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COMPORTAMENTO

Guardami,

sono qui!

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Sabrina Giussani

Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale e in Interventi Assistiti con Animali (IAA) Diplomato Medico Veterinario Comportamentalista ENVF Master in Etologia applicata e Benessere animale Past President SISCA Mail: sabrinagiussani@yahoo.it

Quando il nostro amico a quattro zampe manifesta dei comportamenti anomali, potrebbe esprimere un disagio emozionale e richiamare la nostra attenzione. In questi casi è indispensabile comprendere cosa ci sta comunicando, senza sgridarlo né punirlo.

Apartire dalla prima metà del 1900, gli studi di uno psicologo inglese - il Dottor Bowlby - hanno portato alla comprensione del ruolo dell’attaccamento nello sviluppo psicofisico del bambino. Anche mam-

ma cane stringe con i propri piccoli una relazione profonda molto simile a quella di attac-

camento: tale legame permette ai cuccioli di accettare le cure e gli insegnamenti genitoriali.

Il legame di attaccamento

La mamma rappresenta una base sicura e una maestra di vita: tranquillizza, rassicura e mostra “come si fa”. Abbracci, leccate e giochi hanno l’obiettivo di trasformare le emozioni negative dei cuccioli, come paura e rabbia, in positive. Con la crescita, il legame di attacca-

mento con la madre biologica si “allarga” ai membri del gruppo con cui il piccolo vive e ai

componenti della famiglia umana. Il legame tra cane e referente, infatti, è da considerarsi al pari dell’attaccamento del bambino alla propria mamma.

La richiesta di attenzione

Il “bisogno di attenzione” è una forma di comunicazione che i bambini utilizzano per “dire” ai genitori che qualcosa non va. Alzare la voce,

L’essere umano è, a tutti gli effetti, la figura di riferimento e accudimento del cane e tra le due specie nasce una vera e propria relazione affettiva.

Molly, vincitrice del contest Un Tesoro da Copertina interrompere una conversazione, distruggere un oggetto e così via, sono atteggiamenti spiacevoli ed esagerati realizzati per entrare in contatto con mamma e papà. Anche il cane, in alcune occa-

sioni, realizza comportamenti che consideriamo inopportuni e provocatori, ma sono espressione

di un disagio emozionale. Per esempio, abbaiare mentre parliamo al telefono o cavalcarci quando intavoliamo una conversazione con una persona incontrata durante la passeggiata, sono richieste di attenzione che testimoniano la presenza di un deficit dell’autocontrollo o una relazione conflittuale. Oppure distruggere oggetti, urinare o defecare in casa quando il cane è solo indicano la presenza di un attacco di panico legato alla separazione.

In presenza di comportamenti “anomali” è fondamentale non arrabbiarsi né punire il cane, perché ciò potrebbe stimolare in lui un comportamento aggressivo.

Non bisogna punirlo

Ignorare tali comportamenti, arrabbiarsi o cercare di inibirli porteranno l’animale ad “alzare la voce”, intensificando la richiesta di attenzione o a trovare nuove strategie per comunicare con noi, anche se in modo sbagliato. Inoltre, le punizioni inducono il

cane ad apprendere che la forza è uno strumento

utile per risolvere le difficoltà e favoriscono la comparsa del comportamento di aggressione.

L’aiuto di un esperto

In presenza di atteggiamenti indesiderati è necessario, quindi, analizzare la situazione per comprendere il messaggio “criptato” che il cane sta inviando. Il Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale durante la visita comportamentale può supportare la famiglia in questo processo e tracciare un percorso mirato alla reciproca conoscenza.

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