Lunarfollie Febbraio 2023

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Anno 31 Numero 5

RISVEGLI

Als Gregor Samsa eines Morgens aus unruhigen Träumen erwachte, fand der sich in seinem Bett zu einem ungeheuren Ungeziefer verwandelt.

[Mentre un mattino Gregor Samsa si veniva svegliando da sogni agitati, nel proprio letto egli si trovò mutato in un insetto mostruoso – trad. di F. Fortini]

Chi non conosce l’inquietante incipit della Metamorfosi di Franz Kafka?

Traendo ispirazione da queste righe, alunne e alunni di 5GL hanno descritto il risveglio di Marzella, protagonista dell’omonimo quadro dipinto da Ludwig Kirchner negli stessi anni in cui Kafka dava vita al proprio racconto.

Se pur non prive di qualche imperfezione linguistica (fatta oggetto di revisione), l’originalità di questi testi fa sperare che in alcuni dei nostri giovani autori sopisca un artista prossimo al risveglio

Als Marzella eines Morgens aus unruhigen Träumen erwachte, fühlte sie sich verwirrt und verängstigt. In der Nacht zuvor hatte sie nicht einschlafen können und hatte sich ständig im Bett hin und her gewälzt. Als sie endlich eingeschlafen war, hatte sie einen Albtraum. In diesem Albtraum wachte sie eines Morgens auf und stellte fest, dass niemand sie mehr erkannte. Niemand wusste mehr, wer sie war: weder ihre Klassenkameraden und ihre Freunde noch ihre Familie. Aber zum Glück war dieser schreckliche Albtraum nun vorbei!

Marzella stand aus dem Bett auf und schaute in den Spiegel: Sie war wie immer. Wie jeden Morgen, machte sie sich für die Schule fertig und ging in die Küche, um zu frühstücken.

Das Haus war leer: Ihre Eltern waren bereits zur Arbeit gegangen. Marzella nahm den Bus und hörte unterwegs Musik, so wie sie es jeden Morgen tat. Als sie in der Schule ankam, betrat sie das Klassenzimmer und setzte sich an ihren Platz.

Una mattina Marzella, destandosi da sogni inquieti, si sentì confusa e spaventata. La notte prima non era riuscita a dormire e si era rigirata continuamento nel letto. Quando finalmente riuscì ad addormentarsi, ebbe un incubo. Sognò di risvegliarsi una mattina e di accorgersi che nessuno la riconosceva più. Nessuno sapeva più chi fosse: nè

i suoi compagni di classe e i suoi amici né la sua famiglia. Ma per fortuna questo terribile incubo era finito!

Marzella si alzò dal letto e si guardò allo spec-

IN QUESTO NUMERO:

“EGREGIOSIG.PRESIDELESCRIVODAL FRONTE”

DUEGIORNIANAPOLI,ÈPOSSIBILE?

DUEGIORNIINUNIVERSITÀ

COSEPIÙGRANDIDINOI

A LOVE STORY

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Pag. 12

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I.I.S. LUNARDI - BS Febbraio 2023

Dann begrüßte sie ihre Tischnachbarin und beste Freundin. Diese lächelte sie an und fragte: “Hallo, bist du neu hier?”

Belluzzi Sara

Als Marzella eines Morgens aus unruhigen Träumen erwachte, wurde ihr bewusst, dass sie erwachsen geworden war. Genau dieser Gedanke hatte sie in ihren Träumen verfolgt. Ihre Mutter wiederholte es ihr mit drohenden Worten: “Du wirst erwachsen werden, du wirst erwachsen werden: Der Tag wird kommen, an dem du erwachsen wirst.'' Diese schreckliche Prophezeiung war jetzt wahr geworden. Das Schlimmste war, dass sie nicht eines Morgens plötzlich als Erwachsene aufgewacht war. Es war ein langsamer und deshalb schmerzhafter Prozess. Jeden Tag musste sie mit dieser Veränderung kämpfen. Sie sah, wie die Haare an ihren Beinen und Armen von Tag zu Tag ein wenig länger wurden, wie ihre Hüften breiter wurden und wie ihre Brüste unregelmäßig wuchsen. Wer weiß, wie lange sie sich schon verwandet hatte. Es ärgerte sie, dass sie es erst nach einem dummen Traum bemerkt hatte. In dem Alptraum befand sie sich in ihrem Zimmer, und plötzlich waren ihre Arme blau geworden, ihr war ein grüner Schwanz gewachsen, ihre Augen hatten ihre Farbe verändert und ihr Kopf war überproportional groß geworden. Sie wachte aus dem Traum auf und stellte fest, dass sich ihr Körper tatsächlich veränderte hatte. Ihre Arme waren zwar nicht blau, aber jetzt von Haaren bedeckt. Der Schaden war angerichtet. Immer noch zitternd, stand sie aus dem Bett auf und betrachtete sich im Spiegel: Ihr Körper gefiel ihr nicht mehr, er war nicht mehr der reine Körper eines Kindes, aber auch nicht der wohlproportionierte Körper ihrer Mutter. Sie war unregelmäßig, asymmetrisch, teilweise eckig, teilweise weich, kurz gesagt: hässlich.

“Er macht keinen Sinn”, dachte Marzella. Das war nicht ihr Körper, dieser Körper war ihr einfach fremd.

Bonometti Marta

Als Marzella eines Morgens aus unruhigen Träumen erwachte, fühlte sie sich traurig und verloren.

chio: era come sempre. Come ogni mattina, si preparò per andare a scuola e andò in cucina a fare colazione.

La casa era vuota: i suoi genitori erano già andati al lavoro. Marzella prese l’autobus e durante il viaggio ascoltò della musica, così come faceva ogni mattina. Quando arrivò a scuola, entrò in classe e si sedette al suo posto. Salutò la sua compagna di banco e migliore amica. Questa le sorrise e le chiese: “Ciao, sei nuova? [trad. di Tesei Beatrice]

Quando una mattina Marzella si svegliò da sogni inquieti, si accorse d’essere cresciuta. Questo stesso pensiero aveva tormentato i suoi sogni. La madre glielo ripeteva continuamente con parole minacciose: "Crescerai, crescerai, verrà il giorno in cui crescerai". Ora questa terribile profezia si era avverata. La cosa peggiore è che non si era svegliata improvvisamente una mattina da adulta: era stato un processo lento e quindi doloroso. Ogni giorno doveva lottare con questo cambiamento. Vedeva come i peli delle gambe e delle braccia diventavano ogni giorno un po' più lunghi, come i fianchi diventavano più larghi e come il seno cresceva in modo irregolare. Chissà da quanto tempo già si stava trasformando. La infastidiva il fatto che se ne fosse accorta solo dopo uno stupido sogno. Nell'incubo, si trovava nella sua stanza e all'improvviso le braccia erano diventate blu, le era cresciuta una coda verde, gli occhi avevano cambiato colore e la testa si era ingrandita a dismisura. Svegliatasi dal sogno, scoprì che il suo corpo era effettivamente cambiato: le sue braccia non erano diventate blu, ma erano ora ricoperte di peli. Il danno era fatto. Ancora tremante, si alzò dal letto e si guardò allo specchio: il suo corpo non le piaceva più, non era più quello puro di una bambina, ma nemmeno quello ben proporzionato della madre. Era irregolare, asimmetrico, in parte spigoloso, in parte morbido, in breve: odioso.

"Non ha senso", pensò Marzella. Questo non era il suo corpo, questo corpo le era semplicemente estraneo.

[trad. di Berardi Jacopo e Olmeo Giulia]

Quando Marzella si risvegliò una mattina da sogni inquieti, si sentì triste e smarrita.

Nel suo incubo si era persa in una foresta buia e sinistra. Aveva vagato senza meta, cercando di

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In ihrem Albtraum hatte sie sich in einem dunklen und unheimlichen Wald verirrt. Sie war ziellos umhergewandert und hatte versucht, einen Weg hinaus zu finden. Aber egal wie weit sie gegangen war, schienen die Bäume nie enden zu wollen.

Sie hatte dann begonnen, sich einsam und hoffnungslos zu fühlen, als sie in der Ferne ein lautes Brüllen vernommen hatte. Sie hatte sich umgedreht und hatte ein riesiges Monster, dessen Augen rot und riesig waren, auf sich zukommen sehen.

Marzella hatte aufgeschrien und war gerannt, so schnell sie konnte. Es war ihr gelungen, eine völlig dunkle Höhle zu betreten und hatte sich dort versteckt. Da sie das Monster nicht mehr weder gesehen noch gehört hatte, hatte sie ein Feuer angezündet, weil es ihr kalt war. Aber sobald die Höhle hell geworden war, hatte sie das Monster mit offenem Maul gesehen. Ihre Mutter war plötzlich aus dem Nichts erschienen und hatte Marzella in den Mund des Monsters gestoßen. Marzella wachte erschrocken auf. Sie war schweißgebadet und ihr Herz pochte schnell. Ihr wurde klar, dass alles nur ein Albtraum gewesen war. Auf der Bettkante sitzend dachte sie darüber nach, warum ihre Mutter sie in den Mund des Monsters gestoßen hatte. Kurz darauf hörte sie die Stimme ihrer Mutter, die sie zum Frühstück rief.

Fortes Iblanir

Als Marzella eines Morgens aus unruhigen Träumen erwachte, verstand sie sofort, dass etwas

HANNO SCRITTO PER LUNARFOLLIE

trovare una via d’uscita. Ma per quanto avesse proseguito, gli alberi sembravano non voler mai finire.

Aveva iniziato a sentirsi sola e senza speranze, allorquando in lontananza aveva udito un forte boato. Si era girata e aveva visto un mostro gigantesco dagli enormi occhi rossi venire verso di lei.

Marzella aveva urlato ed era corsa via il più velocemente possibile. Era riuscita a entrare in una grotta completamente buia e lì si era nascosta. Non avendo più sentito né visto il mostro aveva acceso un fuoco, perché aveva freddo. Ma non appena la grotta si era illuminata, aveva visto il mostro con la bocca spalancata. Sua madre era improvvisamente apparsa dal nulla e aveva spinto Marzella nella bocca del mostro.

Marzella si svegliò di soprassalto. Era madida di sudore e il cuore le batteva forte. Si rese conto che era stato tutto solo un incubo. Seduta sul bordo del letto, pensò al motivo per cui sua madre l’avesse spinta nella bocca del mostro.

[trad. di Facchini Giulia]

Quando una mattina Marzella si svegliò da sogni inquieti, capì subito che qualcosa non andava. La

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1. SERENA ANTONELLI, 4^A AFM 2. SOFIA CAENARO E MARTINA FRANZONI 5^EL 3. CHEN YING 4^A AFM 4. SARA CHIARINI, 4^A AFM 5. CAMILLA COMINCIOLI 4^AL 6. VALENTINA FAUSTINONI 4^ EL 7. ALESSANDRO GAMBA, 5^EL 8. GIULIA MASSAROTTO, 5^EL 9. DENISE PANSINI 4^AT 10. ILARIA PICENI 4^DL 11. SCHIVARDI JENNIFER 5^CL 12. MADALINATARANU 4^E RIM 13. CLASSE 5^GL 14. PROF.SSA LUCIA SAVELLI

nicht stimmte. Ihr Schlafzimmer schien kälter zu sein als sonst, und ihre Haut schien ihr fremd zu sein. Als wäre sie ihr aufgenäht worden. Sie dachte, sie würde noch träumen. In ihrem Albtraum befand sie sich in einem Theater und hatte sich in eine Holzpuppe verwandelt. Als sie jedoch feststellte, dass sie bereits wach war, stieg sie aus dem Bett und schaltete die Nachttischlampe ein. Sie erkannte das Schlafzimmer kaum. Um sie herum war ein stechender Geruch nach Holz. Sie stand vor dem Spiegel und zögerte: In ihrem Spiegelbild sah sie dieselbe Holzpuppe aus ihrem Albtraum und auf ihrem Gesicht waren zwei große Augen gemalt. Sie versuchte zu schreien, aber das Lächeln auf ihrem hölzernen Gesicht bewegte sich nicht. Das Publikum, das hauptsächlich aus Kindern und ihren Eltern bestand, begann zu applaudieren.

