Agosto 2015

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ANNO 4 NUMERO

44

AGOSTO 2015

d e l l a

P r o v i n c i a

G RAN D A

Fiera di Saluzzo stiamo arrivando! 1 L’UNICO GIORNALE INVIATO A TUTTI GLI IMPRENDITORI AGRICOLI


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Sommario

Agosto

2015

Fisco e tributi

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Reverse Charge, vale anche per edilizia e energia ma... Contributi a fondo perduto per valorizzare i prodotti agricoli

Norme giuridiche

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Imu, storia senza fine a colpi di leggi e ricorsi

Diritto agrario L’editoriale

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Latte, polvere di stalle tra mucca pazza e barolo

L’aria che tira

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Made in Italy Fine di una favola

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Termoregolazione del calore tra normative e comodità

Zootecnia

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Stalle sotto il caldo Occhio alle mastiti

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«Latte, stiamo dalla parte dei nostri produttori»

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«Non è una questione di polvere, ma di sostanza»

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Polvere di latte, l’Europa prende tempo dopo le proteste

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La carne non è debole ma va protetta dalle falsità

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Animali stressati dal caldo Cala la produzione di latte e uova


L’Imprenditore agricolo è presente in fiera a Saluzzo Notizie dalle aziende

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Nuovi tunnel a normativa firmati Tomatis di Levaldigi

42

Vaudagna, da oltre 65 anni in campo con l’energia di sempre

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Trattori in festa

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Macchine agricole Sac Da sempre al passo con i tempi

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Sega e spacca, le novità in casa Balfor

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Gruppo Racca, una scommessa per l’ambiente

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96

Allasia, neo presidente 101 Enrico Confagricoltura Cuneo

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Paschetta al vertice di Alleanza cooperative

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A Michelle Obama piace il Grana, quello vero

70

L’agricoltura sociale verso la nuova legge

72

I marchi Bubba-Arbos acquisiti dai cinesi

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La crisi vista dalle società cuneesi. Un’analisi dei bilanci a tutto campo

49

L’esercito dei selvatici all’attacco delle aziende

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Rimborsi assicurativi, mancano all’appello 126 milioni di euro

52

Tutti contro i cinghiali Le cartucce della Regione

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Psr, il Piemonte rischia di perdere i fondi europei

In Italia i formaggi si fanno con il latte. Punto e basta

Attualità

60

Arproma punta sulla internazionalizzazione ...e vince!

Radici

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Roero, una terra facile da amare

Seminativi Macchine agricole e operatrici. Ecco il calendario della revisione

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Arproma informa

santuario del Laus 112 Alil profumo del mistero

Ottime opportunità per l’agricoltura piemontese grazie al Bambù Gigante OnlyMoso

Voci dai campi

Quando produrre birra diventa un’attività agricola

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L’assurdità del nostro mais pagato meno di quello Ogm

il grano diventa 110 Quando un bene rifugio

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casari del futuro 107 Iarrivano da Moretta

Fagiolo rosso rampicante Tutto in una fascetta

L’IMPRENDITORE AGRICOLO della provincia Granda Direttore responsabile: Osvaldo Bellino Direttore editoriale: Valerio Maccagno Direzione, redazione e amministrazione: Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 redazione@imprenditoreagricolo.com www.imprenditoreagricolo.com

gioia di un lavoro 108 La che non è fine a se stesso

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Baby kiwi “Nergi”, al via la seconda stagione Protocollo d’intesa ad Alba per cinquemila ettari di noccioleto

Pubblicità: Réclame

Fiere

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Tradizione e innovazione il segreto dell’antica Fiera agrimeccanica di Saluzzo

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Alla fiera di Chivasso l’agricoltura del domani

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La “Fera d’la Madona” più forte della crisi

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Il grano in festa Sagra d’estate a Fossano

Osservatorio prezzi

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Frutta estiva di qualità La Granda spera nei consumi

Formazione

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Quel concime che ci ha fatto maturare

giovani contadini 104 Imaturano a scuola

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Editore: Réclame S.r.l. Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo

116 Prezzi e mercati all’ingrosso Scadenze fiscali

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117 Settembre: occhio alle scadenze

Associato

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119 Gli affari dell’imprenditore

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e d i t o r i a l e

Latte, polvere di stalle tra mucca pazza e barolo

O svaldo B ellino

Era già successo ai tempi di “mucca pazza”. Dalle ceneri del disastro economico e d’immagine causato dagli effetti delle “farine animali” nell’alimentazione degli animali da carne, si pensò che potesse derivare, per reazione, una nuova opportunità per le razze di qualità, in primo luogo per la “Piemontese”, la migliore di tutte, ma anche la meno promozionata. Si fece il paragone con il caso del “metanolo”. Dal vino avvelenato, trasse beneficio il vino di qualità. Fu considerata, da molti, la scossa che mancava al rilancio dei grandi vini di Langhe e Roero. Chi non ne era convinto, dovette comunque prendere atto che da lì in poi tutto andò per il meglio ed ora le terre che furono del metanolo sono patrimonio dell’Umanità. Tutt’altra sorte toccò alla carne. Nonostante consorzi e protocolli di garanzia, le stalle della Piemontese non divennero mai le lucenti vigne della fassona ed ora languono nella giungla della crisi. Mucca pazza, per loro, è passata inutilmente. Oggi, per la terza volta, la storia si ripete, protagonista la polvere di latte: l’Europa vorrebbe che tutti fossero liberi di utilizzarla, anche nei formaggi, come richiesto da diversi industriali italiani. Ma sulla graticola ci sono gli allevatori: Coldiretti e Cobas del latte, insolitamente uniti in questa battaglia, sono i più convinti assertori del “no”, non se ne parla nemmeno, perché aprire all’utilizzo della polvere di latte significherebbe, a loro dire, lanciare i produttori in una disperata corsa al ribasso, senza possibilità di reggere la concorrenza con i Paesi del Nord Europa, rischiando, di conseguenza, di compromettere la tradizione casearia nazionale, già fortemente dipendente dalle importazioni di latte dall’estero. Confagricoltura e Cia, insieme alla Regione Piemonte, escludono invece che il problema possa riguardare i formaggi dop, tutelati da severissimi disciplinari, puntando piuttosto sulla necessità di imporre un serio sistema di etichettatura che renda ben riconoscibile il “made in Italy”, su cui sono tutti d’accordo. Ma resta aperta l’ennesima e angosciante scommessa: con la “liberalizzazione” della polvere di latte nei formaggi, il latte italiano di qualità diventerà il barolo delle stalle o farà la fine della sottopagata bistecca Piemontese?

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Made in Italy Fine di una favola

M ichele A ntonio F ino

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Ho partecipato con piacere a una tavola rotonda in Expo, lo scorso 10 luglio, organizzata da Coldiretti, con la partecipazione del suo presidente Moncalvo e del presidente di Federalimentare (l’associazione delle industrie alimentari italiane) Scordamaglia, oltre al dottor Calabrese (medico e noto personaggio televisivo) e alla scrittrice Patrizia Feletig. In quella sede, i due presidenti si sono incontrati a pochi giorni dalla “famosa” richiesta dell’Unione Europea di consentire, anche in Italia, di produrre formaggio a partire da latte in polvere, e non solo a partire da latte e cagliate come accade oggi. Dovete sapere che non c’è alcun dubbio su chi ci sia dietro la “richiesta” Ue: sono proprio alcuni industriali italiani che si sentono costretti a una competizione impari, rispetto alle aziende straniere, vincolati come sono ad usare latte e cagliate da una legge italiane di quarant’anni fa, con costi superiori, perché se fai viaggiare la polvere di latte e l’acqua l’aggiungi sul posto, non ci vuole Einstein per capire che i costi di trasporto si abbassano drasticamente. Dunque, ce lo chiede l’Europa perché sono degli Italiani a volerlo. Giusto per essere chiari e smetterla di caricare a Bruxelles le colpe che non ha, come piace tanto fare a tanti politicanti. Ed ecco che allora, nel confronto tra i presidenti Moncalvo e Scordamaglia, si consuma (finalmente, mi viene da dire) la fine di una favola: la favola del made in Italy che, a parole, tutti, industriali ed agricoltori, vogliono ugualmente sostenere. Ebbene, che questa fosse una favola, i più accorti non l’hanno mai dubitato, ma magari il consumatore medio, in mezzo ai molteplici richiami al Belpaese che si vedono sulle confezioni o nella pubblicità, qualche dubbio lo aveva nutrito. La vicenda della polvere di latte per fare i formaggi fa chiarezza: da un lato c’è il made in Italy di quell’industria che vuole fare i formaggi con la polvere di latte: un made in Italy, se va bene, fiscale. E la materia prima (e la sua filiera), la tradizione, il gusto ne facciano pure le spese. Dall’altro, c’è il made in Italy dei produttori agricoli e di quell’industria che è davvero alleata dei produttori agricoli: quello che dell’Italia porta sulle tavole il lavoro, il sapere, la tradizione e in definitiva il gusto. Tutto il resto è solo uno spot, ingannevole, la cui inconsistenza, finalmente, viene alla luce. Perché un formaggio fatto con la polvere di latte, in Piemonte o in Baviera, fa esattamente lo stesso... indovinate cosa!


Reverse charge, vale anche per edilizia e energia, ma… Com’è regolato il meccanismo di “inversione contabile”sull’Iva nei casi di impianti in edifici e collaudi Il reverse charge è un meccanismo in base al quale, in deroga alle regole ordinarie di applicazione dell’Iva, l’obbligo di assolvere l’imposta non è in capo al cedente o prestatore ma viene “ribaltato” in capo al cessionario o committente dell’operazione. COME FUNZIONA Il cedente emette pertanto fattura senza esposizione dell’Iva indicando la dicitura “inversione contabile” ed il cessionario integra detta fattura applicando l’imposta dovuta e provvede ad annotare la medesima sia sul registro delle fatture emesse che sul registro degli acquisti. Le nuove disposizioni introdotte dalla legge di stabilità 2015 hanno esteso l’applicazione del reverse charge a nuove fattispecie che riguardano diversi settori economici, tra cui il settore energetico ed il settore edile. Per quanto riguarda quest’ultimo sono state fornite numerose interpretazioni da parte della dottrina ed

emanate diverse circolari esplicative da parte dell’Amministrazione, in quanto non è agevole determinare quali operazioni rientrino nell’ambito di applicazione di tale meccanismo. MANUTENZIONI IMPIANTI In particolare in base alle indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate con la circolare n. 14/2015, che ha individuato nei codici Ateco 2007 il criterio per determinare le prestazioni di “installazione di impianti relative ad edifici” per le quali l’Iva si applica con la modalità del reverse charge, è stato chiarito che anche le manutenzioni relative agli impianti elettrici e termici possono rientrare nell’ambito applicativo di tale disciplina. COLLAUDI Diverso è invece il discorso relativo alle prestazioni di collaudo, che sono in linea generale riconducibili al codice ATECO 71.20.10 (“collaudi e analisi tecniche di prodotti”) e,

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Fisco e tributi per tale motivo, escluse dall’ambito di applicazione del reverse charge, in quanto tale codice non è annoverato tra quelli identificati come rilevanti ai fini della disciplina in questione da parte dell’Agenzia. Anche nella diversa ipotesi in cui il collaudo sia eseguito nell’ambito di un contratto che prevede anche la fornitura e l’installazione dell’impianto, la prestazione di collaudo resta esclusa dall’applicazione dell’inversione contabile in quanto la prestazione si configura come accessoria alla cessione dell’impianto, in quanto rappresenta un mezzo per fruirne nelle migliori condizioni.

NATURA ACCESSORIA Da ciò si desume pertanto che se la prestazione di collaudo – e con essa le altre prestazioni collegate alla fornitura ed installazione di impianti – ha natura accessoria alla cessione del bene l’intera operazione ha natura di “cessione di beni” e non di “prestazione di servizi”. Un esempio è stato fornito dall’Agenzia delle Entrate (circ. n. 14/2015) con riferimento alle forniture di beni comprese di posa in opera, per le quali l’Agenzia ha affermato che la posa ha funzione meramente accessoria

rispetto alla cessione del bene. La natura accessoria delle prestazioni va valutata caso per caso, utilizzando alcuni criteri individuati dalla giurisprudenza e dalla prassi. In linea generale occorre esaminare il rapporto tra l’obbligazione di “dare” rispetto a quella di “fare”: se la cessione ha natura preponderante allora la prestazione assume natura accessoria alla cessione medesima; a conclusione opposta si deve giungere se il servizio reso prevale sul bene ceduto. In presenza di in un unico contratto caratterizzato da una pluralità di prestazioni si deve invece procedere a scomporre le operazioni per le quali si applica l’Iva con il meccanismo del reverse charge da quelle per le quali si applica l’Iva secondo le regole ordinarie. CRITERIO DELL’ ACCESSORIETà La questione si può riassumere secondo alcune linee tracciate anche da Confindustria in una nota del 22.6.2015 dedicata al meccanismo dell’inversione

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contabile. In tale documento viene infatti posto in evidenza il criterio dell’accessorietà di una prestazione al fine di decidere in merito al suo assoggettamento o meno al meccanismo in commento. Nel rispetto del principio di accessorietà della prestazione di cui all’art. 12 del Testo Unico dell’Iva (DPR 633/1972) Confindustria ricostruisce così il quadro delle diverse possibilità:- qualora vengano rese operazioni che sarebbero soggette ad inversione contabile, ma che sono accessorie ad altre che non sono soggette a reverse charge, tale regime non si applica ad alcuna delle predette operazioni; - qualora vengano rese operazioni che non sarebbero soggette a reverse charge, ma che sono accessorie a operazioni soggette, il regime si applica a tutte le predette operazioni; - qualora vengano rese più operazioni che, individualmente considerate, hanno una propria autonomia nel rapporto contrattuale, ogni singola operazione soggiace al regime proprio.


Contributi a fondo perduto per valorizzare i prodotti agricoli Iniziativa della Camera di commercio di Cuneo a favore di Consorzi di tutela e associazioni agricole La Camera di Commercio di Cuneo, allo scopo di favorire la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e zootecnici, ha previsto un contributo a favore delle associazioni agricole (e/o organismi ad esse collegate), dei consorzi di tutela e delle organizzazioni di produttori

agricoli e zootecnici della provincia di Cuneo. CONTRIBUTI L’iniziativa prevede l’erogazione di un contributo a fondo perduto a fronte delle spese relative all’anno 2015 e fatturate nel periodo

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compreso tra l’1.1.2015 ed il 31.12.2015. Le tipologie di intervento ammissibili riguardano le attività dirette a: - costituire nuovi consorzi volti alla promozione e valorizzazione delle produzioni agricole e zootecniche; - promuovere la commercializzazione e la valorizzazione dei prodotti con il marchio del consorzio/associazione produttiva (es. packaging, promozione su diversi canali di comunicazione, nei punti vendita e presso la grande distribuzione) e la realizzazione di materiale promozionale; - partecipare a fiere e manifestazioni di carattere nazionale od internazionale; - promuovere e sviluppare metodi o processi produttivi innovativi ed attenti alla salubrità e qualità dei prodotti, ivi compresi gli standard chimico-fisici, organolettici e sensoriali del prodotto; - sviluppare e mantenere procedure di tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti;

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- promuovere attività finalizzate alla realizzazione di accordi di filiera; - realizzare sondaggi di opinione e ricerche di mercato; - sostenere le spese di ospitalità e di rappresentanza. Oltre alle spese direttamente sostenute per le iniziative di cui sopra sono ammissibili anche le spese generali (gestione, personale e segreteria) imputabili alle suddette iniziative, limitatamente ad una percentuale massima del 25% delle spese dirette di ogni progetto. FATTURE Le fatture devono essere pagate inderogabilmente all’atto della presentazione della domanda. Il contributo erogabile è pari al 50% delle spese ammissibili al netto di Iva (se detraibile). Sulle spese relative alla tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti il contributo erogabile è pari al 70% delle spese ammissibili. Al fine dell’ammissione al contributo le spese al netto di Iva

non dovranno essere inferiori a 1.000 euro. Il contributo massimo erogabile non potrà superare 10.000 euro. I fondi a disposizione ammontano complessivamente a 100.000 euro. CONDIZIONI E SCADENZE L’erogazione del contributo sarà effettuata dalla CCIAA di Cuneo nel rispetto delle disposizioni comunitarie degli aiuti de minimis ; pertanto per fruire del contributo è necessario che al richiedente non siano stati concessi altri aiuti di fonte pubblica per un importo superiore a 200.000 euro nell’esercizio finanziario in questione e nei due precedenti. Le domande devono essere presentate entro il 31.3.2016 esclusivamente in via telematica. Maggiori informazioni sulla procedura e la modulistica necessaria sono reperibili dal sito della Camera di Commercio di Cuneo (www.cn.camcom.gov.it ), nella sezione Finanziamenti e contributi.


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Norme giuridiche di

Mara Fosforo - avvocato - avv.marafosforo@gmail.com

Imu, storia senza fine a colpi di leggi e ricorsi

Come noto al mondo dell’agricoltura, l’esenzione dei terreni agricoli ubicati in aree montane e di collina dall’imposizione dell’Imu trae origine dal Decreto

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legge n. 66/2014 (articolo 22, comma 2), convertito in legge, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della Legge 23 giugno 2014, n. 89.


Norme giuridiche CRITERI Con il successivo decreto legge n. 4 del 24 gennaio 2015, il Consiglio dei ministri ha poi stabilito che l’esenzione non potesse essere legata al criterio altimetrico stabilito dal predetto decreto, ma che debba avvenire secondo i seguenti criteri: - terreni agricoli, nonché quelli non coltivati, ubicati nei comuni classificati totalmente montani dall’elenco dei comuni italiani predisposto dall’Istat;

i Comuni in maniera assolutamente non aderente alla realtà. Si apre, così, un nuovo capitolo nella tormentata vicenda dell’esenzione dell’Imu per i terreni agricoli. RICORSO AL TAR L’Anci Lazio, infatti, insieme a una serie di comuni della Regione, ha presentato un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio per l’annullamento dei provvedimenti inerenti l’esenzione dal versa-

Attesa per l’ennesimo pronunciamento del Tar del Lazio che potrebbe rimettere tutto in discussione - terreni agricoli, nonché quelli non coltivati, posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali, iscritti nella previdenza agricola, ubicati nei comuni classificati parzialmente montani dal medesimo elenco Istat. CLASSIFICAZIONE L’elenco che l’Istat ha provveduto a stilare contiene la seguente classificazione: - Comuni Totalmente Montani; - Comuni Parzialmente Montani; - Comuni Non Montani. Secondo l’Anci della Regione Lazio, tale elenco classificherebbe

mento dell’Imu prevista per i terreni agricoli e di ogni altro atto comunque connesso o coordinato. Dopo un percorso a dir poco tormentato – basti pensare che nel corso degli ultimi dieci mesi per dare attuazione all’Imu agricola sono stati necessari addirittura tre Decreti Legge (D.L. n. 66/2014, D.L. n. 185/2014, D.L. n. 4/2015) con notevoli difficoltà ai Comuni ed ai contribuenti – nuovamente, pertanto, le “carte” possono subire un rimescolamento ad opera del Tar Lazio. Non resta che stare a vedere.

