La Farfalla - Marzo 2014

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NON PERCEPISCE E NON CHIEDE DANARO PUBBLICO

Periodico di libera informazione

da finanziare solo quelle attività ad alta intensità di manodopera

la politiCa deve favorire il lavoro

deve avere il coraggio di scartare quelle idee e quei progetti che alla fine dell’investimento non lascino traccia di occupazione La politica per rilegittimarsi, anche nella nostra regione, deve saper interpretare le istanze dei nostri giorni; optare per una vocazione di servizio e non di potere autocratico; di prossimità alla gente e non di arroccamento autoreferenziale; di apertura alla partecipazione, al confronto e al dialogo, persino al compromesso, nelle sue forme più

nobili non rappresentate dagli inciuci, purché produca frutti di progresso e di sviluppo per le nostre comunità. L’antipolitica dilagante la si combatte con un chiaro progetto politico, sociale ed economico capace di riportare la vita nella politica e la politica

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Se è vero, come afferma il Governatore Pittella, che la crisi di questo nostro tempo può essere paragonata a quella del '29, per la nostra Regione a s s u m e caratteristiIn onda tutti i giovedì alle 16.10 che di partisu Radio Potenza Centrale colare gravità, in quanto il territorio risulta una popolazione fatta essenzialabbandonato, degradato ed iso- mente di anziani, in quanto i giovani sono costretti ad emigrare. lato. Un fenomeno migratorio che si Condizioni che non ne favoriscono la ripresa, come dimo- diversifica rispetto a quello del strano gli indici di povertà, fra i secolo scorso; infatti, se ieri più elevati, con l'aggravante di emigravano i "bicipiti", oggi emi-

la vita prima di tutto una proposta di legge regionale per l’attuazione della 194 di aurelio pace ciare al proprio bambino. Ciò è in stretta osservanza con la stessa legge n.194/78 che reca già nel titolo la “tutela sociale della maternità” indicando chiaramente la primizia della maternità quale grande bene sociale. Lo stesso Art.1 della Lex 194/78 cita “tutela la vita umana fin dal suo inizio”, e che “l’interruzione della gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite”; occorre evidenziare, ai fini della presente proposta di L.R. che l’Art.1 chiama le Regioni affinché “promuovono e sviluppano i servizi socio sanitari, nonché altre iniziative necessarie per

in edicola euro 1,00

ma quale lavoro: tutti lo CerCano nessuno lo trova

misure di sostegno soCiale alla maternità e alla natalità

Un problema reale della nostra società è il notevole calo demografico che si registra a livello nazionale ma ancora più in particolare a livello della nostra Regione. A ciò contribuisce anche l’I.V.G. permessa dalla legge 194/78 che, al di là di ogni considerazione etica e ideologica, costituisce un trauma che interpella tutti: cattolici e laici. Questa proposta di L.R. vuole essere lo strumento legislativo in grado di tutelare e sostenere la maternità con un aiuto concreto alle tante donne che trovandosi in difficoltà economica si vedono costrette a rinun-

contatti: redazione@lafarfalla.net

evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”. Il valore sociale della maternità è ulteriormente richiamato all’Art. 2, quando chiama direttamente i Consultori Familiari, che già rappresentano l’impegno della Regione sul territorio, impegnandoli ad informare la donna in gravidanza sui suoi diritti, ma “contribuendo, comma d, a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza. I Consultori su appositi regolamenti o conven-

Conferenza episCopale luCana

sostegno alla maternità, «la comunità politica ha il dovere primario di scongiurare la soppressione del concepito» pubblichiamo il testo della lettera

grano i "cervelli"; se ieri c'era il ritorno delle rimesse degli emigranti alle cosiddette "vedove bianche", oggi è una partenza senza ritorno; una vera e propria spoliazione di intelligenze fresche e per le quali istituzioni e famiglie avevano fatto investimenti in cultura, le cui possibili ... continua a pagina 3

la disaBilità a sCuola: delitto o risorsa a pagina 3

il valore di una stretta di mano a pagina 13

potenza frantumata

dei vescovi della conferenza episcopale di basilicata

a pagina 14

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per paola Bonzi, fondatrice e direttrice del Centro di aiuto alla vita (Cav) della clinica mangiagalli di milano, che in 27 anni ha salvato 18mila bambini dall’aborto,

padre alex zanotelli a lagonegro a pagina 16

la proposta di legge pace tratta del bene della donna stessa

la magia del Cinema

libertà di abortire? e dove la libertà di far nascere?

Bella lotta nel Campionato di seConda Categoria

a pagina 18

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a pagina 22

Diversa distribuzione promozionale omaggio

Anno VIII - n. 14 Venerdì 28 Marzo 2014

Come sei bella Terra dei Forti ...


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Venerdì 28 Marzo 2014

no alla svendita dei gioielli di famiglia:

tribunale di potenza

Il Consigliere Comunale Salvatore Lacerra esprime il proprio compiacimento per la sentenza del Consiglio di Stato del 5 marzo 2014 che rigetta i ricorsi proposti dalla Maya Immobiliare S.r.l. e dal Comune di Potenza avverso la sentenza del Tar Basilicata n.25/2013 e con cui venivano annullati gli atti relativi alla vendita del Tribunale di Potenza. “La sentenza del Consiglio di Stato, ha dichiarato Lacerra, conferma la necessità della comunicazione dell’avvio del

procedimento al Ministero, ma ancor più sancisce che “beni del patrimonio indisponibile” (come il Tribunale) soggiacciono al “regime giuridico sostanzialmente analogo a quello dei beni demaniali sia sotto il profilo della incommerciabilità che della tutela in via amministrativa”. La sentenza evidenzia come la specialità dei beni demaniali e patrimoniali indisponibili impone l’applicazione di regole di matrice pubblicistica ed autoritativa, talché il vincolo di destinazione pubblico rimane tale solo se

pubblico è l’interesse perseguito attraverso l’apposizione del vincolo”. “Nel ringraziare, ha concluso il consigliere d’opposizione, chi si è battuto contro la sciagurata decisione di “svendere” i gioielli di famiglia (Associazione Forense - Ministero della Giustizia), formula l’augurio che per la Città di Potenza possa iniziare un percorso virtuoso che definisca corrette pratiche amministrative e scelte di buona amministrazione che rinsaldino la comunità e la Città capoluogo di Regione”.

non cadere nelle trappole del web con le neknominations

un gioco pericoloso

la sollecitazione è del delegato regionale dei giovani Cri di Basilicata marco Bellezza Da qualche settimana si stanno diffondendo nella rete le NekNominations, un gioco online che consiste nel rispondere a una sfida lanciata da un amico, filmandosi mentre si beve una birra o altri

alcoli di sorta tutti d'un fiato. Per quanto innocente possa sembrare, il gioco può avere gravissime conseguenze per sé e per gli altri. Per contrastare questo gioco pericoloso sempre più diffuso tra i ragazzi, I Giovani della Croce Rossa Italiana, molto attivi sul territorio nelle campagne di sensibilizzazione sui comportamenti responsabili da attuare alla guida di un mezzo, sul rispetto di se stessi e degli altri e contro l'abuso dell'alcol, hanno preso spunto dalle NekNominations e hanno lanciato, ribaltando il punto di vista, creando le SafeNominations, il gioco per educare alla sicurezza stradale. Le modalità sono le stesse ma la sfida proposta è quella di usare la testa e attua-

re comportamenti idonei alla guida come allacciarsi la cintura di sicurezza prima di partire con la macchina, se si è in moto o in bici indossare ed allacciare bene il casco, se ci si metta alla guida

non bere, utilizzare l’auricolare se si parla al telefono mentre si guida. Possono partecipare tutti, non bisogna essere necessariamente dei volontari cri, basta filmarsi con uno smartphone

mentre si adotta uno di questi comportamenti sicuri e sfidare tre amici nominandoli a fare lo stesso e pubblicare il video su Facebook con gli hastag #safenomination e #giovanicri i video potranno

essere caricati sui canali ufficiali dei Giovani CRI. In pochi giorni dal lancio dell’iniziativa sono arrivati oltre 100 video che si stanno moltiplicando rapidamente, ed anche i Giovani CRI della Basilicata hanno aderito a questa campagna di sensibilizzazione. “L’intento principale di questa iniziativa - afferma il Delegato Regionale dei Giovani CRI di Basilicata Marco Bellezza è quello di sensibilizzare i giovani a non cadere in queste trappole del web come le NekNominations che possono provocare gravi conseguenze ed utilizzare questo stesso strumento in modo utile per educare ad adottare comportamenti idonei soprattutto se ci si mette alla guida.”


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la disabilità a scuola: delitto o risorsa? l’interpretazione della diversità come fondamento umano Nonostante il tema della disabilità a scuola, in tutte le istituzione di ogni ordine e grado venga trattata coi guanti bianchi, e nonostante l’esercito degli insegnanti di sostegno, competenti od incompetenti che siano, il quale non basta mai, visto l’aumentare a vista d’occhio dei casi, anche minori, di disturbi dell’apprendimento, come dislessie, discalculie, l’handicap soffre ancora di questo amletico problema: delitto e conseguente castigo, tanto per usare un concetto caro ad un noto scrittore russo, o risorsa, e quindi riconoscimento sensato? La disabilità da un lato è considerata ancestrale colpa cosmica e carmica, peccato dell’anima che il corpo sconta con la sofferenza e la morte. C’è sempre questa visione subconscia, non verbale, metalinguistica e metacognitiva. Dall’altro lato invece è risorsa umana, sociale e culturale. Nei nostri paesi ti trovi paradossi assurdi, che vanno da una lettura ancora demartiniana della

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ricadute saranno a beneficio di altri territori. Una necessaria premessa per introdurre il tema "lavoro" che in Basilicata sta diventando sempre più una sorta di "araba fenicia": tutti lo cercano, nessuno lo trova. Lavoro che manca non solo perché si perde, ma perché cambia; da qui l'esigenza di un impegno più determinato e mirato in direzione di percorsi formativi che sappiano intercettare le opportunità, mettendo in stretto contatto "domanda ed offerta", oltre che avere ben presente le risorse di cui si può disporre, prime fra tutte quelle naturali, come un uso appropriato del territorio, sia con riferimento alle colture agricole, che forestali e turistiche. L'agricoltura, in particolare, andrebbe diversamente rivalutata, vuoi rispetto alle coltivazioni intensive delle vaste aree pianeggianti, avendo però attenzione alle politiche irrigue, assicurando una manutenzione seria e costante alla rete di canali ed idrovore; sia per salvaguardarla dalla ormai sistematica distru-

disabilità a situazioni, invece, di perfetta integrazione. La natura non scaccia i deboli, ma si prende cura di essi. La Basilicata non è più la mitica Arcadia incontaminata, meta di pellegrinaggi antropologici artistici, letterari e scientifici, eppure ancora conserva quell’alone misterioso. Il pasoliniano Papaleo ci offre degli spettacoli magici in tal senso e Matera è candidata a capitale della cultura, dopo il flopp elettorale. Ma a fronte della disabilità politica noi scorgiamo delle grandezze incommensurabili nell’handicap. Possiamo fare innumerevoli esempi a partire da Omero, il vate cieco fino a Leopardi, al gobbo di Notre Dame, a Beethoven sordo, a tanti altri. Nella disabilità allora non vi è alcuna colpa, ma vi è la manifestazione più sublime delle opere di Dio. C’è una sorta di etologia che cerca di considerare la disabilità come atto di forza: è il darvinismo sociale capovolto. Noi come esseri umani siamo mammiferi,

ci prendiamo cura dei nostri cuccioli, anche dei brutti anatroccoli. In realtà noi prendendo in prestito il fallibilismo popperiano possiamo dire ancora che la disabilità rafforza la teoria della salute. Un solo cigno nero smentisce la verità che tutti i cigni sono bianchi. Un solo pezzo di ebano che non galleggia smentisce la teoria che tutti i pezzi di legno galleggiano. Un solo disabile smentisce la teoria che tutti siamo sani. Anzi possiamo affermare: siamo tutti disabili! La tendenza più pericolosa, invece, che si sta rafforzando è quella eugenetica. Ma la bellezza di questa condizione ce la rivela ancora una grande poetessa lucana, Teresa Armenti, in alcune sue poesie, come ne “Il ballo a tre gambe”: «In casa mia / si balla a tre gambe. / Lui col bastone / e io con la stampella. / Lui davanti / e io dietro. / Uno dondola a destra / e l’altro a sinistra. / Segue un tonfo / leggero / poi sempre più cupo. / Niente paura, / è il tango

ma quale lavoro: tutti lo CerCano nessuno lo trova zione delle produzioni, a causa delle continue esondazioni conseguenti alle piogge torrenziali; sia per garantire un flusso costante della crescente domanda di prodotti di qualità, come giustamente vengono considerati i nostri prodotti agricoli, specie se si riuscisse a meglio spendersi sulla commercializzazione, riscoprendo e rilanciando la cosiddetta "dieta mediterranea". Analoga distrazione è riservata alle vaste aree destinate alla forestazione, siano esse Parchi nazionali, quale il Pollino (il più grande d'Europa), che regionali, oppure Aree Protette; vere risorse che non possono farle equivalere a semplici "monumenti alla natura", ma occorre ripensare ad una forestazione produttiva e/o protettiva, salvaguardandola dal ricorrente fenomeno degli incendi, spesso anche dolosi; così come urge un impegno verso i prodotti del sottobosco, oltre che per la raccolta delle biomasse a scopo termoelettrico. Una particolare attenzione, infine, andrebbe posta ai vasti

estendimenti demaniali, lasciati abbandonati ed incolti, causa spesso di forte degrado, traducibile in frane e smottamenti, che potrebbero essere messi a coltura, con esperienze di "fattorie sociali", impegnando e predisponendo apposite forme consortili, possibilmente di tipo integrato fra normodotati e diversamente abili, per recuperare quest'ultimi da forme di lavoro, o pseudo tale, alienante, a coltivazioni di tipo floreale, oppure ortofrutticolo, oppure per ricoveri e/o cura di animali randagi e migratori. Uno

spaccato

sicuramente

molto parziale e superficiale, che nelle prossime occasioni spero possa arricchirsi di ulteriori riflessioni rispetto ad altri comparti, consapevole che qualsiasi ipotesi di sviluppo, capace di guardare a momenti occupazionali, o è ti tipo integrato, oppure non determina sviluppo. mdl antonio papaleo console regionale mdl

con la spaccata. / Si toccano i mattoni / che gongolano di felicità». Teresa qui si riferisce naturalmente al padre, Felice Armenti, che le è venuto a mancare da qualche anno. In questo bellissimo rapporto di paternità si esprime tutta l’enfasi del dramma e della bellezza, sicchè la poetessa può ancor dire, come in un altro componimento “Atterraggi di fortuna”, in cui rivela appunto il disagio continuo della caduta: «Anche io, a modo mio, / partecipo alla danza della vita, / guardata a vista dal mio caro angioletto, / che mi afferra a volo nelle mille acrobazie». Questo disagio della caduta è il disagio universale della caducità dell’uomo. Siamo tutti caduchi, sicchè Ungaretti poteva verseggiare in un ermetico: Si sta come d’autunno sugli

alberi le foglie. Ed anche Omero, il poeta disabile, poteva anche egli verseggiare: quale è la stirpe delle foglie, tale è quella degli uomini. La condizione dell’umanità disabile è bene espressa dalla parabola degli invitati a nozze. Il padrone disse: «Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. Andate dunque ai crocicchi delle vie e chiamate alle nozze quanti incontrate». E usciti i servi nelle vie raccolsero quanti trovarono, storpi, ciechi e zoppi, e la sala nuziale s’empì di commensali. vincenzo capodiferro

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da finanziare solo quelle attività ad alta intensità di manodopera

la politiCa deve favorire il lavoro

deve avere il coraggio di scartare quelle idee e quei progetti che alla fine dell’investimento non lascino traccia di occupazione nella vita, dando concreta realizzazione al principio di sussidiarietà nel rapporto tra cittadino ed istituzione. È noto a tutti la gravità che ha raggiunto nella nostra Regione il lavoro che manca. La disperazione è insostenibile nei giovani, che non vedono futuro, e nelle famiglie tragicamente chiuse nella loro condizione di impotenza. E quel che è peggio è che ancora il problema del lavoro non è diventato l’ elemento centrale, unificante e qualificante di tutta la politica regionale. Non vi è traccia nella nuova programmazione regionale del presidente Pittella, di un Progetto per l’occupazione che miri ad utilizzare le opportunità materiali ed umane esistenti sui nostri territori e che

privilegi, in tutti i suoi interventi, le attività ad alta intensità di manodopera. Dovrà essere l’occupazione che si crea, a medio e lungo termine, il metro di programmazione e valutazione dei progetti e non la corsa alla spesa, scartando quelle idee e quei progetti che non lasciano traccia di occupazione alla chiusura dei finanziamenti e dei cantieri. vincenzo giuliano


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ON E I Z A I OPR ITA R P P A INDEB

la sCuola è il vero Campo di Battaglia da la nuova bussola Quotidiana Chi vuole imporre un'ideologia comincia dalle nuove generazioni. E che la scuola sia stata scelta come luogo privilegiato per imporre un indottrinamento anti-

umano su omosessualità e aborto è ormai dichiarato esplicitamente, come dimostra la vicenda degli opuscoli per "educare alla diversità", con tanto di parlamentari gay che chiedono

conto del freno alla loro diffusione, ma anche la relazione sulla Legge 194 che chiede l'imposizione nella scuola dell'educazione alla salute riproduttiva (leggi aborto e contraccezione). Ma

opporsi a questa deriva è possibile: lo dimostra il caso di Modena, dove la mobilitazione dei genitori ha bloccato l'intervento senza contraddittorio in un liceo di Vladimir Luxuria e dell'Arci-

i nuovi Balilla dell'ideologia gender di tommaso scandroglio Il lettore con qualche lustro in più sulle spalle e all’anagrafe si ricorderà della vicenda “Lupo Alberto e profilattici”. Siamo nel 1992 e l’allora ministro della Sanità De Lorenzo fece stampare 300mila copie del fumetto “Lupo Alberto” da distribuire anche nelle scuole superiori, fumetto in cui il simpatico canide blu suggeriva agli studenti di usare il profilattico per prevenire le infezioni da HIV. Poi intervenne il Ministero dell’istruzione per bloccarne la diffusione. A distanza di più di vent’anni la strategia per indottrinare le coscienze rimane la stessa, ma questa volta si è affinata e vuole trovare adepti non solo tra gli adolescenti ma anche tra i bambini. Ritorniamo a parlare dei

libretti “Educare alla diversità” editi dall’Ufficio Antidiscriminazione Nazionale (UNAR), ente diretto dal Dipartimento per la Pari opportunità il quale a sua volta fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Gli opuscoli, come abbiamo spiegato più volte, mirano a diffondere a promuovere l’ideologia gender tra gli studenti di ogni ordine grado, dalle elementari alle superiori: tra il maschio e la femmina ora spunta l’(h)omo novus, né maschio né femmina. Il 7 marzo scorso l’on. Alessandro Zan, deputato SEL e attivista gay, in una interpellanza proposta alla Camera si lamentava che questi opuscoli avevano subito una battuta d’arresto: “il fenomeno del bullismo omofobi-

ON E I Z A I OPR ITA R P P A INDEB

co e transfobico nelle nostre scuole, gli episodi di discriminazione nei confronti dei ragazzi omosessuali e transessuali nelle scuole sono all'ordine del giorno. Inoltre - prosegue Zan l'azione dell'UNAR, permettetemi, è una delle poche a livello istituzionale che contribuisce a contrastare le discriminazioni, conformemente alle linee previste dal Consiglio d'Europa e questa, diciamo, è la strategia nazionale già approvata dal Governo, LGBT per il 2013/2015, che era fortemente, ed è fortemente voluta dal Consiglio d'Europa, per gli interventi nelle scuole”. Ovviamente l’operazione avviene scavalcando i genitori che poco o nulla ne sanno. La Manif

gay, e lo dimostrano anche le associazioni umbre che hanno stilato un vademecum per aiutare i genitori a riconoscere e a sventare questi attacchi alla libertà di educazione.

AP P R OPRI A INDEB ZIONE ITA

Pour Tous Italia e il Forum delle Associazioni Familiari dell’Umbria però non sono state a guardare e in una nota hanno reso noto che “stanno diffondendo un vademecum ad uso dei genitori per proteggere i propri figli dall’indottrinamento pro ideologia del gender che ha iniziato a svolgersi negli istituti scolastici di tutta Italia, dagli asili alle superiori”. Dodici mosse per fronteggiare l’assalto del nemico, tra cui: prima di iscrivere vostro figlio a scuola verificate l’offerta formativa ed evitate scuole in cui nei programmi compaiano espressioni come “educazione alla affettività, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi”; propone-

tevi come rappresentanti di classe; tenetevi informati sui contenuti delle singole lezioni e visitate spesso il sito internet della scuola; se vi sono lezioni su questo tema “date l’allarme e convocate una riunione informale” con gli altri genitori e poi un consiglio di classe straordinario con tanto di lettera al dirigente scolastico locale; se nonostante ciò la scuola va per la sua strada e vuole comunque impartire queste lezioni allora “terrete i vostri figli a casa” e intanto fate ricorso al Tar e preparate diffide. Ultimo ma non ultimo: “custodite i vostri figli” affinchè “non si sentano mai soli”. (continua www.lanuovabq.it)

Contro l'ideologia di genere di marco invenizzi

Care amiche, cari amici C'è qualcosa di grottesco e profondamente inaccettabile nel modo in cui, anche quest'anno, viene affrontato il tema delle donna in occasione dell'8 marzo. L'aggravante di quest'anno riguarda la discussione sulla legge elettorale, cioè la pretesa di inserire la parità di genere nelle candidature, dopo i consigli di amministrazione, le pari opportunità, le quote rose, adesso dovrebbe diventare obbligatorio per legge che ogni lista elettorale preveda la presenza di una metà di donne. Che così tante persone non si rendano conto che questo modo di ragionare è la peggiore offesa che si possa fare alle donne è veramente difficile da credere. Ma forse non è questo il punto.

