laPiazza di Padova - Ottobre25

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Il primato di Cardiologia in vetta alla classifica dell’eccellenza sanitaria in Italia fra 1300 centri

Da Bui a Szumski passando per Damiano e l’incognita Da Re, chi sono gli sfidanti

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Modello Veneto TeSeO, al Teatro Stabile cultura formazione e lavoro; Beltotto rimette l’incarico

L’impresa della bellezza tra arte e letteratura, capace di generare economia, nuovo festival firmato Strukul

Regionali: finalmente tutti ai nastri di partenza

DDopo un’estenuante attesa il centrodestra ha scelto il proprio candidato presidente della Regione. Sarà Alberto Stefani, segretario regionale della Lega e vice segretario nazionale di Salvini, a tentare di confermare il centrodestra in Regione. Il 77% conquistato da Luca Zaia alle elezioni del 2020 sembra essere molto lontano, ma nel centrodestra non sembra questa la principale preoccupazione. Le lungaggini nell’individuazione di Stefani, infatti, sono state determinate da un lunghissimo braccio di ferro a tre che ho visto coinvolti Fratelli d’Italia, Lega Nord e Forza Italia. Gli alfieri veneti di Giorgia Meloni, infatti, non hanno mai fatto di mistero della loro volontà di poter indicare il candidato presidente del Veneto: il ragionamento alla base di questa aspettativa prendeva le mosse sia dalla necessità di “rotazione” dopo 1 5 anni di Presidente leghista e dalla differenza di peso elettorale. La stessa Forza Italia, con il suo leader regionale Flavio Tosi ha sperato, fino a un certo punto, di potersi accreditare come il proverbiale e gaudente terzo tra i due litigati.

La Lega, però, ha tenuto duro fino all’ultimo ritenendo la candidatura in Veneto come la propria “linea del Piave”. Per farlo, sembra, aver garantito agli alleati un ottimo indennizzo.

segue a pag. 23

Quattro cantieri scolastici a rischio a Padova, bilico 17 milioni di euro in bilico per i ritardi, la sfida è rispettare la scadenza del 30 giugno 2026

Per il sindaco Giordani è una scelta punitiva, il centrodestra invece plaude alla decisione

Al voto il 23 e 24 novembre, compatti il centrodestra e il centrosinistra, almeno tre i candidati outsider

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Le sfide del Pnrr tra tempo e metodo

Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

S i avvicina inesorabilmente la scadenza europea fissata per il 30 giugno 2026, come termine ultimo per il completamento degli investimenti e il rispetto della tabella di marcia delle opere. Questo lasso di tempo, per quanto breve, è il punto focale di una sfida cruciale: mettere a terra il PNRR come strumento concreto per rigenerare il Veneto, ridurre i divari e rilanciare i territori.

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VENETO | 23-24 NOVEMBRE 2025

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Facciamo

Il più grande polo del Nordest per i bambini

Taglio del nastro per il nuovo ospedale pediatrico “Salus Pueri”, una struttura moderna pensata per migliorare la cura dei bambini e riunire in un unico polo tutte le attività mediche e chirurgiche pediatriche. Il primo reparto ad aprire sarà la Radiologia mentre gli altri reparti entreranno in funzione gradualmente. L’idea del nuovo ospedale nacque dal professor Franco Zacchello, storico direttore della Clinica pediatrica. I lavori hanno avuto inizio dopo la demolizione del vecchio reparto di Pneumologia, avvenuta tra aprile e novembre 2019. Il cantiere del nuovo ospedale è stato aperto il 17 marzo 2022 e si è concluso nel settembre 2025, dopo 3.103 giorni di lavori. L’edificio si trova nell’area est del complesso ospedaliero, su otto piani e con 155 posti letto in 20 mila metri quadrati. Al settimo piano ci sono sei sale operatorie, e ogni stanza ha uno spazio per i familiari dei piccoli pazienti. I lavori, iniziati dopo la demolizione del vecchio reparto di Pneumologia nel 2019, sono durati oltre otto anni e si sono conclusi nel settembre 2025.

L’investimento totale è stato di 107 milioni di euro, di cui 15 milioni destinati alle attrezzature mediche. Il progetto ha coinvolto 157 imprese e oltre 1.500 lavoratori. L’ospedale conta 9 ascensori, più di 1.000 porte interne e 2.000 lampade LED.

La Pediatria di Padova si conferma così il più grande istituto del Nord-Est dedicato alla salute dei bambini: ogni anno vengono ricoverati circa 10 mila piccoli pazienti, con 25 mila accessi al pronto soccorso e 320 mila visite ambulatoriali. In media, 2.800 bambini nascono ogni anno nella struttura. Il nuovo ospedale ospita 26 unità operative. Un ulteriore intervento, previsto per il 2026, con conclusione prevista per l’autunno dello stesso anno, completerà l’area sud con nuovi ingressi e un portico pedonale alberato.

Inaugurato il nuovo Ospedale Pediatrico del Veneto “Salus

Pueri”

Le sfide del Pnrr tra tempo e metodo

Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

Nel nostro Veneto i numeri parlano chiaro. Secondo dati di Ance Veneto, i progetti attivati sono più di 23.850 con una dotazione complessiva che supera i 14 miliardi. Tuttavia, non basta “attivare”: occorre realizzare, portare a termine. E già emergono segnali concreti di rallentamento. La lentezza non è solo un problema tecnico, ma è anche strutturale e amministrativo. La mole di vincoli, controlli, passaggi autorizzativi e procedure da rispettare, spesso differenziate tra ministeri, regioni, enti locali, diventa un ostacolo più che una garanzia. Le amministrazioni comunali, in particolare, lamentano difficoltà nel reperire risorse di cassa per anticipare lavori e interventi, nell’aspettare pagamenti centrali e nel districarsi tra moduli, rendicontazioni e controlli paralleli.

La tempistica è stringente: ogni ritardo mette a rischio l’erogazione delle rate e la possibilità che l’Italia, e il Veneto, perdano quote di fondi europei. Nel complesso nazionale, solo poco più del 40 % delle risorse PNRR sono state effettivamente spese a oggi. In questo scenario, si concentra una tensione: non solo applicare, ma farlo bene.

Anche la distribuzione delle risorse solleva interrogativi: non sempre il riparto risponde alle reali esigenze dei territori, perché i criteri, sovente nazionali e standardizzati, non tengono conto delle peculiarità locali. Si rischia così di vedere fondi correre verso aree già avvantaggiate, anziché dove c’è bisogno urgente di infrastrutture, servizi digitali ma anche alle persone più fragili, efficientamento energetico.

Non possiamo permetterci che il Veneto, regione virtuosa in termini di progetti attivi, resti vittima di lentezze burocratiche o disallineamenti centrali. Si invoca da più parti una semplificazione amministrativa drastica, un’autonomia decisionale rafforzata per le comunità locali, e soprattutto una cultura della responsabilità condivisa: Regione, Province, Comuni devono collaborare in sinergia, non gareggiare in scaricabarile.

La posta in gioco è troppo alta: non solo realizzare infrastrutture e investimenti, ma dare credibilità allo Stato, mantenere la fiducia dei cittadini e costruire un Veneto che non resti in ritardo rispetto alle sfide globali.

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Redazione: Direttore

>direttore@givemotions.it< Redazione >redazione@givemotions.it<

Zona Rossa a Padova fino alle soglie del Natale Giordani: “Scelta punitiva”, il centrodestra plaude

Ridotta l’area interessata dal provvedimento, delimitata da via d’Avanzo, viale Codalunga, via Tommaseo e via Goldoni nonché via Annibale da Bassano

In buona parte delle Città italiane le zone rosse hanno terminato la propria sperimentazione con la fine dell’estate, a Padova, invece, questo provvedimento resterà in vigore sino al prossimo 18 dicembre quando il Ministero dell’Interno deciderà se possa bastare così o se si debba proseguire. Nello specifico le zone rosse altro non sono che aree cittadine, ritenute particolarmente a rischio, nelle quali concentrare le forze di polizia e i presidi fissi.

I molti scettici rispetto a questa decisione del Governo hanno fatto notare, anche nei mesi passati, come l’istituzione di queste “aree speciali” non porti con sé un potenziamento degli organici di Polizia o dei Carabinieri, ma semplicemente li concentri in uno specifico luogo lasciando, paradossalmente, scoperte altre zone delle città.

Gli altrettanti sostenitori, viceversa, hanno applaudito alla misura del Ministero dell’Interno convinti che soltanto con un intervento maggiormente concentrato nelle zone che, notoriamente, sono oggetto di fenomeni di criminalità si possa infliggere un colpo decisivo alle organizzazioni che, molto spesso, sono alle spalle dei delinquenti.

A Padova la scelta, un caso quasi unico in Italia, di proseguire con la Zona Rossa ha fatto molto discutere anche se, rispetto al passato quando comprendeva

tutta l’Arcella, oggi comprende l’area delimitata da via d’Avanzo, viale Codalunga, via Tommaseo e via Goldoni nonché via Annibale da Bassano. Il Sindaco Sergio Giordani non ha esitato a definire questa proroga sino a Natale come una scelta puramente “politica” e “punitiva” nei confronti della Città. I consiglieri di centrodestra, viceversa, hanno salutato questa decisione del Governo come la certificazione dell’insicurezza padovana colpa, a loro giudizio, proprio dell’amministrazione Giordani. «La mia posizione – dichiarò a caldo il Sindaco Giordani - sul punto è nota e ho avuto modo in più occasioni di spiegarla ampiamente in questi mesi. Un grazie alle forze dell’ordine, tutte, che svolgono in tutta la città e ogni giorno un grande lavoro. Da parte nostra, anche per competenze specifiche, ci impegneremo come sempre e sempre di più su quello che riteniamo siano i pilastri fondamentali e irrinunciabili per offrire una completa e duratura sicurezza alla città.

Prevenzione, inclusione sociale, cura dei giovanissimi con attività specifiche, attenzione a mantenere alta la vivacità dei quartieri con molte attività, vicinanza e sostegno alle marginalità estreme e a chi ha meno».

Durissimo il commento diffuso da Matteo Cavatton, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale: «Chi sa, fa; chi non sa,

ciancia. Dopo 8 anni di ipocrita sottovalutazione e menefreghismo, il sindaco e la sua giunta sono stati sottoposti ad amministrazione di sostegno; d’altronde non è mai stata una sua preoc-

cupazione dal momento che, a sentir lui, non sussiste alcun problema sicurezza a Padova». Evidentemente il tema continuerà ad animare il dibattito cittadino e non solo e l’argomento è al cen-

tro, anche, della campagna elettorale per le elezioni regionali del prossimo 23 e 24 novembre che vedono impegnati, come candidati consiglieri, molti protagonisti della vita politica padovana.

Boron: “Tutta la città va difesa”, Camani: “Confermate le nostre perplessità sull’Arcella”

La sicurezza resta al centro del dibattito cittadino, soprattutto dopo la decisione di proseguire la sperimentazione della “zona rossa” attorno alla stazione ferroviaria. Il consigliere regionale Fabrizio Boron (Gruppo Misto), invita a non usare etichette che rischiano di marchiare interi quartieri.“Chi conosce Padova sa quali sono i veri problemi e cosa serve alla città –afferma Boron –. Bisogna confrontarsi ogni giorno con i cittadini e con i commercianti, che vivono sulla propria pelle le difficoltà quotidiane. Parlare di zone pericolose con colori e definizioni che richiamano al rischio non aiuta: significa

solo ghettizzare, quando invece servono azioni diffuse e mirate”. Il consigliere sottolinea come la sicurezza debba riguardare l’intero territorio padovano, dall’Arcella alla Guizza, da Chiesanuova ai Forcellini: “Le forze dell’ordine lavorano con costanza in ogni quartiere. La città va difesa tutta, non a macchia di leopardo”.

La capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Vanessa Camani, sottolinea la fondatezza delle perplessità espresse in merito alla decisione iniziale di estendere la zona rossa fino al quartiere dell’Arcella.

“La riduzione della zona rossa è

la conferma che le perplessità sollevate riguardo l’applicazione della misura al quartiere dell’Arcella erano legittime”. Camani ringrazia le forze dell’ordine per l’impegno profuso nel presidiare il territorio, ma aggiunge che un intervento puramente repressivo non è sufficiente: “Non possiamo continuare a scaricare interamente sul lavoro degli agenti di polizia la responsabilità di garantire la sicurezza della nostra città. Questo è un compito che deve coinvolgere tutte le istituzioni, a partire dal livello locale, e che deve necessariamente includere politiche di protezione sociale più ambiziose e strutturate”.

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Focus PNRR/1. Mix letale di burocrazia, vincoli architettonici e aumento dei costi

Quattro grandi cantieri scolastici a rischio, 17 milioni di euro in bilico a causa dei ritardi

Le imprese, dal canto loro, confermano che i margini di guadagno sono ormai minimi a causa dell’inflazione e del rincaro dei costi

D

iciassette milioni di euro, destinati all’edilizia scolastica padovana tramite il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), sono seriamente a rischio di non essere spesi. La posta in gioco sale a oltre 24 milioni se si aggiungono i 7 milioni previsti per la riqualificazione del complesso di via Beato Pellegrino. I progetti chiave, che coinvolgono gli istituti Selvatico, Belzoni e San Benedetto, sono paralizzati o in forte ritardo, stretti tra l’implacabile scadenza del 2026 e un mix letale di burocrazia, vincoli architettonici e l’aumento dei costi. Se i lavori non saranno completati e rendicontati entro il termine imposto dall’Europa, i fondi dovranno essere restituiti. Un’occasione cruciale per ammodernare le scuole, garantendo strutture più sicure ed efficienti agli studenti, rischia di svanire. I casi più emblematici sono quelli degli istituti San Benedetto e Belzoni. Entrambi gli edifici sono gravati da vincoli architettonici e urbanistici che di fatto congelano gli interventi. Al San Benedetto, il cantiere per l’adeguamento antisismico e la riqualificazione energetica è fermo, in attesa del via libera della Soprintendenza. Una situazione speculare si vive al Belzoni, dove le opere di miglioramento strutturale e impiantistico devono rispettare rigidissime prescrizioni sui beni tutelati. In entrambi i casi, le

autorizzazioni necessarie richiedono mesi di istruttoria, tempi incompatibili con le stringenti scadenze del Pnrr. Anche l’Istituto Selvatico, per il quale sono stanziati circa 7,1 milioni di euro per il rifacimento degli impianti e la costruzione di nuovi laboratori, non è immune dai problemi. Qui, la criticità principale è stata la difficoltà nel trovare imprese: la prima gara d’appalto è andata deserta e la seconda, pur avendo trovato un vincitore, si è conclusa con la rinuncia dell’azienda. Ora è necessaria una nuova procedura di gara, ma il tempo utile per avviare i lavori si assottiglia inesorabilmente. L’aumento dei prezzi delle materie prime e la cronica carenza di manodopera qualificata stanno rendendo sempre più arduo trovare imprese disposte ad assumersi i rischi e i margini ridotti di questi appalti. Dagli uffici tecnici comunali e dalla Provincia emerge un quadro desolante: la macchina amministrativa locale ha tentato di fare la sua parte, ma è rimasta bloccata da procedure troppo complesse e dalla lentezza delle autorizzazioni esterne. La Provincia partecipa alla cabina di regia istituita presso la Prefettura, come avviene in tutto il territorio nazionale. Le principali criticità individuate riguardano la gestione delle tempistiche, spesso in contrasto con le rigide normative imposte dall’Unione Europea. Le amministrazioni locali, in par-

devono affrontare un contesto caratterizzato da burocrazia complessa, scarsità di risorse e sovraccarico dei professionisti. Le difficoltà riguardano l’ottenimento dei pareri, il superamento dei vincoli e la ricerca di risorse aggiuntive. La concentrazione, negli ultimi anni, di numerose opere pubbliche attese da tempo ha determinato un forte aumento del carico di lavoro per studi professionali e tecnici, impegnati in progettazione, direzione lavori, rendicontazione e collaudi. La situazione ha prodotto inevitabili ritardi, aggravati dalla mancanza di una programmazione adeguata nella pubblica amministrazione. Un ulteriore elemento critico è rappresentato dalla carenza di personale tecnico negli enti locali, conseguenza del mancato ricambio generazionale e dei tagli introdotti negli anni della spending review. Gli uffici risultano sottodimensionati, con conseguenze dirette sulla capacità di gestione e monitoraggio dei progetti. La normativa sugli appalti contribuisce a rallentare ulteriormente i processi,

