ilBassano - Ottobre2025

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Donazione di reni, al San Bassiano un gesto di vita salva due persone

Da Bui a Szumski passando per Damiano e l’incognita Da Re, chi sono gli sfidanti

Regionali: finalmente tutti ai nastri di partenza

DDopo un’estenuante attesa il centrodestra ha scelto il proprio candidato presidente della Regione. Sarà Alberto Stefani, segretario regionale della Lega e vice segretario nazionale di Salvini, a tentare di confermare il centrodestra in Regione. Il 77% conquistato da Luca Zaia alle elezioni del 2020 sembra essere molto lontano, ma nel centrodestra non sembra questa la principale preoccupazione. Le lungaggini nell’individuazione di Stefani, infatti, sono state determinate da un lunghissimo braccio di ferro a tre che ho visto coinvolti Fratelli d’Italia, Lega Nord e Forza Italia. Gli alfieri veneti di Giorgia Meloni, infatti, non hanno mai fatto di mistero della loro volontà di poter indicare il candidato presidente del Veneto: il ragionamento alla base di questa aspettativa prendeva le mosse sia dalla necessità di “rotazione” dopo 1 5 anni di Presidente leghista e dalla differenza di peso elettorale. La stessa Forza Italia, con il suo leader regionale Flavio Tosi ha sperato, fino a un certo punto, di potersi accreditare come il proverbiale e gaudente terzo tra i due litigati.

La Lega, però, ha tenuto duro fino all’ultimo ritenendo la candidatura in Veneto come la propria “linea del Piave”. Per farlo, sembra, aver garantito agli alleati un ottimo indennizzo.

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Modello Veneto TeSeO, al Teatro Stabile cultura formazione e lavoro; Beltotto rimette l’incarico

L’impresa della bellezza tra arte e letteratura, capace di generare economia, nuovo festival firmato Strukul

L’attenzione si concentra su servizi sociali, inclusione e lavoro, con iniziative mirate a supportare persone in difficoltà e potenziare l’occupazione

Al via i lavori di riqualificazione del secondo piano dello storico edificio nel cuore della città che diventerà sede di Veneto Lavoro

Al voto il 23 e 24 novembre, compatti il centrodestra e il centrosinistra, almeno tre i candidati outsider

Le sfide del Pnrr tra tempo e metodo

Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

S i avvicina inesorabilmente la scadenza europea fissata per il 30 giugno 2026, come termine ultimo per il completamento degli investimenti e il rispetto della tabella di marcia delle opere. Questo lasso di tempo, per quanto breve, è il punto focale di una sfida cruciale: mettere a terra il PNRR come strumento concreto per rigenerare il Veneto, ridurre i divari e rilanciare i territori.

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Bassano ritrova la sua Beata

Ètornata a splendere, nel cuore di Bassano del Grappa, la statua dedicata alla Beata Giovanna Maria Bonomo, restituita ufficialmente alla cittadinanza dopo un attento intervento di restauro conservativo.

L’opera, datata 1783 e firmata dallo scultore padovano Felice Chiereghin, fu voluta dall’Abate Giambattista Roberti in omaggio alla figura spirituale più venerata dalla città. Nel corso dei secoli subì vari restauri, ma presentava oggi segni evidenti di deterioramento: crepe superficiali, deposizioni di polvere, degrado delle parti scabre e perdita di leggibilità delle iscrizioni.

Il progetto di restauro è stato reso possibile grazie al contributo integrale della ditta Fratelli Campagnolo di Romano d’Ezzelino, che ha sostenuto la spesa di 15.000 euro. Un gesto di mecenatismo che il sindaco Nicola Finco ha definito “segno d’amore per la città e per il suo patrimonio spirituale e artistico”. Durante l’evento, il sindaco ha ringraziato in particolare il Cavalier Giorgio Campagnolo «non solo per il generoso finanziamento, ma anche per l’attenzione continua che da anni riserva al territorio». Nella storia della città, la figura della Beata Giovanna Maria Bonomo occupa un posto centrale: nata ad Asiago il 15 agosto 1606, entrò nel monastero benedettino di Bassano nel 1621 assumendo poi il nome religioso di Giovanna Maria. Nel corso della vita si distinse per il dono delle stimmate (riconosciuto nel 1632) e per l’attività spirituale verso la comunità monastica. Morì a Bassano il 1° marzo 1670 e nel 1783 fu beatificata da Papa Pio VI. Le sue reliquie sono tuttora conservate nella chiesa a lei dedicata a Bassano. Il monumento stesso custodisce simboli narrativi: alla base della statua, un putto con i capelli al vento sorregge con la mano destra un libro aperto e con la sinistra indica un’iscrizione “ORDINIS S. BENEDICTI”. La collocazione originaria risale al 1784, in una piazzetta nei pressi di “Brocchi e Via Beata Giovanna”, voluta da Roberti in occasione della beatificazione, celebrata il 9 giugno 1783.

Restaurata la statua di Giovanna Maria Bonomo

Le sfide del Pnrr tra tempo e metodo

>direttore@givemotions.it<

Nel nostro Veneto i numeri parlano chiaro. Secondo dati di Ance Veneto, i progetti attivati sono più di 23.850 con una dotazione complessiva che supera i 14 miliardi. Tuttavia, non basta “attivare”: occorre realizzare, portare a termine. E già emergono segnali concreti di rallentamento. La lentezza non è solo un problema tecnico, ma è anche strutturale e amministrativo. La mole di vincoli, controlli, passaggi autorizzativi e procedure da rispettare, spesso differenziate tra ministeri, regioni, enti locali, diventa un ostacolo più che una garanzia. Le amministrazioni comunali, in particolare, lamentano difficoltà nel reperire risorse di cassa per anticipare lavori e interventi, nell’aspettare pagamenti centrali e nel districarsi tra moduli, rendicontazioni e controlli paralleli.

La tempistica è stringente: ogni ritardo mette a rischio l’erogazione delle rate e la possibilità che l’Italia, e il Veneto, perdano quote di fondi europei. Nel complesso nazionale, solo poco più del 40 % delle risorse PNRR sono state effettivamente spese a oggi. In questo scenario, si concentra una tensione: non solo applicare, ma farlo bene.

Anche la distribuzione delle risorse solleva interrogativi: non sempre il riparto risponde alle reali esigenze dei territori, perché i criteri, sovente nazionali e standardizzati, non tengono conto delle peculiarità locali. Si rischia così di vedere fondi correre verso aree già avvantaggiate, anziché dove c’è bisogno urgente di infrastrutture, servizi digitali ma anche alle persone più fragili, efficientamento energetico.

Non possiamo permetterci che il Veneto, regione virtuosa in termini di progetti attivi, resti vittima di lentezze burocratiche o disallineamenti centrali. Si invoca da più parti una semplificazione amministrativa drastica, un’autonomia decisionale rafforzata per le comunità locali, e soprattutto una cultura della responsabilità condivisa: Regione, Province, Comuni devono collaborare in sinergia, non gareggiare in scaricabarile.

La posta in gioco è troppo alta: non solo realizzare infrastrutture e investimenti, ma dare credibilità allo Stato, mantenere la fiducia dei cittadini e costruire un Veneto che non resti in ritardo rispetto alle sfide globali.

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ricorda ai soggetti interessati la propria disponibilità ad ospitare per le prossime elezioni regionali del 23/24 novembre messaggi politici elettorali e inserti pubblicitari allegati al giornale.

eneto2 4 passa al sistema di ultima generazione DAB che permette di ascoltare he la radio con una qualità audio per fetta

(In ottemperanza alla legge 28 del 22 Febbraio 2000).

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Èstata presentata una interrogazione urgente da parte della consigliera regionale Chiara Luisetto (Partito Democratico) riguardo alle tracce di Pfas rilevate in alcuni pozzi delle zone di Bassano del Grappa e Creazzo.

“Questa è una questione cruciale per la sicurezza dei cittadini e non possiamo permetterci di ignorare i segnali di allarme”, ha dichiarato Luisetto. “In questa fase della legislatura è ancora possibile discutere gli atti in Consiglio, ed è fondamentale che la Regione fornisca chiarimenti immediati su quanto emerso. La salute dei residenti deve essere

una priorità assoluta, e servono risposte chiare su quanto accaduto e sullo stato dell’inquinamento in queste aree”.

Sono state pubblicate delle analisi indipendenti effettuate dall’Osservatorio bassanese sui Pfas, che hanno rivelato tracce significative di sostanze pericolose in alcuni pozzi di Bassano. Su 17 campioni di acqua, ben 12 hanno superato la soglia di 100 nanogrammi per litro, con picchi che raggiungono oltre i 300 nanogrammi per litro. Anche le rilevazioni condotte dalla società Etra, che gestisce i servizi idrici, confermano la presenza di Pfas, seppur in quantità leggermente inferiori alla soglia limite, ma comunque sufficienti a destare preoccupazione.

“Non vogliamo alimentare facili allarmismi”, ha precisato Luisetto, “ma è fondamentale non sottovalutare i rischi per la salute. I Pfas sono composti inquinanti eterni, difficili da rimuovere, cancerogeni e capaci di entrare nella catena alimentare, con effetti devastanti. È un dovere della Regione intervenire con prontezza e fare chiarezza per proteggere la popolazione”.

Concludendo, la consigliera ha ribadito la necessità di azioni tempestive: “Serve un piano di monitoraggio e una strategia chiara per affrontare questa emergenza, garantendo trasparenza e sicurezza ai cittadini di Bassano e Creazzo”.

La questione delle tracce di Pfas rilevate nei pozzi delle zone di Bassano del Grappa e Creazzo, sollevata dalla consigliera regionale Chiara Luisetto (Partito Democratico), ha suscitato un acceso dibattito in Veneto. L’interrogazione urgente riguardava la possibile contaminazione delle acque e le implicazioni per la salute pubblica, chiedendo alla Giunta regionale di fornire risposte concrete e trasparenti. A rispondere è stato Flavio Frasson, presidente di Etra, che ha smentito le accuse, definendo il caso una “grande montatura”.

Frasson ha esordito sostenendo che il problema è del tutto inventato: “Non esiste alcun problema, quello che stiamo vedendo è solo una grande montatura. Alcuni comitati hanno effettuato campionamenti su acque Etra, senza specificare le modalità e senza alcuna validazione scientifica ufficiale”.

Nonostante la polemica sui campionamenti spontanei, Etra ha collaborato con ULSS, ARPAV e con il Comune di Bassano per ripetere le analisi. “Le analisi ripetute, sia da noi sia dall’ULLS, hanno confermato i risultati già in possesso. I livelli di Pfas sono ben al di sotto dei limiti di legge, con valori che non superano il 50% del limite consentito. Se vogliamo acque completamente pure, dobbiamo rivolgerci all’acqua distillata”.

Frasson ha ribadito il ruolo di Etra come azienda pubblica: “Non dobbiamo vendere acqua, ma garantire la qualità del servizio

L’Ulss7 rassicura: l’acqua di Bassano è perfettamente potabile

Non ci sono motivi di preoccupazione per la qualità dell’acqua a Bassano del Grappa. I test effettuati dal Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione dell’ULSS 7 Pedemontana hanno confermato che l’acqua dell’acquedotto rispetta pienamente i limiti di legge, sia chi-

mici sia microbiologici.

«Le verifiche vengono effettuate con cadenza periodica sulla base delle normative di legge e non hanno mai rilevato anomalie, nemmeno per i pozzi dell’area di Santa Croce, recentemente al centro dell’attenzione pubblica», spiega il

dottor Antonio Stano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS 7 Pedemontana. «È vero che è stata rilevata la presenza di Pfas, ma sempre ampiamente al di sotto dei limiti di legge, che prevedono una concentrazione massima di 100 microgrammi per litro. Ulteriori

ai cittadini. I nostri controlli sono costanti e siamo i primi ad assumerci la responsabilità della qualità delle acque distribuite”. Non è corretto, secondo lui, mettere in dubbio i risultati di ULSS o ARPAV a favore di laboratori privati con minore esperienza nelle analisi ambientali.

