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Juli Luglio 2019
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notiziario interno interne Nachrichtensammlung
SOMMARIO Riforma del Terzo settore: un’opportunità da non perdere .................. pag. 03
All together Brunek .......................................................................... pag. 05 Progetto Giovani madri .................................................................... pag. 07 Wie kann man die künstlerische Erfahrung bei Kindern fördern? ......... pag. 12 Pait - Progetto assistenziale individualizzato territoriale ...................... pag. 15 COOLtour – L’arte del fare insieme .................................................... pag. 19 Cose dell’altro mondo: il Giappone .................................................... pag. 29
In occasione della serata Volontari in festa, svoltasi il 31 maggio a
Villa delle Rose, l’Associazione ha voluto ringraziare quattro volontari over 80, che continuano prestare il loro servizio:
Maria Rosa Busetti, Dario Antonino, Daniele Marri, Mario Roseano.
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Riforma del Terzo settore: un’opportunità da non perdere Alessandra Belvisi È datato 27 giugno 2019 il cosiddetto Decreto
crescita, il decreto legge che contiene, tra il resto, una proroga del termine del 2 agosto 2019 entro cui le assemblee di centinaia tra associazioni, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, ONLUS, avrebbero potuto adeguare con maggioranza semplificata i propri statuti al Codice del Terzo settore, per avere così i requisiti necessaria per l’iscrizione al
Registro Unico Nazionale del Terzo Settore. Come spesso avviene in Italia dinnanzi a riforme profondamente impattanti sulla vita del Paese, si tratta di un rinvio annunciato da mesi, ora formalizzato, che va di pari passo con la lentezza con cui a questa legge di riforma stanno facendo seguito i relativi decreti attuativi, ancora in parte mancanti. Dal puto di vista operativo per l’Associazione La Strada der Weg il rinvio comporta solo la non necessità di convocare l’Assemblea soci in un periodo di ferie e poterlo fare invece in un momento in cui ci possa essere una maggior partecipazione e quindi una maggior possibilità di illustrare bene il significato della Riforma e le opportunità che questa apre. Dispiace però che con la proroga del termine per gli adeguamenti statutari slitti di fatto l’operatività del Registro Unico nazionale del Terzo Settore , alla cui iscrizione la normativa subordina l’assunzione della qualifica di Ente del terzo settore. Dispiace perché, se la classificazione della miriade di enti che operano nel terzo settore ha inizialmente generato una sensazione di catalogazione forzata non a tutti gradita, essa è non solo giustificabile, ma anche opportuna se letta come occasione per qualificare tutti gli enti che operano con serietà, professionalità, struttura organizzativa, ancorché di piccole dimensioni. Nei confronti della cittadinanza è l’occasione per renderne trasparente l’operato, soprattutto quando tali enti operano con contribuzione degli enti pubblici, ossia con soldi pubblici.
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Ecco allora che va vista positivamente la scelta del legislatore di richiedere regole di funzionamento delle assemblee che esprimano una reale democraticità, organi di controllo e revisione, precisi obblighi di trasparenza. Il tema della trasparenza era finora territorio della Pubblica Amministrazione e degli enti a essa assimilabili. La PA da anni deve rendere conto, con pubblicazioni varie, dei compensi che eroga ai propri dirigenti e ai componenti dei propri eventuali consigli di amministrazione, degli affidamenti a seguito di procedure di appalto e di molto altro. Non può quindi valutarsi negativamente la richiesta che associazioni, fondazioni e Onlus debbano pubblicare sul proprio sito internet o su analoghi portali anche di rete, informazioni relative a sussidi, vantaggi, contributi percepiti dalla Pubblica Amministrazione, così come i compensi attribuiti ai membri di consigli di amministrazione, organi di controllo, dirigenti. Né che a tali enti, soprattutto quando di rilevanti dimensioni, sia richiesta proprio dalla legge di Riforma l’adozione di un bilancio con precise caratteristiche e soprattutto la pubblicazione di un bilancio sociale in cui si relazioni in modo trasparente rispetto a obiettivi, azioni, risorse, impatto sociale. La trasparenza non potrà che fare bene agli enti che vorranno ricorrere a risorse private per assolvere ai propri compiti senza fare esclusivo affidamento su finanziamenti pubblici, tramite raccolta del 5 per mille, raccolte fondi e, in alcuni casi, sponsorizzazioni. Le attività di fundraising trovano infatti
nella
riforma
piena
legittimazione. Ecco allora che l’appellativo di ETS e l’iscrizione al Registro del
5 giugno Fiera associativa
terzo settore, con le opportunità che la nuova normativa offre faranno la differenza per chi sceglierà di far parte di questo processo di riforma, che si auspica venga portato a compimento senza ulteriori rinvii.
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All together Brunek Marion Untersteiner Nachdem
die
Räumlichkeiten
Tagesstätte gefunden
Grisú
hat,
neue
konnten
wir
Überlegungen anstellen, wie wir diese „alten“ Räume in Zukunft nutzen wollen und können. Einerseits
wollten
Individualprojekte andererseits
wir
die
mit
wollten
Räume
Jugendlichen wir
aber
auch
für füllen, einen
Treffpunkt für Familien und auch für Senioren schaffen. Im selben Gebäude befindet sich die Seniorenmensa und wir wollten auch ihnen die Möglichkeit geben, vormittags zu uns zu kommen, sich zu unterhalten, Karten zu spielen oder die Zeitung zu lesen, um so die Zeit bis zum Mittagessen zu verkürzen. Gleichzeitig starteten wir auch am 19.03.2019 mit einem Sprachfrühstück (dienstags und donnerstags), zu dem wir vor allem Mütter und Väter nicht deutscher Muttersprache mit ihren Kleinkindern eingeladen haben. Von Beginn an haben wir, sei es bei den Senioren, als auch bei den Familien eine kleine Stammgruppe, die gerne und sehr regelmäßig kommt. Zudem scheinen sie sehr wissbegierig, möchten Neues lernen und bringen hin und wieder auch neue Menschen mit zu uns. Neben den zur Verfügung stehenden Räumlichkeiten mit Sanitäranlagen, Stillund
Wickelraum
und
kleiner
Kochnische
wollen
wir
vor
allem
auch
Weiterbildungsangebote für junge Familien in italienischer Sprache anbieten und einen interkulturellen Treffpunkt schaffen, wo jede/r willkommen sein soll. Da wir in Bruneck etwas außerhalb gelegen sind, sich aber ein Kinderspielplatz in unmittelbarer Nähe befindet, sehen wir hier eine Chance, um Familien und ihre Kinder anzusprechen und durch ein gezieltes und angeleitetes Gruppenangebot auch interessante Vorträge und Weiterbildungen vor allem in italienischer Sprache anzubieten. Ein Fotoshooting für Kleinkinder haben wir bereits durchgeführt, das Sprachfrühstück findet guten Anklang und für den Sommer sind schon einige
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Aktivitäten geplant: Das Sich begegnen und das gemeinsame Tun soll im Vordergrund stehen, bei dem wir uns unterhalten und so einfache Gespräche üben können. MONTAG 9.00-11.00 Uhr Gemeinsam kochen/backen
wir…? (ohne Anmeldung) Gemeinsam
werden
Spezialitäten,
als
wir
auch
sowohl neue
Südtiroler
Rezepte
aus
verschiedenen Kulturen kennenlernen, kochen und verkosten. Jede/r kann vorbeikommen und sich neue Inspirationen
holen!
