Il progetto di ricerca a supporto del PRAE - Piano
Regionale delle Attività Estrattive della Calabria
Francesca Martorano
Il rapporto tra le attività di cava e l’integrità fisica e paesaggistica del territorio calabrese
Natalina Carrà
CARTOGRAFIA E CONOSCENZA. IL GDB - GEO DATA
BASE DEI SITI ESTRATTIVI E DELLE CAVE DI CALABRIA
Base cartografica diacronica
Domenico Enrico Massimo
Analisi diacronica cave 1783/2020 su un campione prototipo
Domenico Enrico Massimo
Il Geo Data Base
Alessandro Malerba
LE CAVE NELLA STORIA
Francesca Martorano
Le presenze dall’età greca all’età moderna, tutela e valorizzazione
Cave greche di elementi architettonici
01 Le Castella - 02 Locri Epizefiri - 03 Pizzo
Cave romane di elementi architettonici
04 Nicotera - 05 Parghelia
Cave per mole o macine
06 Tropea - 07 Soverato -08 Bocale
LE CAVE E IL PROGETTO DI RECUPERO
Natalina Carrà
Dalla conoscenza agli obiettivi di attuazione. Le cave campione
Cave di Argilla
01 Cava Ala Fantini Srl - 02 Cava Campodanaro
Cave di Calcare
03 Cava di Capo d’armi - 04 Cava Canolo - 05
Cava di Mendicino - 06 Cava Fagnano Castello
Cave di Sabbia e Ghiaia
07 Cava Meridionale Minerali SPA - 08 Cava
Cinta del Rossello - 09 Cava Luzzi
Cave di Granito
10 Cava Pellaro - 11 Cava Rosino - 12 Cava
Rosarella - 13 Cava Zalarmachello
COSTI E VALUTAZIONE ECONOMICA
Il modello di valutazione
Domenico Enrico Massimo
I costi di recupero di siti dismessi
Alessandro Malerba
Il controllo dei costi nelle opere di recupero
ambientale di cave dismesse. Le AFE -
Analisi dei Fattori Elementari
Alessandro Malerba
APPENDICE / Alessandro Malerba
Allegato 1 - Schema esplicativo delle fasi di lavorazione
Allegato 2 - Prezzario. Costi delle lavorazioni dai contesti regionali
Allegato 3 - Comparazione per categoria con riferimento ai contesti regionali
IL PROGETTO DI RICERCA A SUPPORTO
DEL PRAE - PIANO REGIONALE DELLE
ATTIVITÀ
ESTRATTIVE DELLA CALABRIA
FRANCESCA MARTORANO
già Direttore del Dipartimento PAU
Il tema Cave – attive, dismesse o abbandonate – ha impegnato per oltre un decennio il Dipartimento PAU - Patrimonio, Architettura, Urbanistica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria con ricerche interdisciplinari. Si tratta infatti di un argomento complesso, da analizzare da più punti di vista. A questa esigenza il PAU ha cercato di dare risposte e contenuti con il coinvolgimento di docenti e ricercatori di diversi settori scientifici.
Da considerare infatti che i luoghi di estrazione delle materie prime, sin dall’evo antico, hanno prodotto modifiche antropiche con tracce evidenti sul territorio, pur costituendo nel contempo preziose fonti di reperimento. Accostarsi a queste presenze significa non solo reperire conoscenze sui materiali in uso nella storia, ma nel contempo accrescere le informazioni sulle tecniche di estrazione e movimentazione dei materiali, con modalità che oggi sono superate ma che sono state produttive. Pertanto analisi sui materiali e sulle tecniche di coltivazione, ma anche lettura delle risorse offerte dai territori e dell’immagine restituita nel tempo, legata e conseguente all’attività svolta.
Gli approfondimenti economici, sui costi di impianto e di produzione, possibili per l’età contemporanea, si affiancano agli studi ambientali, necessari per le fasi di allestimento e sistemazione dei siti estrattivi ma tanto più indispensabili nel caso di cave dismesse.
Ed allora nasce il quesito: come accostarsi ed affrontare l’argomento, o meglio come sviluppare il problema relativo al ricavo di risorse materiali che contemporaneamente produce l’alterazione dell’immagine del territorio? Come intervenire sul
danno apportato, divenuto più o meno permanente, annullando le profonde ferite inferte all’ambiente? Come trasformare un’immagine degradata in una potenzialità?
La leale sinergia inter istituzionale messa in atto dalla Regione Calabria, in particolare il settore Attività Estrattive, con il dr. Sergio Borrelli, il dr. Ilario Fraja e il dr. Domenico Anselmo Sicilia, che ha individuato come interlocutore scientifico il Dipartimento PAU ed il LABO.R.I.TT. - Laboratorio regionale di Ricerca scientifica e industriale per l’Innovazione, il Trasferimento Tecnologico e la sperimentazione di materiali costruttivi locali – aperto alle PMI, ha dato origine a un progetto di ricerca a supporto del PRAE - Piano regionale delle attività estrattive. Gli studi, e le approfondite analisi condotte sul territorio, hanno consentito di dare risposte agli interrogativi sui luoghi di estrazione, sulle presenze, sulle attività e sul loro destino. Questo volume, che costituisce il primo esito a stampa della ricerca, riflette la multidisciplinarietà con cui è stato affrontato il tema e, nel descrivere i metodi di indagine utilizzati, offre risposte sia quantitative che qualitative.
Quesiti fondamentali riguardano infatti il numero di cave presenti sul territorio regionale, la loro ubicazione certa e la dimensione. Quante di esse sono attive e quante dismesse? Quali materiali si estraggono e in che percentuale?
Altri interrogativi di non secondaria importanza sono invece pertinenti il possibile recupero di aree degradate e/o dismesse da questi esercizi, considerandole preziose opportunità per ricreare funzioni e attività che consentano una nuova vita dei luoghi.
I capitoli specifici e i paragrafi del testo danno conto dei metodi applicati e dei risultati. Con il Geo Data Base sono stati censiti 1054 siti, nel cui numero non sono comprese le Cave storiche. Si è desiderato presentare anche quest’ultime per storicizzare l’attività e i metodi estrattivi.
Il metodo di catalogazione è aperto, incrementabile ininterrottamente, permettendo così l’aggiornamento con un arricchimento costante.
I progetti di recupero sono pertinenti a cave campione, diversificate per la produzione di materiale estratto. La varietà di tipologia di coltivazione consente di proporre soluzioni con riferimenti ad altri contesti, in cui sono stati realizzati progetti efficaci per la rivitalizzazione dei luoghi.
Completa il volume una corposa appendice composta da tre allegati pertinenti ad analisi economiche sui costi di lavorazione, per un’utile consultazione.
DI CAVA E L’INTEGRITÀ FISICA E
PAESAGGISTICA DEL TERRITORIO
CALABRESE
Il territorio
Il territorio calabrese è caratterizzato da una morfologia e da una copertura del suolo, che determinano aspetti e caratteri fisici e paesaggistici compositi. La molteplicità degli ambienti naturali che, appunto, rispecchia l’eterogeneità dei caratteri fisici, permette di identificare nel territorio più sistemi: il sistema costiero, il sistema collinare/montano, il sistema dei fiumi e delle fiumare, il sistema di connessione tra il sistema costiero e il sistema collinare/montano1
La complessa articolazione del territorio, dal punto di vista naturalistico ed ecologico, si affianca ad una varietà di ecosistemi e paesaggi, caratteristici dell’area mediterranea.
Da questa varietà dei sistemi morfologici, idrografici e vegetazionali, dalla conseguente ricchezza dei paesaggi, nella molteplicità degli ambiti a forte valenza culturale e identitaria, emergono caratteri che possiamo definire complessi, che a loro volta definiscono e sono responsabili di particolari forme di fragilità sia fisica che ambientale2
Ma, è questa complessità che definisce una serie di caratteristiche di valore, che contribuiscono a comporre uno scenario molto interessante e pregevole da molti punti di vista. Si annovera, infatti, la presenza di numerose aree di interesse naturalistico, soggette a differenti gradi di tutela, dalle aree a Parco (Aspromonte, Serre, Sila per citare solo alcune) ai biotopi individuati nei numerosissimi Siti di Interesse Comunitario (SIC), Nazionale (SIN), Regionale (SIR) e ZPS. A ciò si affiancano gli areali agricoli, che hanno un carattere diffuso nelle zone tradizionalmente vocate. In questi contesti a forte
caratterizzazione agricola, oltre al valore dato dalla peculiarità in termini di produzione, si manifestano valenze paesaggistiche e identitarie dovute all’integrazione fra usi rurali, preesistenze storiche e caratteri paesaggistici.
La ricchezza di caratteri, qui brevemente descritta, dà luogo ad un ricco e diffuso patrimonio, in un quadro territoriale fatto di fragilissimi equilibri ecologici – oltre che morfologici – e di altrettanto fragili equilibri socioculturali. Inoltre, elemento dominante, trasversale e articolato, è la fragilità del territorio e la sua esposizione ai rischi: il territorio della regione Calabria presenta una complessità morfologica ed una vulnerabilità infrastrutturale tra le più alte d’Italia. Esso è fortemente esposto a rischi derivanti da diverse tipologie di fenomeni naturali: rischio idrogeologico, sismico, erosione costiera e infine, ma non ultimo, quello derivante dall’antropizzazione non regolata. La complessità, però, non costituisce di per sé una criticità in senso assoluto; lo è, piuttosto, la gestione poco attenta – in termini di coordinamento delle competenze, di integrazione delle progettualità e di visione strategica della mitigazione dei rischi –che negli anni è stata fatta. L’attività estrattiva da miniere e/o cave è un esercizio ad elevato impatto ambientale; essa esercita nei confronti dell’ambiente, ed in particolare del territorio che la ospita, un ruolo traumatico dovuto a diversi fattori, non ultimo la radicale trasformazione della destinazione d’uso del territorio stesso. Tale variazione, spesso, si traduce in un processo irreversibile, che procura condizioni di estremo degrado ambientale che interessa porzioni ampie di territorio. Ecco che il rapporto tra le attività di cava e l’integrità (fisica e paesaggistica) del territorio, in particolare di quello calabrese, affronta la tematica in tutta la sua articolazione, le sue problematiche e la grande complessità che la contraddistingue.
