L'Obiettivo - giugno 2014

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ANNO X ~ NUMERO II LECCE, Giugno 2014

Periodico del Ginnasio-Liceo “Giovanni Paolo II” Stimati genitori, 29 maggio 2014 fra pochi giorni, esattamente alle ore 13.05 di lunedì, 9 giugno, nei ridenti corridoi del Giovanni Paolo II risuoneranno le garrule voci dei nostri studenti, che si avvieranno verso l’uscita del Liceo con la varia serenità che potrà nascere in loro dalla consapevolezza d’essere riusciti ad applicarsi nello studio dell’anno secondo i loro peculiari talenti. Li accompagneranno gli sguardi e le emozioni dei loro insegnanti, che richiamano l’ansia di mamma aquila che dall’alto della rupe alpestre osserva, attenta e, spesso, trepida, i ripetuti ed alterni tentativi di volo dei suoi aquilotti. Tante ore e tanti giorni trascorsi fra i banchi e le cattedre lasciano segni indelebili negli animi; chi non ha mai insegnato difficilmente potrà intendere quel che provi un professore quando vede i suoi alunni allontanarsi dalla scuola, per fine lezioni. A questi alunni e, in particolare, alle studentesse ed agli studenti che non torneranno più nelle aule, perché avranno conseguito l’atteso diploma, questo Giornalino porta gli auguri più cari dei loro insegnanti, quelli di don Stefano e di don Massimiliano, ed ancora quelli dei loro insostituibili sostegni di segreteria, la signora Laura ed il signor Carlo ed, insieme, quelli del preside.

Il Preside Fabio Scrimitore

John William Waterhouse, Windflowers, 1902, olio su tela, collezione privata.

Roberto Ferri: la bellezza dell’umano dalle candide ali Si rimane senza fiato davanti ad un’opera di Roberto Ferri, artista contemporaneo, nuovo accademico, giovane uomo di soli trentasei anni, considerato oggi l’erede per antonomasia di Caravaggio. Eppure tante sono le correnti artistiche che si mescolano nelle sue opere: all’immediata analogia con Caravaggio e la pittura barocca,

che emerge chiaramente nei giochi di luce e ombra e nell’utilizzo del colore, si affianca la ricerca della perfezione corporea tipica del classicismo. L’armonia compositiva, la purezza delle forme che ci riconduce a Bouguereau, si fonde con il Surrealismo. Continua a pag. 13 Beatrice Tommasi - III Liceo

Roberto Ferri, Alcione, olio su tela - http://www.robertoferri.net/ L’Obiettivo -


Fare Memoria La vita dell’uomo si differenzia da quella di ogni stituisce il bagaglio di ricordi, che rappresenta il altro essere vivente per la peculiarità di essere prezioso patrimonio della nostra personale esi“storia”. stenza. Chi di noi può sentirsi piantato “hic et nunc”, Chi ha la fortuna di poter ancora conversare qui e ora, come se nulla fosse accaduto prima? con le persone anziane della famiglia, i nonni ad Nessuno di noi viene infisso esempio, può comprendere nella vita come si fa con un che nel loro modo di racconchiodo nel muro o su un pezzo tarci la vita, ci consegnano una di legno. Ciascuno viene da un parte di storia in cui è comprepassato e costituisce un presa non solo quella vissuta in sente, che è proiezione nel prima persona ma anche quelfuturo. la che hanno raccolto dai racEcco: passato, presente e conti dei loro genitori e dei futuro costituiscono la dimenloro nonni. sione cronologica dell’esistenNon può essere spazzata via za umana, che non è limitata dal vento dell’attuale frenetica al ciclo biologico del nascere, consunzione del “chronos” crescere, riprodursi, morire, l’importanza della memoria, poiché la vita umana ha in se che si esprime nel racconto stessa l’aspirazione all’eternicadenzato di una voce segnata Alexander Averin (1952), Mar Baltico tà. dalla vecchiaia: bisogna avere L’eternità non è soltanto l’aspirazione di chi soltanto la pazienza di sedersi ed ascoltare. crede nell’immortalità dell’anima ma anche di chi, Il tempo non è prezioso per se stesso, ma per il da laico, crede in una immortalità immanente: modo in cui noi gli diamo consistenza. quella della memoria, del tramandare da una geAngela Durante - I liceo nerazione a quella successiva quel vissuto che co-

La forza di rialzarsi “In tre parole posso riassumere tutto quello che ho imparato sulla vita: si va avanti”. In questa celeberrima frase del poeta statunitense Albert Frost viene esplicato il più importante concetto esistenziale: che nella vita cioè non è importante cadere, ma sempre e comunque rialzarsi. Sarebbe facile fare miliardi di esempi riguardo a questo tema nella vita reale, di persone che ogni giorno lottano contro il cancro, che combattono per mantenere un lavoro, per avere un futuro migliore o solo per essere migliori. In fondo vivere è proprio questo: rimanere in piedi, cadere anche, forse farsi male e a volte tanto male da non volere più alzarsi, ma il valore di un uomo non sta in quante volte uno cade o si rompe una gamba, ma con quanta forza ha voglia di alzarsi! Spesso pensiamo di non poterci rialzare più, pensiamo che sia meglio stare stesi a compiangerci per evitare di ricadere ancora, ma poi subito capiamo il nostro errore e ci meravigliamo di noi stessi per quanto siamo stati stupidi, ottusi e subito ripartiamo per poi andare avanti, o forse per ricadere un’altra volta come dicono i più pessimisti. E’ come se un istinto naturale ci comandasse di continuare a combattere, di non abbatterci, perché forse se piangiamo oggi avremo tanti altri motivi per sorridere e mostrare al mondo, che ci ha fatto così tanto male, i nostri denti e ritornare in gioco; perché in fondo la vita è solo questo, un gioco, nel quale si perde e si vince, ma comunque si torna a giocare. A volte ci piace proprio cadere per poi rialzarci, avere quel brivido, quell’ebbrezza nel risalire dopo una tremenda caduta ed essere ogni volta più forti e più resistenti ai colpi della vita. Continua a pag. 3 Marco Morciano - V Ginnasio L’Obiettivo - 2


