dei competitor in maniera seria e analitica. Solo dopo questa fase si può passare alla componente creativa. La creatività viene dopo l’analisi? Assolutamente no, ma, pur non essendo secondaria, deve essere funzionale allo scopo della comunicazione. Per essere efficace, la comunicazione deve essere sincera e costruita su un rapporto di fiducia tra brand e pubblico.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
Festeggiamo nel 2024 trent’anni di lavoro. Un traguardo importante che abbiamo potuto raggiungere grazie alla visione aperta sempre proiettata nel futuro. E parlando di futuro posso citare ‘Architettura Interattiva –visioni dal Miglio Bianco’, un progetto realizzato per il Comune di Forlì. Si tratta di una installazione artistica che lavora con l’AI, realizzata dall’artista Igor Imhoff.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
“Quando la creatività incontra la produzione nasce un’opera di significato. Le idee prendono vita e diventano interessanti, poiché non bastano i dati e le informazioni: sono l’emozione e la cura nella realizzazione a rendere il prodotto finale una comunicazione efficace”.
Riccardo Ruini Studio
RICCARDO RUINI DIRETTORE CREATIVO E FONDATORE
“Creatività e produzione devono lavorare a braccetto e ascoltarsi a vicenda”.
Intimissimi The New Silky Intimates campaign con Jennifer Lopez (produzione: Think Cattleya).
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Che sono strumenti formidabili di innovazione che aiuteranno sicuramente la comunicazione a tutti i livelli, anche se l’AI va considerata a parte, in quanto è qualcosa di rivoluzionario per l’umanità e non una semplice innovazione tecnologica.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Che sono tutte forme per raccontare lo storytelling del brand e dunque ben accette, ma che sono e restano dei media e dunque non risolvono da soli il problema, se non guidati da una direzione di racconto.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
L’analisi prima di qualsiasi azione è fondamentale. Comprendere il Dna del brand in primis, poi studiare il mercato e le relative attività di comunicazione. Infine, creare e produrre con continua coerenza e ascoltare i feedback per correggere, se necessario.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
La nostra mission è essere in grado di esprimere al massimo quelle dei brand per cui lavoriamo.
La nostra recente serie di campagne per Intimissimi con Jennifer Lopez rappresenta molto bene questo. Comunica la mission del brand con forza e chiarezza.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione? (Per esempio, un direttore creativo internazionale ci evidenziò a Cannes questa frase: “L’idea è un angelo, la produzione lo fa volare“)
Il creativo di Cannes era un poeta. Diciamo che oggi con i budget ridotti all’osso creatività e produzione devono lavorare a braccetto e ascoltarsi a vicenda e spesso la produzione deve essere molto ‘creativa’ per riuscire ad attenersi al budget.
Serviceplan Italia
STEFANIA SIANI CEO E CCO
“Le
idee sono come i bulbi dei fiori, ricchi di potenziale ancora inespresso. La produzione è la loro fioritura, che ne rivela al mondo la bellezza”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
L’esplosione dell’AI generativa ha avviato una rivoluzione del mondo della comunicazione che cambierà profondamente il ruolo del marketer riducendo, sia lato agenzia sia lato brand, il tempo impiegato in attività ripetitive, di produzione e di analisi dei dati e liberandolo per il lavoro creativo e l’interpretazione degli insight. La diffusione su scala dell’AI evolverà tutti i touchpoint presidiati oggi dai brand e ne creerà di nuovi. A giovarne saranno anche le varie applicazioni di AR e VR che oggi pagano la difficoltà di fornire agli utenti un’esperienza memorabile.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Tutte le forme di comunicazione che coinvolgono profondamente il target permettono di creare un legame duraturo tra il brand e il proprio pubblico, fornendo agli utenti del valore in cambio della merce più rara in circolazione: l’attenzione.
Forme di comunicazione più ingaggianti e profonde consentono una narrazione differente, per tempi e modi, che aiuta la costruzione del posizionamento e la comunicazione dei valori del marchio.
Occorre, però, scegliere con cura quella più adeguata al messaggio stesso e anche al pubblico che si vuole raggiungere.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Un’agenzia di comunicazione va interpretata sempre di più come un’estensione stessa del cliente. Perché noi crediamo fermamente che i contenuti di comunicazione, la loro distribuzione e la misurazione dell’efficacia siano sempre più da concepire come parte del prodotto e del servizio offerto dall’azienda. Siamo convinti che oggi i mercati siano conversazioni e che riuscire a settare una ‘brand persona efficace’, sempre più rilevante per i consumatori e correttamente inserita nel loro journey media, sia la chiave del successo. Personalizzazione del contenuto fondata su insight e tecnologie data-driven sono il futuro del successo nel nostro lavoro.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
La nostra missione è creare performance sostenibili. Per noi significa lavorare come business partner che contribuisce in modo determinante, attraverso la propria consulenza innovativa, al raggiungimento degli obiettivi dei clienti. Obiettivi che devono essere settati, misurati e raggiunti in modo appunto sostenibile, attraverso il nostro modello distintivo.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
Un progetto innovativo e sperimentale per raccontare i valori di Grana Padano grazie all’utilizzo dell’AI.
Il mio motto è il seguente: “Le idee sono come i bulbi dei fiori, ricchi di potenziale ancora inespresso. La produzione è la loro fioritura, che ne rivela al mondo la bellezza”.
Sidebloom
FRANCESCO SANI CEO
“Togliere, Togliere e Togliere ma con intelligenza!”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
L’Intelligenza Artificiale (AI) e le innovazioni tecnologiche rappresentano un cambiamento epocale nel campo della comunicazione. Tecnologie come i chatbot, la Realtà Aumentata (AR) e la Realtà Virtuale (VR) offrono nuove opportunità per creare esperienze utente immersive e personalizzate. Questi strumenti possono migliorare l’efficacia delle nostre campagne di marketing. Occhio però a non abusarne e a fare, contestualmente, un bel lavoro di informazione sui rischi che esse possono portarsi dietro.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Le forme di comunicazione come il brand entertainment, lo storytelling e i podcast sono strumenti potenti per creare un legame emotivo con il pubblico. Occhio a raccontare però cose vere e non fare solo spot, altrimenti l’intesa cala...
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Per portare al successo un brand attraverso la comunicazione, una struttura di comunicazione deve concentrarsi su diversi aspetti chiave:
– Comprendere profondamente il target: conoscere
il pubblico di riferimento e le sue esigenze è fondamentale per dare forma a messaggi rilevanti e coinvolgenti.
– Creare contenuti di valore: contenuti autentici, utili e di alta qualità sono essenziali per catturare l’interesse e la fiducia del pubblico.
– Utilizzare i canali giusti: è importante scegliere i canali di comunicazione più efficaci per raggiungere il target, siano essi digitali, tradizionali o una combinazione di entrambi.
– Innovare costantemente: sperimentare nuove tecnologie e strategie per mantenere il brand rilevante e all’avanguardia.
– Misurare e adattare: monitorare continuamente le performance delle campagne e adattarle in base ai risultati ottenuti per ottimizzare l’efficacia della comunicazione.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
Noi vogliamo sempre comunicare cose utili per chi ci ascolta, usando a nostro comodo i mezzi che oggi la tecnologia ci mette a disposizione. La campagna più importante è sempre la prossima, ma nel nostro caso non è solo un modo di dire: stiamo cercando di far percepire dagli studenti in modo diverso una importante Università italiana e questa per noi è davvero – per mille motivi – una campagna che ci responsabilizza e rappresenta.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
“Togliere, Togliere e Togliere ma con intelligenza!”.
La strategia adottata da Sidebloom per il rebranding dell’architetto Salvatore Re si è concentrata sulla creazione di una narrativa coesa.
Swan&Koi
GAIA ZAVOLI CEO & CREATIVE DIRECTOR
“Le idee non sono tutte uguali. La differenza la fa l’utilità”.
della campagna
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Penso che ogni novità vada accolta, per poterla osservare, conoscere e sperimentare. Noi creativi siamo sempre accoglienti, non diamo nulla per scontato e siamo abituati, solo dopo averne fatto esperienza, a capire se la novità fa per noi e soprattutto se serve. Stiamo approfondendo, col nostro Lab1 e il nostro team creativo, ormai da più di un anno, le possibilità che l’AI può offrirci. E spesso ci sorprende per le sue possibilità. Ma etica e creatività per noi vanno sempre a braccetto, quindi cautela e curiosità debbono essere sempre alleate.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Sono le forme più attuali del comunicare. Perché appunto possono far interagire il pubblico, possono spostare l’asticella della cultura attraverso l’ascolto e la partecipazione. E permettono di dare forma all’idea in modo ampio e più collettivo.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Dovrebbe intanto ascoltarlo. Diventare essa stessa
quel marchio. E pensare sempre che la nostra funzione è farlo evolvere. Al servizio del suo mondo.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
Creare una comunicazione che fa bene a quante più persone possibili. L’idea deve sempre nascere in un luogo strategico autentico, e da lì può esprimersi in mille forme. La campagna Ismea ‘IoParloBio’ è quella che più ci rappresenta, perché ci ha consentito di tradurre l’idea esattamente come l’abbiamo pensata e voluta. Questa è Ismea, ma questo stile esprime anche ciò che siamo noi. BNice il nostro invito.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
“Le idee non sono tutte uguali. La differenza la fa l’utilità”.
Frame
Ismea ‘IoParloBio’.
The Optimist
ALDO PUGNETTI PARTNER E CREATIVE DIRECTOR
“L’idea è Cupido, la produzione il suo arco”.
Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
È una realtà in divenire, dove ogni opinione rischia di apparire datata. La comunicazione si nutre di innovazioni e ne genera la diffusione; normale quindi che se ne parli tanto. Sono strumenti, non penso sostituiranno una intuizione, un pensiero creativo, una di quelle che Giancarlo Livraghi chiamava “telefonate dall’inconscio”. Chi punta esclusivamente su questo, immaginando di avere fra le mani un genio gratuito, sbaglia di grosso.
Qual è la sua opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Alla parola target preferiamo pubblico della marca. Il concetto stesso di target cela una visione da cacciatori, quasi manipolatoria, che è fortunatamente passata di moda. Chi fa comunicazione dovrebbe ormai aver compreso che l’idea di determinate aggregazioni anagrafiche o sociodemografiche sia poco rappresentativa di una realtà molto più ricca di sfumature. Ben venga quindi quello che costruisce dialogo invece che urlare in faccia.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
Studiare, ascoltare, capire. Valutare il contesto, comprenderne le possibili evoluzioni. Generare pensiero e creatività sempre nel segno del rispetto, per chi produce, per chi vende, ma anche e soprattutto per chi sceglie un prodotto o servizio. E comunque nessuna agenzia potrà mai portare al successo un brand che non lo merita.
Qual è la vostra mission? Ci può parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
Lavorare bene, guadagnando il giusto, possibilmente divertendoci. Abbiamo molto amato la campagna Sunsweet 2024. Il cliente andava on air da anni con la campagna che avevamo realizzato in Sardegna, una storia d’amore con al centro le prugne Sunsweet con il claim ‘Innamorate del sole’. Una campagna di successo, con dati di ricerca strapositivi ma… ci è sembrato normale chiederci cosa sarebbe successo ai due innamoratissimi protagonisti. Abbiamo proposto un follow-on al cliente, con i due che vivono oggi insieme a Milano e organizzano un aperitivo per gli amici a casa. Approvato, girato, testato: bravi, tutti.
Vuole condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che lei attribuisce all’idea creativa e alla produzione?
La produzione conta ma quando cerca di prevalere sull’idea subisce rapidamente gli effetti del tempo. Noi crediamo nella produzione come generatore di valore, componente di un gruppo di lavoro, non ‘affidiamo’ il progetto, lo gestiamo insieme. Per questo evitiamo gare fra case di produzione, preferiamo costruire il progetto nel suo insieme. In breve: “L’idea è Cupido, la produzione il suo arco”.
La campagna ‘Sunsweet The feel good fruit’ è il follow on di quella ‘Innamorate del sole’, on air da anni.
Tunnel Studios
FEDERICO GUALTIERI CEO & CREATIVE STRATEGIST
LUCA BERGO CEO & CREATIVE DIRECTOR
“Non chiedetevi cosa state ricevendo, ma cosa state diventando”.
Cosa ne pensate dell’Intelligenza Artificiale e delle innovazioni tecnologiche come chatbot, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale ecc. e in particolare delle loro possibili applicazioni alla comunicazione?
Sono un’opportunità entusiasmante per rivoluzionare la comunicazione. Con queste tecnologie, creiamo esperienze coinvolgenti e interattive che trasmettono il messaggio di un marchio in modo efficace. È fondamentale non piegare la creatività alla tecnica, ma il contrario. I chatbot migliorano il servizio clienti, mentre la Realtà Aumentata e Virtuale offrono esperienze uniche.
Qual è le vostra opinione sulle forme di comunicazione come brand entertainment, storytelling, podcast ecc. che si ritiene offrano un più forte coinvolgimento del target?
Il brand entertainment, lo storytelling e i podcast ci consentono di intrattenere, interessare e promuovere il nostro brand, creando una connessione emotiva con
il pubblico e aumentando la fedeltà al marchio. Sono elementi essenziali della nostra strategia di comunicazione, poiché ci permettono di trasmettere i nostri valori in modo efficace e memorabile, stabilendo una relazione più stretta con i nostri ascoltatori e garantendo un impatto duraturo.
Cosa dovrebbe fare una struttura di comunicazione per portare al successo un brand attraverso la comunicazione?
È fondamentale un approccio strategico e creativo per
il successo del brand nella comunicazione. Comprendere appieno l’identità e i valori del marchio, insieme al suo pubblico di riferimento, è il primo passo per sviluppare un messaggio coerente. Inoltre, una strategia integrata che sfrutti diversi canali è essenziale. L’innovazione e la creatività nella creazione dei contenuti sono indispensabili per differenziarsi e catturare l’attenzione. Un’agenzia di successo deve valutare e adattare costantemente le proprie strategie.
Qual è la vostra mission? Ci potete parlare di una recente campagna o spot che la esprime in modo perfetto?
La nostra missione è trasmettere emozioni autentiche e speranza attraverso le nostre campagne di comunicazione. Recentemente, abbiamo realizzato uno spot in collaborazione con Giocheria e Telethon, intitolato ‘Doniamo emozioni al grande spettacolo della vita’. Questa campagna unica ha catturato la gioia e le emozioni dei bambini, rivelando il dietro le quinte della solidarietà natalizia. Con uno scenario teatrale, abbiamo trasformato la platea in una comunità unita dall’esperienza condivisa di speranza e solidarietà. Questo spot ci ha riportato indietro nel tempo, ricordandoci che la magia del Natale può diventare realtà se ci crediamo.
Volete condividere con noi una frase o un motto che delinei il valore che attribuite all’idea creativa e alla produzione?
In questi 22 anni abbiamo ‘abbracciato’ molte frasi che ci hanno guidato nella crescita. Dovendo sceglierne una, oggi, che rappresenti la passione e il valore della nostra creatività, essa è sicuramente: “Non chiedetevi cosa state ricevendo, ma cosa state diventando”.
Screenshot dallo spot realizzato in collaborazione con Giocheria e Telethon per Natale.
La voce della musica
Sia sul piano delle cifre sia su quello della popolarità sul mercato, Flippermusic può fregiarsi del titolo di prima piattaforma italiana nel campo della Production Music.
In alto: studio di post produzione audiovideo Sample – Audiofficina - Flipper.
Con un’esperienza di oltre mezzo secolo, maturata grazie a una costante presenza sul mercato nazionale e internazionale, Flippermusic è in grado di operare in tutto il variegato settore dei contenuti video.
Tra i suoi fiori all’occhiello c’è anche MD Radio, che sta continuando a crescere in termini di audience e di fidelizzazione degli ascoltatori.
Le caratteristiche della mission e del posizionamento ci sono state illustrate da Fabio Di Bari, Managing Director di Flippermusic.
Quando è nata la struttura e quali sono i primari obiettivi che si è prefissa?
Fabio Di Bari: Flipper è nata a Roma nel 1968 con l’obiettivo primario di fornire musica per accompagnare le immagini di documentari e altri contenuti video prodotti dalla Rai, che in quel periodo era l’unico player sia in campo televisivo sia in ambito radiofonico. Il termine corretto utilizzato negli anni ’70/’80 e all’inizio del decennio successivo era ‘musica di sonorizzazione’ e il nostro claim era ‘Flippermusic - Musica per l’Immagine’. Non esistevano società concorrenti: eravamo gli unici a presidiare il mercato
e, pertanto, possiamo tranquillamente affermare che Flipper è stato il primo Gruppo editoriale italiano a entrare in questo specifico settore. Oggi tutto è cambiato rispetto a quei tempi e l’espressione ‘musica di sonorizzazione’ è stata sostituita da una più internazionale, ovvero Production Music; il nostro claim è diventato ‘Flippermusic - No more Silence’.
Quali sono le principali tipologie di servizi che offrite al mercato?
Fabio Di Bari: Grazie all’esperienza maturata in ben 56 anni di costante presenza sul mercato nazionale e internazionale, oggi siamo in grado di operare in tutto il variegato settore dei contenuti video, che comprende film cinematografici, film televisivi, serie Tv, documentari, show, docufiction, commercial, filmati corporate aziendali, podcast e programmi radiofonici, tutti destinati alla programmazione nelle sale cinematografiche, ai canali televisivi del Digitale Terrestre e delle piattaforme digitali, alla radiofonia, ai circuiti intranet aziendali e, chiaramente, ai canali social. Il nostro è un network internazionale: la sede centrale è in Italia, ma siamo operativi in altri 35 Paesi di tutto il mondo.
