laPiazza del Piovese - Ottobre2025

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Il primato di Cardiologia in vetta alla classifica dell’eccellenza sanitaria in Italia fra 1300 centri

Da Bui a Szumski passando per Damiano e l’incognita Da Re, chi sono gli sfidanti

Regionali: finalmente tutti ai nastri di partenza

DDopo un’estenuante attesa il centrodestra ha scelto il proprio candidato presidente della Regione. Sarà Alberto Stefani, segretario regionale della Lega e vice segretario nazionale di Salvini, a tentare di confermare il centrodestra in Regione. Il 77% conquistato da Luca Zaia alle elezioni del 2020 sembra essere molto lontano, ma nel centrodestra non sembra questa la principale preoccupazione. Le lungaggini nell’individuazione di Stefani, infatti, sono state determinate da un lunghissimo braccio di ferro a tre che ho visto coinvolti Fratelli d’Italia, Lega Nord e Forza Italia. Gli alfieri veneti di Giorgia Meloni, infatti, non hanno mai fatto di mistero della loro volontà di poter indicare il candidato presidente del Veneto: il ragionamento alla base di questa aspettativa prendeva le mosse sia dalla necessità di “rotazione” dopo 1 5 anni di Presidente leghista e dalla differenza di peso elettorale. La stessa Forza Italia, con il suo leader regionale Flavio Tosi ha sperato, fino a un certo punto, di potersi accreditare come il proverbiale e gaudente terzo tra i due litigati.

La Lega, però, ha tenuto duro fino all’ultimo ritenendo la candidatura in Veneto come la propria “linea del Piave”. Per farlo, sembra, aver garantito agli alleati un ottimo indennizzo.

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Veneto2

A Piove di Sacco opere concluse, ma i fondi europei non sono bastati. Per il centrodestra si poteva ideare un piano Pnrr più equilibrato. Ad Arzergrande si punta su progetti digitali e sociali

Movimento 5 Stelle: “Per la Regione candidati scelti dalla base, non imposti”

Modello Veneto TeSeO, al Teatro Stabile cultura formazione e lavoro; Beltotto rimette l’incarico

L’impresa della bellezza tra arte e letteratura, capace di generare economia, nuovo festival firmato Strukul

VIA MAREGGIA DI PIOVE DI SACCO DIVENTA UN NODO STRATEGICO

La riqualificazione della viabilità tra via Puniga e via Breo introduce nuove rotatorie, piste ciclabili e allacci infrastrutturali

Al voto il 23 e 24 novembre, compatti il centrodestra e il centrosinistra, almeno tre i candidati outsider REGIONALI, AL VIA LA CORSA ELETTORALE E IL CONFRONTO FRA

Le sfide del Pnrr tra tempo e metodo

Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

S i avvicina inesorabilmente la scadenza europea fissata per il 30 giugno 2026, come termine ultimo per il completamento degli investimenti e il rispetto della tabella di marcia delle opere. Questo lasso di tempo, per quanto breve, è il punto focale di una sfida cruciale: mettere a terra il PNRR come strumento concreto per rigenerare il Veneto, ridurre i divari e rilanciare i territori.

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Posa della prima pietra per la “Farmacia della Carità”

Si è svolta a Legnaro la cerimonia di posa della prima pietra della futura Farmacia della Carità, un momento simbolico e fortemente significativo che ha segnato l’inizio ufficiale dei lavori di ricostruzione dell’immobile di via Romea.

Il progetto nasce dalla volontà di dare concretezza al lascito del dottor Franco Focherini che ha destinato alla parrocchia San Biagio un patrimonio di circa 14 milioni di euro (da utilizzarsi nei soli interessi maturati) oltre alla sua abitazione e alla storica farmacia, oggi demolita per lasciare spazio a un edificio rinnovato e orientato al servizio della comunità.

A gestire e rendere operativa questa eredità è la Fondazione Franco Focherini. La cerimonia ha visto la partecipazione, tra le varie autorità presenti, del vicario episcopale per i beni temporali della Diocesi di Padova, don Lorenzo Celi. Con lui il sindaco Vincenzo Danieletto, monsignor Daniele Prosdocimo e la presidente della Fondazione, Monia Buso con il direttore Fabio Bianchini. Dopo i saluti istituzionali, è stato collocato il primo mattone, al cui interno sono stati simbolicamente inseriti una foto del dottor Focherini, una copia del suo testamento e l’inno alla Carità di San Paolo. Il nuovo stabile, che si compone anche di una struttura in legno e completamente ecosostenibile, ospiterà un emporio solidale; le sedi della Caritas parrocchiale e del Centro di Ascolto vicariale; una sala polifunzionale e gli uffici della Fondazione.

Martina Maniero

Le sfide del Pnrr tra tempo e metodo

Nel nostro Veneto i numeri parlano chiaro. Secondo dati di Ance Veneto, i progetti attivati sono più di 23.850 con una dotazione complessiva che supera i 14 miliardi. Tuttavia, non basta “attivare”: occorre realizzare, portare a termine. E già emergono segnali concreti di rallentamento. La lentezza non è solo un problema tecnico, ma è anche strutturale e amministrativo. La mole di vincoli, controlli, passaggi autorizzativi e procedure da rispettare, spesso differenziate tra ministeri, regioni, enti locali, diventa un ostacolo più che una garanzia. Le amministrazioni comunali, in particolare, lamentano difficoltà nel reperire risorse di cassa per anticipare lavori e interventi, nell’aspettare pagamenti centrali e nel districarsi tra moduli, rendicontazioni e controlli paralleli.

La tempistica è stringente: ogni ritardo mette a rischio l’erogazione delle rate e la possibilità che l’Italia, e il Veneto, perdano quote di fondi europei. Nel complesso nazionale, solo poco più del 40 % delle risorse PNRR sono state effettivamente spese a oggi. In questo scenario, si concentra una tensione: non solo applicare, ma farlo bene.

Anche la distribuzione delle risorse solleva interrogativi: non sempre il riparto risponde alle reali esigenze dei territori, perché i criteri, sovente nazionali e standardizzati, non tengono conto delle peculiarità locali. Si rischia così di vedere fondi correre verso aree già avvantaggiate, anziché dove c’è bisogno urgente di infrastrutture, servizi digitali ma anche alle persone più fragili, efficientamento energetico.

Non possiamo permetterci che il Veneto, regione virtuosa in termini di progetti attivi, resti vittima di lentezze burocratiche o disallineamenti centrali. Si invoca da più parti una semplificazione amministrativa drastica, un’autonomia decisionale rafforzata per le comunità locali, e soprattutto una cultura della responsabilità condivisa: Regione, Province, Comuni devono collaborare in sinergia, non gareggiare in scaricabarile.

La posta in gioco è troppo alta: non solo realizzare infrastrutture e investimenti, ma dare credibilità allo Stato, mantenere la fiducia dei cittadini e costruire un Veneto che non resti in ritardo rispetto alle sfide globali.

del Piovese

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ricorda ai soggetti interessati la propria disponibilità ad ospitare per le prossime elezioni regionali del 23/24 novembre messaggi politici elettorali e inserti pubblicitari allegati al giornale.

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(In ottemperanza alla legge 28 del 22 Febbraio 2000).

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L’intervento. Allargamento della carreggiata e piste ciclopedonali per collegare più strade

Via Mareggia si rinnova: nuova rotatoria per una viabilità più sicura

Con un investimento di 450.849 euro, via Mareggia si rinnova: rotatorie, piste ciclabili, collegamenti con via Puniga e via Breo per una rete più sicura e sostenibile al servizio di cittadini e pendolari

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ono in corso i lavori di miglioramento della viabilità su via Mareggia, un intervento che punta a trasformare la zona in un nodo sicuro e funzionale per ciclisti, pedoni e automobilisti. L’intervento interessa la sistemazione della viabilità tra via Puniga e via Breo, con particolare attenzione agli attraversamenti ciclabili e al collegamento con via San Giovanni Bosco, il passaggio a livello della cui chiusura ha reso necessari percorsi alternativi per garantire l’accesso sicuro al centro cittadino.

“Tra le principali novità in cantiere spicca la realizzazione di una seconda rotatoria su via Mareggia” spiega la sindaca Lucia Pizzo “studiata non solo per migliorare la fluidità del traffico, ma anche per proteggere i ciclisti grazie a corsie dedicate. Per consentire l’allargamento della carreggiata tra la nuova rotatoria e il passaggio a livello esistente, sono in corso demolizioni e rifacimenti di recinzioni, mentre vengono predisposti nuovi allacci per le reti di sottoservizi, con l’obiettivo di ammodernare le infrastrutture e rendere più funzionale l’intera area”. Le opere rientrano nella perizia suppletiva e di variante approvata con deliberazione della Giunta, che ha consentito di destinare le economie derivanti dal ribasso d’asta e da ottimizzazioni progettuali alla realizzazione di migliorie non previste nel progetto originario. L’importo contrattuale, conseguente

all’inserimento dei costi per le nuove lavorazioni e per le opere di completamento già previste in fase di progetto esecutivo, è stato rideterminato in 450.849 euro, comprensivo quindi di tutte le migliorie aggiuntive. Il progetto comprende anche la realizzazione di un tratto di pista ciclopedonale di circa 45 metri all’intersezione tra via Puniga e via Breo, collegando la pista di via Mareggia, che porta alla zona artigianale di Tognana, con quella di via Puniga recentemente completata. Per i residenti di via San Giovanni Bosco, che con la chiusura del passaggio a livello avrebbero visto limitato l’accesso diretto al centro cittadino, è previsto un nuovo tratto di pista ciclabile che parte dal passaggio eliminato e si estende fino a intersecare via Breo, dove il passaggio a livello resta attivo e garantisce la continuità della viabilità. A carico di Infrastrutture Venete resta invece un tratto ciclabile che collega via San Giovanni Bosco a via Montegrappa, proseguendo verso il cimitero di Arzerello e integrandosi con la pista ciclopedonale già presente sull’altro lato della carreggiata. In questo modo, la rete di collegamenti ciclabili e pedonali diventa continua e sicura, valorizzando gli spostamenti non motorizzati e favorendo una mobilità più sostenibile, con benefici concreti per cittadini e pendolari.

Il Bosco di Pianura diventa villaggio scout

Il Bosco di Pianura in zona artigianale si è trasformato in un grande villaggio di entusiasmo e scoperta. A metà settembre oltre un migliaio di scout Agesci, tra gli 11 e i 15 anni, provenienti da tutto il Veneto, si sono ritrovati per ricevere il Guidoncino Verde, il riconoscimento che premia il lavoro delle squadriglie durante l’anno scout appena concluso. Il Guidoncino Verde viene consegnato dagli Incaricati regionali alle squadriglie che hanno conquistato la specialità di squadriglia. Un percorso educativo in cui i ragazzi scelgono un ambito di interesse (pionieristica, esplorazione, giornalismo, nautica, cucina, pronto soccorso e altri) e sviluppano competenze che vanno oltre l’ordinario. Un cammino che richiede impegno costante. Mesi di lavoro, incontri con esperti, attività di autofinanziamento e momenti di formazione. Il valore del percorso non sta solo nelle competenze ac-

quisite, ma nella crescita personale e comunitaria. Imparare a progettare, collaborare in squadra e coltivare le proprie passioni per metterle, in futuro, al servizio degli altri. L’evento ha coinvolto complessivamente circa 1.500 partecipanti. Ai 1.000 scout che hanno ricevuto il riconoscimento si sono aggiunti, nella giornata di ieri, altri ragazzi della regione, venuti a visitare l’esposizione dei lavori realizzati dalle squadriglie e trarne ispirazione per il nuovo anno. L’Agesci Veneto conta 215 gruppi, suddivisi in 17

zone, con oltre 23 mila associati. “L’appuntamento a Piove di Sacco ha rappresentato uno dei momenti più significativi” dichiara la sindaca Lucia Pizzo “per la vita regionale della Branca Esploratori e Guide. E’ un onore avere ospitato un evento che valorizza l’impegno educativo di tanti capi scout, che lavorano per lasciare il mondo migliore di come l’hanno trovato. Un grazie speciale va al gruppo Alpini, presente per il servizio logistico, e a tutti i partecipanti. Due giorni di gioia, formazione e condivisione”. (a.c.)