Continua da pag. 2 E’ un po’ come diceva Seneca nel suo più famoso dialogo morale, il De Providentia: “Essere sempre fortunato e trascorrere la vita senza il morso del dolore significa ignorare l’altra faccia della natura”. L’altra faccia della natura è proprio quella della sofferenza, ma non della sofferenza in sé per sé, ma di ciò che provoca questa, ossia da un lato un totale decadimento, ma dall’altro la volontà di rialzarsi e di riuscire sempre ad andare avanti. Forse è proprio questo ciò che rende la vita una continua sfida, avere dei problemi e avere qualcosa da affrontare e da vincere. In fondo i romanzi che ci appassionano di più non sono quelli nei quali non avviene nulla, ma quelli pieni di colpi di scena. Fin da bambini siamo abituati a leggerne di tutti i colori prima di incontrare il classico “felice e contenti” e sono proprio quelle peripezie, quei pericoli, quei problemi affrontati brillantemente dai nostri protagonisti che rendono speciale il finale, che non ci è dovuto, ma è stato guadagnato e sudato dopo momenti terribili e che per un istante ci hanno fatto perdere le speranze. I Promessi sposi di Alessandro Manzoni, I Malavoglia e il Ciclo dei vinti di Giovanni Verga, Pinocchio di Carlo Collodi, sono tra gli esempi più famosi di romanzi che in assoluto hanno avuto maggior successo in tutti i tempi e, se vogliamo, questa loro grande rinomanza è dovuta in parte anche al fatto che i loro protagonisti nel corso della storia non hanno mai un momento di pace e di tranquillità, o meglio la libertà iniziale, persa in seguito ad un evento catastrofico, deve essere riconquistata solo dopo una serie di peripezie che devono essere affrontate con successo. I protagonisti dei romanzi più superano le prove che la vita offre, più sono applauditi. Così Renzo, Lucia, padron ‘Ntoni, Pinocchio diventano degli eroi che rispecchiano i tanti “eroi” che ogni giorno combattono nella vita vera contro i reali pericoli che vengono posti loro davanti. Ci sarà un lieto fine? La risposta a questa domanda ancora non si sa e, forse, sarà un eterno work in progress, ma una cosa è certa: comunque andrà a finire sare- Banksy, Bambina col palloncino mo soddisfatti di esserci sempre rialzati e di aver sempre avuto la meglio contro i colpi che la vita ci ha inferto; è proprio questa la vera forza di rialzarsi che, io, definirei forza di vivere. Aveva proprio ragione il nostro caro Seneca quando scriveva, sempre nel De Providentia: “Sappi pure che lo stesso devono fare gli uomini, non spaventarsi delle asprezze e difficoltà e non lamentarsi del fato, prendere bene e volgere in bene ogni avvenimento: importa non quello che sopporti, ma come lo sopporti.” Marco Morciano - V Ginnasio

Il volo del Samurai Molte Arti Marziali sono nate e si sono sviluppate in Giappone. Nel paese del Sol Levante per riferirsi alle arti marziali si usa generalmente il termine BUDO oppure BUJUTSU che vuol dire arte della guerra. In effetti l’origine delle arti marziali si deve alla tradizione guerriera dei Samurai. In Giappone i guerrieri salgono ai vertici della scala sociale durante il periodo del feudalesimo (XIII- XIX secolo) e il loro codice morale, il Bushido, pervaderà lo spirito di tutto il Paese. Un Samurai doveva giudicare le sue azioni nel momento presente, come se fosse già morto, e una morte onorevole era molto apprezzata. Le virtù più importanti erano l'onestà, il coraggio, la benevolenza, il rispetto, l'abnegazione, l'autocontrollo, il rispetto del dovere e la fedeltà. Inoltre queste qualità contribuivano non poco all'efficienza militare e al buon esito dei combattimenti. Nel corso del tempo i guerrieri affinarono il loro codice in maniera tale di realizzare meglio il loro nuovo ruolo di responsabilità e comando nell'ambito della società nipponica. In questo contesto il Bushido portava equilibrio e

stabilità. In tutti i contesti l'essenza del Codice dei Samurai era riassunta dai concetti bu e bun, armi e cultura. Nel loro comportamento, nella società e nella politica, ci si aspettava che un Samurai agisse in equilibrio tra questi due concetti base. La sua capacità marziale non era valutata secondo l’aggressività, così come la debolezza non era considerata un buon comportamento sociale. Per questo a livello politico il codice consigliava moderazione con le attività culturali, ma uso della forza per difenderle. Un Samurai studioso del 1700 paragonò bu e bun al volo di un uccello, scrivendo: “La cultura e le armi sono come le due ali di un uccello. E' impossibile volare con una sola di esse. Se avete cultura senza armi la gente vi considererà senza il rispetto della paura, se avrete armi senza cultura, la gente sarà condizionata solo dalla paura. Pertanto, quando si impara la cultura e la pratica delle armi, si dimostrano sia l'autorità che la generosità, così la gente sarà amichevole, ma anche rispettosa ed obbediente.” Gabriele Madaro - II Liceo

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Vita artificiale: è possibile! Il primo cromosoma sintetico di un organismo complesso è stato costruito completamente in laboratorio e si chiama Syn III, il più grande cromosoma modificato mai costruito prima. E’ stato accertato pure che esso è pienamente funzionante quando inserito nel Saccharomyces cerevisiae, più comunemente noto come lievito di birra, quello del pane per intenderci, nel quale sostituisce efficacemente il terzo dei sedici cromosomi che lo formano. Questo straordinario risultato, pubblicato su Science, è opera dei ricercatori delle università americane di New York e la Johns Hopkins University. "Alterare il genoma di un organismo è sempre un azzardo: se qualcosa va storto si può uccidere la cellula”, spiega Jef Boeke, coordinatore della New York University e considerato un pioniere delle ricerche sulla biologia sintetica. “Abbiamo fatto più di 50.000 modifiche al codice genetico contenuto nel cromosoma, e il lievito ha continuato a vivere: è un risultato di grande valore perché dimostra che il nostro cromosoma sintetico è robusto e conferisce al lievito nuove proprietà”. Negli ultimi cinque anni, sono stati ottenuti alcuni Cellule di risultati significativi nel campo della biologia sintetica, come la realizzazione di Saccharomyces cerevisiae cromosomi batterici e DNA virali, ma è la prima volta che si ottiene in laboratorio un intero cromosoma eucariotico (il livello più alto della classificazione scientifica in cui si dividono gli esseri viventi). Si tratta del primo passo verso la realizzazione sintetica di un intero genoma e di qualsiasi tipo di cellula artificiale che possieda specifici geni in grado di trasformare in realtà la vita artificiale, con organismi progettati su misura per compiti specifici come produrre farmaci, materie prime agroalimentari, realizzare in laboratorio microrganismi o biocarburanti. Marco Tafuro - V Ginnasio

Tra fantasy e realtà: la telepresenza olografica Ciò che ci è sempre stato presentato nei film fantasy oggi non è più solo frutto della fantasia dei registi, ma è divenuto realtà. Grazie ad uno studio dell’Istituto nazionale di ottica del Consiglio nazionale delle ricerche e dalla ditta Quintetto di Pont Saint Martin, è possibile abbattere la distanza e poter andare oltre uno schermo grazie alla telepresenza olografica. Lo studio, infatti, consente l’incontro virtuale tra due interlocutori che si trovano anche a grandi distanze l’uno dall’altro e fa sì che questi possano interagire scambiandosi informazioni anche di alto livello, di tipo medico o scolastico per esempio, e fa in modo che l’interlocutore appaia in un luogo quasi come se fosse realmente presente. Ovviamente questa nuova scoperta potrebbe rendere più interessante anche le videoconferenze di tipo scolastico, alimentando una didattica vivace e affascinante dal punto di vista del piacere ,in quanto un professore, pur trovandosi dall’altra parte del mondo, potrebbe avere davanti a sé una classe quasi reale. A questo nuovo tipo di tecnologia, rifinita quasi perfettamente anche dal punto di vista del sistema audio e cromatico, manca solo una cosa: stringersi la mano! Martina Russo Eleonora Miglietta - III Liceo

