L'Obiettivo - dicembre 2014

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Natale 2014 Puntuale, come l’incombente solstizio d’inverno, il Giornalino del sempre vivace Liceo Giovanni Paolo II porta nelle famiglie l’irrefrenabile estro delle studentesse e degli studenti. Pagine veloci, spontanee, frutti ancora non del tutto maturi della nuova didattica liceale che spera di generare negli studenti, giorno dopo giorno, l’appassionante interesse a divenire protagonisti attivi della propria formazione personale, impegnandosi allo stesso modo in cui i discepoli di Cimabue e di Raffaello rubavano con occhi attenti i segreti dell’ arte pittorica ai loro maestri. A leggere con attenzione queste pagine, vi si potranno forse scorgere ambizioni di tanti Montanelli in embrione, preoccupazioni estetiche di alcuni Manzoni in pectore o implumi epigoni di Charles Darwin. Ma al di là delle incertezze degli esordi, fra le proposizioni dei nostri studenti, si potranno leggere gli auguri che tutte le persone, che a vario titolo si impegnano quotidianamente in questo Liceo, rivolgono ai loro generosi lettori: i genitori, gli amici ed i cortesi esponenti del Clero. Cordialmente: Fabio Scrimitore

FUTURA... ...e l’uomo col naso all’insù Alzando il naso verso l’ignoto del cielo, il senso di infinita limitazione ha colpito l’uomo di ogni tempo. Presso le antiche civiltà era dominante l’idea che la volta celeste fosse la dimora di innumerevoli divinità capricciose; per poi passare, in anni piuttosto recenti, e in seL’Obiettivo -

guito a numerose scoperte scientifiche, a parlare di uno spazio in cui orbitanti pianeti veneravano il dio Sole, e piccole stelline brillavano della luce riflessa di questa superdivinità che aveva dato i natali all’intero Sistema Solare. Continua a pag. 9

Vanessa Pellegrino - III Liceo


La prima donna italiana nello spazio Il 23 Novembre 2014 alle ore 22.01 dalla base aereospaziale di Baikon in Kazakistan, parte la navetta spaziale Soyuz con all’interno un cosmonauta russo, un astronauta americano e la prima donna italiana nello spazio: Samantha Cristoforetti. Poco dopo il decollo la navetta è entrata in orbita e nell’ abitacolo ha iniziato a fluttuare la mascotte di questo lungo viaggio nello spazio: il peluche Olaf. Alle ore 04.00 del giorno seguente la navetta attracca con successo. Samantha assieme ai suoi compagni dovrà restare nello spazio per cinque mesi e mezzo. Luca Parmitano, ultimo astronauta italiano prima della Cristoforetti e ambasciatore del semestre italiano di presidenza del Consiglio Europeo, afferma che il momento cruciale del viaggio era l’attracco, superato questo le preoccupazioni sarebbero venute meno. Samantha Cristoforetti sarà la prima a preparare un caffè espresso nello spazio, questo

serve per testare una particolare macchina da caffè, creata dalla collaborazione fra Lavazza e Argoten. E’ solo uno fra i tanti esperimenti che si dovranno tenere durante questi cinque mesi e mezzo. Come ormai sua abitudine, Smantha posta online la sua playlist musicale, tutta dedicata alle canzoni sul volo, per il conto alla rovescia. Questa è la seconda missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana, ed il suo nome è FUTURA. Il presidente dell’Asi (Agenzia Spaziale Italiana), Roberto Battistoni, confessa che i primi otto minuti del decollo della navetta sono stati i più emozionanti della sua vita. Giunti nello spazio, i tre compagni di viaggio, hanno festeggiato mangiando del caviale, portato dal cosmonauta russo. Elena Leaci - V Ginnasio

Alla volta del Pianeta Rosso È ormai passato il tempo in cui gli antichi guardando il cielo provavano a rispondere ai perché della vita. Infatti da allora sono stati compiuti passi da gigante; ma nonostante questo non smettiamo- e crediamo non smetteremo mai- di guardare il cielo, senza sentirci piccoli e insignificanti sotto quell’immensità che proviamo a raggiungere con ogni mezzo. Dopo le spedizione Apollo che ci hanno portato a raggiungere il nostro satellite, un nuovo obiettivo si presenta agli occhi sempre attenti degli scienziati: Marte, il pianeta rosso, il quarto pianeta del Sistema Solare. Lontano. Enorme. Affascinante! Sogno o realtà? Per la NASA non c’è mai stata differenza, e perciò ha dato vita a un nuovo veicolo chiamato Orion, che andrebbe a sostituire lo Space Shuttle. Esso permetterà di raggiungere prima di tutto la Stazione Spaziale Internazionale, la Luna e il pianeta Marte. Ma quest’ultima meta è ancora solo un’idea. Il lancio di prova era previsto per il 4 dicembre 2014 a Cape Canaveral, ma è stato rimandato al giorno successivo per alcuni problemi metereologici che avrebbero falsato i dati ottenuti. Continua a pag. 3 L’Obiettivo - 2