I dati e le norme
Tale complessità viene avvalorata anche dai numeri che emergono dalle statistiche, infatti nonostante il settore registri un decremento numerico, iniziato con la crisi del comparto edile a partire dal 2008, – si conta oggi un numero di cave pari 4.168, contro le 4.752 del 2017 e le 5.725 del 2008, con una diminuzione pari al 37% –, nel rilevamento effettuato incrociando i dati forniti dalle regioni con quelli ISTAT risultano 14.141 cave dismesse3, in questo caso, in aumento rispetto alle 13.414 evidenziate nel Rapporto Cave 2021 di Legambiente4. Sono, invece, 1.667 i comuni con almeno una cava autorizzata presente nel proprio territorio, contro i 2.012 riportati nel rapporto cave del 2017, cioè il 21,1% del totale dei comuni italiani; di questi sono 1.192 i comuni
BASE CARTOGRAFICA DIACRONICA
Il settore estrattivo in Calabria rivela una fondamentale, e storica, carenza relativa al rilevamento sistematico e totale di tutte le aree comunque interessate ad attività estrattive tra cui le cave.
Gli attuali regesti (in Calabria e non solo) derivati da fonti ufficiali o comunque collaudate (Istat; Ispra; Ministero; Regioni; Legambiente; Italia Nostra) risultano essere:
- non completati;
- non spazializzati su mapping (carte = MAPS + aero foto); - non visualizzati su aero foto (orto & panoramiche “3D”), o su foto terrestri.
Non vi è ad oggi una risposta spazializzata, visualizzata, completa, alla domanda: “quanti sono i siti in generale interessati dalle attività estrattive e le cave di Calabria?”
In Italia si stimano (per difetto) 4.752 (2017) e 4.168 (2021) cave attive, e 13.414 (2017) e 14.168 (2021) cave inattive o dismesse o abbandonate, che interessano il 14,2% dei Comuni italiani.
I singoli Comuni con il maggior numero (stimato) di cave sono: Isola Vicentina (142), di cui si stima il primato; Custonaci (116); Trento (91).
Non risultano facilmente accessibili i dati sull’estensione delle cave in metri quadri di proiezione piana.
Sulla base di stime, di seguito viene riportato un confronto tra materiale estratto in Italia e in Calabria, espresso in metri cubi.
Italia
Sulla base di stime, il materiale estratto annualmente in tutta Italia, nelle 4.752 (2017) e 4.168 (2021) cave attive stimate (per
difetto), misurato in metri cubi, è STIMATO e quantificato (probabilmente sotto dimensionato) come segue, in rapporto solo ad alcuni (i principali) tra i numerosi materiali annualmente estratti:
01. Sabbia e Ghiaia: mc 54 Milioni
02. Calcare: mc 22 Milioni
03. Pietre Ornamentali: mc 6 Milioni
04. Argilla: mc 5 Milioni
05. Gesso: mc 1 Milione
Il primo sub totale (parziale e sotto dimensionato) è stimato pari a circa 88 Milioni di mc estratti annualmente in tutta Italia.
Calabria
Il materiale estratto annualmente in Calabria, misurato in metri cubi, è stimato e quantificato (probabilmente sotto dimensionato) come segue, in rapporto solo ad alcuni (i principali) tra i numerosi materiali annualmente estratti:
01. Sabbia e Ghiaia: mc 1,2 Milioni (0,02; 2% del totale Italiano)
02. Calcare: mc 1 Milione (0,04; 4% del totale Italiano)
03. Pietre Ornamentali: mc 0,1 Milioni (0,01; solo 1% del totale Italiano)
04. Argilla: mc 0,5 Milioni (0,1; 10% del totale Italiano)
05. Gesso: mc 0 Milione
Il primo sub totale (parziale e probabilmente sotto dimensionato) è stimato pari a 2,8 Milioni di mc estratti annualmente in Calabria, che rappresenta il 3% del totale estratto in tutta Italia (a fronte di: 5% kmq Calabria/Italia; 3% popolazione Calabria/ Italia).
A fronte di questa media, la percentuale di estratto ad alto valore aggiunto, come le pietre di pregio ed ornamentali, è ridotta rispetto alla media.
Constatata la carenza di dati completi, il primo obiettivo è il censimento totale multi source delle cave.
Ne conseguono i seguenti sub-obiettivi della ricerca scientifica che si presenta:
- impostazione e creazione di una conoscenza nuova e sistemica (completabile in continuo) delle cave presenti in Calabria per superare la principale carenza di dati di base e (così facendo) creare un supporto al governo globale delle attività estrattive della regione;
- raccolta originaria dei dati mediante rilevamento multi source da una pluralità di fonti, tra cui le basi aero fotografiche contemporanee;
CARTA (SISMICA) DI PADRE ELISEO DELLA CONCEZIONE (1783)
Subito dopo il terremoto del 1783, nello stesso anno, lo scienziato cartografo Padre Eliseo della Concezione (1725-1809), rilevò, elaborò e pubblicò una prima carta corografica tematica sismica, o “sismocartogramma”, la prima al mondo secondo le attuali conoscenze, denominata: Carta Corografica della Calabria, giusta le recenti osservazioni e misure fatte dal P. Eliseo della Concezione Teresiano Accademico Pensionari, 1783.
La carta, a base astronomica, ha graduazione marginale, reticolato basato su proiezione elaborata dall’Autore con speciale macchina, con scala metrica di 12 miglia locali antropometriche equivalenti a 60 mm, quindi con una scala metrica attuale a circa 1:180.000. Tutti i centri urbani o insediamenti rurali sono censiti e riportati. Alcuni sono segnalati con un numero di asterischi proporzionali ai danni provocati sull’edificato dal terremoto del 1783.
Carta Corografica della Calabria Ulteriore. Autore: Padre Eliseo della Concezione, (1783). Scala originaria 1:180.000. Scala di visualizzazione 1:750.000. Oggetto: Provincia di Reggio Calabria
Gran Carta. Autore: Giovanni Antonio Rizzi Zannoni (1788). Scala originaria 1:111.000. Scala di visualizzazione 1:250.000. Oggetto: Provincia di Reggio Calabria
GRAN CARTA DI GIOVANNI ANTONIO RIZZI ZANNONI (1788)
Nel 1788 il cartografo (un padovano dalla complessa personalità) direttore del Reale Officio Topografico napoletano, o Gabinetto Topografico di Maestà Sua il Re di Napoli e di Sicilia, Giovanni Antonio Rizzi Zannoni (1736-1814) avvia la pubblicazione, che si completerà nel 1808/1812, della innovativa carta corografica denominata: Atlante Geografico del Regno di Napoli compito e rettificato sotto i felici auspici di Giuseppe Napoleone I Re di Napoli e di Sicilia principe francese e grand’elettore dell’Impero da Giovanni Antonio Rizzi Zannoni Direttore del Gabinetto Topografico della M.S. Nota all’epoca come “Grande Carta”, essa ha rappresentazione orientata, graduazione marginale, reticolato e scala quasi topografica. Rizzi Zannoni aveva dedicato i cinque anni precedenti alla misura delle triangolazioni originarie di tutto il territorio del Regno, appoggiate alle
ANALISI DIACRONICA
CAVE 1783/2020 SU UN
CAMPIONE PROTOTIPO
Analisi cartografica applicata ai siti estrattivi
All’interno del complessivo “sistema carte e aerortofoto Ge Va UL” sopra descritto, sono state rilevate le Cave direttamente su aerortofoto attuale (quindi in vera forma) e, per il prototipo esemplare, è stata tracciata la diacronia ovvero la dinamica storica a ritroso, fino alle prime corografie post maginiane di epoca storica (1734) in cui è stata riscontrata la presenza di bosco di querce (sughereta). Tale metodo è stato precedentemente anche applicato dal Laboratorio per lo studio della dinamica storica topografica degli insediamenti urbani.
La cava di Calcare, denominata “Mendicino”, a Lamezia Terme, nota anche come “San Sidero”, una delle più vaste e devastanti presenti in Calabria, è stata esaminata mediante analisi diacronica, come sopra descritta.
Estensione in mq calcolata su Base maps
Anno Foto / Carta
Tale sperimentazione è stata svolta su un prototipo del realizzato “Atlante delle Cave” e riguarda un Time-lapse inerente la proiezione spaziale della cava alle varie date di redazione delle basi cartografiche considerate. Si è riusciti a coprire un arco temporale di 150 anni (1870-2020).
La tabella che precede riporta la variazione dei dati dimensionali.
Ciò ha consentito anche di effettuare la misurazione in mq dal 1954 al 2014 della sua proiezione piana su carte e aero orto foto, e riportarne i dati su grafici come di seguito illustrato. Considerando una profondità media della fossa della cava pari a 50 m, è possibile addivenire ad una dimensione della cava Mendicino di Lamezia Terme pari allo scavo di circa 10.000.000 mc in 24 anni.
Grafico a istogramma illustrante l’evoluzione temporale della superficie della cava Mendicino.
Grafico a barre illustrante l’evoluzione temporale della superficie della cava Mendicino.
IL GEO DATA BASE
La strutturazione del GDB dei Siti Estrattivi e Cave di Calabria ha lo scopo di fornire e mantenere un repertorio dei dati accessibile tramite Internet/intranet assicurando l’accesso all’informazione senza limitazioni (compatibilmente con le licenze dei dati) e garantendone un processo di aggiornamento continuo.
Il GDB è stato realizzato mediante una ricerca sistemica estesa sull’intero territorio della Regione Calabria, con ausilio di: a) Principale rilevamento e verifica diretta in situ. a) Ortofoto 2014. b) Cartografia Ctr Casmez 1954. c) Software Google Earth Pro. Per il tracciamento delle aree di estrazione è stato utilizzato un tematismo di tipo poligonale che consente di ottenere la dimensione del sito, pur se relativa ad un poligono tracciato su una orto-foto geo-riferita bidimensionale ma relativa ad un’area tridimensionale e, conseguentemente, la superficie in mq e non il volume in mc.
Per la strutturazione del GDB spazializzato dell’Universo (elenco totale) delle attività estrattive effettivamente rilevate, sono state censiti 1054 Siti Estrattivi ricadenti in tutto il territorio regionale e distribuiti nei territori provinciali. Ogni elemento (Sito Estrattivo) è geo riferito nel sistema di riferimento WGS84 e contiene un precipuo campo (field) del GDB riportante le sue coordinate x, y in gradi decimali (Decimal Degrees), con le quali è possibile rintracciarne la posizione in Google Maps inserendole nella casella di ricerca.
Il GDB consente di ottenere, con metodo scientifico, un campionamento e selezione per:
1. Materiali estratti dai Siti
Estrattivi, la cui totalità è elencata di seguito:
2. Location, aree del territorio a concentrazione di Siti Estrattivi, individuati per: - Province; - Comuni; - Località.
3. Tipologie, anche in base alla loro caratterizzazione orografica: - Materiali’ (vedi punto 1); - Posizione: collinare; di alveo; mezza costa; montana; pedemontana; - Coltivazione: a cielo aperto; a gradone unico; a gradoni; a terrazzo; ad anfiteatro; per splateamenti; a bancate.
