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ArtMaySound e ArtWebSound: intervista a Roberta Catania ....................pag

ArtMaySound e ArtWebSound Intervista a Roberta Catania

Roberta Catania di Fabrizio Mattevi

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ArtMaySound e ArtWebSound sono due eventi che stanno riscuotendo un alto e diffuso apprezzamento da parte del pubblico in tutta Italia. Roberta Catania, vice-responsabile dell’Area Cultura, territorio e famigliaè la bravissima regista di queste iniziative.

Come è natoil FestivalArtWebSound? In maggio ArtMaySound ha compiuto quindici anni, perciò questo 2021 è per noi

una ricorrenza importante. Lo spunto iniziale fu dato da un ragazzo, Mattia Filippin, che frequentava il Centro giovani Villa delle rose. Era un appassionato di musica e fumetti e cercava un palco su cui suonare con la sua band. Un educatore del Centro, Andrea Vigni, oggi responsabile dell’Area “Cultura, territorio e famiglia” dell’Associazione, raccolse la richiesta e gli disse: “perché limitarci a un singolo concertino, perché non puntare più in alto e pensare a un festival che unisca le tue due passioni?”. Prese così vita ArtMaySound: “arte a maggio”, poiché si è sempre svolto nel mese di maggio. Ma l’espressione in inglese può anche essere letta e tradotta come “l’arte può risuonare”. Dopo la prima edizione nel parco di Villa delle rose, il Festival si è svolto in diverse location della città di Bolzano: Piazza della Mostra, Piazza Walther, Museion, Firmian. Abbiamo cercato luoghi che offrissero visibilità e permettessero di incrociare persone anche non direttamente interessate al fumetto. Lo scorso anno la pandemia ci ha costretto a ripensare tutto. A maggio non abbiamo annullato il calendario previsto, ma abbiamo inventato una versione web: “ArtWebSound”. Poi, in settembre abbiamo organizzato un appuntamento in

presenza, a Bolzano, al Parco dei Cappuccini. Di fatto abbiamo raddoppiato il Festival, così come faremo in questo 2021. Come mai la scelta di sobbarcarvi anche la versione settembrina in presenza? Si tratta di una modalità per noi fondamentale. Certo, il web ci ha permesso di ampliare gli orizzonti e raggiungere collaborazioni e pubblico in tutta Italia, ma con questi contatti non vi è continuità nel corso dell’anno. La versione in presenza ci dà invece l’occasione di incontrare persone in carne e ossa, con le quali avviare frequentazioni e incontri che possono durare nel tempo. L’edizione 2021 di ArtWebSound, che si è svolta il 7 e 8 maggio, ha registrato un grande successo di pubblico e pure di artisti coinvolti, con una rete di collaborazioni che si allarga sempre più, tanto da ottenere una importante risonanza a livello nazionale. Nel 2020, eravamo stati il primo Festival dei fumetti a essere realizzato, in piena pandemia e questo ci ha dato visibilità e ha accresciuto l’attenzione per la nostra iniziativa, mettendoci in comunicazione con realtà come il CNR, che mai avremmo potuto raggiungere. Le nostre proposte, ampie e variegate, ci hanno portato a essere ammessi al RIFF, Rete Italiana Festival dei Fumetti, che comprende al proprio interno i grandi appuntamenti del fumetto, i Festival di Lucca, Treviso, Roma. Eppure, nonostante il successo dei numeri e la qualità delle presenze, il web non ci dà la stessa soddisfazione del Festival in piazza. Il Festival è nato per rispondere ai bisogni di una comunità, per proporre spazi di partecipazione e coinvolgimento a giovani della comunità di Bolzano. Per questo abbiamo mantenuto anche questo anno la doppia versione. Le scelte organizzative sono quindi ispirate da una chiara finalità e identità di fondo di questa iniziativa… Sì, questo è punto centrale. Non siamo organizzatori di eventi, siamo in primo luogo educatori e il nostro lavoro è fondamentalmente un intervento di prossimità, all’interno del tessuto sociale in cui operiamo.

Intercettare tantissimi spettatori e tantissimi autori è bellissimo e fa crescere l’evento, ma solo in piazza abbiamo modo di incontrare realmente le persone con le loro storie e coinvolgerle in prospettive condivise. Del resto i centri giovani mirano a promuovere la partecipazione e il protagonismo giovanile, lo sviluppo di talenti. Quando dici “noi” a chi ti riferisci? Il Centro “Villa delle rose” è stato il primo organizzatore, che ha passato poi il testimone all’altro Centro giovani “Charlie Brown”, che a sua volta tre anni fa ha lasciato il posto a “CoolTour”.