Il punto è che esiste da anni ormai un itinerario di genere che mira a eliminare la differenza fra l'uomo e la donna, a ogni costo. Anche a costo, perciò, di ricoprire le donne di ridicolo, quasi fossero una specie protetta composta da persone un poco minorate (minushabens), che hanno bisogno della spinta legale per affermarsi, essendo incapaci di farlo da sole. Ma, appunto, non è questo il discorso. Il punto è che dal 1955 almeno esiste un tentativo di imporre l'ideologia del gender, termine che in quell'anno venne usato per la prima volta in Usa da John Money, un medico che sperimentò su un bambino la possibilità di educare un maschio a essere una femmina. Fu un tragico fallimento ma anche l'inizio di una ideologia,

che avrebbe portato a negare l'esistenza della natura, maschile o femminile, sostenendo che ogni persona diventa, da un punto di vista sessuale, ciò che vuole diventare, seguendo il proprio orientamento, oppure non diventa una identità sessualmente stabile, preferendo cambiare orientamento di volta in volta ... Questo processo di trasformazione ideologica della persona e della cultura occidentale viene descritto in un bel libro scritto da Marguerite A. Peeters, Le gender. Une norme mondiale? Pour un discernement, che sta per essere tradotto in italiano. Se il 1955 è l'inizio, il 1989 è un nuovo inizio. Finisce la Guerra fredda, quell'anno, con la caduta del Muro di Berlino, e inizia

una nuova epoca. Dalla "questione sociale" si passa alla "questione antropologica", e le questioni bioetiche diventano centrali, al posto di quelle ideologiche. Il sesso non esiste, sostiene questa ideologia, perché ha il torto di fissare una identità, qualcosa di stabile, mentre tutto nel mondo deve fluire nel divenire, indistintamente, verso un esito senza meta. Maschi o femmine, omo o transessuali, unioni aperte a tutti i tipi di coppia, addirittura la pretesa di insegnare alla Chiesa come si deve comportare di fronte a queste sfide epocali: questa è l'ideologia del gender che ispira le Pari opportunità, le quote rosa, il disegno di legge Scalfarotto approvato alla Camera dei deputati, l'iniziazio-

ne al sesso dei bambini nelle scuole secondo programmi preparati da organizzazioni lgbt su indicazione del Ministero dell'istruzione, il matrimonio gay in tutti i Paesi occidentali. Questa è l'ideologia che umilia la donna, considerandola una minorata incapace di raggiungere quegli obiettivi sociali per i quali ha bisogno del concorso della legge dello Stato. Da questa ideologia dobbiamo difenderci, innanzitutto conoscendone la pericolosità e poi, soprattutto, riaccostandoci con gratitudine alle fonti della cultura cristiana, che ha donato all'Occidente l'idea di persona, titolare di diritti inalienabili, che lo Stato deve soltanto riconoscere. Persona che nasce maschio o femmina, nel rispetto della natura.


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8 marzo 2014

è la maternità Che fa la differenza È notevole l’ampiezza delle problematiche prodotte dal progresso inarrestabile. Molte, dunque, sono le sfide che le donne e gli uomini del nostro tempo hanno davanti, molti i dubbi e gli interrogativi, molte le urgenze. Interrogativi che devono approdare alle strade che quotidianamente ciascuno di noi percorre, dove drammaticamente si vivono lacerazioni. C’è in causa la presenza delle donne. Perché l’orizzonte contemporaneo ha bisogno del consenso di tutti, e nel TUTTI c’è anche l’universo femminile. Una cultura che va rielaborata, muri che vanno abbattuti nel senso di una comprensione della molteplicità. Un progetto, questo, che chiama in causa, appunto, le donne. Bisogna dunque partire da una rinnovata visione del villaggio globale, traendo dal TUTTI le donne come nuovo soggetto

storico, come persone rinnovate, capaci di esprimersi come soggetti culturalmente e socialmente interessanti. Sono infatti le donne che accompagnano, che educano, le donne segnate da diverse condizioni morali e culturali; le donne che interagiscono con il collettivo sociale e familiare, le donne divise dalle concezioni culturali. Sono le donne con le loro grida, con il loro carico di silenzi, denunce, rinunce, ribellione, abnegazione, di desiderio di autodeterminarsi, di rifiuto di ciò che contrasta con il loro desiderio di essere. Sono le donne che danno la vita, e donne da cui tutti siamo nati. Tutto ciò sulla base della convinzione che il discorso davvero femminile non deve propendere né alla mistica del femminismo né al femminismo di maniera desideroso di rompere con anti-

chi codici patriarcali. Esso deve inaugurare un nuovo umanesimo promosso stavolta dalla femminilità e dal pensiero della dualità. In un tempo in cui non si riducono le violenze esercitate sulla donna in ogni zona del mondo e in ogni anfratto della società civile, le donne invocano di non essere più relegate ad una funzione, ma di essere comprese come esseri umani autonomi in un progetto più ampio di vita. Ma - ci chiediamo - esiste un linguaggio che sia vettore dei valori coniugati dalle donne, della diversità femminile, che non riperpetui nuove emarginazioni? La MORALE, rivisitata al femminile, potrebbe generare un modo di ESSERE MORALI nei confronti di temi come la maternità, l’accoglienza della vita nascente o la soppressione sofferta di essa, la configurazione della vita a cui s’intende fare

riferimento. E poi il corpo femminile, quel corpo ormai più controllato e più libero, che diviene oggi il segno distintivo della scienza che feconda, manipola, clona, trasforma geneticamente ... è pure il simbolo della corporeità-spiritualità che stabilisce la felice inedita connessione madre-figlio quale progetto di vita nel corpo femminile. Perché si trasformi una mentalità occorre ispirarsi a modelli significativi. In un percorso al femminile propongo due donne: EDITH STEIN, pensatrice-crocifissa, che sollecita la donna a rientrare in sé per trovare in se stessa valori nuovi e antichi di riferimento. SIMONE de BEAUVOIR, che apre una finestra sulla vita della donna, una donna che lotta per raggiungere l’affermazione personale, che vuole costruire nel tempo una storia per sé e per il mondo, cambiando il suo modo

di essere nel mondo. Nella nostra società la donna dovrebbe saper creare un equilibrio tra il pensiero della Stein e quello della de Beauvoir. Deve cioè realizzare la propria natura umana per quella che è, dotata di sentimento e ragione, con la consapevolezza di non essere proprietà né schiava del mondo, ma senza rinunciare alla passione e senza prescindere dall’etica dell’amore, indispensabile per dare un senso alla vita, superando con responsabilità istanze individualistiche o edonistiche. Impariamo dunque l’arte di essere donna! nina chiari

donne d’intelletto o d’amore?

sociali.

« Donne ch'avete intelletto d'amore, i' vo' con voi de la mia donna dire, non perch'io creda sua laude finire, ma ragionar per isfogar la mente. Io dico che pensando il suo valore, Amor sì dolce mi si fa sentire, che s'io allora non perdessi ardire, farei parlando innamorar la gente. E io non vo' parlar sì altamente, ch'io divenisse per temenza vile; ma tratterò del suo stato gentile a rispetto di lei leggeramente, donne e donzelle amorose, con vui, ché non è cosa da parlarne altrui. »

e comunque sorgente d’amore.

Direi più spesso donna violentata dall’uomo “ani-

(dante alighieri, vita nuova, XiX)

Eppure, c’è una cosa che ogni donna può impa-

Sin dall’antichità è sempre esistita una dicotomia tra la donna esaltata per la propria saggezza e intelligenza e la donna demonizzata per la propria inferiorità di genere. Socrate esalta la capacità della donna, ne ascolta i consigli e tende ad ammettere in alcuni casi la loro superiore saggezza. Aristotele fonda l’inferiorità della donna su basi biologiche. Allo stesso modo Esiodo definisce la donna portatrice dei mali del mondo. La stessa ambivalenza si rispecchia nella società moderna: donna procreatrice e casalinga schiavizzata, donna capace di rivestire ruoli

male superiore”, che la ammutolisce ancora con

esaurito: non parliamone più. Tuttavia se ne parla ancora. E non pare che le voluminose sciocchezze spacciate durante l’ultimo secolo abbiano fatto gran luce sul problema». Oriana Fallaci affermava: «Essere donna è così affascinante. È un'avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai.» Non possiamo non esprimere consenso ai versi di Dante come alle parole delle due autrici, ma la poesia più bella è il rispetto che si deve ad ogni donna del mondo: madre, figlia, moglie, compagna, donna di scienza o donna di fede, sempre

rare a fare: cominciare a dire NO, in difesa della

un colpo di pistola, che la sottomette costringen-

Che direbbe il sommo poeta - lui che esalta la

propria dignità.

dola su una sedia a rotelle e così via in un cre-

dolcezza e la gentilezza della donna - se oggi

Invece, per dirla con Fiorella Mannoia, «Siamo

scendo di soprusi. I toni sono sempre più esa-

vedesse quanto questa creatura sia diventata

così ... è difficile spiegare certe giornate amare,

sperati, gli episodi di violenza di genere si molti-

oggetto di biasimo da parte di certi uomini?

lascia stare, tanto ci potrai trovare qui, nelle sere

plicano, le tragedie si perpetuano.

Simone de Beauvoir, ne Il secondo sesso, scri-

tempestose portaci delle rose, nuove cose e ti

veva: «Il soggetto è irritante, soprattutto per le

diremo ancora un altro SI».

In un attimo mi torna in mente il sonetto dante-

donne. Il problema del femminino ha fatto ver-

sco:

sare abbastanza inchiostro, ora è pressoché

n. c.


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zioni possono avvalersi della collaborazione di associazioni di volontariato che possono aiutare la maternità difficile dopo la nascita”. Ad una attenta e critica lettura della L. 194/78 appare chiara l’intenzione del Legislatore di tutelare la maternità in particolare quando la stessa è densa di difficoltà che il più delle volte possono essere superate ridando serenità alla futura mamma e al suo bambino proponendo e attuando misure concrete quali un sostegno, anche minimo, capace di ridare fiducia alla vita materna e al suo bambino. Tanto è vero che l’Art. 5 della L.194/78 chiama ancora una volta i Consultori Familiari a porre in atto la capacità di “esaminare le possibili soluzioni dei problemi proposti dalla gestante aiutando a rimuovere le cause che potrebbero indurre all’I.V.G. specie quando queste cause sono di natura economica. È del tutto evidente che la ratio della Legge è primariamente quella di tutelare la maternità sottraendola a tutte quelle difficoltà che potrebbero indurre la futura mamma a scegliere l’I.V.G come estrema e dolorosa scelta. Le cause prime che inducono la gestante a scegliere, seppure dopo l’iter previsto dalla legge, l’I.V.G., si possono far risalire, con grande certezza, a non sufficienti condizioni economiche e alle volte anche inferiori alle aspettative delle futura mamma. La Regione vuole fare proprie le aspettative e le preoccupazioni del Legislatore della L.194/78 che proprio nel titolo della suddetta legge pone primariamente Art. 1 Finalità 1. La Regione tutela, valorizza e sostiene il ruolo della famiglia, come riconosciuta dalla Costituzione, con adeguate politiche sociali ed economiche, avendo particolare riguardo ai figli e alla sua funzione educativa; promuove la realizzazione di un'organica ed integrata politica di sostegno al nucleo familiare favorendo la formazione e lo sviluppo delle famiglie, mediante la rimozione degli ostacoli che si presentano nelle diverse fasi della vita familiare e predispone interventi volti a prevenire e rimuovere le difficoltà economiche e sociali che possano indurre la madre all'interruzione della gravidanza, in conformità dell’art. 4 della legge 194 del 22 maggio 1978. 2. La presente legge si prefigge di tutelare la maternità e la vita umana fin dal concepimento e di garantire interventi di sostegno alla maternità e paternità ed al benessere del bambino, rimuovendo le cause di ordine sociale, psicologico ed economico che possono ostacolare una procreazione consapevole e determinare l'interruzione della gravidanza; di prevenire l'interruzione della gravidanza, anche mediante l'attivazione di legami di solidarietà tra famiglie e gruppi sociali e con azioni di sostegno economico. Art. 2 Principi ispiratori Gli interventi volti alla tutela ed al sostegno della maternità, di cui alla presente legge, si informano si seguenti principi: a) rispetto della dignità della persona e tutela del diritto alla riservatezza; b) universalità del diritto di accesso e uguaglianza di trattamento nel rispetto della specificità delle esigenze; c) promozione dell'autonomia della persona e sostegno delle esperienze tese a favorire la vita; d) riconoscimento, valorizzazione e sostegno del ruolo della famiglia, quale nucleo fondamentale per la crescita, lo sviluppo e la cura della persona; e) solidarietà sociale, ai sensi degli articoli

misure di sostegno soCiale alla maternità e alla natalità

la vita prima di tutto una proposta di legge regionale per l’attuazione della 194 di aurelio pace la tutela della maternità in stretta relazione al bene sociale e personale e ne è talmente convinto che la suddetta tutela e il dovere di rimuovere le cause che possono indurre la gestante all’I.V.G. sono ampiamente riproposte negli articoli n. 2 e 5. Ora è necessario osservare alcuni dati riportati nella "Relazione del Ministero della Salute sulla attuazione della Legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza (Legge 194/78)" del 13 settembre 2013, gli aborti in Basilicata sono stati 581 nel 2011 e 610 nel 2012 con un incremento del 5 per cento. Un dato in controtendenza sia con il livello nazionale che con quello meridionale. Infatti a livello nazionale si è registrato un decremento del 4, 9 per cento e a livello meridionale un 5, 5 per cento rispetto al 2011. È vero che questi dati sono comprensivi del 10, 9 (2011) di donne residenti in altre regioni ma è altrettanto vero che un considerevole numero di lucane, 297, hanno scelto l’ IVG fuori regione, prevalentemente in Puglia, tanto da collocarci al primo posto in Italia per tasso di

abortività per residente per regione con una percentuale del 6, 35 per mille rispetto al 4, 18 della media nazionale. Se si allarga l'orizzonte al livello europeo, i dati parlano dell'aborto come principale causa di mortalità. Con 2.863.649 aborti praticati e censiti ogni anno in Europa, di cui 1.207.646 nella sola UE, nel nostro continente, infatti, l'aborto sta diventando la principale causa di morte, più del cancro, più dell'infarto, e in 12 giorni viene soppresso un numero di embrioni pari a quello dei morti in incidenti stradali lungo l'intero anno, (fonte: "Avvenire" del 3 marzo 2010). Indubbiamente l'interruzione volontaria di gravidanza rappresenta un grave problema sociale, specie quando le donne che vi fanno ricorso si trovano costrette a farlo a causa di problemi di natura economica che non consentono loro di portare a termine la gravidanza e di crescere il bambino. Non è azzardato supporre che tra le cause d’incremento d’interruzione della gravidanza nella nostra regione sia proprio l’incidenza delle condizioni economiche disagiate delle nostre comu-

nità. Infatti, l’attuale fase di crisi economica, caratterizzata da una forte instabilità sociale derivante da una precarietà lavorativa, condiziona, se non addirittura determina, la scelta di procrastinare la maternità, anche attraverso il ricorso all'interruzione di gravidanza. Ed è in questi casi che la politica sociale deve intervenire, offrendo gli strumenti (economici ma non solo) ed il sostegno necessari ad evitare l'aborto: attraverso questa iniziativa legislativa, infatti, la Regione Basilicata, attingerebbe risorse dal "Fondo per la Vita", appositamente costituito, per concedere un contributo mensile di euro 250, 00 per la durata di diciotto mensilità, suddivise tra il periodo precedente il parto ed il periodo successivo alla nascita del bambino, alle gestanti che decidano di rinunciare all'interruzione volontaria di gravidanza. Il sostegno alla maternità deve tradursi in soluzioni per le madri in difficoltà, per fare in modo che problematiche di natura economico-sociale non diventino motivo di ricorso ad una interruzione volontaria di gravidanza; per questo, è necessario implementare un percorso di aiuti per la

2, 3 e 38 della Costituzione. Art. 3 Interventi regionali 1. Al fine di promuovere la natalità e di rimuovere le cause che possono indurre la donna a richiedere l'interruzione della gravidanza, la Regione Basilicata promuove progetti sociali con l'obiettivo di sostenere la donna sia durante la gravidanza che dopo il parto. Art. 4 Istituzione del "Fondo per la Vita" 1. E’ istituito il fondo regionale "Per la Vita", finalizzato al sostegno economico di interventi a tutela della maternità ed a favore della natalità. Art. 5 Beneficiari del "Fondo per la Vita" 1. Beneficiari del "Fondo per la Vita" sono le madri che, in presenza di una proposta di progetto personalizzato di aiuti economici e sociali, recedono dalla scelta di interrompere volontariamente la gravidanza. Art. 6 Modalità di erogazione 1. La Regione Basilicata, nell'ambito delle politiche sociali di tutela e sostegno della famiglia, concede un contributo mensile di euro 250,00 2 esente da imposizione fiscale, per la durata di diciotto mensilità, suddivise tra il periodo precedente il parto ed il periodo successivo alla nascita del bambino, alle gestanti che decidano di rinunciare all'interruzione volontaria di gravidanza. 2. L'erogazione mensile sarà sospesa in caso di mancato rispetto, da parte della madre, degli impegni concordati nel «progetto di aiuto personalizzato» o nel caso di risoluzione delle cause che hanno determinato il progetto. Art. 7 Criteri per l'erogazione del beneficio 1. Il contributo verrà erogato alle madri residenti in Regione Basilicata, la cui certificazione sanitaria, rilasciata dal consultorio, attesti una gravidanza entro il 90° giorno. 2. L'erogazione è vincolata all'effettiva partecipazione, da parte della madre, al progetto di aiuto concordato tra il Consultorio

familiare pubblico o privato accreditato e il Centro di Aiuto alla Vita iscritto nell'Elenco regionale. 3. L'erogazione avviene previa verifica che la gravidanza comporti un effettivo disagio economico per la madre, debitamente attestato e verificato anche sulla base del valore dell’indicatore della situazione economica equivalente del nucleo familiare. Art. 8 Modalità di utilizzo del contributo 1. Il sostegno economico sarà utilizzabile per l'acquisto di beni e servizi per la madre e il bambino. Art. 9 Modalità di gestione 1. L'erogazione alla madre avverrà attraverso l'attivazione di una piattaforma regionale web, ad accesso riservato ai consultori familiari pubblici e privati accreditati e ai Centri di Aiuto alla Vita iscritti all'elenco regionale che segnaleranno i nominativi delle donne beneficiarie del sostegno. Ulteriori disposizioni saranno affidate ad apposito regolamento. Art. 10 Controlli 1. Ai fini di una buona riuscita dell'iniziativa regionale di interventi a tutela della maternità ed a favore della natalità, la Regione effettuerà controlli sul corretto utilizzo del "Fondo Per la Vita", del sostegno economico erogato alla donna, nonché della effettiva formulazione ed attuazione dei progetti di aiuto personalizzato. Art. 11 Ruolo dei Consultori e dei Centri di Aiuto alla Vita 1. I Consultori pubblici e privati accreditati devono avviare opportune collaborazioni per realizzare le dovute sinergie tra tutti gli enti coinvolti ed in particolare con i Centri di Aiuto alla Vita iscritti nello specifico elenco regionale, riconosciuta la loro esperienza in merito a percorsi di accompagnamento umano e sociale delle donne e delle nascituro. 2. In presenza di richiesta di interruzione volontaria di gravidanza, accertata entro il 90° giorno, in cui siano presenti anche

motivazioni di ordine economico che possano mettere in serio pericolo la salute fisica o psichica della donna, l'operatore del consultorio, o della struttura sanitaria ricevente, metterà in contatto la donna stessa con il Centro di Aiuto alla Vita iscritto nell'elenco regionale, più vicino alla sede consultoriale presso cui la donna si è rivolta. 3. Le strutture/servizi ospedalieri, che ricevono la donna per l'intervento e gli esami pre-ricovero, in presenza di certificazione sanitaria per Interruzione Volontaria di Gravidanza rilasciata dal medico curante (e quindi non da consultorio familiare pubblico o privato accreditato) con motivazione di ordine prevalentemente economico, al fine di consentire alla donna una valutazione delle opportunità e risorse di aiuto per la prosecuzione della gravidanza, segnalano alla donna la presenza del Centro di Aiuto alla Vita più vicino alla sua residenza. 4. Il Centro di Aiuto alla Vita, dopo aver accolto la donna, presenterà i possibili interventi, anche di carattere economico, erogabili o dal Centro di Aiuto alla Vita stesso o in sinergia con gli enti locali e le altre organizzazioni del terzo settore presenti sul territorio. 5. Il Centro di Aiuto alla Vita e il Consultorio familiare accreditato pubblico o privato scelto dalla donna stenderanno in seguito un progetto personalizzato, che sarà sottoscritto anche dalla donna, nel quale siano descritti i diversi interventi attivati e da attivare non solo per il periodo di gravidanza e puerperio, ma anche più a lungo termine con l'obiettivo di aiutare la mamma, il bambino e la famiglia ad acquisire un adeguato livello di autonomia e di stabilità affettiva e relazionale. Art. 12 Elenco regionale dei Centri di Aiuto alla Vita 1. L'elenco regionale dei Centri di Aiuto alla Vita, istituito presso il Dipartimento Salute, Sicurezza e Solidarietà Sociale, Servizi alla Persona e alla Comunità, ha la finalità di mettere a disposizione delle persone, delle famiglie, degli enti locali e degli enti non profit, nonché delle unità di offerta

donna e il nascituro che - fermo restando il principio della libertà di scelta - possa offrirsi quale alternativa all'aborto, tutelando la maternità e la favorendo la natalità. La Regione, ora, vuole certamente rendere concreto l’aiuto per superare le difficoltà della maternità difficile proponendo la seguente L.R. che offre alle future mamme quel minimo sostegno economico e collaborazione di idonee formazioni di volontariato con esperienza pluriennale a livello nazionale come i Centri di Aiuto alla Vita, tale però da aprire un varco di speranza per una serena maternità. Le previsioni dell'articolato normativo sono così riassunte: 1. tutela della maternità e della vita umana fin dal concepimento; 2. promozione di progetti sociali con l'obiettivo di sostenere la donna sia durante la gravidanza che dopo il parto; 3. istituzione di un apposito fondo, denominato "Fondo per la Vita", finalizzato al sostegno economico di interventi a tutela della maternità e a favore della natalità; 4. creazione di sinergie operative tra Centri di Aiuto alla Vita, Consultori e strutture ospedaliere; 5. istituzione di un Elenco Regionale dei Centri di Aiuto alla Vita.

sociali e sociosanitarie, informazioni sulle opportunità, presenti nei diversi contesti territoriali, per la promozione della vita ed il sostegno della natalità. L'elenco offrirà inoltre la possibilità di individuare il Centro di Aiuto alla Vita più vicino al proprio territorio con cui attivare collaborazioni e sinergie. Art 13 Requisiti per l'iscrizione all'elenco regionale dei Centri di Aiuto alla Vita 1. Gli enti non profit che intendono richiedere l'iscrizione all'elenco regionale dei Centri di Aiuto alla Vita, dovranno possedere i seguenti requisiti minimi: a) essere iscritto al registro regionale delle associazioni di volontariato; b) presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento e di attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e alla tutela del neonato; c) operare sul territorio regionale; d) esclusione di qualsiasi attività lucrativa. 2. I requisiti tecnico-organizzativi previsti per i Centri di Aiuto alla Vita, devono essere i seguenti: a) il Centro di Aiuto alla Vita deve essere operativo da almeno 2 anni; b) deve garantire l'accessibilità al servizio per 5 giorni alla settimana; c) deve garantire l'attività di almeno 5 volontari; d) deve disporre di una sede operativa che presenti uno spazio di accoglienza, che garantisca la privacy dell'utente, dotata di telefono, fax e collegamento internet. Art. 14 Norma finanziaria 1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge si provvede finanziando nello stato di previsione della spesa del bilancio di previsione € ...... in termini di competenza e di cassa. Art. 15 Entrata in vigore 1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.


