Il Tascapane - 7

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il Tascapane

www.tascapane.it

STUDENTI LAVORATORI esperienze e consigli utili

erasmus a Parigi musica: intervista ai Lalène rugby femminile: ragazze velenose

il giornale che ti porti dietro N.7/ APRILE - MAGGIO 2010


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IL TASCAPANE

il giornale che ti porti dietro

disegno di copertina: Riccardo Gamba lastbeach.blogspot.com

NUMERO 7 / aprile - maggio 2010

DIRETTORE RESPONSABILE Cono Giardullo

EDITORIALE

E’ primaveraaa... ...svegliatevi bambine! il Tascapane esce dal letargo e offre ai lettori il suo carico di novità!

Ogni inverno, anche il più lungo e buio, è destinato a finire. E così, ai primi sentori della nuova stagione, la redazione del Tascapane sforna un nuovo numero e lo offre ai suoi appassionati e passionali lettori. Con questo verde primaverile vi presentiamo le novità di questo biblico numero sette. Un primo piano dedicato agli studenti lavoratori, un reportage da chi è in Erasmus a Parigi, le ragazze velenose del rugby femminile, l’intervista al degustatore di birra, quella al gruppo dei Lalène e molto altro. Insomma, in questi tempi di distrazione di massa, non abbiamo alcuna intenzione di perdere di vista il nostro pubblico. Approfitto di questo spazio per ringraziare tutti coloro che collaborano a questo progetto e rendono possibile la pubblicazione del Tascapane. Non è mai scontato ricordare che è grazie al lavoro non retribuito di diverse persone che è possibile mantenere in piedi questo piccolo laboratorio creativo. Grazie dunque a chi scrive ma anche a chi sfoglia, legge, critica, pensa, discute. Infine, grazie anche a chi videointervista: cercate i nostri servizi su www.ustation.it! Ricordo a chi volesse entrare in redazione e, perché no, anche in direzione (spodestando noi, vecchi e ammaccati soci fondatori), che passare dall’altra parte del foglio è semplice. Serve solo molta voglia di fare e qualche idea. Scriveteci qui: noss@live.it.

VICEDIRETTORI Luca Iacovone Edoardo Rosso

Prima di augurarvi una buona lettura vi segnalo che è nata anche una web radio a cura di un gruppo di “tascapanini”, che non sono piccoli sandwich ma giovani e vulcanici redattori del celebre free-press che avete ora tra le mani. Si chiama RadioFuoriSede e la trovate su www.spreaker.com. Ascoltateli dunque e commentateli. Se poi pensate di avere una bella voce o una buona idea contattate la redazione (noss@live.it) per registrare una puntata con loro! Buona primavera a tutti! Edoardo Rosso

REDAZIONE

Carlo Alberto Biasioli, Bianca Bonati, Elisa Brighi, Enrico de Camillis, Domenico Del Conte, Riccardo Gamba, Alessandro Gammaldi, Veronica Locatelli, Andrea Milan, Luca Pianese, Piervittorio Pigato, Federica Toscano, Silvia Trapani, Carolina Venturoli

BLOGGERS (www.tascapane.it)

Denise Ania, Nicola Aporti, Fiorella Arveda, Francesco Chrisam, Dario Gentile, Fausto Montagna, Federico Pansini, Stefano Pelizzola

HANNO COLLABORATO

Sara Albertini (S.I.S.M.), Ass. Amnesty International (gruppo Ferrara), Ass. Officina, Ass. R.U.A., Ass. Student Office, “Etudiant Autonome” (Parigi), Nicola Franceschini, Informagiovani Ferrara, Domenico Paolicelli, Filippo Ramazzini, Alessio Savina, Francesco Sciumbata Marcello Stellin

PROGETTO GRAFICO

Luca Iacovone, Edoardo Rosso (lucaiacovone@yahoo.it; edoardorosso@hotmail.it)

MARKETING & COMUNICAZIONE Luca Pianese (joker619@hotmail.it)

Editore: Associazione NoSS - Non Solo Studio – Sede Legale: Via Montebello 111, Ferrara - c.f. 93073220381 Registrazione al tribunale di Ferrara n°11 del 10/09/08 Stampa: GM2 di Morisi Antonio via degli scudari 38 bis 40050 Funo di Argellato (BO)

Il nostro periodico è aperto a tutti coloro che desiderino collaborare nel rispetto dell’art.21 della Costituzione che così recita: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, non costituendo, pertanto, tale collaborazione gratuita alcun rapporto di lavoro dipendente o di collaborazione autonoma”

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Provincia di Ferrara

Università degli Studi di Ferrara

Diritto di voto

CONTRO OPINIONE

Comune di Ferrara

Buongiorno studente fuori sede! È alla vigilia delle elezioni regionali che vi parlo, ma probabilmente è a risultati decisi che voi mi starete leggendo. Risultati che per la maggior parte dei casi non saranno dipesi da voi. O forse sì. Perché la maggior parte di voi non avrà votato o, in caso contrario, avrà deciso di anticipare e prolungare le vacanze di Pasqua di una settimana, a discapito magari di quelle lezioni con obbligo di frequenza. Perché ogni volta è la stessa storia: si ricevono incentivi dai mezzi di trasporto come accade con le Ferrovie dello Stato, dove si può avere fino al 60% di sconto sui biglietti se si è in possesso di tessera elettorale, ma di fatto coloro che tornano a casa appositamente per votare sono sempre meno. Non posso fare a meno di pensare a cosa sarebbe successo in caso contrario. Supponiamo, infatti, che ogni studente universitario – ma in particolar modo quello fuori sede – abbia la possibilità di votare nella città di domicilio, dove appunto frequenta le lezioni, invece di doversi fare km e km di viaggio per non perderne poi il diritto. Ora, posta questa premessa, cerco di ripercorre

gli esiti di ogni singola elezione. I risultati sarebbero stati gli stessi? Avrebbe potuto vincere il partito opposto? Di una cosa sono certa: indubbiamente diminuirebbe il numero di astensioni. Siccome sono certa anche che il voto di uno studente sia molto importante, perché nel fior fiore della sua vita lui meglio di altri può capire l’evolversi del futuro e cercare di tutelarsi al meglio, è giusto che questo voto gli venga facilitato. È per tutti questi motivi che sono fermamente convinta che bisogni far di più per noi giovani. Gli italiani all’estero hanno più possibilità di noi sotto questo punto di vista, e non pretendo di avere l’agevolazione di voto anche per il mio comune di 200 anime probabilmente dimenticato da dio, ma quando si parla di europee, governo e regionali, la questione si fa più delicata, e anche un semplice studente potrebbe fare la differenza. Anzi, sicuramente la farà. Ma io non scaldo una poltrona in Parlamento, non posso decidere da per me il cambiamento di una legge o di un regolamento regionale, ma se niente ancora è stato fatto, evidentemente è perché non c’è interesse affinchè ciò avvenga. Consapevole e amareggiata di ciò, prendo la mia macchinina e me ne vò a casa a votare. Ma gli altri? Elisa Brighi


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il racconto di Edoardo

L’esame, le mucche e la studentessa In quei due mesi di semi reclusione in camera hai cercato di rispettare il rigido programma quotidiano che la parte autoritaria di te aveva dato a quell’altra parte di te. Sveglia presto, colazione abbondante, tre ore di studio, pranzo, Griffin, Simpson, caffè, altre ore di studio fino a sera (salvo un paio di “pause facebook”), cena, talkshow e chiacchiere con i coinquilini, poi a nanna. Così per circa due mesi. Circa. Ed ora il giorno è arrivato. L’appello d’esame dista solo un paio d’ore. Sotto la doccia cerchi di rimandare a memoria alcuni concetti fondamentali. E’ un buon segno. Quando non sei preparato non osi farti domande, per il terrore di scoprire che non sai rispondere. Invece oggi va abbastanza bene. Certo, non puoi ricordare tutto ma gli schemi fatti a matita a margine del libro si proiettano abbastanza nitidi nella mente. Miracoli della memoria fotografica. C’è chi usa le ultime ore prima dell’esame per improbabili ripassi. Anche tu ci sei passato, poi l’esperienza ti ha fatto capire che è del tutto inutile. Meglio concentrarsi sull’estetica: doppio shampoo, accurata rasatura del volto, lungo massaggio per far assorbire il dopobarba al mentolo, decisa spazzolata ai denti, profumo sul collo e ai polsi. Poi, in mutande, stiri la camicia. La indossi ancora calda di vapore ed esci. Raggiungi a piedi la Facoltà, aiuta a smorzare un po’ la tensione. Entri nell’aula e la vedi. La studentessa OddioNonSoNienteMiBocciaSicuro. Così detta per via del suo caratteristico modo di introdurre la conversazione con chiunque, ad ogni appello. La studentessa OddioNonSoNienteMiBocciaSicuro è china sul banco. Ha almeno due diversi quaderni di appunti che sfoglia nervosamente, sussurrando frasi che ricordano quelle usate da Mago Merlino per far entrare tutta la stanza (compresa la casetta di Anacleto) nella sua valigia. “Ciao - le dici – anche tu qui?” sorridi. “Oddio, non so niente, mi boccia sicuro” Appunto.

Passi oltre, lei si volta verso l’amica e iniziano a ripassare argomenti che ti pare di sentire per la prima volta. Allarmato, torni indietro e cerchi di capire: “Ma… - provi a inserirti nella conversazione – senti, chiede anche quello?” “Lo chiede sempre, sem-pre. – dice fissandoti drittissimo nelle palle degli occhi - E io non me lo ricordo, non me lo ricordo, non so niente, mi boccia sicuro, ho un vuoto assoluto, no, no, mi boccia, mi boccia sicuro” prosegue lei rituffando la faccia in quell’ammasso di cartacce ordinatissime, di schemi fatti col righello e sottolineature a diversi colori. “Non dire così, dai, stai tranquilla” cerchi di calmarla perché inizia ad agitare anche te. “No, Dio ti prego fa che mi dia diciotto, - stringe la matita e alza gli occhi al cielo, poi ti fissa col vuoto nello sguardo - giuro che darei un braccio per un diciotto, non ne posso più, non so niente, mi boccia sicuro, oddio, pagherei per un diciotto, ho un tale casino nella testa…”. Ti allontani senza dire nulla, determinato a respingere con forza l’ansia contagiosissima che emana quella studentessa. Alle tue spalle la liturgia del Non so niente mi boccia sicuro riprende. Ti siedi e devi solo resistere. Resistere alla tentazione della sbirciatina. Niente sbirciatina agli appunti ricordati la regola della stalla, pensi. Già, la stalla! Un amico, per convincerti, aveva inventato questa metafora efficace. “Se hai una stalla zeppa di mucche – aveva detto serissimo - non ne puoi aggiungere altre. E se il contadino ne spinge una a forza dentro la stalla, le altre inizieranno a saltar fuori dalla finestra. Capito? Ogni mucca spinta nella stalla ne fa saltar fuori una dalla finestra” aveva concluso compiaciuto. Non sai dire perché abbia scelto quell’assurda metafora bucolica per convincerti ad evitare il ripasso dell’ultimo minuto ma sta di fatto che il professore entra in aula mentre sei lì vestito da contadino con le mucche che saltano dalle finestre. Ti scrolli di dosso quell’allucinazione e attendi l’appello. Poche ore dopo, è tutto finito. Piove e ti coglie una felice sonnolenza. Con il tuo 24 in tasca puoi correre a casa a soddisfare quell’esigenza, senza troppi sensi di colpa. Uscendo dall’aula incontri però la studentessa di prima. Sta raccontando ad un’amica il suo esame. “Pazzesco – esclama quasi in lacrime – tutto sapevo, tut-to, sai cosa vuol dire che quel libro lo sapevo a memoria??? Tutto sapevo, tutto… non mi va a chiedere l’unica cosa che non ricordavo bene?” “Vabè ma, alla fine, cosa ti ha dato?” chiede l’amica. Ingenua, pensi. “Trenta! Ma non capisco cosa gli ho fatto per non avere la lode?? - sbuffa Ce l’ha con me credo… Sì, sì. Ce l’ha con me”. Edoardo Rosso

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RUBRICHE

SOMMARIO

PRIMO PIANO

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editoriale: E’ Primaveraaa... La Contropinione: Diritto di voto il racconto di Edo: L’esame, le mucche, la studentessa Spiragli fotografici: il Reportage

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STUDENTI LAVORATORI

UNIVERSITA’

p 11 p 12 p 13 p 14

SfD: La politica della scienza Erasmus: Parigi! Giornalismo universitario: Studenti francesi su Berlusconi... Tribuna Politica: Università e lavoro

CULTURA

Diritti negati

p 16 p 18 p 20 p 21 p 22 p 23

misteri ferraresi: Il diamante... letteratura: Vino e poesia arte: Perchè noi no? storia di una Biennale tendenze: Il parkour FM world: Dimmi chi sei ti dirò cosa ascolti musica: i Lalène

ASSOCIAZIONI

p 24 p 26

Amnesty: Diamanti assassini Informagiovani: Job 2010

CITTA’

SPECIALE p 10

p 28 p 29 p 30 p 31

Senza Tabù: Gli anni del porno desperate house students: Te lo do io il prof PassWorld: Birra boom CUS: Ragazze velenose

segue a p. 11


STUDENTI LAVORATORI e LAVORATORI STUDENTI... illustrazioni di Filippo Ramazzini

la frase “Se non definisci i tuoi obiettivi, sei destinato a lavorare per conseguire gli obiettivi di qualcun altro” (Brian Tracy)

Lavoratoriii… No, non siamo qui a spernacchiare nessuno. Certo è difficile immaginare un contraente più debole di uno studente-lavoratore che chiede di essere messo in regola. Ed ecco che arrivano le pernacchie. Quelle del datore, che non fa nessuna fatica a liberarsi del giovane impertinente per trovarne un altro pronto a sostituirlo alle stesse condizioni. Per capire meglio quale sia la reale condizione dello studente lavoratore, quali siano le difficoltà ma anche le opportunità e i diritti che si possono far valere abbiamo raccolto alcune storie e interpellato alcuni addetti ai lavori. Ecco cosa è emerso… (e.r.)