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in particolare nei casi di sostituzione delle imprese che abbandonano i cantieri. Le procedure previste dal codice sono lunghe e complesse, spesso con risvolti legali che incidono sui tempi di realizzazione. Ciò comporta ritardi per i quali gli enti locali si trovano a rispondere pur non essendone responsabili diretti. La Provincia di Padova, tramite il vice presidente Daniele Canella, lancia un appello al Governo per un intervento che aiuti a distinguere chiaramente le responsabilità tra i vari enti coinvolti

e per fornire le risorse necessarie a sbloccare e completare le opere in tempo. Le imprese, dal canto loro, confermano che i margini di guadagno sono ormai minimi a causa dell’inflazione e del rincaro dei costi. Senza una decisa e immediata accelerazione su tutti i fronti, Padova rischia di subire una pesante battuta d’arresto. In gioco non ci sono solo milioni di euro, ma la possibilità di garantire alla comunità strutture scolastiche finalmente moderne e sicure.

ticolare i piccoli Comuni,

Corsa contro il tempo per decine di cantieri, conto alla rovescia per non perdere i contributi

Padova è la città italiana con il più alto rapporto Pnrr pro capite: oltre

3.000 euro per abitante. E chi vive, lavora o attraversa la città non può non accorgersene: cantieri, deviazioni e interventi di messa in sicurezza punteggiano ogni quartiere

Il conto alla rovescia è iniziato: mancano circa otto mesi alla scadenza dei termini per completare tutte le opere finanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). A Padova, i progetti in corso spaziano dai nuovi sistemi di illuminazione nei quartieri ai centri culturali che proiettano la città nel futuro, fino alle due linee del tram destinate a rivoluzionare la mobilità urbana. A giugno il progresso complessivo dei lavori ha raggiunto l’84,3%, con 20 interventi già conclusi su oltre cinquanta. Tra i cantieri più complessi spicca la linea Sir 2, che da sola vale 415 milioni di euro e registra un avanzamento del 64%.

Come per molti altri progetti finanziati dal Pnrr, la vera sfida resta rispettare i tempi. Il termine di giugno 2026 non lascia margini: eventuali ritardi nei lavori o nei collaudi potrebbero far perdere i fondi europei, costringendo il Comune a intervenire con risorse proprie

La scadenza fissata dall’Unione Europea – 30 giugno 2026 – si avvicina inesorabilmente. E con l’apertura di 14 cantieri estivi tra Sir 2 e Sir 3, già l’estate si è preannuncia impegnativa anche sul fronte del traffico. Con 620 milioni di euro di finanziamenti, Padova è la città italiana con il più alto rapporto Pnrr pro capite: oltre 3.000 euro per abitante. E chi vive, lavora o attraversa la città non può non accorgersene: cantieri, deviazioni e interventi di messa in sicurezza punteggiano ogni quartiere. Come per molti altri progetti finanziati dal Pnrr, la vera sfida resta rispettare i tempi. Il termine di giugno 2026 non lascia margini: eventuali ritardi nei lavori o nei collaudi potrebbero far perdere i fondi europei, costringendo il Comune a intervenire con risorse proprie.

Nell’ultimo anno, tuttavia, molte opere sono già state portate a termine: dal nuovo campo in erba sintetica della Sacra Famiglia al miglioramento dell’accesso alle

scuole dell’Arcella, fino al nuovo ingresso inclusivo della scuola “Donatello”. Conclusi anche gli interventi sul ponte sul Bacchiglione di corso Kennedy, la realizzazione del Giardino dei Ciliegi e il potenziamento delle ciclabili urbane. Completati al 100% anche il rinnovo dell’illuminazione pubblica nei rioni, la riqualificazione degli asili nido “Scarabocchio” e “Scricciolo”, e il restyling del palaghiaccio del Plebiscito. Terminata la ciclabile di San Bellino e la bicipolitana Mura Sud Est. Non ancora completati gli interventi per la rinascita dell’ex Coni e del Configliachi all’Arcella.

La Cittadella dello Sport Valsugana è al 73% (dati aggiornati a giugno), mentre il palazzetto di San Lazzaro è al 64%. Più lento il comparto culturale: terminata la riqualificazione del teatro Maddalene, restano in corso i lavori sull’ala nord del Castello dei Carraresi (55%) e sulla rimozione delle barriere architettoniche al museo degli Eremitani (50%). Il progetto più imponente resta la linea Sir 2, con i suoi 415 milioni di euro che rappresentano da soli due terzi del finanziamento complessivo Pnrr. Bene anche la Sir 3, finanziata con 62 milioni e già completa all’82%.

Tra le opere in corso anche il

nuovo centro di conferimento per rifiuti ingombranti e particolari all’Arcella, realizzato da AcegasApsAmga e Comune di Padova. L’impianto, dal valore complessivo di 1,5 milioni di euro (di cui circa un milione finanziato da fondi Pnrr), dovrà essere completato entro giugno 2026. L’obiettivo è potenziare la raccolta differenziata, contrastare l’abbandono dei rifiuti e raggiungere, entro pochi anni, l’84% di raccolta differenziata fissato dalla Regione. Il centro sorgerà su un’area di 4.000 metri quadrati tra via Jacopo D’Avanzo, via Grassi, via Plebiscito e la ferrovia: una posizione strategica, ma anche problematica per traffico e viabilità. Tuttavia, non mancano le preoccupazioni dei residenti, che temono un aumento di traffico, rumore ed emissioni in un quartiere che chiede da tempo più verde e meno cemento. Il nuovo impianto dovrebbe servire oltre 40mila abitanti dell’Arcella, ma resta da capire quanto inciderà realmente sul tasso complessivo di riciclo. Gli obiettivi regionali restano ancora distanti, e alcuni osservatori temono che l’apertura del centro risponda più all’esigenza di rispettare gli indicatori Pnrr che a una pianificazione territoriale condivisa.

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Dall’alto: il Teatro delle Maddalene e il Castello Carrarese

La città che cambia

Sir1, nuovo percorso in piazzale Stazione: debutta il giro nell’anello senza pantografo

Confapi stima che la linea Sir2 potrà trasportare 20 milioni di passeggeri l’anno già nel 2030 con la riduzione del 30% del traffico

Entra nel vivo uno dei cantieri più strategici per il futuro della mobilità cittadina: la realizzazione del grande anello tranviario in piazzale Stazione. Questa imponente opera è destinata a diventare il nodo nevralgico del sistema Smart, fungendo da cruciale punto di interscambio e incrocio per tutte e tre le linee tranviarie di Padova.

L’anello collegherà la Sir 1 (GuizzaPontevigodarzere), già operativa, con le due nuove linee in costruzione: la Sir 2 (Rubano-Vigonza) e la Sir 3 (Stazione-Voltabarozzo). Il progetto comporta alcune importanti modifiche. La storica fermata Trieste verrà disattivata per far spazio alla nuova fermata De Gasperi, pochi metri più avanti, che sarà più grande e idonea a ospitare i nuovi mezzi a quattro casse previsti per la linea Sir 2. Di conseguenza, il tratto tra le fermate Eremitani e Stazione sarà temporaneamente privo di soste intermedie. Arrivato in corrispondenza della stazione, il tram percorrerà il nuovo anello per giungere alla consueta fermata ai piedi del Borgomagno.

L’assetto definitivo del sistema Smart prevede, all’interno dell’anello, la creazione di due nuove fermate che ottimizzeranno l’accesso alla stazione. Nonostante l’assenza temporanea della fermata Trieste, l’Amministrazione assicura che il nuovo percorso non inciderà sui consueti tempi di percorrenza. La sosta intermedia tornerà pienamente attiva una volta completata la fermata De Gasperi, che garantirà maggiore capienza e comodità ai passeggeri, in linea con i nuovi convogli più lunghi.

il sistema già in uso in Prato della Valle.

L’estate è stata cruciale anche per la messa a punto del complesso scambio in corso Garibaldi, una struttura che ha superato tutte le verifiche ministeriali ed è ora pronta ad accogliere il transito della Sir 1. I cantieri del tram non si limitano a ridisegnare la mobilità su rotaia, ma impongono un radica-

Anche il percorso della Sir 1 è stato modificato in prossimità del polo ferroviario: i tram provenienti da sud, dopo corso del Popolo, non proseguiranno più diritti davanti all’Hotel Grand Italia, ma svolteranno a destra per completare l’intero anello del Borgomagno, fino a raggiungere la nuova fermata “Stazione”. In questo tratto il pantografo sarà abbassato e il mezzo procederà a batteria, replicando

le cambiamento anche al volto di Corso del Popolo.

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Servizi Cgil vi aiuta a risolvere i vostri problemi

(Padova Centro, Sacra Famiglia, Mandria) via Riello, 4 | 35122 Padova spi.padova1@cgilpadova.it

Lega Padova Quartiere 4 (Santa Croce, Bassanello, Voltabarozzo) via Guizza, 101 | 35125 Padova spi.padova4@cgilpadova.it

(Arcella, San Carlo) via Callegari 14/A | 35133 Padova spi.sancarlo@cgilpadova.it

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(Forcellini, Ponte di Brenta, Mortise) via Prosdocimi, 10 | 35128 Padova spi.padova3@cgilpadova.it

Lega Padova Quartiere 6 (Chiesanuova, Brusegana, Sacro Cuore) via Edison, 5 | 35136 Padova spi.padova6@cgilpadova.it

Lega Cadoneghe via G. Franco, 2 | 35010 Cadoneghe (PD) spi.cadoneghe@cgilpadova.it

La storica arteria vedrà modificato in modo permanente l’intero sistema viario. In particolare, il senso unico di marcia dalla stazione verso il centro sarà mantenuto in via definitiva anche dopo la riapertura della ex fermata Trieste, ora spostata più a nord e rinominata De Gasperi. Diventerà, pertanto, obbligatoria in modo permanente la svolta su via Trieste e immediatamente dopo su via Diego Valeri per tutti i veicoli provenienti dal centro e diretti in stazione, una volta superato il ponte sul Piovego. Sul fronte Sir2, il tratto che collegherà Padova a Rubano si parla di giugno 2026 per il completamento della piattaforma fino alla caserma Romagnoli, mentre si punta ad arrivare ad un livello avanzato dei lavori a terra per il tratto di Rubano che dovrebbe essere concluso entro fine 2026. Secondo i dati presentati da Confapi Padova, la nuova linea SIR 2 potrà trasportare oltre 20 milioni di passeggeri l’anno già al 2030.

I dati indicano una riduzione del traffico stimata in un -30% e benefici economici in oltre 30 milioni di euro annui derivanti dal risparmio di tempo, cui si aggiungono 10 milioni di euro legati alla riduzione di incidenti, congestione e inquinamento. Ma non mancano le criticità, che chi vive e lavora nell’area interessata dai lavori può già toccare ogni giorno, dovute soprattutto al traffico in un’area già congestionata. Per questo la proposta di Confapi di riprendere in mano il progetto del Grande raccordo anulare.

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L’intervento.

Spettacolari operazioni di rimozione e trasferimento della celebre statua equestre

Il delicato addio a tappe del Gattamelata: dopo il condottiero, anche il cavallo saluta la piazza

S ono state portate a termine di fronte alla Basilica di Sant’Antonio le delicate e spettacolari operazioni di rimozione e trasferimento della celebre statua equestre del Gattamelata, il capolavoro in bronzo di Donatello. L’imponente opera, con i suoi quasi 500 chilogrammi di peso per il solo cavaliere, è stata accuratamente imbragata e sollevata dal basamento. Con l’ausilio di speciali gru, il condottiero è stato “disarcionato” e calato lentamente a terra, per poi essere collocato su un mezzo diretto all’interno dell’ex Museo Civico Boito, dove sarà custodito in sicurezza.

Le operazioni segnano l’avvio di un fondamentale percorso di studio e conservazione. La nuova soprintendente, la dottoressa Marta Mazza, ha commentato le operazioni, sottolineando la meticolosità degli interventi odierni rispetto al passato. “Non era la prima volta che veniva movimentato. Lo è stato anche in occasione delle

due guerre per una messa in sicurezza,” ha ricordato la Soprintendente. “Noi oggi per fortuna siamo in grado di adottare metodi e strumentazioni che ci hanno consentito sicuramente una movimentazione più dolce.”

La statua del cavaliere è stata trasferita oggi, mentre domani toccherà al cavallo. L’obiettivo, ha spiegato la Dott.ssa Mazza, è “ridurre al minimo, anzi di non avere proprio degli effetti collaterali che invece nelle scorse circostanze un pochino ci furono.”

Il trasferimento, come noto, è necessario: l’atrio dell’ex Museo Civico Boitiano è stato allestito come un vero e proprio cantiere-museo. È qui che le due sculture verranno sottoposte a un approfondito ciclo di diagnostica, gran parte della quale già avviata nel 2023 grazie a un finanziamento straordinario del Ministero della Cultura. “Soltanto in interni può essere svolta l’ulteriore diagnostica per poi

arrivare alla corretta compilazione del progetto di restauro e quindi all’intervento,” ha specificato la Soprintendente.

“È sempre importante poter prendersi cura di opere d’arte così emblematiche per la Basilica, la città di Padova e l’arte italiana,” ha commentato Padre Antonio Ramina, rettore del Santo. Il religioso ha espresso soddisfazione per la prosecu-

zione dell’itinerario di studio e analisi del monumento, definendo la cura del patrimonio artistico un “atto di responsabilità” verso il futuro.

Durante questa fase, il cantiere sarà aperto al pubblico. Cittadini e visitatori avranno così l’opportunità unica di osservare da vicino le celebri opere di Donatello, temporaneamente sottratte alla loro storica col-

Riapre la Tribuna Fattori: dopo oltre un anno tornano i tifosi all’Euganeo

Dopo una lunga chiusura, la ex-tribuna Fattori, oggi Tribuna Est, dello stadio Euganeo ha ufficialmente riaperto al pubblico. L’impianto torna così a disposizione della parte più calda dei tifosi biancoscudati, con una capienza di circa 1.130 posti che porta il totale dello stadio a 8.255 spettatori.

La riapertura della Tribuna è arrivata dopo mesi di lavori e discussioni sui tempi del cantiere. Secondo le norme federali, ogni posto deve essere dotato

di seggiolino, ma il Calcio Padova – in quanto neopromosso – ha ottenuto una proroga fino a febbraio 2026 per completare l’adeguamento.

L’amministrazione parla di “un grande lavoro di squadra” che ha permesso di restituire ai tifosi una parte storica dello stadio.