Frasson ha criticato le polemiche politiche che strumentalizzano il tema della qualità dell’acqua: “Il diritto all’informazione è sacrosanto, ma non deve creare allarmismi ingiustificati”.

La risposta di Frasson chiarisce la posizione di Etra, che ritiene le acque distribuite sicure e conformi alla normativa.

controlli vengono eseguiti anche da Etra e Arpav, garantendo un monitoraggio costante e capillare».

Il Direttore Generale Carlo Bramezza aggiunge: «Come Azienda socio-sanitaria riteniamo doveroso sgombrare il campo da inutili allarmismi.

L’acqua dell’acquedotto è assolutamente sicura anche rispetto alla presenza di Pfas. I cittadini devono sapere che i controlli ci sono, sono costanti e rigorosi, e devono fidarsi degli organismi che fissano i limiti di concentrazione basandosi su evidenze scientifiche».

Chiara Luisetto
Flavio Frasson, Presidente di Etra

Focus Pnrr/1. Un modello che anticipa la nuova sanità diffusa, ma che mette alla prova la tenuta delle strutture

Ospedali e territorio, la rivoluzione silenziosa del Pnrr: il caso Bassano

P

rocedono a ritmo serrato i lavori per la realizzazione della Casa della Comunità di Bassano del Grappa, uno dei progetti più significativi messi in campo dall’Ulss 7 Pedemontana grazie ai finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). L’intervento, del valore complessivo di circa 15 milioni di euro, si inserisce in un più ampio piano di riorganizzazione dell’assistenza territoriale che prevede, nell’intera azienda sanitaria, 8 Case della Comunità, 3 Ospedali di Comunità e 4 Centrali Operative Territoriali, oltre a importanti investimenti tecnologici e organizzativi già completati.

Le Case della Comunità rappresentano un modello assistenziale innovativo, pensato per avvicinare i servizi sanitari ai cittadini e concentrare in un unico luogo molte delle prestazioni più richieste. Aperte 7 giorni su 7, 24 ore su 24, offriranno una presen-

za costante di personale medico e infermieristico, riducendo così gli accessi impropri al Pronto Soccorso.

All’interno della struttura i cittadini troveranno gli ambulatori dei Medici di Medicina Generale, il servizio di Continuità Assistenziale, un presidio infermieristico per le piccole urgenze e un Punto Unico di Accesso (Pua), sportello di riferimento per orientare l’utente verso i servizi sanitari e socio-sanitari più adeguati. Non mancheranno inoltre ambulatori specialistici e servizi fondamentali come il Consultorio Familiare, la Tutela Minori e la Neuropsichiatria Infantile. La nuova Casa della Comunità sorgerà su un’area di circa 18.000 metri quadrati adiacente all’ospedale San Bassiano. L’edificio, articolato su quattro piani (uno interrato e tre fuori terra), avrà una superficie coperta di circa 1.860 metri quadrati. Il progetto, caratteriz-

zato da una pianta a “V” aperta ai primi due livelli, prevede una corte centrale al piano terra che in futuro potrà collegarsi direttamente con la struttura ospedaliera. Quattro ingressi – a nord, sud, est e ovest – garantiranno un accesso agevole e fluido agli spazi pubblici. Particolare attenzione è stata dedicata alla funzionalità e alla sicurezza sanitaria: la presenza di numerose sale d’attesa e percorsi separati consentirà una migliore gestione dei flussi di utenti, un accorgimento prezioso anche in caso di emergenze sanitarie o pandemiche. Il progetto è suddiviso in due stralci di intervento. Il primo, avviato nell’aprile 2024, ha un costo di 13,4 milioni di euro, di cui 6 milioni finanziati tramite Pnrr, 6,6 milioni dal fondo sanitario regionale e 653 mila euro dal Fondo integrativo per l’avvio delle opere indifferibili. La conclusione dei lavori è prevista per

l’inizio del 2026. Il secondo stralcio, che prevede il completamento di alcuni spazi non inclusi nel finanziamento Pnrr, richiederà ulteriori 3,6 milioni di euro, attualmente in attesa di copertura. Al momento risultano quasi ultimati i lavori strutturali – fondamenta, pila-

Dentro il progetto da 2,2 milioni per il nuovo Centro per l’Impiego

Tra i progetti presentati dall’amministrazione comunale per accedere ai fondi del Pnrr c’è anche la realizzazione della nuova sede del Centro per l’Impiego, che troverà casa a Palazzo Pretorio, nel cuore della città. L’intervento, nato dalla collaborazione tra Comune e Veneto Lavoro, punta non solo a potenziare i servizi per l’occupazione, ma anche a rigenerare un edificio storico, restituendolo alla piena funzionalità e riportando attività e persone nel centro cittadino. Il progetto prevede un investimento complessivo di 2,2 milioni di euro, di cui 1,2 milioni finanziati da Veneto Lavoro attraverso fondi PNRR, mentre la parte restante sarà a carico dell’amministrazione comunale. Il nuovo Centro per l’Impiego rappresenta un punto di riferimento strategico per un territorio ampio, che comprende 17 Comuni. L’utenza potenziale supera le 100.000 persone in età lavorativa e inclu-

de circa 14.500 imprese attive, in particolare nei settori del commercio, del manifatturiero e dell’edilizia. Attualmente il Centro gestisce oltre 8.000 disoccupati con un patto di servizio attivo. Solo nell’ultimo anno sono stati effettuati 4.170 appuntamenti, avviati quasi 1.000 percorsi di inserimento e attivati 420 tirocini. Il mercato del lavoro locale si conferma dinamico, con un saldo positivo di 550 nuovi posti di lavoro dipendente nel 2024 e un totale di circa 18.700 assunzioni. La nuova sede si svilupperà su due piani per garantire spazi moderni, funzionali e pienamente accessibili a operatori e utenti. Il secondo piano ospiterà 13 uffici, una sala riunioni di 68 metri quadrati, un’area accoglienza, servizi e una zona ristoro, per una superficie complessiva di oltre 535 metri quadrati. Al terzo piano troveranno posto ulteriori uffici, l’archivio e locali di servizio, per circa 220 metri quadrati

stri e solai – e la fine dell’opera è programmata per febbraio 2026. Con la nuova Casa della Comunità, Bassano si prepara così a entrare nel cuore della sanità del futuro, più vicina, accessibile e integrata con il territorio.

aggiuntivi. I lavori dovranno essere completati entro il 30 giugno 2026, segnando un passo importante nel percorso di valorizzazione del patrimonio pubblico e nel rafforzamento dei servizi per il lavoro. (s.b.)

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Sara Busato

Focus Pnrr/2. L’inchiesta racconta luci e ombre di un piano da oltre 100 milioni

Scuole,cantieri e fondi: la sfida vicentina tra modernità e burocrazia

Anno scolastico all’insegna della novità per gli studenti dell’Istituto Agrario “A. Parolini” di Bassano del Grappa, che hanno iniziato le lezioni nella nuova sede costruita a nord dell’edificio esistente. La realizzazione del nuovo plesso ha permesso di riunire le due sedi in un unico complesso moderno e interamente dedicato all’istruzione agraria. L’intervento, promosso dalla Provincia di Vicenza, ha comportato un investimento complessivo di oltre 8,1 milioni di euro: 7,5 milioni provenienti dai fondi del Pnrr e ulteriori 652.000 euro destinati all’acquisto di nuovi arredi (152.000 euro) e alla sistemazione delle aree esterne (500.000 euro). Nel bilancio di previsione 2025-2027, la Provincia di Vicenza prevede investimenti per 103,8 milioni di euro tra lavori in corso e da attivare, inclusi circa 30 milioni provenienti dal Pnrr.

Una parte significativa di queste risorse è destinata proprio all’edilizia scolastica superiore: nel Vicentino si parla infatti di circa 30 milioni di euro prove-

nienti dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a cui si aggiungono ulteriori risorse provinciali, per interventi su diversi istituti del territorio. La nuova sede si distingue per l’attenzione all’ambiente e al paesaggio. Con il suo affaccio panoramico sul Monte Grappa e sul fiume Brenta, l’edificio ospita 31 classi per un totale di circa 600 studenti, il doppio rispetto agli anni precedenti. Il progetto architettonico è stato concepito per integrarsi armoniosamente con il contesto agricolo circostante e per garantire alti standard di efficienza energetica e comfort. Considerato l’aumento del numero di studenti, è stata avviata una collaborazione tra la

I milioni del Pnrr e le nuove fragilità

Bassano si conferma tra i comuni più attivi nella gestione dei fondi del Pnrr. Secondo i dati pubblicati sulla piattaforma OpenPnrr, nel territorio comunale risultano 16 progetti finanziati, per un importo complessivo stimato di circa 5 milioni di euro, di cui 4,38 milioni provenienti direttamente dai fondi. Gli investimenti bassanesi toccano tutti i principali ambiti di intervento del Piano, dalla salute alle infrastrutture, dalla transizione ecologica alla scuola e ricerca, fino a inclusione sociale, cultura, turismo, impresa, lavoro e digitalizzazione. Gran parte delle risorse è destinata a rafforzare il sistema dei servizi sociali locali. Tra i progetti più rilevanti spicca quello che prevede la realizzazione di Centri servizi e stazioni di posta per persone in difficoltà, con un finanziamento di circa 1,09 milioni di euro. Seguono interventi mirati a specifiche fragi-

Provincia di Vicenza, il Comune di Bassano del Grappa, il Comune di Pove del Grappa e i territori limitrofi per migliorare l’organizzazione del trasporto scolastico. Tra gli interventi principali, l’introduzione di autobus articolati e più capienti in sostituzione dei mezzi di dimensioni ridotte. Oltre ai benefici in termini di sicurezza e accessibilità, l’operazione comporta anche un vantaggio economico per le famiglie. Il nuovo Istituto Parolini si presenta così non solo come una struttura moderna ed efficiente, ma anche come simbolo della capacità della Provincia di investire in infrastrutture sostenibili e innovative, a beneficio della scuola e della comunità. (s.b.)

lità sociali: Percorsi di autonomia per persone con disabilità – 715 mila euro; Housing temporaneo e sistemi di accoglienza per persone in marginalità sociale – 710 mila euro; Rafforzamento dei servizi sociali domiciliari – 329 mila euro; Sostegno alle capacità genitoriali e prevenzione della vulnerabilità – 211 mila euro; Supporto e formazione per operatori sociali – 210 mila euro. Anche il mondo dell’istruzione bassanese è protagonista della ripartenza.

Gli interventi finanziati nel comune si inseriscono in un contesto più ampio: la Provincia di Vicenza prevede infatti di includere circa 30 milioni di euro di opere Pnrr nel proprio piano triennale 2025-2027, su un totale di 103,8 milioni di investimenti. Bassano del Grappa, dunque, si posiziona come un punto di riferimento territoriale con progetti che mirano non solo al recupero post-pandemia, ma anche a una crescita per la comunità locale. (s.b.)

Dal nuovo Istituto agli interventi negli altri istituti superiori, la Provincia di Vicenza investe massicciamente sull’edilizia scolastica.

Ma tra burocrazia, scadenze e aumento dei costi, la corsa ai fondi europei rivela anche le fragilità del sistema

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L’intervento. Un investimento da 2,2 milioni per trasformare un edificio storico

Palazzo Pretorio rinasce: al via i lavori per la nuova sede di Veneto Lavoro

D opo anni di abbandono, l’ex Palazzo Pretorio di via Vittorelli a Bassano del Grappa si prepara a tornare protagonista nel cuore della città. Sono ufficialmente partiti i lavori di riqualificazione del secondo piano dello storico edificio, destinato a diventare la nuova sede di Veneto Lavoro, in particolare del Centro per l’Impiego (CPI), che serve l’intera area bassanese.

A presentare il progetto è stato il sindaco Nicola Finco, che ha sottolineato con soddisfazione l’importanza strategica dell’intervento:

“Veneto Lavoro cercava uno spazio adeguato dal 2021 e noi, sin dal nostro insediamento, abbiamo voluto dare una risposta concreta e veloce. Abbiamo scelto di investire su un edificio storico in disuso, restituendolo alla comunità e trasformandolo in uno spazio moderno e funzionale. È un impegno mantenuto nei tempi previsti”.