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Diritto agrario di

Davide Galfrè • geometra • galfre.davide@gmail.com

Termoregolazione del calore tra normative e comodità Entro il 31 dicembre 2016 tutti gli impianti di riscaldamento centralizzati dovranno essere adeguati alla legge Vista la futura e sicuramente improrogabile scadenza di cui si parlerà più e, data la totale disinformazione in materia, si propone di seguito il presente articolo di argomentazione non prettamente legata al diritto agrario/rurale, bensì, più in generale, alla gestione del riscaldamento negli immobili che sarà di sicuro interesse per chiunque possieda più unità immobiliari servite da uno stesso impianto di riscaldamento. SCADENZA DI LEGGE Entro la data del 31 dicembre 2016, infatti, tutti gli impianti di

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riscaldamento centralizzati devono essere dotati di sistema di termoregolazione e contabilizzazione del calore. Il termine di scadenza, in passato già oggetto rinvii e slittamenti dovuti per lo più alla crisi economica degli anni passati, appare ora improrogabile, soprattutto in base alle richieste avanzate dall’Unione Europea circa i miglioramenti delle prestazioni energetiche degli edifici. TERMOREGOLAZIONE Descrivendo in breve i sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore, si può

affermare che questi sono strumenti rispettivamente in grado di permettere all’utente di decidere la temperatura desiderata e di conteggiare l’energia erogata dai corpi scaldanti. In un condominio i sistemi termoregolazione e contabilizzazione del calore permetteranno dunque una migliore gestione, e di conseguenza una migliore qualità di vita, per ogni singolo utente, ed anche una migliore contabilizzazione del calore volta ad una più corretta suddivisione delle spese dovute al riscaldamento.


a pensarci bene, prima del 31 dicembre 2016 le stagioni estive non sono più così tante).

Le medesime considerazioni fatte per il riscaldamento invernale valgono altresì per l’impianto di raffrescamento estivo. OBBLIGHI Nell’analizzare la normativa che stabilisce l’obbligatorietà della termoregolazione e contabilizzazione del calore occorre precisare fin da subito che l’obbligo non è dovuto solamente per i condomini propriamente detti, come definiti dalla normativa sul condominio, cioè condomini in cui è necessario avere un amministratore, tabelle millesimali etc. etc., ma bensì l’obbligatorietà è valida quand’anche l’impianto di riscaldamento o raffrescamento sia in comune anche solo tra due unità immobiliari, qualunque sia la loro destinazione d’uso. La normativa prevede

che il sistema di termoregolazione e contabilizzazione del calore sia installato per ciascuna unità immobiliare; ciò comporta che nel caso di impianto servente più unità immobiliari il sistema di termoregolazione e contabilizzazione sia installato lungo la tubazione della singola unità immobiliare, appena dopo la sua diramazione dalla tubazione centralizzata. Solo quando tale operazione risultasse impossibile dal punto di vista tecnico è possibile installare il sistema di termoregolazione e con-

tabilizzazione del calore ai singoli apparecchi scaldanti (o raffrescanti) e, cioè, ad ogni singolo termosifone presente nei locali. INTERVENIRE D’ESTATE Come detto, la scadenza fissata ed improrogabile è il 31 dicembre 2016 e l’installazione del sistema di termoregolazione e contabilizzazione può prevedere la momentanea disattivazione dell’impianto di riscaldamento, con la conseguenza che tale attività deve obbligatoriamente essere eseguita nella stagione estiva (e,

VALVOLA TERMOSTATICA Il sistema più utilizzato per la termoregolazione e contabilizzazione del calore sono quelli in cui la termoregolazione avviene tramite una valvola termostatica applicata ad ogni radiatore, il che permette di gestire comodamente la temperatura all’interno di ogni locale da parte di chi lo abita, mentre la contabilizzazione avviene grazie all’installazione di un ripartitore insieme alla valvola termostatica il quale invia i dati di consumo ad una centralina installata nelle parti comuni che consente la visione dei consumi per ogni singola unità immobiliare.

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Zootecnia

Stalle sotto il caldo Occhio alle mastiti

Il repentino aumento delle temperature e l’elevato grado di umidità, tipico del periodo estivo, determinano l’insorgenza nelle bovine dello “stress da caldo”, il quale oltre a determinare una sensibile diminuzione dell’ingestione e della produzione,

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predispone gli animali allo sviluppo di mastiti cliniche e subcliniche. Essendo la mastite una malattia che incide in modo assai oneroso sul bilancio aziendale, crediamo sia importante per l’allevatore non sottovalutarla, ma imparare a gestirla e

soprattutto prevenirla. AGENTE NOCIVO Per mastite si intende un processo infiammatorio a carico della ghiandola mammaria provocato da un agente nocivo. La finalità del processo infiammatorio è quella di eliminare

l’agente nocivo e riportare la mammella alla condizione di normalità. Nella vacca da latte la mastite è causata nella maggior parte dei casi da microrganismi e tra questi ricoprono un ruolo predominante i batteri classificabili in due categorie:


• Batteri ambientali: comunemente presenti nelle stalle, quindi possono arrivare all’orifizio del capezzolo e da qui penetrare nella mammella. Tra questi batteri troviamo alcuni tipi di streptococchi (il più comune è l’uberis) alcuni Enterococchi e i Coliformi (quali Escherichia coli, Klebsiella, Enterobacter). La differenza fondamentale rispetto a quelli contagiosi è che questi vivono comunemente nell’ambiente delle vacche; l’E. coli e gli Enterococchi sono presenti nelle feci, altri sono comunemente presenti nel suolo e negli impianti. • Batteri contagiosi: che sono diffusi da quarti infetti a quarti sani e da vacche infette a vacche sane. I batteri più conosciuti come contagiosi sono

Come non sottovalutare (e prevenire) una malattia che può incidere in modo assai oneroso sul bilancio aziendale Staphylococcus aureus e Streptococcus agalatiae. NON SOLO BATTERI Nonostante i batteri siano le principali cause di mastite della vacca da latte esistono altri microrganismi, in passato sottovalutati, in grado di determinare questa patologia. Quella che vorremmo trattare in questo articolo è la mastite provocata da Prototheca un’alga microscopica, ampiamente diffusa in ambienti umidi e ricchi di sostanza organica.

Può quindi essere isolata da diverse fonti ambientali: terreno, piante, letame, acqua. Sapendo queste sue peculiarità diventa automatico capire che l’ambiente dell’allevamento presenta molte delle caratteristiche ideali allo sviluppo di questa microalga. Inoltre è da molti condiviso che anche gli insetti e i roditori possano avere un ruolo importante nella sua diffusione nelle stalle. La Prototheca è anche capace di sopravvivere ai processi digestivi e quindi viene eli-

minata ancora vitale nelle feci che diventano fonte di diffusione. PROTOTHECA La mastite da Prototheca inizia solitamente senza sintomi o comunque con sintomi lievi cioè con un innalzamento delle cellule somatiche nel latte. Col progredire della malattia si possono evidenziare alcuni sintomi come coaguli nei primi getti, latte dall’aspetto acquoso, aumento di consistenza della mammella con diminuzione della produzione di latte. Questo tipo di mastite spesso recidiva, non risponde alla terapia neanche nella fase di asciutta dell’animale. Per la diagnosi di questa patologia si esegue un isolamento su terreni selettivi per confermare la presenza di Prototheca nel latte.

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Zootecnia IL CONTROLLO In termini di perdita economica per le stalle da latte, la mastite da Prototheca rientra ormai, allo stesso livello delle mastiti da S.aureus e S.agalactiae perché è una tra le più difficili da prevenire ed eradicare. Proprio per le sue caratteristiche che sono al limite tra patogeno ambientale e contagioso occorre impostare un piano di gestione/eradicazione molto attento. Le misure da adottare sono: • Identificare la presenza di Prototheca nella mandria: ormai questa operazione risulta molto semplice in quanto i laboratori specializzati in analisi sul latte riescono ad evidenziare la presenza del patogeno direttamente da un campione del latte di

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massa. • Identificare gli animali infetti: una volta accertata la presenza del patogeno è indispensabile controllare periodicamente tutti gli animali per evidenziare gli animali infetti che spesso non manifestano segni clinici dell’infezione. Le vacche positive devono essere isolate da quelle sane e munte per ultime, in modo da limitare la diffusione durante le operazioni di mungitura. • Gestire gli animali infetti: Siccome non esiste una terapia efficace per eradicare il patogeno dalla mammella devo essere fatte delle scelte mirate animale per animale. Se alcuni animali sono troppo compromessi, presentano più di un quarto infetto e valori elevati di cellule somatiche è consigliabile

prevederne una riforma anticipata. Se invece l’animale presenta un solo quarto infetto ed il suo stato produttivo riproduttivo e sanitario giustifica la sua permanenza in stalla si può, mediante un’adeguata terapia, far cessare

la produzione di latte dal quarto malato e a questo punto riportare l’animale nel gruppo delle sane. • Non somministrare il latte infetto ai vitelli: il patogeno resiste agli enzimi digestivi ed arriva vitale nelle feci per cui la


Zootecnia

somministrazione di latte ai vitelli aumenta la diffusione dell’alga nella stalla. • Identificare e controllare le possibili fonti di contaminazione ambientale: è bene individuare dove la microalga è presente nella nostra

stalla, ciò è possibile farlo eseguendo dei prelievi dell’acqua (sia di abbeverata che di lavaggio degli impianti di mungitura), di feci e di alimenti. Per quando riguarda il controllo dell’ambiente sicuramente, come per tutte

le cause di mastite, una buona igiene della stalla e soprattutto della cuccetta sono buone pratiche che stanno alla base del controllo di questa malattia. Un occhio di riguardo va rivolto agli abbeveratoi che devono essere periodicamente puliti. • Monitorare i fattori di rischio: gli elementi da prendere in considerazione sono quelli che per motivi diversi possono intaccare l’integrità e la funzionalità del canale del capezzolo e quindi aprire la strada all’alga. Tra i più rilevanti abbiamo sicuramente la gestione della sala di mungitura sia nella corretta routine del personale (disinfettante efficace e tempi corretti di mungitura) sia nella giusta taratura della macchina (livello del vuoto, assenza

di sovramungitura). Una volta eliminati gli animali positivi diventa buona norma effettuare periodicamente un monitoraggio, tramite esami di laboratorio, degli animali negativi. CONCLUSIONI Siccome diversi studi dimostrano un diffusione sempre maggiore della Prototheca nei nostri allevamenti e sapendo il costo che questa patologia determina, è importante monitorarne la presenza per prevenirne la diffusione. Tutto questo ci permetterà di non arrivare ad una propagazione incontrollata della malattia e visto il periodo estivo di non avere un innalzamento esagerato delle cellule somatiche difficile da far rientrare.

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Zootecnia

«Latte, stiamo dalla parte dei nostri produttori» La decisione della Commissione Europea di consentire la produzione di formaggi utilizzando latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari ha generato una reazione di forte disapprovazione e di sdegno da parte di Coldiretti Cuneo. DICTAT DELLE LOBBIES Dice Delia Revelli, presidente di Coldiretti Cuneo: «Basta con questa Commissione europea fortemente

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condizionata dalla lobbies delle multinazionali che in nome della libera circolazione delle merci impone un dictat che mette in crisi la biodiversità, la tradizione casearia Cuneese e piemontese. Se le nostre esportazioni sono aumentate del 9,3% nel primo trimestre del 2015, questo significa che il consumatore europeo guarda con attenzione ed apprezza i nostri formaggi che attraverso le Dop hanno tutelato gusti e profumi che in altre parti d’Europa hanno perso».


Zootecnia

Coldiretti Cuneo indignata dalla richiesta dell’Europa sull’utilizzo della polvere: «In pericolo la biodiversità e la tradizione casearia cuneese»

TIPICITà VINCENTE Aggiunge Enzo Pagliano, direttore di Coldiretti Cuneo: «Se i nostri prodotti agroalimentari e, in specifico, i formaggi Dop non fossero così appetibili sul mercato europeo ed internazionale non avremmo il fenomeno delle imitazioni senza alcuna indicazione della provenienza e con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine. Proprio la tipicità e l’aver salvaguardato gusti e sistemi di caseificazione consentono in

questi anni di crisi dei consumi, ai nostri prodotti lattiero caseari di distinguersi non solo a nelle nicchie, ma sul mercato in generale. A livello nazionale Coldiretti ha realizzato un osservatorio che vigila soprattutto sulle imitazioni delle nostre eccellenze: dal vino ai formaggi, dai prosciutti alle carni. Il lavoro dell’osservatorio è si segnalare le varie situazioni irregolari ai nostri organi di tutela affinchè queste truffe ai danni dei consumatori, ma anche dei produttori, abbiano a cessare».

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«Non è una questione di polvere, ma di sostanza» Ma è proprio vero che l’Europa ha dato il via libera al formaggio senza latte, al vino senza uva, al cioccolato senza cacao, alle bibite di frutta senza frutta? Sulla Ue circolano troppe mezze verità che sono peggio delle bugie intere. Il formaggio senza latte sarebbe un’offesa alla storia del nostro Paese, ma a noi non risulta che l’Europa voglia imporci di produrre il formaggio senza latte. Il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il Gorgon-

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zola e tutti i formaggi dop, igp e tipici non corrono alcun pericolo. La materie prime per i grandi formaggi italiani sono garantite e la Ue non ha nulla da eccepire in proposito. I DOP SONO AL SICURO La precisazione arriva dal Mipaaf: “È importante comunque ribadire che non sono interessati da questa vicenda i nostri grandi formaggi Dop, per i quali non sarà mai possibile l’utilizzo

di materie prime diverse da quelle previste dai disciplinari”. Lo stesso ministro Martina in un comunicato stampa ha poi spostato la questione dal problema del latte in polvere a quello delle etichette e della “trasparenza delle informazioni da dare ai consumatori”. FORMAGGI FUSI A noi risulta che il contenzioso tra Ue ed Italia sia circoscritto all’applicazione del Reg. Ce 760/2008, il

quale consente l’utilizzo delle caseine e dei caseinati per la produzione dei formaggi fusi. Il nostro governo ne ha sterilizzato l’applicazione perché in contrasto con un legge italiana del 1974 che vieta l’utilizzo di latte in polvere per la produzione di formaggi. L’Ue chiede all’Italia di dare attuazione alla normativa. La richiesta è inaccettabile, ma non significa che l’Europa vuole imporre all’Italia di fare il formaggio, tutto il formag-


Zootecnia gio, senza latte. Rassicuriamo pertanto la presidente di Coldiretti Cuneo, che ha detto di essere pronta a dare battaglia per difendere i formaggi dop cuneesi. Stia tranquilla. I formaggi dop cuneesi sono al sicuro. VINO SENZA UVA? Il vino senza l’uva autorizzato dalla Ue è un’altra notizia infondata. Per la Comunità europea il vino é il prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no. Inoltre in tutta la Comunità europea non si può commercialmente chiamare “vino” il prodotto di fermentazione di uve che non provengono dalla Vitis vinifera o da un incrocio tra questa specie e altre specie del genere Vitis. Il vino senza uva è una

Sulla polemica con l’Europa, il presidente della Cia Piemonte, Lodovico Actis Perinetto, invita alla prudenza: «I formaggi Dop non sono in discussione. Quello che conta è la corretta informazione» truffa. La Comunità consente lo zuccheraggio del vino nei Paesi del Nord Europa, che è una pratica esecrabile, ma non di fare il vino senza uva. I miracolosi wine-kit diffusi all’estero, che promettono di ottenere pseudo vini italiani usando misteriose polveri e liquidi chimici di dubbia provenienza, sono stati tolti, o almeno dovrebbero

essere stati tolti dal mercato europeo a seguito di un pronunciamento della Commissione Ue. L’Europa è matrigna, ma non attribuiamole colpe più gravi di quelle che ha già. CONTA L’INFORMAZIONE Le regole per la “fabbricazione” dei cibi e delle bevande sono importanti, ma la battaglia in sede

comunitaria va condotta principalmente perché ai consumatori venga data un’informazione completa e corretta sull’origine delle materie prime e di tutti gli ingredienti che compongono un certo prodotto, anche se trasformato, e sullo stabilimento dove quel prodotto è stato lavorato, in modo che i consumatori possano scegliere con cognizione di causa ed evitare di comprare ciò che non gli aggrada o ritengono nocivo. L’informazione completa e corretta è fondamentale ed é alla base del consumo consapevole. In questo momento l’informazione che viene data sulle etichette dei cibi è, per disposizione comunitaria, in alcuni casi parziale, in altri casi nulla. In pochi casi completa e corretta.

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Zootecnia

Polvere di latte, l’Europa prende tempo dopo le proteste Con una nota inviata il 10 luglio dal segretariato generale della Commissione Europea alla Rappresentanza Permanente dell’Italia presso l’Unione Europea è stata accordata una proroga fino al 29 settembre 2015 al termine di risposta alla lettera di “diffida” sull’infrazione n. 4170 con la quale in pratica si vuole che l’Italia rimuova il divieto a produrre formaggi ottenuti con la polvere di latte. E’ il primo segnale di distensione che l’Europa lancia all’Italia, dopo le mobilitazioni di numerose associazioni di categoria agricole, prime tra le quali Coldiretti e Slow Food, che avevano immediatamente promosso manifestazioni e raccolte di firme per ribadire il “no” all’uso del latte in polvere nei formaggi. BIODIVERSITà CASEARIA La legge italiana 138 dell’11 aprile 1974, che vieta l’uso di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per fare yogurt, caciotte, robiole e mozzarelle, secondo Slow Food “ha permesso all’Italia di tutelare la sua biodiversità casearia” ed ora rischia di

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Concessa all’Italia una proroga fino al 29 settembre per rispondere alla diffida comunitaria. In campo anche Slow Food essere abrogata in quanto “rappresenterebbe una restrizione alla libera circolazione delle merci”: «I prodotti lattiero-caseari con il latte in polvere – scrive Slow Food - sono solo l’ultimo tentativo di livellare verso il basso la qualità dei cibi che portiamo sulle nostre tavole, a favore delle grandi aziende interessate più al profitto che non alla biodiversità. Vogliamo davvero assistere all’ennesimo attacco diretto alle vere ricchezze dell’Italia, come il vino con il wine kit e il cioccolato senza burro di cacao?».

APPUNTAMENTO A CHEESE 2015 Dopo 15 anni Slow Food si impegna nuovamente a favore del settore lattiero-caseario di qualità. Era infatti il 2000 quando partì la mobilitazione a difesa dei formaggi a latte crudo, all’epoca guardati con sospetto e a rischio divieto. Quella petizione aveva portato centinaia di migliaia di firme, consegnate al Commissario Europeo per l’Agricoltura. Da allora l’associazione della Chiocciola ha continuato a impegnarsi, con i tanti Presìdi Slow Food che tutelano produzioni casearie e razze bovine, ovine e caprine e con Cheese, la manifestazione che si tiene ogni due anni a Bra. Anche quest’anno Cheese - dal 18 al 21 settembre 2015, ormai giunta alla decima edizione - vedrà centinaia di casari e pastori italiani ed europei riuniti per presentare i loro prodotti, discutere vecchie e nuove sfide del mestiere e confrontarsi su normative e prospettive offerte dal mercato. Un’occasione in più per ribadire che Il formaggio si fa con il latte!


