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La nuova stella del nuoto italiano: Alessandra Mao brilla

a 14 anni

Chi avrebbe mai immaginato che una quattordicenne potesse già lasciare un segno così profondo nel panorama del nuoto italiano? Alessandra Mao, giovane promessa del nuoto azzurro, ha conquistato il titolo italiano nei 200 metri stile libero agli assoluti di Riccione, con un tempo che ha fatto sgranare gli occhi a molti: 1’58”86. Un crono che, per la sua età, è semplicemente straordinario.

Alessandra Mao, veneziana di origine e ora residente a Mogliano Veneto, frequenta la terza media e ha da poco compiuto 14 anni. La sua prestazione ai campionati italiani ha fatto subito pensare a un’altra grande del nuoto, Federica Pellegrini, che a 16 anni vinse l’argento alle Olimpiadi di Atene con un tempo di 1’58”02. Mao, con la sua determinazione e il suo talento, sembra destinata a seguire le orme della “Divina”.

Nonostante il successo, Alessandra mantiene i piedi per terra. “Per me però non cambia nulla - ha dichiarato all’ANSA - voglio fare il mio percorso e divertirmi in acqua. Guardo tutti con ammirazione e cerco di imparare da loro”. Parole che dimostrano una maturità sorprendente per la sua età.

Parte del Team Veneto, Mao è allenata dal tecnico Andrea Franconetti. A Riccione, dopo lo spettacolare risultato nei 200 metri, non è riuscita a ripetersi nei 100 metri, mancando la finale. Tuttavia, la giovane atleta non si lascia scoraggiare e continua a concentrarsi sui suoi obiettivi, come la qualificazione agli Eurojunior. Alessandra non è solo una campionessa in vasca, ma anche una studentessa diligente. Tra poco affronterà gli esami di terza media alla scuola Montalcini. “Quello che ho fatto non cambia nulla, continuerò ad allenarmi come sempre. Ovvio sono molto contenta”, ha spiegato, dimostrando una capacità di gestione delle pressioni che molti adulti potrebbero invidiare

Anna Bergantin

Veneto fragile e contraddittorio

Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

Il problema è che con queste quantità d’acqua non c’è rete di scolo che tenga e il rischio di allagamenti ed esondazioni aumenta soprattutto nelle zone più a rischio. Per il Veneto significa ben il 55% del territorio, tanto che nella nostra regione sono 260 i comuni in situazione di pericolosità idraulica, da moderata a molto elevata. Se invece diamo uno sguardo al territorio saltano subito all’occhio le aree più in pericolo: lungo i fiumi Bacchiglione, Brenta e Adige in particolare, ma anche ai piedi dei rilievi o nelle zone in cui manca una rete di scolo efficiente. L’Ispra, inoltre, ha calcolato il numero di veneti che vivono in aree ad elevato rischio di alluvione: sono ben 568 mila, di cui più di un terzo ciascuno per le province di Venezia e Padova. Fin qui la fotografia, ma è giusto ricordare anche cosa è stato fatto in Veneto negli ultimi 15 anni, a partire dalle disastrose alluvioni del 2010: oltre 2,2 miliardi di euro sono stati investiti in 345 opere per la sicurezza idraulica, compresi dieci grandi bacini di laminazione, che hanno aumentato la capacità di invaso di oltre 21 milioni di metri cubi. Altri 13 sono in costruzione, per ulteriori 89 milioni di metri cubi. Senza contare poi le centinaia di cantieri aperti dai Consorzi di Bonifica e dai singoli comuni per proteggere ulteriori porzioni di territorio. Eppure il Veneto resta una regione fragile, perché il consumo di suolo degli ultimi decenni, il più vorace d’Italia, ha indebolito il territorio e accresciuto il rischio, perché alcuni interventi sono arrivati tardi o non sono ancora finanziati. Si potrebbe fare di più, ma non basta scavare canali o bacini, non basta rinforzare gli argini. Va superata anche la contraddizione che ha portato ad un progressivo indebolimento di un territorio già a rischio.

Il rischio alluvione in Veneto

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Quinto di Treviso

Il blocco. I giudici amministrativi hanno annullato l’ampliamento

e revocato gli atti

Aeroporto Canova, il futuro si fa incerto dopo la sentenza del Tar del Veneto

Quinto di Treviso si trova nuovamente al centro del dibattito riguardante il futuro dell’aeroporto Canova. La recente sentenza del Tar del Veneto, emessa il 23 dicembre scorso, ha annullato l’ampliamento del Masterplan dell’aeroporto, revocando il decreto VIA e tutti gli atti correlati, incluse le prescrizioni ambientali e la costituzione dell’Osservatorio Ambientale. Una decisione che, se da un lato permette al Canova di continuare le sue operazioni, dall’altro solleva preoccupazioni significative per la comunità locale, privata delle misure di mitigazione e compensazione ambientale precedentemente previste.

LA SENTENZA DEL TAR E LE SUE IMPLICAZIONI

La sentenza del Tar del Veneto ha avuto un impatto profondo sulla comunità di Quinto di Treviso. Sebbene l’aeroporto Canova possa continuare a operare, non è più obbligato a implementare le opere di mitigazione e compensazione ambientale che erano state prescritte. Questo ha portato a un blocco delle nuove opere infrastrutturali e all’annullamento delle misure di tutela ambientale, lasciando i cittadini senza le protezioni che erano state promesse. L’unico elemento rimasto in vigore è la nuova zonizzazione acustica aeroportuale, che stabilisce limiti all’impronta sonora dell’attività aeroportuale sui territori comunali.

LE REAZIONI DELLE AUTORITÀ LOCALI

Il sindaco di Quinto di Trevi-

so, Ivano Durigon, e l’assessore all’Ambiente e all’Aeroporto, Mauro Dal Zilio, hanno espresso il loro disappunto riguardo alla sentenza. “È necessario essere chiari: quella che è stata definita come una vittoria si traduce, nei fatti, in una perdita netta per il nostro territorio”, hanno dichiarato. Le autorità locali sottolineano come la decisione del Tar non abbia portato i benefici attesi, in particolare per quanto riguarda le misure di compensazione e mitigazione ambientale.

“Dispiace constatare che un’azione improntata a obiettivi ideali, invece di rafforzare le tutele ambientali, abbia finito per danneggiare concretamente il nostro territorio e i suoi cittadini”, hanno aggiunto.

UN FUTURO INCERTO PER QUINTO DI TREVISO

La sentenza del Tar ha lasciato Quinto di Treviso in una situazione di incertezza. Gli interventi

attesi, come i potenziamenti nei sistemi di monitoraggio, le bonifiche acustiche e lo spostamento della scuola dell’infanzia, sono ora privi di copertura economica. “Ora è tutto da rifare”, hanno affermato Durigon e Dal Zilio, sottolineando che l’aeroporto, se lo riterrà, potrà avviare una nuova procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), ma dovrà rispettare i tempi e le prescrizioni previste dalla normativa vigente. Le autorità locali si impegnano a monitorare da vicino l’evolversi della situazione, per garantire che eventuali futuri sviluppi rispettino appieno i diritti dei cittadini.

Lo scalo trevigiano è in crescita: +5,4% di passeggeri nel primo trimestre 2025

L’Aeroporto Canova di Treviso ha registrato un brillante inizio d’anno, con un aumento del 5,4% nel numero di passeggeri rispetto allo stesso periodo del 2024. Nel primo trimestre del 2025, infatti, sono stati circa 700mila i viaggiatori transitati, confermando una solida crescita per lo scalo trevigiano, che ha visto anche un incremento del coefficiente di riempimento degli aeromobili, pur mantenendo invariato il numero di voli.

Il Polo Aeroportuale del Nord Est, che include gli scali di Venezia, Verona e Treviso, ha complessivamente visto un aumento del traffico, con oltre 3,5

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milioni di passeggeri nel primo trimestre, pari a un +6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Questi dati promettono un’estate 2025 da record, con una previsione di oltre 15 milioni di postidisponibili da aprile a ottobre.

L’estate 2025 vedrà inoltre l’aeroporto di Treviso collegato a ben 44 destinazioni in 21 paesi, con un forte focus sul traffico internazionale grazie alla presenza di compagnie come Ryanair e Wizz Air. Spagna, Albania, Romania, Polonia e Belgio sono tra i mercati principali per i voli da e per Treviso, soddisfacendo sia il turismo che il business. (a.b.)

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La guerra dell’acqua si combatte nei campi e per questo occorrono interventi urgenti

S

iccità che prosciugano la terra, bombe d’acqua che la sommergono: il cambiamento climatico non è più un’ombra lontana, ma una realtà che i consorzi di bonifica fronteggiano quotidianamente. Le loro trincee non sono fatte di sacchi di sabbia, ma di canali interconnessi, di ingegnose reti idrauliche messe a dura prova da eventi atmosferici sempre più estremi. Un equilibrio delicato tra l’arsura dei campi assetati e la furia delle acque che minacciano case e città. Per anni, questi enti si sono battuti per garantire l’oro blu all’agricoltura e per tenere a bada le esondazioni. Oggi, però, la partita è cambiata. La consapevolezza è netta, quasi brutale: contrastare gli effetti del cambiamento climatico, nella sua piena

portata, è una battaglia persa in partenza. Non si tratta più di respingere l’onda, ma di imparare a navigarla. “Investire sulla sicurezza idraulica del territorio, garantire agli agricoltori l’acqua per l’irrigazione, porre un’attenzione costante al clima che cambia,” afferma con decisione il presidente Acque Risorgive, Federico Zanchin. Il loro mandato si è trasformato in un meticoloso lavoro di adeguamento delle infrastrutture e di rimodulazione dei comportamenti di fronte a una crisi climatica inesorabile.

Ma come si traduce questa filosofia resiliente in azioni concrete sul territorio? La risposta è nella creazione di bacini di accumulo: dighe silenziose pronte a inghiottire l’eccesso idrico nei momenti di piena per poi rilasciarlo gradual-

mente quando la sete si fa sentire. Un polmone idrico vitale per la sopravvivenza dei campi e la sicurezza dei centri abitati. Parallelamente a questi interventi strutturali, il Consorzio ha intrapreso una duplice azione di comunicazione, consapevole che la resilienza passa anche attraverso la conoscenza e la consapevolezza dei cittadini.

