L’alcol sempre più diffuso fra i giovanissimi e le ragazze ormai superano i maschi
Regionali d’autunno
Partiamo da due certezze assolute, per il momento, forse le uniche che abbiamo: la prima è che Luca Zaia non sarà ricandidato alla presidenza della Regione, la seconda è che le elezioni si terranno nell’autunno del 2025.
Per ottenere entrambe queste certezze, però, c’è voluto un po’ di tempo per una sostanziale “inconciliabilità” tra le norme nazionali e quelle regionali.
Per le “regole” che si è data la Regione Veneto, infatti, il limite di mandati entra in scena da quando è stata recepita la legge nazionale e non da quando è stata emessa; allo stesso modo per gli uffici regionali le elezioni si possono tenere, soltanto, nella finestra primaverile escludendo, quindi, il voto autunnale.
A fare chiarezza ci ha dovuto pensare il Consiglio di Stato che ha detto una cosa molto semplice: la Legge Nazionale “vale” di più di qualsiasi dispositivo emanato dalle singole regioni. Ed eccoci qui: Zaia sulle schede che gli elettori veneti troveranno nei seggi, probabilmente ma non è stato ancora deciso, il 16 novembre non comparirà, almeno non come candidato presidente.
E qui si aprono i giochi. I rapporti tra i due principali partner di governo, Lega e Fratelli d’Italia, sono ai minimi storici.
segue a pag. 19
di Venezia e Mestre
Emergenza abitativa, aumentano le necessità, ma sullo stanziamento dei fondi il dibattito si accende
Quattro quesiti sul lavoro e uno sulla cittadinanza: l’8 e il 9 giugno alle urne, si vota per i referendum
CON L’ACQUA ALLA GOLA: EMERGENZA ALLUVIONI
Il Mose oggi salva Venezia ma non basterà per il futuro. Strategie e dubbi per concigliare salvaguardia e sostenibilità ambientale
La sfida delle rinnovabili, le comunità energetiche si mettono in rete e offrono opportunità e tagli in bolletta
CRIMINALITÀ: MESTRE SEMPRE PIÙ AL CENTRO DELLA CRONACA NERA
Residenti e commercianti esasperati e impauriti per una situazione che giorno dopo giorno si fa sempre più insostenibile
SCHIERAMENTI SI TROVANO ANCORA IN ALTO MARE
Nel centrodestra è più aperto che mai il confronto sulla leadership Il centrosinistra è alla ricerca di un nome che metta tutti d’accordo
NVeneto fragile e contraddittorio
Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<
elle ultime settimane il maltempo ha lasciato una scia di danni e anche di lutto, in Veneto: prima il vicentino, con la tragica morte di padre e figlio, due settimane dopo il veneziano, con allagamenti e disagi localizzati anche in altri territori. Ormai è lo scenario ricorrente ad ogni precipitazione intensa, ad ogni pioggia abbondante. Quel che fino a pochi anni fa era straordinario ormai è un evento sempre più frequente e diffuso.
foto di Nicola Fossella
Servizi alle pagg. 6 e 7
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Nuove regole per la Basilica di San Marco: prenotazione obbligatoria
Dal prossimo 1° luglio 2025 cambierà radicalmente il modo di accedere alla Basilica di San Marco: sarà possibile entrare solo su prenotazione, con biglietti nominativi acquistabili esclusivamente online. Una novità che segna la fine delle interminabili file sotto il sole in Piazza San Marco e punta a una gestione più efficiente e sicura dei flussi turistici. La decisione è frutto di un accordo tra la Procuratoria di San Marco, il Comune di Venezia, la prefettura, la Curia e la soprintendenza. Al centro della riforma, la necessità di tutelare un monumento fragile, tra i più visitati al mondo, da un turismo di massa spesso ingestibile.
Il nuovo sistema prevede un tetto massimo di 600 visitatori presenti contemporaneamente all’interno della basilica. I biglietti saranno disponibili su una piattaforma dedicata, sviluppata da due esperti universitari in sicurezza informatica, con l’obiettivo di eliminare completamente il fenomeno del bagarinaggio.
Inoltre, sarà disponibile una app collegata alla prenotazione che offrirà ai visitatori un’audioguida temporizzata. Un progetto che punta a migliorare l’esperienza culturale e a gestire in modo più intelligente i flussi, tenendo conto anche delle aree a capienza ridotta come la cappella Zen e il battistero, recentemente riaperti.
Attualmente solo la metà dei biglietti viene venduta online, ma con questa iniziativa si punta a raggiungere il 100%. È previsto anche un lieve aumento del prezzo del biglietto, i cui proventi saranno reinvestiti nel restauro di circa trenta chiese veneziane oggi non accessibili.
Veneto fragile e contraddittorio
Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<
Il problema è che con queste quantità d’acqua non c’è rete di scolo che tenga e il rischio di allagamenti ed esondazioni aumenta soprattutto nelle zone più a rischio. Per il Veneto significa ben il 55% del territorio, tanto che nella nostra regione sono 260 i comuni in situazione di pericolosità idraulica, da moderata a molto elevata. Se invece diamo uno sguardo al territorio saltano subito all’occhio le aree più in pericolo: lungo i fiumi Bacchiglione, Brenta e Adige in particolare, ma anche ai piedi dei rilievi o nelle zone in cui manca una rete di scolo efficiente. L’Ispra, inoltre, ha calcolato il numero di veneti che vivono in aree ad elevato rischio di alluvione: sono ben 568 mila, di cui più di un terzo ciascuno per le province di Venezia e Padova. Fin qui la fotografia, ma è giusto ricordare anche cosa è stato fatto in Veneto negli ultimi 15 anni, a partire dalle disastrose alluvioni del 2010: oltre 2,2 miliardi di euro sono stati investiti in 345 opere per la sicurezza idraulica, compresi dieci grandi bacini di laminazione, che hanno aumentato la capacità di invaso di oltre 21 milioni di metri cubi. Altri 13 sono in costruzione, per ulteriori 89 milioni di metri cubi. Senza contare poi le centinaia di cantieri aperti dai Consorzi di Bonifica e dai singoli comuni per proteggere ulteriori porzioni di territorio. Eppure il Veneto resta una regione fragile, perché il consumo di suolo degli ultimi decenni, il più vorace d’Italia, ha indebolito il territorio e accresciuto il rischio, perché alcuni interventi sono arrivati tardi o non sono ancora finanziati. Si potrebbe fare di più, ma non basta scavare canali o bacini, non basta rinforzare gli argini. Va superata anche la contraddizione che ha portato ad un progressivo indebolimento di un territorio già a rischio.
Il rischio alluvione in Veneto
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Venezia: riapre il Cortile dell’Agrippa al Museo Archeologico Nazionale
Apartire da martedì 6 maggio l’ingresso storico al civico 17 di Piazzetta San Marco — proprio di fronte a Palazzo Ducale — torna accessibile. È un evento che va ben oltre il valore simbolico: restituisce visibilità e autonomia a uno degli spazi più significativi della cultura veneziana. Il museo,
che, monete, bronzetti e preziosi donati dalle famiglie nobili veneziane tra il XVI e il XIX secolo tornano a dialogare con la città, nella cornice del rinnovato cortile.
Simbolo del nuovo corso è anche l’opera site-specific Lines by Kengo Kito, installazione temporanea visibile fino al 28 settem-
che finora si accedeva soltanto tramite il Museo Correr, inaugura una nuova stagione fondata su una visione rinnovata dell’archeologia, capace di dialogare con la contemporaneità e con il tessuto urbano della città.
Il riallestimento delle collezioni segue una linea curatoriale che parte dall’impianto ideato tra il 1924 e il 1926 da Carlo Anti, mantenendo un ordine cronologico per raccontare la grande scultura greca e romana. Statue, cerami-
bre 2025. Il progetto, curato da Masahiko Haito e sostenuto da anonymous art project, si inserisce in armonia con l’architettura rinascimentale e invita a riflettere sul rapporto tra arte e spazio pubblico.
Fulcro dell’intervento è la statua monumentale tradizionalmente identificata con Marco Vipsanio Agrippa, che dà il nome al cortile. Collocata tra i tesori del museo nell’Ottocento, l’opera testimonia la lunga e profonda
relazione tra Venezia e l’eredità dell’antica Roma.
“La riapertura dello storico ingresso su Piazzetta San Marco è il primo atto tangibile dell’azione del nuovo istituto ministeriale Musei Archeologici Nazionali di Venezia e della Laguna,” ha di-
chiarato la direttrice Marianna Bressan. “L’intervento restituisce alla città un gioiello architettonico e propone un allestimento che è al tempo stesso esposizione permanente e deposito visitabile, pensato per una fruizione flessibile e partecipata.”
Nella saletta accanto alla biglietteria, i visitatori potranno seguire il racconto della rinascita del museo, con la possibilità di abbonarsi per tornare più volte, seguire l’evoluzione dell’allestimento, partecipare a eventi e familiarizzare con le collezioni.
Addio al Fondaco dei Tedeschi: dopo 9 anni
chiude il celebre store di lusso a Venezia
È finita un’era per il Fondaco dei Tedeschi, l’iconico store di lusso che ha fatto da punto di riferimento a Venezia negli ultimi 9 anni. Dopo aver conquistato la scena internazionale, il celebre edificio rinascimentale situato ai piedi del Ponte di Rialto, chiude i battenti. A partire da inizio maggio, le serrande sono abbassate e le operazioni di disallestimento sono ufficialmente iniziate.
La Dfs, la società del gruppo LVMH che ha gestito il fondaco dal 2016, ha organizzato una festa d’addio per i suoi dipendenti. Una serata con brindisi, tramezzini, discorsi di ringraziamento, ma anche un profondo senso di incertezza per i quasi 200 lavoratori coinvolti. Molti di loro sono rimasti senza una nuova posizione lavorativa e la prospettiva di ricollocamento rimane limitata, con meno di dieci persone trovate un nuovo impiego finora. Nonostante una buona buonuscita che garantisce qualche mese di tranquillità, la crisi del retail e la chiusura di questo store di lusso rendono la ricerca di nuove opportunità
complicata.
Le operazioni di smantellamento dell’edificio sono ora in corso, con gli arredi e i mobili, molti dei quali ancora nuovi e costosi, destinati a essere distrutti se non trovano una nuova collocazione. La società Dfs ha annunciato che tenterà di evitare lo spreco, donando o vendendo gli oggetti ancora riutilizzabili, ma la situazione appare difficile.
Anche la terrazza panoramica,
che ha rappresentato un’importante attrazione per i visitatori, chiuderà a tempo indeterminato. Sebbene ci siano trattative in corso per una possibile nuova gestione dell’immobile, non ci sono tempi certi per un possibile riutilizzo del fondaco. La città di Venezia, e in particolare Confcommercio e Cgil, esprimono preoccupazione per il rischio che questo spazio emblematico resti inutilizzato in una delle aree più strategiche della città.