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Voci dai campi di

Antonino Bedino

Antonino Bedino - bedinovet@gmail.com

In Italia i formaggi si fanno con il latte. Punto e basta

Diciamo tutti insieme “no” all’Europa che vorrebbe globalizzare i gusti al ribasso e differenziamo la nostra produzione L’Unione europea ha un mezzo, subdolo quanto discriminatorio, che si chiama “procedura d’infrazione”, che mentre la maggioranza pensa “cosa abbiamo combinato stavolta”, nella realtà si dimostra infallibile per punire tutti e tutto quello che dà fastidio agli “eu-

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roinomani”, come ben si potrebbero definire quelli che pensano che senza euro e Europa non c’è speranza. FORMAGGIO AL LATTE In campo agricolo e alimentare, l’ultima procedura di infrazione aperta

nei confronti dell’Italia è arrivata, pare su richiesta di un gruppo di industriali nostrani, per dirci che fare il formaggio solo con il latte a Bruxelles o, meglio, dalle Alpi in su, non gli sta bene, mentre al di sotto delle Alpi una legge ed il buon senso ci impongono, da oltre mille anni,

la difesa della qualità ed eccellenza dei prodotti. Una difesa per la tutela della salute dei consumatori, ma anche per fare sempre di più la differenza verso il tentativo, da parte dei nostri competitori, di globalizzare i gusti, senz’altro al ribasso, attraverso politiche che


Voci dai campi certamente non potranno portare i nostri prodotti ad avere in futuro maggiori possibilità. METANOLO Penso che quasi tutti ricordino quello che ha significato lo scandalo del vino al metanolo per l’intero settore vitivinicolo, dimostrando “in primis” che solo con l’uva si deve fare il vino e solo con la serietà, il lavoro e la lungimiranza si può pensare di crescere, come del resto ne sono testimonianza, dopo tanti anni, i risultati, in termini di mercato ed economici, che il comparto vitivinicolo sta ottenendo. Il comparto lattiero nostrano credo che molto abbia da imparare, non invidiare, se vuole continuare a difendere e presidiare territorio e posti

di lavoro, a garanzia delle tante famiglie che hanno voluto continuare a credere e investire, malgrado le bastonate che continuano ad arrivare da Bruxelles.

uniti, perché solo così saremo noi ad aprire la procedura di infrazione verso una Comunità europea che da quasi quarant’anni

cerca di imporci un modello perdente, quello di volerci fare sentire gemelli e non solo fratelli. Bun travaj

UNITI ALLE FRONTIERE Penso che per impedire che in un futuro non troppo lontano si usi la polvere di latte per produrre formaggi o altro, ed anche per difendere un prezzo che permetta la sopravvivenza delle nostre aziende, non occorra ricorrere troppo alla carta bollata o affidarsi a politici “euroinomani”, ma pensare alla possibilità di tornare alle frontiere, tutti

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La carne non è debole Ma va protetta dalle falsità La filiera zootecnica vale in Italia 30 miliardi di euro l’anno e occupa circa 400 mila addetti. Il Piemonte rappresenta il 15% del patrimonio zootecnico nazionale e la provincia di Cuneo fa la parte da leone con oltre il 65% dei capi allevati in regione. Questi sono solo alcuni dei numeri emersi dal convegno “La carne non è debole”, organizzato venerdì 10 luglio da Confagricoltura Cuneo in collaborazione con la Camera di commercio di Cuneo, nella cornice de ‘La Storta Resort’ di Genola. CONSUMI IN CRESCITA «Nei prossimi 50 anni la domanda mondiale di proteine animali

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aumenterà – ha dichiarato Oreste Massimino, presidente di Confagricoltura Cuneo che ha preso la parola dopo il saluto del presidente camerale Ferruccio Dardanello –, ma si stanno diffondendo nei confronti del loro consumo preoccupazioni per ambiente e benessere animale. Di questi sentimenti ne stanno approfittando organizzazioni della ‘società civile’ che mettono in luce negativa il settore. Si moltiplicano, inoltre, i casi di trasmissioni radio e tv che gridano allo scandalo, con motivazioni puramente ideologiche e prive di fondamento scientifico. Così si rischia di criminalizzare un intero settore partendo da casi rarissimi.

Chi alleva in modo scorretto, oltre ad agire contro la legge, è un nostro concorrente sleale». CAMPAGNE DIFFAMATORIE Gli ha fatto eco il direttore di Confagricoltura Cuneo Roberto Abellonio che, dopo aver fornito i numeri del comparto zootecnico cuneese, ha sottolineato: «Diciamo basta a certe campagne mediatiche diffamatorie e non obiettive sulla carne. Siamo per la libertà di pensiero e rispettiamo le idee di tutti, ma non siamo disposti a tollerare estremismi e fondamentalismi dannosi per la nostra economia. Crediamo, infatti, nelle potenzialità della zootecnia cuneese, che sta vivendo una fase di


Zootecnia trasformazione, con un ricambio generazionale più forte che negli altri comparti agricoli». PROTEINE FONDAMENTALI I lavori, ben coordinati dal giornalista Federico Novella di Mattino 5, sono proseguiti poi con gli interventi di Luca Piretta, specialista in Scienze della Nutrizione Umana all’Università La Sapienza di Roma, che ha sottolineato il fondamentale apporto di proteine, vitamina B12 e ferro dato dalla carne ed ha invitato a diffidare delle mode, preferendo un vero processo di educazione alimentare, lento e graduale, ma necessario. Luca Varetto, dottore agronomo dell’Università degli Studi di Torino, invece, ha sottolineato come la produzione di proteine di origine animale non abbia impatti ambientali superiori a quelle vegetali ed ha invitato il pubblico a riflettere su cosa sarebbe il mondo senza allevamenti.Gianfranco Corgiat, direttore struttura ‘Prevenzione e Veterina-

Il convegno di Confagricoltura a Genola fa il punto sui temi di punta del settore zootecnico,tra filiere virtuose e insidie del mercato ria’ Regione Piemonte, ha chiuso la prima parte dei lavori facendo il punto sui controlli piemontesi e su come possano essere semplificati e pianificati in maniera più integrata, ma restino comunque necessari. FILIERE CUNEESI La seconda parte della mattinata ha

visto protagonista le filiere della carne cuneese con gli interventi di: Sergio Capaldo (cooperativa La Granda di Genola), Bartolomeo Bovetti (Compral Carne), Luigi Bianchessi (La Novella di Pianfei) e Aldo Barale (Ora Agricola di Cherasco). Dalle loro esperienze sono emerse non solo le difficoltà che la carne sta attraversando in questo momento (prezzi poco remunerativi, calo dei consumi, ripercussioni dell’embargo russo su prodotti suini e lattiero caseari e fiscalità eccessiva), ma altresì i valori aggiunti delle carni ‘Made in Cuneo’, ossia: un territorio eccezionale, i miglioramenti della genetica (specie per i bovini di razza Piemontese) e pratiche allevatoriali all’avanguardia. È stata infine messa in luce la tendenza in Italia “a ricercare lo chef”, mentre poca attenzione viene posta sul prodotto, che necessariamente deve differenziarsi e avere la giusta identità per essere in grado di distinguersi.

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Zootecnia

Animali stressati dal caldo Cala la produzione di latte e uova Gli effetti dell’afa e delle alte temperature inducono bovini, suini e polli a bere di più e produrre di meno l’allarme lanciato dalla Coldiretti nel sottolineare che gli effetti di Caronte si fanno sentire anche sugli animali, con una minore produzione di uova e latte. Ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature fino a 140 litri di acqua al giorno, contro i 70 dei periodi piu’ freschi. La situazione è preoccupante soprattutto nelle aree della pianura padana dove si concentra il maggior numero di stalle. E’ stress da caldo anche per le galline nei pollai e per le mucche che a causa dello stress hanno prodotto 50 milioni di litri di latte in meno soltanto nei primi quindici giorni di luglio. E’

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SOGLIA DI SOFFERENZA Se nei pollai si è già registrato un calo fra il 5 al 10 per cento nella deposizione delle uova, per le mucche il

clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi ed oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte, mentre per i maiali sono stati accesi i condizionatori per evitare che le temperature sfondino la soglia dei 28 gradi, oltre la quale gli animali cominciano a soffrire e a mangiare fino al 40 per cento in meno della razione giornaliera. Una situazione che - osserva la Coldiretti - determina un aumento dei costi alla stalla per i maggiori consumi di acqua ed energia che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all’assedio del caldo.


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Fiere

Tradizione e innovazione il segreto dell’antica Fiera agrimeccanica di Saluzzo Da sabato 5 a lunedì 7 settembre attesi migliaia di visitatori alla vetrina nazionale della meccanica agricola

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Giunge quest’anno alla sua 68ª edizione, la tradizionale Mostra della meccanica agricola di Saluzzo, che vanterà per il settimo anno la qualifica di “nazionale”. E’ il riconoscimento dell’importanza che la tre giorni saluzzese (da sabato 5 a lunedì 7 settembre) riveste per il settore agricolo, accompagnata da una crescita qualitativa e quantitativa, che negli ultimi anni ha aumentato l’interesse degli espositori e del pubblico, certificandola come una vetrina d’eccellenza dell’agri-

coltura professionale piemontese e non solo. INNOVAZIONE Filo conduttore dell’esposizione sarà ancora l’innovazione ed i nuovi orizzonti della tecnologia per un’agricoltura ecosostenibile. La Mostra inaugurerà quest’anno il sabato mattina alle ore 10, concentrando nei tre giorni del week end e della giornata di San Chiaffredo lo scambio di trattative e di affari. Circa 500 gli stand disponibili, che sono stati confermati con largo anticipo dagli


espositori già presenti negli anni passati: «Un segnale importante di fidelizzazione alla Mostra e sulla sua capacità attrattiva per il settore, che si inserisce nelle riflessioni che abbiamo aperte sul futuro. Stiamo lavorando da mesi ad un tavolo con gli operatori del comparto e le istituzioni per definire i contorni delle prossime edizioni», dichiara il presidente della Fondazione Amleto Bertoni di Saluzzo, Enrico Falda. QUALITà E SICUREZZA In un totale si contano 35 mila mq di area espositiva con più di 170 aziende presenti (superano la decina i nuovi espositori), oltre a numerosi stand istituzionali e di categoria. Le aziende ospiti arrivano anche da fuori Regione, e non mancano grandi marchi internazionali del settore, presenti con i loro concessionari italiani e locali. Sempre presenti gli spazi dedicati alle energie rinnovabili

alternative, alle specializzazioni legate al binomio “qualità – sicurezza”, e confermata la centralità della zootecnica all’interno della rassegna, con la 43esima Mostra Regionale della frisona, che quest’anno vedrà la presenza prestigiosa del giudice internazionale Junker, dalla Svizzera. TRE AREE Le tre aree destinate alla fie-

ra contano in tutto quasi 250 espositori e una stalla con la più qualificata mostra regionale zootecnica. Collaudata pertanto la collaborazione con Arap, Apa e Aia per il campo zootecnico, oltre alle collaborazioni con le diverse associazioni di categoria Coldiretti, Confagricoltura e Cia, e con alcune delle più importanti aziende del settore del nostro territorio,

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svolgimento delle serate danzanti del 5, 6 e 7 settembre in piazza Garibaldi (e sabato la novità sarà una rassegna di canto corale). Confermata l’importante collaborazione con l’azienda Olimac che, oltre a personalizzare una porta di ingresso, sarà presente sulle sfere che illumineranno gli spazi fieristici.

mentre sono in definizione alcuni appuntamenti convegnistici per affrontare alcuni dei nodi chiave del settore agricolo. CINQUEMILA POSTI AUTO Come sempre disponibili 5 mila posti auto gratuiti per i visitatori,

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1 parcheggio espositori interno ed uno esterno e il ristorante in Fiera. Fondamentale la collaborazione con Supertino e Vaudagna, aziende leader del saluzzese, che continuano ad essere promotrici della mostra e garantiscono lo

AVANGUARDIA La Mostra della Meccanica Agricola conferma già dal preludio il suo crescente successo e la sua particolarità: quella di essere nel contempo un appuntamento specialistico per gli agricoltori che guarda all’evoluzione del settore, senza però perdere la sua secolare vocazione d’incontro popolare con il territorio e il mondo contadino, dove l’economia agricola si incontra nei giorni di festa. Tre giorni in cui si troverà uno spaccato della terra saluzzese


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e delle sue tradizioni più radicate, perfetto ingresso al mese di festeggiamenti patronali del Settembre Saluzzese. La città di Saluzzo accoglierà la grande fiera di San Chiaffredo del lunedì, lo spettacolo pirotecnico di martedì 8 settembre alle ore 21.15, offerto dalla Fondazione Amleto Bertoni, e le serate musicali e danzanti di sabato 5, domenica 6 e lunedì 7 settembre con le corali e le migliori orchestre da ballo, nel segno di una tradizione che non è dimenticata. PROFONDE RADICI La prima attestazione di “Fiera e

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mostra delle macchine agricole” a Saluzzo risale al 1946, collaterale alla festa di San Chiaffredo, e si svolgeva in Piazza Cavour sotto la tettoia. Dal 1961 sono ammesse anche ditte residenti fuori Saluzzo, spostandosi negli anni 70 nella centrale piazza XX settembre. Nel 1973 diventa “Fiera-mercato di macchine agricole e sementi” e

oggi la Mostra vuole valorizzare la filiera corta attraverso iniziative che avvicinino il consumatore al produttore, estendere i concetti di qualità legata alla sicurezza, e offrire una panoramica attuale sulle tecnologie energetiche legate alle fonti rinnovabili.


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Notizie dalle aziende

Nuovi tunnel a normativa firmati Tomatis di Levaldigi

Struttura portante tunnel

Grande soddisfazione in Tomatis per la realizzazione dei nuovi “tunnel a normativa”. Con questo nuovo prodotto la ditta Tomatis snc con sede in Levaldigi (Savigliano) intende rimanere al passo con i tempi e assecondare il mercato. I nuovi tunnel a normativa nascono per le aziende agricole che vogliono realizzare una struttura

in materia strutturale, le quali implicano che l’opera debba essere installata su fondazioni in calcestruzzo armato oltre che dimensionata e verificata in modo tale da sopportare i carichi variabili quali neve, vento e sisma così come definiti dalla normativa. Con le suddette specifiche strutturali, le strutture a normativa, con i dovuti adattamenti caso per caso

richiesta, la relazione di calcolo della struttura in acciaio al fine di procedere alla richiesta del permesso di costruire. Nel caso di necessità, mediante la collaborazione con svariati studi tecnici distribuiti sul territorio, potrà accollarsi anche l’intero iter autorizzativo necessario al rilascio del permesso di costruire o dei titoli abilitativi.

Giunzione gamba-arco

Scendendo maggiormente nei particolari, la struttura del tunnel è stata progettata con la massima attenzione ai dettagli ed un occhio di riguardo verso la robustezza dell’insieme. L’arco viene realizzato in profilato pieno tipo IPE 120 calandrato mentre i piedi sono realizzati in profilato pieno tipo IPE 160 a

semplice e duratura per il ricovero delle derrate e/o delle attrezzature ad un prezzo minore di una tettoia tradizionale. Questo tipo di tunnel è calcolato e dimensionato secondo le norme cogenti

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ed a seguito di procedura autorizzativa, possono essere installate in qualsiasi Comune rispettando gli standard urbanistici del territorio. La ditta Tomatis avrà cura di fornire, a chi ne farà

garanzia di una maggiore robustezza nel punto di maggiore sforzo. Per il montaggio della struttura, nella stragrande maggioranza dei casi, è sufficiente una modesta fondazione continua in calcestruzzo armato. La copertura viene normalmente realizzata con telo in PVC (anche di tipo ignifugo) ma è possibile realizzarla anche con lamiera

grecata opportunamente calandrata. I tunnel, nella configurazione standard possono avere larghezze da 8-10-12 m e lunghezza a discrezione del Cliente. Sono inoltre disponibili chiusure di fondo e di testa fisse, scorrevoli o ad anta. Parametri fondamentali per la progettazione secondo normativa vigente:

Comune di:

Altitudine sul livello del mare

Carico neve al suolo

Savigliano

320 m

165

90

3

Dronero

622 m

240

90

3

Marsaglia

607 m

235

90

4

Pradleves

822 m

316

90

3

Vento Zona Km/h sismica


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Vaudagna, da oltre 65 anni in campo con l’energia di sempre Per servire al meglio un territorio complesso è necessario saper unire esperienza, affidabilità e capacità di fornire innovazione Rappresentata la terza generazione della famiglia che ha guidato l’azienda sin dal suo atto di nascita, nel 1949. Pietro Vaudagna, omonimo e nipote del fondatore di Vaudagna trattori, è il titolare dell’attività della sede di Saluzzo. Da oltre sessantacinque anni l’azienda vende trattori e attrezzi agricoli: il punto vendita principale si estende su 3900 mq. ed è strutturato in una vasta officina, un magazzino di 3 locali (dove sono inseriti ricambi di macchine prodotte a partire dagli anni 60) e due capannoni per il ricovero dei mezzi nuovi e usati. “Poichè abbiamo un solo punto vendita a gestione diretta, sul territorio siamo sostenuti da una rete di officine specializzate che permettono ai nostri trattori di raggiungere e coltivare ogni angolo della provincia di Cuneo e parte della provincia torinese” spiega il Titolare. “In particolare sono grato a Pagliano, Ferrero e Alberto che sono alcuni dei nostri alleati più specializzati e ci rappresentano nel cuneese e nel pinerolese”.

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L’officina torinese di Cavour è coordinata con passione da Egidio Pagliano che, da trent’anni è legato professionalmente all’azienda di Saluzzo. Egidio Pagliano con i figli Daniele, Diego e Luca, gestiscono quest’officina in modo tale che essa rappresenti un punto di forza molto importante per la clientela della zona in quanto tutti i componenti della famiglia sono altamente qualifiati e specializzati in elettronica, vendita e assistenza. La fiducia nei venditori e nei tecnici esterni è stata naturalmente la chiave che ha permesso a Vaudagna di

aprire le porte dell’azienda su una fetta di territorio davvero vasto e impossibile da gestire solo con la sede Saluzzese. “ Per avere contatti diretti e personali con tutta la clientela” commenta il Titolare, “non manchiamo mai agli appuntamenti fieristici della zona, ove portiamo le nostre macchine McCormick e Kubota, oltre a tutti i marchi di attrezzature da noi rappresentati; le fiere rappresentano per noi eventi annuali imperdibili e di grande significato umano e commerciale”. L’azienda parteciperà alla fiera di Saluzzo nei giorni 5,6 e 7 settembre con numerosi spazi espositivi, presentando

al pubblico tutti i marchi commercializzati, attrezzature e accessori compresi. La fiera di Savigliano e quella di Carmagnola sono occasioni altrettanto importanti per l’attività economica dell’azienda. Vaudagna propone una gamma di prodotti e servizi completi che permette di soddisfare le attese dei clienti attraverso l’attività di vendita delle macchine, l’assistenza, la grande disponibilità di pezzi di ricambio e di accessori per l’agricoltura, e si rivolge ad imprese agricole di piccola e media dimensione ma anche a grandi contoterzisti. Come dichiara Pietro Vaudagna: “Abbiamo investito molte energie e risorse sulle attrezzature agricole più specializzate: Lely, Maschio e Gaspardo, Moro Aratri e Eurospand che, essendo prodotti affidabili ci hanno consentito di superare i momenti duri della crisi di mercato, perchè è proprio nei momenti di crisi che l’utilizzatore finale è più attento all’investimento e privilegia l’acquisto di attrezzature affidabili e di grande qualità.


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Trattori in festa Presentazione in grande stile nel Bresciano delle ultime novità del gruppo agrimeccanico SDF. Esordio in Italia della serie Deutz Fahr 7250 TTV e 9340 TTV Sabato 25 luglio, presso l’azienda agricola Chiappini di Castrezzato (Brescia), si è tenuta una interessante manifestazione del gruppo Same-Deutz Fahr, “Trattori in festa”, unica davvero nel suo genere. Numerosi sono stati i partecipanti accorsi da tutta la Lombardia ed il Piemonte (ma anche ben oltre), che hanno visto operare i mezzi del Gruppo SDF nelle varie, e consuete, lavorazioni. La manifestazione si è svolta a partire dalle 15 quando, presso un cortese punto di ritrovo ed informazione, è stato possibile registrarsi e ritirare i numerosi gadget gratuiti. L’area occupata, di svariate migliaia di metri quadrati,

è stata suddivisa in modo razionale ed efficiente, con un’area dedicata alle macchine operatrici “Demo” per le prove ed altre aree dedicate invece alla esposizione e al punto di ristoro. Le “prove in campo” hanno visto operativi molti mezzi del Gruppo SDF, sia Same che Deutz Fahr e Lamborghini, accoppiati a macchine per

la lavorazione della terra di varia natura, quali aratri, erpici e seminatrici, il tutto per creare una sinergia efficiente ed operativa. La giornata si è svolta nel migliore dei modi: numerosi gli operatori pervenuti sul posto per la prova delle macchine, di cui era disponibile tutta la gamma, anche i nuovi modelli

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Deutz Fahr offerti con potenze nominali davvero elevate e con un’affidabilità e durevolezza nel tempo da primato; inoltre, è stato possibile, per la prima volta in un campo italiano, provare di persona il nuovo Deutz Fahr serie 7250 TTV Warrior e serie 9340 TTV, due macchine davvero uniche. Durante la serata, è stato offerto un ristoro, poi le prove sono continuate, seguite infine da un’interessante approfondimento tecnico-agrario sulle macchine “Demo” e sulle linee del Gruppo SDF. A termine della giornata si è potuto assistere ad un gradito “concerto” ed intrattenimento direttamente in campo, con spettacolo pirotecnico di prim’ordine.