Die
Zutaten
und
Zubereitungsweise wird dann anschließend in einem Rezeptheft notiert und kann mit nach Hause genommen werden! DIENSTAG 9.00-11.00 Uhr Sprachfrühstück (ohne Anmeldung) DIENSTAG 9.30-10.30 Uhr Entspannung für Mütter und Väter (nur mit ANMELDUNG!! - mit gleichzeitiger Kinderbetreuung) ab 09.07.2019 MITTWOCH 9.00-12.00 Uhr Gemeinsam schaffen wir…? Zusammen werden wir zeichnen, basteln, modellieren usw. Lass dich überraschen und mach mit wenn du gerne bastelst und mit deinen Händen etwas Kreatives machen möchtest! DONNERSTAG 9.00- 11.00 Uhr Sprachfrühstück FREITAG 9.00-12.00 Uhr variables Programm Öffnungszeiten Montag 9.00-14.00 Uhr, Dienstag-Freitag 9.00 bis 12.00 Uhr Ort:
Josefsheim,
Außerragen
16,
39031
Bruneck 2. Stock Koordinatorin: Marion Untersteiner
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Progetto Giovani madri Intervsita a Marina Bruccoleri Fabrizio Mattevi Marina Bruccoleri è la responsabile dell’Area Donna e pari opportunità. Le abbiamo chiesto di
illustrarci il progetto Giovani madri. Marina, sentiamo spesso nominare il progetto “Giovani madri”, che si sta sviluppando e ampliando. Vale la pena farlo conoscere meglio a tutti. Dunque, innanzitutto come è nato il progetto? Lo spunto iniziale è venuto dalla prima migrazione balcanica in Italia, circa quindici anni fa. A seguito di quel fenomeno l’Associazione aprì dei servizi ad alta autonomia, prima per maschi e poi per femmine. L’intento era di accompagnare all’autonomia ragazzi minorenni. Accadeva che qualcuna di quelle giovani donne rimanesse incinta e affrontasse la gravidanza spesso priva di supporti parentali e pure del sostegno del padre del bambino. Si avvertì l’esigenza di offrire una forma di accompagnamento a queste persone che presentavano un buon grado di autonomia nella vita quotidiana. Fu così che, in accordo con la direttrice dell’Ipai (Istituto provinciale per l’assistenza all’infanzia), si diede avvio al progetto Giovani madri, inizialmente all’interno delle residenze assistite femminili. Dieci anni fa Giovani madri è diventato un progetto a se stante, collocato all’interno dell’Area “Donna e pari opportunità”. Il progetto è portato avanti da una rete di soggetti: i distretti e servizi sociali, che sono i finanziatori e dunque svolgono il ruolo di case-manager, l’Associazione con i suoi operatori e le sue strutture, la rete dei soggetti territoriali.
Quali sono le finalità? Il progetto ha via via definito il suo profilo concettuale. In primo luogo è stata ampliata la categoria di “giovani madri” arrivando a comprendere la fascia di età fino ai quarant’anni. Le finalità essenziali sono due. Una parte dall’assioma “una donna felice è una Luglio 2019
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madre felice”: potenziare e rafforzare l’autonomia personale accresce le competenze genitoriali e la capacità di svolgere una funzione tutelante nei confronti del figlio; questa è la seconda finalità fondamentale del progetto. La cornice che fa da sfondo al progetto è determinata da due principi fondanti: la tutela della salute delle persone e il rispetto della legge.
Puoi descriverci in modo sintetico il progetto? È rivolto a madri con età tra 16 e 40 anni, con figli di età massima di otto anni, che, secondo la valutazione dell’assistente sociale, presentano buone prospettive di acquisire una propria autonomia di vita. A loro si propongono tre diverse forme di accompagnamento: presso i nostri appartamenti, che al momento sono sei; oppure presso la loro abitazione privata; altrimenti con il coinvolgimento dell’intero nucleo familiare nel caso in cui l’assistente sociale valuti che la presenza del padre
sia
fondamentale
per
l’evoluzione
verso
l’autonomia. Attualmente il servizio è attivo a Bolzano e Merano. Mediamente una madre è seguita per circa un anno, un anno e mezzo.
Come si attua concretamente il progetto? Si parte da una situazione concreta: un’assistente sociale coglie dei segni che indicano che i bambini di un nucleo familiare non sono sufficientemente ben
Valentina Casagrande
curati e tutelati, ma soffrono forme di trascuratezza o
coordinatrice di
costrizione; oppure l’Ipai segnala una madre che,
Giovani madri
dopo un’esperienza residenziale, ha bisogno di una
struttura di passaggio intermedia per raggiungere l’autonomia. Delle segnalazioni possono giungere all’assistente sociale anche dal Tribunale dei minori. Individuato e definito il bisogno, si avvia il progetto educativo individuale. Lo strumento metodologico prioritario è la relazione con la madre. L’accompagnamento si articola in sei ore settimanali per ogni assistita, assegnate a due diversi educatori, che incontrano la donna, si confrontano con lei sull’andamento quotidiano, la cura della casa, la preparazione del cibo per sé e i 8
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figli, l’inserimento dei figli all’asilo nido o alla scuola, l’adempimento di pratiche burocratiche. Oggi siamo in grado di assegnare gli educatori sulla base delle problematiche specifiche della singola madre. Abbiamo infatti educatori specializzati nelle varie tipologie di difficoltà. Vi è poi la presenza, per un’ora alla settimana, di un’ostetrica o un’assistente per l’infanzia che si occupa specificamente della salute e dell’accudimento dei bambini. Per il resto del tempo le madri vivono in autonomia
nel
proprio
appartamento
o
convivono insieme in uno degli appartamenti dell’Associazione, misurandosi con le inevitabili fatiche della coabitazione di differenti culture di provenienza. Il numero di madri che vivono nel medesimo
appartamento
varia
a
seconda
dei
figli
e
dell’ampiezza
dell’appartamento, comunque non più di quattro. L’esperienza con le altre madri e con il vicinato è però formativa e offre molti spunti e contenuti su cui lavorare sul tema dell’inclusione.
Quali storie hanno alle spalle queste madri? Attualmente abbiamo un 60% di donne con storie di migrazione e un 40% di donne autoctone, ma assistiamo all’aumento di richieste per madri con background migratorio. Questo dato pone nuove e diversi problemi. Nel valutare le situazioni familiari e le competenze genitoriali occorre infatti considerare e riconoscere le forti differenze culturali.
Alla
mentalità
occidentale
una
madre
nigeriana
può
apparire
trascurante, perché nella tradizione di quel popolo del bambino non si occupa direttamente la madre ma più ampiamente il villaggio. Ecco allora che tra i nostri compiti vi è quello di chiarire a quella madre che nel nostro mondo vi sono altre modalità e altri criteri. Nel corso degli anni tra i casi seguiti sono aumentate le storie di violenza di genere, di donne che portano con sé un trauma subito. Un’impressione che ci pare di poter cogliere nell’insieme di storie incontrate è poi questa: ragazze che provengono da famiglie disgregate, che presentano al proprio interno problemi psichiatrici o di dipendenza, tendono a scegliere come Luglio 2019
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partner e padre dei propri figli giovani uomini che provengono da famiglie con profili identitari forti e, quindi, per lo più appartenenti ad altre culture. Inevitabilmente l’incontro tra appartenenti a culture molto diverse genera anche scontri, soprattutto su quel che concerne i figli. Inevitabilmente queste varie situazioni sono caratterizzate da un quadro di ristrettezza economica.
Come si inserisce tra gli altri interventi assistenziali? Si tratta di un progetto per l’autonomia e non va confuso con interventi che prevedono l’ospitazione. È un servizio ponte, che presuppone un certo grado di autonomia e che interviene solo dopo un eventuale soggiorno in strutture residenziali, come quelle dell’Ipai. L’appartamento che mettiamo a disposizione è dunque uno strumento per permettere alla madre di consolidare la propria capacità di autonomia. Solo di fronte a situazioni specifiche, esplicitate dal servizio sociale, è possibile seguire donne con limitati margini di autonomia: è il caso di violenze sulla donna o sul bambino, problematiche psichiatriche, disturbi alimentari, consumo di sostanze psicoattive. In questi casi svolgiamo anche un’azione di osservazione per verificare che siano garantite le cure adeguate al bambino. Se il supporto ordinario risulta insufficiente e se la donna non è pronta per garantire un buon grado di autonomia, si valuta insieme con il servizio sociale se è opportuno potenziare l’intervento o se individuare alternative di tipo residenziale.
Chi sono i vostri partner sul territorio? Il case-manager è sempre l’assistente sociale, ma vi è una rete di soggetti con cui ci confrontiamo e collaboriamo: Sert, Centri antiviolenza, Servizi psichiatrici, Tribunale e Procura minori, forze dell’ordine, Infes per quanto riguarda i disturbi alimentari, Hands per i problemi di alcolismo. Il nostro compito è appunto di verificare che una madre è in grado di occuparsi adeguatamente e autonomamente del figlio, pur in presenza di problematiche per cui è seguita da uno di questi enti.
Dal tuo punto di vista di responsabile qual’é il bilancio complessivo? È un bellissimo progetto. È esaltante vedere le risorse che queste giovani donne riescono a scoprire in se stesse e a tirare fuori. La collaborazione con i vari enti è cresciuta e si è cementata nel tempo, facendo 10
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sì che il progetto goda di sempre maggiore credito e apprezzamento. I numeri di Giovani madri sono cresciuti in modo esponenziale. Attualmente ospitiamo 5 madri e 8 bambini a Bolzano, 8 madri e 9 bambini a Merano; una decina sono le madri seguite sul territorio. Rispetto alle 20 madri seguite, abbiamo una lista di attesa con 17 richieste. Rileviamo però una difficoltà crescente nel reperire appartamenti sul libero mercato, perché è aumentata la diffidenza verso persone che presentano qualche problematica, soprattutto se di origine straniera. In conclusione voglio invece riferire un bel gesto. La Cooperativa Casa-bimbo raccoglie tra i genitori dei propri nidi e scuole per l’infanzia materiali vari (vestiti, giochi, passeggini …) che poi ci dona.
