Cronache del 10 novembre 2025

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Lacorazzopoli e quei sinistri silenzi

Dal csx alla Cgil si pontifica su altro e si tace sui soldi pubblici che portano a via delle Botteghe oscure

CUffARO-GATe Gli incontri al ristorante Il Ceppo a Roma e le precauzioni contro le “cimici”: così volevano favorire Dussmann

«Filippo Paradiso non è uno 007»

La

smentita del legale riscrive il mito: realtà, millanteria

o strategia difensiva?

BONUS GAS

L’APPROFONDIMENTO

Anna Giammetta racconta il cinema

DI M ARIA D E C ARLO

“Sono solo appassionatamente curioso”, così diceva di sé Albert Einstein e invitava a non smettere mai di essere curiosi, molla fondamentale per la crescita personale e comunitaria. Un insegnamento che è diventato, per l’amica e collega giornalista pubblicista Anna Giammetta, guida ispiratrice della sua vita, (...)

■ continua a pag 19 Il ristorante Il Ceppo Servizio a pag 3

MA CHE BELLA FURBATA ANGELICA

Che Chiorazzo sia partito da Beato per mettere pace e fratellanza nel campo largo e poi, dopo il botto dei veti presi da 5S e PD sulla sua angelica ambizione presidenziale, sia finito invece a fare più miseramente il guerrafondaio, peraltro assieme ai suoi stessi carnefici politici, è un po’ il contrappasso che tocca agli unti del Signore. Così dopo che Roberto Speranza non è nemmeno riuscito a difenderlo dalla furia iconoclasta di Giuseppe Conte, il Beato Angelico consapevole della Macchia d’aver perso un portento imprenditoriale e di voti come Donato e dello scarso appeal di BCC ha pensato bene di recuperare delle chances avvicinandosi, sinistramente, un’altra volta al PD o a quello che è rimasto del PD, visti peraltro i risultati a dir poco deludenti. Ora bisogna dire, senza meritarci l’inferno e nemmeno la rivelazione del segreto d’ufficio da parte del Vaticano, che la furbata vale come il sette di briscola perché proprio sulle politiche, a cui tiene tantissimo, naturalmente per se scoppierà il bailamme democratico del tutti contro tutti pur d’acchiappare un posticino al sole nelle candidature. Canta Gigi D’Alessio: “Ma che bella furbata…”

L’INTeRvISTA Il segretario dei Radicali Lucani Bolognetti: «Difende l’indifendibile e pensa solo al suo orticello»

«Chiorazzo e la morale a senso unico»

Bolognetti e Chiorazzo Mollica alle pag 4 e 5

Episcopia, la fantozziana storia del Comune che compra l’aereo ma non entra in garage

Il Tar accoglie il ricorso delle società di vendita Illegittime le delibere su prezzi calmierati ma la Regione rassicura: «Non cambia nulla»

■ Servizio a pag 2

POTENZA

Oggi Consiglio comunale straordinario e aperto sul terzo turno della Polizia locale: la decisione della Giunta ha infervorato gli animi dei sindacati

■ Mollica a pag 12

MATERA

Controlli straordinari della Polizia nel weekend: intensificati i posti di blocco con il supporto dei cinofili di Bari

■ Servizio a pag 16

PIGNOLA

Tutto pronto per la rievocazione storica medievale, il presidente della Pro Loco: «Unisce comunità e territorio»

■ Servizio a pag 14

LO SPAZIO DESTINATO È TROPPO PICCOLO. COSÌ SI SPRECANO I SOLDI
Dellapenna a pag 8
Servizio alle pag 6 e 7

Accolto il ricorso delle società di vendita: illegittime le delibere sulle tariffe calmierate, resta in vigore il nuovo Disciplinare

Bonus gas, il Tar annulla tutto La Regione: «Non cambia nulla»

POTENZA. Il Tribunale

Amministrativo Regionale per la Basilicata, con sentenza depositata ieri, ha accolto il ricorso presentato da alcune società di vendita del gas, annullando le delibere di Giunta regionale n. 81 del 5 marzo 2025 e n. 163 del 28 marzo 2025, relative ai criteri di applicazione del contributo regionale sul gas naturale destinato ai cittadini lucani.

Con le delibere, lo ricordiamo, la Regione aveva intrapreso un percorso per calmierare il costo dell’energia attraverso l’applicazione per tutti i cittadini di tariffe riservate ai clienti vulnerabili.

L’obiettivo era diminuire l’impatto dell’aumento dei costi del gas. Il Tar Basilicata, pur riconoscendo la finalità sociale dell’intervento, ha ritenuto che la Regione non possa modificare o estendere le condizioni economiche di fornitura del gas, materia di competenza esclusiva dell’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (Arera).

Secondo il Tribunale, dunque, solo Arera può stabilire le tariffe riservate ai clienti vulnerabili – come persone in condizioni economiche svantaggiate, over 75 o residenti in aree disagiate – e disciplinare gli

aspetti economici del mercato del gas.

La Regione precisa che la sentenza non incide sull’erogazione del Bonus Gas ai cittadini lucani che resta pienamente operativo secondo quanto stabilito dal nuovo Disciplinare approvato con delibera di Giunta n. 499 del 22 agosto 2025, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione in data 1° settembre 2025. Questo nuovo Disciplinare, che recepisce le osservazioni formulate anche in sede cautelare dal Tar, mantiene il contributo re-

gionale per le utenze domestiche principali, nel rispetto delle regole nazionali in materia di concorrenza e regolazione del mercato energetico. Il contributo continuerà ad essere riconosciuto ai cittadini residenti secondo le modalità già in vigore: non è richiesta alcuna nuova domanda o aggiornamento contrattuale da parte degli utenti; le società di vendita operanti sul territorio potranno proseguire regolarmente l’erogazione del beneficio nei limiti previsti dal nuovo Disciplinare.

CONFCOMMERCIO

Eventi

estremi in aumento, domani un focus a Potenza

POTENZA. Potenza è tra le dieci città italiane di medie dimensioni più colpite da eventi climatici estremi. Lo conferma il Report Clima di Legambiente, che in undici anni registra nove episodi con danni da piogge, vento e cedimenti strutturali. Dati che preoccupano e che spingono Confcommercio Potenza a promuovere una tavola rotonda informativa sulla polizza catastrofale obbligatoria introdotta dalla Legge di Bilancio 2024. L’incontro si terrà lunedì 10 novembre alle ore 10 nella sede di via Macchia San Luca 34.La polizza, destinata a tutte le imprese con sede in Italia, tutela dai danni provocati da calamità naturali sempre più frequenti. «Siamo vicini alla scadenza per micro e piccole imprese –afferma il presidente di Confcommercio Potenza Angelo Lovallo – e vogliamo offrire assistenza e consulenza, perché assicurare i beni aziendali è oggi una scelta di gestione oculata e di sopravvivenza». Ai lavori introduttivi parteciperanno Giuseppe e Simona Tancredi, agenti della Reale Mutua di Potenza, per illustrare gli aspetti tecnici e assicurativi.

Eletto il nuovo Ufficio di Presidenza alla presenza di Dario Longo e Rosa Gentile. Una squadra giovane per rilanciare l’associazione

Livio Notaroberto alla guida di Confartigianato Potenza

POTENZA. Alla presenza del commissario Dario Longo e della presidente regionale vicaria Rosa Gentile è stato eletto l’Ufficio di Presidenza della Confartigianato di Potenza. Presidente è Livio Notaroberto; vice presidenti Mara Cassino e Raffaele Salandra. È una squadra giovane che – sottolinea Rosa Gentile, rivolgendo gli auguri di buon lavoro ai nuovi dirigenti – rappresenta la condizione migliore per il rilancio di Confartigianato nel territorio della provincia di Potenza e guarda al futuro. L’intensa fase di lavoro che attende il nuovo gruppo dirigente potrà contare sul sostegno e il contributo dei gruppi dirigenti regionale e nazionale.

In provincia di Potenza sono 6.268 le imprese artigiane attive; le più numerose nel settore costruzioni (2.119), a seguire servizi (2058) e

industria (1.263). Nel commercio operano 668 ditte. Confartigianato dà il via alla Campagna di Tesseramento 2026, rilanciando il valore dell’’Intelligenza artigiana’ sinonimo di ‘Intelligenza creativa’, un binomio che racconta la capacità degli imprenditori di dare forma alle idee, trasformandole in prodotti e servizi unici, espressione di eccellenza, ingegno e passione. La creatività è il filo che unisce tradizione e innovazione, radici e futuro. È ciò che rende ogni impresa artigiana un laboratorio di autenticità e cambiamento, dove si custodiscono antichi mestieri e si sperimentano nuove tecnologie. È questa sinergia che fa dell’artigianato uno dei pilastri del made in Italy, simbolo nel mondo di qualità e bellezza. Ogni giorno, chi progetta, plasma, costruisce, cucina o pro-

gramma contribuisce a creare valore per la collettività. Ogni gesto degli imprenditori artigiani è un atto di costruzione di un futuro più sostenibile e inclusivo, fondato su persone, innovazione e comunità. Entrare in Confartigianato significa far parte di una rete che trasforma il talento individuale in forza condivisa. L’imprenditore artigiano è creatore e innovatore, ambasciatore dei saperi del proprio territorio e pro-

tagonista della doppia transizione verde e digitale. È colui che rinnova la tradizione con lo sguardo rivolto al domani, portando nel mondo l’eccellenza italiana. Confartigianato è al fianco di chi produce valore, tutelando ogni giorno la cultura produttiva artigiana e sostenendo le imprese nella loro crescita. Perché l’intelligenza e la creatività degli artigiani sono la chiave per costruire il futuro del Paese.

CUFFARO-GATE Gli incontri al ristorante Il Ceppo a Roma e le precauzioni contro le “cimici”: così volevano favorire Dussmann

«Filippo Paradiso non è uno 007»

La smentita del legale riscrive il mito: realtà, millanteria o strategia difensiva?

Chi non c’era ieri può mettersi in pari: è una storia che parte da una frase sussurrata, «Parli troppo al telefono», e si allarga come una macchia d’inchiostro tra Palermo e la Basilicata.

Al centro c’è la Dussmann, gigante dei servizi, indicata dagli inquirenti al centro delle ipotesi corruttive in Sicilia; c’è la rete che dell’ex presidente della Regione Sicilia è già condannato per favoreggiamento alla mafia Totò Cuffaro; c’è un nome lucano, Filippo Paradiso, ex poliziotto, a lungo raccontato come lo 007 “talpa raffinatissima”. La Basilicata, in questa geografia, non è solo il luogo natale di Paradiso o il tribunale terzo dove, negli anni del “Sistema Amara”, sono transitati atti delicati: è anche terra in cui Dussmann lavora con appalti pubblici e ad altri da affidare è ancora interessata. È il prologo. Oggi, la scena si sposta.

PARADISO E CUFFARO FUORI

PORTA PER EVITARE

PEDINAMENTI Roma, fuori porta. Non a caso. Il copione racconta di incontri scelti lontano da Palermo, dove l’aria è meno elettrica e i tavoli hanno meno orecchie. Il ristorante è Il Ceppo, legno scuro e tovaglie che assorbono le parole. Cuffaro era ossessionato dalle intercettazioni: telefoni alternati, pause lunghe tra una chiamata e l’altra, la scelta del “fuori sede” per stare più tranquilli. Qui — è la ricostruzione — si so-

no sfiorati i temi che stringono la trama: il perimetro delle gare, l’ansia da controllo, i confini di una relazione che, nell’ombra, cercava di non lasciare impronte.

Non è difficile immaginare il galateo di quella conversazione: si parla di opportunità, mai di appalti; di “persone che possono aiutare”, mai di favori; di “tempi” e “attenzioni”, mai di soffiate. Fino a quel riflesso condizionato, crudo e lineare, che già conosciamo: «Meglio non parlarne al telefono.» Roma come stanza neutra, Il Ceppo come scialuppa di salvataggio, la periferia come antidoto alla paranoia.