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Macchine agricole Sac Da sempre al passo con i tempi La S.A.C.: un’azienda di grandi successi e sforzi che affonda le proprie radici nel lontano 1977, anno in cui iniziò l’attività di costruzione macchine agricole. Nel corso degli anni molto è cambiato, dalla direzione aziendale all’ampliamento della gamma di attrezzature agricole, ed altrettante sono state le innovazioni che hanno permesso, nel corso triennio 2011-2014, l’ampliamento del raggio di vendita, non solo più inerente al Nord Italia ma anche all’Europa e all’intero territorio nazionale, il tutto contornato da un eccellente successo commerciale. L’attività produttiva oggi si basa sulla costruzione di numerose macchine agricole di qualità ed affidabili, che comprende carri botte, carri spandiletame, spargisale o sabbia, tutti prodotti in un’ottica di continuo aggiornamen-

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to ed evoluzione, in linea con le moderne innovazioni. Tutta quanta l’esperienza profusa negli anni di lavoro viene oggi nuovamente messa a disposizione degli imprenditori agricoli con un nuovo mezzo per la distribuzione del liquame, a prova di “record”; si tratta della moderna ed efficiente botte “B 400 AM L”, con caratteristiche davvero eccezionali. A prim’occhio, dal punto di vista estetico, si nota immediatamente l’elevata qualità

costruttiva che da sempre caratterizza l’azienda S.A.C. Tralasciando però i dettagli estetici, la meccanica che vi è al di sotto di questa botte è veramente di primo livello. Si parla di una capacità del serbatoio di trentuno mila litri, ovviamente sorretto da tre robusti assali, dove la dispersione dei reflui zootecnici è affidata alla pompa “Julia”, a lobi in acciaio da 25000 lt. unica nel suo genere. Non si parla solo di quantitativi elevati di carico, ma anche di

tempistiche assai ridotte per il rifornimento della botte con pescante idraulico telescopico in inox con diametro da 250 in grado di caricare in meno di cinque minuti per il carico alla massima portata consentita. Si possono montare ruote fino alla misura 800/45 R26.5 Numerose anche le modalità di dispersione del prodotto: tramite getto, mediante il classico diffusore centrale o con barra rasoterra, novità recentemente introdotta e assai apprezzata nel mondo agricolo, anche in un’ottica di corretta gestione ambientale per prodotti di scarto e potenzialmente dannosi per l’ambiente. Per ulteriori informazioni e delucidazioni è possibile comunque contattare direttamente la S.A.C., con sede a Vottignasco (Cuneo) mediante visita gradita in azienda o tramite contatto telefonico.


Attualità

L’esercito dei selvatici all’attacco delle aziende Serpeggia malcontento in particolare tra le aziende agricole delle Langhe, del Monregalese e del Saluzzese a causa dei danni provocati dai ghiri e dai caprioli, in particolare sulle piante di nocciole, mele e pesche e dai cinghiali sulle viti. Problemi con corvi e cornacchie, invece, nel Cuneese. Anche in alpeggio la situazione resta molto complicata per via del numero crescente di attacchi dei lupi alle mandrie e alle greggi. LANGHE E ROERO La Confagricoltura di Cuneo sta monitorando con attenzione tutte le situazioni e si appella alle istituzioni. «Emerge forte l’esasperazione degli agricoltori colpiti dall’annoso problema dei ghiri che da giorni hanno iniziato a devastare la coltura corilicola – afferma Mario Viazzi, direttore della Confagricoltura zona di Alba -. Soprattutto negli appezzamenti in prossimità dei boschi questi roditori si catapultano con estrema destrezza sulle piante di nocciolo attirati dai frutti che ormai sono in fase di maturazione. Purtroppo il panorama lasciato dopo il loro passaggio è devastante: a terra si vedono evidenti i segni del loro lavoro con notevoli quantità di frutti

erosi e svuotati del loro interno. L’esasperazione cresce sempre di più perché nessuno si occupa seriamente dell’argomento e oltre a vedersi sottratto il raccolto da sotto gli occhi, le richieste di risarcimento dei danni sono molto farraginose. C’è bisogno di una presa di posizione forte e univoca per far fronte al problema». MONREGALESE Nel Monregalese, così come nelle Langhe peraltro, sono evidenti i segni del passaggio di ungulati: «I caprioli escono da zone più impervie per cibarsi dei germogli di mele e pesche, rovinando le piante con lo sfregamento del palco – aggiunge Valter Roattino, direttore della Confagricoltura zona di Mondovì -.

Non solo cinghiali e lupi, ma anche ghiri, caprioli e corvi. L’agricoltura della Granda è sotto assedio, con gravi danni largamente sottovalutati

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Le parti di corteccia che restano più esposte alle intemperie seccano e complice l’insorgere di alcuni funghi, rischiano di morire. Spostandoci verso la Langa, abbiamo riscontrato inoltre alcuni danni alle piccole piante di nocciolo, sempre causati dai caprioli. Anche i cinghiali stanno lasciando i segni della loro presenza e del loro passaggio, devastando in poco tempo i terreni di noccioleti e frutteti, soprattutto». SALUZZESE Ungulati sotto accusa anche nella piana Saluzzese: «I caprioli scendono fino a valle per cibarsi di mele e pesche – spiega Marco Bruna, direttore della

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Confagricoltura zona di Saluzzo e Savigliano -. Risultano colpite in particolare le coltivazioni dei primi paesi della Val Varaita, come Piasco e Costigliole». CUNEESE I danni causati dalla fauna selvatica sono un problema anche nell’area del Cuneese: «Registriamo danni in particolare sul mais – dice Adriano Rosso, direttore della Confagricoltura zona di Cuneo

-, attaccato da corvi e cornacchie. I volatili si cibano della parte superiore delle colture che restando esposte alle intemperie, favoriscono l’insorgere di aflatossine. Il fenomeno si registra soprattutto nell’area attorno alle campagne di Villafalletto, Busca e Tarantasca».

mette in evidenza come “a 15 giorni dall’inizio della monticazione sono già stati denunciati 5 casi di attacchi mortali su bovini, ovini e caprini”. Non solo la lettera prosegue mettendo in luce un altro aspetto importante: “Su segnalazione dei margari si fa inoltre presente che si potrebbero anche presentare rischi per le persone – dice il sindaco Garino - considerato il fatto che i sentieri del Comune di Celle Macra, situati in parte sugli alpeggi, in parte nei boschi e di collegamento con la Valle Grana sono molto frequentati dai turisti”.

ATTENTI AL LUPO Capitolo lupo. In una nota del Comune di Celle Macra, il sindaco

SERVONO PROVVEDIMENTI «Questa situazione si ripresenta purtroppo in


Attualità

molte altre località delle vallate cuneesi, dove gli allevatori si trovano sempre più in difficoltà nel difendere i loro capi dagli attacchi - conclude Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo - auspichiamo che la Regione, per quanto di sua competenza, prenda provvedimenti legislativi volti a tutelare, in primis, gli allevatori. Non vorremmo poi che la presenza del lupo avesse ricadute negative anche sul turismo: si veda, ad esempio, quanto sta succedendo in Trentino Alto Adige con gli orsi che hanno ripopolato in maniera considerevole i boschi, provocando talvolta reazioni spaventate da parte di residenti e turisti».

APRIRE LA CACCIA Per quanto riguarda gli altri danni da fauna selvatica, Abellonio chiede anzitutto “di rivedere le gestione del ghiro, considerato specie protetta, che tanti problemi sta causando alle coltivazioni di nocciole; in se condo luogo occorre controllare meglio soprattutto il numero crescente di caprioli presenti sul nostro territorio allungando il periodo di prelievo programmato, così come auspichiamo che si risolva al più presto l’impasse del calendario venatorio 2015/2016 e si decida finalmente l’apertura della caccia al cinghiale anche in Piemonte a settembre”.

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Attualità

Tutti contro i cinghiali Le cartucce della Regione Rispondendo alle numerose sollecitazioni delle associazioni di categoria agricola e dopo aver avuto sullo stesso tema un incontro con il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, l’assessore all’Agricoltura del Piemonte, Giorgio Ferrero, ha illustrato l’impegno della Regione sui danni degli animali selvatici alle colture: «Sul 2014 Arpea – ha detto Ferrero - sta distribuendo ad Atc e Ca un milione di euro per fini istituzionali, che in caso di gestione virtuosa degli enti possono contribuire a eventuali anticipi degli indennizzi sui danni. Sempre sul 2014 sono già disponibili 711 mila euro, bloccati nel pagamento dalla diatriba con l’UE sul de minimis, che la Regione conta di sbloccare al più presto».

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ARRETRATI Resta poi ampio il capitolo sui danni arretrati - fino al 2013 - che risultavano al nostro insediamento a forte rischio di mancata erogazione: «Siamo riusciti, dopo una lunga trattativa con il ministero dell’economia e delle finanze, a introdurli in un elenco del DL 35 per un totale di spesa di 2,7 milioni di euro», ha spiegato Ferrero. «Rappresentano un grande sforzo di questa amministra-


Attualità

L’assessore all’Agricoltura del Piemonte, Giorgio Ferrero, illustra la strategia sui danni da selvatici alle colture, tra risarcimenti e piani di contenimento

zione per sanare una situazione arretrata che altrimenti sarebbe rimasta senza risposte. Le procedure per arrivare ai pagamenti sono ormai avviate». PIANI DI CACCIA Particolarmente critica la vicenda del contenimento dei selvatici dannosi: «La possibilità introdotta ad aprile dalla

Giunta della caccia di selezione al cinghiale è indubbiamente una possibilità per contenere i danni, ma è stata raccolta e regolamentata solo da 9 dei 38 tra Atc e Ca piemontesi. E’ necessario un maggior coinvolgimento degli Atc, che non sempre appaiono sensibili a queste problematiche», ha aggiunto Ferrero, annunciando un piano di riforma degli ambiti di caccia, con una forte riduzione del numero e una nuova governance degli enti. Attraverso il coordinamento delle Province è poi possibile realizzare ogni volta che serve specifici piani di contenimento dei selvatici che causano danni, anche con interventi notturni con faro e carabina, maggiormente efficaci rispetto alle battute diurne con i cani.

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Seminativi

L’assurdità del nostro mais pagato meno di quello Ogm Cia Piemonte invoca provvedimenti urgenti per tutelare la produzione di qualità, che oltre al danno subisce la beffa Il mais occupa un ruolo di rilievo nell’agricoltura piemontese. In termini di superficie rappresenta una delle colture di maggiore diffusione, circa 150.000 ettari. Il supercaldo e la siccità di quest’anno fanno temere per il prossimo raccolto, ma la maggior parte dei coltivatori si è munita di sistemi moderni per l’irrigazione e quindi il danno dovrebbe essere contenuto. Il sistema idrico rie-

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sce per ora a sopportare il flusso, anche se in alcune zone gli agricoltori hanno cominciato ad attingere dalle falde sotterranee.

prima per l’industria amidiera (food, feed, farmaci, chimica, tessile, plastiche, ecc.) e per l’industria molitoria. Anche la produzione foraggera ha una grande importanza. Il mais foraggero (o ceroso) entra, infatti, nel ciclo produttivo dell’allevamento zootecnico.

COSTO IN PIU’ Irrigare rappresenta però un costo aggiuntivo per i maidicoltori. La maggiore estensione della coltura riguarda la produzione di granella, destinata all’industria mangimistica, ma anche materia

SOTTOPREZZO «Il mais che viene prodotto in Piemonte – osserva il presidente di Cia Piemonte, Lodovico Actis Perinetto - è di ottima qualità e sicuro. E’ supercontrollato, ma viene pagato 18-20 euro/ton in meno rispetto


Seminativi al mais ogm importato dall’estero, con buona pace di chi continua a sostenere che non dobbiamo coltivare mais ogm perché non ci conviene!» OCCORRE COERENZA A questo proposito, aggiunge Actis Perinetto “poiché l’Unione

Europea ha lasciato agli Stati membri la facoltà di decidere in materia di ogm, ci aspettiamo coerenza da parte del Governo. Non é coerente vietare la semina di piante migliorate geneticamente, addirittura continuare a vietare la ricerca universitaria pubblica finalizzata al miglioramento genetico delle piante utilizzando tecniche d’ingegneria genetica e nel contempo permettere l’utilizzo libero di farine ottenute da mais o soia ogm”. MISURE CONCRETE Secondo Cia Piemonte, occorre attivare con urgenza alcune misure concrete a difesa della nostra produzione maidicola che si possono riassumere in quattro punti: a) la quotazione del mais nazionale ogm free nelle borse merci deve essere specifica e separata da quella del mais biotech; b) i disciplinari di produzione dei

prodotti dop ed igp devono prevedere il divieto assoluto di utilizzo nella fasi di allevamento di mangimi ogm; c) va contingentata la vendita sul territorio italiano di granella e mangimi contenenti ogm; d) i marchi della grande distribuzione non devono poter utilizzare in fase di pubblicità e promozione i termini “liberi da ogm” se ciò non risulti tracciato specificatamente. MADE IN ITALY «Si tratta di misure estreme – osserva ancora Actis Perinetto -, ma necessarie per salvare la maidicoltura italiana. Il mais è il cereale d’elezione nella zootecnia moderna, da cui dipende non solo la produzione di importanti alimenti di base, quali la carne e il latte, ma anche di molti importanti prodotti trasformati che sono l’orgoglio del made in Italy».

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Notizie dalle aziende

Sega e spacca, le novità in casa Balfor

La ditta Balfor dal 1979 è impegnata in modo intensivo e continuativo nella produzione di macchinari per la produzione della legna da ardere. Da sempre l’incremento di produttività dei macchinari è stato un obiettivo fondamentale ,e oggi, grazie agli sforzi e agli studi effettuati, l’azienda può presentare alcuni nuovi prodotti che meglio rappresentano la tendenza a ricercare soluzioni sempre migliori. La Balfor ha da poco completato la gamma delle combinate sega e spacca Continental che chiude il cerchio con la nuova Continental 380 che verrà presentata in fiera e che si aggiunge alle più grandi Continental 450 e Continental 600. La Continental 380 è una macchina estremamente versatile e perfetta per un utilizzo sia privato che professionale. La capacità di taglio sarà di 380 mm (come si evince dal nome) e lo spacco fino a 6 parti sarà effettuato da uno

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spaccalegna molto veloce e potente. I numerosi optionals permetteranno al cliente di poter configurare la macchina in modo da poterla adattare esattamente alle esigenze del suo lavoro come ad esempio il motore indipendente che permette all’utilizzatore di lavorare ovunque, anche senza l’ausilio del trattore. Il prezzo di lancio sarà probabilmente il migliore della categoria, proprio per poter essere

sono finite, continuano con una gamma di spaccalegna verticali più performanti e totalmente rinnovati, gamma “PRO” e una gamma di spaccatronchi orizzontali a partire da 22 ton di potenza fino a 45 ton e con lunghezze di spacco a partire da 125 cm fino a 260 cm. Non poteva mancare la novità anche per le seghe circolari, oltre che all’aggiunta di nuovi particolari sulle seghe con nastro trasportatore, che aumentano con queste nuove soluzioni

alla portata di tutti coloro che fanno della legna da ardere il proprio combustibile per l’inverno. Le novità alla Balfor non

la loro affidabilità, è stata prodotta la nuova piccola sega che mancava in casa Balfor, la nuova DI600EM (in versione 220V) e DI700C

(in versione a trattore). Le nuove segatrici circolari della serie DI sono dotate di lama diamantata in WIDIA come le sorelle maggiori della serie SC ma sono più compatte e leggere. Oggi Balfor si vanta di poter fornire il macchinario giusto a chiunque si possa definire un utente della legna da ardere con prezzi e soluzioni adatte davvero a tutti, dal privato che possiede una piccola stufa per uso proprio e che vuole giustamente fare un investimento modesto, al professionista che ha fatto della legna da ardere la propria professione. Sono allo studio altre novità che verranno presentate sulle prossime fiere del 2015 e 2016 e 2017 dove i clienti potranno in alcuni casi provare ,o prenotare una prova, di alcuni dei macchinari della produzione Balfor.


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Ortofrutticoltura

Fagiolo rosso rampicante Tutto in una fascetta Le trecentodiecimila cassette di fagiolo rosso rampicante commercializzate sul mercato di Boves, da quest’anno saranno tutte marchiate da una fascetta che sarà posta nella parte alta dell’imballaggio. L’iniziativa è del Consorzio produttori agricoli bovesani, del Comune di Boves con la sponsorizzazione della Camera di Commercio di Cuneo e della Cassa Rurale ed Artigiana di Boves ha l’obiettivo

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Iniziativa del Consorzio produttori agricoli bovesani e del Comune di Boves per promuovere un’eccellenza del territorio

come ha ricordato Ferruccio Dardanello, di “dare immagine ad una eccellenza agroalimentare cuneese che attraverso la tracciabilità e l’indicazione dell’origine promuove il nome della provincia in tutta Italia”. EXPORT Pietro Marchisio, presidente del Consorzio che gestisce il mercato di Boves: «Oltre al mercato nazionale, le nostre cassette raggiungono la


Ortofrutticoltura

Francia e l’Inghilterra dove vi è stato un intenso lavoro di promozione in collaborazione con i commercianti». Il teatro Borelli di Boves, la sera della presentazione, era gremito di produttori di fagioli rampicanti rossi, che hanno costruito insieme al Consorzio l’iniziativa che hanno detto “gratifica il nostro lavoro e ci stimola a puntare sempre di più sulla qualità che riteniamo vincente in questo mercato, ormai globalizzato”. OTTIMA QUALITà Massimo Meineri, segretario Zona Coldiretti Cuneo: «L’iniziativa merita sicuramente un plauso, poiché va nell’ottica di valorizzare il lavoro

dei produttori e promuove il nostro territorio attraverso una eccellenza che rappresenta un punto importante per l’economia collinare e pedemontana». Simone Marchisio, tecnico Agenzia 4A di Coldiretti: «Queste giornate poco ventilate e le elevate temperature creano qualche difficoltà alle piante di fagiolo, che necessitano di essere irrigate con frequenza e monitorate dal punto di vista fisiologico. In ogni caso, la produzione si preannuncia di ottima qualità, che ci auguriamo sia riconosciuta anche dal mercato in termini di prezzo percepito dal produttore».

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Arproma informa

A.R.PRO.M.A. punta sulla internazionalizzazione ... e vince!

A.R.PRO.M.A., Associazione Revisori Produttori Macchine Agricole, punto di riferimento istituzionale e tecnico del settore per l’intero Sistema Confartigianato nazionale, fin dalla sua nascita ha dedicato particolare attenzione all’accompagnamento dei soci verso fiere internazionali, mercati esteri e supporto alle operazioni di export ed internazionalizzazione. Punto di forza, proprio la collaborazione creatasi tra gli associati, che, uniti sotto l’egida di A.R.PRO.M.A. e Confartigianato Cuneo, trovano servizi dedicati e soluzioni specifiche

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per le loro esigenze. Specie in questo difficile momento è evidente come per affrontare in modo più coordinato le nuove esigenze dei mercati, interni ed esterni, risulta strategico reagire “facendo rete” e mettendo a fattore comune esperienze e capacità progettuali. Fondamentale confrontarsi in modo diverso con gli altri imprenditori appartenenti allo stesso comparto: bisogna iniziare a vederli come “colleghi” e non più come “concorrenti”. Si tratta di un vero e proprio cambio di mentalità, necessario per poter

Associazione Revisori Produttori Macchine Agricole ed attrezzature agricole

affrontare con più vigore le sfide del futuro. Nei prossimi mesi, tra le varie iniziative sviluppate dall’Associazione, segnaliamo... Organizzazione di meeting B2B con buyer provenienti da UE, Paesi del Golfo, Canada e Stati Uniti. Gli incontri rientrano in un progetto dell’ICE - Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, collegato ad EXPO MILANO 2015, cui A.R.PRO.M.A. e Confartigianato hanno aderito con slancio e convinzione. Le aziende avranno modo di contattare buyer provenienti da tutto il mondo e già si stanno incrociando i company profile delle prime aziende aderenti con le schede dei possibili compratori. Partecipazione ad AGRITECHNICA, la più grande fiera specialistica al mondo nel settore della meccanizzazione agricola, dal 10 al 14 novembre 2015, ad Hannover - Germania (https://www.agritechnica.com/it/). Agli Associati sarà data la possibilità di essere presenti alla fiera nel contesto di un apposito stand istituzionale A.R.PRO.M.A,, potendo usufruire di un ufficio dedicato per gli incontri. Sarà inoltre possibile inviare il proprio company profile a tutti i buyer presenti nell’ambito della rassegna.