Successivamente, attraverso una analisi spaziale indicata con il nome di Geoprocessing, è stata effettuata una operazione di “intersect” tra i GDB dei Siti Estrattivi rintracciati e quelli dei GDB di: Province, Comuni e Località della Calabria, comprendenti i codici Istat degli stessi.
Schermata della funzione Hyperlinks, che attiva il collegamento ipertestuale.
in piena attività, con tanto di mezzi per l’estrazione in primo piano, ovvero, nel caso non lo sia più e non si abbia una foto del periodo di attività, del fronte di cava abbandonato, magari con la vegetazione spontanea che ne ha rinaturato l’area.
- Tipo dati: Testo;
- Formato: stringa (String);
- Dimensione: 25.
googlemaps
Campo riguardante il percorso (path) della funzione Hyperlink applicata ad un Url che consente di accedere alla rete Internet e visualizzare da Google Maps l’immagine da satellite bidimensionale e tridimensionale di ogni sito estrattivo. Un esempio di percorso tipo relativo all’Url di googlemaps è il seguente: https://maps.google.com/?q=38.88965174,16.59826219.
- Tipo dati: Testo;
- Formato: stringa (String);
- Dimensione: 120.
googleearth
Campo riguardante il percorso (path) della funzione Hyperlink applicata ad un Url che consente di accedere alla rete Internet e visualizzare da Google Earth, digitando le coordinate del sito, immagini temporalmente precedenti, fino a procedere a ritroso di circa 20 anni Il percorso relativo all’Url di googleearth è il seguente: C:/Program Files (x86)/Google/Google Earth Pro/client/ googleearth.exe
- Tipo dati: Testo;
- Formato: stringa (String);
- Dimensione: 120.
Cartella
Campo riguardante il percorso (path) della funzione Hyperlink applicata ad un documento (una cartella) del sito estrattivo. Tale cartella (folder) è denominata con lo stesso codice alfanumerico (Cavecod) identificativo del sito estrattivo e contiene vari documenti inerenti lo stesso (immagini, fogli di mappa con localizzazione, documenti inerenti la coltivazione ivi effettuata, relazione geologica, ecc). Un esempio di percorso relativo alla folder dell’entità, contenuto nel campo “Cartella”, è il seguente: C:/gevaulwebgis/applications/appdbf/dbfquarries/ schedequarries/IT1807902300
- Tipo dati: Testo;
- Formato: stringa (String);
- Dimensione: 160.
Esempio di Scheda realizzata per la cava di maggior estensione regionale
Calabria. Siti Estrattivi. Rilievo diretto. Dbms e Sistema Informativo Geografico.
Cava Mendicino. Codice Cava: IT18079160001. Numero Ordine: 401
Scheda tipo di sintesi in formato *.pdf della singola Area Estrattiva.
Siti estrattivi sul territorio regionale
Numeri ID. Totale: 1054
La sequenza numerica che riconosce univocamente i siti estrattivi segue la cronologia dell’identificazione e dell’inserimento nel GDB
Siti estrattivi per Provincia
Provincia Cosenza. Numeri ID. Totale: 293. 28% totale
Cariati Delta Nicá
Cariati Martello - Serre Boscose
Cetraro Bosco - Difesa
Santa Maria del Cedro Destri
Santa Maria del Cedro Destri
Santa Maria del Cedro Destri
Santa Maria del Cedro Valle della Menta
Orsomarso Valle della Menta
Orsomarso Marina
Orsomarso Serra Bonangelo
Lattarico Loreto
Lattarico Coscinello
Lattarico Striscioli - Vullo Bivio Regina
Lattarico Cozzo del Carbonaro
Lattarico Ministalla - Zagarellaro
Bisignano Corno
Mongrassano Colombra
Torano Castello Castiglione
Torano Castello Mandravecchia
Torano Castello Mandravecchia
Luzzi Ischia del Principe
Luzzi Ischia del Principe
Luzzi Ischia del Principe
Luzzi Ischia del Principe
San Lucido Mottalupo
Albanese Manche-Covoni
LE PRESENZE DALL’ETÀ GRECA ALL’ETÀ MODERNA,
TUTELA E VALORIZZAZIONE
Degno di grande interesse è lo studio dei siti di estrazione storici, che hanno rappresentato preziosi punti di reperimento di materiali indispensabili al costruire o anche ad attività industriali. Non sono tuttavia numerose le cave messe in luce e studiate con attenzione, le poche di cui esistono ricerche accurate e studi precisi si devono all’impegno di funzionari responsabili della tutela del territorio1, all’attività di gruppi archeologici2 o di studiosi sensibili3. Ancor meno sono quelle sottoposte a strumenti di tutela, e anche in questo caso dipende dalla solerzia per le procedure da mettere in atto4. Si è desiderato qui proporne il repertorio per l’importanza che si riconosce a queste presenze, sia per la conoscenza che consentono di acquisire sulle tecniche storiche di estrazione dei materiali e della movimentazione dei cantieri, che per i dati che si possono trarre sulle trasformazioni ambientali.
Il tratto tirrenico costiero del vibonese è il più analizzato, con l’estesa cava di Pizzo che per il periodo più antico può essere associata allo sfruttamento per l’estrazione di blocchi per le strutture greche della vicina Hipponium. Vi si trovano residui elementi strutturali e architettonici5. Per cronologia remota, l’età romana, emergono poi le cave di Nicotera6 e di Parghelia. A Nicotera, la tipologia dei materiali cavati riguardava prevalentemente colonne in granito, di cui diverse sono ancora in situ. Anche a Parghelia si estraevano colonne in granito, secondo l’attestazione di De Dolomieu7; oggi sono visibili i segni di cava e resti di frammenti8. Mole o macine per cereali o olive erano invece cavate lungo il litorale di Tropea, in località ‘Petri i Mulinu’9. Non mancano studi per il versante jonico, dalle cave di
Localizzazione delle cave d’età greca tra Capo Colonna e Le Castella (da Marino 1996, tav. I).
CAVA LE CASTELLA
Coordinate > 38.907273, 17.02387 (WGS84)
Località > Le Castella: porto turistico, promontorio, isolotto, scogliera sud Comune > Isola Capo Rizzuto (KR)
Cronologia > Attribuzione età greca (inizi VI-fine IV a.C.)
Tipologia di coltivazione > a cielo aperto
Materiale estratto > arenaria
Vincolo > Si, L. 1089/1939 art. 6 - GU del 07.09.1994 Art.6 prot. 20895 del 07.09.1994
Sita lungo il litorale su cui si affaccia l’abitato, comprendeva anche l’attuale isolotto su cui in età angioina fu eretto un imponente torrione cilindrico, trasformato poi nel XVI sec. in castello inglobando anche le preesistenti fortificazioni di età greca.
La più importante delle cave antiche della chora meridionale di Kroton è quella di Le Castella. Il banco di arenaria si estendeva dall’attuale isolotto sin oltre il porto turistico moderno. Oggi si trova ad un’altezza media di m 6 s.l.m e in alcuni tratti il giacimento è eroso, mentre nella scogliera sud è sommerso a - 6-7 m. Sul promontorio e sulla scogliera sud erano
Le Castella (KR). L’area di cava su Carta Tecnica Regionale (CTR) Calabria, 2005. Scala originaria 1:5.000.
Le Castella (KR). L’area di cava su base Aero orto foto a colori, 2024. Scala originaria 1:5.000.
Bibliografia
Marino 1996, archeoMar atlante, pp. 177-178, siti n. 98 e 99.
evidenti i tagli per i blocchi mentre sull’isolotto si individuavano sia il taglio per blocchi che i rocchi di colonne di medie e grandi dimensioni, con diametri da 0,60 a 2,00 m. Nell’area del porto turistico, in particolare nella darsena si leggevano i tagli rettilinei per cavare i blocchi squadrati di 0,50 x 0,70 m, mentre nel settore restante erano visibili anche i tagli circolari per l’estrazione di rocchi di colonne di piccole, medie e grandi dimensioni. La costruzione del porto turistico ha purtroppo distrutto ampi tratti della cava. Sia i blocchi squadrati che i rocchi ancora in situ hanno dimensioni equivalenti a quelli riscontrati nelle strutture e nella colonna superstite del tempio di Hera Lacinia sul promontorio di Capo Colonna. Sono visibili anche gli incassi per l’inserimento dei cunei lignei per il distacco dei semilavorati. Il trasporto dei materiali verso Capo Colonna avveniva su chiatte, che non poneva difficoltà né per l’imbarco che per lo sbarco.
L’isolotto di Le Castella negli anni Cinquanta dello scorso secolo.
Le Castella (KR). Il promontorio con tracce della cava.
Le Castella (KR). Area del porto turistico, resti della cava con rocchi di colonne non estratti.
CAVA DI SOVERATO
Coordinate > 38.699736, 16.539784 (WGS84)
Località > S. Nicola
Comune > Soverato (CZ)
Cronologia > Attribuzione dalla tarda età romana (III d.C) all’età moderna
Tipologia di coltivazione > a cielo aperto
Materiale estratto > Calcarenite e conglomerato
Vincolo > Si, Ordinanza del 12.6.2012, revisione vincolo archeologico n. 12/2015 del 9.07.2015.
La cava per mole, nota sin dal 1972, è riaffiorata periodicamente in seguito a mareggiate. Negli anni 2004-2005 sono state effettuate prospezioni marittime per accertare i resti sommersi in una fascia larga 10-15 m.
L’area di cava su Carta Tecnica Regionale (CTR) Calabria, 2005. Scala originaria 1:10.000.
L’area di cava su base Aero orto foto a colori, 2024. Scala originaria 1:10.000.
Soverato (CZ). Veduta verso nord della cava di San Nicola.
Soverato (CZ). Veduta della cava in direzione sud. Soverato (CZ). Particolare con vaschette vuote e macina non estratta.
Bibliografia lena 2009, pp. 59, 84; archeoMar atlante, p. 204, sito n. 243; cuteri, iannelli, Mariottini 2013, pp. 102-103; aurieMMa et al. 2014, p. 256; Maida, riverso 2017; Mariottini 2017; ruga, laratta, tortorici 2018.
