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L’arte di incontrare se stessi
I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s farlo …e prendersene tanto. Sotto questo punto di vista l’otium” (di cui si è parlato all’ultimo incontro) perde quell’accezione negativa di perdita di tempo, di spreco e di non produttività e guadagna un ruolo importante nel percorso spirituale personale. Una vita frenetica senza tempo per sè stessi (ma solo tempo per il lavoro, la famiglia, gli altri) è già di per sé un grosso ostacolo allo sviluppo di una dimensione spirituale. Il corso tenuto da don Arrigo ha forse il merito di aver sdoganato la parola spiritualità liberandola da un significato esclusivamente religioso. Riconoscere di avere uno spirito non significa dichiarare di credere in Dio, ma di essere una parte integrante e inscindibile di una cosa più grande che si può chiamare in vari modi (natura, cosmo, creato, Dio, ecc...). L’importante è trovare il proprio modo di dialogare con questa entità superiore.
M.A. Centro Studi
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L’arte d’incontrare se stessi
Il colore come strumento di autoascolto
La persona con la quale ho lavorato è dell’Associazione “La Strada- Der Weg” ed era curiosa di sperimentare l’ arte dell’incontro con sé stessi veleggiando nell’energia dei colori della propria anima. Ci siamo visti una mattina, molto presto, nel silenzio di uno spazio messo a disposizione dall’Associazione. Abbiamo iniziato con pochi gesti, verbali e pratici, a gettare le basi del nostro incontro creativo. Abbiamo iniziato subito con una mia provocazione verbale rivolta all’esploratore che si era consegnato a me, lanciata sul tavolo da lavoro , “ Chi sono io davanti a Dio ?” “Come riesci a tradurre la tua risposta con il colore ?”. Come un sasso gettato in uno stagno, silenzioso ed assopito, ho iniziato a vedere i pensieri della sua anima muoversi in cerchi concentrici che iniziavano ad aprirsi sul foglio. I colori davano inizio alla navigazione soggettiva dello sperimentatore curioso, si deponevano sul foglio, toccavano le dita delle mani, si diluivano nell’acqua e poi ritornavano a parlare sul foglio. Ciò che ne è seguito rimane immerso nel pudore etico dell’incontro, ma posso dire che siamo riusciti ad allentare con leggerezza il nodo solido della mente e a porre il seme di una futura navigazione silenziosa aperta allo spa-