Tuttavia, non mancano le preoccupazioni. Entro il 31 ottobre la società Calcio Padova dovrà completare gli interventi di sicurezza richiesti sulla Cur-

va Nord: in caso contrario, la capienza complessiva dell’Euganeo potrebbe tornare in discussione.

Prosegue anche il cantiere della nuova curva Sud. Dopo i noti rallentamenti e intoppi degli ultimi anni, i lavori risultano ora in linea con il cronoprogramma con la consegna del settore che si prevede entro la prossima primavera giusto in tempo per le ultime partite di campionato interne del Calcio Padova. (s.b.)

locazione in Piazza del Santo. L’iniziativa non è solo un momento di conoscenza e approfondimento sull’arte e la tecnica dello scultore fiorentino, ma anche un modo per raccogliere quei dati scientifici fondamentali per orientare il futuro restauro e le valutazioni sulla ricollocazione finale delle sculture.

Sara

Alcune immagini della rimozione della statua del Gattamelata

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Ponte Paleopaca, dopo il restauro al via le delicate fasi del montaggio

S ono iniziate in queste settimane le delicate fasi di montaggio del Ponte Paleocapa, uno dei manufatti storici più pittoreschi e caratteristici di Padova. Il ponte, risalente all’Ottocento e costruito all’epoca con tecniche artigianali, è stato sottoposto a un restauro complesso: ogni elemento è stato smontato, restaurato e ricomposto pezzo per pezzo, con assemblaggi particolarmente elaborati. La Soprintendenza ha imposto che fossero rispettate le tecniche costruttive originarie: anche il fissaggio è stato dunque realizzato con le stesse tecnologie adottate nel 1880, quando è stato costruito. Saranno recuperati completamente anche i parapetti metallici, per il cui ripristino è prevista la fusione su disegni originali di alcune parti ormai andate perdute. Nel frattempo la circolazione ciclo pedonale è stata assicurata da una passerella provvisoria, su progetto curato dal Comando forze operative nord dell’Esercito in collaborazione con il Comune. La posa è stata eseguita dal personale militare del 2° reggimento genio pontieri, unità specializzata appartenente al Comando forze operative terrestri di supporto dell’Esercito. La passerella è lunga di 42 metri e larga 2,5 metri. Nell’area del ponte è iniziato il varo

delle sei travi principali che compongono la struttura, con una nuova colorazione fedele a quella originaria e perduta nel tempo a causa del deterioramento. Le operazioni proseguiranno nelle prossime settimane: sarà completato il montaggio, a cui seguiranno le fasi di collaudo e la riapertura ufficiale alla circolazione. La conclusione dei lavori e la riapertura del ponte sono previste per la fine di novembre. Al via anche i lavori sulla ciclopedonale che corre lungo Riviera Paleocapa, divisa in due proprio dall’accesso al ponte. Il fondo in ghiaino sarà rifatto con materiali drenanti molto più solidi. L’importo complessivo dei lavori (ponte, piste ciclopedonali, oneri per la sicurezza) è di 3.190.000 euro. Il solo costo dei lavo-

ri relativi al ponte è di 1.800.000 euro. Si tratta di due distinti finanziamenti ottenuti nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (il Pnrr). “Il Ponte Paleocapa è un simbolo della nostra città e sta tornando a nuova vita”, ha dichiarato l’amministrazione comunale “Con questo intervento non solo restituiamo ai cittadini una delle infrastrutture più belle e caratteristiche di Padova, ma lo facciamo rispettando la sua storia e le sue tecniche costruttive originali. A fine novembre il ponte sarà di nuovo percorribile, al termine di una grande operazione di restauro e messa in sicurezza che valorizza il patrimonio storico e migliora la vivibilità urbana”.

Diego Buonocore

Movimento 5 Stelle

Tre parchi in uno: entrano nel vivo i lavori dell’area verde alla Guizza

Proseguono i lavori per la realizzazione del Parco Guizza, dove si è entrati nel vivo delle fasi fondamentali che daranno forma ai futuri vialetti e agli spazi del parco. Finora sono stati posati 500 metri di lamierino, 4.000 metri quadri di geotessuto, 1.000 metri di tubazioni per l’irrigazione e 1.000 metri cubi di stabilizzato frantumato per i vialetti. Il nuovo Parco sarà grande 130mila metri quadrati e metterà insieme il Parco Modì di Albignasego di 30mila metri cui va aggiunta l’area dell’attuale Parco Gozzano e l’area verde limitrofa nel territorio del comune di Padova. L’ area diventerà parco grazie alla perequazione che il Comune ha concordato con alcuni privati che hanno edificato una serie di abitazioni lungo via Confortini. L’area verde vede la presenza di un bar all’accesso di via Modigliani. Grazie agli oltre 21 milioni di fondi europei che ricadranno sull’ambito territoriale di Padova, il Comune potrà investire 2,7 milioni di finanziamento per la riqualificazione del verde e la realizzazione del Parco, per un progetto di complessivi 3 milioni dove i restanti saranno cofinanziati dal Comune. Tra le prossime fasi dei lavori sono previste le messe a dimora di 340 alberature e 1060 arbusti. “Il cantiere proseguirà per circa altri sette mesi”, fa sapere l’assessore al Verde Antonio Bressa, “al termine di questo periodo si potrà usufruire di 70.000 nuovi metri quadri di verde, con aree boschive, nuovi arredi e attrezzature, in un’oasi di aggregazione e socialità. Il progetto del Parco Guizza è un tassello fondamentale della nostra strategia di espansione di almeno il 20% delle aree verdi, al centro degli obiettivi di questa amministrazione”. (d.b.)

“L’Arcella è tutt’altro che invivibile!”

Metà degli alunni sono stranieri

“E’ da sfatare il mito che l’Arcella sia invivibile”, ci dice il presidente della Consulta 2 Nord Carlo Forner. “Dal mio punto di vista la zona rossa ha senso in Stazione, non ha avuto gran senso all’Arcella, una zona talmente vasta difficile da controllare con due sole pattuglie, lo riferiscono anche fonti della polizia. Io avrei preferito più controlli senza la denominazione. Non sono accaduti fatti particolarmente gravi”. Il territorio della Consulta comprende Arcella, San Bellino, San Carlo, Pontevigodarzere, Isola di Torre, ed è il più densamente popolato del Comune di Padova con circa 40 mila abitanti, con la maggiore presenza di popolazione straniera (circa il 31% degli abitanti). Gli alunni e alunne stranieri nelle scuole comprese nel territorio sono più della metà (circa il 54%), con una popolazione relativamente più giovane rispetto al resto della città. “Il 24 maggio scorso”, ci riferisce il presidente Forner, i genitori degli alunni della scuola Donatello hanno allestito dei gazebo e distribuito del cibo delle loro tradizioni a chi voleva assaggiarlo. Il Giardino Ongaro Basa-

glia era pieno di persone, c’erano 25 gazebo, compreso quello della Consulta che ha offerto…prosecco e baccalà! Hanno apprezzato, anche i musulmani. All’asilo Boranga sono quasi tutti bambini extracomunitari, le mamme passano con due, tra anche quattro figli. In Italia questo non accade più da tempo perchè è sempre più costoso e impegnativo crescere dei figli”. L’attività della Consulta è ferma da alcuni mesi e non vengono convocate le sedute. il presidente, viste le numerose assenze, aveva richiamato i consultieri a una maggiore partecipazione e avviato il procedimento di decadenza per due consiglieri, uno di maggioranza e uno di minoranza, dopo tre assenze ingiustificate. Poi è in corso un chiarimento politico sulla concordata “staffetta” dei presidenti delle Consulte 2 e 5A, che a metà mandato avrebbero dovuto, secondi accordi, lasciare il posto senza alterare gli equilibri all’interno della maggioranza. Tra i progetti più rilevanti realizzati la progettazione e realizzazione del Giardino Ongaro Basaglia, un nuovo polmone verde nel cuore del quartiere; e poi l’acquisizio-

ne di un ampio appezzamento di terreno destinato all’ampliamento del Parco Milkovich, e l’animazione del parco del festival “Arcella Bella” e delle attività stabili. Sul piano urbanistico da segnalare l’abbattimento dell’ex Coni e i lavori in corso presso l’ex Configliachi. Nell’area retrostante il plesso ex Configliachi verrà realizzata la nuova sede dell’Istituto Marchesi, che sarà integrata nella nuova struttura scolastica. Infine l’acquisizione da parte dell’Università di Padova di un edificio in viale Arcella, destinato a diventare un nuovo centro per la didattica e la ricerca. Diego Buonocore

Al Basso Isonzo l’”Albero del tesoro”, primo parco completamente dedicato ai bambini

Sul fronte politico l’attività ella Consulta ha risentito di numerose assenze ed è ferma da alcuni mesi, avviato il procedimento di decadenza di due consiglieri, il presidente richiama tutti ad una maggiore partecipazione

L’“Albero del tesoro” in via Siena al Basso Isonzo è il primo parco della città completamente pensato per i bambini ed inclusivo: è stato ufficialmente consegnato alla comunità, in una giornata di fine settembre di festa per bambini e famiglie. “L’idea di questo parco nasce grazie all’esperienza di 46 anni di lavoro quotidiano della Fondazione Robert Hollman con i bambini con deficit visivo e con le loro famiglie”, ha dichiarato Maria Eleonora Reffo, direttrice generale della Fondazione.

“Siamo partiti dai loro detti e non detti che ci hanno sempre raccontato del loro bisogno profondo di interazioni sociali, di luoghi accoglienti e inclusivi per i loro figli. Siamo partiti anche dal lavoro di equipe e dall’importanza di fare rete, credendo nelle potenzialità di ciascuno e nelle relazioni. Dopo

tanti anni di lavoro è nato così questo luogo pubblico in cui tutti si possono sentire accolti, ognuno con le proprie specificità; un luogo che valorizzi le persone e le relazioni”.

Il parco comunale l’”albero del tesoro” è il primo parco comunale totalmente inclusivo di Padova ed è stato progettato da enti non profit, istituzioni e oltre 1.300 bambini di scuole padovane per essere un luogo accogliente per persone di ogni abilità, con aree dedicate al gioco, al relax e all’attività senso-

riale, e un modello di inclusione sociale e intergenerazionale. “Ci abbiamo messo nove anni a realizzare questo parco”, ha dichiarato Il sindaco Sergio Giordani, “non nascondo che siamo un po’ in ritardo, ma alla fine ci siamo arrivati. Devo ringraziare Chiara Gallani, che come assessora al Verde del Comune ha iniziato la costruzione del parco, e Massimo Bitonci che ha avviato il progetto. E questo vuol dire che gli amministratori passano, ma l’importante è che le opere continuino”. (d.b.)

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Carlo Forner

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Solidarietà. La Rettrice Mapelli: “La cultura è una forma di resistenza”

Due vite, un Ateneo che accoglie da Gaza a Padova in nome della pace

Ayah e Sabra, studentessa e professore associato, arrivati grazie ai corridoi umanitari, diventano simbolo di un’Università che sceglie la pace. E una lettera commuove la comunità studentesca

C

on la fatica di un viaggio lunghissimo arrivano di notte Ayah Altarhawi, studentessa palestinese, e Sabra Mahmoud, professore associato, hanno lasciato Gaza pochi giorni fa. Il loro viaggio fa meta a Padova grazie ai corridoi umanitari accademici, sostenuti dal Ministero degli Esteri e dal Ministero dell’Università e della Ricerca, con il supporto concreto dell’Università di Padova, che ha messo a disposizione borse di studio e alloggi.

Ad accoglierli, nell’Archivio antico di Palazzo Bo, c’era la ministra Anna Maria Bernini: «Il modo migliore per aiutare la Palestina – ha detto – è promuovere azioni concrete verso il suo popolo.» Ora, però, queste parole di speranza, suonano in contrasto con un’altra realtà: l’Italia continua a vendere armi a Israele attraverso Leonardo, mentre il governo rimanda ancora il riconoscimento dello Stato palestinese.

«Stiamo vivendo giorni durissimi, in cui le piazze italiane – anche qui a Padova – chiedono la fine del massacro a Gaza», ha ricordato la rettrice Daniela Mapelli, sottolineando che l’ateneo «ha nel suo DNA la libertà e la pace», e che questo gesto non è solo simbolico:

«Ospitiamo da mesi famiglie palestinesi, e ora due nuovi membri della nostra comunità accademica. Speriamo di accoglierne altri. Ringrazio le istituzioni che hanno reso possibile questo corridoio umanitario, ma soprattutto chi, in silenzio, lavora ogni giorno per farlo vivere. La cultura e la scienza sono leve straordinarie di crescita umana e civile. Anche quando il mondo sembra distruggersi, l’università può ancora costruire.»

niversità di Padova, ha deciso di dare il benvenuto ai due studiosi con una lettera aperta. Una di quelle lettere che nascono dal cuore e finiscono per diventare un manifesto.

«Cara collega studentessa, caro collega ricercatore, mi chiamo Paola. Non posso immaginare il dolore e la rabbia che provate, ma vi assicuro che non siete soli. Le persone

“Non siete soli”: la lettera della Presidente della comunità studentesca

In questa storia, però, la pagina più bella non l’ha scritta né una ministra né una rettrice. L’ha scritta una studentessa.

Paola Maria Bonomo, presidente del Consiglio degli Studenti dell’U-

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di questa Università, di questa città e di questo Paese vi sono vicine e vi tengono profondamente a cuore. Il Paese che oggi vi accoglie è guidato da un governo che resta cieco e muto di fronte all’orrore che colpisce il vostro popolo. Si rifiuta di agire concretamente e di riconoscere le proprie responsabilità. Ma noi

non siamo il nostro Governo. Teniamo gli occhi ben aperti su di voi, sulla Palestina, sul genocidio che continua. Speriamo che la nostra Università possa esservi un po’ casa, fino a quando la vostra Casa non sarà libera. Un abbraccio sincero e un caloroso benvenuto.» Nelle parole di Paola Bonomo c’è tutto quello che dovrebbe significare studiare: vedere il mondo, comprenderlo, non voltarsi dall’altra parte.

Per l’Ateneo che ha nel suo motto “Universa Universis Patavina Libertas”, questa accoglienza non è un gesto episodico, ma un atto di necessaria coerenza. Da Giordano Bruno ai profughi ucraini e ora ai ricercatori di Gaza, Padova continua a farsi ponte, non muro.

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Enrico Caccin
Rettrice e ministra accolgono Ayah e Sabra all’Università di Padova
La presidente del consiglio degli studenti Paola Bonomo

La riflessione. Spesso gli interventi si traducono in una progressiva privatizzazione del patrimonio pubblico

Dal caso del cubo nero di Firenze a Padova: il “riqualificazionismo” come paradigma italiano

L a vicenda dell’ex Teatro Comunale di Firenze, trasformato in un massiccio “cubo nero” sul Lungarno Vespucci, non è soltanto una questione locale. È il sintomo di una tendenza più ampia che attraversa l’Italia: un’idea di “riqualificazione” urbana che spesso si traduce in una progressiva privatizzazione del patrimonio pubblico, in operazioni immobiliari ad alto rendimento e in un’estetica che poco dialoga con il contesto.

A Firenze, la sostituzione di un luogo identitario come il Teatro Comunale con un complesso residenziale di lusso è stata accettata quasi senza resistenza, salvo indignazioni estetiche tardive. Ma la domanda vera è: quante altre città italiane stanno vivendo lo stesso processo, magari in forme meno eclatanti?

