L'Obiettivo - dicembre 2007

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PERIODICO DEL GINNASIO-LICEO “GIOVANNI PAOLO II” SUPPLEMENTO DE “L’ORA DEL SALENTO” Liceo-Ginnasio “Giovanni Paolo II” Lecce

ANNO IV- NUMERO 1 LECCE, 19 DICEMBRE 2007

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La testata di un giornale è la sintesi del suo progetto editoriale. L’obiettivo è il traguardo da raggiungere. L’obiettivo è uno sguardo su noi stessi. L’obiettivo è una finestra aperta sul mondo. L’obiettivo è uno spazio per comunicare.

Il 41° Rapporto annuale del Censis dipinge con colori scuri il quadro di una società italiana che appare alla deriva. La “poltiglia di massa”, immagine con cui viene rappresentato il Paese, investe ormai tutti i settori: da quello politico a quello scolastico, da quello familiare fino a quello sociale. Gli unici punti luce dell’oscuro dipinto sono individuati nella crescita del PIL, nell’utenza di internet, nell’export fatturiero e nella competizione sempre più crescente delle piccole industrie. Secondo alcuni economisti, l’Italia, per potere tornare ad avere fiducia in sé stessa, deve partire da questi dati economici positivi per poter camminare avanti. Ma credete che possa davvero bastare? Noi giovani, formati secondo i principi cristiani, riteniamo che “due conti” che quadrano o qualche rialzo in borsa, non possano assolutamente essere sufficienti a guarire gli Italiani. Al contrario, siamo convinti che l’unico modo per potere ritornare a vivere in una società più sana sia quello di

ripartire dai valori nei quali noi stessi crediamo fermamente, e per i quali ogni giorno studiamo e lavoriamo con impegno. Purtroppo tra le classifiche “ preannunciatrici di catastrofi”, i dati positivi non appaiono, perché non creerebbero interesse quanto l’epiteto poco politichese del ministro Padoa Schioppa, il quale afferma che i giovani di oggi sono tutti dei “bamboccioni”. Pur vivendo ancora nella propria famiglia di origine, molti di noi giovanissimi volano oltre le mura domestiche ed intessono nella trama della società le proprie storie cucite con la purezza e la semplicità propria dell’età. Quando, dunque, i “grandi” ci considerano “bamboccioni”, hanno forse ragione se si riferiscono a quelli che continuano a vivere in famiglia per comodo o anche per necessità, ma senza "pensieri", senza assumere alcuna responsabilità personale e sociale, lasciandosi condizionare dalle pulsioni e dalle mode. Non ci riconosciamo in questa immagine. Siamo forse minoranza noi che cre-

diamo che il PIL non cresce se non cresce anche il capitale sociale e morale, alimentato dall'acquisto di saperi e competenze, da comportamenti virtuosi, dalla testimonianza di valori. Siamo convinti, infatti che non si può innalzare "il" morale, tante volte così depresso, se non si eleva "la" morale. Crediamo profondamente in un “amore politico” che non si esprime nella faziosità partitica ma nella solidarietà, nel volontariato e nella tutela dei diritti non solo dei più deboli ma di ogni singola persona. Non è un luogo comune affermare che i giovani sono il futuro, ma noi crediamo di essere anche il presente cui dedicare maggiore attenzione perché siamo messi in condizione di costruire con più sicurezza il domani nostro e della società. Giorgia Durante - III Liceo




Quando con i miei genitori ho iniziato a valutare la possibilità di iscrivermi al Liceo classico, se da un lato mi sentivo fortemente motivata, dall’altro provavo qualche incertezza, soltanto perché ero consapevole che sarebbe stato un percorso di studi particolarmente impegnativo. Nell’infelice triennio di Scuola media non avevo mai frequentato corsi di Latino, per esempio, e questo mi preoccupava e non poco: sarei potuta rimanere troppo indietro con lo studio di una materia tanto fondamentale, da affiancare peraltro ad un’altra altrettanto impegnativa come il Greco. La svolta nella mia scelta definitiva c’è stata grazie ad alcuni nostri amici di famiglia che, per esperienza diretta, ci hanno parlato del Liceo Giovanni Paolo II, Istituto conosciuto ma, evidentemente, non tanto quanto meriterebbe. Già dal primo giorno di scuola ero consapevole della bellezza del posto e della serenità che trasmettevano i professori, anche perché avevo già avuto un incontro preliminare a scopo informativo qualche tempo prima; sono stata entusiasta della scelta quando, dopo i primi giorni, ho potuto meglio conoscere l’ambiente, apprezzare il valore e le capacità dei professori e stringere amicizia con i compagni. Un aspetto mi ha colpita particolarmente dell’Istituto Giovanni Paolo II: il fatto che ci si senta come in una grande famiglia studenti e docenti, che molte iniziative siano legate alla partecipazione di tutti e cinque i corsi della scuola e che si vada tutti d’accordo nel rispetto reciproco. Un impatto fortemente positivo, a differenza dell’ambiente da me frequentato negli anni di scuola passati, dove, al contrario, spesso regnava anarchia tra i compagni, poca voglia di lavorare e poco rispetto per gli altri. Siamo ormai alle soglie della fine del primo trimestre e le mie soddisfazioni riguardano anche e soprattutto il rendimento in quelle materie che inizialmente potevano maggiormente preoccuparmi e cioè il greco e il latino. Soprattutto con il greco l’impatto è stato forte, ma al tempo stesso affascinante. E’ questo solo l’inizio di un percorso di studi che richiederà sempre più impegno da parte mia, ma mi sento fiduciosa delle mie capacità e finché nel Liceo Giovanni Paolo II ci saranno docenti tanto preparati e disponibili sono certa che il raggiungimento dei risultati sarà facilitato. Ora capisco come l’armonia e la serenità dell’ambiente scolastico possano contribuire ad una buona formazione di noi studenti. Manuela Margiotta - IV Ginnasio 2