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Così il veicolo, concluso il brillante lancio, ha raggiunto la quota dei 5700 km dalla superficie terrestre, ha compiuto due giri intorno al pianeta ed è ritornato a terra. O meglio, è ammarato nell’Oceano Pacifico. Ma il lancio di poche settimane fa non aveva equipaggio, e il primo volo con equipaggio è previsto per il 2020. A questo appuntamento mancano appena sei anni; nell’attesa continuiamo a fantasticare su questo Universo tutto da scoprire.

singloids.com

M.Concetta De Matteis - III Liceo e Stefano Rizzo - II Liceo

Chiaro di Luna Il cielo, con i suoi astri, è da sempre motivo d’incanto, di curiosità ed anche di anelito verso l’infinito. Tutti questi elementi insieme ne hanno fatto, inevitabilmente, oggetto di studio per astrologi ed astronomi fino agli odierni astronauti, che sono nuovi naviganti in un oceano virtuale. A differenza degli antichi marinai e grandi navigatori che guardavano le stelle, in particolare la stella polare per potersi o r i e n t a re e poter raggiungere terre sconosciute, i neo argonauti tra le stelle navigano spinti dall’ancestrale desiderio della conoscenza di mondi nuovi ma anche dall’aspirazione di ampliare il raggio d’azione dell’umanità

sempre alla ricerca di nuove risorse per la sua sopravvivenza: tra queste la principale è l’acqua, indispensabile per la vita biologica . È stato così che la luna, pallida sfera romantica, che ha alimentato le fantasie degli innamorati e ha illuminato i tragitti di viandanti notturni, è stata guardata con interesse scientifico rispetto ai suoi crateri che si è pensato, ottimisticamente, potessero essere riserve d’acqua. Nonostante mettendovi piede l’uomo abbia constatato quanto la superficie lunare sia tutt’altro che accogliente, la pallida luna conserva il suo fascino non solo per i sognatori ma anche per la realistica alternanza delle maree e del giorno con la notte, che determina la cronologia della nostra esistenza, che non può essere arrestata di un solo istante per quanto poeti, scrittori, menestrelli, musicisti e cantanti abbiano dedicato alla luna, ed al suo chiarore, le più armoniose composizioni. Rimane lì, crescente, piena o calante, nella sua austera impassibilità.

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Angela Durante - II Liceo


Curiosità scientifiche dallo spazio! Questo breve articolo non vuole essere una lezione di astronomia, bensì cerca di eliminare l’errata idea, molto comune, dei nostri giorni che definisce la scienza per nulla interessante poiché priva di qualsiasi tipo di emozione. Come le arti anche la scienza può meravigliare: basti pensare agli infinitamente piccoli atomi o all’immensità dello spazio. E quest’articolo cerca di far riflettere chi legge proprio sull’immensità dello spazio. Se tu, lettore, non ti sei mai fermato la notte a contemplare il cielo e ad ammirare la luce delle stelle avvolte dal manto oscuro, spero che dopo questo articolo potrai meravigliarti dinanzi al cielo notturno. Detto questo, ecco alcune curiosità sullo spazio davvero molto interessanti: 1° Noi vediamo il passato. Come sappiamo, noi vediamo un oggetto perché la luce parte dall’ oggetto stesso e colpisce i nostri occhi; dato che la luce impiega del tempo per arrivare ai nostri occhi noi vedremo sempre il passato, ma, se sul nostro pianeta noi vediamo la realtà con un ritardo infinitamente più piccolo di un

millesimo di secondo, quando ci fermiamo a guardare le stelle, la luce che arriva è quella di migliaia di anni prima (e in alcuni casi addirittura di milioni)! Se vediamo la Luna con un ritardo di un secondo o il Sole con un ritardo di otto minuti, vedremo invece la stella polare com’era circa trecento anni fa. E le galassie sono ancora più lontane. Andromeda, per esempio, è una galassia di grandi dimensioni (ed è anche il corpo più lontano che si riesce a vedere ad occhio nudo), dista da noi infatti un paio di milioni di anni luce; quindi, oggi, la vediamo com’era due milioni di anni fa. Ritengo impossibile non provare nessuna emozione nel guardare il cielo notturno, isolato dalle luci delle città, sapendo che si sta guardando il passato e si è illuminati dalla luce di molti anni fa! 2° L’ universo non è infinito. Già dal secolo scorso noi sappiamo con certezza che l’universo non è infinito; tuttavia Continua a pag. 5