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Venezia protetta, ma a che costo? L’inchiesta sul sistema che divide la città
D al 3 ottobre 2020, Venezia ha un nuovo alleato contro l’acqua alta: il MoSE, acronimo di Modulo Sperimentale Elettromeccanico. È allora che, per la prima volta, il sistema di barriere mobili, in passato molto contestato da comitati e associazioni che lamentavano danni all’ecosistema lagunare, ha fermato l’ingresso della marea nella laguna, mantenendo l’acqua a livelli gestibili in città mentre in mare superava i 130 centimetri. Ma come funziona? Il sistema è composto da 78 paratoie mobili, suddivise tra le tre bocche di porto che mettono in comunicazione la laguna con il mare: Lido, Malamocco e Chioggia. Ogni paratoia è alloggiata in un cassone sommerso e si solleva solo in caso di necessità, creando una sorta di diga temporanea che bloc-
ca l’ingresso della marea. Le paratoie si alzano grazie all’immissione di aria compressa, che spinge fuori l’acqua e permette loro di ruotare attorno a un asse fino a emergere, secondo il principio di Archimede. In quattro anni e mezzo di attività, il MoSE ha dimostrato grande efficacia e una crescente flessibilità operativa. Con oltre cento sollevamenti effettuati, ha saputo adattarsi a condizioni meteo anche estreme. Ogni sollevamento costa 200 mila euro. Il MoSE ha anche permesso di recuperare i piani terra di molte abitazioni veneziane, storicamente inutilizzabili a causa delle frequenti inondazioni. Oggi la soglia di attivazione è fissata a 110 centimetri sopra il medio mare. Le operazioni iniziano molte ore prima del picco previsto e il sollevamento completo
richiede circa 30 minuti. Ogni attivazione ha un costo stimato di 200 mila euro. Tuttavia, grazie alla pianificazione e all’affinamento delle procedure, il sistema può essere utilizzato anche in modo parziale, sollevando solo alcune schiere di paratoie, in base alla direzione del vento e alla potenza delle perturbazioni. Questo consente di ridurre l’impatto sulle attività portuali e sull’equilibrio idraulico della laguna. La gestione dell’infrastruttura è affidata all’Autorità per la Laguna, presieduta da Roberto Rossetto, mentre la consegna definitiva allo Stato è prevista per il 2026. Anche nei mesi primaverili ed estivi, quando il rischio di acqua alta è ridotto, vengono eseguiti sollevamenti programmati ogni 40 giorni per test e manutenzione. La manu-
tenzione è un aspetto cruciale per un’infrastruttura tanto complessa quanto invisibile: quando non è in funzione, infatti, il MoSE sparisce alla vista, nascosto sotto il livello dell’acqua. Un recente studio dell’Institut de la Corrosion di Brest ha certificato il buono stato delle paratoie e ha definito la metodologia per garantirne una durata di almeno 100 anni. Particolarmente positive le verifiche sulla schiera
di Treporti, tanto da ridurre la frequenza delle revisioni straordinarie da ogni 5 a ogni 10 anni. Per le altre bocche di porto, si procederà con gare d’appalto per le manutenzioni future. Il MoSE è stato anche protagonista all’Expo di Osaka, dove è stato presentato come esempio virtuoso in un mondo sempre più minacciato dall’innalzamento del livello del mare.
Riccardo Musacco
Dentro il “cervello del Mose”: intervista all’Ing. Stefano Libardo, responsabile della sala operativa
Come funziona esattamente il sistema che decide quando sollevare le barriere del Mose?
«Abbiamo un sistema molto articolato. Tutto parte da una rete di monitoraggio che rileva in tempo reale variabili come livelli della marea, portate fluviali, vento, precipitazioni. Questi dati vengono raccolti in un database e integrati con le previsioni meteorologiche fornite dai centri nazionali e internazionali. Da qui generiamo previsioni di livello per mare e laguna.»
E quindi il sistema decide quando chiudere?
«No, non in automatico. C’è un sistema di supporto alle decisioni che elabora questi dati e suggerisce quando e a quale quota chiudere le paratoie. Le previsioni si aggiornano ogni cinque minuti, e con esse anche le indicazioni operative. Ma la decisione finale spetta alla componente umana. Siamo organizzati con una sala di controllo che conta cinque figure operative: un responsabile, un comunicatore verso l’esterno, uno per l’acquisizione e il controllo dati, uno per i modelli previsionali e uno per i modelli decisionali.»
Quindi siete voi a confermare o meno le indicazioni automatiche?
«Esatto. Il responsabile valuta i risultati dei modelli automatici, ma anche sulla base dell’esperienza personale. Le previsioni meteo non sono perfette, soprattutto nell’Alto Adriatico. Per questo eseguiamo simulazioni “fuori linea”, immaginando scenari alternativi. Se necessario, possiamo anticipare o posticipare la chiusura. Ad esempio, se c’è una nave passeggeri in arrivo, o se il mare è agitato e ci sono ritardi.»
È mai successo di dover modificare il piano in corsa?
«Sì, nell’agosto del 2023 avevamo una paratoia in manutenzione durante due episodi di acqua alta. Sapendolo in anticipo, abbiamo eseguito simulazioni e deciso di anticipare la chiusura di 15 minuti per compensare. Questo dimostra quanto sia importante l’intervento umano, che considera variabili impreviste come guasti, manutenzioni o traffico marittimo. Il sistema automatico è fondamentale perché dà una base tecnica solida, ma serve la flessibilità del giudizio umano.»
Il Mose è stato spesso oggetto di critiche. È davvero la soluzione giusta?
«Secondo me sì, e lo diceva anche un ingegnere che ha lavorato a lungo nel Consorzio: il Mose è una risposta possibile a
una domanda impossibile. Negli anni ’70 e ’80 furono imposti vincoli rigidi: non doveva essere visibile, doveva essere reversibile, non doveva alterare la profondità dei canali. Soluzioni come quelle di Rotterdam, molto visibili e invasive, sarebbero state inaccettabili per le aree ambientali protette che abbiamo qui, come San Nicolò o Caroman.»
E oggi il sistema regge?
«Il Mose è tarato per un certo numero di chiusure annuali e deve funzionare insieme alle difese locali. Negli anni, la soglia di allarme è stata alzata da 100 a 110 centimetri proprio per limitare le attivazioni. In parallelo, si sono rafforzate le difese urbane: Baby Mose a Chioggia, nuove pompe e paratoie in alcune zone di Venezia e il rialzo delle rive come nel Rio di Cannaregio.»
Con il cambiamento climatico e l’innalzamento del mare, cosa ci aspetta?
«È chiaro che nel tempo dovremo ricalibrare tutto. Il Mose oggi è una soluzione efficace, ma richiede manutenzione, aggiornamenti e un coordinamento continuo con le difese locali. Solo così potremo continuare a proteggere Venezia nel futuro.» (r.m.)
Massimo, anni 43 montatore di Tecno Crane da 34 anni.
Terraferma veneziana in stato d’allerta, il rischio di alluvioni è sempre incombente
U n investimento strategico da oltre 50 milioni di euro per mettere in sicurezza il territorio, migliorare la qualità delle acque e restituire naturalità ai corsi d’acqua: è quanto sta realizzando e progettando il Consorzio di bonifica Acque Risorgive nella terraferma veneziana, con un’attenzione particolare all’area urbana di Mestre.
A fare la parte del leone è la riqualificazione del fiume Marzenego-Osellino. Attualmente sono in corso i lavori del secondo e terzo lotto del progetto, finanziato dalla Regione Veneto per oltre 28 milioni di euro, finalizzato a ridurre l’apporto di nutrienti in Laguna e a risanare le arginature tra via Orlanda e la foce. “È un’opera fondamentale per la sicurezza idraulica e ambientale – sottolinea il presidente del Consorzio, Federico Zanchin – che progettiamo e realizziamo in stretto contatto con Comuni e altri Enti, grazie anche ai Piani delle Acque che ci aiutano a individuare le criticità e pianificare gli interventi”.
Tra le attività ordinarie del Consorzio ci sono il taglio della vegetazione lungo canali e argini, il ripristino delle sponde soggette a frane
(accentuate dalla proliferazione delle nutrie), e la riapertura di corsi d’acqua e percorsi manutentivi oggi spesso ostruiti. Ma accanto alla manutenzione, non mancano gli interventi agli impianti idrovori, considerati cruciali per fronteggiare eventi meteo estremi, sempre più frequenti. A Campalto, ad esempio, è stata completata la messa in sicurezza dell’impianto con la realizzazione di una barriera impermeabile e l’adeguamento dell’impianto elettrico.
Non meno importante l’opera di modernizzazione delle infrastrutture irrigue. “In uno scenario cli-
matico sempre più imprevedibile – puntualizza ancora il presidente – stiamo accelerando sull’automazione e sul controllo in tempo reale delle derivazioni e delle portate, dotando i principali manufatti di sistemi intelligenti per una gestione più flessibile della risorsa idrica”.
Tra le opere completate spiccano la modellazione per invaso del Parco Malcontenta, che unisce sicurezza idraulica e fruizione ambientale, e il primo lotto della riqualificazione del Marzenego, con la creazione di un’ampia ansa e il rifacimento del manufatto alle Rotte. In fase di realizzazione, invece, ci sono nuovi canali e collettori a Malcontenta, il potenziamento dell’idrovora locale, il consolidamento delle sponde dell’Osellino, e nuove paratoie a scopo irriguo.
Infine, guardando al futuro, sono in fase progettuale altri interventi chiave: due anse sul fiume Dese all’interno del Bosco di Mestre e il quarto lotto di lavori sul Marzenego-Osellino, per completare un’opera che punta non solo alla sicurezza, ma anche alla rinascita ambientale del territorio.
Riccardo Musacco
Nutrie. Al via progetto sperimentale con i Consorzi di Bonifica per il controllo della specie
Dalla bonifica alla sostenibilità: con 50 milioni il Consorzio Acque Risorgive mette in sicurezza Mestre e dintorni, puntando su fiumi, impianti idrovori e infrastrutture irrigue intelligenti
La Regione del Veneto ha approvato un progetto sperimentale, per aumentare l’efficacia delle azioni di controllo ed eradicazione della nutria sull’intero territorio regionale. Si tratta della prima trance di 500.000 euro per l’anno in corso nell’ambito di un programma di spesa che si dovrà sviluppare nell’ambito del triennio 2025-2027 con una dotazione complessiva di 1,5 milioni di euro: 500 mila euro per ciascuna annualità. La novità è la scelta di attribuire un ruolo da protagonista ai Consorzi di Bonifica e alle Autorità di bacino, custodi dei corsi d’acqua interni, col fine di ottimizzare gli sforzi per combattere la nutria, specie particolarmente dannosa per l’ambiente in particolare per la tenuta idrogeologica del territorio in caso di eventi meteorologici estremi.
“La nutria è una specie che ha avuto una enorme espansione in Veneto, trovando il suo habitat ideale in un territorio caratterizzato dall’ampio numero di corsi d’acqua, ed è sotto gli occhi di tutti l’impatto dannoso che provoca, tra il pericolo per la tenuta degli argini e la devastazione delle colture – spiega l’assessore alla Caccia Cristiano Corazzari-. La situazione diventa sempre più critica ed è per questo che la Regione ha scelto di intervenire con questo progetto sperimentale che punta a incrementare gli abbattimenti e ad avere un maggior controllo sulla distribuzione e sugli effetti della specie sul territorio. I Consorzi di Bonifica attivi sul territorio regionale diventano soggetti attuatori privilegiati del Piano regionale di controllo della nutria, piano già
approvato nel 2021, con il compito di comporre e gestire le squadre degli operatori abilitati al controllo, favorendo il raccordo operativo con la Polizia Provinciale, di organizzare lo smaltimento delle carcasse, di raccogliere ed elaborare le informazioni sui capi catturati”.
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Economia
Porto Marghera: 16 milioni per le nuove banchine, accoglieranno le crociere
Venezia compie un passo importante nel rilancio del terminal crociere con l’acquisto di 10 ettari a Marghera per realizzare il nuovo Terminal passeggeri. L’operazione da 16 milioni di euro include anche l’installazione di impianti ecologici per ridurre l’impatto ambientale delle navi. Il progetto riceve fondi dal PNRR
I mportante passo avanti per lo sviluppo del terminal crociere di Venezia. Il Commissario per le Crociere e APV Investimenti Spa – società in house dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale – hanno ufficializzato l’acquisto di un’area strategica nel Porto di Marghera. Si tratta di circa 10 ettari, con relativi edifici, situati lungo la Sponda Nord del Canale Nord, precedentemente di proprietà della Società Intermodale Marghera srl.
L’operazione, che segue un precedente acquisto avvenuto lo scorso ottobre, è costata complessivamente circa 16 milioni di euro. Il terreno, situato nella cosiddetta macroisola 1 della zona industriale di Porto Marghera, è stato individuato dal Governo come sito idoneo per ospitare il nuovo Terminal passeggeri. L’area includerà anche due approdi temporanei per navi da crociera fino a 300 metri di lunghezza, accessibili dal Canale Malamocco-Marghera.
rilancio e riconversione ecologica del Porto di Venezia, mirando a coniugare lo sviluppo economico con il rispetto dell’ambiente e delle esigenze del territorio.
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Mose: il Consorzio Venezia Nuova assolto dalla responsabilità giuridica
La vicenda giudiziaria legata allo scandalo Mose si arricchisce di un nuovo capitolo con la sentenza di assoluzione emessa oggi dal Giudice per l’Udienza Preliminare, Carlotta Franceschetti, nei confronti del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). L’imputazione relativa alla responsabilità giuridica del Consorzio, ai sensi del Decreto Legislativo 231/2001, è stata
Sono già in corso i lavori per l’installazione degli impianti di elettrificazione delle banchine, un intervento fondamentale per permettere alle navi ormeggiate di spegnere i motori durante la sosta, riducendo così l’impatto ambientale e le emissioni in atmosfera. Questo progetto di cold ironing, dal valore complessivo di 18,5 milioni di euro, è stato affidato alla NBI S.p.A., società del gruppo Webuild. I fondi provengono in parte dal piano europeo Next Generation EU, attraverso il Pnrr, che ha stanziato 29 milioni di euro per lo sviluppo sostenibile dell’infrastruttura.