«PARADISO NON È MAI STATO UNO 007»

Ma è la seconda novità, oggi, a cambiare la luce nella stanza. Il legale di Filippo Paradiso — nome e cognome, messi in chiaro come si fa quando si chiede di riscrivere una reputazione — e consegna due chiodi nella carne viva del racconto: il suo assistito non è più poliziotto dal 2022 e, soprattutto, non ha mai collaborato con la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tradotto: tutto ciò che ha alimentato l’aura dell’“uomo dei servizi”, dell’ombra capace di ascoltare prima degli altri e di passare tra le porte girevoli degli apparati, non corrisponde ai fatti. Paradiso insomma non è, e non è mai stato, uno 007 secondo il suo avvocato. È una frase che sposta prospettiva come una finta a centrocampo: se crolla il totem dell’ap-

«Parli troppo al telefono». La frase

partenenza ai servizi, quanto resta del mito della “talpa”, dell’intermediario onnisciente, del passe-partout che apre corridoi e chiude fascicoli?

STRATEGIA

DIFENSIVA O PER ANNI É PASSATA PER POTERE LA MILLANTERIA?

Non faremmo bene il nostro mestiere se non ci ponessimo la domanda sporca, quella che non si può evitare: è una strategia difensiva o abbiamo scambiato per potere ciò che era solo millanteria? Le storie giudiziarie italiane conoscono bene il meccanismo: la mitologia precede gli atti, le leggende gonfiano i curriculum, i soprannomi — “l’uomo dei servizi”, “l’amico degli amici” — finiscono per sostituire la prova. Paradiso ha attraversato altre inchieste come una figura laterale ma magnetica, l’“amico che sa”, l’ex poliziotto che ti suggerisce: «Non al telefono». Se ora la difesa scrosta l’etichetta più rumorosa — niente Presidenza del Consiglio, nessun pedigree da 007 — allora la scenografia cambia. Resta un ex poliziotto con relazioni? Resta. Resta il suo nome nelle cronache? Resta. Ma l’alone dell’apparato, l’idea di un badge invisibile, quella no.

DUSSMANN

E I RIVERBERI

LUCANI

Intanto, sul lato siciliano, la mappa non si muove di un millimetro: la Dussmann è ancora lì, al centro delle ipotesi corruttive, prendendo ovviamen-

Sicilia-Basilicata

te le distanze da ogni coinvolgimento; le gare nel settore dei servizi sono il terreno di gioco; i rapporti che sfiorano Cuffaro sono la trama da verificare.

L’andata a Roma, le cene “fuori porta”, sono il controcanto psicologico di chi teme le cimici come si teme il temporale in agosto: lo vedi all’orizzonte, non sai se ti pioverà addosso.

E nella fessura tra paura e prudenza nascono i comportamenti che, per gli investigatori, fanno contesto: incontri defilati, telefoni muti, frasi a metà. È lì che il sospetto abita: nei vuoti. Poi ci sono i riverberi lucani, che non sono folklore.

Dussmann lavora anche in Basilicata e vuole con forza continuare a farlo: un fatto che rende il racconto più che geografico, materiale. E Potenza, per la sua storia recente di competenze “terze” su fascicoli che toccavano toghe d’altri distretti, continua a essere stanza di passaggio quando la trama esce dai confini. Ma guai a fare salti: Eni e l’avvocato Piero Amara restano estranei alle contestazioni di questo fascicolo; rientrano qui come memoria di una stagione in cui i nomi diventavano sistemi e i sistemi diventavano racconti. Oggi sono cornice, non quadro.

SE PARADISO NON ERA DEI SERVIZI, CHI SERVIVA DAVVERO? E SE NON SERVIVA NESSUNO, CHI SERVIVA LUI?

Resta la voce del legale, nitida come un taglio di rasoio: «Paradiso non è

007». È un titolo e una provocazione. Se è difesa, dovrà resistere agli atti. Se non è difesa ma verità, allora il castello di carte del “mito” va ricostruito pezzo per pezzo: quanto pesavano davvero le sue relazioni? Quanto erano informate le sue informazioni? Quante porte si aprivano perché i corridoi lo rispettavano, e quante perché qualcuno, semplicemente, voleva credergli? È la differenza tra potere e racconto del potere, tra biografia e leggenda. Intanto le scene restano due: la sala appartata de Il Ceppo, con i piatti tiepidi e le parole fredde, e lo studio dell’avvocato che bussa al vetro e chiede di fermare il film qui, su un fermo immagine che rimetta i contorni a fuoco. Le indagini faranno il resto. Il cronista, per ora, si tiene questo dubbio come un amuleto: se l’uomo non era dei servizi, chi serviva davvero? E se non serviva nessuno, chi serviva lui?

LA

SICILIA É IL TEATRO,

LA BASILICATA IL RETROSCENA

La notte non si è accorciata. La Sicilia resta teatro, la Basilicata retroscena, Roma il luogo dove si cerca riparo dalle voci. La Dussmann è il nome che non si sposta. Cuffaro resta il punto di gravità. E Filippo Paradiso, smontato del suo mantello da 007, diventa il personaggio più pericoloso in un racconto che si fa tossico: quello che obbliga a scegliere tra realtà e leggenda. Domani si riparte da qui.

La sala de Il Ceppo e l’edizione di Cronache di sabato

L’INTERVISTA Il segretario dei Radicali Lucani Maurizio Bolognetti sul diritto umano alla conoscenza: «Le cose vanno raccontate per intero»

«Il “moralizzatore” Chiorazzo e l’arte di difendere l’indifendibile»

D I ROS AM A R IA MOL L I CA

Apartire dalle 23.59 del 4 novembre, Maurizio Bolognetti, segretario dei Radicali Lucani, ha ripreso il suo sciopero della fame, per denunciare ancora una volta quella che considera una reiterata violazione dell’articolo 294 del Codice Penale: l’attentato ai diritti politici dei cittadini. La sua battaglia, condotta con la forza della nonviolenza, punta a richiamare l’attenzione sul diritto umano alla conoscenza e sul dovere del servizio pubblico di garantire informazione e pluralismo. Lei denuncia da settimane una violazione dell’articolo 294 del Codice Penale e ha posto anche l’accento sull’atteggiamento di alcuni politici rispetto alla battaglia che sta portando avanti e a tal proposito nelle ultime ore ha fatto riferimento a Chiorazzo. Come giudica, o meglio come si spiega, questo atteggiamento?

« In primis affermo che il problema del “moralizzatore” Chiorazzo è che non riesce a distinguere la critica agli atti e alle omissioni dalla critica ad personam. Il signor "Bene comune" non comprendeprobabilmente per limiti culturali - che la violazione dell'art. 294 del Codice Penale è un fatto grave, conclamato e reiterato. In questo caso risulta evidente e solare che Chiorazzo, come molti altri, non difende il diritto di tutti, la legge, la Costituzione, ecc., ma solo il suo orticello, altrimenti non difenderebbe a spada tratta l’indifendibile. L'importante è che lui possa parlare, insomma. Ho l’impressione che poco gli importi se c'è una scandalosa opera di rimozione e la distribuzione per alcuni di olio di ricino distillato e di annata. Il diritto umano alla conoscenza è sinonimo di democrazia ed è un diritto di ogni cittadino il poter conoscere per deliberare. Se poi potessi aggiungere altro, direi che

Angelo Chiorazzo dovrebbe riflettere e a lungo su una frase di Pier Paolo Pasolini: “Il moralista dice no agli altri, l’uomo morale solo a se stesso”.

Quando Chiorazzo si erge a Paladino della Sanità pubblica, inevitabilmente sorgono spontanee alcune domande. Dov’era quando a partire dal governo Monti si è premuto il piede sull’acceleratore che ci ha portato alle attuali condizioni della Sanità pubblica in Italia? Dov’era quando non solo veniva approvato un DM, il 70/2015, che collocava l’Italia agli ultimi posti in Europa per numero di posti letto ogni 1000 abitanti, ma che per anni non è stato nemmeno rispettato?

xilium della Phisyclinic di Milano, non posso fare a meno di sorridere».

Lei parla spesso di “azione nonviolenta” e di “Satyagraha”. Può spiegare che cosa intende esattamente con questi termini, nel suo impegno politico attuale?

«Il problema del “moralizzatore” Chiorazzo è che non riesce a distinguere la critica agli atti e alle omissioni dalla critica ad personam»

Angelo Chiorazzo è una sorta di Madre Teresa di Calcutta o ha difeso, mentre in Italia veniva smantellata la legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (legge 833 del 23 dicembre 1978), i suoi per carità legittimi interessi imprenditoriali? A me viene in mente la parabola della trave e della pagliuzza. Io credo che quando ci si erge sul pulpito per dare lezioni, occorra farlo con il massimo dell’onestà intellettuale. La sanità è un tema troppo serio per essere trasformato in mera questione per cavalcare il malcontento e guadagnare facili consensi. Il passato non può essere cancellato con un tratto di penna. E se è legittimo criticare il presente, occorre farlo con onestà intellettuale. Quando sparano in prima pagina il fatto che in Basilicata 60 mila persone purtroppo devono rinunciare alle cure per mancanza di mezzi, occorrerebbe far anche sapere che in Italia sono 6 milioni le persone che non possono curarsi. Sto dicendo che è un bene? No, sto affermando che le cose vanno raccontate per intero. Quando leggo le dichiarazioni rilasciate da Chiorazzo in occasione dell’acquisto da parte di Au-

«Proverò ad essere, per quanto possibile, didascalico. Satyagraha è la teoria filosofica, etico-politica, elaborata da uno degli apostoli della nonviolenza, il Mahatma Gandhi. Satyagraha è una parola che deriva dal sanscrito è sta a significare “fermezza nella verità” o “insistenza per la verità”. Chi segue la via del Satyagraha è un satyagrahi. Questa teoria non è qualcosa di statico e definitivo e, infatti, lo stesso Gandhi nel 1936 afferma: “Le opinioni che mi sono formato e le conclusioni a cui sono giunto non sono definitive. Potrei modificarle in qualsiasi momento; non ho niente di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la nonviolenza sono antiche come le colline. Ho solo tentato di metterle in pratica su scala più vasta possibile”. Un satyagrahi non risponde alla violenza con la violenza, ma nutre se stesso e i suoi interlocutori attraverso strumenti che alimentano il suo credo, quali lo sciopero della fame, il digiuno, lo sciopero della sete, la disobbedienza civile. Quante volte in azioni di dialogo e lotta nonviolenta mi sono rivolto ai miei interlocutori dicendo: rispettate la vostra propria legalità, onorate le Istituzioni che siete stati chiamati a rappresentare. La cosa fondamentale è che una azione nonviolenta è davvero tale se non si traduce in una sorta di ricatto; e il ricatto non c’è quando difendi un diritto e chiedi a coloro a cui ti rivolgi di rispettarlo e onorarlo. Ho un’atavica fame e sete di giustizia, di verità, di giustizia sociale, di democrazia e so che de-