La cava di San Nicola di Soverato risulta essere parzialmente sommersa e in parte ricoperta dalla sabbia e dagli stabilimenti balneari. Dal banco roccioso venivano estratti blocchi e macine di vari diametri e spessori, di cui rimangono, come avviene in quasi tutte le cave storiche, manufatti sparsi e numerose vasche di risulta. Le dimensioni prevalenti rientrano in due classi: macine di diametro di 90-100 cm, che corrispondono a cavità di 130 cm, e macine di diametro di 130 cm ricavate da vasche di 160 cm. In ambedue i casi il canaletto di scavo è largo circa 15 cm. Alcune macine sono ancora in sito, altre sono state estratte e si trovano sparse sul fondale, suggerendo l’ipotesi che un evento improvviso abbia costretto i cavatori ad abbandonare tempestivamente e per sempre la cava. Oltre alle macine di varie dimensioni e finitura, dalla superficie e fino a pochi metri di profondità, si possono notare numerosi blocchi semilavorati o finiti, bitte da ormeggio o per la movimentazione dei materiali, e anche canalette che scandiscono spazi regolari. Nel medesimo tratto di mare sono state rinvenute numerose pietre forate, ancore litiche e due fondi di anfore in terracotta, presumibilmente tardo-antiche, fissate alla roccia con malta. A filo battigia, in occasione delle basse maree, si possono notare anche alcune “vasche” di forma quadrangolare o poligonale. Una possibile attribuzione all’età romana è conseguente al rinvenimento di una moneta di III sec. d.C
DALLA CONOSCENZA AGLI OBIETTIVI
DI ATTUAZIONE
Il lavoro qui presentato indaga il tema del recupero e trasformazione delle aree degradate da attività estrattiva. In linea con i più innovativi principi di sviluppo sostenibile, la ricerca intende esplorare le possibilità di trasformazione finalizzate a reintegrare funzionalmente queste aree nel metabolismo ambientale e territoriale. L’evidente impatto che le attività estrattive generano su interi ecosistemi stimola costantemente la ricerca di opportune soluzioni progettuali e organizzative, che possano consentire che questa attività, fondamentale per l’economia, sia eseguita garantendo il rispetto per l’ambiente e il territorio. Effettuare un ripristino idoneo per le aree di cave dismesse, significa garantire migliori funzioni ecosistemiche delle aree, da restituire alla collettività, poiché patrimonio di tutti. Significa riportare l’ambiente e il paesaggio alle sue iniziali caratteristiche, attraverso il ripristino della stabilità del suolo, della biodiversità e del ritorno ad attività produttive come l’agricoltura o ad attività ludico-ricreative. Numerosi e diversificati sono gli esempi di buone pratiche di recupero e/o rinaturalizzazione, in ambito nazionale e internazionale. Tra i tanti il caso, ormai storico, del Parco delle Cave a Milano, dove è stato realizzato un parco pubblico urbano, nell’area un tempo occupata da cave di sabbia e ghiaia poi dismesse. O ancora quello rappresentato dall’area naturalistica “Le Chiesuole” di Parma, un caso esemplare di buona gestione di riuso a fini didattici. Si tratta di un’ex area di cava riqualificata con interventi mirati di rinaturalizzazione, i quali formano un sistema di zone umide con numerosi habitat inseriti nel Parco Regionale Fluviale del Taro. Molte anche le esperienze particolarmente innovative nelle modalità gestionali dei servizi, nell’offerta fruitiva
o nell’uso delle risorse ambientali e paesaggistiche disponibili. È questo il caso de “La Cathédrale d’Images” a Les Baux-deProvence. Un’antica cava di calcare – gestita da una società privata in concessione dal comune –, che è stata attrezzata per la proiezione di immagini, che forma veri e propri spettacoli audiovisivi, i quali richiamano l’attenzione di turisti da oltre 30 anni. In provincia di Brescia (dove sono presenti una serie di siti estrattivi, fra cui quelle delle cave di marmo Botticino) è nata l’iniziativa Cave-Brescia-Ambiente, formata da imprenditori che hanno deciso di investire nella ricerca, per tutelare la salute degli abitanti, per salvaguardare il paesaggio e per valorizzare i materiali estratti, al fine di elaborare un sistema di riciclo dei rifiuti. Inoltre, i siti estrattivi dismessi sono stati trasformati in spazi didattici e artistici. Contributi innovativi che provengono da discipline diverse, ma tutti concorrono alla realizzazione di nuove opportunità per creare luoghi con funzioni moderne, compatibili con lo stato dei luoghi. Inoltre, vari approcci progettuali fanno emergere come, anche, la presenza dei cittadini in un processo di rigenerazione di cave dismesse, possa contribuire alla buona riuscita del progetto. Il contributo degli abitanti come futuri fruitori, e a volte anche gestori, diventa fondamentale, e, favorisce la costruzione di nuovi scenari progettuali orientati alla salvaguardia dell’ambiente, oltre che al miglioramento della qualità della vita, attraverso la trasformazione di luoghi abbandonati e in degrado. Ancora poco esplorato è il tema dei servizi ecosistemici, quale possibilità verso cui puntare nel progetto di recupero e trasformazione. Intesi come un’ampia gamma di beni e servizi, essenziali per il benessere umano, erogati gratuitamente dagli ecosistemi o da infrastrutture seminaturali, flessibili e multifunzionali. Essi attraverso processi chimico-fisici, biologici e più in generale ecologici, forniscono un insostituibile supporto alla qualità della vita, e, sono fattori di base per uno sviluppo economico sostenibile. Perciò, risultano essere, in questa prospettiva, una delle sfide più attuali, che consisterebbe nel riuscire a compensare e quindi sostituire i precedenti benefici ambientali del sito pre-estrazione, con servizi ecosistemici creati ad hoc e derivanti dal recupero delle aree di cave dismesse. Una strategia complessa e ancora poco praticata, quella del reimpiego dei siti estrattivi per fornire beni e servizi ecosistemici (ecosystem services) atti a riequilibrare l’ambiente, e riformare il territorio anche in vista delle sfide future quali cambiamenti climatici, desertificazione, problemi di siccità o di inondazioni. Le quattro categorie principali delle funzioni ecosistemiche: servizi di fornitura o approvvigionamento, servizi di regolazione, servizi di supporto e servizi culturali, possono essere perseguiti nel progetto di recupero delle cave, implicando un approccio
ATLANTE DELLE CAVE
CAVA ALA FANTINI SRL
CAVA ALA FANTINI SRL
comune di Lattarico, CZ (WGS84)
Ubicazione > Frazione Loreto, comune di Lattarico, CS
Coordinate > 39.46239, 16.161357 (WGS84)
Dimensione cava (in mq) > 39.307
Tipo di coltivazione: A GRADONE UNICO
Materiale estratto > Argilla
Stato dell’attività della cava: ATTIVA
Tipologia > a gradone unico
Stato dell’attività della cava > Attiva
ATLANTE DELLE CAVE C1.3
Ubicazione: Frazione Loreto, comune di Lattarico, CZ
Coordinate: 39.46239, 16.161357 (WGS84)
Dimensione cava (in mq): 39.307
Materiale estratto: ARGILLA
MOSAICO DELLE IMMAGINI
MOSAICO DELLE IMMAGINI
Tipo di coltivazione: A GRADONE UNICO
Stato dell’attività della cava: ATTIVA
La cava è ubicata nell’entroterra calabrese nella Frazione Loreto del comune di Lattarico, in provincia di Catanzaro. Essa è classificabile come coltivazione a gradone unico e viene utilizzata per l’estrazione di argilla.
La cava sorge in un contesto caratterizzato da vegetazione agricola-boschiva ed i suoi fronti aridi sono una profonda frattura nel territorio.
CAVA ALA FANTINI SRL 4
La cava è ubicata nell’entroterra calabrese nella frazione Loreto del comune di Lattarico, in provincia di Catanzaro. Essa è classificabile come coltivazione a gradone unico e viene utilizzata per l’estrazione di argilla. La cava sorge in un contesto caratterizzato da vegetazione agricola-boschiva ed i suoi fronti aridi sono una profonda frattura nel territorio.
Catanzaro.
nella Frazione Loreto del comune di Lattarico, in provincia di
CAVA E PAESAGGIO: CARATTERI COSTITUTIVI, FORME E CONTESTO
CAVA DI MENDICINO
Mendicino, Comune di Lamezia Terme, CZ (WGS84)
Ubicazione > Frazione San Sidero - Mendicino, Comune di Lamezia Terme, CZ
Coordinate > 38.968578, 16.234800 (WGS84)
Tipo di coltivazione: A GRADONI
Dimensione cava (in mq) > 191.920
C1.3
Stato dell’attività della cava: ATTIVA
ATLANTE DELLE CAVE
Materiale estratto > Calcare
Tipologia > a gradoni
Stato dell’attività della cava > Chiusa
Ubicazione: Frazione San Sidero - Mendicino, Comune di Lamezia Terme, CZ
Coordinate: 38.968415, 16.235481 (WGS84)
Dimensione cava (in mq): 191.920
Materiale estratto: CALCARE
MOSAICO DELLE IMMAGINI
MOSAICO DELLE IMMAGINI
di coltivazione: A GRADONI
Stato dell’attività della cava: ATTIVA
La cava è collocata nell’entroterra calabrese nel territorio di Lamezia Terme. Essa una cava coltivata a gradoni e il materiale estratto è pietra calcarea.
CAVA DI MENDICINO 4
La cava di Mendicino è collocata nell’entroterra calabrese nel territorio di Lamezia Terme è coltivata a gradoni e il materiale estratto è pietra calcarea. I fronti della cava appaiono aridi e con scarsa presenza vegetale, costituendo un’evidente frattura con l’intorno caratterizzato da vegetazione spontanea. Il degrado imputabile alla presenza della cava (è la più grande della Calabria è una delle più estese del Mezzogiorno) è in primo luogo un degrado delle visuali e della percezione complessiva, la cava infatti altamente visibile nel contesto territoriale.
La presenza delle vicine aree urbane delle frazioni di Vonio, Zinnavo, San Minà e Sant’Ermia del comune di Lamezia Terme definiscono la sua localizzazione in un contesto periurbano, mentre la presenza di aree boschive a nord e di aree con ulivi a sud, la pongono in un contesto naturale-agricolo. I fronti della cava appaiono aridi e con scarsa presenza vegetale, costituendo un’evidente frattura con l’intorno caratterizzato da vegetazione spontanea.
nel territorio di Lamezia Terme.
Tipo
CAVA E PAESAGGIO: CARATTERI COSTITUTIVI, FORME E CONTESTO
CAVA E PAESAGGIO: CARATTERI COSTITUTIVI, FORME E CONTESTO
CAVA SNIVE
Ubicazione >
Robilante e Roccavione
Comune di Cuneo
Coordinate >
44.309575, 7.511862 (WGS84)
Dimensionamento cava (in mq) > 12.000
Progettista >
Siro s.p.a.