Als Marzella eines Morgens aus unruhigen Träumen erwachte, fand sie sich in ihrem ruhigen dunklen Zimmer wieder. Sie stand auf und zog sich an. Dann spiegelte sie sich, hatte aber ein komisches Gefühl, als wäre etwas nicht in Ordnung. Nach ein paar Minuten vor dem Spiegel atmete sie tief ein und ging nach unten. In der Küche war ihre Familie, sie war zu spät, aber ihre Mutter sagte nichts. Der Tisch war nur für drei Menschen gedeckt, aber Marzella nahm eine Tasse aus dem Küchenschrank und setzte sich still, während sie ihrem Bruder zuhörte. Dann fragte sie ihren Vater: “Kannst du mir bitte die Milch reichen?" Er antwortete nicht. Marzella dachte, dass er nicht gehört hätte und wiederholte die Frage, aber sie bekam wieder keine Antwort. Sie fragte ihre Mutter und ihren Bruder, aber niemand antwortete oder schaute sie an. Sie begann also zu schreien, mit den Händen zu wedeln, aber es schien, als würde sie niemand bemerken. Erschreckt und wütend ging sie aus: Auf der Straße schrie sie, ging zu den Passanten, sprach zu ihnen, aber niemand reagierte auf sie.

sua camera da letto sembrava più fredda del solito e la sua pelle sembrava strana. Come se le fosse stata cucita addosso. Pensava di stare ancora sognando. Nel suo incubo si trovava in un teatro ed era stata trasformata in una marionetta di legno. Ma quando si rese conto di essere già sveglia, si alzò dal letto e accese la lampada del comodino. Riconosceva a malapena la camera da letto; intorno a lei c'era un odore pungente di legno. Si mise davanti allo specchio ed esitò: nel suo riflesso vide la stessa bambola di legno dell’incubo, e sul suo volto erano dipinti due grandi occhi. Cercò di urlare, ma il sorriso sul suo volto di legno non si mosse. Il pubblico, composto principalmente da bambini e dai loro genitori, iniziò ad applaudire.

[trad. di Pili Giacomo e Tanfoglio Giulia]

Quando una mattina Marzella si svegliò da sogni agitati, si ritrovò nella sua stanza buia e silenziosa. Si alzò e si vestì. Poi si specchiò ed ebbe la strana sensazione che qualcosa non quadrasse. Dopo avere trascorso alcuni minuti davanti allo specchio, fece un respiro profondo e scese le scale. La sua famiglia era in cucina, lei era in ritardo, ma sua madre non disse niente. La tavola era apparecchiata solo per tre persone, ma Marzella prese una tazza dalla credenza e si sedette in silenzio ascoltando il fratello. Poi chiese al padre: "Puoi, per favore, passarmi il latte?" Lui non rispose. Marzella, pensando che non avesse sentito, ripeté la domanda, ma ancora una volta non ottenne risposta. Chiese alla madre e al fratello: ma nessuno le rispose né la guardò. Allora si mise a urlare, agitando le mani, ma nessuno sembrava accorgersi di lei. Spaventata e arrabbiata uscì: si mise a urlare per strada, si avvicinò ai passanti, rivolse loro la parola, ma nessuno reagì.

[trad. di Buffoli Alessia]

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Classe 5°GL

VOLONTARIATO PRESSO LA CROCE BIANCA

Il volontariato presso la Croce Bianca è una forma importante di impegno sociale e un'opportunità unica per fare la differenza nella vita delle persone. La Croce Bianca è un'organizzazione di assistenza sanitaria e soccorso in emergenza che opera in tutto il mondo e che si basa sul contributo volontario dei propri membri.

I volontari svolgono un ruolo fondamentale nella prestazione dei servizi di emergenza e nell'assistenza sanitaria. Possono essere impegnati in molte attività diverse, tra cui il soccorso in ambulanza, la gestione delle chiamate di emergenza, la preparazione di materiali educativi, la partecipazione a eventi di formazione e molto altro ancora. Tutti i volontari sono formati e addestrati per svolgere queste attività in modo sicuro ed efficace.

Il volontariato presso la Croce Bianca offre anche molte opportunità di crescita personale e professionale, possono acquisire competenze mediche e di soccorso, sviluppare le loro capacità di leadership e di lavorare in team, e fare la differenza nella vita delle persone che hanno bisogno di assistenza. Inoltre, il volontariato presso la Croce Bianca è un'occasione unica per fare la differenza nella propria comunità e nel mondo, lavorando a stretto contatto con altre persone che condividono i propri valori e la propria passione per l'aiuto ai bisognosi.

Questa esperienza è aperta a tutti coloro che hanno una forte motivazione a fare la differenza e a

DIREZIONE

PROF.SSA RITA PILIA

PROF.SSA ELENA BIGNETTI

PROF.SSA MANUELA BAMBINI

PROF.SSA PATRIZIA MARIOTTINI

Lunarfollie viene pensato, prodotto, stampato e distribuito presso il CIMP dell’

IIS “A. LUNARDI” via Riccobelli, 47 Tel. 030/2009508/9/0

Email: lunarfollie@lunardi.bs.it

Archivio: https://issuu.com/lunarfollie

contribuire alla propria comunità. Non è necessario avere competenze mediche o di soccorso specifiche per diventare volontario, poiché la formazione viene fornita dalla Croce Bianca. Tuttavia, alcuni volontari possono scegliere di continuare a formarsi e di acquisire competenze mediche più

IMPAGINAZIONE

MAZZUCCHELLI CRISTIAN, 4^CL

DE ROSA ALESSIA, 5^DR

FONTANA MICHELE, 3^CL

MORI PERLA, 3^CL

VODOPYAN NAZAR, 3^FL

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avanzate, a seconda delle loro preferenze e delle opportunità offerte dalla Croce Bianca.

Un’alunna del nostro istituto ha deciso di intraprendere questo percorso e abbiamo voluto porle alcune domande, per “rispondere ai vostri dubbi”. La ragazza racconterà della sua esperienza “tra scuola e volontariato”:

Buongiorno a tutti, sono Lina Karim e frequento la classe 4ER. Dedico il mio tempo libero ad aiutare chi è in momenti di difficoltà prestando servizio di volontariato presso la sede operativa della Croce Bianca di Brescia. Ho iniziato il mio percorso iscrivendomi al corso ad ottobre e ho appreso le basi per i trasporti sanitari (da come si trasporta un paziente in barella fino a come comportarsi con il paziente stesso) e come utilizzare un defibrillatore automatico in caso di improvvisa necessità.

Il mio obiettivo è quello di diventare soccorritrice volontaria e per arrivare al traguardo mancano solo un paio di mesi. Vorrei specificare che non si diventa subito soccorritori, bisogna innanzitutto iscriversi al corso di TS (Trasporto Sanitario)/ TSS (Trasporto sanitario semplice) che viene organizzato periodicamente dalla CB, poi bisogna

frequentarlo (lezioni teoriche e pratiche) al termine delle quali poi si dovrà sostenere un esame teorico (su quanto trattato nelle lezioni teoriche e pratiche) e uno pratico (su BLSD). Una volta superato l’esame bisogna iniziare il tirocinio di ben 60 ore sull’ambulanza. Terminate le 60 ore si è qualificati come addetti al trasporto sanitario.

C’è chi si ferma qui e effettua solo servizi secondari come (dimissioni, trasferimenti, accompagnare qualcuno ad effettuare una visita medica), io invece mi sono appassionata tento che ho deciso di continuare con la seconda parte del corso, per diventare soccorritrice e nel mentre sto prestando servizio come addetta al trasporto sanitario.

Non nego assolutamente che il corso per il 118 è più impegnativo rispetto a quello del TS/TSS, però mi piace. Certo, a volte faccio fatica con lo studio, però provo a gestire al meglio il mio tempo. Molti mi chiedono: perché lo fai se non ti pagano? Perché dedichi la maggior parte dei tuoi pomeriggi ad una cosa che non ti serve a nulla e non ci guadagni nulla? Non hai paura di trovarti una persona tutta sporca di sangue davanti? Io rispondo sempre: perché mi piace quello che faccio, lo faccio con passione ed impegno, perché non mi aspetto lo stipendio a fine mese (anche se, essendo maggiorenne, potrei trovarmi un lavoro pomeridiano o durante il weekend), guadagno il sorriso delle persone, i ringraziamenti degli anziani con l’alzheimer, la stretta di mano della signora che mi scambia per sua nipote, l’abbraccio del bambino perché ha paura

È un percorso stimolante, che necessita di tanta forza di volontà e tanta cura in quello che si esegue.

Ma tutto ciò mi rende felice!

MadalinaTaranu 4^E Rim

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“Egregio Sig. Preside Le scrivo dal fronte”

Il 14 dicembre 2022 è stata inaugurata presso la Biblioteca Anna Frank di Rezzato una mostra sulla Prima Guerra Mondiale, “Egregio Sig. Preside Le scrivo dal fronte”, curata e realizzata dal Professor Luca Guerra. La mostra storico fotografica si basa su lettere e cartoline che ogni giorno il Preside dell’Istituto Tartaglia, Arnaldo Foresti, riceveva dai suoi giovani studenti ed ex studenti impegnati a combattere al fronte come soldati volontari. Queste fonti storiche, che erano conservate presso l’archivio dell'Istituto Tartaglia, non solo testimoniano la vita sul fronte della Grande Guerra, ma anche la stima che gli studenti provavano nei confronti del loro Preside e della scuola.

Alcuni studenti della scuola secondaria di I grado “Perlasca” di Rezzato e della nostra scuola si sono prestati a dare voce alle lettere e a un discorso commemorativo che il Preside ha tenuto a conflitto concluso. Il Preside Foresti identificava i suoi studenti con attributi particolari, per mettere in luce la loro persona sotto diversi aspetti. Per esempio, Ugo Pavoni, che fu il primo ragazzo a morire, è definito “il ragazzo dal viso un po' birichino”.

All'inaugurazione della mostra era presente anche il figlio di uno di questi giovani, Giovanni Braga, per raccontare come ha influito sulla sua vita la storia di suo padre tornato dalla guerra.

Anche nella nostra scuola probabilmente si allestirà questa mostra, per dare la possibilità a tutti gli studenti di conoscere la storia di questi ragazzi e per esaminare questo aspetto

interessante della Grande Guerra, come prova del fatto che i conflitti non possono distruggere le relazioni e i ricordi. Inoltre, potranno sentirsi sempre più vicini a questi giovani, che al tempo erano loro coetanei. In questo modo si realizza l’obiettivo della mostra, ossia quello di creare un ponte tra passato e futuro, i ragazzi di ieri e quelli di oggi accomunati da progetti e speranze da realizzare.

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PRIMO MESE IN INGHILTERRA

10/02/2023. Cinque settimane trascorse. Percepite? Una (forse). Il tempo è passato talmente in fretta che quasi non mi sembra vero di essere partita un mese fa! E, quesito ancora più difficile: da dove cominciare ora a raccontare? Forse con il cambiamento più radicale, la famiglia! Come già accennato nello scorso articolo, sono gli Harrops ad ospitarmi durante il mio soggiorno. Host mum Vicky (Victoria), host dad Rich (Richard) e host sister Tils (Matilda), insieme a Kathi (Katharina), la ragazza austriaca con cui condivido la camera. Devo considerarmi molto fortunata: fin dal primo istante mi hanno accolta come un vero membro della famiglia e mi sono sentita subito a casa! Vicky e Rich sono persone adorabili, sempre gentili e pronti ad aiutarmi nel momento del bisogno, mentre Tils mi ha ricordato cosa significasse essere bambini. Otto anni e un’energia senza freni! Penso di non aver vissuto ancora un giorno senza che un bisbiglio all’orecchio mi sussurri: “Do you want to play with me?”. Fortunatamente durante le vacanze di Natale ho ripassato Harry Potter, perché quando indosso gli occhiali al posto delle lenti a contatto ho un buon 80% di probabilità di trovarmi una cicatrice pitturata sulla fronte nell’arco di dieci minuti!