“Come sarà il primo anno di scuola superiore? Certamente non come il primo anno delle scuole medie, dove trascorrevo un mese solo per conoscersi e poi iniziare il programma vero e proprio” mi sono detto quest’estate. Quest’anno dopo quattro giorni, già siamo entrati nel vivo del programma di Greco, di Latino, di italiano, ecc. Sin dallo stage di orientamento, mi sono innamorato di questa scuola, ne parlavo bene a tutti anche se alcuni già alunni mi ripetevano che quella felicità sarebbe finita ben presto in quanto , essendo un Liceo Classico, le materie sarebbero risultate impegnative già dal primo anno. Ma questo non mi scoraggiava affatto, anzi io ho immaginato quest’anno come una corsa ad ostacoli ognuno dei quali era necessario saltare per non rimanere indietro. Anche la presenza di seminaristi e la solidarietà che si vive tra loro mi ha fatto apprezzare ancora di più questa realtà. Grandi e piccoli si aiutano specialmente quando uno di questi è in difficoltà. Negli anni passati su questa scuola ci sono stati dei pregiudizi perché la maggior parte delle persone confondeva o faceva coincidere il Liceo Classico Giovanni Paolo II con il Seminario Diocesano. A queste persone, molte volte ho dovuto ribadire la differenza spiegando il rapporto di autonomia, ma anche di collaborazione esistente tra scuola e seminario. In questo primo anno ho avuto il grandissimo piacere di imparare una nuova lingua: il Greco che posso dichiarare fermamente, è più semplice di quanto sembri. Questa facilità di apprendimento scaturisce anche e soprattutto dall’avere un’insegnante molto preparata, perspicace e anche molto materna, nel vero senso della parola. Per la prima volta sono contento della mia classe; sin dai primi giorni con i miei nove compagni ho stretto un magnifico rapporto di amicizia: siamo molto solidali, ci aiutiamo in ogni modo e sappiamo divertirci visto che dopo due mesi di scuola, siamo diventati molto compatti e vivaci. Questo è il primo ed importante cambiamento dell’anno: il primo giorno di scuola ricordo che la professoressa di Latino e Greco si sentiva a disagio, perché non rispondevamo alle sue domande, ora invece, abbiamo rotto il ghiaccio. Sono molto orgoglioso di frequentare questa scuola e qualunque sia l’interrogazione quotidiana da affrontare, prendo volentieri il treno che mi porterà tra i banchi di scuola. Matteo Longo - IV Ginnasio


Ormai il Natale è alle porte. Tempo di festa per il ricordo della nascita di Cristo Gesù. Quindi anche momento di ritrovo della famiglia per stare insieme in allegria. Purtroppo negli ultimi anni, questa importante ricorrenza si è trasformata, per molti giovani, in qualcosa di diverso. Hanno perso il vero senso del Natale, il significato profondo di questa ricorrenza. Molti giovani lo aspettano solo per avere le cose che vanno di moda: abiti firmati, videogiochi, motorino, scarpe dell’ultimo grido e chi più ne ha più ne metta. Così si annulla completamente il senso del limite. Si spinge costantemente a desiderare di avere qualcosa di più. A comprare, comprare, comprare, nell'illusione di riuscire ad assomigliare, un giorno, ai modelli virtuali che appaiono nei cartelli pubblicitari, nella televisione e in internet. Può essere utile riflettere su un termine che viene spesso utilizzato per definire tutti noi. Questo termine è "consumatore".

"Non sarà la scienza a redimere l'uomo, ma solo l'amore" Infatti, solo conoscendo e amando Dio, l'uomo diventa libero e non più schiavo. Lo scrive il Papa nella sua seconda enciclica "Spe salvi", un documento di 78 pagine diviso in una introduzione, 7 capitoli e un epilogo intitolato "Maria, stella della speranza". L'enciclica si apre con un passo della lettera di San Paolo ai Romani: "Spe salvi facti sumus", nella speranza siamo stati salvati, così Benedetto XVI affronta il tema della speranza cristiana mettendo in luce il fallimento delle ideologie moderne. "Elemento distintivo dei cristiani – continua il Pontefice – è il fatto che essi hanno un futuro", anche nelle condizioni più avverse, anche nelle sofferenze più atroci, come insegnano gli esempi dei martiri, essi sanno "che la loro vita non finisce nel vuoto. Solo quando il futuro è certo come realtà positiva, diventa vivibile anche il presente". In sintesi " chi ha la speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova".

Perciò Benedetto XVI afferma che ricevere speranza significa "giungere a conoscere Dio, il vero Dio".

Noi non siamo più persone o esseri umani, siamo "consumatori". Una parola orribile, che racchiude la triste funzione assegnataci dalla dominante legge del "mercato": consumare, divorare, masticare, comprare. Insomma: spendere tanti soldi. E' importante, quindi, educare i giovani a non lasciarsi condizionare dalle mode. Troppo spesso gli acquisti dei ragazzi non sono dettati dal buon gusto o dal cervello, ma dall'abitudine a muoversi "come il branco". E' come se una voce sussurrasse continuamente all'orecchio dei giovani: "Compra quegli occhiali da sole, altrimenti non sarai accettato dagli altri”. Perciò ritorniamo tutti al vero e unico significato del Natale, disponendo il nostro spirito aperto, come la grotta di Betlemme che ha accolto il Signore in semplicità e gioia. E auguro a tutti…Buon Natale! David De Cristofaro - V Ginnasio

Alla base di questa speranza c'è il Vangelo "una comunicazione che produce fatti e cambia la vita". Al centro dell'Enciclica, Benedetto XVI scrive che "l'attuale crisi della fede è soprattutto una crisi della speranza cristiana" Molte persone "rifiutano la fede semplicemente perché la vita eterna non sembra loro una cosa desiderabile. Non vogliono affatto la vita eterna ma quella presente". A conclusione dell'Enciclica, il Papa parla dei luoghi di apprendimento e di esercizio della speranza. Il Santo Padre rivolge il suo ultimo pensiero alla Vergine Maria, stella della speranza: "Madre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te. Indicaci la via verso il regno del tuo Figlio! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino!" Gabriel SKarpa—V Ginnasio Davide Gilioli—I Liceo

“Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affanarsi, camminano senza stancarsi” (Isaia)

Non è sogno di un visionario, è profezia, ma non solo: è una realtà vissuta da chi ha accolto la speranza annunziata dai profeti e incarnata in Gesù Cristo. Non fuga dalla storia, ma risorsa spirituale per viverci dentro, sperimentando fatica e cadute e anche forza e sicurezza nel cammino quotidiano nel mondo, guardando avanti verso orizzonti più alti. Perché rifiutare il dono della speranza cristiana se, nell’esperienza di chi l’ha accolta, essa è vissuta come 3 alimento fecondo di vita, di gioia, di futuro?




