L'Obiettivo - giugno 2012

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ANNO VIII, NUMERO II LECCE, 05/06/2012

L’obiettivo PERIODICO DEL GINNASIO-LICEO “GIOVANNI PAOLO II” SUPPLEMENTO DE “L’ORA DEL SALENTO” Carissimi genitori, pur nell’ansia che accompagna gli impegni delle settimane conclusive dell’anno scolastico, i Vostri figlioli non hanno voluto sottrarsi al tradizionale obbligo di esprimere sul loro Giornalino, con il discreto aiuto dei loro insegnanti, le immagini e le impressioni più memorabili dei due quadrimestri scolastici. Vi affido le loro riflessioni, insieme con don Massimiliano e con don Stefano, e Vi ringrazio, anche a nome delle stimabilissime professoresse, dei valenti professori e dei preziosi direttori dell’ufficio di segreteria, per la fiducia con la quale ci siete vicini nella delicata ed appassionante formazione dei nostri giovani, sperando che Voi vorrete contribuire a far conoscere il nostro Liceo alle famiglie che Vi sono vicine. Fabio Scrimitore, Preside

… RIVEDIAMO LA COSTITUZIONE “L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro” (art. 1, comma 1 cost.) Porre il lavoro a fondamento della repubblica rivela un evento storico: la nascita di un nuovo Stato - lo Stato democratico - che mette al centro dell’intero sistema ordinamentale qualcosa che fino a qualche decennio prima era impensabile e che ora diventa la ragion d’essere della democrazia. Se il fondamento è la causa giustificatrice di un evento, si potrà convenire che è il valore del lavoro dell’uomo che ha fatto generare il tipo di ordinamento che ci è stato dato dalla Costituzione, insieme con i principi cardinali ai quali tutte le norme giuridiche della Repubblica si ispirano. E se è vero che l’uomo si realizza social-

mente con l’apporto del lavoro che è in condizione di esprimere, allora si dovrà esser d’accordo nel dire che l’esercizio del lavoro dà dignità alla condizione umana, in tutte le situazioni reali nelle quali la persona è stata dotata delle possibilità di esprimere una qualsiasi forma di lavoro onesto. Nella sua lapidarietà, il primo comma dell’art. 1 della Costituzione repubblicana dichiara che il lavoro è bene che non venga inteso come un valore fine a se stesso, né come mero strumento diretto a far conseguire i mezzi di sussistenza, ma dev’essere visto come il più elevato segno distintivo della persona e come contributo che il cittadino deve sentirsi in obbligo di apportare alla collettività, Queste considerazioni appaiono ancor più chiare se al primo articolo della co-

stituzione si collega il 4°, che recita: ”La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.” Riflettere su questo tema perciò diventa essenziale nel tempo che si sta vivendo, nel quale a molte persone le contingenze economico-produttive non danno la possibilità di impegnarsi in un lavoro efficace e molti cittadini, che sono in età utile a prestar la loro opera anche per i titoli di studio o professionali posseduti, avvertono che il livello della retribuzione percepita è insufficiente ad assicurare a loro ed ai componenti della famiglia le condizioni minime necessarie per non versare nell’indigenza.

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LA SCUOLA NEL FUTURO La scuola ha bisogno di un nuovo alfabeto tecnologico, che si impari anche tra i banchi, per risolvere il divario tra il sapere informale dei ragazzi e l’apprendimento strutturato. Due canali che devono finalmente connettersi e parlare fra di loro. Nessuno resti indietro. Così ha detto qualcuno in modo, a

mio avviso, comprensibile da chi non è, come suole dirsi, “addetto ai lavori”, Pochi, io non sono tra questi, per ora sanno che cosa significhi “apprendimento strutturato”. Quello che invece sappiamo è che il futuro si prospetta ricco di tecnologia, la più avanzata. Anche la scuola, per essere al passo coi tempi, deve aprirsi a questi nuovi orizzonti, ed avere strumenti di apprendimento diversi dal quelli tradizionali,. La vecchia, cara lavagna con gessetti e cancellino sarà affiancata da una “Lim”, ossia da una lavagna interattiva multimediale, che ci consentirà di semplificare e velocizzare il lavoro manuale. Altro strumento di supporto all’attività scolastica sarà il tablet. Compatibilmente con la possibilità

economica degli studenti, ciascuno se ne fornirà.

Chi non potrà farlo si sentirà un alunno delle caverne, tagliato fuori ”dall’apprendimento strutturato” di cui sopra ? Spero vivamente di no! E che la scuola conservi la sua vera ragion d’essere: l’educare. Angela Durante - IV Ginnasio

A Melissa

I TABLET NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI: UTILITÀ A COSTO ZERO Quasi la maggior parte dei giovani del XX secolo sono pieni fino ai capelli di nuova tecnologia e non solo, si fanno portatori di un’idea nuova e a dir poco coinvolgente: la scuola digitale del futuro! Tutti si chiedono cosa sia. Si tratta appunto di trasformare i libri di testo cartacei in fogli multimediali su tablet. Non si vedrebbero più montagne di soldi spesi per i numerosissimi libri scolastici o libri con sottolineature e appunti presi sui lati dei vari paragrafi!!! Ebbene, io mi chiedo quanta utilità ci sia in una cosa del genere. Perché la classica scuola con l’obiettivo della conoscenza assoluta DEVE

subire una metamorfosi diventando unicamente oggetto di moda??? Allora l’interrogativo dovrebbe essere scuola per moda o scuola per imparare? Tanya Lupo - III Liceo

Tu eri la concretizzazione del sogno più bello della vita dei tuoi genitori. Ora che la tua vita è stata squarciata da mani omicide, tutto sembra crudelmente vuoto. Noi non ci faremo riempire dal vuoto. Sedendo nel nostro banco di scuola, giorno dopo giorno, coltiveremo i nostri sogni, fino a farli diventare realtà. La nostra realtà di donne e di uomini liberi. Angela Durante - IV Ginnasio