IL BIANCO E IL NERO / INTERVISTA DOPPIA Ciao Andrea! Come studente-lavoratore raccontaci la tua personale esperienza. Lavoro come barista in un bar del centro di Ferrara, e sono studente del terzo anno di ingegneria meccanica. Lavoro specialmente la sera a contatto con studenti della mia età, ma a volte anche di giorno, per un totale di sette-dieci ore la settimana. Dato questo orario non ho grosse difficoltà a conciliare studio e lavoro. Hai un contratto di lavoro? Sì, lavoro sotto regolare contratto (un contratto a chiamata per studenti) e le condizioni sono pienamente rispettate. Incredibile ma vero!(ndr) Ti senti sfruttato? I miei compiti vengono sempre rispettati dai miei datori di lavoro, e non ho mai avuto motivo di pensare di esser sfruttato. L’ultima parola la lascio a te: Per me non è stato difficile trovar lavoro ed essere posto sotto un regolare contratto, forse è stata fortuna, ma mi vorrei appellare affinchè chiunque cerchi lavoro faccia in modo o possa trovarsi nelle mie stesse condizioni, perchè considero il lavoro in nero come uno sfruttamento, e non è giusto addurre allo stress dello studio universitario l’esser sfruttati.

a cura di Carolina Venturoli

Ciao Caterina. Anche tu una studentessa lavoratrice… Ebbene sì! Sono una studentessa dell’università di Ferrara. Lavoro il sabato e la domenica sera dalle sette e mezza a mezzanotte circa. Mi pagano 30€ a serata. E ovviamente sono in nero. Alla fine non mi interessa molto essere in regola, anche se penso che quando mi licenzierò non avrò nessun tipo di liquidazione e questo un po’ mi innervosisce. Come ti trattano i tuoi datori di lavoro? Ti dirò che in cucina (lavoro in una trattoria a gestione familiare) se ne vedono delle belle… litigi fra mamma e figli, la lavapiatti, in nero pure lei, che dopo essersi ustionata una mano non ha ottenuto nemmeno un giorno di riposo… e una chicca: quando io e le mie colleghe siamo al bancone, i proprietari (datori di lavoro, ndr) ci urlano: “caffèèèèè”. Traduzione: vogliono che gli portiamo i caffè. Ti senti sfruttata? No, perché quando accetti le loro condizioni è una tua libera scelta. Anche se dettata da un bisogno economico. Prima mi hai detto che sono venuti gli ispettori del lavoro… Si, una sera sono venuti e hanno “beccato” noi tre ragazze, la lavapiatti e l’aiuto cuoco non in regola…voci di corridoio dicono che hanno avuto una multa di 15000€… Una cifra talmente bassa che ai datori conviene pagarla e continuare con i dipendenti in nero…


primo piano

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per informazioni su contratti di lavoro e tutele rivolgiti agli uffici di CGIL Ferrara in piazza Verdi 5

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“Piacere, Co.co.pro.” “Co.co.chè?” Lo studente è inquadrabile nella categoria del lavoratore atipico, cioè di colui che svolge attività regolata da un contratto di lavoro non abituale, diverso dai tradizionali contratti per orario e retribuzione. E quali sono questi contratti? Il famoso Co.Co.Co divenuto poi Co.Co.Pro, ad esempio. Di cosa si tratta? E’ un rapporto di lavoro in cui il lavoratore riceve dal datore un progetto, da seguire per un periodo di tempo determinato fino al compimento del progetto stesso. Tecnicamente - Il manuale così recita: “La durata del contratto a progetto deve essere specificata all’inizio del contratto di lavoro. Il datore di lavoro deve anche documentare nel contratto, con assoluta precisione e in ogni dettaglio, il progetto da assegnare al collaboratore, le modalità e gli obiettivi. Nel corso del periodo di contratto il lavoratore percepisce una retribuzione”. Definizioni a parte, questo tipo di contratto è quello più spesso utilizzato per celare rapporti di lavoro che sono in realtà, a tutti gli effetti, di tipo subordinato. Il lavoratore a progetto, infatti, risultando come un autonomo, non gode dell’ampia tutela prevista per i lavoratori subordinati. L’art. 18 - Un esempio delle tutele garantite ai lavoratori subordinati è il celebre articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori: il divieto di licenziamento senza giusta causa. Grazie a questo articolo il lavoratore ingiustamente licenziato ha diritto ad essere reintegrato sul posto di lavoro, cioè di fatto è come se non fosse mai stato licenziato. E’ giusto il caso di ricordare che proprio questo delicatissimo articolo è stato recente oggetto di trattativa tra governo (che ne chiedeva la sospensione) e sindacati. Ogni informazione relativa ai lavoratori atipici circa è reperibile presso gli uffici di CGIL Ferrara (P.zza Verdi 5, tel 0532 783111). Edoardo Rosso

Il lavoro all’interno dell’Ateneo Spesso gli studenti non sanno che l’Università stessa offre possibilità di lavoro temporaneo all’interno delle varie facoltà, biblioteche e uffici inerenti agli studi. Dal tutorato alle 150 ore, gli studenti possono impiegare il proprio tempo libero all’interno della facoltà, questa volta non semplicemente per studiare, ma per guadagnare anche qualche soldo. Per fare ciò sono presenti dei bandi di candidatura all’interno del sito unife, per presentare poi domanda. Francesca, che ha prestato servizio come 150ista all’interno di una biblioteca, ci ha spiegato in cosa consiste. “Avevo preventivamente deciso gli orari con i responsabili, per potermi organizzare meglio con le lezioni e le altre ragazze che mi avrebbero dato il cambio, in modo che non si verificassero sovrapposizioni e si è inoltre cercato di venire incontro un po’ alle esigenze di tutti. Alcuni ti trattano come se fossi davvero l’ultima arrivata e di conseguenza un’incompetente cronica, mentre altri per fortuna si sono dimostrati molto più

carini e disponibili nel spiegarmi le mansioni che avrei dovuto adempire. Tutto sommato sono rimasta soddisfatta da questa esperienza, anche perché sono stata abbastanza fortunata per la vicinanza della biblioteca assegnatami e del periodo, che non si è accavallato con la preparazione degli esami.” Elisa Brighi


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primo piano di Luca Iacovone

Lavorare studiando: la parola a Bollettino de Lavoro Con oltre dieci anni di attività editoriale nell’orientamento al lavoro, Bollettino del Lavoro è un mensile e un portale on line costantemente aggiornato che ogni giorno favorisce l’incontro di chi cerca lavoro con le aziende che assumono, proponendo inoltre qualificati corsi di alta formazione e soluzioni per mettersi in proprio. E’ pubblicato da WorkPress s.r.l., società editrice e agenzia di stampa tutta ferrarese, leader italiana nell’informazione sul lavoro. Abbiamo incontrato il direttore di Bollettino del Lavoro, Marco Cappellari, per conoscere da vicino insieme a lui il mondo del lavoro a portata di studente universitario, così come appare a chi tutti i giorni si confronta con offerta e domanda di lavoro. Quali sono le offerte lavorative che generalmente sono accessibili anche ad uno studente universitario? Bisogna fare una prima distinzione: se lo studente cerca un lavoro in linea con i propri studi, magari in vista di una carriera nello stesso ambito, può trovare moltissime opportunità di svolgere un tirocinio curricolare e magari scegliere quello che dà maggiori vantaggi. In questo senso il consiglio è quello di rivolgersi al Job Center dell’Università. Se invece si cerca un lavoro per pagarsi gli studi, allora bisogna orientarsi su posizioni medio-basse, magari stagionali: le possibilità sono tante ma si tratta di lavori faticosi e molto intensi, che lasciano poco spazio al tempo libero. Dall’altra parte hanno il vantaggio di permettere di guadagnare abbastanza per pagarsi almeno le tasse universitarie. E’ importante restare in contatto con il Centro per l’Impiego della propria zone di residenza per essere sempre aggiornati sulle opportunità di lavoro per diplomati. Ci tengo a dire che bisogna accettare il fatto che il primo impatto con il mondo del lavoro è sempre piuttosto duro; è meglio prepararsi abbassando un po’ le proprie aspettative e accettando con umiltà di partire dal basso, a contatto con persone di grande esperienza e in contesti spesso molto lontani da ciò che si è imparato a scuola.

Quale tipo di contratto viene offerto ad uno studente in linea di massima? Nel migliore dei casi un lavoro a tempo determinato, ma sono frequentissime anche le collaborazioni occasionali, il lavoro interinale e i contratti a progetto. Poi, come abbiamo detto, ci sono stage e tirocini. Si avvicina l’estate, quali sono le figure professionali più ricercate per i lavori stagionali? A grandi linee gli ambiti tradizionali del lavoro stagionale sono due: quello turistico/balneare e l’agricoltura. Per quanto riguarda il primo le figure più ricercate sono animatori in Italia e all’estero, bagnini, camerieri, lavapiatti, personale addetto ai piani, gelatai; per nessuna di queste mansioni in genere è richiesta esperienza. In agricoltura molto dipende dal territorio in cui si risiede: nel nostro territorio ad avere bisogno di braccia è la frutticoltura con il suo indotto (magazzini ortofrutticoli e industrie di trasformazione nei picchi di produzione stagionale). Ogni studente sogna un periodo di lavoro all’estero, ma per quali lavori conviene candidarsi? Restando nell’ambito dei lavori stagionali, può aspirare a lavorare sulle navi da crociera, come animatore all’estero in villaggi turistici e resort oppure nell’agricoltura fuori dai confini italiani. E’importante avere un’idea abbastanza chiara del paese in cui si intende cercare lavoro; questo permetterà di rendere più efficace la ricerca, tarandola sul mercato del lavoro reale. Cercare in Germania o in Inghilterra non è la stessa cosa, oppure addirittura in un paese extraeuropeo. Il mio consiglio è quello di tenere d’occhio il servizio Eures sulla mobilità europea e, per chi abita a Ferrara, di rivolgersi all’Informagiovani dove vengono elaborate interessanti guide per lavorare all’estero. di Luca Iacovone

Visto da vicino Da diversi mesi Bollettino del Lavoro è presente anche nei principali social network. Attraverso questi nuovi canali riesce ogni giorno a raggiungere con le sue offerte quasi 4500 fans su facebook e oltre 2000 followers su twitter. Ogni giorno sono pubblicate offerte di lavoro e proposte formative: il vero pallino del giornale made in Ferrara è l’informazione. Nella pagina Facebook di Bollettino del Lavoro ogni giorno viene presentato un tema, una novità legislativa o l’analisi di alcuni curriculae commentati da un responsabile alla selezione. I social network diventano così un prezioso strumento attraverso cui i redattori di Bollettino del Lavoro riescono a confrontarsi con i propri lettori.

Gli indirizzi web per seguire le proposte di Bollettino del Lavoro sono i seguenti: www.bollettinodellavoro.it www.faceboo.com/ bollettinodellavoro www.twitter.com/ lavoroitalia www.blog. bollettinodellavoro.it


primo piano

Lavoro in nero: la parola agli studenti

L’importanza del curriculum

Molti studenti oggigiorno decidono di iniziare un lavoro per sopperire alla mancanza di liquidi, far fronte ad esigenze effettive, o semplicemente per togliersi qualche sfizio. Sono sempre di più quelli che scelgono la strada del lavoro in nero, per

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necessità o per svogliatezza. Alcuni infatti non hanno voglia o tempo di cercare qualcosa in regola, perché cercano qualcosa di immediato e temporaneo, ad altri invece viene negata la regolarizzazione, illudendosi invece con la promessa che ciò avverrà presto, ma in un tempo a loro oscuro. Abbiamo parlato con Carlo della sua esperienza. “Attualmente non sono in regola – ci racconta – in quanto il mio datore di lavoro non se la sente di regolarizzare troppi ragazzi per solo un paio di ore a sera. Questo in parte potrei anche capirlo, ma ad ogni modo le svariate ore di straordinario che dobbiamo fare non ci vengono mai retribuite. Per questo motivo sto decidendo di licenziarmi, e riprendere con ripetizioni per ragazzi: sono sempre in nero, ma almeno posso gestirmi i miei orari e prendere qualche soldo in più. Appena mi sarò laureato, cercherò indubbiamente qualcosa di regolare.” Altri invece come Mara, hanno scelto il lavoro in nero per non perdere la borsa di studio. “Lavoro come barista da qualche anno, ma preferisco non mettermi in regola per non aumentare il reddito denunciato, in modo da poter percepire qualche soldo in più anche dalla borsa di studio e pagare di meno le tasse universitarie.” A quanto pare non interessa più di tanto avere una completa tutela sul lavoro e pensare ad una futura, e più che mai, lontana pensione, ma si preferisce avere un guadagno immediato, e preoccuparsi dopo delle “cose da grandi”. Elisa Brighi

Prima ancora di valutare che tipo di contratto sia conveniente stipulare è però necessario offrirsi al mercato del lavoro. Primissimo e fondamentale passo è la complilazione di un curriculum vitae. E come si fa? Compilare il proprio curriculum non è affatto cosa scontata. E’ il biglietto da visita con il quale si fa capire in modo chiaro ed efficace chi siamo (titoli di studio), cosa sappiamo fare e cosa abbiamo già fatto (la nostra, magari minima, esperienza professionale). Sul web - Ci sono numerosi modi di compilarlo ma sul web potete trovare il modello del “curriculum europeo”, ideale per compilare un curriculum semplice, completo ed efficace. Potete trovarlo sul sito europass.cedefop.europa.eu. In città - Presso la sede dell’Informagiovani di Ferrara (ma vale per qualunque altra città) in Piazza Municipale 23, troverete del personale preparato, disponibile ad aiutarvi nella compilazione del vostro curriculum. Inoltre, presso gli stessi uffici potrete trovare una serie di offerte di lavoro di ogni tipo. Si tratta specialmente di lavori stagionali. Baristi, bagnini, raccolta frutta, hostess e simili. Ideali per riuscire a pagarsi almeno le vacanze! Edoardo Rosso


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Diritti negati?