«Quante volte in azioni di dialogo e lotta nonviolenta mi sono rivolto ai miei interlocutori dicendo: rispettate la vostra propria legalità, onorate le Istituzioni che siete stati chiamati a rappresentare»

mocrazia e diritto umano alla conoscenza sono sinonimi. Amare è conoscere e seguire la via del Satyagraha significa anche conoscere se stessi e acquisire la consapevolezza che l’odio non può che alimentare altro odio. La critica, occorre sempre ricordarlo, non deve essere mai ad personam, ma sempre e solo rivolta ad atti e omissioni. Nel preambolo a uno statuto ridotto a mero simulacro, ma nel quale di certo continuo a riconoscermi, c’è scritto: “…proclama il diritto e la legge, proclama nel loro rispetto la fonte insuperabile di legittimità delle istituzioni, proclama il dovere alla disobbedienza, alla non-collaborazione, alla obiezione di coscienza, alle supreme forme di lotta nonviolenta per la difesa con la vita, della vita, del diritto, della legge”. Pochi sanno che nel 1921, in una intervista rilasciata a Young India, Gandhi affermava: “Anche quando entrambe le parti credono nella violenza, spesso la giustizia si trova da una delle due parti. Un uomo derubato ha la giustizia dalla sua parte, anche se si dispone a riottenere i propri averi con la violenza”. Gandhi personalmente non avrebbe mai fatto ricorso alla violenza, ma non rinunciava a schierarsi. Da questo punto di vista la nonviolenza è assai diversa da certo paci-

fismo e viene in mente quel Julien Benda che ne “Il tradimento dei chierici” scriveva: “…la mistica della pace, proprio come quella della guerra, può uccidere del tutto, in coloro che ne sono affetti, il senso di giustizia”. Tornando alla nonviolenza di matrice gandhiana, non posso non rifarmi al mio mentore Marco Pannella,che nel 1995 scriveva: “L’amore e la nonviolenza non sono mai ricatto perché non si ha ricatto nella difesa, nella sete, nella fame di verità e di conoscenza se non per chi ne ha paura […] La nostra iniziativa nonviolenta ha come dogma di aiutare il potere a fare quello che esso secondo le proprie leggi vuole e deve fare”. Io credo che niente aiuti a comprendere di più la nonviolenza gandhiana di quel che lo stesso Gandhi ha scritto: “I mezzi possono essere paragonati al seme, e il fine all’albero; tra i mezzi e il fine vi è lo stesso inviolabile rapporto che esiste tra il seme e l’albero. Non è possibile che io raggiunga il fine ispiratomi dalla venerazione di Dio prostrandomi davanti a Satana”. Potrei farvi mille esempi di ciò che può produrre la forza della nonviolenza, di quella nonviolenza che richiede disciplina e che per certi aspetti potremmo paragonare alla disciplina richiesta da un’arte marziale. Se oggi in Basilicata abbiamo, dopo lustri di violazione, il rispetto dell’art. 251 del Codice dell’Ambiente è proprio grazie ad un prolungato e ininterrotto dialogo nonviolento».

In che modo, secondo lei, la democrazia regionale lucana è carente, in particolare per quanto riguarda il dibattito interno ai partiti, la trasparenza, il diritto dei cittadini a conoscere, e la partecipazione?

«Bella domanda. Una domanda che richiederebbe un trattato anche antropologico. Mi aiuto con qualche esempio. Azione, che a mio avviso millanta di essere non so quale novità, per quasi un anno intero non ha riunito i suoi organi dirigenti e questo dopo due tornate elettorali importanti. Dibattito interno? Il dramma è proprio questo: il dibattito scarseggia e ci sono, come ho scritto, troppi collezionisti di preferenze anche nelle fila di coloro che si riempiono la bocca con le parole “Bene comune”. A volte verrebbe da chiedersi: comune a chi?

Quanto alla trasparenza e al diritto umano alla conoscenza, non è un caso che esso abbia rappresentato la rotta che ho seguito in 40 anni di attività politica e anche giornalistica. Senza il rispetto del diritto umano alla conoscenza non può esserci democrazia. Democrazia e diritto alla conoscenza sono sinonimi. Quella che abbiamo e ho definito “Peste”, quella del topo di Camus, avanza ovunque nel mondo, e le democrazie son sempre più “democrazie reali” e oligarchie. Dalla parte opposta abbiamo un nume-

ro consistente di regimi totalitari e nuove forme di totalitarismo che incombono. Eviterò, almeno ora, di parlare di “capitalismo della sorveglianza” e di temi che dovrebbero essere al centro dell’agenda di una politica che voglia davvero riacquistare dignità, governare e non essere governata». Quali sono le risposte concrete che chiede da “Azione” relativamente alla democrazia interna e ai congressi che lei definisce “farsa”?

«Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire: probabilmente la mia era una presenza ingombrante. In troppi, fuori e dentro Azione, vivono il potere come un fine e non come un mezzo»

«Per almeno due anni ho posto questo tema all’interno di un partito, a cui mi ero iscritto chiarendo a tutti che avrei anche conservato il ruolo di Segretario dell’Associazione Radicali Lucani. Dopo due anni e comportamenti inqualificabili, ho dovuto concludere che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e che probabil-

mente la mia era una presenza ingombrante. A chi si fosse perso qualche passaggio ricordo che mi sono dimesso quasi un anno fa dagli organi dirigenti di Azione. Detesto il fariseismo e l’ipocrisia che hanno caratterizzato la gestione Pittella. Come avrete notato, nel mio caso non si sono premurati nemmeno di respingere le dimissioni, che erano comunque irrevocabili. Ero stato nominato rappresentante nazionale di un Comitato sui diritti uma-

ni, ebbene quel Comitato di fatto non si è mai riunito. Pittella, Azione e la nonviolenza vivono decisamente su pianeti diversi e Marcello Pittella poco ha imparato da vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto. Eviterò di citare un noto proverbio che parla di asini e sapone. Il problema è che in troppi, fuori e dentro Azione, vivono il potere come un fine e non come mezzo e questo al di là delle chiacchiere a cui ormai credono solo i “tifosi”». Sul ruolo istituzionale e super partes del Presidente del Consiglio, lei più volte ha “richiamato” Marcello Pittella. «Nella vicenda che ha coinvolto il consigliere Napoli non credo che Pittella abbia onorato il suo ruolo di garante di quella assise. Più in generale, anche negli atteggiamenti, osservandolo, ritengo che Marcello Pittella non abbia un adeguato livello di rispetto per l’organo assembleare “Consiglio regionale”. Dovrebbe rendersi conto che quando fai il Presidente di una Istituzione devi spogliarti della casacca di partito e che fare il Presidente del Consiglio non significa solo viaggiare per perseguitare, mi si passi la battuta, i lucani all’estero». Riguardo ai siti da bonificare, alla legge 152/2006, ai dati ambientali: quali sono, se-

«Più in generale, anche negli atteggiamenti, osservandolo, ritengo che Marcello Pittella non abbia un adeguato livello di rispetto per l’organo assembleare. Quando fai il Presidente di una Istituzione devi spogliarti della casacca di partito»

condo lei, i punti critici che le istituzioni regionali devono affrontare e correggere con maggiore urgenza? «Questa volta sarò laconico. Occorre aggiornare l’anagrafe dei siti da bonificare, garantire sempre e comunque l’accesso alle informazioni ambientali e farlo in tempi ragionevolmente brevi. Quanto ai Sin, verrebbe da definirli Siti di bonifica di disinteresse nazionale. Di certo fa un po’ sorridere che qualcuno si sia sorpreso dei superamenti registrati nel torrente Tora, considerando l’inchiesta che ho condotto e il fatto che avevo segnalato, 16 anni fa, una serie di criticità presentando anche degli esposti». Parliamo del fondo per le Montagne, fondi dati al Consorzio di Bonifica per cui lei ha criticato duramente la Giunta Bardi, cosa pensa al riguardo?

utilizzato come doveva. Mi auguro, in ogni caso, che il Presidente ponga quanto prima rimedio, anzi oso affermare che ne sono certo.»

«È importante seminare: magari i frutti non li vedi subito, ma la semina costante alla fine farà sì che qualcosa resti e venga metabolizzato. Ai giovani dico studiate, non siate superficiali, non siate tifosi, date corpo alla speranza. Siate speranza»

Crede che la sua protesta possa innescare un cambio culturale nella maniera di fare politica nella regione? Se sì, in che modo? «Nel 2004, l’allora Presidente della Provincia di Potenza, Sabino Altobello, in un incontro dedicato alla Montagnard Foundation al quale partecipò lo stesso Marco Pannella, ebbe ad affermare, con grande onestà intellettuale, che se in Basilicata si parlava di questioni attinenti i diritti umani era grazie all’azione che stavo svolgendo da anni. Io credo che sia importante seminare. Magari i frutti non li vedi subito, ma la semina costante alla fine farà sì che qualcosa passi e resti e venga metabolizzato. Credo che il nostro modo di far politica abbia per certi aspetti fatto scuola». Qual è il messaggio che intende lasciare alla Basilicata oggi, soprattutto ai giovani?

«Per quanto ne so quel fondo è destinato ai comuni, alle nostre aree interne. A giudicare da quel che mi hanno riferito alcuni sindaci, non credo che quel denaro sia stato

«A questo punto sarebbe quasi scontato citare Gandhi ed affermare: “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Al di là del mio citarmi addosso, dico: studiate, non siate superficiali, non siate tifosi, date corpo alla speranza. Siate speranza».

Bocche cucite anche da Cdx e Sviluppo Basilicata . Ci deve pensare Bolognetti a mettere i piedi per terra a Chiorazzo

Lacorazzopoli e quei sinistri silenzi

“Le ombre, le negligenze (?) e il palazzo che forse non poteva essere ristrutturato con i soldi della Regione Basilicata”. Sono questi, ma non solo, gli ingredienti che compongono il thriller avvolto da un assordante silenzio che riguarda Lacorazzopoli.

C’è una luce al neon che trema nei corridoi, a Potenza, in Regione e non solo. È la stessa luce sotto cui, da tempo, si ripetono due parole: «Lacorazzopoli» e «Sviluppo Basilicata». La prima riempie la piazza e le bacheche social; la seconda, insieme al girarsi dall’altro lato del cdx, spegne le voci quando la stanza si fa stretta: un portone socchiuso che nessuno vuole spingere fino in fondo.

COSÌ CSX E CGIL COPRONO LE LORO VERGOGNE CON IL CDX CHE NON AFFONDA

Non è difficile legare il caso Lacorazzopoli al rumore strumentalmente che quelli di sinistra e Cgil stanno alimentando contro Bardi. Perché se da un lato la macchina dell’ex partito regione butta fango senza fondamento, dall’altro c’è una trama di atti, determine, delibere e corrispondenze che, in controluce, disegnano percorsi ripetitivi: affidamenti che tornano, volti che ricompaiono, rotazioni che sembrano eluse per abitudine più che per necessità. Nomi e indirizzi s’inseguono come in un gioco di specchi.

Le carte, intanto, dormono nei faldoni con il dorso consumato. Con un centro destra incapace di metterci il becco, come si

dovrebbe.

COPERTURE, SILENZI E SVISTE A SVILUPPO BASILICATA

Qui entra in gioco Sviluppo Basilicata. I ruoli e le risposte – lo diciamo con chiarezza, per non sbagliare il lessico – sono oggi quelli che dovrebbero dare delle risposte su affidamenti fatti con “leggerezza”. Parliamo dell’amministratore della società in house della Regione Basilicata, Gabriella Megale e del direttore Marco Ponzio. Non c’è nulla di personale: ci sono ruoli, responsabilità, catene decisionali. Chi esamina l’ammissibilità?

Chi firma il via libera?

Chi motiva l’eventuale deroga per il politico di turno? In quale passaggio un progetto “non finanziabile” per un comune cittadino diventa “finanziabile” per un politico?

Le cronache parlano di un palazzo – un immobile, un perimetro di pietre e carte – entrato nei parametri grazie a un escamotage. La parola è pesante: escamotage. Tradotta in burocratese significa interpretazione estensiva, collegamento a una misura contigua, riclassificazione funzionale. In pratica: spostare una riga per far entrare una colonna. Il bando con il quale Lacorazza ha potuto ristrutturare il suo Palazzo prevedeva che il beneficio non potesse essere il suo e dei suoi parenti. Ma in realtà con un comodato d’uso ad una Fondazione (sempre di sua proprietà) che aveva i requisiti soggettivi, questo è potuto essere possibile.

CHI NON HA VISTO?