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IN ECCLESIA OMNES AD SANCTITATEM VOCANTUR La Santità: una possibilità concessa a tutti! Il termine santità significa “partecipazione della grazia santificante che ci assimila e ci unisce a Dio”, l’Unico essere Perfetto e Santo per eccellenza. Gesù stesso indica nel Padre un modello di vita, dicendoci: "Siate perfetti com'è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt. 5, 48). Non è utopia! Abbiamo tutti la possibilità di essere Santi! Certo, se ragioniamo secondo la logica umana, il percorso sembra assai difficile; se invece si vive nella logica del Vangelo tutto diventa possibile. Gesù ci invita, attraverso la preghiera, a rimanere in Lui perché il Padre e lo Spirito possano prendere dimora in noi. La preghiera infatti è unione intima con la mente e il cuore di Dio e ci porta a diventare “un solo spirito con Lui” (1Cor. 6,17). Tutti i fedeli sono chiamati alla santità! Essa ci è gratuitamente donata da Cristo durante il battesimo della fede quando “si diventa veramente figli di Dio” e compartecipi della natura divina e, perciò, realmente santi. La vocazione alla santità è universale e come scrive San Paolo: “A ciascuno di noi è stata data la grazia, secondo la misura del dono di Cristo […] Egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef. 4,7.11-13). Il fedele ha quindi il compito di santificarsi secondo le sue funzioni, laico o no.

È attraverso la vita dei santi che Dio manifesta vivamente agli uomini la Sua presenza ed il Suo volto e, servendosi di loro, Egli stesso ci parla e ci mostra il contrassegno del Suo Regno verso il quale, circondati da una tale moltitudine di testimoni (cfr. Eb.12,1), siamo potentemente attirati. Chi sono i Santi? Chi è chiamato ad essere Santo? Spesso si è portati a pensare che la santità sia una mèta riservata a pochi eletti. In realtà i Santi sono coloro che hanno disposto la loro vita all’esercizio della virtù evangelica, seguendo l’insegnamento di Cristo, l’Unico modello ed esempio di perfezione per tutti gli uomini. Essi sono il frutto del continuo rinnovamento che lo Spirito Santo opera nella Chiesa, affinché essa resti fedele alla sua vocazione di santità, e sono il più bel dono concesso da Cristo alla Sua Chiesa e dalla Chiesa al mondo. Non si può parlare dei Santi come si parlerebbe di Napoleone o di qualsiasi altro personaggio storico, con cui abbiamo poco o niente in comune, perché nella loro stessa vita i Santi sono altrettanti sacramenti, incarnazioni, manifestazioni, epifania di Dio. Noi possiamo conoscere meglio Dio attraverso i Santi, i quali manifestano nel modo migliore il volto più bello di Dio. Egli infatti ha vissuto una sola vita umana e breve, trentatré anni. Gesù non ha potuto essere né padre, né madre di famiglia, né soldato, né re, né giovane ricco, né carmelitano, né operaio, né infermiere… ma Egli vive ancora in coloro che si trovano in tali condizioni e che accettano di lasciarsi riempire da Lui. Non vi è nulla in ciò che noi amiamo nei Santi che non venga da Dio, che non sia stato donato loro da Dio. La storia dei Santi è sempre la storia di tutto ciò che Dio ha potuto fare nella fragilità e nella debolezza dei suoi servi e seguire il loro esempio, ricorrere alla loro intercessione, ci unisce a Cristo. È necessario dunque lasciarsi trasformare affidandosi a Lui: facendo la sua volontà la Santità è una possibilità concessa a tutti! Simone M. Politi II Liceo

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Sono cresciuto con la consapevolezza che il rapporto tra i giovani e la politica, sia fortemente compromesso dal premeditato asservimento delle classi giovanili al volere di coloro che governano il potere pubblico. Alla base del mio pensiero sul rapporto giovani e politica, sebbene acerbo data la giovane età, sono stati determinanti i racconti di mio padre, basati su letture a me prima ignote tra le quali in particolare quella che ha dato il titolo al presente articolo: Il Dialogo tra L’Inquisitore ed il Cristo tratto da I Fratelli Karamazov di Dostoevskij. La più grande difficoltà del pensiero politico moderno, perlomeno da Spinoza in poi, è stata quello di far coesistere due princìpi contrapposti tra loro: da un lato la rivendicazione dell'individuo della propria autonomia, dall'altro la necessità di un ordine istituzionale della società. Coloro che gestiscono il potere politico, alla stregua dell’Inquisitore, sono convinti che per agire per il bene degli uomini occorra farsi carico della loro inclinazione a privarsi della libertà, a trasformarsi in un gregge docile e obbediente al potere, pur di ottenere in cambio il soddisfacimento dei piaceri materiali. “Sì, noi li obbligheremo a lavorare”, diceva l’Inquisitore, “ma nelle ore libere faremo della loro vita un gioco innocente, di bambini stupiti. Permetteremo loro anche di peccare, ma non troppo, e loro ci vorranno bene per questo”. E' Cristo - si capisce - il maggior nemico che l'Inquisitore possa immaginare, poiché Gesù è colui che ha rifiutato il potere. “Solo una cosa temiamo: che Lui ritorni tra loro e sveli l'inganno. Ma te lo impediremo. Non hai il diritto di ritornare né di aggiungere una parola a quelle che hai già detto e hai consegnato a noi, ai tuoi sacerdoti, alla tua chiesa.” Il dialogo tra L’Inquisitore e Cristo allude in effetti alle grandi questioni politiche delle società moderne. Il Grande Inquisitore, infatti, merita di essere considerato come una variazione letteraria sul tema del potere e del suo rapporto con la natura umana. La classe politica dirigente, ben consapevole che i giovani possono rappresentare la figura ideale del Cristo dostoevskijano, liberi da compromessi o da logiche di potere, si comporta come se i giovani di oggi non saranno mai gli uomini di domani, con ciò alleggerendo, direi opportunamente per loro, il pensiero delle classi giovanili, quasi drogandole con effimeri stereotipi e di fatto uccidendo per sempre il patrimonio genetico della politica. Del resto come direbbe Travaglio, considerando anche l’età media di coloro che gestiscono il potere politico, come può pensare al futuro delle classi giovanili chi un futuro non ce l’ha più? Lo scrittore Erri De Luca afferma che “per ogni generazione, viene fissata una quota di spreco”. La quota di spreco della generazione dei giovani del ’68, che brulica-