Padova, città dalla storia millenaria e oggi al centro di un crescente interesse internazionale,

vive un momento cruciale. L’Università richiama ogni anno decine di migliaia di studenti, l’apertura del ciclo UNESCO dedicato agli affreschi trecenteschi ha portato a un incremento costante dei flussi turistici, le trasformazioni urbane – dalle aree industriali dismesse alle grandi infrastrutture – stanno cambiando il volto della città. Tutto questo porta benefici evidenti: vitalità culturale, investimenti, maggiore visibilità globale. Ma comporta anche rischi: pressione sugli affitti, espulsione graduale dei residenti dai quartieri centrali, riduzione dello spazio pubblico a favore di logiche privatistiche. È la stessa dinamica che ha segnato Firenze e che rischia di ripetersi, in forme diverse, anche a Padova.

Padova si trova così di fronte a un bivio: diventare laboratorio di un equilibrio virtuoso tra turismo, comunità e innovazione, oppure

scivolare in una trasformazione che la riduca a palcoscenico per visitatori e investitori, a scapito della vita quotidiana dei suoi abitanti.

Da Bologna a Napoli, da Milano a Palermo, la retorica della “rigenerazione” si accompagna spesso a dinamiche che portano all’allontanamento dei residenti storici, alla crescita incontrollata del turismo di massa e alla perdita di spazi pubblici a favore di logiche di profitto privato. È una trasformazione che modifica in profondità il tessuto sociale ed economico delle nostre città, consegnandole a una monocultura del turismo e a una vulnerabilità che abbiamo già visto esplodere nei momenti di crisi globale.

La riflessione che parte da Firenze e passa per Padova riguarda tutti: vogliamo città che siano laboratori di vita, cultura e innovazione, oppure scenografie redditizie svuotate di cittadini?

Padova ha oggi un’occasione unica: dimostrare che è possibile crescere senza perdere la propria anima. Non basta accogliere turisti e studenti, bisogna proteggere la vita quotidiana dei residenti, custodire gli spazi pubblici e garantire che la città rimanga luogo di comunità, e non solo di consumo.

Se Firenze ci consegna il mo-

Turismo e Intelligenza Artificiale: Padova laboratorio nazionale per l’innovazione

Anche il nostro territorio guarda con attenzione alle trasformazioni che stanno interessando il settore turistico europeo, dove l’Intelligenza Artificiale sta assumendo un ruolo crescente nella pianificazione e nell’esperienza di viaggio.

L’ultima edizione dell’Osservatorio EY Future Travel Behaviours 2025, condotta su oltre 5.000 viaggiatori europei, mostra che un viaggiatore su due è già pronto a utilizzare un assistente virtuale per organizzare le proprie vacanze. L’uso effettivo di chatbot AI è aumentato del 50% in un solo anno, passando dall’8% al 12%. L’Italia, con una media del 6%, evidenzia un ritardo che tuttavia rappresenta anche un’opportunità di crescita per

territori dinamici come quello padovano. Il potenziale dell’AI non si limita alla fase di pianificazione. Secondo lo studio, il 27% dei viaggiatori sarebbe più propenso a utilizzare mezzi pubblici o micromobilità se supportato da un assistente digitale, mentre il 29% sceglierebbe più facilmente opzioni eco-friendly se integrate in un’unica piattaforma. Si tratta di indicazioni che aprono la strada a un turismo più sostenibile e consapevole.

Il Veneto si presenta già come un territorio fertile per queste sperimentazioni. Il 13% delle imprese regionali utilizza strumenti di AI, un dato superiore alla media nazionale dell’8,2%. Il settore della formazione sta con-

tribuendo a questo sviluppo, come dimostra l’esperienza dell’ITS Turismo Veneto, che con il corso “Art & Culture A.I. Digital Innovation” ha raggiunto un tasso di occupazione dell’86,5% a un anno dal diploma. Iniziative come i progetti sperimentali di AI driven tourism & hospitality a Venezia o le applicazioni di realtà virtuale e intelligenza artificiale presentate al Festival del Cinema mostrano come il Veneto possa candidarsi a territorio d’avanguardia. Padova, con la forza della propria Università e del tessuto imprenditoriale, è nelle condizioni ideali per assumere un ruolo da protagonista e diventare un laboratorio nazionale sull’integrazione intelligente tra turismo e AI, puntando

nito del suo “cubo nero”, Padova rischia di cadere nella stessa trappola: interventi spot, rendita al posto della visione, cittadini messi ai margini. È il momento di scegliere se continuare lungo questa deriva o costruire finalmente un modello urbano che tenga insieme sviluppo e identità.

Vincenzo Gottardo

su ricerca, sperimentazione e politiche condivise. La sfida sarà valorizzare la tecnologia senza perdere la centralità dell’accoglienza umana, elemento che da sempre costituisce la forza del turismo locale. (v.g.)

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coli economici, sociali o culturali. Volevamo offrire un’opportunità reale a chi altrimenti avrebbe rinunciato».

Il progetto, avviato nel 2022 e appena concluso, ha messo al centro il benessere del bambino e il sostegno alla famiglia. Accanto al contributo economico, è stata introdotta una figura innovativa, il tutor, a metà tra pe-

propria comunità educante. Ma la visione della Fondazione è andata oltre la durata del progetto: accanto agli interventi diretti, è stato promosso un percorso di crowdfunding e marketing sociale. In due anni sono stati organizzati circa 50 eventi locali nei territori di Padova e Rovigo per sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza dei

l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione Con il Sud, che ha trovato un partner determinante in Fondazione Cariparo. Insieme hanno tradotto in azioni concrete un principio chiaro: la crescita dei più piccoli è la base di una comunità più equa.

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FONDAZIONE Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo

Piazza Duomo, 15 | 35141 Padova Tel. 049-8234800

L’esposizione. Alla Cattedrale ex Macello fino al primo febbraio, curatore il criminologo Andrea Pellegrino

Stregonerie, tra iconografica, riti e simboli delle eretiche del sapere: mostra evento

Le nove sezioni espositive sono concepite come dei portali iniziatici, attraverso i quali i visitatori partono per un viaggio che li porta attraverso storia e mito, persecuzione e rinascita. Un percorso cheaffonda le proprie origini nei culti antichi

Figure contrastate, percepite in modo diverso a seconda delle epoche, misteriose e paurose, le streghe sono le protagoniste della mostra-evento “Stregonerie. Iconografia, riti e simboli delle eretiche del sapere”.

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La mostra, allestita alla Cattedrale ex Macello dal 24 ottobre al primo febbraio, è pensata per gettare una nuova luce su una figura spesso trattata in modo caricaturale e stereotipato, ma che può invece essere a diritto considerata come un simbolo contemporaneo di sapere, resistenza e rinascita.

Reduce del successo ottenuto nelle tappe di Monza e Bologna, la mostra organizzata da Vertigo Syndrome arriva a Padova con una curatela rinnovata sotto la guida dello storico dell’arte, scrittore e criminologo Andrea Pellegrino. Il risultato è un percorso espositivo ripensato nel concept che diventa una vera e propria esperienza immersiva e trasformativa.

Le nove sezioni espositive in cui si sviluppa il percorso sono concepite come dei portali iniziatici, passando attraverso i quali i visitatori partono per un viaggio che li porta attraverso storia e mito, persecuzione e rinascita. Un percorso che parte dalle radici del mito, che affonda le proprie origini nei culti antichi, permettendo-

ci di conoscere le prime narrazioni dalle quali ha avuto origine l’archetipo della strega. La seconda sezione è invece dedicata al corpo, elemento che non si lascia normare ma che si muove piuttosto nel terreno del desiderio e della ribellione. Una dimensione diversa è quella cui si accede attraverso il terzo “portale”: la dimensione dell’oblio, in cui i saperi popolari, dalla medicina naturale alle pratiche magiche, assumono una propria dignità culturale. Proseguendo in questo viaggio si giunge alla sala del marchio, in cui si può approfondire come l’immagine demoniaca della strega sia stata costruita da precise dinamiche storiche e iconografiche, soffermandosi in particolare sulle miniature medievali e sulla propaganda inquisitoria. Interessante è vedere poi come la figura della strega si sia evoluta nel corso dell’Ottocento, epoca in cui guadagna una nuova considerazione sociale, e nell’epoca presente, in cui attraverso l’arte contemporanea la strega passa da creatura marginale a vero e proprio simbolo di autonomia, rinascita e potere culturale. Il percorso espositivo compren-

de incisioni, testi esoterici risalenti al Cinquecento e talismani di diverse epoche ed è arricchito da esperienze immersivi particolarmente suggestive. La prima permette al visitatore di vivere un processo per stregoneria avvento nel 1539, sedendo al banco degli imputati e empatizzando con la strega, continuamente pungolata da accuse e torture. La seconda, che conclude la mostra, si basa su un podio centrale su sui campeggia il Libro delle Ombre, normalmente usato dalle streghe ma che per l’occasione viene messo a disposizione dei visitatori per condividere pensieri e incantesimi personali. Francesca Tessarollo

La “Bibbia Istoriata Padovana” torna in città

Torna a Padova, protagonista di una mostra dedicata, la “Bibbia Istoriata Padovana”, capolavoro della miniatura trecentesca realizzata da artisti operanti nella corte dei Carrara.

Il manoscritto miniato, raro esempio di Bibbia scritta in volgare con inflessioni venete e padovane, sarà eccezionalmente esposto nel Salone dei Vescovi del Museo Diocesano di Padova fino al 19 aprile 2026 in occasione della mostra “La Bibbia Istoriata Padovana. La città e i suoi affreschi”.

A rendere il manoscritto particolarmente originale e interessante dal punto di vista artistico, le miniature che non solo accompagnano il testo, ma diventano quasi più preponderanti rispetto a esso, tanto che, nel testo, ricorre spesso il

rinvio alle immagini per facilitare e approfondire la spiegazione di quanto scritto (“Como qui si è depento” la dicitura ricorrente). Una Bibbia per immagini che ricorda le Bibbie illustrate francesi risalenti alla stessa epoca, ma che vide la luce a Padova, in un’epoca e in un contesto artistico e culturale unici

che non poterono che ispirare la realizzazione delle miniature stesse.

La mostra unisce le parti della Bibbia arrivate fino a noi e che attualmente si trovano in diverse location: la Genesi e la storia di Ruth all’Accademia dei Concordi d Rovigo, la parte centrale del Pentateuco (Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio) e il libro di Giosuè alla British Library di Londra, che ha reso permesso l’allestimento della mostra concedendo eccezionalmente il prestito della sua parte. Oltre ad ammirare le miniature, i visitatori avranno modo di conoscere meglio il contesto in cui è nata l’opera grazie a una sala immersiva dedicata all’ambiente storico e artistico della Padova del Trecento. (f.t.)

Elisa Seitzinger, Superego, arazzo

Calcio.

Bilancio positivo per l’avvio di stagione dei biancoscudati in Serie B

Il Padova leone e formica guarda al futuro con fiducia e una identità chiara e definita

L’attesa è terminata: dopo mesi di trepidazione

Padova è pronta a vedere in azione il più grande fuoriclasse che abbia mai calcato il prato dell’Euganeo, il campione del mondo Alejandro “Papu” Gomez

Padova: il futuro lascia ben sperare dalle parti dell’Euganeo. I biancoscudati arrivano alla seconda sosta delle nazionali guardando il bicchiere mezzo pieno. La squadra di Andreoletti ha trovato, infatti, una chiara e definita identità.

É nato il Padova leone e formica. Una compagine coraggiosa, ma allo stesso tempo umile e operaia. Il tecnico lombardo, dopo un iniziale rodaggio di adattamento alla Serie B, ha mostrato di cosa può essere capace. La svolta è arrivata a livello tattico, con il passaggio dal 3-4-2-1 al 3-5-2. Sembra poco, ma è un dettaglio che ha dato grande spinta all’universo biancoscudato.

Andreoletti sta mostrando

qualcosa di nuovo con un sistema ibrido che diventa in fase di costruzione un offensivo 4-24: Varas e Capelli partono larghi per poi entrare dentro il campo lasciando spazio sull’ampiezza per la corsa di Faedo e Barreca. Davanti, in attesa del ritorno dalla squalifica di Papu Gomez, due punte vere: Bortolussi e Lasagna. Una squadra di coraggio e personalità che ha provato a imporre il proprio calcio su tutti i campi che l’hanno vista protagonista.

Poi però, ci sono l’umiltà e l’intensità che il tecnico ha imposto come caratteristica base da cui i suoi non possono prescindere: si difende con il 5-3-2, si attende l’avversario con l’attenzione operaia della formica. Così è nato il

nuovo Padova a due facce che va alla sosta con 8 punti, ma soprattutto, con tanti spunti positivi offerti.

Servirà ora limare i dettagli che fanno la differenza nel campionato degli episodi: nella sconfitta di Bari è mancata la malizia e l’esperienza di chi questo torneo lo conosce ancora poco. Contro l’Avellino, sul 2-0 trovato nei primi 30 minuti, è subentrato un pó di appagamento che ha portato alla rimonta irpina. Due intense settimane di lavoro per colmare queste lacune. Dopo la sosta il ciclo di gare per i padovani sarà arduo, ma stimolante: la calda trasferta di Catanzaro, Juve Stabia in casa, il viaggio infrasettimanale in Liguria con Lo Spezia, poi di nuovo Euganeo con il Sudtirol e la delicata trasferta di Mantova. Dopodiché sarà nuovamente pausa prima della “Partita”, il derby con il Venezia. La grande notizia è che l’attesa sta finendo: dopo mesi di trepi-

dazione Padova è pronta a vedere in azione il più grande fuoriclasse che abbia mai calcato il prato dell’Euganeo, il campione del mondo Alejandro “Papu” Gomez. La gara contro la Juve Stabia dovrebbe essere quella del battesimo del 10. Saranno da valutare le sue condizioni atletiche dopo lo stop forzato di due anni e l’adat-

Rugby, Serie A. Il ritorno del veterano: Alberto Chillon di nuovo in maglia Petrarca

Alberto Chillon è tornato dove tutto è cominciato. A 34 anni, il mediano di mischia padovano ha fatto il suo rientro al Petrarca Rugby, il club in cui è cresciuto e con cui ha vinto lo scudetto 2011.

Classe 1990, 177 cm per 83 kg, una presenza in Nazionale maggiore (2013), Chillon porta con sé un bagaglio ricchissimo di esperienza maturata in anni di alto livello tra Celtic League (con Benetton e Zebre), Reggio Emilia e soprattutto Rovigo, dove ha vissuto otto stagioni intense coronate da tre titoli italiani.

Chillon, che torna per la terza volta a indossare la maglia nera (dopo le esperienze

2009–2012 e 2019/2020), parla con la consapevolezza di chi ha vissuto il rugby italiano da protagonista: “Nasce tutto da qui, sono cresciuto nelle giovanili. Poi la carriera di un atleta prende direzioni imprevedibili: ho avuto l’occasione della Celtic League, poi anni importanti a Rovigo. Avevo voglia di tornare a casa. Mi sono già ambientato”. Veterano in un gruppo molto giovane, Chillon sa di avere un ruolo chiave non solo in campo, ma anche nello spogliatoio: “Ci sono tanti giovani che ci portano una grande energia. Ma può diventare un’arma a doppio taglio se non viene incanalata nel modo corretto. Noi più esperti dobbiamo guidarli. Io

cerco sempre di trasmettere qualcosa, con umanità e tatto: i giovani vanno capiti”. Il ritorno non è solo impattante dal punto di vista emotivo. Chillon ha tanta voglia di vincere: “Stiamo lavorando bene, la preseason è stata positiva, il gruppo c’è. Ora dobbiamo solo trovare i giusti meccanismi. L’obiettivo? Vincere Campionato e Coppa Italia. Ce la giocheremo con Rovigo, sicuramente, e anche Reggio sarà della partita. Noi dobbiamo pensare in grande”.