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per paola Bonzi, fondatrice e direttrice del Centro di aiuto alla vita (Cav) della clinica mangiagalli di milano, che in 27 anni ha salvato 18mila bambini dall’aborto,

la proposta di legge pace tratta del bene della donna stessa ... segue dalla prima pagina

Libertà di abortire? E dove la libertà di far nascere? La proposta di legge credo non abbia la possibilità e la volontà di risolvere tutti e indistintamente i problemi che affliggono le donne e le famiglie (lavoro, nidi, scuole, mezzi pubblici, ticket ...). Lo snodo è uno ed è cruciale. Sapendo che cosa comporta per la donna l’aborto procurato mi chiedo perché non offrirle la possibilità di continuare la sua gravidanza? Non si tratta certamente né di questione ideologica né di questione politica. Si tratta del “bene” della donna stessa. Spegnere la vita che la donna porta in grembo non c’entra con le strumentalizzazioni ideologiche o con le concezioni morali e moralistiche. Per l’esperienza sul campo, esperienza durante la quale incontriamo per una nuova gravidanza donne che hanno abortito volontariamente nel passato, possiamo dire senza tema di essere smentiti che la sindrome post aborto esiste ed è foriera di un grande senso di svuotamento doloroso, che chi ha interrotto la gravidanza tenta invano di colmare. La donna non è più la stessa, le sue relazioni socio-familiari vengono messe in difficoltà dall’atto compiuto, e la stessa relazione con figli già nati è quasi sempre compromessa.

Perché tu figlio dello stesso padre e della stessa madre sei nato e un altro, che è tuo fratello, si è visto spegnere la vita? Certamente l’aiuto economico può essere solo limitato nel tempo e nella quantità di denaro erogato, ma viene recepito dalla donna gravida come qualcosa che sa di regalo e di condivisione. E comunque da solo non è sufficiente, ci deve essere un progetto di accompagnamento, almeno fino all’anno del bimbo, accompagnamento che oltre a una professionalità che sappia di affetto offra gli strumenti per instaurare le fondamenta dell’azione pedagogica; l’obiettivo potrebbe essere quello che la relazione con la madre diventi la “base sicura” che favorisca in ogni momento della vita futura la possibilità di vivere da protagonisti. Un bambino accolto e adeguatamente aiutato a crescere diventa prevenzione per la società tutta, che continuamente si misura con i disturbi della crescita, con uno scarso rendimento scolastico, con l’abbandono precoce degli studi, e si potrebbe continuare pensando all’abuso di sostanze, ai comportamenti di bullismo ... Perché voler continuare a leggere le proposte di sostegno alla maternità come un attacco alla Legge 194 (confronta art. 1 e art. 5) e alla donna? Per le persone dagli occhi liberi vorrei proporre una lettera preziosa di una donna che avendo rinunciato alla sua gravidanza scrive al suo bambino mai nato.

“Valentina, un nome, un nome che a pronunciarlo mi provoca dolcezza, paura, angoscia, vergogna, Amore. Chi sei tu? Chi diavolo sei per farmi stare così? Perché il mio respiro si blocca, il mio cuore si contrae, la mia pancia diventa dura, i miei occhi bruciano e la mia testa sanguina quando penso a te? Ti imploro e ti supplico, lasciami in pace, vattene. Non voglio più vedere le ferite, sentire il dolore, non voglio più pensare che tu esista. È questo il prezzo che devo pagare per aver interrotto bruscamente il tuo viaggio verso la vita? E invece iniziare il mio lento ed inesorabile verso la morte?... Da quando tu non ci sei più, solo dolore nella mia vita, da quando sei andata lontana e mi urli che invece ci sei che vuoi essere vista, ascoltata, amata persino. È in questo nulla che ci siamo perse tu ed io, è in questo buio che non riusciamo più a vederci. Ora capisco che siamo legate, due sconosciute legate dallo stesso destino. È un pezzo di viaggio che abbiamo fatto insieme e che ci ha unito per sempre, credo. Lo so, ti ho tolto tutto, il nome, la dignità, il diritto di vivere, il diritto di essere felice e di rendere felice me. Per questo muoio con te... Ma lo faccio perché voglio rinascere in modo che un giorno sarò davvero pronta a riceverti. Voglio nascere per te, aspettare la tua anima dentro di me e poterti ridare l’amore che non hai avuto perché non te l’ho dato, l’amore che non ho avuto perché non me lo sono data.” paola bonzi

post scriptum

qualora vogliate esprimere le vostre opinioni in piena libertà potete farlo semplicemente inviando una e-mail a: redazione@lafarfalla.net

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Conferenza episCopale luCana

sostegno alla maternità, «la comunità politica ha il dovere primario di scongiurare la soppressione del concepito» pubblichiamo il testo della lettera dei vescovi della conferenza episcopale di basilicata La questione posta recentemente all’attenzione della competente Commissione Permanente del Consiglio Regionale di Basilicata, circa la possibile erogazione di un sussidio mirato a scongiurare il ricorso all’aborto quando la donna lo richieda per conclamate difficoltà economiche, e, merita una discussione franca e scevra da contaminazioni ideologiche, perché la dignità della donna e il valore della vita umana siano, entrambi, promossi con tutti gli sforzi possibili. Da parte di noi Vescovi è stato triste constatare come tale proposta (che pure avremmo desiderato più largamente preparata con il concorso di tutte le realtà vive della Regione) sia stata ritenuta da taluni addirittura offensiva e provocatoria, e come, prima ancora di avviare il doveroso dibattito istituzionale, siano stati alzati steccati pregiudiziali, che, con danno di tutti, rischiano di diventare invalicabili. Consapevoli che, da un punto di vista civile e sociale, in base alla Legge vigente nessuno può restringere il diritto alla scelta individuale della donna e che nessuna donna può essere giudicata o perseguita per un aborto, riaffermiamo allo stesso tempo un chiaro punto di diritto. Secondo il dettato dell’articolo 1 della Legge 194, la comunità politica ha il dovere primario di scongiurare la soppressione del concepito, con ogni mezzo lecito e ogni volta che sia possibile. Si può comprendere che una gravidanza non desiderata pone alla donna uno strazian-

te dilemma, tuttavia la politica non può rassegnarsi a quell’unica semplificazione che conduce a eliminare la vita umana, rinunciando a esercitare quanto è in suo potere per sostenere le situazioni più fragili e vulnerabili, che riguardano, in particolare, quanti temono di non poter far fronte alla nascita di un figlio per motivi economici. Siamo convinti che tutte le forze politiche presenti in Consiglio Regionale sanno che l’aborto rappresenta, sempre e comunque, un dramma per la donna e una sconfitta per l’intera società e per quella lucana in particolare, attraversata oggi da una gravissima denatalità, che mette al rischio il futuro stesso della Regione. Proprio per questo auspichiamo che il tema sia finalmente affrontato con approccio ampio, razionale e realistico, e con una sensibilità del tutto laica, senza tentare di imporre limiti restrittivi alla libertà individuale, ma immaginando quali sostegni poter mettere in campo perché l’autonomia della donna non diventi, mai, solitudine e abbandono. Da parte nostra assicuriamo tutta la preghiera e la fattiva collaborazione, perché nella nostra Regione, come ha scritto il Santo Padre Francesco alle famiglie, «sia promossa una nuova consapevolezza di fronte alla cultura dello scarto, che relativizza il valore della vita umana» in modo che il dialogo torni sereno e rispettoso, senza reciproci anatemi, per operare scelte coerenti ed efficaci per la costruzione del bene comune e nell’interesse di tutta la comunità.


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una rubrica di “ComuniCare per CamBiare” di franco addolorato, su radio potenza Centrale In questa nostra rubrica parleremo della Basilicata dei Parchi naturali, questo scrigno di ricchezze e questo patrimonio di natura spesso poco conosciuto. Da qualche anno anche nella nostra regione, finalmente, si guarda alle risorse naturali non più come ad uno scontato paesaggio peculiare per una regione che ha una densità di popolazione relativamente bassa, e che vanta una tradizione rurale molto radicata. La nostra è Basilicata dei boschi, la Basilicata dei calanchi impervi, dei corsi d’acqua millenari e dei torrenti aridi, ma anche la Basilicata contadina dei piccoli appezzamenti di terra, su cui si coltivano prodotti unici e pregiati. La Basilicata delle mille tradizioni, dei tanti piccoli borghi disseminati sulle alture che guardano le nostre profonde valli. Ebbene, da qualche tempo questo immenso paesaggio culturale è diventato anche la Basilicata dei Parchi. Parchi che non sono solo enti chiamati, per effetto di apposite leggi, vigilare sulla salvaguardia e la protezione della natura, ma che sono anche altro, molto altro e molto di più. È questa Basilicata che vogliamo raccontare con la nostra rubrica. Il Fronte del Parco. La parola fronte fa venire in mente la guerra, la trincea, le battaglie che, seppur in senso metaforico, spesso si svolgono intorno alle varie tematiche che interes-

fronte del parCo

In onda tutti i lunedì alle 16.10 su Radio Potenza Centrale sano l’opinione pubblica. Spesso battaglie giuste, è vero ma non si cresce guerreggiando. Al titolo di questa rubrica noi abbiamo voluto dare un altro significato. Per una felice corrispondenza di suoni il Fronte del Parco richiama alla mente il Fronte del Palco. Per noi il Fronte del Palco richiama il proscenio, la parte più avanzata del palcoscenico, sulla quale vogliamo portare appunto questa Basilicata.

Certamente non per far recitare ai nostri Parchi una parte scontata e magari anche retorica, ma per aprire uno spazio di dibattito e approfondimento sul tema e soprattutto per capire insieme come i Parchi naturali possono contribuire alla crescita e allo sviluppo della nostra regione. Le direttrici di questo discorso sono molteplici, e molteplici sono anche le domande. E noi è da quelle che vorremmo partire.

I parchi sono davvero occasione di sviluppo? E come? Qual è l’equilibrio virtuoso tra uomo e natura? Cosa significa sviluppo sostenibile? E qual è il ruolo dei Parchi in questo processo, freno o motore? Soprattutto questo tema è oggi oggetto di dibattito e di dispute anche accese nell’opinione pubblica, anche a causa di eventi di cronaca. Il dibattito sulla natura dell’ambientalismo è oggi di grande attualità in tutto il mondo. Sono queste, e tante altre, le domande a cui cercheremo di rispondere nei nostri appuntamenti. Di certo la risorsa natura in Basilicata non manca. Abbiamo quattro pachi naturali. Due nazionali, il Parco del Pollino e il Parco dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, e due Parchi Regionali, il Parco Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane, Parco Archeologico

Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano. La caratteristica dei nostri Parchi è la forte antropizzazione. Per questo sono Parchi in cui la conservazione non deve fare rima con mummificazione. La formula che potrebbe mettere d’accordo sviluppo e conservazione è quella del turismo sostenibile, il turismo verde, o turismo green come si dice in modo più ammaliante. Eppure il Parco Pollino ultimamente ha fornito un dato sbalorditivo. Il 40% di lucani e calabresi ignorano l’esistenza del loro Parco. Se questo dato si mette in rapporto con l’altro dato che riguarda il Parco del Pollino, che lo colloca al sesto posto del Rapporto Ecotur sui parchi più richiesti dai tour operator fra i parchi italiani, è certo che c’è molto da riflettere e da lavorare per trasformare in atto le grandi potenzialità che abbiamo. I dati del turismo natura sono strabilianti. Il 2012 è stato l’anno dei record, in cui il flusso turistico in Parchi e aree protette italiane ha superato la soglia dei 100 milioni di presenze (101 milioni 799 mila), per un fatturato che raggiunge ormai quasi gli 11 miliardi di euro. Con un bilancio come questo, come fa la Basilicata, con i suoi quattro Parchi naturali, a non approfondire questo argomento e a non puntare su questo patrimonio? Noi cercheremo di dare il nostro contributo.

natura e Cultura: un Binomio su Cui puntare Quale sarà la politica sull’ambiente del governo Renzi? Nei nostri precedenti incontri abbiamo parlato di parchi e turismo, un binomio importante per far sì che le aree protette siano carburante nel motore dello sviluppo dei territori piuttosto che sabbia nelle ruote. Per questo non sarà mai superfluo sottolineare quanto sia salutare per l’economia delle comunità che vivono nelle aree protette il tandem natura e cultura. Anche la scelta dei due ministri del governo Renzi destinati ai rispettivi dicasteri, dimostra quanto la crescita economica italiana punti su questi settori. Il nuovo ministro alla cultura Dario Franceschini lo ha chiarito due

secondi dopo il suo giuramento, dicendo che con il patrimonio culturale che si ritrova l’Italia, questo ministero diventa quello più importante per la ripresa economica. Più complessa la scelta del nuovo ministro dell’ambiente. Gian Luca Galletti è un esperto di economia. A parte il fatto di essere sottosegretario uscente all’istruzione, la sua esperienza parlamentare è alquanto specifica. È stato vicepresidente della Commissione bilancio della Camera e successivamente membro della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione. Ha fatto parte delle Commissioni finanze, e delle Commissioni Parlamentari per l’attuazione del

Federalismo Fiscale e di vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti. Un curriculum da esperto dei conti pubblici, insomma, ma di ambiente ha masticato poco. Questa circostanza non è andata giù agli ambientalisti più convinti e ortodossi. D’altronde l’ultimo ministro all’ambiente considerato esperto di materia ambientale, che si ricordi è stato Alfonso Pecoraro Scanio, che ha chiuso una sequenza di ministri tutti provenienti dai Verdi. Prima di lui avevano ricoperto quell’incarico Carlo Ripa di Meana, Francesco Rutelli, poi passato ad altre vocazioni, e Edo Ronchi. Stefania Prestigiacomo, Corrado Clini e Andrea

Orlando sono considerati ministri inclini a una certa industrializzazione dell’ambiente. Di certo questi ultimi sono stati portatori di una visione diversa della loro missione, ma fra i tre almeno uno non può considerarsi poco esperto in materia ambientale. Corrado Clini, infatti, ha trascorso la sua vita di funzionario dello stato proprio al ministero dell’ambiente, di cui è stato per venti anni direttore generale. Ora a quel ministero arriva un uomo di economia, un uomo che, in linea con la logica del governo dei sindaci e degli amministratori che guida l’esecutivo Renzi, è stato assessore al bilancio della giunta del

Comune di Bologna al tempo di Guazzaloca. Proviamo allora a ricavare qualche riflessione da questo nostro ragionamento. È arrivato forse il momento che ambiente e cultura assumano un carattere meno conservativo e consolatorio e più produttivo in senso economico? Certo per valorizzare occorre conservare. Ma non è forse vero che se la tutela e la conservazione della biodiversità e dei beni culturali facessero rima con sviluppo economico e lavoro, i Parchi sarebbero anche meglio accettati e più vissuti dai cittadini stessi che li abitano? Anche su questo tema il dibattito è aperto. f.a.


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Tra le offerte che la nostra regione ha portato alla BIT di Milano, svoltasi nel febbraio scorso, la Basilicata dei Parchi ha avuto come sempre un ruolo importante. Certamente fondamentali sono i brand conosciuti, sui quali la regione ha molto investito. Penso alla Basilicata Terra di cinema, trascinata da Basilicata Coast to coast, quella della musica, con i tanti festival di musica etnica, e la Basilicata turistica che potremmo chiamare Materocentrica, cioè incentrata sulla città di Matera, soprattutto in seguito alla sua candidatura a capitale della cultura per il 2019. Nella città dei Sassi, secondo i dati resi noti dal’APT, nel corso del 2013 è stato superato il muro delle 200 mila presenze turistiche con una crescita, rispetto all’anno precedente del 12,7 percento. Alla kermesse turistica di Milano, però non è mancata la Basilicata dei Parchi che fa registrare l’attenzione sempre crescente dei tour operators e dei media nazionale e internazionali. Ma cosa è cambiato nel mondo dei Parchi affinché anch’essi diventassero soggetto attivo dell’offerta turistica del territorio?

alla Bit la BasiliCata dei parChi 200 mila presenze turistiche nel 2013 con una crescita del 12,7 percento rispetto all’anno precedente È cambiato tanto, sia rispetto alla loro funzione che alla loro missione. Nella loro prima stagione, e cioè fino agli anni ‘70 i parchi naturali erano considerati enti preposti solo alla tutela e alla conservazione della biodiversità e della natura. Poi, in quella che possiamo definire la loro seconda stagione, al termine protezione si affianca il termine “valorizzazione”, che comprende sia i caratteri “naturalistici, scientifici, estetici” sia quelli “culturali, educativi e ricreativi” dell’azione dei parchi. In altri termini i parchi valorizzano creando una cultura diffusa del rispetto dell’ambiente, e proponendo una sintesi più organica fra natura, paesaggio, arte e cultura. Partendo da qui lo sguardo va alla terza stagione dei parchi, quella da costruire, in cui il loro ruolo incrocia direttamente l’economia dei territori che ne fanno parte. Allora torna la domanda: i parchi possono produrre economia? La risposta è nelle nuove frontiere della green economy, e a chi

dimostra scetticismo verso questa realtà in crescita proponiamo alcuni dati, perché come sempre i numeri parlano più delle parole. Se è vero che il turismo verde è in crescita, è utile entrare nel dettaglio di questo dato. Il 15% dei turisti sceglie la natura per l’enogastronomia, il 23% per il relax e ben il 48% per svolgere attività sportive. Tra queste ultime il 2013 ha visto il boom del biking. Lo sport all’aria aperta sulle due ruote ha superato infatti il 31% delle richieste fra le attività sportive. Segue l’escursionismo con il 21%, il trekking col 15%, e la riscoperta di tradizioni all’11%. Il posto dei parchi nel mondo variegato dell’offerta turistica sembra essere quindi molto chiaro. I Parchi naturali devono rispondere alle attese di chi sceglie la vacanza attiva. Sempre più persone oggi si muovono per “fare”, per “partecipare”, prendere parte ad eventi e fare “esperienze” dei luoghi, della gente e della natura.

Solo un dato per chiudere. Quest’anno a giugno, alla Marathon bike del Pollino, svoltasi tra san Severino e terranova, c’erano ben 750 atleti provenienti da tutta Italia. Un dato sul quale riflettere quando si parla del ruolo dei Parchi. Conservare sì, ma per far fruttare al meglio un patrimonio naturale che è spesso unico e irripetibile. A spingere italiani e stranieri sempre di più verso i parchi, c’è la crescente domanda di godere una vacanza attiva: le attività sportive sono la principale motivazione di vacanza, con una quota di mercato pari al 48 per cento, seguita dal relax al 23 per cento, dall’enogastronomia al 15 per cento e dalla riscoperta delle tradizioni all’11 per cento. Fra le attività sportive, il 2012 è l’anno del boom delle due ruote: il biking supera infatti per la prima volta tutti attestandosi al 31 per cento, seguito da escursionismo (21 per cento), trekking (15 per cento), animalwatching (13 per cento), sci di

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fondo (8 per cento), equitazione (7 per cento) e climbing (3 per cento)”. Il biking è la vera sorpresa di questi anni, che tra il 2012 e il 2013 ha guadagnato il 31% delle preferenze contro il 23% della precedente rilevazione, superando l'escursionismo, che passa dal 23% al 21%. Nel complesso delle motivazioni di vacanza dei turisti natura le attività sportive giungono al 48% (rispetto al 25% del Rapporto precedente) seguite dal relax (23%), enogastronomia (15%)e riscoperta delle tradizioni (11%). Partendo dall’identikit dell’ecoturista - alto indice di scolarizzazione (il 41 per cento ha una laurea, il 46 per cento un diploma e solo il 13 per cento un titolo inferiore); prevalentemente giovane (il 51 per cento ha meno di 30 anni, ed il 35 per cento fra i 31 ed i 60 anni); capacità di spesa media (225 euro a week end) nel 61 per cento dei casi -sottolinea che “è innanzitutto necessaria una innovativa campagna di comunicazione-informazione sul potenziale del turismo ambientale in Basilicata”. franco addolorato

sottosopra:

Un grande tesoro per i lucani sono, i prodotti tipici. prodotti che rappresentano una fondamentale espressione, della storia e della cultura del popolo di Basilicata. La ricchezza e la riscoperta dei nostri prodotti tipici, rappresenta un'importante occasione per sottrarsi all’omologazione delle abitudini alimentari, ai cibi dal sapore povero e banale proposti dalle industrie alimentari, salvaguardando così anche la biodiversità. Questo immenso patrimonio, spesso legato a piccole realtà artigianali, a piccoli imprenditori agricoli, se non sostenuto con politiche propositive: fon-di, azioni mirate a rafforzare lo sviluppo, anch'esso in estinzione. Mangiare a “km zero” sta diventando una tendenza sempre più diffusa anche in Italia, dove accanto alla crescita di una coscienza ambientalista, sembra emergere anche il buon senso di trovare la qualità degli alimenti, comprandoli vicino casa. La Basilicata inizia, se pur timidamente ad approcciarsi a questa nuova filosofia della filiera corta. alla vendita diretta produttore -

Come utilizzare bene le risorse umane e materiali dei nostri territori consumatore, ai cosiddetti “farmers market”, ai mercatini del contadino o ai gruppi di acquisto solidale. I dati e i numeri, di una crescita costante, dei progetti chilometro zero, nel resto delle regioni italiane, impone un cambiamento repentini, a fronte di prodotti conosciuti ed apprezzati nel mondo. non si può accettare o guardare con distacco al nostro comparto agricolo sempre più in crisi. Un cinese non potrà certo clonarci il Pecorino di Filiano, la Melanzana Rossa di Rotonda, il Caciocavallo Podolico del Raparo, l'Olio Extra Vergine di Oliva del Vulture o di Missanello, i Fagioli di Sarconi, i Peperoni di Senise, il Canestrato di Moliterno, il Pane di Matera, la Lucanica di Cancellara o Picerno. Ma in

di claudio borneo pasto arrivi sulla nostra tavola; ed al Summit di Copenaghen in 27 paesi del mondo hanno cercato un accordo per la riduzione delle emissioni di Co2 in atmosfera; mentre 2 parlamentari, l'On. Ermete Realacci e Susanna Cenni, presentavano una proposta di legge sui prodotti a km zero. La Regione Basilicata nel

fondo, se riflettiamo tutti insieme, sulla nostra tavola, sulla tavola dei lucani, in quanti continuano a pranzare con vini cileni, prugne texane e carni argentine??? E se “Al Gore” = “già”, candidato alle presidenziali degli Stati Uniti d'America, ha stimato gli effetti sull'atmosfera e sui cambiamenti climatici prima che un

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2012 ha seguito con lungimiranza la Regione Veneto prima, regione italiana ad avere una legge regionale, sui prodotti a km zero, individuando anche le caratteristiche precise per definirle tali. Al caro Presid. Marcello Pittella, lanciamo un messaggio: “A fronte del ricorso del governo e dell'inapplicazione della legge, se ne approvi immediatamente un'altra” Accorciare le distanze legate alla minore movimentazione della merci, significa aiutare l'ambiente, meno Co2 nell'aria lucana, promuove il patrimonio agroalimentare regionale e ad abbattere i prezzi, lo sforzo deve essere maggiore. Da sottosopra, comunicare per cambiare, giunga quindi un invito a tutti i neo consiglieri regionali,

affinché il progetto “Basilicata km zero” e il testo di legge approvato nella precedente legislatura, non sia un'idea su di un pezzo di carta, ma un reale “volano” che liberi ed implementi risorse, che in tempi brevi, veda la presenza dei nostri prodotti tipici, legati al territorio, realmente e fisicamente nelle mense collettive degli asili nido, nelle scuole di ogni ordine e grado, negli ospedali e residenze per anziani. Attivatevi da subito, riapprovate una nuova legge e verificate l'efficacia per uscire velocemente dalla fase gestionale, in un comparto che può solo crescere e svilupparsi. Una grande sfida, che per una sola volta non deve seguire teorie complesse, studi sull'instabilità dei mercati delle materie prime agricole, o dei piccini dei prezzi alimentari, in una visione geopolitica come ben descrive paolo de castro in “corsa alla terra” semplicemente modificare ed avviare tutto ciò che una legge regionale in parte già prevede nel rispetto e a sostegno della tenacia, del cuore e dell'anima dei piccoli produttori ed agricoltori lucani.


