La Materia della Luce

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Dario Costi

La Materia della Luce

Piccoli oggetti per abitare il mondo

a cura di Antonello Marotta

La materia della luce

Enrica De Micheli

Incontro Paolo in una bellissima domenica di sole, una giornata che porto nel cuore.

Il suo studio mi accoglie con la semplicità e il fascino inconfondibile che lo caratterizza.

Paolo racconta con poesia le sue opere e mi conduce nel suo mondo.

Dopo qualche tempo ci rivediamo per conoscere

Dario e scopro che insieme disegnano, progettano, argomentano di forme e materia, di pieghe di ferro e pieghe dell’anima.

Insieme realizzano oggetti che potrebbero abitare il mondo e diventa naturale accogliere a Volumnia i loro pensieri perché vorrei che le loro creazioni potessero abitare anche il mio mondo.

Parlano di luce, di linee che si piegano, di giochi di ombra.

Quasi d’un fiato decido che festeggeremo il solstizio d’estate, tutta la notte, ascoltando musica, danza e poesia perché l’attesa della luce nella notte meno buia dell’anno ci faccia sentire tutta la bellezza della nostra vita.

Le loro opere parleranno nel silenzio di Volumnia, abitato per una volta dal suono, saranno carezze sul cuore come solo la bellezza può fare.

E allora lasciamoci guidare.

Dal passo lento dell’arte, dalla materia che si accende, dai gesti che diventano luce.

Questa notte è un dono: un tempo da abitare insieme, tra ombre leggere e promesse di giorno.

A Volumnia, nel solstizio d’estate, celebriamo non solo la luce, ma la possibilità di vederla anche quando inconsapevolmente non la stiamo cercando.

La Materia della Luce

Pensare Abitare Porgere

Come per iniziare un origami il lettore può piegare le due pagine centrali del libro seguendo le linee disegnate in maniera alternata, prima verso l’intero e poi verso l’esterno

Tra luce e ombra: il dialogo materiale Ivan

L’incontro tra il disegno e il ferro

Ernst Gombrich ci ricorda che camminando di notte sotto i lampioni, la nostra ombra diviene un’entità mutevole: si allunga, si accorcia, scompare. Questo gioco di luci artificiali replica, in forma urbana, l’ancestrale danza tra luce e oscurità che scandisce la nostra esistenza. Le opere di Paolo Mezzadri si ergono proprio come questi lampioni: artifici simbolici capaci di illuminare l’Ombra e rivelare la natura profonda dell’animo umano.

L’ombra, protagonista silenziosa di una concezione personale e universale, attraversa la grande tradizione artistica occidentale rivelando la sua potenza archetipica: da Caravaggio, che l’ha domata per estrarre figure dalla tenebra, a Rembrandt, che l’ha resa complice di una luce interiore; dalle piazze deserte di De Chirico agli oggetti metafisici di Morandi, dove conferisce peso e sostanza al quasi niente del quotidiano.

In questa mostra, le opere di Paolo Mezzadri emergono come emissari di un mondo inconscio. I disegni concettuali di Dario Costi dialogano con le forme materiche di Mezzadri, configurando un’arte da abitare. L’esserci nel mondo diventa campo di relazioni dove linee e forme connettono, attraverso luci e ombre, persone, paesaggi e possibilità future.

Un dialogo caleidoscopico

Le immagini disegnate da Dario Costi trovano voce attraverso il filo narrativo del ferro plasmato da Paolo Mezzadri. Le progettazioni dell’architetto aprono a un modello di attenzione sul mondo e sulla luce, come un’archeologia delle immagini. Si crea così un dialogo caleidoscopico sulle forme del tempo: il tempo rappresentato nel disegno e il tempo vissuto nell’opera materica.