CASA DI PRODUZIONE MUSICALE
Quali sono le concause che motivano la credibilità di cui gode Flippermusic sul mercato di riferimento?
Fabio Di Bari: Il fatto che Flipper sia la prima piattaforma di Production Music è testimoniato dai 260 cataloghi internazionali, dagli oltre 2 milioni di tracce musicali, dalla costante opera di aggiornamento e così via. La piattaforma flippermusic.it rappresenta realmente il cuore pulsante della nostra società. Oltre al numero dei cataloghi e dei brani musicali ospitati all’interno della piattaforma stessa è la qualità del materiale da noi selezionato a fare la differenza, insieme agli aggiornamenti di prodotto che pubblichiamo costantemente (circa 200 nuovi album con cadenza mensile). A tutto questo si aggiunge la continua manutenzione del sito, che riguarda la parte grafica e soprattutto il motore di ricerca: quest’ultimo riesce a essere sempre più efficace e performante grazie anche alle innovazioni tecnologiche, compresa l’Intelligenza Artificiale, presente nel nostro sito con la denominazione DMC (Digital Music Consulting). Più specificamente, il nostro DMC si basa su algoritmi e può essere paragonato al sistema di riconoscimento brani, denominato Shazam, che tutti conosciamo.
Parliamo di MD Radio: quando è nata la web radio di Flippermusic e a chi si rivolge concretamente?
Fabio Di Bari: Possiamo definire MD Radio come il canale radiofonico web di Flippermusic, con palinsesti musicali giornalieri sempre differenti e non semplici playlist che si ripetono. Abbiamo creato programmi specifici come ‘Sound Of Cinema’, che trasmette esclusivamente le colonne sonore di film e serie televisive che Flipper ha realizzato e che realizza tuttora; ‘The Best Of’ è invece un programma dedicato a tutte le label discografiche presenti nel portale flippermusic.it. A breve saremo in onda an-
che con un appuntamento con le news del giorno e con ‘Super trailers’, dedicato ai film in programmazione nelle sale cinematografiche. La radio è nata per mia volontà nel 2022: ho sempre avuto il pallino della radiofonia, avendo vissuto personalmente il periodo di crescita delle emittenti private in Italia. Con l’avvento del web e con l’opportunità di utilizzare sistemi informatici, ho deciso di creare la web radio di Flipper: per la nostra società è un veicolo promozionale importantissimo, che ci lega indissolubilmente ai clienti e anche a un pubblico più ampio e generico, stanco di ascoltare i grandi network che programmano sempre gli stessi brani. MD Radio ama dare spazio anche a generi musicali che difficilmente si possono ascoltare, come il jazz, il blues o la musica etnica, e concede sempre il meritato spazio al pop, all’hip hop e alla musica elettronica. Abbiamo cominciato in sordina, ma stiamo crescendo rapidamente in termini di audience e stiamo fidelizzando i nostri ascoltatori i quali, una volta scaricata la app per la fruizione mobile, si collegano anche per periodi lunghi. Siamo i primi editori di Production Music a utilizzare la web radio come veicolo promozionale per far ascoltare facilmente, in qualsiasi momento, i nostri repertori musicali internazionali.
Qual è la motivazione del premio che le è stato attribuito in occasione del recente International Fiction Festival di Portofino?
Fabio Di Bari: Il riconoscimento che ho ricevuto in questo importante evento lo dedico a tutto il mio team di lavoro in Flippermusic e lo considero il coronamento di un’attività pluriennale che ci ha dato grandi soddisfazioni: a titolo di esempio posso citare il recente film di Paola Cortellesi C’è ancora domani, a cui abbiamo collaborato come editori e produttori della colonna sonora originale, composta dal maestro Lele Marchitelli.
Fabio Di Bari, Managing Director di Flippermusic, davanti alla locandina del film di Paola Cortellesi C’è ancora domani, durante la presentazione del film al Festival del Cinema di Roma, a cui l’azienda ha collaborato come editore e produttore della colonna sonora originale.
Grazie all’esperienza maturata in ben 56 anni di costante presenza sul mercato nazionale e internazionale, oggi siamo in grado di operare in tutto il variegato settore dei contenuti video.
MD Radio, il canale radiofonico web di Flippermusic, offre palinsesti musicali giornalieri sempre differenti e non semplici playlist che si ripetono.
L’innovazione nell’anima
La capacità di ‘guardare avanti’ consente a Preludio di avere come mission l’offerta di soluzioni innovative e di qualità, in linea con gli obiettivi di comunicazione di ogni cliente.
In alto: ogni riconoscimento ricevuto viene attribuito da Preludio non al valore di un singolo, ma ai meriti di tutto il team.
La costante attività di ricerca e l’adattamento all’evolversi delle soluzioni tecnologiche ha sempre consentito a Preludio di studiare e approfondire i riflessi che l’avvento di ogni nuovo fenomeno, compreso quello dell’Intelligenza Artificiale, può avere sul mercato di sua competenza. Di questo e altro abbiamo parlato con Andrea Thomas Gambetti, Amministratore Unico di Preludio.
Quando è nata la struttura e quali sono i primari obiettivi che si è prefissa?
Andrea Thomas Gambetti: Preludio è nata nel 1998 come Casa di Produzione Audio e Creatività Musicale. In tutti questi anni siamo sempre stati all’avanguardia, grazie alla costante attività di ricerca e all’adattamento alle nuove tecnologie e alle esigenze dei clienti. Abbiamo investito in formazione, ricerca e sviluppo per mantenere la nostra competenza e la nostra capacità innovativa. Inoltre, abbiamo collaborato con partner ed esperti del settore per ottenere una prospettiva globale e proporre soluzioni sempre all’avanguardia. Le nostre tre piattaforme sono state tra le prime in Italia a offrire servizi online negli ambiti della ricerca musicale (www.preludiomusiclibrary.com), dell’e-commer-
ce editoriale e discografico (www.preludiomusic.com) e del casting voci (http://voicecasting.preludio.it).
Il nostro obiettivo è proseguire in questa direzione e posizionarci come una vera e propria Digital Audio Agency, in grado di supportare i clienti a 360° nel settore audio, grazie anche alle nuove opportunità che l’Intelligenza Artificiale – se utilizzata in modo serio, sostenibile e responsabile – è in grado di offrire.
Quali sono i punti cardine della vostra mission e le aree principali in cui operate?
Andrea Thomas Gambetti: La mission di Preludio, da sempre, è quella di offrire innovative soluzioni di qualità per gli obiettivi di comunicazione dei nostri clienti. Le aree primarie in cui siamo attivi sono quattro, a cominciare da quella della Production & Post Production: realizziamo radiocomunicati, voice over, doppiaggi, localizzazioni in svariate lingue, podcast, audioracconti e audioguide per i musei, nonché servizi di post produzione audio. Inoltre, offriamo innovativi servizi di voice over ‘Human Inside’ con l’Intelligenza Artificiale. In ambito musicale produciamo jingle pubblicitari, colonne sonore, cover, sound-alike, sigle televisive e altro ancora. Sul fronte Library/Production Music sia-
DIGITAL AUDIO AGENCY
mo editori, sub-editori e collector di contenuti che poi proponiamo per le sincronizzazioni per l’advertising, la televisione e il cinema. L’esperienza della consulenza diretta è confluita in Preludio Music Library, una piattaforma che offre 60mila tracce di qualità con licenze sicure e in linea con la nuova Direttiva Europea sul Copyright. La terza area principale è quella del Label & Publishing: siamo un’etichetta indipendente ed editori musicali di svariati generi. Particolarmente pregiato è il catalogo di musica contemporanea, che seguiamo con un approccio attivo e innovativo. Infine c’è il versante Eventi e Formazione: organizziamo eventi musicali ‘chiavi in mano’ e corsi formativi per enti, istituzioni e aziende, mentre per convegni, convention, congressi ed eventi aziendali proponiamo ‘l’artista giusto al posto giusto’. Senza dimenticare le attività di Team Building, basate sul canto e sulla musica in generale.
In ambito post production, quali sono le novità legate allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale?
Andrea Thomas Gambetti: Come detto, Preludio ha un’anima innovativa: abbiamo studiato e approfondito le opportunità che questo fenomeno può offrire al nostro settore e, di conseguenza, abbiamo sviluppato una tecnologia, denominata AI CHV, che consente di clonare in modo estremamente efficace le voci dei doppiatori professionisti, ottenendo calde voci ‘Human Inside’ e non fredde voci sintetiche. Il servizio è disponibile, in ventinove lingue differenti, per testi tecnici, articoli, news, manuali, formazione, audioguide e così via. Realizzare voice over con l’Intelligenza Artificiale, per testi che non richiedono interpretazione, può rivelarsi una scelta non solo veloce, conveniente ed efficace, ma anche etica e sostenibile per la filiera del doppiaggio. Il bollino ‘Human Inside’ è una sorta di certificazione di sostenibilità sociale: il nostro generatore vocale AI è alimentato da un modello che riproduce l’intonazione e le inflessioni umane con una fedeltà senza pari. Le voci sono tutte umane
e professionali e, ovviamente, la clonazione avviene con il consenso delle persone e con l’impegno a corrispondere loro i diritti d’utilizzo. Nella piattaforma Voicecasting di Preludio saranno presto disponibili le prime voci.
Su cosa verte l’accordo fra Preludio e Amuse annunciato all’inizio di quest’anno?
Andrea Thomas Gambetti: Amuse è una società specializzata in servizi per la gestione del music business: ha una linea di servizio denominata Hits to Sync, dedicata in modo specifico alla gestione e allo sviluppo delle sincronizzazioni di cataloghi editoriali e fonografici indipendenti. Preludio ha stretto un accordo di licenza, destinato al settore advertising e relativo ai prestigiosi cataloghi discografici indipendenti rappresentati da Amuse, che al momento sono Saar Records, Bang Record, Egea Record e Visage, La Mer.E, PDU Music & Production. Più specificamente, i cataloghi editoriali e fonografici di cui Amuse detiene la titolarità vengono gestiti in toto da un’unica sync-station, rendendo fluido e rapido il processo di selezione, di negoziazione e di formulazione dell’accordo.
In chiusura, qual è stata l’essenza della vostra partecipazione al recente International Fiction Festival di Portofino?
Andrea Thomas Gambetti: Sono lusingato di essere stato scelto per partecipare a questa manifestazione. È stata un’onda lunga, arrivata a riva dopo ventisei anni di grande impegno e amore per il ‘nostro’ lavoro. Sottolineo la parola ‘nostro’ perché, di fatto, è un premio meritato dall'intero team e da tutti gli altri nostri collaboratori e partner. Il logo di Preludio raffigura un’onda azzurra: l’onda è suono, energia, arte, movimento, direzione, vitalità. In una parola: è passione! È per queste ragioni che a Portofino abbiamo conquistato l’Excellence Media Award: mi auguro che chi ancora non ci conosce possa presto concederci l’onore di appassionarci ai suoi progetti!
L’obiettivo primario della Digital Audio Agency è quello di adeguare le soluzioni offerte alle effettive esigenze comunicazionali dei clienti.
Il nostro obiettivo è posizionarci come una vera e propria Digital Audio Agency, in grado di supportare i clienti a 360° nel settore audio.
A sinistra, Andrea Thomas Gambetti, Amministratore Unico di Preludio.
TVKEY
cura di Mauro Murero
L’evoluzione e il futuro della comunicazione
Il mondo della radio, della televisione e della comunicazione, per come lo abbiamo conosciuto in passato, ha subito un’evoluzione con l’avvento di internet e grazie alle nuove opportunità offerte dal digitale.
In alto: Valerio Gallorini con Gianluca Gazzoli (conduttore radiofonico, conduttore televisivo e videomaker italiano) e Pietro Morello (TikToker e musicista) all’evento IAB showcase di Milano.
Abbiamo intervistato Valerio Gallorini –Produttore Crossmediale –, autorevole testimone e protagonista delle varie fasi di questo cambiamento, che ci ha anche anticipato alcune novità editoriali che riguardano il Gruppo MEDIAKEY.
Come ha avuto inizio la sua avventura nel settore della radio e dei media?
Valerio Gallorini: La mia esperienza è nata in maniera del tutto casuale. Ha coinciso con la nascita del mondo della radiofonia negli anni ’70. Per chi viveva in quel periodo, la musica non si poteva ascoltare ovunque come avviene oggi e il discorso delle radio private aprì per la gioventù di quegli anni davvero un mondo. Per cui, essendo un ‘malato di musica’, restai subito affascinato da questa situazione. Dopo un paio di avventure in radio locali piccole, entrai in una delle radio più importanti di Milano che era Radio 105 e da lì ebbe inizio la mia carriera nel mondo dei media, perché non mi sono fermato soltanto nel mon-
do della radio ma sono entrato anche in quello della televisione insieme a Claudio Cecchetto, con il quale sono diventato socio per il progetto di Radio Deejay. Il passaggio successivo, nel mondo della televisione ad alto livello, avvenne con produzioni come Il Grande Fratello (seconda edizione) in qualità di Marketing Manager. Ho seguito tutto il passaggio da Telemontecarlo a La7 quando c’è stato il cambio di proprietà e mi sono occupato di tutto il cambiamento tecnologico e di format, sotto un certo punto di vista, lavorando per la Endemol in quel periodo, per poi arrivare ad altre esperienze nell’ambito di Tv locali e radio locali in Trentino, quando ero il Direttore Generale e l’Amministratore Delegato del Gruppo Editoriale RTTR. Dal 2019 sono entrato in BFC Media come Direttore del canale televisivo di Forbes e di Bike Channel.
Con l’arrivo di internet e delle nuove tecnologie come è cambiato il modo di comunicare e di trasmettere?
Valerio Gallorini: Dall’avvento di internet l’evolu-
MONDO RADIO
zione è stata – ed è – costante. Dai primi anni 2000 abbiamo assistito a una maggiore diffusione ed evoluzione del web con la nascita dei primi social e, se pensiamo all’Intelligenza Artificiale che si sta implementando maggiormente in questo momento, vediamo che la tecnologia continua ad andare avanti. In particolar modo, le applicazioni legate al mondo dell’audio-video sono quelle che occupano maggiormente il panorama del mondo di internet perché tutta la fase testuale sta sparendo. Il video la fa da padrone al 90% sotto un certo punto di vista; una piccola parte è occupata dall’audio puro, mentre il testo sta ormai scomparendo. Per testo intendo un formato leggibile che sia word, pdf o l’immagine di un giornale. Il video, oggi come oggi, è il re assoluto di quello che è il mondo della comunicazione. La radio ha subito un po’ l’avvento di internet, nel senso che inizialmente è stato commesso un grandissimo errore: pensare che i social e internet potessero essere uno strumento da utilizzare a suo favore, senza rendersi conto che invece hanno promozionato un sistema che poi è diventato assolutamente concorrente e, anzi, ha superato e fatto diventare molto più importante il mondo di internet e i social, rispetto a quello della radio.
Qual è lo stato attuale del panorama radiofonico, in particolar modo in Italia?
Valerio Gallorini: Come fotografia è desolante il panorama, nel senso che quello della radio attuale è un mondo in declino. Non esistono format nuovi, non ci sono personaggi nuovi, nessuno fa il Direttore Artistico come può aver fatto Claudio Cecchetto nello scoprire quei personaggi che nel mondo della radio rappresentano dei punti di riferimento. Ancora oggi si viaggia con quelli che sono nati nella radio negli
anni ’70 - ’80. Non vedo nuove leve. La radio ha commesso un altro errore, che è stato quello di andare a cercare negli influencer o nei personaggi youtuber, piuttosto che nel mondo dei social, qualcuno che potesse essere di riferimento nel suo mondo. Ma questo non è accaduto. Secondo me il mondo dell’audio dovrebbe essere rappresentato dalla qualità, con voci belle, interessanti, affascinanti. Gli influencer hanno portato per alcuni versi una certa superficialità, a discapito della qualità e delle potenzialità che ha sempre avuto la radio. Attualmente non c’è innovazione, non c’è futuro per i giovani in particolare. Loro ascoltano podcast, certo non la radio.
La radio ha dunque subito una flessione con l’avvento dei podcast?
Valerio Gallorini: Le indagini dicono che il pubblico è sempre lo stesso, la flessione però è abbastanza lampante. I giovani non ascoltano la radio più che altro perché non esiste un prodotto per loro. Quando nacque Radio Deejay, ritenevamo che non esistesse un prodotto per i giovani. Già negli anni ’80 vedevamo che la radio stava andando verso un pubblico adulto, quindi con Claudio decidemmo di creare una radio per i giovani. Il successo di Radio Deejay fu proprio quello, perché si fece un format utilizzando un genere musicale che non era usato dalle altre emittenti. Oggi come oggi manca questo tipo di prodotto che per certi versi viene offerto nei podcast o in contenuti fatti con i podcast e non con la radio.
Possiamo quindi dire che i podcast sono un punto intermedio nell’evoluzione della radio, nata come mondo di connessione emotiva che si è appiattito a livello di contenuti…
Valerio Gallorini: Assolutamente, più che altro perché si vuole continuamente intrattenere. L’entertainment (come lo chiamano gli americani) lo devono
Quello della radio attuale è un mondo in declino. Non esistono format nuovi, non ci sono personaggi nuovi, nessuno fa il Direttore Artistico come può aver fatto Claudio Cecchetto.