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Sin dai tempi più remoti esiste una proporzione che è stata presa in considerazione, al fine di ottenere una “dimensione armonica” delle cose che fanno parte del nostro mondo. Passando dagli ambiti architettonici e matematici, fino ad arrivare a quelli artistici e naturali si può osservare questo “rapporto”, pari a 1,618… (numero d’oro). Il numero viene identificato con la lettera greca j ( phi ) e parte dalla sequenza di uno scopritore duecentesco, Leonardo Pisano, detto Fibonacci che identificò una successione numerica con proprietà particolari e curiose. La proprietà matematica di questa successione è che ogni elemento (a partire dal secondo) è uguale alla somma dei due precedenti. La sequenza inizia con 1,1,2,3,5,8,13,21,34,55,89,144,233, etc… La sequenza ha un'altra proprietà matematica interessante, che si può notare calcolando il rapporto di ogni elemento con quello precedente. Si scoprì che questi rapporti convergono su un numero irrazionale (phi), i cui primi termini sono 1,618034. Leonardo Da Vinci per misurare le proporzioni esatte della struttura ossea umana disseppellì molti corpi. Egli fu il primo a dimostrare che il corpo umano è letteralmente costituito di elementi che stanno tra di loro in rapporto aureo. Ecco alcuni esempi nei quali si può riscontrare la sezione aurea:  La piramide egizia di Cheope ha una base di 230 metri ed un’altezza di 145: il rapporto base/altezza corrisponde a 1,58 molto vicino a 1,6.  Nei megaliti di Stonehenge, le superfici teoriche dei due cerchi di pietre azzurre e di Sarsen, stanno tra loro nel rapporto di 1,6.

I semi di girasole crescono secondo spirali opposte. Il rapporto tra una rotazione e la successiva corrisponde al numero aureo.

Leonardo da Vinci, Piero della Francesca, Bernardino Luini, Sandro Botticelli, si ricorreva spesso alla sezione aurea ( la divina proportione), considerata quasi la chiave mistica dell'armonia nelle arti e nelle scienze.

Nelle arti del passato, in molte opere di

Anche nella musica, Beethoven, nelle "33 variazioni sopra un valzer di Dabelli" suddivise la sua composizione in parti corrispondenti ai numeri di Fibonacci,il cui rapporto corrisponde al numero d'oro. Negli oggetti quotidiani, possiamo trovare alcuni esempi di sezione aurea: dalle schede telefoniche alle carte di credito e bancomat, dalle carte SIM dei cellulari alle musicassette; sono tutti rettangoli aurei con un rapporto tra base ed altezza pari a 1,618. In natura il rapporto aureo è riscontrabile in molte dimensioni del corpo umano. Se moltiplichiamo per 1,618 la distanza che in una persona adulta e proporzionata, va dai piedi all'ombelico, otteniamo la sua statura. Così la distanza dal gomito alla mano (con le dita tese), moltiplicata per 1,618, dà la lunghezza totale del braccio. La distanza che va dal ginocchio all'anca, moltiplicata per il numero d'oro, dà la lunghezza della gamba, dall'anca al malleolo. Anche nella mano i rapporti tra le falangi delle dita medie e anulari sono aurei, così il volto umano è tutto scomponibile in una griglia i cui rettangoli hanno i lati in rapporto aureo.

Ciascuno di voi è la “prova” dell’esistenza della proporzione divina! 4

Pierfrancesco Leo, Francesco Taurino - II Liceo


 La storia riguardante il processo di sviluppo culturale ha dimostrato che intellettuali e potere sono, sempre, stati legati da uno stretto rapporto. Ho scelto soltanto alcuni esempi, i quali rappresentano i più comuni legami che possono intercorrere tra cultura e politica. Nel mondo romano, per esempio, sono tante le personalità intellettuali che hanno avuto rapporti più o meno diretti con il potere vigente, anche se nel primo periodo dell’epopea romana “pretori e generali furono più che sufficienti a gestire il potere”, e perciò l’attività “teorica” degli intellettuali non era contemplata. “Il diritto era, infatti, la sola forma ammissibile di astrazione teorica”. Cicerone, tuttavia, in questa società romana, in cui per tanti secoli nessuno aveva potuto partecipare al governo se non fosse o un nobile di gran lignaggio o un opulento signore o un guerriero, egli per primo, senza essere né nobile, né ricco né soldato entrò a far parte, e tra i primi, della classe dominante. Governò la Repubblica insieme con i nobili e i generali, perchè parlava e scriveva stupendamente, perchè sapeva divulgare al gran pubblico in chiaro stile gli astrusi pensieri e le difficili dottrine della filosofia greca. Nella storia di Roma e quindi nella civiltà europea che procede da Roma, egli fu il primo letterato e pubblicista che partecipò al governo” (G. Ferrero). La produzione intellettuale di Cicerone fu in buona parte finalizzata ad orientare l’opinione pubblica romana. Cicerone stesso, dunque, fu un importante “strumento” nelle mani del potere. E questo fu il primo. Altri intellettuali, invece, pur non entrando direttamente negli “ingranaggi” della politica romana, decisero comunque di dare il loro personale contributo alla causa imperiale. Perciò, negli anni successivi, entrò a far parte del circolo di Mecenate, collaboratore di Ottaviano, Virgilio. Egli si era

messo in luce grazie alle “Bucoliche”, ma l’opera nella quale riscontriamo un rapporto con il potere contemporaneo, fu l’“Eneide”, nella quale Virgilio scelse di celebrare, attraverso le gesta di Enea, lo stesso Ottaviano. Non fu, tuttavia la prima volta che uno scrittore romano usava il mito (in questo caso di Enea) ed il poema epico-storico per motivi encomiastici. Infine, sempre nel mondo romano, troviamo un altro intellettuale, Seneca, che strinse forti rapporti con il potere. Egli, tuttavia, si deve distinguere dalle altre due figure prese in esame. Seneca, che visse ai tempi dell’ età giulio-claudia, divenne tutore di Nerone e si ritiene che l’equilibrio e la moderazione che contrassegnarono i primi anni del governo di quest’ultimo dipendessero proprio dalla saggezza politica dello stesso intellettuale. Tuttavia, l’emergere di uomini nuovi, disposti maggiormente ad assecondare l’indole autoritaria di Nerone, indussero Seneca a ritirarsi dalla vita politica. Proprio a questo riguardo ritengo che Seneca debba essere considerato diversamente dai suoi predecessori, poiché egli non volle favorire, per propri interessi personali, ciò che riteneva fosse ingiusto ed iniquo. Egli preferì la morte, la quale avvenne proprio su ordine di Nerone, piuttosto che ricevere gloria e onore in un contesto a lui non congeniale. Attualizzando, perciò, queste tre figure di intellettuali ed il loro personale rapporto con il potere, ritengo che anche al giorno d’oggi vi siano, da una parte, intellettuali che tendono ad appoggiare e deificare il potere vigente, e questi hanno possibilità e modo di parlare liberamente; dall’altra parte, tuttavia, vi sono gli intellettuali che, senza ipocrisia, rimangono fedeli ai propri ideali senza scendere a compromessi e questi, invece, hanno scarsa libertà di parola. Riccardo Rossi - III Liceo