La maestria di entrambi risiede nella capacità di portare alla luce processi psichici profondi, trasformandoli in simboli materici che si incarnano nell’opera stessa. Come nella caverna platonica, queste creazioni compiono un miracolo: uniscono i due versanti dell’esistenza. Da un lato le ombre proiettate sulla materia, dall’altro la luce che si staglia nella potenza trascendente delle forme che ci spingono verso l’alto.

La “semplicità” geometrica immaginata e disegnata da Costi si trasforma nell’opera di Mezzadri in complessità dell’esistere e manifesto di un futuro

possibile. La bellezza di queste opere non è mai mera seduzione formalistica, ma espressione estetica autentica — capacità di creare forme che sappiano contenere tutti gli aspetti della vita, anche quelli contraddittori e dolorosi.

La poetica della ruggine

La ruggine, protagonista indiscussa delle opere esposte, pone il passaggio del tempo e la trasformazione della materia come elementi centrali della riflessione, insieme all’effimero e all’impermanenza. Si crea così una dialettica potente che riflette il ciclo vitale: nelle opere di Mezzadri sembra non esserci quasi nulla, eppure vi troviamo tutto.

L’ossidazione diventa testimonianza tangibile del trascorrere temporale. Le saldature, lasciate deliberatamente in evidenza, sono cicatrici che si mostrano come testimonianza di una riparazione, evocando il kintsugi, l’estetica giapponese che celebra l’imperfezione e il processo creativo sottostante.

Le creazioni di Mezzadri sanno leggere il disegni di Costi, come fossero organismi vivi, corpi geometrici animati. Lo dimostra il modo in cui, nei diversi momenti della giornata, il mutare della luce trasforma l’interazione tra ruggine e ombra, tra osservatore e opera. In un ribaltamento di prospettiva, sono le opere stesse a guardarci, a pungerci come quel “punctum” di cui parlava Roland Barthes – quel dettaglio che cattura l’attenzione e ferisce lo sguardo, stabilendo una connessione intima e circolare tra il disegno d’origine e l’opera, tra l’osservatore e l’oggetto osservato. Nel ferro arrugginito di Mezzadri, nell’equilibrio precario delle sue forme, nel dialogo incessante tra luce e ombra, troviamo un invito a contemplare la nostra stessa natura: transitoria eppure persistente, fragile ma capace di bellezza anche nell’imperfezione. Un’autentica possibilità trasformativa.

Scolpire i principi e il design architettonico d’artista

Ispirato dal dialogo con Paolo Mezzadri, Dario Costi ha disegnato alcune sculture, arredi e complementi. Paolo Mezzadri ha trasformato i disegni di Dario Costi in istallazioni e oggetti interpretandole con un certo grado di libertà scegliendo i materiali, tagliando il ferro, saldando le lastre, applicando le foglie di metallo sulla ruggine.

I disegni danno forma ad alcuni principi architettonici che Costi deriva dalla sperimentazione progettuale per via empirica arrivando, attraverso la verifica dell’architettura, ad una definizione teorica che diviene figura evocativa. I loro titoli sono un rimando continuo alla dimensione archetipa dell’architettura e ai caratteri delle città: Pieghe, Piani, Soglia, Equilibrio statico, Cuore luminoso, Casa, Oggetti urbani a reazione poetica. Le sculture di metallo danno materia a questi concetti e ne sviluppano la potenza espressiva. Come campi di applicazione di questi principi a scale ravvicinate ci sono poi gli oggetti di design.

Sono replicabili a partire dallo stesso disegno originale ma con esiti sempre differenti in ragione della scelta del materiale, delle sue reazioni con gli eventi climatici come caldo e freddo o sole e pioggia, dell’interpretazione artistica e degli incontri che capitano. Per questo non parliamo di design industriale ma di design architettonico d’artista. Una sola forma ideale iniziale e molte sue concretizzazioni materiche, analoghe ma sempre uniche, da realizzare, ogni volta e caso per caso, insieme a chi li desidera.

Pensare, abitare e porgere sono le azioni che hanno portato a queste opere e che queste opere possono, a loro volta, stimolare.

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