Una foto d’archivio che ritrae Claudio Cecchetto con Valerio Gallorini, rispettivamente Fondatore e socio e Amministratore Delegato di Radio Deejay negli anni ’80.
A sinistra, Valerio Gallorini, Produttore Crossmediale.
Sopra, a sinistra, Marino Bartoletti, dal marzo 2021 Direttore Editoriale del progetto ‘Bike Media’, che comprende Bike Channel, il sito Bikechannel.it e la rivista Bike, e Valerio Gallorini, Direttore di Bike Channel. A destra, la squadra di Bike Channel
Valerio Gallorini, docente del corso ‘Digital media e crossmedialità’ all’Università Statale di Milano.
fare i professionisti, anche perché per tre ore di programma occorre avere cose da dire interessanti, indipendentemente dal fatto che il potenziale fruitore abbia poi il tempo di ascoltare la radio tre ore o due. Come diceva una volta Cecchetto: “Se non hai niente da dire di interessante, non dire niente, non parlare, lascia andare la musica”. Ecco che allora preferisco decisamente i podcast, perché faccio una scelta. Se mi piace quel genere ascolto quei podcast dove trovo di tutto e di più. Io, in questo momento, sono docente all’Università degli interpreti e dei traduttori Spinelli, la scuola civica a Milano, e tengo un corso che si chiama ‘Gestione di progetto’ che riguarda la creazione di un podcast. Ho una classe di ventiquattro studenti, suddivisi in quattro gruppi. Ogni gruppo ha prodotto un podcast che pubblichiamo su Spreaker e devo dire che, per essere un
primo esperimento per loro, è abbastanza riuscito. Sono giovani di 24/25 anni, non lo avevano mai fatto nella loro vita. È un progetto che rientra nell’ambito della loro educazione scolastica, per cui abbiamo fatto qualcosa legato al mondo delle lingue e abbiamo avuto un buon risultato. Loro hanno accettato di farlo e si sono divertiti, innanzitutto, perché sono già abituati ad ascoltare i podcast per cui sapevano di che cosa stessimo parlando. Se avessi chiesto di gestire un progetto nella creazione di un format radiofonico, secondo me, li avrei messi in crisi.
Parlando delle nuove tendenze: streaming, Realtà Virtuale e Aumentata, Intelligenza Artificiale. Che ruolo avranno e quali vantaggi offriranno in ambito radiofonico?
Valerio Gallorini: Se gli editori riusciranno a cambiare il registro e sapranno affrontare e utilizzare bene le novità che il mondo tecnologico mette a disposizione, potranno interagire tranquillamente sotto questo punto di vista. Però alla base ci deve essere sempre o un Direttore Artistico o qualcuno che sappia mettere a frutto queste cose. La tecnologia va gestita, va dominata, per cui la devi prendere e saper utilizzare e capire quali sono le applicazioni che puoi dare al tuo mondo, al tuo media. In questo modo, essa diventa una grande opportunità. In questo momento opero in un’azienda dove è nata Engine, radio che parla solo di motori ed è realizzata all’80% con Intelligenza Artificiale; nessuno se ne accorge, talmente è alta la qualità. Si utilizza Open AI nella versione a pagamento, che si avvale di plugin professionali. L’applicazione che stiamo vedendo è una radio in evoluzione costante, anche perché si amplia giorno dopo giorno la tecnologia il che ti permette di fare sempre più cose interessanti, utilizzando l’audio, lo-
gicamente, e il testo. Per cui si può trasformare il text to speech e fare cose di questo tipo per creare jingle e produrre anche dei dischi. Noi abbiamo provato a far fare all’Intelligenza Artificiale anche dei brani musicali che possono diventare dei jingle e i risultati sono incredibili. Fossi oggi un editore con una radio o un network a mia disposizione, aprirei una divisione in cui mettere dei giovani che sappiano utilizzare questi strumenti e che sperimentalmente mi tirino fuori idee e proposte in continuazione, perché è così, devi creare un laboratorio, un lab dove sperimentare le nuove tecnologie per vedere fino a che punto puoi utilizzarle per il tuo mezzo e poi buttarle in onda.
Come sarà invece il futuro della televisione?
Valerio Gallorini: ll futuro della televisione in Italia è in continuo movimento e determinato, come per la radio, dai cambiamenti tecnologici, delle preferenze dei consumatori e delle dinamiche del mercato dei media. Il televisore è diventato uno dei terminali multimediali della casa, insieme al Pc, al tablet e allo smartphone. In ogni famiglia si guardano contenuti differenti in momenti e dispositivi diversi nell’arco della giornata. La regola oggi è ‘guardo quando, come e dove voglio’. Lo streaming Video on Demand (VoD) sta completamente cambiando le nostre abitudini. L’aumento della connettività internet ad alta velocità permette che sempre più persone abbraccino servizi di streaming e piattaforme VoD come Netflix, Amazon Prime Video e Disney+. Detta tendenza sta portando a una maggiore domanda di contenuti televisivi accessibili in qualsiasi momento e su qualunque dispositivo. Per questo motivo vince chi potrà investire maggiormente in contenuti originali. La convergenza tra Tv e internet è ormai un fatto acquisito; le smart Tv hanno superato il 50% degli apparecchi. Le ricerche 2023 ci consegnano questi dati: oggi nelle case degli italiani ci sono complessivamente 21 milioni di smart Tv e 20 milioni e mez-
zo di Tv tradizionali. 14 milioni e 800mila famiglie, il 60,3% del totale, hanno in casa almeno una smart Tv; di queste, 3 milioni e 900mila ne hanno due e 1 milione e 100mila ne hanno tre o più. La linea tra televisione tradizionale e contenuti online potrebbe continuare a sfumare, con sempre più persone che guardano la Tv tramite internet utilizzando anche console di gioco e dispositivi di streaming alternativi. Dopo le tecnologie interattive che consentono al pubblico di partecipare a sondaggi in tempo reale, votare per il destino dei personaggi e persino influenzare lo sviluppo delle trame, avremo in futuro esperienze immersive attraverso le nuove tecnologie emergenti come la Realtà Virtuale e Aumentata, il che sta trasformando la televisione da un’esperienza passiva a una più interattiva e partecipativa.
Per concludere, ci racconta qualcosa delle novità editoriali che riguardano le nostre testate del Gruppo MEDIAKEY, guidato dal nuovo Editore Denis Masetti?
Valerio Gallorini: Il nuovo progetto prevede di aumentare l’offerta che oggi viene fatta dalla rivista e dal sito, con attività che riguardano il digitale. Un’offerta che è già in corso di realizzazione e prevede una produzione regolare di contenuti esclusivi (podcast, videocast, interviste a vari personaggi e protagonisti delle aziende del mondo della comunicazione) che possano essere divulgati in maniera più tecnologicamente attuale, sia attraverso il sito, che sarà completamente rinnovato, sia tramite i social. Nascerà anche una serie di rubriche, che partiranno a breve, che affronteranno vari ambiti e argomenti legati al mondo dei media, dell’audio e del video. Ai clienti, alle agenzie, verranno messe a disposizione più vetrine per incrementare la possibilità di divulgazione dei loro progetti, utilizzando le nuove tecnologie. E, perché no, MEDIAKEY Radio?
Sopra, alcuni personaggi e protagonisti di Radio Deejay con Valerio Gallorini ritratti da Oliviero Toscani per la rivista Uomo
Sopra, Loredana Rancati (Direttrice artistica e conduttrice) con Valerio Gallorini a Radio 105 nel 1979.
A sinistra, il Direttore di Bike Channel Valerio Gallorini con l’ex ciclista su strada e ciclocrossista italiano Claudio Chiappucci al Giro d’Italia.
Vogue
(Foto: Luca Dammicco)
David di Donatello
Alla fine un grido: “Io Capitano!”
Alla fine sono stati i David di Donatello di Matteo Garrone. Il suo Io Capitano è stato il protagonista della serata di premiazione con 7 David, tra cui quelli più ambiti: ‘Miglior Film’, ‘Migliore Regia, ‘Migliore Produttore’ (Archimede, Rai Cinema, Pathé, Tarantula), ‘Migliore Autore della Fotografia’ (Paolo Carnera), ‘Miglior Montaggio’ (Marco Spoletini), ‘Migliore Suono’ (Presa diretta: Maricetta Lombardo; Montaggio suono: Daniela Bassani; Creazioni suoni: Mirko Perri; Mix: Gianni Pallotto) e ‘Migliori Effetti Visivi’ (Laurent Creusot e Massimo Cipollina). Se non si trattasse di Matteo
Matteo Garrone: il suo Io Capitano ha vinto 7 David, tra cui ‘Miglior Film’, ‘Migliore Regia’ e ‘Miglior Produttore’ (Foto: Luca Dammicco).
Garrone, uno dei nostri grandi autori, potremmo quasi parlare di ‘vincitore a sorpresa’. Paola Cortellesi, con il suo C’è ancora domani, arrivava alla serata di premiazione forte delle sue 19 nomination, per cui in tanti si aspettavano un en plein dell’autrice/attrice romana. Anche se non è stato votatao quale ‘Miglior Film’, ha portato a casa comunque 6 David. Sono quelli per il ‘Miglior Esordio alla Regia’, ‘Migliore Sceneggiatura Originale’ (con Giulia Calenda e Furio Andreotti), ‘Migliore Attrice Protagonista’ (Paola Cortellesi) e ‘Non Protagonista’ (Emanuela Fanelli). E ancora, il ‘David Giovani’ e il ‘David dello Spettatore’, assegnato per il film che ha incassato di più. Ed è proprio per questo che, in tanti, la sera della premiazione, agli studios di Cinecittà a Roma lo scorso 3 maggio, dicevano che, comunque fossero andate le cose, Paola Cortellesi aveva già vinto. Alla fine ha prevalso la scelta del cinema d’Au-
I David di Donatello si sono conclusi così, con la vittoria di Io Capitano, ‘Miglior Film’, ‘Regia’ e 7 premi; Paola Cortellesi con C’è ancora domani è stata l’altra protagonista.
DI MAURIZIO ERMISINO
tore classico, il film portato avanti da Rai Cinema, quello che l’Italia ha mandato a rappresentarci agli Oscar. Il premio a Garrone si può leggere come un risarcimento per la mancata vittoria a Hollywood. Si può vedere come la voglia di tributare, a casa nostra, un omaggio definitivo a uno dei nostri grandi autori contemporanei. O ancora, come un forte messaggio politico, visto che si parla di un tema, come le migrazioni e il diritto al movimento di un individuo, che è da anni al centro del dibattito.
MATTEO GARRONE: “I MIGRANTI SI METTEVANO IN SCENA DA SOLI E IO ERO LO SPETTATORE”
Si è parlato anche di questo durante i discorsi di ringraziamento che sono seguiti alla proclamazione dei premi a Io Capitano e che, man mano che la serata proseguiva, hanno creato il sentore che il vincitore dei David potesse es-
di Maurizio Ermisino
David di Donatello
sere il film di Garrone. È un lungometraggio politico, ma è anche d’avventura. “È un film che ho fatto dall’inizio con chi ha vissuto questa avventura”, ha spiegato Garrone. “Tutte le comparse erano migranti che avevano fatto quel viaggio e che me lo avevano raccontato. Spesso si mettevano in scena da soli e io ero lo spettatore”. Tra i premi che ha vinto Io Capitano ci sono anche quelli per due grandi professionisti. Il ‘Miglior Autore della Fotografia’ è Paolo Carnera. “Vorrei dedicare questo film a tutti i ragazzi che vogliono viaggiare”, ha dichiarato il dop. “Che possano viaggiare liberamente senza rischiare la vita, qualsiasi sia il Paese in cui sono nati”. Il ‘Miglior Montaggio’ è di Marco Spoletini. “Ringrazio per aver avuto l’opportunità di raccontare questa storia alla gente, con tutte le prerogative di un film avvincente, di avventura, al quale il pubblico potesse partecipare”. Nel corso dei discorsi sono state ringraziate anche le Ong che salvano molte persone ed è stato invocato lo stop alla guerra in Palestina.
PAOLA CORTELLESI: “QUANDO SI FA UNA STORIA PER IL GRANDE
SCHERMO SI SOGNANO SALE
PIENE”
Premiare C’è ancora domani di Paola Cortellesi anche come ‘Miglior Film’ sarebbe stato andare in un’altra direzione, premiare il ‘caso’ dell’anno, il film che ha sbancato il botteghino e portato il dibattito fuori dai soliti luoghi, arrivando ovunque. Sarebbe stato un riconoscimento a un’attrice stimata che, a 50 anni, ha rischiato
Paola Cortellesi con i 6 David di Donatello vinti dal suo C’è ancora domani (Foto: Emanuele Manco).
con la sua prima regia, con un lungometraggio molto particolare, che parte dalla commedia per far pensare e parla di temi importanti, come l’emancipazione femminile, un cinema popolare e un linguaggio che arriva a tutti. Il David come ‘Miglior Film’ non sarebbe stato sbagliato. Tra i riconoscimenti vinti c’è il ‘David dello Spettatore’: è stata la prima volta, da quando esiste la categoria, che il prodotto premiato per gli incassi fosse anche candidato come ‘Miglior Film’. La chiave del suo successo è proprio questa, ed è il segnale che autorialità e box office possono andare d’accordo. “Volevo ringraziare gli spettatori, perché quando si costruisce una storia per il grande schermo si sognano sale piene ed emozioni condivise”, ha dichiarato Paola Cortellesi. “Non mi piace pensare al pubblico come a una massa informe di estranei. Gli spettatori siamo noi, c’è di tutto. Mi piace pensare che ci sia chi ha combattuto perché io sia libera. E anche chi non la pensa come me”.
MARCO BELLOCCHIO: “SPERO DI AVERE ANCORA PER QUALCHE ANNO LA MENTE A POSTO PER FARE ALTRI FILM”
Quello su cui sembrano essere tutti d’accordo è che la cinquina dei candidati per il ‘Miglior Film’ è la più bella degli ultimi anni. C’è ancora domani, Io Capitano, Il Sol dell’Avvenire di Nanni Moretti, La Chimera di Alice Rohrwa-
cher, Rapito di Marco Bellocchio. Se fossero stati candidati in annate differenti, ognuno di essi avrebbe potuto ambire al titolo di ‘Miglior Film’. Spiace per Nanni Moretti e Alice Rohrwacher, rimasti senza premi. Marco Bellocchio, protagonista degli ultimi David, ne ha vinti comunque 5: ‘Migliore Sceneggiatura Non Originale’, scritta da Bellocchio e Susanna Nicchiarelli, ‘Migliore Scenografia’ (per la scenografia Andrea Castorina e per l’arredamento Valeria Vecellio), ‘Migliori Costumi’ (Sergio Ballo e Daria Calvelli), ‘Miglior Trucco’ (Enrico Iacoponi) e ‘Miglior Acconciatura’ (Alberta Giuliani). “Spero di avere ancora per qualche anno la mente a posto per fare altri film”, ha dichiarato Bellocchio. “Marco è una delle persone più coraggiose e libere che ho mai incontrato”, ha aggiunto Susanna Nicchiarelli. Su entrambe le cose non ci sono dubbi.
MICHELE RIONDINO: “IL CINEMA È UNA GRANDE INDUSTRIA”
Non era nella cinquina dei candidati a ‘Miglior Film’, ma Palazzina Laf, di Michele Riondino, con 3 David è la vera rivelazione di questa edizione. Riondino è il ‘Miglior Attore Protagonista’, Elio Germano il ‘Non Protagonista’. Diodato ha vinto per la ‘Miglior Canzone Originale’, La Mia Terra. Sia Diodato sia Riondino sono
Marco Bellocchio e Susanna Nicchiarelli, vincitori del David per la ‘Migliore Sceneggiatura Non Originale’ per Rapito (Foto: Luca Dammicco).
A sinistra, Michele Riondino con il David di Donatello come ‘Miglior Attore Protagonista’, vinto per Palazzina Laf: il suo film è stato la rivelazione della serata (foto: Emanuele Manco).
GIORGIO MORODER: “IL SUONO DEL FUTURO? L’HO GIÀ FATTO”
Uno che la grande industria del cinema, quella di Hollywood, l’ha frequentata è Giorgio Moroder, un musicista che, partito da Ortisei, in Trentino, è diventato uno dei compositori più importanti della storia del cinema, con il suo suono fatto di emozione e sintetizzatori. A lui è stato assegnato il ‘David alla Carriera’. L’autore di musiche per film come Fuga di mezzanotte, Flashdance, Top Gun, American Gigolò e La storia infinita ha sintetizzato bene il senso del suo lavoro rispondendo a una domanda. “Quale sarà il suono del futuro? L’ho già fatto”. Moroder ha raccontato i suoi inizi e la svolta della sua carriera. “Sono partito a 19 anni per fare il musicista, ma volevo fare anche il compositore”, ha ricordato. “Sono andato a Berlino, poi a Monaco, dove ho conosciuto Donna Summer, con la quale ho fatto un pezzo erotico, Love to Love You Baby. E l'ho seguita a Los Angeles”. È lì che per lei ha confezionato I Feel Love, un pezzo che veniva dal futuro. “Il brano che mi è piaciuto di più dall’inizio è Take My Breath Away”, ha poi confessato, con riferimento alla canzone dei Berlin tratta da Top
di Taranto e hanno raccontato uno dei nervi scoperti della loro città, l’ILVA e le storie a essa collegate. “Questo premio è dedicato a Taranto, la mia città, una città che soffre ma che ha una grande bellezza”, ha dichiarato il cantautore. “È dedicato a quelli che hanno lottato e non ci sono più e a quelli che credono che un futuro migliore per la nostra terra sia possibile”. E il futuro può venire proprio dal cinema. “Siamo cresciuti con l’idea che ci fosse solo la fabbrica”, ha dichiarato Riondino. “Possiamo fare a meno della fabbrica se troviamo delle altre industrie. E il cinema è una di queste”.