In copertina Notte stellata del 1889 è uno dei dipinti più famosi di Van Gogh e si trova attualmente al MoMA (Museum of Modern Art) di New York. Molti artisti hanno subito nel tempo il fascino del cielo, ma per Van Gogh dipingere la notte, il silenzio del cielo stellato, la natura nel momento di massima quiete, ha il motivo della serenità dell’anima dopo le lotte diurne per la sopravvivenza interiore. Il borgo, forse Saint Rémy dov’era stato ricoverato, è piccolo e immobile, sembra soccombere al vorticoso gioco celeste; solo un albero (il pittore stesso) sembra sfidare la volta celeste, come una fiamma scura che cerca la carezza delle stelle. La notte per Vincent, ogni volta, giunge come una liberazione dalle ansie del giorno, lo libera dalle paure dell’infinitamente piccolo volgendo lo sguardo all’infinitamente grande, l’immenso; dovrebbe perdersi in esso Vincent e averne timore, ma paradossalmente cerca le stelle, lo spazio, il grande mare del cielo per perdersi e confondersi in lui. Egli, piccola creatura nella gabbia del giorno, la notte si libra... libera... per farsi grande nel più grande gioco della meccanica celeste, che dipinge come visione futura di vita dove sapeva sarebbe tornato spezzando le catene dell’esistenza terrena.

A cura dello staff del III Liceo

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sappiamo anche che è in continua espansione. Gli scienziati attraverso telescopi molto potenti sono riusciti a vedere l’universo a circa 15 milioni di anni luce di distanza dalla terra, e oltre questa distanza non si sa cosa ci sia. Se per gli antichi greci l’universo finiva dopo lo stretto di Gibilterra e oltre non sapevano cosa ci fosse (ora noi sappiamo che essi conoscevano solo un centesimo della terra), per noi l’universo finisce dopo 15 milioni di anni luce di distanza e non possiamo sapere se quello che vediamo è una parte significativa dell’universo o solo una piccola parte. 3° Gli astronauti. Poi ci sono piccole curiosità sulla vita degli astronauti che sicuramente per molti sarà affascinante sapere. Un astronauta (quando si trova in orbita ovviamente) vede sorgere e tramontare il sole circa 16 volte al giorno (in alcuni casi si passa dalla luce al buio in circa 30 secondi). Dal momento che non c’è la gravità per far andare tutto al proprio posto, quando un astronauta va in bagno usa dei tubi che aspirano gli escrementi e vengono messi in un contenitore, una volta che il contenitore è pieno viene lanciato sulla Terra dove brucia appena entra nell’atmosfera. Siccome non c’è alternanza di buio e luce come sulla terra, ogni astronauta non dorme

di notte ma riposa circa 5-6 ore durante le 24 e il sogno più frequente è quello di galleggiare nel vuoto. Non si fa il bucato, infatti dopo l’utilizzo gli indumenti diventano immondizia. I cibi sono serviti su un vassoio magnetico dove le posate sono attaccate (per evitare incidenti) e bevono con delle cannucce. Non sappiamo se è possibile accoppiarsi nello spazio: i russi, infatti, hanno spedito cinque gechi nello spazio per analizzare la loro vita sessuale ma sono tutti morti congelati; per quanto riguarda gli umani, ancora nessuno ha provato questo, secondo i medici infatti è molto difficile che avvenga un’erezione a gravità zero. Speriamo che queste piccole curiosità scientifiche abbiano potuto cambiare il modo in cui non solo ci si ferma a riflettere sul cielo notturno ma soprattutto il modo in cui ci si approccia alla scienza, non giudicando più questa materia noiosa e priva di qualsiasi sentimento, ma ritenendola appassionante e piena di fascino. Raffaele Putignano - III Liceo

Il cibo a bordo della ISS Vi siete mai chiesti cosa mangiano gli astronauti nel loro lungo viaggio verso lo spazio? Molti anni fa la loro dieta si basava su pillole e vitamine di cibo liofilizzato, ora invece la loro alimentazione viene studiata. Questo affinché

al momento della degustazione il cibo venga apprezzato e gradito. La preparazione avviene circa 9 mesi prima della partenza verso la ISS (International Space Station) per attestare la loro freschezza e resistenza al sottovuoto. La loro dieta fa parte delle diete a basso contenuto di carboidrati; è chiamata dieta perché a ogni alimento è assegnato un punteggi o di c arboidrati e quant'al tro. Come già detto prima, i carboidrati vengono completamente eliminati e la loro alimentazione si basa sostanzialmente sul consumo di burro, salsiccia e formaggi grassi che contengono le risorse necessarie per favorire al corpo il giusto consumo di grassi da metabolizzare. Marco Tafuro - I Liceo

