L'ALTRAMETA . ANTENORE ENERGIA OFFICIAL HOUSE ORGAN .

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Antenore Energia Official House Organ

l’Altramèta

www.antenore.it

L’ENERGIA DELLE DONNE

Energia,

che bella parola.

Una parola bella, una parola responsabile. Antenore è semplice, chiara, comprensibile. E soprattutto seria. Ama le parole buone, i fatti concreti. Da Antenore potete chiedere una verifica, un preventivo o anche solo un confronto. L’Energia è più bella, dove le parole sono sincere. L’ENERGIA DI ANTENORE. PARLIAMONE BENE.

PUNTI ENERGIA ANTENORE RUBANO (PD) via della Provvidenza, 69 tel 049 630466 fax 049 635289

LIMENA (PD) via del Santo, 54 tel 049 768792 fax 049 8843294

PADOVA (PD) via del Vescovado, 10 tel 049 652535 fax 049 8360967

CAMPONOGARA (VE) piazza Marconi, 7 tel 041 0986018

Speciale Pink Run 2019


Dal 2 al 22 maggio, c’è un’opportunità in più per conoscere Medici con l’Africa Cuamm e il suo intervento in Africa: il “treno della salute”. La partenza è prevista per il 2 maggio da Venezia e, toccando ciascun capoluogo di provincia e non solo, il treno si fermerà in ogni stazione, per qualche giorno. Qui offrirà, a chi lo desidera, la possibilità di effettuare gratuitamente screening e controlli del proprio stato di salute. Controllo di peso, altezza e massa corporea, misurazione di pressione e colesterolo e glicemia, elettrocardiogramma… E tanto altro ancora. Un modo per prendersi cura di sé stessi e anche di chi è più lontano, ma ha bisogno dell’aiuto di tutti. Info: www.mediciconlafrica.org


Aria di novità

Una nuova veste grafica per proiettare “L’Altramèta” in un futuro dinamico dove raccogliere e raccontare ancora tante storie di donne. In questa pubblicazione che verrà distribuita in occasione della “PINK RUN”, abbiamo voluto celebrare la forza e la complessità del rapporto madre e figlia, ma anche quello che lega donne sorelle per natura o per scelta e che il giorno della Pink Run, scendono in piazza per correre e donare! Gli orizzonti di questi racconti non si sono fermati alla nostra città ma hanno fatto il giro del pianeta. Passando per New York con l’intervista a Chiara Marchelli, una scrittrice “nata per correre” e finalista al premio Strega 2017. Attraversando l’India con Shilpa Bertuletti e la Danza Odissi, con i legami forti e profondi che le donne del suo paese di origine sanno tessere. Correremo anche sul “Treno della Salute” del Cuamm - Medici per l’Africa, un progetto per fare prevenzione sul territorio veneto, mantenendo alta l’attenzione per il continente africano. E ancora Regno Unito, Russia, Cina e Giappone nell’articolo a firma della teamaster Nicoletta Tul. Nuovi codici espressivi come l’illustrazione, grazie alla mano di Kimberly McKean, illustratrice professionista di origini americane, che ha realizzato per noi lo ScrapBooking della seconda di copertina oltre all’illustrazione di pagina quattro. Nello spirito di condivisione che animerà le due giornate della Pink Run, abbiamo pensato che queste illustrazioni potessero diventare un regalo per chi ci legge. Così lo ScrapBooking nelle pagine interne può essere ritagliato e riprodotto secondo l’interpretazione di ognuno. Allo stesso modo, l’illustrazione botanica di pagina sedici è stata riprodotta in bianco e nero per poter riprendere la tecnica del colouring, quel colorare a mano che da bambini ci appassionava tanto. Riscoprendo spazi di creatività che la vita adulta a volte porta a trascurare. Abbiamo introdotto gli #hastagh, riportando alcuni articoli ad alcune parole chiave perché nel formato digitale, i contenuti di questa pubblicazione possano essere veicolati più facilmente. Forse è un vero azzardo ma siamo consapevoli che un linguaggio contemporaneo debba anche tenere presente che i codici si stanno evolvendo. L’Altramèta è l’energia delle donne.

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l’Altramèta L’ENERGIA DELLE DONNE

Antenore Energia Official House Organ

Pubblicazione realizzata in occasione di “PINK RUN” 11 e 12 maggio 2019.

Progetto ideato e coordinato da Silvia Scarabello

In collaborazione con Valeria Musner

Senior Graphic Designer presso TheDrakeStudio

Kimberly McKean

Art Director presso TheDrakeStudio

Testi

Claudia Belleffi Valentina Berengo Rebecca Ricci Silvia Scarabello

Fotografia

Diana Scrovegni Elena Barbini Rebecca Ricci Giovanni Sinico

Illustrazioni realizzate da Kimberly McKean

Progetto realizzato da Antenore Energia

laltrametadellosport@gmail.com laltrametamagazine

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Stampata per Antenore Energia Srl - via della Provvidenza, 69 - 35030 Rubano (PD) - p.i. 04910210287 da LA GRAFICA FAGGIAN s.r.l. Via Francesco Severi, 2/4 - 35011 Campodarsego (PD) | P.IVA 01954450282


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Una mamma per amica

Una poltrona per due

Questo libro ha un senso, anzi cinque.

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Kit ScrapBooking

Colouring

Pink Run

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Chiara Marchelli e la corsa

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Gemelle Diverse

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Danzo quindi esisto

La mia famiglia e altri animali

17 marzo 2019

Il te in estate nel mondo

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Il Treno della Salute 3


UNA MAMMA per amica DI CLAUDIA BELLEFFI FOTO DIANA SCROVEGNI

Rubiamo il titolo della celebre serie televisiva per raccontarvi tre storie di madri e figlie che lavorano insieme. Non è sempre tutto facile ma davvero - anche secondo loro - vale la pena mettersi in gioco, per crescere insieme giorno per giorno!