Arrivata il sabato sera del 7 gennaio, la domenica abbiamo fatto una passeggiata lungomare fino al centro di Margate. È una cittadina molto piccola, che forse non avrà nulla di così speciale o entusiasmante, ma poco importa, perché trascorro gran parte della giornata a scuola, che si trova invece a Ramsgate! Chatham & Clarendon Grammar School è un sito piuttosto grande, diviso in tre edifici principali: Chatham, formato dagli Years 7,8 e 9, Clarendon, composto dagli Years 9, 10 e 11, e infine Sixth Form, che comprende gli ultimi 2 anni di scuola, Years 12 (dove vengono inseriti gli exchange students) e 13. Il Sixth Form ha un’organizzazione completamente differente rispetto agli altri anni scolastici: superata la scuola dell’obbligo, gli studenti dai 16 ai 18 anni si specializzano nelle materie che, probabilmente, studieranno in seguito all’università. Si distinguono due tipologie: A-Levels e B-Techs. L’offerta è vasta: da Business e Economics a Drama & Theatre e Music, o ancora da Physics e Chemistry a Sociology e Psychology, ma la scelta è limitata, solamente tre o quattro! Noi exchange students, ad esempio, abbiamo avuto la possibilità di selezionarne tre, che nel mio caso corrispondono a English Literature, French e History. Tuttavia, meno materie non significa automatica-

mente meno lavoro, al contrario si tratta di uno studio molto approfondito! La settimana dura da lunedì a venerdì. Inutile dire che i programmi sono completamente diversi, così come il metodo di insegnamento. Agli studenti del Sixth Form sono richieste grande autonomia e capacità di organizzazione; ogni giornata è suddivisa in 5 Periods, che iniziano alle 9.00 e terminano alle 15.15, ma non si svolgono tutti in classe: ciascuno riceve infatti una timetable nella quale sono compresi dei “free” Periods destinati allo studio individuale. Le ore effettive di lezione sono invece 5 alla settimana per materia, per la quale inoltre si hanno solitamente 2 o 3 professori che affrontano argomenti differenti. Anche il metodo di valutazione cambia: gli esami ufficiali si svolgono solamente al termine dell’ultimo anno, dunque tutte le prove scritte che si svolgono nel corso degli years 12 e 13 sono in preparazione alle prove finali (motivo per cui è considerato solitamente un approccio più universitario). E quasi dimenticavo: al Sixth Form non esiste una vera e propria divisa, ma un dress code piuttosto rigido: pantaloni semplici neri/grigio scuro, camicia bianca, pullover nero/grigio/verde scuro, blazer nero e scarpe eleganti nere/marroni. Il lato positivo è che non devo pensare cosa indossare!

Chatham & Clarendon offre svariate attività extracurriculari (anche se non ha un giornalino come al Lunardi!) e il Sixth Form è focalizzato in

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particolare nel teatro e nella musica. Venerdì 3 febbraio gli studenti hanno messo in scena il musical Chicago, mentre mercoledì 8 febbraio è stata organizzata un’uscita a Londra per assistere ad una versione moderna della tragedia Othello di Shakespeare! Pur non studiando Drama, presa dall’entusiasmo, ho deciso di sperimentare una nuova attività, che si sta alla fine rivelando una nuova passione! Il club di teatro si chiama Houselights, e giusto oggi ho svolto la mia prima audizione per una play che si svolgerà a inizio maggio! Sono ancora in attesa di una risposta, ma vi aggiornerò nel prossimo numero! Cercando di cogliere ogni occasione, mi sono aggiunta anche al Debate club, che si incontra ogni giovedì durante la pausa pranzo, sempre con un nuovo argomento da discutere. Non nego la difficoltà, sia nell’argomentare in inglese, sia nei temi che vengono scelti (la settimana scorsa la questione era ad esempio “Universal basic income is not a solution to our social and economic problems”), ma è comunque stimolante e soddisfacente! Per concludere, gli Years 12 e 13 sono anche impegnati in numerose attività di volontariato: una mattina io e altri 16 ragazzi abbiamo piantato degli alberi in un campo da calcio!

Eppure, come ben immaginate, le differenze non riguardano solamente la scuola, ma l’intera routine! La prima domenica, dopo il risveglio, la colazione e la passeggiata, mi aspettavo di pranzare tutti insieme a tavola. Guardo l’orologio: 12.30, 13.00, 13.30, 14.00… alle 14.30 ho finalmente trovato il coraggio di chiedere a che ora avessero l’abitudine di pranzare e, a quanto pare, non esiste un vero pranzo! Basandomi sulla mia esperienza finora, il lunch non è decisamente il pasto più importante della giornata per gli inglesi. Spesso impegnati al lavoro o a scuola, la tendenza è quella di mangiare qualcosa di pronto, veloce ed economico quando si ha fame; la scelta cade spesso nei fast food, anche se è altrettanto frequente acquistare nei supermercati un cosiddetto “meal deal”, che fondamentalmente consiste in tre prodotti, un sandwich o un wrap, una bibita e uno snack, per un totale di circa £3. Dinner ha un valore decisamente più rilevante, poiché è il momento alla fine della giornata in cui la famiglia può stare insieme. “Alla fine” si fa per dire, perché la cena è alle 18.00, quando in Italia solitamente faccio uno spuntino! Adattarsi al cibo non è stato così semplice, e non posso certo dire di essermi totalmente abituata: essendo una ragazza per cui è importante mantenere un’alimentazione sana ed equilibrata, la cucina inglese non è proprio la mia preferita, ma portandomi un packed lunch da casa ho la possibilità di prepararmi quello che preferisco! Fortunatamente Vicky è anche un’ottima cuoca, ama sperimentare e variare ingredienti (anche se carne, patate e pisel-

li non mancano mai!). Nella foto vedete un esempio di Sunday Roast, un piatto tradizionale della cucina britannica: un arrosto di carne al forno, servito a fette con patate, verdure e salsa gravy, realizzata con il fondo di cottura dell’arrosto. Ho avuto l’occasione di andare a Londra non solo per vedere Othello al Lyric Theatre, ma anche per incontrare tutti gli exchange students al momento in UK ad Alexandra Palace, un edificio vittoriano a nord del centro città che offre una magnifica vista e dove abbiamo trascorso una giornata insieme a pattinare sul ghiaccio!

Restando in tema viaggi, mi trovo a 30 minuti di distanza in treno da Canterbury, una delle città storiche più famose del Kent, che ho visitato 2 settimane fa! Canterbury Cathedral, insieme a St. Augustine’s Abbey e St.Martin’s Church fanno parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, ma è sufficiente camminare per le sue strade e parchi per rimanere incantati dalla sua splendida architettura.

Per il momento, dunque, l’impatto è stato positivo! Inizio a ricordarmi di guardare a destra quando attraverso la strada e di avere sempre un ombrello nello zaino! A scuola ho conosciuto dei ragazzi inglesi con i quali sto facendo amicizia: mi hanno invitata ad entrare in un “movie club”, una serata film organizzata a casa di una ragazza ogni due settimane, o ancora un’altra sera a casa di un mio compagno abbiamo cucinato insieme la pizza, per farmi sentire un po’ più a casa!

Ci sarebbero così tante cose da raccontare, ma ne abbiamo di tempo! Ora manca solo una settimana al prossimo Half Term! Altra piccola differenza, l’anno scolastico è diviso in 6 Terms e tra ciascuno di essi sono previsti dei giorni di vacanza. Io sono arrivata all’inizio del Term 3, compreso tra il 3 gennaio e il 10 febbraio, e il Term 4 comincerà il 20 febbraio (dunque una settimana di vacanza). Non ho ancora programmato nessuna attività in particolare, ma ve ne parlerò nel prossimo articolo!

Mando un saluto a tutti, e in bocca al lupo per le pagelle (anche a me:)!

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Camilla Comincioli 4^AL

UN ANNO IN CALIFORNIA (O QUASI)

Eccomi di nuovo, l’ultima volta vi avevo lasciato lo spoiler che sarei stata il giocoliere durante la recita. Infatti, il giorno dopo, quando sono tornata dall’Oregon, alla mattina sono andata al teatro dell’università e abbiamo iniziato subito le prove della recita. Prima di parlarvi dell’effettivo processo e percorso che abbiamo affrontato, vi spiego perché all’NPA si fa una recita all’anno. Inizierei col dire che la scuola in cui sono ospitata è una scuola artistica, proiettata sul teatro e arte contemporanea e che spinge gli studenti a provare a creare l’arte e a sperimentarla in prima persona. Per questo motivo la tradizione della scuola vuole che ogni anno vengano fatte come minimo due recite; una in cui partecipano i ragazzi del primo e secondo anno e un’altra in cui partecipano quelli del terzo e del quarto anno. La recita in cui ero, in quanto senior, è stata quella del terzo e quarto anno; abbiamo interpretato “La Folle De Chaillot” di Jean Giraudoux, abbiamo recitato in traduzione inglese, non in francese. Quando ho scoperto che avrei dovuto recitare ero già partita con l’idea che non mi sarebbe piaciuto e che mi sarei annoiata. Tutte bugie! Anzi, direi che nonostante la mia mente fosse già proiettata su una visione pessimista, mi sono divertita un sacco, mi è piaciuto tantissimo1 Nei primi giorni nel teatro c’era molto silenzio, tutti stavano studiando e imparando i copioni e dal terzo giorno abbiamo iniziato a recitare e a provare seriamente. Sinceramente, mi sono divertita tantissimo e grazie a quest’esperienza ho conosciuto i miei compagni molto meglio, ho imparato a credere di più nelle mie abilità e in generale in me stessa. Nel teatro non puoi nasconderti, se dimentichi qualcosa devi improvvisare e nel mio caso se avessi sbagliato un piccolo gesto e non avessi afferrato una palla dopo averla lanciata avrei dovuto trovare una soluzione. Cosa che effettivamente mi è successa: ero al centro del palco e c’era la luce proiettata solo su di me, tutto intorno era buio e ad un certo punto dovevo fare un numero da prestigiatore lanciando le palline più in alto e una di queste è entrata nel fascio di luce e poi è sparita. Ho avuto un momento di panico perché non riuscivo più a vederla e poi un tonfo: la pallina aveva toccato il suolo. Non sapevo cosa fare, ma poi ho deciso di lanciare anche le altre due e farle cadere. Alla fine, ho chie-

sto a Margot come fosse venuta il numero e mi ha detto che sembrava fosse previsto che la pallina cadesse! Ho legato molto di più con le persone a cui ero già vicina e la cosa mi ha resa molto felice.

Vorrei parlare anche di un tragico evento che è accaduto durante le due settimane di preparazione ma non saprei come introdurlo. Ok, posso fare così: nel processo di preparazione per la recita, un carissimo amico della professoressa che stava facendo tutto il lavoro, è venuto a darle una mano. Bravissimo regista, tutti i suggerimenti che ci ha dato sono stati preziosissimi e per di più era una persona palesemente innamorata del teatro. Colin, il giorno 18 gennaio del 2023 ha perso la vita. La cosa mi ha fatto tantissima impressione, non ho mai perso nessuno nella mia vita, eccetto

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quando ero molto piccola. La cosa che mi ha sconvolta di più è che lo avevo visto il giorno prima, gli avevo detto ci saremmo visti il giorno dopo e il giorno dopo non c’è mai più stato. Abbiamo comunque portato avanti il lavoro e abbiamo dedicato ogni singola recita a Colin. Nonostante questo evento, siamo riusciti a trovare tempo per divertirci e per tirare su il morale di Jean, la professoressa. Diciamo che in un certo senso credo che il fatto che io dovessi imparare a destreggiarmi meglio abbia unito un po’ tutti, perché non ho imparato da sola ma tutti insieme abbiamo provato e ci siamo aiutati a capire come fare.

Forse vi starete chiedendo come mai nel titolo ci sia quel “(o quasi)” ebbene ve lo faccio sapere subito. Dopo l’ultima esibizione ho iniziato a fare la valigia e a prepararmi per andare con la classe di arte in gita. Una piccola gita, modesta direi … Siamo andati a Parigi e poi a Londra! Non siamo con tutta la classe ma solo alcuni, siamo qui in 6 su 11, ma di questa gita vi parlerò in un altro articolo.

Intanto posso dire che mi sto divertendo tantissimo e il gruppo è formato da persone che non mi sarei mai immaginata potessero andare d’accordo e invece funziona! Sto avendo la possibilità di conoscere alcuni di loro meglio di prima e altri sono completamente nuovi per me. Sono felicissima di essere qui con loro e non con qualcun altro.

Quasi dimenticavo di dire che abbiamo iniziato anche le prove per il ballo della scuola. La scuola è particolare e quindi anche il ballo: non abbiamo il Prom ma un altro ballo molto più formale e, quindi, dobbiamo imparare i passi di danza precisi, anche come aprire le porte e come entrare in una stanza. (vi lascio una foto in cui sto ballando con una professoressa). Non ho altro da dire, sto scrivendo questo articolo a Londra e so che dovrò finire il reportage della gita quando sarò in aereo. Alla prossima!