Diodato: il cantautore tarantino ha vinto il David per la ‘Miglior Canzone Originale’, La Mia Terra, dal film Palazzina Laf di Michele Riondino (Foto: Luca Dammicco).
Gun. Proprio I Feel Love, cantata da Giorgia, è stato uno dei numeri musicali di una serata che, con le coreografie di Luca Tomasssini, ha provato ad avvicinarsi in qualche modo alla notte degli Oscar. Gli altri ospiti sono stati Mahmood con Tuta Gold, Malika Ayane con What a Wonderful World di Louis Armstrong (dedicata a Sophia Loren e Marcello Mastroianni) e Irama con Ovunque sarai (dedicato agli artisti scomparsi quest’anno). A proposito di musica, il David per il ‘Miglior Compositore’ è andato ai Subsonica, un’altra band che con l’elettronica ci sa fare, per il film Adagio di Stefano Sollima. È particolarmente interessante una delle dediche che hanno fatto: è quella a Ferruccio Casacci, il padre del chitarrista della band, che era attore e doppiatore e aveva messo a disposizione dei Subsonica una piccola sala prove. In cui, ovunque, c’erano dischi e colonne sonore.
Giorgio Moroder ritira il ‘David alla Carriera’: una grande soddisfazione per l’autore delle musiche di Top Gun, American Gigolò, Fuga di mezzanotte e Flashdance (Foto: Emanuele Manco).
A cura di Maurizio Ermisino
David di Donatello
Alcuni degli ospiti della serata: Malika Ayane con What a Wonderful World di Louis Armstrong (Foto: Emanuele Manco) e Mahmood con Tuta Gold
MILENA VUKOTIC: “NON DÀ MAI TROPPO FASTIDIO ESSERE AMATI”
È stato molto emozionante anche il ‘David alla Carriera’ insignito a Milena Vukotic, che ha illuminato i David con la sua grazia e la sua gentilezza. Eppure, come ha ricordato, c’è stato un regista, Renato Castellani, che a un provino le
Milena Vukotic: l’amatissima attrice ha vinto il ‘David alla Carriera’ (Foto: Emanuele Manco).
disse: “Per fare cinema bisogna essere belle come Gina Lollobrigida o carismatiche come Anna Magnani e tu non sei nessuna delle due cose”. Non ci aveva visto lungo, perché Milena Vukotic ha fatto una grande carriera. “Voglio esprimere la mia gratitudine non solo verso il cinema, ma nei confronti della vita, che a volte ci fa un dono così eccezionale”, ha detto sul palco. E, a proposito del ruolo della signora Pina in Fantozzi ha detto “non dà mai troppo fastidio essere amati”.
VINCENZO MOLLICA: “FARE PIÙ
ATTENZIONE ALLE RISPOSTE CHE ALLE PROPRIE DOMANDE”.
Ma è stato molto emozionante anche il momento del premio a Vincenzo Mollica, grande cronista di cinema che ha ricevuto il ‘David
Speciale’. Affetto da Parkinson e cecità, il giornalista ha affrontato il palco con ironia e dolcezza. Ci ha dato uno dei consigli più preziosi per chi vuole fare questo lavoro. “Fare più attenzione alle risposte che alle proprie domande. Saper ascoltare, per poi saper raccontare”. A completare la serata sono stati consegnati il David al ‘Miglior Documentario’ a Laggiù qualcuno mi ama di Mario Martone, dedicato a Massimo Troisi, quello al ‘Miglior Cortometraggio’, The Meatseller di Margherita Giusti, e al ‘Miglior Film Internazionale’, Anatomia di una caduta di Justine Triet.
Vincenzo Mollica, grande cronista di cinema premiato con un ‘David Speciale’ (Foto: Luca Dammicco).
Festival di Cannes
Cannes: Anora è la ‘Palma d’Oro’
La ‘Palma d’Oro’ è stata assegnata ad Anora di S. Baker, ed Emilia Pérez di J. Audiard ha vinto ‘Premio della Giuria’ e ‘Miglior Interpretazione Femminile’. R. Minervini ha vinto il premio ‘Miglior Regia’ per I dannati
DI MAURIZIO ERMISINO
Innamorarsi Anora. Non è un errore, ma il senso di questo Festival di Cannes. La ‘Palma d’Oro’ per il miglior film è stata assegnata ad Anora di Sean Baker, uno dei film che ha fatto innamorare pubblico e addetti ai lavori. Sì, una commedia, uno di quei film che intrattengono, divertono e che la gente va a vedere al cinema. Infatti verrà distribuito, anche in Italia, da Universal. Con buona pace dei critici più tradizionalisti, come il nostro Paolo Mereghetti, che avrebbero voluto un premio a un film d’autore puro, e che hanno contestato il palmares di Cannes. Anora è la storia di un incontro, quello tra il figlio di miliardario russo, Vanya (Mark Eydelshteyn), e una ballerina di lap dance, Anora, per tutti Ani (Mikey Madison).
‘PREMIO
DELLA GIURIA’ E ‘MIGLIOR INTERPRETAZIONE FEMMINILE’ A EMILIA PÉREZ
DI JACQUES AUDIARD
Zoe Saldaña e Karla Sofía Gascón in Emilia Pérez: entrambe le attrici, insieme alle altre del cast, hanno vinto il premio per la ‘Miglior Interpretazione Femminile’. Di fianco, la locandina.
Anora fiuta l’affare e riesce a farsi sposare a Las Vegas. I genitori del rampollo allora provano a farli divorziare con le buone o con le cattive. Parte così un viaggio nella notte di New York dai toni surreali e pieno di trovate.
Il secondo grande protagonista di questa edizione di Cannes è un altro di quei film irresistibili che ha conquistato tutti e torna dalla Croisette con due premi. Emilia Pérez di Jacques Audiard ha vinto il ‘Premio della Giuria’ e quello per la ‘Miglior Interpretazione Femminile’, che per l’occasione è diventato un premio collettivo ad Adriana Paz, Zoe Saldaña, Karla Sofía Gascón e Selena Gomez. Un musical mélo sul mondo dei cartelli della droga messicani è la pazza idea di Audiard. Ancora più pazza è l’idea alla base della storia: quel potente boss, infatti, nonostante abbia una moglie e due figli, cambia sesso e diventa una donna. A seguire Manitas, questo è il nome del protagonista prima di diventare Emilia Pérez, è un’avvocatessa, Rita, interpretata da Zoe Saldaña. È lei che si occupa di tutto, fino al cambio di sesso. Ma, a quel punto, la storia è solo all’inizio: visto che Emi-
lia vuole tornare in Messico e incontrare i suoi figli. La protagonista è interpretata da Karla Sofía Gascón, attrice transgender.
‘GRAN PREMIO’ A ALL WE IMAGINE AS LIGHT DI PAYAL KAPADIA
Quel tipo di cinema d’autore più rigoroso, che alcuni volevano vedere premiato, un riconoscimento lo ha avuto lo stesso. Il ‘Gran Premio’ è andato a All We Imagine as Light di Payal Kapadia, film in arrivo dall’India, malinconico e dolente. È la storia di tre donne, tutte infermiere: a una manca il marito emigrato in Germania, che non sente da tanto; un’altra sta per sposare un ragazzo di religione islamica e sa che i suoi genitori non prenderanno bene la decisione; la terza è stata sfrattata e deve tornare al suo villaggio. Payal Kapadia, che viene dal documentario, racconta le tre donne immergendole in quello che è un paesaggio-stato d’animo, la tentacolare e affollata Mumbai, notturna e buia. È un modo per descrivere, ancora una volta, la condizione delle donne in determinate società, e allo stesso tempo un raffinato ritratto psicologico delle tre protagoniste.
‘MIGLIOR REGIA’ A MIGUEL GOMES PER GRAND TOUR
Il premio per la ‘Miglior Regia’ è andato a Miguel Gomes per Grand Tour, film in arrivo dal Portogallo. È una storia ambientata nel 1918 quando un uomo, che aspetta l’arrivo della fidanzata in Birmania per sposarla, si rende conto di non volere quel matrimonio e inizia così un lungo viaggio, un grand tour, lungo l’Asia, dalle Thailandia al Vietnam fino al Giappone. La sua ragazza decide di seguirlo, e così nasce la storia di un inseguimento e di un amore negato. L’idea forte del film è quella di alternare le immagini del passato a quelle di quei Paesi come sono oggi, un misto tra finzione e documentario. Un modo di legare il passato e il presente e di riflettere sullo scorrere del tempo.
IL ‘PREMIO SPECIALE’ A MOHAMMAD RASOULOF PER THE SEED OF THE SACRED FIG
È questo probabilmente quel film più radicale e autoriale che alcuni avrebbero voluto vedere premiato con la ‘Palma d’Oro’. Ha vinto però il ‘Premio Speciale’ ed è un riconoscimento importante a un film che ha emozionato molto, sia per la pellicola in sé sia per la storia del suo regista. Parliamo dell’iraniano Mohammad Rasoulof e del suo The Seed of the Sacred Fig (Il seme del fico sacro). È la storia di un magistrato nominato come inquirente del tribunale rivoluzionario di Teheran, dove si trova a muovere una serie di accuse che poi vengono prese in esame da un giudice: sono i giorni delle rivolte giovanili per la morte di Mahsa Amini. Mentre molti giovani vengono condannati, a casa le due figlie del magistrato stanno dalla parte dei manifestanti. Il film, che nel montaggio inserisce le vere violenze della polizia
contro i manifestanti, riprese con i cellulari, è un viaggio nella mente di un uomo chiuso nelle sue convinzioni, costretto dall’obbedienza ai suoi superiori. È un lungometraggio che racconta chiaramente la situazione che vive oggi l’Iran senza mezzi termini. Rasoulof è stato condannato a 8 anni di carcere ed è fuggito, a piedi, dal suo Paese.
LA ‘MIGLIOR INTERPRETAZIONE MASCHILE’ È DI JESSE PLEMONS PER KINDS OF KINDNESS
La ‘Miglior Interpretazione Maschile’ è andata a Jesse Plemons per Kinds of Kindness, il nuovo film di Yorgos Lanthimos, arrivato a poca distanza dal grande successo di Povere creature! Kinds of Kindness è una favola in tre atti: un uomo senza scelta cerca di prendere il controllo della propria vita; un poliziotto preoccupato
Margaret Qualley e Willem Dafoe in Kinds Of Kindness di Yorgos Lanthimos: i due attori, già nel cast di Povere creature!, interpretano personaggi diversi in tutti e tre gli episodi del film.
All We Imagine as Light di Payal Kapadia, film in arrivo dall’India, ha vinto il ‘Gran Premio’. È la storia di tre donne nella Mumbai di oggi.
Una significativa immagine di The Substance: Demi Moore è tornata alla grande nel body horror di Coralie Fargeat, in cui si mette coraggiosamente a nudo, metaforicamente e letteralmente.
Richard Gere e Uma Thurman interpretano marito e moglie in Oh, Canada di Paul Schrader.
dal fatto che la moglie scomparsa in mare sia tornata e sembri un’altra; una donna determinata a trovare una persona specifica con una speciale abilità, destinata a diventare un prodigioso leader spirituale. Gli attori principali, Emma Stone, Margaret Qualley, Willem Dafoe e Jesse Plemons, ritornano in tutti e tre gli episodi con ruoli e con sembianze diverse. Proprio come fa una compagnia teatrale che ogni volta mette in scena una pièce differente in cui gli attori si reinventano in ruoli nuovi. Plemons è la vera rivelazione: cambiando pochissimo l’aspetto estetico di chi interpreta, con il suo volto particolarissimo, la mascella pronunciata, la sua espressione fissa, riesce a caratterizzare ogni volta il suo personaggio in maniera diversa.
LA ‘MIGLIOR SCENEGGIATURA’ È DI CORALIE
FARGEAT PER THE SUBSTANCE
La ‘Miglior Interpretazione Femminile’, come detto, è andata al cast del film di Audiard. Ma fino alla vigilia
sembrava che la favorita fosse Demi Moore, protagonista assoluta del film The Substance, che ha vinto comunque il premio per la ‘Miglior Sceneggiatura’ assegnato a Coralie Fargeat, che è anche la regista. La sostanza del titolo è un prodotto che permette di dare vita a dei cloni, che siamo noi ma più giovani e più belli. Demi Moore è Elizabeth Sparkle, cinquantenne che prova a usare la sostanza: è stata cacciata dal suo programma Tv e vuole prendersi una rivincita. Il suo clone, Sue (Margaret Qualley) sembra avere successo, ma c’è una controindicazione… Una storia raccontata molte volte, dal Faust a La morte ti fa bella, diventa un body horror ironico con un messaggio molto attuale sul corpo femminile. In cui Demi Moore si mette a nudo, in senso metaforico e anche letterale.
GEORGE LUCAS E FRANCIS
FORD
COPPOLA, I RAGAZZI CHE
CAMBIARONO HOLLYWOOD
Torniamo agli anni ’60, quando alcuni ragazzi decisero di ripensare il cinema americano e di sognare tutto di nuovo. Nasceva la New Hollywood. Due di quei ragazzi erano George Lucas e Francis Ford Coppola, i quali sono stati tra i protagonisti di Cannes: Lucas ha ricevuto la ‘Palma d’Oro alla Carriera’, Coppola ha rischiato il concorso con Megalopolis, che non è stato apprezzato. George Lucas con Star Wars ha cambiato il cinema, ha rifondato Hollywood. “Non volevamo fare soldi ma fare cinema”, ha raccontato. “Eravamo pronti a rischiare e in cerca di libertà creativa. Nei miei film ho raccontato il bisogno dell’amicizia”. Chi è da sempre pronto a rischiare è Francis Ford Coppola. Megalopolis, un film che aspettava di fare da 40 anni, è la sua ennesima sfida: un’epopea romana ambientata nell'America moderna, ispirata alla congiura di Catilina, con protagonisti Adam Driver, Natalie Emmanuel, Forest Whitaker, Jon Voight, Shia LaBeouf e Dustin Hoffman. “Quando pensai di creare un parallelo tra l’Antica Roma e l’America non avevo idea che oggi sarebbe stato così rilevante”, ha dichiarato. “Nel mio Paese accade quello che successe allora, la nostra Repubblica rischia di collassare. Non si tratta solo di Trump. In tutto il mondo la tendenza è verso una nuova destra, persino fascista. Che spaventa chi come me era vivo al tempo della II Guerra Mondiale. Non vogliamo accada di nuovo. Credo che il compito dell’arte e degli artisti sia di illuminare il presente, fare luce”. Il film è enorme, spropositato, non riuscito. Ma si vuol bene alla vitalità di questo ottantenne. Le cui parole, ovviamente, sono vicine a quelle di Lucas: “I soldi non contano. La cosa importante sono gli amici. Un amico non ti lascerà mai. Il denaro può sempre sparire”.
PAUL SCHRADER E DAVID CRONENBERG
Di quella New Hollywood faceva parte anche Paul Schrader. Oh, Canada, il suo nuovo film in concorso, è la storia di un immaginario documentarista, Leo-
nard Fife, fuggito in Canada ai tempi della guerra del Vietnam, che parla di sé davanti alla macchina da presa. Il film mette in scena questa intervista, con Richard Gere, invecchiato ad arte, nei panni del protagonista morente. È l’occasione di raccontare anche alcune bugie su cui ha costruito la sua vita, e rivelarle anche alla moglie (Uma Thurman). Schrader, colui che aveva scritto Taxi Driver e diretto Gere in American Gigolò, usa questa storia per girare una personale riflessione su realtà e finzione, mettendo anche in discussione la propria carriera, e utilizza un giovane Leonard Fife, Jacob Elordi, che contrasta con quello interpretato da Gere. A proposito di Canada, è da qui che arriva David Cronenberg: il suo nuovo film, The Shrouds, parla del legame delle persone con le salme dei defunti. Cronenberg immagina che in un futuro prossimo possano esistere delle tombe dalle cui lapidi sia possibile osservare le spoglie di chi è sepolto. Il film, dedicato alla moglie scomparsa del regista, parla dell’ossessione per i defunti, e vira poi in una sorta di thriller complottista. È il Cronenberg raggelato e raggelante, emotivamente e visivamente, degli ultimi film.
I DANNATI: ROBERTO MINERVINI È IL
‘MIGLIOR REGISTA’ DI UN CERTAIN
REGARD
Roberto Minervini ha vinto il premio per la ‘Miglior Regia’ per I dannati nella sezione ‘Un certain regard’, con il suo primo film di finzione girato mantenendo il suo sguardo da documentarista. È un western esistenzialista: siamo ai tempi della Guerra di Secessione e una pattuglia di volontari nordisti si lancia alla perlustrazione di un territorio inesplorato. Il nemico c’è, lo scontro a fuoco è atteso e si presuppone, ma i sudisti sono solo delle sagome sullo sfondo in una scena. A Minervini non interessano le battaglie, ma le motivazioni, le domande, i sentimenti di chi va a combattere. E l’attesa, come ne Il deserto dei tartari di Dino Buzzati. “Volevo andare oltre la retorica della guerra”, ha raccontato Minervini. “Ho cercato di riscrivere questo genere con il metodo del cinema del reale ma in un ambito di finzione”.