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#lavoroconmiamamma

Una madre e una figlia da sempre collaboratrici. “Il fiore della frutta” è un negozio innovativo, fucina di creatività. Ingredienti: emozioni e relazioni, conditi di frutta e verdura. Mariagrazia e la figlia Jessica sono una coppia perfetta, capace di armonizzare le singole caratteristiche con gli obiettivi della loro professione. Entrambe da sempre abitano il mondo del commercio e della ristorazione. «Sono nata in questo ambiente – spiega Mariagrazia – e nel mio percorso sono passata dall’ingrosso di frutta e verdura alla vendita al dettaglio fino a questa nuova esperienza. Jessica ha preso il diploma di tecnico della ristorazione. Insieme abbiamo frequentato diverse accademy di cucina vegetale: il prodotto del nostro lavoro attinge da studio, conoscenza, passione e creatività». Lavorare insieme per loro è una ricchezza. «Jessica mi è di stimolo nell’ambito culinario, nelle preparazioni – dice la madre – Ha una marcia in più e una visione molto aperta in termini di innovazione». «Ho libertà di espressione e creazione in tutti i settori – sottolinea Jessica – Mamma ha una mentalità molto aperta e mi aiutata a crescere. Di lei amo che non si ferma mai, si mette sempre in gioco e ha deciso di farlo assieme a me. Col cliente crea familiarità e un clima di amicizia e condivisione di scelte alimentari».

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#lavoroconmiamamma

Margherita Piccolomini, una cadenza toscana e una vitalità senza pari. Eleganza nella figura e nei modi, lo stemma nobiliare di famiglia tatuato sul braccio, insieme alle iniziali dei nomi del marito Bobo e delle figlie Matilde e Alessandra, detta Lisi. L’idea di cimentarsi nel settore della produzione di gelato artigianale, nasce in un momento particolare della sua vita, quando, per esito di un incidente stradale, deve prendersi una lunga pausa e liquidare la sua precedente attività. In Margherita nasce allora la voglia di trasferirsi a Milos, un’isoletta della Grecia, nelle Cicladi, e aprire una piccola gelateria, sognando di passare la sua vita in questa località balneare anche nei mesi fuori stagione. Per fortuna nostra e delle nostre papille, Margherita ha cambiato idea e ha deciso di rimanere in Italia. Frequenta nel 2009 il corso per diventare gelatiere presso la Carpigiani University e si appassiona all’argomento, tanto da contagiare anche la figlia Lisi che stava in quel momento completando il dottorato in Spagna dopo la laurea in tecnologie alimentari. Nel 2011 anche l’altra figlia Matilde, dopo due anni di esperienza nella ristorazione a Londra, si unisce a Margherita e Matilde. Inizia così l’avventura di Mami gelato Al Volo. La scelta vincente è stata quella di pensare a una sede per il laboratorio e a un camioncino (ora diventati due), la Mami Car, allestito con materiali all’avanguardia che garantiscono la catena del freddo, per portare il gelato in giro per la città. Nel 2018, Margherita e le figlie vengono invitate da Lucio Zulian, del consorzio delle Botteghe del Salone, a occupare una delle botteghe sotto Palazzo della Ragione, grazie alle caratteristiche della loro attività: artigianalità prima di tutto e trasparenza nell’uso di ingredienti veramente naturali. «È stato per noi un onore - racconta Matilde Birgi - venire selezionate per entrare in questo consorzio. Sentirci parte di una realtà come questa, ripaga tutto l’impegno profuso da tutte noi, sia negli anni dedicati allo studio che nell’attività quotidiana. Non cerchiamo i grandi numeri: preferiamo coltivare quella clientela che tutti i giorni viene sotto il Salone per rifornirsi di prodotti alimentari di prima qualità. Con i nostri camioncini partecipiamo a molti eventi dove incontriamo centinaia di persone concentrate in un singolo giorno e ai quali portiamo il gusto del gelato fatto come un tempo. Non è sempre facile sostenere i ritmi di un lavoro che non conosce stagioni e orari, ma nostra madre ci sprona a non lasciarci abbattere anche quando la fatica sembra avere la meglio. Del resto quando non è con noi in laboratorio, riesce anche a fare la nonna e aiutarci con i nostri bambini!».

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#lavoroconmiamamma

UNA POLTRONA per due

La tipografia è il luogo dove la carta ha infinite declinazioni, e dove lettere e le immagini sono pronte a prendere il loro posto e a materializzarsi. Tutto questo ha quasi il sapore del sogno che diventa realtà tangibile, passando dalla testa di chi ha progettato un testo o scattato una foto, al pubblico al quale è diretta la propria opera. Alessandra Pianca e Ilaria Toffanin sono mamma e figlia e dal 2013 sono entrate nell’azienda di famiglia, dopo che è venuto a mancare il fondatore Cesare Toffanin, marito di Alessandra e papà di Ilaria, conosciuto e apprezzato da tutta la comunità dei tipografi padovani, e dai suoi collaboratori come una persona gentile e sensibile. Le risposte ad una intervista doppia ci raccontano la complessità di una giovane e colta imprenditrice, dotata di grande esuberanza, indispensabile per affrontare il futuro. La dolcezza di un genitore e la sua fermezza nell’accompagnare l’azienda al passaggio generazionale.