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Sara Chiarini 4^ A AFM

Due giorni a Napoli, è possibile?

Ebbene sì, se avete la possibilità di ritagliare due giorni nella vostra settimana e viaggiare, soli o con amici! Atterrati a Napoli, basterà prendere un taxi o una navetta per il centro per trovarsi nel cuore di questa bellissima città. Ci sono molte cose da fare a Napoli ma credo che due giorni siano più che sufficienti per un’ “infarinatura” iniziale. La cosa che mi ha conquistato fin da subito è stato il golfo. Consiglio a tutti di fare una passeggiata al porto e in generale vicino alla costa in modo da poter ammirare la città e allo stesso tempo il Vesuvio. Interessante anche Via Toledo, la via principale di Napoli, dove sicuramente avrete la possibilità di fare shopping e chissà, mangiare una pizza al portafoglio!

I quartieri spagnoli sono un “must” per chiunque sia tifoso del Napoli ed, in generale, per gli amanti del calcio. Le vie sono molto caratteristiche e piene di murales dedicati a Maradona e al Napoli…ovviamente i murales ironici e satirici dedicati alle altre squadre non mancano. Uno dei luoghi migliori da vedere secondo me è Piazza Plebiscito. Si tratta di una piazza imponente dove si trovano da una parte la Chiesa di San Francesco di Paola e dall’altra i palazzi reali. Entrambi i luoghi sono molto particolari e meritano una visita!

I due castelli principali sono Castel dell’Ovo e Castel Nuovo. Per quanto riguardava Castel dell’Ovo, ci tengo a raccontarvi in breve la leggenda che caratterizza questo posto. Una delle più bizzarre leggende napoletane attribuisce il

nome del castello all'uovo che Virgilio avrebbe tenuto nascosto in una gabbia posta nei sotterranei. L'uovo fu difeso con pesanti serrature e mantenuto segreto perché proprio da questo “oggetto prezioso” sarebbe dipesa la buona sorte del Castello.

Se vi piace l’arte, il museo archeologico di Napoli fa sicuramente per voi, soprattutto se siete fan di sculture greco-romane (anche se spesso sono copie delle originali andate perdute).

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Alessandro Gamba, 5°EL

Animal Farm

Per chi non conoscesse la storia, La fattoria degli animali di George Orwell parla degli animali di una fattoria in Inghilterra che si ribellano all'incompetente e crudele fattore (il signor Jones, che rappresenta lo zar deposto, Nicola II) e si impadroniscono della fattoria, ribattezzandola Fattoria degli animali (URSS) e la gestiscono da soli, in modo da migliorare le loro vite.

L’ispirazione viene data loro da un maiale, il Vecchio Major, che muore poco tempo dopo. Il Vecchio Major rappresenta probabilmente Vladimir Lenin e Karl Marx, e non è l'ideale socialista proposto che viene criticato in questo libro, ma il modo in cui questa visione viene corrotta da alcuni altri personaggi, in particolare un altro maiale chiamato Napoleone, che rappresenta Joseph Stalin. Napoleone scaccia dalla fattoria un maiale di nome Palla di Neve (Leon Trotsky) con i suoi cani addestrati personalmente (quando era ancora solo il Segretario Generale del Partito, Stalin reclutava persone che lo seguissero ciecamente, in modo che quando Lenin morì nel 1924 fu in grado di sconfiggere Trotsky per la posizione di leader e

i suoi "cani" tenevano in riga tutti gli altri).

I maiali prendono quindi il comando e, grazie alle loro capacità di alfabetizzazione, continuano a cambiare le regole stabilite dagli animali per adattarsi a loro stessi, utilizzando un maiale chiamato Squealer per convincere gli altri animali che la loro memoria è difettosa. Dopotutto, come continua a ripetere il cavallino Boxer, "il compagno Napoleone ha sempre ragione".

Boxer è, per noi, il personaggio più straziante del romanzo. Rappresenta i contadini ed è l'animale più laborioso della fattoria. Ha piena fiducia nella leadership di Napoleone e lavora consumandosi fino all'osso, letteralmente. La sua ricompensa è molto eloquente, anche se non vogliamo svelarla. La maggior parte dei personaggi rappresenta una persona, più persone o gruppi di persone, e per l'elenco completo potete consultare Wikipedia. Orwell, pur essendo socialista, ha una considerazione molto cinica dell'URSS comunista di Stalin.

La fattoria degli animali è una critica molto ben scritta di come gli ideali socialisti vengano corrotti da persone al potere, di come le masse non istruite vengano sfruttate e di come i leader dittatoriali o comunisti si trasformino in capitalisti. È un meraviglioso esempio di quanto possa essere efficace lo stile allegorico ed è un meritato classico.

Il 27 gennaio si è tenuta a Montichiari la rappresentazione teatrale in lingua inglese di questo famosissimo romanzo di George Orwell, a cui diverse classi del triennio, come la nostra, hanno potuto assistere. Lo spettacolo ha avuto una durata breve, circa un'ora e un quarto, ma nonostante il tempo molto limitato, gli attori sono stati abilissimi a riassumere la storia e a renderla facilmente comprensibile anche a chi non la conoscesse. Gli attori sono stati dal nostro punto di vista il pezzo forte della rappresentazione, perché, pur essendo solo in quattro, hanno interpretato in totale una quindicina di personaggi, dimostrando dunque grandi abilità interpretative e notevole flessibilità nell’assunzione di panni totalmente differenti, nel cambiamento di voci, costumi e scenografia stessa. Ci ha colpito molto anche il modo in cui il cast ha voluto raccontare la storia a noi ragazzi, perchè non hanno optato per uno schema tradizionale seguendo pari passo le pagine del libro, bensì il racconto della storia è avvenuto tramite un finto programma televisivo condotto da una

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presentatrice che intervistava gli animali e narrava le vicende all’interno della fattoria, come fossero le notizie al tg.

I costumi sono stati un altro particolare interessante, perché gli attori non si sono omologati travestendosi interamente col costume dei propri personaggi, ma hanno invece preferito utilizzare delle semplici maschere da tenere in mano per muoversi con più facilità, per vedere meglio il palco, ma soprattutto per rendere gli “animali” più espressivi, attraverso il linguaggio del corpo e le loro espressioni facciali.

Alla fine dello spettacolo, inoltre, gli attori si sono fermati per rispondere alle domande del pubblico, attraverso le quali hanno esposto il loro percorso artistico, il modo in cui hanno organizzato lo spettacolo, qual è il loro personaggio preferito e molte altre curiosità per far comprendere a pieno la visione del mondo di Orwell e della compagnia stessa.

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Martina Franzoni e Sofia Caenaro 5EL

Tra arte e letteratura: primo incontro

A partire dal mese di gennaio il nostro istituto ha avviato un progetto che consiste in un ciclo di incontri tra arte e letteratura. Le Referenti del progetto sono le Prof.ssa R. Pilia, Prof.ssa M. Bambini, Prof.ssa P. Mariottini. Ogni mese, i docenti e gli studenti interessati avranno l’occasione di incontrare scrittori e artisti. Il primo incontro è avvenuto il 18 gennaio, presso l’auditorium della nostra scuola, qui abbiamo avuto l’occasione di conoscere due artiste: Loputyn (Jessica Cioffi) e Blackbanshee (Marga Biazzi). La prima è una giovane illustratrice originaria di Brescia. Ha frequentato il liceo artistico, “Olivieri” di Brescia e successivamente l’Accademia di Belle Arti di Bergamo. Come ci ha raccontato, l’artista ha seguito un percorso accademico, poi si è dedicata al settore dell'illustrazione. Nella sua arte si nota in particolare l’influenza della letteratura vittoriana e del folklore giapponese. Anche la seconda artista, Marga Biazzi, si è appassionata fin da piccola al mondo dell’arte. Dopo gli studi, ha iniziato a lavorare per uno studio grafico, che creava stampe per le magliette. Non le piaceva come lavoro, però era risultato utile, un modo per allenare la mano e capire cosa le interessasse davvero. Dal 2014 in poi ha iniziato a intraprendere la strada del fumetto. Nell’arte della milanese Marga Biazzi si nota in particolare la capacità di fondere in modo originale modernità e folklore.

Dopo una breve presentazione delle due artiste, abbiamo avuto modo di conoscere ancora più in dettaglio il loro lavoro e il loro stile, inoltre hanno risposto con molta disponibilità alle nostre domande e curiosità, dando degli ottimi consigli, per continuare a disegnare, oppure un giorno trasformare la passione in lavoro.

La prima domanda è stata da dove avesse tratto ispirazione per le loro illustrazioni: Jessica ci ha raccontato che è una appassionata del folklore, soprattutto giapponese. Per creare le sue tavole, trae l’ispirazione da tutto: possono essere libri, film, o da altre opere. Lei ci ha spiegato che il suo lavoro è quello di ricevere gli stimoli e di elaborarli in maniera personale.

La passione per il disegno è nata in lei come modo per esprimersi, anche perchè fin da piccola ha sempre avuto un carattere tranquillo, timido, riservato. Faceva fatica a esprimersi con le parole: gli stimoli che riceveva da fuori,

ciò che vedeva, le emozioni che provava. Quindi ha iniziato a creare un mondo di personaggi e realtà metaforici; l’obiettivo era quello di raccontare le storie attraverso le immagini. Questo accade in realtà in tanti lavori creativi, come musica, cinema, scrittura. Nasce dal presupposto che ci sia la necessità di raccontare in modi alternativi. Il fondo, ovvero quello che rimane, è sempre qualcosa che appartiene all’autore, a chi crea. Anche copiare è importante, è pur sempre un esercizio per allenare la mano, l’opera rimane sempre espressione dell’autore. La tecnica si acquisisce in un momento successivo.

Abbiamo avuto poi la curiosità di sapere la loro scelta tra arte tradizionale o arte digitale. Jessica ha sempre preferito lo stile tradizionale, ma sem-

plicemente perché comporta per lei una specie di liberazione fisica: il sogno di poter lavorare su una tavola grande e potersi sdraiare, poter compiere dei gesti “faticosi”, che sicuramente sarebbero molto più semplici sfruttando la tecnologia, ma per lei verrebbe a mancare qualcosa di importante. Per questo motivo ha sempre preferito la matita, gli acquerelli; però, quando bisogna produrre, ci sono scadenze da rispettare e in questi casi si deve velocizzare di più e personalizzare di meno. Dopo aver appreso anche le tecniche dell’arte digitale, si è resa conto che non c’è una sostanziale differenza, è soltanto un altro metodo. Durante il suo percorso utilizza entrambi metodi, in base ai momenti. Ci sono dei giorni in cui preferisce il tradizionale. Quando invece vuole esprimere qualcosa di più diretto, allora il digitale le permette di raggiungere ciò che ha in mente con

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più immediatezza. A Marga, invece, piace di più l'arte digitale e, per quanto riguarda quella tradizionale, le piace solo la matita. Lei ha trovato comodo utilizzare il digitale, in grado di intervenire in modo agile sulle modifiche da effettuare, in vista delle proporzioni. È comodo per lei, non avendo mai amato il tradizionale. Una ragazza perplessa, che non riesce a trovare il tempo libero per disegnare, rivolge a Jessica e Marga la domanda relativa a come facciano loro a bilanciare gli impegni tra lavoro “esterno” e il lavoro dell'illustratrice. Jessica ha fatto dei lavori part-time, ma lascia comunque il tempo di disegnare per se stessa. Semplicemente mezz’ora di tempo per sciogliere la mano. Si deve avere un occhio creativo per vedere le cose, e chiedersi come si potrà trasformare quello che si vede in quello che si vorrebbe raccontare. Questo è un esercizio che non richiede tanto tempo, si può fare sempre. L’opinione di Marga è che si debba trovare un compromesso nella vita, l’importante è avere la voglia di disegnare. Se anche non ci fosse la possibilità, l’importante è che si riprenda in un momento successivo, aiutandosi con degli stimoli visivi. Suggerisce di lasciare sempre dei blocchi, matite, quaderni in giro per la casa, magari nei luoghi frequentati maggiormente, così quando ci si siede, oppure mentre si guarda la televisione si ha sempre il materiale pronto. Perché alcune volte capita di avere la voglia di disegnare, ma già il fatto di tirare fuori il materiale sembra un enorme ostacolo e si perde l’ispirazione. Disegnare non dovrebbe essere visto come lavoro o esercizio o obbligo, ma qualcosa di sereno e piacevole.

