Tascapane/Orfeo # 14 - maggio 2014

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IL NOVILUNIO Ero tornato a casa dopo un lungo periodo di permanenza nella città universitaria: prima le lezioni obbligatorie, poi gli esami, poi quella ragazza che. E ora a casa, di nuovo a casa.

no con la palla dopo averla ricevuta dal quarterback. Il pallone può essere avanzato a mano con la corsa: “end off” o lanciato: ”pitch” con l’obiettivo di guadagnare più yards possibili, mantenendo il possesso palla ed evitando il placcaggio. Placcaggio: per placcare è sufficiente che il giocatore che porta la palla tocchi il terreno con una parte del corpo (il ginocchio, o la schiena, o il gomito) dopo un contatto fisico con un difensore. La difesa: Compito principale dei linebackers è fermare le corse dei running backs o tentare di atterrare il quarterback con il pallone (sack) o comunque impedirgli un lancio. Anche la difesa nel football può fare giochi altrettanto spettacolari di quelli dell’attacco o dopo aver “intercettato” un pallone o dopo aver recuperato un “fumble”: errore commesso dal possessore della palla consistente nel lasciar cadere il pallone, con il conseguente rischio di perderne il possesso.

Intercetto: passaggio del pallone, che anziché esser ricevuto dall’attacco, viene ricevuto dalla difesa. Il giocatore che ha intercettato può tentare di raggiungere la “end zone” avversaria segnando il cosiddetto “touchdown difensivo” o, se viene placcato l’azione ricomincia nel punto in cui si trova il pallone con il gioco non più in difesa ma in attacco. Inoltre, la difesa, può guadagnare punti anche senza il possesso di palla, attraverso la safety: placcaggio del portatore di palla entro la end zone avversaria. Per mettere a segno una safety la difesa deve placcare il quarterback prima del lancio, o placcare il running back prima che esca dalla goal line. L’azione dà 2 punti alla squadra in difesa.

ALLENAMENTI DELLE AQUILE Lunedì, Mercoledì e Venerdì al MWF “Mike Wyatt Field” Via Cimarosa 4, (angolo Via Veneziani)

Le differenze con il Rugby

Tornavo sempre volentieri in cascina. Era come rientrare in un fortino, un presidio sicuro nel mezzo del far-west padano. Dal grande cancello accedevo al cortile, camminavo sulla ghiaia e, prima di salire in casa, mi fermavo un momento a guardare gli alberi, l’aiuola, la fontanella. Laggiù, verso i magazzini mi pareva di intravedere quegli stessi indiani immaginari con i quali avevo avuto innumerevoli conflitti a fuoco da bambino. Si nascondevano ancora, come allora, tra i setacci dell’essicatoio e i rimorchi parcheggiati sotto la tettoia. Ogni volta che mi vedevano rimettere piede in quel cortile si affacciavano appena per controllare quanto fossi cresciuto ma, dopo quella rapida verifica, fuggivano presto a nascondersi, ben ricordando la mia abilità con la Colt a superbum. Quel pomeriggio, prima di disfare le valige, decisi di portare il cane a correre fra le risaie. Appena liberato dalla catena, il piccolo cane dal sangue americano si lanciò a folle velocità verso il cancello chiuso e, giunto là davanti, spiccò ripetuti balzi sul posto, degni di una lepre selvatica, indicando col muso il pesante chiavistello. Esaudii la sua allegra richiesta e, aperto il cancello, il cane liberò la sua energia lasciando una traccia di polvere dietro di sé. M’incamminai anche io. Il cane mi precedeva costantemente di almeno venti passi. Talvolta si fermava, si voltava a guardarmi e se valutava che la distanza era eccessiva mi aspettava. Appena lo raggiungevo si lanciava nuovamente in avanti. Avanzammo con questa andatura ad elastico per qualche chilometro.

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Il pomeriggio si stava esaurendo, il sole era sceso a sfiorare la linea dell’orizzonte, quando, guardando in controluce, notai una sottile colonna di fumo. Saliva verso quel cielo sempre meno luminoso, proprio accanto alla quercia secolare che segnava il confine di proprietà. Mi avvicinai. Il cane si era fermato dieci passi avanti a me. Una sfinge. Orecchie e coda tese, fissava un punto ben preciso alla base del grande albero. Fiutava ogni vibrazione nell’aria. Guardai anche io in quella stessa direzione e lo vidi: Dimitri


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