Internos N.3_settembre-September 2022_La Strada-Der Weg onlus

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Settembre September 2022
SOMMARIO - INHALT • Piano strategico 2021-2025 • Strategische Planung des Vereins • Im Gespräch mit Vizedirektorin Margit Oberrauch Inserto Area Casa-Occupazione-Lavoro • Dialogando con il responsabile d’area Claudio Ansaloni • “CasaRoma100” e “Go Housing” (intervista a Mauro Melissano) • Projekt “HANTO” - Accanto (Interwiev mit Alex Celesti) • Roberta Catania presenta “On Lovera” Fokus auf die Sommeraktivitäten • “Estatissima” in Bozen ( Interwiev mit Anna Suffritti) • “Europa Sommer Kubi” (Interwiev mit Armin Barducci) • “Estatissima in Franzensfeste” (Interwiev mit Roberto Di Lorenzo Noto) • Interview mit Marion Lorenzon • Der internationale Zivildienst geht zu Ende (Interwiev mit Anna Rebecca Herzig) • Storia di Jack (di Floriana Gavazzi) 4 11 8 17 23 28 33 38 43 48 51 56 59

Piano strategico 2021-2025 di Dario Volani

Il Piano strategico fa parte degli strumenti programmatori con cui l’Associazione vuole cercare di pianificare i propri interventi. Insieme al Piano di sviluppo, al Bilancio sociale, ai diversi Piani operativi annuali traccia delle linee d’indirizzo che possano orientare la rotta.

Il Piano strategico 2021–2025 individua possibili azioni, ma non ha lo scopo e la pretesa di essere esauriente, onnicomprensivo, capace di prevedere e orientare quanto accadrà nel prossimo futuro. Nel definire le linee guida si è voluto sottolineare che restano irrinunciabili alcuni requisiti, condizioni, presupposti, quali la sostenibilità, la flessibilità e la trasparenza. Questo per permettere all’Associazione di crescere, migliorare, cambiare in modo intelligente senza perdere la visione ispiratrice e quanto si è costruito nel tempo. Vogliamo essere capaci di rispondere a vecchi e nuovi bisogni senza inseguire solo le novità, ma rafforzando gli ambiti su cui si è investito tanto nel passato.

Nel documento vengono specificati i principi e valori a cui ispirarsi e l’im-

pegno a renderli un modo di fare, di pensare, di sentire. Ispirati dal nostro amato ex Presidente Otto Saurer abbiamo voluto inserire nel Paino anche un passaggio che dice “in che mondo viviamo”, ovvero il contesto sociale in cui siamo chiamati ad agire. Per questo abbiamo anche dato spazio ad un’analisi del contesto che ci aiutasse, con la raccolta di alcuni dati, a guardare ad alcuni fenomeni, a misurare alcuni problemi, a scoprire bisogni e risorse. Guardare al futuro significa chiedersi anche cosa vogliamo diventare,

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in cosa crediamo e quale contributo vogliamo e possiamo portare. Il Piano strategico “verso il 2020” ci aveva visti impegnati nel raggiungimento di molti obiettivi. Un lavoro che continua e ci vede attenti tutt’ora. Guardando ai prossimi anni abbiamo voluto definire 12 linee guida:

1. ACCOMPAGNAMENTO AL FINE DEL MANTENIMENTO O MIGLIORAMENTO DELLE RISORSE PERSONALI

Significa credere che ogni persona ha delle capacità e che può scoprirle e valorizzarle se ha accanto qualcuno che offre aiuto e sostegno.

2. PROMOZIONE E VALIDAZIONE DI MODELLI D‘INTERVENTO INNOVATIVI

Dobbiamo rispondere alla complessità crescente con servizi competenti e innovativi. Per farlo vogliamo partire dalla valutazione dei modelli adottati e rafforzarne l‘efficacia.

3. SVILUPPO CONSAPEVOLE E SOSTENIBILE

Abbiamo superato da tempo la “dimensione familiare” e siamo un‘organizzazione in continuo movimento. Senza rischiare di perdere le radici e senza fare scelte inopportune vogliamo essere coraggiosi, ma anche saper valutare la sostenibilità di ogni passo.

4. UN‘ASSOCIAZIONE CHE GENERA CULTURA E POSITIVITÀ PROMUOVENDO ANCHE UNA CULTURA DI RETE

Siamo chiamati a sviluppare sensibilità, a promuovere occasioni di incontro, a far crescere i legami sociali, ad essere sempre più capaci di generare un impatto sociale, ecologico e di promozione del bene comune.

5. PARTECIPAZIONE E CITTADINANZA ATTIVA

Significa un impegno alla responsabilità, all’ascolto, alla democrazia, permettendo a tutti di portare il loro contributo

6. CASA, OCCUPAZIONE E LAVORO: AUTONOMIA, COMPETENZA E PROSPETTIVE PER IL FUTURO

Casa, lavoro e salute sono tre pilastri fondamentali per il benessere di qualsiasi persona. Il tema dell’abitare e del lavoro richiederanno una forte attenzione e un grande impegno.

7. PROMOZIONE E RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA FAMIGLIA E SOSTEGNO

ALLA GENITORIALITÀ

La famiglia ha un ruolo fondamentale nella società, ma in molti casi troviamo situazioni di estrema fragilità. Attraverso servizi, progetti, attività

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vogliamo promuovere una maggiore attenzione e dare sostegno a chi in difficoltà.

8. EQUITÀ DEI DIRITTI E PROMOZIONE DELL‘INCLUSIONE

Il mondo è cambiato. Ci confrontiamo con nuove culture e nuove sensibili-

tà. Significa garantire i diritti di tutti e creare possibilità di vera integrazione e inclusione.

9.

COLLABORAZIONE

CON UNA SCUOLA CHE SI APRE AL TERRITORIO Stiamo entrando nel mondo della scuola con diverse figure professiona-

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li e questo ci permette di collaborare per rispondere con maggior efficacia ai più fragili, a chi ha bisogno speciali, a chi ha disturbi d‘apprendimento.

10. SOCIALITÀ E FRAGILITÀ ESISTENZIALI

Le persone sembrano fare sempre più fatica a vivere. Vediamo crescere le vulnerabilità, fatte di nuove povertà, di precarietà, di instabilità, di perdita di senso. Vogliamo imparare a vedere le fragilità dei tempi, a dare risposte alle forme di ritiro sociale, ad essere accanto ai più soli.

11. EQUITÀ E PROMOZIONE DELLE PARI OPPORTUNITÀ PER TUTTI Vogliamo rinnovare il nostro impegno per le pari opportunità consentendo ad ogni persona l’esigibilità dei propri diritti indipendentemente dal genere, dall’etnia,

dalla religione, dalle sue convinzioni, dalla provenienza, dalla sua disabilità, dall’età, dall’orientamento sessuale.

12. PROMOZIONE DEL BENESSERE SUL POSTO DI LAVORO

Vogliamo impegnarci perché l’Associazione resti un luogo di lavoro capace di tener presente e valorizzare le competenze umane, professionali, creative, organizzative di ognuno.

Vogliamo impegnarci a realizzare tutto questo con uno stile di attenzione e con grande responsabilità, qualità, flessibilità. Le sfide che ci attendono sono grandi e ci dobbiamo attrezzare a continui imprevisti, nuove situazioni, infinite crisi. Servirà il contributo di tutti, agendo con correttezza, concretezza, fiducia.

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Strategische Planung des Vereins

In der freien Wirtschaft versteht man unter Strategischer Planung den Prozess, die Entwicklung des Unternehmens voran zu bringen. Wichtig ist dabei Vorgehensweisen zu entwickeln mit denen sich das Unternehmen für die Zukunft rüstet, sowie nachhaltig und wettbewerbsfähig aufstellt.

Auch der Verein La Strada-Der Weg onlus hat sich diesem Prozess gestellt und für den Zeitraum 20212025 einen neuen Strategieplan ausgearbeitet. Wie beim vorherigen Strategieplan für den Zeitraum 20152021 erhebt auch der neue Plan nicht den Anspruch allumfassend zu sein, er beinhaltet aber weiterhin unsere unveränderten Leitlinien und Ziele. Immer noch ist unser Verein in einer Wachstumsphase, mit neuen Herausforderungen und Zuwachs an Mitarbeitern, aber auch mit immer neuen Entscheidungen, die es zu fällen gilt. Dabei wollen wir aber unsere gelebten Werte und den Stil unserer Arbeit nicht verlassen. Umso mehr ist der neue Strategie-

plan ein Instrument, mit dem die Entscheidungen und Maßnahmen der nahen Zukunft geregelt und leichter in die Praxis umgesetzt werden können.

Hier nun die Leitlinien für den Zeitraum 2021 – 2025

1. Begleitung, um persönliche Ressourcen zu bewahren und zu verbessern.

Wir helfen dem Menschen, die Talente seines Lebens zu finden, sie für ihn zu entdecken, sich selbst zu fördern und sich so in eine positive Lebenssituation zu bringen.

2. Förderung und Validierung von innovativen Interventionsmodellen.

Wir setzen uns dafür ein, mit allen unseren Partnern bis hin zur Politik Projekte zu fördern und unser Wissen und unsere Erfahrungen zu teilen, um so unsere eigene Ausbildung zu maximieren und an unser Umfeld weiterzugeben.

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3. Bewusste und nachhaltige Entwicklung.

Unser Verein ist zu einer großen Organisation angewachsen. Er ist diesen Weg bewusst gegangen, ohne seine Herkunft, seine Wurzeln und seine Ausrichtung in Frage zu stellen. Mit Bedacht und Nachhaltigkeit wird dieser Weg weitergegangen.

4. Ein Verein, der Kultur und Positivität erzeugt, indem er auch die Netzwerkkultur fördert. Der Verein lebt vom Austausch draußen aber auch untereinander, er fördert Begegnungen, online und in Präsenz. So erzeugen wir soziale und ökologische Sensibilität zum Wohl der Menschen.

Wohnraumsuche behilflich sind. Somit erzeugen wir Wohlbefinden und Zufriedenheit.

7. Förderung und Stärkung der Rolle der Familie und Unterstützung der Elternschaft.

Die Familie ist eine wichtige Basis vieler Menschen. Immer öfter gibt es in dieser Gemeinschaft Schwierigkeiten. Daher ist unsere Hilfe und Dienstleistung gefragt und unsere Aufmerksamkeit gefordert.

8. Gleichberechtigung und Förderung der Integration.

5. Partizipation und aktiver Bürgersinn.

Wir sind Bürger, als solche haben wir Pflichten dem Allgemeinwohl gegenüber. Wir fördern Solidarität, wir mischen uns ein und wir wollen Wohlbefinden aktivieren.

6. Wohnen Beschäftigung und Arbeit. Autonomie, Kompetenz und Zukunftsperspektiven.

Wir fördern die die Autonomie unserer Mitbürger, indem wir sie in die Arbeitswelt begleiten und bei der

Die Welt ist in Bewegung. Menschen verlassen Ihre Heimat und suchen bei uns ein neues Zuhause. Bei diesem Prozess übernehmen wir Verantwortung und fordern Rechte ein. Die Integration, die Pflege des Respektes und der Toleranz ist eine unserer Aufgaben.

9. Zusammenarbeit mit einer Schule die sich dem Territorium öffnet.

Mit viel Fachkompetenz arbeiten wir in und mit den Schulen an neuen Methoden, Verfahren und Strategien. So holen wir auch die Schwächsten in ein besseres, gleichberechtigtes Leben.

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10. Sozialität und existenzielle Fragilität. Neue Herausforderungen, neue Armut, Orientierungslosigkeit, und andere prekäre Lebenssituationen wie Gewalt oder sozialer Rückzug häufen sich im modernen Leben. Hier wollen wir Beistand leisten und den betroffenen Menschen zur Seite stehen.

11. Fairness und Förderung der Chancengleichheit für alle. Alle Menschen haben Rechte. Nicht alle Menschen haben die gleichen Chancen. Wir wollen mehr Ausgleich zwischen den verschiedenen Gruppen unserer Gesellschaft, Fairness, Verständnis, unabhängig von allen Vorurteilen.

12. Förderung des Wohlbefindens am Arbeitsplatz. Der Verein La Strada-Der Weg onlus soll ein Arbeitsplatz sein, an dem sich Mitarbeiter mit menschlichen, kreativen, organisatorischen und einfühlsamen Eigenschaften wohlfühlen.

Die Vereinigung will sich dazu verpflichten, alle Vorhaben mit großer Aufmerksamkeit und mit großer Verantwortung zu leben. Die Qualität unseres Tun’s braucht Flexibilität von Allen. Die großen Herausforderungen der Zukunft zwingen uns beweglich zu bleiben, um mit neuen Ereignissen, neuen Situationen und Krisen umgehen zu können.

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Interview mit Vizedirektorin Margit Oberrauch von

Wie und wann haben Sie den Verein La Strada-Der Weg zum ersten Mal kennengelernt?

Eine erste Begegnung gab es mit La Strada – Der Weg in dem Sinne nicht, aber natürlich kannte ich La Strada schon lange vom Hörensagen. Man kennt den Verein eben in Südtirol und vor meinem ersten direkten Kontakt war es auch bei mir so, eigentlich meist im Zusammenhang und mit dem Image der Betreuung von drogenabhängigen Menschen.

Einen ersten persönlichen Kontakt hatte ich dann in der Tat zu Paolo Marcato. Er hatte mich bei dieser Begegnung -die damals durch eine Kollegin zustande kam- direkt angesprochen, ob ich Interesse an einer Mitarbeit im Verein hätte.

Ich erfuhr bei diesem ersten Kontakt, dass es in der Direktion des Vereines schon lange den Wunsch gab die Stelle der Vize-Direktion auszuschreiben, mit dem Ziel den jetzigen Direktor zu entlasten und eine geplante Reorganisation zu begleiten. In zwei Gesprächen haben wir uns in der Folge erst einmal ausgetauscht

und kennengelernt. Dann kam die Pandemie dazwischen und die Dinge haben sich ein wenig verlangsamt. Dennoch haben wir auch in der Corona Phase weitere Gespräche organisiert und mit der Zeit reifte in mir der Entschluss, von der Kunstbranche und der kaufmännischen Leitung der Stiftung Museion in Bozen zum Sozialwesen und dem Verein La Strada - Der Weg zu wechseln.

