
4 minute read
La violenza si impara
I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s zio dell’anima. Nello svolgimento di questo tipo di esperienza, il colore avanza sulla carta come gesto di autoeducazione, attraverso l’ascolto in se stessi, l’autosservazione nell’agire, l’empatia verso se stessi. Io che accompagno l’esplorazione sporgo rispettosamente la mia persona nell’altro, proteggo l’esperienza con l’accoglienza ed incoraggio l’arte del mettere in luce ciò che spesso viene calato nelle miniere della mente. Nell’esercizio del mio accompagnamento mi pongo accanto ad un compagno di percorso esistenziale, la persona incontra me ma io incontro lei, io porto quel che sono e lei porta quel che è. Nell’incontro alchemico dell’Io che si svela nel Tu ( Martin Buber ), attraverso il contatto con il colore reso vivente dall’anima che agisce della persona, si producono dei piccoli terremoti dell’anima , secondo la loro legge interiore soggettiva. In questi terremoti si recupera il contatto con i propri valori, le proprie risorse personali, ci si confronta con i propri sentimenti e i propri conflitti interiori. Questo pensiero fecondato dal sentire riprende lentamente a scorrere in armonia e risveglia l’ascolto di una volontà propria più completa e meno inaridita. Lo spirito di tale accompagnamento scorre nell’animo di tutti coloro che animano il Progetto Arianna, il cui emblema è un bellissimo cuore scritto dall’anima di una ragazza della nostra comunità, un cuore sofferente che io conosco, che chiede a noi adulti di questa comunità di servizio, di aiutarla ad emergere con il suo calore umano dalla corrente fredda di questa epoca persa nell’aridità mentale e nella confusione degli istinti. Che Dio e gli uomini siano in accordo !
Susanna Riato Counsellor a mediazione artistica
Advertisement
Sintesi del convegno “Antisocialità e devianza – la prevenzione è possibile”
a cura del dott. Rodolfo Tomasi, membro del comitato scientifico del convegno
Il convegno “Antisocialità tra devianza e patologia. Pensare la prevenzione” è stato progettato per approfondire le varie problematiche delle aggressioni e della violenza con la consapevolezza che, sebbene ve ne siano tante forme, la violenza si impara attraverso l’apprendimento sociale con cui l’essere umano - soprattutto negli anni dello sviluppo infantile e adolescenziale - acquisisce l’insieme di quelle conoscenze che servono a orientarsi e ad agire nel tessuto sociale (culturale, materiale e simbolico). Si voleva guardare all’acquisizione ed alla modulazione di quel-
I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s le conoscenze, che contribuiscono a vedere ed affrontare la vita in termini aggressivi, prepotenti e violenti e che si riscontrano nelle violenze emergenti dalle cronache quotidiane. Le aggressioni sessuali e domestiche sulle donne, le prepotenze e i vandalismi di strada, l’aggressione di bambini e di ragazzini sui loro compagni che, uscendo dalle “normali” zuffe tra coetanei, prendono la via della crudeltà e della persecuzione, la violenza degli stadi di calcio e così via. Aggressioni e violenze che sembrano evidenziare caratteristiche di base non troppo diverse tra loro sul piano delle dinamiche psicosociali e possono quindi giustificare un’analisi di insieme, pur tenendo conto delle differenti situazioni in cui si esplicano. Accogliendo le analisi di numerosi esperti e di agenzie di ricerca internazionali si è puntato a vedere come l’individuo si articola con il tessuto sociale, la famiglia e le agenzie di socializzazione, attraverso il confronto con i modelli di riferimento, con i valori e le norme della cultura del suo tempo e della società in cui vive. Si è lavorato quindi fin dall’inizio in modo interdisciplinare e congiunto tra sociale e psicologico-psichiatrico e sono stati indivi
duati gli argomenti delle tre giornate: 1) una visione epidemiologica delle forme di violenza, il malfunzionamento delle strutture punitive e l’impatto delle aggressioni e violenze nel mondo dell’educazione. 2) il disturbo antisociale di personalità, il bullismo e l’uso di sostanze 3) le strategie e le concrete iniziative di prevenzione che sono risultate positive in contesti simili al nostro Alle relazioni del mattino hanno fatto seguito nel pomeriggio i gruppi di lavoro in cui i partecipanti hanno potuto confrontarsi direttamente con un relatore. Nel pomeriggio del terzo giorno invece era prevista la discussione su iniziative locali, che a loro volta hanno dovuto essere presentate; in tal modo si è lasciato spazio a iniziative originali, anche valorizzandole, però è stato limitato il confronto con i relatori del mattino. Come si potrebbe migliorare questa impostazione? L’ipotesi che a Bolzano vi sia bisogno di studiare l’aggressività nell’ottica psicosociale ha trovato riscontro nell’elevato numero di iscritti e nella attiva partecipazione. Gli aspetti locali andrebbero però ancora approfonditi. I temi proposti erano molto ampi perciò