PATHENOPE DI PAOLO SORRENTINO
Paolo Sorrentino è stato uno dei registi più attesi a Cannes. Il suo film, Parthenope, non ha vinto premi, ma è stato molto applaudito. E ha lanciato una stella: la giovane Celeste Dalla Porta, che interpreta la protagonista che dà il titolo al film. Parthenope è il primo lungometraggio al femminile di Sorrentino, la storia di una donna, che nella prima scena esce come Venere dalle acque, un’aspirante attrice che da adulta diventa docente universitaria (con il volto di Stefania Sandrelli). Nel cast di figurano anche Gary Oldman, Silvio Orlando e Luisa Ranieri. Napoli, la giovinezza, la solitudine, il tempo che passa: c’è tutto il cinema di Sorrentino. “Qui ho messo la mia giovinezza mancata, sognata più che vissuta”, ha raccontato il regista. “Qui c’è il passaggio dell’età. La caratteristica principale
della gioventù è che la verità non ne fa parte, e se si presenta è un incidente di percorso rimosso. Da giovani si è spaesati, ci si abbandona, si fanno discorsi epici di sé, si balla da soli”.
L’ARTE DELLA GIOIA E MARCELLO MIO
L’Italia è anche L’arte della gioia di Valeria Golino, presentato fuori concorso, film e serie insieme (è arrivato nelle sale in due parti e poi su Sky), tratto dal romanzo di Goliarda Sapienza. È la storia di Modesta (Tecla Insolia), ragazza che si ritrova nell’orfanotrofio di un convento, e poi novizia, fino a che viene cacciata e comincia una vita libera e sfrenata. Nel cast ci sono Jasmine Trinca e Valeria Bruni Tedeschi. L’Italia è anche in un film francese in concorso, Marcello mio, di Christophe Honoré con Chiara Mastroianni. Il film immagina che Chiara, dopo aver sentito forte la presenza del padre, decida di diventare Marcello Mastroianni. Il film mescola vita e cinema, realtà e finzione: è un gioco cinefilo e divertente, una lettera d’amore di Chiara al padre e al cinema. E anche una seduta di psicanalisi filmata.
LO SPETTACOLO DI FURIOSA: A MAD
MAX SAGA
Cannes è stato anche lo spettacolare film di George Miller Furiosa: A Mad Max Saga, che rivela le origini di Furiosa, il potente personaggio interpretato da Charlize Theron in Mad Max: Fury Road. Il film è un ossimoro: visivamente abbagliante e stordente, dal ritmo mozzafiato, concitato e iperattivo, è allo stesso tempo monotono a livello narrativo, come lo era Mad Max: Fury Road. Se lo schema di quel film era l’Odissea, il viaggio, qui la matrice è Iliade e Odissea insieme, assedio e viaggio. Anya Taylor-Joy illumina il film. Attrice dal corpo minuto e dal volto unico, con quegli occhi così lontani ed enormi, Anya dà vita a un cucciolo ferito che si difende con gli artigli e con i denti, una preda che diventa cacciatore.
Una sensuale Celeste Dalla Porta, attrice esordiente, e Gary Oldman in Parthenope di Paolo Sorrentino, film che affronta due misteri: Napoli e le donne.
L’evocativa locandina di Marcello mio, divertente gioco cinefilo e toccante lettera d’amore al padre, Marcello Mastroianni, da parte della figlia Chiara.
TVKEY
Maurizio Ermisino
Film Impresa
Lo stile è importantepiùdel prodotto
L“o stile è più importante del prodotto”, spiega chiaramente Ferzan Özpetek, uno dei grandi autori del nostro cinema. E, in quelle parole, coglie il senso di quello che vuol dire girare un film d’impresa, che è qualcosa di diverso dal girare uno spot, un messaggio commerciale. “Si tratta di raccontare un prodotto in un modo che sia artistico, che diventi un oggetto d’arte, che crei emozione. Il che non vuol dire nasconderlo”. Ferzan Özpetek ha ricevuto il ‘Premio Speciale’ in occasione
della seconda edizione del Premio Film Impresa con questa motivazione: “Autore di un cinema attento all’inclusione e alla complessità, capace di raccontare con lo stesso rispetto personalità e visione delle imprese”. Özpetek ha girato film per Ferrovie dello Stato, UniCredit, Maserati, per una bevanda turca, il Raki, per cui ha dato vita a tre corti, La Trilogia di Istanbul. Dai film che abbiamo visto è chiaro come un autore possa portare il suo stile in quello che è un film su commissione. Nel corto girato per UniCredit c’è tutto il cinema di Özpetek: il suo senso per il melodramma e per la lirica, il lavoro quotidiano delle persone comuni, come quello degli operai di una sartoria e quello degli operatori di un’azienda agricola.
Parola di Ferzan Özpetek. È così quando non parliamo di spot ma di film d’impresa, un mondo che il Premio Film Impresa, organizzato da Unindustria, ci racconta molto bene.
DI MAURIZIO ERMISINO
Anche nel corto di FS, nato dieci anni fa per il lancio dell’Alta Velocità e di Frecciarossa, c’è il suo mondo: gli incontri che cambiano la vita, il gioco di sguardi, il partire e il ritornare. Quello tra cinema e imprese è un connubio che in questi anni si è andato rafforzando, ed è sempre più intrigante. Per raccontare come questi due mondi dialogano tra loro è nato il premio Film Impresa, giunto alla seconda edizione, organizzato da Unindustria, con il supporto di Confindustria, con la direzione artistica di Mario Sesti e un premio Oscar, Gabriele Salvatores, come Presidente di giuria (che, a sua volta, ha ricevuto un ‘Premio Speciale’). Sempre più spesso le aziende realizzano non solo gli spot pubblicitari, ma anche film, corti o lungome-
Maurizio Ermisino
Il Premio Film Impresa è andato in scena alla Casa del Cinema di Roma.
traggi, documentari o di finzione, in cui raccontano loro stesse, la visione degli imprenditori che le hanno create, il rapporto con il territorio. Tutti quei valori d’impresa che spesso, nella comunicazione commerciale, non vengono messi in luce nella giusta maniera. Film Impresa nasce proprio per raccontare questo mondo. E ci fa capire bene come oggi, per le imprese, per comunicare non basta uno spot. A vincere i tre premi principali sono stati i film di Stellantis, Buccellati ed Edi.Cer, che vi racconteremo tra poco. Film Impresa è stato possibile anche grazie alle aziende partner. Come lo scorso anno sono Almaviva, Edison, Fondazione EOS – Edison Orizzonte Sociale ETS, Gruppo FS, Umana, e UniCredit. A questi si sono aggiunti Università Campus Bio-Medico di Roma, Fondazione Policinico Universitario Campus Bio-Medico e Würth. Adnkronos è media partner.
NEL SEGNO DI ERMANNO OLMI
Il gioiello di questa seconda edizione di Film Impresa è stato un film di Ermanno Olmi, L’eroe e il mito, prodotto da Dainese nel 2012, una conversazione con Valentino Rossi. È l’esempio di come un film d’impresa possa diventare film d’autore a tutti gli effetti. Ermanno Olmi non si accontenta di raccontare il campione Valentino Rossi, ma vuole andare oltre, parlare dell’uomo e del suo rapporto con il mondo, la natura, l’economia. Il film, che nasce per far comprendere il lavoro maniacale di Dainese sulle tute da gara, si presta a metafore e parallelismi. Si apre con l’immagine di una tartaruga, e del suo guscio che ne protegge il corpo, per passare a un racconto in cui la tuta da gara è assimilabile alle corazze dei guerrieri medievali o alle divise dei supereroi che al cinema
tanto successo. È stata un’edizione nel nome del grande maestro, visto anche il ‘Premio Ermanno Olmi Edison e Fondazione EOS 2024’, che è stato consegnato a Francesca Archibugi, che di Olmi è stata allieva. “Ermanno era un grandissimo scrittore”, ha raccontato. “Ho avuto la fortuna di leggere i suoi soggetti. Era un grandissimo artigiano, faceva tutto: è stato un gigantesco direttore della fotografia e un grande montatore. Non è stato utile solo a me, è stato utile all’Italia: ha lavorato sulla coscienza di tutti”.
WASTE DI TOBIA PASSIGATO È IL ‘MIGLIOR FILM D’IMPRESA AREA NARRATIVA’
Wasted, di Tobia Passigato, prodotto da Giffo-
Francesco Rutelli (a destra), Presidente di ANICA
Associazione Nazionale
Industrie Cinematografiche
Audiovisive e Digitali, consegna il ‘Premio Speciale Film Impresa’ a Ferzan Özpetek (a sinistra).
ni Innovation Hub per Stellantis, è il ‘Miglior Film d’Impresa Area Narrativa’, assegnato da Umana, “per la maturità della messa in scena e della direzione degli attori e per l’efficacia di un apologo, paradossale, che ha il merito di attivare l’allarme per l’ambiente e l’urgenza di fonti alternative d’energia”. Wasted è la storia di un naufrago, un moderno Robinson Crusoe che capita su un’isola fatta completamente di rifiuti. È il posto dove arriva chi non serve più? E in quell’isola le cose devono essere chiamate per forza con il loro nome, o possono essere anche altro? In questo concetto c’è tutto il senso del riciclo. E anche quello dei film di cui stiamo parlando: Wasted è prodotto da una grande casa automobilistica e non si vede per un attimo una macchina. Conta, in questo caso, trasmettere dei valori.
Si vede, eccome, la macchina, in un altro film, girato sempre da Tobia Passigato, perché in questo caso l’obiettivo dell’operazione è diverso. Maserati Grecale: The Every Night Exceptional, prodotto da Indiana Production, è stato girato per il lancio del suv Grecale. E l’auto è
Gian Luca Farinelli (a sinistra), Presidente della Fondazione Cinema per Roma, consegna il ‘Premio Speciale Film Impresa’ a Gabriele Salvatores (a destra).
hanno
spesso in scena: illuminata, levigata, lucida, nelle sue linee sinuose ed essenziali, e nei suoi tecnologici interni. Ma il film è speciale perché non si vede solo la macchina. Si vedono Alessandro Borghi e Matilda De Angelis, non solo testimonial ma veri attori che si calano dentro la storia e rendono tutto credibile. I due, in giro in auto per Roma, si sfidano a chi conosce meglio la città.
Tra i film dell’area narrativa la ‘Menzione Speciale’ è andata a Così fa il silenzio, di Sami Schinaia, prodotto da Giffoni Innovation Hub per Enel X, “per l’avvolgente intrigo con il quale lo stile ibrida tecnologia della luce e racconto della diversità”. Il film segue il viaggio di una ragazza che sta per incontrare una persona molto importante. È un viaggio che passa in silenzio. Ma un finale a sorpresa, un momento di grande cinema, ci fa capire il perché. Il silenzio, inoltre, enfatizza tutte le azioni che l’elettricità rende possibile.
Gli Amigos, girato da Paolo Genovese, prodotto da Akita Film per Parmigiano Reggiano, è un mediometraggio di 25 minuti: è puro cinema,
Ferzan Özpetek, che ha ricevuto il ‘Premio Speciale’, tra Mario Sesti e Giampaolo Letta, rispettivamente Direttore Artistico e Presidente del Premio Film Impresa.
tanto che è stato anche proiettato in alcune sale. Una vera e propria commedia che vede un gruppo di cinque ragazzi andare a un concorso di cucina guidati dal loro maestro, interpretato da Stefano Fresi. Gli ‘amigos’ non sono solo i cinque amici: sono anche dei batteri che rendono il foraggio dato alle mucche unico, senza il bisogno di conservanti. Ed è a loro che è dedicato il film.
L’essenziale è invisibile agli occhi è un corto molto particolare diretto Gian Luca Elasti, realizzato da Social Content Factory per Sapio Gruppo. Sapio produce ossigeno e azoto, un prodotto che non si vede. E così, in occasione dei 100 anni dell’azienda, si è cercato di tradurre la sua storia in immagini, con un linguaggio emotivo. I protagonisti dell’azienda diventano spettatori di un film nel film: in un teatro guardano la loro stessa storia. Il che permette al regista di giocare con i supporti, dai vecchi documentari dell’istituto Luce ai contenuti girati con i mezzi di oggi.
CERAMICS OF ITALY. UN VIAGGIO NELLA SOSTENIBILITÀ DI ESMERALDA CALABRIA È IL
‘MIGLIOR FILM D’IMPRESA AREA DOCUMENTARIA’
Ceramics of Italy. Un viaggio nella sostenibilità, di Esmeralda Calabria, prodotto da Aki Film per Edi.Cer., è il ‘Miglior Film d’Impresa
Area Documentaria’, assegnato da UniCredit, “per la gremita raccolta di testimonianze, gesti e location con le quali mostra allo spettatore come tecnica e artigianato, creatività e lavoro di origine millenaria, sappiano felicemente abitare il contemporaneo”. Il film ha vinto anche il ‘Premio Ente dello Spettacolo – Rivista del Cinematografo’, con questa motivazione: “Il viaggio di Esmeralda Calabria è insieme un itinerario produttivo, sociale ed estetico. Un lavoro di montaggio fluido, arioso, modellato sui volti e le passioni di chi porta avanti una tradizione di saperi, di comunità e di vissuti che contribuiscono al PIL materiale e immateriale di un Paese. Quell’attenzione a saperi, comunità e vissuti che Fondazione Ente dello Spettacolo con Confindustria Lecco e Sondrio perseguono nella realizzazione del Lecco Film Fest, iniziativa nella quale il lavoro della Calabria trova spazio e accoglienza”. La forza del documentario, ancora una volta, è di raccontare non il prodotto ma l’umanità delle persone.
MOSAICO DI YURI ANCARANI È IL ‘MIGLIOR FILM D’IMPRESA AREA II&S INNOVATION, IMAGE & SOUND’
Mosaico, di Yuri Ancarani, prodotto da Dugong Films per Buccellati Holding Italia è il ‘Miglior Film d’Impresa Area II&S Innovation, Image & Sound’, assegnato da Almaviva, “per il gioco sensuale con il quale l’elegante stilizzazione di pietre e metalli che riempiono l’inquadratura di luci e riflessi scintillanti e mobili si fonde con la ricca e densa tessitura del suono”. Ancarani è un artista poliedrico, che si muove tra videoarte, cinema d’impresa e film di finzione. In questa categoria ha ricevuto la ‘Menzione Speciale’ The Betterfly Effect di Federico Caponera e Riccardo Perazza, prodotto da Save the Cut per Key to Energy, “per l’abilità del montaggio e dello split screen cui deve concentrazione di racconto e comunicazione”. La ‘Menzione Speciale’ per il ‘Miglior Film Inedito’ è andata a Cerca di Tornare di Nicolò Donnantuoni, prodotto da Donnantuoni per Autotrasporti Pigliacelli, “per l’interessante sinergia tra il lavoro d’impresa, documentato dal vivo, e la produzione del documentario che fornisce allo spettatore un resoconto quasi quotidiano”. ‘Menzione Speciale’ anche per Il Messaggero#condivisodal1878 di Alvaro Moretti, Dario Carrarini, Giancarlo Carlini, prodotto da Il Messaggero, Q10 Media, StudioKowalsky, documentario nato dalla mostra che esponeva 45 storiche prime pagine del quotidiano. La Menzione Speciale ‘Premio Platea Competente’ è andata a Nessuna formula magica di Ermanno Menini, prodotto da Social Content
A cura di Maurizio Ermisino
Da sinistra a destra: Giampaolo Letta (Presidente del Premio Film Impresa), Angelo Camilli (Presidente Unindustria), Francesca Archibugi (regista e sceneggiatrice), Renzo Rosso (imprenditore), Caterina Caselli (cantante e produttrice discografica), Alvaro Moretti (Vicedirettore de Il Messaggero).
Factory per Granarolo, con questa motivazione: “Coinvolgente, concreto, innovativo. Uno stile di comunicazione che arriva a tutti anche grazie all’ironia espressa dal narratore”.
I PREMI A RENZO ROSSO E CATERINA CASELLI
Uno dei grandi protagonisti di questa edizione, testimoniato dal ‘Premio Speciale alla Creatività – Unindustria’, è stato Renzo Rosso, l’anima di un brand come Diesel. Al premio Film Impresa abbiamo visto anche un episodio della docuserie M.A.D.E. Made in Italy. Made with Bravery di Francesco di Giorgio, prodotto da Frame by Frame per OTB. Rosso ha detto una cosa molto importante per chi dirige un’azienda: “L’80% del lusso mondiale viene prodotto in Italia e sono proprio i piccoli produttori, le piccole imprese artigiane i veri artisti che danno vita ai prodotti che vediamo nelle sfilate e nelle boutique di tutto il mondo. Credo fortemente che nella moda il 50% del prodotto lo faccia il Direttore Creativo, e il restante 50% gli artigiani. Con questa campagna abbiamo
voluto mostrare le competenze uniche di chi sta dietro le quinte del Made in Italy, eppure lo crea tutti i giorni”. Il ‘Premio Speciale Ferrovie dello Stato Italiane’ è andato a Caterina Caselli per la sua arte e la sua capacità di fare impresa. Caselli è diventata imprenditrice grazie al marito, il quale aveva una grande casa discografica che ha deciso di prendere in mano e rilanciare, provando una grande felicità nel valorizzare il talento di artisti emergenti.