Das war ein großer Schritt für Sie?

Ja, wirklich, es war ein großer Schritt für mich, aber mein Interesse für die Kunst im Allgemeinen habe ich eben jetzt in den Privatbereich verlegt.

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Wie sind Sie in die neue Stellung hineingewachsen?

Schon nach den ersten Gesprächen mit Paolo Marcato habe ich mich eingehend mit dem Verein beschäftigt. Um mir einen ersten Überblick über die komplexe und vielseitige Tätigkeit des Vereins zu verschaffen, habe ich mich auf der Vereins Webseite erst einmal mit den Inhalten und den vielen Diensten auseinandergesetzt. Darüber hinaus hatte ich aber auch Gespräche mit den einzelnen Bereichsverantwortlichen, welche mir ihre Tätigkeiten und die damit verbundenen Herausforderungen mit großer Offenheit beschrieben.

Wie verlief Ihre berufliche Karriere vor der jetzt neuen Anstellung in der Direktion des Vereins?

Ja, von Haus aus bin ich -nach einem Studium in Innsbruck und Padua- Juristin. Im Jahr 1994, gleich im Anschluss an das Studium, habe ich in Wien ein Jahr lang an mehreren Gerichten Praktika – das sogenannte Gerichtsjahr - absolviert und war danach ein Jahr lang in Bozen in einer Rechtsanwaltskanzlei tätig, um meinem Wunsch die Rechtsanwalts Prüfung abzulegen näher zu kommen. Aber gleichzeitig wollte ich noch

mehr Auslandserfahrung sammeln und habe mich daher entschlossen nach Wien zurück zu gehen. Ich wechselte also nach Wien und blieb dort für zehn Jahre. Am Anfang war ich in internationalen Wirtschaftskanzleien tätig, wechselte dann jedoch in die freie Wirtschaft und war mehrere Jahre in Rechtsabteilungen verschiedener großer Telekommunikationsunternehmen beschäftigt. Im Jahr 2003 wechselte ich aus der Position „Leitung der Rechtsabteilung“ von der T-Online.at-Gesellschaft als Assistentin der Kaufmännischen Direktorin an das MAK - Österreichische Museum für Gegenwartskunst und Angewandte Kunst. Durch einen beruflich bedingten Wechsel meines Mannes von Wien nach Linz sind wir dann für drei Jahre dorthin gezogen und nach der Geburt meines zweiten Kindes habe ich dort als Leiterin der Rechtsabteilung für die Holding der Firma Trodat in Österreich gearbeitet.

Ein neues Job-Angebot in Südtirol für meinen Mann führte uns dann Ende 2007 wieder nach Bozen zurück und dort bekam ich das Angebot die kaufmännische Leitung der Stiftung Museion zu übernehmen, was ich dann über 12 Jahre gerne gemacht habe. Und das war dann auch tatsächlich

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für mich die längste zusammenhängende Arbeitsstelle an einer Stelle. Allerdings war ich nach der langen Zeit auch an einem Punkt angekommen, an dem ich bemerkte nicht mehr viel Neues bewegen zu können. Und just zu dem Gefühl etwas Neues, Interessantes machen zu wollen kam das Jobangebot von Paolo!

Haben Sie lange überlegt den Wechsel zu La Strada und somit in das Sozialwesen zu machen? Eigentlich entstand schon bei den ersten Gesprächen ein Interesse bei mir, dann kam die Corona Pause und ich hatte viel Zeit zum Abwägen. Aber als dann die Entscheidung fallen sollte war ich mir letztendlich sicher und habe zugesagt.

Was reizte Sie am Job und was gefällt Ihnen jetzt schon in Ihrer Position?

Nun, das spannendste an meiner neuen Aufgabe ist die Vielschichtigkeit der Tätigkeiten, die Komplexität die ich erst jetzt kennengelernt habe und immer noch neu entdecke. Ich finde es sehr spannend, wie zum einen der Bogen zwischen der wirtschaftlichen Existenz des Vereines, dem Vereinswirken im sozialen Bereich und der Zusammenarbeit mit

dem Sanitätsbetrieb gespannt wird und dabei zum anderen La Strada in so vielen, gänzlich unterschiedlichen Diensten und Einrichtungen für die Betroffenen und Hilfesuchenden Menschen draußen aktiv tätig ist.

Was mir gefällt ist das sympathische Miteinander hier im Verein, die gute und freundliche Arbeitsatmosphäre, die Flexibilität bei den Mitarbeitern und Mitarbeiterinnen und Kollegen und Kolleginnen, ich habe das Gefühl, dass sie alle sehr gerne bei uns sind. Selbst bei den ganz wenigen und seltenen Spannungen im Umgang gilt eine hohe Wertschätzung und Vertrauen untereinander. Ich komme sehr gerne hier an meinen Arbeitsplatz! Und das ist keine Floskel!!

Erzählen Sie uns etwas zu Ihrem heutigen Arbeitsbereich? Nun, ich verantworte das Generalsekretariat. Hierzu gehören in erster Linie die Unterstützung der Direktion und im Rahmen der institutionellen Angelegenheiten auch die Betreuung des Vorstandes und der Vollversammlung. In meinem Bereich befinden sich weiteres die Telefonzentrale, die Arbeitssicherheit (Walter Zampedri beispielsweise organisiert sämtliche Kurse zur Arbeitssicherheit für un-

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sere Kollegen und Kolleginnen), die Aufnahme und Entlassung der Klienten und Klientinnen. Ich bin zuständig für die Einhaltung der Privacy Bestimmungen und natürlich auch für diverse rechtlich Fragen. Langsam beginne ich auch gewisse Aufgaben von Paolo zu übernehmen, immer mit dem Ziel, ihn bestmöglich entlasten zu können. Vieles ist dabei aber noch in der Entwicklung.

Mit welchen Kompetenzen dürfen Sie den Direktor heute schon vertreten?

Also es ist eigentlich so, dass ich den

Direktor bei dessen Abwesenheit vertrete und in diesem Fall auch alles unterschreibe. Bei Fragen zur jeweiligen Sachlage helfen mir dann auch immer die Bereichsverantwortlichen oder die jeweiligen Kollegen und Kolleginnen.

Gibt es Dinge, die sie künftig eventuell neugestalten oder erneuern wollen?

Der Verein ist in den vergangenen Jahren stark gewachsen und hat sich organisatorisch stark weiterentwickelt. Nun ist es notwendig, die Organisation so anzupassen, dass die in-

ternen Abläufe optimiert werden und den bestimmten gesetzlichen Anforderungen (Stichwort Organisationsmodell gemäß Gesetzesdekret Nr. 231/2001, strafrechtlicher Haftungsausschluss des Vereins) entsprechen.

Die Einführung dieses Organisationsmodells ist im Vorfeld mit einem großen Aufwand verbunden, der alle Bereiche des Vereins umfassen wird, zumal in Zusammenarbeit mit dem Direktor, den Bereichsverantwortlichen und auch den Koordinatoren und Koordinatorinnen eine gewissenhafte Prüfung der vorliegenden Dokumentation der Vorgänge im Verein

erfolgen wird. Es liegt mir sehr am Herzen dieses sehr wichtige Thema anzugehen. Darüber hinaus möchte ich natürlich auch Paolo Marcato mehr und mehr entlasten.

Was ist aktuell das wichtigste Thema der Direktion? Aktuell beschäftigt die Direktion das Thema, wie wir gemeinsam mit unseren Partnerorganisationen Systeme der Ko-Programmierung und Ko-Projektierung entwickelt müssen, um die komplexen Kompetenzen im Rahmen der Zusammenarbeit zwischen den öffentlichen Körperschaften und den

privaten Organisationen besser nutzen zu können.

Wie sehen Sie das Image des Vereines in der Bevölkerung von Südtirol?

Nun, in meinem Freundes- und Bekanntenkreis war der Verein Großteils nur dem Namen nach bekannt, weniger für das was er ist oder was er tut. Diesen Eindruck konnte ich natürlich ganz einfach korrigieren. Ich nehme jedoch teilweise wahr, dass wir unserem Image nach bei jenem Teil der deutschsprachigen Bevölkerung, der nicht im sozialen Bereich tätig ist oder bereits unsere Dienste in Anspruch genommen hat, immer noch der kleine Verein ist, der sich um drogenabhängige Menschen kümmert.

Sind Sie in der Öffentlichkeit schon als Vertreterin der La Strada Direktion bekannt, lädt man sie ein? Ja, ich war schon im vergangenen

Jahr zu einigen Pressekonferenzen eingeladen und vertrete Paolo beispielsweise im Projekt Formazione e Informazione per una città Inclusiva e Aperta (FIA), darüber hinaus nehme ich immer mal wieder an diversen Gesprächen mit Externen teil.

Was ist Ihr privater Ausgleich zur spannenden Arbeit?

An erster Stelle steht meine Familie, aber dann kommt gleich das Reisen. Ich bin gerne unterwegs, auch zu Veranstaltungen oder Museen im In- und Ausland. Die zeitgenössische Kultur hat einen großen Raum in meiner Freizeit, aber auch Wandern in den Bergen am Wochenende. Die Pflege meines Freundeskreises ist mir auch ein großes Anliegen.

Ihr Credo?

Nie stehen bleiben.

Vielen Dank für das interessante Gespräch

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La nuova Area Casa-Occupazione-Lavoro Intervista a Claudio Ansaloni di Fabrizio Mattevi

In questi mesi l’Associazione ha intrapreso, quasi simultaneamente, tre nuovi progetti, tra loro legati: “CasaRoma100”, “Go housing”, “Hnto/Accanto”.

Altre interviste ai rispettivi coordinatori ne illustrano le caratteristiche specifiche. Tu, Claudio, nel tuo ruolo di responsabile d’Area, aiutaci a inquadrare la prospettiva complessiva che li ispira.

Questo inverno ho lasciato l’incarico di responsabile dell’Area “Bambini e giovani” e ho iniziato a occuparmi, come responsabile a tempo pieno, dell’Area “Casa, occupazione, lavoro”, che era ancora in una fase aurorale. Anche alcuni servizi, più legati alle tematiche del reinserimento sociale e dell’inserimento lavorativo, sono passati da un’Area all’altra. “Casa, occupazione, lavoro” comprende una parte di servizi più propriamente socio-educativi: “Arianna” coordinato da Julia Fink, progetti territoriali coordinati da Alessandro Borgo, “Invisibili” e “ritiro sociale” coordinato da Alberto Malfatti, “Youth

lab” e partecipazione al progetto “StreetworkBZ”” coordinati da Manuel Mattion.

Altri interventi sono più strettamente legati all’occupazione e al lavoro, come la gestione del “Centro Lovera” e del servizio “Banco alimentare”, coordinati da Nicola Cito.

Questa base di partenza, abbastanza variegata, ha da trovare una sua identità complessiva e una adeguata struttura operativa.

Abbiamo avuto la fortuna di poter sviluppare in periodi ravvicinati e poi far partire insieme questi tre progetti connessi ai temi dell’abitare e del lavoro.

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Inserto Area Casa-Occupazione-Lavoro

Elaborarli, metterli per iscritto, articolarli è stata anche un’occasione per pensare in modo più accurato e approfondito temi e modalità di intervento di questa recente Area associativa. Attivare e praticare strumenti operativi modifica e al contempo arricchisce la visione e la prospettiva da cui siamo partiti.

Il lavoro sul campo offre spunti e indicazioni per il futuro in modo diverse dall’ideazione a tavolino. Anche personalmente l’immaginario che un anno fa avevo elaborato a proposito dell’abitare sta cambiando sulla base di quanto stiamo sperimentando.

La possibilità di cimentarsi con la realtà concreta è uno dei motivi che ha spinto l’Associazione a farsi carico di questi progetti.

Come hanno preso forma?

“Go housing” è finanziato dal Fondo sociale europeo; “Hnto” è frutto della partecipazione a un bando ministeriale. Ciò implica che tempi e modalità di attuazione sono scanditi dalle rispettive procedure amministrative e gestionali, il che ha provocato anche difficoltà e ritardi nella fase inziale. Confido che ora, passata l’estate, si possa procedere più speditamente. In ogni caso contiamo sul supporto

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prezioso e fondamentale dell’Area “Progetto”, che si sono occupati anche della fase ideativa. Siamo partiti in collaborazione con la Caritas diocesana, che già da tempo gestisce servizi di accoglienza residenziale. Quell’esperienza li ha portati a sviluppare attività e iniziative per permettere ai propri ospiti di uscire dalla totale precarietà. Questo obiettivo ha necessità di essere rinforzato.

La cooperazione con Caritas è molto stretta: loro sono capofila del progetto “Hnto”, a cui noi partecipiamo insieme al SIS (Servizio Integrazione Sociale); noi siamo capofila del progetto “Go housing”.

E il progetto “CasaRoma100”?

Un anno fa è giunta dal Comune di Bolzano la proposta di gestire i locali di via Roma, che un tempo erano occupati da ASSB e successivamente sono diventati dormitorio della SAD (Società Automobilistica Dolomiti). Si trattava di non perdere e disperdere spazi ristrutturati appena qualche anno fa e che, secondo il piano regolatore, sono destinati all’abbattimento in un prossimo futuro. Il privato proprietario dell’edificio ha interesse a mantenerlo in uso e lo ha affittato a condizione vantaggiose.

Si tratta di un intervento transitorio e con limitate risorse, il che ci impone di guardare avanti per intravvedere altre modalità di accoglienza. È un vincolo che possiamo assumere come sollecitazione positiva e stimolante. Ciascuno dei tre progetti faticherebbe a sostenersi da solo, mentre l’integrazione reciproca potenzia risorse e raggio d’azione.