Ferrara si interroga sui diritti delle coppie omosessuali Lo scorso 26 febbraio ha avuto luogo presso la facoltà di Giurisprudenza il seminario “preventivo” ferrarese, “La «società naturale» e i suoi «nemici»”, che ha visto riuniti a Ferrara molti giuristi, tra i quali alcuni dei più importanti costituzionalisti italiani. L’incontro ha affrontato il problema della riconoscibilità costituzionale del matrimonio omosessuale. Questione che alcuni giudici, tra i quali anche il Tribunale di Ferrara, hanno sollevato alla Corte costituzionale. L’iter logico seguito dai giudici parte dal riconoscimento, nell’art. 2 Cost., del diritto di ciascuno a contrarre matrimonio, considerando tale diritto inclusivo anche della libertà di scelta del proprio coniuge secondo il proprio orientamento sessuale. Attraverso una rilettura dell’art. 29.1 Cost., sostenuta anche da molti dei costituzionalisti presenti, i giudici escludono dalle finalità di tale disposizione la tutela di un modello familiare tradizionale, basato sul presupposto della diversità di sesso fra i coniugi, orientandosi nel senso di un riconoscimento del matrimonio same sex. Ulteriore argomento a sostegno di tale lettura è l’irragionevole disparità di trattamento tra l’individuo eterosessuale e quello omosessuale (al quale viene preclusa la libertà di scegliere un coniuge, oltre che l’accesso allo status stesso di coniuge, sulla base di discriminazioni derivanti da ragioni di sesso o di orientamento sessuale), in contrasto con l’art. 3 Cost. (il quale afferma la pari dignità sociale e l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini, senza distinzioni). I giudici segnalano inoltre la disparità di trattamento esistente tra la condizione dell’omosessuale e quella analoga del transessuale, consentendosi, già oggi, con la legge n. 164/82, in materia di attribuzione di sesso, e la relativa sent. Cost. n. 161/85, la celebrazione o conservazione del matrimonio anche se il coniuge abbia

successivamente mutato il proprio sesso. Questo seminario “preventivo”, che nasce con l’intendo di fornire alla Corte Costituzionale un “aiuto disinteressato” nella decisione della questione ad essa sottoposta, ha visto quindi interrogarsi la dottrina sulla riconoscibilità costituzionale del diritto dell’individuo omosessuale a contrarre matrimonio, dividendosi tra sostenitori, concordi con i giudici, e oppositori, che vedono nell’espressione “società naturale”, usata dai Costituenti , un esplicito ed univoco rifermento alla famiglia eterosessuale, temendo le eventuali future conseguenze di tale riconoscimento per quanto riguarda l’adozione da parte delle “nuove” famiglie. Gli atti di questo importante incontro saranno posti nella disponibilità della Corte in tempi utili per la sua pronuncia, per essere poi pubblicati nella Collana “amicus curiae” dell’editore Giappichelli (www.amicuscuriae.it). Chi legge sarà già a conoscenza della pronuncia della Consulta, avvenuta il 23 marzo, che al momento in cui andiamo in stampa non è stata ancora emessa; si è voluto comunque riproporre, seppure superficialmente, alcune delle argomentazioni delineate dai giudici, rispetto ad un tema che, proprio sulla base del principio di uguaglianza (art. 3 Cost), necessita di una risposta (tendenzialmente positiva) che l’ordinamento italiano non può continuare ad evadere. Ciò anche, e soprattutto, alla luce della necessità di una riflessione, che coinvolga non solo il diritto, ma la stessa società, affinché chi oggi risulta discriminato possa finalmente godere del vituperato principio di uguaglianza, nel pieno rispetto della pari dignità sociale di ciascuno. di Alessandro Pepe (in collaborazione con Ilaria De Cesare e Federica Toscano)

il caso: dopo le due coppie gay di Venezia e Trento, anche a Ferrara due donne, da tempo conviventi, si sono presentate all’Ufficiale dello Stato Civile del proprio Comune per chiedere di procedere alle pubblicazioni di matrimonio. Il diniego è arrivato puntuale anche in questo caso, e con esso il ricorso al Tribunale. E’ successo lo scorso Marzo e anche in questo caso è stata interpellata la Corte Costituzionale. A chiedere di essere riconosciuta come famiglia in questo caso è una coppia di mamme, hanno due bambine ottenute tramite inseminazione artificiale. A complicare l’attività dei giudici, e a dare qualche speranza in più alle tante coppie gay in Italia, è lo stesso Codice Civile: non esiste nessuna disposizione che, almeno esplicitamente, richieda la differenza di sesso per contrarre matrimonio. Su questo punto insistono gli avvocati della coppia ferrarese che ribadiscono “non si può impedire la pubblicazione basandosi solo su interpretazioni di norme”. A chi vi scrive intanto l’ingrato compito di ricordarvi che il Governo ha ultimamente scoperto i decreti interpretativi e, dicono, non se ne dimenticherà all’occorrenza. di Luca Iacovone


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La politica della scienza da noi (che non siamo mica gli americani)

di Alessandro Gammaldi

TRIBUNALI E GENETICA, LA COPPIA CHE SCOPPIA di Luca Iacovone Ci eravamo lasciati nello scorso numero presentando il ciclo di seminari, organizzato dalla Scuola ferrarese di Diritto su Genetica e Diritto e provando ad immaginare le possibili connessioni tra queste due materie apparentemente così distanti. Nel frattempo però, è proprio il caso di dirlo, la realtà ha superato la fantasia. E’ accaduto a Trieste: la Corte d’Appello della città friulana ha deciso, per la prima volta nel mondo, di comminare una pena attenuata per un omicidio perchè, insieme ad altre motivazioni, l’omicida sarebbe geneticamente predisposto ad essere violento e quindi, me lo si conceda, meno responsabile della morte della vittima. Ad una certa variazione del gene MAO infatti, secondo lo studio citato nella sentenza, corrisponderebbe una maggiore aggressività dei comportamenti, disturbi antisociali e abusi di sostanze psicotrope. La decisione della Corte d’Appello e i risultati dello studio sono stati sonoramente bocciati dalla comunità scientifica internazionale, che ha dedicato al caso triestino giudizi poco clementi. Gli interrogativi sollevati dalla questione sono molteplici e non mancano le previsioni apocalittiche di chi vede tornare alla ribalta tesi deterministiche che sembravano essersi sopite dopo Lombroso. Può un pezzo di dna giustificare questo o quel comportamento in un’aula giudiziaria? E soprattutto, chi decide quando gli esiti di uno studio siano abbastanza maturi e accettati dalla comunità scientifica per entrare nelle aule di un Tribunale? Le questioni poste dalla Scienza al Diritto continuano ad aumentare e le risposte che il Diritto offre sono ancora confuse e spesso, come nel caso friulano, improvvisate.

Produzione, sicurezza, salute sono tipicamente campi regolati da norme giuridiche nate prevalentemente dal lavoro di comitati tecnico-scientifici, la cui composizione è tradizionalmente varata dai nostri governanti. Il problema fondamentale che verte attorno all’azione di questi comitati è dato dalla crescita di una sfiducia popolare verso gli esperti che li compongono.

con licenza di utilizzo: www.flickr.com/photos/heypaul/1428909/

Fondamentalmente, lo scetticismo nasce da due fattori: in primo luogo, dalla circostanza che le decisioni tecniche avvengano all’interno di poule ristrette (e spesso politicizzate), con il conseguente “congelamento” del confronto tra opinioni, su cui la scienza dovrebbe pur basarsi; in seconda lettura, dalla difficoltà dei cittadini di reperire e/o comprendere quelle fonti e quei dati specialistici cui gli esperti attingono per formare le loro decisioni. Il risultato è che i non addetti ai lavori si ritrovano completamente tagliati fuori da questi processi decisionali, oltreché sprovvisti di appropriati strumenti di controllo. L’istanza che emerge, forte, è dunque quella di conoscere per partecipare. Regolare la scienza non è facile. Non lo è per l’Italia, figurarsi per l’Unione Europea che ha anche l’ingrato compito di armonizzare le diverse tradizioni normative dei 27 Stati membri. Eppure, a ben guardare, un modello vincente ci sarebbe: gli Stati Uniti d’America, infatti, nel corso degli anni, sono riusciti ad edificare una efficiente politica “science-based” che presenta tre elementari punti di forza. Il primo: l’esistenza di un ente governativo – la FDA, Food and Drugs Administration (di cui l’UE ha recentemente realizzato un “clone” comunitario, la European Food Safety Authority) – che si occupa di controllare la salute dei cittadini attraverso una sostanziosa regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. Il secondo: la trasparenza. Le linee guida di questi regolamenti sono previamente pubblicate, al fine di ricevere tutti i commenti del caso da parte dell’utenza. Dulcis in fundo, una giurisprudenza che sostiene una nozione latissima di “esperto” e che ammette in tribunale soggetti che magari non hanno alcun riconoscimento da parte della comunità scientifica, ma che presentano, con appropriato metodo scientifico, delle tesi testabili e falsificabili – come Galileo insegnerebbe, insomma. In Europa non c’è traccia di una simile struttura, proprio perché, alla base, non vi è una solida epistemologia che discerna la scienza pura (guidata dalla curiositas del ricercatore) dalla scienza applicata a fini pubblici e, quindi, governata da un apposito statuto epistemologico. Mettere a punto un apparato strutturale del genere significherebbe non solo astrarre il diritto da quel ruolo sterile di regolatore tecnico cui è, purtroppo, costretto nella politica delle scienze, ma addirittura trasformarlo in un utile strumento di conoscenza ed approfondimento della cultura (in particolare, della tecnoscienza). Se una costruzione del genere diventasse – com’è auspicabile – realtà, entrerebbe di certo all’interno dello stato di diritto, costituendone un nuovo importante pilastro di partecipazione e conoscenza. Francis Bacon disse “La conoscenza è potere”. Dopo qualche secolo, arrivò la risposta di un noto filosofo emiliano, particolarmente caro ai giovani: “Non siamo mica gli americani…”


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ERASMUS

L p in n u L fi

Erasmus a Paris tra burocrazia e divertimento sfrenato La vita in Francia, soprattutto nella capitale non è facile, per lo meno all’inizio. Molti sono gli ostacoli da superare, quando il livello di francese è ancora penoso. In effetti, lo Stato sociale francese funziona alla perfezione: tariffe studenti abbordabilissime, la cassa di allocazione familiare che dona un contributo monetario per l’alloggio, mense sparse in tutta la città che ti ingozzano con soli 2,90 euro a pasto, e sport in oltre 40 discipline, completamente gratuito. Per la legge del contrappasso, però, la burocrazia da affrontare è molto complicata. (Per fare la carta sport, mi son recato 4 volte presso l’action sportive) La mia Università è la Pantheon-Assas, anche conosciuta come Paris II ed è anche la branca più celebre per quanto riguarda gli studi giuridici, da quando l’Università di Parigi si scompose dopo il Maggio del 1968. Conosciuta come la facoltà “buona” di Parigi, entrando nell’atrio principale si

può restare a bocca aperta ammirando le parigine sormontare tacchi vertiginosi già alle otto del mattino, o compatendo le cravatte allacciate intorno ai colletti troppo stretti degli studenti del Master (la nostra vecchia specialistica). Riguardo alle associazioni universitarie, l’Università dona loro grande spazio. Figuratevi che tutto il piano inferiore della sede di Assas, è costellato di salles, piccole stanze riunione, da 4/6 posti, per ciascuna associazione, che tra l’altro hanno a disposizione una bacheca personale nell’androne principale. Il problema alloggio: Bene, se nei vostri sogni Erasmus la meta è Parigi, cominciate a trovare una soluzione qualche mese prima (amici/conoscenti italiani lì residenti) altrimenti vi toccherà trascorrere due settimane/un mese in giro, a visitare studio (mini-appartamenti) o chambres de bonnes, che non potevate neanche credere

Vai all’estero? Corri ad acquistare una carta ISIC! Cari studenti dell’Università degli studi di Ferrara, se siete all’estero per il vostro Erasmus, Placement o altro programma di scambio e vi ricordate di non avere alcuna certificazione che attesti il vostro stato di studente in Italia: è normale. La nostra Università non rilascia una carta studente.

esistessero, perfino di 7 metri quadrati! Il divertimento, superati questi facili ostacoli e imparata la lingua, quello che vi aspetta non ha prezzo: discoteche sugli Champs Elysées da dove potrete ammirare i più grandi monumenti nazionali e pagare un cocktail anche 15 euro, serate tra amici provenienti da tutto il mondo sulle rive della Senna, cantando i sempreverdi successi della Piaf o di Gainsbourg, ma anche concerti e spettacoli teatrali d’altri tempi presso i locali della Comedie française, o decidere di fare un salto nel periodo della contestazione studentesca tra i vecchi cinema di Rue Champollion nel Quartier Latin e i fumosi bar di Saint-Germain-desPrés. Cono Giardullo

Allora, prima di partire per nuove avventure all’estero, è il caso di comprare una carta ISIC, l’unica patrocinata dall’Unesco, che con soli 10 euro, o gratuitamente, se socio CTS, ti permette di ottenere gli sconti e le agevolazioni che all’estero vengono riconosciute agli studenti (teatri, mostre, cinema, ecc.) oltre ad altri sconti sui servizi turistici presso le associazioni che aderiscono al WYSET Confederation, World Youth Student and Educational Travel Confederation , in 116 paesi del mondo. (Per maggiori info visitate www.cts.it o recatevi nel centro CTS di Ferrara, via Cairoli, 35) (C.G.)

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e

L’Italia vista dai giovani francesi opinioni a confronto

Lisa Beaujour è una studentessa di filosofia presso l’Università Paris IV (Sorbonne), interessata alla vita politica e culturale del nostro paese, tanto da conoscere e parlare un perfetto italiano. Lisa, è anche giornalista in erba tra le fila de “L’Etudiant Autonome”, il giornale

parigino con cui collabora il Tascapane. Si è imbattuta, di recente, in un interessante dibattito sul ruolo dei nostri intellettuali, e con un occhio diverso dal solito scetticismo con cui neghiamo spazio a questi dibattiti in patria, ci racconta i punti di maggiore interesse dell’incontro. (c.g.)

Dibattito sul ruolo degli intellettuali in Italia Sabato 16 Gennaio, al «Théâtre Nanterre-Amandiers», nella periferia parigina, si è svolto un dibattito sul ruolo e sull’importanza degli intellettuali in Italia. Gli invitati erano Pierre Musso, filosofo ed autore di Télé-politique, Le Sarkoberlusconisme à l’écran (il sarkoberlusconismo sullo schermo), Frédéric Attal, specialista di storia degli intellettuali italiani nel 20esimo secolo e Hervé Joubert-Laurencin, storico, ottimo conoscitore della figura di Pasolini. Il dibattito è stato organizzato da Dominique Vidal, giornalista de “Le Monde Diplomatique”, in occasione dello spettacolo teatrale, Deux Voix (Due Voci), scritto da Cor Herktroter ed ispirato ad un testo di Pier Paolo Pasolini. Una problematica attuale La problematica sul ruolo degli intellettuali nella società italiana è molto attuale. Oggi questa categoria si schiera sempre pro o contro Berlusconi. Frederic Attal ha spiegato che il legame tra mondo intellettuale e mondo politico è molto stretto in Italia, più che negli altri paesi europei. Numerosi gli esempi trattati: Giovanni Gentile, Benedetto Croce e Antonio Gramsci, tutti intellettuali (filosofi, scrittori) prima che uomini politici. Viceversa, molti capi politici italiani sono stati degli intellettuali, perciò il mondo politico non disprezza assolutamente il mondo intellettuale, al contrario di altri paesi. Un antiberlusconismo cieco dovuto alla mancanza di analisi Oggi, in Italia, gli intellettuali sono impegnati quasi sempre contro Berlusconi. C’è qualche eccezione, come Lucio Colletti, filosofo marxista che ha finito par aderire a Forza Italia. Ma sono molto più numerosi quelli che si schierano contro Berlusconi. Però, sembra, che gli intellettuali italiani non facciano altro che criticare, senza mai proporre programmi positivi, secondo Frederic Attal. Essere unicamente antiberlusconiano invece di proporre soluzioni adattate alla situazione dell’Italia conduce, infatti, soltanto a migliorare l’immagine di Berlusconi. Per esempio il film Il caimano, di Nanni Moretti, è antiberlusconiano, ma non fa altro che rimetterlo al centro dei riflettori della sfida democratica. Berlusconi finisce per essere dappertutto: è impossibile dimenticarlo! Inoltre, nota Pierre Musso, gli intellettuali italiani sottovalutano Berlusconi. Le loro analisi sono semplicistiche, non riflettono per niente la complessità del personaggio. Cosi come dire che Berlusconi è fascista non è vero: si tratta di un puro anacronismo, e riflette la difficoltà degli intellettuali nel creare nuovi concetti per descrivere la situazione attuale. Per esempio, durante il “no B day”, manifestazione anti Berlusconi che si è svolta a Roma il 5 dicembre, il regista Bellocchio ha gridato, con la mano in alto, «viva gli operai!». Ma che c’entra quest’affermazione con l’opposizione a Berlusconi? Gli intellettuali devono essere attenti a non mescolare troppi concetti o stereotipi, altrimenti favoriranno Berlusconi. Semplificare la situazione berlusconiana non è quindi la migliore soluzione; gli intellettuali dovrebbero capire che se è sempre presente, sempre al centro della vita politica del paese, è forse perché non è l’uomo politico debole che pensano. Lisa Beaujour

GIORNALI UNIVERSITARI

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il viaggio tra i media universitari d’Italia e non solo...