SÌ È APERTO UN FASCICOLO IN AUTO-

Lacorazzopoli si

DI MASSIMO DELLAPENNA

Non solo milioni di euro di soldi pubblici tra affidi diretti e contributi, ma anche elusione della rotazione con società con medesima sede e medesima compagine sociale fino a qualche istante prima dei nuovi affidamenti, come nel caso del Comune di Ginestra. C’è questo e tanto altro ancora nella Lacorazzopoli lucania. A tal proposito, leggiamo sempre con intensa attenzione le dichiarazioni di Piero Appennino con le quali replica alla nostra inchiesta È pro

In quello stesso avviso, perdonateci l’ignoranza cari Lacorazza, Megale e Ponzio, si legge che non “sono ammissibili le spese quando sono tra parenti o tra una società in cui tra i soci ci siano i parenti del fornitore” ma, soprattutto, che non sono ammesse le spese che “non saranno capitalizzate all’impresa beneficiaria al momento delle verifiche”. Sia chiaro, non è nostro compito sostituirci ai Pubblici Ministeri né verificare la corretta esecuzione delle verifiche, questo è un compito che lasciamo tranquillamente a chi di competenza. Ma Sviluppo Basilicata deve subito chiarire se c’è stata una “svi

Il sistema di Piero Appennino

TUTELA?

Domande semplici, allora. Chi ha proposto il non legame tra parenti per consentire la ristrutturazione con soldi pubblici di un edificio di proprietà e le stesse persone fisiche proprietaria della fondazione? Con quale parere tecnico? Qual è il riferimento normativo e quale il precedente amministrativo? C’è stato un controllo ex ante indipendente o ci siamo accontentati della filiera interna? E, soprattutto: chi risponde og- gi? È stato avviato un procedimento in autotutela quantomeno per poter verificare se persistono gli estremi per il mantenimento di quel beneficio?

GLI AFFIDAMENTI

ALLA LACORAZZA

Lacorazza. Non un cognome qualsiasi, ormai una sineddoche: gli affidamenti “alla Lacorazza”. La contabilità racconta una storia fatta di ricorrenze: stessi soggetti che compaiono più volte, por-

taborse messi a capo di società fino ad un attimo prima di proprietà del politico, importi sotto soglia che si sommano come gocce sotto la grondaia, rotazioni che a un certo punto diventano piste circolari. È qui che il sistema si fa tecnico: codici CPV ripetuti, motivazioni di urgenza-funzionalità-fiducia usate come tampone universale, tre preventivi che diventano due, poi uno, poi “indagine informale” senza esiti pubblicati. E quando si chiede la lista completa – periodo, oggetto, importo, procedura, controparte, CUP/CIG, RUP – qualcuno si stringe nelle spalle: «Non è il momento». Lo è sempre, quando si spendono soldi pubblici.

LA SINISTRA

ATTACCA BARDI, LA DESTRA SI GIRA DALL’ALTRO LATO Sviluppo Basilicata è il secondo atto. L’ente di scopo, la cerniera tra in-

dirizzo politico e attuazione economica. Se un palazzo entra perché lo si “lega” a un’altra misura, chi ha fatto il nodo? L’amministratore ne conosceva le motivazioni, il direttore ha validato la coerenza, l’ufficio legale ha espresso un parere scritto o verbale? E le rotazioni degli affidamenti, in ambito servizi e consulenze, rispettano le linee guida oppure si ripete la liturgia delle “proroghe tecniche” infinite? Sono domande che non accusano: pretendono risposte.

La politica, intanto, si muove come in una scena bagnata. L’opposizione scandisce le sillabe di strumentali a Bardi a piè sospinto. La maggioranza, quando sente «Lacorazzopoli», guarda a terra, conta le piastrelle. E i sindacati? A volte urlano, a volte sussurrano o peggio tacciono. La coerenza, in questa storia, è il lusso degli illesi.

Bardi
Megale, Ponzio, Mollica e il civico 29 di via Verrastro. Sotto l’edizione di Cronache di ieri
Annalisa Romeo e Giovanni Lacorazza e sotto le edizioni di Cronache
Eccone altre 2: Paesi e Radici e Moore Com che prima di diventare socia dei Lacorazza vinceva appalti all’Apt con Rup il fratello Gianni
Le edizioni di Cronache del 25 e del 28 ottobre

QUEI SILENZI

CHE PORTANO

A VIA DELLE

BOTTEGHE OSCURE

E GUALTIERI

La domanda principale rimane la stessa, come un graffio sul vetro: «Perché su Lacorazza cala il silenzio della sinistra?». Una domanda che non si ferma alla porta dell’au-

la. Anzi forse proprio per questo la sinistra tace: perché i fili dell’inchiesta (come vedremo più avanti) arrivano fino a via delle Botteghe Oscure, toccano la Lega delle Autonomie e società intrecciate con l’attuale sindaco di Roma Gualtieri. È per questo che il volume scende quando si pro-

nuncia quel cognome? È per questo che i controlli non diventano verifiche e le verifiche non diventano atti?

RICHIAMO DI

BOLOGNETTI

E adesso c’è un altro silenzio da annotare, con inchiostro scuro: quello di

Chiorazzo. Perché tace su Lacorazza?. Solo perché collega di coalizione? O, come in questi giorni suggerisce il leader dei radicali lucani Bolognetti, sul suo rapporto coi soldi pubblici pure ci sarebbe da dire?

Domande che fanno rumore perché chiedono simmetria: se si invoca

trasparenza controvento, la si tiene anche con il vento in poppa. Chi ha voce sui bandi altrui deve averla sui propri. SU LACORAZZA IL PALAZZO SIA CASA DI VETRO. SVILUPPO

BASILICATA

SPIEGHI COME “UN DIVIETO” É POTUTO DIVENTARE “UN SI PUÒ FARE” Il finale, per ora, non c’è. C’è una regione che attende e un giornale – il nostro – che non si accontenta dei titoli facili. Non contestiamo chi chiede chiarezza: rilanciamo. Carte pubbliche, data room aperta, elenco completo degli affidamenti a Lacorazza con periodizzazione, criteri di rotazione e motivazioni; per Sviluppo Basilicata, catena delle responsabilità, pareri, note, cronologia dell’escamotage che ha trasformato un “divieto” in un “si può fare”.

Lacorazzopoli, dalla Fondazione di famiglia fino a Sviluppo Basilicata

LaFondazione Appennino ETS viene costituita dalla famiglia Lacorazza, con ruoli chiave ricoperti da Piero Lacorazza (consigliere regionale PD), il fratello Giovanni (già Rup di Apt), e la madre Erminia Di Sanzo (presidente). La fondazione opera quasi esclusivamente in Basilicata, ottenendo appalti e affidamenti diretti da comuni e enti locali, spesso collegati al Partito Democratico, di cui fa parte Piero e il suo portaborse intestatario di società Giuseppe Mollica che è stato vice segretario regionale del partito.

AFFIDAMENTI DIRETTI

E APPALTI SENZA GARA

Tra il 2024 e il 2025, la Fondazione riceve oltre 110.000 euro in affidamenti diretti da comuni e GAL, spesso concessi con procedure nei periodi festivi (Natale, Ferragosto). Gli appalti riguardano servizi culturali, organizzazione eventi, consulenze e persino attività classificate come "agenzia di viaggi". I beneficiari sono quasi sempre enti amministrati da esponenti PD o collegati politicamente alla famiglia Lacorazza.

CONTRIBUZIONI PUBBLICHE

E FINANZIAMENTI

Oltre agli appalti, la Fondazione riceve contributi pubblici a fondo perduto: solo nel biennio 2022-2023 arrivano oltre 417.000 euro da Regione Basilicata, Ministero della Cultura, Province e Comu-ni. Il Festival Appennino Medi-

terraneo e altri eventi culturali sono finanziati quasi esclusivamente con risorse pubbliche.

LA RISTRUTTURAZIONE

DEL PALAZZO DI FAMIGLIA

Parte dei finanziamenti pubblici viene uti-lizzata per la ristrutturazione del Palaz-zo Lacorazza, sede della Fondazione e di altre attività imprenditoriali della famiglia. La sede legale della Fondazione e di società collegate (Meccanima srl) viene posta in questo edificio, che rimane di proprietà privata familiare. Il meccani-smo del comodato gratuito tra privati vie-ne usato per ottenere i fondi, aggirando i vincoli dei bandi pubblici.

LE SOCIETÀ SATELLITE

E L’ELUSIONE DELLA ROTAZIONE

Società come Meccanima srl, inizialmente di proprietà di Piero Lacorazza e poi trasferita al suo portaborse Giuseppe Mollica, ricevono affidamenti diretti dagli stessi enti che già lavoravano con la Fondazione. Il caso più spinto è quello del Comune di Ginestra, con la sindaca Fio-rella Pompa. Si verificherebbe così l’elu-sione del principio di rotazione previsto dal Codice degli Appalti, con affidamen-ti alternati tra le due società, che condividono sede e compagine sociale a porte girevoli.

IL RUOLO DI SVILUPPO BASILICATA

L’ultima tappa dello scandalo vede l’ingresso di Sviluppo Basilicata, società in house della Regione, che finanzia la ri-strutturazione del Palazzo Lacorazza tramite bandi pubblici.

La Fondazione partecipa e ottiene i fondi, anche se il bando vieta spese tra parenti e richiede una piena disponibilità dell’immobile non sempre chiaramente documentata. Si sollevano dubbi sulla regolarità dei controlli e sulla legittimità dell’operazione, che di fatto consente il restauro di un bene privato con risorse pubbliche. Su questo si è in attesa di chiarimenti da Gabriella Megale, au di Sviluppo Basilicata, e dal suo direttore, Marco Ponzio.

CONCLUSIONI E QUESTIONI APERTE Lacorazzopoli si configura come un sistema di affidamenti e contributi pubblici che ruotano intorno alla famiglia Lacorazza, con un uso disinvolto di fondazioni e società per intercettare finanziamenti e appalti. La vicenda solleva interrogativi sulla trasparenza, sulla moralità e sui controlli dell’uso di denaro pubblico, coinvolgendo anche Sviluppo Basilicata e altri enti regionali. Piero Lacorazza è più volto intervenuto sui social per dare la sua versione dei fatti, ma spesso eludendo la sostanza delle contestazioni. Ad esempio, nulla è detto su come mai una delle sedi operative della Meccanima è in un palazzo fronte regione dove però su citofono e buca delle lettere si trova solo l’effige della GPI, società le-gata ad altre società che li hanno sede co-me la GSI e la Appero’ che svolgono per gli enti lucani le medesime attività.

Gualtieri e Chiorazzo

Presa la carlinga di un veivolo per farne un monumento

Un aereo ad Episcopia

Lo spazio destinato è troppo piccolo e non entra. Così si sprecano i soldi

La Basilicata è terra di bizzarrie. In una Regione di 130 campanili montani, nei quali ogni sindaco crede di governare il più importante e il più bello dei comuni, in cui ogni amministratore è convinto dell'unicità mondiale di quell'episodio storico che lo ha caratterizzato ma che, al contrario, interessa soltanto le curiosità dei residenti il massimo della bizzarria si realizza nelle scelte di promozione turistica.

All'interno di questa categoria si colloca la scelta del Comune di Episcopia di dotarsi di un monu-

mento all’aviatore consistente in una fusoliera di aereo.

ORA DOVE

LO METTO?

