Un’analisi effettuata su Montese può offrire alcuni spunti per guardare con fiducia alle sfide del futuro
La precedente Amministrazione comunale di Montese, nel corso del 2020 ha indetto un bando per la realizzazione di uno studio di fattibilità per la pianificazione territoriale del turismo. La Dott.ssa Federica Ghinelli, Master Universitario di I Livello in Valorizzazione Turistica e Gestione del Patrimonio Culturale dell’Università di Bologna, conoscitrice del settore ma soprattutto del contesto locale dell’Appennino Modenese, ha vinto il bando e ricevuto l’incarico per la redazione dello studio di fattibilità, che è stato consegnato al Comune lo scorso 26 agosto. La sua redazione ha comportato un importante lavoro sul campo, ed è il punto di partenza su cui costruire le progettualità del domani. Cerchiamo di capire meglio.
Quali sono i tratti caratteristici dell’offerta e della domanda turistica di Montese ad oggi?
«L’offerta turistica montesina si compone di una capacità ricettiva di circa 500 posti letto (dato approssimativo estratto dalle stime regionali) a cui vanno ad aggiungersi gli immobili messi in affitto. Dal punto di vista degli attrattori, invece, dispone di oltre 140 km di sentieristica (tra questi, due tappe della Via Romea Nonantolana), e numerose emergenze storico-artistiche di carattere religioso e civile (cito, tra le più significative, il Museo Diffuso della Linea Gotica, la Rocca dei Montecuccoli, il Sito Etrusco del Lago di Bracciano, gli Oratori di Monteforte e Riva di Biscia). Da un punto di vista enogastronomico, molto rinomati sono il Parmigiano Reggiano di Montagna e la Patata di Montese. La domanda si concentra principalmente nella stagione estiva, con picchi interessanti a ridosso del 25 Aprile, periodo in cui molti brasiliani e americani visitano il territorio, e nella stagione autunnale (Sagra della Patata e del Parmigiano Reggiano e Sagra della Castagna). Bisogna però sottolineare che sono molti gli escursionisti che frequentano il territorio, ne apprezzano le bellezze e i prodotti tipici, ma senza soggiornarvi. Assai sviluppato è il turismo/escursionismo di prossimità. Guardando nel dettaglio, ad oggi, i filoni più sviluppati sono il Turismo Storico della Memoria (il Museo Storico sito nella Rocca dei Montecuccoli di Montese è passato da 828 visitatori nel 2011 a 1.615 nel 2019; il Museo di Iola da 3.329 nel 2011 a 4.020 nel 2019, con un picco di 5.302 nel 2015) e il Turismo Sportivo Attivo, in quanto Montese da anni viene scelto come luogo di ritiro per squadre e gruppi sportivi poiché vi si trovano impianti all’avanguardia; pochi anni fa è stato ospitato anche il Campionato Nazionale di Ruzzolone. Detto ciò, vorrei sottoporre all’attenzione dei lettori qualche dato numerico estrapolato dalle indagini statistiche di tipo CAWI che ho condotto e che riguardano la percezione dell’offerta turistica che il fruitore ha del territorio montesino e le motivazioni che ve lo hanno condotto. Montese viene considerato meta turistica principalmente per la Natura e il Paesaggio (92,5%) e per l’enogastronomia (76,5%), dati che rispecchiano anche la motivazione della presenza sul territorio, rispettivamente il 55,4% e il 47,3%.»
Nello studio di fattibilità che ha presentato c’è un paragrafo dedicato all’analisi Swot, fondamentalmente una griglia che permette di confrontare punti di forza a di debolezza e di individuare minacce e opportunità di mercato. Che cosa è emerso dalla sua analisi?
«I punti di forza sono senza dubbio i prodotti tipici (Patata e Parmigiano), la sentieristica e il Museo Diffuso della Linea Gotica. D’altro canto, non mancano le difficoltà: affitti e prezzi delle camere troppo elevati se raffrontati ad altre destinazioni che fanno del turismo la loro principale fonte di sussistenza, scarsi collegamenti con i mezzi pubblici e, fino ad oggi, una pubblicità prevalentemente cartacea distribuita a corto raggio. Va da sé che le potenzialità ci sono e dovrebbero essere prese in considerazione come punto di partenza per investimenti mirati. Fruibilità, comunicazione e marketing, creazione e promozione di pacchetti turistici esperienziali, di un portale della destinazione dovrebbero essere azioni primarie per sviluppare il Turismo Naturalistico, Enogastronomico e Sportivo.»
Confrontandosi con attori ed operatori del territorio, i cosiddetti stake holders, quali sono gli elementi che più l'hanno colpita?
«La volontà quasi unanime di collaborare, coordinarsi e coinvolgere tutti per l’animazione del territorio, prospettiva non scontata, ma che ha dato adito alla nascita della Pro Loco. Purtroppo il Coronavirus ha reso tutto più difficile, ma nei pochi eventi che sono stati realizzati hanno dato prova di essere attenti alla tradizione, all’innovazione e alla creatività. Inoltre, vorrei fare un plauso a quegli albergatori che, nonostante la situazione, hanno avviato un servizio di noleggio e-bike e organizzato escursioni sul territorio: piccoli passi per un turismo sempre più Green e Slow.»
Tra gli strumenti di indagine che ha utilizzato c’è anche il Toolkit ETIS, ovverosia un sistema di indicatori introdotto nel 2003 dalla Commissione Europea per aiutare le destinazioni a fare turismo sostenibile. Che cosa è emerso su questi specifici aspetti?
«Ad oggi Montese è lontano dal poter vedere applicati tutti gli indicatori, ma da un punto di vista generale può essere considerato sostenibile per lo scarso inquinamento e il fatto che operano nel settore turismo sia uomini che donne. Il consiglio che posso dare è quello di lavorare per essere sempre più sostenibili e creare un’offerta integrata, anche nell’ottica di partecipazione ai bandi di finanziamento. E soprattutto, far sentire i cittadini parte integrante di un progetto condiviso.»
Su cosa dovrebbe puntare Montese nello sviluppo della propria offerta turistica da un punto di vista della promozione integrata?
«Non c’è una ricetta specifica, anche perché da questo punto di vista entrano pesantemente in gioco le dinamiche politiche. Sicuramente collaborare all’interno dei confini comunali senza dimenticarsi delle frazioni. Aprirsi al dialogo con interlocutori esterni, tra cui Comuni limitrofi, Unioni, Destinazione Turistica Modena e Bologna, APT Emilia Romagna. Dialogare è il primo passo per progettare di comune accordo. Personalmente ritengo che cultura e turismo non dovrebbero avere colore.»