Da un lato, l’informazione diventa un’arma di prevenzione. Un’app gratuita irrompe negli smartphone, trasformando ogni cittadino in un osservatore privilegiato del territorio. Dati in tempo reale sui cantieri in corso, livelli idrometrici che pulsano come il battito del fiume, previsioni meteo dettagliate e allerte tempestive in caso di emergenza: la trasparenza si fa strumento di sicurezza. Dall’altro lato, si semina il futuro

nelle aule scolastiche. L’educazione ambientale cessa di essere un

Cinque gradi in più e piogge esplosive: non è allarme, è emergenza

La pianura veneta sta cambiando rapidamente, surriscaldandosi e diventando teatro di eventi meteo estremi. Le estati si fanno più aride, le piogge intense e violente. Secondo gli esperti di Ca’ Foscari, le temperature medie sono cresciute di 0,6°C a decennio dal ‘93 al 2022, superando la media globale. Ondate di calore prolungate (>30°C) colpiscono soprattutto il sud-ovest. Le precipitazioni sono sempre più variabili: estati secche, inverni leggermente più piovosi. Le piogge estive, brevi ma intense, a volte con grandine. In montagna piove di più in autunno, in pianura meno frequentemente ma più intensamen-

te, complicando la gestione del rischio idraulico. L’innalzamento del mare minaccia coste e laguna veneta, aumentando il rischio inondazioni. Nel Consorzio Acque Risorgive, la media annua è 13,7°C (3,9°C in inverno, 23,1°C in estate), con 756 mm di pioggia media annua. Pochi dati meteo disponibili evidenziano l’urgenza di un monitoraggio capillare per gestire le risorse idriche. Le proiezioni future sono allarmanti. Nello scenario peggiore (alte emissioni), la temperatura media in Veneto potrebbe salire di 5°C entro fine secolo (fino a +6°C in montagna). Anche nello scenario migliore (+1/+1,5°C entro

il 2050), le estati saranno torride, con più giorni di caldo estremo. In inverno si prevede più pioggia in montagna (+25%), ma estati ancora più secche in pianura (-30%), con periodi di siccità alternati a piogge estreme concentrate nei mesi freddi. Nel comprensorio del Consorzio, si stima un aumento di 1-2°C entro il 2050. Prevista meno pioggia estiva e più umidità nel resto dell’anno. L’innalzamento del mare (+16 cm entro metà secolo) e l’aumento della temperatura superficiale marina (+2°C) aggraveranno erosione e inondazioni, soprattutto nelle aree costiere e lagunari fragili. (s.b.)

vago concetto per farsi esperienza concreta. Migliaia di studenti e insegnanti hanno aperto le porte dei consorzi, scoprendo il complesso lavoro che si cela dietro la gestione dei canali, comprendendo il valore inestimabile dell’acqua. Le mani dei ragazzi hanno toccato la realtà dei corsi d’acqua, hanno scrutato la vita che li anima, interiorizzando l’urgenza di proteggerli. La sfida è ardua, il cammino irto di incognite. Ma la direzione è tracciata: solo una consapevolezza condivisa, individuale e collettiva, della portata del cambiamento climatico e della necessità di adottare comportamenti resilienti, potrà aiutarci a convivere con un ambiente che ci appare ostile, ma che in fondo sta solo presentando il conto di decenni di abusi.

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Federico Zanchin, presidente di Acque Risorgive

Il radicchio trevigiano travolto dal

Un manto di preoccupazione si stende sui campi che generano il celebre radicchio rosso di Treviso. La scorsa stagione autunnale ha segnato un tracollo produttivo del 50%, una ferita profonda che rischia di riaprirsi, se non addirittura aggravarsi, con la nuova annata. L’ombra lunga del maltempo si proietta ancora una volta sulle sorti di un’eccellenza agroalimentare che identifica un intero territorio. Le cifre parlano chiaro e delineano uno scenario allarmante. Se l’adattamento varietale aveva in parte mitigato l’impatto delle temperature elevate, quest’anno è stata la furia dell’acqua a sferrare un colpo durissimo. Tra i 400 e i 600 millimetri di pioggia si sono abbattuti in soli due mesi sui terreni vocati alla coltivazione. Un’intensità tale da compattare il suolo, soffocando le radici delle preziose piante e aprendo la strada all’insidiosa proliferazione di funghi che ne hanno compromesso irrimediabilmente le foglie. Ma la destabilizzazione climatica non si è fermata qui. L’andamento anomalo ha scombussolato il calendario naturale delle diverse varietà di radicchio: il precoce

ha faticato a maturare nei tempi previsti, mentre il tardivo ha bruciato le tappe, anticipando la raccolta. Un cortocircuito produttivo che ha inevitabilmente

innescato una spirale inflattiva. I prezzi al consumatore hanno subito impennate significative, con rincari che oscillano tra il 30% e il 50%, mettendo a dura prova le tasche degli appassionati.

Dietro le quinte di questo scenario critico, si consuma la battaglia silenziosa di numerose aziende agricole. Molte di queste, gravate da mutui accesi per sostenere investimenti, si trovano in difficoltà. Con raccolti dimezzati o, in alcuni casi, completamente azzerati, la capacità di far fronte agli impegni finanziari si assottiglia di giorno in giorno, alimentando un clima di crescente incertezza. Tuttavia,

la pioggia battente non è l’unico nemico. Le anomalie climatiche hanno innescato una serie di problemi fitosanitari a cascata, sfide complesse che i produttori possono arginare solo parzialmente. Un vincolo ulteriore è rappresentato dal disciplinare di produzione che tutela il marchio Igp, imponendo precise direttive in merito all’impianto e al trattamento delle colture, talvolta limitando le contromisure a disposizione degli agricoltori. Nonostante le avversità, emerge con forza la resilienza di un territorio e dei suoi custodi della terra. La programmazione per la prossima campagna è già in corso e, nonostante le ferite ancora aperte, si punta a confermare i volumi produttivi, con la speranza di una timida ripresa. Resta da capire se il cielo sopra la Marca Trevigiana tornerà a essere più clemente, permettendo a questa eccellenza italiana di superare la tempesta e continuare a colorare le nostre tavole con il suo inconfondibile amarognolo. L’annata in corso si preannuncia come un banco di prova cruciale per la tenuta di un intero sistema economico e culturale legato indissolubilmente al suo radicchio rosso.

Sara Busato

Invasione delle nutrie sta coinvolgendo consorzi, autorità di bacino e volontari

Un autunno di piogge torrenziali ha soffocato i campi della Marca, riducendo del 50% il raccolto del radicchio rosso Igp. Il precoce non matura, il tardivo corre troppo

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Nelle campagne trevigiane, alcuni tratti degli argini dei canali sono crollati all’improvviso. La causa? Le tane profonde scavate dalle nutrie, una specie invasiva che sta mettendo a rischio la sicurezza idraulica e l’equilibrio ecologico del territorio. Per affrontare l’emergenza, la Regione Veneto ha approvato un piano triennale di controllo delle nutrie, con un investimento complessivo di 1,5 milioni di euro. Il progetto, promosso dall’assessore regionale alla Caccia Cristiano Corazzari, prevede un primo finanziamento da 500.000 euro per il 2025. I consorzi di bonifica e le autorità di bacino avranno un ruolo centrale. Conoscono bene il territorio e la-

vorano a stretto contatto con gli agricoltori. Saranno loro a coordinare gli operatori autorizzati, in collaborazione con la polizia provinciale, e a gestire lo smaltimento delle carcasse. Inoltre, racco-

glieranno i dati sugli abbattimenti per monitorare l’efficacia degli interventi. Una novità importante è il coinvolgimento dei volontari, che riceveranno rimborsi spese: indennità chilometrica, rimborso per le cartucce e un compenso di 3 euro per ogni nutria abbattuta. Sono previsti anche rimborsi per assicurazioni, porto d’armi e dotazioni di sicurezza. Con questo piano, la Regione punta a limitare i danni all’agricoltura e a prevenire nuovi crolli degli argini, aggravati dai fenomeni meteo estremi. Le nutrie, infatti, trovano un habitat ideale nei tanti corsi d’acqua del Veneto e la loro proliferazione incontrollata è diventata un problema urgente da risolvere. (s.b.)

Sanzioni Solidali

Fontanelle. Un bar ha introdotto una “tassa” simbolica sulle bestemmie. Il ricavato finisce in beneficenza

”Una bestemmia, un euro”: la curiosa multa del Bar Mexico che fa il giro del web

Il ricavato finisce in beneficenza, contribuendo a sostegno di cause di difficoltà presenti nel territorio: in poche settimane oltre 150 raccolti e devoluti all’associazione “La Fonte”

Un’idea semplice, ma originale, ha catturato l’attenzione dei media e dei social network: al Bar Mexico di Lutrano, nel comune di Fontanelle (Treviso), ogni bestemmia pronunciata costa un euro. Una misura che non ha nulla di punitivo, ma che ha come obiettivo il benessere della comunità: il denaro raccolto dalle “multe” viene infatti interamente devoluto in beneficenza. Un’iniziativa che, pur scatenando qualche polemica, si è rivelata particolarmente apprezzata dai clienti del bar, specialmente quelli più anziani, che frequentano l’attività per giocare a carte o guardare le partite.

“Mentre i clienti se ne accorgevano, noi cercavamo di fare loro capire che la bestemmia stava diventando un’abitudine inaccettabile”, racconta Marta Vedovato, co-proprietaria del Bar Mexico insieme alla sorella Alessandra e alla madre Dina De Lucca. L’idea è nata circa tre anni fa, quando la situazione stava diventando insostenibile. “All’inizio sembrava una battuta, ma poi è diventata una vera e propria regola”, aggiunge Marta. E, dopo un po’, la sanzione simbolica è stata accettata senza troppe resistenze. Il risultato? In poche settimane, il bar ha raccolto tra i 150 e i 200 euro, che sono stati devoluti all’associazione “La Fonte”, impegnata nel supporto a malati oncologici e anziani. Le parole dure sono quindi diventate un’opportunità per aiutare chi ha bisogno, una lezione di solidarietà che non è sfuggita nemmeno agli altri locali della zona.

per 2,50 euro, ma anche una tariffa speciale da 5 euro per “bestemmie d’autore”. Un’idea che, nonostante qualche dissenso – in particolare da parte del parroco locale – ha avuto il suo successo.

