«Il Nuovo Amico» n. 37 del 13 ottobre 2013

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13 ottore 2013 • Anno 110 • N. 37 • Spedizione in abb. post. D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27.02.2004 N. 46) Art. 1, Comma 1, DCB Pesaro • facebook.com/ilnuovoamico € 1,00

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Verso la Festa del Voto alla Madonna

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urbino

Il dipinto del Reni torna al Louvre

editoriale Papa Francesco alle ore 8.00 di venerdì 4 ottobre, ha incontrato nella cappella bambini disabili e ammalati ospiti dell’Istituto Serafico di Assisi. Il Papa ha rivolto ai presenti un discorso a braccio che pubblichiamo di seguito.

Le piaghe di Gesù

N

oi siamo fra le piaghe di Gesù, ha detto lei, signora. Ha anche detto che queste piaghe hanno bisogno di essere ascoltate, di essere riconosciute. E mi viene in mente quando il Signore Gesù andava in cammino con quei due discepoli tristi. Il Signore Gesù, alla fine, ha fatto vedere le sue piaghe e loro hanno riconosciuto Lui. Poi il pane, dove Lui era lì. Il mio fratello Domenico mi diceva che qui si fa l’Adorazione. Anche quel pane ha bisogno di essere ascoltato, perché Gesù è presente e nascosto dietro la semplicità e la mitezza di un pane. E qui è Gesù nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone. Sull’altare adoriamo la Carne di Gesù; in loro troviamo le piaghe di Gesù. Gesù nascosto nell’Eucaristia e Gesù nascosto in queste piaghe. Hanno bisogno di essere ascoltate! Forse non tanto sui giornali, come notizie; quello è un ascolto che dura uno, due, tre giorni, poi viene un altro, un altro… Devono essere ascoltate da quelli che si dicono cristiani. Il cristiano adora Gesù, il cristiano cerca Gesù, il cristiano sa riconoscere le piaghe di Gesù. E oggi, tutti noi, qui, abbiamo la necessità di dire: “Queste piaghe devono essere ascoltate!”. Ma c’è un’altra cosa che ci dà speranza. Gesù è presente nell’Eucaristia, qui è la Carne di Gesù; Gesù è presente fra voi, è la Carne di Gesù: sono le piaghe di Gesù in queste persone. Ma è interessante: Gesù, quando è Risorto era bellissimo. Non aveva nel suo corpo dei lividi, le ferite… niente! Era più bello! Soltanto ha voluto conservare le piaghe e se le è portate in Cielo. Le piaghe di Gesù sono qui e sono in Cielo davanti al Padre. Noi curiamo le piaghe di Gesù qui e Lui, dal Cielo, ci mostra le sue piaghe e dice a tutti noi, a tutti noi: “Ti sto aspettando!”. Così sia. Il Signore vi benedica tutti. Che il suo amore scenda su di noi, cammini con noi; che Gesù ci dica che queste piaghe sono di Lui e ci aiuti a dare voce, perché noi cristiani le ascoltiamo. (VEDI SPECIALE A PAGINA 5) ©riproduzione riservata

17/18/19

QUADRANTE

La religiosità nella musica di Verdi

Conclusa la missione diocesana

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Nella foto le tombe di alcuni immigrati morti in mare lo scorso 3 ottobre Servizi alle pagg. 3/5/15/16

INTERPELLANZA URGENTE DELL’ONOREVOLE LARA RICCIATTI DI FANO

Frecciabianca e incidenti: si faccia chiarezza

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ubblichiamo l’interpellanza urgente che l’onorevole di Sinistra Ecologia e Libertà, Lara Ricciatti di Fano, ha indirizzato lo scorso 8 ottobre al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. L’interrogazione reca anche la firma dell’on. Gennaro Migliore. I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che: i quotidiani locali di Fano (PU) in edicola il 5 e 6 ottobre 2013, hanno dato ampio risalto ad un incidente ferroviario occorso alla stazione di Fano (PU)), dove un giovane di origine senegalese è stato investito, perdendo la vita, da un treno Frecciabianca Lecce-Venezia delle Ferrovie dello Stato, … Continua a pagina 6

L’arte dell’accoglienza

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CHIESA E MONDO

13 ottobre 2013

L A PAROLA DI DIO XXVIII Domenica del Tempo Ordinario Anno C

L

a liberazione della malattia si è dimostrata di gran lunga più facile della guarigione dall’ingratitudine. I nove ex-lebbrosi sono un’immagine realistica di una fede ancora diffusa, che ricorre a Dio come un celeste taumaturgo, un grande mago potente e misterioso che dispensa guarigioni a suo piacimento. Un Dio da ingraziarsi e da convincere. Un Dio da tirare dalla propria parte con abbondanti prestazioni religiose. Dobbiamo curare la qualità della nostra fede. I guariti sono dieci, ma solo il samaritano è tornato a ringraziare. Ciò che fa la differenza è la guarigione del cuore. Non è solo questione di pelle, c’è una lebbra più profonda da cui purificarci. I nove si sentono a posto, si fermano alla superficie, hanno già avuto quello che

Grazie

volevano, perché tornare? Perché perdere tempo? Il samaritano, invece torna dal Rabbì. Si inginocchia ai suoi piedi e lo ringrazia. Che bella questa gratitudine, quanto ne abbiamo bisogno! Siamo così assuefatti che diamo tutto per scontato e abbiamo perso la bellezza semplice della gratitudine verso Dio e fra di noi. Prima lettura: secondo libro dei Re 5,1417. Un esempio di ringraziamento, anche qui da parte di uno straniero. Naaman, ministro del re di Aram, viene guarito dalla lebbra per mezzo del profeta Eliseo. Anch’egli torna dall’uomo di Dio per ringraziare. Per lui la guarigione ha l’effetto di una relazione di fede: “Ora so – egli dice – che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele”. Seconda lettura: seconda lettera a Timoteo 2,8-13. La chiesa di sempre è chiamata ad annunciare, senza calcoli e con franchezza, l’evangelo che non può essere incatenato. Lo deve fare anche a prezzo di venire colpi-

ta, come il suo Maestro e Signore. Vangelo: Luca 17,11-19. Il decimo lebbroso, samaritano, sperimentata e meditata l’occasione di grazia, riconosce il suo kairòs, con la stessa carica personale che aveva segnato il suo dolore (a gran voce), si “vede guarito” e interpreta l’evento di guarigione alla luce di Dio, intravvede le tracce di Dio dietro il miracolo: torna, quindi, indietro (una vera conversione) rendendo lode a Dio e prostrandosi per fare eucaristia (cioè rendere grazie, eucharistéin). Meditatio - Dobbiamo convincerci che “tutto è grazia”. Niente ci è dovuto. Nulla è meritato. E se tutto è grazia, tutto deve essere ringraziamento! Cristiano non è colui che chiede delle grazie o riceve delle grazie. E’ colui che rende grazie. Non per nulla l’Eucaristia che celebriamo significa, letteralmente, azione di grazie. - La salute non basta, abbiamo bisogno di felicità. La felicità è una salute profonda del

cuore, un’armonia del corpo e dell’anima, la sensazione di pace quando sei sulla strada giusta; viene non dalle cose, ma dalle relazioni, dal dare e dal ricevbere amore, nella capacità di stupirsi, di dire grazie e benedire. - Ma neanche la felicità basta. La salvezza è più della salute, più della felicità. I nove guariti trovano la salute; l’unico salvato torna a un Dio che fa fiorire la vita in tutte le sue forme. Oratio Grazie, Gesù Signore, perché sempre ti prendi cura, ti sto a cuore e mi offri dedizione. Sana la mia lebbra, lava il mio peccato! Possa senza fine esserti riconoscente e grato per tutte le volte in cui mi hai visitato dandomi sollievo. Grazie per tutte le volte in cui ti sei fatto presente attraverso quanti mi hai inviato. Armando Trasarti, Vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola

ANNO DELLA FEDE / L’ATTUALITÀ DELLE ANTICHE ERESIE (2)