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Suspiciens ad cœlum novum Ognuno di noi, alzando semplicemente lo sguardo, può ammirare quella distesa di azzurro chiamata cielo. Tale sostantivo tanto nella Scrittura, quanto nel linguaggio di tutti i popoli, denomina la volta aerea, circoscritta dall’orizzonte, che sembra avvolgere la Terra e si presenta come una cupola, di colore azzurro più o meno carico di giorno, scuro di notte, punteggiato da centinaia di miliardi di stelle disperse in infinite galassie a loro volta perdute in un’immensità silenziosa. Dal punto di vista lessicale il termine cielo (lat. cælum, gr. οὐρανός) in quasi tutte le lingue moderne presenta una certa ambivalenza, essendo utilizzato sia in ambito scientifico che religioso; solo la lingua inglese conserva la traccia di una originaria differenza distinguendo sky, inteso in senso oggettivo-scientifico, da heaven, in senso religioso. La grande maggioranza delle tradizioni religiose identificano con cielo il luogo della trascendenza divina perché di essa ne mostra e ne concretizza gli attributi: immensità, eternità, sede di energie e fenomeni non controllabili dall’uomo. Dell’associazione fra osservazione del cielo e religione resta ampia testimonianza in molte costruzioni antiche, dalle piramidi egizie alle cattedrali gotiche che offrono l’immagine religiosa ed astronomica insieme. Un esempio, che merita attenzione, della ricchezza di contenuti mitico-religiosi originatisi a partire dall’osservazione del cielo è l’osservazione del sole al cui culto erano dedite le popolazioni dall’Egitto alla Mesopotamia, dal Messico al Perù. Alla luna, meno adorata, furono riconosciuti particolari attributi del divino o collegati a tale ambito. Se il sole veniva collegato all’idea di stabilità e di forza virile, alla luna era legata l’idea del cambiamento, della trasformazione, della volubilità ed accostata una simbologia femminile.

Per quanto riguarda, invece, l’osservazione dei pianeti, delle stelle e delle costellazioni, trattandosi di riferimenti ciclici, non erano considerati degli indicatori per interpretare la volontà della divinità celeste. Non così avveniva per le comete ritenute eventi transitori e perciò più facilmente collegabili all’annuncio divino di eventi positivi o negativi. I primi astronomi formarono una classe sacerdotale in stretto collegamento con il potere politico-regale, ma l’astrologia propriamente detta trovò il suo sviluppo in un ambiente ellenico e si propose di studiare e di segnalare l’influsso dei fenomeni celesti sulla vita umana. Per questo essa non poteva non suscitare le aspre condanne della tradizione ebraico-cristiana. La Sacra Scrittura riporta nell’Antico Testamento esempi che criticano in modo esplicito le pratiche astrologiche, come possiamo leggere nel noto brano di Isaia (Is 47,13-14), dove il profeta assimila gli astrologi alla stoppia, dicendo: “[...] il fuoco li consuma, non salveranno se stessi dal calore delle fiamme”. Anche nel Nuovo Testamento esistono moniti precisi in tal senso, come l’esortazione di Paolo a non “osservare giorni, mesi, stagioni e anni”, cioè pratiche legate a culti ciclici di origine celeste e ai miti di fertilità (Gal 4,8-11). La Bibbia, come molte religioni, fa del cielo il dominio di Dio, il Suo regno e associa alcuni attributi celesti all’immagine di Dio come, ad esempio, il tuono e la voce potente di Jahvé (Sal 29,3-9). Altrove i fulmini annunciano le Sue azioni salvifiche (Sal 77,18-19). Nel NT Giovanni, quando fa l’annuncio del Messia, scrive: “verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge” (Lc 1,78). L’arcobaleno è segno della pacifica alleanza di Dio con Noè (Gen 9,13-16): va precisato, quindi, che il popolo d’Israele non conosceva la volontà del suo Dio interpretando dei segni esterni celesti o metereologici

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(tuono, temporale, osservazioni del cielo), ma attraverso l’ascolto di ciò che Egli diceva. Tale è la ricorrente esortazione nell’AT e in Gesù stesso: “ascolta Israele” (Dt 6,4; Mc 12,29). Nella Genesi, l’universo non nasce come esito della battaglia cosmica tra luce e tenebre, comune a molte narrazioni mesopotamiche, ma per effetto della parola di Dio. In tutta la Sacra Scrittura, il cielo mantiene una stretta relazione con Dio; esso è inizialmente la dimora di Dio e del Suo santuario (Mt 6,9; Is 66,1), segno di immensità. Il riferimento al cielo viene usato per far comprendere all’uomo la grandezza delle promesse di Dio: le stelle del cielo, il cui numero è incalcolabile, saranno la misura della discendenza che Dio concederà ad Abramo e nella quale saranno benedette tutte le genti (Gen 22,17-18; Dt 1,10). Nel NT, il cielo diventa sinonimo di ciò che appartiene a Dio: Gesù che procede dal Padre e a Lui tornerà: “viene dal cielo e tornerà al cielo” (Gv 3,13; 6,62; Mc 16,19); il Suo corpo, offerto nel Mistero Eucaristico, è un pane “disceso dal cielo” e nel Suo battesimo nel fiume Giordano, sono i cieli ad aprirsi (Lc 3,21). Il Dio biblico è certamente il “Dio del cielo” (Gen 24,3) e “dei cieli” (Dt 10,14; Ne 9,6) e la Sua sovranità sul “cielo e la terra” è presentata nel NT con chiari riferimenti al Verbo incarnato e al suo mistero

pasquale: il Verbo è una Parola che resterà stabile in eterno, mentre “i cieli e la terra passeranno” (Mc 13,31; Lc 21,33; Mt 5,18). Nel quadro della Rivelazione il cielo non è un luogo fisico tra le nubi, ma uno stato dove c’è un rapporto vivo e personale con la Trinità Santa, cioè nel linguaggio teologico il cielo è dove Dio si manifesta in modo perfetto ai giusti, ai beati. Non conosciamo ciò che sarà la nostra dimensione celeste, ma dal libro dell’Apocalisse sappiamo che adoreremo il nostro Signore come Lui desidera: “degno sei, o Signore di ricevere la gloria, l’onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà esistono e sono state create” (Ap 4,11). Ad maiorem Dei gloriam. Simone M. Politi - III Liceo