Attualità

Paschetta al vertice di Alleanza cooperative

Domenico Paschetta

Dovrà guidare il processo di fusione delle associazioni di rappresentanza di Confcooperative, Legacoop e Agci. Al via anche la raccolta di firme contro le false cooperative Domenico Paschetta, presidente di Confcooperative Piemonte e di Confcooperative Cuneo, venerdì 10 luglio è stato eletto presidente dell’Alleanza delle Cooperative del Piemonte alla quale aderiscono Confcooperative, Legacoop e Agci. Succede a Giancarlo Gonella (Legacoop). Paschetta avrà il compito di guidare le 1770 imprese cooperative piemontesi nel processo, già da tempo avviato, che culminerà nella fusione delle tre associazioni di rappresentanza nel nome dell’Alleanza delle Cooperative del Piemonte. Tra le azioni promosse

attualmente dall’Alleanza la raccolta di firme, sia sul livello nazionale sia su quello regionale, per una proposta di legge di iniziativa popolare che metta fuori gioco le false cooperative. «L’Alleanza – ha spiegato il presidente uscente Giancarlo Gonella nel suo intervento introduttivo - chiede al Parlamento di approvare una legge che, con misure più severe e più incisive, contrasti il fenomeno delle false cooperative, imprese che utilizzano strumentalmente la forma giuridica della cooperazione perseguendo finalità estranee a quelle mutualistiche».

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Attualità

A Michelle Obama piace il Grana, quello vero La first lady americana all’Expo di Milano rilancia la tutela dei prodotti tipici con un piccolo gesto che può diventare importante Come tanti visitatori statunitensi anche Michelle Obama ha potuto gustare finalmente il vero Grana invece delle imitazioni che nel mondo hanno addirittura sorpassato in quantità per la prima volta il prodotto originale nel 2014. MICHELLE E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente lo showcooking in Italia di Michelle Obama che ha utilizzato scaglie di Grana per condire

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il proprio piatto all’Expo di Milano. Una scelta significativa per la first lady di un Paese come gli Stati Uniti che, con circa 150 milioni di chili, è leader mondiale nella produzione di imitazioni del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano, denominate Parmesan. IMITAZIONI Sul mercato statunitense - precisa la Coldiretti - ci sono più di nove probabilità su dieci di acquistare Parmesan realizzato in Wisconsin, California o New York al posto del prodotto originale Made in Italy. Se i nomi sono simili, le caratteristiche sono profondamente differenti perché i formaggi Made in Italy devono rispettare rigidi disciplinari di produzione con regole per l’allevamento

e la trasformazioni ed un sistema di controlli che non ha eguali. TUTELA TIPICITà La scelta culinaria di Michelle Obama assume un valore particolarmente importante anche in vista del negoziato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti (TTIP) in cui uno degli elementi della trattativa è proprio rappresentato dalla tutela delle denominazioni dei prodotti tipici. Occorre infatti - sostiene la Coldiretti - cogliere l’occasione della trattativa sul Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) per tutelare le produzioni agroalimentari italiane dalla contraffazione alimentare e del cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding molto diffuso in Usa che rappresenta il primo mercato di falsificazione del Parmigiano e del Grana. In questo contesto, è particolarmente significativo il piano per l’export annunciato dal Governo italiano che prevede per la prima volta azioni di contrasto all’italian sounding a livello internazionale.


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Fiere

Alla fiera di Chivasso l’agricoltura del domani Sotto il segno del beato Angelo Carletti, macchine agricole, zootecnia, energie alternative e tanto altro La fiera agricola del “Beato Angelo Carletti” di Chivasso (Torino), che si terrà il 26 agosto 2015, affonda le sue radici agli inizi del quindicesimo secolo in cui visse il Beato. Ogni anno costante è però la proposta di temi agricoli qualitativamente significanti e diversificati in base alle esigenze. PIAZZA DI SCAMBIO La fiera può essere descritta come una vera e propria “piazza di scambio” in cui diverse aziende operanti nel settore agricolo commerciale hanno possibilità di offrire i propri prodotti, operando anche un servizio di informazione e di aggiornamento tecnico degli imprenditori agricoli che, ogni anno, accorrono sempre numerosi. ALLEVAMENTO Non si parla soltanto di

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ampio spazio alle energie “pulite” e alla loro produzione, tematica mai sufficientemente studiata e applicata in vista di un futuro, nemmeno troppo lontano, in cui diventerà una prassi scontata, o meglio, necessaria e richiesta, come già emerge nelle nuove direttive europee e nel delinearsi anche della nuova Pac.

macchinari e tutto ciò che ne concerne, bensì anche di allevamento. E’ risaputo che da diversi anni è possibile visitare recinti in cui sono ospitati - sempre in numero più che abbondante e diversificato in base alle razze - numerosi animali, frutto di un’intensa collaborazione più che collaudata con

l’Associazione provinciale allevatori. I recinti, realizzati anche in un’ottica di benessere animale, potranno ospitare anche in questa edizione ovicaprini, suini e avicunicoli. AGROENERGIE In questa edizione, più che mai rispetto alle precedenti verrà dato un

AREE TEMATICHE Per quanto concerne invece la disposizione dei vari settori si fa rifermento allo schema organizzativo già sperimentato da tempo, per evitare di creare confusioni e lasciare alcuni settori con meno visite. Tutta la fiera sarà infatti suddivisa per aree tematiche con, nel settore alimentare, i prodotti esposti, per consentire maggiore fruibilità ai numerosi visitatori che ogni anno accorrono.


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Gruppo Racca, una scommessa per l’ambiente

Samuele e Gabriele Racca. Padre e figlio, titolari della conc. Agricinque

Il tutolo, raccolto e trinciato dall’apparecchiatura installata sull’Axial Flow

Competenza, esperienza, gusto del rischio, disponibilità a mettersi in gioco. E capacità di affrontare con creatività l’esigenza di rendere più redditizio il proprio business, ma in una prospettiva di rispetto per l’ambiente. Questi alcuni importanti “ingredienti” dell’esperienza che ha visto come protagonisti dal 2011 ad oggi il Consorzio Agricolo Piemontese per Agroforniture e Cereali (CAPAC), Agricinque e CaseIH in una inusuale ma efficace collaborazione, che sta cambiando la raccolta del mais e che mostra concretamente possibile una nuova agricoltura, fonte sì di reddito, ma anche di prodotti sicuri per il consumatore ed eco-sostenibili per la collettività. E’ possibile produrre energia dagli scarti? E’ possibile raccogliere la granella di mais e, contemporaneamente, il tutolo, riutilizzando anichè abbandonarlo sul campo, un materiale che già il buon senso e la concretezza dei nostri vecchi usava come combustibile per il riscaldamento o per la cucina? Si, oggi è possibile, con le macchine messe a punto grazie a questo progetto. Tutto ha inizio quando CAPAC, cooperativa di Torino che unisce 15 cooperative agricole che a loro volta associano 2600 aziende, e che dal ’77 si occupa di acquisto collettivo di mezzi tecnici (concimi, sementi, fitofarmaci, ecc.) e di raccolta, essiccazione, stoccaggio e commercializzazione di cereali, principalmente mais, pensa alla possibilità di aumentare la redditività dell’azienda

e di tutti i suoi associati, generando fatturati e margini attraverso il raccolto di ulteriori prodotti finora considerati di scarto e nel caso specifico, rendendo possibile la raccolta contemporanea di tutolo e granella. Il tutolo è la parte della spiga del mais dove sono fissate le cariossidi. Il suo utilizzo si è molto ridimensionato a seguito dei cambiamenti della tecnologia di raccolta del mais. Un tempo, circa fino al 1960, si praticava la raccolta manuale e le “pannocchie” venivano poi poste in gabbie di rete per l’essicazione e la conservazione. Solo all’occorrenza le pannocchie venivano sgranate con appositi sgranatoi, ora visibili in qualche museo di archeologia industriale. Il tutolo quindi rimaneva in azienda, per essere eventualmente riutilizzato. La tecnica attuale delle mietitrebbie separa invece la granella direttamente in campo, e il tutolo, considerato scarto, rimane sul terreno, interrato con la successiva aratura... Oltre a essere utilizzato come già nel passato, come efficace combustibile al posto del legno o della carbonella, dal momento che le sue braci resistono a lungo e non si sbriciolano facilmente, il tutolo essiccato e macinato, può essere destinato all’alimentazione dei bovini, ma anche utilizzato per molte applicazioni, grazie alle sue proprietà, come l’elevata capacità di assorbimento di liquidi, la resistenza all’usura, una discreta abrasività ed una elevata elasticità. Alcune industrie lo utilizzano per la

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produzione di materiali inerti per lettiere di cani, gatti e piccoli animali o per fare polveri abrasive per lucidare lamiere. Ci sono anche alcune farne pannelli isolanti, e si stanno sperimentando negli Stati Uniti delle farine di tutolo come diserbante biologico. Ma particolarmente interessante appare oggi, con l’evoluzione delle energie rinnovabili, il potere calorifero e metanigeno di questa biomassa. In passato, infatti, si è commesso, l’errore di pensare che per fare biogas bisognasse usare prodotti destinati alla filiera alimentare come il silo-mais o altro. Fare biogas con il trinciato di mais, oltre a impoverire la filiera dell’allevamento, impoverisce il terreno, perchè si porta via tutta la sostanza organica che è indispensabile per il mantenimento della fertilità. L’asportazione dei tutoli invece non danneggia in nessun modo la fertilità del terreno, garantita dagli stocchi che restano al suolo e permette viceversa di contribuire a ottenere energia termica o elettrica da qualcosa che è effettivamente uno scarto! CAPAC, che raccoglie circa 20.000 ettari di mais all’anno insieme a quantità più modeste di grano e orzo, parla più volte dell’idea della raccolta combinata di granella e tutolo col concessionario di fiducia, Agricinque di Marene. A metà giugno del 2011 gli propone l’acquisto di due mietitrebbie Axial Flow e chiede in cambio l’impegno a progettare insieme una nuova applicazione per la raccolta contemporanea di tutolo e granella, rendendosi disponibile a rischiare al 50% sul progetto. Agricinque accetta la “scommessa” e insieme partono, dando vita a prototipi inizialmente fatti alla buona, senza particolari calcoli ingegneristici, e poi migliorati fino a raggiungere livelli eccellenti


di produttività e di pulizia del prodotto, usando più che altro il buon senso e l’esperienza del campo di entrambi, ma senza trascurare di guardare anche ad esperimenti paralleli in Spagna, Austria, Germania e Stati Uniti. A fianco di Agricinque c’è CaseIH, che crede fortemente nell’evoluzione tecnologica e di metodi come espansione del business. CaseIH sostiene tutto il progetto, in primo luogo, con le sue macchine, permettendo – “cosa non scontata”, dice Michele Bechis presidente del CAPAC – che vengano “modificate”; poi affianca costantemente il concessionario, fornendo i suoi suggerimenti, convinta che il progetto abbia una prospettiva ampia e articolata: si tratta infatti di migliorare la raccolta della granella, trovando il modo di fare anche un secondo raccolto, quello del tutolo, altrimenti inutile, con la prospettiva reale di rendere possibile la creazione di energia da uno scarto. Che risultati da questa innovativa sperimentazione? Pienamente soddisfacenti, dice Bechis, sia per la quantità di tutoli raccolti sia per la qualità del prodotto.

La 7130 in fase di scarico del tutolo raccolto

Tanto che la cooperativa decide l’acquisto di altre 6 mietitrebbie Axial Flow e va dunque in campo per la campagna di raccolta in questo autunno 2012 con otto mietitrebbie preparate per la raccolta di tutolo e granella, con separazione dei tutoli direttamente durante la trebbiatura, immagazzinandoli in un serbatoio di circa 9 metri cubi di capacità posto sulla macchina stessa e con un sistema che permette di scaricare il serbatoio dei tutoli in poco più di 3 minuti. Quindi nessun bisogno di un cantiere complesso: tutto avviene in una sola passata sul campo!

Un sistema che consente, alle prime stime, un maggior reddito di 130/150 euro per ettaro, tutelando l’ambiente e recuperando un sottoprodotto da destinare alla produzione di energia pulita. Un bilancio dunque positivo che, premiando la creatività di un cliente coraggioso e attento alle esigenze economiche nel rispetto dell’ambiente, la capacità di un concessionario di collaborare e di rimettersi in discussione fino a diventare inventore e costruttore di apparecchiature e la spinta all’innovazione e al miglioramento di Case IH, suggerisce di andare avanti, investendo con convinzione in questa direzione.

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L’agricoltura sociale verso la nuova legge

E’ stata approvata dal Senato della Repubblica la legge sull’agricoltura sociale, che ora passa all’esame della Camera. «Non è un provvedimento

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assistenziale – si legge in una nota del Ministero -, ma una legge che configura la responsabilità sociale di un comparto produttivo strategico

per l’economia italiana. Non si tratta soltanto di aiutare nell’inserimento lavorativo persone svantaggiate e di offrire servizi ma di fare in modo che il settore

agricolo possa assumersi la propria responsabilità nei confronti della comunità e che veda riconosciuto questo ruolo. La legge consente di


Attualità

mettere a frutto le esperienze esistenti e di cogliere le opportunità di finanziamenti europei: i PSR possono sfruttare le possibilità che il nuovo quadro legislativo offre per rilanciare il valore dei territori e un nuovo welfare rurale. Per tutti questi motivi, dopo un’approvazione in Senato senza alcun voto contrario, mi aspetto un passaggio veloce alla Camera». LE PRINCIPALI NOVITà Viene introdotta la definizione di agricoltura sociale. In questo ambito rientrano le attività che prevedono: a) l’inserimento sociolavorativo di lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati, persone svantaggiate e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale; b) prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali attraverso l’uso di risorse materiali e immateriali dell’agricoltura;

c) prestazioni e servizi terapeutici anche attraverso l’ausilio di animali e la coltivazione delle piante; d) iniziative di educazione ambientale e alimentare, salvaguardia della biodiversità animale,

imprese agricole, con particolare riguardo alle pratiche di progettazione integrata territoriale e allo sviluppo dell’agricoltura sociale; - le istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche e ospedaliere

Via libera del Senato, ora il testo passa alla Camera per l’approvazione definitiva. Una conquista di civiltà anche attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche; REGIONI Le Regioni, nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale, possano promuovere specifici programmi per la multifunzionalità delle

possono inserire come criteri di priorità per l’assegnazione delle gare di fornitura la provenienza dei prodotti agroalimentari da operatori di agricoltura sociale; COMUNI I Comuni prevedono specifiche misure di

valorizzazione dei prodotti provenienti dall’agricoltura sociale nel commercio su aree pubbliche; - gli enti pubblici territoriali prevedono criteri di priorità per favorire lo sviluppo delle attività di agricoltura sociale nell’ambito delle procedure di alienazione e locazione dei terreni pubblici agricoli; - gli enti pubblici territoriali possono dare in concessione, a titolo gratuito, anche agli operatori dell’agricoltura sociale i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata; OSSERVATORIO Viene istituito l’Osservatorio sull’agricoltura sociale, nominato con decreto del Mipaaf. È chiamato a definire le linee guida in materia di agricoltura sociale e assume funzioni di monitoraggio, iniziativa finalizzata al coordinamento delle iniziative a fini di coordinamento con le politiche rurali e comunicazione.

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I marchi Bubba-Arbos acquisiti dai cinesi Per gli appassionati di trattori storici il marchio Bubba di Piacenza è sempre stato un esempio di tecnologia e tecnica che negli anni 20 in modo prepotente entrò

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con i suoi modelli a testa calda nel settore e per oltre 30 anni ha segnato la storia della meccanizzazione agricola in Italia. Poi sul finire degli anni 40 molte maestranze

erano confluite nella Arbos che da fabbrica di biciclette si trasformò in costruttore di mietitrebbie… Chi non ricorda nei campi di grano e di riso quei mezzi color “verde

oliva e bianco”? In seguito arrivarono gli americani della “White Motor Corporation” di Cleveland in Ohio, sino al 1994, quando avvenne la definitiva chiusura della fabbrica


Attualità alle prime avvisaglie della globalizzazione. SOCCORSO GIALLO Orbene su questa storia hanno messo gli occhi i cinesi della “Foton Lovol” che hanno acquisito i due marchi Bubba-

del mercato cinese della meccanizzazione agricola!). VIA DELLA SETA «La vicenda ArbosBubba - ha detto Bedosti - è il perfetto paradigma dell’industria italiana.

Gli appassionati degli storici trattori della fabbrica piacentina tornano a sperare nella ripartenza della produzione Arbos per una ripartenza di cui sino sono messe le basi durante un convegnopresentazione a Piacenza a fine giugno presso lo stupendo Palazzo Gotico. Toccante la presenza di ex dipendenti dell’azienda in tuta da lavoro e di grande effetto la scelta del titolo del convegno “Arbos-Bubba, la rinascita di un marchio tra la via Emilia e la via della Seta”. Il vice presidente della Lovol Europe, Andrea Bedosti, ha evidenziato nel suo intervento il valore culturale, economico e politico della nuova avventura imprenditoriale italocinese in un ideale ponte di collegamento tra Oriente e Occidente (la Foton Lovol in Cina detiene piu’ del 30%

Il nostro progetto non è solo una nostalgica rievocazione seguita da un rilancio industriale, ma ha una portata culturale molto più ampia, aprendo una riflessione sul futuro dell’imprenditoria italiana». Non sfuggirà che recentemente il governo cinese ha lanciato l’ambizioso progetto “one belt – one road”, con programmi importanti di collegamenti autostradali e ferroviari tra Cina, Germania e Italia. Si tratta della Nuova Via della Seta “Silk Road Ecomomic Belt”. L’Italia nel campo della meccanizzazione agricola può a maggior ragione con questi progetti riprendersi un ruolo da protagonista.

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Macchine agricole e operatrici Ecco il calendario della revisione

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Attualità

Pubblicato il decreto che stabilisce tempi e modi per mettersi in regola con la legge Nella Gazzetta ufficiale n. 149/2015, come informa il responsabile della Cia zona di Cuneo, Paolo Ambrogio, è stato pubblicato il decreto sulla “revisione generale delle macchine agricole ed operatrici”. MACCHINE AGRICOLE Sulla base di quanto stabilito dal decreto la revisione è diventata obbligatoria per tre grandi categorie di macchine agricole ed in particolare: 1. Trattori agricoli: a partire dal 31 dicembre 2015, e successivamente ogni 5 anni, entro il mese corrispondente alla prima immatricolazione secondo l’anno di immatricolazione 2. Macchine agricole operatrici semoventi a

due o più assi: a partire dal 31 dicembre 2017. 3. Rimorchi agricoli: a partire dal 31 dicembre 2017. MACCHINE OPERATRICI Revisione obbligatoria anche per tre grandi categorie di macchine operatrici, a partire dal 31 dicembre 2018, in particolare per: 1. Macchine impiegate per la costruzione e la manutenzione di opere civili 2. Macchine sgombraneve 3. Carrelli L’articolo 6 del decreto stabilisce tempi differenti per le diverse tipologie di macchine agricole e operatrici in circolazione.