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pensa alla salute:

l'italia è il paese più longevo al mondo dopo il giappone Perché questa rubrica si chiama PENSA ALLA SALUTE: perché bisogna dare valore alla nostra vita. Cercheremo di dare alcuni consigli su come comportarsi nel caso delle patologie più frequenti come: l’influenza, l’obesità, il diabete, l’ipertensione arteriosa, dolori reumatici, ictus, Parkinson, Alzheimer, bronchite cronica e allergie ed eventualmente risponderemo a indicazioni che vorrete darmi scrivendo alla nostra redazione. Consideriamo anche e soprattutto che il paziente deve essere considerato nella sua complessità, si dice da un punto di vista olistico, e quindi non soltanto nel corpo m anche nel suo stato emotivo e affettivo. Forse oggi i più giovani sono proprio assillati da tanti problemi come la mancanza di lavoro, le problematiche familiari e condizioni psicologiche che paradossalmente, influendo sul sistema immunitario di difesa, incidono negativamente sul fisico. Ma pensiamo che l'Italia è il paese più longevo al mondo dopo il Giappone dal momento che l’ aspettativa di vita è di ottant'anni mentre all'inizio del novecento era per esempio 45 anni. Oggi una donna su 5 raggiunge gli 85 anni e questo fa si che la popolazione tende a invecchiare. La moderna medicina è più efficace, riesce a curare le patologie una volta più diffuse come le infezioni e perfino molti tumori, purtroppo

la natalità è diminuita, da 5-610 figli degli anni 30 si è arrivati a 1-2-3 figli al massimo, ma sono migliorate le abitudini alimentari, lo stile di vita conoscendo i rischi di fumare o bere alcoolici e lavorare in ambienti malsani. Pensate a quanto sia utile una pratica semplice come quella di lavarsi le mani spesso perché riduce il contagio di malattie infettive come la influenza oppure durante procedure invasive come una gastroscopia o ancora ha fatto sì che le infezioni nosocomiali cioè che si prendono in Ospedale e sono molto gravi siano diminuite fortemente per non parlare della sicurezza degli interventi chirurgici. Anche il SSN si sta riorganizzando proprio perché aumentano notevolmente gli anziani e così si cerca, spesso con molta difficoltà, a potenziare la medicina generale per cui il medico di famiglia continua ad assistere i pazienti anche e sempre di più a domicilio, i piccoli Ospedali sono riconvertiti in lungodegenza e di riabilitazione, si costruiscono residenze sanitarie nei comuni soprattutto per chi è solo o non riesce ad essere curato a casa. A questo punto vi do appuntamento alla prossima settimana e ... diamo valore alla nostra vita. dott. ambrogio carpentieri Medico di famiglia, specialista in Medicina termale e perfezionato in Terapia del dolore.

In onda tutti i martedì alle 16.10 su Radio Potenza Centrale

le liste d’attesa: il vero proBlema della sanità luCana Le liste di attesa rappresentano, per il cittadino/utente italiano e di Basilicata in particolare, un gravoso e deleterio vulnus che mal si colloca nell’ambito dei tanto decantati progetti di prevenzione di cui si vantano, convinti, gli attori della “buona” sanità lucana. Quando si parla di attori ci si riferisce a coloro che dettano i tempi della politica sanitaria nella nostra Regione. I politici, a qualsiasi schieramento essi appartengano, non hanno mai preso sul serio il problema, denotando una pessima considerazione dei bisogni assistenziali dei cittadini che pure rappresentano il loro serbatoio di voti durante il periodo elettorale. La cosa incresciosa è il fatto che gli stessi cittadini dovrebbero ricordarsi e non lo fanno, al momento di andare alle urne, le promesse non mantenute. Per il fatto che nella sanità nostrana non esiste una politica tesa al contenimento delle liste di attesa e alla ricerca delle metodologie tese ad eliminarle, assistiamo al proliferare dei tempi necessari per ottenere una prestazione sanitaria. Il rimedio, fino a quando la crisi economica non attanagliava le

nostre risorse, era la migrazione sanitaria verso il privato che rispondeva in maniera veloce e puntuale a soddisfare le necessità. Oggi che è diventato difficile anche pagare il ticket sui farmaci, ciò non avviene o, quanto meno, avviene in misura ridotta con conseguente impossibilità ad ottenere, a volte, una diagnosi tempestiva per riconoscere patologie anche di notevole serietà. Ciò è da terzo mondo! Non si possono aspettare 439 giorni per sottoporsi ad una visita cardiologica con elettrocardiogramma e nemmeno 592 giorni per una visita endocrinologica, con il rischio di far precipitare gli eventi e determinare danni anche irreparabili! Sono questi i numeri che vergognosamente vengono alla luce da uno studio effettuato sui principali presidi sanitari esistenti in Regione (Ospedale S. Carlo e Poliambulatorio di Gallitello). È ora che il cittadino si riappropri della sua dignità e provveda, tramite i propri organismi di salvaguardia dei diritti (tribunale dei diritti del malato, sindacati, associazioni ecc.) a far valere le proprie ragioni, cercando di

scardinare la barriera di menefreghismo innalzata dalle istituzioni e si renda partecipe e attore delle proprie istanze in termini di salvaguardia della salute. Si pretenda che la politica applichi tutte le azioni necessarie a rendere fruibile e puntuale il prodotto sanitario in primo luogo con

la

condivisione

delle

responsabilità tra i vari livelli dirigenziali (direttori sanitari delle Aziende, Assessore alle politiche sanitarie, Presidenza della Regione e ultimi, ma non ultimi, operatori sanitari). Si dettino i tempi, da parte degli utenti, per la realizzazione di un’agenda di governo tesa alla soluzione dei più impellenti problemi di ordine assistenziale,

consentendo

finalmente a questa terra di uscire dallo stato di abbandono sociale in cui la malapolitica, a tutti i livelli, l’ha relegata. ciro romano

xiv giornata di raccolta del farmaco Anche in venti farmacie della Basilicata la Giornata di Raccolta del Farmaco, iniziativa della Fondazione Banco Farmaceutico Onlus, che ha visto raccogliere farmaci da automedicazione, quelli cioè che non richiedono ricetta medica, da destinare alle persone in stato di povertà. La Croce Rossa Italiana in Basilicata ha offerto la propria collaborazione alla “Fondazione Banco Farmaceutico Onlus”, presente con i propri volontari nei Comuni di Melfi (Farmacia Spennacchio) ed a Genzano di Lucania (Farmacia Laudani), dove è stato possibile acquistare e donare un farmaco devoluto ai 16 enti caritativi ed assistenziali lucani convenzionati con il Banco Farmaceutico. La Giornata di Raccolta del Farmaco, giunta alla XIV edizione, si è svolta in tutto il territorio nazionale sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, in collaborazione con Federfarma e CDO Opere Sociali; ha visto impegnati circa 14.000 volontari e 3500 farmacie distribuite in 97 province e in più di 1.600 comuni. A beneficiare della raccolta sono state oltre 600.000 persone che quotidianamente vengono assistite dai 1.506 enti assistenziali convenzionati con la Fondazione Banco Farmaceutico in tutta Italia. In 13 anni, durante tale Giornata, sono stati raccolti oltre 3.050.000 farmaci, per un controvalore commerciale superiore ai 20 milioni di euro. “I dati sull’aumento della povertà sanitaria in Italia - afferma Paolo Gradnik, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Onlus - sono drammatici, con un incremento del 60% in 5 anni e il coinvolgimento di oltre 4, 8 milioni di persone”. “Di fronte ad una crisi economica che colpisce sempre di più famiglie ed anziani - continua Gradnik - siamo convinti che iniziative come la Giornata di Raccolta possano essere per tutti l’occasione di donare speranza a chi l’ha persa, con un gesto semplice come la donazione di un farmaco”.


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la quaresima: tempo di CamBiamento Non c’è realtà e non c’è un tempo che non porti con sé il bisogno di un cambiamento: nella società e nella chiesa, sul piano delle istituzioni come su quello dei singoli individui. A spingere verso nuove direzioni e alla ricerca di altre vie è l’esaurimento di ideali forti e di criteri di comportamento ritenuti validi e indispensabili fino a non molto tempo fa. È come se avvertissimo che è venuta meno una vera e propria visione del mondo e dei rapporti tra gli umani. Come fare per cambiare? O, ancor prima, è possibile cambiare? Per cambiare realmente qualcosa è anzitutto necessario valutarlo correttamente. Il semplice disagio avvertito non è sufficiente come pure non lo è il disporre di forti motivazioni. Quando a mancare è la chiarezza di analisi e di prospettiva, si corre il rischio di cambiare in peggio. Tutti siamo emotivamente a favore di un cambiamento. E tuttavia i soggetti di questa trasformazione dovrebbero essere sempre gli altri: nella comunità cristiana chi ne è a capo, nella società gli esponenti politici, nella famiglia i figli o i genitori a seconda dei punti di vista. Mancando una analisi seria, le difficoltà in cui ci dibattiamo trovano sempre una causa fuori di noi e più sono gravi più vengono riferite a persone che non di rado finiscono per essere etichettate come “mostri”. Ci si autoconvince così che l’ori-

gine del male è stata finalmente possibile cambiare ma si conti- dannata a vivere nella tranquilliindividuata: fuori di noi. E ci sco- nua a vivere perseguendo gli tà di Davide prima dell’incontro con il profeta Natan. priamo alla ricerca di eventuali scopi di sempre. Nel gergo politico questo va alle radici del male: è il viaggio mostri da eliminare. Questo tempo di grazia che ci sotto il nome di “riciclaggio” e in che l’itinerario quaresimale propone a sta davanti tutti noi. E viene ad queste annunciarci r a d i c i che le radici affondano del male prima che stanno più in in una istiprofondità. tuzione In 1 Sam nel cuore l’autore di ciascusacro narra no di noi. del re DaviTu sei de, prescelto quell’uoda Dio come mo, ripere d’Israele, terà Natan un uomo che a Davide. guida il Non è popolo di vitpossibile toria in vittooperare ria e che, tutuna astratavia, si zione che macchia delci consenl’omicidio di ta di tirarci un innocenf u o r i te. NonoIn onda tutte le domenica mattina addossanstante quesu Radio Potenza Centrale do ad altri sto reato egli il compito sembra vivere tranquillo benché il Signore quello della fede va sotto il della conversione. non approvi il suo operato. Sarà nome di “indisponibilità alla con- “Ho vissuto abbastanza per considerarmi complice del male che necessario un profeta - una versione”. voce esterna, quindi - perché Abbiamo bisogno di profezia sembra, ahimé, prevalere nel Davide prenda coscienza della perché siamo sempre tentati di mondo, e anche di questo che gravità del suo errore e cambi confondere i nostri progetti con mi può colpire alla cieca” l’intera esistenza. Solo una quelli di Dio e di continuare ad (Testamento di fr. Christian parola altra può farci vedere le usare la nostra angusta misura. de Chergè). cose così come stanno e non Abbiamo bisogno di ascoltare Infatti, prima di essere strutturaciò che il Signore ha da dirci le, il male è personale. Peccato come noi vorremmo fossero. Il pericolo che tutti corriamo è perché rischiamo di confondere non è mangiare il dolce in Quaproprio quello di valutare la real- il provvisorio con il definitivo. resima ma affermarci per quello tà per come essa ci sembra e Una comunità cristiana che non che in realtà non siamo. Peccanon per quella che è in effetti. In avverta il bisogno di mettersi to è vantare una autosufficienza una simile prospettiva non è alla scuola della Parola è con- di cui non disponiamo affatto. Prima che trasgressione di una legge, peccato è scambiare le parvenze per realtà o addirittura inventare una realtà che non esiste. Adamo vuol essere quel che egli non è (Dio) e tenta di eludere la necessità di convertirsi addossando la colpa su altri Don Bruno ha fatto una mirabile dere la verità. (Eva). sintesi della vita di San France- E proprio questa Chiesa in usci- Il carattere tragico di questo sco di Sales, richiamando anche ta si coniuga bene con la mirabi- meccanismo che finisce per la “Chiesa in uscita” di Papa le esistenza del Santo e la sua ridurre il reale all’apparente si Francesco. pietà, che venne definita appun- riflette anzitutto sul nostro rap“La chiesa in uscita è la comuni- to uscita di Chiesa e dal conven- porto con Dio. tà di discepoli missionari che to: San Francesco di Sales non Dio è reso piccolo bene che prendono l'iniziativa, che si coin- scrisse per prodursi, ma in risponde ai nostri bisogni. volgono, che accompagnano, quanto lo scrivere gli parve Un dio col quale intratteniamo che fruttificano, che festeggia- parte del suo ministero e tutta- rapporti di ordine mercantile, no”. via oggi quel che più ci interessa non improntati alla lode, alla La missione del giornalista è in è proprio nelle opere da lui riconoscenza o al ringraziamenprimo luogo quella di difendere lasciateci. to bensì alla richiesta continua v.c. di favori. E si finisce per dipenla fede, ed in secondo di difen-

un santo da imitare:

s. francesco di sales, patrono dei giornalisti La festa dei giornalisti cattolici lucani quest'anno è stata celebrata presso il centro salesiano di San Giovanni Bosco a Potenza da Don Bruno Bertolazzi, nel giorno della memoria di San Francesco di Sales, patrono di questi. Era presente una discreta frotta di giornalisti nostrani con a capo Edmondo Soave e la Prof.ssa Maria De Carlo, presidente regionale dell'Unione dei giornalisti cattolici.

dere dall’immagine che noi stessi ci siamo modellati di Dio. Lo stesso meccanismo si riflette nell’isolamento dal prossimo. Ci si dipinge un ideale di prossimo con il quale convivere e una controfigura di nemico dalla quale rifuggire. Si continua ad avvertire il disagio della situazione e si vuole cambiare, ma non si sa più da che cosa e per che cosa. Un annuncio, un segno e un impegno: racchiuderei così il senso di questo tempo di quaresima che ancora una volta ci apprestiamo ad accogliere dalla misericordia di Dio. Un annuncio anzitutto: Dio ha scelto di venirci incontro. È lui che ha accorciato la distanza che ci separa da lui. È questa la lieta notizia che risuona ancora una volta in questa assemblea. Ecco ora il momento favorevole... Dio ha scelto di ristabilire un’alleanza che più volte noi abbiamo infranto. È sempre così: tutte le volte che noi uomini infrangiamo la nostra comunione con lui, egli invece di abbandonarci stringe con noi un vincolo nuovo e più saldo che nulla potrà mai spezzare. E per fare questo Dio è giunto persino a trattare il Figlio da peccato, in nostro favore. Io valgo il dono del Figlio di Dio. Un segno: le ceneri. Prendere coscienza della nostra radicale condizione di povertà e di nullità che se riconosciuta, accolta e consegnata alla misericordia del Padre può riprendere vita nelle sue mani che ci hanno plasmato dal nulla. Dio, con il suo amore, è in grado di trarre vita nuova anche dalle nostre ceneri. L’impegno: lasciarsi riconciliare. Non aver timore di confessare la nostra distanza e di intraprendere quel cammino che ha inizio dalla testa per concludersi ai piedi del fratello. Dalla testa ai piedi: Il segno della cenere che tra poco riceveremo sul capo sta proprio a indicare il bisogno di cambiare modo di pensare. Bando all’esteriorità, all’ostentazione e all’apparire come criterio ultimo. In guardia dalla teatralità di gesti e di riti. E non temere di stare ai piedi dell’altro come accadrà nella lavanda dei piedi. padre antonio savone


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la diga di senise ha trent’anni 500 milioni di metri cubi di acqua che dissetano la puglia e non solo Con un po’ di enfasi e la dose di retorica che accompagna questo tipo di avvenimenti, si è celebrato a Senise nei giorni scorsi il trentennale della cosiddetta presa del tappo. Una rievocazione in piena regola, che, con un richiamo storico un po’ ardito, celebra il ratto del tappo, la requisizione del fondello d’acciaio di oltre tre metri di diametro che doveva servire per chiudere per sempre il corso del fiume Sinni e permettere alle sue acque di riempire il grande invaso di Monte Cotugno, meglio conosciuto come “diga di Senise”. Una massa d’acqua enorme che a regime conta 500

milioni di metri cubi di acqua e che disseta la puglia e non solo. La mattina del 6 marzo del 1984 alcuni cittadini di Senise, insieme al sindaco dell’epoca, che era il battagliero compagno Pietro Policicchio, caricarono il tappo su un camion e lo portarono in piazza Vittorio Emanuele, la piazza principale del paese. Rimase lì per tre mesi, durante i quali si alternarono manifestazioni, occupazioni studentesche e iniziative popolari di vario genere. Quell’enorme arnese idraulico divenne suo malgrado il simbolo di una rivolta, la contestazione di un popolo che si sentiva deluso e tradito

Si è svolto nei scorsi giorni al Sestriere la 66^ Edizione dei Campionati Sciistici delle Truppe Alpine (CaSta). Dopo 44 anni l'evento è nuovamente nel comprensorio della via Lattea, già teatro delle olimpiadi invernali 2006. Cinque le giornate di gare a cui vi hanno partecipato 1.000 militari di cui 200 appartenenti a 15 nazioni e s t e r e (Afghanis t a n , Austria, Bulgaria, Francia, Gran Bretagna, Germ a n i a , Libano, Macedonia, O m a n , Romania, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Ungheria). Oltre alla disciplina di slalom e a quelle più prettamente militari gli atleti si sono affrontati anche nel trasporto feriti e ricerca di persone travolte da valanghe. Il Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana è stato rappresentato da tredici atlete provenienti dall'intero territorio nazionale di cui tre Lucane S.lla Pasqualina Sarli, S.lla Anna Bur-

perché dopo circa 15 anni di benessere si vedeva ripiombare nell’abbandono. Il fatto è che i terreni che finirono sotto le acque del Sinni erano i migliori. I giardini di Senise, la conca d’oro del periodo fascista, la culla del famoso peperone rosso, tipico della tradizione contadina di questo paese. E i senisesi chiedevano al governo centrale quella che in quegli anni sembrava essere l’unica via di emancipazione economica di un territorio. Le industrie. A distanza di trent’anni, però, il senisese rimane l’area più povera della Basilicata, già povera di suo, e l’area industriale poco più

di un’appendice commerciale del centro urbano. Cosa rimane allora? Rimane la via della valorizzazione ambientale dell’invaso e del territorio circostante. A breve sulle sponde nascerà il macroattrattore che dovrà raccontare, fra proiezioni spettacolari e navi che si muovono sull’immensa piscina del proscenio, lo sbarco dei greci in occidente. Qualcuno dice già che si tratta di una forzatura storica, ma si sa che la storia a volte è solo uno specchio per raccontare la propria verità, spesso deformata, sulla realtà contemporanea. Quel che importa è che l’invaso di Monte

alla 66° edizione del Casta due infermiere volontarie della Cri lucana sul podio Questa la classifica con 1° S.lla Maria BORTOLOTTI Isp. Provincia Autonoma di Trento 2° S.lla Morena NEBBIOLO Isp. Prov.le di Asti66 3° S.lla Maria Enrica SERGIANO Isp. Prov.Le di Potenza Il secondo appuntamento invece al Sestriere dove il tempo non ha dato tregua agli atleti e le gare si sono svolte sotto una intensa nevicata che ha reso davvero difficoltose le prestazioni sportive, creando anche qualche problema tecnico alle nostre atlete. Nella gara di slalom gigante sulla pista Standard con 30 porte le Infermiere Volontarie si sono così classificate:

taccio (è stata anche la portabandiera) e S.lla Erica Sergiano che si sono cimentate nelle discipline di slalom gigante e sci di fondo. Il primo appuntamento sportivo per le atlete è stato con le gare di sci di fondo in località Pragelato.