Uno studente “preoccupato”

Xavier è uno studente francese in Italia, appassionato di politica e di rugby, si dice preoccupato. Non per il rugby...

Sono uno studente francese innamorato dell’Italia. Da quando però ho cominciato a leggere on line e seguire su televisioni e giornali francesi le tristi uscite degli esponenti del Governo Berlusconi su donne, immigrazione e politica estera ho dovuto di molto ridimensionare il mio giudizio sugli italiani. Non voglio discutere dei tanti geni, poeti e intellettuali italiani che tanto avrebbero da insegnare a tutto il mondo, come non voglio mettere in discussione l’operato politico di un Governo che dall’estero non posso conoscere come dovrei per poterlo giudicare, ma vorrei discutere dell’italiano medio a cui il Governo Berlusconi si rivolge. Berlusconi è un genio della comunicazione, ormai è chiaro a tutti, quindi è logico che quando usa certi toni, battute o uscite di ogni tipo, usa un registro linguistico che ha un suo target ben preciso. Assumiamo che Berlusconi e il suo principale partito alleato (la Lega) abbiano messo in piedi per davvero il migliore Governo degli ultimi 150 anni. Dovremmo concludere che questi geni della Politica e della Comunicazione siano di fatto costretti ad utilizzare battutine maschiliste (“lei è più bella che intelligente” o “faremo un eccezione per gli scafisti che portano belle ragazze”), omofobe (“i gay sono tutti dall’altra parte”) e xenofobe ( ...ogni volta che la Lega apre bocca) per regalare ai propri elettori razzisti, omofobi e maschilisti un contentino, in cambio del loro appoggio squadrista più che politico. Accadrebbe allora, e accade anche in Italia, che una persona di media cultura e intelligenza che non

può riconoscersi nelle uscite di Berlusconi e della Lega, magari anche non disprezzando del tutto il loro operato politico, attraverso l’arma del voto farebbe capire loro che il suo voto mai e poi mai finirà accanto a quello xenofobo, maschilista e omofobo che loro cercano con quelle squallide battute. Così una persona molto intelligente come Berlusconi capirebbe di essere di fronte ad una scelta tra due tipi di elettori: quello cui si rivolge con le sue battute ammiccanti e quello che guarda alla sua politica ma si indigna delle sue battute. Berlusconi e il suo Governo hanno di fatto scelto il voto che si compra con la battuta da spogliatoio, quello dell’occhio strizzato, e questo perché evidentemente in Italia i geni di cui sopra, il grandissimo numero di persone colte capaci ancora di capire la portata devastante di certe battute è inferiore a quello che a quarant’anni riesce ancora a ridere di battute del tipo “quando si alza la mattina e si guarda allo specchio si è già rovinata la giornata” (battuta indirizzata al candidato presidente della Regione Piemonte su Canale 5). Questo mi preoccupa, mi preoccupa un numero così alto di persone la cui ignoranza il Governo sfrutta piuttosto che tentare di arginare. Mi preoccupa che anche in Francia politici dallo spessore morale basso possano decidere, anche loro, che conviene sfruttare l’ignoranza piuttosto che continuare a investire nell’istruzione e nella formazione. Xavier Piccard


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TRIBUNA POLITICA

OPPOSIZIONE, Officina e R.u.a. Università e lavoro, una coppia di fatto che può essere declinata in maniera temporalmente diversa. Oggigiorno il termine “università” sta diventando quasi l’antitetico di “lavoro”, come se frequentare un corso di laurea sia un’alternativa all’ingresso nel mondo del lavoro; tuttavia ci si può interrogare sulla relazione che intercorre tra questi due momenti analizzando diverse situazioni, quella del lavoro post laurea, che apre l’interrogativo circa l’effettiva continuità tra preparazione universitaria e richiesta del mondo del lavoro e quello del lavoro svolto durante gli studi per pagarsi le tasse. In un periodo di innegabile crisi del lavoro, è fondamentale quindi fare i conti con la coerenza della preparazione universitaria, maggior ragione a fronte delle ultime riforme universitarie e di determinate dichiarazioni provenienti da una parte del mondo politico. Una delle ambizioni dell’antica riforma del 3+2 era proprio quella di offrire un percorso capace di dare una preparazione in grado di inserire lo studente nel mondo del lavoro; questa intenzione non ha trovato piena conferma nella realtà dei fatti. Fondamentale è poi entrare nel merito degli insegnamenti e chiederci se a fronte degli ultimi tagli all’università è ancora pensabile poter preparare noi studenti non tramite una serie di nozioni tecniche, ma fornendo un metodo che ci consenta di diventare a nostra volta flessibili nei confronti delle richieste del mondo del lavoro. La domanda è: ciò che mi insegni oggi verrà sorpassato domani oppure mi state insegnando le basi affinché possa essere proprio io il motore del futuro sviluppo? Insomma, questa istruzione è frutto di un programma lungimirante o è semplicemente la risposta tampone di un Paese che non riesce a

università e

In che modo far sì che l’Università diventi sem non un mondo a sé stante? Quali sono le pro portato o intendono portare all’in

riconoscere i propri problemi? Andiamo oltre. Molto spesso il lavoro non è solo la realizzazione delle proprie ambizioni ma è la fonte di sostentamento per uno studente che cerca impiego in una pizzeria per permettersi gli studi universitari. L’attuale organizzazione della didattica e dei corsi consente solo agli studenti di alcune facoltà di mantenersi attraverso un lavoro part time e molti corsi di laurea, nel penalizzare i “fuori corso” per l’accesso alla magistrale, tagliano letteralmente le gambe a chi ha ritardato il proprio percorso per motivi di lavoro, tantochè per i capaci e meritevoli privi di mezzi l’unica speranza diventa la borsa di studio. Purtroppo però allo stato attuale la debolezza del sistema regionale di Diritto allo Studio non consente ad un ragazzo di intraprendere il percorso di studi serenamente, perché a fronte di un non raggiungimento di crediti si trova a dover rendere la borsa di studio ricevuta in precedenza e che ha già speso per potersi mantenere. La direzione intrapresa dal sistema universitario è quindi quantomeno confusa: la figura dello studente lavoratore non viene quasi considerata e allo stesso tempo non viene pensata un’efficace alternativa per i bisognosi, considerando anche la difficile fase economica in cui ci troviamo. Rete Universitaria Attiva Officina

CONTATTI Officina: officina_unife@libero.it http://officina-unife.blogspot.com RUA: reteattiva@yahoo.it www.ruaferrara.it

rispondono maggioranza e opp

APPUNTAMENTI Officina: ciclo incontri LE OMBRE DELLA REPUBBLICA: I banchieri di Dio: il Vaticano e la finanza venerdì 16 aprile . 0re 10. GIURISPRUDENZA Gianluigi Nuzzi e Mario Guarino Il delitto Moro mercoledì 21 aprile . ore 20.30, SALA ESTENSE Sergio Flamigni e Ferdinando Imposimato La guerra al terrorismo dopo l’11 settembre mercoledì 28 aprile . ore 10, GIURISPRUDENZA Giulietto Chiesa e Carlo Bonini La mafia stragista venerdì 7 maggio . ore 20.30, SALA ESTENSE Luca Tescaroli e Giuseppe Lo Bianco RUA: incontro ogni giovedì alle 18:00 presso piazzetta verdi 5

ELEZIONI STUDENTES CH

sono state indette le elezioni dei rappresent anti accademici per il b.a. 2010/2012, che si terr ann ore 19, con svolgimento delle operazioni di scru

Gli studenti voteranno per: - i rappresentanti delle Facoltà, dei dottorandi e deg Studenti; - i rappresentanti nei Consigli di Facoltà; - i rappresentanti nei Consigli di Corso di Studio


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TRIBUNA POLITICA

à e lavoro

nti sempre più una porta per il mondo del lavoro e le proposte che le vostre rappresentanze hanno e all’interno degli organi accademici? e opposizione universitaria

IL CONSIGLIO DEGLI STUDENTI : E’ organo collegiale di rappresentanza organo consultivo del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione IL CONSIGLIO DEGLI STUDENTI : FA fornisce pareri sulle questioni sottoposte al Senato Accademico esprime pareri motivati sui piani di sviluppo dell’Università elabora proposte su problemi relativi all’organizzazione didattica esprime pareri e formula proposte al Consiglio di Amministrazione sulle contribuzioni a carico degli studenti propone al Consiglio di Amministrazione le regole generali per l’attuazione delle attività autogestite e per la ripartizione fondi nomina al proprio interno i rappresentanti negli organi collegiali dell’Università

ES CHE - 12 maggio 2010

sent anti degli studenti negli organi terr anno il 12 maggio 2010, dalle ore 9 alle i di scrutinio il giorno successivo.

ndi e degli specializzandi nel Consiglio degli

tudio

“L’Università è un piccolo mondo nel quale quello grande completamente si riflette”. Questa affermazione di Aldo Moro rispecchia bene l’agire di Student Office dentro l’università anche e soprattutto riguardo al tema del rapporto tra Università – mondo del lavoro. Questo tema è stato sviluppato da Student Office sia a livello di rappresentanza studentesca sia a livello associativo. Ecco qualche esempio concreto. Nella Facoltà di Giurisprudenza i nostri rappresentanti hanno proposto ed ottenuto l’inserimento dell’attività di tirocinio nel Manifesto degli Studi (cosa prima non prevista). Grazie alla nostra proposta gli studenti in Legge possono ora svolgere delle attività di tirocinio al posto di un esame opzionale. Ma non è tutto: sempre a Giurisprudenza i nostri rappresentanti hanno lavorato per una convenzione tra Università e Tribunale per degli stage presso le Cancellerie Civili e Penali (che sono ora diretti dalle cattedre di Procedura Penale e Procedura Civile) e ai quali gli studenti che risultino idonei (secondo i parametri stabiliti dai docenti responsabili) possono partecipare, affiancando i magistrati nel loro lavoro. Ma anche come associazione lo Student Office si è interessato al tema del rapporto tra Università e mondo del lavoro proponendo diverse iniziative nel merito come: la visita ad industrie farmaceutiche; la visita al Parlamento, alla Corte dei Conti e alla Corte di Cassazione; la

MAGGIORANZA, Student Office visita al laboratorio nazionale di fisica ed astrofisica del Gran Sasso; la visita a diverse cooperative sociali che lavorano nell’ambito dell’educazione; la visita agli Hospice. Nell’ambito di queste visite sono stati svolti degli incontri con coloro che lavorano in queste realtà affinché potessero raccontare agli studenti partecipanti in cosa consiste effettivamente il loro lavoro, e come e perché lo svolgono. Tutto ciò ha offerto agli studenti intervenuti delle ipotesi di futura vita professionale spesso sconosciute. Ad esempio: coloro che studiano nell’ambito dell’educazione possono prendere in considerazione l’ipotesi di lavorare presso cooperative sociali come alternativa alla tradizionale attività di insegnamento; gli studenti di farmacia hanno approfondito il lavoro presso le industrie farmaceutiche piuttosto che all’interno delle comuni farmacie; gli studenti di legge hanno conosciuto il lavoro dei dipendenti parlamentari o della Corte dei Conti come possibile alternativa alle classiche professioni forensi, e così via. Da questa breve sintesi delle nostre attività risulta palese che il tema del rapporto tra Università e mondo del lavoro ci sta molto a cuore e continueremo a svilupparlo in futuro tanto nell’ambito della rappresentanza studentesca quanto nell’ambito dell’associazionismo universitario. Student Office

CONTATTI Student Office: studentoffice.fe@libero.it


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misteri ferraresi... media network univeritario

il diamante misterioso Se si cercherà di togliere il diamante da dove il capomastro l’aveva riposto, il palazzo crollerà uccidendo chiunque abbia tentato di impossessarsene. Percorrendo Corso Ercole 1° d’Este (antica via degli Angeli) dalla porta degli Angeli verso il castello di S. Michele (estense) si arriva all’incrocio nel quale le due principali arterie dell’”Addizione Erculea” (grandiosa opera urbanistica che si ebbe a Ferrara tra la fine del quattrocento e gli inizi del cinquecento, la prima del suo genere in Europa) si intersecano. Il risultato urbanistico, una struttura ortogonale composta da angoli retti e linee dritte è il celebre “Quadrivio degli Angeli” dove si affacciano il Palazzo Diamanti, il Palazzo Turchi di Bagno e il Palazzo Prosperi-Socrati. E’ proprio al più famoso di questi che si rivolge il mio sguardo. Quello che Sigismondo d’Este (fratello di Ercole) scelse come sua residenza cittadina. Ogni qual volta mi ritrovo a passare di qui, non posso fare a meno di passare la mano su alcuni degli 8500 blocchi di marmo bianco venato di rosa, tagliato a punta di diamante e chiedermi se la leggenda abbia un fondò di verità… Intorno alla costruzione di questo capolavoro architettonico (opera di Biagio Rossetti), infatti, si aggira un racconto forse frutto di notizie distorte e della immaginazione popolare, che è comunque

piacevole da ricordare. Si dice che in gran segreto sotto uno di questi blocchi di marmo Ercole abbia fatto nascondere il preziosissimo diamante che era solito tenere appuntato sul copricapo e che costituiva il simbolo della sua gloriosa impresa (il grandioso piano urbanistico che prese il suo nome). Si pensa che volesse nasconderlo dalle “grinfie” della nuova sposa di suo figlio Alfonso, Lucrezia Borgia, che non godeva certo di una bella fama a causa dei comportamenti immorali del padre (Papa Alessandro 6°) e del fratello (Cesare Borgia). Il duca affidò il delicato incarico di murare la preziosa gemma al capomastro che si era occupato della stessa costruzione dell’edificio che invitò, poi, a presentarsi a palazzo poiché desiderava incontrarlo personalmente. Immaginarsi l’emozione dell’uomo e di sua moglie che subito si mise al lavoro per preparare gli abiti consoni ad una simile occasione. Lusingato per tanto privilegio e molto emozionato, si presentò all’appuntamento e subito venne condotto d’innanzi al sovrano estense che espresse il desiderio di conferire con lui senza testimoni. Dopo i convenevoli gli fu chiesto di indicare sotto quale blocco aveva murato il diamante. Il buon uomo rispose