Categorie di macchine agricole di cui all’art. 1, comma 1, lettera a)

Tempi

Trattori agricoli immatricolati entro il 31 dicembre 1973

Revisione entro il 31 dicembre 2017

Trattori agricoli immatricolati dal 1° gennaio 1974 al 31 dicembre 1990

Revisione entro il 31 dicembre 2018

Trattori agricoli immatricolati dal 1° gennaio 1991 al 31 dicembre 2010

Revisione entro il 31 dicembre 2020

Trattori agricoli immatricolati dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2015

Revisione entro il 31 dicembre 2021

Trattori agricoli immatricolati dopo il 1° gennaio 2016

Revisione dal 5° anno entro la fine del mese di prima immatricolazione

Relativamente alle modalità di esecuzione della visita di revisione, queste sono disciplinate dall’articolo 5 che rimanda ad un successivo decreto i dettagli tecnici.

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La “Fera d’la Madona” più forte della crisi Attorno al Santuario di Vicoforte Mondovi, dal 6 al 10 settembre Accanto alla festa religiosa dedicata alla natività di Maria vive la tradizionale “Fera d’la Madona”, una delle più grandi e frequentate fiere del Piemonte, da sempre occasione di incontro e di scambio. QUEL COLPO DI FUCILE La Fiera si svolge intorno alla basilica di Vicoforte, fatta erigere da Carlo Emanuele I di Savoia nel 1596. Qualche anno prima un cacciatore della zona aveva involontariamente colpito un

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pilone votivo dedicato alla Madonna, che miracolosamente iniziò a sanguinare: il luogo divenne da subito meta di pellegrini, tanto da convincere il re a dedicare alla Madonna un santuario, che nei suoi progetti sarebbe dovuto diventare il mausoleo di casa Savoia. FORZA DELLA TRADIZIONE. La “Fera d’la Madona” ha nella spontaneità, nell’apparente casualità delle bancarelle e nel ripetersi della tradizione i suoi punti di forza. I visitatori sanno

che, all’ombra della basilica, troveranno quasi sempre un migliaio di ambulanti, gli animali in mostra, gli spettacoli viaggianti e l’esposizione delle macchine agricole.I giorni della festa e della fiera della Natività di Maria sono tradizionalmente: l’8 settembre la festa, il 9 settembre la fiera e il 10 settembre la conclusione della fiera detta “ferota”. La fiera 2015 si svolgerà da domenica 6 settembre a giovedì 10 settembre. Sabato 5 settembre è riservato alla posa delle bancarelle.


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Attualità

La crisi vista dalle società cuneesi. Un’analisi dei bilanci a tutto campo Sotto esame le società di capitale della provincia Granda, tra fatturati, redditività e indicatori di sofferenza Il Centro Studi di Unioncamere Piemonte, a partire dalle informazioni contenute nella banca dati AIDA del Bureau van Dijk, ha effettuato l’analisi dei bilanci delle società di capitale della provincia di Cuneo. QUALI BILANCI Le elaborazioni sono state compiute aggregando i bilanci di 4.229 società di capitale aventi sede legale in provincia di Cuneo, con disponibilità di bilancio per gli anni 2011, 2012 e 2013, escluse quelle con bilancio consolidato. Le performance economico-finanziarie prese in considerazione sono quelle risultanti dai bilanci depositati nel corso del 2014 per l’annualità 2013, relativamente alle quali è stato operato un confronto sia temporale (il periodo analizzato è il triennio 2011-2013), sia territoriale (le performance cuneesi

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sono collocate nei più ampi contesti regionale e nazionale). FATTURATO In un contesto contraddistinto da un nuovo rallentamento del ciclo economico mondiale, le società di capitale cuneesi facenti parte del campione hanno scontato, nel 2013, una contrazione annua del fatturato del 2,6% (dopo l’incremento del 2,6% realizzato tra il 2011 e il 2012), tendenza in linea a quelle concretizzate a livello regionale (-1,9%) e nazionale (-5,8%). Nonostante la flessione rilevata per il fatturato, si registrano, a livello provinciale, aumenti dei margini (EBITDA ed EBIT), che determinano altresì un aumento dell’utile d’esercizio delle società in esame rispetto al 2012. REDDITIVITà L’aggregato delle società di capitale cuneesi mostra nel complesso


Attualità buone performance in termini di redditività. Nel 2013, infatti, il rapporto tra l’EBITDA e il fatturato delle vendite si attesta su un valore positivo (7,29%), di poco superiore rispetto al biennio precedente, e più elevato rispetto al valore dell’indice calcolato per le società di capitale piemontesi (6,16%) e italiane (7,05%). Nel triennio 2011-2013 l’aggregato delle società di capitale della provincia di Cuneo è stato, inoltre, in grado di trasformare i ricavi delle vendite in utili, come dimostrato dal valore sempre positivo dell’indice ROE, nel 2013 pari al 2,47%. Il valore dell’indice appare, anche in questo caso, più elevato rispetto a quelli conseguiti dal campione nazionale (1,00%) e in controtendenza rispetto al corrispondente piemontese (-1,74%). La redditività del capitale investito, ovvero il ROA, registra nell’arco temporale considerato una dinamica contrastante: nel 2013 il rendimento percentuale conseguito dagli investimenti aziendali risulta pari al 3,18%, valore superiore a quello del 2012, ma inferiore a quello del 2011, collocandosi, tuttavia, su livelli più elevati rispetto ai corrispettivi valori dell’indice regionale (1,08%) e nazionale (2,00%). ANALISI DETTAGLIATA «L’analisi rappresenta con grande cura gli andamenti dell’economia della provincia di Cuneo, nei suoi punti di forza come nei suoi punti deboli – ha dichiarato

Nicola Gaiero, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili della provincia di Cuneo. Una ricerca utile a tutti gli operatori di tutti i settori che voglio conoscere, con dovizia di particolari, le caratteristiche dell’imprenditoria locale. L’analisi dimostra con quanta cura e passione gli imprenditori della provincia di Cuneo investano e operino nelle proprie aziende (uno per tutti l’incidenza degli oneri finanziari sul fatturato, metà rispetto al dato nazionale). Leggendo fra i numeri si comprende il rilevante sforzo degli imprenditori del Cuneese in un momento estremamente difficile. Si percepisce immediatamente come le aziende locali contribuiscano oltre la media al prelievo fiscale». PERFORMANCE Per quanto riguarda la performance finanziaria e patrimoniale, gli indicatori illustrano una situazione provinciale caratterizzata da un equilibrio finanziario critico, ma da un buon livello di solidità patrimoniale, un basso indebitamento rispetto al patrimonio netto e un’incidenza del costo dell’indebitamento finanziario sul volume d’affari che colloca l’aggregato in una condizione ampiamente favorevole. LIQUIDITà Nel 2013, infatti, l’indice di liquidità immediata, che misura complessivamente la capacità delle aziende di far fronte agli impegni a breve attraverso l’utilizzo del capitale

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(0,36), a testimonianza di situazioni di piena sostenibilità del debito nel medio-lungo periodo. IMMOBILIZZAZIONI L’indice di copertura delle immobilizzazioni denota una buona capacità di coprire correttamente le rispettive immobilizzazioni da parte delle aziende cuneesi (1,12) e in minor misura da parte di quelle italiane (1,06), mentre il campione piemontese presenta un valore dell’indice al limite della criticità (0,95).

circolante (escluso il magazzino) risulta, pari a 0,59, segnalando una situazione di squilibrio finanziario critica, in linea con il biennio 20112012. La situazione appare critica anche a livello piemontese (valore dell’indice pari a 0,73), mentre a livello italiano si registra un indice di liquidità sufficiente (0,90).

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PATRIMONIO Dal punto di vista patrimoniale, il livello d’indebitamento rispetto al patrimonio netto del campione cuneese appare notevolmente contenuto (Debt/Equity ratio pari allo 0,37), analogamente a quanto si rileva per gli aggregati delle società di capitale piemontesi (0,39) e italiane

INDEBITAMENTO L’incidenza del costo dell’indebitamento finanziario sul volume d’affari, molto contenuta per il campione cuneese (0,98%), risulta più elevata, e superiore alla soglia limite del 2%, per l’insieme delle società di capitale piemontesi (2,63%), mentre si colloca su un livello sostenibile per quelle italiane (1,87%).


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Attualità

Rimborsi assicurativi, mancano all’appello 126 milioni di euro

Nell’incontro con i vertici della Cia di Cuneo, il viceministro alle Politiche agricole, Andrea Olivero, ha fatto il punto sui fondi del cofinanziamento nazionale «Durante l’incontro di sabato 4 luglio con il viceministro alle Politiche agricole, sen. Andrea Olivero, svoltosi presso la Cia di Cuneo - informa il direttore provinciale della Cia Igor Varrone - è emerso che ballano 126 milioni di euro tra la disponibilità finanziaria e il fabbisogno di spesa per il contributo ai rimborsi assicurativi agli agricoltori colpiti da eventi calamitosi nel 2014. La spesa ammessa a contributo è di 336,8 milioni di euro, e di questi la quota massima di contributo erogabile del 65%, ovvero 219 milioni di euro. La disponibilità però al momento è di 93 milioni di euro, divisi fra i 70 dell’Unione

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Europea e i 23 del cofinanziamento nazionale». A questo punto tocca al ministero delle Politiche agricole farsi carico dell’onere di reperire le risorse adeguate, ovvero quei 126 milioni di differenza per garantire il rimborso fino al 65%. NUOVO APPORTO Il viceministro Olivero è stato chiaro ed il suo intervento è stato molto apprezzato dai frutticoltori presenti nella sede della Cia di Cuneo. «Relativamente all’aspetto assicurativo - ha dichiarato il sen. Olivero – gli avvenimenti calamitosi che

ormai si ripetono annualmente e, sempre più pesantemente, colpiscono il settore agricolo causando danni serissimi alle colture, quelle frutticole in particolare, richiedono misure che non possono essere di solo tamponamento. Se da una parte c’è l’esigenza di un coinvolgimento diretto nella spesa assicurativa, come sta avvenendo, degli agricoltori, dall’altra l’impennata degli eventi eccezionali richiede un apporto nuovo, di cui ho già parlato e ne riparlerò con il ministro Martina, per una possibile integrazione delle spettanze relativamente a quanto avvenuto per i rimborsi 2014».


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Attualità

Psr, il Piemonte rischia di perdere i fondi europei

Alla Regione Piemonte rimangono ancora da spendere quasi 60 milioni di euro già assegnati dall’Europa per il Piano di sviluppo rurale 2007-2013, una cifra che rischia di andare persa se non troverà collocazione entro il 31 dicembre di quest’anno. ALLARME ROSSO L’allarme, lanciato a fine luglio dal quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”, è stato ripreso dalla presidente del gruppo Lega Nord in Consiglio regionale del Piemonte, Gianna

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Gancia, che ne ha chiesto conto in un’interrogazione all’assessore all’Agricoltura, Giorgio Ferrero: «Il Piemonte è l’unica delle Regioni del Nord – ha attaccato Gianna Gancia – con ritardi così consistenti nell’impiego dei fondi europei per l’agricoltura. In Lombardia e Veneto al momento restano inutilizzate poco più del 5 per cento delle risorse assegnate, in Piemonte siamo ad oltre il 14 per cento…». NESSUNA CERTEZZA Citando il ministro delle

Politiche agricole, Maurizio Martina, secondo cui “è inaccettabile sprecare risorse che sono destinate a far crescere l’agricoltura e che invece rischiano di andare perse”, Gianna Gancia si è preoccupata nell’interrogazione anche del nuovo Programma di sviluppo rurale, sul quale non esistono certezze né sui tempi di messa in opera, né, in particolare, sull’“insediamento giovani” e sulla tipologia dei fondi previsti. CONTROMOSSE Nel merito dei dati, l’assessore Ferrero ha precisato che “al 20 luglio risultano ancora da pagare 56,9 milioni di euro di quota FEASR, pari al 12,9% della dotazione complessiva per l’intero periodo 20072013”. Una percentuale di avanzamento, rileva l’assessore, “in linea con la media delle Regioni italiane più sviluppate”.

«Al fine di evitare il disimpegno automatico dei fondi – osserva l’assessore -, il 3 giugno 2015 è stata notificata alla Commissione europea una richiesta di modifica del piano di finanziamento del PSR, approvata dal Comitato di sorveglianza, concernente lo spostamento di risorse da misure con minore capacità di spesa principalmente verso le misure 111 - Azioni nel campo della formazione professionale e dell’informazione (6,1 milioni di euro) e 214 - Pagamenti agroambientali (7,7 milioni di euro)». RIDURRE IL RISCHIO Dette variazioni del piano di finanziamento e la prosecuzione delle attività amministrative della Regione, degli organismi delegati e dell’Arpea, secondo Ferrero “dovrebbero consentire di ridurre il rischio di disimpegno automatico dei fondi”,


Attualità fermo restando che “l’erogazione degli anticipi a valere sulla misura 214 potrà essere disposta soltanto dopo il 15 ottobre 2015 in virtù del regolamento della Commissione”. NUOVO PSR Quanto al nuovo Psr 20142020, il negoziato sulla nuova proposta informale prodotta dalla Regione il 16 luglio proseguirà nei mesi di agosto e settembre in vista di una approvazione formale del Psr nell’autunno 2015. «La nuova proposta di Psr – rileva Ferrero - include l’attivazione della sottomisura “Aiuti all’avviamento di attività imprenditoriali per i giovani agricoltori” che prevede l’erogazione di aiuti ai giovani agricoltori per l’avviamento di imprese, l’insediamento iniziale e

Gianna Gancia rilancia in Consiglio regionale l’allarme del quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”: «Siamo la Regione più in ritardo al Nord». E l’assessore all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, spiega come sta correndo ai ripari l’adeguamento strutturale delle aziende nella fase successiva all’avviamento, allo scopo di migliorare la competitività delle aziende agricole favorendo il ricambio generazionale mediante l’insediamento iniziale dei giovani agricoltori». SOSTEGNO AI GIOVANI Il livello previsto del sostegno è il seguente:

A) Domanda per insediamento di un solo giovane: 35.000 euro, con le seguenti eventuali maggiorazioni: − 10.000 euro se l’insediamento non avviene tramite subentro in ambito famigliare; − 10.000 euro se l’ insediamento avviene in zona di montagna. B) Domanda per insedia-

mento congiunto di due giovani: 30.000 euro per ciascun giovane, con le seguenti maggiorazioni per ciascun giovane: − 7.000 euro se l’insediamento non avviene tramite subentro in ambito famigliare; − 7.000 euro se l’ insediamento avviene in zona di montagna. C) Domanda per insediamento congiunto di tre o più giovani: 25.000,00 euro per ciascun giovane, con le seguenti maggiorazioni per ciascun giovane: − 5.000 euro se l’insediamento non avviene tramite subentro in ambito famigliare; − 5.000 euro se l’ insediamento avviene in zona di montagna e con un totale massimo di 150.000 euro tra tutti i giovani insedianti.

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Ortofrutticoltura

Baby kiwi “Nergi”, al via la 2a stagione Appuntamento il 29 agosto a Carmagnola per l’esordio del nuovo “superfrutto” piemontese sul mercato nazionale Dal 25 agosto fino agli inizi di novembre, si aprirà la seconda stagione italiana del baby-kiwi Nergi®, che vede l’esordio ufficiale sulle maggiori insegne nazionali del “superfrutto” piemontese, rilanciando l’immagine di un’agricoltura di nuova generazione, promossa a livello comunitario dal “Club Nergi®” grazie alla partnership tra la società francese Sofruileg (titolare del marchio Nergi®), l’Orga-

nizzazione di produttori Ortofruit Italia (l’operatore italiano esclusivista del diritto di commercializzazione in ambito nazionale), Primland e FruitWorld (gli operatori rispettivamente incaricati della commercializzazione su Francia e Paesi Bassi). KIWIBERRY “Nergi” - identificativo del kiwiberry, o “baby-kiwi” (Actinidia arguta) – è stato così battezzato per evidenziare l’assonanza con il termine “energia” (energy in inglese), che enfatizza l’eccezionalità nutrizionale del prodotto, ricco di vitamine, minerali e antiossidanti, motivo per cui andrà a completare la gamma dei piccoli frutti e sarà affiancato all’esposizione di lamponi, mirtilli, more e ribes. Simbolo perfetto di una frutticoltura che “cambia

pelle”, passando simbolicamente dal kiwi classico che si sbuccia, al kiwiberry, che si mangia con la buccia e si presenta naturalmente dolce, gustoso, pratico multivitaminico ed energetico. A CARMAGNOLA Tra i vari appuntamenti promozionali previsti per la stagione 2015, Nergi® andrà in scena sabato 29 agosto, in occasione della 66° Sagra nazionale del Peperone di Carmagnola - all’interno del “Salone Peperò” curato da Paolo Massobrio - come protagonista insieme al peperone di “NergiPepper: una sfida italiana in cucina”, un’avvincente competizione serale tra alcuni food blogger selezionati a livello italiano nell’ambito del progetto nazionale “Qui da Noi” di FedagriConfcooperative.

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Fiere

ll grano in festa Sagra d’estate a Fossano

La grande tavolata alla rassegna del Catac

Ha riscosso un grande successo la Sagra d’Estate del Catac di Fossano che quest’anno è stata anticipata a domenica 21 giugno. Il Catac di Fossano (Centro di Assistenza Tecnica) è uno tra i pochi Catac “sopravvissuti” quando la Regione ha smesso di finanziare questi organismi, nati per fornire assistenza tecnica alle aziende agricole. Il gruppo fossanese ha deciso di proseguire l’attività autofinanziandosi. Un’operazione semplice; occorre svolgere un’attività davvero funzionale all’azienda agricola perché questa accetti di pagare il servizio. Ciò che ha consentito al Catac di Fossano di crescere è stato il fatto che i progetti non sono mai caduti dall’alto ma hanno sempre risposto alle necessità delle aziende

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agricole della zona. Il Consiglio direttivo, formato da agricoltori, fin da subito, mettendo da parte i propri interessi particolari e puntando su iniziative in grado di dare maggior valore ai prodotti e di far ottenere il massimo reddito alle aziende dei soci, ha tentato di trovare risposte adeguate alle domande di mercato. Con il passare degli anni i soci sono aumentati fino a raggiungere le attuali 600 aziende non solo dal Fossanese ma anche del Saviglianese e dal Braidese. Il Catac di Fossano, quest’anno si è nuovamente distinto portando in piazza Dompè a Fossano la manifestazione dedicata al grano che è uno dei principali protagonisti dei contratti proposti dallo stesso.

