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Una canzone che insegna a fare sport

I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s non è stato possibile essere esaustivi, si è cercato però di offrire punti di vista importanti. Grazie al lavoro del nostro Centro Studi e della nostra amministrazione è stato mantenuto l’impegno di fornire agli iscritti le relazioni e, per chi lo volesse, anche ulteriori materiali didattici, disponibili sul sito internet della nostra associazione; va riconosciuto inoltre l’enorme lavoro svolto per seguire le iscrizioni, i pagamenti e fornire agli iscritti la relativa documentazione. Alla segreteria scientifica hanno collaborato la Associazione La Strada – der Weg, Ehe- und Erziehungsberatung Suedtirol, Azienda dei Servizi Sociali di Bolzano e Sezione regionale della Soc It di Psichiatria: un buon esempio di lavoro interdisciplinare, che ha ricevuto il riconoscimento del rettore prof Lorenz. La segreteria scientifica intende proseguire il lavoro nel 2011 sul ruolo della famiglia nella prevenzione della violenza; oltre che invitare esperti esterni, si pensa di avviare qualche forma di collaborazione attiva tra esperti locali e extraprovinciali. Osservazioni, critiche e suggerimenti sono benvenuti.

Dott. Rodolfo Tomasi medico psichiatra

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Una vecchia canzone di De Gregori offre interessanti spunti per una riflessione critica sullo sport.

Nel 198 0 Francesco De Gregori scrive la canzone “La Leva Calcistica della classe 68 ”, un bellissimo testo che narra di un provino sostenuto da un ragazzo di 12 anni (nato appunto nel ‘68 ), inizialmente titubante e “….con il cuore pieno di paura….”. Una paura che sta per tensione, agitazione, preoccupazione, dubbio di non essere all’altezza. Sentimenti importanti che molti giovani atleti provano, così come Nino, il protagonista della canzone. Lui ha la fortuna di trovare sulla propria strada un allenatore che lo considera prima di tutto una persona da prendere sul serio, da consolare se serve, e soprattutto da valorizzare. E quando Nino percepisce questo, si trasforma, dimentica tutto e “…mise il cuore dentro alle scarpe e corse più veloce del vento. Prese un pallone che sembrava stregato, accanto al piede rimaneva incollato, entrò nell’area tirò senza guardare e il portiere lo fece passare..” L’allenatore è riuscito a tirare fuori il meglio dal ragazzo, ma non è finita, perchè la paura si riaffaccia nel momento in cui Nino deve calciare un rigore. E qui l’allenatore fa il suo capolavoro dicendogli di “...non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica

I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.....”. Tre parole stupende che sintetizzano l’essenza di quello che dovrebbe essere il fare sport per un bambino, ma anche per un adulto. il coraggio di misurarsi con i propri limiti e di sopportare la fatica e l’impegno, le delusioni; l’altruismo inteso come la presa di coscienza di non giocare solo per sé stessi ma anche per i propri compagni e in un certo senso anche per l’avversario, che merita sempre rispetto; la fantasia è in fondo è la metafora del divertimento, ingrediente che non può mancare nello sport. La fantasia è quella facoltà di immaginarci qualcosa di diverso dalla realtà (vedi schemi, regole rigide, comportamenti omologati) e solo così facendo l’ atleta riesce ad inventare qualcosa di nuovo che fa trattenere il fiato al pubblico sugli spalti. Fantasia è sinonimo di libertà. Questa canzone racconta in modo poetico di un “calcio” e in generale di un modo di fare sport che purtroppo sembra non esistere più. Interessi economici e non, violenza fisica e verbale, il culto della prestazione, egoismo sono ormai all’ordine del giorno anche nei settori giovanili. Ninon il protagonista della canzo

46 ne non si rende neanche conto della fortuna che ha avuto ad incontrare quell’allenatore, un uomo semplice che ha capito di avere una grande responsabilità nei confronti dei ragazzi affidatigli, la responsabilità di aiutarli a crescere con coraggio, altruismo e fantasia. Di allenatori così ce ne sono ancora tanti ma fanno fatica perchè il sistema è contro di loro. Loro che dovrebbero essere presi ad esempio, sono invece considerati come quelli che remano contro, faticano a stare a galla e a non farsi trascinare dalla corrente. A volte purtroppo i loro peggior nemici sono alcuni genitori che riversano sui figli le loro personali aspettative di successo, altre volte è la dirigenza sportiva che vuole risultati e solo risultati, altre volte ancora sono i loro colleghi omologati al sistema, che non li capiscono e li denigrano. Ma questi bravi allenatori credono nella loro missione e non mollano nonostante tutte le difficoltà. Loro ormai ne hanno viste di tutti i colori ma non si stancano di proporre a loro volta ai ragazzi dei nuovi colori, i colori del coraggio, dell’altruismo e della fantasia.

M.A. Centro Studi

La Leva Calcistica della Classe ‘68 (Francesco De Gregori – 1980)

Sole sul tetto dei palazzi in costruzione, sole che batte sul campo di pallone e terra e polvere che tira vento e poi magari piove. Nino cammina che sembra un uomo, con le scarpette di gomma dura, dodici anni e il cuore pieno di paura. Ma Nino non aver paura a sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori che non hanno vinto mai ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro e adesso ridono dentro a un bar, e sono innamorati da dieci anni con una donna che non hanno amato mai. Chissà quanti ne hai veduti, chissà quanti ne vedrai. Nino capì fin dal primo momento, l’allenatore sembrava contento e allora mise il cuore dentro alle scarpe e corse più veloce del vento. Prese un pallone che sembrava stregato, accanto al piede rimaneva incollato, entrò nell’area, tirò senza guardare ed il portiere lo fece passare. Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette, questo altro anno giocherà con la maglia numero sette.

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