Cotugno da gioiello di ingegneria idraulica è diventato un lago, quasi naturale, destinato ad attrarre i turisti facendo sistema fra la costa jonica e le bellezze del Pollino, dal momento che la sua sagoma segna i confini del Parco nella parte orientale. Eh già. Quando si dice l’imprevedibile destino di un fiume. Il Sinni avrebbe dovuto dare la sua acqua in cambio delle industrie, che molto probabilmente lo avrebbero inquinato. E invece eccolo lì, a riprendersi il suo ruolo di protagonista sul fronte del Parco. franco addolorato

1° S.lla Eleonora CARIOGGIA Ispettorato II.VV. di Torino tempo 1' 28" 2° S.lla Pasqualina SARLI Ispettorato II. VV. di Potenza tempo 1' 37" 3° S.lla Maria BORTOLOTTI Ispettorato II. VV. Prov. Aut. di Trento tempo 1' 44". Grande la soddisfazione espressa dall’Ispettrice Regionale delle Infermiere Volontarie, S.lla Pasqua Camporeale, nell’apprendere il risultato raggiunto dalle volontarie. Rimarcando come ancora una volta il Corpo delle Infermiere Volontarie della CRI di Basilicata sia sempre presente a tutte le manifestazioni sia in queste sportive ma soprattutto all’interno di missioni umanitarie in Italia ed all’estero che le vedono impiegate, e nelle attività giornaliera di assistenza prestate su tutto il territorio regionale. marco bellezza


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i politiCi e CiCerone Gli individui che hanno raggiunto grandi risultati sia in politica sia in filosofia sono più rari dei campioni di pallacanestro e di calcio. Marco Tullio Cicerone dovrebbe avere un posto d’onore in qualsivoglia lista di “superstar” della politica e della filosofia. Cicerone sosteneva, seguendo Aristotele, che l’eccellenza morale è questione di prassi e gli pareva dunque evidente che il campo più importante di tale prassi fosse il governo dello Stato. I filosofi, diceva, mettono in circolo teorie sulla giustizia, la decenza, il ritegno, la fortezza, ma gli uomini di Stato sono coloro che devono in realtà mettere in atto le condizioni per far crescere le virtù necessarie perché una gestione politica funzioni bene. L’ideale di uomo di Stato di Cicerone è quello di un uomo le cui azioni sono illuminate dalla filosofia, dalla quale egli trae una teoria etica e politica. Nell’ultima età repubblicana di Roma, come accade anche oggi, molti dei cittadini più capaci decidevano di non entrare

nella vita pubblica, a causa del disgusto verso la condizione della politica o del desiderio di trarre vantaggi personali. Cicerone non discusse mai con coloro che reclamavano che la politica romana fosse piena di personaggi corrotti, ma sostenne: «Quale più alta ragione può avere un uomo coraggioso e aperto di mente per entrare in politica rispetto alla determinazione di non mettere la stessa politica nelle mani di un uomo debole, per non permettere che lo Stato venga sfigurato da persone simili?». La vita di un politico è compatibile con una vita privata soddisfacente? Nel caso di Cicerone pare di sì, perché le delusioni della sua vita personale erano simili a quelle che chiunque potrebbe sperimentare. In una lettera all’amico Attico, Cicerone lamenta la sua solitudine, nonostante la vita pubblica: «...Mio fratello è lontano e dove sei tu?...». Ciò che ricorda uno dei famosi detti di Herry Truman: «Se vuoi un amico a Washington, prenditi un cane!».

dopo l’adesione del pd al pse ci si aspetta, anche in Basilicata, una reazione dei

demoCratiCi Cristiani traditi

Il Pd con la scelta in Europa del Pse è uscito dall’ambiguità. Ha messo fine all’equivoco su cui si è poggiato sin dalla sua nascita nel 2007, tradendo gli amici democristiani della Margherita che avevano posto come condizione per il loro ingresso la non adesione al Pse. E se questa scelta sembra accontentare tutti gli aderenti al Pd, sono sicuro che tanti democristiani non vorranno morire socialisti. Anche in Basilicata, come in Italia, si aprono nuovi spazi per costruire, nell’attuale sistema bipolare, un centrodestra moderno ed europeo, un’area fortemente radicata nei valori e nella tradizione del popolarismo sturziano. È un’occasione a cui non possono e non devono sottrarsi quanti s’ispirano alla dottrina sociale, che è l’ unico modello politico,

vincente sulla storia, che ha portato democrazia e benessere, nonostante i tradimenti di quanti l’hanno rappresentata. L’ingresso del Partito Democratico nel Pse costringe i post democristiani e chi non crede nella socialdemocrazia nella cultura socialista, a fare una scelta da un modo di intendere e di fare politica ben lontana da quelle del popolarismo italiano. I cattolici lucani sono pronti a rilanciare e a ricostruire una casa comune con chi si richiamano agli stessi valori? Lo vedremo già dalle prossime elezioni europee e dalle amministrative che interessano 52 comuni della regione tra cui la città capoluogo Potenza, se saranno in grado di presentarsi sotto un’unica bandiera. v. g.

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la coerenza e la responsabilità in un gesto del sen. di maggio

Durante la sua carriera Cicerone ha sofferto delle stesse preoccupazioni che oggi tengono i ragazzi più onesti lontani dalla politica: tradirò i miei principi nel momento in cui cercherò di ottenere e mantenere un ruolo pubblico? Egli lottò costantemente con i “se”, i “quando”, i “come” e, seguendo Aristotele, affermava che l’uomo di Stato deve agire nel’ambito di quel che è possibile, cercando il meglio ma mettendo in conto il peggio. Cicerone non abbandonò mai i suoi sforzi di preservare i principi democratici dalla dittatura da una parte e dalla legge di massa dall’altra. E fece tutto questo con grande rischio personale. Preparazione filosofica e passione politica raramente si coniugano e si esaltano, come accadde nell’oratore romano. Mentre nelle nostre società molti, soprattutto giovani, si allontanano dall’impegno politico, ecco forse un esempio da cui imparare. n. c.

il valore di una stretta di mano

In Basilicata ancora c’è gente che tiene fede alla parola data. È il caso del Senatore On. Tito di Maggio, il quale, candidatosi a Presidente del Centro-Destra per le ultime elezioni regionali, constatato che il suo doppio incarico, sia come senatore che come consigliere regionale, non poteva arrecare un dignitoso beneficio al bene comune della Lucania, ha optato di rassegnare le proprie dimissioni dall’incarico di consigliere regionale a favore del primo dei non eletti, avv. Aurelio Pace. È stato un atto di grande responsabilità e di profonda generosità, in un momento particolarmente c ritico della politica italiana, in cui prevalgono interessi di parte, favoritismi personali, corruzione, etc. Tito di Maggio, materano d’eccellenza, persona seria ed

equilibrata, uomo che porterà avanti nelle istituzioni in cui opera i veri valori della dottrina cristiana, lo ha dimostrato, con questo coraggioso atto di umiltà e di servizio civico. Noi come Circolo culturale dei Liberi e Forti di Basilicata non possiamo che esprimere una nota di merito per questo significativo gesto della politica lucana. Ancora in Basilicata possiamo dire che ci sono politici autentici, onesti, anche se ultimamente la crisi dei valori ha coinvolto in primis proprio la classe dirigente lucana a tutti i livelli. giuseppe domenico nigro

la grande Bellezza dell’ideologia La bellezza dell’ideologia. La bellezza di avere un’ idea. Di vederla nascere, sbocciare. Si, è esattamente come un fiore. Nasce da un seme, l’annaffi, comincia a crescere e poi ... poi sboccia. Diventa bellissimo: profumato, liscio, colorato. Un fiore in attesa di essere raccolto. La differenza è che il fiore muore; l’idea, se ben annaffiata, non muore mai. Bisogna averne cura, ogni giorno. Bisogna portarla sempre con se, come un cieco porta sempre con se il bastone. Accarezzarla, come una madre dovrebbe, almeno una volta al giorno, accarezzare suo figlio e suo marito. Difenderla, mai nasconderla. Credere nella sua validità e avere fiducia in lei perché lei ha fiducia in te. Bisogna gridarla al mondo intero, così che il mondo risponda. Nel mio paese, credo come in tutte le piccole realtà, di idee ne sono rimaste poche se non pochissime. Mi viene in mente la messa in “scena delle elezioni”. Potrei chiamarla diversamente, ”periodo”, “situazione” ma messa in scena rende meglio l’idea. Mi riferisco ai programmi, ai comizi poveri di ideologia. È vero: nei programmi sono

importanti i fatti e la concretezza, ma si somigliano tutti. Si inverte l’ordine ma ... il risultato non cambia! Allora bisogna metterci ideologia e passione ... un perfetto mix. Oh ... è così bella e romantica l’ideologia. Conviene anche ai politici! Si sa, infatti, che nel mondo la popolazione femminile è superiore a quella maschile. E si sa anche che (tralasciando le zitelle acide, e le ciniche, zitelle e non) le donne sono più romantiche degli uomini, tralasciando i gay (certo, anche tra loro ci sarà qualche zitella acida e qualche cinico) e i mammoni romanticoni. Ergo se nei banali, ripetitivi, scontati programmi ci fosse un po’ di ideologia, romanticismo e passione, le donne romantiche, i gay e i mammoni, sicuramente darebbero il loro consenso Nel mio paese tu, cittadino hai degli ideali, sei considerato, o troppo giovane - con il passare del tempo capirai e anche tu ti comporterai tutti - o semplicemente un illuso - con le favole non si va da nessuna parte-. Non sono favole ma basi democratiche. Basi necessarie per poter crescere ed essere liberi. Senza idee non c’è evoluzione

né tecnica, né mentale. Oggi abbiamo tutti gli strumenti per essere liberi, mille modi per essere informati: giornali, sia cartacei che multimediali, internet, televisione, blog, radio, social network. Siamo liberi di scrivere libri e di leggerli (tutti). Liberi di ascoltare la musica che volgiamo e di esprimerci attraverso le nostre passioni. Potremmo essere così liberi ma impediamo a noi stessi di esserlo ... è comico.! Perché lo facciamo?! Per molti credo sia più facile e comodo così. Altri credo non siano stati affatto educati alla libertà. Alcuni forse hanno paura. La maggior parte considera tutto quello che hanno una banalità, qualcosa di ovvio e scontato. Meravigliamoci ogni giorno di quello che abbiamo. Facciamo in modo di avere sempre di più, non accontentiamoci. Lottiamo per noi, all’insegna della nostra ideologia. Prendiamoci cura delle nostre idee, difendiamole ed esponiamole soprattutto; facciamolo con convinzione, sicurezza, contenuti, concretezza e un pizzico di passione e romanticismo che non guastano mai. maria iacovino


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potenza frantumata è l’opinione dei gruppi d’opposizione al Comune di potenza A pochi mesi dalle elezioni amministrative, abbiamo sentito la necessità di manifestare, alla intera comunità cittadina, alcune riflessioni. In questi anni di impegno in Consiglio Comunale, rispettosi del ruolo che l’elettorato ci ha assegnato, abbiamo verificato la frantumazione della comunità cittadina, che non trova elementi di sintesi su cui ricompattarsi. La debolezza della politica e dei suoi processi, sempre meno partecipati e frutto di fatue selezioni che si risolvono in imposizioni di nomi ma non di obiettivi, rende quanto mai necessaria una assunzione di responsabilità collettiva e personale. La comunità non può sentirsi estranea al destino della sua città. Necessita una collettiva assunzione di responsabilità che permetta di ripensarne il ruolo ed indirizzare l’azione amministrativa al suo sviluppo, fuori da logiche clientelari. Occorre superare vecchi steccati o ideologiche appartenenze,

oggi anacronistiche, che nel migliore dei casi nascondono pochezza di pensiero se non sacche di relazioni corte e familistiche. Chiediamo alla comunità di manifestare quel pensiero per troppo tempo taciuto, di ritrovare l’interesse a confrontarsi e discutere, partendo dalle questioni che affliggono la città e che stanno diventando vere emergenze. Sono sotto gli occhi di tutti le continue chiusure di direzioni ed uffici, le abdicazioni e l’abbandono della città e finanche della Regione da parte di amministrazioni, enti, organismi, mentre emergono richieste di delocalizzazioni che di fatto sminuiscono quello che ne era il ruolo e la funzione. Non si possono eludere le inefficienze della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, del costosissimo ed inutilizzato sistema del trasporto pubblico, del debito che impropriamente viene definito storico ma che di fatto aumenta, di una struttura ammi-

nistrativa malamente organizzata, di una povertà che attanaglia strati sociali una volta agiati, di una classe imprenditoriale costretta alla resa di fronte alla crisi ed alla ingordigia di una tassazione che pare non finire mai. Continuare a trincerarsi dietro schieramenti che si sciolgono come neve, alla vista di convergenti interessi personali, non utili alla città, a noi pare sterile. Per questo abbiamo deciso di formulare questo invito, appellandoci a tutte le forze vive della città, all’associazionismo laico e cattolico, al mondo professionale e imprenditoriale affinché, senza steccati, si facciano partecipi di un destino che non può essere delegato a chi non ha visioni e obiettivi alti. È questo ed ora, il momento dell’impegno! salvatore lacerra giuseppe molinari fernando picerno antonino imbesi

naturarte Basilicata l’evento che si è tenuto l’estate scorsa e che ha interessato tutti e quattro i parchi Evento che si è snodato su ben 14 week end che hanno coperto in pratica tutta l’estate, e che hanno attraversato i luoghi più significativi delle nostre aree protette, seguendo la formula del trekking per grandi eventi. In pratica si è trattato di una serie di concerti ed eventi culturali che hanno visto intervenire uomini di cultura del calibro di Massimo Cacciari e Erri De Luca, musicisti come Gianni Coscia e mostri sacri della musica pop italiana come Edoardo Bennato. La formula comprendeva anche altro: visite guidate, escursioni, laboratori ed eventi enogastronomici. Il tutto per valorizzare i luoghi dei parchi e sperimentare una forma di attrazione turistica nuova per la nostra regione. Nel corso dell’incontro della settimana scorsa sono stati presentati i risultati,

raccolti in un filmato, e nel numero speciale della rivista Turismo Culturale, interamente dedicato alla Basilicata e agli eventi di NaturArte. Tutti positivi i giudizi sul progetto. I presidenti dei Parchi e l’assessore all’ambiente Aldo Berlinguer non hanno nascosto la soddisfazione per i risultati raggiunti nelle varie tappe del viaggio, e tutti hanno manifestato la necessità di dare seguito all’iniziativa, riproponendola per la prossima estate. Lo hanno detto i presidenti dei due parchi regionali, Rocco Lombardi, del Parco Gallipoli Cognato, e Pierfrancesco Pellecchia, presidente del Parco della Murgia Materana. Dello stesso avviso, poi, si sono dimostrati i due presidenti dei Parchi Nazionali, Domenico Pappaterra, presidente del Parco del Pol-

lino, e Domenico Totaro, presidente del Parco dell’Appennino lucano. E sembra esserne convinto anche l’assessore Berlinguer, che ha proposto il modello del trekking culturale e naturalistico come antidoto al processo di massificazione culturale che imperversa nella nostra società. Dunque per tutti la seconda edizione di NaturArte s’ha da fare. L’unico problema è che siamo a marzo e l’anno scorso il primo evento si tenne già il 14 giugno. Se si intende ripetere lo stesso cliché dei week end estivi, tutti impegnati per concerti e iniziative varie en plain air, fra il verde del bosco Maglie o sulle cime del Pollino, bisogna far presto. I tour operator stanno già preparando i pacchetti di offerte turistiche per l’estate e la competizione è molto alta, anche se i

da radio potenza Centrale: il fronte del parCo

i rifiuti nei parchi

Parchi e rifiuti, un binomio che dovrebbe essere una contraddizione di termini, a rigor di logica. E invece, purtroppo, non sempre è così. Basta dare uno sguardo alla situazione della raccolta differenziata nei comuni dei parchi. Sentiamo spesso dire che non c’è Parco senza qualità dell’ambiente. Un’affermazione che sembra una scontata ovvietà dal momento che dovrebbe essere chiaro a tutti il fatto che un comune che accetta di inserire il proprio territorio, in parte o in toto all’interno del perimetro di un’area protetta dovrebbe avere una vocazione intrinseca alle buone pratiche del rispetto della natura. e tra le buone pratiche quella della raccolta dei rifiuti, è una delle più importanti, una pratica tra l’altro, che ha un duplice valore oltre che un duplice scopo. Da un lato contribuisce in maniera significativa a ridurre l’impatto delle attività dell’uomo sulla natura. I rifiuti non differenziati e non riciclati vanno smaltiti negli inceneritori e nelle discariche, e questo ha un grande impatto sull’ambiente circostante e, via via, sull’ecosistema e sulla salute dell’intero pianeta. Ma se questo non basta c’è un altro aspetto che riguarda lo smaltimento dei rifiuti, e questo sicuramente meno nobile del primo ma molto più efficace. Differenziare significa risparmiare. Se i rifiuti conferiti in discarica diminuiscono anche le casse dei comuni prendono fiato e di conseguenza pagano meno anche i cittadini. Insomma la differenziata è una pratica non solo ecosostenibile ma anche economicamente vantaggiosa. E proprio nei parchi questa opportunità dovrebbe essere meglio sfruttata. Infatti da sempre Parco significa innanzitutto salvaguardia della natura, tutela del patrimonio naturale, ma non solo di quello. Significa anche salvaguardia dell’ambiente in senso lato, inteso come ambiente di vita, come luogo in cui uomo e natura convivono. Insomma i nostri paesi e i nostri quartieri. E invece tutto questo sembra proprio non essere scontato. I dati forniti da Legambiente Basilicata sulla differenziata nei Parchi sono impietosi. Prendendo a riferimento l’anno 2012 si registra il 26, 10% nel Parco Regionale delle Chiese Rupestri del Materano, il 22, 60% nel Parco Nazionale del Pollino, il 22, 51% nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano e solo l’1, 16% nel parco Regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane. Dati che sono ben lontani da quel 65% previsto dalla legge appunto per il 2012. Qualcosa, dunque, non funziona. Fermo restando che la raccolta dei rifiuti spetta ai comuni e non agli enti parco, è chiaro che un modo per spronare le amministrazioni a migliorare la differenziata va trovato. Magari inventando criteri di premialità che hanno ricadute su altri aspetti, o coadiuvando e spronando i comuni nelle azioni di formazione e divulgazione delle buone pratiche nella raccolta dei rifiuti. I modi non mancano, ma bisogna far presto perché i numeri sono davvero poco incoraggianti. franco addolorato

numeri dei turisti, come abbiamo detto già negli scorsi appuntamenti, è in costante crescita. Ciò che potrebbe risentirne è la qualità dell’offerta. Chi ha già visto la prima si aspetta di più dalla prossima edizione. Attendiamo, quindi, novità per i prossimi giorni. Noi, come al solito, saremo sempre attenti a ciò che succede e a ciò che si muove sul fronte del parco. f.a.


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Confcommercio di potenza: una storia infinita lettera aperta di antonino pidatella Illustri Presidenti, rubo qualche minuto del vostro prezioso tempo e lavoro per mettervi a conoscenza della sconcertante situazione nella quale mi sono venuto a trovare dopo trent’anni dedicati alla FNAARC. Nel lontano 1984, poiché la federazione era assente su Potenza e provincia, su sollecitazione del presidente della Confcommercio, alla quale ero già iscritto, fui inviato a contattare l’allora presidente Ugo VOLPI, ed il direttore GATTELLI, per ottenere l’assenso alla costituzione del sindacato in loco. Lunghe trattative, incontri, viaggi a Roma per sollecitare il presidente della Confcommercio Colucci ad intervenire, hanno fatto sì che nell’anno 1986, alla presenza del V.P. nazionale Cascone Lino, inviato a presiedere da Volpi, si convocasse e si svolgesse l’assemblea elettiva per formalizzare l’apertura della sede provinciale della FNAARC. Non accettai la presidenza, perché fortemente impegnato col lavoro, e, d’accordo con i colleghi, assolsi All’incarico di V.P. Vicario fino ad agosto del 1995 allorché, deceduto precocemente il presidente Giuseppe Napoli, all’unanimità venni eletto presidente (contemporaneamente occupavo l’incarico di V.P. Amministrativo in CONFCOMMERCIO, ereditato nel 1994 con un miliardo ottocento trenta milioni di debiti e lasciato a luglio 1997 con soli trecento milioni di scoperto!!). Non ottenendo più, dai nuovi dirigenti eletti, il contributo per ogni agente iscritto, come da statuto della Confcommercio, ma pressato dall’insistente richiesta di contribuire a tutte le spese per poter usufruire della sede e del contributo dei dipendenti, il mio consiglio direttivo decise di fittare un appartamento dove potere operare indipendentemente (anno 2001). All’inaugurazione, 3 giugno 2001, presenziarono il dott. Luigi Strazzella, il componente di giunta Beretta ed, il presidente dei sindaci dell'Enasarco Sergio Mercuri. Poco tempo dopo la Confcommercio prov. di Potenza fu dichiarata decaduta da Roma e

da lì è cominciato il mio calvario perché costantemente incalzato da presidenti di categoria, da associati ed dai dipendenti, quattro, che si erano trovati senza lavoro, che chiedevano di intervenire sul Presidente Billè per ricomporre la compagine sulla provincia. L’anno 2003 fui contattato dal sig. Guido ARZANO, componente della giunta nazionale della Confcommercio, delegato dal presidente Billè, e assieme agli altri presidenti di categoria, da me convocati, ed imprenditori locali molto importanti, tutti soci fondatori, ci recammo dal notaio DILIZIA e formalizzammo la Nuova Confcommercio prov. di Potenza che, entro sessanta giorni dal rogito, doveva convocare l’assemblea elettiva. Per cinque anni il sig. ARZANO, che aveva ricevuto cinquecentomila euro per rifondare l’associazione da Billè, si è reso irreperibile mandando a Potenza un giovane laureato, dott. Domenico Napoli, con mansioni di direttore organizzativo (primo incarico e senza nessuna esperienza lavorativa!) Tutte le organizzazioni territoriali, ed i loro presidenti, non potevano accedere in associazione, e né potevano avere contatti col personale, quello licenziato che ero riuscito a fare riassumere, quando lui era assente o fuori dall’associazione! Questo suo modo comportamentale ci indispettì e, con una sottoscrizione di tutti i presidenti di categoria, chiedemmo un incontro urgente col sig. ARZANO che, solo nel mese di marzo 2008, riuscimmo ad ottenere. In quell’occasione chiedemmo espressamente la convocazione dell’assemblea elettiva e, tutti concordi, chiedemmo di presentare la nostra lista di trenta soci, della quale ero capolista con incarico di Presidente. Poche giorni dopo venni contattato telefonicamente dal nostro presidente CORSI che, senza preamboli, mi chiese espressamente di farmi da parte, garantendomi, di contro, l’incarico di V.P. Vicario, poiché c’erano pressioni politiche, da parte di Forza Italia, gradite ad ARZANO ed ai dirigenti nazionali, per l’elezione di un certo Fausto De Mare, consigliere comunale nel comune di Moliterno.