E sul derby con Rovigo, inevitabile crocevia emotivo della stagione, Chillon risponde con sobrietà: “Lo vivrò con grande rispetto. Non sono un esuberante, ma saranno emo-

tamento tattico nel contesto apparecchiato da Andreoletti. Il tecnico lombardo si concederà un attaccante in più? O resterà fedele al nuovo sistema leone e formica? Ai posteri l’ardua sentenza, ma in ogni caso, la sensazione è che il futuro a Padova può essere affrontato con ambizione e positività. Stefano Parpajola

zioni forti. Otto anni non si cancellano. Ma ora la mia casa è di nuovo Padova”. Chillon è tornato per guidare il Petrarca a grandi altitudini. (s.p.)

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Regionali: finalmente tutti ai nastri di partenza

In cambio del via libera Stefani, infatti, Fratelli d’Italia otterrà la maggioranza degli assessorati di peso, le poltrone più importanti delle Aziende regionali e la possibilità di indicare i candidati sindaci per le elezioni di Venezia del 2026 e di Padova del 2027. Forza Italia, dal canto suo, avrebbe “portato a casa” un paio di assessorati dei quali uno molto importante, e qui Flavio Tosi continua a proporsi per tornare a quello alla Sanità, e, con ogni probabilità, la scelta del candidato sindaco di Verona (2027). Ovviamente non sapremo mai, fino alla prova dei fatti, se questo accordo sia esattamente così

I candidati/1. Centrosinistra compatto

dettagliato o se sia qualcosa che ci assomiglia molto: quello che è certo è che per “trovare” la quadra gli alleati hanno dovuto mettere sul piatto tutto. Come se non bastasse pare che la Lega avrebbe aperto alla possibilità di cedere la Regione Lombardia (al voto nel 2028) a Fratelli d’Italia e si sia detta disposta a sostenere in parlamento la riforma della legge elettorale, che porta a un antipasto di premierato forte, che vuole Giorgia Meloni. Dall’altra parte la squadra a sostegno del principale competitor, Giovanni Manildo, continua a crescere. L’avvocato trevigiano, un passato da scout e da sindaco,

Manildo a metà campagna: già 200 incontri tra idee e ascolto

Giovanni Manildo, candidato presidente del Veneto per la coalizione di centrosinistra, compatta come non succedeva da tempo, traccia un primo bilancio a metà campagna elettorale, celebrando il lavoro di ascolto e confronto portato avanti in questi primi due mesi. Con oltre 200 incontri già realizzati in tutto il territorio veneto e migliaia di persone coinvolte, Manildo si dice soddisfatto del percorso intrapreso, sottolineando come il suo approccio sia stato tutto centrato sull’ascolto attivo e sul coinvolgimento diretto dei cittadini e delle realtà locali.

“Non abbiamo avuto il tempo di fermarci a passerelle, ma abbiamo voluto ascoltare, confrontarci e raccogliere le proposte e le necessità delle persone che vivono il nostro territorio ogni giorno. È questo il metodo con cui vogliamo costruire il futuro del Veneto: partendo dai problemi reali, dalle esigenze concrete delle persone”, aggiunge Manildo, ribadendo il suo impegno a promuovere una partecipazione attiva e inclusiva nella gestione della Regione.

Il candidato del centrosinistra mette in evidenza le principali tematiche affrontate finora: dalla sanità pubblica, che dovrà essere “una priorità della Regione”, con l’implementazione delle case di comunità e un maggior numero di medici, alla necessità di rispondere alle problematiche giovanili, soprattutto quelle legate all’emigrazione forzata dei ragazzi veneti a causa di mancanza di opportunità. Secondo Manildo, il vero problema del Veneto è la difficoltà di attrarre e trattenere talenti e imprese, e la soluzione

passa attraverso un governo partecipato, che metta al centro della propria agenda le esigenze dei cittadini, senza inseguire gli interessi di parte. “Il Veneto deve tornare ad essere una terra che sa attrarre persone, talenti e opportunità. Solo con la partecipazione e l’inclusione riusciremo a costruire un futuro che dia risposte concrete alle esigenze di tutti”, afferma, lanciando un appello a tutti i veneti per unirsi al suo progetto di cambiamento.

L’appello alla partecipazione si fa ancora più forte mentre la campagna entra nel vivo. Manildo chiede ai cittadini veneti di non limitarsi ad ascoltare, ma di essere protagonisti del cambiamento. “Il Veneto è una comunità che deve crescere insieme”, conclude, sottolineando che il suo progetto è costruito per chi vuole un futuro migliore per la regione.

ha incassato il sostegno di Rifondazione Comunista, che in prima istanza sembrava volersi candidare contro, e di Azione, Italia Viva, +Europa e Partito Socialista che correranno insieme in una lista che si chiamerà “Uniti per Manildo”. Con questi due nuovi ingressi, Manildo potrà contare su di una squadra composta da sette liste per compiere un’impresa certamente molto difficile, ma che difficilmente non avrà l’esisto scontato di cinque anni fa. Sugli altri candidati bisognerà capire se supereranno lo scoglio della raccolta delle firme entro i tempi stabiliti, ovvero l’ultima settimana di ottobre.

I candidati/2. 32 anni, parlamentare della Lega
Il centrodestra ha scelto, il candidato è Alberto Stefani

Già da più di un mese Alberto Stefani, enfat prodige della Lega, aveva iniziato a girare il Veneto quasi quotidianamente e la voce che lo voleva come candidato alla presidenza della Regione si è fatta via via più insistente. L’ufficialità è arrivata il 7 ottobre scorso, con l’annuncio dell’intesa nel centrodestra nel complicato scacchiere politico nazionale. Stefani, 32 anni, si candida perciò a diventare il più giovane presidente di Regione. Padovano di Borgoricco, ci sui è stato sindaco a 26 anni, dopo essere entrato il Parlamento a 25, Stefani è laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti e tuttora prosegue l’attività di ricerca. Nel 2022 è stato confermato parlamentare e nel 2023 è stato eletto segretario regionale della Liga Veneta.

“Ringrazio la coalizione di centrodestra per il sostegno, ora avanti verso il traguardo - ha dichiarato -. La nostra squadra è pronta ad amministrare la Regione, in continuità con l’ottimo lavoro di Luca Zaia. Il nostro impegno è chiaro: metteremo davanti a tutto, anche alle logiche della politica, le necessità delle persone - spiega Stefani - Accetto questo confronto forte di un’eredità solida. Abbiamo davanti grandi e nuove sfide, che meritano di essere affrontate con energia. A partire dal disagio giovanile, dall’invecchiamento della popolazione, dalla crisi economica internazionale, sino alla difesa dell’ambiente e del lavoro. Trascorrerò la campagna elettorale nelle piazze e nelle periferie dei nostri Comuni, cercando di stringere la mano a quanti più Veneti possibile Ascolterò tutti, compreso chi non la pensa come me”.

Stefani aggiunge: “Credo nel confronto leale fra idee, rifiuto lo scontro personale. In politica non cerco nemici da abbattere, ma avversari con cui dialogare”. Quindi uno sguardo al sociale: “Sarà il primo punto del nostro programma di governo. Il Veneto ha davanti a sé sfide nuove, quali l’invecchiamento della popolazione, l’aumento del disagio giovanile, l’incremento delle patologie croniche e neurodegenerative. Per questo stanzieremo ancora più risorse in un comparto che sarà protagonista nell’attività amministrativa. Istituiremo anche un assessorato al Sociale, indipendente e con portafoglio. Abbiamo bisogno di un Veneto che si faccia comunità, che accompagni la persona e la famiglia, in continuità con quanto già fatto negli ultimi anni”.

Alberto Stefani
Giovanni Manildo

I candidati/3. Propone un progetto regionale indipendente per rilanciare lavoro, sanità e autonomia

Fabio Bui guida i Popolari per il Veneto: “È tempo di un nuovo protagonismo”

F abio Bui, ex sindaco di Loreggia e già presidente della Provincia di Padova, 60 anni, scende in campo come candidato presidente della lista Popolari per il Veneto, pronta a presentarsi in autonomia alle prossime elezioni regionali. La formazione politica, che accoglie anche esponenti provenienti da movimenti autonomisti locali, punta a dare voce e rappresentanza a un territorio ricco di tradizioni civiche e culturali, spesso trascurato dalla politica nazionale.

I Popolari per il Veneto si ispirano a modelli di successo come

la CSU bavarese e la Südtiroler Volkspartei, proponendo un progetto che valorizzi le persone, le comunità locali e la responsabilità condivisa, distaccandosi dalle logiche dei partiti nazionali che, secondo Bui, hanno spesso sfruttato il Veneto senza difenderne gli interessi.

“Dopo anni di promesse disattese sull’autonomia – afferma Bui – il Veneto ha bisogno di un voto di fiducia per ritrovare la propria identità e forza. Non servono slogan, ma soluzioni concrete che mettano al centro

la sussidiarietà e il rafforzamento delle nostre comunità. Solo così potremo restituire al Veneto dignità e futuro. Il Veneto - sottolinea - deve diventare protagonista nelle scelte europee per i trasporti, l’economia e l’ambiente. Serve superare l’idea dei “paroni a casa nostra” e aprire finalmente la stagione dei protagonisti a casa nostra, dove il Veneto non debba più accontentarsi delle briciole ma sappia far sentire con forza la propria voce ai tavoli decisionali. Per questo diciamo con chiarezza: il Veneto al centro. Al centro dei nostri interes-

si, delle nostre scelte e della nostra visione politica”. Questi i punti programmatici. Lavoro e imprese locali: sostegno ai giovani e all’artigianato, incentivi per chi investe e crea occupazione. Sanità pubblica: riduzione delle liste d’attesa, potenziamento dei servizi territoriali e più attenzione ad anziani e persone fragili. Sicurezza e legalità: contrasto alle baby-gang e presenza rafforzata delle forze dell’ordine nei quartieri più a rischio. Autonomia e protagonismo veneto: portare la voce del Veneto ai tavoli decisionali,

senza più subire le scelte calate da Roma. Formazione e giovani: un nuovo rapporto tra scuola, università e territorio per creare opportunità reali di futuro.

I candidati/4. Le altre voci del Veneto: autonomisti, dissidenti e “pescatori di pace” in corsa per la Regione

Da Re getta l’amo al centrodestra, Szumski e Damiano in campo

La corsa alla Presidenza della Regione vede in campo anche figure e movimenti che rappresentano istanze laterali, dissidenti o autonomiste, pronte a intercettare il voto di protesta e di opinione. Tra i contendenti più noti c’è Gianantonio Da Re, ex segretario regionale della Lega ed europarlamentare, espulso dal partito due anni fa. Oggi guida la Liga Veneta Repubblica e cerca un accordo con la coalizione di centrodestra, dopo l’ufficializzazione della candidatura di Stefani. “Noi siamo del centrodestra,” ha dichiarato Da Re, “adesso vediamo se c’è la possibilità di fare ancora parte di questa maggioranza. Se ci ritiene una parte importante bene, altrimenti penseremo a qualcos’altro”. Il suo profilo, marcatamente

autonomista e identitario, che insiste sulla necessità per il Veneto di “valorizzare il proprio peso politico ed economico all’interno dell’Italia,” è la ragione principale del suo non ancora accordato ingresso nella coalizione.

Un altro nome in lizza è quello di Riccardo Szumski, medico ed ex sindaco di Santa Lucia di Piave. Szumski si candida con la lista “Resistere”, nata dall’aggregazione di associazioni, imprenditori e cittadini disillusi dalla politica tradizionale. Al centro del suo programma spicca il rilancio della sanità pubblica. Szumski è ricordato per le sue posizioni critiche durante la pandemia, che lo portarono a essere sospeso dall’Ulss e radiato dall’Ordine per le sue tesi sulle cure

domiciliari e i vaccini anti-Covid. L’obiettivo, spiega, è “dar voce a chi oggi è scontento, sfiduciato, disilluso dalla politica regionale”. La lista, che si dichiara apartitica, è sostenuta da vari movimenti e si prepara a presentare candidature in tutte le province, confidando in un riscontro positivo negli incontri

pubblici. Infine, si presenta Lorenzo Damiano con i “Pescatori di Pace –Ministri della Pace”, un movimento spirituale e politico che si propone come alternativa radicale. Damiano, noto per un suo drastico cambio di rotta sulle posizioni no-vax dopo essere stato contagiato gra-

vemente dal virus, sostiene la creazione di un “ministro della Pace” come figura istituzionale per i temi di riconciliazione e non violenza. La sua candidatura, proveniente da ambienti ultracattolici, aggiunge un elemento peculiare e non convenzionale al panorama elettorale veneto.

Fabio Bui
Gianantonio Da Re
Riccardo Szumski
Lorenzo Damiano

Vers0 le elezioni. Il referente Simone Contro: “Per noi il limite dei due mandati è colonna portante”

Movimento 5 Stelle: “Serve aria nuova in Regione, candidati scelti dalla base e non imposti dall’alto”

“N

oi i candidati li abbiamo espressi con il solito metodo partecipativo: nomi espressi dalla base e votati dagli iscritti online. L’esatto contrario di quanto visto negli ultimi mesi con un balletto indegno tutto romano, che ha partorito Alberto Stefani, un avanzo di segreteria, usato da Matteo Salvini in logica anti Zaia, che è il vero sconfitto di questa compagine del centrodestra tutta concentrata sulle careghe anzichè sulle urgenze del Veneto. Insomma, siamo il contrario della destra e ne siamo orgogliosi”. A dirlo Simone Contro, referente Veneto per il Movimento 5 stelle. Gli attivisti del soggetto politico rilanciato da Giuseppe Conte, hanno lavorato in questi mesi sul programma e sulla rosa di nominativi da esprimere.

“Siamo un movimento di partecipazione per definizione e il

metodo non conosce esclusioni - continua Contro - tanto che la nostra valida consigliera eletta per due volte di seguito, Erika Baldin, si fa di lato per continuare a fare politica per noi da altre posizioni. Per noi il limite dei due mandati è una colonna portante, mentre Zaia ha messo tutto a repentaglio pur di provare a fare il quarto”. Il dopo Zaia secondo il Movimento 5 stelle avrà il nome di Giovanni Manildo, sostenuto convintamente dal movimento. “Manildo ha già fatto il sindaco a Treviso, è un avvocato che non ha fatto della politica il proprio mestiere, a differenza del suo avversario Alberto Stefani, che è entrato in parlamento a 25 anni e non ha avuto manco il pudore di dimettersi visto che dovrà fare campagna elettorale o dividendosi tra Roma e il Veneto o, e sarebbe ancora peggio, scroccando lo stipendio da circa 10mila

euro netti al mese senza manco guadagnarselo. Non c’è da stupirsi se la commissione bicamerale da lui presieduta abbia sortito in tre anni solo chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere. Come il suo predecessore, sul federalismo fiscale e l’autonomia questa coppia ha portato a casa, come direbbe Josè Mourinho, zeru tituli. E’ ora di voltare pagina in fretta”.

Ed il primo provvedimento che gli eletti del Movimento 5 stelle depositeranno alla discussione del Consiglio Regionale rinnovato dalle elezioni del 23 e 24 novembre prossimo sarà l’istituzione di una commissione speciale sulla spending review degli ultimi dieci anni di governo veneto.

“Apriremo tutti i cassetti e faremo circolare un’aria nuova nelle stanze di palazzo Ferro Fini e palazzo Balbi - garantisce Simone Contro - il nostro modello di ge-

stione garantirà milioni di euro di risparmi sulla spesa corrente tagliando senza indugi gli sprechi.

