Studio dell’adattabilità in ambiente montano di alcune varietà di noce Fin dall’antichità il noce è sempre stato considerato una delle specie arboree più utili all’uomo per i suoi molteplici prodotti: i frutti, in grado di fornire un alimento altamente energetico e di lunga conservazione; il legno, senz’altro il più pregiato fra le essenze nostrane per colore, durezza, venature e durata; le numerose altre sostanze fornite dalle foglie, dalla corteccia, dai malli e dai gusci e impiegate a scopo farmaceutico, cosmetico, nell’industria dei colori, dei prodotti di conceria, ecc. In Valle d’Aosta, la coltura del noce non è radicata come in altre regioni italiane e la sua diffusione, fino a pochi anni fa, era strettamente legata all’utilizzo famigliare con metodi tradizionali ed abitudini locali. L’impostazione prevalente è sempre stata quella di unire la produzione di frutta secca con il legname da opera ricavabile a fine ciclo di produzione, modello produttivo che si sta manifestando sempre meno adeguato per un’agricoltura moderna che punta invece ad una specializzazione più spinta. Le cause di questa sottovalutazione del noce come coltura da reddito sono dovute principalmente alla scarsa redditività delle piantagioni tradizionali, data da molteplici fattori quali la mancanza o l’insufficienza di cure colturali, il modesto o nullo impiego di cultivar di pregio, l’irrazionalità degli impianti basati sulla coltura promiscua e soprattutto gli elevati costi durante la fase di raccolta per mancanza di meccanizzazione. Inoltre, dal dopoguerra ad oggi, si è assistito spesso, con l’abbandono delle campagne e di parte dell’agricoltura montana, al taglio di esemplari di noce senza che si provvedesse alla loro sostituzione, pensando che questa pianta richieda tempi lunghi prima di fornire un utile. Negli ultimi anni, però, numerosi fattori hanno risvegliato l’attenzione di ricercatori, tecnici e coltivatori sulle possibilità di questa specie. In Valle d’Aosta, infatti, la nocicoltura da frutto può rappresentare una buona utilizzazione di terreni un tempo agricoli. Molti di essi sono spesso fertili e caratterizzati da pendenze non eccessive per cui il noceto potrebbe costituire una valida alternativa al rimboschimento
tradizionale. Un conveniente sfruttamento può essere previsto anche per piccoli appezzamenti, bordure di strade, radure di boschi di ridotte superfici, occupati ora da un soprassuolo di scarso valore. Non bisogna dimenticare, infine, che il gheriglio di noce ha un elevato valore energetico (da 525 a 622 kcal per 100 g) e l’olio che lo compone al 65% è di grande valore dietetico. In effetti, tenuto conto della sua composizione, la noce è un prodotto alimentare che può avere degli effetti benefici sulla salute dei consumatori poiché gli acidi grassi del gheriglio sono per la maggior parte poli-insaturi. Si tratta dell’acido linoleico (60%) e linolenico (12%) che gli conferiscono degli effetti preventivi nei confronti di diverse malattie come il cancro e malattie cardiovascolari; inoltre, è stata dimostrata un’incidenza favorevole sulla pressione arteriosa e sul regime ipocolesterolemico. Il gheriglio contiene ugualmente proteine (16%), glucidi (12%), fibre, elementi minerali come il potassio, il fosforo, il ferro e il calcio, così come le vitamine A, B, C e E (tocoferoli). Nella noce sono anche presenti dei polifenoli, ad azione antiossidante e preventiva dell’arteriosclerosi. L’obiettivo principale delle nostre ricerche, quindi, è quello di valorizzare al massimo il noce ed i suoi prodotti incentivando la realizzazione di nuovi impianti intensivi o, quanto meno, il recupero, attraverso questa specie, di zone marginali ed abbandonate, molto presenti sul territorio della Valle d’Aosta. In seguito all’esperienza ventennale del noceto in località Champlan di Gressan (1.000 m s.l.m., con esposizione Nord), nel quale sono state studiate dieci varietà di diversa origine (Franquette, Meylannaise, Ronde de Montignac, Lara e Adams, di origine francese, Sibisel, di origine rumena, Geisenheim, di origine tedesca, Chandler e Hartley, di origine californiana e Chase, dell’Oregon), nel 2008 è stato realizzato un nuovo noceto in località Moncenis (Fig. 1 e 2), a 750 m di altitudine con esposizione Sud-Est, ripiantando anche alcune cultivar risultate più interessanti nel noceto di Champlan.
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Sostegno alle produzioni agroalimentari e diversificazione del reddito agricolo
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