L’operazione si inserisce in una più ampia strategia di
rigettata dal Tribunale, che ha riconosciuto l’estraneità del Cvn rispetto ai fatti contestati. La decisione è stata adottata al termine di un rito abbreviato richiesto dalla difesa del Consorzio, rappresentato dal Commissario Liquidatore Massimo Miani e difeso dagli avvocati Tommaso Guerini di Bologna e Paola Bosio di Venezia.
La sentenza ribadisce, quindi, l’estraneità del Consorzio Venezia Nuova agli illeciti commessi nel contesto del Mose, con la responsabilità attribuita esclusivamente alle singole società consorziate. In precedenza, la Corte di Cassazione aveva definito il Consorzio come “soggetto danneggiato dai reati commessi dai suoi apicali”, aprendo la strada a questa assoluzione.
Riqualifica. Un progetto da 180 milioni per trasformare l’area più degradata di Venezia
Vallone Moranzani: inizia il processo di bonifica, una svolta storica per Porto Marghera
Un investimento di 180 milioni di euro per il recupero ambientale e la creazione di un parco nella discarica di Malcontenta
Punto di svolta per la riqualificazione e la sicurezza di Porto Marghera. Con l’avvio dei conferimenti nella discarica “Vallone Moranzani”, una delle aree più problematiche e degradate di Venezia, si concretizza finalmente il lungo e complesso percorso avviato con l’Accordo di Programma del 2008. Il primo camion che ha portato i fanghi di risulta dei dragaggi portuali nella discarica segna non solo l’inizio delle operazioni di smaltimento, ma anche una nuova fase di trasformazione ambientale, idraulica e viabilistica per tutta la zona.
L’assessore regionale all’Economia, Roberto Marcato, ha definito questo momento come una “giornata storica per Porto Marghera e per l’economia regionale”. Presente anche l’ingegner Gianvittore Vaccari, amministratore unico di Veneto Acque, che si occuperà del-
Mestre,
la gestione dell’impianto, un passo decisivo verso la bonifica e la valorizzazione dell’area.
Un progetto per il futuro di Marghera e Venezia
Il Vallone Moranzani, sito di smaltimento situato a Malcontenta, è stato individuato per accogliere i sedimenti derivanti dai dragaggi dei canali portuali. Come previsto dall’Accordo di Programma, il sito riutilizza discariche esistenti, ampliandole in modo da poter smaltire circa 2 milioni di metri cubi di rifiuti di scavo. Un investimento di 180 milioni di euro, con 40 milioni destinati a iniziative ambientali per il recupero a lungo termine dell’area. Il progetto si inserisce in una visione più ampia di riqualificazione dell’intera zona di Malcontenta, che include la realizzazione di un Parco lineare, già approvato dalla Soprintendenza, e opere di miglioramento viabilisti-
co e idraulico.
Marcato ha sottolineato che questa operazione è fondamentale non solo per il futuro del Porto, ma anche per l’economia di Venezia. “L’intervento è propedeutico per la sopravvivenza stessa del Porto, un motore economico per la regione. Oggi mettiamo ordine in una zona che è stata troppo a lungo trascurata”, ha dichiarato l’assessore.
Un lungo cammino per arrivare a questo punto
La gestione e la realizzazione della discarica sono state affidate inizialmente alla società SIFA S.p.A., per poi passare nel 2020 a Veneto Acque, che ha preso in carico la gestione e la realizzazione delle opere necessarie per l’attivazione dell’impianto. Questo passaggio ha permesso di avviare finalmente i lavori che oggi prendono forma. La discarica di Malcontenta, seppur controversa per la sua localizzazione in una zona già compromessa, è oggi uno strumento fondamentale per la gestione dei sedimenti e la bonifica dell’intera area.
Una volta terminato il conferi-
L’assessore all’Economia, Roberto Marcato
mento dei sedimenti, si procederà al ripristino ambientale completo dell’area, che vedrà la creazione di spazi verdi e opere di riqualificazione che restituiranno a Marghera una zona più sicura e vivibile, in linea con le aspettative delle comunità locali.
Il futuro: un parco per la città e una zona industriale più sicura
L’intervento, che si concluderà con il ripristino ambientale, rappresenta non solo una soluzione definitiva ai problemi ambientali legati alla discarica, ma anche una trasformazione del paesaggio urbano, con un parco che sarà un polmone verde per tutta la zona.
Un risultato che Marcato definisce come il più grande successo del suo mandato, facendo riferimento al percorso arduo e alle difficoltà incontrate per arrivare a questo risultato.
“Oggi possiamo dire di aver messo in sicurezza un’area che fino a ieri era a rischio e di aver creato le condizioni per un futuro migliore per la nostra città”, ha concluso Marcato, concludendo un lungo iter che ha visto la collaborazione di numerosi soggetti pubblici e privati. Il progetto Vallone Moranzani, quindi, non è solo un’opera di bonifica, ma un segno di rinascita per tutta l’area di Porto Marghera.
firmato il preliminare per la moschea: primo passo verso un nuovo luogo di culto
Dopo anni di attese e consultazioni, il progetto per la costruzione di una moschea in via Giustizia entra finalmente nella sua fase operativa. È stato infatti firmato il preliminare di acquisto dell’area da parte della comunità bengalese mestrina, dando così il via a un percorso articolato che richiederà valutazioni tecniche, modifiche urbanistiche e pareri istituzionali.
Il nuovo luogo di culto dovrebbe sorgere sull’area dell’ex segheria, un terreno oggi in stato di degrado che si estende per circa ottomila metri quadri. Si tratta solo della prima tappa di un processo complesso: il Comune di Venezia dovrà ora verificare la fattibilità dell’intervento dal punto di vista
urbanistico, ambientale e logistico, soprattutto considerando che l’area confina con i binari della stazione ferroviaria.
La firma del contratto preliminare, secondo indiscrezioni, ha comportato un investimento iniziale di circa 120-150 mila euro, mentre il costo complessivo per realizzare l’intero complesso religioso potrebbe aggirarsi tra i 4 e i 5 milioni di euro. La cifra, però, è ancora approssimativa. Nei prossimi mesi si prevede la stesura di una relazione tecnica e il coinvolgimento della Rete Ferroviaria Italiana per i dovuti pareri sulla sicurezza.
L’operazione prevede inoltre una necessaria variante al piano urbanistico, dal momento che la destinazione attuale
dell’area è “produttiva e per attrezzature economiche”, e non contempla l’edificazione di edifici religiosi. La volontà della comunità bengalese, rappresentata dall’associazione Giovani per l’Umanità, è quella di rigenerare un’area abbandonata per restituirla alla città sotto forma di un centro culturale e religioso stabile e riconosciuto, ponendo fine anche alla proliferazione di spazi informali già presenti sul territorio.
Il sindaco Luigi Brugnaro, pur mantenendo una linea basata sul rigoroso rispetto delle regole, si è sempre detto favorevole al dialogo con la comunità musulmana, la più numerosa in città con oltre 20 mila residenti di origine bengalese.
Giustizia. Aperto in Corte d’Assise il processo per l’omicidio del giovane
Al via il processo per la morte di Giacomo “Jack” Gobbato
Si è aperto in Corte d’Assise a Venezia il procedimento contro
Serghei Merjievschiiil, accusato di omicidio volontario aggravato e di tre rapine
S i è aperto in Corte d’Assise di Venezia il processo per l’omicidio volontario di Giacomo “Jack” Gobbato, il giovane che nella notte del 20 settembre scorso tentò coraggiosamente di sventare una rapina a Mestre, perdendo la vita. Sul banco degli imputati c’è Serghei Merjievschiiil, 38enne di origine moldava, accusato anche di almeno tre rapine, due delle quali compiute ai danni di donne straniere poco prima del delitto.
L’udienza tecnica, presieduta da Stefano Manduzio, ha visto la costituzione delle parti: la pubblica accusa rappresentata dalla pm Federica Baccaglini, la difesa dell’imputato con l’avvocata Gabriella Zampieri e i legali dei familiari della vittima, presenti come parti civili. Il Collegio ha accolto le richieste delle parti e disposto l’acquisizione di diverse prove tra cui la testimonianza di Merjievschiiil, quella della consulente medico-legale che ha svolto l’autopsia, le dichiarazio-
ni delle forze dell’ordine, una testimone oculare e l’amico di Gobbato, rimasto gravemente ferito quella notte.
Tra i materiali già agli atti figurano anche i video delle telecamere di sorveglianza del Comune di Venezia e quelle private di alcuni testimoni. Secondo la ricostruzione, Gobbato venne colpito inizialmente da due fendenti, uno alla mano sinistra e uno al gluteo, prima della coltellata mortale al cuore.
Le prossime udienze sono state fissate per il 27 maggio, data in cui verrà interrogato l’imputato e saranno visionati i video, e per l’8 luglio, quando si terranno le discussioni finali prima della sentenza.
Dopo la tragedia, Mestre aveva ricordato “Jack” con una manifestazione organizzata dai centri sociali a cui apparteneva, sfilando per le vie della città al suono della musica sotto lo slogan “Riprendiamoci la città”.
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Venezia, 25 aprile: aggredita in corteo la dissidente russa Katia Margolis
Durante il corteo del 25 aprile a Venezia, dedicato al Percorso della Memoria e alla celebrazione della Liberazione, si è verificato un episodio grave che ha coinvolto l’artista e dissidente russa Katia Margolis, residente da vent’anni in laguna. La donna è stata aggredita da alcuni attivisti pro-Palestina che hanno tentato di strapparle dalle mani una
bandiera ucraina, arrivando persino a provare a darle fuoco.
Margolis, nata a Mosca nel 1973, è nota per la sua posizione critica nei confronti del regime di Putin. Durante l’aggressione, ha cercato di spiegare ai contestatori di essere un’antifascista e una voce russa dissidente che sostiene la resistenza ucraina come gesto di libertà e opposizione al potere autoritario del Cremlino. Nel corso dell’evento, si sono levati cori contro la NATO e contro Dario Calimani, presidente della Comunità ebraica di Venezia. L’episodio ha riacceso l’attenzione sul clima di tensione che accompagna oggi anche le manifestazioni pubbliche legate alla memoria storica.
Controlli. Dopo i recenti crimini, cresce la tensione per l’assembramento di adolescenti
Mestre, i raduni serali dei giovani agitano i residenti in pieno centro
Mestre torna al centro dell’attenzione per i raduni serali di adolescenti tra piazze e parchi. Tra urla, alcol e tensione crescente, i residenti segnalano possibili risse. Pattuglie e militari intervengono, ma trovano solo confusione. In città cresce il senso di insicurezza
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Il centro di Mestre, nelle ultime serate, è tornato al centro dell’attenzione per i raduni di adolescenti tra piazzale Cialdini, via Poerio e Parco Ponci. Decine di giovani, tra i 16 e i 18 anni, si incontrano in gruppo al calare del sole, attirando l’attenzione – e spesso la preoccupazione – di chi vive in zona. Urla, qualche atteggiamento sopra le righe e l’immancabile alcol sono bastati a far scattare l’allarme tra i residenti.
Domenica di Pasqua, nel cuore di Parco Ponci, una lite tra due ragazzi ha attirato l’attenzione di altri coetanei. Qualcuno ha chiamato le forze dell’ordine, temendo il peggio. Il copione si è ripetuto in modo simile anche sabato sera, quando una folla di circa un centinaio di studenti si è ritrovata tra le strade del centro. Le segnalazioni, giunte a raffica ai centralini di polizia, carabinieri e municipale, parlavano di una possibile rissa imminente.
Le pattuglie sono intervenute, accompagnate anche dai militari dell’operazione “Strade sicure”. Al loro arrivo, però, i
ragazzi si erano già allontanati. Nessuna aggressione, nessun pestaggio. Solo rumore, confusione e qualche gesto incivile. Il clima in città, però, è teso. Mestre sta cercando di rialzarsi dopo due gravi episodi di violenza: l’aggressione sessuale a una bambina di 11 anni da parte di uno sconosciuto e, pochi giorni dopo, il sequestro e lo stupro di una donna in un
edificio abbandonato. La percezione di insicurezza è palpabile.