va di ideali, si è dissipata nelle pubbliche piazze e poi nelle pubbliche carceri. Lo spreco dei giovani in corso, secondo lo scrittore, si riassume sotto la voce inerzia. Forse, si può obiettare, l’inerzia dei giovani di oggi è frutto dell’infelicità che nasce dall’impossibilità di realizzare i propri sogni. La politica giovanile è pressoché inesistente: i giovani che hanno degli ideali politici sono pochi e non vengono stimolati affatto; la politica non si preoccupa di quello che i giovani pensano e la distanza che li divide continua a crescere. La politica è spesso intesa come un affare per pochi eletti, fondato sulla logica del compromesso morale, in netta antitesi con il valore etico ad essa istituzionalmente riconosciuto. Al contrario la politica va intesa nell’accezione di Cristo, nel Dialogo con l’Inquisitore, o come seppe testimoniare fino al martirio San Tommaso Moro (proclamato patrono dei governanti e dei politici) nella dignità inalienabile della coscienza. In tale accezione, dunque, essa è un bene che va tutelato e tramandato alle classi giovanili attraverso i centri di formazione, proprio alla stregua della parafrasi del concetto costituzionale secondo il quale l’individuo forma la propria personalità nell’ambito della famiglia, così i partiti dovrebbero formare i propri giovani attraverso i centri politici di formazione giovanile. Solo in questo modo si potrà incrementare l’interesse delle classi giovanili alla politica, tutt’altro che latente, come attestato da un recente sondaggio che sfata un luogo comune secondo il quale tra i giovani c'è una diffusa ignoranza della politica. Al contrario, la maggioranza degli intervistati, ragazzi tra i 18 e i 25 anni, passerebbe a pieni voti un esame di cultura e di politica generale, sia pure con qualche comprensibile incertezza sui termini del politichese stretto. I giovani devono interessarsi alla polita per cambiarla, anche perché sarà loro rimesso il compito di ridisegnarla. Amanti dei blog e della chat, cercano spazi di discussione dove sentirsi protagonisti e parte di una tribù politica. La sfida che attraverso la Rete si dovrebbe lanciare è quella di creare un Parlamento di discussione virtuale, dove scambiarsi opinioni e parlare di tematiche particolarmente importanti per l'universo giovanile. Sarebbe uno strumento di dialogo e di relazioni: per interpretare la politica e permettere ai giovani lontani, distaccati e disinformati di avvicinarvisi; per la costruzione di un percorso formativo che permetta di elevarsi al di sopra dei bisogni meramente materiali; per non essere considerati piccoli uomini schiacciati dalla realtà, sottomessi e umili, ma per crescere come profondi osservatori della medesima realtà, cercando di interagire con essa e trasformarla per il bene della collettività, proprio perché irrinunciabile è la difesa della propria dignità. Gianluigi Alimonda - III Liceo

I giovani e la politica come

Cristo e l’Inquisitore

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ULISSE: da eroe a topos

Tutti ricordiamo le parole con le quali inizia il celebre poema epico dell'Odissea, e fin da quando siamo bambini siamo abituati a pensare ad Odisseo come all'eroe per eccellenza, come all'uomo più astuto di tutti, quello che ha superato prove e combattuto contro i peggiori nemici del mondo antico. Forse è per questo allora che Omero, o chi per lui, parla di uomo dal multiforme ingegno che molto errò dopo ch'ebbe distrutto la rocca sacra di Troia, tuttavia nonostante queste sue grandi doti e le innumerevoli peripezie affrontate, Odisseo non diventa mai un supereroe ma rimane sempre per così dire con i piedi per terra, cioè ci appare sempre come un essere dotato di qualità, come l'astuzia o la forza, più umane che divine. Eppure la fama di Odisseo non è rimasta ancorata al mondo classico come quella di tanti altri eroi antichi, o circoscritta ad alcuni autori nel caso di altri. No, il suo mito ha echeggiato nei secoli e l'uomo ricco d'astuzie è stato oggetto

di centinaia di reinterpretazioni. La più famosa è senz'altro quella del sommo poeta Dante Alighieri, che dedica il XXVI canto dell'Inferno (quello dei consiglieri fraudolenti) proprio al famoso personaggio, e lo descrive come una lingua di fuoco che esce da una fiamma, il famoso maggior corno della fiamma antica, e lo pone in quel girone in quanto quello, con la sua astuzia, è riuscito a far crollare l'inespugnabile rocca di Troia col famoso stratagemma del cavallo. È qui dunque che si nota l'umanità di Odisseo, non il perfetto e splendido eroe classico che ricorderebbe quasi il nostro moderno Superman, ma un uomo che non agisce solo per il bene dell'intera umanità, anzi spesso soltanto per il suo interesse o per quello dei suoi. Ed è proprio questo quello che lo rende così interessante e se vogliamo tanto amato, proprio il fatto di non sembrare così sproporzionato rispetto al corpo che si ritrova, cioè tutti gli uomini vedono in lui un modello imitabile o quanto meno possibilmente imitabile. A differenza della maggior parte degli eroi greci che risultano irraggiungibili e troppo lontani dalle nostre possibilità, Odisseo può così essere equiparato almeno per grandi linee a uomini che siano allo stesso tempo intelligenti e forti. Insomma l'eroe appare L’Obiettivo - 7

come la personificazione di una famosa frase del poeta Giovenale: mens sana in corpore sano. Forse è proprio per questo che James Joyce, uno dei maggiori scrittori del XX secolo, ha voluto intitolare proprio Ulisse la sua opera principale, nella quale l'autore racconta tutti gli incontri e gli eventi che capitano nei sobborghi e nelle strade di Dublino al suo eroe, l'agente di pubblicità Mr. Leopold Bloom, in una sola giornata. Il romanzo di Joyce è esplicativo riguardo all'umanità di Odisseo, poiché l'autore paragonando un semplice borghese con il più grande eroe di tutti i tempi e poi tutti gli eventi di una giornata con 20 anni di peripezie, vuole sottolineare proprio quest'aspetto realistico del personaggio che può benissimo essere paragonato ad un eroe di tutti i giorni. In fondo quello che avviene al nostro eroe dal proemio all'epilogo dell'opera, che ne segna la

rinascita e non sicuramente la fine, non può essere considerato come tutte le peripezie che un uomo deve affrontare per ricevere la sua pace? Edward Torsello - V Ginnasio


Tra ritmo e incantamento... Ci sono numerosi modi per comunicare di cui spesso non ci rendiamo nemmeno conto; dopo l’incontro sulla scrittura, due espe-

Milena Guarascio, Le signore dell’ora meridiana, olio su tela, 2007, collezione privata.

