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Adattabilità del ciliegio in Valle d’Aosta
US Frutticoltura
La notevole diffusione di popolazioni spontanee di ciliegio nei boschi di latifoglie del territorio valdostano è un chiaro segnale dell’adattabilità di questa specie alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione. La coltura del ciliegio incontra un notevole interesse anche in zone dove non si è mai diffusa come coltura specializzata, come la Valle d’Aosta, in quanto essa va ad occupare degli ambiti commerciali molto particolari ed occasionali, diversificando l’offerta a livello aziendale e offrendo un prodotto fresco precocemente durante la stagione vegetativa. Attualmente, però, il panorama varietale locale appare ancora attestato su cultivar in genere di difficile identificazione, non sempre produttive né particolarmente pregiate, con piante di un certo volume vegetativo e difficilmente gestibili.
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La realtà cerasicola valdostana è rivolta soprattutto al consumo famigliare e quindi anche le scelte colturali si indirizzano verso una coltura promiscua non finalizzata ad una razionale specializzazione; ciò non toglie, però, che, qualora questa specie fosse in grado di richiamare l’attenzione dei produttori locali, essa potrebbe svilupparsi adeguatamente sfruttando sia la variabilità degli ambienti di coltura che la diversa precocità delle cultivar. Inoltre, in questa regione, dove la coltivazione in quota permette di dilazionare l’epoca di maturazione rispetto alla pianura, un evidente riscontro economico è dato proprio dal fatto che la produzione tardiva di questa specie può venire a coincidere con un importante afflusso turistico nella zona. Rimane tuttavia molto onerosa la pratica di raccolta dei frutti, con una notevole incidenza sui costi di produzione. In passato, infatti, la scelta del portainnesto era legata ad un concetto di cerasicoltura di tipo semi-intensivo, talora marginale, non necessariamente irrigua, con densità di impianto basse, forme di allevamento in volume (vaso), sviluppo della chioma degli alberi in altezza e raccolta con scale. In queste situazioni la scelta del portainnesto, indipendentemente dalla varietà, è sempre ricaduta verso soggetti più vigorosi caratterizzati da elevata rusticità, buon adattamento alle condizioni pedo-climatiche, basse percentuali di mortalità e lunga longevità degli impianti, ma con ricadute negative soprattutto sui tempi di raccolta. In Valle d’Aosta, la raccolta delle ciliegie incide forse in maniera meno evidente rispetto ad altre situazioni, in quanto la realtà produttiva è organizzata su base famigliare, con una ridotta superficie aziendale, spesso condotta parttime, e uno sbocco commerciale strettamente locale, quindi non particolarmente impegnativo. In questi casi, ogni sforzo colturale, soprattutto dal punto di vista della raccolta, può trovare soddisfazioni anche nella ridotta concorrenza di mercato. Tuttavia, per una migliore gestione del ceraseto, risulta interessante la riduzione dello sviluppo vegetativo delle piante mediante l’impiego di portainnesti nanizzanti o seminanizzanti. A tal proposito, tra il 2003 e il 2007, è stato realizzato un impianto di ceraseto con differenti portainnesti, suddiviso in una parcella irrigua e una non irrigua. Nella parcella irrigua, la varietà Lapins è stata provata su 10 portainnesti nanizzanti e seminanizzanti, per verificarne l’efficienza produttiva, e allevata con forme di allevamento e sesti d’impianto differenti, in funzione del vigore dei portainnesti. I portainnesti presi in esame sono i seguenti: Pontaleb, Colt e Santa Lucia 64: piante allevate a vaso con un sesto d’impianto di 5 x 6 m;
Maxma 60, Gisela 3, Gisela 6, Weiroot 13,
Weiroot 72 e Victor: piante allevate a fusetto con sesto d’impianto di 5 x 3,5 m; Gisela 5: piante allevate a fusetto con sesto d’impianto di 5 x 2,5 m. Nella parcella non irrigua, per testare una coltivazione di ciliegio in assenza di irrigazione, è stato invece provato il portainnesto Santa Lucia 64 (Prunus mahaleb), maggiormente tollerante alla carenza idrica, con le seguenti varietà: Giorgia, Samba, Grace Star, Lapins e Stella. Purtroppo, è stato riscontrato negli anni che, dal punto di vista varietale, il materiale vegetale fornitoci dal vivaista non corrispondeva perfettamente a quello richiesto e di conseguenza i dati produttivi raccolti hanno una minore attendibilità a livello sperimentale. Negli anni è stata inoltre valutata la sensibilità del ciliegio alle diverse avversità biotiche, in particolare la Drosofila, ed abiotiche, come le piogge in corrispondenza della maturazione