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LA CREATIVITÀ Creatività: “facoltà inventiva della mente, capacità di produrre nuove forme o istituzioni, di formulare e risolvere problemi in maniera nuova”. Questa è la sua definizione. Potrebbe sembrare un concetto astratto e lontano, ma se ci soffermiamo un momento, possiamo osservare come essa motivi la nostra esistenza e come diversifichi le persone. E’ negli spartiti di Mozart, in ogni colore di Botticelli, nella penna dello scrittore, fra le strofe delle poesie di Pascoli, nella mia mano che scrive questo articolo. Ogni artista attraverso la creatività, si è fatto portavoce della società in cui viveva, dei suoi disagi e delle sue contraddizioni. Chi con l’arte, chi con la musica, chi con la danza, chi con la poesia. Secondo me, però, le più alte forme di creatività sono la musica e la danza. La musica è l’arte per eccellenza

della composizione dei suoni, delle emozioni contrastanti e della comunicazione universale. Essa è cosi presente nella nostra vita perché è vita. Infatti la troviamo in qualsiasi espressione più visibile e interna della natura: il suono del vento fra le foglie, il mare che si infrange sugli scogli, il crepitare del fuoco, la sinfonia di un temporale. La danza, poi, è la prima espressione artistica del genere umano perché ha come strumento il corpo. “ La danza è il linguaggio segreto dell’anima” diceva Martha Grahm. Quindi non si può non saper ballare poiché non è una questione di braccia o gambe, ma di cuore e anima. Ed è per questo che io, per esprimere la mia creatività, oltre a scrivere, ballo. Perché quando si è in conflitto con il mondo intero e non riesci a spiegare a parole ciò che provi…..allora balli. In Sala i problemi e le difficoltà le devi lasciare fuori dalla porta. La Sala è un altro

mondo, dove ti rifugi come fosse il ventre materno. Alzi il volume della musica e balli qualsiasi genere di danza: hip hop, classico, contemporaneo, moderno o break. E’ danza. Ti senti libero? Allora è danza. E la danza è creatività. E allora la creatività è libertà. E se noi siamo liberi siamo felici. Quindi la creatività è felicità. Roberta Ferrari - IV Ginnasio

INTELLIGENZA FLUIDA E INTELLIGENZA CRISTALLIZZATA Gli psicologi si sono trovati ad affrontare un problema sul fatto che l’intelligenza sia un’abilità generica o fatta di capacità specifiche.

memoria cristallizzata, per risolvere i tanti, nuovi problemi, che si presentano sistematicamente nella vita di ogni giorno.

Le teorie moderne dicono che l’intelligenza è più un concetto multi-dimensionale e ne danno due sottospecie: intelligenza fluida e intelligenza cristallizzata.

Si dice che la scuola d’un tempo ormai passato favoriva soprattutto lo sviluppo della prima forma d’intelligenza, perché avrebbe privilegiato l’apprendimento delle strutture grammaticali delle singole discipline, rispetto alla soluzione dei problemi.

Con la prima le persone accumulano informazioni, dati, conoscenze ed abilità che l’esperienza permette di acquisire, allo stesso modo in cui la memoria del computer permette di acquisire tutto quel che interessa l’operatore nel suo lavoro. L’intelligenza fluida è, invece, una funzione multiforme che permette di elaborare criticamente le informazioni acquisite nella

A prescindere dall’esattezza della tesi citata, si può constatare che nei banchi della scuola di oggi si stia cercando di armonizzare le due forme di funzionalità mentale, abituando gli studenti all’esercizio delle funzioni intellettive superiori, senza peraltro sottovalutare l’insostituibilità dell’acquisizione delle regole e delle procedure che formano il tessuto sintattico delle diverse discipline e senza le quali nessuna forma di argomentazione potrà mai essere esplicata correttamente, a meno che non si sia dei geni, come il pittore Ligabue, o come la poetessa Alda Merini, che non conosceva Dante, ma parlava poetando. Manuela Margiotta - III Liceo


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L’IMPERIALISMO NELLA STORIA Il termine imperialismo, di origine inglese ma di evidente radice latina, fa volare la fantasia all’epoca dei Romani, fra i più noti conquistatori della Storia. Bisogna sottolineare, però, che i Romani non furono i primi né gli unici costruttori di grandi imperi.

È bene fare un piccolo salto indietro nel tempo e nello spazio, osservando retrospettivamente quella porzione di Mediterraneo punteggiata di isole, che prende il nome dal mitico re che vi si gettò. Il Mar Egeo è stato spettatore, tra le altre, di due realtà ben distinte e contrapposte. Da una parte i Persiani, governati dal βασιλεύς, i quali costituirono un impero esteso fino all’India; dall’altra i Greci, frammentati dal punto di vista politico e talvolta disposti ad unirsi in caso di pericolo. Essi estesero la loro influenza in Ἑσπερία, antico nome dell’Italia, dove si sviluppava la Magna Graecia. Nel IV secolo a.C., Alessandro Magno cercò di “ellenizzare” l’Oriente, con una campagna di conquiste che lo condurrà fino al fiume Indo. Ma, dopo pochi anni dalla sua prematura morte, l’impero del discepolo di Aristotele si frammentò. È a questo punto che i Romani fanno il loro ingresso nella Storia come grande potenza militare, sottomettendo nel corso dei secoli le coste

del Mediterraneo e le terre dalla Penisola Iberica sino al fiume Reno, dalla Britannia all’Italia del sud. Seppur dopo lunghissimi secoli, anche l’impero di Roma si sfaldò, divorato dalle frequenti incursioni dei barbari. Alcuni decenni dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.), non lontano dall’Arabia Felix, iniziò la sua espansione il popolo degli Arabi. Nell’arco di meno di un secolo, superate le Colonne d’Ercole, il berbero Tariq giungerà nella Penisola Iberica, dando il nome allo stretto che la separa dall’Africa, noto oggi come Stretto di Gibilterra (in arabo gebel al-Tariq significa “il monte di Tariq”). Dopo la scoperta dell’America nel 1492, poi, le potenze europee intrapresero una politica di colonizzazione, generando una nuova forma di imperialismo.

Ma di imperialismo in senso proprio si parla soltanto riferendosi all’età moderna. Si parla di imperialismo in senso stretto solo in epoca più vicina a noi. Infatti, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, le grandi potenze, europee e non, attuarono una politica coloniale fondata sulla sottomissione politica, militare ed economica di molte regioni del mondo. A giustificare tale politica, c’era la convinzione della superiorità della civiltà europea e il conseguente diritto degli europei ad imporre il proprio dominio. I primi stati europei ad attuare tale politica furono Gran Bretagna e Francia,

seguiti poi dal Belgio, dalla Russia, dalla Germania, dall’Italia. I due stati imperialisti non europei furono il Giappone e gli Stati Uniti d’America.