Il fenomeno ha avuto anche effetti positivi sui comportamenti dei clienti. “Siamo contenti, perché non solo sono

diminuite le multe, ma anche le parolacce. Questo vuol dire che, in qualche modo, li abbiamo fatti ragionare”, commenta Marta Vedovato. Anche Daniele Muledda, gestore del bar di Castello di Godego, ha notato un cambiamento: “Ora le bestemmie le dicono con più discrezione, senza urlare. Prima sembrava che si stessero sfogando”, ha dichiarato con un sorriso. La misura adottata dai due bar non è però senza precedenti. La legge italiana, infatti, prevede già delle sanzioni per le bestemmie in pubblico, come

Nel 2023, infatti, anche il bar di Castello di Godego, a circa 25 chilometri da Fontanelle, ha deciso di adottare una misura simile. Qui, oltre a un euro per ogni bestemmia, il locale ha creato un vero e proprio “pacchetto sconto”: tre bestemmie

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stabilito dall’articolo 724 del codice penale. Si tratta di una multa che varia tra i 51 e i 309 euro per chi bestemmia contro la Divinità o i defunti, ma, in seguito alla depenalizzazione del reato nel 1999, il reato di bestemmia è diventato un illecito amministrativo e viene raramente applicato.

Da un punto di vista legale, i gestori dei bar non hanno il potere di imporre vere e proprie multe. Quello che propongono è più un “accordo” con i clienti: se qualcuno bestemmia, accetta inconsapevolmente di contribuire alla causa benefica del locale. Il tutto in maniera simbolica, senza sostituirsi alla legge.

La proposta di questi bar ha scatenato molte reazioni sui social: alcuni utenti, con ironia, si sono chiesti se un’iniziativa simile potesse essere applicata in tutti i bar del Veneto, magari per risolvere i problemi finanziari del Paese. Di fatto, questa misura dimostra come un comportamento comunemente considerato discutibile possa essere trasformato in un atto positivo per la collettività.

Il sindaco di Meduna di Livenza, Arnaldo Pitton, ha apprezzato pubblicamente l’iniziativa sui social, definendola un’idea “ottima”. Intanto, il cartello che avvisa della “tassa” sulla bestemmia resta ben visibile nel Bar Mexico, continuando a raccogliere fondi per iniziative locali.

Anna Bergantin

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Sicurezza. Rinnovato l’organo della protezione civile comunale

Nicolò Saccarola nuovo coordinatore

Salvatore Carlozzo, alla guida del gruppo per ben 24 anni, assume l’incarico di vicepresidente

L’Amministrazione Comunale di Zero Branco comunica il rinnovo dell’Organo di Amministrazione del Gruppo Comunale di Protezione Civile, avvenuto a seguito dell’assemblea dei soci riunitasi lo scorso sabato 12 aprile.

A guidare il Gruppo per il mandato 2025–2028 sarà Nicolò Saccarola, 24 anni, già segretario della Protezione Civile di Zero Branco, diplomato in Architettura e Ambiente, studente di Scienze giuridiche della sicurezza e della prevenzione all’Università di Ferrara, volontario dal 2017 nonché caposquadra dal 2023.

Saccarola raccoglie il testimone da Salvatore Carlozzo, una delle anime del Gruppo fin dalla sua fondazione nonché Presidente per ben 24 anni. Sotto la sua guida, la Protezione Civile di Zero Branco - che attualmente conta oltre 50 volontari e nel

2024 ha celebrato il 25esimo di attività - ha affrontato con competenza e dedizione numerose emergenze, distinguendosi per il costante impegno nella tutela del territorio e nella gestione delle situazioni di crisi, come dimostrato anche durante la pandemia da Covid-19.

A far parte del nuovo Organo di Amministrazione, insieme al neo-Presidente, anche: Salvatore Carlozzo e Luigino Zugno, rispettivamente Presidente e Vicepresidente uscenti, che su proposta del nuovo Coordinatore assumeranno il ruolo di Vicepresidenti; Davide Zen, Segretario; Roberto Laliscia, Luciano Marton, Maurizio Piovesan, Luigi Schiavon e Giannino Zaia, membri dell’Organo.

Luca Durighetto, Sindaco del Comune di Zero Branco, sottolinea: “Il Gruppo Comunale di Protezione Civile rappresenta

uno dei pilastri più solidi del nostro territorio, grazie alla dedizione e alla professionalità di donne e uomini che, in forma volontaria, scelgono ogni giorno di mettersi al servizio della comunità. A nome dell’intera Amministrazione Comunale, desidero esprimere un sentito ringraziamento a Salvatore Carlozzo per i 24 anni di guida appassionata e instancabile, e rivolgere i migliori auguri a Nicolò Saccarola e al nuovo organo di amministrazione. Siamo certi che sapranno raccogliere e valorizzare questa importante eredità, continuando a costruire una Protezione Civile sempre più pronta, inclusiva e vicina ai cittadini”.

Aggiunge il neo-Presidente Nicolò Saccarola: “Sono onorato di essere stato eletto Coordinatore del Gruppo di volontari della Protezione Civile di Zero Branco, che da sempre è il Comune in cui risiedo. Sono pronto a mettermi al servizio della comunità zerotina insieme all’intero gruppo che in tutti

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questi anni, sotto l’eccellente guida di Salvatore Carlozzo, è stato molto attivo nel supporto alla popolazione, sia in situazioni di emergenza che nelle varie attività locali in cui è stato necessario supportare la comunità. Ringrazio il gruppo per la fiducia risposta e per l’impegno profuso quotidianamente sul territorio. Ringrazio anche la cittadinanza, che da sempre con piccoli gesti di attenzione

e di gratitudine ci spinge a fare meglio e ci dà la forza per portare avanti, come volontari, questo piccolo grande compito con entusiasmo, impegno e spirito di servizio. Ringrazio, infine, il Sindaco Luca Durighetto per la vicinanza e disponibilità sempre dimostrata, sicuro nella fattiva collaborazione anche nei prossimi anni”.

Anna Bergantin

Il caso. Crisi politica nella giunta Bortolato: dissidi interni e decisioni bloccate

Tensioni in municipio: il vicesindaco Muraro escluso dalla riunione di maggioranza

Nuvole nere sull’amministrazione moglianese: il vice sindaco sempre più isolato.

L e dinamiche politiche a Mogliano Veneto si fanno sempre più intricate, con tensioni che minacciano di paralizzare l’azione amministrativa.

L’ultimo consiglio comunale ha messo in luce le fratture all’interno della giunta guidata dal sindaco Davide Bortolato, evidenziando un clima di dissenso che coinvolge direttamente il vicesindaco Leonardo Muraro.

Durante la seduta, la maggioranza si è riunita per discutere le proposte di modifica al regolamento per l’istituzione del consiglio comunale delle ragazze e dei ragazzi, un tema cruciale per le politiche educative del comune. Tuttavia, il vicesindaco Muraro è stato escluso dalla discussione, restando fuori dalla porta mentre gli altri assesso-

ri e consiglieri si confrontavano nell’ufficio del sindaco. Questa esclusione ha segnato un punto di rottura, culminato con l’abbandono dell’aula da parte di Muraro una volta apprese le decisioni prese senza il suo coinvolgimento.

La tensione è ulteriormente aumentata con l’annullamento della riunione con i commercianti, convocata da Muraro per discutere dei problemi di sicurezza del centro storico.

La cancellazione è stata attribuita alla mancanza di finanziamenti nella recente variazione di bilancio, che avrebbe dovuto sostenere la proposta di Muraro di introdurre la vigilanza privata. Questa proposta non ha trovato il supporto degli altri membri della giunta, evidenziando ulteriormente le divisio-

ni interne.

I consiglieri di minoranza non hanno esitato a criticare la situazione, sottolineando come le dinamiche di palazzo stiano bloccando decisioni fondamentali per la città, tra cui la destinazione di un avanzo di amministrazione di circa 6 milioni di euro. Secondo l’opposizione, il sindaco Bortolato è ostaggio di una guerra interna tra fazioni, una situazione che avevano già denunciato in campagna elettorale.

A meno di un anno dalle elezioni, le contraddizioni all’interno della coalizione di Bortolato sono esplose, lasciando i cittadini senza risposte concrete. Le tensioni interne rischiano di compromettere non solo le politiche per la sicurezza urbana, ma anche le prossime opere pubbliche, con un impatto diretto sulla qualità della vita a Mogliano Veneto.

Anna Bergantin

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Mogliano Veneto
Il sindaco Bortolato in una foto di repertorio consegna una benemerenza a Muraro

Terzo settore. Oltre 125.000 chilometri percorsi in un solo anno per le attività solidali

Volontariato in movimento costante: il cuore pulsante di Treviso Sud

Il coordinamento volontariato Treviso Sud ODV in prima linea

Nel cuore del Veneto, il Coordinamento Volontariato Treviso Sud ODV rappresenta un esempio luminoso di impegno e dedizione. Con oltre 125.000 chilometri percorsi in un solo anno, l’associazione non solo trasporta persone, ma costruisce ponti di solidarietà e umanità che attraversano il territorio. Un numero che, sebbene impressionante, non riesce a catturare appieno la portata delle relazioni e delle storie che si intrecciano grazie a questo servizio.

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Nel cuore di Mogliano Veneto si è tenuto un incontro che ha messo in luce il valore inestimabile del volontariato locale. Il Sindaco Bortolato ha aperto l’evento con parole di apprezzamento per l’associazione di volontariato, sottolineando quanto il loro lavoro quotidiano sia prezioso e spesso invisibile agli occhi della comunità. “Ciò che fate ogni giorno è prezioso”, ha dichiarato, lanciando un appello ai cittadini moglianesi affinché dedichino parte del loro tempo al volontariato, un’esperienza che arricchisce chi la vive.

L’associazione, nata dall’intuizione di Emilio Tessarin, cittadino benemerito di Mogliano, ha visto una crescita esponenziale dalla sua fondazione. Il presidente Marcello Criveller ha ricordato con emozione le prime corse, ef-

fettuate “quasi per gioco”, con un solo mezzo. Oggi, l’associazione vanta una flotta di 11 automezzi e 54 volontari operativi. Nel solo 2023, i volontari hanno effettuato quasi 4.000 servizi, percorrendo 125.000 chilometri, di cui 63.000 solo a Mogliano, offrendo un valore stimato di 100.000 euro gratuitamente alla comunità.