CAVA SNIVE
La cava Snive è la più grande cava italiana di Quarzite per la produzione di sabbie silicee da vetreria. Dalla cava vengono estratti annualmente circa 1-1,5 milioni di Tonnellate di quarzite, poi processate per frantumazione e selezione granulometrica. La Cava Snive si sviluppa in una valle laterale del versante sinistro della Valle Vermenagna, a 1300 m s.l.m., e alimenta l’impianto di trattamento a valle a 7 km di distanza. I primi interventi di ripristino paesaggistico della zona avvengono nei primi anni ’80. In quest’area l’attività estrattiva ha avuto inizio alla fine degli anni ’30 e, negli anni ’60 e ’70, si è verificata la dismissione di diverse aree di cava di modeste dimensioni a favore dell’apertura della cava Snive.
CMateriale estratto > Sabbie silicee
CCCC1.3
1.3
1.3
1.3
1.3
ATLANTE DELLE CAVE
ATLANTE DELLE CAVE
ATLANTE DELLE CAVE
ATLANTE DELLE CAVE
ATLANTE DELLE CAVE
ESEMPI PROGETTUALI
ESEMPI PROGETTUALI
ESEMPI PROGETTUALI
ESEMPI PROGETTUALI
ESEMPI PROGETTUALI
CAVA SNIVE
CAVA SNIVE
CAVA SNIVE
CAVA
CAVA SNIVE
Data di recupero >
Ubicazione: Robilante e Roccavione Comune di Cuneo
Ubicazione: Robilante e Roccavione Comune di Cuneo
Ubicazione:
Ubicazione: Robilante e Roccavione Comune di Cuneo
Ubicazione: Robilante e Roccavione Comune di Cuneo
Ubicazione: Robilante e Roccavione Comune di Cuneo
1980
Coordinate: 44.309575, 7.511862
Coordinate: 44.309575, 7.511862 (WGS84)
Coordinate: 44.309575, 7.511862 (WGS84)
Coordinate: 44.309575, 7.511862 (WGS84)
Coordinate: 44.309575, 7.511862 (WGS84)
Coordinate:
Dimensionamento cava (in mq): 12.000
Materiale estratto: Sabbie silicee
Tipologia > a gradoni
Dimensionamento cava (in mq): 12.000
Dimensionamento cava (in mq): 12.000
Dimensionamento cava (in mq): 12.000
Dimensionamento cava (in mq): 12.000
Materiale estratto: Sabbie silicee
Dimensionamento (in mq): Sabbie
Materiale estratto: Sabbie silicee
Materiale estratto: Sabbie silicee
Materiale estratto: Sabbie silicee
Progettista: Siro s.p.a.
Progettista: s.p.a.
Progettista: Siro s.p.a.
Progettista: Siro s.p.a.
Progettista: Siro s.p.a.
Progettista: Siro s.p.a.
Data di recupero: 1980
Data di recupero: 1980
Data di recupero: 1980
Data di recupero: 1980
Data di recupero: 1980
Tipologia: a gradoni
Tipologia: a gradoni
Tipologia: a gradoni
Tipologia: a gradoni
Tipologia: a gradoni
Tipologia: a gradoni
Tipologia: a gradoni
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Destinazione finale > Recupero naturalistico
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Destinazione finale: Recupero naturalistico
Destinazione finale: Recupero naturalistico
Destinazione finale: Recupero naturalistico
Destinazione finale: Recupero naturalistico
Recupero naturalistico
Destinazione finale: Recupero naturalistico
Progettista: Recupero naturalistico
La Cava Snive, in provincia di Cuneo, si sviluppa in una valle laterale del versante sinistro della Valle Vermenagna, a 1300 m s.l.m., e alimenta l’impianto di trattamento a valle a 7 km di distanza. I primi interventi di ripristino paesaggistico della zona avvengono nei primi anni ‘80. In quest’area l’attività estrattiva ha avuto inizio alla fine degli anni ‘30 e, negli anni ‘60 e ‘70, si è verificata la dismissione di diverse cave di modeste dimensioni a favore dell’apertura della cava Snive.
La Cava Snive, in provincia di Cuneo, si sviluppa in una valle laterale del versante sinistro Valle Vermenagna, a 1300 m s.l.m., e alimenta l’impianto di trattamento a valle a 7 km di distanza. I primi interventi di ripristino paesaggistico della zona avvengono nei primi anni ‘80. In quest’area l’attività estrattiva ha avuto inizio alla fine degli anni ‘30 e, negli anni ‘60 e ‘70, si è verificata la dismissione di diverse cave di modeste dimensioni a favore dell’apertura della cava Snive.
La Cava Snive, in provincia di Cuneo, si sviluppa in una valle laterale del versante sinistro della Valle Vermenagna, a 1300 m s.l.m., e alimenta l’impianto di trattamento a valle a 7 km di distanza. I primi interventi di ripristino paesaggistico della zona avvengono nei primi anni ‘80. In quest’area l’attività estrattiva ha avuto inizio alla fine degli anni ‘30 e, negli anni ‘60 e ‘70, si è verificata la dismissione di diverse cave di modeste dimensioni a favore dell’apertura della cava Snive.
La Cava Snive, in provincia di Cuneo, si sviluppa in una valle laterale del versante sinistro della Valle Vermenagna, a 1300 m s.l.m., e alimenta l’impianto di trattamento a valle a 7 km di distanza. I primi interventi di ripristino paesaggistico della zona avvengono nei primi anni ‘80. In quest’area l’attività estrattiva ha avuto inizio alla fine degli anni ‘30 e, negli anni ‘60 e ‘70, si è verificata la dismissione di diverse cave di modeste dimensioni a favore dell’apertura della cava Snive.
La Cava Snive, in provincia di Cuneo, si sviluppa in una valle laterale del versante sinistro della Valle Vermenagna, a 1300 m s.l.m., e alimenta l’impianto di trattamento a valle a 7 km di distanza. I primi interventi di ripristino paesaggistico della zona avvengono nei primi anni ‘80. In quest’area l’attività estrattiva ha avuto inizio alla fine degli anni ‘30 e, negli anni ‘60 e ‘70, si è verificata la dismissione di diverse cave di modeste dimensioni a favore dell’apertura della cava Snive.
La coltivazione della cava avviene per gradoni di altezza 15 m e pedata di 8 m. Del materiale estratto, un 15% diventa scarto, costituendo un problema, poiché deve essere collocato in discarica, determinando un impatto paesaggistico e ambientale che va a sommarsi alla coltivazione.
La coltivazione cava avviene per gradoni di altezza 15 m e pedata di 8 m. Del materiale estratto, un 15% diventa scarto, costituendo un problema, poiché deve essere collocato in discarica, determinando un impatto paesaggistico e ambientale che va a sommarsi alla coltivazione.
Snive, sviluppa una del sinistro 1300 m s.l.m., e l’impianto a km I interventi di nei primi In quest’area negli anni ‘60 ‘70, si verificata dismissione Snive. m di 8 m. diventa stituendo problema, che a sommarsi
La coltivazione della cava avviene per gradoni di altezza 15 m e pedata di 8 m. Del materiale estratto, un 15% diventa scarto, costituendo un problema, poiché deve essere collocato in discarica, determinando un impatto paesaggistico e ambientale che va a sommarsi alla coltivazione.
La coltivazione della cava avviene per gradoni di altezza 15 m e pedata di 8 m. Del materiale estratto, un 15% diventa scarto, costituendo un problema, poiché deve essere collocato in discarica, determinando un impatto paesaggistico e ambientale che va a sommarsi alla coltivazione.
La coltivazione della cava avviene per gradoni di altezza 15 m e pedata di 8 m. Del materiale estratto, un 15% diventa scarto, costituendo un problema, poiché deve essere collocato in discarica, determinando un impatto paesaggistico e ambientale che va a sommarsi alla coltivazione.
Un primo tentativo di recupero fu eseguito tramite la piantuma- zione di diverse specie autoctone, senza raggiungere buoni livelli di stabilizzazione del suolo, miglioramento dell’ecosistema bio- logico e mitigazione dell’impatto.
La coltivazione della cava avviene per gradoni di 15 metri di altezza e pedata di 8 m. Del materiale estratto, un 15% diventa scarto, costituendo un problema, poiché deve essere collocato in discarica, determinando un impatto paesaggistico e ambientale che va a sommarsi alla coltivazione. Un primo tentativo di recupero fu eseguito tramite la piantumazione di diverse specie autoctone, senza raggiungere buoni livelli di stabilizzazione del suolo, miglioramento dell’ecosistema biologico e mitigazione dell’impatto. In seguito, si è regolarizzata la pendenza della superficie della discarica ad una inclinazione di 33°, per facilitare la regimazione delle acque. È stata poi distribuita una coltre di terreno vegetale di limitato spessore (4-5 cm) con successivo posizionamento di reti di juta al fine di compattare il terreno sulla quale si è provveduto alla semina di un miscuglio erbaceo. Infine, è stata eseguita una copertura in paglia (elemento pacciamante).
Un primo tentativo di recupero fu eseguito tramite la piantuma- zione di diverse specie autoctone, senza raggiungere buoni livelli di stabilizzazione del suolo, miglioramento dell’ecosistema bio- logico e mitigazione dell’impatto.
Un primo tentativo di recupero fu eseguito tramite la piantuma- zione di diverse specie autoctone, senza raggiungere buoni livelli di stabilizzazione del suolo, miglioramento dell’ecosistema bio- logico e mitigazione dell’impatto.
Un primo tentativo di recupero fu eseguito tramite la piantuma- zione di diverse specie autoctone, senza raggiungere buoni livelli di stabilizzazione del suolo, miglioramento dell’ecosistema bio- logico e mitigazione dell’impatto.
Un primo tentativo di recupero fu eseguito tramite la piantuma- zione di diverse specie autoctone, senza raggiungere buoni livelli di stabilizzazione del suolo, miglioramento dell’ecosistema bio- logico e mitigazione dell’impatto.
In seguito si è regolarizzata la pendenza della superficie discarica ad una inclinazione di 33°, per facilitare la dell’acqua.
Un recupero diverse di stabilizzazione miglioramento dell’ecosistema logico dell’impatto. In superficie inclinazione di la dell’acqua.
In seguito si è regolarizzata la pendenza della superficie della discarica ad una inclinazione di 33°, per facilitare la regimazione dell’acqua.
In seguito si è regolarizzata la pendenza della superficie della discarica ad una inclinazione di 33°, per facilitare la regimazione dell’acqua.