rienze che abbiamo approfondito nel laboratorio di comunicazione educativa, qui al GP2, sono state negli ultimi due incontri la pittura, insieme alla pittrice Milena Guarascio, e la musica insieme alla prof.ssa di Storia della musica Luisa Cosi (mamma tra l’atro della nostra com-

re inquietudine o calma, a seconda della personalità, oppure il nero che può infondere il senso di paura; il verde che proietta verso l’amore per la natura; il grigio che provoca solitudine o tristezza. Come si può vedere i colori comunicano con noi, quindi se i dipinti si osservano attentamente si può scorgere un aspetto nuovo che ci regala emozioni sempre nuove. Esattamente come la musica che, come ci ha dimostrato coinvolgendoci la prof.ssa Cosi, con il suo ritmo, con il suo timbro ci può coinvolgere anche nell’umore, e non solo una sinfonia, ma anche la nostra stessa intonazione di voce, può creare intorno a noi un ambiente musicale completamente nuovo, il nostro modo sonoro di stare al mondo. Davide De Vitis - IV Ginnasio Per il Laboratorio di Comunicazione Educativa

pagna Alessandra Gallo). Con la pittrice abbiamo riflettuto su quanto i dipinti possano contenere emozioni e passioni, soprattutto quando ci si ispira a libri che fanno viaggiare con la testa o ci proiettano nelle tradizioni del passato, come quelli di Maria Corti ai quali si è ispirata Milena per l’ultima mostra. Anche i colori, in questo caso, giocano un ruolo fondamentale nella comunicazione attraverso la pittura perché possono suscitare diversi stati d’animo e hanno fra loro diverse caratteristiche. Per esempio: il rosso trasmette amore e passione, il blu può trasmetteMilena Guarascio, Incantamento, olio su tela, 2007, collezione privata.

Accanto al nostro Liceo, da qualche tempo, è presente un laboratorio molto speciale, un laboratorio di restauro dove ci si occupa di curare ammalati speciali: dipinti che nel tempo hanno subito danni o si sono rovinati. Le restauratrici: M. Elena, Ramona e Viviana sono i medici speciali che cercano le vie possibili per guarire questi pazienti (che pazienza a volte ne hanno avuta da secoli!). Chimica, biologia, fonti storico-artistiche, pittura… sono solo alcune delle strade che si percorrono in questo laboratorio. Si sperimenta, si fanno tentativi, si rammenda e si recupera con arti antiche e nuove tecnologie, si porta il malato talvolta a fare le radiogra-

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Tutti a teatro! Lunedì 19 maggio scorso, sul palco dello storico teatro Paisiello, sito in Lecce nei pressi di Porta Napoli, è giunta a termine la fantastica esperienza che nel corso dell’intero anno scolastico ha visto, nei locali del nostro amato liceo, diversi giovani impegnati nell’attività extracurriculare di un laboratorio teatrale guidato dalle instancabili professoresse Antonella Rizzo e Noemi Centonze. Gli studenti per mettere in scena il musical dal titolo Reality Sciò tratto dal testo di Elena Storchi (edizioni San Paolo), si sono dovuti impegnare ad esprimere, oltre che le loro virtù recitative e canore, anche quelle creative provvedendo, personalmente, alla realizzazione del materiale scenico (come ad esempio il distributore di bevande, la bacheca) e pubblicitario (le locandine, i biglietti d’invito). La storia, ambientata in un liceo, porta lo spettatore a riflettere, con ironia, sulla tematica dell’essere e dell’apparire nella società ed in particolare sul sogno, accarezzato da molti giovani d’oggi, di diventare un volto noto della tv partecipando ad un reality

show televisivo. Coloro che si presentano alle selezioni però, scoprono ben presto quanta falsità esiste nel mondo televisivo. Le sette canzoni che si alternano ai dialoghi ricalcano diversi generi musicali, si passa dai classici brani di musical, al rock e al rap. La realizzazione del musical è stata motivo di grande soddisfazione per tutti, attori e non; ne è stata conferma la dimostrazione di consenso attraverso gli applausi da parte del pubblico presente, alla chiusura del sipario che vedeva la conclusione della fantastica esperienza di uno spettacolo riuscitissimo portato in scena dai ragazzi del Liceo Classico Giovanni Paolo II. Simone M. Politi - II Liceo Per il Laboratorio di Teatro

fie per capire la cura giusta e trovare, alla fine, la giusta soluzione ai problemi di salute. Siamo andati a trovare spesso le restauratrici ed è stato bello poter fare questo nuovo tipo di esperienza, conoscendo un diverso modo di lavorare che guarda al futuro ma ha il sapore dell’antico. Davide De Vitis - IV Ginnasio

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Si è soliti guardare un dipinto, una scultura o un'opera d'arte in genere, studiandone i dettagli, il modo in cui l'artista si è cimentato per comporre una determinata opera o i diversi colori usati per descrivere un soggetto. Ma perché nessuno si ferma a riflettere sulle sensazioni che un quadro può fare scaturire in noi? Ammirando un Botticelli si coglie il suo gusto per il bello e la spasmodica ricerca dell'equilibrio e dell'armonia formale; se ci si sofferma sulle opere artistiche di Antonello da Messina, sarà possibile fermare l'attenzione sulla sua cura per i particolari, mentre se si guarderà Caravaggio, sul suo inconsueto uso del chiaroscuro. Ma perché guardare a questi grandi artisti con gli occhi di accademici che vogliono scorgere verità nella tela studiata?

...affascinARTI...

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DR.JEKYLL & MR.HYDE: LA PSICOLOGIA DIETRO LA FANTASCIENZA Tutti conoscono la storia che si cela dietro le cupe pagine di uno dei libri più intriganti ed interessanti del XIX secolo: uno scienziato, una pozione e la sua doppia personalità. Stiamo parlando naturalmente del celeberrimo romanzo Lo strano caso di Dr.Jekyll & Mr.Hyde dello scrittore inglese Robert Louis Stevenson; ma se sappiamo per certo qual è il titolo e l’autore, sicuramente ci appare più difficile comprendere il vero e proprio significato dell’opera. All’apparenza ci appare un semplice ma inquietante libro thriller e fantascienza, ma come sempre è utile leggere tra le righe: in esso si racchiudono ben più delle spettrali strade londinesi nel bel mezzo della notte e degli esperimenti di uno scienziato pazzo. Nel capolavoro è presente un vero è proprio trattato di psicologia. Il tema del doppio, si sa, non è sicuramente un tema originale: dal dio Giano di Greci e Latini, al Doctor Faust di Goethe o di Mann, al Ritratto di Dorian Gray di Wilde, il tema dello sdoppiamento della personalità è sicuramente un cliché della narrativa, ma in questo libro viene trattato con una sensibilità particolare. Già il fatto di chiamare le due parti (quella positiva e quella negativa) con nomi diversi, crea un effetto eccezionale, rendendo il tema del doppio ancora più accentuato dal momento che noi fino all’ultimo capitolo non conosciamo come siano veramente andate le cose, ma per tutta la storia consideriamo Dr.Jekyll e Mr.Hyde come due persone distinte. Ancora più sorprendente è l’effetto sorpresa che alla fine ci fa conoscere tutta la verità, mai immaginata, che crea una situazione del tutto nuova segnando la storia della letteratura e della cinematografia postuma a Stevenson. Ma qual è il vero significato dell’opera? Questa legittima domanda ne fa scattare un’altra, ancora più legittima: esiste una parte buona e una cattiva all’interno di una stessa persona? Si può essere più d’uno in un