Anche la sera di Pasqua, giovani in piazza e una presunta lite: all’arrivo della polizia, di nuovo, tutto era già finito. Ma la sensazione di disagio rimane. In una città ancora scossa, anche un semplice ritrovo tra ragazzi può diventare un campanello d’allarme.
Mulas accusato di un nuovo stupro: indagini anche in Piemonte
L’inchiesta su Massimiliano Mulas, il 45enne arrestato lo scorso 10 aprile con l’accusa di aver violentato una bambina di undici anni a Mestre, si allarga. Le autorità giudiziarie hanno esteso le indagini anche in Piemonte, dove emergono nuovi elementi su possibili reati simili compiuti in precedenza.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Cuneo, pochi giorni prima della violenzacommessa in Veneto, Mulas avrebbe abusato di un’altra bambina della stessa età a Savigliano. Per questo episodio, il giudice per le indagini preliminari ha disposto una seconda misura cautelare.
Le accuse nei confronti dell’uomo si aggravano ulteriormente: a suo carico esiste anche
un altro procedimento, aperto dalla Procura di Torino, per un presunto caso di adescamento di minore risalente allo scorso novembre. I fatti si sarebbero verificati a Cervere, nel Cuneese, periodo in cui Mulas risultava residente nella zona. Nel corso di un recente inter-
rogatorio in videoconferenza, l’uomo ha scelto di non risponderealle domande degli inquirenti. Gli investigatori continuano a lavorare per ricostruire il quadro complessivo delle sue attività negli ultimi mesi, temendo che possano emergere altri casi.
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Il presidente Luciano Greco sottolinea: “Siamo stati pionieri nell’installazione di un grande impianto fotovoltaico su tetto. Oggi manteniamo questo impegno nell’innovazione sostenendo lo sviluppo della prima Comunità Energetica Rinnovabile della Zona Industria-
sfera di circa 520 ton di CO2 ogni anno. La produzione di energia sarà condivisa tra i membri della Comunità Energetica, che includerà aziende, enti pubblici e, in futuro, anche cittadini. Le imprese insediate nella zona industriale di Padova potranno fare richiesta per accedere alla CER, usufruendo di incentivi statali. Con questa iniziativa, Padova si candida a diventare un modello na-
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di un cassone metallico con sponda idraulica. L’autonomia è di oltre 200 km e il tempo di ricarica medio è di circa 4 ore. Attualmente gli altri 11 furgoni di Cityporto sono alimentati a metano, il combustibile più ecologico disponibile sul mercato perché, fino a poco tempo fa, i mezzi elettrici sul mercato non soddisfacevano del tutto le esigenze del servizio. Cityporto oggi e ettua più di 70mila consegne all’anno, e trasporta giornalmente anche merci deperibili, per 5 supermarket nella ZTL di Padova Ma soprattutto Cityporto ha evitato l’emissione di migliaia di tonnellate di CO2 e centinaia di chilogrammi di Polveri Sottili, contribuendo a rendere più sana e vivibile la città.
Quartiere
Inclusività. Giochi accessibili, sport e aree cani: il parco si trasforma per accogliere tutti
Venezia, nuovo look per il parco comunale di via Tasso
Approvata la delibera per una completa riqualificazione: lo spazio verde che torna al centro della vita di quartiere
L a Giunta comunale ha dato il via libera a un ambizioso progetto di riqualificazione del parco di Via Tasso, uno dei polmoni verdi più significativi del quartiere. Un intervento che punta non solo a rinnovare l’aspetto del parco, ma anche a restituirgli piena funzionalità, sicurezza e bellezza, rendendolo un punto di riferimento per tutte le età.
Uno dei primi interventi previsti riguarda il rinnovo dell’area giochi per bambini, che sarà completamente riprogettata con strutture moderne e sicure, capaci di stimolare il gioco inclusivo e la socializzazione. L’obiettivo è quello di offrire ai più piccoli un luogo accogliente e protetto, dove crescere e divertirsi in libertà.
Accanto ai giochi, nascerà una nuova area dedicata al calisthenics, dotata di attrezzature sportive per allenarsi all’aperto. Una scelta che risponde alla crescente domanda di spazi pubblici per l’attività fisica, rendendo il parco un polo attrattivo anche per adolescenti e adulti amanti dello sport.
Per migliorare la vivibilità quotidiana del parco, il progetto prevede la creazione di due aree dedicate agli amici a quattro zampe, separate e ben attrezzate. Inoltre, saranno installati nuovi arredi urbani: panchine, fontanelle e cestini porteranno ordine e comfort, mentre il gazebo in legno sarà riposizionato e sistemato per accogliere eventi e momenti di incontro.
Non mancherà un intervento sul paesaggio: aiuole fiorite, nuove alberature e il ripristino delle pavimentazioni sconnesse contribuiranno a migliorare l’estetica e la fruibilità del parco. A rendere l’ingresso più riconoscibile, infine, sarà una decorazione in acciaio corten, pensata per dare identità e carattere all’accesso principale.
betta Pesce (Sicurezza).
“Interveniamo su uno spazio centrale e delicato – ha dichiarato Zaccariotto – per restituirlo pienamente alla comunità, rendendolo più bello, sicuro e accessibile”. Un pensiero condiviso anche da De Martin, che ha sottolineato come il verde urbano sia “parte integrante di un ecosistema sostenibile che vogliamo promuovere in tutta la
Il progetto, per un importo di 210.373,84 euro (più 8.298,59 euro per la sicurezza), è stato fortemente voluto dal sindaco Luigi Brugnaro e dagli assessori Massimiliano De Martin (Ambiente), Francesca Zaccariotto (Lavori pubblici) ed Elisa-
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città”.
Ma l’intervento non è solo estetico. Come ha ricordato l’assessore Pesce, il parco è già stato al centro di un precedente potenziamento della sicurezza: “A fine 2023 abbiamo installato quattro nuove telecamere collegate alla centrale operativa del Tronchetto. Sono strumenti fondamentali per la sorveglianza e per il supporto alle indagini”.
Venezia: affidati ad Avm i servizi alla mobilità privata della città fino al 2029
La Giunta comunale ha approvato l’affidamento ad Avm
Spa della gestione integrata dei servizi ausiliari al traffico e alla mobilità privata per il quinquennio 2025-2029, con possibilità di proroga fino al 2034. La decisione, proposta dall’assessore alle Società partecipate Michele Zuin, esegue quanto stabilito dalla deliberazione del Consiglio comunale n.73 del 17 dicembre
2024, che ha identificato Avm come gestore unico.
Il nuovo contratto prevede una serie di servizi strategici per la mobilità cittadina, tra cui:
• la gestione dei parcheggi su strada a pagamento, con controllo della sosta, manutenzione dei parcometri, incassi e supporto alla Polizia Locale;
• la gestione dei permessi per la sosta e l’accesso alle ZTL, inclusi rilascio, rinnovo e controllo dei titoli;
• la gestione dei parcheggi in struttura
• il presidio e lo sviluppo dei BiciPark di Venezia e Mestre, in coordinamento con la rete ciclabile urbana e metropolitana;
• la gestione delle darsene del Tronchetto e della Misericordia e degli approdi non di linea per i Lancioni Gran Turismo.
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Design. La storia dell’occhiale diventa racconto culturale e visivo immersivo
Venezia: ANFAO celebra 700 anni di storia dell’ottica con una esposizione
La mostra “The Lens of Time” celebra sette secoli di innovazione, arte e moda: 150 pezzi originali in mostra a Palazzo Flangini
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n viaggio attraverso sette secoli di storia, innovazione e stile prende vita a Palazzo Flangini con la mostra “The Lens of Time – The History of Eyewear in Italy”, in programma dal 7 maggio al 30 luglio 2025. Promossa da ANFAO (Associazione Nazionale Fabbricanti Articoli Ottici), con la curatela della Fondazione Museo dell’Occhiale e la collaborazione della Fondazione di Venezia e della Fondazione M9 – Museo del ’900, l’esposizione rappresenta un omaggio all’evoluzione dell’occhiale, oggetto che ha saputo attraversare i secoli trasformandosi da strumento funzionale a simbolo culturale. La mostra, allestita nei prestigiosi spazi affacciati sul Canal Grande, propone un percorso immersivo e articolato in 12 tappe tematiche. Più di 150 pezzi originali provenienti da collezioni d’eccellenza – Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore, Famiglia Vascellari e Arte del Vedere di Lucio Stramare – raccontano la trasformazione dell’occhiale dal XIII secolo ai giorni nostri. Dai primi strumenti visivi medievali agli iconici occhiali da sole delle star hollywoodiane,
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dai raffinati fassamano dell’Ottocento ai modelli sperimentali del design contemporaneo, ogni oggetto narra un frammento di storia, moda, artigianato e innovazione. Ad aprire la mostra, lo scorso 7 maggio è stato un evento riservato a stampa e istituzioni condotto da Martina Colombari. Oltre ai vertici di ANFAO, è intervenuto lo storico dell’arte Jacopo Veneziani, che offrirà al pubblico uno sguardo inedito sul valore culturale e simbolico dell’occhiale. La mostra è patrocinata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e inserita nel calendario ufficiale della Giornata Nazionale del Made in Italy, nonché nel contesto della Biennale di Architettura 2025.
Un’occasione per riflettere sul ruolo dell’occhiale come oggetto identitario, ponte tra tradizione e futuro, e testimonianza dell’eccellenza manifatturiera italiana. Il percorso espositivo si arricchisce inoltre di due installazioni digitali: una visita virtuale del Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore e un totem interattivo per “provare” virtualmente i modelli iconici. A chiudere la mostra, due opere inedite dell’artista Maurizio Paccagnella: creazioni che fondono vetro, materiali di recupero e immaginazione per sintetizzare la storia dell’occhiale in chiave contemporanea e sostenibile. L’ingresso è gratuito. La mostra sarà visitabile tutti i giorni dalle 11:00 alle 17:00.
Centri estivi a Venezia: al via la stagione con 35 attività
È ufficialmente partita la stagione dei centri estivi a Venezia, con 35 proposte già registrate sulla piattaforma online comunale. La Mappa Interattiva dei Centri Estivi, attiva da tre anni, aiuta le famiglie a orientarsi tra le numerose attività disponibili, che spaziano dallo sport alla creatività, dai laboratori di yoga ai giochi da tavolo. Bando per l’utilizzo degli spazi comunali
In aggiunta alla mappa, l’amministrazione ha aperto un bando per concedere spazi comunalialle associazioni che vogliono organizzare centri estivi ma non dispongono di strutture adeguate. Lo scorso anno, il bando ha permesso a realtà come la Polisportiva Ar-
cobaleno e l’Associazione Abc Marghera di accogliere circa 2.700 bambini, mantenendo prezzi accessibili per le famiglie. Tra le strutture messe a disposizione dal Comune ci sono le scuole primarie Pellico e Da Vinci a Mestre, e la Visentini a
Marghera, solo per citarne alcune.
Dal punto di vista economico, i costi settimanali per le famiglie non sono aumentati, oscillando tra 100 euro per mezza giornata e 200 euro per l’orario prolungato.
Pallacanestro.
Il torneo scolastico di basket più grande d’Italia celebra un decennio di successi
L’istituto Parini di Mestre vince la Volksbank Reyer School Cup 2025
Con 64 istituti, 50mila studenti coinvolti e 127 partite giocate, la Volksbank Reyer School Cup 2025 si conferma un modello di aggregazione e formazione sportiva. A trionfare è il Parini di Mestre davanti a 3.500 studenti al Taliercio
I
l torneo scolastico di pallacanestro, organizzato dall’Umana Reyer e dedicato agli istituti superiori del territorio veneto, e non solo, ha tagliato il traguardo della decima edizione con numeri che hanno visto 64 istituti partecipanti, 50mila studenti coinvolti, 770 studenti atleti in campo, 127 partite e 21 giornate di torneo.