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Focus PNRR/1. L’analisi della situazione sul territorio

“Opere concluse, ma i fondi europei non sono bastati”

Aumento dei prezzi, il Comune ha stanziato lo stesso importo erogato con i fondi

I

l Comune di Piove di Sacco ha concentrato gli interventi inerenti il Pnrr, sulla realizzazione di opere pubbliche con la sistemazione di nuove scuole e alimentando interventi di rigenerazione urbana. Per la costruzione della nuova scuola secondaria di primo grado Davila ed annessa palestra in sostituzione dell’esistente, i lavori dell’edificio sono terminati, e sono costati 7 milioni di euro di cui oltre

3 milioni erogati con il Pnrr. Sempre nell’area dell’ex scuola Davila in via San Francesco, si è puntato alla realizzazione degli alloggi per anziani. L’intervento è costato oltre 3 milioni e mezzo di euro, di cui

1 milione e mezzo di fondi erogati con il Pnrr e il resto con co finanziamento comunale. Un altro in-

tervento importante è quello che è stato realizzato per la ricostruzione e riqualificazione urbana piazzale Serenissima, è costato 2 milioni e 200 mila euro complessivi di cui 500 mila finanziati con il Pnrr. L’opera è già stata conclusa. Ci sono stati poi i lavori di demolizione e ricostruzione di nuova scuola dell’infanzia “Borgo Rossi”. L’opera è costata complessivamente 2 milioni e 300 mila euro di questi un milione e 600 mila è stato finanziato dal Pnrr. L’opera in questo caso non è ancora conclusa. Infine ma non ultimi, ci sono stati i lavori di demolizione e ricostruzione dell’asilo nido Trincanato di Sant’Anna di Piove di Sacco. L’intervento è costato 2 milioni e 810 mila euro di cui un milione e 900 mila finanziati

con il Pnrr. Complessivamente il Pnrr ha finanziato opere a Piove di Sacco con fondi per 8 milioni 516 mila euro di questi ne ha erogati ad ora, oltre 7 milioni 185 mila. Da parte della sindaca di Piove si Sacco, Lucia Pizzo c’è molta soddisfazione per il risultato raggiunto. “Siamo molto soddisfatti - spiega la prima cittadina - abbiamo dimostrato che il Comune di Piove di Sacco è dotato di professionalità che hanno seguito le fasi degli appalti e monitorato i rapporti con i ministeri coinvolti e superare gli inevitabili momenti di difficoltà dovuti comunque ad un numero imponente e complesso di opere. Il Comune ha stanziato praticamente lo stesso importo erogato con i fondi Prrr per garantire un consistente concorso finanziario, anche a fronte dell’aumento prezzi. Infatti la palestra scolastica della nuova scuola Davila ha vi-

sto anche la sottoscrizione di un mutuo a tasso zero per consentire di procedere nel quadro estremamente complesso ma gratificante. Questa è l’Europa migliore, che ha consentito al nostro Comune di

Il consigliere di opposizione Mazzetto attacca: “Serviva un piano Pnrr più equilibrato”

“Si poteva realizzare un Pnrr più equilibrato, si è invece cercato semplicemente di rincorrere i contributi che si attivavano con questa opportunità. Certi aumenti di costo nelle opere, potevano essere messe nel conto con una programmazione ad hoc. Non era imprevedibile infatti che sarebbe arrivato con l’aumento delle materie prime e dell’inflazione, anche un forte aumento dei prezzi“. A dirlo è Paolo Mazzetto capogruppo dell’opposizione di centrodestra in consiglio comunale a Piove di Sacco. Mazzetto però sottolinea anche come questa occasione storica non poteva andare sprecata. “Bene ha fatto il Comune - dice - a prendere la palla al balzo e cercare di agguantare i fondi che potevano arrivare dall’Europa ma ad

esempio certi interventi, come quelli che hanno riguardato la realizzazione della scuola media, non hanno tenuto conto del crollo demografico che si è verificato negli scorsi anni e che continuerà per decenni. Sull’asilo nido invece ci sono delle necessità evidenti che sorgono dal territorio”. Mazzetto ricorda infatti come la necessità di un asilo nido sia dovuta al fatto, che ne fruiranno molte donne lavoratrici che prima spesso affidavano i figli piccoli a nonni o baby sitter. Mazzetto infine fa un plauso al personale degli uffici comunali. “Sono stati loro - conclude - a rendere possibile gli interventi e portarli a termine. Nel 2026 ci sarà la complicata fase della rendicontazione finale”. (a.a.)

portare a compimento importanti investimenti nel più breve tempo possibile”. Interventi attesi insomma che senza i fondi europei, difficilmente sarebbero stati realizzati. Alessandro

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Abbadir

Focus PNRR/2. Daniele Canella, vicepresidente della Provincia di Padova

“Servono risorse e meno burocrazia. I tecnici

sono stati eroi nel fronteggiare le difficoltà”

I l Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si avvicina alla sua scadenza naturale di giugno 2026, ma il traguardo resta costellato di ostacoli. A sottolinearlo è Daniele Canella, vicepresidente vicario della Provincia di Padova, che in un’ampia riflessione ha analizzato le criticità del sistema e le ripercussioni che queste stanno avendo sugli enti locali. “Il Pnrr come tutti sanno dovrebbe terminare a giugno 2026 - ricorda Canella. Come Provincia partecipiamo alla cabina di regia istituita in Prefettura, così come in tutte le prefetture d’Italia. I problemi conclamati ormai sono sempre gli stessi, a partire dalla difficoltà di gestione delle tempistiche. C’è una discrepanza tra la realtà operativa e le normative imposte dall’Unione Europea”. Secondo Canella, le amministrazioni, e in particolare i piccoli Comuni, si trovano schiacciati tra burocrazia, carenza di risorse e sovraccarico dei professionisti: “penso solo alle difficoltà per ottenere pareri, superare vincoli, reperire risorse aggiuntive. Tutte le opere attese da anni si sono concentrate negli ultimi tre, generando un intasamento enorme per gli studi professionali. Architetti, ingegneri e tecnici impegnati in

progettazione, direzione lavori, rendicontazione e collaudi sono stati saturati di impegni. Questo ha inevitabilmente generato ritardi che si sommano a quelli dovuti alla mancata programmazione nella pubblica amministrazione”. Un altro nodo riguarda la scarsità di personale negli enti: “gli uffici tecnici sono vuoti perché non si è preparato un adeguato ricambio generazionale. Negli anni della spending review sono stati tagliati molti posti nelle amministrazioni locali e oggi ne paghiamo le conseguenze. Da un lato i professionisti sono oberati, dall’altro gli enti non hanno personale sufficiente per seguire i progetti con la necessaria rapidità”. A complicare il quadro c’è la normativa sugli appalti, che rallenta la sostituzione delle aziende quando queste abbandonano i cantieri: “abbiamo vissuto direttamente casi in cui i lavori non andavano avanti. Il codice degli appalti prevede procedure lunghe con inevitabili risvolti legali. È una situazione paradossale, perché gli enti locali si trovano a dover rispondere di ritardi che non dipendono da loro”. Nonostante tutto, Canella rivendica l’impegno del territorio: “mi sento di dire che i tecnici, i dirigenti e i professio-

nisti che operano negli enti sono stati quasi degli eroi. Dopo anni di blackout delle grandi opere pubbliche hanno trovato soluzioni, lavorato giorno e notte e portato a uno stato di avanzamento accettabile”. L’appello finale è rivolto al governo. “Spero ci sia - conclude Canella - una presa di coscienza per distinguere le responsabilità: se un ente appaltante o realizzatore sbaglia, è giusto intervenire. Ma laddove, come nella stragrande maggioranza dei casi, gli enti hanno fatto il loro dovere, servono risorse aggiuntive per completare i lavori”.

Arzergrande ha puntato su progetti digitali e sociali, alcuni restano da completare

Sono state stanziate importanti risorse per la digitalizzazione e i servizi sociali ad Arzergrande. “Il Comune continua a crescere e a investire sul futuro - dice il sindaco Filippo Lazzarin - grazie ai contributi ottenuti nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Attraverso una gestione attenta e puntuale, infatti il nostro ente ha saputo intercettare fondi strategici che permetteranno di innovare i servizi digitali e rafforzare le politiche sociali a beneficio della cittadinanza”. Ma andiamo nel dettaglio. I progetti digitali finanziati sono stati: “Esperienza del Cittadino” per 79.922 euro, App Io per 5.103 e Spid/ Cie per 14.000, pagoPA per 12.747, la piat-

taforma digitale nazionale Dati (Pdnd) per10.172, abilitazione al Cloud per 77.897. Grazie a questi interventi i progetti già conclusi e liquidati ammontano a 199.841 euro, già incassati nel bilancio comunale. Ulteriori azioni in fase di completamento sono “Notifiche Digitali” per 23.147, e il progetto Anpr/Ansc per 6.173 euro. Il tutto per un totale di 29.320 euro in corso di validazione e di prossima liquidazione. Il Pnrr ha inoltre garantito al Comune di Arzergrande risorse importanti sul fronte delle politiche sociali, con due progetti fondamentali: il potenziamento dell’assistenza sociale per 99.800 euro e il potenziamento assistenza domiciliare per 104.740. Questi in-

terventi permetteranno di rafforzare i servizi di prossimità, sostenendo famiglie, anziani e cittadini in difficoltà. “Siamo estremamente soddisfatti dei risultati raggiunti - dice il sindaco Filippo Lazzarin. Grazie ai fondi Pnrr, Arzergrande potrà offrire servizi digitali più semplici, veloci e accessibili, oltre a potenziare in modo concreto l’assistenza sociale e domiciliare. Un ringraziamento speciale va ai nostri uffici comunali per il grande impegno dimostrato: il loro lavoro ha reso possibile questo importante traguardo. Si tratta di risorse preziose che si traducono in un miglioramento reale della qualità della vita dei nostri cittadini”. (a.a.)

“Il codice degli appalti prevede procedure lunghe con inevitabili risvolti legali. È una situazione paradossale”

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Alessandro Abbadir
Il vicepresidente della provincia Canella

Sostenibilità. Dieci comuni uniti per rinnovabili, risparmio e solidarietà

La Saccisica diventa comunità energetica

Èstata ufficialmente fondata la Comunità energetica rinnovabile (Cer) della Saccisica. Si tratta di un passaggio atteso e preparato da mesi, che ora diventa realtà grazie all’impegno congiunto della Fondazione di Comunità e al sostegno dei dieci Comuni del territorio: Arzergrande, Brugine, Codevigo, Correzzola, Legnaro, Piove di Sacco, Pontelongo, Polverara, Sant’Angelo di Piove e Saonara. Cinque i soci promotori che hanno assunto il compito di guidare le fasi iniziali e di espletare tutte le pratiche burocratiche: Luca Carnio, ex assessore a Piove di Sacco e nominato presidente, Lamberto Toscani, già presidente della Provincia, Simone Lando, amministratore delegato di Affilo Meccanica, Paolo Lovato, ex presidente della casa di riposo di Pontelongo, scelto come vicepresidente, e Giovanni Uliana, presidente mandamentale di Confartigianato. La Cer della Saccisica si è costituita in forma di associazione semplice e si prepara alla prima assemblea dei soci prevista per settembre, con una base potenziale di circa cento aderenti che hanno già manifestato interesse nei diversi incontri preparatori. Una comunità energetica è un’associazione composta da cittadini, enti pubblici, associazioni del terzo settore, imprese e condomini che scelgono di produrre e condividere energia rinnovabile attraverso impianti collettivi. Il principio è quello della collaborazione: trasformare i consumatori passivi in soggetti attivi, capaci di autoprodurre energia per il proprio fabbisogno e di redistribuire l’eccedenza agli altri membri della comunità. Il funzionamento prevede la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in particolare attraverso impianti fotovoltaici di piccola e media dimensione, da condividere in rete tra gli aderenti. Questo modello riduce la dipendenza dal sistema elettrico nazionale, promuove l’efficienza e contribuisce alla transizione ecologica. “Le comunità energetiche” spiegano i promotori “rappresentano uno dei più avanzati strumenti per affrontare il cambiamento climatico e costruire comunità più resilienti e autosufficienti”. Oltre agli aspetti tecnici ed economici, la Cer della Saccisica punta anche sul valore sociale, destinando parte delle premialità economiche a progetti

concordati con i Comuni, per contrastare la povertà energetica e sostenere famiglie in difficoltà. “È una grande opportunità” dichiara il presidente Luca Carnio “per l’ambiente, per il risparmio sulle bollette e per la socialità che queste comunità sanno creare. Abbiamo scelto di accelerare, anche durante l’estate, per consentire a chi vorrà installare un impianto fotovoltaico sotto il megawatt di accedere al contributo del 40% a fondo perduto. La domanda va presentata entro il 30 novembre e per legge è necessario aderire a una Cer. Ci sarà tempo fino al 2026 per completare l’installazione degli impianti. La no-

stra comunità nasce anche grazie alle sollecitazioni di diverse imprese energivore, interessate ad abbattere i costi”. Nelle prossime settimane, con l’assemblea dei soci, sarà stabilita in modo partecipato la ripartizione delle premialità economiche. Sono in arrivo un sito internet, un numero di telefono dedicato, una mail di riferimento e la modulistica per iscriversi e configurare i propri impianti al Gse. Aggiunge Carnio: “Ringrazio la Fondazione di Comunità della Saccisica, il presidente Luigi Rossi Luciani e il direttore Luciano Gallo per il supporto e la fiducia, i sindaci per il sostegno puntuale e

costante e i consiglieri fondatori per il lavoro e la passione”. Un percorso che guarda al futuro con l’ambizione di unire sviluppo sostenibile, risparmio, responsabilità sociale e senso di comunità, trasformando la Saccisica in un laboratorio concreto di transizione energetica.