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#intervistadoppia

Ilaria Toffanin A chi è venuto in mente di lavorare insieme? È stata una necessità, una sorta di chiamata all’ordine e ciò nonostante una scelta naturalissima. Chi è la più permalosa? Io. Chi chiede scusa per prima? Io. La sua migliore qualità/peggiore difetto: ordinata e precisa ma a volte si fa prendere dal pessimismo e brontola troppo . Qual è la frase che vi dite più spesso? “Mamma ho un’idea” e “Ilaria dammi pace”. Hai mai pensato ad un lavoro diverso? Si ma credo che alla fine sia questo il mio habitat. Se la tipografia fosse: Un fiore l’Acacia, è anche un albero durevole, resiste alle avversità, ha legno forte e molto duttile (mio papà ci faceva fare gli archi da piccoli), i fiori sono candidi e a grappoli, profumatissimi, versatili (se ci pensi puoi friggerli ma anche farci il miele) e nella simbologia greca indicano l’amore platonico. Un cibo Cipolla perché sfogliandone i vari strati si scoprono nuove sfaccettature, Un animale Serpente. Simbolo di ciclicità, rinascita, eternità. È un animale versatile, forte, intelligente, Rappresenta un po’ la dualità bene/male ma allo stesso tempo l’equilibrio tra le due forze. Il tuo primo ricordo in tipografia: mio padre che per farmi star buona mi concedeva di sfogliare campionari di carte colorate. Ero molto curiosa e lo riempivo di domande. Cosa vorresti chiederle che non le hai mai chiesto? Dove teneva nascosto tutto il suo coraggio. Consiglieresti ad una mamma/figlia di lavorare insieme? Si se la figlia è pronta a scappare di casa Il tuo lavoro ha reso felici delle persone? Cerco sempre di sfruttare al massimo la mia sensibilità e di entrare in empatia con le persone per le quali lavoro, di conoscerle più a fondo per proporre un prodotto fatto su misura. Spero questo le renda felici quanto lo sono io se ci riesco.

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#intervistadoppia

Alessandra Pianca A chi e’ venuto in mente di lavorare insieme? Ilaria veniva saltuariamente a dare una mano quando ne avevamo bisogno e quando il lavoro che aveva glielo permetteva fino a ritrovarsi “naturalmente” impegnata a tempo pieno. Chi e’ la piu’ permalosa? Ilaria. Chi chiede scusa per prima? Forse io… La sua migliore qualità il suo peggior difetto: Sincera e molto diretta al punto di poter diventare pungente… Dovrebbe smussare un pochino. Qual’è la frase che vi dite più spesso? “Ila scusa adesso non ho tempo!” Hai mai pensato ad un lavoro diverso? Questo non è il lavoro che avrei immaginato di fare nella vita ma cerco di farlo nel migliore dei modi. Se la tipografia fosse: Un fiore Margherita perché è una colonia di tanti piccolissimi fiori raggruppati a formare un unico fiore. L’unione fa la forza. Un cibo Tortino di cioccolato, all’apparenza semplice… all’interno la sorpresa di un cuore caldo e cremoso… Un animale Una formica perché nel formicaio il lavoro di tutti e la collaborazione sono fondamentali. Il tuo primo ricordo in tipografia? La sera prima del matrimonio quasi trent’anni fa tutti insieme a finire un lavoro urgente da consegnare. Cosa vorresti chiedere che non le hai mai chiesto? Se si è mai sentita forzata ad entrare in azienda perché primogenita. Consiglieresti ad una mamma/figlia di lavorare insieme? Si ma cercando di avere mansioni diverse e ben definite. Il tuo lavoro ha reso felice delle persone? Felice non lo so ma i miei figli di sicuro mi sono riconoscenti per aver portato avanti l’azienda del padre.

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#inspiration

Questo libro ha un SENSO anzi, cinque.

“Questo libro ha senso - Anzi ne ha cinque” è un progetto editoriale indipendente stampato da Tipografia Toffanin, azienda della famiglia di Ilaria, sotto la direzione artistica di Emblemata Studio di Manuel Savi. Il tema principale è quello dei cinque sensi e il format con cui è stato pensato è quello della narrativa per ragazzi: i cinque racconti - scritti da Andrea Alfieri - sono brevi e pieni di dialoghi, eppure i temi trattati sono rivolti ad un pubblico adulto e consapevole. Le illustrazioni, invece - opera di Lorenzo Sartorello - hanno delle lavorazioni particolari, certe immagini si illuminano al buio, altre compaiono se strofinate, o profumano passandoci sopra le dita. Insomma per goderselo appieno è necessario utilizzare gran parte dei cinque sensi. Dopo la presentazione ai microfoni di Tropical Pizza, negli studi di Radio Deejay, “Questo libro ha senso” è pronto a partire per un tour di letture in tutta Italia, alla ricerca di un editore per una distribuzione classica. La prima edizione del libro, infatti, non è stata messa in vendita. L’unico modo per riceverne una copia è scrivere una mail “convincente” a info@emblematastudio.com motivando la richiesta. Per tutte le novità basta visitare i profili social della Tipografia Toffanin o di Emblemata Studio.

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Illustrazione di Lorenzo Sartorello #emblematastudio

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Realizza anche tu il nostro scrapbooking! Occorrente: un cartoncino bianco A4 250gr\300gr, il foglio kit da ritaglio, forbici, colla stick. Inizia: ritaglia tutti le parti del foglio kit da ritaglio

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Attaccare i primi tre strati sul cartoncino Incollare il foglio rosa/fucsia accanto alla bianco A4. La strisciolina menta più picstrisiolina con il pattern a righe rosa. cola in alto, quella più lunga accanto alla scrisciolina con il pattern a righe rosa.