In seguito si è regolarizzata la pendenza della superficie della discarica ad una inclinazione di 33°, per facilitare la regimazione dell’acqua.
In seguito si è regolarizzata la pendenza della superficie della discarica ad una inclinazione di 33°, per facilitare la regimazione dell’acqua.
È stata poi distribuita una coltre di terreno vegetale di limitato spessore (4-5 cm) con successivo posizionamento di reti di juta al fine di compattare il terreno sulla quale si è provveduto alla semina di un miscuglio erbaceo.
È stata poi distribuita una coltre di terreno vegetale di limitato spessore (4-5 cm) con successivo posizionamento di reti di juta al fine di compattare il terreno sulla quale si è provveduto alla semina di un miscuglio erbaceo.
È stata poi distribuita una coltre di terreno vegetale di limitato spessore (4-5 cm) con successivo posizionamento di reti di juta al fine di compattare il terreno sulla quale si è provveduto alla semina di un miscuglio erbaceo.
È stata poi distribuita una coltre di terreno vegetale di limitato spessore (4-5 cm) con successivo posizionamento di reti di juta al fine di compattare il terreno sulla quale si è provveduto alla semina di un miscuglio erbaceo.
È stata poi distribuita una coltre di terreno vegetale di limitato spessore (4-5 cm) con successivo posizionamento di reti di juta al fine di compattare il terreno sulla quale si è provveduto alla semina di un miscuglio erbaceo.
Infine, è stata eseguita una copertura in paglia (elemento pacciamante).
Infine, è stata eseguita una copertura in paglia (elemento pacciamante).
Infine, è stata eseguita una copertura in paglia (elemento pacciamante).
Infine, è stata eseguita una copertura in paglia (elemento pacciamante).
Infine, è stata eseguita una copertura in paglia (elemento pacciamante).
Infine, è stata eseguita una copertura in paglia (elemento pacciamante).
Per le aree esaurite, il recupero è stato realizzato considerando la natura del paesaggio tipicamente alpino (faggete, boscaglie di betulla, prati erbosi talvolta interrotti da emergenze rocciose). Sono stati creati nuovi versanti finalizzati all’alpeggio ed altri ancora ripiantumati.
Per le aree esaurite, il recupero è stato realizzato considerando la natura del paesaggio tipicamente alpino (faggete, boscaglie di betulla, prati erbosi talvolta interrotti da emergenze rocciose). Sono stati creati nuovi versanti finalizzati all’alpeggio ed altri ancora ripiantumati.
Per le aree esaurite, il recupero è stato realizzato considerando la natura del paesaggio tipicamente alpino (faggete, boscaglie di betulla, prati erbosi talvolta interrotti da emergenze rocciose). Sono stati creati nuovi versanti finalizzati all’alpeggio altri ripiantumati.
È poi distribuita una di cm) di reti fine il si di Infine, è stata eseguita una copertura in paglia (elemento pacciamante). esaurite, il è del boscaglie da nuovi finalizzati ripiantumati.
Per le aree esaurite, il recupero è stato realizzato considerando la natura del paesaggio tipicamente alpino (faggete, boscaglie di betulla, prati erbosi talvolta interrotti da emergenze rocciose). Sono stati creati nuovi versanti finalizzati all’alpeggio ed altri ancora ripiantumati.
Per le aree esaurite, il recupero è stato realizzato considerando la natura del paesaggio tipicamente alpino (faggete, boscaglie di betulla, prati erbosi talvolta interrotti da emergenze rocciose). Sono stati creati nuovi versanti finalizzati all’alpeggio ed altri ancora ripiantumati.
Per le aree esaurite, il recupero è stato realizzato considerando la natura del paesaggio tipicamente alpino (faggete, boscaglie di betulla, prati erbosi talvolta interrotti da emergenze rocciose). Sono stati creati nuovi versanti finalizzati all’alpeggio ed altri ancora ripiantumati.
Ubicazione >
Monte Pentelicon Atene (Grecia)
Coordinate >
38.078884, 23.889646 (WGS84)
Dimensionamento cava (in mq) > 135.000
Progettista >
N. Golanda - A. Kouzopi
Materiale estratto >
CAVA DIONYSSOS
Le antiche cave di Dionyssos sul Monte Pentelicon, vicino ad Atene, fornirono per secoli il marmo con cui sono stati costruiti i più importanti monumenti dell’Acropoli. L’attività estrattiva cessò nel 1975, e nel 1994 l’azienda proprietaria commissionò alla scultrice e paesaggista Nella Golanda ed all’architetto del paesaggio Aspassia Kouzopi, il progetto di riconversione della cava in uno spazio pubblico con l’obiettivo di trasformarlo in un percorso turistico che evidenziava le sue peculiarità.
CAVA DIONYSSOS
CAVA DIONYSSOS
CAVA DIONYSSOS
Marmo Pentelicom
CAVA DIONYSSOS
CAVA DIONYSSOS
CCCCC1.3
1.3
1.3
1.3
1.3
ATLANTE DELLE CAVE
ATLANTE DELLE CAVE
ESEMPI PROGETTUALI
ESEMPI PROGETTUALI
Ubicazione: Monte Pentelicon Atene (GRECIA)
Ubicazione: Monte Pentelicon Atene (GRECIA)
Ubicazione: Monte Pentelicon Atene (GRECIA)
Ubicazione: Monte Pentelicon Atene (GRECIA)
Ubicazione: Monte Pentelicon Atene (GRECIA)
Coordinate: 38.078884, 23.889646 (WGS84)
Data di recupero > 1994-1997
Coordinate: 38.078884, 23.889646 (WGS84)
Coordinate: 38.078884, 23.889646 (WGS84)
Coordinate: 38.078884, 23.889646 (WGS84)
Coordinate: 38.078884, 23.889646 (WGS84)
Il paesaggio della cava era costituito da un unico materiale: il marmo. Nonostante l’assoluta unicità e onnipresenza di questo elemento, il sito era straordinariamente interessante. I problemi principali, quindi, erano la presenza di cumuli di pezzami di risulta, sparsi sui 13,5 ha dell’area, e le ripide scarpate. Il paesaggio era costituito da un unico materiale, ma ricco di variazioni dovute alla morfologia ed alle tracce di antiche tecniche di lavorazione.
Dimensionamento cava (in mq): 135.000
Dimensionamento cava (in mq): 135.000
Dimensionamento cava (in mq): 135.000
Dimensionamento cava (in mq): 135.000
Dimensionamento cava (in mq): 135.000
Materiale estratto: Marmo Pentelicom
Materiale estratto: Marmo Pentelicom
Materiale estratto: Marmo Pentelicom
Materiale estratto: Marmo Pentelicom
Tipologia > a gradi
Materiale estratto: Marmo Pentelicom
Progettista: N. Gdabda - A. Kouzopi
Progettista: N. Gdabda - A. Kouzopi
Progettista: N. Gdabda - A. Kouzopi
Progettista: N. Gdabda - A. Kouzopi
Progettista: N. Gdabda - A. Kouzopi
Data di recupero: 1995-1997
Data di recupero: 1995-1997
Data di recupero: 1995-1997
Data di recupero: 1995-1997
Data di recupero: 1995-1997
Tipologia: a gradoni
Tipologia: a gradoni
Tipologia: a gradoni
Destinazione finale >
Tipologia: a gradoni
Tipologia: a gradoni
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Ne sono esempio i grandi blocchi modellati fusi per metà con il corpo della montagna, ai piedi dei quali si addossavano mucchi conici di piccoli pezzi di marmo (sbozzatura dei grandi massi).
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Percorso ricreativomuseo all’aperto
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Destinazione finale: Percorso ricreativo - museo all’aperto ATLANTE DELLE
Destinazione finale: Percorso ricreativo - museo all’aperto
Destinazione finale: Percorso ricreativo - museo all’aperto
Destinazione finale: Percorso ricreativo - museo all’aperto
Destinazione finale: Percorso ricreativo - museo all’aperto ATLANTE DELLE
Le antiche cave di Dionyssos sul Monte Pentelicon, vicino ad Atene, fornirono per secoli il marmo con cui sono stati costruiti i più importanti monumenti dell’Acropoli. L’attività estrattiva cessò nel 1975, e nel 1995 l’azienda proprietaria commissionò. Alla scultrice e paesaggista Nella Golanda ed all’architetto del paesaggio Aspassia Kouzopi, il progetto di riconversione della cava in uno spazio pubblico. I problemi principali erano la presenza di cumuli di pezzami di risulta, sparsi sui 13,5 ha dell’area, e le ripide scarpate. Il paesaggio era costituito da un unico materiale, ma ricco di variazioni dovute alla morfologia ed alle tracce di antiche tecniche di lavorazione.
Le antiche cave di Dionyssos sul Monte Pentelicon, vicino ad Atene, fornirono per secoli il marmo con cui sono stati costruiti i più importanti monumenti dell’Acropoli. L’attività estrattiva cessò nel 1975, e nel 1995 l’azienda proprietaria commissionò. Alla scultrice e paesaggista Nella Golanda ed all’architetto del paesaggio Aspassia Kouzopi, il progetto di riconversione della cava in uno spazio pubblico. I problemi principali erano la presenza di cumuli di pezzami di risulta, sparsi sui 13,5 ha dell’area, e le ripide scarpate. Il paesaggio era costituito da un unico materiale, ma ricco di variazioni dovute alla morfologia ed alle tracce di antiche tecniche di lavorazione.
Le antiche cave di Dionyssos sul Monte Pentelicon, vicino ad Atene, fornirono per secoli il marmo con cui sono stati costruiti i più importanti monumenti dell’Acropoli. L’attività estrattiva cessò nel 1975, e nel 1995 l’azienda proprietaria commissionò. Alla scultrice e paesaggista Nella Golanda ed all’architetto del paesaggio Aspassia Kouzopi, il progetto di riconversione della cava in uno spazio pubblico. I problemi principali erano la presenza di cumuli di pezzami di risulta, sparsi sui 13,5 ha dell’area, e le ripide scarpate. Il paesaggio era costituito da un unico materiale, ma ricco di variazioni dovute alla morfologia ed alle tracce di antiche tecniche di lavorazione.
Le antiche cave di Dionyssos sul Monte Pentelicon, vicino ad Atene, fornirono per secoli il marmo con cui sono stati costruiti i più importanti monumenti dell’Acropoli. L’attività estrattiva cessò nel 1975, e nel 1995 l’azienda proprietaria commissionò. Alla scultrice e paesaggista Nella Golanda ed all’architetto del paesaggio Aspassia Kouzopi, il progetto di riconversione della cava in uno spazio pubblico. I problemi principali erano la presenza di cumuli di pezzami di risulta, sparsi sui 13,5 ha dell’area, e le ripide scarpate. Il paesaggio era costituito da un unico materiale, ma ricco di variazioni dovute alla morfologia ed alle tracce di antiche tecniche di lavorazione.