Alessandro Cesarato

Gesto di gratitudine, la Madonna di Lourdes donata al Craup in memoria di Marisetta Un gesto di memoria e gratitudine ha caratterizzato la comunità del Craup Umberto I di via Botta, con la benedizione di una statua della Madonna di Lourdes donata dai figli di Marisetta Romanato, vedova di Alfredo Ruzzon, scomparsa alcuni mesi fa. La cerimonia, semplice e raccolta, si è svolta nel parco della struttura alla presenza del cappellano don Caterino Longo, storico volto dell’ospedale e della casa di riposo. La statua, portata a casa da Lourdes dalla stessa Marisetta durante un pellegrinaggio tanti anni fa, era rimasta nel giardino della sua abitazione ad Arzergrande. Dopo la sua morte, la casa è stata venduta e i figli hanno deciso di donarla al Craup, luogo di vita, cura e affetto per la madre

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negli ultimi anni. “Con questo dono, proprio nel giorno del compleanno di nostra mamma, desideriamo esprimere la nostra sincera gratitudine” hanno spiegato Carmen e Tarcisio “per tutto ciò che il personale ha fatto per nostra madre”. Alla cerimonia hanno preso parte il direttore della struttura, Daniele Roccon, la responsabile Ilaria Faraone, ospiti e volontari, oltre ad alcuni membri della comunità Magnolia, compreso il figlio di Marisetta. Momenti di preghiera e canti hanno accompagnato la benedizione, vissuta con discrezione ma anche con profonda emozione. I familiari hanno sottolineato come le case di riposo non debbano essere viste come luoghi di solitudine o di abbandono, ma come vere comunità in grado di offrire dignità, vicinanza e calore agli anziani e alle loro famiglie. Un gesto di riconoscenza trasformato in dono prezioso per tutti. (a.c.)

Presentata a Palazzo Ferro Fini l’associazione Alzheimer

Apalazzo Ferro Fini a Venezia è stata presentata l’associazione Alzheimer di Piove di Sacco, attiva nel territorio della Saccisica e in tutta la provincia padovana. All’incontro hanno partecipato il vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto, Enoch Soranzo, il presidente del sodalizio Giusy Molena e la consigliera regionale Elisa Venturini. Nel corso della conferenza è stato sottolineato il valore sociale di un impegno che non si limita alla sola dimensione sanitaria, ma tocca la dignità della persona, le relazioni familiari e il tessuto comunitario. La malattia di Alzheimer non colpisce solo chi ne è affetto, ma investe anche i suoi cari, chiamati a convivere quotidianamente con una fragilità che mette alla prova forza, resilienza e affetti. Soranzo ha rimarcato come le attività dell’associazione contribuiscano a sensibilizzare l’opinione pubblica e a costruire una società più attenta e solidale. Ha inoltre richiamato l’impor-

tanza dei “Centri sollievo” istituiti dalla Regione, fondamentali per dare un supporto concreto alle famiglie, e ha auspicato che palazzo Ferro Fini venga illuminato di viola, colore simbolo della lotta all’Alzheimer. L’azione dell’associazione permette ai malati di uscire dall’isolamento, creando una rete che restituisce dignità e vicinanza, elementi indispensabili per non sentirsi soli. Molena ha ricordato che l’Alzheimer non riguarda esclusivamente le persone anziane, ma può colpire anche i più giovani, motivo per cui la prevenzione assume un ruolo decisivo. “Prendersi cura di una persona malata” ha spiegato “è come costruire castelli in riva al mare: un’onda può cancellare tutto. Servono forza, gratitudine e amore per regalare ancora emozioni ai propri cari, guardandoli negli occhi e ascoltando il loro cuore”. L’associazione ha attivato i “Centri sollievo”, spazi gestiti con psicologi ed educatori dove si propongono attività ricreative

Autunno in salute: prevenzione, musica e solidarietà

“Autunno in Salute” è una rassegna che unisce prevenzione, solidarietà e partecipazione civica. Iniziata da alcune settimane in programma il 21 ottobre una camminata non competitiva.

e di stimolazione cognitiva, dal canto al ballo, e i “Caffè Alzheimer”, momenti formativi per insegnare ai familiari strategie utili a migliorare la qualità della vita quotidiana. Durante la presentazione è stato letto anche il contributo di una socia, Odilla, che con parole toccanti ha descritto

la malattia come “vedere una persona che ami svanire un po’ alla volta, come una barca che lentamente scompare all’orizzonte”. Resta però l’essenza della persona, “sono sempre io, con le mie emozioni”.

Cesarato

“Ottobre Missionario in Salute” proporrà invece esami audiometrici, valutazioni posturali e ginnastica, con le offerte destinate ai progetti di Cuamm e Caritas. Centrale resta la prevenzione. Sabato 25 ottobre in piazza Matteotti si terranno screening gratuiti a cura dei medici dell’Usl 6 Euganea con Lions Club, mentre il 17 ottobre la stessa piazza ospiterà la giornata dedicata alle manovre di rianimazione cardiopolmonare. Non mancheranno spazi per i bambini, con l’animazione di “Sabato in centro” l’11 ottobre, né momenti culturali come la rassegna teatrale “Gocce di energia”, tutti i venerdì al Filarmonico per celebrare i 70 anni dell’Avis Piovese. La musica avrà un ruolo speciale il 18 ottobre, con il concerto dell’Orchestra Giovanile della Saccisica nella chiesa di Corte, accompagnato da testimonianze di Admo e iniziative dedicate alla prevenzione oncologica e al benessere. (a.c.)

La presidente del sodalizio Giusy Molena

La festa. I locali ristrutturati saranno al servizio delle attività sportive

Il campo di Sant’Anna finalmente torna a vivere

Dopo oltre un anno di lavori e collaborazione tra istituzioni civili e religiose, riapre il campo parrocchiale di Sant’Anna. Nuovi spogliatoi, attrezzature recuperate e uno spazio rinnovato per sport e comunità

F esta nel quartiere di Sant’Anna per la riconsegna alla comunità del campo da calcio parrocchiale di via De Andrè e dei suoi spogliatoi rinnovati. Un’iniziativa che rappresenta il traguardo di un percorso avviato oltre un anno fa, quando Comune, Parrocchia e Piovese Calcio hanno sottoscritto un accordo per permettere ai giovani calciatori della società sportiva di utilizzare il campo parrocchiale, riportato a nuova vita grazie a lavori di manutenzione straordinaria a carico dell’amministrazione comunale. Parallelamente, i volontari della parrocchia hanno ristrutturato gli spogliatoi, rendendoli funzionali sia alle attività calcistiche sia alle iniziative ludiche promosse dalla comunità parrocchiale. Il progetto è diventato così un esempio concreto di collaborazione tra istituzioni civili e religiose. La sinergia si è rafforzata nel tempo, fino a includere anche la concessione in comodato alla parrocchia di attrezzature sportive provenienti dalla demolita palestra della “vecchia” Davila: otto panchine con appendiabiti, due pali di sostegno e una rete da pallavolo, utili a diversificare l’uso degli spazi e ad arricchire l’offerta per i ragazzi. Un patrimonio di materiali che, altrimenti, sarebbe andato disperso, e che ora trova nuova vita a beneficio del quartiere. “È un piccolo ma significativo momento di festa” sottolinea il parroco don Giorgio De Checchi “perché restituiamo ai ragazzi uno spazio adeguato, accogliente e funzionale, che potranno vivere non solo come campo di gioco, ma anche come luogo di incontro e di amicizia”. “La collaborazione quotidiana” aggiungono la sindaca Lucia Pizzo e l’assessora Francesca Betto “è un segnale di dialogo e di reciproco aiu-

to tra Amministrazione e Parrocchia. L’obiettivo è offrire ai giovani del quartiere Sant’Anna un’opportunità di crescita e di socialità, riconoscendoli come parte attiva e responsabile della comunità”.

Cesarato

Quando i manifesti diventano tesori da portare a casa “Piove si manifesta”… e poi scompare. Curioso quanto accaduto in città con l’iniziativa del Distretto del Commercio, che fino a fine settembre ha trasformato il centro in un museo a cielo aperto. Il progetto ha visto dieci artisti del collettivo padovano UnoBis realizzare otto opere inedite dedicate a Piove di Sacco. Manifesti affissi sotto i portici e negli spazi Informacittà, capaci di interrompere la routine quotidiana e riscrivere il volto urbano. Un’esposizione insolita che ha incontrato una reazione altrettanto inattesa. “I manifesti” racconta la manager del Distretto, Federica Bianconi “sono rimasti al loro posto solo per poco. Poi sono spariti. Riattaccati, sono spariti di nuovo, e un testimone ha visto qualcuno staccarli con cura e portarli via”. Non dunque un gesto vandalico, ma

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quasi un’appropriazione artistica. Più che strappati, i lavori sembrano essere stati collezionati, forse destinati a una stanza privata o a un muro domestico. In poche settimane, la comunicazione è diventata oggetto di culto. Non più semplice cartellonistica, ma segno concreto di un’arte che suscita desiderio, al punto da spingere alcuni cittadini a impossessarsene. “Forse” riflette Bianconi ““Piove si manifesta” ha oltrepassato i confini della mostra diffusa, diventando parte della vita delle persone. L’obiettivo era fare della città un museo a cielo aperto e i manifesti staccati e custoditi raccontano la forza del progetto. Non lo si guarda soltanto: lo si desidera e lo si porta via”. Certo, il gesto resta discutibile. Ma per la manager non va letto come un atto di degrado. Piuttosto, come un segnale di vitalità. “Non lo giustifico, ma ricorda i décollage di Mimmo Rotella, dove anche l’atto di strappare o rimuovere diventa arte. Qui non si tratta di danneggiare, ma di una creatività sopra le righe che supera i confini dell’esposizione”. (a.c.)