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al suo Signore prontamente e con la massima precisione e indicò la posizione del blocco su una della due pareti esterne del palazzo. Il Duca compiaciuto per l’informazione ricevuta, (ora solo loro due conoscevano il segreto del diamante) chiamò le guardie e fece condurre il pover’uomo sbigottito nelle segrete del castello dove, dopo averlo accecato, gli fu mozzata la lingua. Il segreto del diamante doveva assolutamente rimanere tale. Il sovrano era convinto di avere dimostrato al suo suddito la propria magnanimità salvandogli la vita e garantendogli, “inoltre” una piccola rendita. In realtà il malcapitato, aveva riferito del particolare lavoro che gli era stato affidato all’amata moglie, la quale, dunque, sapeva del diamante anche se ne ignorava la posizione. Assetata di vendetta nei confronti del nobile per quello che aveva fatto al marito, decise di rivolgersi ad una maga che lanciò una maledizione sulla pietra preziosa del Duca. Se si cercherà di togliere il diamante da dove il capomastro l’aveva riposto, il palazzo crollerà uccidendo chiunque abbia tentato di impossessarsene. Andrea Barbi


Spiragli fotografici

di Domenico Paolicelli

“Come fotografo di guerra spero di rimanere disoccupato per il resto della mia vita” Robert Capa Ho voluto iniziare citando un famoso fotoreporter, che ha reso tangibili gli orrori di folli guerre in varie parti del mondo che “regalavano” e “regalano” sofferenza e morte, per tentare di introdurvi al mondo del fotoreportage. Il Reportage è il racconto di un qualsiasi avvenimento tramite testimonianza diretta che deve risultare comprensibile per lo spettatore, il fotoreporter è colui che utilizza immagini per raccontare, rievocare sensazioni di fatti realmente accaduti.

Fare un reportage fotografico sinestetico, che si avvicini il più possibile all’essenza dell’istante, non è semplice; infatti, riflettendo sulla fotografia come risultato di un processo mentale, il fotoreporter non ha solo il compito di trarre scatti impeccabili, ma a parer mio, deve far si che tale processo non sia troppo contaminato dalle variabili relative a chi racconta e a chi viene raccontato. Per tale obiettivo non basta avere un ottima conoscenza della disciplina di cui ci si serve, ma il lavoro più grande è sapere entrare in contatto con la gente, le cose, le situazioni e se stessi in modo da ottenere un risultato fedele alla realtà evitando così di creare e divulgare realtà fittizie conseguenti alla sola presenza di una macchina fotografica nella situazione d’interesse. Un bravo fotoreporter infatti, deve integrarsi, mettere a proprio agio il soggetto, anche quando sembra impossibile per conservare la naturalezza dello scatto, magari con un cenno o con lo sguardo chiedere il consenso del soggetto, per far si che le cose restino quasi invariate e che il soggetto

in questione mantenga la sua spontaneità. Tempo fa, quando mi cimentavo con reportage fotografici, cercavo di scattare foto a tutto ciò che ritenevo rilevante, cercando di raccontare varie situazioni con oggetti o soggetti caratteristici del luogo, certo non posso dire che questo sia sbagliato, ma raccontare con le immagini significa anche scattare foto reali dalle quali non si evince direttamente quello che si vuol raccontare, ma lo si trasmette anche solo con un dettaglio emblematico. Dopo aver letto libri di grandi fotoreporter e aver metabolizzato consigli di fotografi di grande esperienza (grazie Fulvio), cerco di gestire un reportage al meglio delle

mie capacità, cercando di pormi come un amico che fotografa e non come “l’omino sconosciuto” che ti sta facendo una foto chissà per quale scopo, chiedo e cerco consensi con sguardi, cenni, sorrisi più che rubare lo scatto rischiando di ritrarre il soggetto inquadrato contro la sua volontà ritrovandomi una mano sull’obiettivo o un volto girato… Questi pseudo consigli ovviamente non sono tassativi, esistono le eccezioni, ma quello che vorrei mettere in luce è appunto la valutazione di tutti gli elementi, sfruttando al meglio con umiltà e modestia le nostre doti comunicative e interpretando fedelmente il “fatto” da raccontare.

foto: “Enzo Carpentieri” di Domenico Paolicelli

Il fotoreporter ha la responsabilità di far conoscere le contraddizioni del mondo, utilizzando le foto come finestre sul mondo che mostrano e documentano la vita e l’essenza di popoli, singoli individui, natura, ricerca, tecnologia per approfondire e comprendere ulteriormente l’esistenza umana.

www.domenicopaolicelli.com


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Letteratura

Parole bagnate da qualche goccia di vino

(puntata 1)

Telenovello in due puntate! testi: Francesco Sciumbata - disegni: Filippo Ramazzini

In queste due pagine abbiamo sperimentato: Francesco ha cercato corrispondenze tra il carattere del poeta e quello del “suo” vino, Filippo ha interpretato gli stessi poeti lavorando di matita e Carolina ci ha offerto una sua visione del vino, che ci introduce al percorso... Infine Alessio ci ha proposto una sua poesia legata a sensazioni etiliche... Buon viaggio! In sella alla mia vecchia Atala lasciai viaggiare la mente. Lontana. Lontana dai rumori di sottofondo per giungere in una cascina di campagna dove si stava festeggiando la festa del vino. Musica, balli, buon cibo, le ragazze che pestavano i grappoli d’uva in una larghissima bacinella di legno mentre alzavano le gonnelle per far sorridere i loro uomini. E a loro volta, gli uomini con le guance rosse facevano danzare le vecchiette che, allegre, si lasciavan guidare. A questa festa c’erano proprio tutti: poeti e artisti del passato, scrittori del presente, anche alieni dal futuro, ahahah! Tutti con il loro bicchierino di vino. C’era chi scriveva annoiato. Chi chiacchierava animatamente col vicino, chi si era già addormentato con il pennello in mano (il povero Leonardo). Ecco come immagino

il vino. Una bottiglia di allegria che accompagna le nostre pietanze. Un’anima consolatrice che restituisce sorrisi perduti. Alzo l’orologio per vedere che ore si eran fatte e, per Bacco, eran già le… patapum! …Continuavo a fantasticare su tale argomento finchè non caddi dalla bici stramazzando a terra… Avevo detto a mia nonna di non esagerare con l’alchermes. Ed ora, sempre lasciando spazio alla creatività passo la bottiglia, pardon, passo la parola ad un giovane esperto di vini, i cui testi sono accompagnati dai disegni di Filippo, nati da qualche goccio di troppo (caffè in questo caso!). Carolina Venturoli

L’arte di invecchiare Giacomo Leopardi, uno dei più grandi poeti italiani deve essere abbinato ad uno dei più emozionanti vini italiani: il Brunello di Montalcino a base di Sangiovese. Vitigno popolare ma di grande lungimiranza e longevità. L’abbinamento è particolare. Tutti noi conosciamo la vita di Leopardi come un’esistenza cupa, segnata dal dolore fisico e morale ma forse non è altrettanto la poesia noto il suo attaccamento alla vita, come si può leggere in queste righe, ROSSO, SANGUE DI LIBERTA’ di Alessio Savina tratte dalla poesia “La quiete dopo la tempesta”: “Piacer figlio d’affanno; Gioia vana, ch’è frutto del passato timore, onde si scosse E paventò la morte Chi la vita abborria; Onde in lungo tormento, Fredde, tacite, smorte, Sudàr le genti e palpitàr, vedendo Mossi alle nostre offese Folgori, nembi e vento.” Allo stesso modo il Brunello di Montalcino, soffre le angustie della botte della bottiglia per almeno cinque anni, per essere infine liberato in un calice offrendo la sua grandiosità. Francesco Sciumbata

E dopo il tuo tuffo nel rosso rubino, t’affidi al rincuorarti del vino. Inebriato dagli ormai estranei sensi, s‘esterna la tua reale pretesa di gaudio, irrazionale, frenetica e disinibita. Tutto scivola via come Zefiro con i grani di sabbia, così con ogni angoscia volo verso nuove baie dorate per dar spazio e tempo ad un insensato tripudio. Respiri nell’aria la gaiezza e, nel contempo, la forza di tagliar di netto ogni nodo del vincolo hobbesiano. Urla a gran voce, l’egoistica virtù di non temer giudizio altrui. Perché prima smetti d’esser bambino e prima ti s’incanutisce il cuore, poiché gioco afferma solo curiosità, poiché esser giullare fa godere appieno di ogni goccia di pioggia con una risata, piuttosto che travisar tale goccia in lacrima. se vuoi pubblicare le tue poesie sul Tascapane, inviale a noss@live.it!


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Incontro “Queste dure colline che han fatto il mio corpo e lo scuotono a tanti ricordi, mi han schiuso il prodigio di costei, che non sa che la vivo e non riesco a comprenderla”. Dalle stesse colline delle Langhe, tanto care a Pavese, nasce il Barbaresco, a base di uve Nebbiolo, un vitigno nobile che dà vita ad un vino austero, riservato quasi quanto il poeta piemontese, che nei versi precedenti ha difficoltà a comprendere la sua terra e la sua donna. L’incapacità di comprendere la propria terra in realtà è l’incapacità di comprendere se stesso, come il Barbaresco, il quale risente di questa pecca manifestandosi in maniera silente ed autoritaria. (f.s.)

Porto Venere

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Letteratura

“Quivi sei alle origini e decidere è stolto: ripartirai più tardi per assumere un volto.” Nella poesia dedicata a Porto Venere troviamo un Montale che sembra abbandonare il suo “Male di vivere” per rifugiarsi nella bellezza della sua terra. La sua poetica presuppone l’utilizzo di varie figure retoriche che rappresentano le difficoltà e la fragilità della vita umana. Le stesse difficoltà che si incontrano nel coltivare la vite in Liguria. Vermentino, Albarola e Bosco rispecchiano la diffidenza del poeta verso il mondo con buona acidità, sapidità ed un sentore di salmastro, che rispecchia la voglia di evadere nel bel mare che lambisce il golfo di Porto Venere. (f.s.)

Compagnia del Grande Porco

Il Grande porco in trasferta a Parma Martedì 8 Dicembre, la compagnia del grande porco, decide di affrontare una nuova esperienza eno-gastronomica, testando le doti culinarie dello chef del ristorante “I Tri Siocchett”. Questa vecchia trattoria, sita a Vigheffio, in provincia di Parma, trae tale curiosa denominazione dalla sua storia: in antichità era infatti una drogheria, gestita da tre fratelli, famosi nel luogo per il loro carattere particolarmente burlone e pazzerello che fece loro guadagnare un simile appellativo. Il ristorante permette ai visitatori di assaporare menu comprendenti i piatti tipici dell’Emilia, tra i quali spiccano: l’antipasto a base

di “ciccioli”, i tortelloni ripieni con ricotta ed erbette, gli gnocchi conditi con speck e carciofi, le mezze maniche con il sugo di cavallo, i bocconcini di vitello accompagnati con le castagne, la trippa alla parmigiana, la torta gelato con amarene e cioccolato fuso, il tutto gustato in connubio con i più rinomati vini locali, tra i quali il Lambrusco. Degno di nota è sicuramente il rapporto qualità-prezzo: tutti i piatti sono infatti preparati con estrema cura e a dovizia; il costo di una cena si aggira sui 27 euro (bevande incluse). Consigliato, dopo il desinare, la visita al centro di Parma, che dista pochi minuti, in auto, dalla località suddetta. Marcello Stellin


ARTE

Perché noi no?

Biennale di Berlino, Biennale di San Paolo, Biennale di Istanbul, Biennale del Whitney Museum di New York, Biennale di Venezia, Biennale di Liverpool, Biennale di Lione, Biennale di Santa Fe, Biennale di Gwangju, Biennale di Shangai, Biennale di Mosca. Tra queste biennali c’è un intruso: quale e perché? Il curatore del Padiglione Italia alla 54. Biennale di Venezia con le mani nei capelli. Che stia prefigurando la reazione dei visitatori?