In particolare la gestione dell’edificio di via Roma, con il coordinamento di Mauro Melissano e l’attività di Antimo Mirante, sarebbe assai problematico e stentato senza il supporto fecondo di “Go housing”, finalizzato a supportare le persone nella ricerca di più stabili soluzioni abitative.

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Inserto Area Casa-Occupazione-Lavoro

Che cosa portano questi progetti all’Associazione e alla sua evoluzione?

Sono interventi che per un verso hanno un alto tasso di concretezza e immediatezza, ma al contempo investono realtà e problemi ad alto impatto sociale e culturale. Casa e lavoro sono temi collettivi complessi ed essenziali. Questi progetti richiedono all’Associazione un respiro e una visuale più ampia, una più forte proattività, ossia capacità di guardare in avanti e anticipare evoluzioni e soluzioni. Non si esauriscono nella dimensione operativa, pur importante, ma richiedono di incidere sulla mentalità e sulla visione collettiva. Sono sfide cruciali, che investono i modelli di sviluppo di comunità: non possono essere affrontati da singoli soggetti, ma impongono l’interazione tra più enti, pubblici e privati. Perciò abbiamo già promosso un tavolo di coordinamento con le varie realtà che si occupano dell’abitativo. Sarà indispensabile collaborare con IPES (Istituto per l’edilizia abitativa), ASSB (Azienda Servizi Sociali Bolzano), SIS (Servizio Integrazione Sociale) e con Caritas. Forse è la prima volta che collaboriamo in modo tanto stretto e operativo,

con equipe integrate, con un’altra organizzazione affine alla nostra. A Caritas ci lega una tradizionale vicinanza ideale e valoriale, che però non si era mai tradotta in lavoro comune.

Questi progetti interpellano dunque le nostre visioni di mondo?

Sì, non abbiamo a che fare con problemi specifici di alcune persone, ma con fenomeni che riguardano l’intero contesto sociale in cui viviamo e in particolare la città di Bolzano. Siamo posti d’innanzi a una prospettiva a lungo respiro, che interroga la nostra visione del futuro: come sarà il nostro capoluogo nel prossimo ventennio o trentennio? che tipo di città vogliamo essere? una città che cura o una città che isola? vogliamo essere capaci di accoglienza abitativa?

A Bolzano stranieri e migranti giungono per lavoro e se, come accade, un lavoro lo trovi, allora c’è anche bisogno di un luogo in cui stare.

Se le persone si trovano in situazioni abitative continuamente precarie, anche il sistema complessivo diviene precario.

Il disagio dell’alloggio incide sulla possibilità di inclusione e ostacola l’accettazione reciproca e la convivenza.

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Inserto Area Casa-Occupazione-Lavoro

A Bolzano il problema dell’alloggio è particolarmente opprimente.

In città il mercato degli affitti è limitato, con poca concorrenza e con cifre molto elevate, per i più insostenibili.

La questione dell’alloggio condiziona inoltre la presenza degli studenti in città e le possibilità di crescita dell’Università. I problemi determinati dalla carenza e dal costo degli alloggi incidono infatti sulle iscrizioni e sulla permanenza nel tempo degli iscritti. Incide fortemente anche il pregiudizio nei confronti degli stranieri, in particolare di chi ha un colore della pelle differente dal nostro. Come possiamo agire per scardinare un po’ questi meccanismi, metter mano a un tale stato di cose?

Una via potrebbe essere entrare nel mondo del cooperativismo e degli amministratori di condominio. Molte aziende sono sensibili a questi temi, sono interessate a trovare e mantenere nel tempo dei lavoratori. Però queste azioni possibili rimangono sterili se non si incide sui costi. Se desideriamo che questa città cresca, è d’obbligo passare attraverso l’inclusione dei nuovi venuti.

Per “La Strada-Der Weg” sono argomenti e prospettive nuove, che però toccano e coinvolgono profondamente molti servizi associativi: salute

mentale, sostegno alla genitorialità, minori in comunità che devono costruire il proprio futuro autonomo…

La questione della casa è dunque cruciale nella vita delle persone? Sì, la casa ha un’intensa valenza simbolica nella nostra esistenza, perché ha che fare con l’identità e la propria singolarità, è un rifugio in cui ripararsi e rilassarsi. La casa possiede. La perdita della casa è una delle grandi paure interiori che ci portiamo dentro.

L’alloggio ha pure una valenza educativa, dato che il segno più esplicito e gratificante della raggiunta indipendenza è dato, ancor più che dal lavoro, dall’abitare in un alloggio proprio, alternativo a quello parentale. L’indipendenza abitativa è uno spartiacque fondamentale nella storia di ciascuno.

Qualsiasi intervento di accompagnamento, che punti alla valorizzazione della persona, si misura con la questione dell’autonomia abitativa: avere un luogo in cui stare, uno spazio alternativo alla famiglia, una casa propria, quella che oggi viene chiamata confort-zona.

Nelle esperienze di cura un conto è seguire una persona in un istituto, in una situazione promiscua, in una

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Inserto Area Casa-Occupazione-Lavoro

struttura o anche nella stessa famiglia di origine, altra cosa è poterla seguire in uno spazio altro, uno spazio suo, in una casa. Tale modalità libera le energie altrimenti richieste per fare fronte a un ambiente non idoneo, faticoso, logorante e apre uno spazio nuovo alla relazione.

Il tema dell’abitare investe noi tutti, tocca chi non è in grado di vivere autonomamente, condizionata la quotidianità di molteplici categorie di persone: coppie, single, famiglie, lavoratori, studenti, anziani, disabili, malati... Molte situazioni di disagio sono segnate e appesantite dalla difficoltà abitativa.

Sono temi veramente epocali…

In realtà si tratta di riflessioni che riguardano la dimensione cittadina, mentre sono, per ora, poco rilevanti nel contesto dei paesi e delle valli della nostra provincia.

Dell’abitare non si parla molto, anche se un po’ alla volta sta uscendo dal silenzio. C’è dunque bisogno di promuovere un’adeguata strategia comunicativa, di sollevare questi problemi e richiamare l’attenzione, mostrandone le implicazioni e conseguenze sistemiche che generano. Occorre provare a immaginare e intraprendere vie e modalità nuove. Si

può pensare a forme di convivenza tra più persone, ad appartamenti di passaggio per giovani seguiti dalla neuropsichiatria, come quello che stiamo sperimentando anche in Associazione.

Se i tre progetti appena avviati funzioneranno e dimostreranno di saper funzionare, sono convinto vi siano le condizioni per permetterne la continuazione.

Come sta procedendo il passaggio come responsabile alla nuova Area, dopo essere stato per tantissimo tempo responsabile dell’Area “Bambini e giovani”?

Mi trovo molto bene e sono coinvolto dai nuovi temi, che non mi sono del tutto sconosciuti, poiché li affrontavo, se pur lateralmente, nell’esperienza precedente. Sono fiducioso, anche perché le persone che stanno lavorando nei tre progetti stanno dando vita a una sorta di equipe allargata, molto motivata, appassionata, attrezzata.

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Inserto Area Casa-Occupazione-Lavoro

Progetti CasaRoma100 e Go Housing

Mauro, iniziamo presentando il progetto “CasaRoma100”. Qual è la genesi di questo nuovo e recentissimo progetto?

A seguito di una gara d’appalto europea la SAD non è più titolare della gestione del trasporto locale in provincia.

della Caritas, che è però è venuto meno allorché si è verificato che l’immobile sarebbe stato disponibile solo per qualche anno.

“La Strada-Der Weg” ha dato la sua disponibilità, intravvedendo un’occasione preziosa per cimentarsi in una tipologia di servizio in cui non ha esperienza e che risulta sempre più importante.

Negli ultimi anni infatti è cresciuta la rilevanza del fattore abitativo, insieme al lavoro, ai fini di un reale inserimento sociale. Tant’è che l’Associazione ha istituito al proprio interno un’area operativa dedicata a questi temi: “Casa, occupazione, lavoro”.

L’edificio in via Roma 100, a Bolzano, che ospitava autisti provenienti da fuori città per i turni di servizio, è stato dunque dismesso.

Perciò il Comune di Bolzano ha promosso un’iniziativa che ne permettesse l’utilizzo a favore di persone con difficoltà abitative.

Vi è stato un iniziale coinvolgimento

In che cosa consiste il progetto? È rivolto a lavoratori privi di un alloggio autonomo.

Non vuole però essere la gestione di una sorta di dormitorio, si tratta di un progetto socio-educativo che offre alle persone coinvolte un percorso individualizzato di apprendimento

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Intervista a Mauro Melissano di Fabrizio Mattevi Inserto Area Casa-Occupazione-Lavoro

e crescita, così da conseguire un più solido e consapevole inserimento nel tessuto sociale.

L’ospitalità nell’edificio di via Roma è dunque transitoria e provvisoria, limitata al massimo a un anno.

Chi può presentare domanda?

A Casa Roma possono accedere persone che lavorino nella città di Bolzano o nei dintorni, risiedano nel capoluogo o nelle zone vicine, con un certo margine di tolleranza per situazioni specifiche.

L’accoglienza è riservata ai maschi, perché i locali non permettono una convivenza tra femmine e maschi rispettosa e attenta alla sensibilità di ciascuno.

Devono essere persone con una capacità economica che permetta un certo investimento nel futuro.

I lavoratori con contratto a tempo indeterminato sono ovviamente pochi, parecchi fanno riferimento alle agenzie interinali, con contratti rinnovati di mese in mese.

Nella selezione per l’accesso al progetto è fondamentale la motivazione. Cerchiamo persone che oltre alla preoccupazione abitativa siano disponibili e interessate a una trasformazione della propria condizione, al di là del tornaconto pratico.

Questo fattore rende i colloqui iniziali importanti e al contempo impegnativi. A tal fine è centrale il progetto “Go housing”, in cui tutti i nostri ospiti vengono coinvolti.

Il progetto “Hanto” può invece interessare coloro che intendono approdare a una situazione lavorativa un po’ più solida.

Qual è la capienza di Casa Roma?

L’edificio offre ventiquattro posti letto. Attualmente (12 agosto) ospitiamo dieci persone e nei prossimi giorni ne entreranno altre cinque. Nel frattempo stiamo completando, un po’ alla volta, i lavori per mettere a norma la struttura e integrare gli arredi.

Per questo gli inserimenti avvengono gradualmente, pur avendo una lista di attesa già lunga. Di fatto si può dire che i posti disponibili sono ormai occupati.

Che tipo di persone sono?

La maggioranza sono extraeuropee. Vi è un dato di fatto molto evidente: il colore della pelle incide sulla difficoltà a trovare un alloggio. Persone con un lavoro sicuro, senza problemi economici, con una permanenza pluriennale nel nostro paese, una rete di conoscenze collaudata, si sentono ri-

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fiutare la possibilità di un contratto di affitto a causa del colore della pelle. Spesso le persone che si presentano a noi portano con sé una fragilità e una fatica sociale. Cerchiamo di privilegiare coloro che possono riuscire a incidere realmente e concretamente sulla propria condizione, a conseguire risultati positivi.

In tal senso i giovani sono più disponibili, flessibili, dinamici.

Chi lavora con te?

Il Comune finanzia 19 ore di un operatore, Antimo Mirante e cinque ore per il mio coordinamento.

Antimo si occupa dell’andamento all’interno della casa e dei problemi che inevitabilmente accompagnano la convivenza di più persone che non si conoscono tra loro e hanno culture differenti.

Una difficoltà è data dal fatto che gli ospiti sono in casa prevalentemente in orario serale e dunque dobbiamo puntare a una presenza in quella fascia di tempo.

Passiamo agli altri progetti.

Lo stesso edificio ospita gli uffici del progetto “Hnto/Accanto” (accompagnamento lavorativo), sostenuto anch’esso dal Comune di Bolzano, e del progetto “Go housing” (accompa-

gnamento abitativo), finanziato dal Fondo sociale europeo. Sono iniziative che si integrano tra loro, connettendo la dimensione dell’abitare con la dimensione del lavoro. In tal modo è possibile un potenziamento reciproco e un’ottimizzazione delle risorse.

È anche vero che essendo partiti insieme i progetti hanno comportato un particolare impegno nella fase iniziale, perché la voce si è diffusa rapidamente e si sono presentate molte persone, creando una sorta di ingolfamento o effetto imbuto. Anche perché i vincoli burocratici imposti dal Fondo sociale, pur non essendo asfissianti come in altri casi, sono comunque onerosi.

Passiamo al progetto “Go housing”.

È un progetto annuale di innovazione sociale, riservato a persone migranti con esigenze abitative, finanziato dal Fondo sociale europeo con il coinvolgimento del Comune di Bolzano e di Ipes. L’Associazione lo porta avanti insieme a Caritas ed Eurac, che si occuperà del monitoraggio e della valutazione dei risultati e del grado di innovazione prodotta.

Ci avvaliamo dell’esperienza che la Caritas diocesana ha maturato in

25 Settembre-September 2022
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questo ambito, con lo sportello “Domus”, presso “Casa Freinademetz”, che offre un accompagnamento all’abitare e al lavoro. Lì hanno elaborato dei modelli di training, riproposti periodicamente, con un riscontro positivo: aiutano le persone a confrontarsi con temi e problemi riguardanti la ricerca di alloggio (contatti con le agenzie, come valutare un appartamento…), lettura e comprensione del contratto di locazione, gestione mensile del budget finanziario (soppesando le diverse tipologie di costi e spese), cura dell’appartamento (pulizia, raccolta

differenziata, bollette).

È previsto il coinvolgimento di un centinaio di utenti. Caritas già ne seguiva una sessantina, noi in un mese abbiamo raccolto una quarantina di persone interessate. Quindi abbiamo già raggiunto l’obiettivo preventivato.

Come è composta l’equipe?

Con me lavorano al progetto Rosaria Giorgio, Federica Franchi e Noemi Cerato.

Come è articolato il servizio?

La prima parte di ogni intervento è dedicata all’accoglienza, alla valuta-

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zione del fabbisogno e della presenza dei requisiti motivazionali per essere ammessi. La seconda parte, con più ore, è riservata a consulenza e assistenza alla persona, che può prevedere anche momenti in gruppo.