corpo? La risposta a queste domande si trova dentro le righe dell’opera stessa, in quanto con la metafora di Jekyll e Hyde Stevenson mette sul palcoscenico la dicotomia tra bene e male all’interno di un uomo. In particolare egli dice che non è possibile separare la parte buona da quella cattiva, ma esse devono convivere e trovare il loro equilibrio; se ciò non avviene, come nel caso dello scienziato che fin da piccolo ha esercitato solo la parte positiva per troppa ambizione, tralasciando quella negativa, si arriva in seguito allo stadio del dubbio che porta alla follia. Jekyll è insomma l’esempio dell’uomo borghese nell’età vittoriana, l’uomo perfetto e lungimirante, che però tralasciando il proprio Hyde, si ritrova a provare quei brividi e quelle emozioni che ha tralasciato per tanto tempo. Per Stevenson, quindi, non si deve essere né troppo buoni né troppo cattivi, ma bisogna bilanciare i propri sentimenti evitando di staccare troppo le sfere emotive. Il libro risulta inoltre una critica all’età vittoriana che si basava proprio su quell’ambizione che aveva rovinato il nostro protagonista, proprio su quel perbenismo che portava molti, e forse anche l’autore stesso, alla pazzia interiore. Come sempre, dunque, dietro poche righe che in apparenza descrivono un contesto quasi banale e risaputo, si celano significati nascosti, molto spesso più importanti di altri che si trovano in specifiche opere filosofiche; pertanto è opportuno definire The strange case of Dr.Jekyll & Mr.Hyde non tanto il solito thriller o romanzo di fantascienza, ma piuttosto un vero e proprio romanzo psicologico, paragonabile e sicuramente antenato della Ricerca del tempo perduto di Proust e della Gita al faro della Wolf, capisaldi della narrativa introspettiva del XX secolo. Luigi Lazzari - V Ginnasio

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L’invito è ad accostarvi al grido disperato di Eva, una volta cacciata dal paradiso terrestre, nel celebre dipinto di Masaccio; ad unirvi alle Grazie di Botticelli e gioire per l'avvento della Primavera ed infine a vestire i panni della Venere di Tiziano, lasciandovi trasportare dalla mollezza della sua malizia. Solo così un’opera d’arte avrà davvero raggiunto il suo scopo: educare o affascinare; farvi raggiungere le vette della conoscenza o, conscia delle arti della seduzione, catturarvi con la sua fascinazione, dipenderà dalle circostanze! Vanessa Pellegrino - II Liceo

Dottore: Dottore chi? Doctor Who è la serie fantascientifica più longeva della TV. Trasmessa per la prima volta in Inghilterra il 23 novembre 1963 come programma divulgativo creato per i bambini, è diventata nei suoi cinquant’anni di programmazione molto di più. Il protagonista è un alieno con sembianze umane, l’ultimo Signore del Tempo, il suo nome è Il Dottore e possiede una cabina telefonica blu simile a quelle della polizia, più grande all’interno che all’esterno, chiamata TARDIS (Time And Relative Dimensione in Space), con la quale può viaggiare nel tempo e nello spazio. Il Dottore è molto amato proprio per i suoi viaggi che, oltre ad essere interessanti e coinvolgenti, aiutano lo spettatore a crescere e a guardarsi intorno con occhi diversi, infatti ci portano nei più svariati luoghi: dall’Inghilterra Vittoriana alla Londra delle Olimpiadi del 2012 fino alla New York del futuro, ma anche a conoscere personalità importanti come ad esempio Churchill, Van Gogh o Agata Christie. Per non parlare degli scontri con alieni come i Dalek, i cyberman o gli antichi abitanti della Terra preistorica come i Siluriani. Ma quello che colpisce ancora di più e costringe a porsi delle domande è il senso di giustizia che spinge e anima il Dottore in ogni suo viaggio. Anche se proprio la ricerca estrema della giustizia, la voglia di voler fare sempre la cosa giusta, insieme alla necessità di redimersi dal suo oscuro passato, lo portano spesso a sbagliare. Sovente porta a chiederci: “Cosa avrei fatto io nella stessa situazione?”, oppure “E’ sempre meglio scegliere il male minore?”. Il Dottore poi non è un personaggio ben definito e con caratteristiche fisse perché, ulteriore punto a suo favore che lo rende unico e particolarmente intrigante, ha la capacità di potersi rigenerare ogni volta che è in punto di morte, cambiando totalmente aspetto e in parte anche coscienza. Così ogni Dottore, pur essendo Il Dottore, può vivere le stesse situazioni con emozioni diverse. Troviamo, in questo modo, la decima rigene-

razione del Dottore caratterizzata dal continuo rimorso, dal continuo pensare e riflettere e da un forte pessimismo. Nell’undicesima rigenerazione invece preferisce dimenticare e andare avanti, correre, correre più degli altri e mascherare il suo tormento del fare la cosa giusta con sorrisi, pur essendo comunque il più triste. Proprio perché il Dottore è così tormentato, avverte il bisogno di avere qualcuno che lo accompagni nei suoi viaggi, perché lo fermi e lo faccia riflettere. E non sceglie mai a caso, ma trova sempre ragazze intelligenti che lo aiutano a migliorarsi. Per esempio Rose Tyler, appena diciannovenne, con un fidanzato e una madre che la adorano, lascia tutto per seguirlo e si innamora di lui per quello che è riuscendo a renderlo più umano. Anche Marta Jones, giovane donna che studia per diventare medico, lascia tutto perché vuole vedere l’Universo e, con la sua sensibilità, spinge ancora di più il Dottore a riflettere su come non tutto sia bianco o nero, ma con tante sfumature diverse. Donna Noble poi, con la sua forza, spinge il Dottore a vivere le situazioni con emozioni più moderate, diventando così un’amica importante. Ancora Amy Pond e Rory Williams con il loro affetto danno al protagonista la famiglia che lui tanto desidera, rendendolo ancora più riflessivo. Ultima, per ora, Clara Oswin Oswald, la ragazza impossibile, lo salva sempre ed è per lui un fondamentale supporto in un momento molto difficile. Questo è poco o nulla di ciò che è il Dottore, perché renderlo a parole è impossibile; così come anche la sua introspezione psicologica e il suo senso della giustizia sono molto più complessi e il ruolo delle compagne ancora più fondamentale. Eppure, forse, un po’ si è percepita la strana filosofia del Dottore e il suo desiderio di fare sempre la cosa giusta e, cosa più importante, pure quello di diventare più umano, a dispetto della sua alienità.