Le attività dell’associazione sono molteplici e fondamentali: dal trasporto programmato di studenti disabili alle scuole superiori, al servizio navetta per il mercato cittadino, fino all’accompagnamento a visite mediche e prelievi.

Il Coordinamento è attivo con tre sedi operative a Mogliano Veneto, Conscio e Carbonera, e opera anche in altre località come Casale sul Sile, Zero Branco, Preganziol e

Quarto d’Altino. Durante l’incontro, è emersa la necessità di sostituire alcuni mezzi datati e la difficoltà nel reclutare nuovi volontari, soprattutto nelle aree di recente attivazione. Dal 2020, l’associazione ha ampliato i suoi servizi con “Linea Aperta”, un servizio telefonico di ascolto e compagnia per persone anziane o sole, coordinato da Anna Pistolato. Questo servizio, attivo tre giorni alla settimana, ha ricevuto il riconoscimento della Regione Veneto, che ha concesso un contributo specifico per il progetto per due anni consecutivi.

Per chi desidera contribuire o richiedere il servizio di trasporto, è possibile contattare il numero 340 09 44 883.

Anna Bergantin

Zero Braco, le opposizioni: “Subito il potenziamento dell’illuminazione”

Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale i consiglieri di opposizione Roberto Moretto, Luigi Cecconi, Elisabetta Bortoletto, Melita Gobbo e Federico Gasparin, hanno presentaot una mozione con la quale chiedono all’amministrazione comunale di implementare gli impianti di pubblica illuminazione nel territorio.

“Nel nostro Comune – hanno spiegato - ci sono troppe aree prive totalmente di illuminazione pubblica o dove questa risulta non sufficiente, noi Consiglieri d’opposizione, riteniamo opportuno, pertanto, che l’ammi-

nistrazione comunale scelga di destinare maggiori risorse finanziarie con l’obiettivo di potenziare le fonti di illuminazione. Questa nostra proposta ha due importanti finalità: la prima è quella di migliorare la sicurezza stradale, creando maggiore visibilità nella vicinanza di incroci o curve pericolose garantendo la sicurezza di pedoni, ciclisti e automobili. La seconda è legata ai furti nelle abitazioni e nelle attività produttive. L’illuminazione, infatti, è un importante deterrente contro i ladri: è provato statisticamente che le aree non illuminate sono quelle in cui si

verificano più furti. Per tale motivo è importante investire per potenziare l’illuminazione pubblica.”

“Con soddisfazione – hanno concludo - il voto della mozione che abbiamo presentato è stato espresso all’unanimità del Consiglio Comunale e ciò che chiediamo ora è di attuare un programma pluriennale, con l’obiettivo di destinare risorse economiche a questo tipo di investimento, Ci siamo subito messi a disposizione, dando supporto e disponibilità, per lavorare assieme ai consiglieri di maggioranza e all’Assessore di competenza”.

Foto dell’incontro

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zano a Abano Terme, passando per Vigodarzere e “Conosciamo bene il territorio e le sue peculiarità urbanistiche. Questo ci permette di essere presenti, fare sopralluoghi rapidi

“Non ci sono compartimenti stagni tra chi progetta, sente di essere più rapidi, precisi e vicini ai nostri clienti. Le famiglie lo sentono: si percepisce che c’è una guida, una direzione coerente, un’attenzione Non è un “PER ristrutturare.

sizione semplice, ma potente. Dice cosa facciamo e per chi lo facciamo. È diventato un tratto distintivo,

“Chi affronta

strutturazione di una casa ha bisogno prima di tutto di informazioni. Il nuovo sito, insieme ai social, sarà uno spazio per parlare di bonus fiscali, tendenze, investimenti sostenibili. Sarà un modo per stare vicino alle persone, anche prima che decidano di rivolgersi a noi.” E mentre il cantiere si muove e lo showroom si anima, c’è una certezza che accompagna ogni progetto: la convinzione che la casa, per essere davvero bella, deve prima di tutto somigliare a chi la abita.

La rassegna. Due mesi di eventi imperdibile in luoghi magici

Sile Jazz – Acque Sonore Il festival che unisce musica e territorio

D a sabato 6 giugno a sabato 26 luglio, Il jazz torna a scorrere lungo il fiume Sile con la rassegna musicale più green del Veneto: Sile Jazz. Tra gli ospiti Krzysztof Kobylinski, Max De Aloe, Ratko Zjaca – Roland Abreu Triology ed Enrico Pieranunzi. Esperienza unica con il pianista Enrico Pieranunzi durante la crociera Jazz in laguna.

Nei fine settimana, da sabato 6 giugno a sabato 26 luglio, tornano gli appuntamenti della XIV edizione di Sile Jazz, un viaggio musicale e ambientale lungo il corso del fiume di risorgiva più lungo d’Europa, noto per le sue acque limpide e silenziose che attraversano un paesaggio ricco di biodiversità e storia.

Come le anse di un fiume che scorre libere tra paesaggi in continua trasformazione, anche il jazz segue traiettorie imprevedibili, si piega, si espande, si ritrae. Entrambi sono linguaggi in movimento, capaci di sorprendere, di adattarsi e di riflettere la complessità della vita. In questo dialogo fluido tra acqua e suono, il Festival trova la sua identità più profonda. Scorre, come la musica, tra natura, emozione e libertà creativa portando il pubblico alla scoperta di luoghi suggestivi e spesso poco noti e distinguendosi per l’impegno nella sostenibilità ambientale, certificato dal circuito nazionale Jazz Takes The Green.

con Asolo Musica- Veneto Musica con concerto in navigazione e pranzo e cena sull’Isola di San Giorgio a Venezia. Il festival proporrà inoltre una suggestiva passeggiata sonora tra le fontane di Treviso e un’importante azione ecologica: la pulizia del fiume Sile in canoa, in collaborazione con i volontari di Open Canoe Open Mind.

La direzione artistica è affidata al bassista e compositore Alessandro Fedrigo, fondatore, insieme a Nicola Fazzini, dell’associazione nusica.org, realtà nata nel 2011 per documen-

tare e diffondere la nuova musica jazz attraverso produzioni discografiche, attività formative e organizzazione di eventi.

Sile jazz è organizzato da nusica org con il patrocinio dei Comuni di Treviso, Casale sul Sile, Casier, Istrana, Jesolo, Mogliano Veneto, Morgano, Preganziol, Quarto d’Altino, Roncade, Silea, Vedelago, Zero Branco.

Sponsor: Studio 15, BHR Hotel, De Gusto, Longato Pianoforti, Venice Trail, Stefanato Navigazione, Andrea Lucchesi Scuola di Musica, Open Canoe Open Mind, Oasi Naturalistica di Cervara.

Il programma completo è disponibile al link: https://www. silejazz.com

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Premio Goffredo Parise per il Reportage 2025 nel ricordo del fondatore Antonio Barzaghi

L’edizione 2025 si preannuncia ricca di talento e originalità, con un ricco programma che intreccia musica, natura e innovazione. Tra gli eventi principali spiccano il raffinato pianismo di Krzysztof Kobylinski, il nuovo quartetto con Max De Aloe e il contrabbassista danese Jesper Bodilsen, e l’energia creativa del Relevè trio guidato da Anais Drago. Spazio anche all’avanguardia con i giovani e visionari She’s Analog, e alle contaminazioni con il progetto Triology del chitarrista Ratko Zjaca e del bassista cubano Roland Abreu. Un’esperienza unica sarà offerta dal pianista di fama internazionale Enrico Pieranunzi durante la Crociera Jazz in Laguna, organizzata in collaborazione

A sei mesi dalla scomparsa del suo fondatore, lo scrittore ed editore Antonio Barzaghi, il Premio “Goffredo Parise per il Reportage 2025” gli renderà un doveroso omaggio dedicandogli la cerimonia di premiazione, che si terrà sabato 7 giugno (alle ore 17) al Teatro “Mario Del Monaco” di Treviso. Il premio si è imposto a livello nazionale, proprio perché finalizzato a dare risalto al valore del giornalismo d’inchiesta. Quello svolto dai professionisti dell’informazione con grande serietà e profondità, volto a fare luce, ed a fornire corrette notizie (contro il caos delle fake news), su ciò che non sappiamo. Il Premio Goffredo Parise per il Reportage è presieduto da Andrea Favaretto, sindaco di Salgareda, il Comune che sostiene l’iniziativa insieme al Comune di Treviso e al Comune Ponte di Piave, a cui si affiancano prestigiosi partner, quali l’Università Ca’ Foscari Venezia e il Soroptimist Club Treviso, la Fondazione Goffredo Parise e Giosetta Fioroni. Il nome di Antonio Barzaghi sarà legato al titolo del premio e la cerimonia di sabato 7 giugno renderà partecipe anche lui, in modo originale.

Anche quest’anno la giuria è presieduta dalla rettrice dell’Università Cà Foscari, Tiziana Lippiello; tra i giurati è costante la presenza del giornalista e scrittore Toni Capuozzo, “decano” del premio, mentre la nona edizione tra le new entry vede l’ingresso di Gianni Barbacetto, giornalista del “Fatto Quotidiano” (già firma delle testate Mondo, Europeo, Diario, autore del libro “Contro Milano. Ascesa e caduta di un modello di città”), e dell’architetto Laura Credidio, progettista di strategie di marketing e comunicazione consapevole. La professionista, docente di master dedicati alla sostenibilità ambientale e sociale, avrà il compito di segnalare una rosa di imprese “etiche”, attente al rispetto dei diritti umani e dell’ambiente, tra cui scegliere la vincitrice della terza sezione.(a.b.)

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Regionali d’autunno

Ormai non si contano più le interviste al vetriolo che i leader dei due partiti si scambiamo, ma soprattutto non si placano le voci di “transumanze” di consiglieri leghisti, preoccupati per la propria riconferma a fronte del calo dei consensi del proprio partito, verso Fratelli d’Italia. Nel frattempo anche l’attività amministrativa, tanto in regione quanto nei territori, subisce i contraccolpi di questo contrasto: le Commissioni Consiglieri si stanno riducendo a campi di battaglia e persino nell’indicazione dei presidenti dei Consorzi di Bonifica l’eco di quanto sta accaden-

do in campo politico si fa sentire.