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Pontelongo - S. Angelo di Piove

Il settore. Appello a misure automatiche, reciprocità ed etichettatura chiara

L’accordo UE-Mercosur mette in difficoltà la filiera italiana

In assenza di misure di salvaguardia automatiche e di reciprocità negli standard produttivi, l’unico produttore italiano, Coprob, lancia un appello al Governo per evitare una concorrenza sleale che comprometterebbe sovranità alimentare e sicurezza nazionale

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S i addensano nubi pesanti per il futuro della filiera italiana dello zucchero. L’accordo commerciale tra Unione Europea e Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) rischia infatti di mettere in ginocchio un settore già fragile, che in Italia sopravvive unicamente grazie a Coprob Italia Zuccheri, la cooperativa che gestisce gli impianti di Minerbio, nel Bolognese, e proprio quello di Pontelongo. In un mercato europeo già saturo, l’arrivo di ulteriori 180 mila tonnellate di zucchero sudamericano a dazio zero avrebbe conseguenze devastanti, andando a sommarsi alle 100 mila tonnellate già previste dall’accordo con l’Ucraina. A questo dato si aggiungono poi le importazioni incorporate nei prodotti trasformati, che aggravano ulteriormente la pressione sul settore. Già oggi i prezzi dello zucchero sono ai minimi degli ultimi quattro anni e nuove quantità immesse sul mercato rischiano di ridurre ancora i margini per i produttori. L’Italia, secondo consumatore europeo ma con una produzione interna che copre appena il 10-15% del fabbisogno nazionale, sarebbe il Paese più esposto. La sopravvivenza della filiera dipende unicamente da Coprob, che ogni anno coinvolge migliaia di aziende agricole socie e conferenti. Le misure di salvaguardia previste dall’accordo non rassicurano. Le

clausole non sono automatiche, ma richiedono valutazioni lunghe e complesse da parte della Commissione europea, con il rischio che gli interventi arrivino a danni già compiuti. Da qui la richiesta di introdurre regole certe e immediate, capaci di scattare automaticamente in presenza di condizioni di mercato squilibrate. C’è poi il nodo della concorrenza sleale. Lo zucchero importato dai Paesi extraeuropei non sempre rispetta le stesse regole sanitarie, fitosanitarie e ambientali richieste agli agricoltori europei. “In Sud America” ricordano i produttori del settore “sono ancora autorizzati principi attivi vietati da anni in Europa, con costi di produzione incomparabilmente più bassi”. “Mi sento di fare appello al Governo” sottolinea Luigi Maccaferri, presidente di Coprob Italia Zuccheri “affinché si opponga a condizioni per noi

estremamente penalizzanti al fine d’introdurre il principio di reciprocità, che diventa indispensabile. Chi esporta nell’Unione Europea deve rispettare gli stessi standard produttivi richiesti ai nostri agricoltori. Allo stesso tempo è fondamentale garantire al consumatore un’etichettatura chiara e trasparente, che indichi in modo inequivocabile l’origine dello zucchero acquistato”. La preoccupazione per il futuro è fondata e tangibile. “L’Italia non può permettersi di perdere una delle ultime filiere agroindustriali strategiche” conclude Maccaferri “né di dipendere completamente dalle importazioni. Servono regole di tutela forti, automatiche ed efficaci, per difendere un settore che rappresenta sicurezza alimentare e sovranità produttiva”.

Alessandro Cesarato

Sant’Angelo di Piove: al via al progetto Skill-Lab

Grazie al contributo di 25 mila euro della Fondazione Cariparo, il Comune di Sant’Angelo dà il via al progetto “Skill-Lab”: un’iniziativa pensata per promuovere il benessere scolastico e relazionale dei giovani, con un’attenzione particolare ai minori che vivono in situazioni di fragilità. Il progetto prenderà il via a ottobre e proseguirà fino a maggio del prossimo anno, offrendo attività pomeridiane gratuite per quattro giorni a settimana, per due ore al giorno. Il programma è rivolto a 59 ragazzi e ragazze, suddivisi in 12 alunni della scuola primaria; 12 della scuola secondaria di primo grado e 35 della scuola secondaria di secondo

grado. Tra loro, 24 minori saranno seguiti con particolare attenzione, in quanto in condizioni di fragilità socio-economica. Il progetto nasce dalla collaborazione tra il Comune, la Cooperativa sociale Germoglio

e l’Istituto comprensivo locale. “Il progetto Skill-Lab rappresenta un tassello importante nella nostra strategia di sostegno alle nuove generazioni. L’obiettivo è promuovere il benessere scolastico e relazionale dei ragazzi, con particolare attenzione a coloro che vivono situazioni di fragilità, offrendo loro nuove opportunità educative in un contesto inclusivo e stimolante. Crediamo che investire sui giovani significa investire sul futuro della nostra comunità” dichiara l’assessore alla Scuola e alle Politiche educative, Daniele Bertin. Un progetto che guarda al futuro dunque, mettendo al centro le potenzialità delle nuove generazioni. (m.m.)

I lavori. Proteste dei residenti mentre si completa la pista ciclabile

Sp 59 bloccata dai cantieri

I lavori sui ponti della Sp 59, previsti per la primavera, hanno subito lunghi ritardi: due cantieri consecutivi hanno paralizzato la viabilità locale, costringendo residenti e pendolari a deviazioni e disagi quotidiani

Ilavori sui ponti oggetto di intervento da parte della Provincia lungo la Sp 59 avrebbero dovuto concludersi già in primavera. L’opera rientra in un progetto di manutenzione straordinaria e urgente su più ponti della rete provinciale, finalizzato a garantire stabilità e sicurezza di snodi considerati strategici per il traffico locale e intercomunale. La realtà, però, racconta di ritardi consistenti e di una situazione che continua a creare disagi. Se da un lato un cantiere si è da poco chiuso, l’altro è stato avviato solo recentemente, rendendo di fatto ancora inutilizzabile l’arteria stradale. Un’ordinanza, affissa alla recinzione rossa che delimita l’area di lavoro, annuncia la chiusura totale del ponte sullo Scolo Altipiano fino a fine settembre, con la possibilità concreta di ulteriori proroghe. Il primo ponte interessato, quello sullo Scolo Schilla, era stato chiuso nel settembre 2024 con una previsione iniziale di cinque mesi, ma i tempi si sono allungati fino a quasi un anno. Due interruzioni consecutive che hanno reso complicata la viabilità quotidiana, costringendo residenti e pendolari a deviazioni obbligatorie e a una riorganizzazione dei trasporti pubblici. Il tratto di via Roma, asse principale di collegamento tra il capoluogo e Castelcaro, è stato completamente interrotto. Come alternativa resta a disposizione via Botti, parallela ma percorribile solo da veicoli sotto le 10 tonnellate. Una limitazione che ha ridotto la fruibilità della strada, lasciando mezzi pesanti e autobus costretti a lunghi giri. Anche la viabilità diretta tra Codevigo e Brenta d’Abbà di Correzzola risulta sospesa, obbligando automobilisti e mezzi pubblici a deviare attraverso Santa Margherita. Via Altipiano è diventata così una via di transito obbligata, dove si registra un incremento sostenuto di traffico e di velocità. A pagare le conseguenze maggiori sono i pendolari. Bus Italia ha dovuto modifi-

care la linea Ca’ Bianca-Padova, sopprimendo alcune fermate e creando ulteriori disagi soprattutto per studenti e lavoratori. In parallelo, il Comune ha deciso di sfruttare la chiusura del tratto per avviare il completamento della pista ciclabile a Castelcaro, un’opera attesa da anni per garantire maggiore sicurezza alla mobilità debole lungo la Sp 59. Un investimento utile e richiesto, ma che non ha ridotto la rabbia dei cittadini. Non sono

infatti mancate le proteste dei residenti di via Botti, improvvisamente trasformata in strada di attraversamento. In una via che normalmente ospita un traffico residenziale ridotto, l’arrivo

forzato di mezzi di tutti i tipi ha portato a un aumento incontrollato della velocità, con conseguenti rischi per chi vive lungo la carreggiata.

Alessandro Cesarato

La città e Carlopoli ricordano suor Elvira, eroina del canale Novissimo Ricordi intensi hanno unito Codevigo e Carlopoli, nel Catanzarese, per commemorare suor Elvira, al secolo Franceschina Pettinato, morta il 7 maggio del 1974 mentre tentava di salvare dodici bambini, dai due agli otto anni, intrappolati in uno scuolabus caduto nel canale Novissimo a Conche. Dieci piccoli persero la vita insieme alla religiosa, che non sapeva nuotare ma si gettò comunque in acqua per strapparne qualcuno alla morte. In quella tragedia, che segnò per sempre la comunità di Conche, sopravvissero soltanto due bambini tra cui Ettore Lazzaro, oggi sindaco. È stato proprio lui, accolto dalla sindaca di Carlopoli Emanuela Talarico, a portare la sua testimonianza davanti agli

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studenti e alla comunità locale. “Ritornare su quei fatti oggi, da adulto e da sindaco, ha avuto per me un significato profondo” ha raccontato commosso Lazzaro. La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una stele in via Franceschina Pettinato, dedicata alla giovane suora. Alla cerimonia erano presenti anche le nipoti della religiosa che hanno voluto condividere questo momento con la comunità e con il sindaco veneto. A suor Elvira nel 1977 fu attribuita la medaglia d’oro al valor civile per il sacrificio compiuto. “Voglio ringraziare di cuore Carlopoli” ha aggiunto Lazzaro “per l’accoglienza calorosa, la sensibilità e il rispetto con cui hanno reso possibile tutto questo. Un ringraziamento speciale va ad Angelina Pettinato, che dodici anni fa ha dato il via a questo percorso di memoria. Fu lei a cercarmi per prima, a volere con forza che questa storia venisse ricordata e condivisa. A lei va la mia più sincera gratitudine”. Una commemorazione intensa, che ha riaperto una pagina dolorosa ma capace ancora di trasmettere valori di solidarietà, sacrificio e comunità. (a.c.)

Arzergrande - Legnaro

Sociale. Crescita occupazionale per persone svantaggiate

Germoglio, oltre trentacinque anni di inclusione

D a oltre trentacinque anni la cooperativa sociale Germoglio accompagna la crescita della Saccisica. Nata in paese nel 1989 come una delle prime realtà sociali della provincia, Germoglio ha saputo coniugare inclusione e sviluppo economico, diventando un punto di riferimento per il territorio. L’assemblea dei soci ha approvato il bilancio 2024, che conferma la solidità della cooperativa: valore della produzione pari a 4.447.966 euro, utile d’esercizio di 13.428 euro e patrimonio netto salito a 855 mila euro, più del doppio rispetto al 2022. Numeri che certificano un percorso di crescita costante, sostenuto dall’ampliamento delle attività e da una gestione finanziaria equilibrata. Il cuore del progetto resta l’occupazione. Oggi la cooperativa conta 62 soci e 71 dipendenti, di cui 10 appartenenti alle categorie protette. Nel 2024 sono state coinvolte complessivamente 33 persone svantaggiate, 9 assunte in modo stabile e 24 inserite attraverso tirocini o stage. Una rete di relazioni che tiene insieme pubblico e privato, capace di moltiplicare le opportunità sul territorio. Germoglio collabora con enti locali, Regione Veneto, Veneto Lavoro e aderisce a Confcooperative Padova e al Consorzio Veneto Insieme. La presidente Marta Martin evidenzia il valore sociale di questo percorso.

“Il bilancio non è soltanto un documento contabile” dichiara “ma la prova che professionalità e inclusione possono camminare insieme. Germoglio è un presidio per la Saccisica e per tutta la provincia, perché unisce solidità economica e impatto sociale. Il nostro valore aggiunto nasce dalle persone e dalle alleanze costruite con enti e istituzioni. Senape e le numerose partnership hanno reso possibile questo traguardo”. La ristorazione rappresenta circa il 60% dell’attività. Ogni giorno vengono serviti 3.015 pasti, di cui 720 alle aziende, 353 al settore socio-sanitario, 1.841 alle scuole e 95 ad anziani o persone fragili. Con il marchio “Senape – Sapori di inclusione” Germoglio gestisce mense aziendali, pranzi veicolati e servizi di banqueting per eventi. Accanto alla ristorazione, la cooperativa offre un’ampia gamma di servizi. Ci sono i centri

diurni e progetti abitativi per adulti con disabilità, il doposcuola e i percorsi personalizzati per bambini e ragazzi, le attività di outsourcing industriale come montaggio e confezionamento per grandi aziende, oltre a prodotti artigianali legati alle ricorrenze, dalle ceste natalizie ai dolci solidali. La rete di sedi ( ad Arzergrande, Piove di Sacco, Codevigo e Legnaro) racconta la capillarità di un impegno che negli anni ha saputo affiancare comunità e famiglie, facendo della cooperazione uno strumento di crescita condivisa.

L’azienda di Legnaro premiata per i quasi settant’anni di artigianalità e design

Un nuovo capitolo nella storia di Bezze Arredamenti: l’azienda, storico punto di riferimento per chi ama il design su misura e la qualità artigianale, ha inaugurato la sua nuova sede nella centralissima via Romea, confermando una tradizione che dura da quasi settant’anni. Tutto ha inizio nel 1956 quando Lucio Bezze decide di dare forma ai suoi sogni aprendo una piccola falegnameria a Legnaro. Nel suo laboratorio nascono pezzi unici di arredo, realizzati ad hoc per i clienti: prodotti solidi, raffinati e all’avanguardia.