Astronomia: tra fede e scienza Etimologicamente la parola astronomia deriva dal greco ἀστρονομία: ἀστῆρ(stella) + νόμος (legge), e letteralmente significa legge delle stelle. Essa è la scienza che si dedica all’osservazione e alla spiegazione degli eventi celesti. I primi astronomi nelle civiltà antiche erano sacerdoti, che ricoprivano un ruolo molto importante nella società poiché, partendo dall’osservazione ad occhio nudo del cielo, si credeva riuscissero a prevedere il futuro e che fossero a stretto contatto con gli dèi che erano celati nello spazio. Durante il Medioevo nel mondo occidentale si dava molto peso all'astronomia, infatti faceva parte del corso ordinario di studi del quadrivio; si vedano, ad esempio, le notevoli conoscenze astronomiche che esprime Dante nella Divina Commedia. Durante

il Rinascimento Niccolò Copernico realizzò l'importante lavoro del sistema eliocentrico che vede il sole al centro del nostro sistema astronomico. Il suo lavoro fu difeso, sviluppato e corretto da Galileo Galilei e Keplero. Quest'ultimo fu il primo astronomo a fornire leggi che descrivessero correttamente i dettagli del movimento dei pianeti intorno al Sole. Successivamente Isaac Newton comprese le cause fisiche delle scoperte di Keplero, formulando i princìpi della meccanica celeste e la legge di gravitazione universale che eliminava del tutto la distinzione tra i fenomeni terrestri e fenomeni celesti. In seguito con l'avvento della spettroscopia fu possibile studiare la natura fisica degli astri che portò all'astrofisica,

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ovvero alla fisica applicata allo studio dei corpi celesti. In tutto ciò il ruolo della Chiesa Cattolica non è stato mai marginale, infatti la Specola Vaticana è una delle più antiche istituzioni di ricerca astronomica all’avanguardia del mondo e ha il suo quartier generale presso la residenza estiva del Papa, a Castel Gandolfo in provincia di Roma. La gestione è affidata ai padri Gesuiti, che da sempre si contraddistinguono proprio per la loro passione e per il loro impegno nel conciliare scienza e fede, due discipline apparentemente divergenti ma che in realtà, come affermava Galileo Galilei, camminano parallelamente. Una sua famosa frase diceva: “La scienza spiega come è fatto il cielo, la religione come raggiungerlo”. Per avere un quadro ben definito basti ricordare i tre osservatori che, per iniziativa dei papi, sorsero a Roma: l'Osservatorio del Collegio Romano (1774-1878), l'Osservatorio del Campidoglio (1827-1870) e quello più importante, la Specola Vaticana (1789-1821) situata sulla Torre dei Venti nello Stato Vaticano. Tra le ricerche compiute in questi osservatori vanno ricordate in modo speciale quelle svolte intorno alla metà del XIX secolo al Collegio Romano dal gesuita P. Angelo Secchi, che fu il primo a classificare le stelle in base ai loro spettri. Sulla base di questa tradizione, e soprattutto per reagire alle accuse rivolte con insistenza in quei tempi alla Chiesa di essere nemica del progresso scientifico, il papa Leone XIII nel 1891 rifondò la Specola Vaticana che si era sciolta nel 1821, Continua da pag. 7

collocando il suo primo telescopio (astrografo) sull'antica torre di Leone IV in Vaticano. Il 31 ottobre 1992, la Chiesa chiarì la sua interpretazione sulla questione teologica scientifica galileiana riconoscendo che la condanna di Galileo Galilei fu dovuta alla sua ostinazione nel non voler accogliere l'invito della Chiesa a considerare le sue scoperte come semplici ipotesi non comprovate e, d'altra parte, alla mancanza di perspicacia, ovvero di intelligen-

za e lungimiranza, dei teologi che lo condannarono. Come disse infatti San Giovanni Paolo II ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze: “Il giudizio pastorale che richiedeva la teoria copernicana era difficile da esprimere nella misura in cui il geocentrismo sembrava far parte dell’insegnamento stesso della Scrittura. Sarebbe stato necessario contemporaneamente vincere delle abitudini di pensiero e inventare una pedagogia capace di illuminare il popolo di Dio”. Pertanto la questione del rapporto tra scienza e fede mantiene sempre, in ogni tempo, il suo fascino e il suo interesse, ma anche la sua problematicità. Per quanto oggi molte difficoltà siano state superate e molte incomprensioni chiarite, non è difficile cogliere nella mentalità comune un certo L’Obiettivo - 8