Un cristianesimo invisibile

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Giovanni nella sua Prima Lettera indica, come criterio di giudizio per distinguere lo spirito che viene da Dio dallo spirito dell’anticristo, il “riconoscimento di Gesù Cristo venuto nella carne”. Lo gnosticismo, la più antica eresia cristiana, potremmo dire, nega proprio l’umanità di Gesù riducendola ad un’idea, e, come un fiume carsico, attraversa tutta la storia della Chiesa riemergendo in forme diverse. Ciò nonostante si può individuare un modello “eterno” della gnosi, secondo il quale la redenzione consiste in un processo di autoelevazione dell’anima (o spirito) dalla natura all’ identificazione con Dio. La salvezza non è più donata da una grazia che opera nello spazio e nel tempo mediante segni esteriori e sensibili, ma diventa un lavoro su di sé, la divinizzazione dell’io tramite un processo immanente e psicologico che consente una presa di coscienza del divino che è in noi. Così l’uomo può liberarsi dal suo aspetto “carnale” e deificarsi, innalzarsi a realtà “spirituale”. Oggi questa antica eresia, come sottolineato dal Vescovo di Roma Francesco, vive una nuova giovinezza e genera frutti amari anche all’interno della stessa Chiesa; in particolare dopo che la “grande” sintesi culturale di Hegel, con la sua riduzione del cristianesimo ad “immagine interiore” di una verità filosofica, ha dato forma alla mentalità dominante. “Il divino non può essere accaduto così”; questa frase di David Firedrich Strauss, contenuta nel primo volume della sua Leben Jesu del 1835, rappresenta il pregiudizio della esegesi razionalistica moderna nel suo tentativo di demolire il valore storico dei Vangeli. Dio, secondo questa concezione, non può agire nella storia mediante azioni particolari, i miracoli, né diventare Egli stesso un uomo

particolare. L’esame critico dei racconti evangelici dovrebbe distinguere tra storia e mito, tra le vicende “naturali” realmente accadute e il “soprannaturale”, frutto di immaginazione e di invenzione, la cui origine è da ricercarsi nel fervore mistico e irrazionale della prima comunità cristiana, e il cui valore è da riferirsi non al suo accadimento storico ma al suo rimandare ad un “significato teologico”. È evidente in questa prospettiva la negazione della possibilità dell’operare della grazia nel tempo e nello spazio. Un’altra modalità attraverso cui l’antico nemico della gnosi riemerge oggi è il teismo, che nasce dal separare Dio dall’umanità di Gesù di Nazareth. Si sente dire spesso, anche in ambienti cattolici, che tutte le religioni in fondo sono uguali; i grandi fondatori delle religioni sarebbero tutti “provvisori” e “limitati” e il loro insegnamento rappresenterebbe un’introduzione propedeutica ad un teismo superiore, verso il quale tutti gli autentici spiriti religiosi confluiscono e nel quale si ritrovano. Invece la riduzione del cristianesimo ad etica, con la sua insistenza sugli ideali morali (pace, giustizia, lotta alla povertà, difesa del creato ec.) tende a separare i valori da Cristo. Entrambe queste forme di dimenticanza dell’umanità di Gesù di Nazareth nella sua storicità e dell’accadere della grazia nel tempo sono un tradimento e una distruzione della fede cristiana, nella quale non c’è rapporto con il Mistero di Dio e vita morale se non legati alla realtà vivente di Cristo. Ma forse la forma di pensiero gnostica più pericolosa, perché meno evidente, oggi per la Chiesa non è l’esegesi razionalistica o la distinzione fra Dio e i valori morali, e Cristo, ma la separazione fra Cristo e la sua umanità. Vito Mancuso, il più

Aut. n. 83/85 Trib. di Pesaro IL NUOVO AMICO RISPETTA L’AMBIENTE. STAMPIAMO SOLO SU CARTA RICICLATA.

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“gnostico” fra i teologi che si professano “credenti”, nel suo libro Io e Dio scrive che quando la grazia è intesa come “’attrazione e fascino dell’idea di bene, del bello, del giusto, del vero”, la libertà deve solo riconoscere, e, riconoscente, dire di sì all’essere qui e ora. Cioè alla grazia. E tutta l’esistenza appare eucaristia, ringraziamento”. La grazia, confusa con la natura, non opera più in un determinato momento del tempo e dello spazio. È questo un modo non cristiano di intendere la celebre frase “tutto è grazia”, che chiude il romanzo Diario di un curato di campagna di Georges Bernanos; se tutto è grazia niente è più grazia cristiana. Cristo infatti viene ridotto ad un’idea sempre presente e perde la sua caratteristica di avvenimento storico. Lo gnosticismo si presenta come il tentativo di rendere perenne la presenza libera del Signore, il Suo libero manifestarsi in istanti precisi del tempo, fuggendo l’ affidamento a Dio e la preghiera, che caratterizzano la vita del cristiano, con la costruzione di una “certezza vana e non pia”, per usare un’espressione del Concilio di Trento, che si può esprimere con le parole: “la grazia c’è sempre”. Di fronte al “cristianesimo invisibile” che nasce dalla negazione gnostica dell’umanità di Gesù, piace ricordare le parole di S. Ireneo di Lione, il padre della Chiesa antignostico per eccellenza, nel suo Adversus haereses, quando, confutando “coloro che pretendono che Egli sia apparso in modo puramente illusorio”, scrive: “Infatti noi non avremmo potuto conoscere in un altro modo i misteri che sono da Dio, se il nostro Maestro, che era il Verbo, non si fosse fatto uomo”. Don Daniele Federici – Pesaro

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CALENDARIO 12 ottobre

San Serafino da Montegranaro

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an Serafino nacque nel 1540 a Montegranaro nelle Marche, da Girolamo Rapagnano e da Teodora Giovannuzzi, di umili condizioni, ma cristiani ferventi. A causa della povertà familiare, lavorò per un certo tempo in qualità di garzone presso un contadino alla custodia del gregge. A 18 anni bussò alla porta del convento di Tolentino. Dopo alcune difficoltà, fu accolto come religioso fratello nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e fece noviziato a Jesi. Peregrinò, si può dire per tutti i conventi delle Marche, perché, nonostante la buona volontà e la massima diligenza che poneva nell’espletamento dei compiti che gli venivano affidati, non riusciva ad accontentare né superiori, né confratelli, che non gli risparmiarono rimproveri, ma egli dimostrò sempre tanta bontà, povertà, umiltà, purezza e mortificazione. Negli uffici che esercitò di portinaio e di questuante, a contatto con i più svariati ceti, sapeva trovare parole opportune, squisita delicatezza di sentimenti per condurre le anime a Dio. Nel 1590 San Serafino si stabiliva definitivamente ad Ascoli Piceno. La città si affezionò talmente a lui che nel 1602, essendosi diffusa la notizia di un suo trasferimento, le autorità scrissero ai superiori per evitarlo. Vero messaggero di pace e di bene, esercitava infatti un influsso grandissimo presso tutti i ceti, e la sua parola riusciva a comporre situazioni allarmanti, ad estinguere odi inveterati e ad infervorare alla virtù. Preghiera, umiltà, penitenza, lavoro e pazienza, tanta pazienza, perché i rimproveri per lui erano sempre abbondanti. E Dio si incaricò di aiutarlo supplendo alle sue capacità, in cucina, alla porta, nell’orto, alla questua, con i miracoli, l’introspezione dei cuori, il dono di saper confortare tutti in maniera inimitabile. Da parte sua rimase sempre contento di amare Dio conoscendo e studiando due soli libri: il crocifisso e la corona del rosario. Aveva 64 anni e già la fama della sua santità si diffondeva per Ascoli, quando egli stesso chiese con insistenza il viatico, mentre nessuno credeva alla sua prossima fine. La morte lo colse il 12 ottobre 1604. Dopo spirato, semplice anche nella morte, la voce del popolo che lo diceva santo, giunse anche alle orecchie del Papa Paolo V, il quale autorizzo l’accensione di una lampada sulla sua tomba. Fu canonizzato da Clemente XIII il 16 luglio 1767.