Qual è il rapporto fra il lavoro dell’illustratore e i social? Come si fa a superare il terrore di mostrare al pubblico la propria opera?

Le due artiste sostengono che usano i social per lavoro; si può avere ansia nel leggere i commenti del pubblico, ma dà allo stesso tempo supporto per continuare.

L’inconveniente è quello di avere per esempio una scadenza per il mese successivo, ma si tratta di un lavoro che non si può mostrare al pubblico. Quindi dall’esterno sembra che non si stia facendo nulla. Scomparire è un problema, c’è la necessità di essere sempre presenti. Per quanto riguarda il timore di pubblicare le opere, Marga dice che non ha mai avuto questo problema, dipende strettamente dal carattere personale, ritiene di essere una persona che difficilmente si lascia influenzare dal giudizio degli estranei. Anche questo è un percorso di crescita: arrivare a prendere atto che il disegno può essere adorato da alcuni e non piacere ad altri. Per Jessica invece, non si supera la

paura: per lei si può anche pubblicare qualcosa e avere il timore di non piacere. Non necessariamente si deve essere sempre sicuri di sé, della propria opera; significherebbe avere una grande considerazione di sé; invece nutrire il timore, può essere comunque una cosa positiva, dimostra che siamo disposti anche a crescere, a migliorare. Se la paura ti frena allora lì crea un problema. Buttarsi e tentare è un modo per crescere, perché se non si fa il primo passo, allora il disegno rimane in un ambiente sospeso.

Chen Ying 4^A AFM

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Voglio amici che mi invadano casa

«A Bedizzole ci nasci, scappi, e ci torni a morire» sono solita rispondere a chi mi chiede dove abiti. Mi guardano subito con aria perplessa, ma ho provato molte volte questo discorso, conosco le mie valide argomentazioni. «Vivere in provincia, in piccolo paesino in campagna, è la scelta migliore per crescere al meglio il proprio figlio. C’è aria pulita e Bedizzole offre tanti parchi dove il piccolo può giocare. È una piccola comunità che dispone di poche scuole, così da offrire continuità al giovane studente, che intraprende un percorso di 11 anni con gli stessi compagni con cui ha iniziato la strada. È importante avere stabilità. È un paese contadino, con vasti campi e fattorie. Ricordo i pomeriggi passati dai miei nonni a prendermi cura dei gatti, delle galline. Questo stimola la creatività, infonde la percezione dell’importanza di sudare e sporcarsi le mani attraverso lo stretto contatto con la natura. Per un bambino è importante comprendere, toccare, vivere il mondo intorno a lui.

Per un anziano la tranquillità e quiete del paesino è determinante. Si viene a creare una comunità piccola e unita. Credo fermamente che lo stereotipo della cittadella in cui si conoscono tutti sia reale, è presente uno schema fondamentale di supporto e sostegno reciproco. Sono persone spesso sole e deboli, quindi un piccolo comune costituisce un’immagine più sicura»

Non è inusuale che il mio interlocutore mi guardi quindi storto. Nella sua testa i miei sproloqui hanno pian piano accentuato il suo stereotipo di città alla “Stars Hollow”, non vorrei confermare la mia immagine di ragazza polemica, che quando entra nel vivo del discorso s’inciampa nelle parole arricchite da un gutturale accento bresciano.

«Da diciassettenne non posso dirti che sia facile sfruttare queste potenzialità che ti ho elencato. Ho sempre voluto abitare a Brescia, perchè mi sembra di vivere in un altro universo, come se, per quanto mi sforzi, non possa mai far parte di QUEL mondo. È come se le mie radici si aggrappassero alla mia schiena, scivolassero fingendo di lasciarmi andare per poi ingannarmi e afferrarmi per le caviglie e trascinarmi inesorabilmente nella terra che ho

rinnegato»

Fin troppo drammatica, queste motivazioni stanno diventando troppo personali per essere prese sul serio, meglio mantenere una visione oggettiva dei fatti.

«Lasciami spiegare meglio. Le scuole superiori si trovano nelle grandi città, io ogni mattina mi sveglio alle 6:15 per arrivare troppo presto a scuola e fissare il vuoto pensando a quante ore avrei potuto dormire se non abitassi ad un pullman extraurbano di distanza dal Lunardi. Uscire in centro? Un evento. D’estate passano due pullman ogni ora, 15:25… 15:45… 16:25… 16:45…

Uscire la domenica? Impossibile, ci sono solo tre pullman: alle 8, alle 16, alle 19. Per non parlare del costo dei biglietti: 3,20 euro l’uno»

A Brescia ci sono le linee urbane, in primis la metro. Mi ha sempre affascinata la facilità e velocità con cui è possibile raggiungere qualsiasi luogo con la minor fatica possibile.

«Il centro di Brescia è vivo, è come se respirasse. C’è una vita, un caos, un vociare di persone che mi cattura. Concerti, festival, fiere, cultura che sgorga da ogni via, da ogni quartiere. Discoteche, bar, un continuo via vai e tantissime occasioni per conoscere persone nuove.

Se abiti a Brescia, vivi nel migliore dei mondi possibili. Hai un’interrogazione il giorno dopo e

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non hai la forza di studiare? Chiami le tue amiche prendete la metro e in dieci minuti siete insieme in aula studio. L’amica di paese non potrà raggiungerti, sono le 16:50 e dovrà aspettare il pullman delle 17:25, arrivare in 40 minuti, e rimanere 10 minuti perché a quell’ora avrete già finito. Sono le 18:30 quando arriva in stazione, dovrà aspettare un quarto d’ora con la puzza di fumo, il freddo, il rumore delle auto, ma il pullman tarderà e dovrà piegarsi e chiedere al padre di venire a prenderla una volta tornato a casa da lavoro»

Il mio interlocutore mi guarda, assimilando le parole che ho appena vomitato, non le ha carpite tutte perchè ho la gola secca e non ho la borraccia nella borsa.

«Fammi capire hai visto che i tuoi amici si sono presentati casualmente a casa sua in centro e ti sei arrabbiata perchè pensi che a te non potrà mai succedere?»

«Vedi, non posso chiedere loro di spendere soldi per comprare un biglietto, passare ore su un mezzo che non sono soliti utilizzare, chiedere ai loro genitori di venire a prenderli, abituati a trovarli a casa grazie alle mille possibilità che Brescia Trasporti offre, non posso»

Mi hai raccontato tutto ciò solo per un “Bereal”?»

«Solo per un “BeReal”…»

Ilaria Piceni 4DL

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APROPOSITO DELL’OFFERTAUNIVERSITARIABRESCIANA…

L'Università degli Studi di Brescia è un'università statale italiana fondata nel 1982. In accordo con il comune si scelse di posizionare le sedi di medicina e ingegneria a nord della città, presso gli Spedali Civili, in nuovi edifici costruiti appositamente. La sede della macroarea di medicina e chirurgia trova posto in viale Europa, mentre la sede di ingegneria è situata in via Branze; a queste aree afferiscono due biblioteche condivise.

Economia e giurisprudenza sorgono invece nel centro della città, nell'area dell'ex convento di San Faustino. L'area del dipartimento di economia è collocata negli edifici del complesso dell'ex monastero di Santa Chiara; nel 2006 vi si aggiunsero i laboratori informatici, ospitati nell'ex cinema Brixia di via San Faustino.

Il dipartimento di giurisprudenza si trova presso palazzo Calini ai Fiumi in via San Faustino. Nel palazzo delle Mercanzie in corso Mameli si trovano ulteriori aule e uffici dei docenti di giurisprudenza.

Nel 2007 è stata inaugurata la nuova biblioteca interfacoltà di economia e giurisprudenza in vicolo dell'Anguilla, presso l'ex convento di Santa Maria del Carmine. Il rettorato ha sede presso il prestigioso palazzo Martinengo Palatini situato in piazza del Mercato, mentre altri uffici dell'ateneo sono collocati presso palazzo Bettoni in via Gramsci.

Ecco i corsi triennali presenti nelle università pubbliche bresciane:

ECONOMIA

Banca e finanza

Il corso approfondisce le dinamiche di mercati, intermediari e strumenti finanziari.

Viene, inoltre, esaminata la funzione finanziaria delle aziende, analizzando i criteri di valutazione dei progetti di investimento e delle connesse modalità di finanziamento.

La solida preparazione permette allo studente di poter proseguire in corsi di laurea magistrale, oppure di trovare collocazione in un ambito lavorativo che è sempre più alla ricerca di competenze di natura finanziaria.

Economia e azienda digitale

Il corso è rivolto a giovani interessati ad analizzare i dati al fine di estrarne informazioni utili per prendere decisioni strategiche, pronti ad accogliere la sfida dell’innovazione dell'economia e dell’azienda digitale e ad acquisire le professionalità che in futuro saranno sempre più richieste.

Al termine del corso (di cui il terzo anno in inglese) i laureati potranno inserirsi nel mondo del lavoro o proseguire gli studi, scegliendo tra un’ampia gamma di corsi post-laurea triennale.

Economia e gestione aziendale

Per comprendere i meccanismi di funzionamento delle aziende in una prospettiva multidisciplinare e internazionale.

Per una solida formazione di base incentrata sulle conoscenze in materia di amministrazione, gestione e organizzazione dell’impresa, riservando adeguato spazio all’economia politica, al diritto, ai metodi quantitativi e alla storia economica.

Cinque curricula: Amministrazione e controllo, Business (in lingua inglese), Gestione delle imprese, Gestione del turismo, Economia e Gestione delle attività culturali con sede a Mantova

GIURISPRUDENZA

Consulente del lavoro e giurista d’impresa

Il Corso di Laurea Triennale ha l’obiettivo di formare figure professionali in possesso di competenze rafforzate dallo svolgimento di stage curriculari e dal ricorso ad approcci metodologici diversi. Il corso prevede un biennio comune, che fornisce una preparazione culturale, giuridica ed economica, in prospettiva nazionale e sovranazionale, al termine del quale gli studenti possono scegliere tra due diversi percorsi, Consulente del lavoro e Giurista d’impresa, per le relative materie di studio caratterizzanti.

Questo tipo di istruzione è finalizzato al raggiungimento di professioni forensi, avvocatura, magistratura, notariato, ma è anche piuttosto utile per il mondo produttivo sanitario e il terzo settore.

INGEGNERIA

Ingegneria Meccanica e dei Materiali

Questa disciplina ha origini molto antiche,

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infatti possiamo ritenere che affondi le sue fondamenta con la comparsa l'uomo e che abbia visto come pietra miliare l'invenzione delle ruota. Si è poi sviluppata ricevendo un forte impulso nell'epoca del Rinascimento.

Ma l'ingegneria meccanica moderna affonda le proprie radici nell’epoca della rivoluzione industriale, in particolare con l'avvento delle macchine a vapore.

Questa è una disciplina che si protende verso il futuro e si manifesta nel campo della mobilità sostenibile, energia rinnovabile, tecniche innovative di produzione fino ad arrivare alle svariate applicazioni nel campo della robotica, della carica, delle applicazioni di frontiera e delle costruzioni.

Questo corso di Laurea fornisce allo studente una solida preparazione scientifica di base e una preparazione ingegneristica spendibile anche dopo tre anni di formazione per diverse tipologie di impiego fortemente richieste dal territorio.

Ingegneria civile

Il corso di laurea in Ingegneria civile ha lo scopo di formare la figura professionale di un ingegnere che acquisisca le abilità operative per intervenire nei settori della progettazione e gestione dei lavori per l'edilizia e le infrastrutture civili e della rigenerazione del costruito e del territorio, anche per garantire il contenimento dei consumi energetici e la sicurezza sismica delle costruzioni.

A tal fine è stata prevista una solida formazione nelle materie scientifiche, così da offrire tutti gli strumenti necessari per l'apprendimento soprattutto degli aspetti gestionali, lasciando al percorso della laurea magistrale l'acquisizione delle competenze progettuali e pianificatorie.