La motivazione formale della scelta ricade su un episodio di cronaca, a settembre del 1970 un aereo cadde su Episcopia senza fare danni. Da questo il Sindaco e l’amministrazione hanno dedotto l’opportunità di prendere la fusoliera di un aereo, portarla a Episcopia e usarla come attrazione turistica. Non riusciamo ad immaginare quanto interesse turistico possa produrre la fusoliera di un aereo. La nostra esperienza ci porta a credere che non ci sa-

ranno flotte di turisti pronti a fare chilometri per vedere un aereo fermo ma non possiamo escludere (anzi ci auguriamo) di essere smentiti. Fino ad ora l’inseguimento di questo miraggio è costata intorno agli 8.000 euro, una cifra non esorbitante che potrebbe giustificare anche l’inseguimento del sogno del volo. Il diavolo si nasconde nei dettagli e, a quanto pare, l'aereo non entra nel monumento e neanche nei depositi del Comune. In pratica è stato preso ma non si sa dove metterlo.

Ora si dovrà costruire il monumento intorno all’aereo mentre il veivolo sarà lasciato da qualche

parte.

I costi ovviamente saliranno a dismisura mentre l’aereo sarà fermo a memoria della mancanza di programmazione e di visione.

Se è vero che anche un orologio fermo segna almeno due volte al giorno l’ora esatta, la stessa cosa non può dirsi di un aere fermo, dismesso e abbandonato.

UN MODELLO

DA CAMBIARE

Noi non vogliamo soffermarci più di tanto sulla vicenda dell’aereo in se per se.

Rientra nelle bizzarre curiosità dei sindaci della Basilicata.

A noi interessa eviden-

ziare il modello sbagliato. Episcopia, come tanti paesi della Basilicata, non ha bisogno di aerei abbandonati per fare surreali monumenti all’aviatore e neanche di invenzioni scenografiche.

I paesi della Basilicata possono aumentare l’offerta turistica se parlano di loro stessi. Episcopia può attirare gente per quella che è se riesce a valorizzarla, non di certo con la carlinga di un aereo messa da qualche parte.

Serve visione pragmatica e programmazione, quella che è mancata al Sindaco di Episcopia che voleva fare l’aviatore senza aver preso bene le misure.

DI MA S SIM O D E LL A PE NN A
Il commissario straordinario dell’Asp: «Paradossale la situazione lucana, dove si spende più di Veneto ed Emilia Romagna»

Guardia medica e medici di famiglia: De Fino spiega cosa accade con le Aft

Aseguito dei chiarimenti giunti dal Direttore f.f. dell’Uoc Cure Primarie Area sud dell’Azienda Sanitaria Locale di Potenza, anche la Direzione Generale interviene sulla questione relativa alle difficoltà nel servizio di continuità assistenziale che si sono verificate negli ultimi tempi.

Il Commissario Straordinario della Asp Basilicata Massimo De Fino fa dovute precisazioni e considerazioni in merito a tale questioni e lo fa partendo dalla Delibera di Giunta Regionale, la n. 266 del 23 maggio 2025, con cui sono state espletate le procedure per la pubblicazione e assegnazione delle Località carenti per l’anno in corso per il servizio di continuità assistenziale o guardia medica. Si tratta di una delibera emanata dalla Regione Basilicata in attuazione della riorganizzazione dell’Assistenza Territoriale avvenuta con precedente DGR, la 600 del 17 ottobre 2024. De Fino chiarisce che «prima della pubblicazione delle zone carenti è stato chiesto ai titolari di continuità assistenziale di entrare nel ruolo unico. Molti professionisti non hanno accettato, preferendo continuare a prestare servizio di ‘guardia medica’ rispetto ad un ‘ruolo misto’ che avrebbe comportato anche la possibilità di acquisire scelte mediche così come avviene per i Medici di Medicina Generale. Una scelta che risulta essere importante, anche in virtù di un mutato contesto socio-economico-demografico ed in ottemperanza alla normativa nazionale vigente».

«Con il nuovo Accordo Integrativo Regionale dello scorso 12 maggio che disciplina i rapporti con i medici di medicina generale, nell’ottica del continuo e proficuo dialogo tra professionisti della salute e istituzioni pubbliche, è cambiata anche la concezione del medico di medicina generale e di continuità assistenziale, tanto che- secondo normativai medici hanno assunto la denominazione di ‘medici del ruolo unico di assistenza primaria a ciclo di scelta’ (il vecchio medico di famiglia) e medico ad attività oraria (ovvero la vecchia ‘guardia medica’). Nelle more della nuova normativa, gli incarichi oggi sono conferiti, per un totale di 38 ore, in maniera differente rispetto a quanto avveniva in passato, tanto che in base all’art. 38 del vigente Contratto, i medici del

ruolo unico a ciclo di scelta completano la propria attività svolgendo ore in continuità assistenziale a seconda del proprio numero di assistiti. Per cui le ore da attribuire ad un determinato professionista si calcolano in base alla normativa vigente e non in base alle decisioni delle Aziende Sanitarie che, si precisa, diventano mere esecutrici di un accordo. Va chiarito che Regione Basilicata investe, nella sola Azienda Sanitaria potentina circa 27 milioni di euro all’anno solo per la continuità assistenziale. Si tratta di una cifra molto vicina a quella investita per la medicina generale ed ammontante a circa 32 milioni di euro annuali» fa sapere l’Asp. Il dato di fatto è che, «mentre la medicina generale è visibilmente presente nella vita dei cittadini grazie al lavoro svolto dal ‘medico di famiglia’ presente in un determinato territorio con un ambulatorio ad apertura stabilita in orari e giorni e sale di attesa colme di pazienti, la guardia medica- aggiunge De Fino- rappresenta invece un servizio non altrettanto tangibile nonostante l’Asp Basilicata abbia, in rapporto alla popolazione più alta di Italia, costi elevati. Manca la medicina di iniziativa ma è solo presente l’attesa di qualcuno che si rivolge ad essa. Vi sono Comuni in cui statisticamente ogni visita costa allo stato circa 2.000 euro, tenendo conto del numero di ore impegnate e del numero dei cittadini che si rivolgono a tale servizio». Per quel che riguarda nello specifico l’ambito territoriale del potentino in cui opera l’azienda sanitaria locale, c’è un dato di fatto: i medici non sono sufficienti a

mantenere in vita l’assetto di 104 punti di continuità assistenziale in 100 comuni (140 il totale in regione). Basti pensare che l’ultima pubblicazione di carenze per la continuità assistenziale, su cinquantatré sedi disponibili ne sono state assegnate solo nove. «Il problema- dice il Commissario Straordinario- non è solo endemico alla Basilicata, ma è un ad ampio spettro e riguarda ogni regione d’Italia, finanche quelle molto più grandi come Veneto ed Emilia Romagna che pure sono state precursori della nuova riforma territoriale. Ai Sindaci dei nostri centri non sarà sfuggito nemmeno l’impegno dell’Anci sulla questione e sul tentativo di cercare soluzioni adeguate».

In Basilicata vige però un paradosso: i medici di famiglia si stanno abbassando il massimale di assistibili, rinunciando così ad essere scelti dall’utente, pur di prestare servizio anche come guardia medica. «In questo modo- dice De Fino- senza inserire paletti di incompatibilità previsti e dovuti dai contratti nazionali di riferimento, avremo tanti medici di notte con pochi interventi ognuno e pochi medici di giorno perché chiaramente l’attività è più impegnativa. Esempi in tal senso vengono proprio dai comuni di Viggianello, Castelluccio, Rotonda e a breve Sant’Arcangelo, solo per citare quelli dell’area sud della Basilicata. È un paradosso anche perché a breve avremo un nuovo assetto sul territorio, con case di Comunità che dovrebbero funzionare con all’interno la Aggregazioni Funzionali Territoriali, un unico numero di continuità assistenziale che risponde

alla chiamata (il 116117) e che risolve il problema proposto a monte, i servizi di telemedicina, il miglioramento dell’Assistenza Domiciliare con il 10% degli over65 seguiti al proprio domicilio. Anche il nuovo atto aziendale della ASP ed il Piano Sanitario Regionale, contribuiranno a dare il via al nuovo assetto territoriale sanitario».

Allo stato attuale si sta lavorando anche al ruolo unico tra medici di medicina generale e medici di continuità assistenziale, con la revisione dei punti di continuità assistenziale a vantaggio di una migliore presa in carico dell’assistenza medica generale e dell’area di emergenza urgenza. In tal senso Asp si sta già muovendo, anche alla luce della DGR 600/2024, con l’approvazione di uno specifico regolamento di funzionamento delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) della Medicina Generale (DDG 898 del 27/10/2025).

L’atto che definisce le Aft mirate al raggiungimento di obiettivi di salute, percorsi assistenziali, assistenza per l’intero arco della giornata e per sette giorni alla settimana, è un atto di programmazione regionale finalizzato a regolamentare ed ulteriormente migliorare il rapporto convenzionale dei medici di medicina generale per garantire la diffusione capillare dell’assistenza anche attraverso l’utilizzo di nuovi modelli informatici come la ricetta elettronica dematerializzata, il fascicolo sanitario elettronico, la telemedicina ed il teleconsulto. Con la nuova organizzazione verrà assicurata la continuità assistenziale ambulatoriale e domiciliare soprattutto nelle piccole comunità attraverso la turnazione dei medici dell’AFT che andranno a compensare la tanto nota carenza di disponibilità di medici. «La Azienda Sanitaria potentinaconclude commissario straordinario Massimo De Fino- si è posta da tempo obiettivi importanti mirati alla tutela del diritto alla salute del paziente attraverso l’assistenza multidimensionale ed interdisciplinare, in particolare nei centri piccoli e periferici, senza pensare al ridimensionamento della spesa ma basandosi solo su di un concept aziendale di riferimento che va nell’ottica del miglioramento della qualità della vita dell’utente e della tutela del benessere e della salute in attuazione dei principi costituzionali».

De Fino

Progetto LucAS, Mongiello: «Strumento di trasparenza e partecipazione per i cittadini»

Con il LucAS Porte Aperte dal titolo “Tutela della salute e dell’ambiente tra conoscenza e prevenzione” si è conclusa, presso l’Hotel Giubileo di Rifreddo un’intensa tre giorni di incontri tenutisi nell’ambito del progetto LucAS. L’occasione è stata propizia per permettere a ricercatori, rappresentanti istituzionali, membri del Comitato Tecnico Scientifico, partner di progetto di alternarsi al tavolo dei relatori per tracciare un punto sui risultati fin qui ottenuti, evidenziare criticità ed individuare anche prospettive future da raggiungere nell’arco dei cinque di durata del progetto. Nelle prime due giornate, denominate LucAS at Work, in un’atmosfera di dialogo aperto, critico e costruttivo, tutti gli attori di LucAS hanno sviluppato e messo a sistema i tre aspetti fondamentali del progetto, ovvero Ambiente, Salute e Società, con quest’ultimo ambito rivelatosi una ideale cerniera trasversale tra i primi due. Il coinvolgimento attivo delle associazioni operanti sui territori è sin dall’inizio uno degli obiettivi che LucAS si prefigge, per questa ragione la terza ed ultima giornata di incontri ha “aperto le porte” al pubblico, per aumentare ulteriormente il confronto e lo scambio sui temi chiave di LucAS, analizzati nei diversi momenti in cui il meeting si è articolato. Ad introdurre i lavori l’Assessore Direzione Ambiente, Energia e Tutela del Territorio Laura Mongiello: «Tre giorni di confronto e discussione sui dati scientifici finora ottenuti nell'ambito del progetto LucAS. Da-

ti che devono essere comunicati in maniera diffusa ai cittadini, anche attraverso accordi che ne consentano la massima trasparenza e partecipazione. Accordi in ambito sportivo, dell’alimentazione, della cittadinanza attiva che possano incidere sulle nostre abitudini per migliorare il benessere dei lucani. Le verità scientifiche devono essere di supporto alle politiche ambientali della nostra regione, in contrasto al dilagare di concetti e preconcetti che danneggiano lo sviluppo dei nostri Territori. Trasparenza e Comunicazione, questo ci aspettiamo da LucAS».

