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Salute mentale di comunità e Provincia di Bolzano
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Sommario Introduzione
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Sbilanciamento sul versante ospedaliero
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Disturbi depressivi e farmaci antidepressivi
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Ospedalizzazione per abuso, dipendenza o psicosi
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da sostanze psicoattive (droghe e alcol) Suicidi
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Conclusioni
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Salute mentale di comunità e Provincia di Bolzano
di Rodolfo Tomasi
Introduzione È molto positivo che in Italia si sia ricominciato a parlare di programmi per la salute mentale di comunità. Nel febbraio 2021, nel discorso di presentazione del suo governo al Senato, il premier Mario Draghi ha citato la sanità territoriale e la medicina di prossimità, indicando tra i servizi da rilanciare i consultori e i centri di salute mentale, non i reparti psichiatrici. Il Ministero della Salute ha poi messo in agenda la “2a Conferenza nazionale. Per una salute mentale di comunità”, che ha avuto luogo il 25
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e 26 giugno 2021, a venti anni dalla precedente. Si è trattato di una iniziativa di grande importanza, centrale nell’ispirare e motivare questo mio testo. Papa Francesco ha rivolto un saluto ai partecipanti alla Conferenza: “È auspicabile - ha detto - che, da una parte, non manchi il potenziamento del sistema sanitario di tutela della malattia mentale, anche mediante il sostegno alle realtà impegnate nella ricerca scientifica su tali patologie, e dall’altra parte si promuovano le associazioni e il volontariato che si pongono accanto ai malati e ai loro familiari… È tanto importante coinvolgere il contesto vitale nel quale si trova inserito il paziente, affinché non gli venga a mancare il calore e l’affetto di una comunità. La stessa professionalità medica trae beneficio dalla cura integrale della persona… Curare il prossimo non è solo un lavoro qualificato, ma una vera e propria missione, che si realizza pienamente quando la conoscenza scientifica incontra la pienezza dell’umanità e si traduce nella tenerezza che sa avvicinare e prendere a cuore gli altri… Si tratta anche di favorire il pieno superamento dello stigma con cui è stata spesso marchiata la malattia mentale e, in generale, di far prevalere la cultura della comunità sulla mentalità dello scarto.” Una mentalità secondo cui – conclude il Papa – “si prestano cure e attenzioni maggiori a chi apporta vantaggi produttivi alla società, dimenticando che quanti soffrono fanno risplendere, nelle loro esistenze ferite, la bellezza insopprimibile della dignità umana.” La Conferenza nazionale è un’occasione importante anche per fare il punto sulla situazione in Alto Adige-Südtirol. La salute mentale delle comunità conviventi in provincia di Bolzano è piuttosto diversa, come vedremo più avanti, da quella rappresentata dai media locali1, che, sottovalutando i pochi dati epidemiologici disponibili, tende a delineare un quadro ottimista.
1 Due titoli ad esempio, tra i tanti possibili: “Altoatesini longevi, sportivi e magri, ma troppo depressi” (Alto Adige del 27 aprile 2016) o “Altoatesini sportivi, ma bevitori” (Corriere dell’Alto Adige del 29 agosto 2018).