La fama di quelle creazioni cresce rapidamente, tanto che negli anni Settanta l’attività evolve in un commercio più strutturato, ampliando l’offerta e conquistando

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un pubblico sempre più vasto. La piccola bottega si trasforma quindi in un’impresa di commercio di mobili che non dimentica però la sua anima artigianale. Dagli anni Ottanta ad oggi si susseguono diversi passaggi di testimone alla guida dell’attività, sempre in ambito familiare, ma tutti proseguono il cammino tracciato dal fondatore, portando avanti la stessa attenzione alla qualità e alla cura del dettaglio. L’azienda è stata iscritta anche nel registro dei Luoghi Storici del Commercio e ha ricevuto il riconoscimento dalla Regione alla Fiera di Padova.

La nuova sede di via Romea non è soltanto un punto vendita: racconta l’evoluzione dell’arredamento su misura, con materiali selezionati e l’attenzione al dettaglio che caratterizza il marchio. Ogni progetto nasce dall’esperienza maturata in anni di lavoro in falegnameria, dove competenze artigianali e progettazione si integrano in modo naturale. Con il trasferimento nella nuova sede l’azienda prosegue dunque il proprio percorso, mantenendo i legami con la sua storia e con il suo territorio. (m.m.)

L’esposizione. Alla Cattedrale ex Macello fino al primo febbraio, curatore il criminologo

Stregonerie, tra iconografica, riti e simboli

delle eretiche del sapere: mostra evento

Le nove sezioni espositive sono concepite come dei portali iniziatici, attraverso i quali i visitatori partono per un viaggio che li porta attraverso storia e mito, persecuzione e rinascita. Un percorso cheaffonda le proprie origini nei culti antichi

Figure contrastate, percepite in modo diverso a seconda delle epoche, misteriose e paurose, le streghe sono le protagoniste della mostra-evento “Stregonerie. Iconografia, riti e simboli delle eretiche del sapere”.

La mostra, allestita alla Cattedrale ex Macello dal 24 ottobre al primo febbraio, è pensata per gettare una nuova luce su una figura spesso trattata in modo caricaturale e stereotipato, ma che può invece essere a diritto considerata come un simbolo contemporaneo di sapere, resistenza e rinascita. Reduce del successo ottenuto nelle tappe di Monza e Bologna, la mostra organizzata da Vertigo Syndrome arriva a Padova con una curatela rinnovata sotto la guida dello storico dell’arte, scrittore e

criminologo Andrea Pellegrino. Il risultato è un percorso espositivo ripensato nel concept che diventa una vera e propria esperienza immersiva e trasformativa.

Le nove sezioni espositive in cui si sviluppa il percorso sono concepite come dei portali iniziatici, passando attraverso i quali i visitatori partono per un viaggio che li porta attraverso storia e mito, persecuzione e rinascita. Un percorso che parte dalle radici del mito, che affonda le proprie origini nei culti antichi, permettendoci di conoscere le prime narrazioni dalle quali ha avuto origine l’archetipo della strega. La seconda sezione è invece dedicata al corpo, elemento che non si lascia normare ma che si muove piuttosto nel terreno del desiderio e della ribellione. Una

dimensione diversa è quella cui si accede attraverso il terzo “portale”: la dimensione dell’oblio, in cui i saperi popolari, dalla medicina naturale alle pratiche magiche, assumono una propria dignità culturale. Proseguendo in questo viaggio si giunge alla sala del marchio, in cui si può approfondire come l’immagine demoniaca della strega sia stata costruita da precise dinamiche storiche e iconografiche, soffermandosi in particolare sulle miniature medievali e sulla propaganda inquisitoria. Interessante è vedere poi come la figura della strega si sia evoluta nel corso dell’Ottocento, epoca in cui guadagna una nuova considerazione sociale, e nell’epoca presente, in cui attraverso l’arte contemporanea la strega passa da creatura marginale a vero e proprio simbolo di autonomia, rinascita e potere culturale.

Il percorso espositivo comprende incisioni, testi esoterici risalenti al Cinquecento e talismani di diverse epoche ed è arricchito

da esperienze immersivi particolarmente suggestive. La prima permette al visitatore di vivere un processo per stregoneria avvento nel 1539, sedendo al banco degli imputati e empatizzando con la strega, continuamente pungolata da accuse e torture. La seconda, che

conclude la mostra, si basa su un podio centrale su sui campeggia il Libro delle Ombre, normalmente usato dalle streghe ma che per l’occasione viene messo a disposizione dei visitatori per condividere pensieri e incantesimi personali. Francesca Tessarollo

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Elisa Seitzinger, Superego, arazzo

Dal caso del cubo nero di Firenze a Padova:

il “riqualificazionismo” come paradigma italiano

L a vicenda dell’ex Teatro Comunale di Firenze, trasformato in un massiccio “cubo nero” sul Lungarno Vespucci, non è soltanto una questione locale. È il sintomo di una tendenza più ampia che attraversa l’Italia: un’idea di “riqualificazione” urbana che spesso si traduce in una progressiva privatizzazione del patrimonio pubblico, in operazioni immobiliari ad alto rendimento e in un’estetica che poco dialoga con il contesto.

A Firenze, la sostituzione di un luogo identitario come il Teatro Comunale con un complesso residenziale di lusso è stata accettata quasi senza resistenza, salvo indignazioni estetiche tardive. Ma la domanda vera è: quante altre città italiane stanno vivendo lo stesso processo, magari in forme meno eclatanti?

Padova, città dalla storia millenaria e oggi al centro di un crescente interesse internazionale, vive un momento cruciale. L’Università richiama ogni anno decine

di migliaia di studenti, l’apertura del ciclo UNESCO dedicato agli affreschi trecenteschi ha portato a un incremento costante dei flussi turistici, le trasformazioni urbane – dalle aree industriali dismesse alle grandi infrastrutture – stanno cambiando il volto della città.

Tutto questo porta benefici evidenti: vitalità culturale, investimenti, maggiore visibilità globale. Ma comporta anche rischi: pressione sugli affitti, espulsione graduale dei residenti dai quartieri centrali, riduzione dello spazio pubblico a favore di logiche privatistiche. È la stessa dinamica che ha segnato Firenze e che rischia di ripetersi, in forme diverse, anche a Padova.

Padova si trova così di fronte a un bivio: diventare laboratorio di un equilibrio virtuoso tra turismo, comunità e innovazione, oppure scivolare in una trasformazione che la riduca a palcoscenico per visitatori e investitori, a scapito della vita quotidiana dei suoi abitanti.

Da Bologna a Napoli, da Milano a Palermo, la retorica della “rigenerazione” si accompagna spesso a dinamiche che portano all’allontanamento dei residenti storici, alla crescita incontrollata del turismo di massa e alla perdita di spazi pubblici a favore di logiche di profitto privato. È una trasformazione che modifica in profondità il tessuto sociale ed economico delle nostre città, consegnandole a una monocultura del turismo e a una vulnerabilità che abbiamo già visto esplodere nei momenti di crisi globale.

La riflessione che parte da Firenze e passa per Padova riguarda tutti: vogliamo città che siano laboratori di vita, cultura e innovazione, oppure scenografie redditizie svuotate di cittadini?

Padova ha oggi un’occasione unica: dimostrare che è possibile crescere senza perdere la propria anima. Non basta accogliere turisti e studenti, bisogna proteggere la vita quotidiana dei residenti, cu-

stodire gli spazi pubblici e garantire che la città rimanga luogo di comunità, e non solo di consumo.

Se Firenze ci consegna il monito del suo “cubo nero”, Padova rischia di cadere nella stessa trappola: interventi spot, rendita al po-

sto della visione, cittadini messi ai margini. È il momento di scegliere se continuare lungo questa deriva o costruire finalmente un modello urbano che tenga insieme sviluppo e identità.

Gottardo

Vincenzo

Regione Territorio

L’iniziativa. Terza edizione di Modello Veneto TeSeO, finora coinvolti oltre 3 mila giovani

Teatro, scuola, occupazione, terza edizione al via: formazione, cultura e lavoro vanno a braccetto

Il presidente Giampiero Beltotto mette a disposizione il proprio mandato: “Lascio una realtà solida, con bilanci in equilibrio e una programmazione triennale condivisa”

Dalla scoperta della vocazione teatrale al debutto sul palcoscenico, il Modello Veneto TeSeO (Teatro Scuola e Occupazione) si conferma come un modello formativo unico in Italia. Con la firma del nuovo accordo di collaborazione tra Regione Veneto e Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale, cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+), prende il via la terza edizione triennale 2025-2028 di un progetto che unisce formazione, cultura e lavoro.

Nato nel 2018, TeSeO ha formato oltre 3mila giovani e raggiunto un tasso di occupazione superiore al 70% tra gli ex allievi, ponendo il Tsv ai vertici nazionali per ricaduta occupazionale. Il percorso accompagna i partecipanti dai provini d’ammissione all’Accademia Teatrale Carlo Goldoni fino alle prime esperienze professionali, con

residenze artistiche, produzioni e contratti di lavoro già durante il percorso accademico.

“Con TeSeO confermiamo una scommessa vinta: trasformare la passione per il teatro in una concreta opportunità professionale - dichiara Valeria Mantovan, assessore regionale al lavoro -. È il primo progetto in Italia che mette a sistema l’intero ciclo formativo dell’attore, unendo qualità artistica, occupabilità e crescita culturale”.

“Un Teatro Nazionale deve credere nei giovani non solo formandoli, ma portandoli in scena – aggiunge Giampiero Beltotto, presidente del Tsv -. Dal 2018 abbiamo trasformato le parole in fatti, scritturando centinaia di giovani attori usciti dall’Accademia.

La Regione Veneto è stata determinante: insieme stiamo costruendo

una nuova generazione di interpreti per i teatri italiani”.

Dal 2018 il Modello TeSeO ha coinvolto 3.279 giovani, offrendo una formazione d’eccellenza tra il Teatro Goldoni di Venezia e il Teatro Verdi di Padova. Il progetto prevede anche programmi di mobilità Erasmus+ con prestigiose accademie europee e la Compagnia Giovani, che ha già coinvolto oltre 100 artisti in più di 20 produzioni.

Il nuovo accordo 2025–2028 consolida la formazione con un percorso centrato sulla figura dell’attore-autore, capace di coniugare interpretazione, scrittura e creazione scenica. Sono previste tre aree di intervento principali: “Prima Prova”, per l’avvio professionale dei neodiplomati; “Compagnia Giovani”, per valorizzare i migliori talenti; e “MaturAzione”, per sostenere la creazione di compagnie indipendenti. Sono inoltre introdotti due percorsi di specializzazione. Durante la cerimonia al Teatro Verdi sono stati anche consegnati i diplomi ai nuovi at-

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tori dell’Accademia Teatrale Carlo Goldoni. “Con questa edizione del Premio abbiamo voluto offrire ai giovani un’opportunità di crescita umana e professionale - afferma Tomaso Carraro, Vice Chairman del Gruppo Carraro -. È un investimento nella cultura e nei territori, convinti del suo valore sociale e formativo”. Nel frattempo, durante la riunione del Consiglio Generale di fine settembre, Giampiero Beltotto ha comunicato la decisione di mettere a disposizione il proprio mandato, rendendosi di-

sponibile a guidare la Fondazione in una fase di transizione fino all’estate 2026. “Considero concluso il ciclo di ricostruzione che ha portato il Teatro Stabile del Veneto a diventare Fondazione e a essere confermato per la seconda volta come Teatro Nazionale - ha dichiarato Beltotto -. Lascio una realtà solida, con bilanci in equilibrio e una programmazione triennale condivisa. È tempo di aprire un nuovo ciclo, libero e ambizioso, per il futuro del nostro teatro”. Madeleine Palpella

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Regionali: finalmente tutti ai nastri di partenza

In cambio del via libera Stefani, infatti, Fratelli d’Italia otterrà la maggioranza degli assessorati di peso, le poltrone più importanti delle Aziende regionali e la possibilità di indicare i candidati sindaci per le elezioni di Venezia del 2026 e di Padova del 2027. Forza Italia, dal canto suo, avrebbe “portato a casa” un paio di assessorati dei quali uno molto importante, e qui Flavio Tosi continua a proporsi per tornare a quello alla Sanità, e, con ogni probabilità, la scelta del candidato sindaco di Verona (2027). Ovviamente non sapremo mai, fino alla prova dei fatti, se questo accordo sia esattamente così

I candidati/1. Centrosinistra compatto

dettagliato o se sia qualcosa che ci assomiglia molto: quello che è certo è che per “trovare” la quadra gli alleati hanno dovuto mettere sul piatto tutto. Come se non bastasse pare che la Lega avrebbe aperto alla possibilità di cedere la Regione Lombardia (al voto nel 2028) a Fratelli d’Italia e si sia detta disposta a sostenere in parlamento la riforma della legge elettorale, che porta a un antipasto di premierato forte, che vuole Giorgia Meloni. Dall’altra parte la squadra a sostegno del principale competitor, Giovanni Manildo, continua a crescere. L’avvocato trevigiano, un passato da scout e da sindaco,

Manildo a metà campagna: già 200 incontri tra idee e ascolto

Giovanni Manildo, candidato presidente del Veneto per la coalizione di centrosinistra, compatta come non succedeva da tempo, traccia un primo bilancio a metà campagna elettorale, celebrando il lavoro di ascolto e confronto portato avanti in questi primi due mesi. Con oltre 200 incontri già realizzati in tutto il territorio veneto e migliaia di persone coinvolte, Manildo si dice soddisfatto del percorso intrapreso, sottolineando come il suo approccio sia stato tutto centrato sull’ascolto attivo e sul coinvolgimento diretto dei cittadini e delle realtà locali.