In questo periodo, gli Stati espansero i propri domini soprattutto allo scopo di assicurare sbocchi commerciali alla propria produzione e ricavare le materie prime alla base della propria economia. Bisogna, infine, chiedersi se forme di imperialismo siano presenti ancora oggi. Ultimamente, alcune nazioni hanno organizzato missioni di pace per “soccorrere” popolazioni che erano oppresse da forme di dittatura. Ma, spesso, i territori interessati sono caratterizzati dalla presenza sul territorio di petrolio e altre risorse minerarie. Altre regioni del mondo, invece, pure dilaniate da lotte intestine con vere e proprie stragi di intere etnie, ma povere di risorse, non sono state oggetto di alcuna attenzione, ignorate del tutto persino dai mass media. Sarebbe necessario giungere ad una sorta di organizzazione politica mondiale, che fosse in grado di assicurare il rispetto dei diritti di tutti i popoli a non farsi sfruttare da chi dispone dei mezzi militari o economici per imporsi sulle nazioni povere. Samuele Rizzo - V Ginnasio


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VIOLENZA SULLE DONNE Non manca giorno in cui non ascoltiamo notizie di violenza sulle donne. Nella maggior parte dei casi i carnefici non sono nient’altro che i loro familiari; compagni, mariti, padri, tutte perone che teoricamente avrebbero dovuto voler loro bene e dalle quali sono invece state violentate se non addirittura assassinate. Ma la violenza non è solo quella fisica o sessuale, si può infatti avere una vera e propria violenza psicologica, che è stata definita stalking, caratterizzata da persecuzione, molestie, appostamenti, intromissioni nella vita privata verso

una persona generalmente di sesso opposto. Per fortuna gli atti persecutori sono ora un gesto ben definito, punito con condanne dai sei mesi ai quattro anni di reclusione. Dall’entrata in vigore della legge sullo stalking è emerso un fenomeno dalle dimensioni allarmanti, portando alla luce centinaia di richieste di aiuto da parte delle vittime. Sono indispensabili campagne di sensibilizzazione al problema e aiuti più concreti verso chi ha il coraggio di denunciare il proprio aguzzino. Francesca Bellinfante - IV Ginnasio

Lo sportello anti-stalking inaugurato nel 2009 a Perugia dall'Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori (Adoc)

LA CRISI CHE UCCIDE La crisi sembra non volersi fermare, la popolazione non ce la fa più. Molti si ribellano, scagliando bombe sulle sedi delle agenzie di riscossione crediti, altri, disperati, scelgono come soluzione finale il suicidio. Non è di certo la morte la soluzione di tutti i problemi, ma queste persone versano in una situazione drammatica e non trovano altre vie di fuga al disagio: niente lavoro né soldi, solo un mucchio di debiti e di bollette da pagare. Sono già state accertate trentotto “vittime della crisi”e si spera che il bilancio si fermi qui, perché perdere la vita per le tasse è un prezzo troppo alto da pagare. Questa è l’Italia nel 2012: un paese distrutto dalla crisi economica, una nazione di giovani disoccupati, di laureati costretti ad emigrare perché qui, nel nostro stato, non c’è lavoro. Ma noi, giovani studenti, siamo davvero così impotenti davanti a

tutto questo? No! Non dobbiamo essere indifferenti e far finta che tale questione non faccia parte della nostra vita, perché un giorno, dopo la scuola o l’università, forse questo diventerà il nostro presente. Possiamo impegnarci per avere un avvenire migliore, affinché non diventiamo come quei laureati che oggi scelgono di lasciare l’Italia per necessità economiche. Noi siamo i politici del domani, coloro che potranno impedire che la storia si ripeta, che altre persone perdano la vita a causa della crisi economica. Noi stiamo iniziando sin da ora a scrivere il nostro futuro! Allora diamoci da fare prescrivere tempi migliori. Ce la faremo? Ai posteri l’ardua sentenza. Eleonora Miglietta - I Liceo


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LE CELLULE STAMINALI CORDONALI Le cellule staminali cordonali: la speranza della ricerca nel trattamento di diverse patologie. Ogni tessuto si rinnova con un suo ritmo caratteristico grazie alla presenza di cellule staminali, ossia cellule indifferenziate che contribuiscono a mantenere costante il numero delle cellule di un tessuto, perché dotate della capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo attraverso un processo detto di “differenziamento cellulare”. Queste cellule una volta estratte possono essere conservate e poi differenziate nella linea cellulare voluta dal ricercatore. Io ho molto a cuore un caso, quello della mia cuginetta Gaia affetta da una malattia genetica rara chiamata “trisomia 18” (1/7000 casi) in cui la 18^coppia di cromosomi ne contiene uno in più. Pochi sono i bambini che nascono vivi e l’80% di questi muore prima dei 6 mesi. La malattia si manifesta

con malformazioni congenite multiple in quasi tutti gli organi, ritardo dello sviluppo e ipotonia muscolare. Mariella, la mamma di questa bambina, dopo la seconda gravidanza, ha deciso di conservare la placenta del suo fratellino, perché contiene cellule staminali che spera possano in futuro essere utilizzate per migliorare la vita di sua figlia: i dati sperimentali indicano che la conservazione del sangue cordonale intero rappresenta sicuramente una risorsa biologica ideale per il trattamento di diverse patologie e nella medicina rigenerativa di tessuti e organi danneggiati. Se questa ricerca potrà andare avanti, forse Gaia potrà superare alcune sue difficoltà. Silvia Solida - I Liceo