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Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 9 ottobre 2013 alle ore 22 e stampato alle ore 6 di giovedì 10 ottobre


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Socio Politico

13 ottobre 2013

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Lampedusa -Basta con gli applausi, ridateci il silenzio

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o chiamano minuto di silenzio o di raccoglimento: sessanta secondi in cui commemorare chi è scomparso, rivolgendo una preghiera lassù per chi crede o un semplice pensiero quaggiù per chi non crede. Il silenzio, appunto, che troppo spesso lascia spazio alla gestualità tipica di uno spettacolo (gli applausi) o alla manifestazione più becera della maleducazione e dell’inciviltà (cori, fischi e quant’altro). Ieri l’ultimo emblematico caso. La tragedia dei migranti di Lampedusa non ha lasciato indifferente lo sport italiano, oggi crogiuolo di culture ed etnie diverse, figlie anche di quei barconi della speranza che approdano sulle coste della penisola. Il Coni, dopo la tragedia, aveva stabilito il canonico minuto di raccoglimento per tutte le gare sportive del fine settimana. In campo, dove il copione prevede gli atleti disposti con il capo chino e il fischio dell’arbitro a scandire l’inizio e la fine dei sessanta secondi. E sulle tribune, dove il pubblico lascia per un attimo da parte le ansie e le aspettative dell’evento per alzarsi in piedi e vivere quell’istante. Sarebbe questa la cornice in un Paese civile. Da noi, invece, le sfumature prendono il sopravvento. Fari puntati, nell’Italia calcio-centrica, sul mondo del

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limentata dalla speranza e strutturata sulla speculazione, la tratta, uno dei più floridi commerci del mondo globalizzato, sembra senza fine: con la sua logica spietata, i suoi profitti, il carico di morte, che a Lampedusa ha emozionato il mondo, persino i compassati vertici dell’Unione europea. Per sconfiggere i negrieri del XXI secolo ci vorrebbe una repressione capillare o una liberalizzazione totale: due ipotesi entrambe impraticabili. Non ci sono muri che possano arginare i grandi movimenti di popolazione. Né è possibile aprire indiscriminatamente le frontiere. E altrettanto impraticabile sembra la soluzione vera, innescare meccanismi di sviluppo (e prima ancora di pace) nei Paesi d’origine, che rendano l’esodo inutile e non conveniente. Apparentemente non c’è soluzione, dunque, al di là della pietà per le vittime. Ma non è così. Oltre a farci riflettere sul nostro “modello di sviluppo”, come non si stanca di fare Papa Francesco, e sulle relazioni tra sistemi economicopolitici, tanto più in questo tempo di globalizzazione, ci sono due questioni da affrontare. La prima, di politica europea e internazionale, riguarda la necessità di una convinta e strutturata partnership tra Nord e Sud Mediterraneo, che le cosiddette “primavere”, pessimamente gestite dalle cancellerie dell’Unione europea, hanno ancor più indebolito, rimpallo di responsabilità e piccoli sgarbi compresi. Oltre a tanta inutile retorica. La seconda questione riguarda l’Italia, per una rivisitazione della complessiva “governance” dell’immigrazione. Tra la “legge Martelli” del 1989, la “TurcoNapolitano” del 1998 e la “Bossi-Fini” del 2002, la legislazione è sempre stata caratterizzata dalla rincorsa di emergenze. Alla prova della strage di Lampedusa, la legge del 2002 mostra limiti vistosi, a partire dall’illusione del pugno di ferro risolutore. Ma sarebbe improduttivo lasciare il dibattito sulla revisione allo sterile pendolarismo tra “chiusura” e “apertura”, buttarla insomma ancora una volta in politica, ovvero combattere su questo tema la vecchia e stracca guerra tra gli schieramenti, che diventa in concreto guerra tra poveri. In realtà la definizione delle politiche per l’immigrazione, nell’arco di poco più di vent’anni, è diventata uno dei temi-chiave per

pallone. Serie B, Brescia, prima del match tra i padroni di casa e il Palermo, gli ultras locali intonano il coro “Forza Brescia alé”. Serie A, Roma (Lazio-Fiorentina), i tifosi biancocelesti urlano “Forza Lazio alé”. Torino, Juventus Milan, la curva bianconera sente il richiamo patriottico e dà il via a “Fratelli d’Italia”. A Bologna, invece, prima della sfida tra i rossoblù e il Verona, i supporter scaligeri vogliono fare le cose per bene. Dopo il fischio dell’arbitro, cantano “Io credo risorgerò”, che è un celebre canto liturgico. Se non fosse per il mancato rispetto del silenzio, l’intento sarebbe anche lodevole. Ma quegli stessi tifosi sono saliti agli onori delle cronache per episodi di razzismo e, proprio ieri, per essersi resi protagonisti di alcuni tafferugli con gli ultras bolognesi che hanno ritardato di venti minuti l’inizio della gara. Non solo. Facendo un rapido giro sul web, si scovano alcuni precedenti, in cui i veronesi hanno intonato quel canto anche durante le partite. Cosa c’entri un canto religioso e funebre con una partita di calcio resta un mistero ma restituisce la cifra dello scherno, dell’intolleranza e della maleducazione che fanno capolino durante i minuti di silenzio. O nei funerali, soprattutto di gente famosa, in cui il feretro è accompagnato dagli applausi scroscianti della folla.

Mentre nelle esequie dei comuni mortali il clima di raccoglimento torna, giustamente, a regnare sovrano. Come se esistessero morti di serie A e morti di serie B. Il silenzio, invece, è come una livella, direbbe Totò: mette tutti sullo stesso piano, conferisce quella massima forma di rispetto a cui probabilmente non siamo più abituati nelle nostre giornate caotiche e rumorose. Nell’Italia del giorno dopo, delle bandiere a mezz’asta e del lutto al braccio, della simbologia funerea a intermittenza come rito purificatore delle nostre coscienze, il minuto di silenzio è oggi un minuto violato, violentato, tradito, calpestato. Non c’è spazio per una breve e silenziosa memoria di quel che è stato. Non c’è spazio per una pausa, per una fermata, per una riflessione. Il silenzio è un intruso da emarginare, un imbarazzo da superare, un nemico da aggirare con la banalità di un applauso. Con l’insensatezza di un coro o di un fischio. A cui magari seguono altri applausi per coprire gli incivili. Altro rumore, altro caos, altra violenza. Quando, invece, bisognerebbe provare che effetto fa associare la preghiera e la memoria al suono del silenzio. Vincenzo Pastore

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Dopo l’ immensa tragedia Immigrazione urge cercare larghe intese C

aro Nuovo Amico, invio questa mia idea sperando che possa servire a qualcuno come spunto per realizzare delle boe da ancorare al largo dell’isola di Lampedusa. Si potrebbero collocare a circa mezzo miglio dalla costa, visibili nella notte da luci azionate da pannelli solari e logicamente di giorno essendo colorate di arancione, dotate di sirene intermittenti azionate dalla presa della maniglia di salvataggio. Grazie Lettera firmata Pubblichiamo questo schizzoidea di un noto artista locale rispettando la sua volontà di non comparire con il suo nome. Il disegno rappresenta anche un’opera d’arte inedita in memoria dei numerosi morti nel mare di Lampedusa. La direzione impostare il nostro futuro di popolo e di nazione. Per questo va sottratto alle strumentalizzazioni e deve diventare veramente un terreno di “larghe intese”. Il punto di partenza, guadagnato anche sulla scorta di una spontanea mobilitazione delle coscienze dopo le recenti stragi, ultima e più grave quella di Lampedusa,

è proprio una riforma della legislazione attuale, così da far coincidere il rispetto per la dignità di tutti gli uomini con la realistica percezione del quadro geopolitico e degli interessi in gioco, in un tessuto di cultura civica forte, cioè di diritti e doveri di cittadinanza chiari e precisi per tutti.

Solo i poveri non diventano di tutti

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olpisce il volto dell’arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro (foto), privo di quel sorriso che lo ha reso amato dai suoi fedeli e che riesce a trasmettere speranza e gioia. Lo raggiungiamo appena ritornato da Lampedusa dove si è recato per stare accanto alla popolazione dell’isola, al parroco don Stefano Nastasi che a breve lascerà il suo incarico, e per pregare e

piangere i morti nel naufragio. È stanco e molto rattristato, mentre ci racconta la sua visita all’hangar dell’aeroporto trasformatosi in obitorio dove sono stati sistemati i 111 corpi recuperati. “Provo tanta indignazione - ci dice monsignor Montenegro - che rischia di diventare rabbia, un sentimento non cristiano, ma anche grande tristezza e un senso di colpa”. Tra i corpi schierati sul pavimento

Così da passare dalle troppe, impotenti, parole, ai fatti, per piccoli e iniziali che siano. Francesco Bonini

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e sistemati all’interno di sacchi blu, in attesa che giungano sull’isola le bare necessarie per dar loro degna sepoltura, “alcuni - racconta l’arcivescovo - rimasti con le braccia alzate come a voler chiedere ancora aiuto”, anche quelli di quattro bambini, e a ricordare quel momento la voce di monsignor Montenegro s’incrina un po’: “C’era una bambina che sembrava dormisse, il suo viso era sereno come se non avesse vissuto la tragedia che l’ha portata alla morte. Vedendo i volti di quei bimbetti, morti così atrocemente, mi son chiesto ‘io che cosa sto facendo?’. Credo che questo interrogativo dobbiamo porcelo tutti”. Agenzia Sir