Alberto Stefani, segretario regionale della Lega, presidente e assessori di peso ai Fratelli con bonus di candidati sindaci delle Città Capoluogo prossime al voto? Può essere uno schema, ma proprio dai Meloniani è giunta una secca smentita: chiedono la presidenza. Per la Lega perdere la guida del Veneto potrebbe voler dire la fine di una lunga, lunghissima storia, per Fratelli d’Italia non poter annoverare, nel momento di massima forza, neppure la presidenza di un regione del nord appare inaccettabile.

Andranno divisi e useranno le elezioni come una sorta di primarie? Anche in questo caso tutto può accadere, ma

sembra un’ipotesi estremamente remota: troppo delicati gli equilibri anche di carattere nazionale per potersi permettere un approccio di questo tipo. E in tutto questo cosa accade al centrosinistra? Il tavolo degli alleati continua a incontrarsi e a parlarsi. Di nomi ne sono usciti molti, ma di ufficiali ancora nulla. Chissà che adesso, fissata la data delle elezioni, ci sia un’accelerazione. Tutta da decifrare la posizione di Azione: il partito di Calenda non ha ancora deciso come comportarsi. Sembra vogliano attendere di comprendere se vi sarà veramente una spaccatura tra Lega e Fratelli d’Italia per poi costruire un’alleanza con gli stessi leghisti e magari Forza Italia. Staremo a vedere.

Verso le elezioni. A pochi mesi dal voto centrodestra e centrosinistra sono tutt’altro che pronti

Caos alle regionali:

i partiti ancora in alto mare, chi sarà il nuovo presidente del Veneto?

Il Conclave per eleggere Papa Leone XIV è stato decisamente veloce nonostante il numero record di cardinali da mettere d’accordo. Niente a che vedere con quello che sta accadendo dentro i partiti e le coalizioni per la scelta del candidato presidente della Regione Veneto. Il prossimo autunno, così ha chiarito il Consiglio di Stato, si andrà alle urne, ma al momento tanto il centrodestra quanto il centrosinistra sembrano tutt’altro che pronti.

CASA CENTRODESTRA, BRACCIO DI FERRO PER LA LEADERSHIP

Partiamo dal centrodestra che, numeri alle mano, parte ovviamente da favorito. L’impossibilità per Luca Zaia, il presidente più amato d’Italia, di ricandidarsi ha aperto una voragine. Non tanto, o quantomeno non soltanto, perché non ci siano candidati alla sua altezza, quanto per la sintesi che il suo nome è in grado di produrre. In buona sostanza: senza Zaia, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia rivendicano tutti la presidenza.

In qualche dichiarazione maggiormente aspra qualcuno arriva persino a dire che l’alleanza di centrodestra non sarebbe scontata e che i partiti che la compongono potrebbero addirittura arrivare a correre l’uno contro l’altro. Questo però appare uno scenario improbabile: troppi gli equilibri, compresi quelli di Go-

verno, che impongono agli alleati di stare tutti insieme.

Estremamente rappresentative del clima che si sta vivendo in casa centrodestra le parole di un big come il capogruppo della Lega in Consiglio Regionale, Alberto Villanova: “La decisione del Consiglio di Stato sgombra definitivamente il campo dai dubbi. Per noi, comunque, il punto è mai stato il quando, ma il come. I Veneti si attendono e sperano di essere governati da un presidente che dia continuità al buon governo di Luca Zaia, lui per noi sarà sempre il Doge. Grazie alla compattezza ritrovata con il lavoro di Alberto Stefani, schiereremo tra le nostre fila gli amministratori più capaci e radicati sul territorio. Siamo pronti, prontissimi quindi, per la prossima campagna elettorale e per difendere la nostra linea del Piave”. Dove per “linea del Piave” la Lega intende proprio il mantenere la presidenza del Veneto. Il numero uno di Fratelli d’Italia in Veneto, il Senatore Luca De Carlo però non ci sta: “l’indiscrezione secondo cui il Veneto sarebbe stato assegnato alla Lega è priva di fondamento. Una bugia. Probabilmente con una strategia alla base: più ripeti e diffondi una cosa falsa e più matura il convincimento che sia vera. Ma non è così. Siamo il partito maggioritario non solo a livello nazionale, ma anche a livello veneto e quindi avremo un ruolo importante

nella scelta e nell’individuazione del migliore candidato presidente della Regione”. Staremo a vedere se i tavoli romani dirimeranno la questione e se il futuro del Veneto, alla fine, si deciderà nella Capitale sopendo che, pronto a scattare, c’è anche Forza Italia con il suo leader regionale, Flavio Tosi pronto a candidarsi.

CASA CENTROSINISTRA,

ALLA RICERCA DI UN CANDIDATO

Nel centrosinistra continuano gli incontri del tavolo di coalizione, ma di nomi del candidato, nel momento in cui scriviamo, ancora non se ne vedono. O meglio: se ne vedono molti, ma sono tutti frutto di indiscrezioni, rumor o supposizioni. Nello spe-

cifico sono stati passati in rassegna, senza successo, la scienziata Antonella Viola, l’ex sindaco di Vicenza, Achille Variati, l’attuale capogruppo PD, Vanessa Camani, la consigliera regionale PD vicentina, Chiara Luisetto. E la lista potrebbe continuare. Fatto sta che al momento il nome che tenga insieme i partiti che fanno parte della coalizione e le diverse anime all’interno degli stessi, ancora non si vede. Chiaro in questo senso il pensiero del segretario regionale del Pd, il senatore Andrea Martella: “Il lavoro del centrosinistra veneto prosegue in modo unitario, con il massimo della condivisione tra tutte le forze della coalizione. E non solo perché l’unità è un valore assoluto tanto per il

PD quanto per la coalizione, ma anche come precisa scelta politica. Nessuno strappo, nessuna polemica, a differenza di quello che vediamo succedere tutti i giorni in casa del centrodestra: il nostro è un confronto serio, rispettoso e concentrato sull’obiettivo comune. E cioè costruire un’alternativa credibile e vincente al governo della destra, dopo trent’anni di potere ininterrotto. Stiamo riflettendo insieme su diversi profili e su persone di qualità, in grado di interpretare con autorevolezza la sfida che stiamo costruendo. Una sfida che non è una spartizione tra partiti come invece vediamo nel centrodestra. È una sfida sulle idee, sui progetti, sui problemi da risolvere”. Staremo a vedere.

Luca De Carlo
Alberto Villanova
Andrea Martella

Il dibattito. Acceso confronto fra maggioranza e opposizione sulla manovra di intervento

Emergenza abitativa, aumentano i bisogni

ma sui fondi il Consiglio veneto si infiamma

L ’emergenza abitativa in Veneto, alla quale abbiamo dedicato il nostro approfondimento tematico il mese scorso, irrompe in consiglio regionale con tutte le sue contraddizioni e criticità e infiamma il dibattito politico. In occasione dell’esame del disegno di legge “Ordinamentale 2024, che contiene una serie di semplificazioni delle norme su trasporti, navigazione, edilizia residenziale pubblica, ambiente, difesa del suolo, la discussione si è concentrata in particolare sull’emergenza abitativa, per la quale i consiglieri di minoranza hanno chiesto una maggiore attenzione e risorse. Anna Maria Bigon, del Partito Democratico, ha seguito i lavori della seconda commissione che aveva messo a punto il provvedimento e osserva: “Sono emerse alcune implicazioni che non sono solo di natura sem-

plificativa che richiederebbero un maggiore coinvolgimento della commissione consiliare competente, il cui parere è fondamentale. Non può bastare una relazione annuale. Abbiamo un patrimonio di edilizia residenziale pubblica ormai vetusto, che va recuperato. Bisogna assolutamente intervenire sulla parte non utilizzata, da ricostruire in base a criteri socialmente utili e sostenibili, attraverso piani di rigenerazione urbana, con particolare attenzione alle fasce più fragili della popolazione”. In consiglio Renzo Masolo, di Europa Verde, mette l’accento sulla alienazione del patrimonio erp per recuperare altri alloggi: “Significa svilire, svendere un patrimonio necessario per far fronte alle necessità abitative delle fasce più fragili della popolazione. Serve una riforma dell’edilizia residenziale pubblica”.

I lettori ci scrivono dopo il nostro approfondimento

La capogruppo Pd Vanessa Camani è drastica: “Questo provvedimento, che tocca una serie di diverse materie, vede tra i nodi cruciali il fronte delle politiche abitative. Con risposte che, in assenza di efficaci modifiche normative, sono destinate a non risolvere l’attuale e dilagante situazione emergenziale. Stanno aumentando i bisogni, ma le risorse rimangono invariate. Addirittura, il patrimonio abitativo

pubblico si riduce, con richieste quasi quotidiane di alienazione da parte delle Ater. I casi di emergenza abitativa stanno infatti aumentando ovunque, soprattutto a causa dei tagli dei sostegni voluti dal governo, sia per quanto riguarda il Fondo affitti che quello per le morosità incolpevoli.

Una riduzione che ha un impatto rilevantissimo, non solo per gli indigenti ma, a macchia d’olio, per la fascia media con un solo lavoratore. Non basta aumentare il numero di alloggi per emergenze abitative, togliendoli a quelli destinati all’edilizia popolare. Si cambi strategia, - conclude Camani - creando invece un fondo straordinario al quale i Comuni possono attingere nei casi di emergenza”.

Elena Ostanel, di Veneto che Vogliamo, aggiunge: “Sulla casa

“Rispetto della legalità, recupero dell’esistente e spazio al libero mercato per attrarre gli investitori”

Dopo aver letto la nostra inchiesta “Dentro la notizia” dedicata all’emergenza abitativa un lettore ci scrive per offrire un contributo interessante al dibattito su un tema molto sentito e sempre attuale. Ecco la sua lettera

Gentile direttore, ho letto con vivo interesse l’approfondimento riguardante il diritto alla casa e la carenza di immobili in affitto in alcuni comuni della Marca. Vorrei offrirLe un breve spunto dal punto di vista di chi, come me, sarebbe disposto a investire nel mercato immobiliare locale, anziché destinare capitali alla finanza internazionale.