“Non abbiamo avuto il tempo di fermarci a passerelle, ma abbiamo voluto ascoltare, confrontarci e raccogliere le proposte e le necessità delle persone che vivono il nostro territorio ogni giorno. È questo il metodo con cui vogliamo costruire il futuro del Veneto: partendo dai problemi reali, dalle esigenze concrete delle persone”, aggiunge Manildo, ribadendo il suo impegno a promuovere una partecipazione attiva e inclusiva nella gestione della Regione.

Il candidato del centrosinistra mette in evidenza le principali tematiche affrontate finora: dalla sanità pubblica, che dovrà essere “una priorità della Regione”, con l’implementazione delle case di comunità e un maggior numero di medici, alla necessità di rispondere alle problematiche giovanili, soprattutto quelle legate all’emigrazione forzata dei ragazzi veneti a causa di mancanza di opportunità. Secondo Manildo, il vero problema del Veneto è la difficoltà di attrarre e trattenere talenti e imprese, e la soluzione

passa attraverso un governo partecipato, che metta al centro della propria agenda le esigenze dei cittadini, senza inseguire gli interessi di parte. “Il Veneto deve tornare ad essere una terra che sa attrarre persone, talenti e opportunità. Solo con la partecipazione e l’inclusione riusciremo a costruire un futuro che dia risposte concrete alle esigenze di tutti”, afferma, lanciando un appello a tutti i veneti per unirsi al suo progetto di cambiamento.

L’appello alla partecipazione si fa ancora più forte mentre la campagna entra nel vivo. Manildo chiede ai cittadini veneti di non limitarsi ad ascoltare, ma di essere protagonisti del cambiamento. “Il Veneto è una comunità che deve crescere insieme”, conclude, sottolineando che il suo progetto è costruito per chi vuole un futuro migliore per la regione.

ha incassato il sostegno di Rifondazione Comunista, che in prima istanza sembrava volersi candidare contro, e di Azione, Italia Viva, +Europa e Partito Socialista che correranno insieme in una lista che si chiamerà “Uniti per Manildo”. Con questi due nuovi ingressi, Manildo potrà contare su di una squadra composta da sette liste per compiere un’impresa certamente molto difficile, ma che difficilmente non avrà l’esisto scontato di cinque anni fa. Sugli altri candidati bisognerà capire se supereranno lo scoglio della raccolta delle firme entro i tempi stabiliti, ovvero l’ultima settimana di ottobre.

I candidati/2. 32 anni, parlamentare della Lega
Il centrodestra ha scelto, il candidato è Alberto Stefani

Già da più di un mese Alberto Stefani, enfat prodige della Lega, aveva iniziato a girare il Veneto quasi quotidianamente e la voce che lo voleva come candidato alla presidenza della Regione si è fatta via via più insistente. L’ufficialità è arrivata il 7 ottobre scorso, con l’annuncio dell’intesa nel centrodestra nel complicato scacchiere politico nazionale. Stefani, 32 anni, si candida perciò a diventare il più giovane presidente di Regione. Padovano di Borgoricco, ci sui è stato sindaco a 26 anni, dopo essere entrato il Parlamento a 25, Stefani è laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti e tuttora prosegue l’attività di ricerca. Nel 2022 è stato confermato parlamentare e nel 2023 è stato eletto segretario regionale della Liga Veneta.

“Ringrazio la coalizione di centrodestra per il sostegno, ora avanti verso il traguardo - ha dichiarato -. La nostra squadra è pronta ad amministrare la Regione, in continuità con l’ottimo lavoro di Luca Zaia. Il nostro impegno è chiaro: metteremo davanti a tutto, anche alle logiche della politica, le necessità delle persone - spiega Stefani - Accetto questo confronto forte di un’eredità solida. Abbiamo davanti grandi e nuove sfide, che meritano di essere affrontate con energia. A partire dal disagio giovanile, dall’invecchiamento della popolazione, dalla crisi economica internazionale, sino alla difesa dell’ambiente e del lavoro. Trascorrerò la campagna elettorale nelle piazze e nelle periferie dei nostri Comuni, cercando di stringere la mano a quanti più Veneti possibile Ascolterò tutti, compreso chi non la pensa come me”.

Stefani aggiunge: “Credo nel confronto leale fra idee, rifiuto lo scontro personale. In politica non cerco nemici da abbattere, ma avversari con cui dialogare”. Quindi uno sguardo al sociale: “Sarà il primo punto del nostro programma di governo. Il Veneto ha davanti a sé sfide nuove, quali l’invecchiamento della popolazione, l’aumento del disagio giovanile, l’incremento delle patologie croniche e neurodegenerative. Per questo stanzieremo ancora più risorse in un comparto che sarà protagonista nell’attività amministrativa. Istituiremo anche un assessorato al Sociale, indipendente e con portafoglio. Abbiamo bisogno di un Veneto che si faccia comunità, che accompagni la persona e la famiglia, in continuità con quanto già fatto negli ultimi anni”.

Alberto Stefani
Giovanni Manildo

L’iniziativa. Il nuovo festival con la direzione artistica di Matteo Strukul e Silvia Gorgi

Fabio Bui guida i Popolari per il Veneto: “È tempo di un nuovo protagonismo”

L’impresa della bellezza tra arte e letteratura capace di generare economia e identità

F abio Bui, ex sindaco di Loreggia e già presidente della Provincia di Padova, 60 anni, scende in campo come candidato presidente della lista Popolari per il Veneto, pronta a presentarsi in autonomia alle prossime elezioni regionali. La formazione politica, che accoglie anche esponenti provenienti da movimenti autonomisti locali, punta a dare voce e rappresentanza a un territorio ricco di tradizioni civiche e culturali, spesso trascurato dalla politica nazionale.

I Popolari per il Veneto si ispirano a modelli di successo come

la CSU bavarese e la Südtiroler Volkspartei, proponendo un progetto che valorizzi le persone, le comunità locali e la responsabilità condivisa, distaccandosi dalle logiche dei partiti nazionali che, secondo Bui, hanno spesso sfruttato il Veneto senza difenderne gli interessi.

“Dopo anni di promesse disattese sull’autonomia – afferma Bui – il Veneto ha bisogno di un voto di fiducia per ritrovare la propria identità e forza. Non servono slogan, ma soluzioni concrete che mettano al centro

la sussidiarietà e il rafforzamento delle nostre comunità. Solo così potremo restituire al Veneto dignità e futuro. Il Veneto - sottolinea - deve diventare protagonista nelle scelte europee per i trasporti, l’economia e l’ambiente. Serve superare l’idea dei “paroni a casa nostra” e aprire finalmente la stagione dei protagonisti a casa nostra, dove il Veneto non debba più accontentarsi delle briciole ma sappia far sentire con forza la propria voce ai tavoli decisionali. Per questo diciamo con chiarezza: il Veneto al centro. Al centro dei nostri interes-

si, delle nostre scelte e della nostra visione politica”.

Questi i punti programmatici. Lavoro e imprese locali: sostegno ai giovani e all’artigianato, incentivi per chi investe e crea occupazione. Sanità pubblica: riduzione delle liste d’attesa, potenziamento dei servizi territoriali e più attenzione ad anziani e persone fragili. Sicurezza e legalità: contrasto alle baby-gang e presenza rafforzata delle forze dell’ordine nei quartieri più a rischio. Autonomia e protagonismo veneto: portare la voce del Veneto ai tavoli decisionali,

senza più subire le scelte calate da Roma. Formazione e giovani: un nuovo rapporto tra scuola, università e territorio per creare opportunità reali di futuro.

I candidati/4. Le altre voci del Veneto: autonomisti, dissidenti e “pescatori di pace” in corsa per la Regione

Da Re getta l’amo al centrodestra, Szumski e Damiano in campo

La corsa alla Presidenza della Regione vede in campo anche figure e movimenti che rappresentano istanze laterali, dissidenti o autonomiste, pronte a intercettare il voto di protesta e di opinione. Tra i contendenti più noti c’è Gianantonio Da Re, ex segretario regionale della Lega ed europarlamentare, espulso dal partito due anni fa. Oggi guida la Liga Veneta Repubblica e cerca un accordo con la coalizione di centrodestra, dopo l’ufficializzazione della candidatura di Stefani.

“Noi siamo del centrodestra,” ha dichiarato Da Re, “adesso vediamo se c’è la possibilità di fare ancora parte di questa maggioranza. Se ci ritiene una parte importante bene, altrimenti penseremo a qualcos’altro”. Il suo profilo, marcatamente

autonomista e identitario, che insiste sulla necessità per il Veneto di “valorizzare il proprio peso politico ed economico all’interno dell’Italia,” è la ragione principale del suo non ancora accordato ingresso nella coalizione.

Un altro nome in lizza è quello di Riccardo Szumski, medico ed ex sindaco di Santa Lucia di Piave. Szumski si candida con la lista “Resistere”, nata dall’aggregazione di associazioni, imprenditori e cittadini disillusi dalla politica tradizionale. Al centro del suo programma spicca il rilancio della sanità pubblica. Szumski è ricordato per le sue posizioni critiche durante la pandemia, che lo portarono a essere sospeso dall’Ulss e radiato dall’Ordine per le sue tesi sulle cure

domiciliari e i vaccini anti-Covid. L’obiettivo, spiega, è “dar voce a chi oggi è scontento, sfiduciato, disilluso dalla politica regionale”. La lista, che si dichiara apartitica, è sostenuta da vari movimenti e si prepara a presentare candidature in tutte le province, confidando in un riscontro positivo negli incontri pubblici.

Infine, si presenta Lorenzo Damiano con i “Pescatori di Pace –Ministri della Pace”, un movimento spirituale e politico che si propone come alternativa radicale. Damiano, noto per un suo drastico cambio di rotta sulle posizioni no-vax dopo essere stato contagiato gra-

vemente dal virus, sostiene la creazione di un “ministro della Pace” come figura istituzionale per i temi di riconciliazione e non violenza. La sua candidatura, proveniente da ambienti ultracattolici, aggiunge un elemento peculiare e non convenzionale al panorama elettorale veneto.

Fabio Bui
Gianantonio Da Re
Riccardo Szumski
Lorenzo Damiano

Movimento 5 Stelle: “Serve aria nuova in Regione, candidati scelti dalla base e non imposti dall’alto”

Il referente veneto del M5S, Simone Contro, rivendica il metodo partecipativo del Movimento e attacca il centrodestra

“Noi i candidati li abbiamo espressi con il solito metodo partecipativo: nomi espressi dalla base e votati dagli iscritti online. L’esatto contrario di quanto visto negli ultimi mesi con un balletto indegno tutto romano, che ha partorito Alberto Stefani, un avanzo di segreteria, usato da Matteo Salvini in logica anti Zaia, che è il vero sconfitto di questa compagine del centrodestra tutta concentrata sulle careghe anzichè sulle urgenze del Veneto. Insomma, siamo il contrario della destra e ne siamo orgogliosi”. A dirlo Simone Contro, referente Veneto per il Movimento 5 stelle. Gli attivisti del soggetto politico rilanciato da Giuseppe Conte, hanno lavorato in questi mesi sul programma e sulla rosa di nominativi da

esprimere.