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Socio Culturale

6 ottobre 2013

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IL 5 OTTOBRE BEATIFICAZIONE IN PIAZZA GRANDE A MODENA

Rolando Rivi Seminarista martire N

ato a San Valentino, frazione di Castellarano il 7 gennaio 1931, secondo dei tre figli di Roberto Rivi e Albertina Canovi, entrò nel seminario di Marola nell’autunno del 1942 ma nel 1944 (Rolando appena quattordicenne), in seguito all’occupazione tedesca del paese, fu costretto a ritornare a casa. Non smise però di sentirsi seminarista né di indossare l’abito talare, nonostante il parere contrario dei genitori preoccupati per i gesti di odio antireligioso diffusi nella zona: gli atti di violenza e le uccisioni di sacerdoti diverranno infatti in quel periodo molto comuni. Il 10 aprile 1945 fu preso da un gruppo di partigiani comunisti, che costrinsero il ragazzo quattordicenne a seguirli nella boscaglia. Ai genitori fu lasciato un bigliettino con scritto “Non cercatelo. Viene un attimo con noi partigiani”. Dopo tre giorni di percosse, umiliazioni e sevizie, lo uccisero a colpi di pistola in un bosco di Piane di Monchio, frazione di Palagano. Seguendo le indicazioni di alcuni partigiani, comprese quelle dello stesso assassino, la sera del 14 aprile Roberto Rivi e don Alberto Camellini, curato di San Valentino, ne ritrovarono la salma che presentava il volto coperto di lividi, il corpo martoriato e le due ferite mortali, una alla tempia sinistra e l’altra all’altezza del cuore. L’indomani lo trasportarono a Monchio, dove ebbe esequie e sepoltura cristiane. Dopo la Liberazione, il 29 maggio 1945 la salma fu traslata e tumulata nel cimitero di San Valentino, con l’omaggio di tutti i parrocchiani. Essendo divenuta la sua

tomba meta di pellegrinaggi, il 26 giugno 1997, con una solenne cerimonia, gli venne data nuova sepoltura all’interno della chiesa di San Valentino, nel sacrario dei parroci della pieve.

“Dio parla agli uomini in molti modi”

“Siamo qui per ringraziare. Ringraziare Dio che ha trasformato un atto di violenza terribile e omicida, in una occasione di luce e di riconciliazione. Come ho avuto l’occasione di ricordare durante questi giorni di preparazione alla solenne beatificazione di ieri, dobbiamo guardare al martirio di Rolando Rivi con un’ottica nuova. Senza dimenticare il fatto storico, dobbiamo saper leggere in esso il suo richiamo a tutta la nostra Chiesa, anzi, a tutta la nostra società. Dio parla agli uomini in molti modi. In Rolando ha parlato attraverso un ragazzo. Non attraverso i suoi scritti o le sue parole, ma attraverso la sua carità. Egli ha amato Gesù sopra ogni cosa, fino a non temere i persecutori. Non ha avuto paura di perdere la vita perché sapeva che in Gesù tutto gli sarebbe stato restituito in modo moltiplicato. In fondo in lui c’era non un ragionamento, ma la semplicità di un cuore innamorato. Quella semplicità che oggi vogliamo chiedere per tutti noi. Quella semplicità che guarda alla vita, morte e resurrezione di Gesù come al cuore della storia del mondo e della storia personale di ciascuno. Tutti noi cerchiamo dei punti di consistenza, di appoggio, di verità. E ci affidiamo spesso ad aiuti che non possono mantenere le loro premesse. Il martire ci indica Dio come sostegno che non viene mai meno: Se Dio è il nostro sostegno, noi

possiamo diventare a nostra volta sostegno per gli altri. Questo è il dinamismo della carità. Il martirio di Rolando ha inaugurato un’immensa onda di bene sulla terra. Un’immensa energia di perdono e di riconciliazione. Nel martirio si vede chiaramente l’unità tra verità e carità: nella luce della conoscenza di Dio e di suo Figlio, scopriamo il peso della vita, il valore di ogni uomo, il senso di ogni gioia e sofferenza. Il mondo non conosce quanto Dio sia fonte di luce, di pace, di gioia. Attende di saperlo attraverso di noi. Rolando ci indica le vie della missione, della testimonianza, della carità verso i nostri fratelli. La più grande carità che possiamo avere per loro è far conoscere Gesù, l’immensa umanità del Figlio di Dio fatto uomo, «il suo amore per gli uomini traboccante di pace (cfr. Dionigi l’Areopagita, De divinis Nominibus 953 A 10). †Mons. Massimo Camisasca (dall’omelia nei Vespri solenni di ringraziamento) ©riproduzione riservata

Testimonianza

A

i genitori che, proprio il giorno in cui si stava avviando, senza saperlo, verso il martirio, gli chiedevano di togliersi la talare, per paura che potesse suscitare le ire dei partigiani, Rolando rispose: “La veste è il segno che io sono di Gesù”. Sulla sua bocca ricorrevano queste espressioni: “Gesù della mia vita, Gesù del mio cuore”. La sua testimonianza, dunque, più ancora che a delle parole, si riconduce alla semplicità di un abito. Non è un caso che coloro che lo martorizzarono innanzitutto gli tolsero l’abito e ne fecero una palla con cui giocare davanti al corpo di Rolando. “Domani un prete di meno”, questa la ragione della sua uccisione: Non una parola del ragazzo, non un suo gesto. Soltanto la sua pazienza che, attraverso la veste, gridava al mondo che Dio è presente, che Egli basta a riempire la vita di un uomo, che è bello ed entusiasmante consegnare a Lui tutta la propria esistenza. È questo, in fondo, che il mondo non può comprendere. È questo che crea ‘scandalo’, oggi come allora; allora come 2000 anni fa. È questo che ci insegna Rolando: la gioia di vivere solo per Gesù. La fedeltà a Lui: non per opporsi agli altri, ma perché quando si ama qualcuno non si può più vivere senza di lui. M. C. ©riproduzione riservata

IL CASO DELLA MAESTRA DI BOLOGNA

Chi ha paura del crocifisso? S

inceramente non se ne sentiva il bisogno. Il caso della scuola elementare di Bologna, dove una maestra ha deciso di togliere il crocifisso dalle pareti dell’aula con una motivazione che suona singolare - “Non me ne faccio nulla”, avrebbe spiegato, secondo quanto riferiscono gli organi di stampa - rientra in una casistica che si alimenta ogni anno e che suscita periodicamente una serie di polemiche, perlopiù sterili, tirando in ballo di volta in volta i temi della tolleranza, della laicità, della confessionalità e chi più ne ha più ne metta. La questione in sé è abbastanza semplice: un regolamento (e poi sentenze varie, dal Consiglio di Stato alla Corte di Strasburgo) prevede che i crocifissi nelle aule ci stiano, così come è assodato, per dirla ancora con i giudici della Grande Camera della Corte dei diritti umani, che la presenza di un crocifisso sulle pareti di una classe di una scuola pubblica, dove dunque si possono trovare persone di orientamenti etici e religiosi differenti, non lede né il diritto dei genitori a educare i figli secondo le proprie

convinzioni, né il diritto degli alunni alla libertà di pensiero, di coscienza o di religione. Del resto, già il Consiglio di Stato ha spiegato bene che proprio il crocifisso in Italia “è atto a esprimere, appunto in chiave simbolica ma in modo adeguato, l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti, di riguardo alla sua libertà, di autonomia della coscienza morale nei confronti dell’autorità, di solidarietà umana, di rifiuto di ogni discriminazione, che connotano la civiltà italiana”, Simbolo religioso, certo, ma anche culturale, in nessun modo “obbligante” a una fede. Non viola, dunque, la laicità. Eppure, periodicamente ecco chi questiona sulla presenza del crocifisso nei luoghi pubblici e specificamente nelle aule scolastiche. Quasi che il crocifisso fosse un pericolo. Ma chi e perché ha paura di un Gesù crocifisso appeso al muro? Verrebbe da pensare a ben altri crocifissi che dovrebbero incutere, se non paura, quantomeno quel sano timore che inquieta le coscienze. Immediatamente