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Wie kann man die künstlerische Erfahrung bei Kindern fördern? Alessandra Marcucci
(traduzione di Giulia Rigotti) Seit einigen Jahren arbeite ich als Mitarbeiterin im Zentrum Il Germoglio Der Sonnenschein auch in Kindergärten, wo ich mich im Rahmen des Projekts "Pinguino Leo" mit Primärprävention beschäftige. Ich biete als Kunsttherapeutin auch kreative Workshops für Kinder und Lehrer an. Kreativwerkstätten ist ein sehr allgemeiner Begriff, um ein Projekt zu bezeichnen, das versucht, sich nach den Bedürfnissen einer bestimmten Schule zu richten, nach den Bedürfnissen des Lehrers, und dann vor allem nach den Bedürfnissen der Kinder, die sie nutzen. Ich möchte einige Überlegungen zu genau diesem Aspekt anstellen, der mir sehr wichtig ist. In diesen Jahren habe ich viele Unterschiede zwischen den Schulen beobachtet und bemerkt: Auf der einen Seite gibt es diejenigen, die viel Zeit und Leidenschaft darauf verwenden, den Kindern die Liebe zur Kunst, zur Bewegungslinie und zu den Farben zu vermitteln, indem sie experimentelle und nicht didaktische, jedoch lustige und kreative Methoden und Techniken anwenden. Auf der anderen Seite gibt es Schulen, in denen andere Aspekte des Wachstums des Kindes bevorzugt werden. Anderen Projekten wird mehr Zeit gewidmet und die Zeichnungen der Kinder werden nicht mit genügend Dynamik und Neugierde betrachtet, sodass sie wie im embryonalen Zustand bleiben und riskieren, sich untereinander zu ähneln und stereotypisch zu sein. Um die Entwicklung und Blüte der Zeichnung in einem anderen Zustand zu fördern, nämlich dem der Entdeckung, des Spaßes und der Geburt der Leidenschaft für alles, was Papier und Bleistift ist, braucht es Zeit, Hingabe und Begleitung mit der richtigen Distanz. Beim Durchsehen meiner alten Notizen und meiner Fachbücher, habe ich eine Art kleinen Leitfaden erstellt, um den künstlerischen Ausdruck bei den Kindern zu erleichtern, in der Hoffnung, dass alle Kollegen und Freiwilligen des Vereins La 12
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Strada-Der Weg, die diesen Artikel lesen werden, einige nützliche Ratschläge erhalten können, um die künstlerische Entwicklung eines Kindes zu begleiten und Zeugen der künstlerischen Entwicklung dieses Kindes zu sein, unabhängig davon, ob es ein Kind, ein Enkelkind oder ein Nutzer eines Jugendzentrums ist. "Dieses Kind hat wirklich Glück,
deren Eltern von allen Fortschritten, die gemacht wurden, begeistert sind. die er in der künstlerischen Sprache vollbringt, so wie ich von all seinen Fortschritten im Sprechen." (Aus der Enzyklopädie “Die Fünfzehn”)
Was ist wichtig zu tun oder nicht zu tun? Wenn das Kind etwas zeichnet, malt oder schafft, kann man schweigend hinter ihm stehen und es beobachten. Es ist schön, von den Emotionen überrascht zu sein, die es auszudrücken versucht. Du solltest so wenig wie möglich eingreifen, es ermutigen und nie seinen Platz einnehmen.
Was ist wichtig zu sagen oder nicht zu sagen? Am Ende kannst du das Kind fragen: "Erkläre mir ein wenig, was du getan hast", aber wenn es nicht darüber reden will, ist es besser, nicht darauf zu bestehen. Wenn wir Urteile fällen, blockieren wir den kreativen Prozess, sowohl wenn wir sagen, dass es schön ist, als auch wenn wir sagen dass es nicht schön ist. Vielmehr kann man es fragen, ob es Spaß daran hatte, zu zeichnen oder wie es sich dabei fühlte und was es fühlte. Das Wichtigste ist nicht, was das Kind tut, sondern was es fühlt, während es tut. Sag nicht: "Du warst gut darin, diese schöne Zeichnung zu machen"; sondern sag: "Erzähl mir etwas, es muss Spaß gemacht haben, die Zeichnung zu machen". Vermeiden wir: "Was ist das?" ...kommentiere was du siehst, nicht, was du glaubst zu sehen. Beste Antwort: "Oh, danke, dass du es mir gezeigt hast". Ermutige das Kind immer.
Wie kann man die Kinder stimulieren und ermutigen? Wenn das Kind nicht weiß, wie man etwas macht, kann man mit ihm nach Bildern suchen, die das darstellen, was es zeichnen will. Und während das Kind das Bild Luglio 2019
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betrachtet, können ihm Fragen über die Form und Farbe gestellt werden, damit es sich das Bild besser merken und visualisieren kann; man kann es dann ermutigen, zu experimentieren.
Dinge, die man sich merken und vermeiden sollte Kinder erleben sehr wichtige kinästhetische Empfindungen, wenn sie das künstlerische Material frei nutzen können. Viele Bücher über Kinderzeichnungen orientieren sich an der Bedeutung und Interpretation jeder Linie oder Farbe. Das ruiniert und frustriert die reine Freude und Einfachheit des Schaffens. Wir prüfen nicht jede Zeichnung mit der Absicht, psychologische Hinweise zu erhalten! Kinder zeichnen das, was für sie lebenswichtig ist, also selbst wenn sie z.B. in der Zeichnung der menschlichen Figur Körperteile weglassen, sollten wir nicht sofort beunruhigt sein! Kinder zeichnen mit größerer Betonung, was für sie von Bedeutung ist (in Größe, Farbe und Form oder Bewegungsaktion). Perspektive hat für Kinder keine Bedeutung, die Dinge werden mit dem inneren Auge dargestellt, wie sie es kennen. Der physische Raum des Blattes, unabhängig von seiner Größe, stellt den privaten Raum des Kindes dar und muss als solcher respektiert werden. Gehen wir also mit gutem Beispiel voran, indem wir nicht AUF die Zeichnung des Kindes schreiben. Für alle Informationen, die Sie sammeln möchten (Datum, Name, Titel oder Wörter des Kindes selbst), verwenden wir die Rückseite des Blattes. Das Kind wird sich in seiner Gesamtheit respektiert fühlen. "Die Kunstvermittlung muss darauf abzielen, Sensibilität für Probleme, für die
Gefühle anderer, für alles, was Gegenstand der Erfahrung ist, zu entwickeln, fließend in der Lösungssuche und Ideenfindung, Flexibilität bei der Anpassung an neue Situationen, Originalität, die Fähigkeit, die Ergebnisse der Erfahrung neu zu strukturieren, zur Durchführung von Abstraktions- und Syntheseprozessen.“ (W. Lowenfeld)
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PAIT Progetto assistenziale individualizzato territoriale Intervista a Carlotta Ficco Dario Volani PAIT è un acronimo che sta per “Progetto Assistenziale Individualizzato Territoriale”. Fa parte
degli interventi realizzati dall’Area Dipendenze. Abbiamo chiesto a Carlotta Ficco, Responsabile d’Area, di illustrarci sinteticamente di cosa si tratta. Cos’è in breve PAIT? È un progetto di accompagnamento per soggetti con problematiche di dipendenza e abuso da sostanze stupefacenti e psicotrope, gioco d’ azzardo, farmaci, internet ed altre dipendenze. È un intervento che si focalizza sulla qualità della vita e non sulla diagnosi. È molto “personalizzato” e risponde all’indicazione di promuovere e agevolare gli interventi con impatto territoriale e domiciliare e in particolare alla maggiore efficacia dell’individualizzazione degli interventi. Cosa si fa nel concreto è poi diverso da caso a caso. È un progetto volto al recupero/mantenimento dell’autonomia
nelle
attività
di
vita
quotidiana
e
all’incremento
della
partecipazione sociale. Il progetto è quindi lo strumento per “progettare l’autonomia“ o “una vita sufficientemente buona”. Prevede di individuare insieme al paziente i suoi bisogni, partendo dal suo livello di “funzionamento sociale”, dalle sue risorse sia in termini economici che di rete primaria e sociale; quindi si stabiliscono degli obiettivi e si definiscono le strategie per conseguirli.