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L’intruso, neanche a dirlo, è la Biennale di Venezia. Il perché è semplice: è l’unica biennale in cui i curatori vengono scelti dal Ministro e non da una commissione. O, per

rappresentare il Paese attraverso il lavoro significativo di un artista britannico. Stesso caso della Whitney Biennal: tramite un bando, chiunque può presentare un progetto; mentre per quanto riguarda il Padiglione statunitense alla Biennale di Venezia, basta leggere i nomi dei curatori e cercarli in Google per notare che sono i più importanti direttori di musei degli Stati Uniti e non solo opinionisti della domenica pomeriggio (per prendere l’edizione 2009, i curatori della monografia dedicata a Bruce Nauman sono stati Carlos Basualdo e Michael R. Taylor, curatori del Philadephia Museum of Art). E così via. Ma noi, in Italia, presunta culla della cultura (forse passata) e uno dei paesi democratici (o autoproclamatisi tali), non bandiamo nessun concorso, non guardiamo i curricula dei giovani: per scegliere il nostro rappresentante basta il parere del Ministro e qualche comparsata televisiva farcita di insulti e parolacce urlate a squarciagola. Così, chi si occuperà del Padiglione italiano sarà un (quasi) sessantenne che in tutta la sua vita ha insegnato per tre anni storia delle tecniche artistiche, che si può fregiare di aver fatto perdere le staffe a Mike Bongiorno e di aver augurato, durante il Maurizio Costanzo Show, la morte al suo maestro Federico Zeri (storico dell’arte vero, riconosciuto in tutto il mondo per i suoi meriti, ottenuti lavorando sodo e con passione). Grazie Ministro, grazie Italia. Veronica Locatelli

essere precisi, l’intruso nell’intruso è il Padiglione italiano all’interno della Biennale di Venezia, il cui curatore, l’onnipresente e onnisciente Vittorio Sgarbi, è stato scelto direttamente dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi. Per fare un esempio, un Paese sulla cui democraticità si è molto discusso, la Turchia, bandisce un concorso aperto a tutti per curare e gestire la Biennale di Istanbul (cioè l’evento artistico più importante del Paese) e il Padiglione Turco all’interno della Biennale di Venezia 2009 (che, usando una metafora calcistica, può essere definita la partita decisiva fuori porta) è stato curato da Basak Senova (curatrice e designer, classe 1970) con l’assistenza di Nazli Gürlek (classe 1981 e un curriculum sconfinato). Il Padiglione inglese alla Biennale di Venezia, invece, viene curato da un esperto scelto dal British Council, ente governativo suddiviso per settori di competenza, che si occupa di promuovere la cultura inglese nel mondo: di nuovo, una commissione di esperti offre l’incarico a uno storico dell’arte contemporanea di

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segui la rubrica di arte su www.tascapane.it

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TENDENZE

r u o k r a P

Fate largo ai nuovi Tarzan ...un salto nel

Esiste una sola via per spostarsi da un punto A ad un punto B: quella più fluida. Non importa cosa stia

in mezzo. Panchine, lampioni, case, aiuole spartitraffico. Se siete degli adepti del parkour, attraverso salti, corse e altre evoluzioni raggiungerete in ogni caso il vostro punto B. Il particolare fenomeno del parkour nasce in Francia negli anni ‘80, quando David Belle (classe 1973) adatta all’ambiente metropolitano le tecniche apprese da bambino, giocando nei boschi della campagna intorno a Fécamp, nell’alta Normadia. E’ così che a far da sfondo alle corse e ai salti del giovane David non sono più prati e alberi ma la città con i suoi arredi urbani. Sta nascendo in quel momento la suggestiva disciplina oggi nota come parkour, termine che deriva dalla storpiatura del francese “parcours” (“percorsi”). Percorsi di guerra - Lo spunto dal quale è partito David è il “percorso di guerra”, ovvero quel metodo di addestramento delle truppe inventato a inizio Ottocento dal militare francese Georges Hébert. Avete presente le scene hollywoodiane in cui squadre di marines si allenano arrampicando palizzate, issandosi sulle corde e cose simili, in una specie di grande palestra all’aperto? Ecco, quello è il “percorso di guerra”. Per i traceurs (così sono chiamati i praticanti del parkour), la palestra all’aperto dove allenarsi è la città stessa. L’obbiettivo è preparare il corpo a superare situazioni critiche usando al meglio i movimenti di braccia e gambe. Corpo e mente - David Belle ha dichiarato: “Il parkour è tutto per me. A prima vista chi lo pratica può apparire un pazzo: gente che salta

a destra e a sinistra, in apparenza rischiando di farsi male in ogni momento. In realtà prestiamo molta più attenzione di chi cade dalle scale. E’ una disciplina nella quale si impara a stare attenti, a diventare sicuri di sé”. Il parkour è, infatti, controllo del corpo ma soprattutto della mente. Superare fisicamente gli ostacoli urbani è una chiara metafora. Se la padronanza del proprio corpo serve a non “cadere dalle scale” la padronanza sulla propria mente aiuta ad evitare altri tipi di “inciampi”: paure, ansie, insicurezze… Tutto questo è parkour. Si è diffuso grazie al web, si svolge nelle moderne giungle d’asfalto eppure la filosofia di base è antichissima, un classico dei classici, ovvero: mens sana in corpore sano.

Armonia dei gesti - Il Parkour presta molta attenzione anche all’estetica del movimento. I gesti devono essere belli da vedere. “Più un gesto, un movimento è bello da vedere, più significa che stai acquistando padronanza di te – spiega David – pensate alla corsa di un ghepardo o ai salti di una scimmia, sono belli da osservare”. Di certo ghepardi e scimmie non lo fanno per gusto estetico, la bellezza dei movimenti è una naturale conseguenza di quel controllo di cui parla David. Servirsi della città - Il fatto che il teatro delle evoluzioni sia la città e in particolare la periferia non è casuale. “Non dobbiamo farci soffocare dai muri, serviamoci della città anziché far sì che sia lei a servirsi di noi” spiega David. Dunque via, moderni Tarzan, ritornate padroni delle giungle d’asfalto che ingrassano i corpi e ingrigiscono le menti: la palestra è ovunque e l’allenamento è iniziato! Edoardo Rosso

CURIOSITA’ David Belle (foto sotto) è stato consacrato come attore nel film Banlieue 13 prodotto da Luc Besson.

Tra le altre città importanti nello sviluppo del parkour in Italia: Firenze, Milano, Torino, Vicenza, Prato, Bolzano, Ferrara, Bologna, Roma, Napoli, Caserta, Trani. Se volete allenarvi a Ferrara, il contatto è: malkar666@hotmail. com per saperne di più visitate il sito www. parkour.it


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FM world

fm 91.2

Dimmi chi sei ti dirò cosa ascolti... Nuova tappa del viaggio in FM con Nicola Franceschini, speaker di ReteAlfa...

Chi lavora in radio, ma spesso anche chi la ascolta, si chiede quali siano le emittenti più seguite, in che momento della giornata, che tipo di pubblico sintonizza le tante reti che affollano la banda FM e internet. I dati raccolti, se non analizzati, portano talvolta a risultati difficili da comprendere. In Italia, la rete più seguita è Radio 1 Rai. Improbabile crederlo per il lettore medio del Tascapane, il cui “picco” raggiunge un’età compresa tra i 18 ed i 25 anni circa. Eppure, se ci rivolgessimo al lettore di un giornale rivolto ad un target di sessantenni, quest’ultimo stenterebbe a credere che le due reti che seguono – nella classifica delle più seguite – sono RTL 102.5 e Radio Deejay. Autentici “misteri” che denotano quanto, in realtà, la radiofonia italiana sia più variegata di quanto possa sembrare. E’ vero, i grandi successi abbondano ovunque, ma difficilmente (facendo un esempio a caso) l’ultimo brano dei Gorillaz si potrà ascoltare su una rete selezionata da overcinquantenni. E così, grazie ad Audiradio, società che rileva trimestralmente il seguito del mezzo, è possibile tracciare un profilo dell’ascoltatore medio di

Pub Birreria LOBO LOCO via borgo di sotto 7 Ferrara

ogni realtà esistente. “Dimmi chi sei, ti dirò cosa ascolti” sembra il messaggio di questa premessa. Una premessa importante perchè la maggiorparte delle radio campano di pubblicità, e chi investe in spot vuole sapere se il proprio prodotto può essere idoneo al tipo di pubblico che lo ascolterà. Probabilmente il lettore medio del Tascapane preferisce Radio 105 o RDS (le due realtà più seguite dai 18 ai 24 anni), ma scorporando ulteriormente il dato si scopre che 105 fidelizza maggiormente il pubblico del nord-Italia, mentre RDS è più forte nel centro-sud. Ai giovani di età universitaria piacciono anche RTL, Deejay, m2o e Virgin Radio. Decisamente bocciate le reti Rai e le radio solo parlate. Scarso, infine, anche l’interesse nei confronti dei network che propongono musica troppo adulta. L’Italia, tuttavia, è un Paese sempre più anziano, con un’età media alta e un numero imprecisato di ascoltatori che dei grandi successi, del rock e della dance non sanno che farsene. Il risultato? Se analizziamo i dati Audiradio prendendo come campione gli over-sessantacinquenni, scopriamo non solo che Radio 1 è leader incontrastata, ma che le realtà che ne seguono sono (nell’ordine): Radio 2, Radio Maria, Radio 3

lunedì birre alla spina scontate martedì aperitivo marino: paella o pasta ai futti di mare e altre specialità aggiungendo 1€ al tuo aperitivo mercoledì latino bachata salsa meregue e buffet con piatti tipici Dominicani giovedì musica dal vivo o karaoke venerdì noche reggaeton! feste di laurea e compleanni

e Radio 24. Sesta Radio Italia Solo Musica Italiana e settima Radio Radicale. Il gap generazionale, dunque, è molto forte in FM ed evidenzia contenuti e prodotti che, piacciano o meno, riescono a rivolgersi a singoli tipi di pubblico ben definiti. A questa macroanalisi, infine, andrebbe aggiunto il valore che le radio locali hanno regione per regione. Se in Emilia spicca Radio Bruno e in Romagna Studio Delta, gli studenti provenienti dal Veneto conosceranno l’impatto delle “loro” Radio Birikina e Radio Company. Nel centro-Italia si ascolta Radio Subasio, mentre in Puglia la leader è Radionorba ed in Sicilia Radio Margherita. Disponendo di un territorio di copertura più limitato, spesso le realtà locali non scelgono di “ghettizzarsi” musicalmente (per non ridurre quantitativamente il pubblico a cui possono rivolgersi), ma si differenziano dai network proponendo informazione locale, radiocronache delle squadre di zona ed un contatto molto più diretto con gli ascoltatori. E’ questo in fin dei conti ciò che vuole la gente dalla radio di oggi? Ne parleremo nel prossimo numero del Tascapane. Nicola Franceschini

facebook gruppo Lobo Loco che passione!

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LALENE

MUSICA

intervista ad una spensierata band emergente Ferrarese

Ascolta le loro canzoni su www.myspace.com/lalene5et Cosa vi spinge a scrivere dei testi come quelli che scrivete?sembra che siate un pò disfattisti sulla realtà ferrarese, è veramente cosi? Innanzitutto un saluto a tutti i lettori e al Tascapane che ci ha offerto questa bella possibilità. Beh, i testi non sono altro che nuvole di passaggio, pensieri e opinioni che devono essere espresse per il bene della nostra salute mentale, Ferrara? Troppo facile criticarla, così com’è facile criticare il vicino perché la domenica mattina taglia l’erba alle nove. Però il vicino lavora tutti i giorni, e può tagliare l’erba SOLO la mattina alle nove. Ecco com’è la Ferrara artisticamente “alternativa”: piccola come un paese, sociopatica e chiusa nei suoi schemi culturali modaioli. Per quanto riguarda “Assurda rivoluzione artistica a Ferrara”(uno dei nostri ultimi brani) non siamo necessariamente disfattisti. Ci sono certi atteggiamenti che non approviamo e volevamo sottolinearli. Non ce l’abbiamo contro Ferrara in se, è una bellissima città pronta ad offrire tantissimi spunti artistici ai suoi abitanti, ma ci piacerebbe spronare la ricerca di quel mondo pieno di gusto e varietà che la nebbia spesso filtra. In altre parole il messaggio che vorremmo lasciare è GUARDATEVI INTORNO e PENSATE CON LA VOSTRA TESTA, non certo “lamentatevi e chiudetevi in casa che il mondo è una merda”. Scrivete che il vostro progetto non ha né capo né coda, è davvero cosi o avete in mente di “sfondare” mettendovi in coda per i provini di qualche reality? Sfondare? siamo solo 5 piccoli delinquenti che si divertono

da impazzire a suonare insieme, ad ascoltare insieme gruppi sconosciuti ed a confrontarsi quotidianamente. A noi interessa innanzitutto creare qualcosa che ci piaccia, cercare di svuotarci un pò dalle cose che ci assillano. Poi è sicuramente bello suonare in pubblico perché sai che per un’ora qualcuno starà a sentire quello che hai da dire, quello che vuoi trasmettere. Quando definiamo il nostro progetto senza capo ne coda è perché comunque non intendiamo porci un limite. Domani possiamo decidere di abbandonare gli strumenti e suonare dei tubi o delle bombole con un basso distorto e tre suoni di chitarra, comunque troveremmo un modo per cantarci su qualcosa: riteniamo molto importante mantenere la forma “canzone”, ossia parole e musica, anche quando le parole sembrano superflue rispetto al tessuto sonoro, ci rimane la necessità di dire qualcosa. Pensiamo sia il nostro unico limite. Un’ultima domanda ma forse conosco già la riposta. Tutti parlano del vincitore di Sanremo ma nessuno parla di Sanremo giovani. Tony Maiello, vincitore appunto di Sanremo giovani, è in ogni caso un viso noto della tv italiana (partecipante alla prima edizione di x-factor e attualmente prodotto da Mara Maionchi), cosa pensano loro di questa situazione? San Remo? oddio lo fanno ancora? La musica, se ha qualcosa da dire o è davvero “nuova” va ascoltata a prescindere dal televisore. Abbiamo un altro target, ormai si tratta di chi è più carino e porta la canzoncina più strappamutande. Davvero, non ci interessa... intervista di Luca Pianese

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Diamanti assassini “Un diamante è per sempre”, così citava la pubblicità della De Beers. Questo slogan alla luce dei fatti, risulta essere colmo d’inquietudine, specie quando quel per sempre riporta alle atrocità celate tra i riflessi cristallini di queste pietre preziose. Siamo in Sierra Leone, dove la guerra civile, che ha avuto luogo dal 1991 al 2002, aggravò ulteriormente le precarie situazioni socio­ economiche del Paese innescando veri e propri abomini a causa di interessi economici riconducibili al commercio di diamanti illegali.

Questo articolo è a cura del Gruppo 35 di Amnesty International Per informazioni, potete contattarci tramite eMail gr035@amnesty.it tel. 339 67 35 551

La Sierra Leone dispone di una numerosissima quantità di giacimenti diamantiferi oltre che d’oro bauxite e rutilio, se ne deduce essere una terra potenzialmente ricca di risorse, eppure la maggior parte della popolazione vive in condizioni di miseria. Sono ancora vive nei sopravvissuti le barbarie inflitte dal RUF (Fronte Rivoluzionario Unito) a causa di questi traffici. Molte donne furono violentate, uccise o rese schiave. Bambini tra i 4 ed i 16 anni obbligati ad arruolarsi contro la loro stessa gente, marchiati a fuoco con le sigle dei gruppi ribelli, drogati e costretti ad uccidere, mutilare e commettere abusi sessuali. In un’intervista due ex ribelli affermavano di essere stati costretti a chiudere trenta persone in una casa alla quale dopo venne dato fuoco, assieme ad altre

terribili azioni con cui ora sono costretti a convivere. Anche il ruolo di “colpevole” tende a confondersi all’interno di questa storia: schiavi ribelli che rendono schiavi i loro stessi fratelli, e tutto a causa di una povertà cieca che, alimentata dall’ignoranza generale che regna in quei luoghi, degenera in sanguinose realtà che fanno ben pensare al senso della bellezza quando passiamo accanto alla vetrina di una gioielleria. Molti di questi diamanti infatti si trovano tutt’ora nei nostri negozi, diamanti che possono essere comprati e venduti accompagnati da certificati falsi o contrabbandati dai trafficanti. In un certo senso è come se tutti fossimo in parte responsabili di quanto accaduto, poiché appare ben chiaro dai fatti che la ricchezza materiale ha prevaricato di molto quella morale, calpestando la vita di molte persone.