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Roberta Ferrari - I Liceo


Chronos vs Orfeo L’antropologo LeviStrauss sosteneva: “la musica è una macchina che sopprime il tempo”. Ed effettivamente l’uomo si serve della musica per

creare una dimensione temporale parallela a quella in cui egli stesso si muove. Preso un determinato lasso di tempo la musica, arte temporale per eccellenza, è in grado di frantumarlo o dilatarlo, scoprendone una plasticità inafferrabile con altri mezzi. E’ il tentativo di ingannare la caducità dell’essere, plasmando un altrove temporale che non modifica l’effettiva durata della nostra esistenza (dieci minuti di Chopin sono sempre solo

dieci minuti), ma ne altera la nostra percezione. Ma è ovvio, per quanto Orfeo sfidi Chronos esiste un indissolubile interdipendenza fra i due. Sebbene il mitico cantore sia in grado di mettere in crisi il potere di Chronos, egli deve pur ammettere che il suo canto non potrebbe esistere, né la musica in generale potrebbe manifestarsi, se non esistesse un tempo in cui eseguirla. Si può dire che una melodia esista realmente se non viene eseguita? A differenza di un dipinto che, una volta compiuto, necessita solo di un tempo estesico, la musica ha la necessità di una continua poiesis per esistere nella sua interezza; non è sufficiente quindi un primo ed unico atto creativo, come accade per il pittore e il suo dipinto, ma un continuo ri-creare e re-interpretare, una necessità L’Obiettivo - 12

che nessuna tecnologia può sostituire, poiché persino il supporto digitale di una musica non è musica. Questa quindi esiste nel e contro il tempo. E’ l’espressione più alta della capacità dell’uomo, o della sua illusione, di interpretare e dominare il reale e nella fattispecie quella componente dell’esistenza che più teme e più combatte. In questa lotta infinita, l’uomo ha valorizzato nei modi più diversi tutte le componenti del suono: ritmo, altezza, intensità e timbro, creando una grammatica e una sintassi che entrano in competizione con il linguaggio verbale, incommensurabilmente più limitato. Alessandra Gallo - III Liceo


Continua dalla prima di copertina

indissolubili, ricerca, cammino senza sosta Ogni cosa è lì, presente in uno sguardo che tutto rivela e giunge a noi diretto, nel nostro sguardo che tutto coglie. Sentiamo quell’immagine dissolversi lentamente, serpeggiando nei meandri della nostra psiche, impalpabili, assordanti rumori ci sfiorano. Troviamo dipinta sulla tela la nostra essenza che in noi ritorna più tangibile e più concreta. Raccogliamo un frammento screziato di colore che già albergava opaco in noi, l’arte ce lo rivela senza svelarlo, dona a noi la nostra stessa natura segreta, candida e misteriosa, più limpida e sempre incomprensibile. L’arte di Roberto Ferri è, quindi, racconto dell’interiorità infinita che la vita nutre, più semplicemente è specchio di Roberto Ferri, Furit Aestus, olio su tela. noi stessi, spiraglio su quell’insoluto arAngeli caduti, bellissimi ed incatenati, cano che le membra rivestono. amanti vicini nel momento dell’addio, Roberto Ferri: ancora angeli dalle ali insanguinate, uoLa bellezza dell’umano mini che si tramutano in mostri, sirene, dalle candide ali sono questi i soggetti raffigurati. Beatrice Tommasi - III Liceo Ma ancora più in profondità è la bellezza dell’umano che Roberto Ferri rappresenta nei suoi dipinti, una bellezza tanto intensa da lasciare i suoi spettatori inermi, senza difese, nudi e soli al cospetto di se stessi. L’essenza umana diviene forma, si tramuta in luce sulla tela, si cela nell’ombra lasciandosi intuire, si snoda silenziosa, e sempre riemerge con forza. Voce dell’anima, sospiro dell’inconscio è l’arte di Ferri che cattura irrimediabilmente chi la osserva, trascinandolo in labirinti onirici ornati di sofferenza e desiderio, in mondi dilaniati da inquietudini, animati da passioni che sogRoberto Ferri, XIV Stazione, olio su tela, giogano… dolori, dolori immensi, amori Via Crucis Cattedrale di Noto (Siracusa)

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Il liceo del GP2 a Madrid! ... 10 aprile 2014. C’è aria di cambiamento in casa GP2, o meglio, c’è il GP2 in aria quest’anno. Ebbene sì, abbiamo detto addio ai cari, carissimi pullman nei quali, negli scorsi anni, avevamo trascorso lunghe, lunghissime, interminabili giornate di viaggio e… abbiamo preso il volo! Il nostro viaggio è iniziato di lunedì mattina e… immaginate che facce sveglie e sorridenti si possono trovare di lunedì! Finalmente, dopo esserci svegliati ed aver abbandonato ad un futuro ignoto i nostri bagagli, siamo riusciti ad imbarcarci (ritardatari e fifoni compresi!). Siamo atterrati a Roma sani e salvi per fortuna, nonostante i gridolini di terrore di qualcuno durante il decollo (e lo stomaco debole di un tale di cui non si può fare il nome!). Ancora un po’ di attesa e poi abbiamo veramente raggiunto la nostra meta: la caliente Madrid! Sinceramente non si è mostrata tanto caliente da subito, visto che ad accoglierci non abbiamo trovato il sole, ma ci siamo abituati ben presto al freddino! Il giorno dopo abbiamo avuto modo di visitare la città, ma in pullman eh! Eravamo troppo stanchi e infatti solo in pochi sono riusciti a seguire la spiegazione della signora Rosa, per tutti gli altri è stata a dir poco soporifera. Per gli amanti dell’arte la giornata è continuata nel migliori dei modi tra le varie opere esposte al Prado, mentre per altri è stata solo un’occasione per giocare con i microfoni delle audioguide e far impazzire la nostra traduttrice, la prof. Congedo (o Congelo, fate un po’ voi). La notte era tutto un po’ più bello, in particolare quando iniziava una sorta di gioco tra i ragazzi e la security (sembrava quasi acchiappa la talpa) e a vincere, ovviamente, erano sempre i ragazzi. Tra le visite guidate e i pranzi autogestiti il povero don Max non riusciva quasi mai a trovarsi con i conti, visto che mancava sempre qualcuno all’appello, ma per fortuna è riuscito a ritrovarci tutti col naso in su a contemplare la maestosa, imponente, suggestiva… Guerni-