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Complessivamente si evita l’analisi critica e l’approfondimento dei fattori problematici. Il panorama reale mostra invece luci e ombre. Nel decennio 1996–2006 la Provincia autonoma di Bolzano2 ha investito notevoli energie e fondi per istituire (DGP 711/96) la rete dei servizi territoriali. Nel confronto con le altre regioni la P.A. di Bolzano è ampiamente al di sopra della media nazionale per quanto riguarda dotazione del personale (+67,6% nel 2017), costo pro capite (+58,8% nel 2017 e + 69,1% nel 2018), spesa per la salute mentale sul Fondo sanitario regionale (FSR) (+ 75,8% nel 2016, +58,4% nel 2017, +65,6% nel 2018). Questi dati come quelli riportati nelle pagine successive sono tratti dai “Quaderni” della SIEP, la Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica. Sono pubblicazioni periodiche che riportano analisi dettagliate sulla situazione della salute mentale in Italia. Da questi Quaderni, In particolare si è fatto riferimento ai Quaderni n. 53 n. 74 e n. 85 . La Provincia Autonoma (P.A.) di Bolzano presenta però un valore basso rispetto alla propensione all’assistenza territoriale e pure all’assistenza ospedaliera.6
Da qui in poi in sigla P.A. “Quaderno 5 SIEP – La Salute Mentale nelle Regioni. Analisi dei trend 2015-2017”, a cura di F. Starace https://siep.it/wp-content/uploads/2019/11/QEP_volume-5_def.pdf 4 “Quaderno 7 SIEP” – La Salute Mentale nelle regioni. Disuguaglianze di sistema”, a cura di F. Starace, F. Baccari https://siep.it/wp-content/uploads/2020/12/SIEP-QEP-Volume-7.pdf 5 “Quaderno 8 SIEP - Strutture e Processi Assistenziali della Salute Mentale in Italia. Indicatori SIEP”, a cura di F. Starace & R. Minguzzi https://siep.it/quaderno-siep/ 6 Quaderno 8, cit. p. 43 2
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Sbilanciamento sul versante ospedaliero I dati attualmente disponibili “fanno ipotizzare uno sbilanciamento dell’offerta sul versante ospedaliero”6. Peraltro la P.A. non ha inviato e non ha reso disponibili i dati sulle attività di salute mentale. Nel periodo 2015-17 le disponibilità di posti letto e le dimissioni in SPDC (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) risultano decisamente superiori alla media nazionale (rispettivamente +46,8% e +78,4%). La durata complessiva dei ricoveri in SPDC è lievemente superiore alla media (+15,0%). Risultano significativamente elevate invece le dimissioni con diagnosi psichiatrica da reparti non psichiatrici (+154,8%)7. Quei dati trovano conferma nel 2018: disponibilità di posti letto in SPDC +52,3%, dimissioni +71,7%, durata complessiva dei ricoveri +5,5%, dimissioni con diagnosi psichiatrica da reparti non psichiatrici +152,7%8. La voce “diagnosi psichiatrica” è un insieme non meglio differenziato, che può comprendere disturbi molto vari: forme d’ansia, depressioni, demenze, disturbi psicosomatici, disturbi del comportamento alimentare, ecc. Va segnalato il netto contenimento del ricorso a trattamenti coercitivi in TSO (-68,8% nel 2015-17 e 76% nel 20189). Sono invece inferiori ai valori nazionali i posti residenziali e semiresidenziali (rispettivamente -37,7% e -47,1% nel 2015-17, -37,3% e -46,3% nel 201810). I dati sulle attività dei servizi territoriali non sono stati comunicati al Ministero e pertanto non è possibile analizzare quali risposte, al di là del ricovero, siano fornite ai bisogni di cura e assistenza delle tante persone ospedalizzate. Tantomeno si conosce in quali casi e quale collaborazione esiste con i servizi distrettuali. “In sintesi, il sistema di cura per la salute mentale della P.A. di Bolzano presenta alcuni rilevanti punti di forza, soprattutto in relazione alla dotazione di personale e all’investimento economico. Anche il tasso di ospedalizzazione per TSO e la prescrizione di antipsicotici si collocano sotto la media nazionale, pur mostrando un trend in crescita nel triennio. Le criticità si riscontrano prevalentemente nell’attività ospedaliera 7