“Il qu se Ro po al ha ba pa co ge in ga ol de to po lu am


“Il denaro che si possiede è lo strumento della libertà: quello che s'insegue, lo è del servaggio” recita Jean­Jacques Rousseau. Ora molti civili vivono in poveri villaggi costretti all’elemosina a causa degli handicap subiti dal RUF. I bambini soldato in particolare, avevano il compito di mutilare la gente per renderla inetta al lavoro garantendosi così, oltre che il monopolio delle miniere, una totale innocuità preventiva di possibili rivolte. “Manica corta? O manica lunga?” domandavano prima di decidere se amputare ambedue le mani, dita, piedi o interi arti. Le immagini che ci

Brasile, olimpiadi carnevale e sangue Se dico Brasile, cosa vi viene in mente?

N.I.P. Non Important People

Io direi carnevale, samba e calcio. Ma quando la festa è finita, l'immagine da cartolina lascia spazio alla vita reale. Condizioni di prigionia inumane, torture, città (in particolare Rio de Janeiro) lacerate dagli scontri tra bande, aggravati ulteriormente dagli interventi della Polizia che, per contrastare il crimine, ricorre spesso a violenze e abusi, senza tralasciare estorsioni e omicidi ad opera delle milizie collegate alla Polizia che, secondo il Governo, dominano 170 favelas di Rio: questa è la fotografia più autentica del Paese verdeoro.

Ciò premesso, sapete che il Brasile ospiterà sia i Mondiali di calcio nel 2014 sia le Olimpiadi nel 2016? Alla decisione, è seguita una festa di tre giorni nel Paese, ma presto il sangue è ricominciato a scorrere per le strade: due settimane dopo, in uno scontro tra narcos e forze dell'ordine, sono morte 29 persone, questo a un paio di kilometri dallo stadio di Maracanà (dove si terrà la finale del 2014 e la cerimonia d'apertura dei Giochi nel 2016). Negli ultimi anni,

provengono ora, ad otto anni di distanza dall’accaduto, sono ricche di speranza e di innate forza e coraggio. I volti dei superstiti sorridono alla tanta sperata pace mentre gli occhi ed i cuori serbano il dolore del passato e la prospettiva di un futuro migliore. Ed è proprio dal colore delle vite versate in sacrificio per questa assurda causa che oggi queste pietre preziose prendono il nome di diamanti insanguinati. Giorgia Belviso

abbiamo assistito a decisioni “interessanti” nella scelta dei Paesi ospitanti, che destano timori nelle associazioni in difesa dei diritti umani: ricordiamo le Olimpiadi in Cina, luogo di contestazioni e soprattutto di repressioni durante i Giochi ; la mascotte dei Mondiali in Sud Africa del 2010, scoperta essere prodotta da lavoratori sfruttati e sottopagati; le prossime Olimpiadi invernali in Russia, dove il 2009 (e non solo) ha visto le uccisioni di attivisti umanitari e giornalisti. L'Olympic Charter descrive “l'Olimpismo” come basato sul rispetto dei principi etici universali...assumendo che tali scelte abbiano l'intento di spingere i governi di questi Paesi a migliorarne le condizioni di vita e non motivazioni economiche/politiche, mi chiedo polemicamente se invece non sarebbe il caso, come sanzione internazionale, di escludere dal novero dei candidati i Paesi in cui i diritti umani non sono ancora rispettati...o per il 2020 dovremo decidere tra Uzbekistan e Congo. Silvia Trapani


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NEWS FERRARA SOTTO LE STELLE

Edizione 2010 - Anticipazioni Lisa Germano + Philip Selway (from Radiohead) lunedì 29 marzo / Sala Estense Daniel Johnston martedì 11 maggio / Sala Estense calendario completo: www.ferrarasottolestelle.it

DIALOGHI SULLA CITTA

Marzo-Aprile 2010 Sala Estense, Piazza Municipale, 14 - Ferrara La città come luogo pubblico di confronto e dialogo sui piccoli e grandi temi della convivenza comune. per una a socialità ricca di individualità disposte all’ascolto, al dialogo e all’operare insieme per il bene pubblico. Un ciclo di incontri pubblici organizzato dal Comune di Ferrara www.comune.fe.it

Stai cercando un lavoro per la prossima estate? All’Informagiovani troverai tutte le informazioni che ti servono nella guida “Job 2010” appena aggiornata, disponibile in schede in distribuzione gratuita, e anche scaricabili direttamente dal nostro sito. Quali opportunità? I settori che offrono maggiori possibilità di impiego stagionale nella nostra zona sono quelli dell’agricoltura (soprattutto nel periodo agosto/settembre) e del turismo (personale di tutti i profili per alberghi, per bar e ristoranti, animatori, bagnini, ecc), sia nella zona dei nostri lidi, che sulla riviera romagnola. Nelle nostre schede troverete tutti gli indirizzi utili per fare domanda: affrettatevi perchè la campagna di selezione di personale turistico è in corso! Oltre a turismo ed agricoltura, le nostre schede offrono informazioni anche per altri lavori, come ad esempio animazione nei centri ricreativi estivi, colonie e soggiorni estivi, fiere, congressi e promozioni. Se vuoi essere aggiornato sulle proposte di lavoro stagionale, iscriviti alla nostra newsletter “speciale estate”! Oltre alle offerte in ambito locale, ci troverai anche altre proposte interessanti. www.informagiovani.fe.it > lavoro

MARATONA FOTOGRAFICA

a Ferrara, il 17 aprile 2010: dodici ore - dodici scatti, una sfida tra i vicoli del centro storico a colpi di macchina fotografica! www.feedbackvideo.it

FESTA DEL LIBRO EBRAICO a Ferrara, 17-21 aprile 2010 www.festalibroebraico.it

ROCKaFE 2010 17a edizione

dal 28 maggio al 6 giugno a Malborghetto di Boara (Fe) (Sagra di S.Maurelio - AREA ROCKaFE) scadenza concorso il 15.05.2010 www.rockafe.it

NUOVO CIRCOLO CULTURALE CONTRAROCK

Fai parte di una band e vuoi presentare il tuo disco? Vuoi l’opportunità di suonare in acustico davanti ad un pubblico di artisti? Sei un pittore, scultore, fotografo e vuoi esporre le tue opere? CONTRAROCK è qui per te! www.myspace.com/arcicontrarock

VULANDRA duemiladieci

23-24-25 aprile al Parco urbano di Ferrara


ci trovi anche su facebook - www.facebook.com/InformagiovaniFerrara

lavoro all’estero per l’estate, ma non solo: Eures, (EURopean Employment Services) - la rete europea di informazioni sul mercato del lavoro e di scambio di offerte e domande di lavoro - ha un sacco di offerte interessanti per tutti i profili; ecco qualche esempio, se volete saperne di più, potete venirci a trovare all’Informagiovani oppure visitare direttamente il sito: http://ec.europa.eu/eures/home.jsp?lang=it

turismo

Il Servizio Eures dell’AFOL di Milano informa che la società Acttiv, che si occupa di servizi di Intrattenimento e animazione in strutture turistiche alberghiere, hotel club e camping su tutto il territorio spagnolo, ricerca circa 650 animatori, in ogni ruolo e mansione, interessati a lavorare in Spagna (Andalusia, Catalogna, Baleari e Canarie). Le selezioni in Italia si terranno presso le sedi EURES di: - Milano il 19 marzo e 15 aprile 2010 - Bologna il 18 marzo e 16 aprile 2010. (Disponibilità lavorativa minima: trimestrale)

medici per il regno unito

GlobalMediRec offre nuove interessanti opportunità per giovani medici neospecializzati negli Ospedali del NHS (Servizio Sanitario Pubblico) nel Regno Unito. Attualmente sono alla ricerca di Medici con esperienza lavorativa in Pronto Soccorso Si tratta di posti di lavoro fisso a tempo pieno, con 1 anno di contratto iniziale. Il salario è tra £45.000 . 70.000 pounds per anno, per un orario di lavoro che non supera le 48 h settimanali. Tutti i dettagli nelle pagine dell’Ufficio Eures di Milano: http://sintesi.

provincia.milano.it/bd_sailor/scheda_eures.asp?ID=1032

sogni l’america?

La Disney Internationa Programmes cerca personale di vario genere per le sue navi da crociera e per i supi parchi a tema - l’ufficio Eures di Milano cura la raccolta dei curricula e l’organizzazione delle interviste; se l’idea vi “stuzzica”, date un’occhiata qui: www.provincia.milano.it/lavoro/Banche_dati/Offerte_Eures_per_lavorare_in_Europa_.html

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INFORMAGIOVANI ALL’UNIVERSITA’ Dal 15 marzo saremo all’Università - insieme a tutto il Servizio Giovani del Comune di Ferrara - per fornire un primo punto di riferimento e di informazione - approfittane! Questo il calendario e i luoghi: Lunedì, 11-13: - Giurisprudenza (Corso Ercole d’Este 37) Martedì, 11-13: - Architettura (Via Quartieri, 8) Mercoledì, 11-13: - Polo Chimico Biomedico (Via Borsari, 46) Mercoledì, 14.30-16,30: - Polo degli Adelardi (Via Adelardi, n. 33) Giovedì, 11-13: - Polo Scientifico Tecnologico (Via Sagarat, 1)

i pomeriggi del lavoro La Camera di Commercio organizza, in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna, i Servizi per l’impiego e la formazione professionale della Provincia di Ferrara, l’Ufficio Scolastico Provinciale e con il supporto scientifico di IFOA, i “Pomeriggi del Lavoro”, incontri formativi sulle opportunità per chi è alla ricerca di occupazione. Gli incontri sono finalizzati all’illustrazione, da parte di tre esperti Ifoa, degli strumenti che le Camere di Commercio mettono a disposizione a supporto delle scelte professionali e formative e a sostegno dell’inserimento. Gli incontri offrono inoltre un panorama sui servizi orientativi e le politiche occupazionali presenti sul territorio; sono inoltre fornite informazioni su un’adeguata ricerca attiva di lavoro e tutte le informazioni utili per la ricerca di opportunità di sostegno al reddito nel periodo di crisi. La partecipazione agli incontri, che si svolgono presso la sala corsi dell’Ente camerale dalle ore 15.30 alle 17.30, è gratuita. Gli incontri sono rivolti a uomini e donne nella condizione di studente, persona in cerca di occupazione, persona interessata all’autoimprenditorialità, lavoratore che usufruisce di ammortizzatori sociali. Il prossimo incontro è previsto per mercoledì 21 aprile 2010 Il calendario completo e i riferimenti per ulteriori informazioni nel sito della Camera di Commercio: www.fe.camcom.it/urp/promozione/sportello-imprese/i-pomeriggi-dellavoro

INFORM@TIPICO un servizio gratuito di informazione e orientamento sulle nuove forme di lavoro nato dalla collaborazione tra il Comune di Ferrara - Ass.Politiche per i Giovani, Università di Ferrara - Fac. Scienze Giuridiche, C.G.I.L. - C.I.S.L. - U.I.L. Telefonaci per un appuntamento: 0532.419590


SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ 28 SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ a cura di Luca Pianese SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ Gli anni del PORNO SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SETTECENTO Fu il secolo libertino per eccellenza, un’epoca di illustriSENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ - SENZA TABU’ SENZA TABU’ ...e a proposito di porno seduttori (su tutti Casanova) che vide il fiorire di una letteratura galante SENZA TABU’che SENZA TABU’ SENZA e licenziosa, codificò i principi della cortesia sessuale.TABU’ Ma come siSENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ Le olimpiadi invernali si sono appena concluse e la Norvegia, che viveva e come siSENZA praticava il sesso in questo periodo? ilTABU’ sesso analeSENZA SENZA TABU’ TABU’ SENZA SENZA SENZA TABU’ vanta TABU’ i migliori fondisti del mondo,TABU’ è arrivata seconda nella 4X10 riscuoteva un gran successo: essendo infatti le relazioni adulterine così km. TABU’ Complice dell’oro mancato TABU’ è stato lo staffettista Hjelmeset, SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA SENZA TABU’ diffuse, per non incorrere in spiacevoli gravidanze, l’espediente del sessoSENZA 38 anni, che è andato troppo piano e si è giustificato così: “Penso anale era quello più diffuso e questo anche se già all’epoca esistevano SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ TABU’ SENZA TABU’ di aver visto troppiSENZA film pornografici nelle ultime due settimane”. numerosi contraccettivi: ad esempio c’erano rudimentali profilattici Forse ha sceltoSENZA il modo sbagliato di stemperare la tensione o SENZA TABU’ SENZA TABU’ ricavati SENZA TABU’ SENZA TABU’ TABU’ SENZA TABU’ dalle budella di forse si è solo lasciato prendere troppo la mano. (immagino piuttostoSENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ vitello SENZA TABU’ scomodi) e anche numerosi SENZA TABU’ SENZA TABU’ filtri SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ abortivi (spesso a IL PORNO AL FEMMINILE ERIKA LUST di prezzemolo) SENZA TABU’ SENZA TABU’ base SENZA TABU’cheSENZA TABU’ SENZADITABU’ SENZA TABU’ provocavano forti spasmi SENZA TABU’ SENZA TABU’ intestinali, SENZAfinoTABU’ SENZA SENZA SENZA Donne,TABU’ se non avete mai vistoTABU’ un film porno e mai TABU’ a provocare pensereste di vederne uno beh, da oggi potete ricredervi. morte del feto. SENZA TABU’ SENZA TABU’ laSENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ Erika Lust, svedese trapiantata in Spagna, è una regista Fantasia comune era quella SENZA TABU’ SENZA TABU’ diSENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ e giornalista specializzata in film pornografici per donne. avere rapporti sessuali con ragazzine che non SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA L’idea TABU’ è nata dallaSENZA noia verso iTABU’ soliti clichéSENZA del porno TABU’ più di 14-15 anni: maschile (scene lunghe e noiose,uomini forti e padroni)TABU’ e SENZA TABU’ SENZA TABU’ avessero SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA pratica che oggi ci può quindi dal desiderio di creare una nuova tipologia di porno SENZA TABU’ SENZA TABU’ sembrare SENZAdisgustosa TABU’maSENZA TABU’ SENZA SENZAper TABU’ che potesse coinvolgere ancheTABU’ le donne. Attenzione all’epoca non lo era più SENZA TABU’ SENZA TABU’ che SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ la sceneggiatura quindi, per i dettagli e per i personaggi, di tanto, considerando che visti non più solo come oggetti sessuali ma come persone media del matrimonioSENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ l’età SENZA TABU’ con delle storie e dei desideri. Una nuova visione della per una ragazza era tra i SENZA TABU’ SENZA TABU’ 15 SENZA TABU’ SENZA TABU’ TABU’ che SENZA TABU’ pornografia e dellaSENZA sessualità femminile forse ed i 18 anni. Addirittura Re di Francia Luigi XV,SENZA SENZA TABU’ SENZA TABU’ ilSENZA TABU’ TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ potrà anche insegnare qualcosa a noi maschietti.(www. parco di Versailles, erikalust.com) SENZA TABU’ SENZA TABU’ nel SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ disponeva di una casina di SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ caccia in cui vivevano numerose ragazzine tra SENZA TABU’ TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ i 13 TABU’ ed i 16 anni,SENZA che si trovavano lì solo SENZA per soddisfare i piaceri del re. SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ Parlando di ‘700 non possiamo infine non fare SENZA TABU’ SENZA SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ un accenno ai “cicisbei” che altroTABU’ non erano che dei giovanotti che accompagnavano le Signore SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ maritate a teatro, alle feste e, più in generale, SENZA TABU’In SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ in Società. quanto spesso effeminati, garantivano ai mariti quella TABU’ pace e libertà SENZA TABU’ SENZA SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ tanto desiderata (soprattutto se si pensa che i SENZA TABU’ TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ matrimoni erano SENZA quasi sempreTABU’ combinati).SENZA Il problema è che spesso questi cicisbei non erano SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ poi tanto effeminati e la signora “beatamente ne SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ godea”. SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’ SENZA TABU’


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Te lo do io il Prof!