Un aiuto alla persona?

Sì, il supporto non è circoscritto all’abitazione, cerchiamo di fornire informazioni e chiarimenti riguardanti le procedure richieste per integrarsi nel territorio e accedere ai vari servizi. Sono modalità di sostegno che in Associazione sono fornite anche alle donne del Progetto “Alba” e del Progetto “Giovani madri”.

Si tratta di fornire a persone poco integrate strumenti che permettano di migliorare le proprie condizioni di vita, anziché perpetuarle nel tempo.

Ci proponiamo di incidere anche sugli atteggiamenti della popolazione, sui pregiudizi che scattano nei confronti degli stranieri che cercano alloggio. Ci proponiamo di avviare campagne di comunicazione, insieme a “Volontarius” e “Croce Rossa”, incontri di sensibilizzazione con i responsabili dell’Associazione “Proprietari edili” e con alcune agenzie immobiliari per costruire delle alleanze.

Come ti trovi in questa nuova esperienza?

Mi sono sempre piaciute le nuove sfide e quindi ho affrontato questo incarico con entusiasmo e come un dono.

Come ho detto, il primo mese è stato assai impegnativo per il gran numero di persone che si sono presentate.

C’è stato un confronto continuo con Antimo e con l’equipe di “Go housing” per delineare e articolare il progetto, partendo sostanzialmente da zero. Un’esperienza stimolante e arricchente, che mi ha portato a constatare quanto la questione abitativa sia esplosiva nella nostra provincia.

27 Settembre-September 2022
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Das Projekt “Hnto” (Accanto)

Interview mit Alex Celesti von Viktoria Gross

Was ist das neue HNTO-Accanto Projekt genau und wie ist es zu Stande gekommen?

HNTO - Accanto ist ein Gemeinschaftsprojekt in drei Phasen für Menschen mit Migrationshintergrund im Alter zwischen 18 und 35 Jahren. Das Projekt wird vom Nationalen Fonds für Migrationspolitik FNPM (fondo nazionale delle politiche migratorie ) des Ministeriums für Arbeit und Sozialpolitik finanziert.

Die Gemeinde der Stadt Bozen nahm gemeinsam mit dem BSB (Betrieb für Sozialdienste Bozen/ASSB Azienda Servizi Sociali di Bolzano) an einem Ausschreibungsverfahren teil und hat die Caritas und den Verein La Strada-Der Weg onlus als Projektpartner dazu genommen. Es sind also diese drei Einrichtungen, die gemeinsam für das Projekt arbeiten.

Du hast von drei Phasen des Projektes gesprochen. Welche sind diese?

Ja, das Projekt ist in drei Phasen strukturiert.

Die Entdeckung der Kompetenzen des Gegenübers ist die erste Phase. Es werden zunächst zwei bis fünf Gespräche mit den Projektteilnehmern geführt, um deren jeweilige Kompetenzen herauszufinden und ihre persönlichen Ressourcen zu ermitteln und zu erkennen.

Nach dem ersten Schritt, bei dem die Soft Skills und die transversalen Kompetenzen der Personen betrachtet und analysiert wurden, gehen wir je nach den Bedürfnissen der Person zu Phase zwei oder drei über.

Phase zwei ist der Teil der Wohnbegleitung, der von der Caritas verwaltet wird und Phase drei ist die Unterstützung bei der Arbeitssuche und Arbeitsvermittlung für Jugendliche und Erwachsene mit Migrationshintergrund, welche von La Strada-Der Weg verwaltet wird.

Was sind die genauen Aufgaben der Caritas und die des Vereins La Strada?

Die Caritas bietet einen “Wohnungssuche”-Kurs an, der aus einer Reihe

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von Treffen besteht, bei denen versucht wird, die Menschen in Bezug auf die Wohnungshaltung gut vorzubereiten. Für jeden einzelnen Bewerber wird eine Präsentationsmappe erstellt, in der die Teilnahme an diesem Kurs und seine persönlichen Daten und Fähigkeiten verzeichnet sind. Diese Bescheinigung kann dann bei der Immobilienagentur vorgezeigt werden, um die wohnliche Eingliederung zu begünstigen. Wie wir wissen, ist dies für Ausländer immer schwieriger.

Der Verein La Strada-der Weg unterstützt die Teilnehmer bei der Erstellung von Bewerbungsunterlagen, Lebensläufen und der Bewerbungen vor Ort. Weiterhin werden im Rahmen des Programms Maßnahmen zur beruflichen Weiterbildung und Training angeboten. Die Grundidee besteht darin, den betreffenden Personen zu helfen, wenn sie noch nicht bereit für den Arbeitsmarkt sind oder andere Schwierigkeiten haben eine Arbeit zu finden. Unsere Aufgabe besteht darin, ihnen Fertigkeiten und Strukturierungshilfen zu vermitteln, um ihnen den Einstieg in die Arbeitswelt zu erleichtern. Für Menschen, welche aus verschiedenen Gründen keine Möglichkeit haben auf dem Arbeitsmarkt Fuß zu fassen, stehen

auch andere Beschäftigungsmöglichkeiten zur Verfügung.

Woher kommt der Name Hnto-Accanto und was ist seine Bedeutung?

HNTO kommt ursprünglich vom engl. Health - Need - Training - Opportunity.

Der erste Buchstabe H wird im Italienischen “acca“ genannt und daraus ergibt sich nun das Wortspiel Acca-NTO. Accanto, bedeutet im Deutschen so viel wie „neben, Nähe, zusammen“. Genau das ist der Punkt, denn in diesem Projekt stehen wir den Personen die so dringend Unterstützung brauchen nahe.

Das Projekt ermöglicht es uns, junge Menschen insbesondere mit Migrationshintergrund und andere gefährdete Personen zu unterstützen, die mit den Themen Wohnen, Beschäftigung/Arbeit und Gesundheit nur schwer zurechtkommen.

Wohnen, Gesundheit, Arbeit sind die drei grundlegenden Säulen für das Wohlbefinden eines jeden Menschen. Wenn eine der drei Säulen zusammenbricht oder nicht vorhanden ist, sind auch die beiden anderen Säulen gefährdet.

Wir versuchen in der Nähe von bedürftigen Menschen zu sein, um sie zu

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formen und auszubilden.

Was kannst du uns zum derzeitigen Stand der Dinge erzählen?

Am 20. Juni haben wir offiziell die operationellen Ebene begonnen. Die Programmkoordination haben wir bereits Mitte April mit Claudio begonnen.

Im Moment sind wir 10 Personen, mit welchen wir schon einen Teil des Programms absolviert haben. Mit einigen Teilnehmern befinden wir uns in der Phase der ersten Kompetenzbewertung, mit den anderen bereits in der Phase der Arbeitssuche. Vielleicht gibt es diese Woche die erste Einstellung, wir warten da noch auf Neuigkeiten.

Wie viele Personen sind an dem Projekt beteiligt?

Vom Verein La Strada arbeiten zur Zeit 4 Personen, nämlich Sara Ferrara, Lucy Battù, Antimo Mirante und ich im Projekt. In Kürze bekommen wir einen weiteren Mitarbeiter, Mirko Grandinelli.

Vom BSB ist eine Person dabei, und von der Caritas drei Personen

Wie gut ist die Bereitschaft in der Arbeitswelt?

Zurzeit haben wir noch nicht so viele Netzwerke und Kontakte. Wir sind noch ganz am Anfang und haben uns bis jetzt hauptsächlich auf Bewerbungsschreiben und Lebensläufe fokussiert und uns nebenbei an Unternehmen gewandt. Einige haben gut reagiert und gesagt, dass sie dabei sind, andere wiederum haben unser Ansinnen abgelehnt. Ein besonders interessanter Kanal, den wir mit Manuel Mattion eröffnet haben, ist die CNA, die Südtiroler Vereinigung der Handwerker und Kleinunternehmen. Sie haben Mitarbeiter die Unternehmen verfolgen, somit können sie uns den Kontakt zu den Anbietern von Arbeitsplätzen herstellen und die Suche erleichtern.

Seid ihr bereits auf erste Schwierigkeiten gestoßen? Nein, nicht wirklich. Was ich aber sagen muss ist, dass es keine gute Idee war das Projekt im Sommer zu starten. Zwischen den Ferien und Urlaubstagen der Mitarbeiter unseres Teams und der Partner hat es sich sehr schwierig gestaltet, alle drei Parteien zusammenzubringen und zu koordinieren, was den Start etwas verzögert hat.

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Außerdem können wir nur bis zu einem gewissen Punkt gehen, denn die endgültige Arbeitsvermittlung hängt letztendlich von den Unternehmen und den Bewerbern ab.

Es ist ein Projekt, bei dem man immer in den Händen von jemand anderem ist. Die Person nimmt die Stelle an oder nicht, wie entscheidet dann das Unternehmen?

Werden die Personen von euch auch weiterhin bei der Aufnahme begleitet?

Ja die Begleitung folgt weiter, bis die Person in der neuen Situation stabil ist.

Haben wir die Person der Firma vorgestellt, bleiben wir auch mit der Firma in Kontakt und wir sind da, falls eventuelle Probleme oder Schwierigkeiten auftreten.

Wurde der Arbeitsplatz aber über eine andere Organisation vermittelt, begleiten wir nur die Person und haben keinen Kontakt mit der Firma, da wir nicht der Vermittler waren

koordiniere, sehr ähnlich, da es auch die Werte für die begleitende Arbeit vermittelt.

Dank HNTO accanto hatte ich die Gelegenheit, mich auf diesem Gebiet weiterzubilden, einige neue Fachbücher zu lesen und gemeinsam mit dem BSB neue Strategien für die Kompetenzbewertung zu erlernen.

Die Planung, die Datenbankarbeit und die tägliche Organisation sind sehr ähnlich.

Ich denke, dass das der Grund war, warum mir der Vorschlag gemacht wurde.

Warum glaubst du wurde dir die Koordination dieses Projekts anvertraut?

Das ist eine gute Frage (lacht).

Es ist dem Projekt für Sinti und Roma, das ich bereits schon länger

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Il nuovo progetto “On Lovera” intervista a Roberta Catania di Fabrizio Mattevi

Roberta, grazie per aver ritagliato il tempo di questa intervista, a poche ore dalla tua partenza per il Festival del fumetto di Bruxelles. Illustraci sinteticamente che cos’è “On Lovera”. “On Lovera” è un progetto di animazione di comunità, sviluppato per offrire al quartiere “Europa-Novacella” eventi, iniziative, occasioni di incontro, spettacoli, proposte culturali. Si tratta di un progetto pilota, perché circoscritto al periodo giugno-settembre di questo anno. Si tratterà di verificare e valutare con gli stakeholder e i partner se vi sono le condizioni per proseguire l’esperienza.

L’assessore Angelo Gennaccaro, del Comune di Bolzano, che ha la delega per decentramento e partecipazione attiva, ci ha affidato l’incarico e ha sostenuto il finanziamento, che copre una quota delle mie ore di lavoro, una minima parte di affitto e spese amministrative, un piccolo budget per le iniziative in programma.

Quali sono le finalità del progetto? All’origine di questi intenti vi è l’esperienza molto positiva di “Semirurali social park”, che ha permesso il recupero, in termini sociali, ricreativi, culturali, di un parco del quartiere “Don Bosco”, che sembrava destinato a un progressivo degrado e abbandono.

Il quartiere “Europa-Novacella”, in cui si trova anche la sede dell’Associazione, è caratterizzato da una forte presenza di anziani. Il Comune si è preoccupato di riattivare la loro partecipazione ai servizi di comunità, interrotta a causa della lunga emergenza sanitaria, di rimettere in moto lo stare insieme.

Al contempo “La Strada-Der Weg” aveva l’esigenza di rilanciare il Centro “Ermete Lovera”, le cui attività era-

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no state a loro volta penalizzate dalla pandemia.

Dunque il Centro “Lovera” è stato la sede delle attività? Sì, l’intenzione del Comune di intervenire a sostegno del quartiere “Europa-Novacella”, si è ben sposato con il desiderio dell’Associazione “La Strada-der Weg” di valorizzare l’edificio del Centro “Lovera”, di proprietà della parrocchia della Visitazione, che

nel gennaio 2021 ne ha affidato la gestione all’Associazione. Peraltro l’edificio del “Lovera” è collocato proprio al centro del quartiere. Già in passato veniva utilizzato, a pagamento, da vari enti ed associazioni.

In particolare è la sede del “Club della Visitazione”, che da anni coinvolge molti anziani e costituisce una realtà molto vivace e assai radicata nel quartiere.

Si voleva dunque recuperare quelle

presenze e integrarle con iniziative e servizi de “La Strada-Der Weg”. Attualmente in quei locali sono infatti presenti laboratori di “Spaziosissimo”, un doposcuola, l’animazione estiva con bambini dai tre ai sei anni, il progetto di “Manutenzione sociale” coordinato da Nicola Cito. La sua collaborazione, peraltro, è stata preziosissima. Occorre infatti considerare che l’edificio del “Lovera”, molto grande e ormai datato, richiede tanta

manutenzione e cura della gestione ordinaria.

Al contempo, nei mesi estivi, il “Lovera” è stato richiesto per riunioni di condominio, feste di compleanno, di pensionamento, di battesimo, ecc. Anche il progetto “On Lovera” prevedeva il coinvolgimento di più realtà… Sì, le attività proposte non sono state realizzate da “La Strada-Der Weg”, ma da tante associazioni ed enti del quartiere o della città.

La collaborazione di altri soggetti è dunque essenziale?

Certamente. Del resto “On” significa “acceso, aperto”, a sottolineare la riaccensione delle attività del Centro; ma “on” va inteso anche come acronimo di “open network” ossia “rete aperta” a indicare la volontà di mettere in rete più realtà. A fine maggio abbiamo promosso una riunione per costituire una rete di enti interessati e disponibili a partecipare al progetto. Ci siamo ritrovati con una trentina di partner, che avevo direttamente contattato e interpellato, tra cui Centri giovani, Club della Visitazione, “Spazio 77”, Circoscrizione, Biblioteca

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di quartiere, Teatro “Cristallo”, Fondazione “Alexander Langer”, ANPI, Istituto Musicale “Vivaldi”, UNICEF, UPAD, VKE, “Volontarius”, Confesercenti, ecc. Sono enti che operano in zona e pure enti cittadini che hanno accettato e voluto proporsi in questa realtà di quartiere.