Quaderno 5 cit. pag. 17 Quaderno 7 cit. pag. 20 9 Quaderno 5 cit. pag. 17 e Quaderno 7 cit. pag. 20 10 idem 8
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“ordinaria”, probabilmente anche in relazione alla maggiore disponibilità di posti letto. In particolare, si riscontra un tasso di dimissioni con diagnosi psichiatrica da reparti non psichiatrici più che doppio in confronto alla media nazionale, anche se in riduzione rispetto ai valori registrati nel 2015. Complessivamente, i dati a disposizione, largamente carenti circa le attività territoriali, segnalano per la P.A. di Bolzano una rilevante propensione all’intervento ospedaliero. Non è possibile verificare se tale rilievo costituisca l’elemento caratterizzante del sistema di cura o se esso si accompagni, auspicabilmente, ad un’altrettanta rilevante attività territoriale.”11 Purtroppo alcuni segnali inducono a dubitare di questo auspicio. La P.A. di Trento presenta, per il periodo 2015-19, il più alto costo pro capite per attività territoriali di salute mentale. Al secondo posto figura la P.A. di Bolzano12. Se ne potrebbe dedurre che le due province autonome effettuino prestazioni territoriali in misura non dissimile tra loro, prevenendo ricoveri e ricorso al Pronto Soccorso. Invece ricoveri ospedalieri e accessi ai Pronto soccorso con diagnosi psichiatrica sono molto più frequenti in P.A. di Bolzano (+10,2%) che in P.A. di Trento (-30,5%)13 . Nelle riammissioni non programmate, entro un mese dalla dimissione, la differenza tra Trento e Bolzano è nettamente a favore di Trento, a indicare che il gran numero dei ricoveri effettuati a Bolzano non riesce a evitare tante riammissioni non programmate. Per meglio valutare questi riscontri servirebbero informazioni e dati più dettagliati e accurati. Una frequenza di TSO tanto inferiore alla media nazionale in un contesto sbilanciato in senso ospedalocentrico, mi fa pensare anche in questo caso a un deficit informativo. Ulteriori dati e indicazioni sono forniti dall’Osservatorio Nazionale sulQuaderno 5 cit. pag. 18 Dati Ministero della Salute 13 Dati Ministero della Salute 11
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la Salute nelle Regioni Italiane, nato su iniziativa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con altre università italiane, istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali. Dal 2004 l’Osservatorio pubblica annualmente il “Rapporto Osservasalute”. L’ultimo è del 202014 . Nel 2019 Osservasalute ha pubblicato anche il rapporto “Il disagio mentale - un problema da arginare”15 . Per contenere i ricoveri ospedalieri nel documento si raccomanda: “il potenziamento della rete territoriale e il coinvolgimento dei principali setting di vita dei pazienti (domicilio, scuola e luoghi di lavoro) nell’ambito della prevenzione, cura e riabilitazione dei disturbi mentali gravi... “Ulteriori risultati positivi potrebbero derivare dall’implementazione di strategie di promozione della salute mentale e di interventi di prevenzione in tutte le fasce di età, soprattutto quelle più vulnerabili. Inoltre, il potenziamento dell’assistenza primaria e dei rapporti Ospedale-Territorio per questa tipologia di pazienti, garantendo una maggiore integrazione tra servizi sanitari e sociali mirati alla tutela della salute mentale, insieme ad una maggiore differenziazione dell’offerta sulla base dei bisogni dei pazienti potrebbe ulteriormente ridurre le ospedalizzazioni.”16
“Rapporto Osservasalute 2020” https://www.osservatoriosullasalute.it/osservasalute/rapporto-osservasalute-2020 15 Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, “Il disagio mentale. Un problema da arginare” https://www.osservatoriosullasalute.it/wp-content/uploads/2019/10/LOGHI-Focus-Disagio-mentale-Osservasalute-ottobre-2019.pdf 15 “Rapporto Osservasalute 2020”, cit. pag. 254 14