Ingegneria dell’Automazione industriale L' automazione comprende una serie di attività per sostituire o supportare il lavoro umano, l'industria, la mobilità l’intrattenimento e la sanità: tutta una serie di ambiti diversi. Quindi bisogna escludere l’idea che l’automazione sia fondata solo dallo studio e il miglioramento dei robot per le fabbriche.

Questo corso è utile per comprendere la realtà in cui viviamo e inoltre rende possibile posizionarsi bene nel mondo del lavoro con un ingresso rapido e un buono stipendio sin dall'inizio.

Il corso fornisce allo studente una solida preparazione scientifica e ingegneristica spendibile anche dopo tre anni di formazione per diverse tipologie di impiego fortemente richieste dal territorio.

Ingegneria delle Tecnologie per l’Impresa Di-

gitale Brescia è tra i centri economici più importanti d'Italia grazie alle numerose aziende del suo territorio e la trasformazione digitale è un tema molto sentito. Per funzionare questi strumenti, però, vanno integrati in tutti i reparti di un'azienda, dalla produzione alla direzione. Per questo motivo il dipartimento di ingegneria dell’informazione dell'unità di Brescia propone un nuovo corso di laurea triennale.

Il corso nasce dalla richiesta del mondo produttivo di affiancare alla classica figura di ingegnere una figura che privilegi competenze trasversali. Oltre a competenze tecnico-scientifiche, il laureato possiede una formazione ingegneristica ad ampio spettro nel campo delle tecnologie per l'integrazione digitale e competenze nell'ambito della gestione integrata d'impresa.

Ingegneria elettronica e telecomunicazioni

Il corso ha lo scopo di formare tecnici con una buona formazione ingegneristica ad ampio spettro nel campo della progettazione di apparati e sistemi nei diversi settori dell'Ingegneria dell'Informazione. Si articola in due curricula le cui aree di competenza coprono il progetto e la realizzazione di dispositivi elettronici, di strumentazione elettronica di misura, di sistemi elettronici di controllo e automazione, di reti di telecomunicazione, la gestione di tecnologie produttive di impianti di telecomunicazione, l'analisi, la modellizzazione, la trasmissione e l'interpretazione di informazione mediante l'utilizzo di metodologie consolidate.

Ingegneria Gestionale

Il Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale fornisce allo studente una solida preparazione scientifica di base e una preparazione ingegneristica propedeutica all’ampliamento delle proprie competenze nei corsi omologhi di secondo livello o durante la vita professionale, ma spendibile anche dopo tre anni di formazione per diverse tipologie di impiego fortemente richieste dal territorio.

Ingegneria informatica

L’obiettivo di questo Corso di Laurea è quello di formare un professionista che opera in attività di progettazione, sviluppo ed esercizio di sistemi e applicazioni informatiche, con una formazione ingegneristica ad ampio spettro nel campo della progettazione e realizzazione di sistemi nei diversi settori dell'Ingegneria dell'Informazione. Le aree di competenza del laureato in Ingegneria Informatica coprono il progetto, la realizzazione e l’integrazione di sistemi hardware e software in diversi settori dell’Ingegneria dell’Informazione, con conoscenza approfondita di sistemi operativi,

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linguaggi di programmazione e impianti informatici, modelli, tecniche e metodi dell’ingegneria del software, principi e tecnologie per la modellazione, progettazione e gestione dei dati e delle informazioni.

8. Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio

Il Corso di Laurea in Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio ha lo scopo di formare la figura professionale di un ingegnere che acquisisca le abilità operative per intervenire nei settori della difesa del suolo, del trattamento degli impatti sulle risorse ambientali, della pianificazione ambientale e del territorio.

A tal fine è stata prevista una solida formazione nelle materie scientifiche di base e nelle materie caratterizzanti il corso, al fine di offrire tutti gli strumenti necessari per l'apprendimento soprattutto degli aspetti gestionali, lasciando al percorso della laurea magistrale l'acquisizione delle competenze progettuali e pianificatorie.

9. Ingegneria dei Sistemi agricoli e sostenibili

Il corso di laurea in Sistemi agricoli sostenibili si pone l'obiettivo di formare tecnici che siano in grado di realizzare soluzioni produttive sostenibili ed efficienti, che puntino anche al miglioramento delle pratiche di gestione delle risorse (suolo, acqua, aria, energia). Questi tecnici saranno figure professionali preparate all'uso delle tecnologie e dei metodi avanzati di gestione sostenibile della produzione.

Questo corso di studio è stato attivato in collaborazione con la Regione Lombardia e con il cofinanziamento e il patrocinio della Camera di Commercio di Brescia.

MEDICINA

Questi corsi mirano all’acquisizione di una conoscenza aggiornata in grado di accogliere le sfide

attuali e future della Medicina e una visione integrata dei problemi più comuni della salute e della malattia, con una educazione orientata alla comunità, al territorio e fondamentalmente alla prevenzione delle malattie ed alla promozione della salute nonché della medicina di genere.

Assistenza Sanitaria

Questo corso offre una formazione completa in tema di promozione della salute e prevenzione delle malattie, orientata professionalmente, che porta al conseguimento di una laurea abilitante all’esercizio della professione di Assistente Sanitario. Ciò vuol dire che i laureati possono accedere direttamente al mondo del lavoro, previa iscrizione all’Albo professionale.

È un corso ideale per gli studenti interessati alle aree della sanità pubblica, dell’epidemiologia, della psicologia della salute e della ricerca sui comportamenti sani.

Biotecnologie

Questo indirizzo fornisce una solida preparazione di base nei diversi settori delle biotecnologie, spendibile anche in altri campi delle scienze della vita.

Ha un rapporto docenti/studenti che permette una formazione efficace; gli studenti sono coinvolti in diverse attività pratiche di laboratorio durante il percorso formativo e discutono una tesi sperimentale preparata con la supervisione di uno o più docenti del corso di studio.

Dietistica

La corretta alimentazione è, insieme all’attività fisica, uno dei due cardini della prevenzione che vanno costantemente perseguiti per mantenere lo stato di salute. In corso di numerose malattie, una corretta alimentazione previene o ritarda le complicanze, e, se effettuata con costanza, riduce la necessità di farmaci spesso gravati da effetti col-

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laterali. La formazione del laureato in Dietistica è centrale nello sviluppo del progetto dell’Università degli Studi di Brescia che focalizza l’attenzione sugli stili di vita e sulle tecnologie utili per la salute, il benessere e la longevità.

Educazione Professionale

Potrai progettare e realizzare l’insieme degli interventi educativi finalizzati allo sviluppo globale della persona e ad una positiva integrazione sociale dei soggetti che, nelle diverse fasce di età e con problematiche differenti, vivono condizioni di disagio: disabilità psicofisiche, difficoltà relazionali, carenze ambientali, problemi di devianza, situazioni di emergenza familiare ed emarginazione.

Fisioterapia

Questo corso permette di accompagnare in un percorso di cura e riabilitazione e attraverso una relazione d’aiuto persone di tutte le fasce d’età, di entrare nel mondo del lavoro subito dopo la laurea e di lavorare sia in completa autonomia che collaborando con professionisti delle diverse discipline sanitarie, integrando il ruolo del fisioterapista in percorsi di cura multidisciplinari.

Igiene Dentale

Questo indirizzo si propone di formare operatori sanitari in grado di svolgere compiti di prevenzione delle affezioni oro-dentali su indicazione degli odontoiatri e dei medici-chirurghi legittimati all’esercizio dell’odontoiatria, in pazienti in età evolutiva, adulta e geriatrica.

Infermieristica

Infermieristica assicura la formazione di un professionista della salute per essere in grado di operare in tutti gli ambiti sanitari, sociali ed assistenziali nei quali è prevista la figura dell’infermiere, in Italia e all’estero.

E' una professione coinvolgente, impegnativa ma appassionante, a volte faticosa ma sempre gratificante; professione che prevede sviluppi di carriera sia orizzontale, sia verticale, mediante l’accesso a percorsi post-base (master e laurea magistrale, presente nell’offerta formativa del nostro Ateneo) per le funzioni di coordinamento e per la Dirigenza infermieristica o nell’ambito della ricerca.

Ostetricia

Il corso ha lo scopo di formare operatori sanitari con il compito di assistere e consigliare la donna nel periodo della gravidanza, durante il parto e nel puerperio, di condurre e portare a termine parti eutocici con propria responsabilità e di pre-

stare assistenza al neonato.

Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica Permette di conoscere e di comprendere i principali disturbi legati all’area della psichiatria e della riabilitazione psichiatrica.

Fornisce una solida formazione sulla pianificazione, gestione e valutazione degli interventi di Riabilitazione Psichiatrica, quali, ad esempio, interventi psicoeducativi, interventi cognitivi e cognitivo–comportamentali, interventi incentrati sulle abilità di base e sociali, interventi di tipo “espressivo”, svolti individualmente, in gruppo o con i famigliari degli utenti.

Tecniche della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro

Questo corso forma operatori in grado di svolgere attività di prevenzione, verifica e controllo in materia di igiene e sicurezza ambientale nei luoghi di vita e di lavoro, igiene e sicurezza degli alimenti, igiene e sanità pubblica e veterinaria.

Tecniche di laboratorio biomedico

Permette di formare operatori sanitari in grado di svolgere con responsabilità attività di laboratorio di analisi e di ricerca relative ad analisi biomediche e biotecnologiche ed in particolare di biochimica, di microbiologia, e virologia, di farmacotossicologia, di immunologia e di patologia clinica.

Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia

L’indirizzo fornisce la preparazione necessaria ad eseguire, autonomamente o in collaborazione con altre figure sanitarie, indagini diagnostiche che richiedono l’uso di radiazioni ionizzanti, di sorgenti radioattive o di radiazioni elettromagnetiche. Inoltre, prepara personale tecnico laureato in grado di mettere in atto piani di radioterapia e di gestire interventi di protezionistica fisica o dosimetrica.

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Denise Pansini 4^AT

DUE GIORNI IN UNIVERSITÀ

Il mio percorso scolastico al Lunardi sta giungendo al termine ed è da un po’ di tempo che sto riflettendo su quale possa essere il mio futuro una volta diplomata. Dopo giorni spesi a studiare i corsi di studio e i dépliant raccolti dalle varie attività di orientamento, ho scelto la facoltà che più rispecchiava i miei interessi: psicologia. Il problema che si è presentato subito dopo, e che sussiste tutt’ora, è stato scegliere in quale università iscrivermi, così ho iniziato ad informarmi per gli open day in modo da poter vedere di persona gli atenei.

Il primo a cui ho partecipato è stato il 20 gennaio all’Università degli Studi di Trento, anche se io ho dovuto recarmi a Rovereto perché il dipartimento di psicologia ha sede lì. L’incontro è durato dalle 10:30 alle 13:30 ed era suddiviso in due parti: nella prima hanno introdotto i tre corsi di laurea triennale (Scienze e Tecniche di Psicologia Cognitiva, presentato dalla professoressa Barbara Treccani, Interfacce e Tecnologie della Comunicazione, spiegato dal professor Massimo Zancanaro ed Educazione Professionale illustrato dal professor Dario Fortin), informandoci sulle ore dei tirocini, le materie d’esame, le opportunità all’estero e le possibilità dopo la laurea. Nella seconda parte della mattinata ci hanno suddiviso in sei gruppi e abbiano svolto delle attività di laboratorio in cui alcuni studenti dei corsi magistrali o altri insegnanti ci mostravano alcuni dei progetti che avevano realizzato o alcuni apparecchi che servivano per approfondire alcuni studi.

Personalmente mi è piaciuta particolarmente l’organizzazione con la quale hanno pianificato la giornata, in quanto si sono concentrati unicamente sugli indirizzi di studio, lasciando le informazioni sui bandi d’ammissione, i costi e i servizi che offre l’università ad un incontro online che si è tenuto qualche giorno dopo.

Il secondo open day a cui mi sono iscritta è stato il 4 febbraio all’Università degli Studi di Bergamo e si è tenuto nella sede di economia e giurisprudenza. L’incontro era suddi-

viso in tre fasce orarie in cui venivano presentati dai professori, supportati dell’intervento dei loro alunni, i corsi dei diversi dipartimenti, con l’aggiunta di due ore in cui venivano fornite spiegazioni riguardo l’immatricolazione, i programmi di scambio, i DSA, la vita universitaria e la consulta degli studenti, anche se questi interventi erano in aule separate e perciò non sono riuscita a seguirli tutti.