L’intervento ha un valore complessivo di 2,2 milioni di euro, cofinanziato da Veneto Lavoro con 1,2 milioni provenienti da fondi PNRR e dal Comune di Bassano del Grappa con 1 milione di euro. Il progetto prevede restauro conservativo, messa in sicurezza del sottotetto, la realizzazione di uffici e aree operative, una sala riunioni, spazi di accoglienza, e l’installazione di una piattaforma elevatrice per migliorare l’accessibilità.

Come spiegato dall’Assessore ai Lavori Pubblici Andrea Viero, gli uffici comunali seguiranno direttamente il cantiere per conto di Veneto Lavoro:

“Abbiamo rispettato tempi strettissimi per progettazione e appalto. Ora puntiamo a concludere i lavori entro giugno 2026, con l’obiettivo di inaugurare la nuova sede nell’estate successiva”.

A confermare la crescita dell’attività sul territorio è Lisa Lora, dirigente dell’Unità Operativa Territoriale di Vicenza di Veneto Lavoro. Il Centro per l’Impiego di Bassano ha registrato numeri in costante aumento: 3.358 utenti disoccupati nel 2024, 4.500 appuntamenti gestiti e 3.300 attività di accompagnamento, 1.000 percorsi attivati con il programma

nazionale GOL, 420 tirocini avviati, 2.500 candidati segnalati alle aziende, 33 incontri territoriali per allineare formazione e fabbisogni del mercato

“L’ampliamento dell’organico e il costante aumento dei servizi erogati – ha spiegato Lora – hanno reso urgente trovare una sede più adeguata e centrale. L’accordo con l’Amministrazione comunale ci ha permesso di avviare un percorso di rigenerazione urbana che porterà benefici concreti per cittadini, imprese e istituzioni locali”.

Nuovo volto per l’Ufficio IAT: una porta d’ingresso per il turismo pedemontano

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È stato inaugurato il rinnovato Ufficio IAT di Bassano del Grappa, in piazza Garibaldi, alla presenza dell’assessore regionale al Turismo Federico Caner, del sindaco Nicola Finco, della Giunta comunale e di numerosi rappresentanti istituzionali e delle associazioni di categoria del territorio. L’intervento di riqualificazione restituisce alla città uno spazio moderno e accogliente, allineato agli standard delle principali località turistiche del Veneto.

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«Bassano si trova nel cuore della Pedemontana e il territorio non ha confini per chi arriva a visitarlo – ha spiegato il sindaco –. Questo ufficio accoglie ogni anno fino a 15.000 visitatori, italiani e stranieri, offrendo informazioni, itinerari e suggerimenti. È un punto di riferimento fondamentale per la promozione del Bassanese e dei suoi percorsi naturalistici, culturali ed enogastronomici». Gli spazi interni, rinnovati negli arredi e nella comunicazione visiva, puntano a valorizzare l’identità locale e a rafforzare l’immagine coordinata del turismo veneto. «Vogliamo cogliere il flusso dei visitatori – ha aggiunto Finco – per promuovere anche i prodotti tipici, creando una vetrina permanente delle eccellenze del territorio». Soddisfazione è stata espressa anche dall’assessore regionale Federico Caner: «Bassano è una delle vere “porte dell’accoglienza” del Veneto. Questo intervento migliora l’esperienza del turista e consolida il ruolo della città come punto di riferimento per l’intera area pedemontana. Ora la sfida è sulla qualità delle proposte: il turismo sostenibile deve essere la nostra stella polare».

La mappa del welfare nel Bassanese: 57 milioni tra anziani, disabilità e minori

N el mosaico del welfare vicentino, l’ATS di Bassano è un osservatorio privilegiato: nel 2022 la spesa complessiva per interventi e servizi sociali e socio-educativi ammonta a 57,29 milioni di euro, in un contesto provinciale che supera i 302 milioni e cresce del 12,6% in 5 anni. Il quadro, tracciato dalla Fondazione di Comunità Vicentina per la Qualità di Vita (QuVi), aiuta a capire non solo quanto si spende, ma per chi e su quali leve intervenire per rafforzare la rete di protezione locale.

Guardando alle fonti, l’impronta del Servizio sanitario nazionale resta decisiva anche a Bassano; spicca però il ruolo dei Comuni: la spesa comunale dell’ATS vale 19,14 milioni di euro, mentre la compartecipazione diretta delle famiglie resta contenuta. Un dato rilevante se rapportato agli abitanti: la spesa comunale pro capite passa da 89 euro nel 2018 a 107 nel 2022. È il segno di un rafforzamento della risposta di prossimità, consolidata dopo lo shock pandemico. Nel dettaglio, l’ATS bassanese conferma una struttura simile a quella provinciale, con un peso importante dei servizi per gli anziani, ma introduce alcune specificità. Sulla spesa totale gli anziani assorbono il 47,8%, le disabilità il 23,6%, famiglia e minori il 13,3%, povertà e

disagio adulti il 9,6%; seguono multiutenza (3,7%), dipendenze (1,7%) e immigrazione (0,3%). Se si guardano i soli bilanci comunali, in testa salgono famiglia e minori (33,7%), poi disabilità (25,9%), anziani (15,6%), povertà (9,0%), multiutenza (11,1%), immigrazione (0,6%) e dipendenze (0,5%). È la conferma che i Comuni orientano la spesa su sostegni educativi e tutela dei minori, mentre la componente sanitaria copre maggiormente l’area anziani. La demografia conta: l’ATS Bassano-Asiago ha 23 Comuni e oltre

178 mila residenti, con una quota di over-65 pari al 24,2%. L’invecchiamento e l’aumento delle cronicità spingono su servizi domiciliari e rette per centri diurni e strutture; in parallelo, la crescita della spesa comunale su famiglia e minori riflette il bisogno di interventi socio-educativi, sostegni economici e azioni di prevenzione precoce, specie nei contesti periferici o montani. Da qui la proposta della Fondazione QuVi: usare la “mappa” per guidare politiche e filantropia strategica. Nel Bassanese, comunità educative e

riabilitative per adolescenti, reti di vicinanza solidale e percorsi di autonomia per nuclei fragili possono generare doppi dividendi: migliore qualità di vita e, nel medio periodo, minore pressione sul sistema pubblico. La chiave è l’alleanza tra pubblico, terzo settore e donatori: condividere risorse, competenze e reti locali per moltiplicare l’impatto.

In sintesi Bassano del Grappa si muove dentro una traiettoria provinciale di crescita del welfare, con un profilo chiaro: più risorse comunali indirizzate a minori e inclusione, una domanda anziani elevata che impone innovazioni nella domiciliarità e nell’integrazione socio-sanitaria, e la necessità di catalizzare energie private su progetti capaci di prevenire il disagio e tenere unite le comunità della Pedemontana.

I dati riportati nell’articolo provengono dalla ricerca “La mappa della spesa per i servizi sociali nel Vicentino”, realizzata dalla Fondazione di Comunità Vicentina per la Qualità di Vita (QuVi) e presentata il 3 ottobre 2025.

Le elaborazioni sono basate su dati ISTAT 2018-2022, con focus sull’ATS Bassano del Grappa-Asiago, che comprende 23 Comuni e oltre 178 mila abitanti.

Paola Bigon

Sanità Pedemontana, accordo record a favore di 3.600 dipendenti

L o scorso 8 ottobre l’ULSS 7 Pedemontana ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali un accordo integrativo aziendale che interessa i circa 3.600 dipendenti del comparto, per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro riferiti all’anno 2025. Si tratta di un’intesa importante che rinnova il patto tra l’Azienda e il personale, con l’obiettivo di promuovere benessere organizzativo, riconoscere l’impegno quotidiano e rafforzare la fidelizzazione in un settore sempre più colpito dalla carenza di personale sanitario. Il nuovo accordo prevede una quota welfare di 350 euro per ciascun dipendente in servizio al 1° settembre 2025, da utilizzare attraverso una piattaforma digitale dedicata per servizi di natura assistenziale e sociale. La misura, condivisa con le sigle sindacali, è stata pensata per garantire equità e coesione interna, coinvolgendo indistintamente tutti i lavoratori, indipendentemente dal ruolo o dalla collocazione. “Il welfare – spiega la Direzione – rappresenta uno strumento di valorizzazione delle persone e di riconoscimento del contributo professionale di ciascuno, rafforzando il senso di appartenenza e la collaborazione trasversale”.

Oltre alla quota welfare, l’accordo introduce un aumento delle indennità economi-

che per alcune categorie e situazioni operative. L’indennità di pronta disponibilità passa da 1,80 /h a 2,00 /h, e viene portata a 4,00 /h in caso di chiamata effettiva. Sale anche l’indennità di servizio notturno, da 4,00 /h a 5,50 /h, mentre viene ampliata l’estensione delle indennità per l’operatività in reparti e servizi a particolare complessità, come pronto soccorso, sala operatoria

e area critica. Questo nuovo pacchetto di misure si aggiunge alle azioni già realizzate nei mesi scorsi, quando l’Azienda ha riconosciuto Differenziali Economici di Professionalità (DEP) a 833 lavoratori del comparto, per un valore complessivo di oltre 807.000 euro, con incrementi lordi compresi fra 700 e 1.200 euro in base a valutazione triennale e anzianità di servizio.

“Si tratta di un segnale concreto – sottolinea il direttore generale Carlo Bramezza – che dimostra la volontà dell’ULSS 7 di investire nel capitale umano. La qualità dei servizi dipende prima di tutto dalla motivazione e dal benessere di chi ogni giorno garantisce assistenza ai cittadini.”

L’accordo si inserisce in un quadro più ampio di riorganizzazione territoriale e di potenziamento delle strutture sanitarie nel territorio di competenza dell’ULSS 7, che copre un’area di 62 comuni tra Bassano del Grappa, Thiene e l’Altopiano. Sono in corso interventi per oltre 13 milioni di euro finanziati con fondi PNRR e regionali, che comprendono la nuova Casa della Comunità di Bassano, l’Ospedale di Comunità e il potenziamento delle strutture di Asiago e Santorso.

La priorità – spiegano i vertici aziendali – è migliorare la presa in carico territoriale e l’integrazione tra ospedale e territorio, con servizi più accessibili e personalizzati. In questo senso, le misure di welfare e di incentivazione interna vanno lette come parte di una strategia complessiva di valorizzazione delle professionalità e di attrattività del sistema sanitario pubblico.

Sintoniz zati

L’incontro. Istituzioni e operatori del settore riuniti a Villa Angaran per discutere i risultati del progetto

Stati Generali di “Lab Village” sul turismo culturale e sostenibile

Dal 28 al 30 ottobre l’iniziativa promossa dall’Università Cà Foscari coinvolger ricercatori, docenti, istituzioni, artisti, professionisti della cultura e operatori turistici per presentare due anni di lavoro e progettare nuovi strumenti

Nuovi scenari per un turismo culturale capace di coniugare sostenibilità, innovazione e rispetto per le comunità locali. È questo il filo conduttore degli Stati Generali di “Lab Village – Turismo, Cultura e Industrie Creative”, in programma dal 28 al 30 ottobre a Villa Angaran San Giuseppe di Bassano del Grappa.

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zati sul

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L’iniziativa, promossa dall’Università Ca’ Foscari Venezia in qualità di capofila dello Spoke 6 del Consorzio iNest (Interconnected Nord-Est Innovation Ecosystem), riunirà ricercatori, docenti, istituzioni, artisti, professionisti della cultura e operatori turistici per presentare i risultati di due anni di lavoro e progettare insieme nuovi strumenti per un turismo più consapevole.

formance artistiche e momenti di confronto aperti al pubblico. Il programma prenderà il via martedì 28 ottobre alle 14 con la sessione “Lab Village e i primi prototipi culturali”, dedicata alla presentazione del Consorzio iNest e ai primi risultati del progetto.