la cronaca ci riporta ai migranti morti in mare, ai disperati che fuggono dall’inferno spesso per trovarne uno peggiore, alle emarginazioni crescenti dei nostri giorni, ai senza lavoro... Anche a questi crocifissi viventi rimanda il simbolo sul muro. Insieme alla responsabilità personale e collettiva, all’interdipendenza tra le nostre case, le aule delle nostre scuole, le strade delle nostre città, le spiagge di Lampedusa... Pensieri solo accennati, che però ne fanno fare un altro, relativo a quel “non me ne faccio nulla” indicato come motivazione per la rimozione del crocifisso nella scuola di Bologna. E in effetti cosa dobbiamo “farcene” di un crocifisso sul muro? A cosa serve? Per fare lezione magari è più utile la lavagna, meglio se multimediale... Eppure c’è un altro livello di “utilità”. La forza evocativa del simbolo, il richiamo inerme e muto alla dignità della persona, come alla diversità e alla marginalità: sono rimandi a significati e valori che proprio a scuola s’impara a “padroneggiare”, con i quali ci si misura crescendo. Perché la laicità non è neutralità indifferente e la scuola non è un luogo asettico. Piuttosto è palestra di dialogo, incontro e scontro, meticciato di persone e valori... tensione educativa, passione per l’uomo. Qui, proprio qui - se proprio vogliamo pensarci, “laicamente”, s’intende - il crocifisso non sfigura. Alberto Campoleoni ©riproduzione riservata

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Primo Piano

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13 ottobre 2013

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Ottocento anni dopo c’è un Papa che riparte da Assisi Assisi-Roma, Roma-Assisi, andata e ritorno. Un Santo e un Papa, ad ottocento anni di distanza. San Francesco è andato a Roma per essere “confermato” dal successore di Pietro, e Papa Francesco - il primo successore di Pietro che ha scelto di chiamarsi come il “poverello” - viene ad Assisi per “confermare” nella fede la sua Chiesa. E lo fa con un gesto clamoroso, non però nel senso in cui lo interpretano i media, ma entrando - anche questa una prima volta di un Papa - nella Sala della Spoliazione, il luogo dove san Francesco ha abbandonato i beni terreni, per spiegare “di che cosa deve spogliarsi la Chiesa”. Non solo la Chiesa, ma tutti i cristiani, perché la Chiesa siamo tutti noi. Così - come aveva fatto nel suo primo discorso al Serafico - abbandona il testo scritto per parlare per circa dieci minuti a braccio. Parte da Francesco, e a Francesco si rivolgerà con una sorta di preghiera speciale nell’omelia della Messa: tre invocazioni, più il “rilancio” di una preghiera per Assisi, per l’Italia, per il mondo. Ripercorriamo alcune tappe del terzo viaggio del Papa in Italia, per la festa del suo Patrono: un itinerario di 30 chilometri, a piedi e in “papamobile”, per toccare 12 luoghi francescani, con momenti pubblici ed altri privati e molto intimi, come il pranzo con i poveri al Centro di accoglienza della Caritas, la sosta silenziosa in preghiera sulla tomba di san Francesco o a Santa Chiara “a tu per tu” con il Crocifisso di San Damiano. Nel tardo pomeriggio, il “bagno di folla” con i giovani, a S. Maria degli Angeli, preceduto dalla preghiera alla Porziuncola: quasi una “Gmg” umbra con 12mila ragazzi che quasi straripavano dalle transenne.

A tavola con i poveri e pranza con una bambina di sei anni musulmana

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moziona con le parole semplici, ma pure con la sua capacità di ascoltare, farsi prossimo agli ultimi, alle “periferie esistenziali”. La presenza dei poveri e dei malati è stata uno dei tratti conduttori della visita apostolica di Papa Francesco ad Assisi. Cominciata proprio con tre quarti d’ora dedicati a salutare, uno per uno, i bambini e ragazzi ospiti dell’Istituto Serafico, centro che accoglie minori con gravi disabilità fisiche e mentali fondato nel 1871 dal beato Ludovico da Casoria. In questi bambini e ragazzi “troviamo le piaghe di Gesù”, da detto il Papa dopo aver accantonato il discorso preparato per l’occasione, facendo eco alle parole poco prima pronunciate dalla presidente dell’Istituto. “Il cristiano sa riconoscere le piaghe di Gesù”, perciò “Gesù nascosto nell’eucaristia e Gesù nascosto in queste piaghe hanno bisogno di essere ascoltati” da coloro “che si dicono cristiani”. Poco dopo i poveri, incontrati nella sala della spoliazione e, nuovamente, a pranzo al Centro di prima accoglienza della Caritas, che si trova nei pressi della stazione ferroviaria di Santa Maria degli Angeli. Qui è arrivato all’ora in cui solitamente gli ospiti si mettono a tavola, accompagnato dal vescovo Domenico Sorrentino e dal direttore della Caritas diocesana, padre Vittorio Viola. Per suo espresso desiderio il seguito papale è rimasto al Sacro Convento: non voleva un momento formale, ma una semplice condivisione del pasto con i poveri. Sulla porta è venuta ad accoglierlo una bambina di 6 anni (ospite, con la sua mamma, del Centro di accoglienza) che - con la semplicità dei piccoli - lo ha preso per mano e lo ha portato a tavola, sedendosi poi al suo fianco. Il pranzo

P

apa Francesco, pellegrino nella città di Assisi, ha voluto, attraverso il contatto diretto con la terra di colui di cui egli ha preso il nome, coronare la sua scelta. Ora quel nome si arricchisce di contenuti e diventa ancora più vero. Già ne conoscevamo le ragioni. Si può scorgere in filigrana la tessitura del suo messaggio che, come un filo d’Arianna, potrebbe portare la Chiesa e il mondo fuori dal labirinto in cui spesso ci ritroviamo. Non basta, infatti, come ammonisce il Papa, avere “vergogna” come uomini e come cristiani per quanto sta avvenendo sotto gli occhi di tutti nel mondo e vicino a noi, facendo riferimento a Lampedusa e al Medio Oriente.

“è stato un momento molto intenso, caratterizzato da una profonda umanità e dalla semplicità dei gesti”, racconta al Sir padre Vittorio Viola. “Per tutti - prosegue - è stata un’occasione di consolazione: c’erano persone cui la vita ha inferto ferite molto profonde e per esse è stata un balsamo la visita del Papa”. Come già la mattina al Serafico, Francesco ha “ascoltato molto e risposto con parole semplici, mostrandosi disponibile con tutti, accogliendo le lacrime, i canti, le poesie di uomini che vivono in strada”. Gli ospiti non erano solo cristiani, anzi, per circa la metà musulmani (compresa la bimba che l’ha accolto), provenienti da ogni parte d’Italia ma pure da Costa d’Avorio, Nigeria, Marocco, Albania, Kosovo, Filippine e India. Rispecchiavano quanti, sempre più numerosi, in ogni parte del Paese ogni giorno vanno ai centri d’ascolto della Caritas in cerca di un pasto caldo e di una parola di conforto. In 55 si sono seduti attorno al tavolo fatto a “L”, con in mezzo il Papa. “La parola più frequente era il grazie”, riferisce padre Viola; “sentivano nella presenza del Papa la carezza di Dio”. E non sono mancate manifestazioni di pentimento “quasi come una confessione pubblica”. Papa Francesco ha ascoltato quanti sono “stati spogliati in questo mondo selvaggio che non dà lavoro, che non aiuta; cui non importa se ci sono bambini che muoiono di fame nel mondo; non importa se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare pane a casa; non importa che tanta gente debba fuggire dalla schiavitù, dalla fame e fuggire cercando la libertà”, come aveva riconosciuto la mattina in vescovado. Con le sue parole ha accarezzato i cuori. Espressione vivente della misericordia di Dio verso gli ultimi.