A tutti “La Strada-Der Weg” ha offerto supporto logistico e organizzativo per realizzare proprie iniziative pubbliche: dalla presentazione di libri, a concerti, a conferenze o meeting come “Euromediterranea”. Peraltro, se la rete proseguirà la collaborazione, si può pensare che il coordinamento passi dalla nostra Associazione ad altre, così da rinforzare la partecipazione e il coinvolgimento, far sì che ogni partecipante si senta realmente parte attiva del progetto.

Dunque non è un progetto dell’Associazione”

No, affatto: è un progetto a cui “La Strada-Der Weg” partecipa e di cui ha, attualmente, il coordinamento. Chiaramente la nostra modalità organizzativa ha potuto contare sulla disponibilità dei locali del “Lovera”, anzi la valorizzazione di quegli spazi era uno degli obiettivi del nostro operato. Ricordiamo che il Centro “Lovera” fu

voluto, pensato, realizzato da don Giuseppe Rauzi, primo parroco della “Visitazione”…

Sì e per me è stata una coincidenza significativa che, pochi mesi prima di essere coinvolta in “On Lovera”, avessi ricevuto l’incarico di realizzare, con i ragazzi di “COOLtour”, una pubblicazione in ricordo di don Rauzi, a vent’anni dalla sua morte. Questa combinazione, libro e progetto di comunità, ha rinforzato la mia motivazione nel promuovere le proposte e iniziative estive.

Fin dall’inizio, infatti, don Giuseppe aveva immaginato il “Lovera” come spazio aperto, spazio per la comunità e i suoi protagonisti. Tant’è che rinunciò alla costruzione di una chiesa più grande così da lasciare spazio di comunità. Mi pare una visione estremamente lungimirante. Per questo fu possibile costruire, su quel terreno, “Casa San Francesco”, che dal 1984 è sede della nostra Associazione. Mi è sembrato che il progetto odierno rinsaldasse e confermasse le attese del fondatore.

Tant’è che diverse persone, che avevano conosciuto direttamente don Rauzi e inizialmente guardavano con diffidenza ai nostri intenti, ci hanno poi ringraziato, proprio per avere rispettato lo spirito con cui il “Lovera”

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è stato creato, anch’esso nel 1984.

Quale è stata la risposta del quartiere, pur in un arco di tempo ridotto, solo quattro mesi?

Ha risposto molto bene. Credo lo abbia riscontrato anche il Comune, che più volte è venuto a verificare l’andamento.

Abbiamo registrato la partecipazione degli anziani e la partecipazione dei giovani, in alcuni eventi anche una presenza intergenerazionale. In molte occasioni chi passava per viale Europa è stato incuriosito da quel che stavamo proponendo sul piazzale, si è fermato a vedere, come se “inciampasse” in quell’evento. In tal modo si sono aggiunte persone estranee all’associazione organizzatrice.

Non è stato facile vincere le diffidenze e non sempre ci siamo riusciti, come nel caso del chiosco che si trova a pochi passi dal “Lovera”. Sarebbe un peccato, a mio parere, in-

terrompere sul nascere quanto è stato avviato. Il tempo permetterebbe di superare qualche resistenza, accrescere coinvolgimento e partecipazione. Anche perché la disponibilità dei locali del “Lovera” permetterebbe una continuità per tutto l’anno, mentre “Semirurali social park”, che si svolge all’aperto, è condizionato dai vincoli stagionali. Certamente vedo ampi margini di crescita, evoluzione, sviluppo e miglioramento. C’è però bisogno di lavorare su tempi più lunghi, per programmare in modo più strutturato e solido. Questo presuppone che il Comune precisi i suoi orientamenti e, al contempo, che l’Associazione definisca gli obiettivi rispetto alla gestione del Centro “Lovera”. L’andamento del progetto segnala che un bisogno esiste: un bisogno della popolazione e pure un bisogno delle associazioni di proporsi e farsi conoscere.

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Estatissima in Bozen

Hallo Anna, du hast uns einen schönen Platz (Villa delle Rose) für das Interview ausgesucht! Legen wir los!

Damit wir dich besser kennenlernen, könntest du uns gleich zum Anfang unseres Gespräches etwas über dich und deine Person erzählen?

Ich bin Anna, bin 28 Jahre alt und habe vor fünf Jahren, also 2017, bei La Strada angefangen. Meine erste Einrichtung in der ich begonnen habe war Sancta Clara, ein sogenanntes Integriertes Wohnheim. Dort habe ich etwa für ein Jahr gearbeitet. Parallel dazu habe ich im nicht zu La Strada gehörenden Verein ARCI in der Nachmittagsbetreuung gearbeitet, habe dann aber dort aufgehört, um mich auf das Wohnheim zu konzentrieren.

Zusätzlich zu dieser Tätigkeit im Wohnheim habe ich begleitete Besuche gemacht und in der ambulanten

Erziehungshilfe gearbeitet.

Dann habe ich zum Verein Kinderfreunde Südtirol in Bruneck gewechselt und so weiterhin mit Kindern und Jugendlichen zu tun gehabt und ich konnte so wieder neue Erfahrungen sammeln. Schon im Alter von 14 Jahren hatte ich neben der Schule Jobs im sozialen Bereich, damals meist als Babysitterin oder schon in der Kinderbetreuung bei verschiedenen Ferienprogrammen, aber auch bei anderen Aufgaben. Zum meinem Schulende hin habe ich dann die Universität Bologna für mich entdeckt. Also habe ich dort -eigentlich sehr spontan- das Studium zur Sozial- und Kulturpädagogik begonnen. Drei Jahre hat mein Studium gedauert, welches ich dann erfolgreich abgeschlossen habe. Noch bevor ich den Bachelor hatte, habe ich ab 2017 dann bei La Strada zu arbeiten begonnen. Im Jahr 2018 war ich auch in Brixen in einer Schule

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Fokus auf die Sommeraktivitäten Interview mit Anna Suffritti von Harald Kunkel

tätig und gleichzeitig war ich nachmittags im La Strada Dienst Charlie Brown aktiv. Dort war ich bis 2021 engagiert. Und seit 2022 bin ich jetzt bei Villa delle Rose.

Wie siehst du deine aktuelle Arbeit im Vergleich zum vorherigen Arbeitsplatz?

Die jetzige Aufgabe ist für mich sehr unterschiedlich zum vorherigen Dienst. Allein schon der Ort der Einrichtung ist eine ganz andere Sache. Wir haben ein großes, grünes Freigelände mit Fußball – und Basketball Platz, die Kinder und wir können vieles im Freien machen, was ihnen viel Spaß bereitet und ihrem Bewegungsdrang zugutekommt.

Bei Charlie Brown war alles sehr klein und eben in der Stadt gelegen. Wir waren sehr oft mit den Kindern notgedrungen auf der Straße beschäftigt. Aber dennoch habe ich die Arbeit dort geliebt!

Für mich persönlich macht natürlich meine jetzige Position als Koordinatorin auch noch einmal einen großen Unterschied zur vorherigen Stelle aus. Ich habe zwar auch früher schon Projekte koordiniert, aber so viel Verantwortung wie jetzt hatte ich dabei noch nicht. Außerdem ist meine jetzige Stelle mit 38 Std./Woche im

Sommer eine Vollzeitstelle. Im Rest des Jahres, also den Monaten ohne die Ferienbetreuung arbeite ich 18 Stunden an der Albert Schweitzer Mittelschule und 20 Stunden am Nachmittag in der Villa. In der Schule koordiniere ich ein ESF Projekt zur Dämpfung des Schulabsentismus. Eine für mich schöne Aufgabe.

Wie siehst du dich selbst in der neuen Aufgabe

Ich erlebe sehr oft, dass zum Beispiel die Eltern der Kinder die wir betreuen dankbar sind, weil wir verlässlich für die Schützlinge da sind. Mütter und Väter sehen, dass sich die Kinder bei uns wohlfühlen, dass sie in die Gruppe integriert sind und bei uns neue Interessen, Neigungen und Freundschaften entwickeln. Oft auch über die Zeit der Ferienbetreuung hinaus. Die Kinder fühlen sich bei mir und unserem Team in allen Belangen gut aufgehoben.

Als Sozialpädagogin ist das ja auch unser Ziel. Schon wegen der vielen Erfolge beim Umgang mit den Ferienkindern ist das Sommercamp für mich ein Höhepunkt im Jahr. Als Erzieher sind wir aber nicht nur Spaßanimateure, sondern dank unserer Ausbildung können wir auch Schwierigkeiten der Kinder erkennen und

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Fokus auf die Sommeraktivitäten

dann behutsam und helfend eingreifen. Dieser Mix bedeutet für uns eine große Verantwortung, die wir aber gerne auf uns nehmen.

Wenn du deine bisherige Zeit im Beruf betrachtest und die Jugendlichen beobachtest, wie ist dann aktuell dein Eindruck über die heutige regionale Situation? Ganz aktuell kann ich sagen, dass die beiden Pandemie-Jahre auch für die Jugendlichen natürlich eine schwere Zeit waren. Aber es gab schon vorher Probleme in Südtirol, aus meiner Sicht auch, weil die Politik in die Jugend wenig investiert. Es fehlt einfach an coolen und neuen Projekten oder Angeboten um die Kinder abzuholen. Die Freizeitgestaltung ist schwierig, obwohl wir hier in Südtirol schon viel besser dastehen als das restliche Italien. Auch die Zweisprachigkeit in Südtirol ist ein positiver Aspekt, auch für die Zukunft der Kinder. Allerdings bin ich auch der Meinung, dass unser Schulsystem in Südtirol dringend modernisiert werden müsste. Das jetzige System ist für Kinder die jetzt eingeschult werden einfach zu alt. Die Inhalte und die Lernmethode passen nicht mehr so in die heutige Zeit. Wenn Kinder 6 Stunden still sitzen müssen ist es schwer für

sie. Wir haben in Südtirol so tolle Schulgebäude, an den man viel öfter auch außerhalb des Klassenraums etwas machen könnte. Eine Idee wäre, mit den Kindern einfach einmal einkaufen zu gehen und dabei zum Beispiel den Umgang mit Geld als Zahl und als Wert zu lernen. Ich würde auch einheitliche Schulen begrüßen, in denen italienisch und deutsch gleichwertig gesprochen wird.

Wie setzen sich deine zu betreuenden Kinder und der Umgang mit ihnen zusammen?

Wir haben Kinder aus allen Bereichen im Alter von 6 bis 14 Jahren und sogenannte Freiwillige bis 17 Jahren in der Nachmittagsbetreuung. Die Villa ist ja auch ein Jugendzentrum, welches Roberta bisher als Koordinatorin betreut hat. Dort wurden dann auch am Abend Projekte gemacht. Es sind eher die Kinder von hilfebedürftigen Familien bei uns, aber eigentlich haben wir Aufgaben aus allen Bereichen zu erfüllen. Sei es die Hausaufgabenbetreuung, oder bei einzelnen Kindern die sozialen Kompetenzen zu fördern, aber auch den Raum zu bieten, wo die Kinder „Kinder“ sein können.

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Fokus auf die Sommeraktivitäten

Spürst du die Folgen der wachsenden Migration?

Ja, das habe ich aber in allen Orten in denen ich bisher gearbeitet habe gespürt. Aber wenn wir alle zusammenarbeiten, also auch die Schulen mit uns gemeinsam agieren, dann kann man auch eine gute Inklusion machen. Wir erkunden mit den betreffenden Kindern auch schon einmal die Bergwelt, zeigen ihnen das Umland von Bozen, damit sie ihr neues Umfeld wahrnehmen und nicht nur die eigene Straße kennen. Gerade die Kinder untereinander haben in der Gruppe keine Vorurteile oder Schranken. Die bringen sie eher von zu Hause mit.

Wie sieht dein Dienst nach der Ferienzeit aus, hast du dann weniger zu betreuende Jugendliche?

Ja, im Sommer betreuen wir 80 bis

90 Kinder in der Villa, außerhalb der Ferien sind es 30 bis 40 Kinder, die wir in der Einrichtung haben. Im Moment sind wir 8 „dynamische“ Personen im Team, unserer Kapazität ist also mehr als ausgeschöpft.

Wie siehst du die Zusammenarbeit mit dem Verein La Strada –

Der Weg?

Ich kann mich überhaupt nicht beschweren, die Schule an der ich ja auch arbeite ist direkt neben dem Vereinssitz, also die Nähe zu La Strada ist auf jeden Fall immer gegeben.

Ich kenne die Menschen und Kollegen dort, wir haben einen regelmäßigen Austausch. Wenn ich Hilfe brauche ist der Verein da.

Was würdest du im Verein ändern wollen?

Ich denke schon, dass es viele Dinge innerhalb des Vereins gibt, die zu

Fokus auf die Sommeraktivitäten

verbessern wären. Wir sollten vor allem mit unserem Angebot mehr auf Qualität achten als auf Quantität. Es genügt nicht die Aufnahmekapazität zu limitieren, oder sogar zu erhöhen, wenn die Ausbildung der Betreuer in den Diensten nicht permanent verbessert oder angepasst wird. Das Personal muss immer motiviert sein, mit den zu betreuenden Jugendlichen zu arbeiten. Wenn das nicht immer gegeben ist, spüren es bei uns auch die Kinder oder sogar die Eltern. Der Umgang mit Kindern erfordert Geduld, die ist nicht jedem gegeben. Gerade das engagierte Personal ist also der größte Garant für Qualität. Außerdem wäre es wichtig, dass die Menschen außerhalb unseres Vereines und der Dienste, die uns ja nur vage kennen, auf Anhieb wissen, oder bei Bedarf es einfach finden können, was La Strada - Der Weg überhaupt ist, welches Angebot für sie bei La Strada existiert und wo man es schnell findet. Unsere Website ist nicht logisch aufgebaut und man findet nicht leicht was man sucht. Auf jeden Fall nach außen muss die Kommunikation verbessert werden. La Strada macht so viel, aber vieles davon wird in der Wahrnehmung der Leute nicht dem Verein zugeschrieben.