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Disturbi depressivi e farmaci antidepressivi Incidenza e rilevanza della depressione continuano a crescere nelle statistiche internazionali. “È da sottolineare come la depressione rappresenti il problema di salute mentale più diffuso nella popolazione e in Italia si stima una prevalenza di quasi il 6% nelle persone di età 15 anni ed oltre. I dati suggeriscono che poco più della metà dei soggetti con depressione riceve una prescrizione per farmaci antidepressivi. Va ribadito, peraltro, che le patologie che necessitano di farmaci antidepressivi, a causa del loro aumento registrato a livello non solo europeo ma internazionale, anche nei cosiddetti Paesi dalle economie emergenti, rivestono un ruolo sempre più prioritario. In aggiunta, la depressione rappresenta una delle maggiori cause di disabilità nel mondo e contribuisce in maniera importante al carico di malattia globale.”17 Non conosciamo il numero di persone depresse ricoverate o assistite ambulatorialmente nella nostra provincia. Nel documento su “Il disagio mentale”, la P.A. di Bolzano è citata solo indirettamente in questo passaggio che riguarda i disturbi depressivi:“I disturbi depressivi sono più frequentemente presenti tra i residenti nelle regioni centrali e meridionali, in particolare in Umbria (9,5%) e Sardegna (7,3%), significativamente superiori ai dati del Trentino-Alto Adige (2,8%) e della Lombardia (4,3%).”18 Davvero i depressi in P.A. di Bolzano sono così pochi? A riguardo dei farmaci antidepressivi Rapporto Osservasalute 2020 fornisce le seguenti indicazioni: “I consumi più elevati di farmaci antidepressivi19 per l’ultimo anno di riferimento (2019) si sono registrati in Toscana, Liguria, P.A. di Bolzano, Umbria ed Emilia-Romagna (rispettivamente, 63,1; 56,2; 56,0, 54,5 e 53,3 DDD/1.000 ab die), aree geografiche che hanno registrato il maggior consumo di farmaci antidepressivi anche l’anno precedente. Inoltre, come nel 2018, i valori di consumo più bassi si confermano principalmente nelle regioni del Sud e nelle Isole… In generale, vi è una elevata variabilità nel ricorso a farmaci antidepressivi tra le diverse regioni; infatti, il valore della Campania è di circa il Rapporto Osservasalute 2020, cit. p. 257 “Il disagio mentale”, cit. pag. 3
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50% inferiore a quello della Toscana.”20 Ma allora a chi vengono prescritti i tanti farmaci antidepressivi? Proprio questo dato induce a ipotizzare che i depressi in P.A. di Bolzano siano tanti. Servono indagini più approfondite. A proposito del consumo di farmaci antidepressivi “Osservasalute” offre molti spunti, che andrebbero però misurati nel contesto della P.A. “Il trend nazionale in ascesa negli ultimi anni può attribuirsi a numerose concause, tra cui: un diverso approccio culturale e una maggiore sensibilità della società nei confronti dei disturbi depressivi, con conseguente riduzione di una cosiddetta “stigmatizzazione” che caratterizzava tali patologie; una maggiore attenzione da parte del Medico di Medicina Generale (MMG) nei confronti della patologia, con conseguente miglioramento dell’accuratezza diagnostica; l’arrivo sul mercato farmaceutico di nuovi principi attivi utilizzati anche per il controllo di disturbi psichiatrici non strettamente depressivi (come i disturbi di ansia). Un’ulteriore causa di aumento di consumo di tali farmaci può essere l’impiego sempre più cospicuo dei farmaci antidepressivi come supporto alla terapia in soggetti affetti da gravi patologie oncologiche e cronico-degenerative. Infine, è da notare come mutamenti del contesto economico e sociale, come la crisi economica, possano aver contribuito all’aumento del consumo dei suddetti farmaci.”21 . Vi è il rischio di prescrizioni inappropriate di farmaci antidepressivi. “La valutazione in termini di qualità ed appropriatezza dei servizi erogati dalle strutture territoriali che si occupano della diagnosi e della cura dei disturbi psichiatrici, va supportata allo scopo di limitare le problematiche legate alla inappropriatezza prescrittiva e alla spesa sanitaria associata al consumo di farmaci antidepressivi.”22