Sulla piazza fossanese sono stati esposti macchinari agricoli d’epoca ed attuali per: lavorazione e preparazione della terra, semina, mietitura e trasporto del grano. Tra gli espositori che hanno partecipato si ricorda: l’Azienda Agricola Ambrogio F.lli di Fossano, Berardo Giovanni Battista, Busso e Galesio S.n.c., 3 M di Dalmasso Franco, Gerbaudo Giuseppe, Azienda Agricola Mana F.lli di Trinità, Manassero Beppangelo, Mondino Giorgio, EMMETI Srl – Modino Trattori, Panero F.lli di Trinità, Panero Giuseppe, Officina Meccanica Perona F.lli, Pettiti Elio, Pirra Domenico, Gruppo Racca Srl, Randazzo Gianni e Giuseppe, Taricco Antonio e Vaira Gianpaolo. Nello stand è stato realizzato un campo sperimentale artificiale in


Fiere cui sono state presentate tutte le varietà rientranti nel progetto di ricerca “Special Wheat” realizzato grazie al fondamentale contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo ed alla collaborazione del Consorzio Agrario delle Province del Nordovest, dell’università di Torino “Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA)” e delle aziende agricole ospitanti Abrate Silvio di Savigliano ed Abrate Aldo di Fossano. Le varietà presenti erano quelle “Speciali” biscottiere, ad alto glutine, di forza, hard white, pigmentate e waxy e quelle utilizzate negli ormai affermati contratti di filiera diffusi su tutto il territorio provinciale ovvero le varietà del grano “Qualità” Bologna, Graindor ed Ovalo, le varietà del grano “Progetto glutine” Calabro, Jaguar, Excelsior e Musik e le varietà del grano da seme Ambrogio ed Hekto. Nello stand sono state esposte le foto d’epoca delle famiglie Panero di Bra “Bernardun” ed Ambrogio di

San Lorenzo di Fossano, il molino da laboratorio del molino Gabutti di Carrù, tutta l’attività CATAC ed i vari contratti stipulati. Durante la giornata erano inoltre presenti l’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari – Delegazione di Fossano con la “Grisulandia” per i bambini e l’Associazione fossanese “L’arte degli antichi mestieri” che ha intrattenuto i visitatori con dimostrazione di lavorazioni manuali. Nella sala comunale Brout e Bon, i collezionisti Castagno hanno esposto una ricca documentazione della realtà contadina di inizio 900. Interesse e curiosità anche per il progetto “Gente di frazione” che era diviso tra mostra fotografica e video proiettato riportante alcuni flash dei video realizzati in questi primi mesi di attività. La giornata è terminata con la cena a cui hanno partecipato oltre 600 commensali che hanno potuto gustare la carne alla brace degli “Amici dei Boschetti” e i prodotti

locali forniti dalla Bottega fossanese “Localmente”. Prima di dare il via alla cena come di consueto il presidente Raffaele Tortalla, ha invitato il sindaco Davide Sordella (presente con l’assessore alle frazioni Cristina Ballario, l’assessore ai Lavori pubblici Enrico Castellano e il consigliere delegato all’Agricoltura Mario Barale) a premiare con il titolo di “Fomna Special” la sig.ra LUDOVICA BERTAINA vedova GALLO (classe 1930) che vive a Gerbo di Fossano e di “Galantòm” il sig. GIUSEPPE DANIELE (classe 1929) che vive in frazione San Vittore di Fossano. La Sagra continua negli anni ad essere un evento importante, soprattutto perché è un momento di promozione del territorio e del lavoro di ogni giorno delle imprese agricole. Il grande successo riscosso dalla manifestazione “Il grano in festa – XVI° Sagra d’estate” è un segnale importante che il territorio da alla realtà agricola locale.

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Roero, una terra facile da amare Si chiama Roero ed è un lembo di Piemonte in Provincia di Cuneo situato tra le Langhe, il Monferrato e la provincia di Torino. E’ qui, su questa terra Sabauda che vorrei, sia pure virtualmente, portarvi in questo viaggio. Nel corso delle tante puntate televisive del mio programma Agrisapori abbiamo spesso decantato i frutti e le bellezze paesaggistiche e architettoniche di questo anfratto territoriale. Si, perché il Roero è tutto un susseguirsi di vigneti e frutteti, boschi e orti, torri e castelli il tutto straordinariamente incastonato nelle rocche. FASCINO DELLE ROCCHE Le rocche sono di fatto l’elemento fondamentale di questo paesaggio, un fenomeno geologico di erosione che ha origine nella notte dei tempi, e che continua ancora oggi in-

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fluenzando la vita dell’uomo. Circa 250.000 anni fa il fiume Tanaro per opera dell’erosione di un altro fiume subì una deviazione del suo corso. L’evento, definito dagli studiosi Cattura del Tanaro, provocò una serie di sconvolgimenti considerevoli nelle vallate di scorrimento. I corsi d’acqua del Roero cominciarono ad arretrare verso la nuova valle del Tanaro, creando forre profonde e pittoreschi calanchi sui terreni sabbiosi dell’Astiano. Il fenomeno millenario modellò così un ambiente, visibile ancora oggi, contrassegnato da splendide colline che si alternano a voragini profonde che possono raggiungere alcune centinaia di metri di dislivello. E’ pertanto facile imbattersi, grazie alle pareti sabbiose, in guglie bellissime e splendidi anfiteatri naturali. Tutto questo rende l’ecosistema delle Rocche molto

delicato, sono infatti diversi i microclimi che coesistono in pochi metri di differenza di altitudine. Si passa dal secco delle creste sulle alture, all’umido degli ambienti posti in fondo ai burroni. Le terre sabbiose poi, testimoniano un passato remoto marino, motivo per cui non è così difficile trovare incastrate tra le pareti del terreno varie tipologie di fossili. NOBILE PASSATO Attualmente sono poco più di venti i comuni del Roero, e ovunque registriamo la presenza di un castello o di una torre, come rimanenza di un antico maniero o come un valido punto strategico per l’avvistamento. E’ la conferma di un nobile passato recente sapientemente miscelato con il lavoro contadino. Nelle vicinanze di Bra, la città roerina più grande, possiamo viaggiare attraversando la valle degli orti.


Qui la produzione agricola propone ortaggi di prima scelta e le tante serre, osservate dalle colline adiacenti, sembrano all’occhio umano richiamare il mare di un tempo. Le serre appaiono come una dolce distesa di acqua. FRUTTI PRELIBATI I grandi castagni secolari abitano parte del territorio e la produzione di castagne si conferma di ottima qualità. Ci sono poi i noccioleti

con la famosa nocciola del Piemonte, e i frutteti con le rinomate pesche oppure con le pere autoctone della Madernassa. E’ una pera straordinaria in cottura ma, in tutta sincerità, io l’apprezzo molto anche cruda: solida, compatta, dalla dolcezza equilibrata. Anche la produzione delle fragole è stata per decenni fonte di redito per il comparto agricolo e ancora oggi sono molte le famiglie contadine che continuano a produrle.

IL VINO BUONO Viaggiando si arriva così al vino e quello buono qui non manca di certo. Provo sempre un grande piacere nel vedere una presenza sempre più evidente nei ristoranti e nelle enoteche d’Italia dell’Arneis, il bianco del Roero per eccellenza, e la cosa interessante è che si trovano quasi tutte le etichette, a conferma di un’alta media qualitativa del prodotto; così come il grande rosso: il “Roero” che, a mio modesto parere,

in certe sue espressioni nulla ha da invidiare ai più prestigiosi Barolo e Barbaresco, evidenziando quella straordinaria versatilità che il vitigno Nebbiolo può esprimere a seconda del territorio. Poi ci sono la Barbera, la Favorita, vini che assumono differenti sfumature dovute alle diverse esposizioni delle vigne: quelle vigne affascinanti, che rendono questa terra, uno dei siti più belli di tutta la regione Piemonte.

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Radici

I viaggi del Salce tra le Langhe e il Monferrato, alla scoperta di antiche rocche, sapori, masche e crutin CRUTIN Percorrendo le strade che portano da una collina all’altra e andando a trovare i produttori di vino, si può avere la fortuna di visitare un Crutin. E’ il termine dialettale che contraddistingue le vecchie cantine scavate nelle rocche. Inutile dire che oltre ad essere meravigliose sono un inconfutabile documento del passato quando, oltre al vino, venivano stivati all’interno gli alimenti per il loro mantenimento ed erano il luogo ideale per le veglie serali. Uno dei Crutin più belli lo trovate nel Comune di Montaldo Roero, piccolo paese famoso per il suo rinomato Presepe Vivente e per la borgata chiamata “i Martini” dove l’aria è pura e genuina e le case sono circondate da castagneti secolari e generosi noccioleti: un vero paradiso terrestre dove la vita scorre

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piacevolmente con il canto della natura incontaminata. Viverci è un privilegio per pochi. CIABOT Ma c’è un altro elemento tipico del mondo del vino di questa terra. Se avrete infatti l’occasione di passeggiare tra i filari di questi bricchi, non sarà difficile imbattervi in qualche classico Ciabòt (tipica costruzione in muratura destinata al ricovero degli attrezzi e non solo…) e, se vi verrà da pensare che ognuna di queste strutture abbia una storia da raccontarvi in sordina, sappiate già da ora che non vi sbagliate. Negli ultimi anni molti Ciabòt sono stati ristrutturati e rivalutati alcuni solo come pura espressione di architettura rurale, altri sono diventati sale di degustazione e in un caso parte integrante di un complesso per la ricezione turistica


con all’interno due stanze da letto. La gente del Roero, quella autoctona può apparire, a chi viene da fuori, un pochino testona, fredda, chiusa e diffidente, piemontesi classici in poche parole, ma quando entri nei loro cuori ti accorgi subito di come l’apparenza possa ingannare. Sono persone vere, oneste e affidabili, figli di generazioni che hanno sempre lavorato sodo: sacrifici e sofferenza, lavoro e rinunce. DONNE O STREGHE? In realtà tutta la storia del Roero è una storia antica, fatta di famiglie nobili e di tanti anonimi contadini, ricca di leggende e di Masche. Già, le Masche. Se ne parla da secoli, probabilmente dalla fine del 1400: le Masche sono Donne o Streghe? Le tradizioni narrano di donne che vivono da sole, lontano dal paese, spesso in cascine isolate circondate da fitti boschi. La vedovanza riecheggia sovente e la povertà in conseguenza al triste evento. Mendicano, sono aggressive o forse spaventano solo con le loro trasformazioni, di sicuro sono premonitrici di sventura e non te le levi di dosso: sono loro a decidere di andarsene. Sulle Masche la fantasia popolare non ha limiti ed bello ascoltare alla sera di fronte al camino, al fianco della stufa, o meglio ancora in un Crutin gli anziani che raccontano le storie udite sin dalla loro infanzia. D’altronde anche queste storie sono Roero.

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Attualità

Quando produrre birra diventa un’attività agricola Nelle attività connesse la legge ammette l’acquisto di prodotti agricoli da terzi per ampliare la gamma dei beni trasformati dall’azienda. Sono, tuttavia, necessarie tre condizioni: che sia rispettata la prevalenza dei prodotti propri rispetto a quelli acquistati, che i beni acquistati siano riconducibili allo stesso comparto produttivo in cui opera l’imprenditore agricolo (allevamento, ortofrutta, viticoltura, floricoltura, cerealicoltura ecc.) ed, infine, che i prodotti acquistati subiscano una manipolazione e/o trasformazione. TRASFORMAZIONE La circolare del 15 novembre 2004 n° 44 E “Norme in materia di attività agricole” relativamente alla questione della “trasformazione” precisa che in questo

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caso i beni ottenuti da prodotti agricoli acquistati da terzi devono rientrare nella tipologia di appartenenza dei beni ottenuti dalla trasformazione dei prodotti

propri. Il mancato verificarsi di tali condizioni, determina l’impossibilità delle agevolazioni previste dal Testo Unico sulle Imposte dirette che, infatti, recita: “Occorre tuttavia precisare che, qualora i beni ottenuti dalla trasformazione di prodotti agricoli acquistati da terzi non rientrino nella tipologia di appartenenza dei beni ottenuti dalla trasformazione dei prodotti propri, viene a mancare il presupposto di accessorietà e strumentalità rispetto all’attività agricola principale, con la conseguenza che i relativi redditi non rientrano nel campo di applicazione degli articoli 32 e 56-bis del TUIR”. ATTIVITà CONNESSA Pertanto, la produzione di birra per essere considerata “attività connessa” deve derivare anche dalla trasformazione dell’orzo da birra (distico) prodotto dal medesimo agricoltore. Inoltre, deve


consegnare l’orzo (proprio e acquistato) al maltificio (questa fase viene fatta da ditte specializzate) che restituirà il malto per produrre la birra. LAVORAZIONE La maltificazione è il processo di germinazione dei cereali necessari alla produzione della birra (orzo o altri) e che si svolge in tre fasi, che aiutano a liberare gli amidi dal cereale. In primo luogo, durante la macerazione, il cereale viene inserito in una vasca con acqua e lasciato a bagno per circa 40 ore. Durante la germinazione, il grano viene posto sul pavimento della stanza di germinazione per circa 5 giorni. L’obiettivo della germinazione è quello di consentire agli amidi del cereale di frazionarsi in piccoli

Sul piano fiscale, si tratta di “attività connessa” quando l’orzo (distico) viene prodotto dallo stesso agricoltore

segmenti. Quando questa fase è completa, il cereale viene indicato come malto verde. La parte finale del malto è la torrefazione. Qui, il malto verde passa ad una temperatura molto alta in un forno di essiccazione. La variazione di temperatura è

graduale in modo da non disturbare o danneggiare gli enzimi contenuti nel cereale. Quando la torrefazione è completa, il malto passa al filtraggio. Il successivo processo è la macinazione. Questo processo provvede alla riduzione in polvere dei pezzetti di cereale che stanno per essere utilizzati nel processo di birrificazione. La macinazione del cereale rende più facile l’assorbimento dell’acqua che si mescola con gli zuccheri estratti dal malto. La macinazione può anche influenzare le caratteristiche finali della birra. Una o più fasi, ma non tutte, della produzione della birra (processo produttivo) può essere commissionata a terzi (“esternalizzata”).

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Ortofrutticoltura

Protocollo d’intesa ad Alba per cinquemila ettari di noccioleto Il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, il direttore operations di Ferrero international Nunzio Pulvirenti e il presidente di Ismea Ezio Castiglione hanno firmato ad Alba un protocollo di intesa sullo sviluppo della coltivazione della nocciola piemontese. CINQUEMILA ETTARI Il protocollo prevede che ciascuna parte per la sua competenza si impegni a favorire l’impianto di 5

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mila ettari di nuovi noccioleti tenendo conto dell’intera filiera, dalla messa a dimora delle piante fino al finanziamento degli impianti. La Regione opererà attraverso le apposite misure del PSR; Ismea attraverso il credito agevolato e la consulenza; Ferrero sul piano tecnico, sulla base della esperienza acquisita in tutto il mondo nella coltivazione della nocciola, e nell’acquisto del prodotto. A settembre partirà un

gruppo di lavoro per la realizzazione del progetto. L’intesa non prevede accordi commerciali, che dovranno essere assunti in seguito autonomamente dalle parti, tra i coltivatori con le loro organizzazioni e la Ferrero. IL METODO Intervenendo nel corso dell’incontro, il presidente Chiamparino ha parlato di una “operazione innovativa, un metodo che si può estendere ad altri com-

parti. Abbiamo deciso di firmare questo protocollo proprio ad Alba per rendere omaggio alla città dove la Ferrero è nata. Considero Alba un punto di riferimento per il Piemonte, un modello di economia comunitaria che riesce a tenere insieme la presenza di una delle prime multinazionali italiane con un territorio diversificato dal punto di vista industriale e a grande attrattiva turistica: è una specializzazione nella quale deve cimentar-


si la nostra regione. Infine, è importante ricordare che con questo accordo si rilancia la coltivazione delle nocciole in zone con una vocazione agricola più marginale: il protocollo è quindi anche un modello del modo in cui vogliamo utilizzare i fondi europei per sostenere e rilanciare lo sviluppo aziendale ed economico di tutte le realtà produttive del nostro territorio”. FILIERA VIRTUOSA L’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero ha sottolineato quanto rappresenti per il Piemonte la coltivazione della nocciola: «Un comparto che ha una collocazione importante nell’agroalimentare piemontese, con una superficie coltivata di oltre 15 mila ettari e più di 8 mila imprese impegna-

Regione Piemonte, Ferrero International e Ismea hanno siglato un accordo per lo sviluppo della coltivazione della nocciola piemontese te. L’intesa si occupa di tutta la filiera, gli accordi commerciali li lasciamo naturalmente alle parti. Ma è di grande importanza la scelta della Ferrero di voler radicarsi ancora di più in Piemonte e l’impegno economico e tecnico della Regione Piemonte e di Ismea». ALBA CAPITALE Nunzio Pulvirenti, direttore operations di Ferrero

international, ha voluto ricordare che “qui ad Alba siamo nati, qui siamo cresciuti e da qui siamo andati in tutto il mondo avendo come base della nostra attività la nocciola. Con grande gioia faccio qui questo discorso, pronti ad essere la punta avanzata di quanto stiamo facendo in tutto il mondo, fornendo un supporto non solo commerciale, ma anche tecnico”.

STRUMENTI FINANZIARI “Esprimo piena soddisfazione – ha dichiarato il presidente Ismea Ezio Castiglione - per il coinvolgimento del Piemonte in un progetto ambizioso che fa leva sull’interprofessione e sull’innovazione, due elementi strategici per la modernizzazione del settore agricolo italiano. Ismea mette a disposizione il suo know how nelle azioni di carattere tecnicoeconomico e provvederà a declinare, in funzione delle finalità del progetto e in coerenza con i PSR regionali, il set di strumenti finanziari che gestisce come le agevolazioni per i giovani imprenditori agricoli, le garanzie per l’accesso al credito e le partecipazioni nel capitale di rischio”.

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Ortofrutticoltura

Frutta estiva di qualità La Granda spera nei consumi Buoni riscontri dai frutteti, anche se è presto per i bilanci. Cresce la richiesta, dopo anni di calo. In evidenza i piccoli frutti Nonostante una primavera che ha riservato alla Granda molti temporali, spesso anche violenti e associati a grandinate, la frutta estiva è di qualità. I piccoli frutti, come mirtilli e lamponi, ad esempio, sono particolarmente ricercati perché incontrano sempre più il gusto dei consumatori, italiani e non solo. PICCOLI FRUTTI «L’inizio della stagione frutticola è stato senza dubbio positivo - commenta Alberto Giordano, presidente sezione ortofrutticola di Confagricoltura Cuneo -. C’è molto interesse, infatti, da parte del mercato nei confronti dei piccoli frutti, sempre più richiesti anche all’estero, così come buona è la risposta del mercato alle nostre susine di varietà ramassin».

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OTTIMA QUALITà Le grandinate e i forti temporali hanno causato qualche danno su alcune varietà di albicocche, ma dopo un primo momento di esitazione, anche questa tipologia di frutto sta riservando buone soddisfazioni ai frutticoltori cuneesi: «La qualità è ottima – afferma ancora Giordano – e come già avvenuto lo scorso anno, il mercato mostra particolare interesse soprattutto per le varietà più tardive. Auspichiamo che i segnali fin qui incoraggianti si registrino anche sulla campagna delle pesche e nettarine, aiutando il comparto a riprendere quota dopo un 2014 a dir poco difficile. Tracciare un bilancio è prematuro, tuttavia il caldo ha positivamente influito sui frutti, che si prospettano di assoluta qualità.

Ci auguriamo che la richiesta da parte del mercato e il consumo di frutta fresca aumentino, complici anche l’afa e il calore, favorendo così la risalita dei prezzi riconosciuti ai produttori». IL BORSINO DEI CONSUMI Quest’anno, dopo oltre un decennio di calo, i consumi di frutta in Italia sembrano leggermente risalire, con un incremento stimato del 5% rispetto all’anno scorso. Ma siamo ancora molto lontani dai consumi del 2000. In generale, infatti, tra il 2000 e il 2014 gli acquisti pro capite di frutta e ortaggi freschi sono scesi nel nostro Paese tra il 12 e il 15%. A questo si aggiunge una non adeguata redditività del comparto, con prezzi che sovente faticano a coprire i costi sostenuti.


Attualità

Enrico Allasia, neo presidente Confagricoltura Cuneo Imprenditore agricolo di Cavallermaggiore, sostituisce Oreste Massimino

Enrico Allasia

Enrico Allasia, 45 anni, imprenditore agricolo di Cavallermaggiore è il nuovo presidente di Confagricoltura Cuneo. Già vice presidente dell’associazione agricola provinciale nel precedente mandato, è presidente della sezione Risorse boschive di Confagricoltura Piemonte, consigliere

nazionale dell’Associazione pioppicoltori e membro della Commissione nazionale del pioppo. Sostituisce alla guida dell’organizzazione Oreste Massimino ed è stato nominato dal Consiglio al termine dell’assemblea annuale che si è svolta sabato 11 luglio a “La Storta Resort” di Genola. Rinnovato anche il Consiglio direttivo. Enrico Allasia, perito agrario, sposato e con due figlie, conduce insieme al fratello e ai cugini l’azienda “Allasia Plant”, impresa vivaistica forestale di riferimento a livello nazionale, con sede a Cavallermaggiore, che negli ultimi anni ha diversificato nelle energie rinnovabili (biomasse).