Va passata al setaccio la convenzione dei project financing voluti ancora da Giancarlo Galan sugli ospedali e quella della Pedemontana fortemente imposta da Zaia. L’unico project al mondo in cui se guadagna, guadagna il privato, ma se perde, ripiana il buco il pubblico. Rivolteremo queste logiche dannose per il Veneto, per un Veneto a 5 stelle”.

L’iniziativa. Terza edizione di Modello Veneto TeSeO, finora coinvolti oltre 3 mila giovani

Teatro, scuola, occupazione, terza edizione al via: formazione, cultura e lavoro vanno a braccetto

Il presidente Giampiero Beltotto mette a disposizione il proprio mandato: “Lascio una realtà solida, con bilanci in equilibrio e una programmazione triennale condivisa”

Dalla scoperta della vocazione teatrale al debutto sul palcoscenico, il Modello Veneto TeSeO (Teatro Scuola e Occupazione) si conferma come un modello formativo unico in Italia. Con la firma del nuovo accordo di collaborazione tra Regione Veneto e Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale, cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+), prende il via la terza edizione triennale 2025-2028 di un progetto che unisce formazione, cultura e lavoro.

Nato nel 2018, TeSeO ha formato oltre 3mila giovani e raggiunto un tasso di occupazione superiore al 70% tra gli ex allievi, ponendo il Tsv ai vertici nazionali per ricaduta occupazionale. Il percorso accompagna i partecipanti dai provini d’ammissione all’Accademia Te-

atrale Carlo Goldoni fino alle prime esperienze professionali, con residenze artistiche, produzioni e contratti di lavoro già durante il percorso accademico.

“Con TeSeO confermiamo una scommessa vinta: trasformare la passione per il teatro in una concreta opportunità professionale - dichiara Valeria Mantovan, assessore regionale al lavoro -. È il primo progetto in Italia che mette a sistema l’intero ciclo formativo dell’attore, unendo qualità artistica, occupabilità e crescita culturale”.

“Un Teatro Nazionale deve credere nei giovani non solo formandoli, ma portandoli in scena – aggiunge Giampiero Beltotto, presidente del Tsv -. Dal 2018 abbiamo trasformato le parole in fat-

ti, scritturando centinaia di giovani attori usciti dall’Accademia. La Regione Veneto è stata determinante: insieme stiamo costruendo una nuova generazione di interpreti per i teatri italiani”.

Dal 2018 il Modello TeSeO ha coinvolto 3.279 giovani, offrendo una formazione d’eccellenza tra il Teatro Goldoni di Venezia e il Teatro Verdi di Padova. Il progetto prevede anche programmi di mobilità Erasmus+ con prestigiose accademie europee e la Compagnia Giovani, che ha già coinvolto oltre 100 artisti in più di 20 produzioni. Il nuovo accordo 2025–2028 consolida la formazione con un percorso centrato sulla figura dell’attore-autore, capace di coniugare interpretazione, scrittura e creazione scenica. Sono previste tre aree di intervento principali: “Prima Prova”, per l’avvio professionale dei neodiplomati; “Compagnia Giovani”, per valorizzare i migliori talenti; e “MaturAzione”, per sostenere la creazione di com-

pagnie indipendenti. Sono inoltre introdotti due percorsi di specializzazione.

Durante la cerimonia al Teatro Verdi sono stati anche consegnati i diplomi ai nuovi attori dell’Accademia Teatrale Carlo Goldoni. “Con questa edizione del Premio abbiamo voluto offrire ai giovani un’opportunità di crescita umana e professionale - afferma Tomaso Carraro, Vice Chairman del Gruppo Carraro -. È un investimento nella cultura e nei territori, convinti del suo valore sociale e formativo”. Nel frattempo, durante la riunione del Consiglio Generale di fine settembre, Giampiero Beltot-

to ha comunicato la decisione di mettere a disposizione il proprio mandato, rendendosi disponibile a guidare la Fondazione in una fase di transizione fino all’estate 2026. “Considero concluso il ciclo di ricostruzione che ha portato il Teatro Stabile del Veneto a diventare Fondazione e a essere confermato per la seconda volta come Teatro Nazionale - ha dichiarato Beltotto -. Lascio una realtà solida, con bilanci in equilibrio e una programmazione triennale condivisa. È tempo di aprire un nuovo ciclo, libero e ambizioso, per il futuro del nostro teatro”.

Madeleine Palpella

Simone Contro, referente M5S in Veneto

L’iniziativa. Il nuovo festival con la direzione artistica di Matteo Strukul e Silvia Gorgi

L’impresa della bellezza tra arte e letteratura capace di generare economia e identità

Vigonza ha ospitato la manifestazione che celebra la bellezza della nostra regione (e non solo): “Non è un concetto astratto ma una forza concreta”

L etteratura, arte e impresa. Tre mondi che spesso vengono raccontati separatamente, ma che nella storia italiana hanno sempre convissuto in un intreccio fertile, creativo e straordinario. Dalla genialità di Palladio alla visione di Canaletto, dal teatro di Goldoni all’audacia di Casanova, la cultura italiana ha saputo trasformare la bellezza in un motore di identità e sviluppo. È proprio a partire da questa consapevolezza che è nata L’IMPRESA DELLA BELLEZZA, una manifestazione ideata e diretta da Matteo Strukul e Silvia Gorgi, organizzata da Sugarpulp in collaborazione con il Comune di Vigonza. Ho fatto una chiacchierata con Matteo Strukul per farmi raccontare la genesi, i contenuti e le ambizioni di un evento che, già alla sua prima edizione, ha saputo imporsi come punto di riferimento nel dibattito culturale regionale

Matteo, come è nata l’idea de L’IMPRESA DELLA BELLEZZA e quale visione volevate portare avanti con questo progetto?

L’idea è nata dal desiderio di raccontare il legame profondo che unisce letteratura, arte e impresa al Made in Italy. Con Silvia Gorgi abbiamo immaginato un appuntamento che fosse al tempo stesso celebrazione e riflessione, capace di portare in scena autori, artisti e artigiani che rappresentano l’essenza stessa del nostro saper fare. Abbiamo scelto la Riviera del Brenta, a Vigonza, perché è un territorio che da sempre vive questa vocazione: qui il bello non è mai stato disgiunto dal lavoro, dalla manualità,

dall’ingegno. Volevamo che la manifestazione fosse un’occasione per riflettere sul presente e sul futuro del nostro Paese, partendo proprio dalla consapevolezza che la bellezza non è un concetto astratto, ma una forza concreta, capace di generare economia, identità e condivisione sociale.

A proposito di “saper fare”, avete coinvolto figure molto diverse fra loro. Ce ne parli?

Abbiamo voluto dare voce a protagonisti che, ciascuno nel proprio ambito, incarnano questa idea di saper fare legato al bello. Red Canzian, ad esempio, ha condotto una riflessione sul suo percorso di artista, compositore e ambasciatore della canzone italiana nel mondo. Non solo musicista, ma anche imprenditore e produttore musicale, capace di trasformare l’esperienza artistica in impresa.

Poi c’è stato Fulvio Marino, che ha raccontato la sua storia di artigiano del pane, nata in una famiglia di mugnai. La sua è una testimonianza preziosa di come un mestiere antico possa diventare oggi non soltanto professione, ma anche narrazione, comunicazione, divulgazione attraverso la televisione.

Francesco Vidotto ci ha portato invece nel cuore della Natura e dell’Ambiente. Per lui non sono soltanto sfondi delle storie che scrive, ma vere e proprie condizioni di vita e grandi temi di riflessione.

Io stesso ho voluto sottolineare come l’arte e la bellezza italiane siano brand potenti del Made in Italy e come possano essere l’asse portante della nostra letteratura.

Infine, Alessia Gazzola ha raccontato le sue eroine, da Costanza a Miss Bee, e l’avventura delle serie tv tratte dai suoi romanzi. Ha parlato anche della comunità di lettrici e lettori che la segue con grande affetto. Come ha reagito il pubblico a questa proposta?

La risposta è stata straordinaria. Nei giorni di sabato 11 e domenica 12 ottobre il Teatro Quirino de Giorgio di Vigonza era gremito in ogni ordine di posti. È stata un’emozione fortissima vedere così tanta partecipazione e soprattutto percepire l’interesse autentico delle persone. Già dalla prima edizione la manifestazione si è confermata come un momento imprescindibile per l’intera Riviera del Brenta, una vera occasione di riflessione collettiva. Abbiamo dimostrato che il connubio fra letteratura, arte e impresa non è soltanto possibile, ma è anche capace di aprire prospettive nuove per il territorio e per il tessuto creativo che lo anima.

Nel tuo intervento hai citato figure come Canaletto, Tiepolo, Palladio, Goldoni e Casanova. Che cosa rappresentano per te?

Per me rappresentano la prova concreta che la bellezza, in Italia, è sempre stata un’impresa. Canaletto, ad esempio, fu scenografo prima ancora che pittore, e lo stesso Tiepolo. Palladio non era soltanto architetto,

ma anche lapicida e direttore di cantiere, un uomo capace di unire visione e concretezza. Goldoni, oltre a essere un geniale commediografo, fu anche impresario teatrale. Casanova, dal canto suo, riuscì a imporre il proprio nome come un vero e proprio brand ante litteram. Tutti loro hanno avuto la capacità di circondarsi di agenti, promotori, committenti e mecenati, costruendo attorno alla propria arte un vero e proprio sistema imprenditoriale. È questa, a mio avviso, l’essenza dell’impresa della bellezza. Quindi la bellezza è anche una strategia di comunicazione?

Assolutamente sì. L’IMPRESA DELLA BELLEZZA non vuole essere solo un festival, ma anche un pensatoio. È un laboratorio di idee per costruire nuove strategie di racconto e di comunicazione. Vogliamo riflettere su come la sinergia fra bellezza, cultura, arte e impresa possa diventare uno strumento narrativo-attrattivo. Spesso questo tipo di riflessione manca fra operatori e stakeholder. Eppure credo che proprio qui ci sia una delle chiavi per dare al territorio una nuova consapevolezza, per pensare allo sviluppo e alla condivisione sociale in modo diverso, più profondo e più autentico. Da questo punto di vista devo sottolineare come l’amministrazione comunale di Vigonza non solo ci ha dato piena fiducia, ma ci ha sup-

portato in pieno affinché tutto fosse perfetto.

In che modo pensi che questa manifestazione possa incidere sul futuro della Riviera del Brenta e del Veneto in generale?

La Riviera del Brenta è un luogo che ha sempre vissuto di intrecci fra arte, impresa e bellezza. Pensiamo alle ville venete, simboli straordinari di un’epoca in cui architettura, mecenatismo e manifattura si alimentavano a vicenda. Oggi credo che ci sia bisogno di riscoprire quello spirito, di riportarlo al centro del dibattito pubblico. Con L’Impresa della Bellezza vogliamo mostrare come il territorio possa tornare a essere laboratorio di innovazione culturale e imprenditoriale. Vogliamo stimolare nuove sinergie, nuove opportunità di collaborazione fra chi produce arte, chi la racconta e chi investe nel futuro.

• Chi è Giacomo Brunoro

Classe ‘76, padovano. È direttore editoriale di LA CASE Books, presidente di SUGARPULP, collabora con Veneto24, docente per Forema e per SMART Innovation School.

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Con l’Accademia Affiliati Despar Nord investe sugli imprenditori locali

strategica di sviluppo e sostegno al territorio. La rete di imprenditori affiliati al marchio dell’Abete rappresenta una parte importante del tessuto aziendale: un patrimonio imprenditoriale diffuso in tutte le regioni in cui è presente Despar Nord, che esprime ogni giorno i valori del marchio all’interno di punti vendita gestiti con passione, competenza e spirito imprenditoriale. Attualmente sono più di 300 i negozi affiliati che compongono la rete di Despar Nord gestiti direttamente dagli imprenditori sui territori. Per l’azienda sostenere l’affiliazione significa perciò andare oltre il semplice rapporto commerciale, creando un ecosistema virtuoso in cui ogni affiliato possa crescere, evolversi e affrontare le sfide del mercato con strumenti solidi e visione strategica. È per questo che dal 2022 Despar Nord propone l’Accademia Affiliati, un percorso formativo dedicato ai titolari e responsabili dei punti vendita in franchising, concepito per raf-

forzare le competenze manageriali e far emergere un nuovo modello di imprenditore: non solo operativo, ma capace di gestire con leadership e lungimiranza il punto vendita. l percorso è pensato come un viaggio formativo su misura, che alterna momenti teorici, sperimentazioni sul campo, visite in punti vendita italiani ed europei e approfondimenti individuali. Un cammino annuale strutturato in cicli continui di apprendimento, in cui ogni tematica viene affrontata da diverse angolazioni: dalla gestione strategica alla marginalità, dalla leadership alla pianificazione delle gni edizione coinvolge decine di partecipanti in un’esperienza ad alto impatto: grazie al supporto di tutor, referenti e capi area, gli imprenditori sono accompagnati passo dopo passo, fino al project work finale, occasione per mettere in pratica le competenze acqui- in Austria, casa madre di Despar

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a febbraio 2026 infatti prenderà il via la nuova edizione del percorso formativo e che includerà una decina di nuovi imprenditori, con l’obiettivo di sostenere la crescita dell’imprenditore offrendogli competenze, visione d’insieme e capacità di adattamento in uno scenario in continua evoluzione.

Intervista all’imprenditore affiliato a Despar Nord Marco Baccini

il percorso con l’Accademia degli Affiliati Despar? Quali erano le sue aspettative iniziali e in che modo questo percorso ha arricchito la sua crescita professionale? commercianti che gestiscono il punto vendita dal 1 prenditore debba essere un professionista in grado di affrontare la complessità delle questioni peculiari di ogni attività: commerciali, amministrative, finanziarie, sociali, tecnologiche. La volontà di partecipare all’Accademia degli Affiliati Despar è nata da una mia duplice esigenza, maturata nel momento in cui ho deciso di dedicarmi alla gestione del supermercato di famiglia. Da una parte, questo percorso rispondeva alla mia propensione ad apprendere competenze tecniche e professionali per l’esercizio dell’attività che mi accingevo ad affrontare, in un settore che ha conosciuto evoluzioni importanti e veloci, in relazione alle quali non è più possibile affidarsi solamente all’esperienza o alle capacità commerciali. Dall’altra, sono stato attratto da quello ritengo sia il valore aggiunto

dita?

Devo riconoscere che la formazione praticata è stata completa ed ha fornito ai partecipanti competenze specifiche e trasversali utili ad ogni aspetto dell’attività di gestione di un punto vendita. Dalla formazione sui reparti alla gestione del personale, dagli aspetti finanziari e commerciali alla programmazione degli eventi ed alla visita ai centri logistici. Ognuno di questi temi è stato fondamentale per acquisire la capacità per affrontare le complessità che questo settore pone ogni giorno. Se dovesse consigliare l’Accademia Affiliati Despar a un collega imprenditore, quale sarebbe, secondo lei, il principale valore aggiunto di questa esperienza?

Ritengo che il valore aggiunto sia rappresentato da una serie di fattori. In primo luogo, l’essere costruito per questo settore specifico, requisito essenziale affinché la formazione possa essere puntuale, e soprattutto concreta. Inoltre, altrettanto importanti sono la possibilità di rapportarsi e

confrontarsi con colleghi dello stesso settore, di stringere conoscenze ed amicizie che vanno oltre il rapporto lavorativo e, infine, l’organizzazione ottimale di ogni sessione, che rende le trasferte piacevoli. Per questo ringrazio Despar Nord per la lodevole iniziativa, rendendomi orgoglioso di farne parte.