La mission del torneo è di aggregare e coinvolgere i giovani studenti promuovendo valori quali partecipazione, amicizia, lealtà, correttezza, rispetto delle regole e spirito di squadra. Tutti valori che ritroviamo nello sport e in particolare nel gioco della pallacanestro. Il segreto del successo della Volksbank Reyer School Cup è la
partecipazione e gli studenti sono coinvolti a vari livelli: oltre alla squadra composta da dodici studenti giocatori che rappresentano agonisticamente l’istituto, i giovani sono coinvolti in tante attività. Ogni scuola per partecipare deve replicare l’organizzazione tipica di una squadra di basket nominando dei responsabili della comunicazione, come un vero e proprio ufficio stampa d’istituto, attraverso la realizzazione e la pubblicazione online di testi, foto, video, e l’organizzazione di tifo, esibizioni di gruppi cheerleader e coreografie a sostegno del proprio istituto in occasione delle partite. Inoltre, ad ogni tappa gli studenti realizzano delle coreografie e lo spettacolo
test. E in questa decima edizione a vincere è stato il Parini di Mestre che in finale ha vinto contro lo Stefanini per 59-49, davanti al coach della nazionale di basket Gianmarco Pozzecco. Ma soprattutto davanti ai 3500 studenti al Taliercio, (Mestre) e Meucci-Fanoli (Cittadella). Il torneo scolastico di pallacanestro più grande d’Italia ha coinvolto e unito: 2 regioni (Veneto e Friuli Venezia Giulia), 1 Città Metropolitana (Venezia), 5 province (Padova, Treviso, Belluno, Vicenza
L’Istituto Vendramin Corner si è aggiudicato il 17° Trofeo “Sigalotti”
Lo stadio “Pier Luigi Penzo”, ha ospitato le finali del trofeo “Sigalotti”, lo storico torneo calcistico riservato alle scuole superiori di Venezia, dedicato alla memoria della professoressa Annarosa Sigalotti. Davanti a una cornice di oltre 2500 studenti che hanno riempito la tribuna dei distinti Solesin, è stato l’istituto Vendramin Corner ad aggiudicarsi la 17ª edizione della manifestazione sponsorizzata da Marciano, battendo in finale l’I.I.S. “A. Pacinotti” con un secco 2-0 (Briganti e Donato i marcatori). Al terzo e quarto posto si sono classificati il Liceo Scientifico “G.B. Benedetti” e l’i-
stituto “Francesco Algarotti”. Tra i premiati è l’istituto Algarotti a ricevere la coppa Fair Play, mentre Christian Vidali (Algarotti) e Alvise Bovi (Corner) si sono distinti rispettivamente come miglior portiere e miglior marcatore del torneo. Il titolo di miglior giocatore è andato a Tommaso Scarpa capitano dell’istituto Corner. “Vincere la finale di un torneo così importante nello stadio Penzo è un’emozione incredibile, le parole del capitano della squadra dell’istituto Corner Tommaso Scarpa. Dopo la sconfitta ai rigori dell’anno scorso, abbiamo avuto la nostra rivincita. È una gioia che
condividiamo con tutti i nostri compagni, che ci hanno sempre sostenuto e incitato.” All’evento erano presenti anche il vicesindaco del Comune di Venezia, Andrea Tomaello, e il consigliere comunale con delega allo Sport, Matteo Senno. “Un ringraziamento speciale va a tutte le scuole che portano avanti questo torneo, così come al Venezia FC per aver condiviso questo momento con gli studenti - le parole di Andrea Tomaello -, vedere i ragazzi giocare nello storico stadio Penzo è qualcosa di fantastico, l’energia e l’entusiasmo che trasmettono sono davvero contagiose”. (c.a.)
e Pordenone), 22 località: Venezia, Mestre, Mirano, Jesolo, Dolo, Padova, Treviso, San Donà di Piave, Castelfranco Veneto, Cittadella, Mogliano Veneto, Abano Terme, Piove di sacco, Camposampiero, Feltre, Roncade, Conegliano, Belluno, Chioggia, Bassano del Grappa, Portogruaro, Pordenone. Cristiano Aggio
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Regionali d’autunno
Ormai non si contano più le interviste al vetriolo che i leader dei due partiti si scambiamo, ma soprattutto non si placano le voci di “transumanze” di consiglieri leghisti, preoccupati per la propria riconferma a fronte del calo dei consensi del proprio partito, verso Fratelli d’Italia. Nel frattempo anche l’attività amministrativa, tanto in regione quanto nei territori, subisce i contraccolpi di questo contrasto: le Commissioni Consiglieri si stanno riducendo a campi di battaglia e persino nell’indicazione dei presidenti dei Consorzi di Bonifica l’eco di quanto sta accaden-
do in campo politico si fa sentire.
Alberto Stefani, segretario regionale della Lega, presidente e assessori di peso ai Fratelli con bonus di candidati sindaci delle Città Capoluogo prossime al voto? Può essere uno schema, ma proprio dai Meloniani è giunta una secca smentita: chiedono la presidenza. Per la Lega perdere la guida del Veneto potrebbe voler dire la fine di una lunga, lunghissima storia, per Fratelli d’Italia non poter annoverare, nel momento di massima forza, neppure la presidenza di un regione del nord appare inaccettabile.
Andranno divisi e useranno le elezioni come una sorta di primarie? Anche in questo caso tutto può accadere, ma
sembra un’ipotesi estremamente remota: troppo delicati gli equilibri anche di carattere nazionale per potersi permettere un approccio di questo tipo. E in tutto questo cosa accade al centrosinistra? Il tavolo degli alleati continua a incontrarsi e a parlarsi. Di nomi ne sono usciti molti, ma di ufficiali ancora nulla. Chissà che adesso, fissata la data delle elezioni, ci sia un’accelerazione. Tutta da decifrare la posizione di Azione: il partito di Calenda non ha ancora deciso come comportarsi. Sembra vogliano attendere di comprendere se vi sarà veramente una spaccatura tra Lega e Fratelli d’Italia per poi costruire un’alleanza con gli stessi leghisti e magari Forza Italia. Staremo a vedere.
Verso le elezioni. A pochi mesi dal voto centrodestra e centrosinistra sono tutt’altro che pronti
Caos alle regionali:
i partiti ancora in alto mare, chi sarà il nuovo presidente del Veneto?
Il Conclave per eleggere Papa Leone XIV è stato decisamente veloce nonostante il numero record di cardinali da mettere d’accordo. Niente a che vedere con quello che sta accadendo dentro i partiti e le coalizioni per la scelta del candidato presidente della Regione Veneto. Il prossimo autunno, così ha chiarito il Consiglio di Stato, si andrà alle urne, ma al momento tanto il centrodestra quanto il centrosinistra sembrano tutt’altro che pronti.
CASA CENTRODESTRA, BRACCIO DI FERRO PER LA LEADERSHIP
Partiamo dal centrodestra che, numeri alle mano, parte ovviamente da favorito. L’impossibilità per Luca Zaia, il presidente più amato d’Italia, di ricandidarsi ha aperto una voragine. Non tanto, o quantomeno non soltanto, perché non ci siano candidati alla sua altezza, quanto per la sintesi che il suo nome è in grado di produrre. In buona sostanza: senza Zaia, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia rivendicano tutti la presidenza.
In qualche dichiarazione maggiormente aspra qualcuno arriva persino a dire che l’alleanza di centrodestra non sarebbe scontata e che i partiti che la compongono potrebbero addirittura arrivare a correre l’uno contro l’altro. Questo però appare uno scenario improbabile: troppi gli equilibri, compresi quelli di Go-
verno, che impongono agli alleati di stare tutti insieme.
Estremamente rappresentative del clima che si sta vivendo in casa centrodestra le parole di un big come il capogruppo della Lega in Consiglio Regionale, Alberto Villanova: “La decisione del Consiglio di Stato sgombra definitivamente il campo dai dubbi. Per noi, comunque, il punto è mai stato il quando, ma il come. I Veneti si attendono e sperano di essere governati da un presidente che dia continuità al buon governo di Luca Zaia, lui per noi sarà sempre il Doge. Grazie alla compattezza ritrovata con il lavoro di Alberto Stefani, schiereremo tra le nostre fila gli amministratori più capaci e radicati sul territorio. Siamo pronti, prontissimi quindi, per la prossima campagna elettorale e per difendere la nostra linea del Piave”. Dove per “linea del Piave” la Lega intende proprio il mantenere la presidenza del Veneto. Il numero uno di Fratelli d’Italia in Veneto, il Senatore Luca De Carlo però non ci sta: “l’indiscrezione secondo cui il Veneto sarebbe stato assegnato alla Lega è priva di fondamento. Una bugia. Probabilmente con una strategia alla base: più ripeti e diffondi una cosa falsa e più matura il convincimento che sia vera. Ma non è così. Siamo il partito maggioritario non solo a livello nazionale, ma anche a livello veneto e quindi avremo un ruolo importante
nella scelta e nell’individuazione del migliore candidato presidente della Regione”. Staremo a vedere se i tavoli romani dirimeranno la questione e se il futuro del Veneto, alla fine, si deciderà nella Capitale sopendo che, pronto a scattare, c’è anche Forza Italia con il suo leader regionale, Flavio Tosi pronto a candidarsi.
CASA CENTROSINISTRA,
ALLA RICERCA DI UN CANDIDATO
Nel centrosinistra continuano gli incontri del tavolo di coalizione, ma di nomi del candidato, nel momento in cui scriviamo, ancora non se ne vedono. O meglio: se ne vedono molti, ma sono tutti frutto di indiscrezioni, rumor o supposizioni. Nello spe-
cifico sono stati passati in rassegna, senza successo, la scienziata Antonella Viola, l’ex sindaco di Vicenza, Achille Variati, l’attuale capogruppo PD, Vanessa Camani, la consigliera regionale PD vicentina, Chiara Luisetto. E la lista potrebbe continuare. Fatto sta che al momento il nome che tenga insieme i partiti che fanno parte della coalizione e le diverse anime all’interno degli stessi, ancora non si vede. Chiaro in questo senso il pensiero del segretario regionale del Pd, il senatore Andrea Martella: “Il lavoro del centrosinistra veneto prosegue in modo unitario, con il massimo della condivisione tra tutte le forze della coalizione. E non solo perché l’unità è un valore assoluto tanto per il
PD quanto per la coalizione, ma anche come precisa scelta politica. Nessuno strappo, nessuna polemica, a differenza di quello che vediamo succedere tutti i giorni in casa del centrodestra: il nostro è un confronto serio, rispettoso e concentrato sull’obiettivo comune. E cioè costruire un’alternativa credibile e vincente al governo della destra, dopo trent’anni di potere ininterrotto. Stiamo riflettendo insieme su diversi profili e su persone di qualità, in grado di interpretare con autorevolezza la sfida che stiamo costruendo. Una sfida che non è una spartizione tra partiti come invece vediamo nel centrodestra. È una sfida sulle idee, sui progetti, sui problemi da risolvere”. Staremo a vedere.
Luca De Carlo
Alberto Villanova
Andrea Martella
Il dibattito. Acceso confronto fra maggioranza e opposizione sulla manovra di intervento
Emergenza abitativa, aumentano i bisogni
ma sui fondi il Consiglio veneto si infiamma
L ’emergenza abitativa in Veneto, alla quale abbiamo dedicato il nostro approfondimento tematico il mese scorso, irrompe in consiglio regionale con tutte le sue contraddizioni e criticità e infiamma il dibattito politico. In occasione dell’esame del disegno di legge “Ordinamentale 2024, che contiene una serie di semplificazioni delle norme su trasporti, navigazione, edilizia residenziale pubblica, ambiente, difesa del suolo, la discussione si è concentrata in particolare sull’emergenza abitativa, per la quale i consiglieri di minoranza hanno chiesto una maggiore attenzione e risorse. Anna Maria Bigon, del Partito Democratico, ha seguito i lavori della seconda commissione che aveva messo a punto il provvedimento e osserva: “Sono emerse alcune implicazioni che non sono solo di natura sem-
plificativa che richiederebbero un maggiore coinvolgimento della commissione consiliare competente, il cui parere è fondamentale. Non può bastare una relazione annuale. Abbiamo un patrimonio di edilizia residenziale pubblica ormai vetusto, che va recuperato. Bisogna assolutamente intervenire sulla parte non utilizzata, da ricostruire in base a criteri socialmente utili e sostenibili, attraverso piani di rigenerazione urbana, con particolare attenzione alle fasce più fragili della popolazione”. In consiglio Renzo Masolo, di Europa Verde, mette l’accento sulla alienazione del patrimonio erp per recuperare altri alloggi: “Significa svilire, svendere un patrimonio necessario per far fronte alle necessità abitative delle fasce più fragili della popolazione. Serve una riforma dell’edilizia residenziale pubblica”.