 Le prime parole che i bambini pronunciano quando iniziano a parlare sono soprattutto “mamma” e “papà”. E’ naturale, perché questa è la loro esperienza. Se si chiedesse a un bambino: “Vuoi bene alla mamma e al papà?”, egli risponderebbe con genuina spontaneità: “Sì, perché la mia mamma e il mio papà sono i migliori del mondo!” Questa espressione così carica di amore tenero sgorga da un cuore di figlio che si sente amato e voluto dai suoi genitori, e così cresce in un ambiente che lo porta a formare la sua personalità e a costruire relazioni profonde all’interno della sua famiglia. Tutti noi però facciamo esperienza, soprattutto quando attraversiamo il delicato periodo dell’adolescenza, del conflitto che nasce proprio dalla difficoltà di comprendere che, ora, determinate decisioni o prese di posizione da parte dei nostri genitori, non sono mosse da fredda indifferenza o da cattive intenzioni, ma sono dettate da quell’amore con cui sempre ci hanno accompagnati e sostenuti nella nostra crescita. I figli, a volte, con difficoltà comprendono

che l’autorità di cui i genitori sono rivestiti, non è e non significa “autoritarismo”, ma consiste nella “capacità di far crescere”. Un padre che esercita la sua autorità nei confronti del figlio non lo sottopone a intollerabili costrizioni che ne limitano ogni forma di espressione…! Anzi, lo aiuta a crescere, a rapportarsi con le cose che gli stanno attorno, a conoscere il mondo che lo circonda. Per questo è davvero tanto importante coltivare insieme, genitori e figli, una apertura reciproca e una grande fiducia. Ciò contribuisce a rafforzare il legame affettivo, tanto da creare una vera e propria amicizia che rende capaci di affrontare anche quegli argomenti che solitamente i ragazzi preferiscono confidare ai propri coetanei. In questo clima di serenità, nessuno avrà bisogno di cercare compensazioni esterne, perché all’interno della propria famiglia, troverà l’amore e il sostegno, necessari per crescere … insieme. 5 Lucco Marianna - I Liceo


Prendere le misure, segnare, tagliare, aggiungere o ridurre, stirare e ricucire. Non sono solo procedure di sartoria, perché al giorno d’oggi a mettere un punto più sopra o più sotto e a togliere le pieghe ci pensa anche il chirurgo plastico. Il sarto del nuovo millennio, armato di bisturi e sofisticati ritrovati tecnologici, modifica, trasforma, stravolge su richiesta, forme e caratteristiche del corpo…e i brutti anatroccoli diventano cigni (si fa per dire!) Certo, si tratta di pennuti con qualche migliaia di euro a portata di mano (anzi di piume!)…ma d’altronde si sa l’alta moda è costosa, specialmente se si utilizzano tessuti pregiati come la carne umana! Dal tragi-comico alle statistiche. Risulta che quasi la metà degli italiani si dichiara favorevole alla chirurgia plastica e disposta a sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica per migliorare il proprio aspetto fisico. Il 20% degli italiani che si affidano alla chirurgia sono adolescenti, per la maggioranza ragazze, che addirittura aspettano con ansia il giorno del loro diciottesimo compleanno, per farsi regalare dai genitori il tanto sospirato intervento estetico con cui, credono di fare il “salto di qualità”. Che tipo d’interventi? Aumento e riduzione del seno, eliminazione delle borse sotto gli occhi, trattamenti di ringiovanimento, iniezioni di silicone. Ogni mese poi si lanciano nuove mode per ritoccare le parti più impensabili del corpo. E così per esempio, salta fuori che anche l’ombelico è “out” se non ha una forma perfettamente omologata all’ultima tendenza; forma delle dita delle mani, dei piedi e delle unghie seguono la stessa sorte. Nelle campagne pubblicitarie pro chirurgia plastica si leggono sistematicamente frasi di questo tipo:

”La chirurgia plastica ristabilisce armonia ed equilibrio, aumenta l’autostima personale, la sicurezza in se stessi, migliora i rapporti con gli altri.” Oppure “ La chirurgia contrasta il processo d’invecchiamento, ringiovanendo sia il fisico che la mente”. Ragionevolmente d’accordo con la chirurgia plastica ricostruttiva, che si propone di correggere le malformazioni congenite o i postumi di traumi, incidenti o malattie, risultando quindi necessaria alla salute generale della persona, sono invece perplessa quando si ricorre al bisturi per bizzarre e illusorie aspettative o questioni puramente estetiche. Appare ridicolo poi pensare di poter fermare gli effetti del tempo sul corpo, pretendendo di trovare nella chirurgia plastica l’elisir dell’eterna giovinezza. L’equilibrio, l’autostima, la sicurezza in se stessi non possono dipendere da un intervento chirurgico e se mancano sono evidentemente il campanello d’allarme di disagi interiori di altro tipo. L’armonia con se stessi, e la serenità psicologica, si maturano e si costruiscono nel tempo, traendo materia dal vissuto personale, dalle esperienze di chi ci sta accanto, dal modo in cui intratteniamo le nostre relazioni. E’ vero che alcuni difetti fisici, se sono particolarmente evidenti, possono causare imbarazzo e disagio. Ma è proprio l’accettazione della propria immagine, e dei propri difetti, per giunta comuni a tutto il genere umano, il segno di un raggiunto equilibrio e un requisito di maturità. E chissà poi 6

che quei difetti che ci caratterizzano, adeguatamente sfruttati a favore, con un po’di autoironia, non possano diventare anche dei punti di forza. Quale bellezza peggiore, poi, di quella non naturale! La società dei rifatti non può certo vantare caratteristiche originali. Le forme del corpo saranno pure “perfette”, ma pur sempre omologate, saranno pur sempre pezzi asettici di un’identica serie. E’ poi paradossale pensare che, mentre l’uomo cerca in tutti i modi di salvaguardare la propria salute e la propria integrità fisica, c’è chi deliberatamente si sottopone a terapie pre e post operatorie, degenza ospedaliera e dolori fisici non indifferenti, senza escludere possibili errori chirurgici con danni anche irreparabili, per amore dell’immagine. Rispettiamo il nostro corpo e conserviamo la nostra unicità invece di barattare la nostra immagine per qualche velleità di bellezza…perché si sa, quella di Narciso è stata una brutta fine. Lorenza Moscara—II Liceo