Replicai che il personaggio non era conosciuto nell’ambiente, perché impresa edile e non commerciante, che non era mai stato iscritto alla Confcommercio e che, se interessato a ricoprire il ruolo di presidente, poteva entrare in competizione con una sua lista, fermo restando che lo statuto prevedeva l’iscrizione all’associazione almeno da tre anni. Il 14 luglio 2008, senza nessuna convocazione e pubblicazione per l’assemblea elettiva, in una saletta del Motel Agip di Potenza, alla presenza del delegato ARZANO, del dott. Napoli e di due impiegati dell’associazione, trentacinque non iscritti alla Confcommercio hanno eletto Presidente il Fausto De Mare, alla data anch’egli non ancora iscritto. Il 16 luglio, tutti noi presidenti di categoria, facemmo ricorso al Tribunale di Potenza denunciando l’illecito che si era consumato a danno della Confcommercio. Fu sospeso dall’incarico ed è in attesa di giudizio finale ma, nei pochi mesi di gestione, ha dissipato oltre seicentomila euro ed ha licenziato il personale che io avevo fatto riassumere da Guido Arzano. Mi rivolsi, credendo di ottenere conforto ed aiuto, al presidente CORSI dal quale, invece, fui aggredito perché non avevo dato ascolto alla sua richiesta di mettermi da parte e ciò gli aveva comportato problemi con ARZANO, suo collega in giunta. Fino ad ottobre 2012, quando è stata indetta l’assemblea elettiva, si sono succeduti due delegati, designati da Sangalli che hanno solo fatto ordinaria amministrazione, nessuna attività, e creato debiti, distruggendo tutto il lavoro che avevamo fatto nel tempo noi presidenti di categoria. In occasione dell’assemblea elettiva, tenutasi il giorno 8 ottobre 2012, alla presenza del funzionario SPINELLI, inviato da Roma, contravvenendo agli accordi che prevedevano che avessero diritto al voto solo i soci in regola col pagamento della quota al 30 giugno 2012, il sig. Fausto De Mare, con la sua lista e con quattro soci non iscritti, in quanto non in regola con la quota associativa al

30/06/2012, facendo del mercimonio apertamente (distribuiva soldi a quelli che venivano portati dai suoi uomini a votare) chiedeva che venisse applicata la verifica poteri per farli accedere al voto e gli affidava anche una delega, come previsto dagli accordi. Sborsando più di seimila euro ha vinto per soli trenta voti in più di quelli da me ottenuti democraticamente. Il verbale di assemblea, redatto dal presidente dell’assemblea Angelo Tortorelli, presidente della Confcommercio di Matera, e sottoscritto anche dal Sig. Spinelli, mettendo in risalto le irregolarità delle liste, anche la mia (cosa molto strana perché è stata vagliata attentamente anche dal suo direttore di Matera prima della presentazione alla competizione), dichiarava nulla l’assemblea elettiva. Ancora oggi non so quale irregolarità presentava la mia lista! Roma ha ricevuto decine di ricorsi da parte di tanti soci ma, ancora oggi, nessuno ha destituito dall’incarico di presidente il Fausto De Mare. Sono piovute disdette a caterva, tanto da dover licenziare tutto il personale, che lui stesso aveva assunto al posto degli storici dipendenti che io avevo fatto riassumere, e tenere chiusa la sede. Però un provvedimento, subito dopo l’insediamento, è stato preso dal Fausto De Mare e dal consiglio direttivo: la mia radiazione dalla Confcommercio perché ricorrente in tribunale avverso all’elezione fallocca di Fausto De Mare nel luglio del 2008. "L'importante non è vincere, ma evitare che vinca un altro". Ed il mio presidente Corsi? Non ricoprendo più l’incarico di consigliere nazionale in FNAARC, dopo dodici anni, e non essendo in regola coi contrin, sollecitato dalla Confcommercio di Potenza, del presidente Fausto De Mare, dopo la radiazione, il mio presidente Corsi, sempre più subdolo alla Confcommercio Roma (leggi Sangalli) ha dato mandato a Vittorio Mori di Napoli di venire a Potenza per creare un nuova FNAARC prov. di Potenza. Ma, allora, io che sono stato rieletto a marzo del 2011 chi rappresento??

Forse siamo due FNAARC sul territorio, in quanto non ho ancora ricevuto revoca del mandato e del logo!! (Aaah Strazzella quanto ci manchi!!!) Ma lo statuto FNAARC non recita, forse, che noi aderiamo alla Confcommercio ma, che, possiamo anche stare distaccati da essa come sede?? E perché mai, dopo anni di onorata militanza in ambedue le organizzazioni, debbo subire l’onta della radiazione da colui che, ancora una volta, è stato eletto illegittimamente da non iscritti pagati e presentati la mattina delle votazioni alla verifica poteri??? E non è finita: sta associando agenti, facendo pagare CINQUE euro di quota associativa, perché a maggio ci sarà il rinnovo delle cariche alla CCIAA di Potenza e sta puntando al rinnovo nel consiglio (e forse alla Presidenza!!) dimostrando di avere un buon numero di iscritti. E le quote dovute dalla Confcommercio per gli iscritti agenti di commercio, per troppi anni mai risarcite e riconosciute a me, non fanno testo per essere protetto

dal

presidente

CORSI??? Non è polemica, e nemmeno rivendicazione risentita la mia, ma vi faccio fare una sola considerazione:quando eleggemmo presidente nazionale Adalberto CORSI gli consegnammo un portafoglio iscritti all’associazione di novantamila e più soci che oggi, stando al bilancio consuntivo ultimo ricevuto, sono diventati DICIASSETTEMILA!!! Forse per l’eccessiva politica filo-confcommercio??? Se pensa di recuperare soci pugnalando, per disperazione, chi ha sempre lavorato e lo ha sempre supportato, ma che lo ha contraddetto per amore della categoria che rappresentava nel tentativo di proteggerla da tutte le clausole vessatorie che voi ben conoscete, subendo anche danni all’immagine quando ho tentato di dare massima attenzione alla fase sindacale, ha imboccato la strada della distruzione della confederazione. Cordialmente. antonino pidatella


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padre alex zanotelli a lagonegro “Fate una politica giusta e pulita nei vostri piccoli comuni, la vostra terra è un dono di Dio, un paradiso terrestre” Si è svolto a Lagonegro, al cinema Iris, un incontro con Padre Alex Zanotelli perno importante dell'ordine missionario dei Comboniani di Verona. Soltanto pochi conoscono la vita di questo grande uomo. Come missionario comboniano partì per il Sudan meridionale, martoriato dalla guerra civile, dove rimase otto anni. Fu allontanato dal governo a causa della sua solidarietà con il popolo Nuba e della coraggiosa testimonianza cristiana. Le sue prediche erano di fuoco: denunciava le ingiustizie e metteva sotto accusa i responsabili del governo e dell’amministrazione corrotti, che intascavano i fondi destinati per lo sviluppo, sia locali sia provenienti da aiuti internazionali. Il suo obiettivo era applicare il Vangelo alla realtà storica in cui viveva: la sua formazione statunitense applicata agli schemi di corruzione africana. Fino al 2001 Zanotelli rimase a Korogocho, una delle baraccopoli che attorniano Nairobi, la capitale del Kenya. Ha dato vita a piccole comunità cristiane, ma anche ad una cooperativa che si occupa del recupero di rifiuti e dà lavoro a numerosi baraccati; ha propiziato la nascita di Udada, una comunità di ex prostitute che aiuta le donne che vogliono uscire dal giro e, nello stesso tempo, si è battuto per le riforme

che riguardano la distribuzione della terra, uno dei temi-chiave della politica keniana. Il degrado umano a Korogocho è spaventoso. Proprio a Korogocho una sua frase: “Forse Dio è malato” divenne il titolo del libro sull'africa di Walter Veltroni, che da ex segretario dei Ds, all’inizio del 2000, si recò in visita a Korogocho (unico leader politico che ha visitato la città oltre a Jesse Jackson il reverendo nero democratico statunitense). I mali di Dio, a Korogocho, si chiamano Aids, fame, prostituzione, droga, alcolismo, violenza. Attualmente vive nel quartiere Sanità di Napoli, uno dei simboli del degrado sociale, ma anche della possibilità di rinascita, del nostro Paese. In un contesto diverso, come a Korogocho, ha un solo obiettivo di fondo: “Aiutare la gente a rialzarsi, a riacquistare fiducia”. Gli argomenti trattati a Lagonegro da questo piccolo, grande uomo, trattavano i beni materiali, dibattito ampiamente chiarito nel suo nuovo libro “Il gran sogno di Dio”, un piccolo vademecum, tascabile, da portare sempre con sé per riflettere e ragionare un po' di più sulle vicende della vita che ogni giorno si svolgono sotto i nostri occhi ma che ciecamente facciamo finta di non vedere, un po' come la parabola del buon

samaritano. Il suo impegno per salvaguardare l'ambiente, habitat naturale ed obbligatorio per poter salvaguardare noi stessi, la nostra salute, il nostro futuro e quello che verrà per i nostri figli. Per quanto il libro sia permeato dalla religiosità di Alex Zanotelli - e del resto non potrebbe essere diversamente - questo straordinario missionario comboniano non rimane mai su un livello teologico, ma scende fra gli uomini con esempi pratici, dando all’opera un senso di concretezza senza il quale potrebbe sembrare solo il frutto di un chimerico ideale. Argomenti crudelmente esposti, con la veemenza che contraddistingue Padre Alex, buttando fuori tutte le paure e le eventuali soluzioni che anche nel nostro piccolo, nella nostra piccola comunità lagonegrese, si potrebbero attuare per poter avere una vita più decorosa, eguale, equilibrata. Peccato che il messaggio trasmesso non sia arrivato a buon fine a tutta la comunità lucana. La vergognosa assenza delle istituzioni, l'assenteismo dei lagonegresi soprattutto dei giovani, basta a far capire quanto sia davvero poco preoccupato, interessato il nostro paese a queste fragili e preziose tematiche che ci riguardano da vicino. Quaranta persone, forse anche meno, all'interno di un cinema

che può contenerne all'incirca 350, di anime. Prendendo spunto da un suo lavoro, Korogocho appunto, viene da pensare che Nairobi non sia poi così lontana dalla nostra regione. “Non aspettiamoci miracoli da Dio, il silenzio di Dio significa che dobbiamo essere noi artefi-

ci del cambiamento” scrive Alex Zanotelli in questo intenso e prezioso libro che è un forte invito a liberare la nostra vita dalle catene di un modello economico che ci sta conducendo all’autodistruzione. carla bottiglieri

nuova ambulanza alla Cri di lavello Il Comitato Locale della Croce Rossa di Lavello ha acquistato una nuova Ambulanza grazie al contributo e la solidarietà di tutta la popolazione, e per l'occasione è stata organizzata una giornata per promuovere l'associazione e le attività svolte quotidianamente dai volontari e per presentare inoltre i mezzi su cui può contare il comitato. La giornata si svolgerà domani Domenica 9 Febbraio 2014, dove dalle ore 9 del mattino nel "Piazzale Sacro Cuore" saranno presenti i volontari con l'automezzo che rimarrà tutta la giornata, per dar modo ai cittadini di prenderne visione e per poter parlare e chiedere tutte le informazioni sulla Croce Rossa; nel pomeriggio tra le 17 e le 17, 30 giungeranno dalla regione altri mezzi ed equipaggi, ed alle ore 18 ci

sarà la benedizione del parroco del nuovo automezzo e di tutti gli equipaggi presenti; al termine di questa cerimonia si terrà nel teatro S. Mauro un breve incontro tra i vertici e volontari CRI e le autorità presenti. “L’acquisto di questa nuova ambulanza - afferma il presidente del Comitato Locale di Lavello Franco Cardone - è un grande obiettivo raggiunto perché siamo riusciti a dotare la nostra comunità di un importante presidio sanitario che sarà a disposizione di tutti e ci darà modo di poter rafforzare la nostra presenza ed azione sul nostro territorio. Un ringraziamento va a tutti coloro che ci hanno sostenuto con le loro donazioni ed ai volontari che si sono prodigati per il raggiungimento di questo importante obiettivo.”

dopo anni di abbandono e di fatiscenza

ristrutturato il cimitero di Castelsaraceno direttore responsabile

Foto a cura di Lucia Logiodice

FRANCESCO RIZZO direttore editoriale

VINCENZO GIULIANO

Il cimitero di Castelsaraceno era da anni in stato di abbandono e di fatiscenza, soprattutto nella parte più antica. Sappiamo che nell’immediato dopoguerra fu trasferito dalla sua vecchia sede del Pasteno, ai piedi di Castelsaraceno, in questa nuova ubicazione, alla radici del monte Castelveglio, nella parte alta del paese. Vi erano delle tombe fradice di acqua e di umidità, poiché le tettoie, che non erano state mai ristrutturate, oramai piovevano da ogni parte. Il progetto di riqualificazione, in realtà già avviato da tempo, è stato

portato a compimento in maniera eccellente dall’amministrazione comunale, nonostante qualche lamentela sul disboscamento che ha investito, oltre che il cimitero, anche il centro storico di Castelsaraceno. Gli storici cipressi, in verità, colle radici stavano scavando le tombe e quasi quasi riportando i morti sopra terra. Ma più che questa nota di simpatia, realmente le radici stavano creando gravi disagi anche ai sepolcri in muratura, nonché ai viali all’interno del plesso mortuario. Apprendiamo con viva soddisfazione

che i lavori al cimitero non sono ultimati, oltre ad aver dato una degna dimora alle spoglie mortali dei nostri cari, saranno ristrutturate anche la cappella del cimitero, nonché la casa mortuaria ed altre opere di rifinitura. Questa è una nota di merito che spetta alla nuova amministrazione guidata dal giovane e dinamico Rocco Rosano. Il cimitero di Castelsaraceno, finalmente, ha riacquistato un volto degno di essere visitato, anche dai cari che si recano sovente a trovare i loro defunti. giuseppe domenico nigro


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Campomaggiore festeggia nonna rosaria sola protagonista. La neocentenaria, nata ad Albano di Lucania il 24 febbraio del 1914 e successivamente trasferitasi a Campomaggiore, ha sempre messo al primo posto la famiglia, mamma amorevole, non ha mai smesso di accudire i suoi figli e i nipoti che la amano incondizionatamente. Lucida e loquace si è intrattenuta con tutti coloro che si sono stretti attorno a lei: i suoi figli, nipoti e pronipoti le sono stati accanto come sempre, festeggiando il “secolo” della loro famiglia, condividendone il traguardo con l’intera comunità. Ed ora, dopo i festeggiamenti, non rimane che augurarle altri cento anni. alessandro balsamo

Grande festa a Campomaggiore per i 100 anni di Nonna Rosaria Canzoniero, per l’occasione l’Amministrazione comunale e l’intera comunità campomaggiorese hanno voluto omaggiare Nonna Rosaria con bellissima festa. Il sindaco Candio Tiberi ha consegnato una targa ricordo celebrativa e un mazzo di 100 rose rosse in nome dell’intero paese; presente alla manifestazione anche il sindaco di Albano di Lucania Rocco Guarino, paese natio di Nonna Rosaria. Tanti applausi, sorrisi, abbracci e una bellissima torta, a nonna Rosaria, che ha vissuto una vita all’insegna della semplicità, tutto questo sarà sembrato un sogno, un bellissimo sogno in cui è stata lei la

i saraCeni si riBellano Contro i piantatori eoliCi a Castelsaraceno l’amministrazione finalmente prende posizione sulla questione ambientale La questione ambientale sull’im-

degli Amministratori Comunali

cazioni. L’area di interesse si

sul Racanello. In Basilicata stan-

mira solo a deturpare le bellezze

pianto selvaggio di pale eoliche

un positivo riscontro in merito.

trova a ridosso del Parco nazio-

no crescendo a vista d’occhio

naturalistiche e paesaggistiche

in un territorio ad alta vocazione

Tanto è vero che grazie alla deli-

nale del Pollino, in un territorio,

selve di pale eoliche e prati di

solo per un profitto di coloro i

naturalistica, come quello del

bera di giunta del 14 gennaio

come quello di Castelsaraceno,

pannelli solari, per un fantomati-

Monte Alpi del comune di

2014, il Comune di Castelsara-

che è la cerniera dei due Parchi,

co progresso energetico, di cui,

Castelsaraceno, già sollevata

ceno ha preso posizione su

collegandosi con quello del

tuttavia, tuttora non si riscontra

dallo scorso anno proprio dal

questa questione.

Lagonegrese - Val d’Agri e si

alcuna ricaduta occupazionale

Circolo culturale dei Liberi e

L’autonomia comunale rivendi-

presta a candidarsi come meta

né energetica e tantomeno eco-

Forti di Basilicata, e segnalata

ca, a giusta ragione, oltre la

turistica di eccellenza, se si con-

nomica sul territorio.

anche sul quindicinale la “Farfal-

visione, il parere vincolante non-

sidera che sarà portato a termi-

Il caso dell’Alpi è emblematico di

Portavoce dei Liberi e Forti

la”, ha trovato nella sensibilità

ché la denominazione delle ubi-

ne il progetto dei ponti tibetani

questa politica selvaggia che

di Basilicata

quali sfruttando le leggi si arricchiscono a discapito delle popolazioni locali e dell’ambiente. giuseppe domenico nigro

l’educazione è un bene supremo È un dato incontrovertibile che l’educa-

l’educazione, legandola alla responsa-

co in educazione. Perché allora la “tec-

za quanto mai vari che forniscono dati

zione sia oggi diventata oggetto di gran-

bilità dell’educatore e dell’educando, e

nica” ha tanto successo? Convertire un

inquietanti alla stampa quotidiana.

de interesse.

la forza generativa che ne deriva provo-

rapporto etico in un rapporto tecnico

La logica dell’educazione impone di

L’educazione, che ha come fine la rea-

ca gioia.

nasce da una rinuncia ad affermare la

offrire non solo conoscenze, ma anche

lizzazione della persona, si rivolge

Il rapporto interpersonale è etico in

propria responsabilità e ad esercitare la

motivazioni al conoscere, senza i prov-

all’etica assumendola come componen-

quanto si sviluppa tra due soggetti libe-

propria autorità. È più facile rifugiarsi

visori appagamenti pret-à-porter risolu-

te imprescindibile nella costruzione

ri e assegna valore alla persona nella

dentro l’impersonalità della regola, la

tivi di ogni problema.

della identità del soggetto.

sua specificità di essere singolare origi-

linearità della procedura che non si cura

L’educazione non è un bene, ma il bene

Tre sono i luoghi in cui l’educazione

nale unico e irripetibile. Scoprire e valo-

del caso singolo. Così lo studente viene

per eccellenza. Come tale, richiede un

disvela la propria vocazione etica, inte-

rizzare le risorse e i talenti di ogni stu-

lasciato in balia di se stesso, privato di

discorso teorico che la strutturi su un

sa come generatività, relazionalità inter-

dente è il valore etico da riscoprire in

confronti e di necessari scontri. Ed è

modello di tipo finalistico.

personale, finalità.

vista di un corretto agire metodologico-

legittimato a dare libero sfogo al proprio

In ossequio alla libertà del soggetto

La prima definizione che ci aiuta a

educativo. Come fare? Ci soccorre

arbitrio e a diventare vittima anziché

educando, esso sia capace di fornire

inquadrare il problema “educazione” si

un’affermazione di Kant: se un uomo è

signore di se stesso.

ragioni e stimoli per motivare scelte libe-

trova nel Convito di Platone, equiparata

libero, se la libertà è un valore, dobbia-

Il risultato? Accettabile la scolarizzazio-

re e responsabili. In tal senso la peda-

all’azione biologica del generare.

mo considerare i nostri simili come fini

ne, buona l’informazione, grande il defi-

gogia condivide con l’etica la stessa

Ma essa è fatta dipendere esclusiva-

in sé e non come mezzo per ottenere

cit culturale e scarsa l’educazione.

identità di sapere pratico, complemen-

mente dall’adulto. Hannah Arendt, in La

altri fini. Ciò che in pedagogia introduce

La consapevolezza etica impone all’in-

tare e non alternativo al sapere tecnico.

crisi dell’istruzione, si spinge invece fino

il tema del rapporto tra libertà e autorità

segnante/educatore l’obbligo morale

nina chiari

al punto di esaltare la natura etica del-

e la necessità del loro rapporto dialetti-

della testimonianza contro stili di docen-


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Venerdì 28 Marzo 2014

la magia del Cinema (seconda parte)

Come nasCe un film In questa seconda parte e in seguito nella terza, tratterò un aspetto più tecnico che riguarda il cinema, perché è importante comprendere che, senza le fondamentali componenti, i film non potrebbero avere ne una costruzione logica ne finanziamenti per poter essere prodotti e distribuiti.

complesso delle maestranze tecniche e il "cast" che è l'insieme degli attori. Perciò come nasce un film? Attraverso quali fasi un'idea finisce per trasformarsi in una pellicola pronta per la visione? Ecco una breve, sintetica illustrazione dei cicli attraverso cui nasce un film.

le componenti del cinema Le componenti essenziali della struttura filmica, cioè gli elementi che entrano a costituire l'insieme del film sono: una COMPONENTE VISIVA, il cinema si serve infatti di immagini. La componente visiva è dinamica, in quanto si sviluppa e trasforma nel tempo; a campo variabile, in quanto si può variare a piacere la porzione di realtà rappresentata; bidimensionale in quanto presenta solo la lunghezza e la larghezza, non la profondità. Una COMPONENTE VERBALE, essa può essere presente come didascalia scritta, come avveniva nei primi film muti, o come parlato. Una VICENDA o INTRECCIO, cioè dei fatti che sono narrati. I PERSONAGGI e una COMPONENTE SONORA, ossia musiche e rumori. Di questi elementi, solo il primo però è essenziale. Vi può essere film senza sonoro e senza parole (film muti), senza personaggi e senza intreccio (come alcuni documentari). Ciò che caratterizza il cinema è soprattutto la visibilità, cioè la presenza di immagini, il dinamismo o movimento di queste e la varietà di campo, cioè di ampiezza, con cui la realtà può essere ripresa.

ciclo economico PRODUTTORE: responsabile finanziario è la persona o la società che decide la realizzazione di un film e la dirige giacché provvede al suo finanziamento e pensa al lancio commerciale. Il reperimento dei fondi è fatto con anticipi da società di produzione o tramite banche. È spesso coadiuvato da segretari di produzione. COMPRATORE: operatore economico che acquista il prodotto filmico ai fini del pubblico sfruttamento sul mercato. La figura del compratore è spesso costituita direttamente dal produttore o dal distributore. DISTRIBUTORE: colui che, tramite agenzie debitamente dislocate, noleggia le varie copie di film alle sale di proiezione. ESERCENTE: la persona che, disponendo di sala di proiezione e della debita licenza di esercizio, pubblicizza e proietta la pellicola.

come nasce un film Il film è un prodotto industriale che nasce con uno scopo ben preciso, lo spettacolo. È un prodotto che esce da una "catena di montaggio", dove gruppi di collaboratori lavorano insieme e in successione ordinata. Di tutte queste persone, i titoli che compaiono all'inizio del film, ne danno lunghi elenchi. Per convenzione, essi si dividono in due parti: il cosiddetto "credit" che è il

Per stuzzicare la vostra curiosità, andate a vedere l’elenco completo di tutti i professionisti che hanno collaborato per la realizzazione dei vostri film preferiti, vi accorgerete che dietro ogni film c’è un oceano di professionisti oltre che di riprese! elena visone