I lettori ci scrivono dopo il nostro approfondimento
La capogruppo Pd Vanessa Camani è drastica: “Questo provvedimento, che tocca una serie di diverse materie, vede tra i nodi cruciali il fronte delle politiche abitative. Con risposte che, in assenza di efficaci modifiche normative, sono destinate a non risolvere l’attuale e dilagante situazione emergenziale. Stanno aumentando i bisogni, ma le risorse rimangono invariate. Addirittura, il patrimonio abitativo
pubblico si riduce, con richieste quasi quotidiane di alienazione da parte delle Ater. I casi di emergenza abitativa stanno infatti aumentando ovunque, soprattutto a causa dei tagli dei sostegni voluti dal governo, sia per quanto riguarda il Fondo affitti che quello per le morosità incolpevoli.
Una riduzione che ha un impatto rilevantissimo, non solo per gli indigenti ma, a macchia d’olio, per la fascia media con un solo lavoratore. Non basta aumentare il numero di alloggi per emergenze abitative, togliendoli a quelli destinati all’edilizia popolare. Si cambi strategia, - conclude Camani - creando invece un fondo straordinario al quale i Comuni possono attingere nei casi di emergenza”.
Elena Ostanel, di Veneto che Vogliamo, aggiunge: “Sulla casa
“Rispetto della legalità, recupero dell’esistente e spazio al libero mercato per attrarre gli investitori”
Dopo aver letto la nostra inchiesta “Dentro la notizia” dedicata all’emergenza abitativa un lettore ci scrive per offrire un contributo interessante al dibattito su un tema molto sentito e sempre attuale. Ecco la sua lettera
Gentile direttore, ho letto con vivo interesse l’approfondimento riguardante il diritto alla casa e la carenza di immobili in affitto in alcuni comuni della Marca. Vorrei offrirLe un breve spunto dal punto di vista di chi, come me, sarebbe disposto a investire nel mercato immobiliare locale, anziché destinare capitali alla finanza internazionale.
Pur avendo condotto analisi accurate e individuato scenari economicamente sosteni-
bili, ho sempre rinunciato a procedere per un motivo preciso: l’incertezza normativa. L’impossibilità di tutelare il proprietario di fronte a inquilini morosi, spese condominiali inevase o danni non risarciti rappresenta un rischio inaccettabile per chi investe con serietà.
Non credo di essere un caso isolato: molti potenziali investitori si tengono alla larga da un sistema che, nel tentativo di tutelare i più fragili, finisce per scoraggiare chi potrebbe
contribuire ad aumentare l’offerta abitativa. Ritengo che una misura chiave potrebbe essere rendere certo e rapido il ripristino del diritto in caso di inadempienza contrattuale. In parallelo, sarebbe auspicabile incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente, magari prevedendo sgravi fiscali o agevolazioni per gli affittuari che accettano contratti legati alla ristrutturazione e riqualificazione dell’immobile. Questo approccio potrebbe dare nuova vita a interi quartieri
non è possibile che manchi, in discussione generale, l’assessore regionale competente. Serve una riforma seria, organica, dell’edilizia residenziale pubblica. Circa novemila veneti sono in attesa della casa e manca una strategia dell’Esecutivo regionale per mettere mano agli immobili vetusti. Non serve, non paga, l’alienazione di alloggi per ristrutturarne altri. Proponiamo che una percentuale di alloggi erp venga riservata agli under 35”. Andrea Zanoni, di Europa Verde, chiede piani che consentano una valutazione complessiva della situazione abitativa, provincia per provincia, comune per comune. Arturo Lorenzoni vede la necessità di uno strumento diverso e invita a “lavorare e investire su progettualità specifiche per valorizzare il patrimonio”.
senza ulteriore consumo di suolo. Infine, credo sia opportuno riflettere su quanto l’edilizia pubblica, pur animata da buone intenzioni, abbia spesso prodotto quartieri degradati e poco vivibili. Lasciare spazio al libero mercato, purché regolato con equilibrio, potrebbe rivelarsi molto più efficace nel garantire un’offerta abitativa variegata e dignitosa.
Cordialmente, AB
Vanessa Camani
La consultazione. Si vota l’8 e il 9 giugno, per la validità è necessario raggiungere il quorum
Referendum, cinque quesiti sulla scheda: dal mondo del lavoro alla cittadinanza
L ’appuntamento con le urne è per l’8 e il 9 giugno: i cittadini saranno chiamati ad esprimersi su cinque quesiti referendari, quattro dedicati al mondo del lavoro e uno ai tempi per il riconoscimento della cittadinanza. Come sempre in Italia si tratta di referendum abrogativi, quindi si vota sì per cancellare e cambiare delle leggi in vigore mentre con il no rimane tutto come è. La validità è legata alla partecipazione degli elettori perché la consultazione sarà valida solo se verrà raggiunto il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto. Nei comuni con più di 15 mila abitanti nei quali si è votato per le amministrative il 25 e 26 maggio il referendum potrebbe coincidere anche con l’eventuale ballottaggio. Sarà decisivo anzitutto il dato per l’affluenza e nelle ultime settimane si moltiplicano gli appelli e le prese di posizione. I seggi saranno aperti domenica 8 giugno dalle ore 7 alle ore 23, e lunedì 9 giugno dalle ore 7 alle ore 15.
Il cuore del referendum 2025 bat-
te su due fronti: il lavoro e la cittadinanza. I primi quattro quesiti, infatti, si concentrano su aspetti critici del mondo del lavoro, quali licenziamenti, contratti a termine e responsabilità negli appalti. Il quinto quesito, invece, affronta la questione dei tempi per l’ottenimento della cittadinanza italiana per i cittadini stranieri.
Il primo quesito, in particolare, propone l’abrogazione delle regole introdotte dal Jobs Act nel 2015, che disciplinano i licenziamenti illegittimi, chiedendo se si vuole tornare a una maggiore possibilità di reintegro del lavoratore. Attualmente nelle aziende con più di 15 dipendenti è previsto un indennizzo economico tra le 6 e le 36 mensilità di stipendio. Se la norma attuale venisse abrogata sarebbe di nuovo possibile il reintegro della persona nel posto di lavoro, oltre al risarcimento economico. Il secondo quesito riguarda l’abolizione del tetto massimo all’indennità per i lavoratori delle piccole imprese licenziati senza giusta causa, permettendo
al giudice di decidere l’indennità senza limiti imposti. Con questa riforma non ci sarebbe più il limite delle sei mensilità e l’indennità andrebbe stabilita da un giudice sulla base di una serie di criteri sulla gravità della violazione ma anche la situazione familiare e la posizione economica dell’azienda.
Il terzo quesito mira a eliminare le norme che limitano la durata e le proroghe dei contratti a termine, e le motivazioni necessarie all’assunzione, chiedendo se si vuole obbligare le aziende a motivare sempre l’uso del contratto a termine. Oggi questi contratti possono essere stipulati fino a 12 mesi senza che un datore di lavoro debba indicare un motivo specifico. Il quarto quesito riguarda la sicurezza sul lavoro, chiedendo se si vuole reintrodurre la responsabilità anche per il committente in caso di infortuni causati da rischi specifici dell’appaltatore. Il quinto quesito, infine, affronta la questione dei tempi per l’ottenimento della cittadinanza italiana per i cittadini stranieri, chiedendo
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se si vuole ridurre da 10 a 5 anni il tempo di residenza necessario, anche se già adesso sono necessari ben più dei dieci anni previsti. Votando sì si cancella la legge el 1992 con cui si è alzato il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia per poter presentare la domanda di cittadinanza. Non vengono modificati invece gli altri requisiti per ottenere la cittadinanza italiana, come conoscere l’italiano, avere un reddito stabile e non avere commesso reati.
Naturalmente le posizioni dei partiti differenziate. I partiti di governo, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega sono per l’astensione, Noi Moderati invece invita comunque gli elettori ad andare alle urne e a
votare no. Mobilitati per cinque sì invece il Partito Democratico insieme alle altre forze di sinistra. Il Movimento 5 Stelle distingue e invita a votare sì per quattro quesiti sul lavoro mentre lascia libertà di scelta sul tema della cittadinanza. Sul fronte sindacale la Cgil, tra i principali promotori dei referendum, in particolare quelli relativi al lavoro, invita perciò ad andare alle urne e a votare 5 sì, ponendo un forte accento sulla necessità di rafforzare la tutela dei lavoratori e la sicurezza sul lavoro. Posizione opposta, infine, quella della Cisl che boccia i quattro quesiti sul lavoro ritenendo che potrebbero avere effetti dannosi proprio sui lavoratori. L’ultima parola ora tocca agli elettori.
La statistica. I dati del censimento permanente della popolazione
In tutto il Veneto nascite in costante calo, sono il 30% in meno rispetto a 25 anni fa
Calano le nascite ma anche la mortalità si riduce, l’età media continua a salire e sfiora i 47 anni: questa la prima fotografia che emerge dal censimento permanente della popolazione in Veneto che mette in fila i numeri del 2023 su popolazione, movimenti demografici e altri indicatori come il numero degli stranieri, la composizione delle famiglie e la distribuzione della popolazione. In Veneto le provincie che “pesano” di più sul fronte della popolazione sono Padova e Verona, ciascuna con oltre il 19% del totale, così da arrivare quasi al 40% di tutti in residenti in Veneto. Treviso, Vicenza e Venezia messe insieme raccolgono oltre la metà della popolazione mentre Rovigo e Belluno raccolgono l’8,8% dei veneti. In valori assoluti la popolazione è stabile e il dato a fine anno era di 4.852.216 persone, vale a dire l’8,2% della popolazione italiana. La longevità femminile si fa sentire sui numeri perché nella nostra regione le donne superano gli uomini di oltre 75 mila unità. Continua a crescere il numero degli stranieri, ormai oltre il 10,3% del totale dei residenti, poco più di mezzo milione, un quarto dei quali di provenienti dalla Romania, seguita da Marocco con il 9% e dalla Cina al 7,3%.
Scendendo nel dettaglio delle dinamiche demografiche la provincia di Rovigo presenta la perdita più consistente sia in valore assoluto (-493 residenti) sia in termini relativi (-0,2%); diminuisce la popolazione anche a Belluno (-0,2%) e Venezia (-0,1%). Le altre quattro province segnano un lieve incremento relativo positivo. In particolare, Venezia è la provincia con il più basso saldo naturale (-4.609), Padova ha i saldi
migratori, interno ed estero, più elevati (rispettivamente + 1.467 e + 3.601).
A preoccupare è il saldo naturale nella regione, che conferma la dinamica sfavorevole, con un eccesso dei decessi (51.071) sulle nascite (30.438). In Veneto, infatti, come nel resto d’Italia, si registra il nuovo minimo storico delle nascite, con una riduzione di quasi il 30 per cento rispetto ai 43mila nati di inizio millennio (anno 2000). La diminuzione del numero dei nati è determinata sia dalla contrazione della fecondità, sia dal calo della popolazione femminile in età riproduttiva (15-49 anni). Prosegue il trend decrescente del tasso di natalità, dal 6,5 per mille del 2022 al 6,3 del 2023, mantenendosi di poco inferiore alla media nazionale (6,4 per mille abitanti). Tra le province il maggior decremento (da 6,4 a 6,1 per mille nel 2023) si riscontra a Padova; il valore minimo del tasso si riscontra a Rovigo (5,2 per mille), il valore massimo a Verona (6,7 per mille).
Rispetto all’anno precedente il numero dei morti diminuisce di 4.401 unità. Il decremento è del 7,9% sul 2022, superiore al valore nazionale (-6,1%), e riguarda soprattutto la componente più anziana della popolazione, all’interno della quale si concentra la maggior parte dei decessi.
Interessante anche la composizione dei Comuni veneti e le loro dimensioni.Il 44,6% dei 563 Comuni della nostra regione ha una popolazione compresa tra 1.001 e 5.000 abitanti, dove risiede più del 14% degli abitanti. Il 17% della popolazione vive nei quattro comuni con oltre 100.000 abitanti (Verona,
Venezia, Padova, Vicenza); più di un quarto vive nei 95 comuni con popolazione tra 10.001 e 20.000 abitanti. Fra i comuni non capoluogo spiccano per numerosità della popolazione Chioggia (VE, 47.581 abitanti), Bassano del Grappa (VI, 42.405) e San Donà di Piave (VE, 41.848).