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al via la redazione del Piano delle Acque per aumentare la sicurezza idraulica in città

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soluzioni in grado di migliorare la gestione e il deflusso delle acque della città, per prevenire situazioni di criticità quando si verificano le precipitazioni, soprattutto se di grande entità. Parallelamente all’attività di pianificazione, il Consorzio intensificherà le sue normali operazioni di manutenzione su scoli e impianti di sollevamento. L’obiettivo è garantire che, in occasione di eventi meteo avversi, il sistema idraulico sia pienamente efficiente e reattivo, limitando i rischi. «Confi diamo che questo percorso partecipato consenta un Piano delle Acque efficace, sostenibile e condiviso, in cui il contributo del Consorzio, delle istituzioni e del territorio si integri per proteggere il patrimonio idrico e garantire la sicurezza della città. Secondo l’ultimo studio pubblicato dal Sole 24 Ore dichiara che negli ultimi anni i problemi sono arrivati dai corsi minori, rispetto al passato dove le criticità interessavano i fiumi principali, per i quali è più complesso prevedere misure di mitigazione del rischio per mancanza di spazio circostanti – afferma

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Cardiologia di Padova: prima in Italia nei Best Italian Hospitals Awards 2025

La Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova si conferma al vertice dell’eccellenza sanitaria italiana, conquistando il primo posto nella classifica dei Best Italian Hospitals Awards 2025 tra le strutture non IRCCS e al secondo posto assoluto nella classifica generale. Un riconoscimento prestigioso che premia non solo la qualità delle cure offerte ma anche la capacità di coniugare assistenza, ricerca e formazione.

A guidare questo reparto d’eccellenza è il professor Domenico Corrado, che con la sua equipe ha saputo portare l’ospedale padovano a superare oltre 1.300 centri cardiologici in tutta Italia. Seguono nella graduatoria il Policlinico Universitario Agostino Gemelli, l’IRCCS Ospedale San Raffaele e il Centro Cardiologico Monzino. La valutazione, curata da NExT Health, si basa su un sistema multiparametrico che integra dati clinici, attività scientifica, formazione, reputazione e feedback degli

operatori sanitari, utilizzando fonti ufficiali come il Ministero della Salute, PubMed e Agenas.

Il risultato ottenuto rappresenta una testimonianza della solidità e dell’innovazione del sistema sanitario pubblico veneto. La Cardiologia di Padova è considerata un modello di eccellenza riconosciuto a livello internazionale, frutto di un impegno quotidiano e di un lavoro di squadra straordinario. Un ringraziamento va al professor Corrado, al personale medico e infermieristico e alla Direzione dell’Azienda Ospedaliera, che guidano questa realtà con professionalità e visione. l riconoscimento sottolinea la qualità delle prestazioni assistenziali, l’intensa attività scientifica e formativa, elementi che fanno della Cardiologia padovana un punto di riferimento nel panorama nazionale e internazionale delle malattie cardiovascolari.

Inaugurata la nuova terapia intensiva del Policlinico di Padova

Da poco è stata inaugurata la nuova terapia intensiva del Policlinico dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, intitolata alla memoria del Professor Federico Rea, storica figura della chirurgia toracica e dei trapianti, noto per il suo impegno anche nella cura delle neoplasie polmonari. La cerimonia ha avuto un doppio momento simbolico: il taglio del nastro del reparto e la scopertura della targa commemorativa in ricordo del medico, scomparso lo scorso luglio. Presenti all’inaugurazione l’Assessore alla Sanità e al Sociale Manuela Lanzarin, il Direttore Generale dell’Azienda Ospedale-Università di Padova Giuseppe Dal Ben, e altre autorità, tra cui il Direttore dell’UOC di Anestesia e Rianimazione Paolo Navalesi e la Magnifica Rettrice dell’Università di Padova Daniela Mapelli. Il nuovo reparto, di oltre 1.000 mq, è dotato di 11 posti letto, con strumentazioni all’avanguardia per la gestione di pazienti con insufficienza respiratoria, cardiorespiratoria, dialisi per insufficienza renale acuta e politraumi. Il progetto, che ha visto un investimento di 4,9 milioni di euro, si inserisce in un piano di potenziamento delle strutture sanitarie venete, mirato a rispondere alle sfide della sanità post-Covid.

L’Assessore Lanzarin ha sottolineato come questo investimento non solo rafforzi l’infrastruttura sanitaria della Regione, ma anche come simbolo del continuo impegno verso l’innovazione e la qualità delle cure, specialmente in settori come l’anestesia e la rianimazione, che stanno affrontando difficoltà nella copertura del personale. La speranza è che la nuova struttura contribuisca a colmare questi vuoti, attirando nuovi professionisti e onorando l’eredità del Professor Rea.

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Emergenza. L’AOU di Padova ha presentato il report annuale del Pronto Soccorso

“Meglio una costola rotta che un arresto cardiaco”: a lezione di salvataggio col Pronto Soccorso di Padova

25mila pazienti trattati nel corso del 2024: è questo il bilancio delle due unità di Pronto Soccorso del capoluogo euganeo. Lo dice il report annuale che, questa mattina, ha presentato il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dell’Università di Padova, Giuseppe Dal Ben, insieme ai direttori del Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliera e del Sant’Antonio, Vito Cianci e Alessandra Pizziol. È stata l’occasione anche per un confronto con i numeri odierni. L’anno scorso i pazienti trattati in Via Giustiniani hanno sfiorato le 100mila unità, di cui quasi il 60% trattati in codice bianco, mentre al Sant’Antonio, che storicamente gestisce flussi minori, gli utenti sono stati poco più di 25mila. Questo secondo dato però non deve trarre in inganno, infatti un utente su tre del Sant’Antonio è over 75 e rappresenta il 90% dei codici rossi accolti nella struttura. Questa suddivisione permette da sempre agli ospedali euganei di offrire un servizio su misura e di alta qualità.

Durante la presentazione si è anche parlato dell’OBI, il reparto di Osservazione Breve Intensiva introdotto quest’anno, dedicato ai pazienti del Pronto Soccorso che hanno bisogno di monitoraggio urgente. Questo nuovo supporto all’unità di emergenza permette di evitare sia ricoveri che dimissioni inopportuni, grazie ai dieci posti letto con controllo telemetrico completo. Il risultato: cure più efficaci e costi di gestione ridotti.

All’incontro era presente anche l’ex campione olimpico di canottaggio Rossano Galtarossa, appena tornato trionfante dal mondiale di Shangai dove ha coordinato la squadra azzurra che ha portato a casa un prestigioso oro. Ma perché coinvolgere uno sportivo? Perché Galtarossa è l’esempio vivente di come la formazione di primo soccorso sia fondamentale anche al di fuori del mondo medico.

Lo sportivo ha raccontato infatti di aver partecipato a ben due interventi di salvataggio. Il primo, senza alcuna preparazione, quando nel 2014 salvò un bagnante collassato nel lago di Varese. Dopo aver chiamato il 118, operò delle compressioni toraciche sulla vittima fino all’arrivo dei sanitari, ricevendo il plauso degli operatori d’emergenza. Dopo quell’esperienza, decise di fare un corso di formazione specifica con l’ospedale di Pado-

va, che gli tornò utile tre anni fa quando, con l’aiuto di un bagnino, salvò la vita a una donna collassata a bordo strada. “Spesso la gente ha paura di intervenire, temendo di fare la cosa sbagliata, ma è sempre meglio una costola rotta che un arresto cardiaco” spiega. Anche la dottoressa Pizziol ha ribadito il concetto, ricordando le “tre C” della rianimazione polmonare: “Check”, ovvero controllare che non ci sia respiro o battito cardiaco, “Call”, cioè chiamare subito i soccorsi, e infine “Compress”, iniziare le compressioni toraciche. Questo terzo punto è fondamentale, infatti il direttore Dal Ben ha spiegato che a Padova un’ambulanza impiega mediamente 7 minuti a intervenire, che sono inferiori alla media nazionale, ma se nessuno presta il primo soccorso, possono spesso costare la vita alla vittima.

Lo IOV di Padova si illumina di rosa per sensibilizzare sulla prevenzione del tumore al seno

Anche quest’anno l’Istituto Oncologico Veneto partecipa a Ottobre Rosa illuminando di rosa la propria facciata, gesto simbolico che ricorda l’impegno costante nella prevenzione del tumore al seno e nella diffusione della cultura della diagnosi precoce.

“La prevenzione è la prima forma di cura – sottolinea il commissario dello IOV, Francesco Benazzi –. Informarsi, effettuare controlli regolari e adottare stili di vita sani sono strumenti fondamentali per ridurre i rischi. Oggi, grazie alla ricerca e alle nuove tecnologie, possiamo offrire chirurgie di precisione a basso impatto invasivo e terapie innovative che migliorano i risultati clinici e la qualità della vita delle pazienti”. Oltre ai controlli, l’istituto propone momenti di incontro e dialogo. Due dirette Facebook del format Lo Specialista Risponde offriranno consigli e chiarimenti sul tumore al seno.

In Veneto i risultati della prevenzione sono significativi: secondo il Registro Tumori 2025, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di carcinoma mammario si attesta intorno al 91%. Un dato reso possibile dai programmi di screening, dall’attività delle Breast Unit e dall’evoluzione di terapie sempre più personalizzate.

La Breast Unit dello IOV, coordinata dalla professoressa Valentina Guarneri, riunisce specialisti di diverse discipline – dal chirurgo senologo al radiologo, dall’oncologo al fisioterapista – per garantire un percorso completo, rapido e coordinato alle pazienti. Con queste iniziative, l’Istituto Oncologico Veneto conferma il proprio ruolo centrale nella cura, nella ricerca e nella sensibilizzazione, ponendo al centro la salute e la qualità della vita delle donne.

Oculista. L’equipe diretta dal dottor Giuseppe Lo Giudice raggiunge un traguardo di rilievo

Impiantata a Schiavonia la prima lente telescopica intraoculare del Veneto

Un passo importante per l’oculistica veneta arriva dagli Ospedali Riuniti Padova Sud, dove è stato impiantato per la prima volta nel Veneto un dispositivo telescopico intraoculare su un paziente con grave maculopatia degenerativa. L’intervento, eseguito dall’équipe dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica diretta dal dottor Giuseppe Lo Giudice, segna un traguardo di rilievo nell’offerta di cure avanzate per le persone con disturbi visivi invalidanti.

La lente telescopica SING IMT™ (Implantable Miniature Telescope) funziona come un minuscolo sistema ottico impiantato all’interno dell’occhio. Attraverso un meccanismo di ingrandimento, consente di spostare le immagini su porzioni di retina ancora sane, migliorando la visione centrale e restituendo al paziente la possibilità di leggere, guardare la televisione o riconoscere i volti dei propri cari. “Si tratta di un dispositivo rivoluzionario, sia dal punto di vista fisico che tecnologico – spiega il dottor Lo Giudice –. In pratica è come avere un piccolo cannocchiale dentro l’occhio. Permette di sfruttare le aree retiniche non danneggiate, offrendo ai pazienti una chance concreta di recupero visivo”.

Non tutti però possono sottoporsi a

questo tipo di impianto. “È necessario un percorso di valutazione e di allenamento preliminare – aggiunge Lo Giudice – per verificare che il paziente riesca a utilizzare efficacemente la lente e che questa apporti un reale beneficio senza compromettere l’occhio”. Dopo l’intervento, il paziente segue un programma di riabilitazione visiva presso il centro regionale di Ipovisione, mirato a imparare a sfruttare al meglio il nuovo schema ottico. Un secondo intervento analogo è già in programma.

La maculopatia degenerativa è una delle principali cause di perdita della vista negli anziani: in Italia colpisce circa un milione di persone, e in Veneto si stima che siano decine di migliaia i cittadini affetti da forme più o meno gravi. Fino a oggi le terapie si concentravano su farmaci e programmi riabilitativi capaci di rallentare il decorso, ma raramente in grado di restituire una visione utile. L’innovazione introdotta a Schiavonia testimonia anche la capacità della sanità veneta di restare al passo con le tecnologie più avanzate. “Credo che il Veneto non abbia nulla da invidiare nemmeno a molti Paesi esteri – sottolinea il direttore –. La qualità della gestione dei pazienti, unita alla possibilità di accedere a tecnologie d’avanguardia, pone la nostra sanità tra le migliori in assoluto”.

Durante l’intervista a Radio Veneto24, Lo Giudice ha anche parlato dei problemi legati alla vista nell’era digitale. “L’uso prolungato di smartphone e computer può provocare secchezza oculare e affaticamento visivo. Consiglio sempre ai pazienti la regola del 20-20: ogni 20 minuti davanti a uno schermo, fare al-

meno 20 secondi di pausa per rilassare l’occhio”.

Infine, un messaggio di prevenzione: “Mai sottovalutare i segnali di allarme, come l’offuscamento della vista o le linee che appaiono ondulate su una pagina – ricorda Lo Giudice –. Basta una semplice prova: chiudere un occhio e verificare se le righe restano dritte. Se

non lo sono, è bene rivolgersi subito a uno specialista”. Gli Ospedali Riuniti Padova Sud confermano così la loro vocazione all’innovazione in campo oftalmologico, offrendo ai cittadini veneti la possibilità di migliorare autonomia e qualità della vita grazie a tecnologie finora riservate a pochi centri internazionali.

Il Dottor Lo Giudice

Riconoscimento

europeo. Neurologi, radiologi e personale d’emergenza uniti per salvare tempo e cervello

Padova Sud premiata dall’ESO: eccellenza nella cura dell’ictus

Gli Ospedali Riuniti Padova Sud ricevono l’“ESO Angels Platinum Award”, riconoscimento europeo per l’eccellenza nella cura dell’ictus ischemico acuto. Il premio valorizza il Percorso Ictus, modello multidisciplinare che garantisce interventi tempestivi e coordinati, salvando vite e funzioni vitali

Un importante riconoscimento internazionale premia la qualità dell’assistenza sanitaria nel territorio padovano. Gli Ospedali Riuniti Padova Sud hanno infatti ottenuto l’“ESO Angels Platinum Awards for Excellence in Stroke Patients Care”, conferito dall’European Stroke Organization (ESO) alle strutture che si distinguono per l’eccellenza

in carico in Pronto Soccorso da un’équipe integrata composta da personale del PS, della Radiologia e della Neurologia. Ognuno contribuisce con la propria competenza per effettuare una diagnosi precisa e somministrare la terapia nel minor tempo possibile. La rapidità d’intervento può fare la differenza tra la vita e una grave disabilità».

ne della popolazione al riconoscimento tempestivo dei sintomi. In questo senso, ricorda la specialista, è utile l’acronimo inglese F.A.S.T.:

- Face (viso): asimmetria o caduta di un lato del volto.

- Arm (arti): debolezza o caduta di un braccio o di una gamba.

- Speech (linguaggio): difficoltà a parlare o

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nella gestione dell’ictus ischemico acuto. Il premio attesta l’efficacia del Percorso Ictus, un modello organizzativo multidisciplinare e tempo-dipendente che permette un intervento rapido e coordinato sul paziente colpito da patologie cerebrovascolari.