“Siamo un movimento di partecipazione per definizione e il metodo non conosce esclusioni - continua Contro - tanto che la nostra valida consigliera eletta per due volte di seguito, Erika Baldin, si fa di lato per continuare a fare politica per noi da altre posizioni. Per noi il limite dei due mandati è una colonna portante, mentre Zaia ha messo tutto a repentaglio pur di provare a fare il quarto”.

Il dopo Zaia secondo il Movimento 5 stelle avrà il nome di Giovanni Manildo, sostenuto convintamente dal movimento. “Manildo ha già fatto il sindaco a Treviso, è un avvocato che non ha fatto della politica il proprio mestiere, a differenza del suo avversario Alberto Stefa-

ni, che è entrato in parlamento a 25 anni e non ha avuto manco il pudore di dimettersi visto che dovrà fare campagna elettorale o dividendosi tra Roma e il Veneto o, e sarebbe ancora peggio, scroccando lo stipendio da circa 10mila euro netti al mese senza manco guadagnarselo. Non c’è da stupirsi se la commissione bicamerale da lui presieduta abbia sortito in tre anni solo chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere. Come il suo predecessore, sul federalismo fiscale e l’autonomia questa coppia ha portato a casa, come direbbe Josè Mourinho, zeru tituli. E’ ora di voltare pagina in fretta”. Ed il primo provvedimento che gli eletti del Movimento 5 stelle depositeranno alla discussione del Consiglio Regionale rinnovato dalle elezioni del 23 e 24 novembre prossimo sarà l’istituzione di una commissione speciale sulla spending review degli ultimi dieci anni di governo veneto. “Apriremo tutti i cassetti e fare-

Sintoniz zati sul

mo circolare un’aria nuova nelle stanze di palazzo Ferro Fini e palazzo Balbi - garantisce Simone Contro - il nostro modello di gestione garantirà milioni di euro di risparmi sulla spesa corrente tagliando senza indugi gli sprechi. Va passata al setaccio la convenzione dei project financing

voluti ancora da Giancarlo Galan sugli ospedali e quella della Pedemontana fortemente imposta da Zaia. L’unico project al mondo in cui se guadagna, guadagna il privato, ma se perde, ripiana il buco il pubblico. Rivolteremo queste logiche dannose per il Veneto, per un Veneto a 5 stelle”.

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Simone Contro, referente M5S in Veneto

L’iniziativa. Il nuovo festival con la direzione artistica di Matteo Strukul e Silvia Gorgi

L’impresa della bellezza tra arte e letteratura capace di generare economia e identità

Vigonza ha ospitato la manifestazione che celebra la bellezza della nostra regione (e non solo): “Non è un concetto astratto ma una forza concreta”

L etteratura, arte e impresa. Tre mondi che spesso vengono raccontati separatamente, ma che nella storia italiana hanno sempre convissuto in un intreccio fertile, creativo e straordinario. Dalla genialità di Palladio alla visione di Canaletto, dal teatro di Goldoni all’audacia di Casanova, la cultura italiana ha saputo trasformare la bellezza in un motore di identità e sviluppo. È proprio a partire da questa consapevolezza che è nata L’IMPRESA DELLA BELLEZZA, una manifestazione ideata e diretta da Matteo Strukul e Silvia Gorgi, organizzata da Sugarpulp in collaborazione con il Comune di Vigonza. Ho fatto una chiacchierata con Matteo Strukul per farmi raccontare la genesi, i contenuti e le ambizioni di un evento che, già alla sua prima edizione, ha saputo imporsi come punto di riferimento nel dibattito culturale regionale

Matteo, come è nata l’idea de L’IMPRESA DELLA BELLEZZA e quale visione volevate portare avanti con questo progetto?

L’idea è nata dal desiderio di raccontare il legame profondo che unisce letteratura, arte e impresa al Made in Italy. Con Silvia Gorgi abbiamo immaginato un appuntamento che fosse al tempo stesso celebrazione e riflessione, capace di portare in scena autori, artisti e artigiani che rappresentano l’essenza stessa del nostro saper fare. Abbiamo scelto la Riviera del Brenta, a Vigonza, perché è un territorio che da sempre vive questa vocazione: qui il bello non è mai stato disgiunto dal lavoro, dalla manualità,

dall’ingegno. Volevamo che la manifestazione fosse un’occasione per riflettere sul presente e sul futuro del nostro Paese, partendo proprio dalla consapevolezza che la bellezza non è un concetto astratto, ma una forza concreta, capace di generare economia, identità e condivisione sociale.

A proposito di “saper fare”, avete coinvolto figure molto diverse fra loro. Ce ne parli?

Abbiamo voluto dare voce a protagonisti che, ciascuno nel proprio ambito, incarnano questa idea di saper fare legato al bello. Red Canzian, ad esempio, ha condotto una riflessione sul suo percorso di artista, compositore e ambasciatore della canzone italiana nel mondo. Non solo musicista, ma anche imprenditore e produttore musicale, capace di trasformare l’esperienza artistica in impresa.

Poi c’è stato Fulvio Marino, che ha raccontato la sua storia di artigiano del pane, nata in una famiglia di mugnai. La sua è una testimonianza preziosa di come un mestiere antico possa diventare oggi non soltanto professione, ma anche narrazione, comunicazione, divulgazione attraverso la televisione.

Francesco Vidotto ci ha portato invece nel cuore della Natura e dell’Ambiente. Per lui non sono soltanto sfondi delle storie che scrive, ma vere e proprie condizioni di vita e grandi temi di riflessione.

Io stesso ho voluto sottolineare come l’arte e la bellezza italiane siano brand potenti del Made in Italy e come possano essere l’asse portante della nostra letteratura.

Infine, Alessia Gazzola ha raccontato le sue eroine, da Costanza a Miss Bee, e l’avventura delle serie tv tratte dai suoi romanzi. Ha parlato anche della comunità di lettrici e lettori che la segue con grande affetto. Come ha reagito il pubblico a questa proposta?

La risposta è stata straordinaria. Nei giorni di sabato 11 e domenica 12 ottobre il Teatro Quirino de Giorgio di Vigonza era gremito in ogni ordine di posti. È stata un’emozione fortissima vedere così tanta partecipazione e soprattutto percepire l’interesse autentico delle persone. Già dalla prima edizione la manifestazione si è confermata come un momento imprescindibile per l’intera Riviera del Brenta, una vera occasione di riflessione collettiva. Abbiamo dimostrato che il connubio fra letteratura, arte e impresa non è soltanto possibile, ma è anche capace di aprire prospettive nuove per il territorio e per il tessuto creativo che lo anima.

Nel tuo intervento hai citato figure come Canaletto, Tiepolo, Palladio, Goldoni e Casanova. Che cosa rappresentano per te?

Per me rappresentano la prova concreta che la bellezza, in Italia, è sempre stata un’impresa. Canaletto, ad esempio, fu scenografo prima ancora che pittore, e lo stesso Tiepolo. Palladio non era soltanto architetto,

ma anche lapicida e direttore di cantiere, un uomo capace di unire visione e concretezza. Goldoni, oltre a essere un geniale commediografo, fu anche impresario teatrale. Casanova, dal canto suo, riuscì a imporre il proprio nome come un vero e proprio brand ante litteram. Tutti loro hanno avuto la capacità di circondarsi di agenti, promotori, committenti e mecenati, costruendo attorno alla propria arte un vero e proprio sistema imprenditoriale. È questa, a mio avviso, l’essenza dell’impresa della bellezza. Quindi la bellezza è anche una strategia di comunicazione?

Assolutamente sì. L’IMPRESA DELLA BELLEZZA non vuole essere solo un festival, ma anche un pensatoio. È un laboratorio di idee per costruire nuove strategie di racconto e di comunicazione. Vogliamo riflettere su come la sinergia fra bellezza, cultura, arte e impresa possa diventare uno strumento narrativo-attrattivo. Spesso questo tipo di riflessione manca fra operatori e stakeholder. Eppure credo che proprio qui ci sia una delle chiavi per dare al territorio una nuova consapevolezza, per pensare allo sviluppo e alla condivisione sociale in modo diverso, più profondo e più autentico. Da questo punto di vista devo sottolineare come l’amministrazione comunale di Vigonza non solo ci ha dato piena fiducia, ma ci ha sup-

portato in pieno affinché tutto fosse perfetto.

In che modo pensi che questa manifestazione possa incidere sul futuro della Riviera del Brenta e del Veneto in generale?

La Riviera del Brenta è un luogo che ha sempre vissuto di intrecci fra arte, impresa e bellezza. Pensiamo alle ville venete, simboli straordinari di un’epoca in cui architettura, mecenatismo e manifattura si alimentavano a vicenda. Oggi credo che ci sia bisogno di riscoprire quello spirito, di riportarlo al centro del dibattito pubblico. Con L’Impresa della Bellezza vogliamo mostrare come il territorio possa tornare a essere laboratorio di innovazione culturale e imprenditoriale. Vogliamo stimolare nuove sinergie, nuove opportunità di collaborazione fra chi produce arte, chi la racconta e chi investe nel futuro.

• Chi è Giacomo Brunoro

Classe ‘76, padovano. È direttore editoriale di LA CASE Books, presidente di SUGARPULP, collabora con Veneto24, docente per Forema e per SMART Innovation School.

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Francesco Vidotto
Matteo Strukul
Alessia Gazzola

Educazione e inclusione. Il progetto sostenuto da Fondazione Cariparo

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Benvenido: una scintilla che apre le porte del nido a tutte le famiglie

Grazie al sostegno di Fondazione Cariparo e dell’impresa sociale “Con i bambini”, 150 posti gratuiti in 20 scuole dell’infanzia di Padova e Rovigo per combattere la povertà educativa e promuovere un’educazione davvero accessibile

C’anni, ha acceso nuove speranze per

dagogista, educatore e operatore sociale. I tutor hanno accompagnato le famiglie pas-

catrici ed educatori, coordinata dal Diparti-

La raccolta fondi, ospitata sulla piattaforma For Funding di Intesa Sanpaolo – partner dell’iniziativa – ha raggiunto l’obiettivo di 100.000 euro, poi raddoppiati dalla Fondazione Cariparo. Le risorse sono tornate ai nidi e alle famiglie, generando nuove opportunità educative e nuovi posti per i

go. Si chiama rimentale da 3 milioni di euro nato dalla collaborazione tra Fondazione Cariparo e l’impresa sociale Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che ha aperto le porte di 20 scuole dell’infanzia con nido integrato, offrendo 150 posti gratuiti ai bambini dai 12 mesi appartenenti a famiglie con ISEE inferiore a 25.000 euro. Un’iniziativa semplice e rivoluzionaria insieme, che traduce in azione concreta la missione di Fondazione Cariparo: rendere l’educazione un diritto davvero universale, partendo proprio dai primi anni di vita. «L’obiettivo – spiega Alice Bruni, project manager del progetto – era ampliare l’accesso ai nidi anche per chi, pur non vivendo in condizioni di povertà estrema, incontra ostacoli economici, sociali o culturali. Volevamo offrire un’opportunità reale a chi altrimenti avrebbe rinunciato».