L’IMPORTANZA DELLE
WEBSERIES: PHILADELPHIA, ENI E ATM
Quante volte abbiamo detto “c’è tanto cinema anche se è una serie”? Film Impresa ce lo conferma, raccontandoci il mondo delle webseries brandizzate. Una di queste è Yolo, prodotta da QMI per Mondelez Italia – Philadelphia. Si tratta di una commedia romantica di quelle che guarderemmo volentieri su qualsiasi piattaforma, con una scrittura vivace, un montaggio veloce e ottimi attori come Ludovica Martino, la star di SKAM Italia e Vita da Carlo, e Alberto Paradossi, il protagonista di Zamora, il nuovo film di Neri Marcorè. Gli episodi si gustano con piacere: la regia di Michele Bertini Malgarini punta a valorizzare gli attori e i dialoghi. Il prodotto si vede per un attimo in cucina, mentre è usato per preparare il sushi, e viene nominato per la ricetta più tardi. The Yellow Sofa, realizzato da Adnkronos/Trai-
pler per ENI, è invece divulgazione scientifica declinata in chiave pop. È un genere amatissimo, soprattutto dai ragazzi, come è evidente dal successo di fenomeni come GeoPop. Il giallo, il colore di ENI, è il filo conduttore, simboleggiato dalla poltrona su cui si siede il divulgatore scientifico. Con la macchina da presa su di lui, e brevi montaggi e inserti grafici, The Yellow Sofa diventa un prodotto piacevole da vedere. La prima stagione è disponibile su YouTube ed è andata in onda su Sky; nella stagione 2 si parla di una tecnologia che potrebbe rivoluzionare il mondo dell’energia. La serie riesce a coniugare accessibilità e approfondimento scientifico. ATM Uncovered, prodotta da Social Content Factory per ATM, è una classica docuserie che ha la lunghezza giusta e il giusto respiro per raccontare il lavoro delle persone, e allo stesso tempo riesce a creare l’emozione di entrare in un’officina e vedere i corpi di mezzi storici come i vecchi tram. È un documentario che nasce da un’iniziativa, il Porte aperte ATM, che durante il Covid era stata impossibile da organizzare: così il cinema ha fornito ad ATM un modo per raccontarsi in maniera diversa. E, essendo la serie disponibile su YouTube, anche di andare oltre i confini di Milano. Il cinema, a volte, permette di andare dove altri non riescono ad arrivare. Il senso del premio Film Impresa è proprio raccontarci questo.
Oscar 2024
Oppenheimer, qualità e incassi
Sì, è stata la cronaca di una vittoria annunciata E in fondo va bene così. In tanti attendevano la consacrazione di Christopher Nolan, regista che come pochi altri ha segnato il cinema degli ultimi vent’anni. Il suo film Oppenheimer non ha tradito le attese, ed è stato il grande protagonista degli Academy Awards, con 7 Oscar: ‘Miglior Film’, ‘Miglior Regia’ (Christopher Nolan), ‘Miglior Attore Protagonista’ (Cillian Murphy), ‘Miglior Attore non Protagonista’ (Robert Downey Jr.), ‘Montaggio’, ‘Fotografia’ e ‘Colonna Sonora’. Povere creature!, il film di Yorgos Lanthimos, è stato l’altro grande protagonista di questa edizione con 4 Oscar: il premio come ‘Miglior Attrice Protagonista’ a Emma Stone (che a sorpresa ha superato quella che sembrava la favorita, Lily Gladstone, per Killers Of The Flower Moon) e i premi per ‘Scenografia’, ‘Costumi’, ‘Trucco e Acconciatura’. 2 Oscar anche per La zona d’interesse di Jonathan Glazer, proclamato ‘Miglior Film Straniero’ e vincitore del premio per il ‘Miglior Sonoro’, che in quest’opera è davvero un fattore decisivo: tra i grandi protagonisti di questi Academy Awards c’è anche questo film. E, anche se in maniera che potrebbe sembrare deludente, in rapporto alle varie nomination, ha vinto anche Barbie Quello che per molti motivi è stato uno dei lungometraggi più importanti della scorsa stagione ha vinto un solo premio, quello per la ‘Miglior Canzone Originale’: What Was I Made
Cillian Murphy in Oppenheimer (‘Miglior Attore Protagonista’), Emma Stone in Povere creature! (‘Migliore Attrice non Protagonista’), Robert Downey Jr. in Oppenheimer (‘Attore non Protagonista’) e Da’Vine Joy Randolph in The Holdovers (‘Attrice non Protagonista’). (Photo Credit: Matt Sayles; Fonte: The Academy).
Gli Oscar 2024 sono stati la consacrazione di Oppenheimer di Christopher Nolan, 7 premi tra cui ‘Miglior Film’ e ‘Regia’. C’è un italiano tra i vincitori: è Massimiliano Narciso, Character Designer del ‘Miglior Cortometraggio d’Animazione’.
DI MAURIZIO ERMISINO
“Per tanto tempo ho desiderato essere diversa: invece mi sono resa conto di dover essere solo me stessa, e vi ringrazio per avermi vista”. La vincitrice della ‘Migliore Attrice non Protagonista’ Da’Vine Joy Randolph (The Holdovers). (Photo Credit: Matt Sayles; Fonte: The Academy).
For?, della giovanissima Billie Eilish, già nella storia per essere al secondo Oscar, dopo No Time to Die, canzone dei titoli di testa dell’omonimo film di 007. Ricapitolando: Oppenheimer, 7 Oscar; Povere creature!, 4 Oscar; La zona d’interesse, 2 Oscar; Barbie (e molti altri), 1 Oscar. Questo è quello che dicono i numeri.
OPPENHEIMER: OSCAR E GRANDE SUCCESSO AL BOX OFFICE
Ma ci sono molti modi diversi per leggere i risultati degli Academy Awards. Il più interessante è quello che guarda al mercato. Per la prima volta, infatti, da tanti anni a questa parte, ha vinto l’Oscar un film che è stato anche un grande successo al botteghino, un vero e proprio campione d’incassi. Possiamo vedere questi Oscar del 2024, allora, come il sigillo su una stagione che ha visto compiersi quel mira-
colo in cui nessuno, fino allo scorso anno, con gli strascichi della pandemia, sperava più. Il miracolo è il pubblico che torna ad affollare i cinema, che si precipita nelle sale. Il pubblico
che, una volta fuori, sui social media o di persona, riprende a parlare di cinema. Oppenheimer è il film che ha portato frotte di appassionati nelle sale già soltanto perché si trattava di un film di Christopher Nolan, e che è riuscito a far appassionare al cinema – e alla Storia, cosa ancora più rara – un pubblico di giovanissimi. Attenzione, però: il successo di Oppenheimer è anche quello di Barbie. Poiché il film di Greta Gerwig con Margot Robbie ha contribuito al rilancio dell’intero movimento, e anche al successo dello stesso Oppenheimer. Perché lo scorso luglio il famoso ‘Barbenheimer’, l’evento – non voluto – che ha visto l’uscita in contemporanea, lo stesso giorno, di due film così diversi, è diventata un’involontaria, quanto straordinaria, trovata di marketing che ha finito per far sì che un film tirasse la volata all’altro. Che gli Oscar siano 7, o che sia solo 1, la tendenza è chiara: un cinema che intrattenga e faccia pensare, coinvolgendo il grande pubblico, è possibile. Lo conferma anche il premio per il ‘Miglior Film d’Animazione’ a Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki, che ha avuto degli ottimi incassi, soprattutto in Italia.
Cillian Murphy è ufficialmente il primo attore irlandese a vincere il premio come ‘Miglior Attore’ nei 96 anni di storia dell’Academy per la sua interpretazione di J. Robert Oppenheimer in Oppenheimer. (Photo Credit: Matt Sayles; Fonte: The Academy).
Emma Stone ha vinto l’Oscar come ‘Migliore Attrice Protagonista’ per la sua interpretazione di Bella Baxter in Povere creature! di Yorgos Lanthimos. In precedenza aveva vinto nella stessa categoria per La La Land. (Photo Credit: Matt Sayles; Fonte: The Academy).
LA ZONA D’INTERESSE È IL
‘MIGLIOR FILM STRANIERO’ Oppenheimer e Barbie sono quei lungometraggi che portano a riflettere e fanno anche incassi, film d’autore e blockbuster allo stesso tempo. Agli Oscar, però, hanno il loro senso anche i film d’autore veri e propri. E qui il protagonista è stato La zona d’interesse, proclamato ‘Miglior Film Straniero’ e vincitore del premio per il ‘Miglior Sonoro’, che in quest’opera è davvero un fattore decisivo, visto che gli orrori dell’Olocausto si ascoltano solo fuori campo. La zona d’interesse, insieme a Oppenheimer, ha richiamato l’attenzione su quella ‘disumanizzazione’ che ancora oggi porta alle guerre e a orrori che pensavamo non fossero più possibili. Su questo tema torneremo dopo.
IO CAPITANO DI MATTEO
GARRONE NON CE L’HA FATTA
La vittoria de La zona d’interesse, va detto con un po’ di rimpianto, è anche il mancato premio a Io Capitano di Matteo Garrone, che concorreva nella categoria di ‘Miglior Film Straniero’ e che sappiamo essere stato apprezzato in America.
Proprio Garrone, al Bif&st di Bari, è tornato sull’argomento della corsa agli Oscar. Lungi dall’essere stato un ‘rosicamento’, come ha voluto intendere qualcuno, il suo racconto ci svela molto su quelle che sono le strategie di una corsa agli Oscar.
“Onestamente avremmo potuto vincerlo se avessimo avuto le stesse possibilità degli altri concorrenti, ma così non è stato”, ha commentato. “Per arrivare a vincere l’Oscar bisogna avere fatto campagne di promozione lunghe e costose sostenute da distributori importanti, e non era il nostro caso. Anche alcune uscite negli Stati Uniti e in Inghilterra sono state sbagliate nei tempi”.
La strategia, insomma, prevede una promozione costosa e meticolosa, ma anche altri accorgimenti.
“Nessuno ci aveva detto che cosa avremmo dovuto veramente fare, come per esempio iscrivere il film in tutte le categorie”, ha spiegato Garrone. “Abbiamo scoperto che agli Oscar non si parte tutti dalla stessa posizione. Ci sono 10mila votanti nella fase finale ed era per noi pressoché impossibile farlo vedere a tutti. Mi resta un po’ di rammarico, perché avevamo tutte le carte in regola, però pensiamo anche a come gli inglesi, per esempio, annoverino più di 900 votanti, mentre i votanti italiani sono poco più di un centinaio. Insomma c’era tutta una serie di fattori che andavano a nostro svantaggio. Ma qualcuno, lì, mi ha detto che era sorpreso che Seydou Sarr, per esempio, non fosse stato candidato come ‘Migliore Attore Protagonista’ ”.
Christopher Nolan: il suo Oppenheimer ha vinto 7 Oscar: ‘Miglior Film’, ‘Miglior Regia’, ‘Miglior Attore Protagonista’, ‘Miglior Attore non Protagonista’, ‘Montaggio’, ‘Fotografia’ e ‘Colonna Sonora’. (Photo Credit: Matt Sayles; Fonte: The Academy).
L’ITALIA HA UN VINCITORE: MASSIMILIANO NARCISO
Nonostante Garrone non abbia raggiunto l’agognata statuetta, l’Italia un vincitore in questa edizione ce l’ha avuto comunque: è Massimiliano Narciso, milanese che da anni vive e lavora a Los Angeles, e che è il Character Designer di War is over! Inspired by the music of John & Yoko, il film che ha vinto l’Oscar per il ‘Miglior Cortometraggio d’Animazione’. War is over! Inspired by the music of John & Yoko è uno di quei progetti che vengono dal cuore. È stato infatti creato insieme a Sean Lennon, il figlio di John Lennon e Yoko Ono. Si tratta di un messaggio di pace universale, che più che mai oggi vogliamo sentire, a gran voce.
“War is over, if you want it”, come recitava la famosa canzone Happy Xmas (Wars Over) di John Lennon. Massimiliano Narciso non è salito a ritirare l’Oscar. Sul palco c’erano gli altri artefici di questo piccolo gioiello di 11 minuti: Brad Booker, il produttore, Dave Mullins, regista e cosceneggiatore insieme a Sean Lennon, che dal palco ha mandato gli auguri alla sua mamma di 91 anni. “Non eravamo molti di più a lavorare a questo corto. Oltre a loro, c’erava-
A cura di Maurizio Ermisino
mo io che ho disegnato i personaggi e il Production Designer Zac Retz”, ha raccontato Narciso a Il Sole 24 Ore. “Il miglior festeggiamento sarà dormire stanotte, a lungo e sereno, dopo aver letto i messaggi d’affetto che mi stanno arrivando dall’Italia. È lì che ho studiato, lì c’è la gente che mi ha visto crescere”.
Massimiliano Narciso lavora a Netflix come Character Director e vive a Los Angeles con la moglie e il figlio Giacomo. “A chi si affaccia a questo lavoro voglio dire che Hollywood mi ha portato qui stasera, ma io sono arrivato formato dall’Italia. Non c’è bisogno di andarsene per lavorare bene”. È il suo messaggio per tutti i talenti che sognano di arrivare a fare il suo lavoro. Narciso racconta come è nato il progetto. Mullins e Lennon lo avevano contattato due anni fa.
“Mi hanno chiesto: ti piacciono le sfide? Abbiamo cominciato a lavorare, ma poi è scoppiata la guerra in Ucraina e ho dovuto rifare tutto daccapo: dovevo dare umanità ai personaggi senza dar loro una fisionomia che denotasse una nazionalità o origine specifica. Il nostro messaggio di pace doveva essere universale”. Proprio come quello lanciato dalla canzone scritta da John Lennon e Yoko Ono nel 1971, quando i due avevano anche comprato una serie di spazi pubblicitari in varie città del mondo per dirlo a grandi lettere “War is over, if you want it”.
ALLA NOTTE DEGLI OSCAR ENTRA L’ATTUALITÀ
Proprio la guerra è un’altra delle chiavi di let-
tura con cui interpretare il risultato di questi Oscar del 2024. Quelli degli Academy Awards sono da sempre dei premi che, oltre al talento artistico, provano a valorizzare un messaggio, un senso, un legame del film con l’attualità. E allora il senso di questi Oscar è che, 80 anni dopo l’Olocausto, l’orrore sembra ritornare, con le guerre in Ucraina e a Gaza. Non ne hanno fatto mistero i premiati a Hollywood. “Abbiamo realizzato un film sull’uomo che ha creato la bomba atomica e, nel bene e nel male, viviamo tutti nel mondo di Oppenheimer”, ha dichiarato Cillian Murphy ricevendo il premio, facendo riferimento ai manifestanti pro Palestina che erano stati fermati a pochi isolati di distanza dal Dolby Theatre. Ancora più esplicito è stato Jonathan Glazer, che nel ritirare il premio ha dichiarato: “Il nostro film mostra dove la disumanizzazione conduce nel suo aspetto peggiore. Ha plasmato il nostro passato e presente. In questo momento, siamo qui come uomini che rifiutano la loro ebraicità e l’Olocausto, dirottati da un’occupazione che ha portato al conflitto così tante persone innocenti. Che si tratti delle vittime del 7 ottobre in Israele o dell’attacco in corso a Gaza, tutte sono vittime di questa disumanizzazione, come possiamo resistere?”.
ATTRICI PROTAGONISTE E NON
PROTAGONISTE: EMMA STONE E DA’VINE JOY RANDOLPH
Gli altri temi attuali portati avanti da Hollywood sono la parità di genere, l’emancipazione femminile, la body positivity e l’inclusione.
Robert Downey Jr. con l’Oscar come ‘Miglior Attore non Protagonista’ per la sua interpretazione di Lewis Strauss in Oppenheimer. (Photo Credit: Matt Sayles; Fonte: The Academy).
I premi a Povere creature!, al di là della visionaria messa in scena del film, possono essere visti in questo senso, così come il premio – e le tante nomination – a Barbie.
E anche l’Oscar come ‘Miglior Attrice non Protagonista’ a Da’Vine Joy Randolph, per The Holdovers, può essere letto in questa situazione. La dichiarazione dell’attrice sul palco spiega benissimo il senso di questo premio.
“Per tanto tempo ho desiderato essere diversa: invece mi sono resa conto di dover essere solo me stessa”, ha dichiarato. “Vi ringrazio per quando ero l’unica ragazza nera nella mia classe, vi ringrazio per avermi vista quando ero invisibile”.
La magnifica Emma Stone, Oscar come ‘Miglior Attrice Protagonista’, è al secondo premio dopo La La Land, che la fa entrare nel novero delle poche attrici che, a 35 anni, avevano già vinto 2 Oscar, come Meryl Streep, Elizabeth Taylor e Jodie Foster. Il suo film ha a che fare con l’emancipazione femminile. Ma il suo discorso di ringraziamento punta su quello che è il senso del cinema, una forma d’arte che è sempre stata un lavoro collettivo. “La parte migliore del fare film è che siamo qui tutti insieme”, ha detto. “Sono così profondamente onorata di condividere tutto questo con ogni membro del cast, con ogni membro della troupe, con ogni singola persona che ha riversato il proprio amore, la propria cura e la propria genialità nella realizzazione di questo film”.