PERDITA DI BIODIVERSITÀ: COLPA DELL’UOMO? Ci siamo mai soffermati sul quadro de “La primavera” del Botticelli? In esso sono presenti 400 specie di fiori ormai estinte. Nel 1980 è stato coniato un termine: biodiversità. che indica la diversità delle specie animali e vegetali all’interno di un ecosistema. Il 90% delle specie tra animali, vegetali e batteri sulla Terra è “Primavera” - S. Botticelli ancora sconosciuto e dove il 1482 circa - Galleria degli clima è più caldo e umido vi è Uffizi, Firenze una percentuale maggiore di biodiversità. Dove invece la presenza dell’uomo ha modificato l’equilibro naturale dell’ecosistema e particolarmente dove c’è un alto tasso di inquinamento vi è una bassa percentuale di biodiversità, perché sono poche le specie animali e vegetali che riescono ad adattarsi alle nuove condizioni. È proprio su questo punto che bisogna soffermarsi: la perdita di biodiversità. Molti biologi hanno discusso su questo tema, in quanto il fenomeno lancia se-

gnali preoccupanti sui cambiamenti che l’aumento del benessere umano provoca nella natura: il tasso di estinzione attuale è di 1000 volte superiore di 3 millenni fa ed è stimata l’estinzione del 20% delle specie conosciute nei prossimi 50 anni. Ciò anche per l’aumento demografico, che implica l’utilizzo delle terre vergini per la coltivazione o l’accrescimento urbanistico, e danneggia diverse specie. Infine, l’inquinamento e il riscaldamento globale provocano diverse condizioni ambientali che impediscono alle specie, adattate da millenni a determinate caratteristiche, di sopravvivere nell’ecosistema. Numerosi appelli negli ultimi anni suggeriscono politiche di ripristino di specie, le quali rappresentano un incoraggiante segnale di ripresa: purtroppo i vari paesi non hanno accolto ancora queste risoluzioni e gli auspicati segnali di ripresa restano sulla carta. L’uomo avverte l’obbligo del comune obiettivo di agire perché la Terra preservi la biodiversità che caratterizza e rende unico il pianeta. Gli esperti consigliano visite a bioparchi, musei naturali e per noi giovani esistono percorsi didattici con visite agli ecosistemi locali con esperti, per approfondire il tema della conservazione della biodiversità nel territorio.

“Un’emozione in un bosco a primavera può insegnarci di più sull’uomo, di più sul bene e sul male di quanto possano tutti i sapienti.”(W. Wordsworth) . Gianmaria Rocca - IV Ginnasio


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QUEL “SÌ” CHE CAMBIA LA VITA … Perché sposarsi in una società che oggi accetta anche la convivenza come scelta consapevole di due persone che si amano? La parola “matrimonio” ci richiama l’espressione latina “matris munus”, che significa “compito, ufficio della madre”. Da ciò emerge lo stretto legame che è intercorso nel tempo fra l’amore di un uomo e una donna e la loro vocazione a procreare, ad essere genitori, a fondare una famiglia. Il matrimonio, anche quello civile, è un rito rivestito di una particolare sacralità. Sposarsi significa decidere responsabilmente e consapevolmente, accettare delle regole, impegnandosi davanti alla società, allo Stato, ad amare il coniuge. Sposarsi è legarsi d’un vincolo stretto e dolce allo stesso tempo, che tiene uniti all’altro anche nelle situazioni più avverse della vita. Sposarsi è giurare il proprio amore e fondare una famiglia, poggiata su solidi valori (cfr. art. 29 Costituzione Italiana). Non può

esistere una famiglia senza matrimonio, mancando questa di solide basi su cui possa fondarsi: un’unione arbitraria, alla più piccola tempesta, crolla; un matrimonio solido, scelto in modo consapevole, mantiene unita la famiglia e rinsalda continuamente l’amore fra gli sposi. Totaro Matteo - III Liceo

“ODIO GLI INDIFFERENTI” “L’Italia com’è oggi non ci piace”. Questa frase di Giovanni Amendola (politico e giornalista, 1882 - 1926) risulta oggi più attuale e condivisibile che mai. Alto tasso di disoccupazione, povertà in crescita, suicidi, crisi economica e rischio di default, manipolazione dell’informazione e, soprattutto, una classe politica che ormai rappresenta solo se stessa e i propri interessi. Siamo a un passo dal baratro. Anzi, siamo nel baratro. Eoni ci separano dall’idea aristotelica di “Politeia” e ancor più dalla paradisiaca “Utopia” auspicata da Thomas More. E i cittadini che fanno? Reagiscono allontanandosi dalla politica nonostante sia proprio questo, invece, il momento di mettersi in gioco per cambiare le cose. È importante capire che la politica è questione di scelte quotidiane consapevoli, non solo di liste elettorali sfoderate ogni cinque anni. Si fa politica quando si sceglie il supermercato in cui fare la spesa, quando si boicottano le aziende che sottopagano la manodopera

per massimizzare i profitti, quando si decide di non rincorrere l’ultima tecnologia per sottrarsi al consumismo. Politica è decidere di non inquinare e risparmiare le risorse idriche ed energetiche, perché il pianeta è di tutti. Politica è rispettare il prossimo sempre e incondizionatamente, indipendentemente dall’orientamento politico, religioso o sessuale. Politica è agire ogni giorno con coerenza, ricordandosi che ogni singolo atto produrrà conseguenze a livello economico, sociale e, neanche a dirlo, politico. Politica, infine, è votare per le persone che ci rappresentano e ci assomigliano, anziché per quelle che ci promettono favori. L’indifferenza e il qualunquismo, dunque, non sono che alibi per non assumersi responsabilità. Non si è mai troppo giovani, troppo poveri o troppo ininfluenti per fare politica. È solo questione d’impegno e consapevolezza. Per questo, con Gramsci, io “odio gli indifferenti”! Maria Sole Longo - I Liceo


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Martedì 10 aprile. Vi ho visti, naturalmente, tutti, chi in faccia, chi di profilo chi di “cuteddra” ma tutti, qualcuno col broncio, chè, da Salentino DOC, avrebbe voluto farsi “lu Riu” e consumare le ultime scaglie di cioccolata, prima di passare alla fase “brodino”; qualcuno col sorriso a trentaquattro denti, qualcuno con l’aria di chi si libera per una settimana della mamma che trilla di primo mattino: - Sono le sette, vuoi svegliarti?! - ” quando in realtà sono le sei e mezzo! Beh, insomma, mano ai nostri bagagli veri, ma tutti col bagaglio del cuore, per raccogliere le emozioni

sempre nuove del viaggio scolastico. La nostra corriera, sempre un po’… ritardataria, sembrava l’arca di Noè, proprio così, perché qualche attimo da selvatici non ce l’ha tolto nessuno, qualche ululato umanoide l’abbiamo sentito e fidatevi…io ho udito qualche belato…e sentito strani odori che definirei “sinistri”! Peccato non aver avuto le funi. Magari avremmo imitato Tarzan nella giungla, ma avvertiremo, per una prossima volta di farci trovare un’ambientazione degna di noi, scherzo, ragazzi!