 Se provate a chiedere ad un ragazzo, frequentante le scuole superiori, che se la cava benino ed è sempre stato contento del sei che gli garantiva almeno il passaggio all’ anno successivo, cosa ne pensa della riforma Fioroni...sarete tempestati di risposte che in televisione vengono coperte da un sonoro "BIP"!!! La più grossa percentuale dei ragazzi non ha preso tanto bene la nuova riforma adottata dal ministro della Pubblica Istruzione Fioroni. In parole povere la "rivoluzione" sta nel fatto che, chi presenta insufficienze in qualche materia, già dal primo quadrimestre, si dovrà impegnare a frequentare dei corsi integrativi e alla fine sottoporsi ad una verifica per provare di aver colmato quelle lacune. Purtroppo però, arrivati all’ ultimo quadrimestre, i famosi debiti che tutti hanno sempre sottovalutato, lasciano il posto a corsi anche privati durante l'estate che si concludono con una seria verifica per dimostrare il superamento delle insufficienze. La promozione all’ anno successivo, o la bocciatura, viene così rimandata alla fine di agosto. "Morale della riforma": quest' anno le bocciature saranno più numerose. Da settembre infatti sono iniziati gli inutili, a parer mio, scioperi dei ragazzi in molte città italiane che non hanno fatto altro che evidenziare la paura di ripetere l´ anno.


Sembra essere il biglietto da visita di troppi italiani che non hanno ancora superato la soglia dei 40 anni. Gli italiani sono “cafoni” e se ne vantano. È forse una generalizzazione ma, comunque, è una percezione diffusa. Nella società di oggi in cui tutto è reso lecito dai media, in cui il male si confonde spesso con il bene e viceversa, in cui un “cafone” è considerato un idolo, un modello da imitare, c'è chi cafone lo è e ne va fiero. Termini pesanti, offensivi, gesti di gente a cui è estraneo il galateo, sono alla portata del giorno e sembrano non toccarci neppure, talmente siamo abituati. Essere cafone, è un modo per non soccombere, per non subire gli affronti, per reagire facendosi “onore”. Mi vengono in mente le sfide all’ “ultimo sangue” che si facevano nell’800 per difendere il proprio orgoglio; ma allora c’erano regole da rispettare. Parlo di due secoli fa, oggi non esistono limiti. L’accusa è rivolta ai reality, alla “TV spazzatura”, ai modelli di società esasperati che ci vengono trasmessi attraverso fiction o programmi televisivi di bassa cultura che, per attirare audience, sfociano nel volgare e ci influenzano. Ogni domenica, a corollario delle partite di calcio, si scatena all’interno e all’esterno degli stadi la violenza dei cosiddetti “tifosi”. Sembra che nulla di tutto ciò che col mondo del calcio è connesso, possa oggi sottrarsi, sfuggire, uscire indenne da quel morbo pestilenziale che è la violenza. Il calcio è malato, la società è malata di un morbo oscuro e i giovani sono le vittime più fragili di questa patologia. Altro esempio tristemente riconducibile all’argomento è il

D´ altronde c´ era da aspettarsi che venissero presi provvedimenti per le numerose situazioni d´ impreparazione che si protraevano nel corso degli anni a causa dei debiti accumulati. Si era creata una forma di lassismo da parte degli studenti e anche dei docenti che andava frenata in qualche modo e l' unico sistema per farsi ascoltare era appunto essere rigidi e decisi! Navigando su internet per leggere il parere di qualche ragazzo in merito a questa riforma, mi ha colpito la frase di un diciassettenne che dice: "Più rigore e costanza ci aiuteranno a crescere". Praticamente è la stessa questione dei "no" che ti insegnano ad affrontare la vita. Se crediamo che tutto ci è dato e concesso senza sforzi e ci abituiamo alla "pappa pronta" non saremo mai pronti ad affrontare il mondo del lavoro, che oggi, se non hai almeno una laurea, ti schiaccia e ti annulla . Per poter diventare "qualcuno", bisogna avere un´ istruzione adeguata a tenere testa ai numerosi "esami" che si presenteranno nel corso della nostra vita non solo lavorativa, ma anche quotidiana. Quante volte ci capita di sentire in televisione interviste a persone anziane, che sbagliano l´ uso del verbo essere con il verbo avere, senza rendersene conto!?! Generalizzo? Esaspero la questione? No! Perché purtroppo molti anziani di oggi non hanno potuto studiare perché avviati al lavoro da piccoli o

bullismo. I piccoli bulli prendono di mira il più debole o il più intelligente, a suon di pugni e brutti scherzi e “colpiscono” sempre in più tenera età. Comportamenti aggressivi e passivi a scuola a cui molti adulti danno purtroppo poco peso, ridendoci sopra o bollandoli come ragazzate, sono a portata di cronaca quotidiana. Ma la violenza non alberga negli stadi o nelle scuole soltanto perché pochi scriteriati compiono gesti inconsulti e ingiustificabili, e non sono solo i media la causa di tutto ciò. Le colpe affondano profondamente nelle pieghe strutturali dei “paesi civili”, che hanno messo fuori gioco l’etica. Mi chiedo se sia lecito, a questo punto, considerare l’Italia un paese civile, l’Italia che un giorno ha visto tingere di rosso l’acqua della fontana di Trevi, i suoi monumenti storici deturpati o imbrattati da frasi concepite dall’estro sentimentale di qualche innamorato, l’Italia offesa dalla volgarità dei suoi abitanti, soffocata dalla mancanza di civiltà che la opprime, rattristata dalla mancanza di quella cultura che la portò ad essere definita “il bel paese”. Carlo Verdone, con il celebre personaggio del “cafone” romano che paragonava all’ “intellettuale”, metteva in evidenza, in modo ironico, la realtà comica dell’Italia degli anni ’70. Oggi quella finzione satirica è una triste realtà e resta quasi insignificante se confrontata a tante vicende quotidiane o a fatti di cronaca che sembrano non essere di lezione a nessuno, proprio a nessuno. Rosangela Giurgola- I Liceo

per altre cause di forza maggiore, ma quelli che ora sono bambini e adolescenti hanno il diritto e il dovere di frequentare la scuola e di acquisire conoscenze e competenze indispensabili per inserirsi nella società. In conclusione vorrei dire a tutti coloro che hanno paura di perdere l' anno, di non "gettare la spugna" perché il segreto è nella volontà di costruire le basi per un proprio futuro. D´ altra parte... "si isti et illi, cur non ego"? (se gli altri ce la fanno, perché non anch’io?)  Anna Serena Bianco - I Liceo