Quali sono gli obiettivi? PAIT ha come obiettivo il miglioramento del benessere psicofisico di persone con problemi di dipendenza per i quali i servizi ambulatoriali non costituiscono un sostegno sufficiente mentre la proposta di invio in strutture, presso cui è prevista l‘astinenza come obiettivo riabilitativo, non risponde alla loro capacità di tenuta. Si rischia di far vivere e rivivere dei fallimenti e di tenere poco in considerazione le effettive possibilità e la “Weltanschauung” degli stessi. Partire dalla resilienza dei Luglio 2019
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pazienti e dalla loro effettiva capacità, se supportati, a gestire gli abusi, prevenire i comportamenti fuori controllo, evitare peggioramenti, in un‘ottica di self regulation sono gli obiettivi che questa proposta vuole portare avanti.
Oltre ad una relazione significativa cosa si mette in atto per dare concretezza al supporto e sostegno? Molti accompagnamenti, molto affiancamento nel risolvere questioni burocratiche (compilare domande, presentare documentazioni richieste da vari uffici, …). Viene richiesto di ricordare appuntamenti e accompagnare dal medico o dal dentista. Cammin facendo si possono osservare e misurare capacità e limiti ed essere quindi più precisi nel fare una sorta di bilancio delle competenze che permette di immaginare e individuare nuove “autonomie” da sperimentare e sostenere.
Quali sono i destinatari, i target per cui questo progetto è stato pensato? Come detto sono persone con problemi di dipendenza, possono essere pazienti di “bassa soglia” con esperienze di emarginazione, trascuratezza, di strada, persone tendenti a continui acting out, con poca capacità di mentalizzazione e bassa tolleranza a programmi strutturati. Possono essere pazienti con disturbi psichiatrici o lievi deficit cognitivi, con esperienze di istituzionalizzazione, soggetti tendenzialmente “dipendenti” dai servizi, anche se “sospettosi” degli stessi. È pensato anche per pazienti con problematiche sia sociali che psichiatriche, che esprimono il disagio usando il bere, i farmaci in maniera compulsiva e senza individuare un nesso di causalità. Ci sono molti pazienti così detti “doppiadiagnosi”. Pazienti che hanno percorsi altalenanti di adesione e resistenza alle proposte di una comunità riabilitativa. Al progetto vengono indirizzati soggetti cronici che destano forte preoccupazione ai servizi (non solo per il tema della dipendenza, ma legato a questo, con forte rischio che perdano casa, si trovino sempre più isolate, senza lavoro, con possibilità avere amicizie solo con persone con il loro stesso problema, …). Attualmente sono seguite dall’equipe dell’Associazione sette persone e si può arrivare ad un massimo di nove. Si potrà e sarebbe ottimo lavorare ancor di più sull’aggancio e sull’attenzione al tempo libero con un inserimento in ambiti che permettano altre relazioni (anche se non è facile trovare gruppi e ambienti adeguati).
Quando è partito il progetto e qual è la durata prevista? È partito a settembre del 2017, su committenza del SerD di Bolzano. È stato 16
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presentato e avviato come progetto sperimentale e vede coinvolta oltre all’Associazione La Strada – Der Weg ONLUS (in particolare attraverso l’Area Dipendenze) anche l’Associazione HANDS. Sono previste circa cinque ore settimanali per ogni utente preso in carico. Possono sembrare poche, ma è abbastanza se lo si compara alla possibilità e disponibilità degli incontri di tipo ambulatoriale.
Su quali territori è attivo il progetto? Per la nostra Associazione il territorio di riferimento è quello di Bolzano, mentre
Hands si muove anche su Merano. Questo è un progetto che richiede grande attenzione e personale con particolari capacità: chi ci lavora? La coordinatrice del progetto è la dott.ssa Morena Desarro, affiancata da diversi operatori con grande esperienza
nel
professionalmente dell’Associazione).
settore
(in
gran
nell’Area L’equipe
si
parte
attivi
Dipendenze sta
pian
piano
sempre più strutturando e rinforzando, anche ricercando e coinvolgendo le necessarie figure professionali che
Morena Desarro
fanno
comunque
riferimento
all’area sanitaria.
PAIT è ancora nella fase sperimentale. Cosa serve per farlo passare a quella ordinaria? Non c’è ancora una precisa cornice giuridica e un quadro preciso di riferimento. L’idea è quella di modellizzare, di fare eventuali aggiustamenti in itinere, mettere a sistema e poi espandersi. Per ora non c’è nemmeno una sede fisica di riferimento e supporto; ci si trova a casa dell’utente, in spazi pubblici all’aperto o al chiuso, presso la sede dell’Associazione. La committenza è molto attenta a questo progetto e la collaborazione è davvero preziosa. Per il PAIT c’è un budget a disposizione che chiaramente limita il numero di soggetti che possono essere inseriti (e che non va superato), ma per ora risulta sufficiente. Vogliamo anche rendere evidente che attraverso questo impegno si risparmiano non solo energie
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e interventi, ma anche risorse economiche. PAIT può infatti anche essere un “intermezzo” o un intervento di sostegno tra un’esperienza e un’altra che permette alle persone di non sprofondare, non abbandonare, non perdere elementi fondamentali (come ad esempio la casa, la salute, il lavoro).
Per prendere in carico una persona serve un invio: come funziona l’iter? I casi e gli obiettivi vengono condivisi con il SerD, in particolare attraverso il coinvolgimento delle assistenti sociali. Sono loro che propongono al paziente questo
percorso,
poi,
con
gli
operatori,
si
definiscono
le
norme
di
convivenza/comportamento e si determina e sottoscrive un “contratto”. Il PAIT ha anche la possibilità di proporre attività psicoeducative (formulate attraverso dei pacchetti) e si chiede al SerD se ha necessità di inserire qualcuno.
Quali sono gli elementi di successo e di fatica che avete potuto registrare e cogliere in questa prima fase di avvio? Tra gli elementi che danno efficacia e successo al progetto va sicuramente messa l’ottima collaborazione con le assistenti sociali invianti. Un fattore di qualità è dato dall’esperienza che gli operatori possono mettere in campo. Altro aspetto incoraggiante è poter vedere in tempi anche piuttosto brevi come l’intervento ottenga una riduzione delle situazioni d’emergenza (ricoveri, perdita della casa, ecc.) e quindi riesca a prevenire situazioni problematiche. Positiva anche la possibilità di lavorare sul medio – lungo periodo (non c’è una tempistica stringente predefinita). Tra le fatiche possiamo registrare il carico di responsabilità che l’operatore finisce per sentirsi di dover portare (ogni operatore segue al massimo due casi). L’aggancio diventa e richiede presto una forte relazione ed è difficile mantenere la giusta distanza e non farsi assorbire dalle situazioni. Si è in trincea, in prima linea.
Qual è un piccolo augurio e desiderio per il futuro più prossimo? Sarebbe bello poter contare su un coordinatore che possa dedicare maggior tempo per sviluppare il progetto, che ha davvero tante potenzialità.
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COOLtour L’arte del fare insieme Valentina Stecchi (Il 31 maggio COOLtour ha festeggiato il
secondo anniversario della sua nascita. Valentina Stecchi è una protagonista di questa storia e di questa avventura, che lei descrive nel testo che segue, pubblicato, nel maggio 2019, nel volume Il Ritorno a Casa degli Ulissi, di Pacini Editori)
Penso che responsabilità sociale sia
vera, ma non totalmente esatta: la cul-
una dei fattori imprescindibili dell’uomo
tura, in ogni sua forma, è un dialogo
come homo socialis: si è responsabili
intenso tra territorio e individuo. Que-
se si è capaci di rispondere e se si ri-
ste forme di comunicazione personali,
sponde è perché qualcuno o qualcosa
ma radicate nel contesto sociale, de-
ci ha posto dei quesiti di compartecipa-
vono a mio parere uscire dallo scrigno
zione. Sono Valentina Stecchi e sono
della mera maieutica creativa e met-
una giovane disegnatrice bolzanina. Ho
tersi in relazione e creare relazione con
sempre vissuto l’arte come una forma
chi ne fruisce. Tornata dai miei studi
di espressione personale, non fine a se
accademici a Verona e da un periodo
stessa, ma che riesce a mettermi in
di formazione all’estero, sono rientrata
connessione continua con quello che
nella mia città natale provando a far
mi circonda. L’arte per me è il veicolo
uscire i miei lavori e i prodotti del mio
principale con cui esprimo la mia re-
estro creativo dal mio scrigno, dal mio
sponsabilità civile e sociale, è il modo
mondo personale. A facilitare questo
in cui io rispondo a quanto la comunità
mio desiderio e questa visione che ho
mi chiede, su di me, sull’attualità, sul
della mia professione è stata l’adesione
futuro. Le arti, come varie forme di cul-
a un progetto di rigenerazione urbana
tura, sono spesso intese come lessici e
che è sorto proprio un anno fa sul ter-
spazi intimistici, cosa indubbiamente
ritorio bolzanino, nella fattispecie nel
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quartiere Don Bosco, dependance terri-
pio, quello delle Botteghe di Cultura,
toriale del centro cittadino, sia dal pun-
una rete di rigenerazione urbana che
to di vista urbanistico che sociale che
stimola gli abitanti del quartiere a par-
culturale.