UNIVERSAL PICTURES È LA DISTRIBUZIONE CON PIÙ OSCAR
Un altro modo ancora di leggere questi Oscar è vederli dal punto di vista dell’industria. Guardando le distribuzioni del film, la Universal Pictures di Oppenheimer ha ottenuto il maggior numero di Oscar per distributore: 7, come il film in questione.
Al secondo posto in questa particolare graduatoria c’è la Searchlight Pictures di Povere creature! con 5 Oscar, i 4 del film di Lanthimos e il vincitore del ‘Cortometraggio Documentario’
The Last Repair Shop. E poi ci sono A24 (la casa di produzione de La zona d’interesse) e Toho con 2 a ciascuno. Guardando alle nomination, in testa c’erano Disney/Searchlight, con 20 candidature, Netflix con 18, Universal/Focus con 18 e Apple Original Films con 13.
TVKEY
cura di Maurizio Ermisino
TECNOLOGIA
Porteremo in Italia i microchip Fujifilm
Dopo aver superato indenne l’avvento degli smartphone, la fotocamera non arresta il suo viaggio anche nel futuro. Per comprendere la strada intrapresa da FujiFilm abbiamo intervistato il Direttore Generale Guglielmo Allogisi.
In alto, una fotocamera Fujifilm.
Le radici del gruppo giapponese Fujifilm (nasce a Tokyo nel 1934) portano lontano, direttamente dentro il cinema e la pubblicità del Paese del Sol Levante. Ci piace pensare che Akira Kurosawa, uno dei maestri del cinema mondiale (I sette samurai, Rashõmon), abbia appoggiato il suo occhio in una cinepresa che imprimeva immagini su una pellicola Fujifilm. Il marchio ha attraversato indenne tutte le peripezie del mercato superando anche il cosiddetto ‘inverno delle fotocamere’, quando gli smartphone rubarono loro la scena. Oggi il gruppo spazia dal settore delle Life Science alle riprese professionali, dal business medical a quello della difesa con le sue sofisticate apparecchiature per la sorveglianza video. E ovviamente produce fotocamere di qualità.
Quale fotocamera può consigliare a un
potenziale utente che per professione usa quella per still life pubblicitari, sfilate di moda, riprese di eventi, videoclip, interviste video, spot pubblicitari per Tv web e social media?
Guglielmo Allogisi: Senza dubbio punterei sulla X-T50 poiché ha un corpo compatto e leggero, possiede un sensore da 40,2 megapixel e il più recente motore di elaborazione delle immagini.
Penso che questa fotocamera sia adatta proprio alla mobilità, alla narrazione dei creativi che inseriscono i loro contenuti in una vasta gamma di media e social media. Dal cinema allo spot ai videoclip e a quella incredibile piattaforma chiamata TikTok che sta facendo numeri impressionanti, soprattutto sul target Millennial e Generazione Z. Ecco, non trascuriamo neppure Instagram e YouTube, che sono piattaforme media importantissime.
Dall’anno della fondazione, 1934, Fujifilm ha messo in scena cambiamenti profondi e soprattutto ha investito nella ricerca e nello sviluppo nei campi più disparati.
Guglielmo Allogisi: Dalle pellicole per il cinema siamo passati alle lastre per raggi X, ma questa è la nostra origine, il nostro Dna. Oggi l’azienda è in grado di rispondere a una vastissima gamma di esigenze tecnologiche, gestendo il mondo della fotografia e del video a 360°, una variegata proposta di lenti ad alta precisione (per broadcast, cinema, sicurezza ecc.), sistemi di sorveglianza, dispositivi per la memorizzazione dei dati, sistemi di stampa (per imballaggi, giornali, tessuti, serigrafia ecc.).
Fujifilm si è affermata come leader nell’innovazione
tecnologica, le attività sono in costante crescita e si prevede uno sviluppo aggiuntivo di oltre il 10% del fatturato anno dopo anno.
Cosa c’è dietro l’angolo?
Guglielmo Allogisi: Potrebbe arrivare in Italia un'attività legata alla produzione di microchip, che con la diffusione di modelli di AI sono un prodotto la cui domanda supera ampiamente l’offerta. Il prossimo lancio del nuovo Business DT - Device Technology (soluzioni integrate per la cattura, digitalizzazione e gestione dei documenti) permetterà l’apertura a nuovi mercati, rafforzando i piani di crescita. Sui numeri e sul costante sviluppo della sede italiana, del CdA, riporto le parole del Presidente Kai Fukuzawa: “Negli ultimi quattordici anni, Fujifilm in Italia è cresciuta fino a diventare una società da 200 milioni di euro di giro d’affari, grazie allo sforzo di ogni dipendente, a un buon lavoro di squadra e a una comunicazione trasparente con i clienti. Quando assistiamo a una gara di Moto GP, dobbiamo ricordarci che le ottiche ufficiali sono Fujifilm, così come vari programmi di Mediaset. Il centro televisivo del Vaticano ha scelto i prodotti dell’azienda giapponese. La Rai intanto sta sperimentando un prodotto molto leggero e performante come FUJION Duvo, dedicato al broadcast”.
Vediamo di capire, con una visione più larga, come si sta muovendo il Gruppo nello sviluppo di mercati tradizionali e sperimentali.
Guglielmo Allogisi: Con la riorganizzazione della società assume un ruolo sempre più importante la Business Innovation. La sua mission è sviluppare tutta quella gamma di prodotti a tecnologia toner: tutto ciò che rappresenta la stampa multifunzione, chiamatela pure Office Automation. In questo campo abbiamo le competenze e i brevetti che ci posizionano sempre più tra le aziende leader del mercato.
Oggi l’azienda è in grado di rispondere a una vastissima gamma di esigenze tecnologiche.
Fujifilm si è affermata come leader nell’innovazione tecnologica, le attività sono in costante crescita e si prevede uno sviluppo aggiuntivo di oltre il 10% del fatturato anno dopo anno.
Guglielmo Allogisi, Direttore Generale di Fujifilm Italia.
Altra area di grande interesse per Fujifilm è quella che va sotto il nome di Industrial Product. Qui abbiamo deciso di espanderci con linee di nuovi prodotti che oggi più che altro, in Italia, sono legati alle attività di storage: l’immagazzinamento dei dati che sono diventati una straordinaria risorsa per le imprese anche con l’avvento di modelli di Intelligenza Artificiale generativa. E poi, come detto poco prima, la produzione di microchip la cui domanda sul mercato è decuplicata. Nel prossimo futuro apriremo questa preziosa attività anche nel mercato italiano.
Capitolo a parte è quello della Life Science che potrebbe risultare ‘sorprendente’ in un gruppo come il nostro. Qui apro una parentesi per fare i complimenti ai nostri addetti che, in un mercato considerato di nicchia, quest’anno sono riusciti a fatturare oltre 4 milioni di euro.
Un'attività legata a doppio filo con il mondo della sanità, ospedali, istituti di ricerca. In questo settore a forte sviluppo abbiamo acquisito delle realtà molto
LA VISIONE DEL MARKETING E COMUNCAZIONE
Marika Giulia Gherardi, Marketing Communication Manager
Stiamo esplorando nuovi modi di comunicare, abbracciare il mondo dei social media e realizzare video che poi diventano virali. Una fotocamera come la X100VI, per la sua versatilità e il suo uso da parte di tiktoker, videomaker, creator, ci ha permesso di innovare il linguaggio. Le mostre coinvolgono i nostri fotografi, con esposizioni importanti come quella che abbiamo tenuto nell’aeroporto internazionale di Malpensa. Non dimentichiamo ‘Fujifilm GFX Challenge Grant Program’, che organizza l’Head Quarter ma che ci permette a livello locale di entrare in contatto con un tessuto nuovo di utenti.
È una di quelle occasioni in cui si sottopongono le nuove fotocamere a varie sfide con risultati davvero entusiasmanti. E il road show molto popolare arriva a toccare svariate realtà e ci permette di arrivare anche all’utente in modo assai capillare.
Come è noto, seguiamo lo sport a vari livelli e abbiamo esplorato anche il Festival di Sanremo che ci ha procurato varie soddisfazioni.
promettenti e continueremo su questa linea. Qui parliamo di terreni coltura e oli che sono fondamentali nello sviluppo di prodotti come i vaccini. Un esempio per tutti, lo sviluppo dei vaccini anti-Covid, messi a punto con una tempistica da record, è stato fatto con i nostri terreni di coltura. I nostri prodotti vedono un largo impiego nella gravidanza assistita, nell’inseminazione in vitro che ha dei passaggi molto delicati e che con le nostre tecnologie aumenta in maniera sostanziale le possibilità di successo. La sintesi della nostra vision per il futuro è una decisa crescita. Uno sviluppo che nasce entrando in nuovi mercati e relativi business ma anche consolidando e spingendo la crescita di settori tradizionali.
L’incremento tra l’anno fiscale 2024 vs 2023 è del 13%, che non è poco in un contesto di congiuntura economica. Nei prossimi tre anni prevediamo una crescita del +40%.
Siamo qui soprattutto per annunciare nuovi prodotti nel settore della fotografia digitale che rimane uno dei focus centrali di Fujifilm. Puntiamo a un raddoppio di questo business con una serie di investimenti corposi in termini di ricerca e sviluppo, marketing, comunicazione.
Questo percorso di crescita rientra nella filosofia di base del gruppo: facilitare la vita delle persone attraverso prodotti, servizi e tecnologie che le vedono al centro di tutto il nostro ecosistema. In piena filosofia giapponese, contano i numeri ma contano, soprattutto gli individui. Senza la passione e senza il gioco di squadra non si raggiungono questi risultati.
Possiamo riassumere le linee guida per i prossimi tre anni?
Guglielmo Allogisi: Nel mercato della fotografia digitale vogliamo esser stabilmente tra i primi tre brand mondiali. E qui l’obiettivo è di raggiungere il secondo posto.
Per conseguire questo risultato puntiamo ad avere
La fotocamera digitale mirrorless GFX100S II.
un focus sul trade marketing, un giusto bilanciamento per quanto riguarda i canali distributivi, consolidare ed espandere la serie X che per noi è stato un flagship. Abbiamo delle idee che vedrete nei prossimi mesi per ampliare le possibilità di business. Uno dei progetti è quello di essere sinergici – nel mondo del video – con prodotti amatoriali che poi si estendono agli utenti semiprofessionali e al mondo professionale. Nel settore delle stampanti, la filiale italiana ha una quota di mercato superiore alla media europea. Il mercato color paper: in Italia si vendono ancora poco meno di 5 milioni di metri quadri, che non è uno scherzo, con un fatturato di circa 12 milioni di euro.
Per noi è motivo di vanto l’impianto produttivo localizzato in Olanda, che è stato deputato alla produzione per il mercato mondiale: produciamo sia per il mercato nordamericano sia per quello asiatico. La ragione di questo successo è presto detta. La qualità che abbiamo raggiunto in questo tipo di carta non ha paragoni. Qui si parla di prodotti a base chimica, ma stiamo lavorando per trasformare questi processi in attività ecosostenibili. La parte posteriore di questa carta verrà realizzata in bioplastica e sono in corso implementazioni di nuove tecnologie per spostare la produzione da base chimica a base acquosa.
Nel settore delle ottiche, il broadcast ci vede competere con una sola altra società.
E con il moltiplicarsi dei canali streaming che assorbono una quantità importante di produzioni, siamo confidenti che questo settore sia destinato a una crescita sostanziale.
Chiudiamo il cerchio con la sicurezza: nella videosorveglianza Fujifilm può vantare delle tecnologie d’avanguardia che ci permettono di avere clienti come Leonardo, oltre alle Forze Armate e al settore pubblico.
Una novità di cui abbiamo parlato poco, finora, sono i nostri servizi on demand, grazie alla possibilità di lavorare su soluzioni a 360°. Esempio: gestire un docu-
mento con la fase della digitale fino allo storage. Resta da raccontare il mercato del b2b che oggi sembra la panacea di tutti i mali, ma per noi di fatto è una routine che facciamo da anni.
Cosa fa nelle poche ore in cui non si occupa di fotocamere?
Guglielmo Allogisi: Premetto che sono contro la violenza e contro ogni tipo di guerra. Sono soltanto appassionato di tiro dinamico sportivo con la pistola. Lo pratico da anni, permette di fare del movimento senza la noia del tapis roulant correndo dietro a sagome e bersagli. Mi serve per una sorta di disciplina mentale che nel tempo sono riuscito a praticare. Visto che il mercato ha dinamiche sempre più veloci e cangianti, questo sport è da consigliare ai manager che sono ogni giorno in trincea per raggiungere gli obiettivi di business. Sulla passione sportiva nessun dubbio, per Allogisi il nerazzurro, la parola è Inter!
CENTODUE MEGAPIXEL DI LEGGEREZZA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Apparecchiatura per la videosorveglianza.
Andiamo a conoscere un altro modello di fotocamere dalle grandi prestazioni e dalla sorprendente leggerezza, che possono essere trasportate senza fatica, rimpiazzando quelle apparecchiature che fino a qualche anno fa prevedevano borse professionali o altri accessori ancora più complessi. Si tratta delle GFX100S II, fotocamere digitali mirrorless della gamma GFX che presentano un sensore Large Format di circa 1,7 volte più grande di un sensore full-frame da 35mm.
Il sensore di GFX100S II, di nuova concezione da 102MP, è accompagnato da un motore di elaborazione d’immagini high-speed.
Il peso è stato ridotto al minimo con un progetto che ha portato a un corpo compatto che pesa circa 883 grammi, rendendo questa fotocamera la più leggera della serie, e restituisce un livello di qualità dell’immagine straordinario con estrema facilità. Infatti, la fotocamera non solo offre una ricca espressione tonale e tridimensionalità, rese possibili dalle caratteristiche uniche del sensore Large Format, ma dispone anche di rilevamento del soggetto basato sull’Intelligenza Artificiale, notevolmente evoluto rispetto al modello precedente. Grazie alla velocità di scatto continuo, migliorata fino a 7,0 fotogrammi al secondo, è in grado di catturare con precisione soggetti in movimento. Anche la funzione di stabilizzazione dell’immagine interna è stata migliorata, raggiungendo una prestazione massima di 8 stop 5 su cinque assi, la migliore della sua serie. Con queste funzionalità racchiuse in un corpo leggero e compatto si può godere della straordinaria qualità dell’immagine di GFX100S II in un’ampia gamma di situazioni. In termini di prestazioni video, può registrare filmati 4K/30P vibranti e fluidi, per filmati di qualità superiore. GFX100S II è la fotocamera per fotografi professionisti e per gli amatori evoluti che desiderano esplorare il mondo della fotografia Large Format con le straordinarie capacità di riproduzione delle immagini e la portabilità migliorata.
News Tecnologie
IL DRONE PROFESSIONALE PER RIPRESE ‘WOW!
Una delle cose più attraenti di questo modello Phantom 4 Pro v2 è il radiotelecomando con display integrato che mostra in tempo reale quello che la videocamera sta ‘guardando’. Utilizza un otturatore meccanico, eliminando la distorsione che può verificarsi quando si scattano immagini di soggetti che corrono o quando si vola ad alta velocità. Autonomia della batteria mezz’ora, control range di 7 chilometri.
WEBCAM GRANDI PERFORMANCE
Le videochiamate per una riunione di lavoro sono diventate pane quotidiano e la qualità del video e dell’audio sono essenziali. Questa Logitec C920 ha un campo visivo fisso a 78° che consente inquadrature equilibrate del soggetto e dell’ambiente che lo circonda. Fornisce inoltre ampio spazio per mostrare progetti, layout, bozzetti e altri contenuti di interesse professionale. Messa a fuoco automatica HD, correzione della luce. La mini app Logi Tune Desktop permette di gestire lo zoom e attivare due microfoni.
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Il Huawei Watch Fit 3 si interfaccia con Android e iOS, ha uno spessore di 9,9 mm e pesa appena 26 grammi. Sul lato destro del device troviamo una corona girevole pensata per zoomare nella schermata home delle applicazioni. Il display AMOLED è molto luminoso e leggibile anche al sole. Il wearable del marchio cinese offre il monitoraggio completo del fitness e della nostra salute. Può monitorare oltre 100 modalità di allenamento.
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È tra le migliori marche di bici elettriche a livello mondiale e si distingue per robustezza e qualità dei dettagli. Il suo display a colori offre le metriche più importanti durante la pedalata, compresi il livello della batteria e i chilometri percorsi. Mentre pedaliamo possiamo ricaricare il nostro smartphone grazie a una presa USB nascosta nel telaio. Notevole la ricchezza di accessori come, per esempio, una pompa tascabile.
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L’Xbox con cui la Microsoft di Bill Gates ha sfidato con un certo successo marchi storici come Sony e Nintendo adesso apre uno store online di sua proprietà. Videogiochi iperpopolari come Candy Crush oppure Minecraft saranno resi disponibili per gli utenti direttamente dal web. L’operazione riguarderà tutti i Paesi con grande attenzione alla sicurezza.
REALME 12 SERIES
Questa famiglia di smartphone ha raggiunto un rapporto qualitàprezzo inattaccabile con il 5G, display ad alta definizione e nitidezza firmato da Samsung e stabilizzatore ottico e sensore per il comparto fotografico firmati dalla Sony. Ha uno zoom integrato 2X e include una fotocamera ultrawide da 112° per ritratti speciali e paesaggi. Mette a disposizione dell’utente anche una fotocamera macro e una fotocamera selfie HD da 16 Mega Pixel.