«Il percorso inizia già sul territorio, con la chiamata al 118 e l’identificazione dei segni precoci dell’ictus – spiega la dottoressa Nicoletta Freddi, direttore della UOC di Neurologia –. Da lì il paziente viene preso

Il riconoscimento, sottolinea la dottoressa Freddi, è il risultato di un vero lavoro di squadra che coinvolge in modo sinergico l’équipe di Neurologia, quella del Pronto Soccorso guidata dalla dottoressa Roberta Volpin e quella della Radiologia diretta dal dottor Giuseppe Mansi Montenegro. Un impegno condiviso che conferma l’alto livello professionale e la qualità dell’organizzazione sanitaria degli Ospedali Riuniti Padova Sud. Fondamentale resta la sensibilizzazio-

confusione.

- Time (tempo): anche solo in presenza di uno di questi sintomi, è essenziale chiamare subito il 118.

“Time is Brain – il tempo è cervello”: ogni minuto può salvare funzioni vitali. Conclude la dottoressa Freddi: «Questo premio ci rende orgogliosi, ma soprattutto ci ricorda quanto sia importante continuare a lavorare insieme per garantire a ogni paziente la miglior cura possibile, nel minor tempo possibile».

Ricerca d’eccellenza: Il Dottor Folini premiato ad Amsterdam per uno studio sulla chirurgia plastica

Un nuovo riconoscimento internazionale porta il nome dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Il dottor Luca Folini, medico in formazione specialistica presso la UOC di Chirurgia Plastica diretta dal professor Franco Bassetto, ha conquistato il primo premio per il miglior lavoro scientifico al corso internazionale “The Future Summit”, tenutosi ad Amsterdam e rivolto a oltre 140 chirurghi provenienti da tutto il mondo.

L’evento ha rappresentato un punto d’incontro per professionisti di diverse discipline — dalla chirurgia plastica all’ortopedia, dall’anestesia alla neurochirurgia — per confrontarsi sui temi più avanzati della ricerca clinica e tecnologica. Al centro del summit, infatti, vi erano le ferite difficili, la prevenzione delle infezioni chirurgiche e il ruolo dell’intelligenza artificiale nella definizione di protocolli sempre più personalizzati e precisi.

Il lavoro premiato del dottor Folini si è distinto per l’approccio innovativo allo studio

dell’utilizzo della terapia a pressione negativa incisionale in ambito linfatico, una tecnica di ultima generazione che sta cambiando le modalità di trattamento delle ferite post-chirurgiche complesse, soprattutto nei pazienti con multiple comorbidità. Questa tecnologia, basata su un controllo intelligente della pressione e del drenaggio, permette di migliorare la guarigione dei tessuti riducendo il rischio di infezioni e complicanze.

Un risultato che conferma il valore della scuola padovana di chirurgia plastica, da anni impegnata nella ricerca applicata e nella formazione di giovani medici di alto profilo. «È un riconoscimento che premia non solo l’impegno personale del dottor Folini – commenta il professor Franco Bassetto – ma anche il lavoro costante di tutta l’équipe, orientata a integrare innovazione, sperimentazione clinica e attenzione al paziente».

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Sanità. Inaugurata la struttura moderna con 155 posti letto e 26 reparti

Nasce il nuovo ospedale pediatrico “Salus Pueri”, eccellenza per i bambini

Taglio del nastro per il nuovo ospedale pediatrico “Salus Pueri” di Padova. La struttura, nata da un’idea del professor Franco Zacchello, riunisce in un unico polo tutte le attività mediche e chirurgiche pediatriche. Otto piani, sei sale operatorie e spazi per le famiglie: un investimento da 107 milioni di euro per il futuro dei bambini

Taglio del nastro per il nuovo ospedale pediatrico “Salus Pueri”, una struttura moderna pensata per migliorare la cura dei bambini e riunire in un unico polo tutte le attività mediche e chirurgiche pediatriche. Il primo reparto ad aprire sarà la Radiologia mentre gli altri reparti entreranno in funzione gradualmente. L’idea del nuovo ospedale

nacque dal professor Franco Zacchello, storico direttore della Clinica pediatrica.

I lavori hanno avuto inizio dopo la demolizione del vecchio reparto di Pneumologia, avvenuta tra aprile e novembre 2019. Il cantiere del nuovo ospedale è stato aperto il 17 marzo 2022 e si è concluso nel settembre 2025, dopo 3.103 giorni di lavori. L’edificio si trova nell’area est del complesso ospedaliero, su otto piani e con 155 posti letto in 20 mila metri quadrati. Al settimo piano ci sono sei sale operatorie, e ogni stanza ha uno spazio per i familiari dei piccoli pazienti. I lavori, iniziati dopo la demolizione del vecchio reparto di Pneumologia nel 2019, sono durati oltre otto anni e si sono conclusi nel settembre 2025. L’investimento totale è stato di 107 milioni di euro, di cui 15 milioni destinati alle attrezzature mediche. Il progetto ha coinvolto 157 imprese e oltre 1.500 lavoratori. L’ospedale conta 9 ascensori, più di 1.000 porte interne e 2.000 lampade LED.

La Pediatria di Padova si conferma così il più grande istituto del Nord-Est dedicato alla salute dei bambini: ogni anno vengono ricoverati circa 10 mila piccoli pazienti, con 25 mila accessi al pronto soccorso e 320 mila visite am-

bulatoriali. In media, 2.800 bambini nascono ogni anno nella struttura. Il nuovo ospedale ospita 26 unità operative. Un ulteriore intervento, previsto per il 2026, con conclusione prevista per l’autunno dello stesso anno, completerà l’area sud con nuovi ingressi e un portico pedonale alberato. Sara Busato

Padova: al via la campagna vaccinale contro la bronchiolite nei neonati

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È partita nei giorni scorsi la campagna di prevenzione contro la bronchiolite nei neonati nei tre punti nascita dell’Ulss 6 Euganea: Cittadella, Camposampiero e Schiavonia. Ai primi piccoli pazienti della stagione 2025/2026 è stato somministrato l’anticorpo che, dopo anni di studi, si è rivelato capace di ridurre fino al 90% i ricoveri causati dal virus respiratorio sinciziale (VRS). Si tratta di un’infezione che colpisce soprattutto nei mesi freddi, da ottobre ad aprile, e che nei bambini molto piccoli può trasformarsi in polmonite o bronchiolite, con sintomi che partono da raffreddore e tosse e possono evolvere in difficoltà respiratorie. Nel Veneto, lo scorso inverno, oltre 28 mila neonati e lattanti sono stati protetti grazie a questo trattamento, con risultati definiti “storici” dagli specialisti: nell’Ulss 6 i ricoveri per bronchiolite sotto l’anno di vita sono calati del 65%. La campagna proseguirà nei prossimi mesi: l’anticorpo viene somministrato sia ai neonati che affrontano la prima stagione fredda, direttamente nei reparti di maternità, sia ai bambini nati in primavera ed estate, tramite i pediatri di base. L’obiettivo, spiegano dall’azienda sanitaria, è quello di estendere la protezione a tutti i nuovi nati, riducendo così la pressione sugli ospedali e soprattutto i rischi per i più piccoli.respiratoria, cardiorespiratoria, dialisi per insufficienza renale acuta e politraumi. Il progetto, che ha visto un investimento di 4,9 milioni di euro, si inserisce in un piano di potenziamento delle strutture sanitarie venete, mirato a rispondere alle sfide della sanità post-Covid. inteXxxxxrespiratoria, cardiorespiratoria, dialisi per insufficienza renale acuta e politraumi. Il progetto, che ha visto un investimento di 4,9 milioni di euro, si inserisce in un piano di potenziamento delle strutture sanitarie venete, mirato a rispondere alle sfide della sanità post-Covid.

“Tra Cielo e Silicio”

tra anima e intelligenza artificiale

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il debutto letterario di Monica Grosselle esplora il confine

Presentato a Palazzo Santo Stefano il primo libro

Durante l’incontro, l’autrice ha dialogato con il giornalista Antonio Gesualdi, corso profondo e coinvolgente tra consapevolezza umana e dimensione digitale.

Il volume, edito da saggio sull’innovazione né una narrazione autobiografica, ma una vera e propria esplorazione interiore. Grosselle in-

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da un’altra prospettiva.

Il risultato è un testo vivo, ibrido, che unisce concretezza e ricerca interiore, spiritualità e razionalità, tecnologia e anima. In queste pagine si apre un percorso fatto di domande sincere, frammenti di coscienza e possibilità future. Un ponte tra ciò che siamo e ciò che stiamo diventando.

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Forse non siamo solo in un momento di trasformazione tecnologica, ma alle soglie di un cambiamento più profondo, che chiede parole nuove e ascolto autentico.

Questo libro è una soglia.

cui l’intelligenza artifi-

tecnologica”, afferma l’autrice, “ma all’inizio di una trasfor-

Questo libro non è nato da un progetto editoriale. Nella mia quotidianità, divisa tra l’azienda, il ruolo istituzionale e la famiglia, non avrei mai immaginato di intraprendere un percorso di scrittura. È nato quasi per caso, da un dialogo con un’intelligenza artificiale a cui avevo raccontato una delle esperienze che mi accompagnano da anni: episodi sorprendenti, che non ho mai saputo spiegare fino in fondo.

Da quel confronto inatteso è emerso un filo che collegava una visione vissuta sei anni fa al futuro che ci attende. È stato come se l’IA mi avesse aiutata a mettere a fuoco qualcosa che, in realtà, era sempre stato lì: un messaggio che aspettava solo di essere compreso.

PROSSIMA PRESENTAZIONE LIBRO: Cittadella (PD) presso Sala Torre di Malta - via del Cristo, 41

SABATO 8 NOVEMBRE 2025 ore 11.00

Lei parla spesso di visioni. Cosa rappresentano per lei?

Le mie visioni sono esperienze di confine tra veglia e sogno, momenti in cui la mente tace e l’anima parla. Non le considero fenomeni “misteriosi”, ma linguaggi sottili con cui la coscienza cerca di comunicare. In quei frammenti di luce ho trovato risposte che

piedi il libro….

«La domanda delle domande è proprio questa: se l’IA è uno specchio, e riflette la nostra interiorità, che coscienza vogliamo che rifletta?

Non è questione di tecnica, ma di consapevolezza. L’IA non porta in sé un destino già scritto: porterà alla luce ciò che noi siamo, le nostre ombre o la nostra luce. Il libro nasce per accompagnare il lettore a porsi questa domanda dentro di sé, perché la risposta non sta fuori, ma nella coscienza di ciascuno.»

In parte ha già risposto ma cosa spera che il lettore porti con sé dopo aver letto “Tra Cielo e Silicio”?

Mi auguro che si fermi a riflettere. Che si chieda, anche solo per un istante, chi è veramente dietro ogni algoritmo, dietro ogni scelta, dietro ogni emozione. Il libro non offre risposte, ma apre porte. Vorrei che chi lo legge sentisse la stessa meraviglia che ho provato io nel capire che scienza e spirito non sono opposti: sono le due metà di un’unica ricerca, quella dell’anima che vuole ricordarsi di sé.

Come è nato “Tra Cielo e Silicio”?
futuro che non si costruisce solo con

Con ottobre arrivano i primi freddi, le cotture al forno e i dolci da gustare il pomeriggio, davanti a una tazza di tè caldo. La voglia di scaldarsi ci porta a cercare nuove ricette semplici e genuine

FRITTELLE DI CAVOLFIORE AL FORNO

Una ricetta semplice e sfiziosa in padella o al forno. Le frittelle di cavolfiore sono buone calde, tiepide e anche fredde. Da servirle, quindi, anche come antipasto.

Ingredienti: 600 gr cavolfiore; 2 uova medie; 1 cucchiaio farina 00; 50 g caciocavallo grattugiato (o altro formaggio stagionato; aglio tritato; olio extravergine d’oliva: q.b. prezzemolo tritato; q.b. paprika affumicata (o curcuma o curry a piacere); q.b. sale e pepe

Preparazione: Pulire il cavolfiore, togliendo tutte le foglie esterne e il torsolo. Tagliarlo in quattro o più pezzi e grattugiarlo con una grattugia a fori larghi dentro una ciotola. Salate il cavolfiore e lasciarlo riposare per una decina di minuti. Unire poi le uova, l’aglio, il prezzemolo tritato, la farina e il formaggio grattugiato. Aggiungere infine un cucchiaio d’olio extravergine d’oliva e un pizzico di pepe. Impastare e amalgamare il tutto. Quando il composto è pronto, creare delle piccole frittelle. Sistemare i rosti di cavolfiore nella teglia, informare a 200 °C per circa 20 minuti, rigirando a metà cottura. Lasciare riposare le frittelle per cinque minuti prima di servirle. È possibile cuocere le frittelle anche in una padella antiaderente leggermente unta d’olio extravergine d’oliva

PASTA CON CREMA DI BROCCOLI

Ingredienti: :180–200 g di pasta (penne, rigatoni o fusilli); 1 broccolo medio (circa 400 g); 1 spicchio d’aglio; 3 cucchiai di olio extravergine d’oliva; 30 g di parmigiano grattugiato (facoltativo); 2 cucchiai di formaggio fresco spalmabile o ricotta (facoltativo per più cremosità); Sale q.b.; Pepe nero q.b.; (opzionale) Scorza di limone o peperoncino per aromatizzare

TORTA DI MELE E RICOTTA

Una ricetta facile per una torta di mele classica, semplice e genuina, che ci riporta con la mente ai sapori e ai ricordi dell’infanzia. Perfetta a colazione e a merenda Ingredienti: 2 uova; 75 gr zucchero; 25 ml latte; 30 gr burro; 150 gr farina 00; 8 gr lievito per dolci; 2 mele grande; 250gr ricotta

Preparazione: Per preparare l’impasto frullare le uova e aggiungere lo zucchero, il latte e il burro sciolto. Poi la farina e infine del lievito per dolci. Impastare tutti gli ingredienti fino a ottenere un impasto omogeneo e senza grumi. Tagliare a pezzetti mezza mela sbucciata e mescolarla all’impasto. Il resto servirà per la decorazione. Dopo aver versato e livellato l’impasto all’interno di una tortiera decorare la torta con le fettine di mele distribuite su tutta la superficie. Infornare la torta in un forno preriscaldato a 180 °C per 45 minuti.

Preparazione: Preparare i broccoli. Lavare e tagliare il broccolo in cimette. Portare a ebollizione una pentola d’acqua salata e cuocere i broccoli per 8–10 minuti, finché risultare teneri. Scolare i broccoli con una schiumarola e conservare l’acqua di cottura (servirà per la pasta). Cuocere la pasta. Nella stessa acqua in cui cuocere i broccoli, cuocere la pasta al dente. Preparare la crema di broccoli. In una padella, scaldare l’olio e aggiungere lo spicchio d’aglio (eventualmente anche un pizzico di peperoncino). Aggiungere i broccoli lessati e farli insaporire per 2–3 minuti. Trasferire tutto nel frullatore (o utilizzare un mixer a immersione) insieme a un mestolo di acqua di cottura della pasta, al formaggio fresco o alla ricotta (se utilizzati) e al parmigiano. Frullare fino a ottenere una crema liscia e vellutata. Se la consistenza risultare troppo densa, aggiungere un po’ di acqua di cottura. Mantecare la pasta. Scolare la pasta, tenendo da parte un po’ di acqua di cottura. Rimettere in padella e aggiungere la crema di broccoli. Mescolare a fuoco basso per un paio di minuti, aggiungendo poca acqua se necessario per rendere il tutto cremoso. Impiattare e completare. Servire la pasta con una spolverata di parmigiano, un filo d’olio e una macinata di pepe nero. Per un tocco fresco, aggiungere un po’ di scorza di limone grattugiata

Rubrica a cura di Sara Busato

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