Il Papa e Francesco: come spogliare la Chiesa

Il Papa che ha percorso questo itinerario come fa ogni pellegrino, ha portato con sé una bisaccia leggera che contiene solo l’essenziale: la Parola del Vangelo e il crocifisso di san Damiano. Qui ci sono tutti i due Francesco e Assisi. Questa è la vera spoliazione. Non semplicemente di cose materiali, ma della mondanità, dell’orgoglio, che è idolatria. Una Chiesa mondana

Il giorno del pianto

“Oggi è un giorno di pianto”: “il giorno dopo” la sciagura di Lampedusa nelle parole di Papa Francesco, pronunciate oggi (4 ottobre per chi legge) nella Sala della spoliazione del vescovado di Assisi, dove è in visita apostolica. “Tanta gente - ha ricordato il Pontefice - deve fuggire dalla schiavitù e dalla fame, fuggire cercando la libertà, e con quanto dolore vediamo che tante volte trova la morte come è successo ieri a Lampedusa. Oggi è un giorno di pianto”. Già ieri, nel corso di un’udienza in Vaticano, Bergoglio aveva fatto risuonare parole dure per il naufragio: “È una vergogna, è una vergogna!”. E stamattina diversi giornali titolano in prima pagina riportando proprio la parola “vergogna”: “Tragedia, dolore, vergogna” (Avvenire), “La strage della vergogna” (Repubblica), “La nostra vergogna” (Unità), “Lampedusa vergogna per l’Italia e per l’Europa” ).

si autodistrugge. Questa spoliazione è richiesta non solo ai preti e vescovi o al Papa: la Chiesa siamo tutti noi. È e deve essere uno stile di vita dei cristiani, non l’adorazione degli idoli che ci creiamo noi: una Chiesa che rifugge dalla mondanità, chiamata lebbra e cancro. Papa Francesco dice queste cose con un soffio di voce, calmo, intenso, senza inflessioni. Le sue parole arrivano. L’assemblea vibra quando lui parla. Questa è la Chiesa che lui ha disegnato ad Assisi con i gesti e le parole, ricentrata sulla figura di Francesco, quello vero, non quello costruito dai media, quasi fosse un pacifista esaltato o un ecologista ante litteram sostenitore di “una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo”. Il discepolo del Signore cammina dietro a lui portando il suo giogo leggero. Così è Francesco e così deve essere ogni cristiano. “L’amore dei poveri e l’imitazione di Cristo povero sono due elementi uniti in modo inscindibile, due facce della stessa medaglia”. Nell’incontro con un piccolo gruppo di frati in san Damiano ha detto, quasi scherzosamente, di non diventare “adulteri” tradendo Madonna Povertà. “Ma - si domanda Papa Bergoglio - da dove parte il cammino di Francesco verso Cristo?” e da dove deve partire il cammino

della Chiesa? La risposta è quella storica e teologica insieme e senza fronzoli indica il crocifisso di san Damiano. all’incontro con il crocifisso nasce tutto, anche l’invito a rinnovare la Chiesa, spogliarla, perché sia autentica e libera, povera e per i poveri. Una Chiesa che sa piangere per le vittime del naufragio, sa commuoversi per i segnati dalle piaghe di Cristo come sono le povere creature raccolte nel Serafico francescano, e si mette al loro servizio. Questo è il vero cristianesimo che non si corrompe con l’idolatria di ciò che produce ma si conforma con l’icona che ispirò Francesco d’Assisi al rinnovamento della Chiesa. In questa occasione si può dire che Papa Francesco ha compiuto un’immersione profonda in ciò che lui ritiene che debba essere il modello della Chiesa di oggi perché sia più vera e faccia diventare più veri gli uomini del nostro tempo. Si può parlare di rivoluzione, a partire dalla contemplazione delle ferite del corpo di Cristo che segnano le membra doloranti di quelle persone concrete in carne e ossa che sono le persone che il Papa ha abbracciato e dalle quali si è lasciato abbracciare e baciare. Non una rivoluzione ideologica o un cambiamento di leggi o regole disciplinari di comportamento, ma sentimenti profondi di umanità che scaldano il cuore e illuminano la coscienza. La Chiesa non si propaga per l’efficienza del proselitismo - “ma quale proselitismo” - ma nella forza irresistibile dell’attrazione. Questa forza è l’amore, “perché è l’amore del Dio incarnato e l’Amore non muore, anzi, sconfigge il male e la morte”.


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13 ottobre 2013

INTERPELLANZA URGENTE DELL’ONOREVOLE LARA RICCIATTI DI FANO

Frecciabianca e incidenti: il Ministero chiarisca

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ubblichiamo a seguire l’interpellanza urgente che l’onorevole si Sinistra Ecologia e Libertà, Lara Ricciatti di Fano, ha indirizzato lo scorso 8 ottobre al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. L’interrogazione reca anche la firma dell’on. Gennaro Migliore. I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che: i quotidiani locali di Fano (PU) in edicola il 5 e 6 ottobre 2013, hanno dato ampio risalto ad un incidente ferroviario occorso alla stazione di Fano (PU), dove un giovane di origine senegalese è stato investito, perdendo la vita, da un treno Frecciabianca Lecce-Venezia delle Ferrovie dello Stato, transitato ad alta velocità e già in forte ritardo a causa di un incidente ferroviario nell’anconetano avvenuto qualche ora prima; la prima firmataria della presente interpellanza pochi minuti dopo l’incidente, si è recata presso la stazione di

Lettere al direttore RIFLESSIONE SU DON FRANCO E DON MATTEO

Cambiamento nel segno dell’accoglienza

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aro Nuovo Amico, sono un ragazzo della parrocchia di San Martino di Pesaro, dove domenica 29 settembre è avvenuto l’ingresso del nuovo parroco, don Matteo Merli, insieme al termine dell’ufficio di parroco di don Franco Tamburini, presente da 51 anni nella nostra parrocchia. Vi scrivo per proporvi una breve riflessione da affiancare (se degna di ciò) all’articolo che (immagino quasi sicuramente) uscirà sul Nuovo Amico in merito al passaggio di consegne parrocchiali. Nel desiderio di fare cosa gradita, ve lo inoltro. Grazie di cuore. Buona giornata a tutti voi! Francesco Liera Il cambiamento tocca nel profondo, che lo vogliamo sfiorare in superficie o coglierne tutta l’interezza, comunque ti scuote nel cuore. Qualcosa di fermo e conosciuto se ne va e il nuovo, imprevedibile, arriva. Nel nuovo sta tutta la bellezza del cambiamento, nell’accoglienza del nuovo a braccia aperte, con lo sguardo sempre al passato per illuminare il futuro, sta quella Speranza certa nel Signore che non delude, che matura sempre frutti inaspettati e deliziosi. Il mio augurio a tutta la comunità, di proseguire il cammino di fede nel quale siamo, appoggiati alla roccia ben salda chiamata don Franco, pronti a spiccare il volo grazie alla nuova brezza leggera che porta il nome di don Matteo. *** Gentile Francesco pubblichiamo la sua bella riflessione tra le lettere non potendo più affiancarla agli articoli già pubblicati la scorsa settimana in merito alla notizia in oggetto. Grazie di cuore a lei per aver testimoniato l’amore sincero di una giovane ragazzo alla sua parrocchia. Un caro saluto La direzione

Fano, per prendere cognizione diretta delle circostanze dell’avvenuto; I quotidiani Il Resto del Carlino, Il Messaggero e Il Corriere Adriatico del 2 ottobre 2013, davano rilievo di analogo incidente occorso nella medesima stazione di Fano (PU), dove un uomo di 51 anni veniva agganciato – mentre attendeva sul binario il proprio treno – dalla scaletta del locomotore del treno Frecciabianca Lecce-Venezia, in transito ad alta velocità, subendo diverse lesioni; le Ferrovie dello Stato, per quanto consta agli interpellanti, attribuiscono gli incidenti esclusivamente alla disattenzione delle vittime coinvolte  –: se siano previsti limiti alla velocità dei treni in transito nelle stazioni ferroviarie; se sia a conoscenza – o ritenga di dover assumere informazioni – in merito alla velocità dei treni in transito nei due episodi citati; se non ritenga insufficiente – quale unica misura di sicurezza per i passeggeri a terra – la «linea gialla» tracciata sui binari e l’avviso ai passeggeri di non oltrepassarla; se non ritenga di assumere misure più idonee a garantire la sicurezza dei passeggeri a terra. «Ricciatti, Migliore».