19 I dati sul consumo di antidepressivi si riferiscono ai farmaci soggetti a rimborso e non a quelli acquistati privatamente. Peraltro si tratta di farmaci prescritti e quindi non necessariamente consumati. 20 “Rapporto Osservasalute 2020”, cit. pag. 255 21 “Rapporto Osservasalute 2020”, cit. pag. 256 22 “Rapporto Osservasalute 2020”, cit. pag. 257
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Mancano totalmente informazioni sul ricorso alle psicoterapie, che in molte forme di depressione risultano efficaci da sole o congiuntamente ai farmaci. Questi temi sono affrontati nel documento di sintesi del “Tavolo tecnico salute mentale”, istituito dal Ministero della Salute in vista della “2a Conferenza nazionale per la Salute mentale”23 . Tra le nove “criticità nei servizi e dell’appropriatezza dei percorsi di cura” vi è il “consumo di farmaci e appropriatezza prescrittiva”, con un particolare riferimento all’utilizzo di antidepressivi, largamente superiore nelle regioni del Nord.24
Ospedalizzazione per abuso, dipendenza o psicosi da sostanze psicoattive (droghe e alcol)
Da Osservasalute 2020: “Molti studi hanno dimostrato che esistono forti associazioni tra uso di sostanze, abuso e dipendenza e una vasta gamma di disturbi mentali. I disturbi mentali e comportamentali derivanti da uso di sostanze psicoattive includono disturbi causati dall’uso di alcol, oppioidi (oppio o eroina), cannabinoidi (marijuana), sedativi e ipnotici, cocaina e altri stimolanti, allucinogeni, tabacco e solventi volatili. Il rapporto causale tra disturbi psichiatrici e disturbi derivanti dall’uso di sostanze ha evidenziato che i sintomi dei disturbi mentali e dei problemi legati alle dipendenze interagiscono l’uno con l’altro e si influenzano vicendevolmente. Più di un adulto su quattro che convive con gravi problemi di salute mentale tra cui depressione, disturbi d’ansia, schizofrenia e disturbi della personalità ha anche un problema di uso di sostanze.”25 Il Rapporto ha preso in esame “il numero di pazienti dimessi da una struttura ospedaliera almeno una volta nell’ultimo anno di rilevazione (2018) con una diagnosi primaria o secondaria di abuso, dipendenza o 23 Documento di sintesi del “Tavolo tecnico salute mentale”, maggio 2021 https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3084_allegato.pdf 24 “Tavolo tecnico salute mentale”, cit. pag. 8 25 “Rapporto Osservasalute 2020”, cit. p. 258
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psicosi da sostanze psicoattive quali alcol e droghe”26. Nel 2018 nella P.A. di Bolzano è stato registrato il tasso standardizzato più elevato in Italia di dimissione tra persone di età 15 anni e oltre (maschi = 226,41 per 100.000; femmine = 94,57 per 100.000)27. Tassi di dimissione particolarmente elevati si registrano per entrambi i generi anche tra i giovani. La P.A. di Bolzano presenta i tassi più elevati di dimessi con diagnosi di dipendenza da alcol e droghe nella classe di età adulta (19-64 anni) e tra gli ultra 65enni (sia 65-74enni che ultra 75enni)28. “Rispetto alla precedente rilevazione nella P.A. di Bolzano si registra tra gli uomini una consistente diminuzione del tasso in tutte le fasce di età ad eccezione dei 65-74enni; nella stessa area, tra le donne, a fronte di una diminuzione tra le giovani si registra invece un incremento tra le anziane 65-74enni.”29 La dicitura “diagnosi primaria o secondaria di abuso, dipendenza o psicosi da sostanze psicoattive quali alcol e droghe” include situazioni troppo diverse; occorre una descrizione più analitica che distingua tra giovani intossicati per droga o alcol e adulti dipendenti da droga e da alcol, situazioni che richiedono interventi assai