A seguire il responsabile esecutivo e la responsabile scientifica di LucAS, Michele Busciolano e Rosanna Cifarelli, hanno relazionato nel dettaglio sugli aspetti chiave e gli in-

terventi eseguiti nell’ambito del progetto, prima di lasciare spazio alla tavola rotonda. I membri del Comitato Scientifico presenti in sala hanno analizzato, ciascuno dal loro punto di vista professionale, lo stato dell’arte del progetto e il ruolo che LucAS deve ambire a recitare in campo nazionale ed internazionale. Hanno preso la parola: Achille Palma (ARPAB), Enzo Alliegro (UNINA), Annibale Biggeri (UNIPD), Rocco Galasso (CROB), Gianfranco Peluso e Vito Summa (CNR), Salvatore Masi e Giuseppe Terrazzano (UNIBAS), Sara Baccarini (Istituto Superiore di Sanità). La seconda parte della mattinata è stata invece dedicata a presentare nel dettaglio la firma dei primi accordi per rendere concreto ed attivo il ruolo della popolazione. La sensibilizzazione ad una attività sportiva per una vita sana, ad una alimentazione corretta ed equilibrata, la conoscenza e la cura del luogo natio, la protezione e prevenzione in Basilicata sono stati i temi principali presentati attraverso gli interventi e le testimonianze del Presidente del CONI Basilicata Giovanni Salvia, del membro del CTS Slow Food Basilicata Ettore Bove, del Presidente della Protezione Civile Gruppo Lucano Pierluigi Martoccia e del Presidente del Comitato Regionale UNPLI –Pro Loco Basilicata Vito Sabia, mentre a concludere i lavori è stata relazione del Sen. Gianni Rosa, Vicepresidente della 8ª Commissione Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni e innovazione tecnologica.

LUNEDÌ

MANI IN CUCINA

POTENZA Questa mattina Seduta aperta per discutere della decisione della Giunta comunale che ha infervorato gli animi di vigili urbani e sindacati

Il terzo turno della polizia locale, approda in un Consiglio comunale straordinario

POTENZA. Si preannuncia una seduta accesa quella in programma questa mattina, nella Sala del Consiglio Comunale di via Nazario Sauro, dove si terrà una Seduta straordinaria e aperta dedicata a un unico punto all’ordine del giorno: “Discussione sullo stato della Polizia Locale e attivazione del terzo turno”.

Un tema molto dibattuto negli ultimi mesi e che ha diviso l’opinione pubblica tra chi era favorevole e chi no. Al centro del dibattito ci sarà la decisione della Giunta Telesca di introdurre un turno notturno sperimentale per la Polizia Locale, dalle 19 all’1 del giorno successivo, limitatamente ai venerdì e sabato, e fino al 31 dicembre 2025.

Una misura pensata, se-

condo l’esecutivo comunale, per contrastare la “malamovida” e potenziare la vigilanza urbana nelle ore serali.

Nella delibera approvata dalla Giunta lo scorso mese di settembre si legge la volontà di «migliorare e incrementare le attività di

vigilanza territoriale e di polizia stradale, in orario serale e notturno, a tutela degli utenti vulnerabili della strada».

La scelta, tuttavia, non è stata accolta con favore dai sindacati del Corpo di Polizia Locale, che già da luglio hanno proclamato lo

stato di agitazione precisando che la loro contrarietà «non riguarda la necessità di garantire maggiore sicurezza ai cittadini odi contrastare la malamovida», ma «le modalità con cui l’Amministrazione ha deciso di attuare il provvedimento».

Secondo le sigle sindacali, il terzo turno serale-notturno sarebbe «impraticabile e inefficace con le attuali risorse umane a disposizione», rischiando di sovraccaricare ulteriormente gli agenti, già impegnati in turni ordinari «gravosi e spesso al limite della sostenibilità». «La sicurezza – scrivono i sindacati – non può essere garantita scaricando sui lavoratori carichi di lavoro insostenibili. Servono nuove assunzioni e un piano strutturale, non soluzioni tampone». Posizioni contrapposte che non si sono ammorbidite con il tempo e dunque vedremo questa mattina se si arriverà ad un’intesa tra l’Amministrazione guidata dal sindaco Telesca e la Polizia Locale con i sindacati di categoria.

Il segretario dello Spi Cgil di Potenza: «Si trovi una soluzione. Chiediamo un incontro urgente a Comune e Regione»

Sannazzaro: «Scongiurare la chiusura della scala mobile “Prima” della città di Potenza»

POTENZA. Lo Spi Cgil di Potenza esprime preoccupazioni per la paventata chiusura della scala mobile "prima" della città di Potenza, che collega viale Marconi a XVIII Agosto.

«Tra i maggiori utenti dell'impianto meccanizzato - afferma il segretario generale dello Spi Cgil di Potenza, Michele Sannazzarovi sono proprio gli anziani che utilizzano le scale mobili per raggiungere il centro storico e viale Dante, area di passeggio non solo per i residenti. In una città in cui il servizio di trasporti presenta diverse criticità, in assenza di un sistema di infomobilità alle fermate degli autobus, che girano vuoti, e con tempi di percorrenza di oltre un'ora per raggiungere punti anche strategici, riteniamo che una chiusura dell'impianto sia altamente penalizzante per tutti i cittadini ma soprattutto per gli anziani».

«È sotto gli occhi di tutti che le condizioni attuali in cui versa l'impianto sono inaccettabili. Quasi tutte le rampe a scendere non sono funzionanti e l'ingresso dagli ascensori di XVIII Agosto è fatiscente. L'impianto di fatto è inaccessibile per i non autosufficienti. Resta tuttavia un asse strategico per la mobilità del

capoluogo, permettendo di congestionare il traffico in una città con il più alto numero di auto per abitante, e dal grande potenziale se consideriamo l'eccezionale numero di utenti registrato in occasioni come le festività di San Gerardo o altri eventi in cui è stato limitato l'accesso alle auto nel centro storico» continua il segretario. «Ecco perché - conclude Sannazzaro - ci uniamo all'appello

della Filt Cgil e chiediamo alla Regione Basilicata di fare pressione sul governo nazionale affinché sottoscriva il progetto per l'ammodernamento dell'impianto candidato a finanziamento sul fondo Piani Sviluppo e Coesione. Se l'approvazione tarderà ad arrivare, il rischio è che i fondi non verranno trasferiti e l'impianto venga chiuso per sempre a partire da gennaio 2026. Il 31 dicembre, infatti, scadrà la pro-

roga di un anno ottenuta dal Comune per l'ammodernamento reso obbligatorio dalle leggi vigenti in quanto l'impianto è arrivato a fine vita avendo raggiunto i 30 anni. Chiediamo pertanto un incontro al Comune di Potenza e alla Regione Basilicata affinché i finanziamenti non vengano persi: sarebbe davvero uno schiaffo alla città capoluogo di regione e ai suoi cittadini, specialmente gli anziani».

Un momento del Consiglio comunale
con 1,7 milioni di euro, mirano a preservare la storicità dell'infrastruttura

Ponte del Pianello: patrimonio storico in fase di restauro a Muro Lucano

MURO LUCANO. Il

Ponte del Pianello a Muro Lucano è stato al centro di un incontro pubblico promosso dal gruppo civico Scegli Muro, che ha visto la partecipazione del Presidente della Provincia di Potenza, Christian Giordano, e del Sindaco, Giovanni Setaro. L’assemblea, tenutasi nella sala consiliare del Comune, ha rappresentato un momento di confronto tra istituzioni, tecnici e cittadinanza, per condividere contributi, idee e osservazioni su un’infrastruttura che è parte integrante della storia locale. I lavori di ripristino del manufatto, iniziati nel maggio 2024 grazie a un

finanziamento di 1,7 milioni di euro, proseguono e sono ormai in fase di completamento, come hanno sottolineato dalla

Provincia: «Il Ponte del Pianello è un vero e proprio monumento storico. Non si tratta semplicemente di un’opera viaria,

ma di un intervento integrato che ha suscitato l’interesse di esperti nazionali. Il progetto, al quale l’Ufficio Viabilità della Provincia di Potenza sta lavorando alacremente, va oltre il semplice ripristino della struttura. Alcune interferenze di tipo tecnico, relative alle reti essenziali, hanno reso necessari una serie di interventi aggiuntivi, ormai conclusi. Puntiamo a completare l’intervento entro il mese di dicembre».

«Data la particolare caratterizzazione architettonica — hanno proseguito dalla Provincia — stiamo già programmando ulteriori interventi migliora-

tivi, come la sostituzione delle attuali grate con una barriera in vetro e l’ottimizzazione dell’impianto illuminotecnico, per valorizzare il sito anche nelle ore notturne. L’impegno sarà anche quello di avviare un nuovo studio per verificare la possibile realizzazione di una struttura adiacente dedicata ai pedoni».

«Tutto ciò al fine di conseguire un miglioramento sostanziale non solo della funzionalità dell’opera, ma anche dell’architettura, che costituisce un elemento di pregio per la comunità di Muro Lucano e per il suo indotto turistico» hanno concluso dall’Ente provinciale.

POTENZA Con la partecipazione di 20 performer, l'evento ha offerto una serata di intensa interazione e suggestione artistica

Anima e Corpo: la magia della performance “Piscina Mirabilis” nel Palazzo ex Enel

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POTENZA. Anima e cuore, due elementi dinamici, che vanno in un sistema immersivo legato alla partecipazione, agli effetti dinamici della vita che s'intersecano alla perfezione in una perfetta sintesi di passione. Il corpo come unico protagonista e una piscina virtuale con un tappeto a fare da degna location ad un evento di grande effetto.

Sabato sera presso il Palazzo Ex Enel di Corso Garibaldi di Potenza ha avuto luogo l'evento Piscina Mirabilis prodotta da Michele De Stefano, Leone d'Argento per la Danza alla Biennale di Venezia 2014, coreografo e fondatore di Mk, una delle realtà più apprezzate della danza italiana.

Una ventina di partecipanti hanno dato vita, luce e forme ad uno spettacolo di grande effetto scenico, un luogo moderno, contemporaneo dove i protagonisti si stringono per mano, camminano lentamente e dolcemente sulla piscina virtuale e mettono in evidenza una gioia interiore di elevato profilo tecnico-scenico e artistico capace di dare forza e vita a sentimenti di grande interiorità. Piccoli gesti diventano d'incanto perfetta sintesi di passione, eleganza e suggestione nella quale i protagonisti diventano elemento di spontanea riflessione. E loro nello spazio dell'Ex Enel ritrovano il tempo perduto mettendo in

evidenza una perfetta armonia di gesti, di riti soffusi e di sentimenti tutti da provare. Chi esce dalla piscina virtuale e dalla stanza, per regolamento non può ritornare ed è questo l'elemento originale che tiene legati i protagonisti in una serata gradevole. Lo spettatore, diventa parte integrante di un mix perfetto di emozioni, di relazioni nelle quali anima e corpo s'intersecano, abbracciandosi, toccandosi lentamente, dolcemente in un profondo elisir di sinergiche essenze tutte da provare, da scandire, da esaudire con la gestualità normale.

Occhi, sguardi e relazioni vanno a braccetto in un profondo e passionale mix di sentimenti e dinamiche affettive. Michele Di Ste-

fano è coreografo nato a Milano e ha il merito di non poco conto di trasformare il corpo in uno spazio libero privo di gerarchie. Un modo straordinario, illuminato di far apprezzare la cultura dell'interazione diventando fonte di aggregazione e interesse reciproco. Lo spettacolo di durata pari a due ore incanta lo spettatore che resta ammaliato da questa piscina simbolica diventata d'incanto luogo di sguardi intensi e raffinati. I performer non sembrano stanchi di interagire e anzi sembrano di fatto promotori di visioni, suggestioni e interessi infiniti.