Guardando invece alle famiglie, quelle più numerose, con almeno tre componenti, rappresentano il 36,9% del totale. Tra le province venete, Treviso (2,36) ha il numero medio di componenti più alto e una percentuale significativa di famiglie con 4 e più componenti (20,8%). Anche Vicenza (2,31 componenti medi per famiglia) ha una percentuale di famiglie con 4 e più componenti superiore a quella regionale, seguita da Verona e Padova. Viceversa, Belluno è caratterizzata dalla più bassa dimensione familiare media (2,10) e un’alta incidenza di famiglie unipersonali (40,6).
Le trasformazioni socio-demografiche come i cambiamenti degli stili di vita, la contrazione della fecondità, la crescente instabilità delle relazioni di coppia e la maggiore longevità, si riflettono nei mutamenti delle forme di vita familiari, favorendo la formazione di famiglie con un minor numero di componenti e di strutture familiari più flessibili. In Veneto la coppia con figli rappresenta il 46,3% del totale, seguita dalla coppia senza figli (33,3%) e dai nuclei con un solo genitore. Le madri sole con figli rappresentano il 15,5%, i padri il 4,8%. A livello provinciale Treviso (47,9%) e Vicenza (47,8%) mostrano una percentuale più alta di coppie con figli rispetto alla media regionale e nazionale. Rovigo, Belluno e Venezia registrano valori più elevati di coppie senza figli o con un solo genitore.
Il portale. Si possono trovare informazioni e condividere iniziative tra produttori e consumatori
Comunità energetiche rinnovabili, il Veneto ci crede
S
ul fronte delle energie rinnovabili il Veneto è sempre stato all’avanguardia, fin dai tempi dei primi impianti fotovoltaici sui tetti di abitazioni e aziende. Ora la nostra regione fa un balzo in avanti anche nella partita delle Comunità energetiche rinnovabili che si stanno via costituendo, nonostante le difficoltà e la burocrazia che accompagna le soluzioni innovative. Infatti in Veneto ci sono già 73 Cer, il 10 per cento del totale nazionale, con una capacità produttiva di 12,75 Megawatt di elettricità dal sole e benefici per chi ne fa parte. Ma cosa sono le comunità energetiche? Sono organizzazioni formate da soggetti privati, aziende e enti pubblici che si mettono insieme per condividere l’energia prodotta da impianti di energia rinnovabile. Oltre ai vantaggi sotto il profilo ambientale e di ottimizzazione della rete le comunità energetiche consentono di ricevere un incentivo dallo stato che poi viene suddiviso tra i partecipanti.
Attualmente in Veneto esistono diverse iniziative locali, ma molte di esse hanno difficoltà a entrare in contatto con cittadini e imprese interessati a partecipare. Allo stesso modo, chi vorrebbe aderire a una Cer spesso non dispone di un canale semplice ed efficace per individuare quella più adatta alle proprie esigenze. Inoltre, le informazioni sulle comunità energetiche sono spesso sparse su più fonti e non sempre coerenti tra loro. Non da ultimo, la costituzione di comunità energetiche necessita di competenze tecniche che rendono la fase di avvio assai complessa e impegnativa da portare a termine.
Ed è stata proprio la frammentazione delle informazioni e la mancanza di un canale centralizzato ad ostacolare la diffusione e l’aggregazione di queste iniziative.
Per superare queste criticità sia a livello informativo che organizzativo la Regione Veneto ha lanciato VenetoVerdeEnergia.it, un
portale pensato per dare impulso alle Comunità Energetiche Rinnovabili e agevolare la transizione verso un modello energetico più sostenibile. L’intenzione è quella di colmare il divario tra chi desidera partecipare a queste realtà e le stesse comunità, rendendo più semplice l’accesso a informazioni chiare e coordinate.
“Le comunità energetiche,spiegano gli esperti - rappresentano un modello innovativo che vede la collaborazione tra cittadini, imprese ed enti pubblici per condividere l’energia prodotta da impianti rinnovabili. Questo approccio, oltre a offrire evidenti benefici ambientali, consente di ottenere incentivi statali, contribuendo al miglioramento della rete elettrica e alla riduzione dei costi per i partecipanti. L’obiettivo è chiaro: creare un ecosistema in cui ogni cittadino possa sentirsi parte attiva di un futuro energetico sostenibile, contribuendo in modo diretto alla crescita e al consolidamento delle comunità
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energetiche sul territorio veneto”.
La consultazione del portale è semplice: basta inserire il proprio indirizzo per sapere quali sono le Cer attive in zona e avere i riferimenti per contattarle direttamente. Inoltre le comunità energetiche che si iscrivono al portale possono ampliare la propria rete di produttori e consumatori, favorendo così la crescita del modello di condivisione dell’energia rinnovabile. Questo strumento
non solo favorisce il dialogo e lo scambio tra le diverse realtà, ma rappresenta anche un incentivo per le stesse comunità energetiche che possono farsi conoscere e trovare sia nuovi produttori che consumatori. In queste settimane la Regione sta organizzando anche una serie di incontri pubblici per spiegare appunto cosa sono le Cer e quali potenzialità di risparmio offrono anche per i piccoli consumatori.
Dipendenza da alcol: le ragazze veneziane superano i coetanei
L’alcol colpisce sempre più giovani donne, e lo fa in modo precoce. È l’allarme lanciato dall’Ulss 3 Serenissima in occasione dell’Alcohol Prevention Day 2025: oggi, le ragazze adolescenti veneziane stanno raggiungendo i coetanei maschi nella dipendenza da alcol, e in alcuni comportamenti a rischio li superano. Preoccupano anche i dati relativi a giovani donne ventenni e trentenni, che negli ultimi quattro anni sono passate dal rappresentare il 12,6% al 25% dei nuovi casi in carico al Serd dell’Ulss 3 per disturbo da uso di alcol. Nel solo 2024, i Serd di Mestre, Mirano e Dolo hanno preso in carico 250 donne con Disturbo da uso di alcol, accanto a 692 uomini. In aumento anche i casi in cui all’alcol si associa il consumo di cannabis, eroina, cocaina o altre sostanze: ragazze e ragazzi in trattamento per doppia dipendenza sono stati 225. Tra le minorenni, il numero dei nuovi accessi per problematiche legate all’alcol è ormai simile a quello dei ragazzi coetanei. A livello nazionale, nel consumo a rischio tra adolescenti si registra addirittura il sorpasso delle ragazze rispetto ai maschi. Un dato ancora più grave riguarda l’alcol in gravidanza. L’edizione 2025 dell’Alcohol Prevention Day, ospitata a Villa Leoni di Mira, ha infatti dedicato particolare attenzione alla Sindrome feto-alcolica e ai danni permanenti che l’alcol può causare al feto, anche in quantità minime. Secondo le stime, il 10% delle donne nel mondo assume alcol in gravidanza. I danni possono coinvolgere lo sviluppo cerebrale, la crescita e l’apparato gastrointestinale del bambino, con ricadute permanenti sul piano cognitivo e relazionale. Durante l’incontro è stato sottolineato che anche l’allattamento è una fase delicata: l’alcol assunto in questo periodo può comunque passare al neonato attraverso il latte materno. Per questo si punta a diffondere una corretta informazione tra le future mamme fin dalla fase preconcezionale, per evitare esposizioni dannose già nelle prime settimane, spesso inconsapevoli. La diagnosi delle sindromi feto-alcoliche, inoltre, non è semplice: i sintomi possono essere sfumati e confusi con altre condizioni. La responsabile del Serd di Mirano e Dolo,
Laura Suardi, ha evidenziato che “l’astensione completa dal consumo di alcol in gravidanza è l’unica prevenzione efficace. Eppure, il tema è stato a lungo trascurato rispetto ad altri comportamenti a rischio”. A ribadire il ruolo chiave della prevenzione è anche il direttore del Dipartimento dipendenze, Alessandro Pani: “È fondamentale aumentare la consapevolezza tra operatori sanitari, medici di base, ginecologi, ostetrici e pediatri, così da intercettare precocemente situazioni a rischio e promuovere la salute attraverso una corretta informazione”. L’evento ha visto la partecipazione di esperti nazionali come Patrizia Riscica, presidente del Comitato scientifico dell’Associazione italiana disordini da esposizione fetale ad alcol e droghe, e degli operatori dell’Ulss 3 attivi nei consultori, nei servizi per l’infanzia e adolescenza, nel Dipartimento materno-infantile, nel privato sociale e nel progetto “1000 giorni di noi”. Obiettivo comune: proteggere la salute delle nuove generazioni, partendo dall’informazione e da una rete territoriale sempre più attiva.
Paola Bigon
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Infezioni chirurgiche, confronto tra specialisti all’Ospedale dell’Angelo
All’Ospedale di Mestre si è tenuto un convegno regionale dedicato a un tema di crescente rilevanza: le infezioni ospedaliere in ambito chirurgico. «È un problema sempre più evidente –ha spiegato il dottor Umberto Montin, primario di Chirurgia dell’Angelo – e richiede un’analisi costante per individuare strategie efficaci. Oggi siamo più consapevoli, e anche le équipe e le direzioni ospedaliere sono chiamate a fare la loro parte nella prevenzione». L’incontro, in forma di “one day focus”, ha coinvolto specialisti provenienti da tutto il Veneto e da altre regioni, con il titolo “Infezioni del sito chirurgico in chirurgia addominale: emergenza o maggiore consapevolezza?”. Oltre ai chirurghi, presenti anestesisti, infettivologi, farmacisti, tossicologi clinici, microbiologi, virologi, ematologi, gastroenterologi e pneumologi, in un’ottica multidisciplinare. «Lo scambio di esperienze tra professionisti – ha aggiunto Montin – è fondamentale per una gestione condivisa delle infezioni, che nel percorso di cura coinvolgono più figure e richiedono risorse importanti. Anche per questo il problema ha rilevanti implicazioni economiche e organizzative». Il convegno ha rappresentato una tappa del percorso che l’Ulss 3 Serenissima ha intrapreso da tempo per migliorare le pratiche di prevenzione. «Gli ospedali devono tenere alta la guardia – ha dichiarato il direttore sanitario Giovanni Carretta –. La nostra azienda è impegnata nell’attuazione di protocolli fondati su evidenze scientifiche, utilizzando anche le tecnologie più avanzate per la diagnosi e il trattamento delle infezioni». L’evento ha messo in evidenza anche il ruolo centrale della formazione continua, della sorveglianza attiva e dell’aggiornamento condiviso tra reparti. L’obiettivo è ridurre progressivamente la casistica e garantire standard di sicurezza sempre più elevati, nell’interesse dei pazienti e degli operatori.
Da sinistra, Cecilia Sampaoli, assistente sociale del Serd di Dolo, Laura Suardi, responsabile del Serd di Mirano e Dolo, Annarosa Pettenò, psicologa e psicoterapeuta del Serd di Mestre e Alessandro Pani, direttore del Dipartimento dipendenze
Pet therapy. Entra nella Neuropsichiatria infantile dell’Ulss 3 Serenissima
Cani in corsia: sei “terapeuti” a quattro zampe aiutano i ragazzi di Dolo
Ventiquattro zampe camminano ogni settimana nei corridoi della Neuropsichiatria infantile di Dolo. Si chiamano Maciste, Mirtilla, Chanel, Calipso, Titù ed Elsa: sei cani che, da marzo, integrano la terapia dei giovani pazienti dell’Ulss 3 Serenissima. È la prima volta che la pet therapy entra in un reparto a così alta complessità, dove si affrontano i disagi neuropsichiatrici di adolescenti in situazioni critiche.
Gli incontri avvengono ogni settimana in uno spazio dedicato del reparto, dove i cani, accompagnati dai coadiutori dell’associazione “Cani per caso”, si mettono al servizio dei ragazzi in attività ludiche e relazionali. Si lavora sulla comunicazione non verbale, sull’autogestione, sulla cura dell’altro: dare da mangiare, spazzolare, osservare i movimenti
degli animali per stimolare il problem solving. Un’ora di interazione che fa bene non solo agli adolescenti ma anche agli operatori sanitari coinvolti. «Queste attività riducono ansia e stress, migliorano umore, autostima, capacità relazionali e comunicative – spiega Ambra Cappellari, primaria del reparto –. Il cane è un facilitatore di relazione e qui, più che altrove, è fondamentale per aiutare i ragazzi a raccontarsi e a stare con l’altro, senza giudizio».
degli animali che dei ragazzi. Gli adolescenti trovano nel cane un alleato silenzioso capace di ascoltare senza giudicare, e spesso iniziano ad aprirsi proprio grazie all’interazione con lui.