Il progetto, avviato nel 2022 e appena concluso, ha messo al centro il benessere del bambino e il sostegno alla famiglia. Accanto al contributo economico, è stata introdotta una figura innovativa, il tutor, a metà tra pe-

to comuni, nidi pubblici e privati, università, enti sociali e famiglie, in un modello di collaborazione che rappresenta una vera e propria comunità educante. Ma la visione della Fondazione è andata oltre la durata del progetto: accanto agli interventi diretti, è stato promosso un percorso di crowdfunding e marketing sociale. In due anni sono stati organizzati circa 50 eventi locali nei territori di Padova e Rovigo per sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza dei

zo Settore e il Governo. Per attuare i programmi del Fondo, nel 2016 è stata creata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione Con il Sud, che ha trovato un partner determinante in Fondazione Cariparo. Insieme hanno tradotto in azioni concrete un principio chiaro: la crescita dei più piccoli è la base di una comunità più equa. ed successo -

FONDAZIONE Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo Piazza Duomo,

La crescita. Un ecosistema virtuoso che accompagna gli imprenditori verso nuove sfide

L’affiliazione al marchio dell’Abete si conferma motore di crescita per l’azienda, che oggi conta oltre

Dne per gli imprenditori come leva strategica di sviluppo e sostegno al territorio. La rete di imprenditori affiliati al marchio dell’Abete rappresenta una parte importante del tessuto aziendale: un patrimonio imprenditoriale diffuso in tutte le regioni in cui è presente Despar Nord, che esprime ogni giorno i valori del marchio all’interno di punti vendita gestiti con passione, competenza e spirito imprenditoriale. Attualmente sono più di 300 i negozi affiliati che compongono la rete di Despar Nord gestiti direttamente dagli imprenditori sui territori. Per l’azienda sostenere l’affiliazione significa perciò andare oltre il semplice rapporto commerciale, creando un ecosistema virtuoso in cui ogni affiliato possa crescere, evolversi e affrontare le sfide del mercato con strumenti solidi e visione strategica. È per questo che dal 2022 Despar Nord propone l’Accademia Affiliati, un percorso formativo dedicato ai titolari e responsabili dei punti vendita in franchising, concepito per raf-

Con l’Accademia Affiliati Despar Nord investe sugli imprenditori locali

Sintoniz zati sul

forzare le competenze manageriali e far emergere un nuovo modello di imprenditore: non solo operativo, ma capace di gestire con leadership e lungimiranza il punto vendita. l percorso è pensato come un viaggio formativo su misura, che alterna momenti teorici, sperimentazioni sul campo, visite in punti vendita italiani ed europei e approfondimenti individuali. Un cammino annuale strutturato in cicli continui di apprendimento, in cui ogni tematica viene affrontata da diverse angolazioni: dalla gestione strategica alla marginalità, dalla leadership alla pianificazione delle attività commerciali. gni edizione coinvolge decine di partecipanti in un’esperienza ad alto impatto: grazie al supporto di tutor, referenti e capi area, gli imprenditori sono accompagnati passo dopo passo, fino al project work finale, occasione per mettere in pratica le competenze acquisite e condividere i risultati con il gruppo. La formazione è concreta e orientata ai risultati: si lavora su casi reali, si confrontano le esperienze, si simula la gestione di sce-

Vene t o 2 4 passa al sistema di ultim a gener a zione DAB che permette di as coltare an c h e la ra d io con una qualità audio pe r fe t ta .

in Austria, casa madre di Despar

entre gli imprenditori coinvolti nell’Accademia Affiliati 2024/2025 si avviano a concludere il percorso, Despar Nord guarda già al futuro:

il percorso con l’Accademia degli Affiliati Despar? Quali erano le sue aspettative iniziali e in che modo questo percorso ha arricchito la sua crescita professionale? commercianti che gestiscono il punto vendita dal 1874 e sono convinto che oggi l’imprenditore debba essere un professionista in grado di affrontare la complessità delle questioni peculiari di ogni attività: commerciali, amministrative, finanziarie, sociali, tecnologiche. La volontà di partecipare all’Accademia degli Affiliati Despar è nata da una mia duplice esigenza, maturata nel momento in cui ho deciso di dedicarmi alla gestione del supermercato di famiglia. Da una parte, questo percorso rispondeva alla mia propensione ad apprendere competenze tecniche e professionali per l’esercizio dell’attività che mi accingevo ad affrontare, in un settore che ha conosciuto evoluzioni importanti e veloci, in relazione alle quali non è più possibile affidarsi solamente all’esperienza o alle capacità commerciali. Dall’altra, sono stato attratto da quello ritengo sia il valore aggiunto

di questo percorso formativo, ovvero dalla possibilità di ricevere insegnamenti e di confrontarsi con esperti del settore e con altri colleghi imprenditori, dai quali apprendere non solo nozioni teoriche, ma metodi creti e immediatamente utilizzabili.

Quali competenze o strumenti ha acquisito durante la formazione e che ha potuto applicare nella gestione del suo punto vendita?

Devo riconoscere che la formazione praticata è stata completa ed ha fornito ai partecipanti competenze specifiche e trasversali utili ad ogni aspetto dell’attività di gestione di un punto vendita. Dalla formazione sui reparti alla gestione del personale, dagli aspetti finanziari e commerciali alla programmazione degli eventi ed alla visita ai centri logistici. Ognuno di questi temi è stato fondamentale per acquisire la capacità per affrontare le complessità che questo settore pone ogni giorno.

decina di nuovi imprenditori, con l’obiettivo di sostenere la crescita

cità di adattamento in uno scenario

Intervista all’imprenditore affiliato a Despar Nord Marco Baccini

Se dovesse consigliare l’Accademia Affiliati Despar a un collega imprenditore, quale sarebbe, secondo lei, il principale valore aggiunto di questa esperienza?

Ritengo che il valore aggiunto sia rappresentato da una serie di fattori. In primo luogo, l’essere costruito per questo settore specifico, requisito essenziale affinché la formazione possa essere puntuale, e soprattutto concreta. Inoltre, altrettanto importanti sono la possibilità di rapportarsi e

confrontarsi con colleghi dello stesso settore, di stringere conoscenze ed amicizie che vanno oltre il rapporto lavorativo e, infine, l’organizzazione ottimale di ogni sessione, che rende le trasferte piacevoli. Per questo ringrazio Despar Nord per la lodevole iniziativa, rendendomi orgoglioso di farne parte.

Punto vendita affiliato a Despar di San Piero in Bagno (FC)

Ottobre Rosa Sintoniz zati

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Dir. San.: Dott. Stefano Puggina

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Cardiologia di Padova: prima in Italia nei Best Italian Hospitals Awards 2025

La Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova si conferma al vertice dell’eccellenza sanitaria italiana, conquistando il primo posto nella classifica dei Best Italian Hospitals Awards 2025 tra le strutture non IRCCS e al secondo posto assoluto nella classifica generale. Un riconoscimento prestigioso che premia non solo la qualità delle cure offerte ma anche la capacità di coniugare assistenza, ricerca e formazione.

A guidare questo reparto d’eccellenza è il professor Domenico Corrado, che con la sua equipe ha saputo portare l’ospedale padovano a superare oltre 1.300 centri cardiologici in tutta Italia. Seguono nella graduatoria il Policlinico Universitario Agostino Gemelli, l’IRCCS Ospedale San Raffaele e il Centro Cardiologico Monzino.

La valutazione, curata da NExT Health, si basa su un sistema multiparametrico che integra dati clinici, attività scientifica, formazione, reputazione e

feedback degli operatori sanitari, utilizzando fonti ufficiali come il Ministero della Salute, PubMed e Agenas.

Il risultato ottenuto rappresenta una testimonianza della solidità e dell’innovazione del sistema sanitario pubblico veneto. La Cardiologia di Padova è considerata un modello di eccellenza riconosciuto a livello internazionale, frutto di un impegno quotidiano e di un lavoro di squadra straordinario. Un ringraziamento va al professor Corrado, al personale medico e infermieristico e alla Direzione dell’Azienda Ospedaliera, che guidano questa realtà con professionalità e visione. l riconoscimento sottolinea la qualità delle prestazioni assistenziali, l’intensa attività scientifica e formativa, elementi che fanno della Cardiologia padovana un punto di riferimento nel panorama nazionale e internazionale delle malattie cardiovascolari.

Padova: al via la campagna vaccinale contro la bronchiolite nei neonati

È partita nei giorni scorsi la campagna di prevenzione contro la bronchiolite nei neonati nei tre punti nascita dell’Ulss 6 Euganea: Cittadella, Camposampiero e Schiavonia. Ai primi piccoli pazienti della stagione 2025/2026 è stato somministrato l’anticorpo che, dopo anni di studi, si è rivelato capace di ridurre fino al 90% i ricoveri causati dal virus respiratorio sinciziale (VRS). Si tratta di un’infezione che colpisce soprattutto nei mesi freddi, da ottobre ad aprile, e che nei bambini molto piccoli può trasformarsi in polmonite o bronchiolite, con sintomi che partono da raffreddore e tosse e possono evolvere in difficoltà respiratorie. Nel Veneto, lo scorso inverno, oltre 28 mila neonati e lattanti sono stati protetti grazie a questo trattamento, con risultati definiti “storici” dagli specialisti: nell’Ulss 6 i ricoveri per bronchiolite sotto l’anno di vita sono calati del 65%.

La campagna proseguirà nei prossimi mesi: l’anticorpo viene somministrato sia ai neonati che affrontano la prima stagione fredda, direttamente nei reparti di maternità, sia ai bambini nati in primavera ed estate, tramite i pediatri di base. L’obiettivo, spiegano dall’azienda sanitaria, è quello di estendere la protezione a tutti i nuovi nati, riducendo così la pressione sugli ospedali e soprattutto i rischi per i più piccoli.

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Oculistica. L’equipe diretta dal dottor Giuseppe Lo Giudice raggiunge un traguardo di rilievo

Impiantata a Schiavonia la prima lente telescopica intraoculare del Veneto

Un passo importante per l’oculistica veneta arriva dagli Ospedali Riuniti Padova Sud, dove è stato impiantato per la prima volta nel Veneto un dispositivo telescopico intraoculare su un paziente con grave maculopatia degenerativa. L’intervento, eseguito dall’équipe dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica diretta dal dottor Giuseppe Lo Giudice, segna un traguardo di rilievo nell’offerta di cure avanzate per le persone con disturbi visivi invalidanti.

La lente telescopica SING IMT™ (Implantable Miniature Telescope) funziona come un minuscolo sistema ottico impiantato all’interno dell’occhio. Attraverso un meccanismo di ingrandimento, consente di spostare le immagini su porzioni di retina ancora sane, migliorando la visione centrale e restituendo al paziente la possibilità di leggere, guardare la televisione o riconoscere i volti dei propri cari. “Si tratta di un dispositivo rivoluzionario, sia dal punto di vista fisico che tecnologico – spiega il dottor Lo Giudice –. In pratica è come avere un piccolo cannocchiale dentro l’occhio. Permette di sfruttare le aree retiniche non danneggiate, offrendo ai pazienti una chance concreta di recupero visivo”.

Non tutti però possono sottoporsi a

questo tipo di impianto. “È necessario un percorso di valutazione e di allenamento preliminare – aggiunge Lo Giudice – per verificare che il paziente riesca a utilizzare efficacemente la lente e che questa apporti un reale beneficio senza compromettere l’occhio”. Dopo l’intervento, il paziente segue un programma di riabilitazione visiva presso il centro regionale di Ipovisione, mirato a imparare a sfruttare al meglio il nuovo schema ottico. Un secondo intervento analogo è già in programma.

La maculopatia degenerativa è una delle principali cause di perdita della vista negli anziani: in Italia colpisce circa un milione di persone, e in Veneto si stima che siano decine di migliaia i cittadini affetti da forme più o meno gravi. Fino a oggi le terapie si concentravano su farmaci e programmi riabilitativi capaci di rallentare il decorso, ma raramente in grado di restituire una visione utile. L’innovazione introdotta a Schiavonia testimonia anche la capacità della sanità veneta di restare al passo con le tecnologie più avanzate. “Credo che il Veneto non abbia nulla da invidiare nemmeno a molti Paesi esteri – sottolinea il direttore –. La qualità della gestione dei pazienti, unita alla possibilità di accedere a tecnologie d’avanguardia, pone la nostra sanità tra le migliori in assoluto”.

Durante l’intervista a Radio Veneto24, Lo Giudice ha anche parlato dei problemi legati alla vista nell’era digitale. “L’uso prolungato di smartphone e computer può provocare secchezza oculare e affaticamento visivo. Consiglio sempre ai pazienti la regola del 20-20: ogni 20 minuti davanti a uno schermo, fare al-

meno 20 secondi di pausa per rilassare l’occhio”.

Infine, un messaggio di prevenzione: “Mai sottovalutare i segnali di allarme, come l’offuscamento della vista o le linee che appaiono ondulate su una pagina – ricorda Lo Giudice –. Basta una semplice prova: chiudere un occhio e verificare se le righe restano dritte. Se

non lo sono, è bene rivolgersi subito a uno specialista”. Gli Ospedali Riuniti Padova Sud confermano così la loro vocazione all’innovazione in campo oftalmologico, offrendo ai cittadini veneti la possibilità di migliorare autonomia e qualità della vita grazie a tecnologie finora riservate a pochi centri internazionali.

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