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Incollare il ramoscello con le foglioline sulla strisciolina verde menta più lunga e l’etichetta con il bordo fucsia sopra il pattern con le righe oblique nere.

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Attaccate tre foglie in alto e tre foglie in basso vicino alla vostra foto, come da figura, poi la strisciolina con il pattern “+” neri, nella parte in basso a sinistra della vostra foto.

Cos’è lo Scrapbooking? foto

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Inserire in modo obliquo la vostra foto preferita.

Attaccare la strisciolina con il pattern a righe oblique nere tra il foglietto rosa fucsia e la strisciolina verde menta più piccola.

A piacere potete inserire anche il dettaglio del fenicottero rosa.

È un metodo di espressione creativa per conservare un ricordo, una storia, utilizzando fotografie e decorandolo manualmente con degli “scraps” ossia piccoli pezzetti di carta, scotch decorativi, stickers...


KIT da ritaglio scrapbooking


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#pinkrun

PINK RUN

10 anni di corsa e solidarietà Sembrerà incredibile ma la corsa rosa che da 10 anni anima il Prato della Valle e l’intero centro di Padova in una domenica di maggio, coinvolgendo migliaia di donne, è stata pensata e realizzata grazie alla volontà di due uomini, papà e figlio. Sono due di poche parole e che non amano la celebrità. Sono per tutti semplicemente Toni e Michele. Non si sono montati la testa e mantengono il basso profilo, continuando a lavorare nel corso di tutto l’anno per realizzare questa manifestazione insieme a tanti PINK AMICI. Sei pink amico o amica se hai messo a disposizione qualcosa di tuo perché in un giorno solo possa tenersi una delle feste più belle mai viste in Città. Questo è lo spirito giusto per venire a correre la Pink Run. Questo è lo spirito che ha spinto Antenore Energia a partecipare come sponsor all’edizione del 2019. Metti la tua energia per creare qualcosa di grande insieme agli altri!

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Ecco i numeri di 10 anni di Pink Run: 2010 – La prima edizione vede partecipare più di 600 Pink Amiche. Il ricavato di €3.600, al netto delle spese, è stato interamente devoluto al Progetto Francesca Rava per l’Ospedale Pediatrico di Haiti. 2011 - Più di 800 Pink Amiche si riversano per le vie di Maserà. Il ricavato di €4.400, al netto delle spese, è stato interamente devoluto all’associazione Passo dopo Passo per i progetti di asilo e casa di accoglienza per i bambini a Salvador di Bahia Brasile. 2012 - Più di 1200 Pink Amiche hanno corso per ACTIONAID e tutto il ricavato di €7.250, al netto delle spese, è stato devoluto a favore del progetto di istruzione e tutela delle donne Afghane.

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PINK RUN 2015 2013 - Più di 1700 fantastiche Pink Amiche hanno corso e tutto il ricavato di €8.105, al netto delle spese, è stato devoluto a favore di Dynamo Camp: il primo camp di terapia ricreativa in Italia, rivolto a bambini affetti da patologie gravi. 2014 – È l’anno della svolta. La Pink Run si sposta a Padova, in Prato della Valle, fortemente voluta dall’amministrazione comunale. Più di 3000 fantastiche Pink Amiche hanno corso per lo I.O.V. di Padova – Unità di chirurgia e senologia, con un indotto di oltre 6000 persone, per un ricavato totale di €17.305. 2015 - 4000 indimenticabili Pink Amiche hanno partecipato per le due onlus Team for Children e Progetto Casa Viola del Gruppo Polis. Prato


della Valle, una delle più belle piazze del mondo, è stata presa d’assalto da oltre 15000 persone, per un ricavo totale, al netto delle spese, di €30.000, interamente devoluti. 2016 - Settima edizione da record: oltre 5300 le Pink Amiche runner che hanno letteralmente invaso Prato della Valle domenica 8 maggio! Anche quest’anno le Onlus selezionate sono state due: COMETA A.S.M.M.E. – Associazione Studio Malattie Metaboliche e ART4SPORT Onlus. 53mila gli euro devoluti, consegnati con due assegnoni da 26.500 euro alle testimonial delle Onlus: l’atleta plurimedagliata Manuela Levorato e la fiorettista d’oro paralimpica Beatrice ‘BEBE’ Vio. 2017 - L’ottava edizione batte tutti i precedenti

record, 6.641 Pink amiche partecipanti, hanno riempito e colorato la meravigliosa cornice del Prato della Valle, per la due ONLUS Associazione Italiana Progeria Sammy Basso onlus e L’Associazione Viviautismo Onlus. 66.410 sono gli euro devoluti, consegnati con due assegni da 32.205 euro ciascuno. 2018 - La nona edizione batte il record precedente: sono state 6.941 le Pink amiche partecipanti, che hanno colorato con la loro gioia ed entusiasmo la splendida cornice del Prato della Valle, per i due progetti di quest’anno: COCO LOCO PADOVA e FONDAZIONE GIOVANNI CELEGHIN ONLUS – contro i tumori cerebrali. 65.000 sono stati gli EURO devoluti, consegnati con due assegni da 32.500 euro ciascuno.