Quindi CoolTour si è trovato a misurarsi con l’imponderabile introdotto dal Covid. A CoolTour ho il supporto di Valentina Stecchi, i ragazzi del servizio civile che in questi anni si sono susseguiti e un gruppo di collaboratori volontari. Ma per ArtMaySound il team si è allargato a una serie di altre persone, appassionati di fumetto e musica il cui apporto è fondamentale. I cinquantatré artisti che siamo riusciti a contattare e intervistare per l’ultima edizione sono stati individuati e interpellati insieme con loro; alcune interviste sono state realizzate da loro in autonomia, con uno straordinario lavoro di rete, portato avanti da casa. I giovani sono parte decisiva del team, in fase organizzativa e pure di verifica, allorché si valuta quanto realizzato e si traggono indicazioni per una nuova edizione. Come è impostato il Festival sul web? Abbiamo realizzato una piattaforma multimediale, una sorta di videogame impostato come se si trattasse di una piazza: il visitatore crea un suo avatar, con il quale entra nella piazza e partecipa a incontri, interviste, conferenze. Questa modalità è stata richiesta a tutti e quindi anche giornalisti e amministratori locali hanno conosciuto il Festival entrandovi con un proprio avatar. In qualche modo abbiamo invitato tutti a sperimentare un approccio prettamente giovanile. Con quali criteri si costruiscono connessioni tra musica e fumetti? In piazza la dimensione trainante è quella musicale.

Comunque va ricordato che il fumetto è il genere di libri più venduto in Italia, in particolare tra i bambini. I fumetti si stanno diffondendo anche tra i non giovani e il successo di Zerocalcarene è un esempio. Il linguaggio del fumetto permette affrontare tematiche profonde e importanti, legate all’attualità, alla storia, a personaggi significativi, a problematiche sociali. La musica cattura l’attenzione e trascina verso il fumetto, invitando così a conoscere meglio questa dimensione artistica. Nelle scelte musicali cerchiamo di privilegiare autori che abbiano una valenza artistica o nessi e legami con il mondo dell’arte, della grafica, dell’illustrazione. Altro criterio è l’attinenza con il tema proposto di anno in anno. In questa edizione il tema era “Punti di vista” e allora abbiamo cercato di selezionare artisti interessanti per il punto di vista che offrono nei loro testi. Questo anno i limiti logistici imposti dal web ci hanno portato a scegliere solo cantautori e non band. Nella versione life di settembre, le proposte musicali saranno più trascinanti e variegate. Il 3 settembre saremo al Parco delle Semirurali, il 4 al Parco dei Cappuccini. Quale pubblico partecipa alle vostre proposte? Un pubblico variegato per tipologia e per età. Questo anno, ad esempio, sul web abbiamo proposto due laboratori per bambini dai sei ai dieci anni, che hanno raccolto ciascuno venti iscritti, di differenti regioni italiane. Si tratta di webinar: gli iscritti ricevevano un link per l’accesso e trovavano sul web un nostro tutor e l’artista coinvolto, con il quale lavoravano insieme costruendo storie a fumetti o ideando nuovi personaggi. All’edizione in presenza il pubblico è prevalentemente giovanile, nella fascia tra 17 e 26 anni. Ma ci sono pure tante famiglie, proprio perché molte attività che proponiamo sono rivolte ai bambini. Invitiamo anche le scuole e abbiamo avuto il coinvolgimento di classi di scuole primarie cittadine.

Abbiamo avuto un’ottima collaborazione con il Liceo “Carducci” e il Liceo “Pascoli” di Bolzano. Peraltro i due ragazzi che attualmente stanno svolgendo il servizio civile presso CoolTourci hanno conosciuto in occasione della collaborazione del loro Liceo con ArtMaySound.

Quello che piace agli autori e ci ha permesso di stabilire una continuità di partecipazione con molti di loro è la possibilità di avere un contatto diretto con il pubblico, in particolare con i giovani. ArtMaySoundnon è un’esposizione di fumetti ma uno spazio di incontro e colloquio, tra autori e lettori, disegnatori e appassionati. Quale è l’apporto di ArtMaySound in termini di generatività sociale? Mi riconosco molto nel concetto di generatività sociale. Spesso il criterio di valutazione di questo tipo di manifestazione è solo quantitativo. I nostri sponsor e committenti ci chiedono quante presenze abbiamo registrato, ma questo non è l’unico metro di misura. Per noi un evento è riuscito se siamo riusciti a seguire i ragazzi con cui abbiamo collaborato, se li abbiamo coinvolti creando uno spirito di squadra, se abbiamo prestato attenzione alle persone incontrate e ai loro bisogni, abbiamo lasciato spazio a proposte e idee altrui, siamo riusciti a generare benessere, creare opportunità di coinvolgimento e valorizzazione dei singoli, se abbiamo potenziato la nostra presenza sul territorio e la partecipazione a reti e aggregazioni. Per noi il lavoro capillare di rete sul territorio è essenziale e costituisce uno dei nostri obiettivi. Siamo convinti che questa trama di collaborazioni incida sulla qualità

della vita poiché promuove comunità. La costruzione di reti e dunque la costruzione di comunità non è solo un mezzo, è un fine: il fatto che i legami con enti, associazioni, singole persone, giovani appassionati si mantengano nel tempo è per noi un risultato di grande rilevanza. A volte i legami diretti, personali si prolungano oltre l’organizzazione del Festival e riguardano altre attività di CoolTour. In qualche caso generano per i singoli nuove opportunità anche di lavoro, come per la ragazza che in seguito alla collaborazione con noi è stata contatta da un quotidiano per produrre degli articoli. Un risultato per noi esaltante e motivante. Abbiamo parecchie storie come questa, che consideriamo un successo e un criterio di verifica della validità del nostro lavoro. Non solo la massa delle presenze a un evento ma anche l’indicazione della proattività che quell’evento ha generato.

Un articolo pubblicato dal quotidiano “Alto Adige”

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