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La vignetta della settimana

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SECONDO NOI

a fatto bene l’onorevole Ricciatti di Fano a presentare un’interpellanza urgente per cercare di chiarire alcuni punti rimasti in ombra sui recenti incidenti accaduti nella stazione

LETTERA APERTA DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA

Ricci: ripartiamo da don Gaudiano

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aro Nuovo Amico, non ho mai conosciuto direttamente don Gaudiano. Ho partecipato al suo funerale, come tanti, quando vent’anni fa si è fermata un’intera città. Ma ne avevo sempre sentito parlare. E la sua figura, avvolta da un alone di misterioso carisma, mi affascinava. Più tardi la mia strada si è incrociata davvero con i frutti delle sue opere. Negli anni del primo impegno politico, quando nell’associazionismo ho collaborato fattivamente con il lascito della sua idealità. Mondi di progettualità, sorretti dalla solidarietà di un insegnamento morale. Che giustamente oggi ricordiamo, partendo dalla mostra fotografica nella sala Laurana della Prefettura. La straordinaria testimonianza di un uomo di fede riecheggia ancora nel Ceis, nella Comunità di via del Seminario, negli Amici di don Gaudiano, nella Fondazione. In questi ambiti c’è il lato migliore della città. Intesa, alla maniera del sacerdote, come spazio dell’inclusione. Luogo dell’accoglienza, capace di restituire dignità a tutti. Nessuno escluso. La realizzazione passa dal confronto impegnato e generoso. Da una vita di senso. E’ stato il paradigma di un uomo coraggioso. Che vale ora più che mai. Perché nella crisi la povertà è una piaga, ritorna con prepotenza ad essere un dramma per i territori e per un intero Paese. Riappropriarsi di uno slancio ideale - ripartire dallo spirito di chi ha dedicato la sua vita a combattere l’emarginazione - è il modo migliore per guardare alla società del domani. A partire dagli ultimi e dai deboli. Una via che, come indica Papa Francesco, riscopre l’essenza stessa del messaggio evangelico, rinnova le relazioni, rafforza la coesione sociale. Troppo spesso restiamo sordi. Tragedie come quella di Lampedusa ce lo dimostrano. Ascoltare i bisogni, invece, significa abbattere le barriere. E’ la più grande lezione di don Gaudiano, anche per la politica. Matteo Ricci, Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino Gentile presidente Ricci, riportiamo volentieri la sua puntuale lettera aperta

ferroviaria di Fano. Non è accettabile assistere al “progresso” dell’alta velocità nel nostro Paese senza che di pari passo venga presa in debita considerazione la questione sicurezza. Non ci risulta infatti alcun intervento in tal senso sulle banchine delle nostre piccole stazioni da almeno quarant’anni.

in occasione del ventennale di don Gianfranco Gaudiano uomo d’azione ma anzitutto uomo di Dio. E visto che in questi giorni si accenna ad un certo rischio di dimenticanza della figura di don Gaudiano, ci preme aggiungere quanto lo stesso Papa Francesco disse in occasione della sua prima omelia: “Noi possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo a Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ong pietosa, ma non la Chiesa, sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza”. La direzione

PRECISAZIONE SUI REBUS DELL’ESTATE

Ecco le soluzioni

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iguardo al Gioco “Rebus per l’estate”, alcuni lettori hanno notato la mancata pubblicazione delle

soluzioni dei 17 schemi proposti dal nostro giornale sull’ultimo numero di luglio. Rimediamo pertanto nel riportare a seguire le risposte esatte degli schemi formulate dal vincitore signor Enzo Macci. 1)-Ottimo Gelato Con Ingredienti Naturali 2)-Sostanze Nocive 3)-Pescherò Spigole 4)-Seppie Con Piselli 5)-Involtini di Vitello 6)-Formaggio Di Fossa 7)-Risotto Al Tartufo Nero 8)-Cosciotto Con Patatine 9)-Lettori Del ‘Il Nuovo Amico’ 10)-Una Ricetta Rinomata D’Un Noto Ristorante 11)-A Pesaro Mangiare Pesce Dicono Sia Spettacolare 12)-Salmone Con Capesante 13)-Copia Di Natura Morta 14)-Insalata Di Tonno E Carote 15)-Olive Nere Ascolane Il Mio piatto preferito 16)-Pennette Agli Asparagi 17)-Ananas Caramellato.

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Verso la Veglia Ecumenica di gennaio

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opo la pausa estiva sono ripresi gli incontri dell’ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo. Mercoledì 2 ottobre presso la Curia, si è tenuto il primo incontro. Presenti i membri dell’ufficio insieme al direttore

don Mario Florio. L’ufficio ha deliberato il calendario degli incontri dell’anno dedicati alla formazione (islam, ebraismo, chiese evangeliche). In preparazione il cammino verso la veglia ecumenica di gennaio.


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Regione Provincia

13 ottobre 2013

CONSIGLIO DELLE CHIESE CRISTIANE DELLE MARCHE

Eletto il nuovo Comitato di Presidenza

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el pomeriggio di domenica 6 ottobre, in Ancona presso la Parrocchia di Tavernelle, si è riunito il Consiglio delle Chiese Cristiane delle Marche: presenti i delegati di sette Chiese cristiane delle dieci che due anni fa hanno firmato lo Statuto con cui è stato avviato un

cammino ecumenico davvero profetico per la testimonianza del Vangelo nella nostra regione. L’incontro, iniziato con la preghiera guidata dai fratelli della Chiesa Battista e un momento di raccoglimento per le persone morte nella tragedia in mare vicino a Lampedusa, è stato cadenzato

dalla presentazione del lavoro svolto dalle Commissioni teologica e liturgica sulla questione dei matrimoni misti e del mutuo riconoscimento del battesimo. Il dibattito è stato arricchito dal contributo delle diverse Chiese: Cattolica Romana, Valdese, Metodista, Battista, Ortodossa (romena e di Costantinopoli), Avventista. Una fucina di idee e di confronto veramente unica nella regione. Presente anche la nuova Pastora valdese di Rimini che ha preso il posto del Pastore Arrigo Bonnes, nel frattempo andato in pensione. Come da Statuto si è passati poi alla elezione delle diverse cariche del Comitato di Presidenza, a due anni dalla prima elezione: nuovo presidente il Pastore avventista Michele Abiusi, nuovo Vice-presidente Padre Ionel della Chiesa Ortodossa romena in Italia, nuova segretaria la Signora Paola Ciasca della Chiesa Cattolica Romana e nuovo tesoriere la Signora Alehandra Arrieta della Chiesa Battista (VEDI FOTO). I lavori si sono conclusi con un saluto e un ringraziamento ai membri del Comitato uscente. È seguito un buffet. Il prossimo appuntamento è per il 15 dicembre. D. Mario Florio - Presidente emerito del Comitato di Presidenza del CCCM © RIPRODUZIONE RISERVATA

il peperoncino

Spaghetti

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i sono cose che non si possono dire, mai ed in nessun modo. Ne sa qualcosa Guido Barilla, presidente della omonima società di prodotti alimentari, che intervistato da Radio 24 è stato provocato a lungo ed infine ad una precisa ed insistente domanda: lo sventurato risponde: “Non farei mai uno spot pubblicitario con una famiglia omosessuale... La famiglia a cui ci rivolgiamo noi è una famiglia classica”. E per fortuna il brav’uomo (padre di 5 figli) che è un amante del politically correct aveva premesso “Io rispetto tutti” ed usato il termine famiglia classica e non famiglia normale, come avrebbe detto chi scrive. Dopo l’intervista è stato attaccato da tutta la galassia di associazioni che radunano la comunità gay e zone limitrofe e colpito duramente dove fa più male, cioè nel portafoglio. Questi signori hanno proposto il boicottaggio della pasta Barilla ed il presidente è stato costretto alle pubbliche scuse su You Tube, sbeffeggiato e svillaneggiato da tutto il web. Durante la rivoluzione culturale i docenti universitari venivano costretti alle pubbliche scuse di fronte ad una piazza, ma internet è un uditorio enormemente più vasto. Nel frattempo il Parlamento si sta interessando di proporre una legge sull’omofobia; che strano, credevamo che esistesse già. In ogni caso il codice penale contiene già abbastanza norme per tutelare chiunque venga offeso. Una norma, magari ad personam, che tuteli Guido Barilla non vogliamo farla? Una legge che tuteli meglio la famiglia, normale o tradizionale che sia, non sarebbe opportuna? Norme che tutelino la libertà di opinione e di espressione non esistono? Dopo aver scritto il Peperoncino vado a comprare due pacchi di spaghetti. Indovinate di che marca. Alvaro Coli