sospetto verso la scienza, da parte del mondo credente, ed un forte disagio da parte del mondo scientifico ad accettare le prospettive della fede. “La Chiesa tuttavia non ha mai avuto timore di mostrare come tra fede e autentica scienza non vi possa essere alcun conflitto perché ambedue, anche se per vie diverse, tendono alla verità”. (Papa Benedetto XVI in Porta Fidei n°12). La teologia prende atto delle ipotesi e dei fatti accertati dalla scienza e ciò a vantaggio della teologia stessa. La scienza poi si muove spesso nel tentativo di affrontare problemi che non sono scientifici, bensì filosofici, teologici, perciò dalla filosofia e dalla teologia essa riceve spinta e stimolo, fosse anche per contrastarle. Per il credente la verità è prima di tutto il riflesso di Dio sul mondo, Dio ha parlato attraverso la natura e attraverso la storia. La scienza scopre il disegno di Dio nella natura, la fede lo coglie nell'aderire alla rivelazione. Analogamente Benedetto XVI in un incontro con i rappresentanti della scienza a Regensburg affermava che: “la struttura intellettuale del soggetto umano e la struttura oggettiva della realtà coincidono: la ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura sono identiche. Penso che questa coincidenza tra quanto noi abbiamo pensato e il come si realizza e si comporta la natura, siano un enigma ed una sfida grandi, perché vediamo che, alla fine, è “una” ragione che le collega ambedue: la nostra ragione non potrebbe scoprire quest’altra, se non vi fosse un’identica ragione a monte di ambedue”. Luca Potì - I Liceo


Continua dalla prima di copertina

All’uomo, sempre più curioso di spingersi oltre i limitati confini del globo terrestre, non sono bastati più i semplici mezzi di trasporto e ha iniziato ad investire nella costruzione di navicelle in grado di oltrepassare la possente atmosfera e solcare gli spazi infiniti dell’ignoto. Così ci si è ritrovati a poter conoscere ciò che è noto come effetto panorama, una sorta di catarsi generata da una pace spirituale. Tale sentimento nasce dal non avere un suolo su cui camminare e dal guardare da lontano la Terra che appare una perla azzurra e non più un pianeta dedito alla corruzione morale e soggetto ad una malattia che lentamente sta consumando le sue risorse fino al giorno in cui, non potendo più sopportare tutto ciò, sarà annientato dal dio Sole a causa del suo agire indisciplinato. La vita dell’uomo spaziale, meglio noto come astronauta, inizia nella navicella inviata nello spazio da un qualche potente stato della Terra. Egli funge da piccolo topo racchiuso nelle teche di un laboratorio: indossa sensori per capire quali sono i

livelli della temperatura corporea e i ritmi a cui batte il suo cuore. Altro aspetto affascinante è poter prendere parte alle attività extraveicolari, ossia passeggiate lungo steppe invisibili e intoccabili, che danno modo agli astronauti di poter effettuare riparazioni sul loro mezzo di trasporto o di installare nuove apparecchiature; il tutto avvolti in singolarissime tute che mantengono il corpo ad un’adeguata temperatura e permettono di respirare. Chissà se un giorno, noi piccole cavie mandate a studiare l’esteso, potremmo far parte delle creature dello spazio, potendo così conoscere segreti ancora irrisolti e riuscendo a guardare il dio Sole, inaccessibile ora, al debole occhio umano! L’uomo dal naso in sù Vanessa Pellegrino - III Liceo

Alla fine del viaggio... una stella si racconta La notte del 6 Gennaio, le strade erano desolate e ricoperte da un manto nevoso. La casa in fondo alla via aveva ancora le luci accese e un bambino sognante, affacciato alla finestra, si perdeva nell’immensità del cielo stellato. Improvvisamente una forte luce illuminò il cielo e il bambino catturato e sorpreso dallo strano bagliore cercò di comprendere l’origine di ciò. Corse in cortile, trovò una stella che respirava affannosamente e la prese con sé. Ne approfittò, senza timore, per scoprire la vera essenza delle stelle comete, come quella che permise ai Magi di raggiungere il neonato Salvatore 2000 anni fa. La stella, meravigliata dalla domanda del piccolo, iniziò a raccontare le tre teorie sulla probabile identità della sua antenata: ”Caro piccolo terrestre, la prima teoria si basa sul passaggio della cometa di Halley avvenuta intorno al 12 a.C., ma questa pare essere non del tutto veritiera, poiché il periodo preso in considerazione da voi Cristiani per la nascita di Gesù va dal 4 al 7 a.C. Mentre, un’altra teoria, è quella di una supernova, ossia una stella che giunta alla fine della propria vita si espande per poi collassare