L’obiettivo è costruire visioni condivise tra arte, scienza e comunità locali», spiega il professor Maurizio Busacca, docente di Sociologia Economica e responsabile del progetto, affiancato dal professor Fabrizio Panozzo, docente di Politiche Culturali e responsabile scientifico dello Spoke 6, e dalla ricercatrice Valeria Bruzzi, che ha seguito le prime due azioni pilota dedicate ai temi “Montagna” e “Città”.

Durante le tre giornate si alterneranno nove sessioni di lavoro, tavole rotonde, workshop, per-

Tra gli ospiti delle diverse giornate figurano rappresentanti del mondo accademico e istituzionale, tra cui Simone Venturini, assessore al Turismo del Comune di Venezia, Giada Pontarollo, assessore alla Cultura del Comune di Bassano del Grappa, e numerosi studiosi provenienti da Ca’ Foscari, dallo IUAV e da altre università italiane.

Particolare attenzione sarà dedicata ai temi dell’overtourism nelle

città d’arte, del turismo di montagna in epoca di cambiamento climatico e delle connessioni tra cultura, innovazione e sviluppo territoriale. Le sessioni conclusive del 30 ottobre esploreranno le potenzialità del turismo “community-based” e i rapporti tra tradizione artigianale e nuove forme di valorizzazione locale, con un itinerario dedicato alle produzioni storiche di Bassano del Grappa — dalla ceramica alla grappa, fino al tabacco. Come sottolinea il professor Panozzo, «il Lab Village può diventare un centro permanente di ricerca e innovazione sui temi del turismo, dell’innovazione e della società».

Paola Bigon

Il bassanese Stefano Farronato e compagni alla conquista della vetta “quasi 7000” metri

È partita il 7 ottobre la spedizione Panbari Q7, che vede protagonisti Stefano Farronato, Valter Perlino e Alessandro Caputo. L’obiettivo? La scalata in stile alpino e autonomia completa del Panbari Himal, vetta di 6.983 metri situata nella remota catena del Peri Himal, al confine tra i distretti nepalesi di Gorkha e Manang.

Sebbene il Panbari manchi pochi metri dal simbolico traguardo dei 7000 metri, si tratta di una montagna severa, poco frequentata e salita per la prima volta soltanto nel 2006 da una spedizione francese. Questa spedizio-

ne italiana rappresenta un’occasione preziosa per misurarsi con un ambiente himalayano ancora poco esplorato.

Per Stefano Farronato, arboricoltore e appassionato di spedizioni estreme, si tratta della diciottesima spedizione in alta montagna. «Ogni partenza è un’emozione nuova — racconta Farronato —. Non è solo la conquista di una vetta, ma un viaggio dentro se stessi, un confronto con i propri limiti e con l’imprevedibilità della natura. Le montagne himalayane ti fanno sentire piccolo, ma proprio lì si nasconde la vera essenza dell’esplorazione: il

silenzio, la fatica e la meraviglia di un mondo incontaminato».

Il gruppo si è diretto verso la regione del Manaslu per raggiungere i campi d’alta quota e prepararsi al tentativo di vetta, previsto nella seconda metà di ottobre in base alle condizioni meteorologiche.

«Siamo consapevoli del valore di questa montagna e del rispetto dovuto sia all’ambiente che alla cultura locale — dichiarano i membri del team —. Il Panbari è una sfida fatta di imprevisti e di superamento personale, nel solco di un alpinismo autentico e silenzioso».(p.b.)

Giovanni Segantini in mostra dal 25 ottobre al 22 febbraio

U n ritorno atteso da oltre dieci anni riporta Giovanni Segantini al centro della scena italiana: dal 25 ottobre 2025 al 22 febbraio 2026 il Museo Civico di Bassano del Grappa dedica al maestro del Divisionismo una mostra di ampio respiro, capace di intrecciare biografia, tecnica e visione. Annunciata a Bassano del Grappa il 3 ottobre 2025, l’esposizione promette un racconto vivo e necessario: l’opera di un artista che ha trasformato la montagna in mito, luogo fisico e simbolico, e la luce in linguaggio. Giovanni Segantini (1858–1899) nasce ad Arco da una famiglia di umili origini. Si forma nella bottega del decoratore Luigi Tettamanzi e frequenta un corso serale all’Accademia di Brera. Dalla Milano degli esordi al trasferimento in Brianza e poi sulle Alpi Retiche, la

sua pittura si radica in una comunione profonda con la Natura e nello studio delle potenzialità espressive della luce e del colore. L’approdo al Divisionismo porta questa ricerca alle estreme conseguenze, fino alla riscrittura in chiave simbolica e panteistica degli spazi alpini: paesaggi elevati a dimensione assoluta ed eterna. La narrazione curatoriale segue un itinerario cronologico e geografico articolato in quattro sezioni, ritmato da numerosi focus tematici: - dagli esordi “scapigliati” alla pittura pastorale; - dalle ardite sperimentazioni come colorista agli ultimi, lirici tentativi di catturare lo spirito della montagna. Ne emerge un Segantini che non smette di interrogare il visibile, facendo della luce una trama e del colore una struttura.

Per la prima volta, le ope-

re di Segantini vengono poste in dialogo diretto con quelle dei maggiori artisti europei a lui contemporanei, da Millet a Van Gogh. È un confronto che rafforza la lettura internazionale del suo linguaggio: l’attenzione al mondo naturale, l’umanità dei soggetti, la tensione etica ed emotiva, la scomposizione luminosa che diventa idea. Così la sua voce si rivela non solo parte, ma talvolta motore delle cor-

renti che hanno attraversato l’Ottocento fin de siècle. In mostra un centinaio di opere, provenienti da collezioni pubbliche e private italiane ed europee, con prestiti di rilievo dal Musée d’Orsay e dal Rijksmuseum di Amsterdam. Alcuni lavori, rintracciati a distanza di oltre un secolo dalla loro realizzazione, restituiranno aspetti poco noti del percorso dell’artista, ampliando lo spettro delle interpretazioni critiche.

Questa esposizione non è soltanto una retrospettiva: è l’occasione per misurare la modernità di uno sguardo che, nel paesaggio alpino, ha trovato una metafora del rapporto tra uomo e Natura. La linea divisionista di Segantini non è virtuosismo, ma metodo per far emergere la sostanza emotiva della luce.

La Biblioteca compie 15 anni e dà voce ai suoi lettori

Nel 2026 la Biblioteca civica di Bassano del Grappa festeggerà i quindici anni dall’apertura nella sede di Piazzetta Ragazzi del ’99, diventata nel tempo un punto di riferimento per la vita culturale della città. In vista di questo traguardo, l’amministrazione comunale lancia un’indagine di soddisfazione rivolta agli utenti, con l’obiettivo di raccogliere opinioni, valutazioni e suggerimenti utili a orientare i servizi dei prossimi anni. Non solo una ricorrenza da celebrare, ma un momento di ascolto e condivisione: dal giorno dell’inaugurazione, infatti, la Biblioteca ha visto crescere il numero dei lettori e delle iniziative, trasformandosi in uno spazio di incontro e di crescita per cittadini di tutte le età. Oggi intende restituire la parola al suo pubblico, riconoscendolo come parte attiva della comunità. Dal 6 ottobre al 29 novembre sarà possibile compilare il questionario online, tramite i siti del Comune e della Biblioteca, oppure in formato cartaceo presso la sede. L’indagine è anonima e richiede pochi minuti, ma rappresenta un contributo prezioso per migliorare servizi, spazi e attività. «La biblioteca non è mai solo un edificio, ma una comunità che cresce con la città» sottolinea l’assessore alla Cultura Giada Pontarollo. «Per questo vogliamo ascoltare la voce dei nostri utenti in vista di un anniversario che apre una prospettiva di futuro». I risultati del sondaggio saranno condivisi con la cittadinanza e diventeranno la base per le iniziative del 2026, pensate non solo per celebrare i quindici anni trascorsi, ma per immaginare insieme i prossimi. La partecipazione all’indagine è aperta a tutti, perché la Biblioteca appartiene alla città e alla sua comunità. Per compilare il questionario è sufficiente inquadrare il QR Code:

Giovanni Segantini Ritorno dal bosco

Calcio Serie D. L’esterno vicentino ritrova mister Zecchin: qualità ed esperienza per i giallorossi

Giulio Fasolo: “Bassano ricomincio da te, qui per puntare in alto”

É nata la scuola Orange1 Paideia

Il mercato ha regalato al Bassano un acquisto di grande qualità: si tratta di Giulio Fasolo, esterno offensivo classe ’97, reduce da una stagione alla Luparense e pronto a rimettersi in gioco sotto la guida di mister Zecchin. Vicentino di nascita, 1,69 metri di tecnica e rapidità. Cresciuto nei settori giovanili di Padova e Cittadella, con cui ha esordito in Serie B collezionando cinque presenze, Fasolo ha poi vestito anche le maglie di Gozzano, Virtus Verona, Mestre e Clodiense. “Conosco molto bene il mister, è uno dei motivi principali per cui ho scelto Bassano – confessa Fasolo – L’ho già avuto, so che tipo di persona è e come fa giocare le sue squadre. Questa è un’occasione di rilancio per me e so che posso fare bene”. A 27 anni, l’esterno, sente di essere nel momento giusto della carriera: “Mi sento nel pieno della mia maturità calcistica. Questi devono essere anni importanti per me. Da giovane, forse, non ero pronto mentalmente per certi palcoscenici. Ora sì”. Ripercorrendo le tappe della sua carriera, Giulio torna alle emozioni della B con il Cittadella: “Sono ricordi indelebili. Era il sogno da bambino che si realizzava. In quegli anni i granata erano tra le squadre più forti della categoria, trovare spazio non era semplice. Forse allora non ero pronto, poi un infortunio mi ha penalizzato. Ma quelle esperienze mi hanno insegnato tanto, sono cresciuto anche come persona”. Fasolo è arrivato oggi in un ambiente che lo ha già conquistato: “Mi sto trovando molto bene, c’è un clima familiare, la società solida, il gruppo unito. Con umiltà e lavoro possiamo fare un campionato all’altezza del blasone di Bassano”. Per quanto riguarda gli obiettivi personali il giallorosso ha le idee chiare: “Voglio tornare ai numeri che ho raggiunto in passato. Dieci gol sono l’obiettivo minimo, ma mi piace anche fare assist”. Fasolo non nasconde l’importanza del feeling con mister Zecchin. I due hanno ben figurato insieme nell’esperienza di Mestre: “È una persona vera. Ti dà i consigli giusti, ti aiuta a leggere meglio la partita. Il suo calcio è propositivo, ragionato, fatto di trame pulite. È un tipo di gioco che può esaltare le mie caratteristiche”.

La stagione per il Bassano sarà complicata, ma Fasolo è determinato. “Sappiamo che sarà un campio-

nato difficile. L’obiettivo primario è la salvezza, ma vogliamo migliorare rispetto all’anno scorso e avvicinarci il più possibile alla zona play-off. Lavoriamo per questo”.

Nella mente del fantasista c’è poi spazio per un grande obiettivo. “Un giorno vorrei tornare nei professionisti. All’epoca non ero pronto mentalmente. Ora lo sono. Mi piacerebbe avere una seconda possibilità. Ma tutto parte da qui, dal Bassano, da questa stagione”.

Talento, umiltà e determinazione: Giulio Fasolo è pronto a scrivere una nuova pagina della sua carriera.