Tornando a noi e soprassedendo sul lungo viaggio, ricordiamoci i grandi sospiri di sollievo nel metter piede su terra ferma e i volti struccati delle nostre amiche, sempre splendenti come il sole (scusatemi, ragazze, non resistevo, vogliatemi bene!) . Bel posto, bel paesaggio, sembrava la Germania, bell’albergo, un po’ meno belli noi, abbastanza stanchi ed inanimati.

All’ora di cena tutti corsero inferociti e affamati ai tavolini che le graziose cameriere tedesche avevano addobbato con i tovagliolini dorati, ma...ad un tratto, il mondo cadde addosso a chi vide i brodini… Per carità, non a tutti (c’è chi ne ha mangiati cinque o sei alla volta), e le bocche di taluni si schiusero a protestare contro la cucina tedesca, altre si chiusero in silenzio stampa, forse traumatizzate?!

E fu così che ci siamo faxati per tutti gli ascensori possibili e immaginabili alla custodia attenta delle nostre rotule.

Ma quello passava in convento e ricordo un detto salentino che recita: “o te mangi ‘sta menescia…”e poi non so come continua, chiederò a mia nonna! Per cui molti stomaci gridavano vendetta.

In serata tutti in centro a “gridare” di gioia per il nostro arrivo e l’inizio di un’avventura fantastica. Ma per mettere piede a Mϋnchen ancora un giorno di viaggio e sosta presso una certa trattoria senza nome, che per giunta si chiamava proprio

così, accogliente, brillante e senza nemmeno una ragnatela, ma le portate, finalmente, erano alla nostra portata e quindi che tacciano le bocche onnilamentose.

Finalmente a Monaco … si prende subito coscienza dell’albergo (e che albergo!) e della cucina: noi italiani, si vede, non siamo abituati al self service! Da non dimenticare le sere in cui, come i castorini, i più si sono scavati dei cunicoli per sguazzare da una camera all’altra e che tra il serio e il faceto, quand’erano visti, sostenevano di essere dei fantasmini! Castelli, Duomo, chiese, pinacoteca, stadio e fantastiche digressioni sul caratteristico


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Gita bellissima…bla bla bla… ,ma quello che è importante è che oltre al bagaglio culturale ognuno si porti addietro l’emozione unica e irripetibile di aver trascorso insieme un attimo indimenticabile del proprio liceo. Gianmarco Sperani - III Liceo

Ad ogni telefonata da casa, sfido chiunque a non aver ricevuto la classica domanda da viaggio: com’è il tempo lì? Beh, debbo rispondere? E’ una…bellezza! Fra l’altro … se don Max avesse avuto con sè un bazooka, credo che non ci avrebbe fatto le carezze… ed ora tutti a “carisciare piezzi”, come si dice in italiano, per costruire un monumento a lui e alla

Oktoberfest ce le ha regalate il Guido, degno di esser menzionato, perché con un pizzico di ironia ci ha fatto assaggiare molte bellezze, rivelandoci qualche piccante diceria, talvolta, del vario universo tedesco. Si dice che nel Duomo il diavolo abbia lasciato l’impronta del piede, speriamo di non averne lasciate altrettante noi dati i nostri bollenti spiriti che allegramente si dileguavano nelle serate ad assaporare un po’ il gusto della birra che a qualcuno è rimasto ancora in bocca ne sono certo!

dolce e bionda Antonella Rizzo…una donna veramente “stile mammina” in gita, per tutti; al professore che per sentire nessuno abbisogna dell’apparecchio acustico, Davide Monaco (un cognome, una gita) e ai bravi segretari che hanno conteggiato tutti quei “biglietti colorati” che ci hanno portato a Monaco.

Peccato per non aver potuto lasciare qualcuno nei Castelli di Lodovico…è bello viver lì, non credete?! Ma sicuramente l’idea sarà balenata di certo a più di qualcuno… ll posto d’onore alla terza liceale che quest’anno si licenzia…che, come da tradizione, ha redatto la poesiola da fine-gita suscitando, nei più cari, qualche affettuosa lacrimuccia!


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FAMIGLIA RISORSA FONDAMENTALE DELLA SOCIETÀ La famiglia può essere definita la prima scuola di ogni essere umano. Essa si fonda sull’unione di due persone di sesso diverso che decidono di consacrare la loro vita l’uno all’altra, giurandosi fedeltà e amore anche nelle difficoltà di ordine economico, relazionale o di salute, che la vita potrà loro riservare. La famiglia ha un ruolo fondamentale soprattutto nell’educazione dei figli i quali, osservando il comportamento dei propri genitori , imprimeranno in loro, nella loro anima, i valori su cui si fonderà la loro vita futura nelle relazioni di convivenza civile e religiosa. I coniugi, quindi, hanno bisogno di educare se stessi all’ascolto della Parola di Dio perché è da essa che prenderanno il “lievito” che permetterà alla loro famiglia di crescere nella serenità ma soprattutto potranno attingere la forza per affrontare la vita evitando così di lasciarsi tentare dallo sconforto. Proprio per aiutare le famiglie ad affrontare i problemi della vita quotidiana la Chiesa, attraverso la Pastorale familiare, accompagna ogni famiglia a vivere fedel-

mente il progetto di Dio e gli insegnamenti di Cristo nel percorso, non sempre facile, della vita di coppia e nello svolgimento dei suoi ruoli di educatori, affinché accompagnino i propri figli a superare le incertezze e le instabilità dell’adolescenza prima e della giovinezza poi, fino al raggiungimento di quelle scelte che permetteranno ai propri figli di raggiungere una completa autonomina. In riferimento a ciò, la Chiesa organizza ogni due anni un incontro mondiale dedicato alle famiglie. Quest’anno il VII incontro si terrà a Milano da mercoledì 30 maggio al 3 giugno e costituirà, come affermato nella lettera di indizione da papa Benedetto XVI, un’occasione per ripensare ad una famiglia unita, aperta alla vita, ben integrata nella società e nella Chiesa e sempre più attenta alla qualità dei rapporti nel nucleo familiare.

