Spesa all'emporio della solidarietà

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Economia

Spesa all’emporio della solidarietà Tessere al posto di carte di credito, pesciolini anziché soldi. Benvenuti al supermercato della carità

T

atiana ha il carrello della spesa pieno: cioccolata, pasta, passata di pomodoro, latte, biscotti, caffè. In un supermercato tradizionale, per acquistare questi prodotti, avrebbe speso circa cinquanta euro, ma all’emporio Tabgha della Caritas, la sua spesa è costata solo 80 “pesciolini”. «Sono ucraina e mi sono trasferita in Italia quindici anni fa – dice Tatiana – Facevo la badante, ma mi hanno licenziata. Ho una figlia piccola da mantenere e suo padre non mi ha mai pagato gli alimenti». Siamo nel seminterrato della struttura centrale della Caritas di Perugia, qui ogni giorno, i volontari del centro accolgono decine di persone che, come Tatiana, hanno bisogno di aiuto. Si paga tutto con tessere, distribuite gratuitamente al centro di ascolto. Queste possono contenere dai 200 agli 800 “pesciolini” mensili, a seconda della condizione familiare e del reddito del richiedente. Da settembre la Caritas ha distribuito 400 tessere e 40 tessere baby, destinate all’acquisto di prodotti specifici per neonati.

L’emporio della solidarietà di Perugia

10 | 15 marzo 2015

«Era necessario creare un luogo dove le persone in difficoltà potessero fare la spesa – afferma il direttore del centro Giancarlo Pecetti – In questo modo rispettiamo la dignità di chi si rivolge a noi per ricevere un aiuto in un momento difficile». Gli empori sono una novità per l’Umbria: piccole realtà presenti solo nel centro Italia. A Perugia, per ora ne esiste solo uno, ma la diocesi si sta organizzando per crearne dei nuovi, sostituendoli progressivamente ad altri centri parrocchiali di beneficenza. «Con gli empori abbiamo voluto che la gente si sentisse a casa. Spesso nelle Caritas parrocchiali le persone si possono sentire umiliate: devono mettersi in fila per ritirare il loro pacco, che molte volte non contiene quello di cui necessitano» dice Pecetti. Talvolta all’interno di questi pacchi vengono inseriti alimenti che alcuni, per motivi religiosi, non possono consumare. «Alla Caritas ci stiamo impegnando

per formare i nostri volontari, che devono essere preparati a comprendere le esigenze di tutti, soprattutto delle persone di altre nazionalità, che hanno abitudini alimentari e usi diversi dai nostri», dichiara il direttore. Sono una trentina i volontari che ogni giorno prestano servizio all’emporio della solidarietà; pensionati, universitari, ma anche adulti che dedicano parte del loro tempo libero ad aiutare il prossimo. Tra loro c’è anche Filippo, trentenne di Ponte Felcino, che ha iniziato questo percorso in un momento difficile della sua vita. «Quest’estate sono stato licenziato e sono entrato in depressione – afferma il giovane – Il mio parroco mi ha proposto di venire a dare una mano qui all’emporio. Ora vengo quasi ogni giorno in attesa di trovare un lavoro. Aiutare gli altri mi ha reso una persona felice e consiglio a tutti i giovani di fare questo tipo di esperienza». Nonostante le difficoltà, all’interno dell’emporio si respira un’atmosfera familiare. Direzione e volontari organizzano una serie di iniziative per rendere meno pesante il momento della spesa. Martedì grasso un ragazzo ha suonato il violino per l’intero pomeriggio; a Pasqua, invece, il cioccolato è in promozione. Una tavoletta al prezzo di un “pesciolino”, perché anche nei momenti tristi, c’è bisogno di dolcezza.

«Aiutare gli altri mi ha curato dalla depressione»

Lorenza Sbroma Tomaro


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