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#runningNewYork

CHIARA MARCHELLI e la corsa DI VALENTINA BERENGO

Intervistiamo la scrittrice Chiara Marchelli, in libreria con “La memoria della cenere” (NNeditore, 2019), finalista nel 2017 al Premio Strega e autrice, per Perrone editore, della guida “New York, una città di corsa”. A perdifiato nella grande mela. Chiara, che significato ha per te correre? Correre per me è un fatto naturale: corro da quando ero piccola, anche se non ho corso sempre, però è sempre stata un’attività del mio quotidiano. Ho fatto atletica per qualche anno, e quando non correvo comunque camminavo. Poi la corsa, da quando l’ho scelta qualche anno fa, è diventata un’attività che mi permette di fare tutto il resto meglio, perché mi scarica della tensione della giornata, dà aria alla testa, mi permette di concentrarmi di più e di sviluppare una resistenza che aiuta anche tutte le altre attività della giornata, dal lavoro, alla scrittura, alla sopportazione della stanchezza. Ed è anche un modo di essere: non è una “filosofia di vita” ma per me è un’attività molto importante e mi manca quando non ce l’ho, perché è uno sfogo naturale di energie che altrimenti non uscirebbero da me. Hai scritto una sorta di guida della tua città di adozione, New York, intitolata proprio “New York, una città di corsa”. Perché? Mi è stata chiesta da Giulio Perrone, l’editore, per farla entrare in Passaggi di dogana la loro collana sulle città del mondo. Poi io ho scelto la chiave della corsa perché ho pensato che di guide su New York ce ne sono miglia-

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#scritturacreativa

ia, se non milioni, e non volevo fare una cosa banale; perciò ho provato a mettere insieme un po’ quello che sono e un po’ quello che amo: quindi la mia città, la scrittura e la corsa. Questi elementi hanno funzionato bene insieme perché componendo la mia identità una volta messi in comunicazione hanno avuto molte cose da dirsi. Sei una romanziera. I tuoi romanzi li pensi correndo, o correndo svuoti la mente del tutto (dici anche di aver smesso di correre ascoltando musica)? Per esempio il tuo ultimo, “La memoria della cenere”, ha delle parti nate di corsa? Sì, certo. Correre è un tutt’uno con il resto della giornata: le cose che faccio non sono separate tra di loro, ma sono in continua comunicazione. Tutto quello che vivo è filtrato dalla scrittura e quindi anche la corsa. E correre libera così tanto la mente che crea spazio per altro. Ho scritto nella guida che Joyce Carol Oates la mattina scrive, poi quando trova dei nodi di scrittura va a correre, e in questo modo molto spesso i nodi si sciolgono. Ed è davvero così, perché correndo ossigeni il cervello, sviluppi serotonina, chimicamente parlando, e, d’altra parte, se sei fortunato, riesci anche a raggiungere uno stato che è quasi meditativo perciò sgombri veramente la testa e a quel punto si scioglie un po’ tutto: si sciolgono i pensieri, si seguono meglio le cose, si incatenano e concatenano con maggiore efficacia le idee. Il ritmo con cui percorri la vita è più simile ad una corsa, se sì, a che tipo di corsa, o a un passo lento? Dipende. A volte a volte sto ferma, a volte corro velocissima, a volte vado a passo lento, come tutti. Scrivi che la corsa è un’estensione naturale della scrittura. Cosa intendi?

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#iloveNewYork

Intendo dire che la scrittura nasce, si estende, si sviluppa e procede al di là dell’atto dello scrivere, del prendere in mano la penna o di mettere il dito sulla tastiera. La scrittura permea qualsiasi cosa ed entra in un modo e in un moto naturale dentro il passo della corsa, perché è tutto un unico respiro, quello della corsa e quello della scrittura: si alimentano a vicenda. Nel libro citi molti scrittori “corridori”, credi che si possa percepire questa loro passione da come scrivono? No, non penso che la corsa imprima un particolare ritmo o una particolare scioltezza, un tono o uno stile. Tanto che molto spesso scopri solo leggendo la biografia che uno scrittore che magari leggi da molto tempo condivide una tua passione, che sia quella della corsa, degli scacchi o della cucina. Non credo che queste cose, a meno che uno scrittore non ne parli esplicitamente, passino nella scrittura. La scrittura si compone di leggi sue e di elementi che sono propri della scrittura, così come la corsa ha delle caratteristiche che sono soltanto della corsa, ma quando queste due attività comunicano, per quello che mi riguarda, il risultato nella scrittura io lo riesco a identificare come migliore, perché mi pare che le idee fluiscano meglio.

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#verderame91

GEMELLE diverse DI CLAUDIA BELLEFFI

Una storia che parla di sorellanza. Di una relazione simbiotica, di un legame di alchimia tra parte emotiva, mentale e fisica. Federica e Francesca Fornasini sono gemelle, nate dallo stesso seme, ma da due sacche diverse. «Siamo il pezzo del puzzle che manca – raccontano – E l’amore fortissimo che ci lega alimenta la nostra identità, che vive di una costante relazione tra di noi». Avete presente il principio dei vasi comunicanti? Così!

Federica e Francesca, 28 anni, sono la stessa immagine riflessa nello specchio. Entrambe “occhialute”, hanno una passione singolare: creare il ricordo di attimi, nella costante ricerca del dettaglio significativo. E pare quasi che le lenti che portano addosso siano l’icona di questo filtrare il mondo. Dietro i nickname verderame91 e quattrocchi91, su Instagram dal 2011, si nascondono proprio loro: in due, più di 21 mila followers. «Non è questione di like o non like – afferma Federica – Nei social, fotografia e parola si compensano l’un l’altra e nascono post che sanno parlare al cuore di chi ci legge». «La gente mi ringrazia per quello che condivido –

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#quattrocchi91

sottolinea Francesca (la più seguita delle due) – Cerco di mettere in risalto il bello e il buono che ci circonda». Della coppia, lei è anche la più creativa. Laureata in Lettere, si muove tra progetti diversi: da “Una lezione al giorno” su Instragram dove racconta il quotidiano, a creazioni concrete, come magliette ricamate con sue poesie o cuori di cartapesta. «Da sempre – aggiunge Federica – guardiamo e raccontiamo il mondo come dallo stesso paio di occhiali. Ci siamo rese conto di essere due, la prima volta che ci siamo viste e riconosciute: è stato il nostro big bang!». «Siamo complementari – sottolinea Francesca – Se una è angosciata, l’altra cerca di riequilibrare. È un due fatto di litigate fortissime come di fortissima solidarietà». «Non è annullarsi – conclude la gemella – ma riportarsi alla quiete. Essere in due è stato salvifico per la nostra storia personale: siamo l’una il baluardo e la forza dell’altra».