Impegnati in un processo di verifica e di autovalutazione della ma dell’importanza della funzione dei docenti e della loro passioscuola, abbiamo voluto svolgere una piccola indagine tra gli stune per l’insegnamento, che non è certamente facile quando è imdenti di questo Liceo per individuare le motivazioni che li indupegnato ad entrare in sintonia sia con la testa sia col cuore degli cono allo studio. alunni. Ne è scaturito un quadro significativo e, per molti aspetti, positiRisultano invece meno importanti sia “il timore di una valutaziovo. “Prepararsi al futuro” è la motivazione considerata “molto” LA SCUOLA importante dal maggior numero di Per nulla Poco Abbastanza Molto ragazzi. Appare chiaramente una scelta che si inserisce in un pro1 7 36 20 getto di vita e che da senso all’im- Interesse per la materia pegno quotidiano nello studio. 2 7 25 30 Si connettono a questa motivazio- Avere buoni risultati ne anche “curiosità intellettuale” e 12 17 22 13 “l’interesse per la materia” consi- Timore della valutazione severa derate abbastanza o molto impor"Curiosità" di imparare cose nuove 3 6 37 18 tanti. Tutti motivi che sono intrinseci, cioè nascono dentro e non Capacità del docente di fare lezioni interessanti 5 17 16 26 sono indotti o condizionati dall’esterno. Rispondere alle aspettative dei genitori 8 16 21 19 Una motivazione estrinseca è invece quella di “avere buoni voti”, Prepararsi al futuro 1 8 16 39 la quale comunque conferma che 7 10 32 15 il successo accrese la fiducia in sè Simpatia del docente e buon rapporto con lui e di conseguenza sollecita un 39 88 205 180 maggiore impegno. Ricco di significato positivo è il rapporto tra motivazione allo studio e docenti, con riferimento sia ne severa” sia “il rispondere alle aspettative dei genitori”. alla loro competenza didattica -“capacità di fare lezioni interesEmerge complessivamente l’immagine di studenti ben motivati e santi”- sia alla buona relazione con loro, pur con qualche diffedi una scuola che alimenta le buone motivazioni. renza tra le classi del Ginnasio e quelle del Liceo. È una confer-

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Molto spesso, soprattutto dagli adulti, la musica rock ed in particolare il metal, viene definita un “continuo rumore”; rumore che , secondo loro, non ha niente a che fare con la musica classica o melodica. Chiedendo un parere ad un esperto musicista circa questa affermazione,ha risposto che è completamente errata e priva di fondatezza. “Chi si sofferma ad ascoltare solo il “rumore”- dice - scade nella superficialità. Il rock è fatto principalmente di distorsori, è vero, ma anche di anni di esperienza e di difficili tecniche non realizzabili da tutti. Probabilmente,alla mia età, le persone preferiscono un tipo di musica molto scorrevole e poco elaborata che concili un specie di relax mentale contrapposto ai ritmi frenetici del metal ”. Il puro metal è caratterizzato da parti musicali, esclusi gli accordi, ricche di fraseggi e virtuosismi paragonabili a vere e proprie opere classiche. Può sembrare strano,ma c’è un lontano, ma forte legame tra metal e musica classica. Il metal deriva dal rock; il rock dal blues e dal jazz. Quest’ ultimo non è altro che un’ accurata rielaborazione del genere classico,ma differisce da questo per l’improvvisazione e per l’interpretazione, unica per ogni musicista.Tra gli innumerevoli tipi di metal ne esistono tre molto vicini a quella che è l’esecuzione classica: il power metal, il progressive metal e soprattutto l’epic metal. Per i primi due è difficile scorgere il legame con il classico, in quanto l’uso frequente del distorsore sminuisce e rende quasi impercettibili i vorticosi fraseggi ed i soli. Il terzo, invece, nato nella metà degli anni ’70, è caratterizzato principalmente da esecuzioni prettamente classiche accompagnate da strumenti metal, posti però in secondo piano. In oltre sono molto frequenti voci soliste liriche (come si può notare ascoltando gli Epica). Questo genere è intriso di argomenti che tendono al mistico e non al satanico, come affermano alcuni “scettici”. Si tende al massimo alla lotta tra bene e male, ma non si arriva quasi mai ad esaltare le forze maligne. Questa sfaccettatura è invece propria del trash metal, che, come dice il termine stesso, è caratterizzato da suoni molto pesanti e difficili da sopportare. Non tutto ciò che è “distorsore” è metal; infatti oggi, utilizzando il termine “metal”, si tende a generalizzare, includendo in questo genere molti tipi di musica, o, per meglio dire

di vero “rumore”, attraverso il quale falsi musicisti si appropriano di meriti e titoli che non gli spettano. Il metal è nato alla fine degli anni 60, caratterizzati da innumerevoli moti giovanili. Per dar voce alle proteste si è puntato su un genere musicale aggressivo che denunciasse tutti i soprusi e le situazioni di degrado che colpivano il mondo ed in particolare i giovani. Come quella punk, quella metal è stata una rivoluzione concettuale e musicale, in una parola “culturale”. Con il passare del tempo, quello che era un modo per farsi sentire, è diventato un modo per fare soldi ed infatti il metal si è “sporcato” nel corso del tempo tanto quanto chi lo suona. Ecco

perché oggi si è scaduti nei messaggi subliminali, nelle pose e nei concetti diabolici. Chi si serve dello “pseudo-metal” per arricchirsi, punta subito sulla scena provocata dalle macabre manifestazioni che oggigiorno si vedono dovunque. Questa è la reale distinzione che deve esistere tra musica e rumore, tra musicisti veri e imbroglioni che macchiano la musica con i loro gesti. Un concreto esempio è il famosissimo Marilin Manson. Molti lo considerano un “satanico”. Persone di questo tipo tendono a far credere al mondo di essere satanici, perché tutto ciò fa audience. Io, invece, lo considero solo una persona subdola e furba che, purtroppo, attira molti giovani. Il vero problema, però, non è la persona in sé, ma i messaggi che manda, di estrema pericolosità soprattutto per i più piccoli, che spesso guardano ore ed ore la televisione senza mai essere controllati da nessuno. E’ in questo modo che nascono i veri satanici, cioè coloro che concretizzano ciò che i loro idoli simulano. Questa è la “musica” da considerare spazzatura, non il vero metal. Cesario Durante—II Liceo