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A Bassano del Grappa ha preso vita un modello educativo che unisce scuola e sport, pensato per formare giovani atleti senza costringerli a delle rinunce. Si chiama Scuola Orange1 Paideia e nasce dalla collaborazione tra Orange1 Basket Bassano e Paideia Centro Studi di Treviso. A raccontarne la visione è Claudia Borsato, responsabile accademica dell’academy arancionera. “È uno spazio dove scuola e sport si incontrano per formare i talenti di domani — spiega —. Non è una scorciatoia per giovani atleti, ma un percorso solido e completo”. La Scuola Orange1 Paideia nasce da un’esigenza concreta: molti ragazzi che praticano sport ad alto livello si trovano a dover sostenere ritmi insostenibili per portare avanti entrambi i percorsi. “Il nostro progetto — continua Borsato — è nato proprio per rispondere a questa difficoltà. Volevamo costruire una scuola che non obbligasse i ragazzi a scegliere, ma che li aiutasse a tenere insieme studio e sport con un metodo sostenibile, personalizzato e professionale”. Quest’anno sono 17 gli studenti coinvolti, provenienti non solo dall’Italia ma anche da America, Brasile, Paraguay, Irlanda, Portogallo e da diversi Paesi africani. Ma il progetto non è esente da rischi e Claudia Borsato li elenca con grande lucidità: “Il primo pericolo è che i ragazzi finiscano per vedersi solo come giocatori, dimenticando di essere studenti. Oppure che percepiscano la scuola come troppo semplice. Ma lo diciamo con chiarezza: senza impegno non si cresce, né in campo né in aula”. C’è poi la questione del piano psicologico: “Un infortunio o un momento di calo possono trasformarsi in una crisi profonda. Ecco perché lavoriamo molto sulla resilienza, sulla gestione della frustrazione e sull’idea che la persona venga prima del giocatore”. Un ruolo fondamentale, conclude Borsato, è giocato dalle famiglie: “Senza la collaborazione delle famiglie, nessun progetto educativo può davvero funzionare. Devono essere parte attiva. Solo così possiamo costruire un percorso di crescita autentico”. La Scuola Orange1 Paideia: un modello educativo all’avanguardia per i talenti arancioneri. (s.p.)

Giulio Fasolo, @instagramBassano

Basket. Il toscano si occupa della gestione del recupero infortuni dei giocatori

Lorenzo Sabatelli: l’angelo custode dei ragazzi dell’Orange1 Basket Bassano

N on chiamatelo fisioterapista. Lorenzo Sabatelli, giovane e dinamico professionista toscano, è l’angelo custode dei ragazzi dell’Orange1 Basket Bassano. Nei momenti più delicati della carriera dei giocatori, quali sono gli infortuni, ecco Sabatelli che arriva a tentare di mettere una pezza. Nato a Siena nel 1999, dopo anni trascorsi tra hockey su pista, calcio e calcio a 5, ha trovato oggi la propria vocazione nella riabilitazione sportiva dei giocatori. “Il mio sogno? Aiutare gli atleti a tornare non solo al loro livello precedente, ma a superarlo e a migliorarsi”.

Un infortunio subito da giocatore e trattato erroneamente lo porta a specializzarsi in massoterapia e idrokinesiterapia a Milano, dove affina le sue competenze. “Ero giovane e, nonostante l’infortunio fosse di lieve entità, mi accorsi che non era stato trattato nel modo giusto. Questo è stato uno degli stimoli che mi ha portato ad intraprendere questo percorso, per evitare che questo possa accadere anche ad altri” racconta Sabatelli.

La sua carriera prende forma quando inizia a lavorare come preparatore atletico nel Costone Basket e successivamente nel Siena Calcio (Serie C). Ma è con l’ingresso nell’Orange1 che il toscano trova la sua vera vocazione.

Ogni atleta ha bisogno di un percorso personalizzato di recupero e Sabatelli lo sa bene. “Non basta solo far torna-

re l’atleta in campo. Il nostro obiettivo è fargli raggiungere una condizione fisica superiore a quella che aveva prima dell’infortunio. Ogni infortunio è diverso e noi lavoriamo su caratteristiche specifiche di ciascun giocatore, utilizzando tecniche moderne ma sempre con al centro l’attenzione alla persona,” spiega Sabatelli. Il percorso di recupero, per il classe 99’, è una vera e propria arte. Sabatelli non si limita a seguire il recupero fisico, ma cura anche il benessere psicologico dell’atleta, creando un legame profondo che va oltre l’aspetto professionale. “L’atleta deve sentirsi supportato, deve avere la certezza che, nonostante

l’infortunio, potrà tornare a giocare più forte di prima. Va supportato e motivato”.

La tecnologia gioca un ruolo fondamentale nel processo, ma Sabatelli è chiaro: “Non siamo schiavi dei dati, li utilizziamo per ottimizzare il percorso di recupero.” Tra gli strumenti a supporto del suo lavoro ci sono il dinamometro, che misura la forza muscolare, e le pedane di salto, che permettono di monitorare la condizione fisica dell’atleta attraverso specifici test di performance. “Utilizzare questi dati ci consente di capire dove siamo, come stiamo andando e dove dobbiamo migliorare,” afferma il toscano.

Lavorare con atleti che spesso sono lontani dalle proprie famiglie è un compito che richiede molta empatia. Sabatelli si racconta con sincerità: “Non siamo solo preparatori atletici, siamo anche una sorta di famiglia. I giocatori sono lontani da casa, passano molto tempo insieme e anche noi entriamo nelle loro vite. L’aspetto umano è fondamentale. Si crea un legame. E la sensazione di vedere tornare un ragazzo in campo dopo una lunga convalescenza è impagabile per me”. E le relazioni non finiscono mai con l’ultimo fischio del campionato. “Quando i ragazzi cambiano squadra a volte si fermano a salutarmi, magari mi scrivono o mi portano delle magliette. Sono gesti che mi ricorderò per sempre”.

L’esperienza internazionale è un altro aspetto che rende

unico il percorso di Sabatelli. “Abbiamo la possibilità di confrontarci con realtà diverse: Tenerife, Madrid, Barcellona, New York... Questi viaggi mi arricchiscono tantissimo. Confrontarsi con altri professionisti e atleti di diverse culture è un’esperienza che ti cambia la vita”.

Guardando al futuro, Sabatelli ha le idee chiare. “Mi piacerebbe espandere il mio lavoro nel mondo dello sport, non solo nel basket ma anche in altre discipline. Ogni atleta merita di essere messo nelle migliori condizioni possibili per tornare a giocare, e io voglio fare tutto il possibile per dare il mio contributo”.

Lorenzo Sabatelli: l’angelo custode che veglia sui ragazzi dell’Orange1 Basket Bassano. Stefano Parpajola

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Regionali: finalmente tutti ai nastri di partenza

In cambio del via libera Stefani, infatti, Fratelli d’Italia otterrà la maggioranza degli assessorati di peso, le poltrone più importanti delle Aziende regionali e la possibilità di indicare i candidati sindaci per le elezioni di Venezia del 2026 e di Padova del 2027. Forza Italia, dal canto suo, avrebbe “portato a casa” un paio di assessorati dei quali uno molto importante, e qui Flavio Tosi continua a proporsi per tornare a quello alla Sanità, e, con ogni probabilità, la scelta del candidato sindaco di Verona (2027). Ovviamente non sapremo mai, fino alla prova dei fatti, se questo accordo sia esattamente così

I candidati/1. Centrosinistra compatto

dettagliato o se sia qualcosa che ci assomiglia molto: quello che è certo è che per “trovare” la quadra gli alleati hanno dovuto mettere sul piatto tutto. Come se non bastasse pare che la Lega avrebbe aperto alla possibilità di cedere la Regione Lombardia (al voto nel 2028) a Fratelli d’Italia e si sia detta disposta a sostenere in parlamento la riforma della legge elettorale, che porta a un antipasto di premierato forte, che vuole Giorgia Meloni. Dall’altra parte la squadra a sostegno del principale competitor, Giovanni Manildo, continua a crescere. L’avvocato trevigiano, un passato da scout e da sindaco,

Manildo a metà campagna: già 200 incontri tra idee e ascolto

Giovanni Manildo, candidato presidente del Veneto per la coalizione di centrosinistra, compatta come non succedeva da tempo, traccia un primo bilancio a metà campagna elettorale, celebrando il lavoro di ascolto e confronto portato avanti in questi primi due mesi. Con oltre 200 incontri già realizzati in tutto il territorio veneto e migliaia di persone coinvolte, Manildo si dice soddisfatto del percorso intrapreso, sottolineando come il suo approccio sia stato tutto centrato sull’ascolto attivo e sul coinvolgimento diretto dei cittadini e delle realtà locali.

“Non abbiamo avuto il tempo di fermarci a passerelle, ma abbiamo voluto ascoltare, confrontarci e raccogliere le proposte e le necessità delle persone che vivono il nostro territorio ogni giorno. È questo il metodo con cui vogliamo costruire il futuro del Veneto: partendo dai problemi reali, dalle esigenze concrete delle persone”, aggiunge Manildo, ribadendo il suo impegno a promuovere una partecipazione attiva e inclusiva nella gestione della Regione.

Il candidato del centrosinistra mette in evidenza le principali tematiche affrontate finora: dalla sanità pubblica, che dovrà essere “una priorità della Regione”, con l’implementazione delle case di comunità e un maggior numero di medici, alla necessità di rispondere alle problematiche giovanili, soprattutto quelle legate all’emigrazione forzata dei ragazzi veneti a causa di mancanza di opportunità. Secondo Manildo, il vero problema del Veneto è la difficoltà di attrarre e trattenere talenti e imprese, e la soluzione

passa attraverso un governo partecipato, che metta al centro della propria agenda le esigenze dei cittadini, senza inseguire gli interessi di parte. “Il Veneto deve tornare ad essere una terra che sa attrarre persone, talenti e opportunità. Solo con la partecipazione e l’inclusione riusciremo a costruire un futuro che dia risposte concrete alle esigenze di tutti”, afferma, lanciando un appello a tutti i veneti per unirsi al suo progetto di cambiamento. L’appello alla partecipazione si fa ancora più forte mentre la campagna entra nel vivo. Manildo chiede ai cittadini veneti di non limitarsi ad ascoltare, ma di essere protagonisti del cambiamento. “Il Veneto è una comunità che deve crescere insieme”, conclude, sottolineando che il suo progetto è costruito per chi vuole un futuro migliore per la regione.

ha incassato il sostegno di Rifondazione Comunista, che in prima istanza sembrava volersi candidare contro, e di Azione, Italia Viva, +Europa e Partito Socialista che correranno insieme in una lista che si chiamerà “Uniti per Manildo”. Con questi due nuovi ingressi, Manildo potrà contare su di una squadra composta da sette liste per compiere un’impresa certamente molto difficile, ma che difficilmente non avrà l’esisto scontato di cinque anni fa. Sugli altri candidati bisognerà capire se supereranno lo scoglio della raccolta delle firme entro i tempi stabiliti, ovvero l’ultima settimana di ottobre.

I candidati/2. 32 anni, parlamentare della Lega
Il centrodestra ha scelto, il candidato è

Già da più di un mese Alberto Stefani, enfat prodige della Lega, aveva iniziato a girare il Veneto quasi quotidianamente e la voce che lo voleva come candidato alla presidenza della Regione si è fatta via via più insistente. L’ufficialità è arrivata il 7 ottobre scorso, con l’annuncio dell’intesa nel centrodestra nel complicato scacchiere politico nazionale. Stefani, 32 anni, si candida perciò a diventare il più giovane presidente di Regione. Padovano di Borgoricco, ci sui è stato sindaco a 26 anni, dopo essere entrato il Parlamento a 25, Stefani è laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti e tuttora prosegue l’attività di ricerca. Nel 2022 è stato confermato parlamentare e nel 2023 è stato eletto segretario regionale della Liga Veneta.

“Ringrazio la coalizione di centrodestra per il sostegno, ora avanti verso il traguardo - ha dichiarato -. La nostra squadra è pronta ad amministrare la Regione, in continuità con l’ottimo lavoro di Luca Zaia. Il nostro impegno è chiaro: metteremo davanti a tutto, anche alle logiche della politica, le necessità delle persone - spiega Stefani - Accetto questo confronto forte di un’eredità solida. Abbiamo davanti grandi e nuove sfide, che meritano di essere affrontate con energia. A partire dal disagio giovanile, dall’invecchiamento della popolazione, dalla crisi economica internazionale, sino alla difesa dell’ambiente e del lavoro. Trascorrerò la campagna elettorale nelle piazze e nelle periferie dei nostri Comuni, cercando di stringere la mano a quanti più Veneti possibile Ascolterò tutti, compreso chi non la pensa come me”.