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su se stessa generando una forte energia in un lampo di luce che può durare per settimane o addirittura mesi; ciò avvenne nel 4 a.C. Secondo questa data riportata dai documenti la teoria potrebbe rivelarsi valida. Infine, l’ultima teoria si fonda sulla congiunzione tra Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci del 7 a.C., e tale evento si verifica molto raramente. Probabilmente fu proprio lo spostamento di questi pianeti, lungo la volta celeste, a guidare i Magi verso Betlemme. Infatti, confrontando questa tesi con il Vangelo di Matteo e con ciò che annuncia il Nuovo Testamento, considerando la data dell’evento, insieme alla teoria precedente, è anch’essa considerata valida”. Il bambino restò ad ascoltare la stella per ore ed alla fine della sua storia, soddisfatto, si addormentò alla sua luce sognando viaggi di antichi Magi e atmosfere di un Oriente passato che si inchinò ad un Bambino sceso dal cielo. Continua da pag. 9

Carla Marta De Sicot ed Elisabetta Perrone - III Liceo

La guerra delle stelle Come tutti ben sappiamo gli anni tra il 1945 e il 1989 sono caratterizzati da quella che gli storici chiamano guerra fredda. Con questo ossimoro si intende quello stato di tensione che si creò tra URSS e USA dopo la II Guerra mondiale, che non sfociò mai in un conflitto aperto vero e proprio ma che si manifestò in diversi modi. Uno di questi fu quello nell’ambito delle scoperte astronomiche e delle cosiddetta conquista dell’universo, ossia tutti i progetti attuati dalle due parti per riuscire a creare navicelle e shuttle per raggiungere gli astri che ci guardano dall’alto. Successe un po’ quello che era stato predetto fin dall’antichità, che l’uomo, dopo aver scoperto tutto il globo terrestre, si sarebbe spinto altrove, in uno spazio decisamente più grande e molto più difficile da esplorare, come simbolo della lungimiranza e dell’ambizione umana per la conoscenza e per le scoperte. I due progetti più importati furono quelli del russo Gagarin, che tuttavia non riuscì a portare a termine l’impresa, e dello statunitense Armstrong, che invece è passato alla storia come il primo vero uomo a mettere piede sulla Luna. Ci fa specie però in un certo senso parlare di guerra riguardo a questi avvenimenti che tutti guardiamo con ammirazione e quasi con le lacrime agli occhi, eppure fu proprio su questo fronte che le due superpotenze si fronteggiarono di più. Fu proprio questo che portò anche alla nascita di enti come la NASA che tuttora sono attivi nell’ambito della ricerca astronomica. Questo, come tanti altri, è un esempio di come la guerra abbia generato qualcosa di positivo grazie alla competizione che ha dato la spinta necessaria capace di raggiungere buoni risultati nei più svariati campi. Su questo d’altronde si basa la potenza americana ai giorni nostri: sull’ambizione, sull’aspirazione alla vittoria e sulla ricerca del successo che può avvenire anche da uno scontro, attraverso lo stimolo a fare di più rispetto all’avversario. È quindi chiaro che per dimostrare la propria potenza si è cercato di raggiungere qualcosa che da sempre è stato considerato irraggiungibile e quasi utopico come la Luna e di puntare sempre più in alto per toccare, in questo caso si può dire davvero, il cielo con un dito. Lo stesso Armstrong pronunciò a riguardo: Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità. Marco Morciano - I Liceo L’Obiettivo - 10


L’Amor che move il sole e l’altre stelle Fin dall’antichità l’augurio più grande che si potesse fare era quello di raggiungere il cielo e le stelle. Queste ultime, erano viste come la sede divina e come il luogo ove si trovano i sentimenti più alti degli uomini come la giustizia e la verità. Non a caso, l’auriga che Platone ci descrive in un famoso mito all’interno del Fedro sta conducendo il carro, trainato dai due cavalli, uno docile l’altro aggressivo, proprio verso il cielo dove lui credeva che si trovasse la pianura della verità, ossia una specie di Eden della sua teoria delle idee. Così come nel mondo romano il grande filosofo Luciano Seneca pronunciava la famosa sentenza: per aspera ad astra, attraverso le asperità fino alle stelle, come indicazione che per raggiungere la perfezione si dovevano affrontare tante difficoltà. Ancora nel Medioevo le stelle e gli astri in generale venivano visti come elementi che interferivano sulla vita degli uomini sia positivamente sia negativamente: un’idea positiva ce la facciamo ad esempio nella stessa Divina Commedia in quanto il sommo poeta decide proprio di concludere le sue tre cantiche con la parola stelle, proprio per indicare l’accostamento tra l’amore divino con gli astri. Un esempio negativo lo abbiamo nel XIV secolo quando lo scoppio della peste bubbonica fece pensare a tutti che fosse stata una conseguenza di un influsso negativo delle costellazioni. Nel 1500 Ariosto pensava che sulla Luna si trovassero tutte le cose perdute degli uomini, tanto che proprio lì il paladino Astolfo ritrova il senno di Orlando, impazzito, dopo aver scoperto il tradimento dell’amata Angelica. Nel 1600 Galilei nel Sidereus Nuncius analizzò precisamente tutti gli astri osservati col suo cannocchiale, aprendo la strada alla trattatistica scientifica e astronomica nella letteratura volgare e ancora Giuseppe Parini nel 1700 accostò la figura del sole, un po’ come si era fatto con Luigi XIV, a quella dei principi e dei signorotti italiani di quel periodo, tratteggiando