Anche il contesto protetto è pensato per creare serenità: i cani lavorano in un’area dedicata dove i pazienti vivono l’esperienza in modo controllato. Il setting terapeutico si adatta alle condizioni dei singoli ragazzi, con una gradualità che permette a tutti di trarne beneficio.
«La Neuropsichiatria infantile di Dolo è un fiore all’occhiello dell’Ulss 3 – conclude il direttore sanitario Giovanni Carretta –. Accoglie minori in momenti difficili, e l’integrazione con la pet therapy è un passo innovativo verso un’assistenza più umana e vicina al paziente».
Anna Bergantin
Ogni animale è selezionato con cura. «I protocolli di igiene, sicurezza e benessere sono rigorosi – chiarisce Carmine Guadagno, primario veterinario –. Maciste e Mirtilla hanno già conquistato tutti, grazie anche al lavoro attento delle coadiutrici Veruska, Silvia e Nicole». Soddisfatto anche l’educatore Fabio Tammiso: «Volevamo migliorare lo stato emotivo dei pazienti. Stiamo riuscendo: i ragazzi, le famiglie e tutta l’équipe ne sono felici. Grazie a chi ha creduto in questo progetto».
Ogni incontro è preceduto e seguito da momenti di confronto tra operatori e coadiutori, per monitorare il benessere sia
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Il Veneto in prima linea contro gli attacchi informatici
La Regione del Veneto si afferma come punto di riferimento nazionale nella difesa del settore sanitario dalle crescenti minacce informatiche. È quanto emerso oggi durante il convegno “La minaccia cibernetica al settore sanitariostrategie e strumenti per la sicurezza digitale”, tenutosi all’Auditorium Padiglione Rama di Mestre, con la partecipazione di figure istituzionali e tecniche di primo piano come Bruno Frattasi, Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, e l’Assessore regionale all’Agenda Digitale, Francesco Calzavara. Cuore pulsante di questa strategia è il CERT Regionale (Computer Emergency Response Team), istituito nel 2023 e sostenuto da un investimento complessivo di 26 milioni di euro, di cui 16 a carico della Regione e 10 provenienti da fondi statali e dal PNRR. Il progetto coinvolge 13 aziende sanitarie e società in-house con l’obiettivo ambizioso di formare oltre 70mila dipendenti pubblici, rendendo le strutture sanitarie del Veneto più resilienti agli attacchi informatici. «Non bastano le macchine, non bastano le idee. Servono le persone», ha sottolineato Calzavara nel suo intervento, richiamando la centralità delle competenze umane nella difesa dei dati sensibili, in particolare quelli legati alla salute. Oltre al CERT, la Regione sta investendo su altri due fronti: il Polo Strategico Regionale (PSR) per la migrazione sicura al cloud degli enti pubblici (oltre 10 milioni di euro) e la rete quantistica per la cybersicurezza, sviluppata in collaborazione con CAV S.p.A. e l’Università di Padova, che posiziona il Veneto tra i protagonisti europei nel campo della crittografia quantistica, in linea con il programma EuroQC. «La cybersicurezza – ha concluso Calzavara – non è più un affare solo per tecnici. È una responsabilità collettiva che deve unire pubblico, privato e istituzioni per garantire protezione e fiducia nei servizi digitali. Il diritto alla salute passa anche dalla tutela del dato.»
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Sanità pubblica. In Veneto drastico calo delle terapie intensive neonatali per il VRS
Campagna di immunizzazione in Veneto: crollano i ricoveri per bronchiolite nei bambini
Un drastico calo dei ricoveri pediatrici in Veneto. Cos’è successo? La risposta risiede in una campagna di immunizzazione senza precedenti contro il virus respiratorio sinciziale (VRS), che ha portato a risultati sorprendenti. Presentati a Padova, i dati mostrano un significativo miglioramento nella gestione delle infezioni respiratorie nei bambini, grazie all’uso dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab. L’assessore alla Sanità e al sociale, Manuela Lanzarin, ha illustrato i risultati della campagna durante un evento tenutosi il 28 aprile presso l’Azienda Ospedale Università di Padova. “Abbiamo assistito a una riduzione del 74% dei ricoveri e dell’83% dell’occupazione delle terapie intensive neonatali”, ha dichiarato Lanzarin. Questi numeri rappresentano un traguardo straordinario per la sanità pubblica veneta, che ha visto i ricoveri passare da 1.003 nella stagione 2023/2024 a soli 260 nella stagione 2024/2025. La chiave di questo successo è stata la somministrazione del Nirsevimab, un anticorpo monoclonale disponibile in Veneto da novembre 2024. Questo trattamento ha immunizzato l’83,5% dei nati tra novembre 2024 e marzo 2025, e il 70,5% dei nati da gennaio a ottobre 2024. Grazie a questa strategia, le giornate di degenza sono diminuite del 78% rispetto al triennio
2021-2024.
Il successo della campagna è stato possibile anche grazie a un’efficace comunicazione e collaborazione tra famiglie, pediatri e professionisti sanitari. “Un ringraziamento doveroso va a tutti i professionisti che hanno collaborato al raggiungimento di questo importantissimo risultato”, ha sottolineato Lanzarin. La campagna ha raggiunto capillarmente tutti gli interessati, dimostrando l’importanza di un approccio integrato nella sanità pubblica.
Nella Pediatria dell’Azienda Ospedale Università di Padova, gli accessi al Pronto soccorso per bronchite nei bambini sotto un anno sono scesi da 123 a dicembre 2023 a soli 10 a dicembre 2024. I ricoveri pediatrici per bronchite acuta da VRS
sono passati da 73 nel 2023-2024 a 9 nel 2024-2025. Questi dati evidenziano l’efficacia della prevenzione, soprattutto considerando che per la bronchiolite causata dal VRS non esiste una terapia specifica, se non l’ossigeno in ospedale. La prevenzione si conferma l’unico strumento efficace contro il VRS, un’infezione che, se contratta nei primi mesi di vita, può contribuire allo sviluppo dell’asma.
Ogni anno, tra novembre e aprile, si registravano in Veneto oltre 90 ricoveri, soprattutto nei lattanti sotto i sei mesi. Grazie alla campagna di immunizzazione, questi numeri sono drasticamente diminuiti, migliorando la qualità della vita dei bambini e riducendo il carico sulle strutture sanitarie.
Anna Bergantin
Un chilometro al giorno: a Chioggia il benessere si misura camminando
La città di Chioggia entra nel progetto regionale “1 KM al giorno nel tuo Comune”, dedicato alla promozione della salute attraverso il movimento quotidiano. Il progetto invita i cittadini a camminare ogni giorno su un percorso tracciato, facilmente accessibile e gratuito. Il tracciato scelto si sviluppa lungo l’area pedonale di Isola dell’Unione Est, partendo dal parcheggio Multipiano e seguendo Riva Lusenzo. Cartelli posizionati ogni 250 metri guidano i camminatori fino al termine del percorso, ai piedi delle scale che conducono alla strada. Un itinerario semplice e panoramico, pensato per tutte le età. La realizzazione è frutto della collaborazione tra Comune di Chioggia e Associazione Italiana Diabetici, sezione locale. Obiettivo: incoraggiare l’attività fisica come strumento di prevenzione e benessere, coinvolgendo scuole e cittadini nell’ambito del programma “5 Km di Meraviglia – Scopri, Cammina, Rispetta”. “L’iniziativa – spiega l’assessore Sandro Marangon – fa parte delle politiche pubbliche per la salute. Abbiamo già adottato il Manifesto ‘La salute nelle città’ e oggi possiamo contare su un Health City Manager, figura di riferimento per le azioni di promozione della salute a Chioggia”. Soddisfatto anche il sindaco Mauro Armelao, che ha ringraziato l’Associazione Diabetici per l’impegno. “Chioggia è una città attiva e inclusiva – ha dichiarato – e questo progetto lo dimostra”. Tra i partecipanti anche Manuela Bertaggia, presidente nazionale FAND, che ha ribadito il valore dell’attività fisica nella prevenzione. Il sostegno della Ulss 3 Serenissima e dell’Ufficio Prevenzione dell’Ospedale di Chioggia è stato decisivo per la riuscita dell’iniziativa. La passeggiata quotidiana rappresenta un’opportunità semplice ma concreta per migliorare la qualità della vita, riducendo i rischi legati alla sedentarietà.
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A tavola
Idee in cucina, facili e sfiziose
Con l’arrivo di maggio, iniziamo a preferire piatti più leggeri e facili da preparare.
QUICHE ALLE ZUCCHINE, FIORI DI ZUCCA E MOZZARELLA
Una ricetta dai sapori delicati e facile da preparare. Perfetta in questa stagione con l’arrivo delle prime zucchine e i fiori di zucca. Ottima soluzione come antipasto o come piatto unico. Per un sapore un po’ più intenso utilizzate la mozzarella di bufala.
Ingredienti: 1 rotolo di pasta sfoglia rotonda; 500 g di zucchine scure; 250 g di mozzarella; 100 g di parmigiano reggiano grattugiato; 2 uova; 6 fiori di zucca; spicchio d’aglio; olio extravergine di oliva; sale e pepe
Preparazione: Affettare le zucchine a rondelle sottili. In una padella antiaderente spadellate per dieci minuti con olio e spicchio d’aglio. Aggiungete sale, pepe e fate raffreddare. Nel frattempo, in una ciotola con una frusta sbattere le uova insieme al parmigiano. Aggiungere le zucchine cotte e mescolare fino ad amalgamare il composto appena ottenuto. Prendere la pasta sfoglia e versate il composto con le zucchine. Aggiungere la mozzarella tagliata a fette e i fiori di zucca privati di pistillo e gambo. Cuocere in forno già caldo a 180° per circa 30 minuti
RISOTTO AL PESTO CON GAMBERI
Il pesto si usa spesso con la pasta, soprattutto con le trofie. In questa ricetta, invece, lo abbiniamo al riso, che si dimostra un ingrediente molto versatile. Il risultato è un piatto semplice, gustoso e invitante.
Ingredienti: : 350 gr Riso Carnaroli; 500 gr Gamberi; 3 cucchiai Pesto alla Genovese; 1 Scalogno; Vino bianco secco; Brodo vegetale; Olio extravergine d’oliva; Sale e Pepe nero
Preparazione: Spuntare e lessare i fagiolini e tagliarli a pezzetti. Frullare le foglie di basilico con i pinoli, uno spicchio di aglio e un pizzico di sale e l’olio, poi trasferire il composto in una ciotola e mescolatelo con la grana. Scaldate sul fuoco una casseruola versate il riso e tostatelo per un minuto; proseguite la cottura con il brodo vegetale bollente, versandone poco alla volta. Il risotto sarà pronto al dente in 16-17 minuti. Nel frattempo, sgusciate le code di gambero, dividetele in due per il lungo, saltatele in padella con un filo d’olio. Aggiungete i fagiolini e le code di gambero, tagliandone alcune a pezzetti; completate con una macinata di pepe.
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PANCAKE
AI FRUTTI DI BOSCO
Le tradizionali frittelle dolci di tradizione americana sono la perfetta colazione della domenica ma anche per il brunch o come merenda dei bambini. Il gusto dolce del pancake si sposa bene con il sapore acidulo dei frutti di bosco. Ingredienti per 8 pancake: 220 gr farina 00 per dolci; 200 gr Latte; 30 gr Zucchero; 6 gr di lievito 2 Uova; pizzico di Sale; Olio di semi | Ingredienti per fare la salsa ai frutti di bosco: 250 grammi di Frutti di bosco vari;2 cucchiai di Zucchero a velo e succo di mezzo limone
Preparazione: Per la salsa ai frutti di bosco, in una pentola con i bordi alti inserire i frutti scelti e fateli cucinare a fiamma bassa. Aggiungere lo zucchero e mescolare in modo deciso con la frusta fino a far diventare una cremina omogenea. Spegnere la fiamma e setacciare la crema ottenendo una salsa senza semi. Per la preparazione dei pancake: in una ciotola rompere le uova, aggiungere zucchero, latte, farina e lievito, mescolare fino ad ottenere un impasto non troppo liquido, omogeneo e senza grumi. In una pentola antiaderente versare un mestolo di composto e cuocetelo a fiamma non troppo alta. Quando il fondo sarà ben dorato e in superficie si formeranno delle bollicine, servendovi di una spatola, giratelo sull’altro lato e cuocete finché anche questo lato non si sarà ben colorito.