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17 MARZO 2019.

L’Italia festeggia le ragazze della Nazionale di Rugby per spiegare il rugby femminile non servono parole se non una: #sorellanza.

26photocredits Elena Barbini.


#italdonne 27


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#indianvibes

DANZO quindi esisto DI SILVIA SCARABELLO FOTO GIOVANNI SINICO

Shilpa significa roccia. Di sicuro Shilpa ne ha la forza e la solidità. Questo le ha permesso di riunire in se l’essenza di due culture così diverse come quella del suo paese di adozione, l’Italia e quello di origine, l’India. Tutto questo attraverso la Danza . Incontrai Shilpa in un piccolo festival di fotografia a Novafeltria, dove lei fece da modella per gli scatti di tantissimi fotografi. Complice l’atmosfera familiare del festival, stregata dalla bellezza della sari da lei indossata e presa dalla curiosità di conoscerne l’origine, mi avvicinai a lei nell’intervallo fra uno shooting e l’altro e le dissi: “Ciao mi chiamo Silvia”. Lei rispose che si chiamava Shilpa e che i nostri nomi erano simili, sfoderando un sorriso luminoso. Diciamocelo: Shilpa batte Silvia 10 a zero in quanto a esotismo e a chi non piacerebbe vedere avvicinato il proprio nome ad uno simile, evocativo di mondi e atmosfere lontane? Ovvio che Shilpa mi abbia conquistata per questa sua straordinaria capacità di entrare in empatia. Sono passati 8 mesi e ancora non ho comprato una sari ma nel frattempo ho conosciuto meglio Shilpa e la sua mamma. Nata in India, adottata dai signori Bertuletti, infermiere lui e insegnante di scuola materna lei, raccontano che quando si recarono in India per adottare Shilpa, rimasero colpiti dai suoi occhi e dalla forza d’animo che da essi traspariva. Tornati in Italia continuarono ad occuparsi di altri bambini attraverso l’adozione a distanza. Quando Shilpa guardava le loro foto, prediligeva una bambina in particolare, Sunitha, che lei chiamava ‘la mia sorellina’.

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#sisterhood

Foto Fabio Campo

Appena fu possibile i genitori andarono a prendere anche Sunitha che aveva alle spalle 8 anni di vita in India. La signora Bertuletti mi ha detto che non è sempre stato tutto facile, ma che le sue figlie l’hanno sorpresa perché hanno sfoderato risorse e talenti inaspettati e capacità di raggiungere tutti gli obiettivi che si erano prefissate, mantenendo un legame molto forte che le fa tornare a casa spesso per confrontarsi con lei e il marito su tanti argomenti. Shilpa, felicissima del rapporto con la propria famiglia, ha desiderato in modo del tutto naturale riscoprire il suo paese di origine attraverso gli studi universitari, viaggiando fra l’India e l’Italia con frequenza, grazie anche a più borse di studio che le hanno permesso di approfondire tanto gli studi accademici quanto quelli coreutici. Si è infatti specializzata nell’Odissi, una delle danze classiche indiane originaria dello stato dell’Orissa, che ha iniziato a praticare professionalmente e a diffondere al pubblico italiano. Nell’Odissi si alternano movimenti di danza pura, dettati da una tecnica specifica molto elaborata, a movimenti di danza recitata, dove i gesti delle mani ed espressioni del volto raccontano le storie tratte dalla mitologia hindu. Frutto degli studi è stata la recente pubblicazione di un libro tratto dalla tesi di dottorato, in cui Shilpa analizza l’identità femminile delle danzatrici e il conseguente riscatto sociale che eleva il loro status so-

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Articolo India

ciale, nonostante la società conservatrice in cui esse vivono. Ho scoperto di avere condiviso con Shilpa e in epoche simili, la lettura di un libro: “Sorella del Mio Cuore” di Chitra Banerjee Divakaruni. Durante l’adolescenza ho amato tantissimo i suoi libri, con i quali mi regalava gli spaccati di una vita quotidiana che andavo cercando nei miei studi. I legami femminili che l’autrice descrive sono intensi e tangibili, come ho potuto costatare nei miei viaggi e nella mia permanenza in India. L’imposizione della società patriarcale, infatti, porta le donne a creare micro-comunità fondate sull’affetto, l’amicizia e la solidarietà. In alcune zone, soprattutto quelle più rurali, questo sembra essere un elemento essenziale per combattere la misoginia che investe la cultura indiana. Allo stesso modo adoro la poesia di Rupi Kaur. Perché la sua è una storia di sofferenza e rinascita che accomuna non solo le donne indiane, ma chiunque. La sua è una letteratura che rincuora: ogni donna può immedesimarsi in quelle poche righe e chiudere il libro sapendo di non essere sola nella propria battaglia. Incontrare Shilpa è stato motivo per conoscere una storia di adozione, di identità “conservata” e rafforzata, tanto da sentirsi ponte fra due paesi così diversi, e ragione per continuare a credere che i legami fra donne sono quelli che si fanno più forti e intensi quanto più le circostanze sono avverse.