ca! Tra Madrid, Toledo e Segovia ci ritrovavamo anche a contemplare i numerosissimi acquisti della prof. e del caro sig. Carlo, i quali hanno risollevato notevolmente l’economia spagnola con i loro pensierini per figliole, moglie, marito, nipote, cugine, nonna, amica della sorella e chi più ne ha più ne metta! Da non dimenticare, inoltre, sono le foto e gli autoscatti davanti ai vari monumenti. Si dice che ci sia stato un tale (a quanto pare lo stesso tale di prima, quello con lo stomaco debole…) che sia riuscito a farsi scattare oltre 100 foto davanti a chiese, chiesette e cattedrali. Purtroppo eravamo in tanti e nessuno di noi sa chi questo tale sia! Le giornate passavano velocemente e le serate ancor di più. Abbiamo testato che il tempo passa in fretta quando ci si diverte, quando si stringono nuove amicizie, quando altre si rafforzano, quando si riscoprono e si rivalutano persone che si conoscevano da anni. Purtroppo salire su quell’aereo, tornare in Italia e lasciarsi tutto alle spalle è stato difficile per ciascuno. I bagagli pesavano di più, certo, forse a causa degli acquisti, ma il bagaglio che durante questo viaggio abbiamo riempito (quasi a doverci sedere sopra per doverlo chiudere) è stato quello del cuore. I viaggi non sono fatti solo di monumenti, opere d’arte e locali, sono fatti da sentimenti, amicizie e, perché no, anche qualche litigata. È questo ciò che porteremo tutti nel cuore, in particolare i ragazzi più grandi che, oltre a portare con sé il ricordo di Madrid, del loro ultimo viaggio distruzione porteranno anche la consapevolezza di non essere mai soli, ma di poter sempre contare su coloro che li hanno accompagnati in questa bella avventura e che oltre ad essere compagni di viaggio sono compagni di vita. Grazie a tutti! Eleonora Miglietta - III Liceo

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...il ginnasio in giro per la Sicilia Il nostro ginnasio-liceo dalla sua fondazione propone alle studentesse e agli studenti attività che vanno al di là del semplice apprendimento tra i banchi di scuola; li porta ad accogliere nuove nozioni in diversi paesi d'Italia e d'Europa. Quest'anno le classi del ginnasio si sono recate per circa una settimana in Sicilia, per vedere tutti quei luoghi che durante l'anno sono emersi nel corso delle varie spiegazioni. Il periodo scelto è stato quello primaverile per agevolare ragazzi e gli accompagnatori nelle varie escursioni. Le tappe più salienti del viaggio sono state: l'escursione sul vulcano Etna che ha permesso agli studenti di toccare con mano le lezioni di Scienze della Terra, che possono sembrare sacrificate in una scuola ad indirizzo classico anche se non nel caso della nostra scuola, visto che è a vocazione scientifica. La visita alla Valle dei Templi presso la città di Agrigento ha dato la possibilità di vedere tutti i monumenti incontrati durante la traduzione di versioni di lingua greca visto che le città sopra citate e le zone visitate sono antiche colonie greche. Poi la visita alla città barocca di Noto ha permesso agli alunni una proiezione alla classe seconda liceale visto che da programma ministeriale lo stile barocco si studia in II liceo. L'attività extra scolastica, che il liceo offre, non serve solo ad arricchire le nozioni culturali dei luoghi visitati, ma prende in piena considerazione il sano divertimento che non deve mancare mai e che deve permette l'instaurazione e il rafforzamento dei rapporti umani tra le classi coinvolte e tra i docenti accompagnatori, docenti che bisogna lodare per il coraggio che manifestano sempre nell'accettare di accompagnare noi ragazzi fuori dalla scuola senza mai perdersi d'animo, dando sempre il massimo e dicendo una parola di conforto visto che lo slogan della scuola è Obiettivo persona. Marco Tafuro e Luca Potì - V Ginnasio

Lo sport fra passione e gusto di vittoria Lo sport, come tutti lo conoscono, è stato da sempre utilizzato come metodo di straniamento da se stessi per poter dare libero sfogo a capacità che si basano su muscoli, arti e movimenti coordinati che fanno del corpo umano una macchina perfetta. Sin dall’antica Grecia quest’attività, con la nascita delle Olimpiadi nel 776 a.C. ad Olimpia, aveva una grandissima influenza anche in ambito politico-sociale e questo lo capiamo dal fatto che molte volte vi furono delle pause fra le guerre per permettere il compimento di questi giochi che coinvolgevano ed appassionavano tutta la Polis, dagli schivi ai nobili. Questa influenza è andata avanti nel tempo intaccando il periodo delle due Guerre Mondiali quando le situazioni politiche e le disparità riguardo le forze militari rimanevano fuori dai campi di calcio, e alle volte nazioni che risultavano perdenti in armi, riuscivano a riscattarsi con vittorie clamorose. Così facendo lo sport ha raggiunto un’importanza tale da essere studiato come metodo educativo per i ragazzi, perché se utilizzato bene è portatore di valori sani. Ora però purtroppo siamo troppo abituati a leggere titoli di giornali che ci narrano di vicende incresciose, che stanno trasformando quel mondo quasi idilliaco che era lo sport in un antro sicuro per azioni malavitose, quali estorsioni, spaccio e via dicendo. Grandi coach però, come Josè Mourinho, Antonio Conte, Filippo Inzaghi ci mostrano ancora una volta la faccia bella e intraprendente del mondo sportivo, nella quale domina la passione, la voglia di vincere lealmente e la determinazione per raggiungere scopi ambiti sin da ragazzetti. Da piccoli inizia tutto: le speranze, i sogni, le attese di una vita che costruiamo insieme agli altri, con il sottofondo di una competizione perenne che ci dà lo stimolo a fare sempre meglio. E come diceva il grande Giampiero Boniperti, presidente di uno dei club più importanti, VINCERE NON E' IMPORTANTE, E' L'UNICA COSA CHE CONTA. Diego Guglielmi - III Liceo L’Obiettivo - 15


Vorremmo infine complimentarci con il nostro compagno Samuele Rizzo, alunno del II liceo, che ha conseguito un ottimo risultato al Certamen Ennianum che si è svolto sabato 4 aprile presso il Liceo Classico Palmieri. Samuele, infatti, distintosi per la sua bravura nella traduzione del latino, ha ricevuto la Menzione d’Onore, rendendo tutti noi orgogliosi di averlo come compagno! Il III Liceo tutto

Liceo Ginnasio “Giovanni Paolo II” Via Umbria 73100 Lecce Tel-Fax 0832-1810102 Email: liceoclassicogp2@libero.it Sito: www.liceoclassicogp2.it ************** DIRETTORE Dott.r Fabio Scrimitore - Preside VICE DIRETTORE Beatrice Tommasi - III Liceo REDAZIONE Per il IV Ginnasio:

Davide De Vitis

Per il V Ginnasio:

Luigi Lazzari Marco Morciano Luca Potì Marco Tafuro Edward Torsello

Per il I Liceo:

Angela Durante Roberta Ferrari

Per il II Liceo:

Gabriele Madaro Vanessa Pellegrino Simone M. Politi

Per il III Liceo:

Gianluigi Alimonda Alessandra Gallo Diego Guglielmi Eleonora Miglietta Martina Russo Beatrice Tommasi

GRAFICA E IMPAGINAZIONE Laboratorio di Comunicazione STAMPA Seminario Arcivescovile Lecce

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