Alberto Stefani

Stefani aggiunge: “Credo nel confronto leale fra idee, rifiuto lo scontro personale. In politica non cerco nemici da abbattere, ma avversari con cui dialogare”. Quindi uno sguardo al sociale: “Sarà il primo punto del nostro programma di governo. Il Veneto ha davanti a sé sfide nuove, quali l’invecchiamento della popolazione, l’aumento del disagio giovanile, l’incremento delle patologie croniche e neurodegenerative. Per questo stanzieremo ancora più risorse in un comparto che sarà protagonista nell’attività amministrativa. Istituiremo anche un assessorato al Sociale, indipendente e con portafoglio. Abbiamo bisogno di un Veneto che si faccia comunità, che accompagni la persona e la famiglia, in continuità con quanto già fatto negli ultimi anni”.

Alberto Stefani
Giovanni Manildo

I candidati/3. Propone un progetto regionale indipendente per rilanciare lavoro, sanità e autonomia

Fabio Bui guida i Popolari per il Veneto: “È tempo di un nuovo protagonismo”

F abio Bui, ex sindaco di Loreggia e già presidente della Provincia di Padova, 60 anni, scende in campo come candidato presidente della lista Popolari per il Veneto, pronta a presentarsi in autonomia alle prossime elezioni regionali. La formazione politica, che accoglie anche esponenti provenienti da movimenti autonomisti locali, punta a dare voce e rappresentanza a un territorio ricco di tradizioni civiche e culturali, spesso trascurato dalla politica nazionale.

I Popolari per il Veneto si ispirano a modelli di successo come

la CSU bavarese e la Südtiroler Volkspartei, proponendo un progetto che valorizzi le persone, le comunità locali e la responsabilità condivisa, distaccandosi dalle logiche dei partiti nazionali che, secondo Bui, hanno spesso sfruttato il Veneto senza difenderne gli interessi.

“Dopo anni di promesse disattese sull’autonomia – afferma Bui – il Veneto ha bisogno di un voto di fiducia per ritrovare la propria identità e forza. Non servono slogan, ma soluzioni concrete che mettano al centro

la sussidiarietà e il rafforzamento delle nostre comunità. Solo così potremo restituire al Veneto dignità e futuro. Il Veneto - sottolinea - deve diventare protagonista nelle scelte europee per i trasporti, l’economia e l’ambiente. Serve superare l’idea dei “paroni a casa nostra” e aprire finalmente la stagione dei protagonisti a casa nostra, dove il Veneto non debba più accontentarsi delle briciole ma sappia far sentire con forza la propria voce ai tavoli decisionali. Per questo diciamo con chiarezza: il Veneto al centro. Al centro dei nostri interes-

si, delle nostre scelte e della nostra visione politica”. Questi i punti programmatici. Lavoro e imprese locali: sostegno ai giovani e all’artigianato, incentivi per chi investe e crea occupazione. Sanità pubblica: riduzione delle liste d’attesa, potenziamento dei servizi territoriali e più attenzione ad anziani e persone fragili. Sicurezza e legalità: contrasto alle baby-gang e presenza rafforzata delle forze dell’ordine nei quartieri più a rischio. Autonomia e protagonismo veneto: portare la voce del Veneto ai tavoli decisionali,

senza più subire le scelte calate da Roma. Formazione e giovani: un nuovo rapporto tra scuola, università e territorio per creare opportunità reali di futuro.

I candidati/4. Le altre voci del Veneto: autonomisti, dissidenti e “pescatori di pace” in corsa per la Regione

Da Re getta l’amo al centrodestra, Szumski e Damiano in campo

La corsa alla Presidenza della Regione vede in campo anche figure e movimenti che rappresentano istanze laterali, dissidenti o autonomiste, pronte a intercettare il voto di protesta e di opinione. Tra i contendenti più noti c’è Gianantonio Da Re, ex segretario regionale della Lega ed europarlamentare, espulso dal partito due anni fa. Oggi guida la Liga Veneta Repubblica e cerca un accordo con la coalizione di centrodestra, dopo l’ufficializzazione della candidatura di Stefani. “Noi siamo del centrodestra,” ha dichiarato Da Re, “adesso vediamo se c’è la possibilità di fare ancora parte di questa maggioranza. Se ci ritiene una parte importante bene, altrimenti penseremo a qualcos’altro”. Il suo profilo, marcatamente

autonomista e identitario, che insiste sulla necessità per il Veneto di “valorizzare il proprio peso politico ed economico all’interno dell’Italia,” è la ragione principale del suo non ancora accordato ingresso nella coalizione.

Un altro nome in lizza è quello di Riccardo Szumski, medico ed ex sindaco di Santa Lucia di Piave. Szumski si candida con la lista “Resistere”, nata dall’aggregazione di associazioni, imprenditori e cittadini disillusi dalla politica tradizionale. Al centro del suo programma spicca il rilancio della sanità pubblica. Szumski è ricordato per le sue posizioni critiche durante la pandemia, che lo portarono a essere sospeso dall’Ulss e radiato dall’Ordine per le sue tesi sulle cure

domiciliari e i vaccini anti-Covid. L’obiettivo, spiega, è “dar voce a chi oggi è scontento, sfiduciato, disilluso dalla politica regionale”. La lista, che si dichiara apartitica, è sostenuta da vari movimenti e si prepara a presentare candidature in tutte le province, confidando in un riscontro positivo negli incontri

pubblici. Infine, si presenta Lorenzo Damiano con i “Pescatori di Pace –Ministri della Pace”, un movimento spirituale e politico che si propone come alternativa radicale. Damiano, noto per un suo drastico cambio di rotta sulle posizioni no-vax dopo essere stato contagiato gra-

vemente dal virus, sostiene la creazione di un “ministro della Pace” come figura istituzionale per i temi di riconciliazione e non violenza. La sua candidatura, proveniente da ambienti ultracattolici, aggiunge un elemento peculiare e non convenzionale al panorama elettorale veneto.

Fabio Bui
Gianantonio Da Re
Riccardo Szumski
Lorenzo Damiano

Vers0 le elezioni. Il referente Simone Contro: “Per noi il limite dei due mandati è colonna portante”

Movimento 5 Stelle: “Serve aria nuova in Regione, candidati scelti dalla base e non imposti dall’alto”

“N

oi i candidati li abbiamo espressi con il solito metodo partecipativo: nomi espressi dalla base e votati dagli iscritti online. L’esatto contrario di quanto visto negli ultimi mesi con un balletto indegno tutto romano, che ha partorito Alberto Stefani, un avanzo di segreteria, usato da Matteo Salvini in logica anti Zaia, che è il vero sconfitto di questa compagine del centrodestra tutta concentrata sulle careghe anzichè sulle urgenze del Veneto. Insomma, siamo il contrario della destra e ne siamo orgogliosi”. A dirlo Simone Contro, referente Veneto per il Movimento 5 stelle. Gli attivisti del soggetto politico rilanciato da Giuseppe Conte, hanno lavorato in questi mesi sul programma e sulla rosa di nominativi da esprimere.

“Siamo un movimento di partecipazione per definizione e il

metodo non conosce esclusioni - continua Contro - tanto che la nostra valida consigliera eletta per due volte di seguito, Erika Baldin, si fa di lato per continuare a fare politica per noi da altre posizioni. Per noi il limite dei due mandati è una colonna portante, mentre Zaia ha messo tutto a repentaglio pur di provare a fare il quarto”. Il dopo Zaia secondo il Movimento 5 stelle avrà il nome di Giovanni Manildo, sostenuto convintamente dal movimento. “Manildo ha già fatto il sindaco a Treviso, è un avvocato che non ha fatto della politica il proprio mestiere, a differenza del suo avversario Alberto Stefani, che è entrato in parlamento a 25 anni e non ha avuto manco il pudore di dimettersi visto che dovrà fare campagna elettorale o dividendosi tra Roma e il Veneto o, e sarebbe ancora peggio, scroccando lo stipendio da circa 10mila

euro netti al mese senza manco guadagnarselo. Non c’è da stupirsi se la commissione bicamerale da lui presieduta abbia sortito in tre anni solo chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere. Come il suo predecessore, sul federalismo fiscale e l’autonomia questa coppia ha portato a casa, come direbbe Josè Mourinho, zeru tituli. E’ ora di voltare pagina in fretta”.

Ed il primo provvedimento che gli eletti del Movimento 5 stelle depositeranno alla discussione del Consiglio Regionale rinnovato dalle elezioni del 23 e 24 novembre prossimo sarà l’istituzione di una commissione speciale sulla spending review degli ultimi dieci anni di governo veneto.

“Apriremo tutti i cassetti e faremo circolare un’aria nuova nelle stanze di palazzo Ferro Fini e palazzo Balbi - garantisce Simone Contro - il nostro modello di ge-

stione garantirà milioni di euro di risparmi sulla spesa corrente tagliando senza indugi gli sprechi.

Va passata al setaccio la convenzione dei project financing voluti ancora da Giancarlo Galan sugli ospedali e quella della Pedemontana fortemente imposta da Zaia. L’unico project al mondo in cui se guadagna, guadagna il privato, ma se perde, ripiana il buco il pubblico. Rivolteremo queste logiche dannose per il Veneto, per un Veneto a 5 stelle”.

L’iniziativa. Terza edizione di Modello Veneto TeSeO, finora coinvolti oltre 3 mila giovani

Teatro, scuola, occupazione, terza edizione al via: formazione, cultura e lavoro vanno a braccetto

Il presidente Giampiero Beltotto mette a disposizione il proprio mandato: “Lascio una realtà solida, con bilanci in equilibrio e una programmazione triennale condivisa”

Dalla scoperta della vocazione teatrale al debutto sul palcoscenico, il Modello Veneto TeSeO (Teatro Scuola e Occupazione) si conferma come un modello formativo unico in Italia. Con la firma del nuovo accordo di collaborazione tra Regione Veneto e Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale, cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+), prende il via la terza edizione triennale 2025-2028 di un progetto che unisce formazione, cultura e lavoro.

Nato nel 2018, TeSeO ha formato oltre 3mila giovani e raggiunto un tasso di occupazione superiore al 70% tra gli ex allievi, ponendo il Tsv ai vertici nazionali per ricaduta occupazionale. Il percorso accompagna i partecipanti dai provini d’ammissione all’Accademia Te-

atrale Carlo Goldoni fino alle prime esperienze professionali, con residenze artistiche, produzioni e contratti di lavoro già durante il percorso accademico.

“Con TeSeO confermiamo una scommessa vinta: trasformare la passione per il teatro in una concreta opportunità professionale - dichiara Valeria Mantovan, assessore regionale al lavoro -. È il primo progetto in Italia che mette a sistema l’intero ciclo formativo dell’attore, unendo qualità artistica, occupabilità e crescita culturale”.

“Un Teatro Nazionale deve credere nei giovani non solo formandoli, ma portandoli in scena – aggiunge Giampiero Beltotto, presidente del Tsv -. Dal 2018 abbiamo trasformato le parole in fat-

ti, scritturando centinaia di giovani attori usciti dall’Accademia. La Regione Veneto è stata determinante: insieme stiamo costruendo una nuova generazione di interpreti per i teatri italiani”.

Dal 2018 il Modello TeSeO ha coinvolto 3.279 giovani, offrendo una formazione d’eccellenza tra il Teatro Goldoni di Venezia e il Teatro Verdi di Padova. Il progetto prevede anche programmi di mobilità Erasmus+ con prestigiose accademie europee e la Compagnia Giovani, che ha già coinvolto oltre 100 artisti in più di 20 produzioni. Il nuovo accordo 2025–2028 consolida la formazione con un percorso centrato sulla figura dell’attore-autore, capace di coniugare interpretazione, scrittura e creazione scenica. Sono previste tre aree di intervento principali: “Prima Prova”, per l’avvio professionale dei neodiplomati; “Compagnia Giovani”, per valorizzare i migliori talenti; e “MaturAzione”, per sostenere la creazione di com-

pagnie indipendenti. Sono inoltre introdotti due percorsi di specializzazione.