MOTOROLA BUDS
La tua musica e i tuoi film preferiti meritano un audio migliore. Con questa dichiarazione Motorola sfida i giganti del mercato come Apple e Samsung. I Moto Buds+ si avvalgono di una tecnologia Sound by Bose. Due driver dinamici e riproduzione ottimale grazie a tecnologie come Dolby Head Tracking e Dolby Atmos. Hanno un’efficace cancellazione del rumore e il design ergonomico li rende facilmente indossabili in modo sicuro.
OURA RING LA CLINICA IN UN ANELLO
L'hanno definita ‘clinica sul dito’ con una esagerazione, ma l’anello Oura Ring è il primo ad apparire sul mercato, seguito dal prodotto della Samsung e da un annunciato anello della Apple. Oura Ring utilizza dei microsensori integrati e degli algortimi per monitorare la qualità del sonno, la temperatura corporea, il battito cardiaco e la frequenza respiratoria. Quando l’anello rileva uno stato di stress o un’anomalia dei vari parametri, invia una notifica allo smartphone.
Statistiche Tv
Scenario Pubblicitario Tv
“La Televisione ha la forza del leone”, cantava Iannacci. O meglio, la forza di più leoni, da quelli relativi a informazione e cultura, passando per quelli di intrattenimento, stili di vita e abitudini degli italiani, fino al versante pubblicitario.
DI MEDIA CONSULTANTS
Le stime di Nielsen di investimenti pubblicitari per il 2023 hanno evidenziato un valore complessivo per la Tv di 3,6 miliardi di euro, con quota del 39,2% rispetto ai 9,1 del ‘perimetro esteso’ per l’intero mercato. La Tv è risultata in crescita del +2,1% e con prospettive di ulteriore incremento grazie ai grandi eventi sportivi, come Europei di calcio e Olimpiadi, previsti per il 2024. Media Consultants presenta uno studio sullo scenario pubblicitario della Tv lineare relativo al primo quadrimestre dell’anno in corso, stimando una dimensione complessiva di quasi 5 milioni di avvisi pubblicitari pubblicati da oltre 2.700 marche attive per oltre 1.000 aziende nel periodo dal 31 dicembre 2023 al 27 aprile 2024. La stima del valore economico complessivo è di 1,5 miliardi di euro e ha prodotto un controvalore di quasi 540 miliardi di Contatti Lordi,
che tradotti in pressione pubblicitaria equivalgono a 936.000 GRPs sul totale popolazione italiana. Rispetto al periodo omologo del 2023, gli investimenti sono stabili (+1%), il numero di aziende in lieve flessione (-3%) e gli altri indicatori in incremento del 5 o 6%. Il perimetro analizzato è l’insieme dei passaggi pubblicitari erogati sulle emittenti Rai Pubblicità, Publitalia 80, Sky Italia, CairoRCS Media e Discovery Italia utilizzando i dati Metro Media System, azienda che rileva e certifica le campagne Tv sulle 40 principali reti televisive, e quelli dichiarati dalle concessionarie attraverso i LOG di regia dei broadcaster per le altre emittenti. Media Consultants unisce queste fon-
Il formato medio degli spot andati in onda è di 22 secondi.
ti, le armonizza riconducendole alla classificazione Nielsen e le associa ai dati Auditel® per calcolare i risultati di comunicazione (Audience, Contatti Lordi, GRP, Reach, Profilo e via dicendo).
I CONCESSIONARI E LE EMITTENTI
La quota maggiore degli investimenti del comparto, il 52%, va a Publitalia 80, seguita da Rai Pubblicità con il 19%; Sky e Discovery si posizionano tra il 13% e il 12% e Cairo al 4%. Il numero di marche che ha scelto di pubblicare i propri annunci sulle emittenti del Biscione sono quasi 1.800, un quarto in più rispetto alle circa 1.400 che optano per Rai, SKY e Discovery e il doppio rispetto a CairoRCS, che se la cava decisamente bene con ‘solo’ le sue due emittenti. Nel quadrimestre in esame, oltre 1.200 campagne, la maggior parte di quelle attive, hanno fatto scelte mono-concessionaria. Si tratta di 450 marche che hanno utilizzato esclusivamente Publitalia, 350 per
SKY, 250 per Rai e tra i 100 e 90 per Cairo e Discovery. Chi ha fatto scelte “monogame” lo ha fatto, in genere, con investimenti e volume di fuoco (GRP) più contenuti rispetto a chi ha fatto scelte più eterogenee. Non stupisce che le emittenti che portano i maggiori investimenti pubblicitari complessivi siano Canale 5 e Rai 1, seguite, nell’ordine, da Italia 1, LA7, Rai 3 e Rete 4. Le due emittenti ammiraglie sono le maggiori fonti di monetizzazione, pesando ciascuna tra il 57% e il 60% della propria concessionaria di riferimento. Sono 11 le emittenti sulle quali hanno comunicato più di 1.000 marche nel periodo: Canale 5 anche in questo caso è la prima con 1.500, seguita da Italia 1, Rete 4, Rai 1, La 5 con 1.200 e poi da Nove, Rai 2, TopCrime, Rai 3, Mediaset Extra e 20 Mediaset Il formato medio degli spot andati in onda è di 22 secondi, valore che rimane abbastanza simile per tutte le concessionarie con l’esclusione di Rai Pubblicità, che si attesta intorno a 20 secondi. I formati
Dati riassuntivi dello scenario.
Principali Formati e Top Emittenti TV lineare.
con i maggiori investimenti e GRP sono, nell’ordine, 15” 30” e 20”. Per i 15” e 20” si nota un maggior bilanciamento tra valore economico e risultati, mentre per i 30” la proporzione è più spostata verso gli investimenti.
LE AZIENDE E LE MARCHE
La top 10 delle aziende per investimento pubblicitario nel periodo analizzato, vede presenti i Big Spender: Procter & Gamble con quasi 49 milioni di spesa (il 3% dell’intero comparto), Ferrero con 36 milioni (2%), Mccoop Italia con 25 (2%), Volkswagen con 24 (2%), L’Oréal con 21 (1,4%), Poltronesofà e Barilla intorno ai 20milioni (1,3%), Wind a 17, Mondelez a 16, SKY e TIM tra 14 e 15 milioni (tutti intorno all’1%). Questo gruppo di advertiser, cumulato, rappresenta circa un sesto, il 16%, degli investimenti nel periodo.
I settori con i maggiori investimenti sono stati gli Alimentari con 208 milioni, le Automobili con oltre 140, i Farmaceutici/Sanitari con 118, la Distribuzione con 112 e la gestione casa con 96. L’ordine di importanza si ripete circa simile anche a livello di concessionarie. L’insieme dei primi 4 settori supera sempre il 40% dei valori complessivi per ciascuna concessionaria, evidenziando una sensibile concentrazione su questi principali settori.
Dall’analisi competitiva delle marche con maggiore spesa e pressione in comunicazione, si evidenzia che sei di queste sono presenti in ciascuna delle due Top 10: Poltronesofà, McDonald’s, Mediaset Infinity, Wallapop, WindTre e Costa Crociere; inoltre Poltronesofà è presente in prima posizione in entrambi i casi.
Rank investimenti: Poltronesofà 20 milioni, Marion Materassi/Reti 13 milioni, McDonald’s e Mediaset Infinity circa 9 milioni, Wallapop, Telethon e WindTre tra i 6,5 e i 7 milioni circa, Facile.It, Acqua Uliveto e Costa Crociere tra i 5 e i 5,5 milioni.
Rank GRP: Poltronesofà 9mila, Mediaset Infinity
5.800, Wallapop e McDonald’s intorno ai 5mila, Ve-
risure 4.800, Amplifon 4.400, Glovo e Costa Crociere intorno a 3.200 e Deliveroo e WindTre a 3mila.
TIPOLOGIE PROGRAMMI
Prendendo in considerazione le sole emittenti rilevate da Metro Media System, la classificazione per tipologia di programmi e considerando i soli avvisi pubblicati all’interno dei programmi, è interessante rilevare che sono quattro quelle che producono sia i maggiori investimenti pubblicitari sia il maggior volume in termini di GRP: Telefilm (che pesano per il 18% investimenti e 20% GRP), Attualità/Costume (15%€ e 22% GRP), Film (14%€ e 13% GRP) e Informazione/Cronaca (8% per entrambi).
La situazione si modifica andando a studiare le singole concessionarie ed evidenziando le differenze tra i diversi approcci editoriali e di modalità di inserimento e posizionamento degli spot nei break pubblicitari.
Rai Pubblicità con Attualità/Costume (16%€ e 28% GRP), Telefilm (20%€ e 14% GRP), Musica - Leggera/ Jazz (senza grandi sorprese, 19%€ e 13% GRP) e Intrattenimento/Talk Show (4%€ e 7% GRP).
Publitalia 80 con Telefilm (19%€ e 22% GRP), Attualità/Costume (13%€ e 19% GRP), Film (15% entrambi) e Sceneggiati (6%€ e 7% GRP).
CairoRCS con Informazione/Cronaca (42%€ e 39% GRP), Attualità/Costume (32%€ e 37% GRP), Documentario/Programma Scientifico (11%€ e 10% GRP) e Attualità/Cultura (5%€ e 6% GRP).
Discovery con Attualità/Costume (40%€ e 43%GRP), Film (21% entrambi), Varietà/Show (22%€ e 20% GRP) e Intrattenimento/Talk Show (12%€ e 10% GRP).
TOP SPOT NEI PROGRAMMI
Lo spot con il maggiore ascolto del periodo è andato in onda su Rai 1 alle 22:22 del 10 febbraio durante la serata finale di Sanremo 2024. Si tratta di un 20 secondi di Banca Isybank IsyPrime, che ha ottenuto
Top Settori e Top Tipologie Programmi.
una audience di 17,7 milioni pari a 31 GRP, quello immediatamente successivo in graduatoria è un 30” di Amazon Prime Video emesso la stessa sera, sempre su Rai 1 alle 21:48. Non sorprende che la graduatoria veda altri 400 spot pubblicati durante le puntate di Sanremo 2024 o posizionati tra TG, Sigle di Eurovisione e Festival della Canzone.
Escludendo questi passaggi, emerge ancora un gruppetto di avvisi usciti sempre su Rai 1 nei dintorni di Affari Tuoi, quello con il maggior ascolto un 15” di Igor Gorgonzola alle 21:35 del 18 marzo appena prima della fiction Le Indagini di Lolita Lobosco per 14 GRP. Troviamo i primi Top spot di Canale 5 il 22 gennaio durante la partita Napoli – Inter della Supercoppa Italia: 10” L-Banner di Eurobet Coppa Italia alle 20:41 e 15” di Tutto Enel 30% Energia alle 21:20, entrambi tra i 12 e 13 GRP.
TV E PIATTAFORME TV
Auditel® evidenzia che oltre il 40% degli ascoltatori fruisce di contenuti “non riconoscibili” attraverso le tecniche proprietarie di audio-match, quindi esterni al proprio perimetro di misura puntuale; si ritiene che parte di questi ascolti sia da ricondurre alle piattaforme OTT. GFK Sinottica VoD misura che circa il 40% degli ascoltatori settimanali fruisca di contenuti su tali servizi. Gli operatori del comparto stanno via via avviando raccolta e pubblicazione pubblicitaria tra i propri contenuti.
AD Control, con il proprio servizio di rilevazione di campagne pubblicitarie, analizzando lo stesso quadrimestre gennaio – aprile 2024, rileva 1.200 prodotti attivi con campagne VoD o Tv digital, delle quali 800 risultano attive anche in Tv lineare. Il 70% circa di campagne quindi è cross-device e il 30% comunica esclusivamente in advanced Tv; tra queste, quelle maggiormente presenti, tenendo conto sia del numero di piattaforme sia della quantità di giorni, sono Ikea, McDonald’s, Google Chrome ed Eurospin.
TV E RADIO, SCEGLIERE LA SINERGIA
La radio è un valido supporto della comunicazione televisiva, per via delle forti sinergie e di molti noti motivi; tra questi la complementarietà di profilo, gli elementi di richiamo e rilancio che i due mezzi possono trasmettersi l’un l’altro, la capacità di amplificare la reach reciproca insieme a quella di ripetizione e aumento della frequenza di esposizione e del periodo di presenza in comunicazione a costi più sostenibili rispetto a campagne esclusivamente televisive. Riflessioni sulle sinergie che sembrano essere condivise da circa una marca su dieci tra quelle che hanno comunicato in Tv o in radio durante il primo trimestre del 2024. Le prime 10 campagne che utilizzano entrambi i mezzi per comunicare pesano per un sesto dell’investimento complessivo nel periodo. Tra queste ci sono alcuni dei top spender Tv già visti in precedenza: Poltronesofà con l’8% degli investimenti complessivi, McDonald’s con il 2,5% e Wallapop al 2,2%, seguiti da un gruppo di marche ciascuna al 1,7% (Perdormire Letti/Materassi, Rocchetta, Acqua & Sapone, Peugeot E-208 Elettrica ed Enterogermina), un altro all’1,3% (Uliveto Acqua, Eni Energia, Nissan Qashqai, Suzuki Hybrid, Nissan Juke, Unieuro, Eni Live, Grana Padano) e un ultimo poco sopra l’1% (Opel Corsa, Iliad Flash Enel Energia Gas Per Te e MediaWorld) per terminare questa top 10.
CONCLUDENDO
Questo scenario disegna l’immagine di un breve periodo recente, una foto statica e in alcuni casi ancora un po’ sgranata, foto che ci piacerebbe rendere dinamica e via via più definita, ripetendo periodicamente lo studio. Augurandoci che diventi sempre più abituale per tutto il mercato, anche grazie alla recente formazione del polo tecnologico di rilevazione Tv + OTT + Radio costituito da AD Control BMAT e Metro Media System, che consentirà a tutto il mercato di disporre di informazioni sempre più rilevanti e aggiornate.
Top 3 marche in comunicazione TV lineare.
Dagli incisivi di Mitterrand ai deep fake
Il marketing politico ostaggio dei social media.
“Se lei vuole diventare presidente di tutti i francesi, deve farsi limare gli incisivi. Il suo aspetto aggressivo la fa somigliare a Dracula e annullerà l’effetto del nostro slogan ‘La force tranquille’ con cui pensiamo di battere gli avversari”.
Il leggendario creativo Jacques Séguéla pronunciava queste parole guardando François Mitterrand fisso negli occhi. Nel salone dove il candidato all’Eliseo riuniva il suo staff di comunicazione c’era molta tensione quella mattina.
Gli uscieri avevano raccolto un paio di layout della campagna elettorale, scagliati sul pavimento del corridoio tirato a cera dallo stesso Mitterrand. Séguéla – che aveva conseguito una laurea in Farmacia – le ‘ricette vincenti’ sapeva come scriverle. La mattina dopo, infatti, il futuro presidente della Repubblica chiamò l’autista e si fece portare dal suo dentista parigino, in Boulevard Haussmann.
Era la fine degli anni ’70 e gli slogan si pigiavano sui tasti di una macchina da scrivere. Bastava una goccia di sudore, sgorgata sulla fronte del candidato nel corso di un confronto Tv, per arrestare la corsa al Senato. Tutti ricordano quel candidato farsi paonazzo di fronte alla domanda del conduttore: “Quanto costa un litro di latte?”, giocandosi la candidatura per trenta secondi di ritardo.
Quando i mulini erano bianchi, la comunicazione politica aveva sangue e carne. Oggi la tecnologia l’ha resa molto più cinica, elettrica, aggressiva e anche facile da falsificare.
DEEP FAKE INDIANI E AMERICANI
Nelle recenti elezioni indiane, 800 milioni di votanti sono andati alle urne, i cittadini hanno ricevuto sui loro smartphone un video in cui due ministri del governo in carica minacciano tagli alla spesa sociale per far quadrare i conti e combattere l’inflazione. Un falso. Un deep fake costruito con un modello di Intelligenza Artificiale generativa tipo Sora di OpenAI. La polizia indiana ha rintracciato e arrestato i presunti colpevoli, che lavorano nel social media team del partito antagonista a quello di Modi.
A favore di quest’ultimo si sono espresse, invece, due star di Bollywood: Aamir Khan e Ranveer Singh, trasformati in testimonial a loro insaputa. Con il solito trucco: clonando le immagini e la loro voce. I video delle due star sono stati bloccati dalle
autorità ma erano già virali, seguiti da 900 milioni di utenti internet.
Quest’anno voteranno quattro miliardi di cittadini nel mondo e il pensiero adesso corre alle elezioni americane, la culla delle nuove tecnologie. Durante le primarie la voce di Joe Biden clonata alla perfezione ha invitato i cittadini del New Hampshire a “non votare”.
Il messaggio vocale, costruito campionando la voce del Presidente, era perfetto. Costruito con frasi ricche di metafore, le più amate da Biden.
Mentre l’Europa cerca di applicare l’AI Act, che pone le regole per chiunque voglia usare l’Intelligenza Artificiale generativa, nel resto del mondo permane il Far West.
E, purtroppo, la gran parte delle aziende che producono AIG hanno sede fuori dalla vecchia Europa. Da qui alla fine dell’anno saranno investiti miliardi di dollari per confezionare pubblicità politica ma anche disinformazione.
Gli elettori possono difendersi? Forse sì. Informandosi, studiando, riflettendo, mettendo al lavoro la loro Intelligenza Naturale.
Mentre l’Europa cerca di applicare l’AI Act, che pone le regole per chiunque voglia usare l’Intelligenza Artificiale generativa, nel resto del mondo permane il Far West.