 Il Natale ha ispirato molti film, opere liriche, teatrali, balletti, ma anche musiche sacre e colonne sonore, con lo scopo di diffondere lo spirito di questa festività religiosa cristiana, in una forma di ricorrenza che segua il corso dei tempi restando sempre attuale. Mentre però si avvicina la notte del 25 dicembre e sotto l'albero sono pronti i classici natalizi, da “Silent Night”, ad “Adeste Fideles” e “Tu scendi dalle stelle”, sono tanti i cantanti rock che hanno dedicato una canzone alla festa, anche se sensibilità e melodie proposte sono assai diverse tra di loro. Lo dimostra il canto natalizio più popolare Jingle Bells , scritto da James Pierpont nel 1857 e rilanciato da Billy Idol, cantante inglese famoso negli anni 80, con una veste ritmica completamente differente; oppure Marry Christmas scritta

dalla band nes nel

punk rock dei Ramo1987 o ancora All I want for Christmas scritta dalla cantante Mariah Carey nel 1994 insieme ad altre tantissime canzoni tipiche natalizie… In questi giorni uscirà “Il regalo di Natale”, questo è il titolo del nuovo album di Enrico Ruggeri, progetto celebrativo sul tema natalizio, intriso di tantissime emozioni in chiave punk e soft… Tutto questo ci fa comprendere che, il Natale non lo si attende più sulle le note di Celine Dion, John Lennon o Mariah Carey agli esordi della sua carriera, ma con un assolo di chitarra….insomma in stile rock!!!  Chiara Pierri - II Liceo


   Anche quest’anno nel GP II non manca il Bambinello tra l’asino e il bue, tra una filastrocca ed una nenia cordiale vi raccontiamo il nostro Natale. Il presepe luccica di neve e colori l’amicizia sincera riscalda i cuori, qui non siamo soltanto alunni e docenti nella nostra scuola siam tutti felici e contenti. Con un po’ di allegra ma sana ironia ecco a voi la compagnia, lungi da me l’esser irriverente voglio presentarvi del GP II il presepe vivente. A voi il primo pensiero, cari docenti, bravi, pazienti ed intelligenti, con bastone in mano e pronta carezza guidate le pecorelle con dolcezza. Ad aprir lo stuolo degli instancabili pastori colui che è il primo degli educatori, incita, consiglia a suon di zampogna padre di tutti è il Preside Sacquegna. Più attenti e precisi dei certosini lavoran per noi due valenti scrivani, anche quando il gregge è indisciplinato con Gianni e Benito l’ordine è garantito. Mentre Dio nel silenzio nasce il suono della vita intorno a lui cresce, chi porta latte, chi porta un fiore, chi porta dello studio il suo sudore. Forte sull’incudine il martello sferra, calda e generosa come la terra, il ferro più duro con l’amore forgia, tenace come un fabbro è la nostra Giorgia. Alto da sfiorar la stella cometa il suo cuore in cielo ha una meta al suo Signore porta un agnellino, che generoso pastor, Andrea Malagnino! Grida ed offre il frutto della sua rete, sperando di cavarci un po’ di monete, verace pescatore non profuma di nardo, ma è sempre genuino il nostro Riccardo. Dalla locanda vicina un profumo si spande, il “leggiadro” garzone a quel gusto si arrende, gira e rigira la carne sul fuoco in barba alla dieta, Gelardo il cuoco. Inseparabili son le tre lavandaie con le loro chiacchiere intessono maglie, sempre davanti ai loro “tre pozzi” Rosangela, Serena ed Elisa lavan panni zozzi! Cammina svelto verso la grotta, portando con sé cacio e ricotta, un sol complimento lo fa rosso come un pesco, ecco il pastorello De Matteis Francesco! 10

Non ha le gobbe ma un lungo collo, si aggira lento come un cammello il suo adorare è sincero e sano ma s’ha da svegliare Carlo Conversano. A oche e galline porta il mangime grazie a lei alcun pennuto muore di fame con un panierino a Dio nella capanna porta uova fresche la dolce Maria Giovanna. Uno stuolo di fedeli sono in cammino per contemplar devoti il santo bambino per Maria tanto cara portan corone di preghiere in mano giovani di Dio innamorati sono gli amici di Carmiano. Fin dall’oriente seguono la stella sperando di trovare la buona novella, per trovare il Re dei re han lasciato i propri agi ecco all’orizzonte apparir i Re magi! Dall’Asia, dove il Gange scorre galoppa lento come il vecchio Melchiorre, porta con sé un incenso odoroso sperando che non lo perda prima, il nostro Troso. Dall’Europa viene Gaspare il giovinetto dolce e angelico sembra nell’aspetto correndo e saltando con l’oro fra le mani, almeno davanti a Dio starà fermo, Simone Stani. Dall’Africa più scura giunge Baldassarre la triste mirra al bambin Gesù deve porre, per rallegrar il suo dono col tamburello suona un pezzo, anche se nero Dio ti ama lo stesso, Emanuel Riezzo. Tu, Giuseppe, dalle mani forti e callose, custodirai il Dio e Signore di tutte le cose, non pensare che di grazia hai un pochino, perché il tuo cuore è grande, caro Taurino. E tu, dolce e piccola Maria, che del ginnasio ancora segui la scia, aveva la tua età la Madre del Signore, regala un sorriso in più ad ogni cuore. Per coloro che anonimi restano nel coro, alunni e docenti per voi c’è un tesoro, pur non avendo una strofa quaggiù, siete anche voi un dono per il piccolo Gesù. Araldi di gioie, sorrisi e di zelo, allegri angioletti svettiamo nel cielo; cantiamo e gridiamo un annuncio universale: “Dal GP II a tutti voi un Santo Natale.” “Cantile...Nando”