Durante la cerimonia al Teatro Verdi sono stati anche consegnati i diplomi ai nuovi attori dell’Accademia Teatrale Carlo Goldoni. “Con questa edizione del Premio abbiamo voluto offrire ai giovani un’opportunità di crescita umana e professionale - afferma Tomaso Carraro, Vice Chairman del Gruppo Carraro -. È un investimento nella cultura e nei territori, convinti del suo valore sociale e formativo”. Nel frattempo, durante la riunione del Consiglio Generale di fine settembre, Giampiero Beltot-

to ha comunicato la decisione di mettere a disposizione il proprio mandato, rendendosi disponibile a guidare la Fondazione in una fase di transizione fino all’estate 2026. “Considero concluso il ciclo di ricostruzione che ha portato il Teatro Stabile del Veneto a diventare Fondazione e a essere confermato per la seconda volta come Teatro Nazionale - ha dichiarato Beltotto -. Lascio una realtà solida, con bilanci in equilibrio e una programmazione triennale condivisa. È tempo di aprire un nuovo ciclo, libero e ambizioso, per il futuro del nostro teatro”.

Madeleine Palpella

Simone Contro, referente M5S in Veneto

L’iniziativa. Il nuovo festival con la direzione artistica di Matteo Strukul e Silvia Gorgi

L’impresa della bellezza tra arte e letteratura capace di generare economia e identità

Vigonza ha ospitato la manifestazione che celebra la bellezza della nostra regione (e non solo): “Non è un concetto astratto ma una forza concreta”

L etteratura, arte e impresa. Tre mondi che spesso vengono raccontati separatamente, ma che nella storia italiana hanno sempre convissuto in un intreccio fertile, creativo e straordinario. Dalla genialità di Palladio alla visione di Canaletto, dal teatro di Goldoni all’audacia di Casanova, la cultura italiana ha saputo trasformare la bellezza in un motore di identità e sviluppo. È proprio a partire da questa consapevolezza che è nata L’IMPRESA DELLA BELLEZZA, una manifestazione ideata e diretta da Matteo Strukul e Silvia Gorgi, organizzata da Sugarpulp in collaborazione con il Comune di Vigonza. Ho fatto una chiacchierata con Matteo Strukul per farmi raccontare la genesi, i contenuti e le ambizioni di un evento che, già alla sua prima edizione, ha saputo imporsi come punto di riferimento nel dibattito culturale regionale

Matteo, come è nata l’idea de L’IMPRESA DELLA BELLEZZA e quale visione volevate portare avanti con questo progetto?

L’idea è nata dal desiderio di raccontare il legame profondo che unisce letteratura, arte e impresa al Made in Italy. Con Silvia Gorgi abbiamo immaginato un appuntamento che fosse al tempo stesso celebrazione e riflessione, capace di portare in scena autori, artisti e artigiani che rappresentano l’essenza stessa del nostro saper fare. Abbiamo scelto la Riviera del Brenta, a Vigonza, perché è un territorio che da sempre vive questa vocazione: qui il bello non è mai stato disgiunto dal lavoro, dalla manualità,

dall’ingegno. Volevamo che la manifestazione fosse un’occasione per riflettere sul presente e sul futuro del nostro Paese, partendo proprio dalla consapevolezza che la bellezza non è un concetto astratto, ma una forza concreta, capace di generare economia, identità e condivisione sociale.

A proposito di “saper fare”, avete coinvolto figure molto diverse fra loro. Ce ne parli?

Abbiamo voluto dare voce a protagonisti che, ciascuno nel proprio ambito, incarnano questa idea di saper fare legato al bello. Red Canzian, ad esempio, ha condotto una riflessione sul suo percorso di artista, compositore e ambasciatore della canzone italiana nel mondo. Non solo musicista, ma anche imprenditore e produttore musicale, capace di trasformare l’esperienza artistica in impresa.

Poi c’è stato Fulvio Marino, che ha raccontato la sua storia di artigiano del pane, nata in una famiglia di mugnai. La sua è una testimonianza preziosa di come un mestiere antico possa diventare oggi non soltanto professione, ma anche narrazione, comunicazione, divulgazione attraverso la televisione.

Francesco Vidotto ci ha portato invece nel cuore della Natura e dell’Ambiente. Per lui non sono soltanto sfondi delle storie che scrive, ma vere e proprie condizioni di vita e grandi temi di riflessione.

Io stesso ho voluto sottolineare come l’arte e la bellezza italiane siano brand potenti del Made in Italy e come possano essere l’asse portante della nostra letteratura.

Infine, Alessia Gazzola ha raccontato le sue eroine, da Costanza a Miss Bee, e l’avventura delle serie tv tratte dai suoi romanzi. Ha parlato anche della comunità di lettrici e lettori che la segue con grande affetto. Come ha reagito il pubblico a questa proposta?

La risposta è stata straordinaria. Nei giorni di sabato 11 e domenica 12 ottobre il Teatro Quirino de Giorgio di Vigonza era gremito in ogni ordine di posti. È stata un’emozione fortissima vedere così tanta partecipazione e soprattutto percepire l’interesse autentico delle persone. Già dalla prima edizione la manifestazione si è confermata come un momento imprescindibile per l’intera Riviera del Brenta, una vera occasione di riflessione collettiva. Abbiamo dimostrato che il connubio fra letteratura, arte e impresa non è soltanto possibile, ma è anche capace di aprire prospettive nuove per il territorio e per il tessuto creativo che lo anima.

Nel tuo intervento hai citato figure come Canaletto, Tiepolo, Palladio, Goldoni e Casanova. Che cosa rappresentano per te?

Per me rappresentano la prova concreta che la bellezza, in Italia, è sempre stata un’impresa. Canaletto, ad esempio, fu scenografo prima ancora che pittore, e lo stesso Tiepolo. Palladio non era soltanto architetto,

ma anche lapicida e direttore di cantiere, un uomo capace di unire visione e concretezza. Goldoni, oltre a essere un geniale commediografo, fu anche impresario teatrale. Casanova, dal canto suo, riuscì a imporre il proprio nome come un vero e proprio brand ante litteram. Tutti loro hanno avuto la capacità di circondarsi di agenti, promotori, committenti e mecenati, costruendo attorno alla propria arte un vero e proprio sistema imprenditoriale. È questa, a mio avviso, l’essenza dell’impresa della bellezza. Quindi la bellezza è anche una strategia di comunicazione?

Assolutamente sì. L’IMPRESA DELLA BELLEZZA non vuole essere solo un festival, ma anche un pensatoio. È un laboratorio di idee per costruire nuove strategie di racconto e di comunicazione. Vogliamo riflettere su come la sinergia fra bellezza, cultura, arte e impresa possa diventare uno strumento narrativo-attrattivo. Spesso questo tipo di riflessione manca fra operatori e stakeholder. Eppure credo che proprio qui ci sia una delle chiavi per dare al territorio una nuova consapevolezza, per pensare allo sviluppo e alla condivisione sociale in modo diverso, più profondo e più autentico. Da questo punto di vista devo sottolineare come l’amministrazione comunale di Vigonza non solo ci ha dato piena fiducia, ma ci ha sup-

portato in pieno affinché tutto fosse perfetto.

In che modo pensi che questa manifestazione possa incidere sul futuro della Riviera del Brenta e del Veneto in generale?

La Riviera del Brenta è un luogo che ha sempre vissuto di intrecci fra arte, impresa e bellezza. Pensiamo alle ville venete, simboli straordinari di un’epoca in cui architettura, mecenatismo e manifattura si alimentavano a vicenda. Oggi credo che ci sia bisogno di riscoprire quello spirito, di riportarlo al centro del dibattito pubblico. Con L’Impresa della Bellezza vogliamo mostrare come il territorio possa tornare a essere laboratorio di innovazione culturale e imprenditoriale. Vogliamo stimolare nuove sinergie, nuove opportunità di collaborazione fra chi produce arte, chi la racconta e chi investe nel futuro.

• Chi è Giacomo Brunoro

Classe ‘76, padovano. È direttore editoriale di LA CASE Books, presidente di SUGARPULP, collabora con Veneto24, docente per Forema e per SMART Innovation School.

Francesco Vidotto
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Un ecosistema virtuoso che accompagna gli imprenditori verso nuove sfide

L’affiliazione al marchio dell’Abete si conferma motore di crescita per l’azienda, che oggi conta oltre

Con l’Accademia Affiliati Despar Nord investe sugli imprenditori locali

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forzare le competenze manageriali e far emergere un nuovo modello di imprenditore: non solo operativo, ma capace di gestire con leadership e lungimiranza il punto vendita. l percorso è pensato come un viaggio formativo su misura, che alterna momenti teorici, sperimentazioni sul campo, visite in punti vendita italiani ed europei e approfondimenti individuali. Un cammino annuale strutturato in cicli continui di apprendimento, in cui ogni tematica viene affrontata da diverse angolazioni: dalla gestione strategica alla marginalità, dalla leadership alla pianificazione delle attività commerciali.

gni edizione coinvolge decine di partecipanti in un’esperienza ad alto impatto: grazie al supporto di tutor, referenti e capi area, gli imprenditori sono accompagnati passo dopo passo, fino al project work finale, occasione per mettere in pratica le competenze acquisite e condividere i risultati con il gruppo. La formazione è concreta e orientata ai risultati: si lavora su casi reali, si confrontano le esperienze, si simula la gestione di sce-

commercianti che gestiscono il punto vendita dal 1874 e sono convinto che oggi l’imprenditore debba essere un professionista in grado di affrontare la complessità delle questioni peculiari di ogni attività: commerciali, amministrative, finanziarie, sociali, tecnologiche. La volontà di partecipare all’Accademia degli Affiliati Despar è nata da una mia duplice esigenza, maturata nel momento in cui ho deciso di dedicarmi alla gestione del supermercato di famiglia. Da una parte, questo percorso rispondeva alla mia propensione ad apprendere competenze tecniche e professionali per l’esercizio dell’attività che mi accingevo ad affrontare, in un settore che ha conosciuto evoluzioni importanti e veloci, in relazione alle quali non è più possibile affidarsi solamente all’esperienza o alle capacità commerciali. Dall’altra, sono stato attratto da quello ritengo sia il valore aggiunto

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in Austria, casa madre di Despar

entre gli imprenditori coinvolti nell’Accademia Affiliati 2024/2025 si avviano a concludere il percorso, Despar Nord guarda già al futuro:

di questo percorso formativo, ovvero dalla possibilità di ricevere insegnamenti e di confrontarsi con esperti del settore e con altri colleghi imprenditori, dai quali apprendere non solo nozioni teoriche, ma metodi creti e immediatamente utilizzabili.

Quali competenze o strumenti ha acquisito durante la formazione e che ha potuto applicare nella gestione del suo punto vendita?

L’APP

Devo riconoscere che la formazione praticata è stata completa ed ha fornito ai partecipanti competenze specifiche e trasversali utili ad ogni aspetto dell’attività di gestione di un punto vendita. Dalla formazione sui reparti alla gestione del personale, dagli aspetti finanziari e commerciali alla programmazione degli eventi ed alla visita ai centri logistici. Ognuno di questi temi è stato fondamentale per acquisire la capacità per affrontare le complessità che questo settore pone ogni giorno.

decina di nuovi imprenditori, con l’obiettivo di sostenere la crescita dell’imprenditore offrendogli competenze, visione d’insieme e capacità di adattamento in uno scenario

Intervista all’imprenditore affiliato a Despar Nord Marco Baccini

Se dovesse consigliare l’Accademia Affiliati Despar a un collega imprenditore, quale sarebbe, secondo lei, il principale valore aggiunto di questa esperienza?

Ritengo che il valore aggiunto sia rappresentato da una serie di fattori. In primo luogo, l’essere costruito per questo settore specifico, requisito essenziale affinché la formazione possa essere puntuale, e soprattutto concreta. Inoltre, altrettanto importanti sono la possibilità di rapportarsi e

confrontarsi con colleghi dello stesso settore, di stringere conoscenze ed amicizie che vanno oltre il rapporto lavorativo e, infine, l’organizzazione ottimale di ogni sessione, che rende le trasferte piacevoli. Per questo ringrazio Despar Nord per la lodevole iniziativa, rendendomi orgoglioso di farne parte.