tecipare attivamente ai processi cultu-
Ho abbracciato la mission di questo
rali pensati per il territorio.
progetto, di cui vado a raccontare, co-
Io nel progetto COOLtour sono nata
me volontaria del servizio civile prima e
come volontaria del servizio civile e ora
come operatrice ora, leggendo questo
ne sono una degli operatori e presto il
periodo come un
mio tempo come atti-
banco di prova,
vatrice culturale sul
come una occa-
territorio. Uso l’arte
sione per tessere
proprio come sogna-
nuove relazioni e
vo di farlo, professio-
per affinare, e a
nalmente e in conti-
volte
scoprire,
nua connessione con
abilità e talenti
l’esterno e, soprattut-
che vanno anche
Sede di COOLTour
to, crescendo sempre
al di fuori di quella che ritenevo la mia
più come disegnatrice e come persona.
sfera di competenza iniziale, ovvero
Per entrare nel vivo della mia esperien-
l’arte intesa come disciplina.
za di rigenerazione urbana e di svilup-
COOLtour è un progetto della Associa-
po comunità, non posso non partire
zione La Strada-der Weg, realtà no
dall'origine del progetto COOLtour, ov-
profit attiva da quarant’anni nel Terzo
vero dalla genesi progettuale di questo
Settore. COOLtour è un progetto di
percorso rigenerativo.
promozione culturale che dal 1 giugno
Attraverso la collaborazione tra Ufficio
2017 trova sede in un negozio dismes-
Politiche giovanili della Ripartizione
so da tempo, collocato nel territorio
Cultura italiana della Provincia auto-
periferico bolzanino, spesso ricordato
noma di Bolzano e Istituto per l’Edilizia
mediaticamente non per le sue potenche gli hanno causato l’appellativo di
Sociale (IPES), all’inizio del 2017 è stato lanciato un bando denominato “Negozi e Cultura”. L’innovativo progetto
luogo di disagio e di degrado. Il pro-
di welfare generativo mirava ad asse-
getto è inserito in un progetto più am-
gnare
zialità ma per i piccoli fatti di cronaca
20
gratuitamente
quattro
spazi
Internos
commerciali pubblici ad associazioni o
la prima decade di articoli principali.
cooperative che si sarebbero impegna-
COOLtour nasce come applicazione di
te a sostenere l’occupazione giovanile
questi intenti e mira a coinvolgere gio-
nel settore creativo-culturale e miglio-
vani e abitanti del quartiere in un per-
rare la coesione sociale nel quartiere di
corso di promozione culturale condiviso
riferimento, quello di Don Bosco. L'As-
da tutte le realtà e le rappresentanze
sociazione La Strada-der Weg Onlus,
che vivono e animano ogni giorno il
tra i quattro assegnatari degli spazi, ha
quartiere.
sviluppato un concept londinese, quello
Il quartiere vive, dalla sua nascita nel
degli Idea Store di East End, applican-
1938 ad oggi, una percezione di subal-
dolo al quartiere bolzanino di riferimen-
ternità rispetto al centro città e agli al-
to: nati da un progetto di Sergio Do-
tri quartieri, percezione spesso cavalca-
gliani, cultural manager torinese, gli Idea Store sono dei centri multiservizi
ta anche dai media che dipingono il
che si collocano come valida alternati-
la criminalità e isolamento sociale. Fa-
va ai centri commerciali, offrendo agli
cendo una mappatura della situazione
abitanti
delle
quartiere come luogo di disagio, picco-
socio-culturale
zone periferi-
della zona, ci
che la possi-
si accorge di
bilità di usu-
quanto
fruire di ser-
Bosco sia sto-
vizi
primari,
ricamente se-
come
Don
super-
de di diverse
mercati, uffici
associazioni, e
anagrafici
e
di quanto lo
scuole dell'in-
spirito di col-
fanzia, assie-
laborazione e il
me e accanto a servizi culturali gratuiti
senso di comunità siano parte inte-
come cinema, biblioteche o teatri, in
grante della personalità di chi lo abita.
un unico luogo. L'esperienza degli Idea
COOLtour, per valorizzare questa ani-
Store offre molte sollecitazioni per ri-
ma del quartiere e agevolare gli scambi
pensare la necessità e l'accessibilità
relazionali virtuosi, non solo limitati al
della fruizione culturale, sancita nel no-
quartiere stesso, ma anche in inter-
stro Paese anche dalla costituzione nel-
scambio con la città nel suo insieme, si
Luglio 2019
21
propone quotidianamente come uno
continua e un servizio di mentoring mi-
spazio aperto, un ufficio stampa che ha
rato e calibrato sulle esigenze che i ra-
come scopo il giornalismo partecipato.
gazzi riscontrano nel quartiere. L'obiet-
L'idea è quella di rendere gli abitanti
tivo di questo esperimento di giornali-
del quartiere non solo fruitori passivi
smo partecipato, oltre al percorso pro-
delle notizie che li riguardano, ma par-
fessionalizzante in sé, è l'instaurazione di una relazione significativa tra educatori, ragazzi, professionisti affermati e quartiere, con l'intento ultimo, non di poco conto, di rafforzare la coesione sociale favorendo lo scambio intergenerazionale e una pluralità di linguaggi. Proprio per creare una rete di conoscenza e fiducia nei riguardi del servi-
Samira Mosca
zio, COOLtour offre altri servizi al pub-
tecipi e promotori di storie, notizie o
blico: siamo un punto informativo cul-
segnalazioni. In un'epoca in cui l'informazione e la comunicazione sono a disposizione di chiunque, il nostro progetto vuole mettere l'accento sull'etica della comunicazione, sulla scelta delle fonti delle notizie e sulla professionalità di un mestiere sempre più dato per scontato, e vuole farlo formando nuove generazioni di comunicatori. COOLtour offre in tal senso anche dei corsi di approfondimento tematico o di miglioramento tenuti proprio da professionisti dei vari settori della comunicazione (videomaking, giornalismo, fotografia, comic, graphic recording, illustrazione) per fornire alle giovani penne inserite nel progetto occasioni di formazione
22
turale, abbiamo una biblioteca di condominio, un punto internet gratuito, uno spazio relax in cui si può leggere il giornale e bere il caffè, una vetrina espositiva per mostre artistiche e fotografiche, un piccolo orto condiviso con piante aromatiche, a disposizione degli abitanti del quartiere, a cui è legato un servizio di garden sitter e offriamo lo spazio e la nostra esperienza professionale per creare eventi culturali ad hoc che rispondano alle esigenze del quartiere. COOLtour è anche uno spazio in cui nascono progetti creativi, idee di innovazione culturale ed è anche il luogo d'incontro di sorprendenti collaborazioni, proprio come un incubatore culturale dovrebbe fare. Internos
Chi entra a COOLtour, insomma, entra
progetto che non solo nasceva per noi,
anche in uno spazio condiviso a cui tut-
ma anche con noi. Per la realizzazione
to il quartiere può contribuire e del
di ogni progetto culturale ci si deve
quale tutti possono sentirsi parte.
sporcare le mani: così come in un di-
Personalmente ho seguito il progetto
pinto si parte dall'idea, dall'immagine
COOLtour sin dal suo esordio. Sono un'educatrice
in potentia, dall'ispirazione, per poi passare alla fase in actu, fino alla con-
dell'Associazione La Strada-der Weg
cretizzazione maieutica definitiva, in
Onlus perché c'era l'idea di aprire lo
cui tutti poi possono godere del risulta-
spazio inaugurando già una mostra:
to finale. Anche per il nostro incubato-
quando ho sentito la natura e la mis-
re culturale, COOLtour, è andata così.