Simone Politi - V Ginnasio


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INTELLIGENZA CERCASI “Mi credono idiota, ma io sono intelligente, e loro non lo sospettano nemmeno” scrive Dostoevskij in uno dei suoi romanzi più celebri. Lo stesso personaggio che pronuncia tali parole, nel corso della vicenda verrà dapprima deriso, criticato, poi apprezzato, sino a diventare oggetto di immensa ammirazione. Nel suo significato etimologico, d’origine greca, l’idiota è l’incompetente, mentre il significato che oggi si attribuisce al termine è quello di persona non dotata d’intelligenza fine. Ma ognuno di noi si sarà domandato, almeno una volta nel corso della sua vita, cosa sia l’intelligenza e come, anche tenendo presente il modello dostoevskiano, sia possibile distinguere l’intelligente dall’idiota. La tradizionale ha sempre fatto pensare che l’intelligenza sia un’entità mentale, una funzione dei neuroni e delle sinapsi, come può essere considerata la memoria; l’una e l’altra sono ritenute manifestazioni della vitalità d’una persona, dovute alla sua struttura biologica, ai suoi geni, presenti sin dalla nascita nel soggetto e, in quanto tali, è difficile che subiscano modifiche nel corso della vita. Tuttavia, approfondite indagini interdisciplinari hanno indotto gli studiosi delle facoltà mentali ad elaborare una nuova teoria sull’intelligenza, definita delle “intelligenze multiple”. Howard Gardner, esperto in psicologia e professore emerito dell’Università di Harvard, sostiene che l’intelligenza sia “un’entità funzionale plurima, che, proprio per la sua multiforme potenzialità, non può essere definita a priori, né calcolata tramite test d’intelligenza”. Secondo Gardner essa “si misura piuttosto in base a ciò cui è dato valore in un particolare momento storico e in un dato contesto culturale”. Per Gardner ad ogni tipo di rappresentazione mentale, che il soggetto si forma della realtà fisica o psicologica alle quali rivolge la sua attenzione, corrisponde un preciso tipo di intelligenza. Vi sono persone che hanno spiccata percezione delle relazioni fra i numeri e le quantità, che svilupperanno in mag-

gior grado l’intelligenza logico-matematica, vi sono soggetti che naturalmente sono inclini a percepire le forme e le dimensioni, i quali svilupperanno l’intelligenza spaziale, così come coloro che percepiscono naturalmente le variazioni dei toni musicali svilupperanno l’intelligenza musicale. Accade lo stesso fenomeno per chi è più dotato per la correttezza e la fluidità dell’espressione del pensiero, che svilupperà quella particolare forma di intelligenza definita linguistico-espressiva. Ne consegue che ognuno di noi può possedere alcune intelligenze più sviluppate di altre, in base ai differenti modi con cui si rappresenta nella mente quel che vede, sente, tocca o intuisce. Fra le molte intelligenze individuate da Gardner, è certamente la più discussa quella alla quale lo psicologo americano ha dato il numero nove: l’intelligenza esistenziale. Questa sarebbe propria di coloro che hanno una spiccata predisposizione a porsi i grandi interrogativi e a riflettervi profondamente. Insomma, di persone sempre alla ricerca di qualcosa, di una verità, di una risposta, persone sospinte da un vento di conoscenza, che nasce dai loro stessi spiriti per divenire soffio vitale ed animarli. Si muovono disordinatamente nell’aria senza raggiungere probabilmente alcun luogo, senza aver trovato quelle tanto desiderate risposte, eppure levandosi sempre più in alto. Pablo Picasso diceva che chi non sa porre domande è uno stupido. Ecco, questo potrebbe essere un modo per distinguere una persona intelligente da un idiota. Chi vive alla ricerca di una risposta non potrà mai essere un idiota. Non lo è il principe Myskin, l’idiota per antonomasia della letteratura, che indaga, ragiona, domanda molte volte non comprende, non lo siamo noi che leggiamo, scriviamo, componiamo, amiamo, ricercando l’essenza animatrice di noi stessi e ritrovandola nella medesima ricerca. Beatrice Tommasi - I Liceo


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IL DOLORE PERFETTO VINCITORE DEL PREMIO STREGA DEL 2004

Il dolore perfetto; nulla migliore di questo libro per riportare indietro nel tempo col profumo di un'Italia oppressa e in fermento, col suono delle visioni utopistiche riecheggiante per le viuzze dei paesi e di mentalità, invece, aride, materialistiche e chiuse della classe mercantile. A partire dalla fine dell'Ottocento, in un paesino toscano di un'Italia da poco uscente dal Risorgimento, sino alla Seconda Guerra Mondiale, le due famiglie protagoniste del romanzo si alternano in vicende apparentemente divise, finché Annina Bertorelli, figlia di un commerciante di maiali, s'innamora di Cafiero, nato dal sincero amore fra la vedova Bartoli e il Maestro, un anarchico originario di Sapri. Questo romanzo racconta del dolore assoluto e perfetto di un giovane che muore per il suo paese, per la libertà e di un bambino che, affacciandosi per la prima volta al mondo, strappa la stessa carne che lo ama, disegnando, con duro realismo e con armonia fra le parole pur crude, il filo d’aria che intercorre tra la vita e la morte, così come fra

l’amore e l’odio, la ragione e la follia, l’arte e la bestialità, finendo quasi sempre a confondere tutto ciò, ad unirli in un tutt’uno, una soluzione inscindibile. Un romanzo, di Ugo Riccarelli, che porta il lettore a vivere di nuovo, a sentire emozioni e a Il dolore perfetto vedere paesaggi che si erano creduti persi. Non solo attira l’in- Ugo Riccarelli (2004) Mondadori teresse di chi legge con una bellissima ed elaborata trama, ma ne coinvolge i più profondi anfratti dell’animo, portando questo ad assaporare un gusto nuovo della vita, che può tornare a definirsi tale dopo aver aperto gli occhi al dolore perfetto. Laura Cammarota - II Liceo