Però, questo ateneo mi ha fatto un’impressione migliore dell’altro perché i professori ci hanno coinvolto facendoci alcune domande e scherzando con noi ed erano presenti delle aree in cui si potevano chiedere chiarimenti rispetto ad alcune questioni riguardanti l’università o semplicemente conoscere le esperienze degli studenti che stanno frequentando i corsi e farsi dare dei consigli da loro.

La mia scelta dopo questi open day non è compiuta, anche perché ci sono ancora diversi atenei da scoprire e visitare, ma entrambi questi incontri mi hanno permesso di comprendere meglio alcuni aspetti del mondo universitario e, da una parte, di avvicinarmi ad una realtà con cui presto mi dovrò confrontare. Spero solo di poter prendere la decisione migliore per il mio futuro!

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Dipartimento di psicologia a Rovereto

Cetamour

Questo amore

Così violento

Così fragile

Così tenero

Così disperato

Questo amore

Bello come il giorno

Cattivo come il tempo

Quando il tempo è cattivo

Questo amore così vero

Questo amore così bello

Così felice

Così gioioso

Così irrisorio

Tremante di paura come un bambino quando è buio

Così sicuro di sé

Come un uomo tranquillo nel cuore della notte

Questo amore che faceva paura

Agli altri

E li faceva parlare e impallidire

Questo amore tenuto d’occhio

Perché noi lo tenevamo d’occhio

Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato

Perché noi l’abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato

Questo amore tutt’intero

Così vivo ancora

E baciato dal sole

È il tuo amore

È il mio amore

È quel che è stato

Questa cosa sempre nuova

Che non è mai cambiata

Vera come una pianta

Tremante come un uccello

Calda viva come l’estate

Sia tu che io possiamo

Andare e tornare possiamo

Dimenticare

E poi riaddormentarci

Svegliarci soffrire invecchiare

Addormentarci ancora

Sognarci della morte

Ringiovanire

E svegli sorridere ridere

L’ANGOLO DELLA POESIA

Il nostro amore non si muove

Testardo come un mulo

Vivo come il desiderio

Crudele come la memoria

Stupido come i rimpianti

Tenero come il ricordo

Freddo come il marmo

Bello come il giorno

Fragile come un bambino

Ci guarda sorridendo

Ci parla senza dire

E io l’ascolto tremando

E grido

Grido per te

Grido per me

Ti supplico

Per te per me per tutti quelli che si amano

E che si sono amati

Oh sì gli grido

Per te per me per tutti gli altri

Che non conosco

Resta dove sei

Non andartene via

Resta dov’eri un tempo

Resta dove sei

Non muoverti

Non te ne andare

Noi che siamo amati noi t’abbiamo

Dimenticato

Tu non dimenticarci

Non avevamo che te sulla terra

Non lasciarci morire assiderati

Lontano sempre più lontano

Dove tu vuoi

Dacci un segno di vita

Più tardi, più tardi, di notte

Nella foresta del ricordo

Sorgi improvviso

Tendici la mano

Portaci in salvo.

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Poeta del mese: Jacques Prévert (1900 –1977)
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Campane

Din don, din don corrono i bambini sull’asfalto din don, din don corrono gli innamorati in piazza Duomo din don, din don corre questo suono per la città, le statue si alzano le persone ballano; din don, din don suonano a festa le campane accarezzano gli orecchi delle madri, avvolgono i corpi dei fratelli; fanno din don le campane bussando al cuore degli sposi novelli.

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Agata Barucco 5^DL

la brezza fruscia sembra che primavera stia sussurrando

Yihan Hou 4^DL

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stormo d’uccelli tornati da lontano gridi nell’aria

Chen Ying 4A

un fiore attira nel suo cuore dorato l’ape operosa

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COSE PIÙ GRANDI DI NOI

autore: Giorgio Scianna

titolo: Cose più grandi di noi anno di pubblicazione: 2019

Siamo nella Milano dei primi anni Ottanta, una famiglia come le altre, papà medico, mamma avvocato e tre figli: Sara, Martino e Margherita, detta Marghe, che a soli diciotto anni si ritrova quasi per caso in una situazione decisamente più grande di lei e viene arrestata per favoreggiamento di attività terroristiche.

Una volta varcati i cancelli di San Vittore, dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari, Marghe trova il padre in macchina che l'aspetta, pronto per portarla nella sua nuova casa, un appartamentino in via Dessiè con vista sul cancello 7 dello stadio di San Siro. In questo caso però, la scarcerazione non è equivalente di libertà, anzi tutt’altro. Per avere la riduzione della pena ha dovuto rivelare il poco che sapeva tradendo nel mentre tutti i suoi compagni. Inoltre non può uscire di casa e non può nemmeno affacciarsi al balcone, tutto ciò che può fare è rimanere chiusa nelle quattro mura dell'appartamento che condivide con il padre guardando il mondo attraverso il vetro della finestra.

La trama interessante insieme allo stile scorrevole e accattivante di questo romanzo mi ha tenuto incollata alle pagine dall’inizio alla fine. Ambientata nel contesto degli anni di piombo del terrorismo delle brigate rosse, la storia di Margherita Carpani fa emergere le difficoltà, che prima o poi tocca a tutti affrontare, legate al complicato viaggio alla scoperta di se stessi. Infatti, la giovane protagonista nel corso della narrazione affronta un lungo e complicato percorso interiore, iniziato dietro le sbarre del carcere San Vittore e continuato durante il periodo degli arresti domiciliari, talmente profondo e ben scritto che mi ha reso impossibile non immedesimarsi in lei mentre leggevo. Un altro aspetto che mi ha colpito di questo

romanzo è stato il modo di descrivere il rapporto tra i vari membri della famiglia e la psicologia di ogni personaggio, dagli infiniti conflitti tra le due personalità forti di Marghe e la sua mamma, all’ incrollabile sostegno del padre, che ha persino trovato una nuova casa per essere sicuro che sua figlia stesse bene, fino ad arrivare al profondo affetto di Martino nei confronti della sua sorellona. Un libro da leggere assolutamente!

Valentina Faustinoni 4EL

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AL DI QUA DEL FIUME

Oggi sarebbe possibile vivere in un villaggio operaio?

Il romanzo "Al di qua del fiume” di Alessandra Selmi racconta la storia della fondazione del villaggio operaio di Crespi d'Adda in provincia di Bergamo , mettendo in evidenza lo stile di vita delle persone dell'epoca.

Paragonando il modo di vivere dei personaggi del romanzo con quello della popolazione d'oggi, è percepibile la difficoltà nel vivere in un villaggio come quello di Crespi durante questi anni.

Innanzitutto oggi non sarebbe possibile la presenza di un villaggio operaio perché le condizioni di vita che offrirebbe sarebbero troppo limitate rispetto alla mentalità odierna. Al tempo per le persone trovarsi "al di qua del fiume” era un lusso perché qui trovavano tutto ciò di cui avevano bisogno: il medico, una casa, un posto di lavoro, una scuola, la chiesa. Sono tutti elementi che coloro che si trovavano a di là del fiume potevano solo sognarsi. Al giorno d'oggi trovarsi in un villaggio come quello di Crespi, senza poter uscire per gli stretti legami con l'azienda, non sarebbe la scelta più efficace per il benessere della società. In questi anni le persone hanno bisogno di dinamicità e uno stile di vita in un luogo come quello di questo romanzo risulterebbe monotono: anche solo prendere l'auto, il treno, l’autobus o la bici per recarsi sul posto di lavoro crea del dinamismo durante una giornata. Inoltre oggi la collettività ha un'estrema voglia di scoprire e di mettersi in contatto con il mondo esterno; il desiderio di conoscere aumenta la curiosità e alla lunga porterebbe a disprezzare quello che si ha al di qua del fiume. Tutto questo è legato al progresso: i bisogni che c'erano all'epoca sono ben diversi da quelli attuali; a quel tempo per il popolo non c'era quasi nulla oltre al lavoro, a differenza di oggi. La popolazione odierna soffrirebbe trovandosi in un villaggio operaio come quello di Crespi perché necessita di più dinamismo e ha troppa voglia di conoscere il mondo che la circonda per limitarsi a vivere al di qua del fiume. In secondo luogo al giorno d'oggi non sarebbe possibile vivere in un villaggio come quello di Crespi perché è un ambiente che offre un limitato numero di opportunità. Nella scuola del paese venivano insegnate le tecniche di lavoro per l'azienda e il cotonificio perché era quello a cui si poteva aspirare. Coloro che, come il personaggio di Emi-

lia, erano molto intelligenti e portati per l’ambito imprenditoriale non avrebbero potuto ampliare le proprie conoscenze. Al tempo la possibilità di avere questo tipo di istruzione non era da denigrare perché non tutti potevano studiare o avere un posto di lavoro assicurato. Al giorno d’oggi, però, questo sarebbe un problema perché l’istruzione e la carriera lavorativa hanno una certa importanza, si punta in alto per un futuro migliore e un villaggio operaio non offre queste possibilità. Se il personaggio di Emilia si fosse trovato ai giorni nostri, sicuramente non si sarebbe limitata a vivere in un ambiente del genere: con le sue capacità avrebbe puntato a studiare nelle migliori università, magari anche allontanandosi dalla propria famiglia, per poter ottenere un lavoro più prestigioso con cui garantirsi un buon futuro. Infine non sarebbe possibile vivere attualmente in un villaggio operaio come quello di Crespi d’Adda perché non si potrebbero separare la vita privata da quella lavorativa. Durante la lettura del romanzo si percepisce un senso di familiarità tra i personaggi, soprattutto tra Cristoforo Crespi (il fondatore del villaggio) e i suoi dipendenti. L’imprenditore era molto interessato e preoccupato per loro come se fossero tutti un’unica e grande famiglia. Al giorno d’oggi risulterebbe opprimente vivere in un villaggio in cui la vita lavorativa e quella personale coincidono, mancherebbe un po’ di riservatezza. Spesso al lavoro si tende ad essere riservati e in un contesto del genere sarebbe impossibile. Inoltre risulterebbe stressante vivere nello stesso posto in cui si lavora; certe persone oggi non vedono l’ora di tornare a casa per staccare la mente dalla sfera lavorativa, vivere in un villaggio operaio non lo renderebbe possibile. A Crespi tornare alla propria abitazione significava vedere l’azienda fuori dalla finestra e pensare ai propri incarichi anche quando non si vorrebbe.

In conclusione vivere in un villaggio operaio oggi non sarebbe possibile per la voglia di conoscere il mondo che aumenta sempre di più, per le limitate opportunità di studio e carriera lavorativa che offre e perché non consentirebbe di separare la vita privata da quella lavorativa. Vivere in un ambiente come quello non garantirebbe il benessere della società.

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LE CITTÀ INVISIBILI

Alcune riflessioni sparse sull’opera di Calvino

Nel libro “Le città invisibili” di Italo Calvino personalmente credo che si possano trovare molteplici significati e molteplici conclusioni. Io sono riuscita a trovarne più di uno e credo che, se mi concentrassi, probabilmente potrei trovarne moltissimi altri. L’opera è suddivisa in sezioni: con questo intendo che ogni città descritta appartiene a una serie e una cornice le racchiude tutte; è all’interno di essa che il Gran Khan e Marco Polo parlano. Spesso le città cambiano nel tempo e, anche se vengono abbandonate, non restano esattamente come prima: la natura si appropria di loro e le cambia; in certe città questo aspetto si può notare facilmente, in altre sembra quasi che non ci sia. Un esempio, che considero molto significativo, si ha quando il Gran Khan chiede al viaggiatore veneziano di parlare della sua città nativa e in quel momento Marco Polo risponde: “E di cosa avrei parlato fino ad ora?”. Questa frase mi ha fatto impazzire: ho iniziato a chiedermi cosa significasse: Marco Polo sta solo prendendo in giro il Gran Khan? oppure ogni città che visita gli fa ripensare anche a Venezia o, forse, la verità è che sta descrivendo le città non oggettivamente, ma soggettivamente, inserendo anche i suoi sentimenti?