sion del progetto, mi sono subito entu-
Sì un progetto di life long learning, ma
siasmata e ho voluto partecipare a
anche di life long doing, in cui ci sono
COOLtour in tutte le sue fasi. Ancora
sia delle figure di facilitazione e guida
stata
contattata
da
prima di inaugurare il tutto, gli educatori di riferimento hanno organizzato una riunione di redazione con noi ragazzi che ci eravamo dimostrati interessati al progetto: il locale era vuoto, le pareti erano sporche e non c'era ancora l'elettricità, ma a illuminare lo spazio sono state le nostre idee, l'entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco. Per farci sentire lo spazio più nostro, gli educatori ci hanno fatto scegliere le modalità di arredo del locale tra i progetti avanzati da alcuni studenti dell'Istituto tecnico per Geometri della città, collaborazione stretta appositamente per aumentare il coinvolgimento giovanile, e abbiamo seguito e partecipato all'allestimento. La partecipazione e la condivisione di ogni passaggio ha fatto sentire noi ragazzi protagonisti di un Luglio 2019
Valentina Stecchi che possono valorizzare competenze e talenti di tutti ed infondere il know
how, sia una partecipazione attiva da parte di chi ha delle competenze attuative, pragmatiche, attinenti alla sfera del do how: solo unendo e condividendo le forze e le conoscenze di tutti gli attori è possibile raggiungere il fine comune e ultimo, ovvero creare un welfare aggregante, di stampo cultura-
23
le innovativo. Io in primis, come volon-
in realtà pensato per il quartiere e i
taria prima e come operatrice poi, mi
suoi abitanti. Lavorando in un ambito
sono sentita chiamata in causa in que-
educativo ho avuto modo di accorger-
sto senso e valorizzata per il mio baga-
mi di quanto siano meditativi i tempi
glio di competenze.
della relazione interpersonale e di
La prima attività aperta al pubblico
quanto essa sia alla base della riuscita
realizzata da COOLtour è stata una
di ogni attività, anche culturale.
mappatura dei desideri degli abitanti,
Il primo vero contatto con gli inquilini è
indagando su quali fossero le loro a-
avvenuto in modo molto spontaneo:
spettative per l'utilizzo di quello spazio
passando davanti alla vetrina, molte
“fantasma”, con la tecnica della pixel
persone del quartiere erano incuriosite
art: ogni abitante aveva il compito di
dalle nostre attività ed entravano con
scrivere su un post-it la sua idea, incol-
svariate domande, azzardando talvolta
landola sulla vetrina, inserendo dunque
ipotesi sulla natura del negozio. Attra-
il proprio tassello nel mosaico artistico
verso questi piccoli contatti quotidiani,
di desideri del quartiere. Nessun abi-
le persone hanno cominciato a sentire
tante si aspettava un servizio a stampo
anche proprio lo spazio e a venire agli
socio-culturale, ma ora molte sono le
eventi promossi da COOLtour.
persone che entrano per godere dei
Questa partecipazione del quartiere è
servizi del nostro spazio e per proporre
stata così spalmata nel tempo che,
nuove progettualità.
malgrado tenessimo documentazione
Non sempre però è stato così: all'inizio
di presenze e attività, non siamo mai
del progetto, con la consapevolezza di
riusciti effettivamente a quantificare la
essere una nuova realtà inserita in un
mole di persone che seguivano e che
contesto abitativo, abbiamo pensato ad
seguono il progetto come alla festa or-
un'occasione per farci conoscere. Ave-
ganizzata per il primo anno del proget-
vamo da poco allestito lo spazio, quan-
to, ovvero un momento di aggregazio-
do abbiamo invitato gli inquilini per un
ne aperto a tutto il quartiere: la gran-
aperitivo
purtroppo
dissima partecipazione a quell'evento
nessuno si è presentato e questo ci ha
ha dato a tutti i ragazzi, agli educatori
fatto capire che era necessario del
e al territorio una percezione davvero
tempo e della fiducia prima di riuscire a
chiara di quanto dopo un anno l'attività
far conoscere COOLtour e soprattutto
e il marchio COOLtour fossero ricono-
mostrare come questo progetto fosse
sciuti e di quanto il lavoro in rete e in
24
di
conoscenza:
Internos
collaborazione sul territorio avesse da-
zione per il quartiere: abbiamo riporta-
to i suoi frutti. Ogni azione sul quartie-
to nella piazza Don Bosco il teatro
re mira ad arginare l'isolamento sociale
all'aperto, rispolverando vecchi ricordi
dilagante, creando un rapporto oriz-
che gli abitanti del quartiere avevano
zontale tra operatori e persone del
degli anni del Dopoguerra, dove la
quartiere, coinvolgendo tutti in un cir-
piazza, allora denominata Piazza Ponti-
cuito non di dare-avere, come farebbe
nia, si faceva palco di esibizioni teatrali
un esercizio commerciale, ma nel si-
di filodrammatica amatoriale. In questa
stema
apprendere-fare-
occasione il lavorare insieme ha per-
condividere, promuovendo l'arte del
messo anche una bella offerta di quali-
fare bene insieme e dello stare bene
tà: il Teatro Stabile di Bolzano ha por-
insieme.
tato infatti quattro spettacoli ispirati
Tante sono state le iniziative di coesio-
alle piéces shakespeariane affiancan-
trifasico
di
ne sociale orga-
doli ad attivi-
nizzate e tutte
tà
partivano
dagli
che potesse-
interessi culturali
ro avvicinare
del
e coinvolgere
quartiere:
parallele
rassegne lettera-
anche
un
rie,
nuovo
pub-
feste
in
piazza, concerti,
blico. Una di
romanzi
queste ante-
diffusi,
libri d'artista, mostre
e
proiezioni
Festa di COOLtour 31 maggio
prime teatrali
cinematografiche.
è stata una delle occasioni in cui ho
Come detto, l'importanza del lavoro sul
avuto modo di sperimentarmi come
quartiere sta nel network territoriale
pittrice sociale in un live painting ispi-
tra varie realtà istituzionali, culturali,
rato all’esibizione musicale di una gio-
educative, commerciali e assistenziali.
vane cantautrice bolzanina. Arte, musi-
Lavorare in rete, ad esempio con le
ca e teatro sono scesi in piazza per av-
Botteghe di Cultura, l'unione delle
vicinarsi alla gente. Questo format cul-
quattro realtà che hanno vinto il bando
turale rispecchia il mio concetto di di-
Negozi e Cultura, ci ha permesso di
vulgazione artistica in quanto va a
ampliare l’offerta culturale a disposi-
scardinare quella spinta elitaria che le
Luglio 2019
25
arti hanno subito nell’ultimo secolo e
generare la comunità dei fruitori del
che le ha poste su un piedistallo di-
quartiere Don Bosco attraverso questo
stante e immacolato dagli influssi so-
nuovo concetto partecipativo dell’arte è
ciali. Sono invece dell’idea che l’arte
il progetto Light Connections in colla-
debba essere accessibile a tutti e che
borazione con Museion e vincitore del
tutti si debbano sentire liberi di goder-
bando ministeriale Prendi Parte: il pro-
ne e di farla entrare nelle proprie vite.
getto, ancora in corso, vuole riflettere
COOLtour mi ha permesso di essere
sulle
promotrice di questo cambio culturale.
dell’arte contemporanea e vuole coin-
Un esempio sono le mostre esposte in
volgere in questa riflessione i giovani e
vetrina, delle quali sono stata curatrice
gli abitanti stessi del quartiere. Sempre
e facilitatrice artistica in modo da age-
per questa campagna di sensibilizza-
volare l’accesso ai messaggi, alle tecni-
zione sui linguaggi artistici e di promo-
che e alla poetica degli artisti. Ho volu-
zione culturale, si sono proposti degli
to invitare a vedere l’arte con occhi
happening culturali in alcune zone del
nuovi e a sentirla propria senza pre-
quartiere. L’iniziativa, in collaborazione
giudizi, un punto di partenza di ricordi,
con il Comune di Bolzano, consisteva in
periferie
e
sulla
percezione
una serie di brevi interventi culturali in luoghi che non sono consuetamente deputati all’arte. L’arte è stata usata anche in un contesto educativo attraverso alcuni interventi laboratoriali all’interno delle scuole del quartiere o nei centri di cultura
Roberta Catania esperienze, pensieri intimi, diversi e unici, ma sempre veri. Creare un ponte relazionale tra fruitori e artisti, tra opere e fruitori ha permesso a tutti di partecipare ad un dialogo condiviso acquisendo più strumenti per una lettura attenta e critica sia dell'arte che della realtà circostante. Altra occasione di ri-
26
giovanile. Il primo, dal nome A piccoli
passi nella critica d’arte, in collaborazione con la scuola primaria Langer, utilizzava l’arte come veicolo per interrogarsi sui sentimenti e sulle emozioni, provando ad esprimerli attraverso diversi mezzi di comunicazione, con particolare attenzione allo sviluppo della sfera empatica e al rispetto per le idee degli altri. Anche il progetto Mi Rifiuto Internos
usava il linguaggio dell'arte per educa-
messaggi che volevo diffondere con
re le nuove generazioni al tema dello
nuova consapevolezza. All’interno del
smaltimento dei rifiuti e del rispetto
progetto mi sono scoperta anche come
dell’ambiente, temi che rappresentano
operatrice educativa e socio-culturale.
delle criticità nel quartiere.