SPORT E DOPING: TRISTE BINOMIO INSCINDIBILE E’ certamente noto che, lo sport è una forma di socializzazione e propone schemi educativi importanti per la formazione di un individuo ma è altrettanto noto che lo sport è, soprattutto, pratica volta alla ricerca della salute psico-fisica. Ma tutto ciò vale anche nel mondo professionistico? Negli scorsi mesi fecero scalpore le dichiarazioni dell’ex tennista transalpino Yannick Noah, il quale propose provocatoriamente di legalizzare il doping nell’universo sportivo dei pro, al fine di rendere più equilibrate le varie competizioni. Una frase infelice che ha spiazzato (ma neanche troppo) gli sportivi di ogni età. Purtroppo il doping, che permette una migliore riuscita nella competizione ma che sicuramente crea numerosi scompensi nell’organismo umano, è tristemente diffuso presso coloro che antepongono il successo sportivo alla propria salute e integrità fisica. Di conseguenza tale pratica non è solo contraria all’etica (in quanto falsa le reali capacità dei singoli) ma anche un pericolo incombente negli sportivi che vi ricorrono. I controlli anti-doping sono sempre più diffusi, anche nell’ap-

parentemente innocente universo delle competizioni giovanili, e le varie associazioni internazionali combattono giorno per giorno contro lo scomodo nemico. E proprio perché lo sport è soprattutto promotore di insegnamenti bisogna stroncare immediatamente questa pericolosa “moda”, altrimenti anche i più piccoli crederanno che per raggiungere i propri traguardi si debba ricorrere a pericolose scorciatoie ignorando gli effetti negativi di tale comportamento. Una vittoria è davvero tale se arriva con i propri mezzi, al termine di allenamenti costanti ed onesti volti al miglioramento individuale e di squadra. Alla fine il vero successo è la gioia di aver sfruttato al massimo ogni potenzialità del proprio corpo. Doping? No grazie! Con la salute non si scherza! Matteo Leo - II Liceo


L’OBIETTIVO

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SORRIDO DUNQUE S(U)ONO! (MAURIZIO SPACCAZOCCHI, IN WWW.BICOMEBAMBINI.IT)

“Non elogiate il pensiero che è sempre più raro non indicate per loro una via conosciuta ma se proprio volete insegnate soltanto la magia della vita. Giro giro tondo cambia il mondo.” Con una strofa della canzone “Non insegnate ai bambini” di Giorgio Gaber mi piace cominciare que

sto breve intervento sulla musica e la sua ironia. Il suo humor. In ognuno di noi c’è il bisogno di vivere il comico per alleggerire la pesantezza del quotidiano con la forza creativa e irrazionale del riso. Se si è capaci di humor, di percepire l’umorismo, allora si riuscirà ad osservare la realtà anche con altri occhi, significa essere in grado di accettare i propri limiti attraverso l’auto-ironia… (Musica e umorismo di Ilaria Baroldini) Gli studi sulla comicità e sull’umorismo si svilupparono agli inizi del ‘900 in campo letterario, artistico e cinematografico; mentre in ambito musicale l’aspetto rimane marginale. La musica voleva meditare su momenti di dolore, a ‘musicalizzare’ il lamento, un po’ come l’elegia (dal greco “ε ε λέγειν “ che letteralmente significa “Dire ahi ahi”). Del resto fare umorismo non è mai stato semplice: è più facile commuovere che divertire; e la nascita del

concetto di “musica classica”, ossia di una musica che si prendeva molto sul serio, relegò sempre più il concetto di umorismo. Anche oggi la musica leggera ha questa tendenza verso “il serio”. Vari esempi di umorismo nella musica italiana sono rappresentati dai “cantautori”, che proprio dell’umorismo si servono per scrivere ciò che pensano: dall’umorismo melodrammatico di De André, all’umorismo surreale di Dalla, dalla critica del quotidiano di Gaber al modern humor di Pierdavide Carone. Il magistrale De André è riuscito attraverso il sorriso a “consegnare alla morte una goccia di splendore”. Il suo umorismo si ritrova anche nelle canzoni più strazianti, un misto di satira e ironia. Anche il grande Dalla, ormai entrato nella leggenda della musica, è stato un artista dotato di un senso dell’umorismo surreale e di un particolarissimo gusto per la provocazione, un piccolo grande uomo animato dalla curiosità e dalla scoperta della novità. Anche il panorama recente offre validi esempi. Uno è Simone Cristicchi, con la sua prima canzone “Vorrei cantare come Biagio”, ironizza e critica il meccani-

cismo dell’industria discografica. Personaggio ironico e irriverente, che si presenta come un ragazzo timido ed impacciato, come se fosse capitato quasi per caso sul palco; interpreta le sue canzoni mettendole in scena, come faceva Gaber, e interpretando il “double face”, un uomo apparentemente normale, che nasconde aspetti inquietanti. Altro personaggio, non meno importante, è il cantautore Pierdavide Carone. Ha scritto canzoni che oscillano tra l’ironia e il grande romanticismo: dall’ironica “Ballata dell’ospedale” alla dolcezza del primo singolo “Di notte”; il suo ultimo CD contiene una canzone ‘Amoreterno’ in cui ironizza su quanti oggi utilizzano i sentimenti a loro piacimento dichiarando che non esiste l’amore - per sempre.

La vita è ricca di situazioni umoristiche e la musica, con la sua arte, fissa la bellezza di ciò che l’uomo dice e fa, regalando a noi, e a quanti vengono dopo di noi, ‘motti di spirito’ originali e ricchi di significato. Biancamaria De Santis - II Liceo


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BORN TO DIE Intinti in questa frescura che proietta nella stagione estiva, solitamente ci prepariamo a canticchiare il tormentone dell'estate. Quest'anno però il panorama musicale si è visto travolto da un nostalgico e insolito beat, proposto da un'artista americana emergente: Lana Del Rey. Sensazione retrò, un velo di superbia e un incalzante alone di mistero ricoprono questa cantante dalla raffinata bellezza nell'aspetto fisico e nella sua voce cupa, capace di suscitare nelle più limpide sensazioni e sconvolgerle, inquinarle, di un'inaspettata voglia di fermarsi e iniziare a vedere ciò che ci circonda con un'ottica diversa dal solito. Il suo nome d'arte maschera il vero, cioè Elizabeth Grant. Lana Del Rey è infatti l'incontro romantico tra il nome della diva di Hollywood Lana Turner e la leggendaria Ford Del Rey. Il suo debutto è contenuto nell'album Born to Die. Il sinistro titolo, in italiano “Nati per Morire”, è l'emblema della trama che si può evincere ascoltando l'album. Quest'ultimo infatti colpisce l'ascoltatore con testi delle tracce molto profondi e accompagnamenti che insinuano nella propria fantasia, colonne sonore importanti, ricordi sfumati, serate passate con gli amici di sempre. La traccia più significativa a mio parere è l'omonima Born to Die. Scritta dalla medesima artista, la canzone si apre con un elegante tappeto di strumenti ad arco, che scivola, silenzioso in una sala antiquata, dove l'ascoltatore riflette in un rapporto diretto con la musica. La mente è impegnata infatti in quest'importante meditazione ed è sollecitata da strumenti a percussione, insistenti e dalla suggestiva voce della cantante.

per aver dato il meglio di se stessi agli altri, pensando che in una totale incertezza anche noi potremmo scolorirci come il sole in quel momento, contenti però, di aver illuminato il cielo delle persone nuvolose.