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Formazione di Luca Ternavasio

Quel concime che ci ha fatto maturare

La quinta ITA della Scuola Salesiana di Lombriasco, con studenti e docenti...mimetizzati

Sono oramai trascorsi cinque anni dal nostro “ingresso” a Lombriasco. Si potrebbero riempire pagine e pagine descrivendo ogni singolo aspetto, ogni singola emozione, ogni singola persona che ci ha aiutato ed incoraggiato, oppure affogare i ricordi in un inutile stato di insipida malinconia. E invece no, ci spiace. Oggi, noi V ITA, siamo qui a testimoniare, come non mai, quanto ci sia stato dato in questo Istituto, quante lezioni di vita e quanto affetto è stato sparso tra i banchi, a mo’ di concime, tanto per rimanere in tema. Un concentrato unico, difficile da preparare

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per i nostri tutori. Sì, avete capito bene: tutori. Non chiamateli professori o insegnati, altrimenti cadreste in un clamoroso errore. Un tutore, senza nulla togliere alle altre figure d’insegnamento, è qualcosa di diverso, difficile da descrivere, che sa trasmettere tutto ciò che un futuro professionista ha bisogno con passione e amore senza far venir meno la tecnica. Ovvio, tutto ciò è stato contornato da rimproveri e incitazioni a “far meglio e di più” poiché noi, futuri Exallievi, avremmo dovuto “far la differenza”, non solo in campo tecnico, ma anche in quello umano, riprendendo uno dei motti di

Don Bosco: “buoni cristiani e onesti cittadini”. Noi, V ITA, non sappiamo ancora se in un futuro prossimo faremo davvero la differenza in un mercato tanto vario ed in continua espansione. Possiamo però affermare in tutta certezza che abbiamo speso, e spenderemo, ogni nostra singola energia in tale direzione, senza mai dimenticarci chi ci è stato a fianco e sopportato, dalla persona del direttore, don Genesio Tarasco, al preside, Marziano Bertino e tutto il collegio d’insegnanti. Oggi, terminate le sessioni dell’esame di Stato, siamo qui a ringraziarvi personalmente, a uno a

L’“arrivederci” alle Scuole salesiane di Lombriasco da parte dei neo diplomati della quinta Ita uno, per tutte le energie che avete investito in noi, credendoci per davvero e accompagnando molti di noi al “cento”, altrettanti al “novanta” ed altri ancora a valutazioni molto elevate e soddisfacenti. Grazie, grazie davvero per la vostra disponibilità e per quel tanto famoso spirito salesiano che avete saputo trasmettere perfettamente e che noi, senza il vostro aiuto, difficilmente avremmo colto. Non è una straziante lettera d’addio, ma un semplice arrivederci; ritorneremo tutti in Casa a Lombriasco, magari un po’ cresciuti e cambiati, in quel luogo tanto speciale e unico da cui tutto ha avuto inizio in un’assolata mattina di settembre. E’ giunta l’ora d’andare, arrivederci Lombriasco.


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I giovani contadini maturano a scuola

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Agenform Consorzio - Istituto Lattiero-Caseario e delle Tecnologie Agroalimentari - 25° Corso di specializzazione post-diploma

I casari del futuro arrivano da Moretta

L’istituto di Agenform è l’unico che organizza sul territorio italiano un corso della durata di 1200 ore ad indirizzo lattiero-caseario Si è concluso ad inizio luglio il 25° corso di specializzazione post-diploma tecnico della trasformazione agroalimentare – lattiero-caseario, organizzato da Agenform presso la sede operativa dell’Istituto lattiero caseario e delle tecnologie agroalimentari di Moretta, edizione che si è svolta nel 25° anniversario di attività formativa. Il corso ha preso avvio il 10 novembre 2014 per una durata di 1200 ore: 720 dedicate all’insegnamento teorico-pratico nella sede di Moretta e le restanti 480 organizzate in stage presso caseifici di azienda agricola, artigianali ed industriali. PROFILO EUROPEO Attualmente AgenformConsorzio è l’unica struttura formativa che organizza sul territorio italiano un corso della durata di 1200

ore ad indirizzo lattierocaseario, utilizzando le risorse messe a disposizione dall’Unione europea e dalle istituzioni nazionali e locali per favorire l’occupazione. Il percorso offre ai giovani una preparazione tecnica, con opportunità di approfondimento di tecnologia lattiero-casearia, chimica, microbiologia, igiene, impiantistica e gestione dell’autocontrollo. Numerose le lavorazioni pratiche in caseificio didattico, che consentono di imparare il mestiere attraverso esperienze produttive, confrontandosi sul campo con tecnici e docenti.

cupazione; per gli altri sono in corso valutazioni e colloqui. I giovani in uscita dalla formazione sono seguiti dall’agenzia, che collabora con le aziende anche per i servizi al lavoro. Tra queste iniziative Garanzia Giovani che, nell’ambito del piano europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile, offre alle persone tra i 15 e i 29 anni l’opportunità di

svolgere un tirocinio con indennità, finalizzato ad un successivo inserimento lavorativo con agevolazioni anche per le imprese. «Con la fiducia che la passione casearia aiuti i giovani a trovare gli strumenti per costruire il proprio percorso professionale e di vita» è l’augurio dei formatori a tutti gli allievi che hanno appena concluso l’esame.

GIOVANI CASARI Sono 15 i futuri casari, provenienti da diverse regioni italiane, che nel 2014/2015 hanno frequentato il percorso con dedizione. Il 50% ha già trovato un’oc-

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Formazione

La gioia di un lavoro che non è fine a se stesso Il saluto di don Genesio Tarasco, che dopo dodici anni lascia la direzione della Scuola di Lombriasco

Genesio Tarasco

“Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare”. Così si introduce Gabriele D’Annunzio nella poesia I Pastori. Anche per noi Salesiani settembre è tempo di cambiamenti di ruoli, di spostamenti di casa, il tutto contenuto in una parola poco usata, ma estremamente efficace: “obbedienza”. Dopo dodici anni di direttorato, lascio la casa di Lombriasco per una nuova destinazione: Vigliano Biellese. Mi attende una missione simile alla precedente, ma del tutto nuova: passo dal mondo agricolo a quello della formazione professionale, in un territorio di tradizione tessile ed industriale. Mi pareva giusto prima di partire, salutare quegli amici, che in questi anni hanno sostenuto il mio lavoro e che mi hanno affiancato nel coltivare uno dei miei interessi principali: formare i giovani per una nuova imprenditoria agricola, cercando di vincolarli al lavoro dei campi, spronandoli ad amare la terra e ciò che in essa si muove, aperti ad ogni innovazione che possa ridurre la fatica dell’uomo e soprattutto interessati ad una cooperazione all’interno di questo settore, per far sì che a nessuno manchi il necessario per una vita dignitosa. Mi sembra che la Scuola di Lombriasco, sia stata finora all’altezza del suo compito, anzi in questo momento si

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sta muovendo in maniera serrata per aprirsi ad orizzonti più ampi, per un lavoro in rete che valichi i confini non solo del Piemonte, ma anche dell’Italia, in una visione europea prima e ancora più vasta in seguito. Il dono che ci ha fatto Papa Francesco della lettera Enciclica “Laudato sii” è provvidenziale in questo momento di ripensamenti e di profonda riflessione sugli investimenti che si debbono fare, di come impiegare le risorse, di come gestire il profitto, di come sfruttare quel bene comune che è la terra, accolta come dono di Dio e messa a disposizione di tutti, perché a ciascuno sia garantito un equo sostentamento. E’ una voce che non deve “gridare nel deserto”, ma che sfruttando il momento favorevole, scuota le coscienze e riporti tutti a quel giuso rapporto che dobbiamo avere con il creato. Cari amici, la gioia di un lavoro che non è fine a se stesso o esercitato per il mero guadagno è il segreto direi “quasi rivoluzionario”, anche se vecchio quanto il mondo, per ritrovare quegli spazi e quei tempi atti a dare alle nostre persone una dimensione umana, che diversamente si rischierebbe di perdere, a ricuperare il valore di quelle relazioni interpersonali che sono la ragione del nostro esistere. Per questo, “essere all’avanguardia”, e per noi di Lombriasco “essere scuola di eccellenza”, comporta lottare per un rinnovato rispetto per la Madre Terra, oggi inquinata, violata, sfruttata in maniera irrazionale; esige la riscoperta di quei valori che danno senso all’innovazione tecnologica, alla ricerca scientifica, alle competenze professionali, senza i quali tutto quanto diventa tecnicismo senz’anima, privando l’uomo di quell’orgoglio

e di quella soddisfazione legittimi, che devono accompagnare i suo lavoro. Mentre ringrazio tutti per la simpatia che mi avete sempre dimostrato e le opportunità che mi avete generosamente offerto, vi consegno queste brevi riflessioni che mi sgorgano spontanee dal cuore, in questo momento particolare della mia vita, perché ovunque ci troviamo possiamo conservare quei legami di reciproca stima ed amicizia, che renderanno certamente piacevole il reincontrarci, il ricordare insieme esperienze vissute, il raccontarci nuove avventure intraprese. Ai giovani, impegnati nell’imprenditoria agricola, lascio una parola di incoraggiamento perché siano determinati nel perseguire i loro ideali, non si lascino scoraggiare dalle difficoltà, abbiano il coraggio di lottare compatti nella difesa degli interessi di categoria, ma senza mai far spazio alle ingiustizie o a riduttivi e talora meschini interessi di parte. Sappiano guardare con fiducia al loro futuro, aperti all’acquisizione di quelle competenze che potranno renderli credibili nel mondo in cui si dovranno muovere. A tutti auguro un gran bene e tanta felicità, senza tralasciare un ricordo nella preghiera perché il Buon Dio benedica la vostra fatica di ogni giorno e dia compimento alle aspirazioni più profonde che portate nel cuore. Anche se mi pare di aver assunto il tono di un Patriarca che si congeda dia suoi figli, vi saluto con tanta simpatia ed affetto, con il proposito di non abbandonare quel mondo agricolo che tanto mi affascina. Sac. Genesio Tarasco


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Seminativi

Quando il grano diventa un bene rifugio Gli effetti della crisi greca sull’andamento dei mercati future con consegna a settembre 2015. Ma le contrattazioni escludono i produttori

In controtendenza al crollo fatto registrare dai mercati finanziari, è la corsa ai beni rifugio che spinge ad un forte aumento dei prezzi di tutte le materie prime agricole, con il prezzo del grano che nei giorni cruciali della crisi greca ha aperto in aumento di quasi il

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15 per cento rispetto alle quotazioni al Chicago Bord of Trade (CBOT), il punto di riferimento mondiale delle commodities agricole. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti della crisi greca sull’andamento dei mercati future

del grano con consegna a settembre 2015. Anche se rimangono ben al di sotto di livelli remunerativi – sottolinea la Coldiretti - si sta verificando a livello internazionale una decisa scossa per le principali produzioni oggetto di contrattazione sui mercati a termine, dal grano tenero al mais. Le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime agricole sono sempre piu’ condizionate dalle situazioni economiche e sociali internazionali sulle quali si innestano facilmente le speculazioni che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino a quelli di grano, mais e soia. Il risultato è una insostenibile instabilità dei prezzi dei prodotti agricoli che dipende sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre piu’ dai movimenti finanziari. Gli andamenti positivi – osserva Coldiretti - non si trasferiscono mai agli agricoltori che invece sono costretti spesso a subire le riduzioni delle quotazioni con compensi del tutto inadeguati.


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Radici di

Aldo Ponso

Al santuario del Laus il profumo del mistero chiesa, che per l’appunto non vede mai fiori; talora seguono i pellegrini anche durante il loro ritorno a casa. UNA TESTIMONIANZA Ma eccone di seguito una toccante testimonianza, colta dal sottoscritto dalla bocca stessa dell’interessata, che ricordiamo come possibile interpretazione, possedeva da ragazza una capretta di nome “Titina”, come quella di nome “Rousseta” della veggente “Benoita”, cui era affezionatissima... Ma sentiamola...

Il mese della Madonna ci porta ad un suo Santuario per un fenomeno strano: i profumi del Santuario del Laus sono una realtà? Eccone una testimonianza di “Madalena Persej” l’autrice del celebre “Birucin” dei malgari. NESSUNA SPIEGAZIONE Da anni gli studiosi si sbizzarriscono nel tentare una soluzione allo strano fenomeno dei profumi misteriosi che di tanto in tanto si fanno sentire al vicino Santuario del Laus. La soluzione scientifica non è

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venuta finora e, difficilmente potrà venire al di fuori della fede nei fatti, ormai approvati anche dall’autorità ecclesiastica, accaduti alcuni secoli or sono. Qui la Madonna è apparsa molte volte a Benedetta Rencurel, preceduta sovente da quegli stessi profumi che negli anni successivi (e tuttora) accadono. Ultimamente ne è uscito anche un testo, molto documentato, di un noto agente di polizia criminale francese... I profumi non guardano in faccia a nessuno: sia buono che cattivo; si fanno sentire improvvisi e anche all’interno della

8 LUGLIO 2014 «Mi chiamo Maddalena Ghibaudo, sono italiana e vivo a Saluzzo (Cuneo), in via della Croce, 15. Ho lavorato per una cinquantina di anni come malgara sui Monti delle Meraviglie in quel di Casterino, con i miei familiari, di cui ora è rimasto un solo fratello. Voglio rendere presente, per quanto possibile, l’esperienza avuta al Santuario del Laus il giorno 8 luglio 2014; località che avevo desiderato tanto raggiungere, anche per ringraziare la Madonna dell’olio della lampada, con cui avevo unto il fratello e la cognata, gravemente ammalati, e che ne avevano tratto grande benefizio. Ho avuto l’occasione di raggiungere il Laus grazie alla gentilezza di alcuni amici.


Ed eccomi alla bella e “profumata” esperienza che vi voglio narrare». ALONE MISTERIOSO «Dopo la santa messa del mattino, verso le 15 del pomeriggio, me ne sto seduta in giardino, quando mi viene improvviso il desiderio di portarmi alla chiesa. Apro la porta centrale: mi sembra vuota, mi fermo un attimo sulla soglia, e parlo con Benedetta di un particolare che ci unisce ambedue: della mia capretta “Titina”, tanto amata dalla mia cara sorella Stefana, ora defunta, e così simile alla sua “Rousseta”. Con questi pensieri faccio alcuni passi in avanti. Improvvisamente, mi investe un profumo intenso, indefinibile, simile a quello delle viole, dei lillà, della lavanda... Quasi grido: “che profumo!” Sulla mia destra si affaccia un prete con la barba, forse un confessore, che esclama: “Che c’è?” Non faccio caso e proseguo lentamente verso l’altar maggiore, mentre quel profumo si affievolisce. Mi inginocchio sulla lastra tombale

La straordinaria testimonianza della malgara Maddalena Ghibaudo, coinvolta l’anno scorso in un’esperienza indimenticabile della veggente. Ed eccomi di nuovo avvolta e con intensità maggiore da quell’alone di profumi. Mi sento come sotto una cappa densa di sentori indistinti e fusi, più delicati dei precedenti, come olezzi, aromi o fragranze di mughetto, muschio e del mio buon fieno appena falciato... Le parole non possono esprimere quello che provo». MESSAGGIO PERSONALE «Il fenomeno dura alcuni minuti, tempo necessario per raccomandare i miei cari ammalati, i miei problemi piccoli e grandi... Mi alzo, fuori di me,

sconvolta verso l’uscita per chiamare gli amici perchè vengano anch’essi, mentre l’alone profumato svanisce, lasciandomi sola col mio pensiero rustico: “Ma io sto perdendo la testa!” Con loro entro nuovamente in chiesa, ma non ritorna nessuna sorpresa: il silenzio che vi regna è ancora maggiore del solito. Però ora, a mente sana, comprendo la tenerezza di Benedetta nei miei riguardi: forse anche perchè a lei non capita spesso di incontrarsi al Laus con un’altra donna, così “pazza” per una capretta, come forse lo era stata lei da ragazzina. E a modo suo, me l’aveva voluto dire». LAUS PER SEMPRE «Durante il mio lavoro sulle montagne dietro alle mandrie, ho avuto modo di far visita a Laghet, la Fenetre, Valmala, Sant’Anna di Vinadio, la Brigue, ma ormai il mio pensiero correrà per sempre al Laus, ove Qualcuno “ a modo suo” mi ha parlato e mi ha rubato il cuore».

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Ottime opportunità per l’agricoltura piemontese grazie al Bambù Gigante OnlyMoso I primi in Europa a realizzare impianti di bambù gigante a scopo commerciale ed industriale. L’Agricoltura negli ultimi vent’anni ha subito continui mutamenti differenziandosi sia per il tipo di colture sia per l’imprenditore stesso, che non è più il semplice contadino di una volta. La maggior parte delle colture tradizionali sono poco remunerative e le spese di gestione e tasse sui terreni pareggiano e spesso rendono negativi i profitti ricavati dalle proprie coltivazioni. Una delle più promettenti colture agricole “alternative” è senz’altro costituita dalla coltivazione del Bambù Gigante OnlyMoso, proposta dal Consorzio Bambù Italia di Cattolica, grazie alla quale potrete trasformare il Vostro terreno in una vera e propria miniera verde, ricavandone germogli e legname pregiato. Il Bambù Gigante OnlyMoso è coltivato in tutto il mondo ed è già presente da anni anche in Italia. È una specie rustica che

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ben si adatta al clima temperato della nostra Penisola e può raggiungere 15-20 mt d’altezza con un diametro di 15 cm, sopportando temperature fino a 25° sotto lo zero. La proposta rivoluzionaria ed innovativa di Onlymoso consiste nel fatto di “trasformare“ il concetto di coltivazione hobbystica presente in qualche piccola realtà agricola italiana e in diversi Giardini Botanici, in un progetto su larga scala! Onlymoso, attraverso il Consorzio Bambù Italia, sta organizzando la Filiera Agroindustriale, totalmente Made in Italy, del Bambù Gigante OnlyMoso. Le prospettive di mercato sono molto interessanti: se pensiamo che le applicazioni industriali ed alimentari del Bambù sono circa 1.500, ecco che allora è subito spiegato il grande interesse che sta attirando questa nuova coltivazione in tutta la nostra penisola. Con la coltivazione del

Bambù OnlyMoso si può essere, contemporaneamente, nelle Filiere dell’agroalimentare, della carta, del tessile, dell’edilizia, delle Biomasse, dell’artigianato, ecc. Il Consorzio Bambù Italia, che attualmente si sta occupando della gestione e consulenza dei Bambuseti già impiantati ed in continua realizzazione, si occuperà anche e soprattutto del ritiro di tutti i prodotti e della loro allocazione presso le più remunerative Filiere italiane ed estere. La coltivazione di un Ettaro di Bambù (che è la superficie minima richiesta per avviare un impianto) può generare, a Bambuseto maturo, ricavi stimabili in circa 40-50.000 euro/ ettaro/anno. Dal punto di vista tecnico, la coltivazione del Bambù Gigante Moso non richiede né diserbanti né trattamenti antiparassitari. È infatti una specie vegetale molto rustica e

che auto produce sostanze antimicotiche naturali. La coltivazione del Bambù Moso, inoltre, presenta altri vantaggi: richiede apporti idrici limitati, costituisce un polmone sempreverde in grado di catturare nitrati nel suolo e tantissima CO2 dall’aria, contribuisce alla Biodiversità, al Turismo rurale e a creare nuova occupazione. Grazie a tutti questi vantaggi, ecco allora che anche tra i nostri imprenditori agricoli locali e privati investitori, si è concretizzato il progetto della coltivazione del Bambú Gigante. In tutta Italia, al momento, sono stati impiantati circa 900 ettari, con ottime previsioni di soddisfare le numerose richieste di agricoltori che quotidianamente chiedono di avviare il proprio bambuseto. Per info: 0541 830001 E-mail: info@onlymoso.it


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MATRIMONIALI E AMICIZIE

Tutta la rubrica è a cura di ANNA&ANNA - Agenzia

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