Wie schaltet die Privatperson Anna Suffritti nach der Arbeit ab?

Ich gehe sehr, sehr gerne auf den Berg! Ich liebe die Berge! An den Wochenenden bin ich gerne in der Natur oder eben ganz oben auf den Bergen. Auch das Meer mag ich, die Natur ist mein Ausgleich. Aufgewachsen bin ich in der grünen Umgebung von Eppan, schon dort war ich viel im Wald unterwegs, aber auch in der Stadt kann man mit dem Rad ja schnell in die schöne nahe Landschaft fahren.

Ich reise gerne, mein derzeitiges Traumziel ist die Insel Kuba, aber auch Vietnam würde ich gerne bereisen. Aber jetzt, an diesem Wochenende, geht es erst einmal nach Griechenland. Es gibt aber auch die Chance, in diesem Jahr Weihnachten im Kongo zu feiern. Ich warte es ab.

Vielen Dank Anna für das sympathische Gespräch, weiterhin alles Gute für dich!

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Fokus auf die Sommeraktivitäten

Europa Sommer Kubi

Interview mit Armin Barducci von Harald Kunkel

Wann und wo hast du zum ersten Mal von La Strada gehört? Ende des Sommers 2009 kam ich zum ersten Mal mit dem Verein La Strada in Berührung. In meinem Beruf, ich bin Autor und Comic-Zeichner, habe ich schon damals Kurse auch für Kinder abgehalten. In dieser Eigenschaft habe ich für La Strada eine kleine Broschüre über Europa-Themen gezeichnet. Aber es gab auch schon damals und davor ein Comic-Festival, welches der Verein organisiert hat. Stattgefunden hatte es damals auf dem Gelände der Villa delle Rose, später gab man die Veranstaltung an den Dienst Charlie Brown weiter. Für diese Veranstaltung war man immer auf der Suche nach Personen, die im Bereich Comics und Zeichnen Erfahrung haben. Eines Tages bekam ich dann einen Anruf mit der Frage, ob ich Interesse hätte im Jugendzentrum mitzuarbeiten. Da ich ja freiberuflich tätig war und es heute noch bin, war es mir möglich „Ja“ zu sagen und so bekam ich eine fixe Stelle in Teilzeit bei La Strada.

Wie ging es im Verein für dich weiter?

Die Jahre bei Charlie Brown waren etwas konfus aber dennoch für mich sehr interessant! Nach ungefähr 4 Jahren wollte ich aber etwas mehr spezifische Dinge machen. Also wechselte ich für 3 Jahre in die Grundschule A. Langer, eine damals im Wohnviertel Firmian neu entstandene Schule, in der deutsche und italienische Schulklassen gemeinsam lernen sollen. Dort habe ich kreative Kurse angeboten und abgehalten. In der Zeit habe ich gleichzeitig stun-

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Fokus auf die Sommeraktivitäten

denweise in der deutschen Nachmittagsbetreuung KuBi angefangen und bin jetzt seit ungefähr 5 Jahren dort, also einer der letzten Mitarbeiter aus der damaligen Gründungszeit in diesem schwierigen Viertel. Aktuell arbeite ich noch in den frühen Morgenstunden als Tudor in einem FSE-Projekt an der Mittelschule Albert Schweitzer. Alle diese Tätigkeiten vertiefen mich sehr in das Wohnviertel, was meiner Arbeit dort zu Gute kommt. Ich war schon immer ein „Osservatore“, ein Beobachter. Ich beobachte die Menschen, ihre Gewohnheiten, Redensarten und Strukturen. Und sehr neugierig bin ich auch. Deswegen arbeite ich auch viel im Sommerdienst oder der Nachmittagsbetreuung.

Was sind deine Beobachtungen dort?

Eigentlich verändert sich nicht so sehr viel, aber in den Sommermonaten kommen zum Beispiel mehr italienische Familien um den Dienst zu nutzen. Bei den Ausflügen zum Schwimmbad gibt es seitens der Eltern kulturelle und vielleicht auch religiöse Konflikte, vornehmlich bei den weiblichen Teilnehmerinnen. Aber es beginnt auch damit, dass die Kinder nicht schwimmen können, oder

die traditionelle Kleidung abnehmen müssten.

Ich muss also in der Betreuung feinfühlig sein und auf viele Umstände eingehen können. Zusätzlich habe ich in den Sommerbetreuungen durch die Aktivitäten auch mehr Verantwortung und Risiken abzuwägen. Als ich nicht der Ferien-Animateur, sondern ich bin in der Rolle des Erziehers. Nicht als Elternteil, aber ich

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Fokus auf die Sommeraktivitäten

muss mit den Eltern ebenfalls umgehen können, mit ihnen reden, dabei die äußeren Umstände der Familie beachten und berücksichtigen. Erschwerend kommt hinzu, dass wir das Wohnviertel beobachten sollen, mit IBeS den Kontakt halten wollen und an den Schulen immer mehr die italienische Sprache vorherrscht. Kein Elternteil in unserem Dienst spricht deutsch. Vielleicht können die Väter

italienisch, einige Mütter nicht. Die Eltern können nicht alle lesen. So haben die Kinder zu Haus nach der Schule wenig Hilfe. Wenn dann die Schulbeurteilungen am Ende des Schuljahres kommen, die Versetzung des Kindes vielleicht gefährdet ist, kommen die Eltern zu uns und wir versuchen zwischen dem Kind, den Eltern und ihren Erwartungen, aber auch zwischen den Ansprüchen der Schule zu moderieren.

Durch das große, schwierig gestaltete Lernpensum, welches die Schüler schon in der Schule überfordert und dazu noch die Lernübungen zu Hause, fehlt dem Kind die wichtige Spielzeit, da es ja auch erst am Nachmittag aus der Schule nach Hause kommt. Oft denken die Eltern, dass wir bei den Hausaufgaben Hilfe leisten müssen. Wir haben aber nur die Hausaufgabenbetreuung im Angebot, Hausaufgabenhilfe ist nicht unser Auftrag.

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Fokus auf die Sommeraktivitäten

Was genau ist dein definierter Aufgabenbereich?

Nun gerade in den Ferienzeiten beginnen meine Aufgaben erst mal mit sehr viel Bürokratie. Es gibt neue Einschreibungen von Kindern, andere Mitgliedschaften laufen aus, die Beitragszahlungen müssen beobachtet und kontrolliert werden. Gleichzeitigt soll man der Ansprechpartner – auch für die Eltern – sein, so genau sind die Aufgaben in unserem Projekt aber gar nicht festgeschrieben. Als Vizekoordinator lag der Hauptanteil der administrativen Dinge bei mir im Dienst, denn wenn man nicht gleich alles macht, bleibt am Ende zu viel liegen. Ab September müssen wir schauen, wie wir die große Nachfrage nach unserem Dienst kanalisieren und bedienen können. So haben wir innerhalb von 2 Stunden für den italienischen und separat für den deutschen Dienst insgesamt 60 Anmeldung angenommen. Außerdem haben wir jetzt schon eine Warteliste von rund 20 Personen. Unser Limit ist eigentlich übererfüllt, aber da nicht jedes Kind jeden Tag kommt, können wir immer ein wenig jonglieren. Von der Nachfrage her könnten wir unsere Kapazität verdoppeln.

Wie geht’s du mit der Mehrbelastung in der Zeit der Schulferien um?

Wir freuen uns immer, wenn wir in dieser Zeit auch jüngere Mitarbeiter bekommen. Sie sind doch noch mit etwas mehr „Kräften“ ausgestattet und auch altersmäßig näher an unseren Kindern dran. Dennoch sind wir aktiv dabei, kontrollieren und beobachten. Außerdem haben wir die Erfahrung der Jahre und machen eben eine gute Vorbereitung.

Würdest du in deinem Dienst gerne etwas verändern, verbessern?

Nun, wir hätten gerne etwas mehr Ruhezeit. Nach dem Tag an dem unser laufendes Sommerdienst Programm geendet hat, haben wir, wenn es gut geht, einen oder zwei Tage Zeit um aufzuräumen, dann beginnt wieder das Schuldienst Programm. Da hätten wir gerne ein wenig mehr Luft. Jetzt muss vieles zusätzlich zur gewohnten Arbeitszeit parallel abgearbeitet werden, oder die einzelnen Rollen der Mitarbeiter müssen flexibel ausgetauscht werden. Wenn ich für meinen Dienst sprechen soll, dann würde ich mir mehr Kontakt zum/r Koordinator/in wünschen. Zwar wissen wir mittlerweile aus der

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Fokus auf die Sommeraktivitäten

Erfahrung wie bei KuBi die Sachen funktionieren, aber durch viele Personal und Teamwechsel wäre es besser, wenn der Koordinator ab und zu bei uns vor Ort ist und das Tagesgeschäft vor Augen hat.

Bleibt nach dem ausgefüllten Tagesprogramm Zeit für administrative Dinge?

Eigentlich bleibt null Zeit. E-Mails kontrollieren, News-Letter lesen, oder gar social media zu verfolgen ist während der Arbeit unmöglich. Dann funktioniert öfter unser PC nicht, also bleibt auch so vieles außer Acht. Manchmal mache ich diese Dinge von zu Hause aus, sogar die Präsenzzeiten oder andere organisatorische Arbeit erledige ich dann so. Vielleicht entgeht mir da auch manche Nachricht vom Verein. Wie ist deine persönliche Perspektive für die nahe Zukunft?

Ich würde sehr gerne gerade in diesem Dienst weiterarbeiten, denn ich vertrete die These, dass man je länger man den Dienst macht umso besser lernt man ihn mit all´ seinen Facetten kennen. Sollte der Dienst widererwartend frustrierend werden, könnte man immer noch versuchen einzugreifen und die Frustration zu beseitigen. Ich könnte mir auch vorstellen, eine andere Funktion in einem Dienst zu

haben, etwas anderes als die Koordinierung, die ich ja schon kenne.

Was machst du gerne, wenn du nicht deinen selbständigen Beruf und deine La Strada Tätigkeit ausübst?

Aus meinem früheren Hobby Zeichnen habe ich ja einen Beruf gemacht, im Moment arbeite ich an einem Buch, welches ich fertigmachen muss, ich baue gerne mit Lego-Steinen, habe dafür auch schon Kurse gegeben. Ich schreibe Skripts für Geschichten, also vordergründig liebe ich das Zeichnen und das Schreiben, Im Beruf und in meinem privaten Leben.

Sagt´s du uns dein Lebensmotto, dein Credo?

Nicht erzählen was man nicht weiß! und ein Songtext der ostdeutschen Band „Einstürzende Neubauten“: Was ist, ist. Und was nicht ist, ist möglich.

Danke für das offene und ausführliche Gespräch!

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Fokus auf die Sommeraktivitäten

Fokus auf die Sommeraktivitäten

Estatissima in Franzensfeste

Interview mit Roberto di Lorenzo Noto von Harald Kunkel

Beschreibe das Angebot von My Way Fortezza für Kinder (Dauer, Teilnahme)?

Der Service wird das ganze Jahr über angeboten und ist in zwei Teile gegliedert:

Während der Schulzeit wird der Nachmittagsdienst “My Way Fortezza” angeboten und in den Sommerferien das Sommercamp “Estatissima”.

My Way Fortezza ist eine nachmittägliche, pädagogische Lernhilfe, die im Jugendzentrum des Dorfes angeboten wird. Neben der Lern- und Hausaufgabenhilfe werden auch Workshops, Freizeitaktivitäten und Bildungsausflüge angeboten.

Für die Sommerprojekte bieten wir verschiedene Freizeitaktivitäten und Sportspiele und ein Tag pro Woche war für Ausflügen in die nähere Umgebung reserviert. Dienstags und Donnerstags finden sportliche Aktivitäten statt, die darauf abzielen, die psychomotorischen Fähigkeiten der einzelnen Teilnehmer zu verbessern. Bei beiden Projekten war die Nachfrage stets sehr groß und die Beteili-

gung rege. Beide Projekte wurden von den Kindern und Familien positiv aufgenommen.

Welche Aktivitäten wurden vorgeschlagen (Workshops, Ausflüge usw.)?

Während des My Way FortezzaProjekts ist ein Teil des Dienstes den Freizeitaktivitäten gewidmet. Angeboten werden Kochworkshops (Zubereitung von Keksen, Kuchen, Snacks usw.), Gruppenspiele oder auch handwerkliche Workshops zur Herstellung von DIY-Objekten. Zudem werden pädagogische Ausflüge zur Entdeckung der Umge-

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bung angeboten, viele Spaziergänge um den See oder Wanderungen im Wald, sogar mit Unterstützung des Försters.

Außerdem gibt es ein Projekt zur Umwelterziehung. Die Kinder haben in einer Aktion den gesamten Spielplatz in Franzensfeste von Müll befreit.

Im Rahmen des Projekts “Estatissima” wurden verschiedene Mannschaftsspiele, Musikspiele und Gruppenspiele (wie Schatzsuche, Tombola usw.) angeboten. Darüber hinaus wurde ein Schachkurs angeboten, der bei Kindern aller Altersgruppen immer sehr beliebt war.

Die pädagogischen Ausflüge waren vielfältig und reichten von einem Grundkurs für das Schwimmen im Schwimmbad, über Ausflüge oder Wanderungen im Wald, bis hin zu einem Spaziergang mit Lamas und Alpakas, um den Kindern die Tiere näher zu bringen.

Durch diese Aktivitäten haben die Teilnehmer die Möglichkeit, ihre Individualität zu entdecken und weiterzuentwickeln, neue Leidenschaften zu entdecken und mit Gleichaltrigen in Kontakt zu treten.