Francesco Scaringi, promotore della serata ha parlato della performance: «Qui siamo nell'ambito della mostra Contrordine. Tut-

to questo rientra nel tentativo di creare un rapporto tra lo spazio, l'arte e la dimensione performativa e quindi questa performance ha il compito di introdurre come dire una sorta di piscina in cui le persone si possono incontrare come performer e i performer al tempo stesso cercare di esprimersi in modo particolare attraverso il corpo in una dimensione comunitaria. L'interscambio personale? Certo a partire da se stessi, quindi una sorta di conoscere il proprio essere, per poi come dire entrare in relazione con gli altri. Man mano tutta la performance attraverso vari passaggi che si creano al momento cerca di costruire questo tipo di ambiente e anche di comunicazione. Michele Kappa è la compagnia che organizza, loro portano in giro un po' questa esperienza e chiaramente ovunque si fa accadono cose diverse, si realizzano momenti diversi. La performance ha questa costanza di essere in continua evoluzione e come se fosse un organismo che si rinnova volta per volta ogni qualvolta viene. Il protagonista è Biagio Caravano».

Il ponte di Pianello

Il presidente della Pro Loco Lauria: «È un appuntamento molto atteso, che unisce comunità e territorio»

Pignola rivive il Medioevo: tutto pronto per la rievocazione storica

Pignola torna indietro nel tempo fino al 1420 con la rievocazione storica medievale che animerà il paese il prossimo 11 novembre. L’evento è organizzato dalla Pro Loco Circolo Culturale “Il Portale” e gode del patrocinio del Ministero della Cultura, nell’ambito del Fondo Nazionale per le Rievocazioni Storiche 2025.

«Questa manifestazione è ormai parte integrante della nostra identità culturale – afferma il presidente della Pro Loco Il Portale, Davide Lauria –. È un appuntamento molto atteso, che unisce comunità e territorio, coinvolgendo cittadini, associazioni e operatori economici locali. Grazie all’entusiasmo di tutti, rivive questo evento nel cuore dei pignolesi».

La giornata prenderà il via alle ore 18:00 con la partenza del corteo storico dalla Piazza Nuova parteciperanno gli sbandieratori di Avigliano che apriranno la manifestazione. Il corteo terminerà a Piazza Risorgimento, dove andranno in scena le rappresentazioni teatrali a cura dell’Associazione Il Sipario di Pignola e

dei figuranti in costume. Seguirà l’atto di donazione di Vignola, con cui la Regina Giovanna II d’Angiò concesse la terra alla Casa Santa “Ave Gratia Plena” di Napoli. Lo spettacolo sarà arricchito da nuove scene storiche, esibizioni di sbandieratori, musica e danze, oltre alle taverne medievali che proporranno piatti tipici e sapori d’altri tempi.

In preparazione all’evento, sabato scorso 8 novembre si è tenuta

la Fiera Medievale nella suggestiva cornice di Palazzo AlbanoGaeta. Grande successo hanno riscosso i banchi storici e didattici curati dalla Compagnia d’Arme Tempora Medievalis di Melfi, con dimostrazioni di antichi mestieri come l’armaiolo e lo scriptorium. La serata si è conclusa con il concerto “Sia Laudato San Francesco” del gruppo Odor Rosae Chorus et Musices. «Desidero ringraziare tutti i vo-

lontari e i giovani del servizio civile che, insieme ai ragazzi della Pro Loco Giovani Il Portale, hanno lavorato con impegno e passione per rendere possibile questa manifestazione,» conclude Davide Lauria. «Un ringraziamento speciale va alle associaioni Il Sipario, Fidapa, e Azione Cattolica, alla Parrocchia Santa Maria Maggiore e al socio Vincenzo Ferretti per il prezioso contributo artistico».

IL CONSIGLIERE DI MATERA NEL CUORE ELOGIA L’AZIONE

Angelino:

«Con Nicoletti Matera più sicura e concreta»

MATERA. «L’annuncio dell’assessore comunale alla Mobilità, Daniele Fragasso, sul nuovo sistema di illuminazione degli attraversamenti pedonali e sull’installazione di nuove telecamere per il controllo del territorio conferma l’attenzione dell’Amministrazione Nicoletti nei confronti dei cittadini materani». Lo dichiara il consigliere comunale Giovanni Angelino di Matera nel cuore, commentando i recenti provvedimenti adottati dal Comune per migliorare la sicurezza urbana.Entro la fine dell’anno saranno attivi 14

nuovi sistemi elettronici dotati di sensori in grado di individuare la presenza dei pedoni in attraversamento. Contestualmente, sono in corso i lavori per installare quattro nuove telecamere: due nella periferia nord e due nella periferia sud, con l’obiettivo di contrastare episodi di disordine giovanile e atti di vandalismo ai danni del patrimonio pubblico e privato.Angelino ha inoltre evidenziato che sono state attivate otto telecamere per la sorveglianza del cimitero di contrada Pantano e che, complessivamente, le dodici

nuove postazioni saranno operative entro la fine di novembre. Secondo quanto comunicato dall’assessore Fragasso, entro quattro mesi entreranno in funzione 34 telecamere, sei delle quali dedicate alla vigilanza delle scuole cittadine.«Si tratta di interventi attesi da tempo che rafforzano la sicurezza a 360 gradi – aggiunge Angelino –. Ringrazio il sindaco Antonio Nicoletti per il modus operandi adottato sin dall’insediamento e l’intera giunta per il lavoro costante svolto nell’interesse esclusivo della città. Sono certo che questa

Amministrazione riuscirà a rilanciare Matera, dopo anni segnati da una classe politica incapace di affrontare i problemi, che oggi si stanno finalmente risolvendo con impegno e concretezza».

Intensificati posti di blocco in città con il supporto dei reparti speciali e dei cinofili di Bari per garantire sicurezza e legalità

Sicurezza, la polizia blinda Matera controlli straordinari nel weekend

Sono stati disposti dal Questore della Provincia di Matera nuovi servizi straordinari di controllo del territorio per rendere più incisive le attività di prevenzione e contrasto dei reati. L’obiettivo è quello di garantire maggiore sicurezza ai cittadini attraverso un potenziamento del pattugliamento di strade, piazze e luoghi di aggregazione, con particolare attenzione alla repressione di fenomeni di illegalità diffusa, al rispetto del Codice della Strada e delle norme che regolano gli esercizi pubblici. Le operazioni hanno coinvolto gli agenti del Reparto Prevenzione Crimine Basilicata, il personale delle Volanti, della Polizia Amministrativa, della Squadra Mobile e della Polizia Scientifica, con il supporto di un team di cinofili della Questura di Bari. L’azione congiunta ha interessato le principa-

li aree urbane e le zone periferiche, dove più spesso si concentrano episodi di microcriminalità e violazioni amministrative. Nel corso delle ultime tre settimane sono stati istituiti 36 posti di controllo, con 1416 persone identificate e 539 veicoli sottoposti a verifica. Sono stati inoltre controllati 39 esercizi pubblici tra bar, sale giochi, centri scommesse e compro oro, insieme a 4 circoli privati e 4 strutture ricettive.L’attività ha portato all’elevazione di 14 sanzioni per violazioni al Codice della Strada e alla contestazione di diverse irregolarità amministrative, fra cui la mancanza di licenze per spettacoli e intrattenimenti pubblici, l’impatto acustico non conforme, l’impiego di personale addetto alla sicurezza non autorizzato, la somministrazione di bevande alcoliche a minori e l’ingresso di

minorenni in attività di scommesse.L’impegno della Questura di Matera proseguirà anche nelle prossime settimane, con

l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione sul rispetto delle regole e di rafforzare la percezione di sicurezza nella comunità cittadina.

L’iniziativa “Piccoli Pedoni Sicuri” ha coinvolto i piccoli delle scuole dell’infanzia in un percorso di educazione civica e sicurezza

A Policoro i bimbi imparano le regole della strada

POLICORO. Nei giorni 6 e 7 novembre la Polizia Locale di Policoro ha realizzato con successo il progetto di educazione stradale «Piccoli Pedoni Sicuri», rivolto ai bambini delle scuole dell’infanzia dell’Istituto Comprensivo «Lorenzo Milani». Le attività si sono svolte presso le sedi scolastiche di via Puglia e via Umbria, trasformate per l’occasione in percorsi didattici completi di segnaletica, strisce pedonali e semafori a misura di bambino.I piccoli alunni, con entusiasmo e curiosità, hanno partecipato attivamente, interpretando

a turno i ruoli di agenti di Polizia Locale, pedoni e automobilisti a bordo di biciclette e mini-veicoli. Durante la simulazione, gli operatori hanno illustrato in modo semplice e divertente i principali segnali e le regole per muoversi in sicurezza lungo le strade.Al termine, ogni bambino ha ricevuto la propria «Patente del Piccolo Pedone Sicuro», simbolo dell’impegno dimostrato nel percorso educativo. L’iniziativa, fortemente voluta dal Comando della Polizia Locale guidato da Rosa Silletti, si inserisce nel programma comunale

di educazione civica e sicurezza stradale, che mira ad avvicinare i bambini alle istituzioni e a pro-

muovere la cultura della legalità.«Educare i bambini alla sicurezza stradale significa formare cittadini più consapevoli e attenti –ha dichiarato il comandante Silletti –. È una missione che portiamo avanti con orgoglio e senso di responsabilità, partendo proprio dai più piccoli».Con progetti come questo, la Polizia Locale di Policoro conferma il proprio ruolo non solo nel far rispettare le regole, ma nel trasmetterne il valore, costruendo insieme alla scuola una comunità più sicura, educata e solidale.

Continua il nostro percorso dialogico avviato nelle 131 agorà della nostra terra lucana. In questa seconda edizione lo facciamo attraverso una visione duale e della differenza (maschile-femminile). Il modello resta sempre quello socratico, di ricerca e di indagine “critica”, per un confronto e dialogo costruttivo sulle questioni e sui problemi, senza sopraffazioni e forme di dominio. La differenza esperita apre a percorsi di alterità e di rispetto delle diversità influenzando positivamente l’intero tessuto sociale. Nessuno “scimmiottamento”. Differenti identità per costruire qualcosa di buono nei luoghi dove si vive, “un mondo nuovo e migliore”, come direbbe Virginia Woolf.

“Sono solo appassionatamente curioso”, così diceva di sé Albert Einstein e invitava a non smettere mai di essere curiosi, molla fondamentale per la crescita personale e comunitaria. Un insegnamento che è diventato, per l’amica e collega giornalista pubblicista Anna Giammetta, guida ispiratrice della sua vita, anzi ad essere precisi “come compagna di vita”, come lei stessa scrive della sua curiosità che l’ha portata, tra le altre cose, a pubblicare la sua prima opera: “Come in un film – Viaggio nell’Italia ispirata al cinema”. Un volume fresco di stampa (Altrimedia Edizioni) che nel pomeriggio di lunedì 10 p.v. sarà presentato al Cinema Piccolo di Matera. Il volume di Giammetta che ha preso vita grazie alla fusione delle sue due passioni, il cinema e il giornalismo, possiamo definirlo una sorta di “guida turistica” in mano di chi ama il mondo del ciak e si lascia accompagnare lungo lo Stivale alla scoperta di luoghi noti o meno noti con le loro caratteristiche e particolarità sorridendo anche ad aneddoti e/o a stravaganze di personaggi del cinema e con essi ai luoghi immortalati dalla cinepresa. Alcuni esempi che la nota del comunicato riporta: «a Genova, il galeone Neptune, oggi attrazione turistica ormeggiato al Porto Antico, fu utilizzato da Roman Polanski per il film Pirati; oppure che durante le riprese di Ben Hur (2016), nella città dei Sassi, Morgan Freeman, amava trovare ogni mattina un cesto di mele verdi fresche, “mai del giorno prima”, nella sua camera d’albergo». E ancora altri richiami: «a Roma,

LA RUBRICA Appuntamento con la ricerca dialogica sulla comunità con occhi di donna