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Donazione di reni al San Bassiano: un gesto di vita che salva due persone

La procedura di espianto, eseguita con successo nella notte, sottolinea l’importanza della cultura della donazione e il prezioso lavoro del personale sanitario.

All’ospedale San Bassiano di Bassano è stata portata a termine una procedura di espianto di reni da un paziente ricoverato in Rianimazione. Questo intervento permetterà a due persone affette da grave insufficienza renale di tornare a vivere con una qualità di vita decisamente migliorata. Il Direttore Generale Carlo Bramezza ha voluto sottolineare il valore umano e sociale di questa operazione: «La donazione di organi e tessuti è un tema molto delicato, perché si fonda su una grande perdita e sul dolore di una famiglia. Per questo desidero ringraziare

con profonda gratitudine i familiari del donatore, il cui gesto di straordinaria generosità permette di salvare vite umane. Allo stesso tempo, questa procedura è il frutto di una rigorosa organizzazione e dell’eccezionale professionalità del nostro personale sanitario, che ancora una volta ha dimostrato sensibilità e competenza». Bramezza ha lanciato un appello alla comunità affinché questi gesti siano di esempio e contribuiscano a diffondere la cultura della donazione: «Ogni donatore può letteralmente cambiare la vita di più persone. Come Azienda ULSS siamo da sempre impegnati a promuovere questa cultura, collaborando strettamente con le associazioni dedicate, in particolare con l’AIDO, che ringrazio per il costante supporto e impegno».

Sette nuovi nati in 12 ore al San Bassiano

L’ospedale di Bassano del Grappa registra un’intensa attività nelle sale parto, con un’affluenza record che conferma la fiducia delle famiglie venete nella struttura sanitaria È stata una vera maratona di gioia e fatica quella vissuta nelle ultime 12 ore nelle sale parto dell’ospedale San Bassiano: ben sette bambini sono venuti al mondo tra ieri sera e questa mattina, quattro nella serata di ieri e tre nella mattinata di oggi.

Un risultato che conferma la crescita delle nascite registrata dall’inizio dell’anno: fino a oggi sono 746 i nuovi nati, dodici in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un dato che va controcorrente rispetto al calo della natalità previsto dall’Istat a livello nazionale.

«In un periodo di generale diminuzione delle nascite, questo piccolo boom è un segnale importante – commenta Carlo Bramezza, Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana –. Premia gli investimenti fatti per rinnovare le sale parto e potenziare la diagnostica, ma soprattutto è il frutto della dedizione e della professionalità del nostro personale».

Il direttore dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia, dottor Roberto Rulli, sottolinea il lavoro di squadra e la fiducia delle famiglie: «Le donne del territorio scelgono sempre più spesso di partorire qui a Bassano, e registriamo anche partorienti da altre zone. La crescita dei nati ci rende orgogliosi, soprattutto in un momento in cui a livello nazionale si prevedono cali dell’8%. È il risultato di un insieme di fattori: la competenza e sensibilità del personale, protocolli uniformi, e l’accoglienza garantita dal reparto, tanto che nelle ultime ore il super lavoro non ha minimamente disturbato le mamme ricoverate».

Anche la Pediatria collabora strettamente con Ostetricia e Ginecologia, garantendo cure coordinate e sicure per neonati e mamme. «Abbiamo tutte le culle occupate, un segnale positivo – spiega il dottor Davide Meneghesso, direttore della Pediatria –. Questo lavoro ha permesso al San Bassiano di mantenere la certificazione di “Ospedale Amico del Bambino” dall’Unicef, a conferma dell’impegno costante nell’assistenza alle famiglie».

Oltre 58 mila dosi disponibili, vaccino spray per i bambini e due “vax day” a fine ottobre

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Volontariato. Crescono centri e risorse per chi si prende cura di persone fragili

1,8 milioni per il “Progetto Sollievo” a sostegno di anziani con Alzheimer e Parkinson

Icentri di accoglienza sono passati da 106 a 226 in dieci anni, coinvolgendo oltre 2.500 volontari e più di 3.600 persone assistite

Un aiuto concreto per chi vive ogni giorno la fatica di accudire un familiare fragile. La Giunta regionale del Veneto ha deciso di aumentare i fondi destinati al “Progetto Sollievo”, l’iniziativa che offre sostegno alle persone con malattie neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson, e sollievo alle famiglie che se ne prendono cura. L’investimento complessivo sale così a 1,8 milioni di euro, con un incremento di 200mila euro rispetto all’anno precedente. «Dal 2015 i centri sono più che rad-

doppiati – sottolinea l’assessore alla Sanità e al Sociale Manuela Lanzarin – passando da 106 a 226, di cui 21 dedicati specificamente al Parkinson». Gli spazi, nati in via sperimentale nel 2013, accolgono le persone per alcune ore alla settimana, offrendo attività di socializzazione e interventi mirati condotti da professionisti. Un servizio che, allo stesso tempo, permette ai caregiver di avere momenti di respiro e supporto. Il progetto, parte integrante del Piano socio-sanitario regionale, oggi può contare sull’impegno di circa 2.500 volontari, di cui oltre 1.100 giovani, distribuiti in tutte le province venete.

Sono più di 3.600 le persone assistite regolarmente, con una presenza capillare che tocca quasi tutte le Ulss del territorio. In alcune aree, tuttavia, la domanda è superiore all’offerta e non mancano le liste di attesa. Il nuovo finanziamento, valido fino al 31 dicembre 2026, verrà suddiviso tra le nove aziende sanitarie locali, con aumenti consistenti per la Marca Trevigiana, la Serenissima e la Scaligera. «Il riconoscimento e il radicamento che queste iniziative hanno saputo conquistare ci hanno spinto a potenziare le risorse – conclude Lanzarin – così da rispondere a una domanda che cresce di anno in anno».

Il Veneto rafforza i Centri antiviolenza e le Case rifugio con nuove regole e un piano triennale

La Regione proroga i requisiti minimi delle strutture esistenti e approva il Piano strategico 20252027 per garantire protezione, sostegno e percorsi di autonomia alle donne vittime di violenza Una nuova spinta contro la violenza sulle donne arriva dal Veneto. La Regione ha annunciato oggi il proseguimento del sostegno ai Centri antiviolenza e alle Case rifugio, grazie alla proroga dei requisiti minimi per un anno e all’approvazione del Piano strategico nazionale triennale 20252027.

L’assessore regionale alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, ha sottolineato l’importanza di questa giornata: “Il Veneto continua a essere in prima linea nella lotta contro la violenza di genere. Grazie a questa proroga, tutte le strutture presenti sul territorio mantengono il loro ruolo di presidio sicuro, offrendo accoglienza, ascolto e protezione alle donne e ai loro figli”. Il nuovo Piano strategico si colloca in continuità con quello precedente 2021-2023 e prevede quattro linee di intervento principali: prevenzione,

protezione e sostegno, perseguire e punire, assistenza e promozione. L’obiettivo è garantire non solo protezione immediata, ma anche percorsi di autonomia e rinascita per le vittime.

“Il nostro impegno – ha aggiunto Lanzarin – è che ogni donna in Veneto possa contare su un sistema capillare, stabile e affidabile. La proroga e il nuovo Piano rafforzano i servizi esistenti e aprono la strada a una futura Intesa definitiva con requisiti aggiornati, già valutati dalla Commissione interregionale per le politiche sociali”.

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Con ottobre arrivano i primi freddi, le cotture al forno e i dolci da gustare il pomeriggio, davanti a una tazza di tè caldo. La voglia di scaldarsi ci porta a cercare nuove ricette semplici e genuine

FRITTELLE DI CAVOLFIORE AL FORNO

Una ricetta semplice e sfiziosa in padella o al forno. Le frittelle di cavolfiore sono buone calde, tiepide e anche fredde. Da servirle, quindi, anche come antipasto.

Ingredienti: 600 gr cavolfiore; 2 uova medie; 1 cucchiaio farina 00; 50 g caciocavallo grattugiato (o altro formaggio stagionato; aglio tritato; olio extravergine d’oliva: q.b. prezzemolo tritato; q.b. paprika affumicata (o curcuma o curry a piacere); q.b. sale e pepe

Preparazione: Pulire il cavolfiore, togliendo tutte le foglie esterne e il torsolo. Tagliarlo in quattro o più pezzi e grattugiarlo con una grattugia a fori larghi dentro una ciotola. Salate il cavolfiore e lasciarlo riposare per una decina di minuti. Unire poi le uova, l’aglio, il prezzemolo tritato, la farina e il formaggio grattugiato. Aggiungere infine un cucchiaio d’olio extravergine d’oliva e un pizzico di pepe. Impastare e amalgamare il tutto. Quando il composto è pronto, creare delle piccole frittelle. Sistemare i rosti di cavolfiore nella teglia, informare a 200 °C per circa 20 minuti, rigirando a metà cottura. Lasciare riposare le frittelle per cinque minuti prima di servirle. È possibile cuocere le frittelle anche in una padella antiaderente leggermente unta d’olio extravergine d’oliva

PASTA CON CREMA DI BROCCOLI

Ingredienti: :180–200 g di pasta (penne, rigatoni o fusilli); 1 broccolo medio (circa 400 g); 1 spicchio d’aglio; 3 cucchiai di olio extravergine d’oliva; 30 g di parmigiano grattugiato (facoltativo); 2 cucchiai di formaggio fresco spalmabile o ricotta (facoltativo per più cremosità); Sale q.b.; Pepe nero q.b.; (opzionale) Scorza di limone o peperoncino per aromatizzare

TORTA DI MELE E RICOTTA

Una ricetta facile per una torta di mele classica, semplice e genuina, che ci riporta con la mente ai sapori e ai ricordi dell’infanzia. Perfetta a colazione e a merenda

Ingredienti: 2 uova; 75 gr zucchero; 25 ml latte; 30 gr burro; 150 gr farina 00; 8 gr lievito per dolci; 2 mele grande; 250gr ricotta

Preparazione: Per preparare l’impasto frullare le uova e aggiungere lo zucchero, il latte e il burro sciolto. Poi la farina e infine del lievito per dolci. Impastare tutti gli ingredienti fino a ottenere un impasto omogeneo e senza grumi. Tagliare a pezzetti mezza mela sbucciata e mescolarla all’impasto. Il resto servirà per la decorazione. Dopo aver versato e livellato l’impasto all’interno di una tortiera decorare la torta con le fettine di mele distribuite su tutta la superficie. Infornare la torta in un forno preriscaldato a 180 °C per 45 minuti.

Preparazione: Preparare i broccoli. Lavare e tagliare il broccolo in cimette. Portare a ebollizione una pentola d’acqua salata e cuocere i broccoli per 8–10 minuti, finché risultare teneri. Scolare i broccoli con una schiumarola e conservare l’acqua di cottura (servirà per la pasta). Cuocere la pasta. Nella stessa acqua in cui cuocere i broccoli, cuocere la pasta al dente. Preparare la crema di broccoli. In una padella, scaldare l’olio e aggiungere lo spicchio d’aglio (eventualmente anche un pizzico di peperoncino). Aggiungere i broccoli lessati e farli insaporire per 2–3 minuti. Trasferire tutto nel frullatore (o utilizzare un mixer a immersione) insieme a un mestolo di acqua di cottura della pasta, al formaggio fresco o alla ricotta (se utilizzati) e al parmigiano. Frullare fino a ottenere una crema liscia e vellutata. Se la consistenza risultare troppo densa, aggiungere un po’ di acqua di cottura. Mantecare la pasta. Scolare la pasta, tenendo da parte un po’ di acqua di cottura. Rimettere in padella e aggiungere la crema di broccoli. Mescolare a fuoco basso per un paio di minuti, aggiungendo poca acqua se necessario per rendere il tutto cremoso. Impiattare e completare. Servire la pasta con una spolverata di parmigiano, un filo d’olio e una macinata di pepe nero. Per un tocco fresco, aggiungere un po’ di scorza di limone grattugiata

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Rubrica a cura di Sara Busato

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