Pur avendo condotto analisi accurate e individuato scenari economicamente sosteni-

bili, ho sempre rinunciato a procedere per un motivo preciso: l’incertezza normativa. L’impossibilità di tutelare il proprietario di fronte a inquilini morosi, spese condominiali inevase o danni non risarciti rappresenta un rischio inaccettabile per chi investe con serietà.

Non credo di essere un caso isolato: molti potenziali investitori si tengono alla larga da un sistema che, nel tentativo di tutelare i più fragili, finisce per scoraggiare chi potrebbe

contribuire ad aumentare l’offerta abitativa. Ritengo che una misura chiave potrebbe essere rendere certo e rapido il ripristino del diritto in caso di inadempienza contrattuale. In parallelo, sarebbe auspicabile incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente, magari prevedendo sgravi fiscali o agevolazioni per gli affittuari che accettano contratti legati alla ristrutturazione e riqualificazione dell’immobile. Questo approccio potrebbe dare nuova vita a interi quartieri

non è possibile che manchi, in discussione generale, l’assessore regionale competente. Serve una riforma seria, organica, dell’edilizia residenziale pubblica. Circa novemila veneti sono in attesa della casa e manca una strategia dell’Esecutivo regionale per mettere mano agli immobili vetusti. Non serve, non paga, l’alienazione di alloggi per ristrutturarne altri. Proponiamo che una percentuale di alloggi erp venga riservata agli under 35”. Andrea Zanoni, di Europa Verde, chiede piani che consentano una valutazione complessiva della situazione abitativa, provincia per provincia, comune per comune. Arturo Lorenzoni vede la necessità di uno strumento diverso e invita a “lavorare e investire su progettualità specifiche per valorizzare il patrimonio”.

senza ulteriore consumo di suolo. Infine, credo sia opportuno riflettere su quanto l’edilizia pubblica, pur animata da buone intenzioni, abbia spesso prodotto quartieri degradati e poco vivibili. Lasciare spazio al libero mercato, purché regolato con equilibrio, potrebbe rivelarsi molto più efficace nel garantire un’offerta abitativa variegata e dignitosa.

Cordialmente, AB

Vanessa Camani

La consultazione. Si vota l’8 e il 9 giugno, per la validità è necessario raggiungere il quorum

Referendum, cinque quesiti sulla scheda: dal mondo del lavoro alla cittadinanza

L ’appuntamento con le urne è per l’8 e il 9 giugno: i cittadini saranno chiamati ad esprimersi su cinque quesiti referendari, quattro dedicati al mondo del lavoro e uno ai tempi per il riconoscimento della cittadinanza. Come sempre in Italia si tratta di referendum abrogativi, quindi si vota sì per cancellare e cambiare delle leggi in vigore mentre con il no rimane tutto come è. La validità è legata alla partecipazione degli elettori perché la consultazione sarà valida solo se verrà raggiunto il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto. Nei comuni con più di 15 mila abitanti nei quali si è votato per le amministrative il 25 e 26 maggio il referendum potrebbe coincidere anche con l’eventuale ballottaggio. Sarà decisivo anzitutto il dato per l’affluenza e nelle ultime settimane si moltiplicano gli appelli e le prese di posizione. I seggi saranno aperti domenica 8 giugno dalle ore 7 alle ore 23, e lunedì 9 giugno dalle ore 7 alle ore 15.

Il cuore del referendum 2025 bat-

te su due fronti: il lavoro e la cittadinanza. I primi quattro quesiti, infatti, si concentrano su aspetti critici del mondo del lavoro, quali licenziamenti, contratti a termine e responsabilità negli appalti. Il quinto quesito, invece, affronta la questione dei tempi per l’ottenimento della cittadinanza italiana per i cittadini stranieri.

Il primo quesito, in particolare, propone l’abrogazione delle regole introdotte dal Jobs Act nel 2015, che disciplinano i licenziamenti illegittimi, chiedendo se si vuole tornare a una maggiore possibilità di reintegro del lavoratore. Attualmente nelle aziende con più di 15 dipendenti è previsto un indennizzo economico tra le 6 e le 36 mensilità di stipendio. Se la norma attuale venisse abrogata sarebbe di nuovo possibile il reintegro della persona nel posto di lavoro, oltre al risarcimento economico. Il secondo quesito riguarda l’abolizione del tetto massimo all’indennità per i lavoratori delle piccole imprese licenziati senza giusta causa, permettendo

al giudice di decidere l’indennità senza limiti imposti. Con questa riforma non ci sarebbe più il limite delle sei mensilità e l’indennità andrebbe stabilita da un giudice sulla base di una serie di criteri sulla gravità della violazione ma anche la situazione familiare e la posizione economica dell’azienda.

Il terzo quesito mira a eliminare le norme che limitano la durata e le proroghe dei contratti a termine, e le motivazioni necessarie all’assunzione, chiedendo se si vuole obbligare le aziende a motivare sempre l’uso del contratto a termine. Oggi questi contratti possono essere stipulati fino a 12 mesi senza che un datore di lavoro debba indicare un motivo specifico. Il quarto quesito riguarda la sicurezza sul lavoro, chiedendo se si vuole reintrodurre la responsabilità anche per il committente in caso di infortuni causati da rischi specifici dell’appaltatore. Il quinto quesito, infine, affronta la questione dei tempi per l’ottenimento della cittadinanza italiana per i cittadini stranieri, chiedendo

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se si vuole ridurre da 10 a 5 anni il tempo di residenza necessario, anche se già adesso sono necessari ben più dei dieci anni previsti. Votando sì si cancella la legge el 1992 con cui si è alzato il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia per poter presentare la domanda di cittadinanza. Non vengono modificati invece gli altri requisiti per ottenere la cittadinanza italiana, come conoscere l’italiano, avere un reddito stabile e non avere commesso reati.

Naturalmente le posizioni dei partiti differenziate. I partiti di governo, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega sono per l’astensione, Noi Moderati invece invita comunque gli elettori ad andare alle urne e a

votare no. Mobilitati per cinque sì invece il Partito Democratico insieme alle altre forze di sinistra. Il Movimento 5 Stelle distingue e invita a votare sì per quattro quesiti sul lavoro mentre lascia libertà di scelta sul tema della cittadinanza. Sul fronte sindacale la Cgil, tra i principali promotori dei referendum, in particolare quelli relativi al lavoro, invita perciò ad andare alle urne e a votare 5 sì, ponendo un forte accento sulla necessità di rafforzare la tutela dei lavoratori e la sicurezza sul lavoro. Posizione opposta, infine, quella della Cisl che boccia i quattro quesiti sul lavoro ritenendo che potrebbero avere effetti dannosi proprio sui lavoratori. L’ultima parola ora tocca agli elettori.

La statistica. I dati del censimento permanente della popolazione

In tutto il Veneto nascite in costante calo, sono il 30% in meno rispetto a 25 anni fa

Calano le nascite ma anche la mortalità si riduce, l’età media continua a salire e sfiora i 47 anni: questa la prima fotografia che emerge dal censimento permanente della popolazione in Veneto che mette in fila i numeri del 2023 su popolazione, movimenti demografici e altri indicatori come il numero degli stranieri, la composizione delle famiglie e la distribuzione della popolazione. In Veneto le provincie che “pesano” di più sul fronte della popolazione sono Padova e Verona, ciascuna con oltre il 19% del totale, così da arrivare quasi al 40% di tutti in residenti in Veneto. Treviso, Vicenza e Venezia messe insieme raccolgono oltre la metà della popolazione mentre Rovigo e Belluno raccolgono l’8,8% dei veneti. In valori assoluti la popolazione è stabile e il dato a fine anno era di 4.852.216 persone, vale a dire l’8,2% della popolazione italiana. La longevità femminile si fa sentire sui numeri perché nella nostra regione le donne superano gli uomini di oltre 75 mila unità. Continua a crescere il numero degli stranieri, ormai oltre il 10,3% del totale dei residenti, poco più di mezzo milione, un quarto dei quali di provenienti dalla Romania, seguita da Marocco con il 9% e dalla Cina al 7,3%.

Scendendo nel dettaglio delle dinamiche demografiche la provincia di Rovigo presenta la perdita più consistente sia in valore assoluto (-493 residenti) sia in termini relativi (-0,2%); diminuisce la popolazione anche a Belluno (-0,2%) e Venezia (-0,1%). Le altre quattro province segnano un lieve incremento relativo positivo. In particolare, Venezia è la provincia con il più basso saldo naturale (-4.609), Padova ha i saldi

migratori, interno ed estero, più elevati (rispettivamente + 1.467 e + 3.601).

A preoccupare è il saldo naturale nella regione, che conferma la dinamica sfavorevole, con un eccesso dei decessi (51.071) sulle nascite (30.438). In Veneto, infatti, come nel resto d’Italia, si registra il nuovo minimo storico delle nascite, con una riduzione di quasi il 30 per cento rispetto ai 43mila nati di inizio millennio (anno 2000). La diminuzione del numero dei nati è determinata sia dalla contrazione della fecondità, sia dal calo della popolazione femminile in età riproduttiva (15-49 anni). Prosegue il trend decrescente del tasso di natalità, dal 6,5 per mille del 2022 al 6,3 del 2023, mantenendosi di poco inferiore alla media nazionale (6,4 per mille abitanti). Tra le province il maggior decremento (da 6,4 a 6,1 per mille nel 2023) si riscontra a Padova; il valore minimo del tasso si riscontra a Rovigo (5,2 per mille), il valore massimo a Verona (6,7 per mille).

Rispetto all’anno precedente il numero dei morti diminuisce di 4.401 unità. Il decremento è del 7,9% sul 2022, superiore al valore nazionale (-6,1%), e riguarda soprattutto la componente più anziana della popolazione, all’interno della quale si concentra la maggior parte dei decessi.

Interessante anche la composizione dei Comuni veneti e le loro dimensioni.Il 44,6% dei 563 Comuni della nostra regione ha una popolazione compresa tra 1.001 e 5.000 abitanti, dove risiede più del 14% degli abitanti. Il 17% della popolazione vive nei quattro comuni con oltre 100.000 abitanti (Verona,

Venezia, Padova, Vicenza); più di un quarto vive nei 95 comuni con popolazione tra 10.001 e 20.000 abitanti. Fra i comuni non capoluogo spiccano per numerosità della popolazione Chioggia (VE, 47.581 abitanti), Bassano del Grappa (VI, 42.405) e San Donà di Piave (VE, 41.848).