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LA MIA FAMIGLIA

e altri animali DI REBECCA RICCI

Ho trasmesso a mia figlia Giulia l’amore e il rispetto per tutti gli animali: non solo cani, gatti, e animali della fattoria. Le ho addirittura insegnato a prendere in mano i cimici e ad accompagnarli fuori di casa. I protagonisti delle favole che inventiamo sono sempre principesse immancabilmente accompagnate da tanti personaggi a quattro zampe. Ovviamente assecondo Giulia in questo suo mondo fantastico dove gli animali siedono alla stessa tavola di re e regine e consumano tutti le stesse pietanze.

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REBECCA RICCI, medico veterinario specialista in nutrizione del cane e del gatto, ricercatore dell’Università di Padova. Insieme a lei la figlia Giulia.


#alimentazioneanimale

Nella vita reale e nella mia pratica lavorativa presso l’Ospedale Veterinario Didattico dell’Università di Padova, spesso mi è richiesto se sia possibile nutrire cane e gatto con cibo preparato in casa ovvero con una Dieta Casalinga. Certamente sì! Ma formulare una dieta casalinga è un compito senza dubbio impegnativo. Mi devo preoccupare infatti che tale dieta sia completa e bilanciata, ovvero composta da un insieme di ingredienti freschi come carne o pesce, oli e grassi, verdura, frutta, ma anche uova, latticini, cereali o altre fonti di carboidrati. Questi ingredienti devono essere presenti in quantità tali da fornire all’animale non solo l’energia di cui ha bisogno ma anche tutti i nutrienti necessari: proteine, grassi, vitamine e minerali. Una dieta sbilanciata, infatti, può causare squilibri nutrizionali predisponendo l’animale allo sviluppo di patologie: per questo motivo, essa deve essere formulata da un Medico Veterinario specialista in nutrizione. Tutto questo ha creato in me l’esigenza sempre più impellente di avere a disposizione degli strumenti per aumentare la qualità del mio lavoro. Per questo, insieme ad un gruppo di collaboratori, abbiamo sviluppato “V et Integra” che sono integratori di vitamine e minerali in polvere adatti a bilanciare le diete casalinghe di cani e gatti in varie fasi di vita (cuccioli, adulti o anziani), sani o in condizioni di malattia. Quello che molti ignorano, infatti, è che nonostante la varietà di ingredienti che compongono la dieta casalinga, questa risulterà comunque carente di vitamine e minerali essenziali come ad esempio vitamina A, calcio, zinco, rame. Questi importanti nutrienti sono carenti perché gli ingredienti utilizzati, anche se offerti nelle giuste quantità, non ne contengono abbastanza ed è per questo che alla dieta casalinga deve essere quotidianamente aggiunto un integratore formulato appositamente per colmare tali carenze. Chissà se nella prossima favola inventata a Giulia verrà in mente di inserire gli integratori nei cestini dei Pic-Nic ai quali spesso prendono parte i suoi personaggi...

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#alimentazioneanimale

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#teamaster

IL TÈ

in estate nel mondo DI NICOLETTA TUL

Il Tè non è certamente solo una bevanda invernale da bere calda, il Tè se ci pensate viene bevuto soprattutto nei paesi caldi dove non c’è traccia di rigido clima invernale, eppure fa parte della vita quotidiana bevuto sia caldo che freddo. Ecco quindi trucchi, ricette e idee da copiare per una estate a tutto Tè all’insegna di diverse tradizioni!

Sono Nicoletta Tul e sono una degustatrice di tè. Il tè non mi limito a berlo e degustarlo, il tè lo vivo con passione, posso dire che il tè sia la mia vita. Collabora con questa pubblicazione fin dai suoi esordi e in ogni mio articolo cerco di condividere con voi la mia passione. In questo articolo vorrei dimostrarvi che il tè non è solo una bevanda estiva e che in varie parti del mondo viene degustato anche nella bella stagione. Nel mio negozio, la Finestra sul TE, organizzo anche nei mesi estivi, degustazioni e corsi per principianti ed esperti . Rimarrete affascinati dalle infinite declinazioni che il tè trova nel mondo!

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#teamaster

Regno Unito Nel Regno Unito il Tè lo si beve sempre, lo sappiamo, ma il Tè nero (spesso di dubbia qualità) si beve caldo, con latte, zucchero e sgranocchiando un sandwich al formaggio. Il rito dell’Afternoon Tea è un rito sublime invece, che si adatta ad ogni stagione. Cambia la location, dalle hall degli alberghi e sale da Tè, si passa ai giardini inglesi, stupendi in primavera ed estate, nei quali le famiglie inglesi amano giocare, rilassarsi, fare pic nic e prendere il Tè durante la bella stagione. Molte sale da Tè e alberghi di Londra propongono versioni estive, tropicali ed eccentriche, sandwiches e tramezzini freschi e salutari, dolci al cucchiaio, gelati e semifreddi abbinati a Tè freddi shakerati o con ghiaccio. Quindi non avete scuse, sperimentate con ghiaccio, foglie di Tè, spezie, frutta, alcol o tutto quello che più vi piace, per trovare il vostro stile di Tè freddo. Buona degustazione!

Russia Negli utlimi decenni la cultura del Tè in Russia è divenuta molto sofisticata, dedicata soprattutto ai grandi Tè di Cina e Taiwan, ma anche al resto del Sud Est Asiatico. Anche a Mosca e San Pietroburgo, sale da Tè propongono Tè freddi infusi a freddo con acqua fredda e ghiaccio, a volte preparati con azoto liquido in locali di tendenza dove il bartender maneggia vapori, strumenti come in uno spettacolo di magia. Anche la mixology, la preparazione di cocktails utilizzando anche il Tè fra gli ingredienti è molto popolare. Potete imbattervi in numerosi cocktail bars che propongono cocktails al Tè incredibimente sofisticati, moderni e d’effetto.