Cesira ambrosio: poetessa dell’amore e del dolore La poetessa Cesira Ambrosio è nata a Balvano, nella nostra Provincia. La madre era lucana, il padre napoletano, ingegnere al Genio civile. È vissuta per molti anni a Napoli, ove ha compiuto i suoi studi. Vive da anni a Potenza, ove ha insegnato per molti anni. Fin da giovane ha nutrito un notevole interesse per la composizione lirica, dedicandosi alla poesia già dalla prima adolescenza. Al 1991 risale la sua prima raccolta Aprendo l’anima. E poi a seguire Il ricordo è poesia (1995); Sogni senza avvenire (2005); Momenti di grazia (2010) con intermezzi pittorici dell’artista Mario Bochicchio. Molte altre sue liriche sono state pubblicate in varie e molteplici antologie. Numerosissimi i riconoscimenti letterari, che non stiamo a memorare per mancanza di spazio, ma che attestano una grande indole e stanno a significare la grandezza del talento letterario di Cesira Ambrosio. Il cammino della sua poesia è un continuo messaggio

consolatorio. Come Boezio lo trovò nella filosofia, così Cesira nella poesia, per cui potremmo affermare che tutta la sua opera è tutta un De consolationepoesiae. È una risposta d’amore al dramma esistenziale di una donna, un dramma caratterizzato da profonde e dolorose vicissitudini familiari, ma anche da momenti belli e significativi. Cesira è vissuta a Napoli fino all’età di 25 anni. Nel 1962 è venuta a Potenza. La prima volta, come lei stessa ci racconta, fu abbagliata dal candore della neve. Era, come è difficile a Napoli, provare una tale emozione! A Potenza conobbe il suo consorte, col quale ha convissuto molti anni della sua nobile vita. In Cesira vi è la passionale anima napoletana e la fredda, razionale anima potentina. È stata sempre la maestra amata, materna. Sarebbe quasi impossibile voler riportare in questa sede anche qualche passo, o assaggio della sua immensa produzione, con un adeguato

commento. Vogliamo solo citare una sua poesia, che le è stata richiesta dal parroco Don Donato Lauria in onore di San Domenico Savio: Preghiera dei Cantori «Ti prego, Madre Santa nella rosea e profumata aurora, fa che io ti possa molto amare e che le tue parole mi siano care. Con la tua divina forza, offrimi bei pensieri, perché protetto dal tuo amore, possa da solo andare. Tu, del mondo, divina luce sei, a Te, il più bel fiore dono sulle note del mio canto. È miracolo della mia poesia, nasce dal cuore, diventa poi, per Te, melodia! Amen». Questo miracolo della poesia in Cesira ha trovato una bella ed autentica espressione. Trai premi più significativi basta ricordare che nel 2003, dalle Edizioni Universum di Trento, è stata nominata ”Letterato del XXI secolo”. Potenza può veramente gloriarsi di avere degli artisti così insigni e nobili. v.c.

riflessioni sulla Costituzione in un interessante libro di padre occhetta

la demoCrazia fragile “Le radici della democrazia” è un interessante testo del padre Francesco Occhetta. È stato presentato da Edmondo Soave e Giampaolo D’Andrea proprio quest’inverno a Potenza. Il tema affrontato è “Dai valori della Costituzione alla crisi della rappresentanza. La democrazia difficile”. Vi erano notevoli esponenti della società civile. L’evento è stato patrocinato da Erberto Stolfi del Lions Club di Potenza. Sono stati evidenziati il bene comune, la dignità umana, la libertà, la solidarietà, il lavoro come valori fondanti e comuni agli intenti dei Padri costituenti, che si accordarono, da destra a centro a sinistra sulla fondazione di una carta valoriale che ha costituito dal 1945 il punto di riferimento essenziale di tutta la vita politica e civile d’Italia, e che ora rischia di volatilizzarsi a colpi di maggioranza.

Il Padre Occhetta con grande acume ha ripercorso le gradi tappe della democrazia in Italia confrontando la sua considerazione politologica con tutte le esperienze, anche forti e drammatiche, vissute nelle varie missioni dei Gesuiti, tra cui in America Latina. Citando un discorso di Don Sturzo del 1957, ha ravvisato che la costituzione è caduta dal cuore del popolo. È questo il grande pericolo che si riscontra principalmente nella verticalizzazione, nella mediatizzazione e nella tecnicizzazione della politica. Per salvare la democrazia fragile c’è bisogno di riconciliazione, di solidarietà tra le classi, di valorizzazione della persona, nonché degli enti intermedi, passaggi fondamentali del cammino dell’uomo dalla sua vita privata a quella pubblica. Giampaolo D’Andrea ha evidenziato inoltre i limiti della democrazia nel contesto euro-

peo e globale, richiamando ad esempio la debolezza delle democrazie liberali e rappresentative rispetto a forme di democrazie dirette che possono sfociare in forme di totalitarismi. Il richiamo forte è allo Statuto Albertino di fronte al fascismo. Uomini come Mussolini, Hitler, grazie a forme procedurali corrette, riuscirono ad instaurare forme di assurde dittature. Si pensi, ad esempio, anche alla napoleonica forma plebiscitaria, fondata sul consenso delle masse. La debolezza della nostra costituzione rispetto a quella americana, può riscontrarsi nel fatto che mentre oltreoceano è diventata una sorta di religione civile, la costituzione oggi in Italia rischia di “cadere dal cuore degli uomini”. Il grave pericolo è veramente di perderla di nuovo. vincenzo capodiferro


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il carnevale lucano interpretato da vincenzo giuliano

il riscatto di un popolo in maschera È molto significativa l’opera di Vincenzo Giuliano, dal titolo, quanto mai emblematico, “Il riscatto di un popolo in maschera”, edito da Valentina Porfidio nell’aprile del 2013. È uno studio storico, sociologico, antropologico sulle tradizioni popolari legate al fenomeno del carnevale in Lucania, con particolare attenzione a Satriano. Vincenzo Giuliano, laureato in Pedagogia, è stato, tra l’altro, sindaco dell’omonimo comune della Basilicata dal 1980 al 2004, oltre a rivestire importanti cariche pubbliche, tra cui Presidente regionale dell’Anci, consigliere provinciale dal 2004 al 2009. È stato promotore della rivalutazione del progetto del carnevale satrianese. Questa “storia del carnevale dell’Appennino Lucano” parte dalle origini mitiche dei saturnali, sino a giungere ad un prospetto di sviluppo del territorio, molto attuale e promettente, atto alla valorizzazione delle tradizioni al fine di rilanciare soprattutto

le aree interne della nostra regione. Molta importanza è

dedicata alle maschere, in particolare a Carnevale, a Quarem-

ma, all’Orso ed al Romita, suggestiva figura dell’uomo vegeta-

le che si ricollega al druida di origine celtica. La peculiarità di questo studio risiede proprio

A Pot Press enzA lo o trovi le M o n dA d libre or i, U rie: bik e d e rM e s

nello stimolo che esso può offrire all’interno di una progettazione generale di recupero delle antiche tradizione, per rafforzare l’identità, oltre che l’economia della nostra terra. Come scrive Giuliano: «In Basilicata ben 9 comuni su 10 sono in gravi difficoltà economiche e sociali. Rischiano quindi di scomparire». Proprio per questo «nel rivalutare e promuovere le tradizioni carnevalesche

le

istituzioni

hanno in mano allora l’arma di un nuovo riscatto lucano. Ma per riannodare il filo di un passato mitico e leggendario occorre un maggiore impegno per tener viva, di generazione in generazione, l’identità culturale, sociale, religiosa e spirituale di un’intera comunità». vincenzo capodiferro

appunti per la ricerca di una direzione

saggio su martin Buber di maria de Carlo In questo saggio, Appunti per la ricerca di una direzione, edito da Graphie, l’autrice Maria De Carlo affronta il controverso tema della crisi dell’uomo contemporaneo nella filosofia di Martin Buber. Due istinti dominano l’uomo: quello buono, in linguaggio buberiano della “direzione”, e quello cattivo, della “non-direzione”. L’uomo contemporaneo ha smarrito la via che conduce a Dio. L’uomo si ritrova, per adusare una metafora dantesca, in una sorta di crisi di mezza età, in una “selva oscura”, ove “la dritta via era smarrita”. La causa principale di questo smarrimento va ricercata nel profondo egoismo dell’estremo individualismo in cui è incappata l’umanità. Questa malattia, accentuata dal materialismo e dal consumismo sfrenato compromette, la capacità dialogica dell’essere umano. L’uomo dell’età tecnologica non parla più, o per citare una forte espressione heideggeriana «L’uomo contemporaneo non pensa più!». Questa malattia lo porta, come scrive De Carlo «alle più alte vette della solitudine e della disuma-

nizzazione». Di qui la forte esigenza di interrogarsi, di mettersi in ricerca. È il caso di ricordare Socrate: una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta. Di qui l’importanza di ritrovare una direzione: «Sapere dove andare equivale a dar senso a ogni nostro gesto, a ogni nostro incontro, a ogni nostra scelta». In una società baumanianamente liquida, ove non vi sono più punti di riferimento, non più isole, continenti, persino scogli, in questo infinito mare, siamo come naufraghi che a stento ci aggrappiamo a qualche relitto. In questa condizione il classico “animale razionale” ha preso la strada della perdizione, dell’incostanza, è rimasto solo l’arcipelago degli ego. In un aggregato atomico di individui che si mescolano o dividono secondo leggi meccaniche o casuali non vi è più spazio per una direzione. La direzione richiede una finalità. L’atomismo degli aggregati sociali, il molecolarismo ontologico, l’alienazione dissacrante della tecnologia onnicomprensiva ci hanno portato ad un’età critica, dall’umanesi-

mo siamo passati pian piano con l’involuzione della rivoluzione scientifica prima, poi quella industriale fino all’epoca postindustriale, ad disumanesimo

integrale. Gli intellettuali, tra cui Buber, ci avevano avvertito. Maria de Carlo è nata a Potenza. Laureata in filosofia è docente, giornalista, pubblicista e sag-

gista. Ha pubblicato, tra l’altro: Uscire dall’egoità. Saggio su Emmanuel Levinas. v. c.

un romanzo autobiografico ambientato nella tito degli anni 50

i “CiaCioni” di sergio CoCozza «Sergio è il settimo di dieci figli ed è in età scolare. La sua famiglia, povera ma dignitosa, riesce a stento ad andare avanti, con il padre che lavora duramente in una cava di tufo. Per questo i suoi genitori decidono di mandare almeno uno dei loro figli in uno dei tanti collegi sparsi per la Puglia, destinatari di fondi regionali e comunali. Alla Casa del fanciullo ci sono tanti bambini nelle stesse condizioni di Sergio - alcuni anche orfani e lui, suo malgrado, imparerà a crescere lontano, per gran parte dell'anno, dall'affetto dei genitori e degli altri fratelli» (Dalla Presentazione). È stato presentato a Potenza un suggestivo romanzo, edito da Il Filo-Gruppo Albatros nel 2013, scritto da Sergio Cocozza, originario di Tito da parte di padre e di madre friuliana. Già il titolo richiama una realtà ancestrale della Basilicata. Come sottolinea il Prof. Francesco Calabrese che lo ha presentato: è un testo innanzi al

quale non si può rimanere indifferenti. Lo stile è molto veloce, immediato, essenziale. È un testo ottimista - continua sempre l’ottimo cultore potentino -. La sofferenza è, come la intendeva Manzoni, provvidenziale. Il Bene alla fine prevale sempre. È un romanzo autobiografico, in cui l’autore racconta la sua infanzia tra Tito ed il Collegio in Puglia. C’è un richiamo forte alle foibe, al mondo della madre, al mondo del Carso, che tanto somiglia ai nostri Calanchi, anche qui terra di confino, anche se di regimi diversi. La Basilicata è una terra emarginata. Il Sud è la terra del ciclo dei vinti Verghiani, il Nord invece era quello dei vinti Manzoniani. Il Cocozza riprende questo ciclo nella Lucania sconosciuta. L’autore sta scrivendo un altro romanzo che uscirà a breve. vincenzo capodiferro


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VenerdĂŹ 28 Marzo 2014

don felipe, fondatore di antiche repubbliche la storia meravigliosa di filippo gagliardi, benefattore ed imprenditore degli anni ’50 Filippo Gagliardi chi era costui? Con manzoniana memoria ci chiediamo. Forse ancora qualche canuto lo ricorda a Montesano, il suo paese di origine. Qualcuno risponde con orgoglio, qualche altro con invidia. Come ha potuto il povero figlio di un mugnaio diventare un uomo ricchissimo? Sul magnate italo-americano Felice de Martino ha scritto un libro: La Repubblica dei gigli bianchi, edito da Pironti, a Napoli nel 1995. Riprendiamo alcuni passaggi per capire questa storia meravigliosa e leggendaria di un personaggio che dal nulla fece fortuna in America e ritornò in Italia ove fondò una repubblica indipendente e secessionista a Montesano: la “Repubblicaâ€?, appunto, dei “gigli bianchiâ€?. Proprio in quegli anni nei nostri paesi il giglio bianco era diventato un simbolo di libertĂ , di indipendenza e di democrazia. Lo dimostrano le numerose liste civiche che adottarono il giglio alle elezioni, fiore che il piĂš delle volte veniva accomunato per devozione a Sant’Antonio di Padova: ÂŤEra un mattino freddo e piovoso,Âť scrive il De Martino, ÂŤquel 25 febbraio del 1912, quando a Giuseppe Gagliardi e a Mariannina Di Giuda nacque il primo figlio, a cui diedero il nome di Filippo. Ne sarebbero nati, nel corso degli anni altri nove, quattro maschi e cinque femmine: Pasquale, Giuseppe, Ernesto, Michele, Maria, Angelina, Minicuccia, Antonietta e Delizia. L’â€?universitĂ â€? di zio Filippo era stata “Campolongoâ€?, come spesso rispondeva a chi chiedeva della sua infanzia e dei suoi studi. Campolongo è la splendida vallata di alta montagna sopra Montesano, dove lui andava spesso, a pascolare il gregge e a fantasticare il suo futuroÂť (p. 29). Primo fra dieci figli, nato da una famiglia molto modesta: il padre, infatti, faceva il mugnaio e la madre la casalinga, Filippo aveva ben altre intenzioni dal continuare a fare il pastore: ÂŤpartĂŹ quindi a soli quindici anni, nel 1927, in cerca di fortuna, per il Venezuela. In terza classe nella stiva di una nave, zeppa di gente e di lacrime versate. I soldi per il viaggio furono racimolati dalla madre, di nascosto dal marito, contraendo un debito con un signorotto del posto, che mangiò pane gratis per anni. Filippo aveva un’unica ancora di salvezza a Caracas, un parente che aveva fatto fortuna costruendo caserme per l’esercitoÂť. A quei tempi a quindici anni evidentemente giĂ si era uomini! Ben presto entrò in contrasto con il suo parente e rientrò in Italia. Dopo poco

tempo ripartĂŹ ancora una volta per Caracas, ove riuscĂŹ a costruirsi un ingente patrimonio. Cominciò a guadagnare ed a mettersi in proprio. Ebbe la fortuna, entrato nel settore edilizio, di diventare a breve termine, uno dei piĂš ricchi del paese. A tal proposito si pensi che in Venezuela aveva costruito una cittadella che rassomigliava a Venezia: ÂŤDevo fare, Âť diceva ÂŤla “piccola Veneziaâ€? ad Uria. Il presidente verrĂ a vedere i progetti tra qualche giornoÂť, perchĂŠ, secondo lui, il termine Venezuela deriva da Venezia per la somiglianza delle coste del paese latino-americano alla laguna veneta. Gran parte della fortuna di Don Felipe, come veniva chiamato, fu dovuta, infatti alla profonda amicizia che egli ebbe col presidente, il colonnello PĂŠrez JimĂŠnez, il quale partecipò al colpo di stato del 1948 e nel 1952 assunse la presidenza della Repubblica instaurando un regime dittatoriale fino al 1958, quando un’insurrezione popolare destituĂŹ il capo di stato maggiore e pose fine al suo governo. Il periodo d’oro di don Felipe fu dal 1954 al 1958 nel fior fiore della presidenza PĂŠrez JimĂŠnez. Dal giugno all’ottobre del 1954 rientrò a Montesano. In quella occasione elargĂŹ degli ingenti benefici in denaro ai bisognosi ed agli indigenti che non mancavano nel sud provato e vinto. Ancora alcuni ricordano come facesse piovere dollari dagli elicotteri che ronzavano sopra Montesano. Nella sua fiorente attivitĂ , che si muoveva tra il suo quartier generale a Caracas, l’Italia e la Svizzera, non mancò mai di mettere a disposizione le sue ricchezze a tutti coloro che ne avessero bisogno, tra enti pubblici e privati, nonchĂŠ persone comuni, oltre ai suoi familiari. Basti pensare che finanziò mutui a piĂš di cinquanta comuni della provincia di Salerno e la ricostruzione di piĂš di cento abitazioni per i poveri del suo paese. Fece costruire a sue spese importanti edifici pubblici a Montesano, come la caserma, la chiesa di S. Anna in stile neogotico, e l’acquedotto comunale. Ancora oggi possiamo ammirare l’imponente costruzione che svetta sul paese: la chiesa è dedicata alla madre di don Felipe Mariannina. Anche questo gesto dimostra la sua profonda venerazione per i genitori ed i particolare per colei che aveva creduto nel suo piccolo, ma grande uomo, che a quindici anni era partito all’avventura per terre lontane, senza sapere se tornava o no a casa. La sua generositĂ non ebbe limiti, ricor-

diamo, solo per apportare degli esempi, la donazione di 25 milioni di lire per gli alluvionati del Polesine nel 1953 o quella di 100.000 dollari per quelli di Salerno nel 1954: ÂŤL’assegno circolare della Banca d’America e d’Italia partĂŹ dal Sudamerica con destinazione Salerno e, grazie a quel gesto, si poterono edificare a Torrione Alto abitazioni per gli alluvionati, tramandate dal toponimo popolare come “le case dell’americanoâ€?. Nelle vicinanze uno slargo dedicato a Mariannina Gagliardi Di Giuda dal Comune di Salerno ricorda il fatto e ne conserva la memoria storica. Per comprendere meglio l’entitĂ della cifra donata, basta raffrontarla con quelle

stanziate dal Governo italiano e dal papa di allora Pio XII: quest’ultimo inviò dieci milioni, il governo un miliardoÂť di lire naturalmente. Nel 1958 con una rivoluzione civile cadde il dittatore del Venezuela Marcos PĂŠrez JimĂŠnez, che lo proteggeva e don Felipe dovette scappare. Giunse in Italia ove si fermò fino al 1967. Era ritornato di nuovo in Venezuela dopo molti anni, ma era tutto cambiato. Tra gli altri riconoscimenti ricordiamo la stella al valore civile da parte del governo italiano e le chiavi simboliche della cittĂ di Filadelfia. Don Felipe morĂŹ nel 1967, a 40 anni dalla sua morte è stato istituito il premio “Gagliardiâ€?. Don Felipe è stato una di quelle perle

Fondazione Girolamo Orlando Comune di Pescopagano

UniversitĂ degli studi della Basilicata Deputazione di Storia Patria per la Lucania

Presentazione del volume

Sala Convegni Fondazione Girolamo Orlando PESCOPAGANO venerdĂŹ 7 marzo 2014, ore 17.30

rare che la provvidenza ha fatto trovare nei mari arsi del sud e tanto salati e morti. Mecenate e benefattore ha guardato ai poveri, risollevato gli indigenti e gli ultimi. Con alto valore civile ha sostenuto esempi di incisiva sperimentazione democratica in paesi ancora ancorati, soprattutto negli anni cinquanta, ad un feudalesimo mascherato ed ad un parafascismo democratico. Il ricordo di questo uomo è ancora vivo nella memoria popolare e si dipana tra storia e leggenda, tra realtà e mito. v. c.

Nel sempre piÚ ampio ed articolato contesto di interessi e di riattenzioni per la ricostruzione e la rilettura di aspetti, momenti e protagonisti delle nostre comunità locali, il lavoro di Camillo Naborre risulta, nel suo insieme, un apporto di significativa valenza in direzione del recupero, della valorizzazione e della fruibilità di elementi caratterizzanti il profilo storico-identitario di Pescopagano e del suo territorio WUD OD VHFRQGD PHWj GHOO¡2WWRFHQWR H OD SULPD GHO Novecento e, in tale quadro, per la portata e O¡LQFLGHQ]D GL SURJHWWXDOLWj H SUDWLFKH DWWXDWLYH PoGHUQL]]DQWL LQ ODUJD SDUWH ULFRQGXFLELOL DOO¡LQL]LDOH spinta propulsiva, innovativa e riformista, di marca nittiana. Tanto da renderne configurabile, almeno rispetto al piÚ generale contesto della Basilicata, un YHUR H SURSULR ´FDVR¾ QRQ VROR SHU L WHPSL H OH Podalità di concretizzazione delle progettualità al cenWUR GHO WUDFFLDWR VHJXLWR GDOO¡$XWRUH PD DQFKH SHU LO davvero singolare intrecciarsi, e in una piccola comunità e territorio circostante, di congiunti indirizzi ed interventi innovativi, dal campo bancario a quello energetico, a quello sanitario. E ciò a partire dal già significativo alveo tracciato nella seconda metà GHOO¡2WWRFHQWR GDOO¡RSHUDWR GL XQ¡LQQRYDWLYD OHYD GL amministratori locali, in particolare da una figura ´XQLILFDQWH¾ TXale fu quella di Giuseppe Orlando, al determinante ruolo, poi, via via svolto da altri protagonisti filonittiani di primo piano, come Fabrizio /DYLDQR H VRSUDWWXWWR LO ´PHGLFR-LQJHJQHUH¾ *LUolamo Orlando. Il primo, tra i piÚ influenti esponenti del Potentino, fondatore della Banca popolare di Pescopagano, per oltre venti anni consigliere provinciale e Presidente del Consiglio per undici. Il secondo, figlio di Giuseppe Orlando, perno del complessivo snodarsi della trattazione del Naborre, per deFHQQL SURWDJRQLVWD GHO ´VDSHUH¾ H GHO ´IDUH¾ WHQDFH H lungimirante professionista di solida e coerente fede nittiana, praticata anche negli anni piÚ difficili del regime fascista ed in un contesto caratterizzato da progressive, stridenti, conflittualità sociali e politicoistituzionali.