dei frutti che causano la loro spaccatura (cracking). Tutti i portainnesti presi in esame hanno dimostrato una buona adattabilità pedologica e quelli maggiormente nanizzanti, Gisela 5 in particolare, hanno permesso una buona riduzione del volume vegetativo, facilitando l’esecuzione delle diverse operazioni colturali, e un aumento della produttività e della qualità dei frutti. In alcuni anni, comunque, in seguito ad un vigore leggermente maggiore, è risultato necessario intervenire con la potatura verde in post-raccolta per ripristinare l’equilibrio fisiologico delle piante, permettere una buona intercettazione luminosa e favorire una corretta induzione fiorale e maturazione del legno. Il vigore contenuto dei portainnesti nanizzanti, comunque, presuppone la disponibilità di terreni fertili ed irrigui per garantire produzioni elevate e costanti. Nonostante l’apporto idrico regolare durante la stagione vegetativa, le piante hanno mostrato negli anni una notevole sensibilità alla spaccatura dei frutti causata dalle piogge soprattutto in corrispondenza della maturazione, provocando perdita di parte del raccolto, in funzione delle annate. Lo spacco è provocato dall’eccessiva disponibilità di acqua e dall’aumento della tensione cellulare e del volume della polpa che si ripercuote sull’epidermide della buccia che si dilata oltre i limiti di elasticità, fratturandosi. In seguito a queste screpolature semicircolari o circolari localizzate in prossimità del peduncolo possono sopravvenire infezioni fungine di Monilia laxa e fructigena e Botrytis cinerea, attraverso la frattura dell’epidermide, propagandosi poi rapidamente agli altri frutti dello stesso mazzetto. Questo fenomeno è più frequente in concomitanza di andamenti stagionali umidi-piovosi durante le fasi fenologiche invaiatura-maturazione. L’impiego dei portainnesti nanizzanti permette l’adozione di forme di allevamento più contenute e una predisposizione delle piante ad un’eventuale copertura con teli o reti antipioggia, garantendo una migliore gestione irrigua e la salvaguardia della produzione in caso di piogge indesiderate durante l’operazione di raccolta.

Nella coltura non irrigua, nonostante un discreto adattamento delle piante nei primi anni, il portainnesto Prunus mahaleb ha mostrato dei limiti soprattutto durante le stagioni vegetative molto siccitose come il 2018, con stress vegetativi, calibro dei frutti più ridotto, scarsa induzione fiorale e, nel peggiore dei casi, disseccamento delle piante. Si può quindi affermare che, indipendentemente dal portainnesto utilizzato, nelle nostre condizioni la coltura del ciliegio necessita di apporti irrigui regolari durante la stagione vegetativa al fine di garantire uno sviluppo equilibrato delle piante e delle produzioni soddisfacenti. Nel 2022, in seguito all’immissione del parassitoide Ganaspis brasiliensis per il controllo biologico di Drosophila suzukii in prossimità della parcella cerasicola, al fine di rispettare e favorire l’insediamento dell’insetto,
non si eseguiranno trattamenti insetticidi nei confronti di afidi e della mosca del ciliegio. Conseguentemente, poiché l’intera produzione di ciliegie non sarà commercializzabile, essa verrà destinata alla trasformazione in spumante, bevanda alcolica già prodotta in passato e che, in seguito a degustazioni, ha riscontrato un buon successo. Verranno anche raccolti dati utili a valutare la sostenibilità economica di questa trasformazione. Per concludere, come già riscontrato nelle prove varietali del periodo 1983-1996, i risultati della sperimentazione, hanno confermato le buone possibilità di sviluppo della cerasicoltura nell’ambiente specifico valdostano purché venga accuratamente valutata la scelta varietale e del portainnesto. In particolare, l’adozione di portainnesti nanizzanti permette la realizzazione di impianti di ciliegio intensivi, con precoce messa a frutto, elevata produzione di qualità, più facile governo delle piante e meno onerosa gestione del ceraseto. Tuttavia, la scelta del portainnesto più idoneo per la realizzazione di ceraseti specializzati è fortemente condizionata dall’ambiente di coltivazione (clima e terreno), dai sistemi di impianto adottati (densità di piantagione), dalle tecniche colturali (gestione suolo, apporti idrici e nutrizionali) e dall’interazione tra il soggetto e la varietà. Tutti questi fattori condizionano le risposte vegeto-produttive degli alberi, la qualità delle produzioni ottenute e l’efficienza del sistema. È comunque da valutare, in fase d’impianto, la copertura con teli o reti antipioggia, per evitare il fenomeno del cracking, e con reti antinsetto, per contrastare gli attacchi di Drosofila.