differenti. Dal “Rapporto Osservasalute 2020”: “È prevedibile che, come rilevato in esperienze di precedenti pandemie (ad esempio SARS 2003), la diffusione del Covid-19 causerà un aumento, a medio e lungo termine, del consumo di alcol e droghe e conseguenti impatti negativi dopo la pandemia… È fondamentale, quindi, agire sull’incremento della consapevolezza del rischio, stigmatizzando la normalizzazione dell’uso di sostanze in particolare tra i più giovani, applicare le normative che richiamano il rispetto della legalità, fornire una corretta informazione sulle conseguenze dell’uso di cannabis e altre droghe, favorire l’identificazione precoce dei soggetti che necessitano di trattamento attraverso programmi e idem “Rapporto Osservasalute 2020”, cit. p. 259 28 idem 29 idem 26 27
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protocolli di “invio” alle strutture specialistiche e la creazione di reti Medici-Ospedali-Territorio e protocolli comuni di case-managment. ...Il potenziamento dell’assistenza primaria e dei rapporti Ospedale-Territorio per questa tipologia di pazienti garantirebbe una maggiore integrazione tra servizi sanitari e sociali per la tutela della salute mentale e consentirebbe la riduzione del ricorso ai ricoveri ospedalieri, offrendo servizi ai pazienti in base agli effettivi bisogni.”30
Suicidi L’analisi territoriale mostra una marcata variabilità geografica, con tassi, in generale, più elevati nelle regioni Nord-orientali. I valori più elevati si registrano per gli uomini in Valle d’Aosta (24,31 per 100.000), Sardegna (18,49 per 100.000), P.A. di Trento (17,46 per 100.000), Emilia-Romagna (16,27 per 100.000) e P.A. di Bolzano (14,72). Per le donne i valori più elevati si registrano nelle P.A. di Trento (4,45 per 100.000), P.A. di Bolzano (4,33 per 100.000), Friuli Venezia Giulia (4,26 per 100.000).
“Rapporto Osservasalute 2020”, cit. pag. 261
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Osservasalute raccomanda: “Come indicato anche dall’OMS, la malattia psichiatrica non è l’unico fattore di rischio per il suicidio, che va invece visto come la risultante di molti fattori di tipo genetico, psico-sociali, biologici, individuali, culturali e ambientali. Depressione, abuso di alcol, disoccupazione, indebitamento e disuguaglianze sociali sono tutti fattori di rischio e sono tutti strettamente interrelati; ne consegue che le politiche di prevenzione del suicidio per essere efficaci non possono essere confinate al solo ambito sanitario, ma devono prevedere un approccio di tipo multisettoriale che tenga conto dei potenziali fattori di rischio a livello di contesto sociale, economico e relazionale del soggetto.”31 “Rapporto Osservasalute 2020”, cit. pag. 261
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Conclusioni È dunque necessario colmare il deficit informativo della P.A. di Bolzano rispetto alle altre Regioni. Al contempo è auspicabile un cambio di paradigma rispetto alla psichiatria tradizionale, promuovendo una salute mentale della comunità (o delle comunità), che non si limiti a occuparsi delle persone prese in carico, ma si interessi alla salute della comunità come insieme: ogni fascia di età, tutti i gruppi sociali, con particolare attenzione ai più svantaggiati e alle famiglie multiproblematiche. La “2a Conferenza nazionale per la salute mentale di comunità” può essere l’occasione per la P.A. di Bolzano per illustrare ai propri cittadini quali programmi ha elaborato per la salute mentale delle sue comunità. Sarebbe inoltre opportuno che il documento di sintesi presentato alla Conferenza venisse tradotto in tedesco e diffuso a persone, enti, istituzioni, associazioni interessate. Sarebbe così possibile approfondire le indicazioni relative alla P.A. di Bolzano riportate nella tabella introduttiva del documento. Si potrebbero anche organizzare assemblee pubbliche (almeno una per Comprensorio) per dare vita a un confronto