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Produzione ed export in calo. Urgono interventi a sostegno del settore

Il 2020 rischia di essere l’anno peggiore della meccanica made in Italy. Per supportare le imprese il governo deve attuare un robusto piano di incentivi

Siamo il cuore della meccanica strumentale italiana. Secondo i dati Eurostat, ripresi recentemente da un’indagine dell’Ufficio Studi di Confartigianato, nel 2019 l’Italia esportava macchinari per un valore complessivo di 82 miliardi di euro. Secondi assoluti nell’Unione Europea a 27, staccati solo - si fa per dire - dai “soliti” tedeschi. Un posizionamento d’eccezione il cui merito va anche, o forse sarebbe meglio dire “soprattutto”, alle imprese dislocate sulla via Emilia. Nelle province di Bologna, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini, si producono ed esportano macchinari per un totale di 17,3 miliardi di euro. Più di quanto non facciano importanti economie manifatturiere come Polonia, Svezia e Spagna. Questa leadership, conquistata mia. C’è da augurarsi che questa prospettiva prevalga anche nei negoziati in corso per il rinnovo del CCNL e che governo e istituzioni garantiscano continuità a misure di sostegno agli investimenti in formazione e tecnologie abilitanti. Dalle indiscrezioni che trapelano in questi giorni sulla Legge di Bilancio per il 2021, sembrerebbero confermati (e potenziati) i crediti di imposta per investimenti in beni materiali e immateriali proposti dal MISE nel 2020 sotto la sigla “Transizione 4.0”. Basteranno a garantire i primati della via Emilia?

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