Silenzio Dolci parole: il suono del silenzio. Dolce fruscio di foglie il ricordo di un tempo che fu. Valerio Ronca - V Ginnasio


Il mio primo pensiero va alla famiglia di Gabriele. Non li conosco, non li ho mai incontrati, ma vorrei che sapessero che anche io, come tutte le persone sane di mente che sono rimaste in questo Paese, sono loro vicino in questo triste momento di dolore. Nulla, al mondo, è più sconvolgente di una madre che vede seppellire il proprio figlio; tanto più se questo accade non per una fatale e magari inevitabile causa naturale, ma per la sciagurata azione violenta di un altro uomo. E proprio da questa triste consapevolezza vorrei partire per cominciare una riflessione un po’ più ampia. Cominciamo dicendo che il fatto che a morire sia stato un “tifoso che seguiva la squadra” è stato, per ciò che ad oggi si sa, del tutto casuale: a morire avrebbe potuto essere un rappresen-

tante di commercio, un'impiegata in gita domenicale, chiunque. E però questa casualità ha generato una serie di reazioni inconsulte che hanno riportato la morte di Gabriele Sandri nel mondo che -indirettamente- l’aveva generata, e cioè quello del tifo “ultrà”. A un primo sguardo, le responsabilità dell’accaduto vanno ascritte al comportamento inspiegabile e inescusabile di un soggetto che ha usato in modo scriteriato l’arma di cui era dotato. Ma viene immediatamente da chiedersi se quel soggetto sia stato colto da una altrettanto inspiegabile crisi di panico o da chissà cosa, o se fosse inadeguato a svolgere il compito che gli era stato affidato. Tutto questo si manifesta nella “strana” modalità con la quale i fatti sono stati comunicati dagli organi della P.S. al Ministero e all’opinione pubblica. Per quanto certe difficoltà, nell’immediato, siano comprensibili, resta il residuo sospetto di una certa reticenza volta a “pacare, sopire…”, fin dove possibile, il clamore che la vicenda era inevitabilmente destinata a suscitare. Precisato che sulle Forze dell’ordine ricade comunque la principale responsabilità diretta della assurda morte di Gabriele Sandri, mi sembra sia il caso di riflettere non solo sul singolo episodio, ma anche sul

“quadro generale” che a quell’episodio ha condotto; e cioè, alla triste realtà che la domenica pomeriggio alcuni “spazi” delle nostre città e delle nostre strade devono essere presidiati in maniera esagerata; che piazzole autostradali e raccordi, treni, bus, e a volte interi quartieri cittadini sono zone “a rischio”, dalle quali un comune cittadino interessato a salvaguardare la propria incolumità fisica fa bene a tenersi lontano. In tale stato di cose, le Forze dell’ordine sono costrette a ricorrere a ogni mezzo deterrente, visto che esistono gruppi di violenti organizzati, che coscientemente e deliberatamente cercano lo scontro fisico e i disordini di piazza. Ma la domanda è: ci vuole davvero così tanto, a identificare e punire questi elementi? Chi li copre, chi li usa? Perché, se è così, non bisogna fermare il campionato: bisogna fermare l’Italia o, quanto meno, mettere in condizioni di non nuocere quella parte di italiani che vuole prevaricare un popolo intero. Il cittadino delega allo Stato l’uso della forza, e lo Stato la proibisce al cittadino assumendosi la responsabilità della sua protezione; ma è lecito chiedere, da cittadini, che lo Stato non abusi di questa forza ma ne faccia uso in maniera regolare. Lo Stato deve trovare il modo di tenere a freno gli episodi di violenza, ma non si ferma la violenza con una violenza maggiore. Non si cura un malato facendogli più male. Dietro alla canna della pistola di un poliziotto che ha sparato, io continuo a vedere tante mani, che non indossano certo una divisa, e che evidentemente non si vuole colpire. Così, mentre chiedo verità e giustizia, desidero che questa giustizia colpisca fino in fondo: non solo chi ha colpevolmente usato un’arma che non doveva neanche essere estratta dal fodero, ma tutti coloro che hanno contribuito a fare sì che un ragazzo di ventotto anni morisse in modo assurdo, una domenica mattina, sull’autostrada. E, da una parte come dall'altra, sia a chi indossa una divisa sia a chi brandisce una spranga, sia a chi si nasconde dietro una cravatta, voglio dire che, non basta partecipare a un funerale per lavarsi la coscienza. Giuseppe Taurino - III Liceo

Ginnasio Liceo “Giovanni Paolo II” Via Umbria 73100 Lecce Tel-fax: 0832/230497 Email: segreteria@liceogp2.org Sito: www.liceogp2.org

DIRETTORE Prof. Reno Sacquegna – Dirigente VICE DIRETTORE Giorgia Durante – III Liceo REDAZIONE Per il IV Ginnasio: Paolo Longo Manuela Margiotta Per il V Ginnasio: Francesco Conte David De Cristofaro Valeria Morciano Gabriel Skarpa Per il I Liceo: Anna Serena Bianco Cecilia Caroli Francesco De Matteis David Gilioli Rosangela Giurgola Matteo Sibilano Per il II Liceo: Cesario Durante Andrea Gelardo Giosué Guerra Pierfrancesco Leo Lorenza Moscara Chiara Pierri Francesco Taurino Per il III Liceo: Marco De Lorenzi Riccardo Rossi Giuseppe Taurino GRAFICA E IMPAGINAZIONE Prof. Massimiliano Capozza STAMPA Publigrafic - Trepuzzi (Le)

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Ginnasio Liceo “Giovanni Paolo II” Scuola Paritaria “Obiettivo persona” è il logo del Liceo “Giovanni Paolo II”, che trova traduzione operativa nel Piano dell’Offerta Formativa. Il Ginnasio-Liceo si ispira alla concezione cristiana della persona ed è impegnato nella formazione integrale degli adolescenti, orientandoli a scoprire la propria identità e a costruire il proprio progetto di vita.

UNA SCUOLA CHE CREDE NEL PASSATO VIVE IL PRESENTE COSTRUISCE IL FUTURO

con i giovani studenti

Il Ginnasio Liceo: • ha il riconoscimento della parità con gli Istituti statali; • è aperto alla frequenza di ragazzi e ragazze; • garantisce lo svolgimento rigoroso di tutte le discipline previste dall’Ordinamento statale degli studi; • arricchisce l’offerta formativa con l’attività dei Laboratori.

Ambiente accogliente Spazi verdi

Aule luminose

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Laboratorio musicale

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