Guardando invece alle famiglie, quelle più numerose, con almeno tre componenti, rappresentano il 36,9% del totale. Tra le province venete, Treviso (2,36) ha il numero medio di componenti più alto e una percentuale significativa di famiglie con 4 e più componenti (20,8%). Anche Vicenza (2,31 componenti medi per famiglia) ha una percentuale di famiglie con 4 e più componenti superiore a quella regionale, seguita da Verona e Padova. Viceversa, Belluno è caratterizzata dalla più bassa dimensione familiare media (2,10) e un’alta incidenza di famiglie unipersonali (40,6).

Le trasformazioni socio-demografiche come i cambiamenti degli stili di vita, la contrazione della fecondità, la crescente instabilità delle relazioni di coppia e la maggiore longevità, si riflettono nei mutamenti delle forme di vita familiari, favorendo la formazione di famiglie con un minor numero di componenti e di strutture familiari più flessibili. In Veneto la coppia con figli rappresenta il 46,3% del totale, seguita dalla coppia senza figli (33,3%) e dai nuclei con un solo genitore. Le madri sole con figli rappresentano il 15,5%, i padri il 4,8%. A livello provinciale Treviso (47,9%) e Vicenza (47,8%) mostrano una percentuale più alta di coppie con figli rispetto alla media regionale e nazionale. Rovigo, Belluno e Venezia registrano valori più elevati di coppie senza figli o con un solo genitore.

Il portale. Si possono trovare informazioni e condividere iniziative tra produttori e consumatori

Comunità energetiche rinnovabili, il Veneto ci crede

S

ul fronte delle energie rinnovabili il Veneto è sempre stato all’avanguardia, fin dai tempi dei primi impianti fotovoltaici sui tetti di abitazioni e aziende. Ora la nostra regione fa un balzo in avanti anche nella partita delle Comunità energetiche rinnovabili che si stanno via costituendo, nonostante le difficoltà e la burocrazia che accompagna le soluzioni innovative. Infatti in Veneto ci sono già 73 Cer, il 10 per cento del totale nazionale, con una capacità produttiva di 12,75 Megawatt di elettricità dal sole e benefici per chi ne fa parte. Ma cosa sono le comunità energetiche? Sono organizzazioni formate da soggetti privati, aziende e enti pubblici che si mettono insieme per condividere l’energia prodotta da impianti di energia rinnovabile. Oltre ai vantaggi sotto il profilo ambientale e di ottimizzazione della rete le comunità energetiche consentono di ricevere un incentivo dallo stato che poi viene suddiviso tra i partecipanti.

Attualmente in Veneto esistono diverse iniziative locali, ma molte di esse hanno difficoltà a entrare in contatto con cittadini e imprese interessati a partecipare. Allo stesso modo, chi vorrebbe aderire a una Cer spesso non dispone di un canale semplice ed efficace per individuare quella più adatta alle proprie esigenze. Inoltre, le informazioni sulle comunità energetiche sono spesso sparse su più fonti e non sempre coerenti tra loro. Non da ultimo, la costituzione di comunità energetiche necessita di competenze tecniche che rendono la fase di avvio assai complessa e impegnativa da portare a termine.

Ed è stata proprio la frammentazione delle informazioni e la mancanza di un canale centralizzato ad ostacolare la diffusione e l’aggregazione di queste iniziative.

Per superare queste criticità sia a livello informativo che organizzativo la Regione Veneto ha lanciato VenetoVerdeEnergia.it, un

portale pensato per dare impulso alle Comunità Energetiche Rinnovabili e agevolare la transizione verso un modello energetico più sostenibile. L’intenzione è quella di colmare il divario tra chi desidera partecipare a queste realtà e le stesse comunità, rendendo più semplice l’accesso a informazioni chiare e coordinate.

“Le comunità energetiche,spiegano gli esperti - rappresentano un modello innovativo che vede la collaborazione tra cittadini, imprese ed enti pubblici per condividere l’energia prodotta da impianti rinnovabili. Questo approccio, oltre a offrire evidenti benefici ambientali, consente di ottenere incentivi statali, contribuendo al miglioramento della rete elettrica e alla riduzione dei costi per i partecipanti. L’obiettivo è chiaro: creare un ecosistema in cui ogni cittadino possa sentirsi parte attiva di un futuro energetico sostenibile, contribuendo in modo diretto alla crescita e al consolidamento delle comunità

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energetiche sul territorio veneto”.

La consultazione del portale è semplice: basta inserire il proprio indirizzo per sapere quali sono le Cer attive in zona e avere i riferimenti per contattarle direttamente. Inoltre le comunità energetiche che si iscrivono al portale possono ampliare la propria rete di produttori e consumatori, favorendo così la crescita del modello di condivisione dell’energia rinnovabile. Questo strumento

non solo favorisce il dialogo e lo scambio tra le diverse realtà, ma rappresenta anche un incentivo per le stesse comunità energetiche che possono farsi conoscere e trovare sia nuovi produttori che consumatori. In queste settimane la Regione sta organizzando anche una serie di incontri pubblici per spiegare appunto cosa sono le Cer e quali potenzialità di risparmio offrono anche per i piccoli consumatori.

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C’è giardino e giardino, tutti i volti e le funzioni

degli spazi verdi, sia domestici che pubblici

Il giardino dell’acqua

Un piccolo specchio d’acqua può cambiare radicalmente l’aspetto e l’atmosfera di un giardino. Creare uno stagno o inserire una fontana significa portare un elemento di vita e movimento nello spazio verde, offrendo anche un rifugio naturale a numerose specie. Per realizzare uno stagno basta una buca impermeabilizzata, con telo o vasca preformata, profonda almeno 40-50 cm. Il fondo va ricoperto di ghiaia e piante acquatiche, alternando varietà sommerse, galleggianti e marginali. Le ninfee donano eleganza, il papiro aggiunge verticalità, mentre le piante ossigenanti mantengono l’acqua pulita. Un ecosistema acquatico favorisce l’arrivo di libellule, rane, uccelli e insetti utili. Inoltre, l’acqua regola il microclima e crea un ambiente rilassante. Attenzione alla sicurezza: se ci sono bambini o animali, si possono usare griglie di protezione invisibili. Per la manutenzione, serve controllare alghe e detriti, rabboccare l’acqua e, in inverno, evitare il completo congelamento. Inserire l’elemento acqua nel giardino significa unire estetica, natura e benessere in un solo gesto progettuale.

Il tuo giardino è “animal friendly”?

Un giardino vivo è un giardino che ospita vita. Api, farfalle, uccellini e ricci non solo rendono lo spazio più interessante, ma svolgono anche un ruolo fondamentale per l’equilibrio naturale. Per attrarre impollinatori, si possono piantare lavanda, timo, calendula, echinacea e girasoli. Lasciali fiorire liberamente e non usare pesticidi. Le siepi fitte, come biancospino o ligustro, offrono rifugio e cibo agli uccelli. Posizionare una mangiatoia o un piccolo abbeveratoio aumenterà le visite. Per le api solitarie, è possibile costruire un bee hotel con canne di bambù. Ogni gesto, anche piccolo, contribuisce alla biodiversità urbana. Anche chi vive in appartamento può contribuire: sui terrazzi si possono allestire vasi con piante mellifere, installare piccole casette-nido o creare mini-abbeveratoi con sottovasi d’acqua e ciottoli. Anche in pochi metri quadri si può costruire un piccolo habitat che aiuta la natura e rende il balcone più vivo e poetico

Tecnologia e giardinaggio

Anche il giardinaggio diventa smart. La tecnologia offre strumenti semplici per rendere il verde più sostenibile e facile da gestire. Il primo alleato è la centralina di irrigazione connessa: si programma da app, si regola in base al meteo e consente un risparmio d’acqua notevole. Poi ci sono i sensori ambientali da inserire nel terreno: misurano umidità, temperatura e luminosità, suggerendo quando irrigare o spostare le piante. Infine, esistono app per identificare piante, diagnosticare malattie e creare veri e propri diari di giardinaggio. Con pochi strumenti digitali, anche chi non ha il pollice verde può coltivare con successo

Gardini temporanei

In città, dove lo spazio è prezioso, nascono i giardini temporanei. Spazi verdi effimeri, mobili, nati per trasformare parcheggi, piazze e aree abbandonate in oasi di verde urbano. Un’idea che sta prendendo piede anche nei contesti domestici e condominiali.

Un giardino pop-up può essere allestito su pallet, cassette o contenitori, con piante stagionali, erbe aromatiche, fioriture e micro-orti. Perfetto per chi vive in affitto o ha spazi ridotti: si monta, si smonta, si trasforma. Anche il guerrilla gardening – il giardinaggio spontaneo in aree trascurate – è parte di questa filosofia. L’obiettivo non è solo estetico, ma anche sociale e ambientale: restituire verde dove manca, anche solo per un tempo limitato

Land art in giardino

La Land Art nasce negli anni ‘60 come forma d’arte che dialoga con il paesaggio, e oggi ispira anche chi vuole rendere il proprio giardino un luogo unico. Non servono opere monumentali: bastano creatività, materiali naturali e uno sguardo nuovo.

Rami intrecciati, pietre posizionate con cura, tronchi scolpiti, mosaici di foglie, cerchi di fiori: tutto può diventare espressione artistica. Una spirale di sassi tra il prato, una panchina costruita con tronchi riciclati, un sentiero di legno o di vecchie mattonelle possono trasformare uno spazio ordinario in un racconto personale.

La bellezza della Land Art in giardino sta nella sua semplicità e nella capacità di mutare con le stagioni.

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Y-40® Summer Camp

Campus estivo settimanale intensivo per ragazzi dagli 8 ai 14 anni a Y-40® 5 gior ni di immersioni, giochi, artworks e divertimento, con attività dentro e fuori dall'acqua termale!

Da lunedì 9 a venerdì 13 giugno 2025

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Dipendenze

giovanili. Tra social, stress e binge drinking, emergono segnali d’allarme tra gli under 18

Adolescenti della Marca: fotografia di una generazione tra rischi e risorse

Sono nati negli anni Dieci e appartengono alla cosiddetta generazione Alpha: gli adolescenti di oggi, i protagonisti del nuovo studio promosso dall’Osservatorio per le Dipendenze della Provincia di Treviso, attivo dal 2022 grazie a un protocollo d’intesa tra Ulss 2 Marca Trevigiana, Conferenza dei Sindaci, Ufficio scolastico provinciale, Prefettura e Forze dell’Ordine.