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tra rito e mito dell’antenna

gli usi arBorei in un paese della luCania parte prima Riportiamo alcune testimonianze dell’uso: «Il rito pagano [...] si compone di tre fasi: la ‘ndenna, la cunocchia e l’innalzamento. La ‘ndenna, attualmente, si svolge la prima domenica di Giugno, con grande concorso di popolo [...]. Dopo la ... S. Messa mattutina, ci si riunisce nella piazza principale e ... ci si reca a Favino, noto per la maestà dei suoi faggi [...]. Nel bosco si va alla ricerca del faggio più diritto e maestoso che supera sempre i 20 metri di altezza e pesa tra le 13 e le 15 tonnellate [...]. Una volta individuato l’albero, tutta la gente si avvicina e si procede al taglio con una motosega (una volta si usava la scure); il tronco viene sfrondato e in parte decorticato; poi viene trasportato sulla strada a forza di braccia e con l’aiuto delle pannodde: grossi bastoni preparati appena giunti nel bosco, con le scuri; servono da appoggio e da leva per spingere e guidare la ‘ndenna e le proffiche. Contemporaneamente, si scelgono altri faggi più piccoli, che vengono privati dei rami e trasportati sulla strada da un mulo, da un asinello o dal trattore. Sono le cosiddette proffiche, di altezza variabile dai 6 ai 10 metri, che serviranno per alzare la ‘ndenna. Si esce dal bosco in ordine [...]. C’è la sosta per il pranzo ... si gustano prodotti locali [...]. Il vino si beve per lo più con la cannedda: piccolo becco di cannuccia, applicato alla bocca del fiasco, dal quale ognuno beve a garganella. Nel primo pomeriggio inizia la discesa verso il paese; prima entrano le proffiche che vengono depositate nella piazzetta; per ultima è trasportata la ‘ndenna, che fa il suo ingresso trionfale circondata da numerosissima gente [...]. Fino agli anni sessanta-settanta partecipavano ... i bovari e gli uomini del popolo. Di buon mattino, essi si recavano a Manca Rotonda, una località ai piedi del monte Raparo [...]. Dopo il taglio si consumava una frugale colazione e poi ci si affrettava per giungere in paese prima che annottasse. La ‘ndenna e le proffiche erano trainate dai buoi [...]. Le donne, che avevano preparato un ottimo buffet casereccio, attendevano gli uomini nella

piazzetta del Santo [...]. Durante la prima e la seconda guerra mondiale, il rito fu interrotto per mancanza di forza maschile, chiamata alle armi. La cunocchia è la chioma di un pino di 6/10 metri, che viene tagliata la seconda domenica di giugno. Anche questa volta ci si riunisce in piazza ... ci si avvia verso il monte Armizzone, al suono delle fisarmoniche e delle zampogne; in località «Vidente» si procede alla scelta dell’albero. Una volta individuato, ci si dispone in circolo ed ognuno assesta un colpo di scure al tronco fino a quando non cade a terra; si eliminano i rami più bassi e si taglia parte del fusto. Poi viene trasportato a forza di braccia, tra suoni e canti, in una radura, dove i più anziani ... legano insieme i rami intorno a un lungo tronco sottile, facendolo rotolare e stringendo dei nodi ad ogni giro [...]. Lungo l’estremità inferiore del tronco vengono decorticate ad anello 5 o 6 tacche, che serviranno a montare la chioma tramite zanche di ferro ... sull’estremità superiore del faggio [...]. Una volta che la chioma è stata impastoiata, si procede ... ai sorteggi di chi deve precedere la cunocchia lungo le strade [...]. Verso le 15.30 ... si scende verso il paese [...]. Al «Piano dell’Erba», la cunocchia viene presa dai giovani che la trasportano a spalla per il paese [...]. Sul far della sera, si arriva alla piazzetta [...]. Il luogo del taglio della cunocchia è stato più volte variato per mancanza di pini nel territorio di Castelsaraceno che, un tempo, nella località detta ‘Spiredda’, era coperto di abeti. La loro presenza è testimoniata da grossi tronchi trovati nel fosso ‘Salso’ e ‘Vaccarizzo’. È probabile che anticamente venissero utilizzate proprio le chiome degli abeti, ora scomparsi. Per alcuni anni si è andati nel bosco comunale ‘Vaccarizzo’ di Carbone, comunemente detto ‘Vuddo’ dai castellani; in esso si tagliava la cime di un abete bianco [...]. Un tempo, anche il taglio della cunocchia avveniva in modo più riservato: erano sempre solo gli uomini a recarsi sul luogo [...]. La cunocchia veniva deposta a volte nella

cappella del Santo, altre volte nella chiesa Madre [...]. La terza domenica di giugno si procede all’unione della cunocchia con la ‘ndenna. Di buon mattino, alla presenza di poche persone ... i due elementi vengono saldamente uniti [...]. Di pomeriggio, verso le 17.30/18.00, dopo aver legato ai rami della chioma numerosi cartellini di legno, detti tacche, ognuno abbinato ad una offerta consistente in agnelli, polli, prosciutti, denaro ed altro, si inizia il sollevamento con le apposite proffiche disposte a cavalletto e con la guida delle corde [...]. L’operazione ha fine quando il fusto risulta perfettamente verticale e le proffiche sono tutte a terra, mentre la base del tronco viene interrata nell’apposita buca, che viene riempita di pietre e terriccio. Arriva il turno dei cacciatori che, disposti in ordine secondo il sorteggio, sparano due colpi ciascuno verso le tacche appese alla chioma; chi fa cadere il cartellino ha diritto al premio. Da oltre trent’anni non si assiste più allo spettacolo straziante degli animali colpiti che, appesi vivi ai rami, tingevano di sangue il tronco [...]. Al termine della sparatoria, ha inizio la scalata della ‘ndenna; il giovane, che è in grado di raggiungere per primo la cunocchia, prende tutti i premi. Si sale a mani nude [...]. Un tempo gli scalatori si impiastricciavano di miele e di terriccio. La ‘ndenna e le proffiche vengono arriffate il giorno della festa alla fine del rito. La ‘ndenna rimane ritta nella piazzetta per una diecina di giorni, diventando sempre più spoglia, fino a quando il vincitore non l’abbatte. Questo rito si collega ai vari culti arborei presenti ancora in Basilicata nei seguenti paesi: Castelmezzano, Garaguso, Accettura, Pietrapertosa, Gorgoglione, con l’uso del cerro, e Rotonda, Viggianello, Terranova del Pollino, con l’uso del faggio [...]. Il simbolismo sessuale si può rilevare anche durante la preparazione dei due elementi [...]. La cunocchia è la rocca con la quantità di lino o lana avvolta intorno; potrebbe, pertanto, simboleggiare il filo della vita sostenuto dalla ‘ndenna [...]. Potrebbe rappresentare l’albero della

libertà, innalzato a seguito della rivoluzione partenopea alla fine del 1700 [...]. La data della festa è stata mutata varie volte; agli inizi del secolo era fissata al 13 giugno; fino agli anni ’50 entro l’ottavo giorno del 13, per assicurare la presenza della banda musicale; in seguito fu scelta la data del 19 giugno; da due anni è stata stabilita la terza domenica di giugno». Questa prima testimonianza è stata tratta da T. Armenti - I. Iannella, “Nella magia della fede”, Edisud, Braciliano 1996. Riportiamo una seconda testimonianza: «Nel 1636 fu elevato a Patrono di Castelsaraceno S. Antonio di Padova su proposta del P. Carlo Placuzio dell’ordine di S. Girolamo della Congregazione del B. Pietro da Pisa [...]. I P.P. Cappuccini diedero la statua, come si rileva dal pubblico strumento per notaro Iacovino [...]. I festeggiamenti in onore del S. Patrono si celebrano ogni anno il 17 Giugno con grande intervento anche di forestieri, attratti soprattutto dallo espletamento di una tradizione la quale annualmente si ripete e si rinnova con vero e sentito entusiasmo. Si descrivono, ora, le fasi di quel culto perché, esso, è veramente originale e tale resterà ancora chi sa fino a quando: si tratta dell’albero della cuccagna. Quindici giorni prima della festa, con un bando pubblico si avverte che il giorno X si va a prendere l’albero della cuccagna. Il mattino di quel giorno, tutti i proprietari di buoi si danno convegno nel bosco Favino. Gli animali bovini non sono mai meno di cento. A questi bovari si unisce gran massa di giovani contadini con un palo ciascuno in mano. Dopo la scelta dell’albero e dopo l’abbattimento di esso, tra i bovari si tira a sorte la fortuna e l’onore di cacciare, con i buoi, il fusto bello e pulito, dal bosco. Altra sorte si tira tra i bovari per chi deve entrare l’albero nella piazza di S. Antonio. Dopo una settimana dal prelevamento ... si bandisce ancora il giorno nel quale si va nel bosco comunale di Carbone detto Budda, a prelevare la chioma di un abete (detta conocchia) da legare all’albero. A questo il giorno della festa, infatti, ne legano

la predetta conocchia carica di agnelli, polli, prosciutti e quindi con grandi sforzi, il grosso e lungo fusto ... viene eretto. Si dispongono intorno i tiratori con decine di fucili ed a turno essi aprono il fuoco sui poveri animali. Lo strazio è evidente: sebbene la legge sulla protezione animali lo proibisce, tuttavia la tradizione è tradizione e nemmeno i Carabinieri o le altre autorità possono intervenire: sarebbero guai! Dopo una mezz’ora di fuoco si da il via agli scalatori: è una scena magnifica: come grappoli gli audaci, vestiti con cenci ed impiastricciati di miele e terriccio, salgono; i più forti raggiungono l’alta cima, i meno, a distanza spesso di solo qualche metro dall’agognata vetta, scendono precipitosamente, perché le forze sono venute meno. È una tradizione che si ripete di anno in anno e chi volesse prevederne la fine, azzarderebbe una scommessa non facile a vincersi. Altre due tradizioni sono ancora vive: ogni anno si svolge un pellegrinaggio alla Vergine del Monte di Novi Velia; prima si andava al santuario a piedi impiegando sei giorni ... si sale a piedi scalzi, dopo averli immersi in un’acqua che sgorga alle falde del monte [...]. L’altra tradizione è quella della formalità del culto dei morti; questo è praticato con un’offerta di grano di orzo alla chiesa ed al prete, il mattino del 2 Novembre, depositando, sul pavimento della chiesa parrocchiale, in un mucchio che man mano va impinguandosi, il piatto di grano. Tutto questo è Castelsaraceno, dove la fede in Dio e nei valori degli uomini; dove la carità verso i simili, alla luce della legge divina ed umana; dove la speranza nelle vicissitudini di una storia sempre migliore, sono le virtù che alimentano l’anima e lo spirito del castellano». Quest’ultima è stata tratta dalla “Monografia di Castelsaraceno” di Ermenegildo Cascini, un manoscritto inedito, Castelsaraceno aprile 1957, foll. 35-37. Queste sono alcune tra le testimonianze del rito. vincenzo capodiferro


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Sport

Venerdì 28 Marzo 2014

Bella lotta nel campionato di seconda categoria Nel girone B la Cittadella Bucaletto non va oltre il pari ad Abriola e deve rinviare per ora la matematica promozione in prima categoria; nel raggruppamento A continua a perdere punti il Baragiano, il 4-4 casalingo contro il Castelpantano permette all’Alto Bradano di portarsi a + 3; nel gruppo C tutto invariato, a tre giornate dal termine l’Italica Metaponto continua a mantenere la testa della classifica con +4 sul Castronuovo. girone a I tre punti assegnati dal giudice sportivo (3-0 a tavolino contro il Savoia) permettono all’Alto Bradano di portarsi a + 3 dal Baragiano, Sangiacomo e soci sono fermati tra le mura amiche dal

Castelpantano, nel pirotecnico 4-4 a segno per gli ospiti Antonio Fanelli, Giuseppe Sileo, Aurelio Gallo e Tortorelli; consolida la terza piazza la Real Murese, la vittoria contro la Fides Scalera è firmata Frassino, in quarta posizione troviamo il Balvano vittorioso per 5-2 sulla Fiasca Oppido; grazie al netto 3-1 sul Palazzo, può festeggiare la matematica permanenza in seconda categoria l’Atletico Pignola, infine affermazione casalinga del Lu Tito per 4-2 sul San Cataldo, sul tabellino dei marcatori troviamo per i padroni di casa Stigliano (doppietta), Giosa e Romano, mentre per gli ospiti a segno Massimo Sabato e Vito Sabato. Classifica marcatori: Sangiaco-

mo 19 (Baragiano), Stigliano 16 (Lu Tito). girone b La Cittadella Bucaletto non va oltre il pari esterno ad Abriola (1-1) e deve rinviare la matematica promozione in prima categoria; il match clou di giornata va all’Atletico Albano, infatti, la squadra di Soldo espugna il campo della Jsc Campomaggiore grazie alla doppietta di Losasso e fa suo il derby, inutile il gol su calcio di rigore di capitan Insabato per i padroni di casa, la vittoria permette alla squadra del presidente Valenzano di mantenere tre lunghezze di vantaggio sul Real Satriano vittorioso a sua volta per 2-0 contro la Dinamo Viggiano.

Il Montemurro si conferma quarta forza del torneo, netta vittoria per 5-0 sul campo del retrocesso Caro et Vellus, a segno Ciancia con una tripletta e Rotundo con una doppietta; importante exploit esterno dell’Astra Tramutola sul campo dell’Accettura, infine da segnalare il ritorno alla vittoria del Laurenzana, a farne le spese un irriconoscibile Avis Burgentia, risultato finale 2-1. Classifica marcatori: Lorenzino 20 (Real Satriano), Ciancia 15 (Montemurro). girone c Grazie alla vittoria interna per 2-0 sull’Acs 09, l’Italica Metaponto fa un passo avanti verso la promozione diretta in prima categoria, a tre giornate

dal termine del campionato sono sempre quattro i punti di vantaggio sul Castronuovo; la diretta inseguitrice ha vita facile contro il Gallicchio (4-0) e seconda piazza in cassaforte; sul terzo gradino del podio troviamo la Val Sarmento vittoriosa per 4-2 sul campo dell’Episcopia; alle spalle delle prime tre troviamo ben cinque squadre in soli tre punti; tra i risultati di giornata spiccano la netta sconfitta del Viggianello contro il San Chirico Raparo (4-0) e la vittoria dello Stigliano per 2-1 sul Pisticci. Classifica marcatori: Caricati 22 (Italica Metaponto), Lattanzio 15 (Stigliano). alessandro balsamo

l’assessore alle politiche agricole e forestali, michele ottati, ha incontrato le organizzazioni professionali agricole, Cia, Coldiretti

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“Dobbiamo entrare nel merito – ha detto l’assessore Ottati – e dare progetti concreti per le aziende agricole e i soggetti che, a vario titolo, dovranno attuare le Misure. Perciò è necessario non disperdere le risorse e concentrarle sulle reali esigenze dei nostri agricoltori. Voglio che questa programmazione sia la più condivisa possibile, tenendo conto dei suggerimenti provenienti dal territorio e raccolti con i Tavoli del Partenariato. Il mio impegno è quello di fare in modo che il sistema pubblico, a iniziare dagli uffici del Dipartimento, sia a servizio del mondo agricolo. L’organismo pagatore dovrà pagare entro due mesi dalla richiesta, come stabiliscono le norme europee. Non è concepibile che gli agricoltori aspettino mesi o anni ma occorre dare certezze sui tempi, che devono essere brevi”.

La discussione proseguirà con altri incontri mirati sulle priorità del Programma di sviluppo rurale, il primo dei quali è stato già fissato per l’11 aprile. Sugli altri temi segnalati dalle organizzazioni, nello specifico il credito e la semplificazione amministrativa, saranno programmati tavoli tecnici ad hoc. polese su prima persona "Un movimento politico - culturale apartitico, un luogo di confronto per animare il dibattito cittadino e regionale relativamente ai temi che ci stanno più a cuore, una valore aggiunto per la Basilicata e perchè no, un percorso prepartitico e prepolitico che possa avvicinare quei giovani, oggi scontenti e distanti dalla politica dei partiti tradizionali, alla politica un pò più tradizionale, che si fa nei partiti".


Venerdì 28 Marzo 2014

Nelle ultime settimane si sta giocando con il destino ed il futuro della nostra regione. Da una parte la paventata “Macroregione del sud Italia” e dall'altra la riforma del titolo V della costituzione, con la quale si vorrebbe scippare la Basilicata, di ogni competenza in materia di petrolio, per decidere comodamente nei palazzi romani, dove, come, e quando trivellare!!!!! Infatti, il 12 marzo è stata depositata la bozza del disegno costituzionale che include tantissimi punti ed argomenti, ma in particolare senza lasciarci distrarre da altro, leggiamo, la modifica dell'articolo 117 del titolo V della costituzione. Esso recita: lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie e funzioni, e alla lettura (V) ecco spuntare la modifica che più di ogni altra potrebbe incidere sul nostro destino, “ la competenza esclusiva per lo stato su produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell'energia”. E con poche parole, il legislatore senza nessun riferimento diretto all'Oro nero lucano, molto più veloce di Arsenio Lupen, fa scacco matto, alla regione Basilicata. Da troppo tempo, siamo sotto attacco, ora vi è il tentativo ultimo di togliere alla regione ogni competenza ed autorizzazione in materia, uno stato che vuole solo estrarre ed incassare sempre di più, sulla pelle dei lucani.

macroregione del sud italia: una iattura per la nostra regione Leggendo alcuni dati dallo studio della “wood mackenze” sul memorandum, capiremo, senza nessun dubbio i motivi che muovono i tentacoli del governo nazionale. Se alla regione Basilicata ogni anno va il 10% delle Royalities, oltre il 3,9 dell'irap, le casse del governo centrale incassano ben 27,5% di imposta

sul reddito della società, il 10,5% di addizionale ires, meglio conosciuta come la “robin tax”, ed inoltre essendo lo stato l'azionista di maggioranza dell'Eni, vanno aggiunti i guadagni nei dividendi che annualmente si aggirano intorno a 55 centesimi per azione. Si contano quindi centinaia e centinaia

di miliardi di euro. A questo punto è lecito pensare ed ipotizzare che, chi ha tanta voglia di entrare o meglio costituire la macroregione del sud, voglia far razzia delle ricchezze di questa nostra amata terra. Se con le royalties, forti dell'esperienza passata, la “politica lucana” ha la forza di ridetermi-

In onda tutti i venerdì alle 16.10 su Radio Potenza Centrale

parlare di podoliCa significa valorizzare la nostra lucania

Parlare oggi di Podolica significa parlare di un' opportunità concreta, per risollevare le attività economiche e zootecniche delle nostre aree montane, ovvero dei “bovini podolici”. Se il termine podolico, etimilogicamente, deriva dalla regione Podolia, vasta pianura fertile, ubicata in Ucraina, in effetti i nostri bovini sono i diretti discendenti dell' uro euroasiatico, bos primigenius primigenius. Negli ultimi anni, la razza se pur allevata in tutta l' Italia meridionale, ma subito in notevole decremento demografico e ad oggi sono iscritti nel libro genealogico, circa 26.000 soggetti, metà dei quali sono concentrati in Basilicata, dove si sono ben adattati. Da troppi anni, nel nostro mezzogiorno, si sta cercando di perseguire l'obiettivo di consolidare il rapporto tra territorio, allevamento e produzioni locali tipiche. Ma ciò comporta scelte ben precise, per le implicazioni di carattere sociale, economico ed ambientale che da esso derivano. In particolare, l'allevamento di razze locali come i bovini podolici, orientato ad una produzione tradizionale e più qualificata, potrebbe consentire di ottenere prodotti tipici che possano favorire la valorizzazione di particolari microeconomie locali. Inoltre la salvaguardia delle razze evita, infatti la per-

nare nuovi processi di programmazione e sviluppo, sicuramente si può incidere in maniere determinante sul futuro della regione. Mi chiedo: perchè polverizzare nell'ottica di una macroregione costituita da milioni di cittadini e territori vastissimi, una nostra ricchezza? Sinceramente l'adesione al progetto della macroregione di Caldoro e Scoppellitti, rispettivi presidenti regionali della Campania e Calabria, poco mi appassionava, se non la posizione di un grande sindaco, il primo cittadino di Salerno De Luca. Ha tuonato per l'amor di Dio quando in Italia mettiamo mano alle revisioni istituzionali, facciamo solo danni e guai. Lasciamo perdere e pensiamo a rendere efficiente quello che abbiamo, proviamo a sottrarre le regioni italiane alla dimensione clientelare politica, burocratismo, l'inefficienza e spreco. Credo, che la posizione sul tema del nostro governatore sia tattica, in fondo i nostri numeri, spesso ci penalizzano, la sola ricerca di sinergie può andar bene a tutti; ma senza fusioni a freddo, soppressioni o divisioni delle due provincie come ipotizza lo studio della fondazione agnelli. La mia speranza è che vi siano sempre più unioni comunali in terra lucana in una futura regione a statuto speciale!!!!!!

rizzazione della tradizionale “transumanza” e della razza podolica. Nel nuovo PSR 2014/2020, va riconosciuto un “ruolo sociale” alla podolica, poiché la sua presenza è fondamentale per la salvaguardia e il presidio del territorio che altrimenti sarebbe completamente abbandonato all'incuria e agli incendi. È necessario, prendere ulteriori misure di sostegno agli allevatori, 1. dal benessere animale 2. ai fattori produttivi 3. alla tipicità dei prodotti Mentre per i comuni mondani, con particolare riguardo a quelli che fidano i pascoli, bisogna prevedere misure semplici ed efficaci. Tipo la realizzazione di recinzioni, (per dividere le mandrie ed evitare contatti), gli abbeveratoi, casette in legno, quale luogo di mungitura e tanto altro con un particolare sostegno per il recupero dei trattori, che può rilanciare un turismo rurale in forte crescita. Auguriamoci, che con il nuovo “PSR” e le nuove misure vi sia più carne e caciocavallo podolico sulle nostre tavole. claudio borneo

l'assessore all'agricoltura michele ottati incontra le associazioni di categorie dita di specifiche combinazioni genetiche, permette di sfruttare le peculiarità funzionali e produttive degli animali e favorisce lo sviluppo di attività umane che rischiano la marginalità. Il “local” può trainare sviluppo, se non si limita però, alla sola azione operativa n° 3, sul miglioramento genetico negli allevamenti di razza podolica, messa in campo, ed oltretutto con esigue somme, in questi anni dalla regione Basilicata. “Valorizzare la podolica, significa valorizzare tutto un territorio, significa valorizzare la nostra Lucania”. Proprio in questa settimana, iniziano gli incontri tra l'assessore all'agricoltura, gli operatori del settore, le associazioni di categoria e gli stessi sindaci, per discutere sulle nuove tematiche relative alla prossima programmazione dei fondi comunitari nel settore agricolo e forestale. Noi di radio potenza centrale seguiremo il tutto ed io sarò presente con le mie proposte, essendo San Chirico Raparo, da molti anni, tra i comuni lucani, che maggiormente, investe sulla valo-

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VenerdĂŹ 28 Marzo 2014


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