Born to Die - Lana Del Rey

Ascoltando le altre tracce, 2012, Interscope le note struggenti di “Videogames” sono il manifesto della fine di qualcosa: di un amore, dato dal suono insistente di una dolce arpa; di un'incerta primavera, ascoltando il suono di un imponente tamburo. L'album ha superato i lavori discografici di veterani della musica pop, come Madonna ed è arrivato in cima alle classifiche di iTunes in 13 paesi, tra cui il nostro. Quest'intenso sfoggio di classe che si presenta ascoltando Born to Die ci fa depurare dalla monotona musica elettro-pop, house -pop nella quale ormai siamo soliti sguazzare. “Sometimes love's not enough when the road gets tough” (A volte l’amore non basta quando la via diventa dura) nell'amarezza che accompagna questa frase, la cantante propone un atteggiamento rispettoso nei confronti della vita, perchè non bisogna ricoprire un amaro caffè - che potremmo sorseggiare nella vita - con molto zucchero, così il nostro palato non si abituerà mai ai gusti forti che ci riservano le intemperie di oggi. Francesco Fazzi - V Ginnasio

“Noi siamo nati per morire”, ripete Lana nel brano, questa tenebrosa affermazione mi fa pensare a quanto sia importante impegnarsi affinché mentre si guardano le stelle accendersi e il sole scolorirsi, si sia soddisfatti

(continua da pag.1)

Quando è stata scritta la nostra Costituzione, coloro che hanno ispirato il testo avranno pensato di dare alla Nazione un ordinamento che avrebbe instaurato una società sfrondata dai privilegi sociali e dalle prevaricazioni che avevano marcato, anche gravemente, la società civile al tempo del pesante ventennio compreso fra le due guerre mondiali. Oggi, però, i privilegi sociali ed economici non sono svaniti: sono soltanto meno visibili di quanto non lo

erano nel ventennio citato. E le sopraffazioni sono ancor più nascoste. Non so cosa penserebbero oggi i vecchi Padri Costituenti, dalla serenità dei Campi Elisi, constatando come i diversi Parlamenti che si sono succeduti alla Costituente hanno attuato con leggi ordinarie la norma dell’art. 4 Cost., che assicura che la Repubblica avrebbe dovuto riconoscere a tutti i cittadini la dignità che nasce dal lavoro onesto. Matteo Longo - III Liceo


LE OLIMPIADI DI LONDRA 2012 Mancano ancora due mesi alle Olimpiadi che si svolgeranno a Londra dal 27 luglio al 12 agosto. I Giochi Paraolimpici, invece, avranno luogo dal 29 agosto al 9 settembre 2012. Già da tempo fervono i preparativi: il nuovo "Olympic and Paraolympic Park", situato nella zona est di Londra, è quasi ultimato e sarà la sede principale dei Giochi, ma gli eventi si svolgeranno anche in varie sedi della capitale.

Oltre ottomila sono i biglietti già venduti. I più appassionati dichiarano di sentire il crepitio della torcia che è stata accesa il 10 maggio, con una solenne cerimonia tenutasi nel sito archeologico dell’antica città di Olimpia. La torcia ha percorso 2.900 chilometri in terra greca per poi giungere il 17 maggio nel vecchio Stadio Olimpico di Atene, dove nel 1896 si tennero le prime Olimpiadi dell’era moderna. La stessa fiamma olimpica, che il 27 luglio sarà accesa nel braciere in terra britannica, sancirà l’inizio di questa edizione dei giochi. Le palestre di tutto il mondo sono pervase da un clima di tensione che attanaglia nella sua “dolce” presa gli atleti qualificati che continuano

Ginnasio Liceo “Giovanni Paolo II” Via Umbria, 73100 Lecce comunque ad esercitare il corpo e la mente sotto la supervisione dei loro coach e sostenuti dai loro fans. In mente hanno un unico obiettivo: vincere. Il loro corpo è stato sottoposto a 4 anni di duro allenamento e ora, determinati più che mai, aspirano al gradino più alto del podio e sanno che anche il minimo errore può farli tornare a casa a mani vuote. Come sempre il numero maggiore di spettatori prediligerà assistere alle prove di atletica leggera: spiccano i 100m e 200m metri piani, i lanci (peso, martello, giavellotto) e salti in elevazione. Molti di essi, però, ignorano che alcune di queste discipline sono state inserite solo in epoca moderna e che altre sono presenti sin dalle olimpiadi antiche, come ad esempio la lotta greco -romana e il pugilato che per i greci del tempo erano le discipline che appassionavano di più. Per le altre discipline a corpo libero si dovranno attendere le "Olimpiadi delle Arti Marziali". Nel frattempo auguro a tutti buona visione e naturalmente.....IN BOCCA AL LUPO AI NOSTRI AZZURRI!

Tel: 0832/1810102 Email: segreteria@liceogp2.org Sito: www.liceogp2.org

DIRETTORE Dott. Fabio Scrimitore - Dirigente VICE DIRETTORE Manuela Margiotta HANNO COLLABORATO: Angela Durante Roberta Ferrari Francesca Bellinfante Ginomaria Rocca Francesco Fazzi Samuele Rizzo Simone Politi Beatrice Tommasi Eleonora Miglietta Silvia Solida Maria Sole Longo Biancamaria De Santis Laura Cammarota Matteo Leo Matteo Longo Tanya Lupo Manuela Margiotta Matteo Totaro Gianmarco Sperani

GRAFICA E IMPAGINAZIONE Prof. Massimiliano Capozza STAMPA Seminario Arcivescovile Lecce


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