Welchen Wert hat eine Präsenz von La Strada-Der Weg in Fortezza?

Unsere Präsenz in Franzensfeste ist sehr wichtig. Wir sind sicherlich zu einem Bezugspunkt für Kinder und Familien geworden. Die Familien haben ein großes Vertrauensverhältnis zu den Erziehern aufgebaut und die Kinder fühlen sich bei uns stets willkommen und sicher.

Welche Rolle kann der Service hier am Ort spielen?

Unser Dienst ist grundlegend, weil dieser ein Bezugspunkt und Treffpunkt für Jung und Alt ist. Unsere Projekte sind auch wegen der komplexen sozialen Lage im Lande von großem Wert.

Franzensfeste ist ein schwieriges Gebiet: Es mangelt an Dienstleistungen, vor allem für junge Menschen und es gibt Schwierigkeiten bei der Integration der verschiedenen Kulturen. Es ist eine Region, in der es einen starken Multikulturalismus gibt.

Wie hat Fortezza auf die Anwesenheit von La Strada-Der Weg reagiert?

Zu Beginn des Projekts, vor zwei Jahren, war es schwierig, sich in die Gemeinschaft einzufügen. Mit viel Zeit,

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Fokus auf die Sommeraktivitäten

Ausdauer und Arbeit ist es uns jedoch gelungen, ein Vertrauensverhältnis zur örtlichen Bevölkerung aufzubauen. Heute können wir sagen, dass das Jugendzentrum zu einem Platz des Austauschs und des Willkommens für alle geworden ist.

Verweildauer der Mitarbeiter, um eine größere pädagogische Kontinuität für die Kinder und Jugendlichen zu ermöglichen. Außerdem ist es wichtig, immer wieder neue Ideen zu haben und neue Aktivitäten anzubieten, die die Neugier der Kinder wecken.

Nennen Sie uns Ihren eigenen Standpunkt oder Wunsch für die nahe Zukunft.

Für die Zukunft wünschen wir uns, dass der Dienst fortgesetzt und dass es immer viele teilnehmende Kinder geben wird.

Was funktioniert sehr gut und was könnte verbessert werden?

Natürlich funktioniert die Zusammenarbeit und Kommunikation zwischen den Kollegen gut und sie wird durch einen hervorragenden Projektkoordinator vermittelt. Das Vertrauensverhältnis, welches wir im Laufe der Jahre zu den Kindern und Familien aufgebaut haben, erfüllt alle Erzieher mit großem Stolz. Verbesserungswürdig ist die längere

Wir hoffen, dass das Projekt anhaltend einen positiven Ansatz für unseren Standort hat und zur Verbesserung der lokalen Umwelt beiträgt. Außerdem würde es uns freuen, wenn wir in der Lage wären, noch mehr und vielfältigere Aktivitäten anbieten zu können, um den Horizont der Kinder zu erweitern.

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Fokus auf die Sommeraktivitäten

Vor einem Jahr wurden Sie schon einmal für das Magazin INTERNOS interviewt. Was hat sich seitdem in Ihrer Position bei La Strada verändert?

Bis vor sechs Monaten war ich ja noch zusammen mit Andrea Vigni die Mitverantwortliche im Bereich Schule, Kultur, Umfeld und Familie. Zu diesem Zeitpunkt waren die beiden Bereiche schon sehr groß geworden und man hat entschieden, diese Arbeitsgebiete zu trennen. Somit durfte ich die Leitung des jetzt alleinigen Bereiches Schule als Hauptverantwortliche übernehmen.

Im vergangenen Interview sprachen Sie die Situation von immer größer werdenden Schulklassen und damit einhergehendem, größer werdenden Unterstützungsbedarf für Kinder an. Hat sich da, auch in Bezug auf die Aufgaben der Erzieher etwas verbessert?

Unser Angebot an Erfahrungen für Kindergärten, Schulen und Erzieher/innen wächst jedes Jahr, damit

wächst auch unser Angebot an Aktivitäten mit und für die Schulen und Erzieher/innen. Dadurch gibt es auch langsam eine Weiterentwicklung in der Rolle der Erzieher/innen. Allerdings benötigen Veränderungen und das Akzeptieren von Veränderungen Zeit. Ich glaube aber, wir haben diese Zeit! Wir müssen nur mit Geduld weiterarbeiten und dabei versuchen, die Weiterbildung unserer Erzieher/innen so gut wie möglich fortzusetzen. Es gibt ja viele neue Thematiken, die auch durch Corona erst zum Vorschein kamen und auch die Jugendlichen bringen immer größere Themen mit. Darauf müssen wir vorbereitet sein. Das ist auch eine große Herausforderung.

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Interview mit Marion Lorenzon von Harald Kunkel

Welche größeren Themen der Jugendlichen meinen sie?

Bei vielen Jugendlichen kommt im Moment Angst zum Vorschein, dazu hat sicher die Corona-Isolation beigetragen. Auch das Gefühl, viele Ansprüche erfüllen zu müssen, gute Noten zu erreichen, vieles wegen dem Lockdown nachholen zu müssen, bewegt die Jugendlichen sehr.

Dabei lässt man vielleicht außer Acht, dass die Heranwachsenden momentan andere Prioritäten haben. Das bedeutet aber nicht, dass sie nicht gerne lernen oder neue Dinge erlernen wollen.

Andere Themen sind die Angst vor der Zukunft bis hin zu Panikattacken, oder Jugendliche die sich immer mehr isolieren.

All das ist auch eine große Herausforderung für die Schule, für die Lehrer/innen. Letztere müssen während des Schuljahres ein genau definiertes Programm durchführen und die ganze Klasse auf das Niveau bringen mit dem sie das Schuljahr oder die Prüfungen bestehen und vieles andere mehr.

Wir als Erzieher/innen von La Strada haben es da etwas leichter, denn für uns zählt in erster Linie der Jugend-

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liche an sich, seine Emotionen, sein momentaner Zustand, seine Befindlichkeit. Ich will damit aber nicht sagen, dass die Lehrkräfte nicht auch auf den Jugendlichen eingehen, sie haben dabei nur andere Prioritäten.

Pädagogen an den Schulen sehen sich dort zunehmend schwierigen Situationen gegenüberstehen. Kennen Sie die Probleme und wie gehen Sie damit um?

Wir sind jetzt schon an einem guten Punkt, die Zusammenarbeit mit den Schulen wird immer intensiver. Auch der Austausch ist offener und lebendiger. Die Lehrer/innen tauschen sich mit uns über die Arbeit mit dem Jugendlichen aus und sie informieren sich über die Fortschritte des Jugendlichen im Alltag aus unserer Sicht. Auf diese Art merken wir, dass uns die Lehrer und Lehrerinnen auch als Erzieher/innen akzeptieren und spätestens dann sehen wir, dass das Projekt und die Zusammenarbeit zwischen Erzieher und Lehrer ein sehr großes Potential hat.

Ich bin davon überzeugt, dass unsere Jugendlichen, außer den offensichtlichen Schwierigkeiten, viel verstecktes Potenzial haben. Und dieses Potenzial müssen wir finden durch das

Aufbauen eines Vertrauensverhältnisses. Es ist wie mit einem Schlüssel. Er öffnet nicht jede Tür, aber es gibt immer den Richtigen für eine bestimmte Tür. Und diesen Schlüssel müssen wir für jeden jungen Menschen, gemeinsam mit den Lehrern und Lehrerinnen finden. Das erlaubt den jungen Menschen sich zu öffnen und sie erkennen ihre Stärke, über die wir sie dann auch fördern können. Und die Schule ist für sie kein Angstraum mehr. Die Welt braucht ja auch nicht nur Mathematiker/innen oder Firmenmanager/innen, sondern auch diejenigen, die ihre beruflichen Neigungen in einem Handwerk oder in einer Dienstleistung mit Freude ausleben.

Wie schaut es mit den Fortbildungen aus? Und wie unterstützen sie das gesamte Arbeitsteam? Wir bemühen uns, die Mitarbeiter und Mitarbeiterinnen in ihrer Aufgabe zu unterstützen, durch die Präsenz der Koordinatoren und deren Erfahrung und durch, zu spezifischen Themen, organisierten Fortbildungen. In diesen Fortbildungen hat uns der Bereich Prävention und Beratung unterstützt. Zusammen mit der Verantwortlichen Frau Dr. Cristina De Paoli

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haben wir spezifische unterstützende Fallbesprechungen für die Koordinatoren und Fortbildungen (Germoglio, Exit, und andere) für die Erzieher/ innen organisiert. Es war aber schon immer ein Wunsch, den Erziehern und Erzieherinnen eine wichtige Rolle zuzuschreiben, weil sie eine wichtige Arbeit machen. Aber die Arbeit ist auch schwierig, denn durch die betreuten Jugendlichen kommen oft auch sehr schwere Themen auf unsere Erzieher/innen zu. Ich glaube, auch deshalb ist es wichtig, dass die Erzieher und Erzieherinnen nicht nur unsere Anerkennung erfahren, sondern auch merken, wie wichtig uns und den Betreuten selbst ihre Tätigkeit ist. Die Koordinatoren/innen sollen Werkzeuge an die Hand bekommen und merken, dass sie im Rahmen ihrer Arbeit Spielraum haben. Die Möglichkeit sich weiterzuentwickeln muss auch von uns angeboten werden, alleine um die Kompetenzen der Koordinatoren auszubauen. Das schlägt auch bis ins Team durch und hilft so enorm.

Daraus ergeben sich dann auch Rückschlüsse, Hinweise und Empfehlungen, über die wir uns in Einzelfällen mit dem betreffenden Rektor oder den Klassenkoordinatoren/ innen konfrontieren.

Wie steht es aktuell um Ihr Projekt Il Ponte?

Da geht es mit der positiven Entwicklung weiter. Wir sind damit im dritten Jahr und wir schlagen in Südtirol langsam Wurzeln, wir schaffen es immer besser mit Familien zusammen zu arbeiten. In zehn Kindergärten sind wir präsent, dort spürt wir, dass etwas wächst. Das Netzwerk umfasst Erzieher/innen als Bezugspersonen, Sportvereine, Bibliotheken und Andere, die bei der Integration von Familien mithelfen.

Es hat gerade das neue Schuljahr begonnen, welche Perspektive sehen sie als Leiterin des Schulbereiches? Gibt es Neuerungen, neue Entwicklungen?

Wir wollen ja nie aufhören uns weiterzuentwickeln. Für mich ist es wichtig, immer mehr die Rolle des Erziehers und der Erzieherin in der Schule auch nach außen klar zu definieren.

Es werden bald die neuen Projekte des europäischen Sozialfonds vorgestellt und wir müssen überlegen wie wir weitergehen wollen. Schließlich hat uns der europäische Sozialfond ermöglicht mit einer großen Nummer von Fachkräften und Kompetenzen in den Schulen einzutreten. Das Projekt Il Ponte (von Con i Bambini

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finanziert) wird mit Juni 2023 enden und wir sind schon dabei mit unseren Partnern über eine mögliche Fortführung zu diskutieren. Auf jeden Fall erwartet uns viel Arbeit.

Gibt es Pläne für Ihre persönliche Position bei La Strada, was wollen Sie ändern, verbessern, erreichen?

Pläne gibt es viele und auch Träume. Doch als Allererstes hoffe ich, dass wir es schaffen die Position der Erzieher und Erzieherinnen in den Schulen jeden Grades zu festigen und zu stabilisieren, da die gute Zusammenarbeit zwischen Lehrern und Erziehern positive Ergebnissen mit den Jugendliche gebracht hat. Ich glaube sehr daran.

Auch die Arbeit mit den Familien könnte sich verbessern. Wir selbst

sind uns vielleicht gar nicht bewusst, was wir machen und wie wichtig das ist, was wir tun. Was verraten Sie uns über die Privatperson Marion Lorenzon?

Ihr Ausgleich zur Arbeit: (lacht) meine Familie!!

Ihre Hobbys: Ich male gerne mit Acryl auf Leinwand, fahre gerne Fahrrad

Urlaubs- und Traumziele: Die ganze Welt! Aber vor allem Spanien kenne ich noch nicht

Ihre Lebensweisheit, Ihr Credo: La Gentilezza, il semplice saluto, Lächeln, Lachen, Lächeln schenken

Vielen Dank für das informative und ausführliche Gespräch!

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Der internationale Zivildienst geht zu Ende Interview mit Anna Rebecca Herzig

Ein kurzes Interview mit Anna Rebecca, die ein Jahr lang einen europäischen Freiwilligendienst geleistet hat. Wir baten sie, uns einige Eindrücke und Erinnerungen zu schildern und uns von einigen der Schwierigkeiten zu berichten, auf die sie gestoßen ist.

Eine kurze Präsentation (wie bist du, wo und wann bist du hierhergekommen, in welchen Diensten bist du tätig)

Ich heiße Rebecca, bin 20 Jahre alt und komme aus dem Süden von Deutschland. Seit Mitte November 2021 bin ich in hier Bozen und mache einen Europäischen Freiwilligendienst im Jugendzentrum Villa delle Rose. Während dem Schuljahr habe ich da bei der Nachmittagsbetreuung mitgearbeitet. Das bedeutete für mich bei den Hausaufgaben zu helfen und mit den Kindern zu spielen, vor allem das Kartenspiel UNO! Aktuell sind ja Sommerferien und da findet in der Villa Estatissima statt. Bei dem Sommerferienprogramm machen wir Ausflüge, basteln, spielen Fußball, usw.

Ein Rückblick auf diese Erfahrung...