Anna Giammetta tra curiosità e gratuità racconta il mondo del ciak in Italia

dove Audrey Hepburn e Gregory Peck sfrecciano in Vespa in Vacanze romane, a Napoli, che da Matrimonio all’italiana a Gomorra racconta tutta la sua teatralità. E poi Palermo, con il valzer del Gattopardo e l’emozione di Nuovo Cinema Paradiso, a Trieste, trasformata da Gabriele Salvatores nella New York di Napoli - New York, oppure Procida, che ancora oggi profuma del mare e della poesia de Il Postino di Massimo Troisi». Particolare orgoglio viene dalla nostra terra lucana, scelta da Pier Paolo Pasolini negli anni Cinquanta, e poi un focus su Matera scelta da Mel Gibson fino alla recente fiction “Imma Tataranni” giunta alla sua quinta stagione. «Ho seguito le tante produzioni cinematografiche a Matera e questa presenza del set mi piace tantissimo», dice Anna entusiasta che riconosce nel suo lavoro nell’Ufficio Cinema (presso il Comune di Matera dal 2016) l’ispirazione che ha dato alla luce questa sua prima opera che è una sorta di «itinerario tra luoghi, emozioni, curiosità e pellicole che hanno reso l’Italia un grande set a cielo aperto, da Matera a Roma, da Napoli a Trieste, dalle isole del Sud alle città del Nord». L’autrice così scrive: «Avete mai pensato al cinema come al modo più magico per viaggiare? Io sì”. “E con questo libro vi invito a farlo insieme a me, seduti comodi, magari con una tazza di caffè al posto dei pop corn”. Riprendendo la già citata nota “Ogni capitolo si apre con una citazione, un dialogo cult e si chiude con una Cinecuriosità. Un viaggio attraverso una narrazione tematica e appassionata, con capitoli strutturati come episodi, titoli di testa, battute che “di copione in copione” diventano il filo narrante di un’Italia attraver-

sata da un lungo e immaginario red carpet e da set e macchine da presa ovunque. Pagina dopo pagina, l’autrice ci accompagna in un percorso leggero ma ricco di spunti, tra location, festival, musei, ricette cinematografiche, citazioni e scorci del nostro Paese che sono diventati protagonisti silenziosi di film che si fanno ricordare”.

Un viaggio appassionato nella nostra Italia vista nelle pellicole e produzioni cinematografiche, ma con uno sguardo anche internazionale, partendo proprio dall’esperienza materana che accoglie, già da diversi anni, numerose produzioni, si pensi, per fare un esempio, alla serie dedicata all’Agente 007.

Il Cinema è un linguaggio che affascina Anna, grazie ai set disseminati «scopriamo scorsi magnifici della città di Matera ma anche di altri luoghi – commenta Anna -, come la Spoleto nella fiction di don Matteo, o Trieste con “La Porta Rossa”, ma anche la Sicilia di Montalbano…e così via”. Grande fascino per l’industria cinematografica che per Giammetta può diventare “se saputa utilizzare – precisa – viatico per valorizzare e promuovere il territorio generando benefici economici per tutti». E c’è da dire anche che il Cinema «nonostante sia sostantivo maschile – afferma Anna – è femminile in quanto è una realtà supportata dalle donne, a partire dalle maestranze e da tutti quei ruoli che permettono poi la buona riuscita di un film». Prendendo spunto dal titolo del volume “Come in un film…”, così la trama della curiosità ha accompagnato Anna Giammetta nelle sue scelte, a partire dalla passione per la comunicazione e il giornalismo che l’ha portata a laurearsi in “Scienze della Co-

municazione”. Poi l’iscrizione come pubblicista nel 2007 all’Ordine dei giornalisti, per riprendere gli studi sulla Comunicazione con una laurea specialistica nel 2020 a Bari. A fare coppia con la curiosità nella vita di Anna è stato ed è un atteggiamento di fondo che orienta il suo vissuto quotidiano: la gratitudine. «Per tutto il lavoro che mi trovo a svolgere sono profondamente grata – afferma Anna -, sono convinta che bisogna avere tanta gratitudine nei confronti della vita. Spesso abbiamo perso il modo di dire grazie e di porci in modo delicato con le persone che incontriamo divenendo vittime di una società frenetica che ci porta ad essere irascibili, nervosi e arroganti».

Anna è una donna che emana tanta serenità, ed è rassicurante incrociare il suo sguardo e i suoi modi caratterizzati da una particolare “grazia”. Originaria di San Mauro Forte, vive stabilmente a Matera dal 2005 con il marito e la figlia. Dal 2016 lavora al già citato Ufficio Cinema del Comune di Matera e segue la sua passione giornalistica collaborando con Giornalemio.it, il blog Amichesiparte e fa parte del Constructive Network.

Anna svolge con gioia il suo lavoro, per certi versi si sente «una donna privilegiata» a fronte di ambiti in cui la donna spesso è penalizzata, ed è fiera di essere una donna perché «abbiamo un approccio alla vita romantico e sognatore che ci aiuta – dice – ad essere risolutive e resilienti». E a proposito di sogni, cosa c’è nel cassetto di Giammetta? «Mi auguro di avere sempre nuove curiosità – afferma -, così come è stato per questo libro e ricevere, così come sta avvenendo, tante carezze emotive».

* COUNSELORFILOSOFICA

Un laboratorio che condurrà detenuti, studenti e performer a generare paesaggi coreografici condivisi, nati dall’incontro

A Potenza il viaggio di In_Out, Libertà Aumentata attraversa i muri del carcere

Dopo la conferenza stampa di presentazione dello scorso 9 ottobre, il progetto IN_OUT. Libertà Aumentata, ideato e realizzato da Compagnia Teatrale Petra, entra nel vivo delle sue attività. Novembre si annuncia come un mese denso di appuntamenti multidisciplinari, pensati per favorire il dialogo con il pubblico e con la comunità artistica: a Roma verranno proiettate due opere audiovisive dedicate a IN_OUT. Libertà Aumentata nell’ambito della sezione Voci dal carcere del MedFestival 2025; mentre a Livorno – ospiti di Destini Incrociati Festival – si terrà la presentazione del libro Altrimenti Il Carcere Resta Carcere. Teatro Oltre i Limiti – Compagnia Teatrale Petra (Bulzoni Editore, 2024), a cura di Ornella Rosato e Alessandro Toppi. A Potenza, nella Casa Circondariale di Potenza dove per tutto il mese si alterneranno laboratori di teatro e danza, si svolgerà il laboratorio guidato dal coreografo Davide Valrosso, con detenuti, studenti e performer.

L’11 novembre il progetto sarà ospite del Med-

Film Festival, il più antico festival di cinema internazionale della Capitale, dedicato alla tutela dei diritti umani e al dialogo interculturale. Alle ore 16, presso il Cinema Moderno The Space (Sala 5), sarà proiettato il video IN_OUT. Libertà Aumentata. Rassegna di teatro danza e linguaggi del digitale, che racconta il lungo percorso della Compagnia Teatrale Petra nella Casa Circondariale di Potenza, attivo dal 2013. Nella stessa occasione sarà possibile vivere l’esperienza immersi-

va Humana, film in realtà virtuale diretto da Matteo Maffesanti: un adattamento cinematografico dello spettacolo nato all’interno del laboratorio di teatro danza con i detenuti, un’occasione per entrare, attraverso la tecnologia, in uno spazio di libertà e relazione condivisa.

Il viaggio di IN_OUT prosegue il 14 novembre a Livorno, nell’ambito dell’undicesima edizione di Destini Incrociati Festival, Rassegna Nazionale di Teatro in Carcere. Alle ore 18:15, presso il

Mondadori Bookstore di Via Grande 197, Antonella Iallorenzi, direttrice artistica della Compagnia Petra, e Ornella Rosato, giornalista, presenteranno il volume “Altrimenti Il Carcere Resta Carcere”. Teatro Oltre i Limiti –Compagnia Teatrale Petra” (Bulzoni Editore, 2024), a cura di Ornella Rosato e Alessandro Toppi. Il libro raccoglie testimonianze, riflessioni e pratiche nate dall’esperienza “Teatro Oltre i Limiti”, condotta dal 2013 nelle Case Circondariali di Potenza e Matera, offrendo un ritratto corale del teatro come strumento di libertà, trasformazione e conoscenza reciproca. Il libro raccoglie testimonianze, riflessioni e visioni di studiosi, operatori, detenuti e artisti, restituendo un ritratto autentico di un’esperienza “oltre i limiti”: quella del teatro come spazio di relazione, libertà e trasformazione all’interno delle Case Circondariali di Potenza e Matera. Dal 25 al 28 novembre, nella Casa Circondariale di Potenza, torna Artisti in Transito, una delle azioni più significative del progetto IN_OUT. Libertà Aumentata. Per que-

sta ottava edizione, il laboratorio sarà guidato dal coreografo Davide Valrosso, che condurrà detenuti, studenti e performer attraverso pratiche di movimento capaci di generare paesaggi coreografici condivisi, nati dall’incontro tra i corpi di chi vive “dentro” e chi entra “da fuori”. Il percorso si concluderà il 28 novembre con una prova aperta al pubblico per assistere al lavoro collettivo: un momento prezioso per costruire un ponte tra mondi separati, ma profondamente connessi dall’esperienza artistica.

IN_OUT. Libertà Aumentata è un progetto della Compagnia Teatrale Petra, attivo dal 2013 negli istituti penitenziari di Potenza e Matera. Attraverso il linguaggio del teatro, della danza e delle tecnologie digitali, il progetto promuove l’incontro tra mondi diversi e la costruzione di spazi di libertà condivisa, dentro e fuori le mura del carcere. Con il sostegno del Ministero della Cultura – Dipartimento per le Attività Culturali, Direzione Generale Spettacolo, Servizio I, il progetto si svilupperà nel triennio 20252027.

Dopo il successo di Cliché, è disponibile su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo della cantautrice lucana

Vaidet torna con “Appesi a un filo”: da Maschito

una voce che intreccia fragilità e rinascita

Dopo l’ottimo riscontro del singolo “Cliché”, Vaidet, nome d’arte di Maria Francesca Videtta, giovane cantautrice originaria di Maschito, torna a emozionare con un nuovo brano dal titolo “Appesi a un filo” prodotto dalla casa discografica La Crème Records. Nato dalla collaborazione con Gabs, il pezzo segna un ulteriore passo avanti nel percorso artistico della cantante lucana, confermando la sua capacità di fondere sonorità indie pop con una scrittura intima, delicata e autentica.

“Appesi a un filo” è un dialogo a due voci, un racconto corale in cui prospettive diverse si incontrano e si scontrano, per poi ritrovarsi in un equilibrio sottile, fatto di armonie e contrasti.

Il testo esplora i legami che resistono al tempo e alla distanza, quelli che sembrano spezzarsi ma che, in realtà, continuano a vivere in forme nuove. È una riflessione sulla fragilità dei rapporti umani, sulle relazioni che finiscono ma lasciano tracce invisibili, “un filo sottile” che unisce ciò che eravamo a ciò che siamo diventati. «Scriverla è stato un modo per dare voce a quella mancanza e trasformarla in musica, così che ognuno possa ritrovarci un pezzo di sé. Appesi a un filo è il tentativo di restare e di lasciar andare», racconta Vaidet, sintetizzando l’essenza di un brano che parla con sincerità e profondità. Con questa nuova uscita, disponibile su tutte le piattaforme digitali, Vaidet conferma il suo ta-

lento e la sua sensibilità artistica, portando ancora una volta il nome di Maschito, piccolo borgo arbereshe dell’Alto Bradano, nel panorama musicale italiano con-

temporaneo. Un filo che unisce le emozioni, le storie e i luoghi – e che, grazie alla voce di Vaidet, continua a vibrare in chi sceglie di ascoltare.

Un momento della presentazione del programma

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Cronache del 10 novembre 2025 by Cronache - Issuu