Le antiche cave di Dionyssos sul Monte Pentelicon, vicino ad Atene, fornirono per secoli il marmo con cui sono stati costruiti i più importanti monumenti dell’Acropoli. L’attività estrattiva cessò nel 1975, e nel 1995 l’azienda proprietaria commissionò. Alla scultrice e paesaggista Nella Golanda ed all’architetto del paesaggio Aspassia Kouzopi, il progetto di riconversione della cava in uno spazio pubblico. I problemi principali erano la presenza di cumuli di pezzami di risulta, sparsi sui 13,5 ha dell’area, e le ripide scarpate. Il paesaggio era costituito da un unico materiale, ma ricco di variazioni dovute alla morfologia ed alle tracce di antiche tecniche di lavorazione.
Ne sono esempio i grandi blocchi modellati fusi per metà con il corpo della montagna, ai piedi dei quali si addossa- vano mucchi conici di piccoli pezzi di marmo (sbozzatura dei grandi massi).
Il lavoro fu eseguito impiegando gli stessi operai della ex cava, usando il materiale del luogo e spostando i grandi blocchi di marmo con mezzi tradizionali, in accordo con gli effetti scultorei desiderati. I progettisti si dovettero confrontare con un piccolo numero di rovine utilizzate in passato come abitazioni dai cavatori, anch’esse un’importante memoria. Furono rimosse ghiaia e terra di riporto, e costruiti muri a secco per definire nuovi percorsi pedonali e contenere le distese di pezzami.
Ne sono esempio i grandi blocchi modellati fusi per metà con il corpo della montagna, ai piedi dei quali si addossa- vano mucchi conici di piccoli pezzi di marmo (sbozzatura dei grandi massi).
Ne sono esempio i grandi blocchi modellati fusi per metà con il corpo della montagna, ai piedi dei quali si addossa- vano mucchi conici di piccoli pezzi di marmo (sbozzatura dei grandi massi).
Ne sono esempio i grandi blocchi modellati fusi per metà con il corpo della montagna, ai piedi dei quali si addossa- vano mucchi conici di piccoli pezzi di marmo (sbozzatura dei grandi massi).
Ne sono esempio i grandi blocchi modellati fusi per metà con il corpo della montagna, ai piedi dei quali si addossa- vano mucchi conici di piccoli pezzi di marmo (sbozzatura dei grandi massi).
Il lavoro fu eseguito impiegando gli stessi operai della ex cava, usando il materiale del luogo e spostando i grandi blocchi di marmo con mezzi tradizionali, in accordo con gli effetti scultorei desiderati. Le progettiste si dovettero confrontare con un piccolo numero di rovine utilizzate in passato come abitazioni dai cavatori, un’importante memoria.
Il lavoro fu eseguito impiegando gli stessi operai della ex cava, usando il materiale del luogo e spostando i grandi blocchi di marmo con mezzi tradizionali, in accordo con gli effetti scultorei desiderati. Le progettiste si dovettero confrontare con un piccolo numero di rovine utilizzate in passato come abitazioni dai cavatori, un’importante memoria.
Furono rimosse ghiaia e terra di riporto, e costruiti muri a secco per definire nuovi percorsi pedonali e contenere le distese di pezzami.
Il lavoro fu eseguito impiegando gli stessi operai della ex cava, usando il materiale del luogo e spostando i grandi blocchi di marmo con mezzi tradizionali, in accordo con gli effetti scultorei desiderati. Le progettiste si dovettero confrontare con un piccolo numero di rovine utilizzate in passato come abitazioni dai cavatori, un’importante memoria. Furono rimosse ghiaia e terra di riporto, e costruiti muri a secco per definire nuovi percorsi pedonali e contenere le distese di pezzami.
Furono rimosse ghiaia e terra di riporto, e costruiti muri a secco per definire nuovi percorsi pedonali e contenere le distese di pezzami.
Il lavoro fu eseguito impiegando gli stessi operai della ex cava, usando il materiale del luogo e spostando i grandi blocchi di marmo con mezzi tradizionali, in accordo con gli effetti scultorei desiderati. Le progettiste si dovettero confrontare con un piccolo numero di rovine utilizzate in passato come abitazioni dai cavatori, un’importante memoria. Furono rimosse ghiaia e terra di riporto, e costruiti muri a secco per definire nuovi percorsi pedonali e contenere le distese di pezzami.
Il lavoro fu eseguito impiegando gli stessi operai della ex cava, usando il materiale del luogo e spostando i grandi blocchi di marmo con mezzi tradizionali, in accordo con gli effetti scultorei desiderati. Le progettiste si dovettero confrontare con un piccolo numero di rovine utilizzate in passato come abitazioni dai cavatori, un’importante memoria. Furono rimosse ghiaia e terra di riporto, e costruiti muri a secco per definire nuovi percorsi pedonali e contenere le distese di pezzami.
All’interno dell’area il teatro Aixoni, costruito in coincidenza del vuoto lasciato dalla cava, fu ideato come una scultura portata alla luce da scavi. Attorno alla scultura vi sono tre palcoscenici, circondati da platee costruite con grandi pietre e pezzi di granito, fontane di acqua e piante tipiche della flora di Imittos. Il teatro e la cava agiscono in sinergia con i loro dintorni, modellando l’artificiale sul naturale e viceversa.
All’interno dell’area il teatro Aixoni, costruito in coincidenza del vuoto lasciato dalla cava, fu ideato come una scultura portata alla luce da scavi. Attorno alla scultura vi sono tre palcoscenici, circondati da platee costruite con grandi pietre e pezzi di granito, fontane di acqua e piante tipiche della flora di Imittos. Il teatro e la cava agiscono in sinergia con i loro dintorni, modellando l’artificiale sul naturale e viceversa.
All’interno dell’area il teatro Aixoni, costruito in coincidenza del vuoto lasciato dalla cava, fu ideato come una scultura portata alla luce da scavi. Attorno alla scultura vi sono tre palcoscenici, circondati da platee costruite con grandi pietre e pezzi di granito, fontane di acqua e piante tipiche della flora di Imittos. Il teatro e la cava agiscono in sinergia con i loro dintorni, modellando l’artificiale sul naturale e viceversa.
All’interno dell’area il teatro Aixoni, costruito in coincidenza del vuoto lasciato dalla cava, fu ideato come una scultura portata alla luce da scavi. Attorno alla scultura vi sono tre palcoscenici, circondati da platee costruite con grandi pietre e pezzi di granito, fontane di acqua e piante tipiche della flora di Imittos. Il teatro e la cava agiscono in sinergia con i loro dintorni, modellando l’artificiale sul naturale e viceversa.
All’interno dell’area il teatro Aixoni, costruito in coincidenza del vuoto lasciato dalla cava, fu ideato come una scultura portata alla luce da scavi. Attorno alla scultura vi sono tre palcoscenici, circondati da platee costruite con grandi pietre e pezzi di granito, fontane di acqua e piante tipiche della flora di Imittos. Il teatro e la cava agiscono in sinergia con i loro dintorni, modellando l’artificiale sul naturale e viceversa.
IL CONTROLLO DEI COSTI NELLE OPERE DI RECUPERO
AMBIENTALE DEI SITI DISMESSI.
LE AFE - ANALISI DEI FATTORI
ELEMENTARI
Definizione di un modello per il controllo dei costi Viene di seguito riportata una esemplificazione di come i Prezzi delle lavorazioni dimostrative descritte in precedenza vengano approfonditi con le AFE Analisi dei Fattori Elementari. L’intervento di rinaturazione di un sito estrattivo o di un versante montuoso deve rispondere a diversi criteri progettuali geomorfologici e vegetazionali e contemporaneamente correlarsi ad esigenze economiche e di riuso. La stima dei costi, per opere ri-vegetative, deve essere variegata ed aggiornata al contesto in cui si colloca l’intervento. Una valutazione efficace ed adattabile ai vari contesti può attuarsi con l’analisi dei fattori elementari delle lavorazioni che confluiscono nella rinaturazione e con il confronto di interventi reali definiti per la ri-vegetazione di siti estrattivi dismessi. Le AFE e l’accorpamento di una casistica dei costi di recupero ambientale si pongono, come obiettivo primario, quello di delineare una linea guida nel controllo economico nella predisposizione del progetto. Dall’esigenza specifica di controllo dei costi e nella scelta dell’intervento tipo, sono stati esaminati alcuni elementi fondanti che hanno delineato un quadro esplicativo e rispondente ad una situazione contestualizzata di rinaturazione suddiviso in sezioni di indagine e di studio. Seguono alcuni esempi di Analisi dei prezzi consultate.
Analisi prezzi. Scavo a sezione obbligata
Per questa Analisi sono state consultate le seguenti AFE:
- AFE 1. Analisi opere civili Regione Calabria (anno 2013);
- AFE 2. Analisi prezzi Regione Marche (anno 2016);
- AFE 3. Analisi prezzi regione Campania.
AFE 1 - PR.E. 01.20.10.b. Scavo a sezione obbligata, fino a una profondità di 2 m, compresa l’estrazione e l’aggotto di eventuali acque. Fonte: Prezzario Regione Calabria (anno 2013).
cingolato 17000kg a benna a 1
AFE 2 - 02.01.003*/001. In rocce lapidee e tufo, scavabili con benna da roccia. Scavo a sezione obbligata eseguito con uso di mezzo meccanico, di materie di qualsiasi natura e consistenza asciutte, bagnate o melmose, eseguito anche in presenza d’acqua con battente massimo di cm 20, esclusa la roccia da mina ma compresi i trovanti rocciosi e i relitti di murature fino a m³ 0,50. Sono inoltre compresi: la demolizione delle normali sovrastrutture tipo pavimentazioni stradali o simili; il tiro in alto delle materie scavate; l’eventuale rinterro delle materie depositate ai margini dello scavo, se ritenute idonee dalla D.L. Compresi: l’onere per il carico in alto, la movimentazione nell’ambito del cantiere dei materiali provenienti dagli scavi ed il relativo carico su automezzo meccanico. Da computarsi a parte le eventuali opere di protezione (sbatacchiature) ed il trasporto a discarica con i relativi oneri. Scavi fino alla profondità di m 3. Fonte: Elenco Regione Marche (anno 2016).