In questo periodo sono andata a bot-
Dopo
l'anno
di
tega
dagli
servizio civile, ho
educatori
iniziato a collabo-
presenti nel
rare nel progetto
nostro
come operatrice:
culturale per
hub
io stessa ho usu-
apprendere
fruito dunque di
da loro stra-
un
tegie e tec-
percorso
di
accompagna-
niche
mento professio-
di
analisi, rico-
nalizzante nell'ambito socio-culturale.
noscimento e risposta ai bisogni sociali
COOLtour è stato per me una chiave di
presenti nel quartiere e, attraverso le
volta, un trampolino che ha ampliato la
mie pregresse competenze artistiche e
mia rete di relazioni, facendo conosce-
attraverso
re la mia professionalità sul territorio e
l’equipe di COOLtour ha potuto contare
aprendomi la mente su nuove applica-
anche su un nuovo linguaggio divulga-
zioni della mia professione arricchen-
tivo, inclusivo e dinamico come quello
dola. Attraverso le numerose attività
dell’arte.
che ho svolto in questo periodo sono
Utilizzo il termine dinamico perché, in
cresciuta sia personalmente che pro-
un contesto multiforme e sempre in
fessionalmente
continuo
fieri come quello di un quartiere a i-
scambio di idee sia con gli abitanti del
dentità fluida, le professioni sociali e
territorio che con altre professionalità è
culturali non possono che reinventarsi,
stato ed è tuttora uno stimolo creativo
mirando a un’innovazione che evolve
continuo, che porta i miei prodotti cre-
verso una crescita e verso nuovi modi
ativi a crescere e rinnovarsi. Illustrando
di convivere e stare insieme. Gli opera-
attraverso il mezzo dell’immagine di-
tori educativi o socio-culturali agiscono
versi temi di carattere sociale ho impa-
oggi in un sistema sociale che si scon-
rato a veicolare in modo efficace i
tra con il self e con il fast, devono mi-
Luglio 2019
e
questo
la
mia
professionalità,
27
rare a riportare l’attenzione dei propri
un sistema che si basa sul network e
destinatari ai giusti tempi della relazio-
su un'economia della condivisione; mi
ne, della crescita e della conoscenza
sono
che
forza
un’equipe multidisciplinare che riesce
un’immersione sociale, uno scambio
ad agire con senso democratico e valo-
con l’altro: si lavora dunque sui binari
rizzante dei talenti e delle professiona-
del co -e dello slow.
lità dei suoi singoli membri, rispettan-
In questa mia esperienza mi sono rein-
doli come persone prima che come
ventata e riscoperta al contempo: mi
professionisti, al fine di stimolare la co-
sono
professionalmente,
esione sociale promuovendo un mes-
inserendomi in un contesto culturale
saggio di agio dato dalla partecipazio-
innovativo e generativo e rispondendo
ne. In questo contesto ho quindi con-
a un’esigenza di cambiamento delle re-
solidato un bagaglio di competenze at-
altà operanti nella promozione cultura-
traverso stimoli ed esperienze nuove,
le; sono dipendente di un'Associazione
che mi hanno fatto crescere come pro-
che investe in un progetto nuovo che
fessionista, come cittadina e come per-
prevedono
reinventata
per
parla linguaggi tra-
riscoperta
come
parte
di
sona. CO-
sversali al sociale e
OLtour
al culturale e che
per me ha
non si basa su stra-
significato
tegie consolidate o
la
prevedibili, ma su
zazione di
esperimenti relazio-
un sogno
nali dinamici e oriz-
lavorativo
zontali; mi sono allo
che mi ha
stesso tempo risco-
permesso
realiz-
perta perché, imparando l'arte del fare
un ingresso privilegiato sì nel mondo
insieme, ho ritrovato un senso di co-
lavorativo, sì nel mondo sociale, ma
munità e un sistema valoriale che ri-
soprattutto nel mondo reale.
cerco e perseguo anche come creativa,
28
Internos
Cose dell’altro mondo Il Giappone Fabrizio Mattevi Elisabetta Fabbris è la coordinatrice della Comunità Sancta Clara. Alex Celesti è il coordinatore del Centro diurno Polo Ovest. A distanza di poco tempo l’uno dall’altro, entrambi hanno
visitato
il
Giappone.
Quali sono le impressioni di un turista
europeo
che
mette
piede in quel mondo? E quali aspetti coglie un occidentale che formazione
e
pedagogica?
porta
un’esperienza Abbiamo
fatto
con
sé
una
professionale
socio
dialogare
tra
loro
Elisabetta e Alex, registrando le rispettive note di viaggio.
Inchini e spintoni, tradizione e innovazione
Sui
In treno il controllore entra in ogni
cellulari con discrezione.
carrozza e fa un inchino, quindi verifica
Però, in metropolitana si sta accalcati e
i biglietti e, prima di uscire, fa un altro
le persone ti vengono addosso senza
inchino.
neppure accorgersene.
Vi è grande attenzione e rispetto nei
Quasi
confronti
smartphone che tengono accesi e
delle
persone
disabili
(i
mezzi
pubblici
si
viaggia
nel
silenzio; i cartelli invitano a utilizzare i
tutti
sono
catturati
semafori hanno segnalatori sonori e
consultano
indicazioni
gli
neppure guardare dove mettono i
degli
piedi. “Ti vengono addosso e neppure
in
attraversamenti
braille
per
pedonali),
insistentemente,
dagli senza
anziani, delle donne, in particolare
ti chiedono scusa!”
delle donne incinte. Nelle grandi città ci
Anche nei ristoranti le persone, sole o
sono poche barriere architettoniche.
in gruppo, sono chine sul cellulare, per
Luglio 2019
29
giocare o comunicare sui social.
immondizie di alcun tipo per strada, né
Si ha l’impressione che la tecnologia
cartacce, né sporco. Le persone si
favorisca la tendenza all’isolamento, al
portano a casa le cose da buttare. Non
distacco tra le persone, sostituisca le
si
relazione
vedono
bidoni
personali.
e
la
differenziata
avviene
Queste modalità non
casa per casa.
riguardano
Il
solo
raccolta
le
Giappone
è
la
che
è
generazioni più giovani
dimostrazione
ma anche gli adulti.
possibile una gestione
I
stanno
dei rifiuti efficiente e
diventando anche dei
rispettosa dell’ambiente.
surrogati
Si
robot
sessuali,
presta
molta
accanto ai quartieri a
attenzione alle regole di
luci rosse e al mercato
comportamento
del sesso.
pubblico,
Si
prova
una
in
al
certa
dell’etichetta
impressione a trovare,
convenzioni.
rispetto e
delle
oltre ai distributori di bibite, distributori
Davanti agli altri non si starnutisce e
di mutandine femminili usate. A queste
non ci si soffia il naso per non
tendenze fanno da contraltare i risultati
diffondere germi. Le persone dunque
delle indagini statistiche che registrano
tirano
calo della libido, apatia sessuale, crollo
frequentemente, modalità che a noi
delle nascite.
Europei appare sgradevole.
Un popolo conservatore, tradizionalista
Peraltro in Giappone si sputa, poiché
e
avanzato
non è un comportamento negativo.
nell’innovazione tecnologica; un forte
All’opposto si viene guardati molto
legame con il passato e una potente
male se scappa uno starnuto.
fascinazione
Anche l’uso diffuso della mascherina
al
contempo
per
assai
l’Occidente,
per
costumi e mode made in USA.
sulla
su
con
bocca
il
non
naso,
è
anche
dovuto
all’inquinamento, che a Tokio è assai
Pulizia e rispetto dell’ambiente
ridotto,
Vi è molta cura dell’ambiente e degli
diffondere virus e batteri, anche se
spazi comuni. Tokio ha circa quindici
ormai è diventata una moda per cui si
milioni di abitanti, eppure non ci sono
usano mascherine colorate e decorate.