e un dibattito aperto sul documento e sui programmi. Altri fattori su cui intervenire sono la raccolta e disponibilità tempestiva di dati adeguati. Per governare un sistema complesso come quello della salute mentale di comunità servono infatti informazioni precise e aggiornate. La programmazione del lavoro di comunità deve procedere non solo dall’alto (l’amministrazione) al basso (l’utenza), ma anche dal basso all’alto, secondo lo schema a suo tempo denominato trialogico. La P.A., nel decennio 1996 - 2006, ha investito notevoli energie e fondi per l’istituzione dei servizi e il loro funzionamento, ma nel 2019 ha ridotto in modo significativo la spesa. È strategico che non si faccia
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marcia indietro definitivamente, che personale e strutture operino in modo coordinato, supportate dal Sistema informatico e da un sistema amministrativo quale il “Budget di salute”, cui non può essere di ostacolo la separazione tra sanità e sociale in vigore in questa provincia. Tra l’altro il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) prevede spese per il rinnovamento dei servizi sanitari territoriali: altra occasione da non perdere. Vi sono dunque le indicazioni per poter collocare anche in provincia di Bolzano i temi della salute mentale in una prospettiva di comunità. Ciò comporta di allargare lo sguardo a tutto il territorio, ai suoi bisogni, alle sue risorse e potenzialità, rafforzare un sistema di intervento e prevenzione reticolare, capace di porre tra loro in relazione tutti i soggetti presenti, interessati e disponibili. In questa prospettiva, l’esperienza pluriennale dei servizi sociopsichiatrici per il lavoro protetto e per alloggi supportati (a tal proposito va ricordata l’eccellente ricerca sugli alloggi supportati condotta a Bolzano con l’aiuto di Eurac), di Associazioni come “Ariadne” e progetti come “Spaziosissimo/T-Raumschiff” (Associazione “La Strada - Der Weg”), sono una testimonianza quanto mai rappresentativa e significativa. I servizi territoriali esistenti vanno - a mio avviso - aumentati e valorizzati, inserendoli in un contesto che punti sulla prevenzione a tutti i livelli, attivando una gestione democratica, una direzione non gerarchica ma collegiale che includa rappresentanti degli utenti e dei familiari. Ricordo che in diverse occasioni la P.A. di Bolzano ha saputo legiferare in tal senso per la salute mentale, ottenendo risultati incoraggianti; poi purtroppo gli organismi collegiali sono stati “superati” evolvendo in organismi aziendali; non c’è nulla di male in linea di principio a lavorare come un’azienda, purché l’azienda sia guidata da un’etica “che mette al primo posto l’interesse dei più svantaggiati”, altrimenti perde credibilità. Ma il managment attuale mi pare sia orientato in tutt’altro modo.
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INTERNOS DOSSIER Edizione/Ausgabe: dicembre/Dezember 2021 Pubblicazione registrata presso il tribunale di Bolzano il 06.08.2018 R.G. n. 3009/2018 Ermächtigung Landesgericht Bozen 06.06.2018 nr. 3009/2018 Associazione – Verein La Strada-Der Weg ONLUS Via Visitazione - Mariaheimweg, 46 39100 Bolzano Bozen Tel 0471 203111 Fax 0471 201585 e-mail: info@lastrada-derweg.org www.lastrada-derweg.org
Direttore responsabile/presserechtlich Verantwortlicher: Massimo Antonino Redazione/Redaktion: Massimo Antonino, Fabrizio Mattevi, Dario Volani Grafica/Grafik: Massimo Antonino Foto copertina/ Bild auf Titelseite: by Andraz Lasic on Unsplash
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Se vuole devolvere il 5 per mille Falls Sie 5 Promille Ihres Einkommens schenken möchten Associazione / Verein “La strada – Der Weg Onlus” Codice fiscale / Steuernummer 80020390219 Se vuole fare una donazione / Falls Sie eine Spende machen möchten IBAN – IT29 R060 4511 6080 0000 0139 000 Grazie / Danke
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