Autocarro con benna ribaltabile: truck a 3 assi con MTT
Escavatore idraulico cingolato gommato con attrezzatura frontale o rovescia con massa in assetto operativo di 20000 kg
SCHEMA ESPLICATIVO
DELLE FASI DI LAVORAZIONE
Indipendentemente dalla tipologia di materiale estratto e dalla configurazione del cantiere, l’attività di coltivazione può essere generalmente suddivisa in fasi, che assumeranno aspetti e modalità operative diverse a seconda della tecnologia utilizzata. Le fasi di coltivazione si suddividono in:
- 1° Fase: movimento terra, scavi, profilature, disgaggi;
- 2° Fase: stesa e modellazione;
- 3° Fase: piantumazioni e rivegetazioni;
- 4° Fase: opere di consolidamento scarpate, rivestimenti.
1° Fase: movimento terra, scavi, profilature, disgaggi - La preparazione del terreno e/o del substrato, nella modellazione dei versanti (in coerenza con le forme del paesaggio circostante) serve a garantire lo sviluppo a lungo termine delle specie vegetali e/o tipi di vegetazione selezionati (erbe, arbusti, alberi) una volta che ne sono state effettuate piantagione e semina e si attua mediante la rimozione di massi e blocchi rocciosi dal terreno di riporto.
- La pulizia, il cosiddetto “Decespugliamento”, si effettua in caso di invasione di specie invasive quali, ad esempio, rovo (Rubus spp.) e robinia (Robinia pseudo-acacia). Lo scopo è favorire l’attecchimento definitivo delle specie impiantate e lo sviluppo della vegetazione nonostante fattori ambientali limitanti e/o eventi stocastici (es. frane, eventi climatici estremi), rendere l’impianto autonomo, creare una riserva minerale ed organica sufficiente, riavviare i cicli biologici ed indirizzare la ricolonizzazione verso l’obiettivo del recupero.
- Il disgaggio: di parti rocciose instabili è una tecnica utilizzata per la messa in sicurezza in tempi brevi di una parete rocciosa, di una scarpata tendente a franare o del fronte di abbattimento di una galleria, qualora vi si trovino parti o frammenti che siano soggetti al rischio di distacco e di caduta. Si realizza eliminando eventuali blocchi instabili e regolarizzando il fronte per le successive fasi di lavoro (Gilardelli et al. 2013).
- Scavi: riguarda il rinverdimento di scarpate in rilevato o in scavo e rappresenta un problema di non facile risoluzione essendovi, tra gli ostacoli alla rinaturazione, la pendenza del fronte di cava. Occorre il suo rimodellamento (Sauli et al. 1990) affinché sia possibile accumulare sulla superficie un minimo di humus, per la formazione di un substrato idoneo alla crescita e allo sviluppo delle piante “pioniere” (Tammaro et al. 2008).
2° Fase: stesa e modellazione
- Risagomatura. Viene in genere effettuata sui versanti e, tra gli interventi più frequenti, vi è la “risagomatura” del profilo trasversale. Molto utilizzata anche per i corsi d’acqua, essa consiste nel rimaneggiare l’alveo in modo che le sezioni di deflusso assumano la forma di un trapezio isoscele.
- Canaletta Di Drenaggio; Tagliacqua in legno. Si tratta di una canaletta per drenare le acque superficiali che si pone trasversalmente a 45° rispetto all’asse stradale, ben ancorato al piano stradale con zancatura.
3° Fase: piantumazioni e rivegetazioni
- Piantumazioni; rivegetazioni. Piantumazione elaborata, essa è organizzata in un sistema modulare con tipologia distributiva con distanze medie pari a 3 m circa tra le piante sulla fila e a 2 metri circa tra una fila e l’altra, per consentire una movimentazione agevole tra una pianta e l’altra nella fase manutentiva delle stesse. La rinaturazione prevede la piantumazione di unità
Metodi di costruzione del manto vegetale in cava di roccia a seconda della tipologia di scavo adottata. Esempi di scavo: (A) a fronte verticale; (B) a gradoni; (C) a pendenza unica.
Palizzata
È un intervento per la stabilizzazione di scarpate consistente nella realizzazione di strutture in legname trasversali alla linea di massima pendenza, composte da picchetti infissi nel terreno, posa in opera di pali a monte dei picchetti e posa a dimora di materiale vegetale vivo nel gradone ottenuto. Viene utilizzato nelle scarpate in scavo, consolidamento di solchi di erosione, stabilizzazione superficiale di rilevati e/o accumuli di materiale sciolto.
Graticciata
È un intervento per la stabilizzazione di scarpate consistente nella realizzazione di strutture in legname trasversali alla linea di massima pendenza, composte da picchetti infissi nel terreno, realizzazione di intreccio di rami e pertiche legnose di specie prive di capacità vegetativa tra i picchetti e posa a dimora di materiale vegetale vivo nel gradone ottenuto. Viene utilizzato in scarpate in scavo, consolidamento di solchi di erosione, stabilizzazione superficiale di rilevati e/o accumuli di materiale sciolto.
Viminata
Si tratta di una struttura costituita dall’intreccio alternato di materiale vegetale vivo (astoni e/o verghe) attorno a picchetti infissi nel terreno, che in taluni casi possono essere costituiti anch’essi da materiale vegetale vivo (talee). Ha la funzione di consolidamento superficiale per mezzo delle piante ed un immediato effetto di regimazione delle acque meteoriche.
Questo sistema comporta un tecnica mista tra materiali vivi (astoni e talee) e materiali inerti. Un tempo largamente impiegate per il consolidamento di piccole frane, oggi le viminate sono sostituite da sistemi stabilizzanti più efficaci e meno costosi.
Geojuta
È universalmente utilizzata come protezione delle superfici pianeggianti, ma soprattutto in quelle in pendenza, dagli effetti erosivi della pioggia battente in pre o post semina. Il feltro viene disteso lungo le linee di massima pendenza e fissato con picchetti metallici (o meglio in legno, in quanto la loro durata è comunque superiore a quella della geojuta).
Geostuoia
Molti problemi legati all’erosione superficiale dei terreni possono essere troppo complessi per essere risolti soltanto con l’impianto di vegetazione. In questi casi si rendono necessarie tecniche di ingegneria naturalistica e soluzioni particolari
Esempio di palizzata. Prospetto (a sinistra) e sezione (a destra).
Esempio di graticciata. Prospetto (a sinistra) e sezione (a destra).
Esempio di viminata. Prospetto (a sinistra) e sezione (a destra).
PREZZARIO. COSTI DELLE
LAVORAZIONI DAI CONTESTI
REGIONALI
Le 577 voci di prezzario collocate in appendice sono state querried (interrogate e trovate) nei diversi prezzari regionali reperiti e costituiscono un’approfondita conoscenza ed una robusta base di riferimento per le tecniche di rinaturazione a fine coltivazione delle cave. Essi riguardano Costi base riferiti a interventi reali (sperimentati ed eseguiti) di recupero naturalistico di siti estrattivi, che vanno oltre semplici misure tecnicoingegneristiche atte a mitigare l’impatto visivo, ma riguardanti interventi che possano accelerare il graduale sviluppo di un ecosistema naturale in grado di auto-sostenersi nel lungo periodo, coerente con l’ambiente circostante e che migliori la qualità del paesaggio.
n Interventi
MOVIMENTO TERRA, SCAVI, PROFILATURE, DISGAGGI:
PREPARAZIONE/PULIZIA
1 Esecuzione della preparazione dell’area del cantiere e trasporto a rifiuto €/mq 2,74
2
Preparazione, estirpazione, pulizia e asportazione di massi in precario equilibrio
3 Pulizia del terreno consistente nel taglio di cespugli, estirpazione di ceppaie, scavo di scorticamento
4 Pulizia del terreno con taglio di cespugli, estirpazione di ceppaie, scavo di scoticamento
Intervento di ripulitura da arbusti infestanti, concorrenti e rampicanti, di un soprassuolo in qualsiasi stadio evolutivo e strutturale
5 Su
6
DISGAGGIO
7 Filatura delle scarpate e disgaggio superficiale per ripristino di sezioni originali effettuate con mezzi meccanici
9
Disgaggio di versanti con pendenza media non superiore ai 45°, comprendente la rimozione di massi pericolanti, decespugliamento e deceppamento
Disgaggio di pareti verticali in roccia eseguito manualmente, consistente nella asportazione di pietrame e materiale terroso instabile, escluso l’impiego di ponteggi
11
12
16
Disgaggio di pareti verticali in roccia eseguito manualmente, consistente nella asportazione di pietrame e materiale terroso instabile, compresi eventuali ponteggi
Esecuzione di disgaggio mediante l’ausilio di personale specializzato quali rocciatori con l’abbattimento di volumi di roccia in condizioni precarie
Scavo a sezione obbligata fino a 2 m in rocce tenere, meccanico
Scavo a sezione ristretta o a pozzo eseguito con mezzo meccanico del peso superiore a 5 t e con interventi manuali ove occorre, fino alla profondità di 2 metri in rocce tenere
Scavo a sezione obbligata in roccia di qualsiasi consistenza con l’uso di martello demolitore, fino alla profondità di m 2,00
Scavo a sezione obbligata eseguito con mezzo meccanico in terreni costituiti da calcareniti tenere, per profondità fino a mt. 2
COMPARAZIONE
CATEGORIA CON RIFERIMENTO
AI CONTESTI REGIONALI
n. Interventi
MOVIMENTO TERRA, SCAVI, PROFILATURE, DISGAGGI:
1 Preparazione, estirpazione, pulizia e asportazione di massi in precario equilibrio
2 Filatura delle scarpate e disgaggio superficiale per ripristino di sezioni originali effettuate con mezzi meccanici
DISGAGGIO
3 Disgaggio
4 Disgaggio di versanti con pendenza media non superiore ai 45°, comprendente la rimozione di massi pericolanti
SCAVI
5 Scavo a sezione obbligata
6 Scavo di sbancamento per sistemazioni fluviali
7 Scavo di buche a vocazione Forestale eseguito a mano
8 Scavo di buche a vocazione Forestale meccanico
9 Escavazione di materiale sabbioso con reflui mento ad una distanza massima di 300m
227 PREZZI
Le 227 voci di prezzario collocate in appendice costituiscono importi omogenei comparabili, raggruppati per categoria di lavorazione. Tali importi sono stati estrapolati da Analisi dei Prezzi, Prezzari ed Elenchi Prezzi, utilizzati come riferimento in varie regioni italiane, e successivamente posti a confronto. La tabella che segue contiene pertanto una sintesi delle informazioni elaborate dai dati di costo rilevati, dei quali costituisce un utile confronto, consentendo di attuare non solo una loro verifica ma anche la loro utilizzabilità in nuovi progetti futuri.