una pungente satira contro il giovin signore, nella sua principale opera: Il Giorno. Ma è con il Romanticismo che la visione del cielo divenne un topos della letteratura, della musica e della pittura: dai notturni di Chopin, alla sonata Al chiaro di luna di Beethoven, da Alla luna di Leopardi, agli stessi Promessi Sposi di Manzoni. Ogni occasione è buona per dare un’occhiata lassù e riflettere sulla propria condizione, sulla propria esistenza e sul proprio essere. Per Manzoni la luce della luna e del sole erano simbolo della Provvidenza, tant’è che nel capitolo VIII è proprio la luce della luna che incornicia il volto di padre Cristoforo, dopo la notte degli imbrogli e de’ sotterfugi. Al contrario in Leopardi è pura esaltazione dell’io lirico e del proprio animo tormentato. Fino ad arrivare al 1900 dove la contemplazione del cielo divenne un’altra fonte di ispirazione degli Impressionisti, come il preludio Clair de lune de Claude Debussy e Impression soleil levant di Monet, entrambi esempi di come fenomeni astronomici quali il tramonto o un semplice chiaro di luna dipingono e suonano sulle corde della nostra anima sensazioni spettacolari. Così è stato da sempre, le stelle e tutti i corpi celesti non sono mai stati solo e soltanto agglomerati di gas e di roccia, ma hanno significato per l’uomo molto di più: hanno significato speranza, forza, nostalgia, gratitudine, bellezza, allegria, angoscia, ambizione e successo. Forse perché sono sopra di noi e ci osservano, forse perché ne hanno viste più di noi o forse perché sono così belli e luccicanti. Ma al di là della ragione non smetteremo mai di guardare un bel cielo stellato o un tramonto senza stupirci e sorprenderci, senza pensare alla fugacità della nostra vita, alle persone andate e che forse da lassù ci guardano e alla speranza che prima o poi le cose andranno bene. E’ un po’ come diceva Dante nel suo Paradiso: l’ Amor che move il sole e l’altre stelle. Luigi Lazzari - I Liceo

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Liceo Ginnasio “Giovanni Paolo II” Via Umbria 73100 Lecce Tel-Fax 0832-1810102 Email: liceoclassicogp2@libero.it Sito: www.liceoclassicogp2.it

Abituata dalla scuola d’una fiduciosa adolescenza liceale a vedere il mondo pervaso dalle eleganti immagini omeriche di litigiosissimi dei, impegnati a contendersi anche con i primi parricidi il dominio del cosmo, e con la mente ancora invaghita dall’eco poetica dei sacrifici degli altari di Aulide e di Delfi, la fantasia non si è fatta soggiogare dal fascino che emergeva dalle promesse di nuovi orizzonti scientifici, offerti dall’eco delle intuizioni e delle dimostrazioni dei ragazzi di via Panisperna. E come prima, anzi, più di prima, l’ansia di conoscere e comprendere le leggi del nuovo universo, che emerge dalle enormi, quasi inverosimili profondità del cosmo, fa naufragare dolcemente il pensiero, riproponendogli l’estasi leopardiana dell’infinito. Il nostro antico linguaggio fatto dei familiari soggetto, predicato e complemento, diventa sempre meno capace di farci intendere con sufficiente chiarezza la struttura della realtà. La lingua inglese, nella sua egemonia, riuscirà a far esprimere compiutamente la cifra che rappresenta la dimensione dell’universo conosciuto, che i cosmologi esprimono in termini galileiani, impegnando come metro la velocità della luce? Si potranno porre in gara dei professionali madrelingua inglesi, spagnoli o cinesi, perché esprimano in forme linguistiche o in ideogrammi, la cifra di km 9.460.800.000.000, dimensione, questa, del nostro universo. Potrebbero cimentarsi meglio ad esprimere la stessa dimensione, leggendola nella più semplice formula di metri 10, elevati alla 26esima potenza. Fabio Scrimitore L’Obiettivo - 12

************** DIRETTORE Dott. Fabio Scrimitore - Preside VICE DIRETTORE Vanessa Pellegrino - III Liceo

REDAZIONE Per il V Ginnasio: Elena Leaci Per il I Liceo: Luigi Lazzari Marco Morciano Luca Potì Per il II Liceo: Angela Durante Roberta Ferrari Stefano Rizzo Per il III Liceo: M.Concetta De Matteis Carla Marta De Sicot Vanessa Pellegrino Elisabetta Perrone Simone M. Politi Raffaele Putignano

GRAFICA E IMPAGINAZIONE Staff III Liceo STAMPA Seminario Arcivescovile Lecce


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