30
ma
all’intenzione
di
Internos
non
Nelle intenzioni iniziali è una forma di
con loro, soprattutto se si prova a
rispetto,
conoscerne
ma
simbolicamente
la
lo
stile
di
rimane
vita.
La
mascherina a coprire la bocca può
comunicazione
essere interpretata come una barriera,
forse per non mancare di rispetto nei
superficiale,
un segno di isolamento e separazione
confronti dell’interlocutore, ma anche
dagli altri.
perché non amano parlare di sé e
È diffuso il rituale del bagno pubblico,
“mostrarsi”.
termale
I sorrisi sono rari e appaiono di
e
non,
al
termine
della
giornata lavorativa. Ma non vi possono
maniera.
entrare le persone tatuate. I tatuaggi,
Non ci si bacia, né ci si abbraccia in
infatti, sono associati alla criminalità
pubblico, gli innamorati non stanno
mafiosa e dunque sono malvisti.
mano nella mano.
Anche
mangiare
camminando
è
considerato
un
Capita
allora
anche
i
occidentali
che turisti evitino
comportamento
effusioni in pubblico
spiacevole.
per non sentirsi a
Non
si
fuma
per
disagio,
osservati,
strada, all’aperto, ma
fuori luogo.
in
Agli
certi
ristoranti
possibile
è
fumare
occidentali
i
Giapponesi sembrano
all’interno.
molto schivi e chiusi nelle
relazioni
Gentilezza e freddezza
personali,
I Giapponesi appaiono molto carini,
dell’altro, soprattutto se straniero e se
cordiali
donna.
e
premurosi
nei
confronti
È
diffidenti più
facile
dei
confronti
avvicinare
e
dell’ospite, soprattutto se lo vedono in
confrontarsi con Giapponesi che hanno
difficoltà:
viaggiato o vissuto all’estero.
inglese,
anche
se
aiutano
gli
pochi
parlano che
La distanza nei confronti degli stranieri
cercano un edificio o una via (non ci
può forse essere ricondotta alla storia
sono nomi delle vie, se non delle
di questo paese, che non ha mai subito
principali, e non ci sono indicazioni
una dominazione o un’invasione da
stradali).
parte di altri popoli.
Però è difficile colloquiare e conversare
Peraltro in Giappone è anche raro
Luglio 2019
stranieri
31
incontrare persone di colore. La
gentilezza
sorrisi
perché assorbiti dai compiti lavorativi.
stereotipati, l’attenzione alla forma, il
Ciò rende la madre giapponese una
rispetto dei ruoli, l’uso frequente delle
figura materna piuttosto potente dal
divise (tutti gli studenti indossano una
punto di vista relazionale e affettivo.
divisa),
nei
dei figli, i padri sono molto assenti
questi
modi,
i
tratti
Etica del lavoro alienazione
trasmettono l’impressione mondo
di
un
uniforme
e
I
ruoli
sociali
e
sono
standardizzato, in cui
definiti e rigidi.
tutto
I Giapponesi hanno un
si
ripete
monotonia tanto
con
maniacale,
da
fortissimo
senso
della
risultare
disciplina, che li rende,
nostri
soprattutto nel lavoro,
occhi: un universo di
scrupolosi, ligi, attenti,
automi e di robot.
dediti, rigorosi.
inquietante
L’addetto
ai
alla
Vi è un vero culto del
metropolitana che per
lavoro e al contempo un
tutto il giorno si inchina davanti alle
profondo rispetto per la cosa pubblica,
porte e ripete il nome della stazione
un diffuso senso civico.
appare una modalità impersonale ed
Soprattutto
estraniante.
colpiti da alcuni tratti tipici della loro
noi
Italiani
rimaniamo
organizzazione: nelle scuole non ci
Atteggiamento nei confronti delle donne
sono bidelli e le aule sono pulite dagli
La
i
società
giapponese
è
ancora
alunni, ai campionati mondiali di calcio giocatori
della
nazionale
hanno
fortemente maschilista.
ripulito e riordinato gli spogliatoi e
La donna è tenuta in disparte; il segno
lasciato un biglietto di ringraziamento.
ideografico giapponese per “donna” sono luoghi in cui l’accesso è vietato
Ordine e disciplina, efficienza produttiva, disagio sociale
alle
Il forte senso della disciplina e del
rappresenta una donna in ginocchio. Vi donne
(alcuni
monti,
ruoli
e
mansioni nel mondo del lavoro …).
rispetto delle regole collettive sono
La donna sta a casa a prendersi cura
fattori inibenti e fanno sì che il
32
Internos
Giappone sia un paese molto sicuro, in
sono malattie professionali e suicidi. Il
cui
la
Giapponese ha un termine specifico
è
praticamente
assente
è
karoshi con cui indicare la morte per
ossessionata dall’idea di tenere a bada
troppo lavoro e questa voce è inserita
le proprie borse e le proprie cose.
nelle indagini statistiche.
Il senso del dovere, la dedizione al
L’alto
lavoro, la capacità di fare squadra, lo
100.000 persone nel 2017) è uno dei
spirito
maggiori problemi del Paese.
microcriminalità.
La
collettivo,
gente
il
non
senso
della
tasso
di
suicidi
(16,7
ogni
gerarchia sono fattori che concorrono a
Sul Monte Fuji vi è un bosco detto “dei
determinare
suicidi”, per l’alto numero di persone
una
forte
efficienza
organizzativa, gestionale, realizzativa
che vi si reca per darsi la morte.
come dimostrano la imponente rete di
In questo contesto è cresciuto il
infrastrutture e le grandiose costruzioni
fenomeno degli hikikomori, persone,
del paese. Del resto il Giappone è la
non solo giovani, che si ritirano dal
terza potenza economia mondiale.
mondo e dalle relazioni reali, si isolano
La
rimanendo chiusi in casa.
disciplina,
l’etica
del
lavoro,
l’attenzione al ruolo e
Dietro
l’apparenza,
la
all’immagine sociale si
parte
visibile,
la
trasformano vincoli,
anche
in
dimensione
a
noi
l’immagine
che
esibita, sicura
e
appaiono opprimenti e
vincente, vi è una realtà
soffocanti. Lo sforzo per
nascosta,
rispondere
alla
a
queste
che
vista
sottrae fragilità,
attese, reggere la forte
sofferenze, ansie.
competitività,
Segno
essere
non
emarginati
ha
di
un
disagio
sotterraneo è il forte
costi elevati.
consumo di alcol, un
La vita lavorativa nelle
comportamento proprio
città è assai frenetica, in
della
tradizione
(da
contrasto con gli antichi ritmi della
sempre si produce e si consuma in
civiltà
profonde
abbondanza il sakè, il vino di riso).
tradizioni della spiritualità scintoista e
Colpisce vedere, alla sera, o nei fine
buddista.
settimana, uomini d’affari, manager,
Le conseguenze di questo stile di vita
figure professionalmente di rilievo (per
rurale
Luglio 2019
e
con
le
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lo più maschi ma anche qualche
pubblici, con pic-nic all’aperto, e le
femmina) tanto ubriachi da rimanere
persone di tutte le età finiscono spesso
distesi
in
per ubriacarsi. Però, prima di fare
occasione della celebre fioritura dei
ritorno a casa dopo il pic-nic, gettano
ciliegi,
le immondizie in appositi contenitori.
costuma
sulla in
strada.
primavera, festeggiare
Oppure quando nei
si
parchi
Dal Corriere della sera del 9 giugno 2019
Il signor Itaru Sasaki, pensando a uno stratagemma per vincere il dolore provocato dalla prematura scomparsa del cugino, nel 2010 — un anno esatto prima del terremoto-tsunami che avrebbe devastato il Nordest del Sol Levante — aveva deciso di sistemare nel suo giardino a Otsuchi, cittadina che si affaccia sull’Oceano Pacifico nella prefettura di Iwate, una cabina telefonica collegata soltanto con l’aldilà. «Avevo bisogno di elaborare la sofferenza — ha dichiarato —. Trasformare i miei pensieri in parole trasportate dal vento». Una volta superata l’emergenza, quando una parvenza di normalità è tornata a scandire le giornate dei sopravvissuti, a qualcuno è venuto in mente quella cabina con il telefono senza fili in un giardino privato di Otsuchi. Chissà se è stato lo stesso spirito del vento (in giapponese kamikaze) a diffondere la notizia. Fatto sta che piano piano una piccola folla accomunata dal dolore per un lutto inimmaginabile si è recata in pellegrinaggio da Itaru Sasaki. Tutti avevano le medesima richiesta, pronunciata dopo un inchino: «Posso fare una telefonata dalla sua cabina? È tanto che non parlo con ...».
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Internos
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