Il libro aiuta a comprendere che, per capire e parlare seriamente di una città, non sia sufficiente visitarla, ma la si deve vivere ed è proprio quello che Marco Polo fa. A tal proposito è interessante riflettere su come un imperatore riesca a conoscere il suo popolo: non potendo visitare le città di persona, egli si avvale di funzionari che lui stesso invia. Sono i loro occhi i suoi occhi. Un imperatore non riesce a vedere e

vivere direttamente il suo Impero, è troppo vasto; per questo motivo può trarre le sue conclusioni solo basandosi su quello che altre persone gli raccontano Nel complesso mi risulta più difficile pensare a cosa Marco Polo abbia imparato e più semplice capire cosa il gran Khan abbia compreso dalla vita: egli, infatti, stimolato dai racconti di Polo, ha iniziato a viaggiare con l’immaginazione e perfino a ipotizzare città. A vederle, finalmente. Marco Polo, invece, parlando con il Gran Khan è riuscito a capire l’importanza della comunicazione, che inizialmente avveniva semplicemente a gesti; solo in seguito, dopo aver appreso la lingua, la narrazione si fa più stimolante e meno simbolica. Andando oltre la cornice, ogni singola città ha, secondo me, un messaggio specifico da trasmettere: per esempio la città di Despina e quella di Fillide fanno capire come le persone vogliano sempre quello che non hanno; la città di Zemrude insegna che certe volte la vita e il mondo visto con gli occhi dei bambini è più gioioso e ricco di emozioni rispetto a quello degli adulti; la città di Moriana, invece, spiega il famosissimo detto “l’apparenza inganna”. Per concludere vorrei parlarvi di Laudomia, la città che in assoluto è la mia preferita: l’idea della clessidra che scorre e del tempo che, prima o poi, finirà è, in un certo senso, eccitante. Un’altra che mi piace molto è Eufemia, la città degli scambi, perché qui la cosa più importante che si scambia sono i ricordi. Zobeide e Leonia, invece, non mi sono piaciute. Zobeide è proprio una brutta città perché costruita da uomini che vollero darle l’aspetto di una trappola, nell’intento di imprigionare una donna sfuggente. Mentre Leonia non mi piace perché, in un certo senso, è il luogo dove l’umanità sta portando la Terra: verso la distruzione. È una città dove domina il consumismo, ma se si continua così si arriverà al collasso: la Terra non può più sopportare ciò che gli uomini le stanno facendo. Credo che questa sia la città peggiore, ma solo perché ci sbatte in faccia la realtà.

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A LOVE STORY: Love e Forty Quinn

una rubrica di analisi delle diverse sfumature della parola “ amore” nelle serie tv

Quando si parla di amore, è comune associare questa immagine all’ amore romantico. Sulla piattaforma di streaming “Netflix”, digitando nella barra di ricerca questo tema, i risultati sono principalmente film che raccontano come un’infatuazione “scomoda” si trasformi in una relazione da favola. La morale di queste storie è ricorrente: l’amore ti salva, migliora la tua vita. Gli ostacoli non sono determinanti, nonostante le complicazioni i protagonisti si ritroveranno sempre, non importa quanto dovranno soffrire, si aspetteranno magari per anni per poi perdonare tutto.

le proprie aspirazioni per vivere quelle dell’altro. Scorrendo tra i titoli mi sono impegnata a cercare delle storie che mostrino delle sfumature REALI della parola “amore”, le varie sfaccettature dei veri rapporti.

Mi piacerebbe condividere con voi queste realtà partendo da quella tra Love e Forty Quinn.

Sono i protagonisti della serie tv “You”, basata sul romanzo intitolato “You” di Caroline Kepnes.

I fratelli della ricca famiglia Quinn, da tempo stabilitasi a Los Angeles, sono un perfetto esempio di anime gemelle platoniche.

Questa storia, come tante altre nel corso degli anni, descrive il rapporto tra gemelli come qualcosa di magico, come quella complicità sia impossibile da comprendere per le altre persone. Essendo figlia unica, non posso infatti che definire un mistero l’innato affetto che unisce due anime che hanno condiviso ogni momento sin dalla nascita, tanto da essere quasi in grado di leggere l’uno i pensieri dell’altro .

Ho, quindi, chiesto alle mie amiche gemelle Emma e Marta se questo mistico rapporto fosse fin troppo idealizzato o vagamente verosimile in alcuni aspetti.

Nel mondo reale non è sempre così, e credo che sia una cosa positiva: se ogni relazione fosse perfetta, non insegnerebbe nulla. Le dinamiche relazionali dovrebbero essere uno spunto per crescere e capire cosa o chi ci rende felici. I partner, a volte, si fanno male a vicenda, si innamorano delle “persone sbagliate”, scelgono di mettere da parte

«E’ la quindicesima volta che provo a spiegare questa cosa» inizia Emma. Esistono gemelle con un rapporto quasi morboso, «con l’ansia da separazione, DEVONO fare tutto assolutamente insieme» mi spiega, e parla di un bisogno ossessivo di condividere ogni momento della vita con l’altra. Cosa determina così drasticamente un rapporto? Essere un gemello sembra essere un

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tutto o niente, perchè, come mi precisa Marta, « i fratelli gemelli passano il 90 per cento della loro vita insieme». Emma racconta infatti come, per gli amici e i parenti, siano sempre state “emma E marta”, una vita in simbiosi: sport insieme, scuola insieme Questa costante condivisione di esperienze può sfociare in un morboso attaccamento, o in una quasi insopportabile costrizione.

«Non la vivo sempre bene, ma neanche mia sorella. Abbiamo caratteri completamente diversi. Forse, se avessimo caratteri più affini, si accentuerebbe di più quel “legame speciale” che viene idealizzato», ipotizza Marta.

Love e Forty, nonostante siano gemelli, sono molto diversi.

Love è una donna carismatica, talentuosa e indipendente. La cucina, soprattutto la pasticceria, è la sua massima forma d’arte ed espressione.

I dolci sono infatti la sua dimostrazione d’affetto, come se quella dolcezza equilibrata, sia come un abbraccio stretto e deciso ma non troppo. Love Quinn non ama gli eccessi.

Ha un rapporto travagliato con i genitori, odia la loro finta perfezione, e le loro irrealizzabili aspettative verso i propri figli. Li incolpa dell’instabilità del fratello.

È un’inguaribile romantica, il suo desiderio è trovare un uomo buono, una figura che la sostenga e con cui avere la famiglia che ha sempre sognato. Fuggire dal suo incubo per vivere il suo sogno.

Forty è un ragazzo creativo, un sognatore. Il suo sogno è diventare un regista e scrittore di successo, ma il mondo del cinema cerca sempre di abbatterlo.

È determinato e testardo, nonostante i duri colpi trova sempre il modo di rialzarsi.

Col passare degli anni ha trovato quella forza e quel sostegno nell’alcol e nelle droghe, per liberare la mente pesante dalle preoccupazioni, per accogliere il peso delle nuove delusioni. Combatte ancora con la dipendenza.

I due fratelli sembrano avere fra loro più una dinamica madre - figlio.

Love si comporta come una donna troppo matura per la sua età. Forty, abbracciato dalla protezione della sorella, è rimasto un ragazzino a tratti infantile e irresponsabile.

Colgo una relazione importante, basata sull’ importanza del sostegno portata all’eccesso; se penso a Love e Forty Quinn penso ad un rapporto di codipendenza.

Da un lato Forty è un guerriero, sta combattendo

contro l’impulso di bere, fumare, farsi, ma mentre lotta con queste tentazioni, non è in grado di prendersi cura di se stesso. Si è sempre sentito dire che non fosse in grado di stare al mondo, quindi vede impossibile intraprendere un percorso da solo.

Deve a sua sorella la vita: non gli piace andare dal parrucchiere per tagliarsi i capelli, Love sa come devono essere tagliati; non vuole un manager, Love sa come è solito lavorare; non vuole un team per presentare il suo nuovo lavoro, Love sa apprezzare le sue produzioni. Love Love

Dall’altro lato Love non sa che la sua presenza nell'universo sia importante, non si sente un membro attivo nella società, non crede che le sue azioni lascino il segno. Con Forty per Forty non è importante, è indispensabile. Non è bella, per Forty è la più bella. Non è una brava cuoca, per Forty è la migliore.

Non avrebbe motivo per rimanere a Los Angeles, ma Forty ha bisogno di lei. Per Forty esiste e conta davvero. Forty Forty Forty Forty

La vita l’uno senza l’altro non è possibile, non è una vita che valga la pena essere vissuta.

La dipendenza affettiva è un problema reale, che affligge molte persone nonostante poche siano in grado di riconoscerlo e ammetterlo a se stessi. Love è riuscita a lasciar andare il fratello, ma non è stato un percorso breve o semplice. Le consiglierei il libro “Di troppo amore” della psicologa Ameya Gabriella Canovi, una raccolta di esperienze e percorsi che avrebbero aiutata la protagonista nel suo percorso, che non avrebbe dovuto affrontare da sola, incompresa.

Un ringraziamento speciale a Emma e Marta Savani per essere nate insieme quel lontano 8 ottobre 2005.

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Love Love
Ilaria Piceni 4DL

CINEFORUM IN LINGUA RUSSA AUDITORIUM

25 Gennaio h.14:30-16:00

Ирония судьбы или С лёгким паром! часть 1

L’ironia del destino oppure Buona sauna! Parte 1 (sottotitoli in italiano)

1 Febbraio h.14:30-16:00

Ирония судьбы или С лёгким паром! часть 2

L’ironia del destino oppure Buona sauna! Parte 2 (sottotitoli in italiano)

22 Febbraio h.14:30-16:00

Итальянец часть 1

L’italiano- Parte 1 (senza sottotitoli)

01 Marzo h.14:30-16:00

Итальянец часть 2

L’italiano- Parte 2 (senza sottotitoli)

A tutti gli studenti di russo

Oggetto: CINEFORUM IN LINGUA RUSSA

Tutti gli studenti di russo che intendono partecipare al cineforum in lingua russa sono invitati ai 5 incontri che si terranno in Auditorium dalle 14:30 alle 16:00 nelle seguenti date:

Mercoledì 25 Gennaio e Mercoledì 1° febbraioFilm “Ирония судьбы или С лёгким паром” -

8 Febbraio h.14:30-16:00

Ёжик в тумане Il riccio nella nebbia (sottotitoli in italiano) и

Сказка сказок Il racconto dei racconti

L’ironia del destino oppure Buona sauna!” (sottotitoli in italiano). Commedia classica romantica, diretta da Eldar Rjazanov, dal 1975 in poi è considerato il film simbolo del Capodanno russo. Una trama comica si trasforma, complici

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anche la musica e la poesia dei testi delle canzoni, in un film molto profondo sulla nostra vita e sui colpi di scena del destino.

Mercoledì 8 Febbraio – Film di animazione “Ёжик в тумане” -Il riccio nella nebbia (sottotitoli in italiano) e “Сказка сказок” - Il racconto dei racconti. Realizzati da Jurij Norshtejn, uno dei più grandi maestri del cinema d'animazione russo, Il riccio nella nebbia è un cortometraggio capolavoro d’animazione e filosofia che tutti dovrebbero vedere, Il racconto dei racconti è un mosaico di metafore e ricordi personali, surreale e profondissimo.

Mercoledì 22 Febbraio e Mercoledì 01 marzo – Film “Итальянец”“L’Italiano” (senza sottotitoli). Film pluripremiato, diretto dal regista Andrej Kravchuk nel 2005, candidato all’Oscar come miglior film straniero nel 2006, racconta una storia di coraggio e determinazione in modo sincero e diretto, mostrando uno spaccato della realtà di provincia nella Russia postsovietica.

Gli incontri si svolgeranno presso l’auditorium dell’Istituto. Obiettivo principale non è la comprensione assoluta dei contenuti ma abituare l'orecchio alla lingua russa autentica, conoscere aspetti interessanti e divertenti della storia, società e del folclore russo vivendo un’esperienza cinematografica piacevole e libera da ansie o obblighi di sorta, con il solo invito ad un ascolto attivo e alla libera condivisione, delle emozioni suscitate dalla visione dei contenuti, offrire il proprio contributo per una globale ricostruzione della storia sotto la guida dell’insegnante, attraverso input creati ad hoc. A tal fine l’uso della lingua russa sarà certamente incoraggiato ma non obbligato. Si informa inoltre che la parteci-

pazione al progetto di cineforum pari ad almeno 4 incontri su 5 avrà un’incidenza positiva sul credito formativo degli studenti. In allegato la locandina con la calendarizzazione degli incontri. Per domande o ulteriori informazioni contattare la prof.ssa Angelini Laura: laura.angelini@lunardi.edu.it

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