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#teamaster

Cina Inutile dire che il Tè nasce in Cina, si sviluppa nel corso dei millenni in bevanda e cultura raffinatissima che si evolve e modifica nel corso delle dinastie cinesi, ma in ogni epoca il Tè si è sempre bevuto caldo o tiepido, perché secondo la medicina tradizionale cinese ogni stagione è legata a un diverso elemento, a un organo bersaglio e ad una tipologia di Tè. In inverno di bevono Tè rossi ossia completamente ossidati, Tè fermentati e stagionati che hanno una natura riscaldante, in primavera con il risveglio della forza Yang al suo culmine si consumano i primi raccolti di marzo dai sapori freschi, dolci, delicati e pieni di sostanze nutritive covate dalla pianta durante tutto il periodo invernale e che ritroviamo nelle prime gemme e foglioline. Questi Tè verdi e bianchi di primavera hanno natura rinfrescante e servono a purificare l’orga-

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nismo dal letargo invernale, in estate per ridurre il calore e aiutare l’organismo si bevono Tè verdi e oolong dalla bassa ossidazione, mentre in autunno si bevono Tè ai fiori, oolong dalla ossidazione più elevata e Tè rossi. L’oolong ha una natura energetica neutra rispetto agli altri Tè e quindi può venir bevuto spesso durante l’anno. Ma l’infusione a freddo, ossia realizzata con acqua fredda e non calda, o addirittura con ghiaccio (e quindi il tempo necessario a farlo sciogliere) può a volte cambiare la natura energetica di un Tè. Ad esempio molti oolong della catena montuosa della Fenice, nel Guangdong, Cina, hanno alti livelli di torrefazione e natura calda, che diviene fredda e adatta al clima caldo se infusi con ghiaccio.


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Giappone L’ultima moda in Giappone per quanto riguarda il Tè freddo si ispira molto alle tecniche di cold brew e drop to drop brew del mondo del caffè. Moltissime sale da Tè e negozi dei quartieri più sofisticati di Tokyo, presentano ampolle, bocce, alambicchi da alchimista o chimico dove ghiaccio, acqua fredda, vapore e foglie di Tè danzano e goccia a goccia scendono nelle brocche di vetro brillante, come elisir concentrati di sapore umami, il “sapore del Giappone”. Senza dover noleggiare un laboratorio, potete preparare anche a casa un Tè verde giapponese infuso a freddo semplicemente lasciando in infusione 1 litro di acqua fredda con 10 grammi di Tè per circa due o tre ore in frigorifero, senza dover mai scaldare l’acqua. Filtrate il verde liquore e bevetelo durante tutta la giornata anche a pasto. Per ottenere un buon risultato è necessario usare Tè giapponesi di prima qualità, dall’origine sicura e dalla lavorazione a re-

Illustrazioni di Kimberly Mckean per Nicoletta Tul

gola d’arte. Provate un sencha mono cultivar, per percepire le caratteristiche specifiche della pianta usata, un tamaryokucha ossia un Tè verde lievemente arrotolato tipico della regione del Kyushu, un gyokuro o “rugiada di giada” dalle note cremose, umami e dolci, ma anche Tè neri o oolong giappoensi, molto rari ma dagli ottimi risultati in infusione a freddo. Ricordatevi solamente che i Tè giapponesi sono cotti a vapore, nello specifico con tre livelli di cottura a vapore, leggera, media o intensa. Nel caso siano Tè verdi a cottura leggera detti asamushi, il tempo di infusione a freddo potrebbe prolungarsi un po’ perché la foglia si presenta ancora lunga ed aghiforme. Nel caso delle cotture a vapore intenso, dette fukamushi, la foglia si presenta più spezzata e necessita di meno tempo per dare un liquiore dalla colorazione intensa, brillante e dal sapore ricco.

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IL TRENO della salute Donna e salute: due parole che, messe vicine, in Africa ci aprono a un mondo molto diverso dal nostro e da conoscere. «Come medico, entrando nella società e nella famiglia africana dalla porta della sofferenza, il primo incontro è con la donna e, quindi, con i bambini perché non si può pensare alle donne africane senza immaginarle con il proprio bimbo sul dorso», così Maddalena, medico Cuamm in Tanzania, alcuni anni fa, raccontava delle donne incontrate e curate in Africa. Medici con l’Africa Cuamm opera in otto paesi dell’Africa sub-Sahariana per la salute delle popolazioni più povere, fornendo cure e assistenza, in zone spesso remote, dove è difficile arrivare. Il cammino del Cuamm comincia quasi 70 anni fa. I medici e gli operatori hanno percorso strade difficili, sentieri che puntano allo sviluppo di un sistema sanitario

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e non solo all’emergenza. Sempre ispirati da quel “con l’Africa”, molto diverso dal “per”. Il con dice di un affiancamento alle risorse locale, di una strada percorsa insieme, mai davanti, né dietro. Il Cuamm interviene a tutti i livelli del sistema sanitario: quello ospedaliero, delle strutture periferiche e delle comunità, fino a raggiungere le popolazioni più lontane, sparse in piccoli villaggi. Al centro dell’intervento, sono le mamme e i bambini, le fasce più vulnerabili, con il grande progetto “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni”, che mira ad assicurare assistenza medica a mamme e bambini dall’inizio della gravidanza fino al secondo anno di vita del bambino. L’obiettivo, in 5 anni, è quello di assistere 320.000 donne nel parto e accompagnare nella crescita, per contrastare la malnutrizione, 60.000 bambini.


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