Lo studio, realizzato con il sostegno di Ascopiave, ha coinvolto 3685 studenti di 32 istituti superiori distribuiti su tutta la provincia. L’indagine, condotta tra il 2023 e il 2024, ha analizzato comportamenti quotidiani, relazioni familiari e scolastiche, uso di sostanze, benessere psicologico e abitudini digitali. Il 90% degli studenti ha partecipato: 1697 ragazze e 1936 ragazzi. L’indagine restituisce un quadro complesso. Da un lato, prevale un’immagine positiva: circa l’80% si dichiara soddisfatto dei rapporti con genitori e amici, oltre il 70% pratica sport o coltiva hobby, mentre il 60% degli studenti e il 50% delle studentesse valutano positivamente il proprio rendimento scolastico.

Dall’altro lato, emergono criticità: solo il 36% delle ragazze si dichiara soddisfatta di sé, contro il 62% dei ragazzi. Quasi la metà delle ragazze dorme meno di sei ore a notte, il 67% degli studenti percepisce uno stress scolastico elevato e l’80% delle ragazze ritiene di non essere all’altezza.

Preoccupante il capitolo sostanze: 75% dei minorenni ha assunto alcolici, spesso in locali dove vige il divieto di sommini-

Robot e riabilitazione: Treviso in prima linea nell’innovazione sanitaria

All’ospedale Ca’ Foncello di Treviso l’Ulss 2 ha compiuto un importante passo avanti nella riabilitazione dei pazienti più complessi, grazie all’introduzione di tre tecnologie all’avanguardia: Smart Gravity 3D, Digital Wall e Homing. Questi dispositivi non solo elevano la qualità delle cure, ma comportano una trasformazione profonda nei percorsi terapeutici e nel concetto stesso di assistenza sanitaria. Tra le apparecchiature, Smart Gravity 3D rappresenta una novità assoluta nel sistema sanitario pubblico italiano. Questa tecnologia consente ai pazienti con gravi difficoltà motorie di iniziare precocemente il percorso riabilitativo in piena sicurezza, avvalendosi di un sistema intelligente di sospensione attiva. In concomitanza con la parete interattiva Digital Wall e il sistema domiciliare Homing, queste innovazioni aprono nuove prospettive per la gestione delle persone con fragilità neurologiche, motorie o che hanno subito interventi chirurgici. “Non si tratta solo di un aggiornamento tecnologico, ma di un cambiamento culturale e organizzativo”, ha dichiarato Marco Gugelmetto, direttore del Dipartimento di Riabilitazione. “Parliamo di strumenti che affiancano l’operatore sanitario, lo supportano, e restituiscono fiducia al paziente”. Alla presentazione ufficiale erano presenti anche il direttore generale Francesco Benazzi e il direttore sanitario Stefano Formentini. Benazzi ha sottolineato che “la tecnologia non sostituisce l’intervento umano, ma lo potenzia. Questo

investimento si inserisce in una strategia più ampia per una sanità pubblica più inclusiva e personalizzata”. Formentini ha ribadito il ruolo dell’ospedale trevigiano come hub riabilitativo di riferimento per la Marca e le province limitrofe. I primi riscontri clinici sono promettenti: i pazienti seguiti con Smart Gravity e Digital Wall mostrano miglioramenti significativi nella sicurezza dei movimenti e nell’autonomia funzionale, oltre a un forte coinvolgimento motivazionale.

Grazie a Homing, la riabilitazione è stata portata direttamente nelle abitazioni: nei primi mesi del 2025, 14 pazienti hanno completato il percorso domiciliare, ottenendo buoni risultati in termini di aderenza e autonomia. Queste apparecchiature si rivolgono a pazienti con esiti neurologici, degenze prolungate o fragilità motorie complesse. Tra i benefici attesi vi sono un avvio più precoce della riabilitazione, la personalizzazione degli esercizi, maggiore sicurezza e un monitoraggio continuo dei progressi. Nel 2024, l’attività di Medicina Fisica e Riabilitativa al

strazione. Il 40% ha praticato binge drinking, il 20% ha fatto uso di cannabis, il 24% ha assunto psicofarmaci senza prescrizione. Allarmante l’uso delle e-cig, in netta crescita soprattutto tra le ragazze.

Anche il web solleva interrogativi: oltre metà delle ragazze passa più di due ore al giorno sui social, e il 28% dei ragazzi ha un rapporto problematico con i videogiochi. Le ragazze, pur essendo più performanti a scuola, mostrano livelli di stress e insoddisfazione più alti.

Lo studio ha analizzato anche le correlazioni tra stili di vita protettivi (buona comunicazione familiare, rendimento scolastico, attività fisica) e comportamenti a rischio (abuso di sostanze, gioco d’azzardo, uso improprio di internet). Le condotte protettive incidono meno di quanto si pensi, ma un buon rendimento scolastico risulta associato alla riduzione di quasi tutti i comportamenti a rischio. Infine, lo studio evidenzia le difficoltà degli studenti di seconda generazione e di quelli degli istituti professionali, più esposti a disagio scolastico, stress, assenze e minore fiducia nel futuro. L’Osservatorio, partendo da questi dati, intende orientare strategie di prevenzione mirate, coinvolgendo scuole, famiglie, servizi e territorio. Solo attraverso la comprensione dei bisogni e delle fragilità degli adolescenti sarà possibile costruire un sistema educativo e sociale più efficace e inclusivo. Anna Bergantin

Ca’ Foncello ha registrato una crescita significativa: circa 6.800 prime visite fisiatriche (+2.000 rispetto al 2023), oltre 24.000 trattamenti riabilitativi e quasi 7.000 domiciliari. Le consulenze ospedaliere sono passate da 670 nel 2019 a 1.800 nel 2024, mentre i trattamenti per degenti sono triplicati. Questo sviluppo conferma l’impegno dell’Ulss 2 nel rafforzare un modello sanitario che integra tecnologia, competenza e attenzione alla persona.

A tavola

Idee in cucina, facili e sfiziose

Con l’arrivo di maggio, iniziamo a preferire piatti più leggeri e facili da preparare.

QUICHE ALLE ZUCCHINE, FIORI DI ZUCCA E MOZZARELLA

Una ricetta dai sapori delicati e facile da preparare. Perfetta in questa stagione con l’arrivo delle prime zucchine e i fiori di zucca. Ottima soluzione come antipasto o come piatto unico. Per un sapore un po’ più intenso utilizzate la mozzarella di bufala.

Ingredienti: 1 rotolo di pasta sfoglia rotonda; 500 g di zucchine scure; 250 g di mozzarella; 100 g di parmigiano reggiano grattugiato; 2 uova; 6 fiori di zucca; spicchio d’aglio; olio extravergine di oliva; sale e pepe

Preparazione: Affettare le zucchine a rondelle sottili. In una padella antiaderente spadellate per dieci minuti con olio e spicchio d’aglio. Aggiungete sale, pepe e fate raffreddare. Nel frattempo, in una ciotola con una frusta sbattere le uova insieme al parmigiano. Aggiungere le zucchine cotte e mescolare fino ad amalgamare il composto appena ottenuto. Prendere la pasta sfoglia e versate il composto con le zucchine. Aggiungere la mozzarella tagliata a fette e i fiori di zucca privati di pistillo e gambo. Cuocere in forno già caldo a 180° per circa 30 minuti

RISOTTO AL PESTO CON GAMBERI

Il pesto si usa spesso con la pasta, soprattutto con le trofie. In questa ricetta, invece, lo abbiniamo al riso, che si dimostra un ingrediente molto versatile. Il risultato è un piatto semplice, gustoso e invitante.

Ingredienti: : 350 gr Riso Carnaroli; 500 gr Gamberi; 3 cucchiai Pesto alla Genovese; 1 Scalogno; Vino bianco secco; Brodo vegetale; Olio extravergine d’oliva; Sale e Pepe nero

Preparazione: Spuntare e lessare i fagiolini e tagliarli a pezzetti. Frullare le foglie di basilico con i pinoli, uno spicchio di aglio e un pizzico di sale e l’olio, poi trasferire il composto in una ciotola e mescolatelo con la grana. Scaldate sul fuoco una casseruola versate il riso e tostatelo per un minuto; proseguite la cottura con il brodo vegetale bollente, versandone poco alla volta. Il risotto sarà pronto al dente in 16-17 minuti. Nel frattempo, sgusciate le code di gambero, dividetele in due per il lungo, saltatele in padella con un filo d’olio. Aggiungete i fagiolini e le code di gambero, tagliandone alcune a pezzetti; completate con una macinata di pepe.

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PANCAKE

AI FRUTTI DI BOSCO

Le tradizionali frittelle dolci di tradizione americana sono la perfetta colazione della domenica ma anche per il brunch o come merenda dei bambini. Il gusto dolce del pancake si sposa bene con il sapore acidulo dei frutti di bosco. Ingredienti per 8 pancake: 220 gr farina 00 per dolci; 200 gr Latte; 30 gr Zucchero; 6 gr di lievito 2 Uova; pizzico di Sale; Olio di semi | Ingredienti per fare la salsa ai frutti di bosco: 250 grammi di Frutti di bosco vari;2 cucchiai di Zucchero a velo e succo di mezzo limone

Preparazione: Per la salsa ai frutti di bosco, in una pentola con i bordi alti inserire i frutti scelti e fateli cucinare a fiamma bassa. Aggiungere lo zucchero e mescolare in modo deciso con la frusta fino a far diventare una cremina omogenea. Spegnere la fiamma e setacciare la crema ottenendo una salsa senza semi. Per la preparazione dei pancake: in una ciotola rompere le uova, aggiungere zucchero, latte, farina e lievito, mescolare fino ad ottenere un impasto non troppo liquido, omogeneo e senza grumi. In una pentola antiaderente versare un mestolo di composto e cuocetelo a fiamma non troppo alta. Quando il fondo sarà ben dorato e in superficie si formeranno delle bollicine, servendovi di una spatola, giratelo sull’altro lato e cuocete finché anche questo lato non si sarà ben colorito.

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Rubrica a cura di Sara Busato

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