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manuale semiserio di geografia universitaria Abbiamo dato il via al nostro manuale di geografia universitaria descrivendo il primo approccio degli studenti fuori sede con la città degli Estensi - ricorderete la storia della sportina - passando poi a descrivere i diversi stereotipi di studenti con cui è possibile avere a che fare tra i corridoi universitari. Sarà chiara ormai al nostro affezionato lettore la serietà analitica con cui portiamo avanti questi studi sociologici. Così, con lo stesso rigore scientifico, passiamo ora in rassegna i diversi tipi di professore in cui potreste avere la ventura di incappare nella vostra carriera universitaria. Andiamo al dunque: la prima categoria di professori a finire sotto la nostra lente è quella dei filantropi. Sono presenti in numero assai limitato, purtroppo. Sono degli stronzi (categoria di seguito illustrata) pentiti. Dopo aver passato la loro vita a lanciare libretti e a far tremare intere generazioni sono ormai preda di un urticante senso di impotenza. Guai però a fidarsi troppo di un filantropo: fare spudoratamente affidamento alla sua bontà in sede d’esame potrebbe risvegliare lo stronzo sopito in lui e rovinare la sessione a tutti i colleghi che sono dopo di voi. Età media 65 - 70 anni. Lo stronzo, età media 35-40 anni. Quasi mai è titolare di cattedra, per arrivare al posto su cui precariamente siede ha dovuto ingoiare rospi grandi quanto elefanti. Guadagna in media un terzo di suoi colleghi che mediamente conoscono un decimo di tutto lo scibile in suo possesso e... ti odia. Sì, ti guarda e ti odia perché con quella faccia da fighetto che ti ritrovi, fesso come sei magari fra cinque anni già guadagnerai più di lui e proverai quel senso di soddisfazione che mai a lui sarà dato conoscere. Accortezze per l’esame: vestire in

La ricetta di Freddy

desperate house-students

modo dimesso e mostrare di pendere adulanti dalle sue labbra. Ripetete in mente: “non esiste altro scienziato al di fuori di te”... lui lo avvertirà e ne terrà sicuramente conto. Poi c’è il Profesore Amico, età media 40-50 anni. E’ il peggio che possiate incontrare. Ha in famiglia almeno uno zio docente universitario. Lui ti guarda e... ti ama. Sì, lui ti ama, ama il tuo essere giovane, spensierato, free. Lui ama fare lezione in aule piene di ragazzi festanti ad ogni sua esilarante battuta. Questo idillio termina però il giorno dell’esame: il Professore Amico non capisce come sia possibile che gli esaminandi non ricordino, o quanto meno non riescano a spiegare, i concetti nello stesso identico ordine logico con cui lui li ha esposti a lezione, così, delusione dopo delusione, il suo amore si trasforma in frustrazione e poi in odio. Già dopo il primo bocciato della sessione la situazione potrebbe essersi fatta irrecuperabile. Per un buon esame con un Professore Amico devi ostentare sicurezza: il timore degli studenti lo innervosisce. Ricorda: lui ti ama e vuole sentire l’amore che anche tu provi per lui. Cerca di essere tra i primissimi esaminadi, quando il suo amore per gli studenti è ancora vergine. Mantieni lo stesso look che avevi durante le lezioni: riconoscendoti potrebbe ritornare con la memoria ai quei giorni fantastici in cui lui parlava e tu lo ascoltavi felice. Durante l’esame potrebbe fermarti per dirti dov’eri seduto durante le sue lezioni, tu lo guarderai e scuoterai complice la testa come per dirgli: “lo sapevo...”.

branzino/orata al cartoccio Un tuffo nel forno! Cari affezionati lettori della ricetta, voi che ormai aspettate l’uscita del TP con la pentola sul fuoco e il grembiulino allacciato, che desiderate variare ancora una volta la vostra dieta con qualche nuovo succulento manicaretto, perchè di pasta al tonno non se ne può più, questa volta si sale di livello... e portiamo in tavola un bel BRANZINO AL CARTOCCIO! (o un’orata, una trota, dipenderà sia dal vostro gusto, sia dal fatto di trovarsi all’inizio o alla fine del mese...) Ci vogliono pochissimi minuti, e sarete per sempre l’idolo dei coinquilini e l’orgoglio dei vostri amati! Adagiate il pesce su un foglio di alluminio piuttosto grande o due sovrapposti, salatelo e pepatelo all’interno e infilateci una fettina di limone. A questo punto sbizzarritevi: aggiungete a vostro piacimento e a crudo zucchine, patate (meglio sbollentate), broccoli, funghi, peperoni...un mio personale consiglio è di aggiungere pomodorini, olive a rondelle, pomodori secchi e capperi. Poi versate sopra il tutto un filo d’olio, salate, pepate e richiudete il foglio arrotolando bene i bordi cercando di non lasciare buchi. Mettete il cartoccio in una teglia dentro al forno già caldo a 200° e contate mezz’ora. Il pesce si cuocerà nel suo stesso sugo e in quello del condimento che avete scelto e i risultati saranno pochissimi grassi e un sapore intensissimo... provare per credere!! di Federica Toscano

Infine c’è il Professore Guarda-Te-Che-Sono Costretto-A-Fare. Lui è un luminare nella sua materia e tu sei solo una perdita di tempo. Un buon esame con lui dev’essere rapido e indolore. Mentre ti accomodi salutalo con un “buongiorno”: lo costringerai a guardarti in faccia almeno una volta e, se sei fortunato, ad accennarti un sorriso cortese. Sei a buon punto. Alle sue domande rispondi subito con una definizione chiara ed esauriente, se parti da Adamo ed Eva potresti non arrivare a raccontare della mela. Dopo la definizione, in poche parole, riassumigli i dieci argomenti a partire dei quali potresti approfondire la sua domanda. Darai così conto da subito della completezza della tua preparazione. Nella sua testa un buon esame è inversamente proporzionale alla sua durata. Se questi accorgimenti ti sembrano troppi non ti resta che scegliere la via più facile: smetti di leggere e torna a studiare. di Luca Iacovone

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30 PassWorld Le chiavi di accesso del nuovo mondo

Birra Boom Dai computers alla tavola, dalla tecnologia all’artigianato, dai creative commons alle ricette del nonno: cosa c’entra la birra in una pagina che si occupa di tecnologia? E bene, ci eravamo lasciati lo scorso numero parlando di licenze creative commons con la promessa di presentarvi nel numero successivo un esempio di successo open source. Detto fatto: si chiama openbaladin ed è la prima bionda italiana open source (openbaladin.com). E’ stata pubblicata con licenza creative commons la ricetta di una tra le più popolari birre artigianali italiane, la Baladin appunto, insieme all’invito del suo produttore, Teo Musso, a scopiazzarla, migliorarla. L’annuncio della prima birra open italiana arriva in concomitanza con il vero e proprio boom che sta interessando il mondo delle birre artigianali in Italia. Per questo abbiamo deciso di provarci a capire qualcosa in più con Stefano Allera, distribuisce birra da più di sei anni ed è un degustatore di birra certificato unionbirrai. L’abbiamo intervistato per gli amici del Tascapane e presto pubblicheremo sul nostro canale Youtube l’intervista completa. Allora Stefano, le birre italiane come sono? a che punto siamo e soprattutto, quanto beviamo? In questo momento ci sono 300 birrifici in Italia, un numero altissimo se pensi che ad esempio in Belgio, una nazione con una forte tradizione birraia, ce ne sono circa 120. Considera poi che il consumo pro capite in Belgio è di 112 litri di birra, qui ci fermiamo a 32 litri a testa. Arriviamo al dunque, come si fa la birra? La maggior parte delle birre ha solo quattro ingredienti: acqua, malto d’orzo, luppolo e lievito. Per produrre una birra ci vogliono dalle 3 alle 6 settimane. Nei prodotti industriali poi possiamo trovare anche mais, riso oppure sciroppo di luppolo al posto del luppolo, per dare poi il colpo alcolico alla birra c’è chi ci aggiunge il glucosio. Con questi escamotage una birra industriale può essere pronta anche il 24 ore e a costi molto più bassi.

PROSSIMO TRASFERIMENTO IN VIA FORO BOARIO 127

come i sommelier che vederiamo in tv? La birra è da sempre prodotto del popolo, non serve a nulla fare i ghirigori attorino ad un prodotto che nasce come prodotto semplice. Una birra deve essere equilibrata e lasciarsi bere. Quali sono i principali tipi di birra? Non esiste nè la bionda, nè la rossa: esiste la chiara, l’ambrata, la scura, ma una vera classificazione non è possibile. Ci sono chiare amarissime e ambrate amarissime. C’è chi mi ha detto di non amare la birra per il sapore amaro che lascia, ma poi non ha saputo resistere all’amaro aromatico di una birra luppolata artigianale. Molti sono abituati all’amaricante che può lasciare una birra come la becks, che è un amaro deciso che va ad allapparti la lingua, ma il luppolo aromatico ti lascia un altro tipo di amaro sulla lingua che è molto più piacevole in bocca.

Anche i degustatori di birra si Parliamo di abbinamenti, come vedi la birra accanto ad piatto di atteggiano pesce? Si può fare qualunque tipo di abbinamento, la birra è un prodotto che viene creato, e con gli aromi ti puoi divertire a migliorare gli accostamenti con i diversi piatti: ci sono birre prodotte con la rucola, con lo zafferano. E’ molto più facile trovare un abbinamento con una birra piuttosto che con un vino. In Irlanda è tradizione accompagnare il pesce con la birra. L’unica difficoltà si può trovare ad abbinare una birra ai dolci, ma per il resto non ci sono limiti. Grazie Stefano non ci resta che salutarci con un “in bocca al luppolo!” di Luca Iacovone


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Ragazze Velenose!

Come il mondo femminile e uno sport intenso come il rugby possano conciliarsi rimane ai più un mistero. Un mondo dove uno tra i peggiori insulti potrebbe essere “Datti alla danza!”. Eppure, sfidando tutti i clichè che vorrebbero le ragazze “relegate” a sport più adatti al gentil sesso, a Ferrara è nata da quasi un anno una squadra di rugby femminile all’interno del C.U.S. Ferrara, le “Velenose”. Ad ispirarle è stato il soprannome di uno degli allenatori della squadra, Luca Rizzati, noto a coloro che seguono il rugby ferrarese come “Veleno”. Parlando con lui si capisce subito quanto sia entusiasta dei buoni risultati che stanno riscuotendo le ragazze della squadra. Nonostante la loro tecnica di gioco sia ancora da affinare, la cosa che lo ha stupito di più è la mancanza di timore per il contatto fisico che tutte hanno dimostrato quasi subito. Eppure tutto era nato a maggio 2009, quasi come una scommessa, partendo da sorelle o amiche di giocatori della Prima Squadra maschile che poi, tramite il solito “passaparola”, sono riuscite a creare un gruppo di circa una trentina di ragazze, pronte a scalare le vette dei campionati della palla ovale. Un gruppo affiatato e determinato che, giusto per intenderci, non è stato fermato dalla prima pioggia e dal conseguente fango e che, nonostante abbia iniziato a calcare i campi da poco, ha già raccolto soddisfacenti risultati, come una vittoria sulle Rose di Rovigo, a pochi mesi dalla prima partita amichevole della nostre terminata con la vittoria quella volta delle rodigine. E’ straordinario come poi tutte siano appassionate al loro sport, tanto che non è raro incontrarle, magari dietro un bel boccale di birra, nei locali che proiettano le partite del “Sei Nazioni”. Proprio qui, infatti, discutendo con le ragazze presenti, una delle cose che

reputano migliore e più affascinante dello sport che praticano: un fortissimo spirito di gruppo e la necessità di avere fiducia nelle proprie compagne di squadra. Ecco perchè una delle prime cose che tendono a fare è cercare di mettere a loro agio le nuove arrivate. E poi, dice Manjola (una delle “veterane” del primo allenamento), uno sport di questo tipo ti aiuta sicuramente a tirare fuori tutta la grinta di cui sei capace. Effettivamente, è molto più probabile farsi male nel rugby se non si mette tutta la convinzione possibile in ciò che la situazione di gioco richiede. Le ragazze si allenano regolarmente tre volte la settimana negli impianti del CUS Ferrara nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì. Attualmente sono impegnate nel girone regionale del trofeo “Coppa

Italia”, che comprende anche Colorno, Reggio Emilia, Modena, Formigine con le sua Foxy Ladies, Rovigo, Sesto Fiorentino e Bologna, dove occupano il sesto posto in classifica, pronte però a risalire la classifica. Le partite vengono giocate seguendo le regole del rugby a 7, con un campo ridotto in dimensioni rispetto a quelle che siamo abituati a vedere in televisione. Parlando poi con gli accompagnatori, era inevitabile un po’ di ironia sui terzi tempi rimandati di almeno mezz’ora per le code chilometriche ai phon negli spogliatoi. Ma questo, vista la fatica fatta sul campo, glielo si può tranquillamente perdonare. Enrico De Camillis



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