Ganz am Ende vom Projekt bin ich zum Glück noch nicht. Aber wenn ich auf die letzten 8 ½ Monate zurückblic ke, dann waren sie vor allem sehr abwechslungsreich. Am Anfang wusste ich noch nicht genau, was meine Rolle als Freiwillige genau bedeutet. Da musste ich mich erst hineinfinden. Doch die Kinder waren von Anfang an sehr aufgeschlossen und wollten mit mir spielen, da habe ich mich sofort willkommen gefühlt. Manchmal klappte das mit dem Spielen aufgrund der Sprachbarriere nicht, das war dann sowohl für die Kinder, als auch für mich, schade. Doch mit der Zeit wurde mein Italienisch deutlich besser (ich glaube, ich habe durch die

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Hausaufgaben mindestens genauso viel gelernt wie die Kinder) und wir lernten uns alle besser kennen. Inzwischen fällt es mir leicht mit den Kindern zu interagieren. Ich weiß, dass Mimik und Gestik unglaublich viel helfen, ich muss nicht mehr über die Worte nachdenken und wenn doch mal das ein oder andere deutsche Wort dazwischen ist, dann ist das auch nicht so schlimm.

Hat der Freiwilligendienst deine Erwartungen erfüllt?

Wenn ich mich richtig erinnere, hatte ich gar keine genauen Erwartungen. Ich wollte es einfach auf mich zukommen lassen und schauen, was dann daraus wird. Das Einzige was ich wirklich gehofft und erwartet hatte, war, dass ich viel Neues lerne und erlebe. Diese Erwartung hat sich definitiv erfüllt!

Welche war die größte Schwierigkeit, auf die du gestoßen bist?

Ich glaube, die schwierigsten Situationen für mich waren und sind noch immer die, in denen ich aufgrund der Sprache nicht kommunizieren kann. Manchmal ist die Situation einfach so, dass es nicht die Zeit gibt, mir so lange zuzuhören bis alle verstanden haben, was ich meine. Oder das Thema ist so komplex, dass ich noch nicht einmal weiß, wie die Wörter heißen. Das ist dann immer sehr frustrierend, vor allem wenn ich weiß, dass

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das, was ich sagen möchte, anderen in der Situation gerade helfen würde (z.B., wenn Pflaster gesucht werden), aber ich einfach zu langsam und zu schlecht im italienischen bin um zu helfen.

Erzähl uns von einer neugierigen, lustigen, besonderen Episode, die dir widerfahren ist. Mir passiert es oft, dass ich Wörter die ähnlich klingen miteinander verwechsle. Meistens ist das nicht besonders schlimm und mein Gegenüber weiß trotzdem was ich meine. Als ich aber im Schwimmbad anstatt vom „bagnino“ von „budino“ gesprochen habe, war ich doch ziemlich froh, dass mich jemand rechtzeitig auf meinen Fehler hingewiesen hat. Den Bademeister mit „Pudding“ anzusprechen hätte ich jedenfalls sehr peinlich gefunden…

Würdest du anderen jungen Menschen eine solche Erfahrung empfehlen?

Ja, auf jeden Fall! Die Erfahrung ist nicht immer rosarot und aus Zuckerwatte. Es gibt auch schwierige Momente, vor allem in den ersten Monaten, bis man mit der fremden Sprache zurechtkommt und sich eingelebt hat. Aber auch das sind wich-

tige Erfahrungen und die Zeit, die dann kommt, ist es wert. Man lernt neue Leute kennen, andere Kulturen, merkt, dass manche Dinge viel einfacher sind, als man denkt und am Ende ist man stolz darauf, was man alles geschafft hat.

Hinterlasse uns einen Gruß, einen Gedanken, ein Dankeschön Liebe Grüße an alle Kinder von Villa delle Rose, ihr seid toll! Und ein ganz großes Dankeschön an die Erzieher/ innen! Ihr habt mich total nett aufgenommen, mir geholfen mich in der Villa einzugewöhnen, mein Italienisch zu verbessern und hattet Geduld, wenn ich zum 100ten Mal am Tag nach dem Schlüssel zu den Bastelmaterialien gefragt habe.

Vielen, vielen Dank, Anna Rebecca, für die Kompetenz, den Enthusiasmus, die Energie und die Leidenschaft, mit der du diesen Dienst geleistet hast. Ich danke dir für alles, was du uns gegeben hast. Viel Glück!

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Storia di Jack

Il percorso di un giovane di seconda generazione dal disagio alla scopeta di sè e del suo posto nel mondo di Floriana Gavazzi

Desidero raccontare la storia di Jack (nome di fantasia) perché è una storia di riscatto da un destino che sembrava segnato. È la storia di quanto sia importante sentire su di sé uno sguardo di fiducia per provare a farcela. Ed è una storia che vogliamo narrare a due voci; per questo ho chiesto a Jack di raccontare anche la sua versione dei fatti, perché faccia da controcanto e da rispecchiamento alla mia.

Sono convinta che raccontare la propria storia per iscritto sia una forma molto efficace di autoanalisi e di autoterapia. Questo vale sia per me, che ho cercato di essere per lui una figura adulta di riferimento al di fuori del contesto familiare, sia per lui. Entrambi abbiamo imparato molto da questa esperienza. Ho conosciuto Jack nel 2006. Aveva 6 anni e frequentava la prima elementare.

Conoscevo già sua madre, che mi era stata presentata da un’amica. Sara è una donna curda irachena

scappata con il marito da Baghdad durante il regime di Saddam Hussein. È diventata una delle mie migliori amiche a Bolzano. Era da poco in Italia quando è nato Jack. Dopo di lui Sara ha avuto un altro figlio maschio e due femmine. Ha vissuto tanti guai di natura economica e non solo e io ho cercato di aiutarla, spinta dalla solidarietà tra donne che spesso rappresenta una potente rete di protezione sociale. Aiutarla ha voluto dire per me anche sostenerla in un com-

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pito genitoriale complicato. Come giornalista della Rai regionale nel 2006 volevo realizzare un servizio sull’integrazione scolastica dei bambini di origine straniera. Sono entrata nella classe di Jack e l’ho filmato mentre era alla lavagna e, un po’ spaesato, apprendeva i rudimenti della scrittura.

La sua immagine alla lavagna mi è rimasta nella memoria e a lungo l’ho usata come immagine di repertorio quando avevo bisogno di parlare di integrazione di bambini stranieri. Quel bambino spaesato è diventato un adolescente problematico. In seconda media (la classe in cui di solito si evidenziano per la prima volta i disagi adolescenziali) è stato bocciato. Per lui è stata la prima di diverse esperienze di fallimento scolastico.

Ricordo il giorno della comunicazione dei risultati dell’esame di terza media. Io ero davanti alla scuola perché attendevo il voto di mia figlia e c’era anche Jack con suo padre. Il ragazzo, che gli insegnanti consideravano maleducato e un elemento di disturbo nella classe, se l’è cavata con la sufficienza. Per lui e per la sua storia c’era poca comprensione da parte dei docenti. Come tutti i ragazzi immigrati di seconda generazione, non aveva

potuto contare sull’aiuto dei genitori per i compiti e il supporto scolastico in generale.

Il suo percorso alla scuola superiore (l’istituto per elettrotecnici) è durato sette anni anziché cinque. In tutta la sua carriera scolastica dunque Jack ha collezionato tre bocciature. Ma alla fine, con caparbietà, a quasi 22 anni è riuscito a ottenere il diploma da elettrotecnico che gli darà probabilmente un lavoro qualificato e che gli ha già dato una buona dose di tonificante autostima.

Già in prima superiore Jack si è subito segnalato per le sue imprese poco eroiche.

Durante l’ora di ginnastica ha rubato negli spogliatoi, su istigazione di un amico, la giacca e il cellulare a un compagno. Il padre del compagno ha sporto denuncia ed è iniziato il primo guaio giudiziario, anche se Jack (che compie gli anni a novembre) non aveva ancora 14 anni all’epoca dei fatti e non era punibile. Con l’aiuto di un avvocato l’ho aiutato a risarcire il compagno danneggiato e a riflettere sul fatto che dare retta a un amico malintenzionato lo aveva messo nei guai.

Jack ha evidenziato durante l’adolescenza una certa tendenza a fare da gregario a ragazzi che con un termi-

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ne forse superato si definiscono “devianti”. Alla base del suo disagio c’era sicuramente la sua identità di ragazzo con background migratorio di seconda generazione. Ogni adolescente

fatica a costruirsi un’identità; chi ha origini straniere fatica il doppio, perché deve mettere insieme due culture spesso antitetiche e in conflitto tra loro. E spesso si sente marchiato dall’ambiente sociale in cui vorrebbe essere accolto. A questo si aggiunge il clima familiare in cui Jack è cresciuto, segnato da un rapporto molto conflittuale tra i genitori, reso ancora più teso da problemi economici e dai fantasmi delle rispettive famiglie d’origine, distanti migliaia di chilometri ma molto presenti nelle discussioni quotidiane, in cui madre e padre si rinfacciavano vecchie vicende irrisolte.

I genitori di Jack non vivono più insieme dal 2020 e da allora il clima in casa con la madre è un po’ migliora-

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to, ma come spesso succede l’atteggiamento svalutante del padre verso la madre (e verso il femminile) è stato in parte assorbito e assunto anche dai figli. Jack ha avuto momenti molto pesanti di scontro con la madre, schiacciata dal peso della gestione di figli problematici e in ansia per il loro possibile consumo di droghe leggere o per eventuali piccoli reati. Per questo Sara spesso non è stata in grado di trasmettere fiducia ai figli. Come amica di famiglia, meno coinvolta della madre, ho cercato di farlo io. E ho cercato anche di fare capire a Jack che la madre aveva avuto una vita piena di dolori e faceva tutto quello che poteva per lui e per i fratelli in condizioni difficili. Durante la scuola superiore ho seguito ogni tanto Jack nei compiti, aiutandolo soprattutto in inglese e tedesco. Le mie “lezioni”, fatte in un bar durante la mia pausa pranzo dal lavoro, erano più che altro un tentativo di tenerlo agganciato e di dargli un metodo di studio. Mi è capitato anche di andare ai colloqui scolastici insieme alla madre, per aiutarla a comprendere meglio gli insegnanti dal punto di vista linguistico (anche se Sara, a differenza di tante mamme immigrate, ha imparato bene l’italiano) e per cercare

di spiegare in particolare alla coordinatrice di classe la difficile situazione familiare che era all’origine dei comportamenti di Jack. Nel frattempo Jack si è trovato altre due volte seriamente nei guai: una prima per avere combinato danni con un gruppo di ragazzi che minacciavano e spadroneggiavano in un parco pubblico vicino a casa sua e una seconda volta durante il lockdown del 2020, per essere stato trovato fuori casa senza giustificato motivo da parte di due poliziotti. Siccome aveva qualche grammo di marijuana nello zaino si è spaventato e ha reagito male, beccandosi una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale. Jack era ormai maggiorenne e questa volta il rischio di guai giudiziari era reale, ma ho proposto all’avvocato di provare con l’alternativa della “messa alla prova”.

Ho chiesto ai miei amici dell’Associazione “La Strada - Der Weg”, che da anni sperimentano la giustizia riparativa, di accoglierlo per un percorso di 140 ore.

Per Jack non è stato facile conciliare le ore di lavoro volontario in Associazione, il lavoro come elettrotecnico in un cantiere che si era nel frattempo trovato e la scuola serale per ottenere il tanto agognato diploma. Tutto que-

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sto nell’anno scolastico 2021-2022, segnato ancora da restrizioni per il Covid e dal contagio suo e di chi doveva seguirlo. Ma Jack nel frattempo era maturato, le piccole esperienze di lavoro che aveva collezionato come barista e come cameriere lo avevano fatto maturare e gli avevano insegnato il valore delle cose che si conquistano con impegno e fatica. Jack non è sempre stato puntuale nel suo impegno di messa alla prova, ma alla fine ha concluso le 140 ore nei tempi previsti e ha saldato il suo debito con la giustizia, acquisendo anche un’esperienza positiva in un’associazione presente in tanti ambiti del sociale, un’esperienza che arricchirà il suo curriculum.

In primavera Jack si è licenziato dal lavoro e si è concentrato sulla scuola. Ha superato l’esame di maturità con un voto di tutto rispetto, 75/100. Subito dopo l’orale mi ha telefonato per raccontarmi che aveva parlato per un’ora senza intoppi, suscitando l’interesse della commissione in particolare quando ha citato le droghe che venivano somministrate ai soldati nazisti per renderli feroci e senza paura. Poi mi ha ringraziato per avere creduto in lui più di quanto avesse fatto sua madre e io mi sono sentita onorata per il suo riconoscimento.

Nel corso degli anni ho cercato di sostenerlo anche solo con un messaggino, per ricordargli che lo pensavo e gli offrivo il mio aiuto in caso di bisogno. A volte ci siamo visti durante la mia pausa pranzo per fare il punto della situazione e per riflettere insieme su quello che capitava, dal sequestro temporaneo dell’auto per un’infrazione alla decurtazione del sussidio di disoccupazione per un malinteso burocratico che lo ha portato a non presentarsi all’ufficio del lavoro come richiesto.

Grazie a Jack ho imparato quanto è complicata e impietosa la burocrazia con le persone meno fortunate, ma ho anche capito che uno sguardo fiducioso è più potente della sfortuna e di un destino avverso. Per me Jack è ancora (un po’) quel bambino spaesato di prima elementare. L’innocenza di quello sguardo non è stata cancellata dalla (falsa) spavalderia dell’adolescente deviante. Ed è quell’innocenza originaria che mi ha permesso di affezionarmi a lui e di continuare a credere che ce l’avrebbe fatta. Lui non mi ha deluso.

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Edizione/Ausgabe: Nr. 03/2022 Settembre/September 2022

Pubblicazione registrata presso il tribunale di Bolzano il 06.08.2018 R.G. n. 3009/2018

Ermächtigung Landesgericht Bozen 06.08.2018 Nr. 3009/2018

Associazione – Verein “La

Strada-Der Weg ONLUS”

Via Visitazione - Mariaheimweg, 42 39100 Bolzano Bozen Tel 0471 203111 - Fax 0471 201585 e-mail: info@lastrada-derweg.org www.lastrada-derweg.org

Direttore responsabile/presserechtlich Verantwortlicher: Massimo Antonino Redazione/Redaktion: Dario Volani, Fabrizio Mattevi, Viktoria Gross, Harald Kunkel, Massimo Antonino Grafica/Grafik: Massimo Antonino

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