INCONTRO TRA PANIM E LA CHIESA ORTODOSSA DI PESARO

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in questa chiesa, piccola ma ricca di icone, immagini e simboli sacri, reliquiari (quasi tutti doni di fedeli), è quella di ritrovare un piccolo pezzo di Romania – o meglio di ortodossia – quì nella nostra città. E’ stata poi la capacità narrativa ed evocativa di padre Constantin a farci immergere nella millenaria tradizione liturgica e spirituale dell’ortodossia, che affonda le sue radici nella chiesa dei Padri dei primi secoli. Una storia che ha visto Oriente ed Occidente camminare insieme nel primo millennio tanto che, come lo stesso p. Costantin ha più

volte sottolineato: “E’ molto più quello che ci unisce di quello che ci divide”. In conclusione, abbiamo sentito nostro quanto nel 1995 il beato Giovanni Paolo II scriveva nella Lettera Apostolica Orientale Lumen: “…Poiché infatti crediamo che la venerabile e antica tradizione delle Chiese orientali sia parte integrante del patrimonio della Chiesa di Cristo, la prima necessità per i cattolici e di conoscerla per potersene nutrire e favorire, nel modo possibile a ciascuno, il processo dell’unità…”. Paolo Barbadoro

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PRIMO INCONTRO DELL’UFFICIO SCUOLA REGIONALE

Approvato il decreto di idoneità all’insegnamento della Religione Cattolica

è

stato approvato unanimemente dalle tredici diocesi marchigiane il “Decreto sul riconoscimento dell’idoneità all’insegnamento della Religione Cattolica” elaborato secondo il modello proposto dalla CEI a seguito dell’ “Intesa” tra Chiesa e Stato del 28 giugno 2013. La decisione è avvenuta, dopo un iter di discussioni che si è protratto per diversi mesi, durante il primo incontro del nuovo anno

pastorale dei Direttori degli Uffici Scuola delle Marche, tenutosi il 30 settembre scorso, a Loreto come sempre, su iniziativa del dott. Franco Marini e sotto la presidenza dell’Arcivescovo Piero Coccia. Il Decreto – premettendo che “i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano” e che pertanto l’insegnamento della religione cattolica “va offerto a tutti indipendentemente dall’appartenenza religiosa di ciascuno”, naturalmente nel “pieno rispetto della libertà di coscienza e di scelta da parte di genitori e alunni” – stabilisce i requisiti necessari per accedere a tale insegnamento: una documentata conoscenza dei contenuti della rivelazione cristiana e della dottrina della Chiesa; una competenza

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Da Padre Pio

Un piccolo pezzo di Romania omenica 29 settembre si è svolto a Pesaro un incontro tra i soci dell’associazione culturale “Panim – il volto dell’Altro” e padre Constantin Cornis della Diocesi Ortodossa Rumena in Italia. L’incontro si è svolto nella Chiesa di San Giuseppe (Strada della Marche, 36) dove padre Constantin svolge il proprio ministero di parroco ed era finalizzato a conoscere meglio la realtà di questi fratelli cristiani che vivono accanto a noi. La comunità è composta di rumeni e moldavi che abitano in provincia di Pesaro e Urbino (si stima che in Italia questa comunità conti all’incirca un milione e mezzo di fedeli); la domenica convergono da tutta la provincia per partecipare alla messa (ne viene celebrata una sola della durata di un paio d’ore) al termine della quale molte volte si pranza insieme. In questo modo si tiene vivo il senso di appartenenza e l’identità culturale e religiosa di chi, per motivi di lavoro, si trova lontano da casa in un contesto non certo facile. E in effetti l’impressione che si ha entrando

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pedagogica e didattica adeguata; una testimonianza di vita cristiana coerente con la fede professata, vissuta nella piena comunione ecclesiale. Al docente pertanto viene richiesto sia il possesso dell’idoneità all’insegnamento della religione cattolica in uno specifico ordine di scuola sia l’impegno a partecipare ai corsi e alle iniziative di aggiornamento programmati dalla diocesi nel corso degli anni, pena la revoca dell’idoneità stessa. Il Decreto ora, per essere attuato, necessita di un Regolamento che stabilisca coerentemente norme e procedure (presentazione delle domande e dei curricula, tipologia e argomenti delle prove, valutazione ecc.). L’arcidiocesi di Pesaro ha già elaborato e consegnato a tutti i Direttori una Bozza, che sarà discussa, revisionata e approvata in un incontro da tenersi presumibilmente a dicembre. Il dott. Marini, passando poi agli altri punti all’o. d.g., ha comunicato i dati aggiornati relativi ad alcuni importanti prossimi appuntamenti: la Giornata Regionale di tutti i docenti di r.c. con il prof. Onorato Grassi sul tema “La Chiesa e la Scuola”, che si svolgerà a Montorso

Il gruppo di preghiera “S. P. Pio” della parrocchia S. Francesco d’Assisi di Pesaro organizza per sabato 12 e domenica 13 ottobre, un pellegrinaggio a Pietrelcina e San Giovanni Rotondo per pregare davanti al corpo di Padre Pio, reso visibile dall’esposizione al pubblico. Al ritorno visita al Santuario di S. Michele Arcangelo (Monte S. Angelo). Partenza alle ore 2 dal parcheggio di San Decenzio. Per informazioni Ornella: tel. 0721/451855 – cel. 338/1546509 – Organizzazione e trasporto Itermar Salvadori Cattolica il 10 novembre p.v. con la presentazione, nel pomeriggio, di alcune “buone pratiche” (iscrizioni entro la fine di ottobre); il Corso di formazione Regionale per 40 docenti a Loreto il 29 e il 30 ottobre p.v.; la Giornata nazionale della Scuola per tutti i soggetti coinvolti (dirigenti, docenti, studenti, genitori, parroci) programmata per il 10 maggio 2014 (dalle 15.00 alle 18.00) in Piazza San Pietro con il Papa Francesco: una giornata in cui sarà richiamata l’attenzione anche sulle Scuole Cattoliche e sulla necessità da parte delle comunità cristiane di sostenerle e promuoverle. Sono stati infine presentati i questionari che la CEI ha predisposto sia per monitorare il fabbisogno di docenti di religione cattolica nelle varie diocesi da oggi al 2017 (tenendo conto di eventuali pensionamenti, diminuzioni o aumenti di cattedre); sia per rilevare idoneità e titoli di tali insegnanti nelle Scuole Paritarie; sia, infine, per stilare una scheda anagrafica di ciascun docente. L’incontro, a cui hanno partecipato i Direttori degli Uffici Scuola marchigiani al completo (a testimonianza dell’esigenza reale che si avverte di confrontarsi e di procedere insieme nel cammino della Chiesa) si è concluso con la benedizione di Mons. Coccia, che ha ringraziato tutti per la proficua collaborazione. A cura di P.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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13 ottobre 2013

Pesaro

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MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO S.E. MONS. PIERO COCCIA IN OCCASIONE DELLA FESTA DEL VOTO

Pesaro si prepara a festeggiare “Maria donna della testimonianza” L

a celebrazione della solennità della Madonna delle Grazie, compatrona insieme a San Terenzio della città e dell’Arcidiocesi, sollecita la nostra chiesa di Pesaro a guardare a Maria come modello a cui costantemente ispirarsi. Tale sguardo, all’inizio di un anno pastorale teso ad approfondire la corresponsabilità dei laici, non può non impegnarci nel riscoprire la vocazione e la missione dei battezzati nella società dentro un orizzonte squisitamente mariano. A questo riguardo Papa Francesco nella sua enciclica Lumen Fidei al n. 55, facendo esplicito riferimento alla lettera agli Ebrei, così si esprime: “Dio confessa pubblicamente, con il suo agire concreto, la sua presenza tra noi, il suo desiderio di rendere saldi i rapporti tra gli uomini […] saremo forse noi a non confessarlo come tale

nella nostra vita pubblica? […] La fede illumina il vivere sociale, essa possiede una luce creativa per ogni momento nuovo della storia”. Queste parole si contrappongo-

PROGRAMMA 11-19 Ottobre 2013 Novena in preparazione alla festa OGNI GIORNO: Ore 17,15: Recita del S. Rosario con litanie cantate Ore 18,00: Celebrazione Eucaristica con Omelia sulla Vergine Tema: “Maria, donna della testimonianza” - Predicatore: Don Gino Rossini, Parroco della Cattedrale Celebrazioni particolari venerdì 11 Inizio della Novena ore 18,00 Concelebrazione Eucaristica. ore 21,00 Adorazione Eucaristica “Gruppo Regina della Pace” Domenica 13 ore 17,00 Incontro dei Malati con Maria a cura dei Cappellani degli Ospedali ore 21,00 Celebrazione dei “13 di Fatima” a cura del “Gruppo Regina della Pace” martedì 15 ore 21,15 Omaggio a Maria del Movimento di Comunione e Liberazione mercoledì 16 ore 8,45 Consacrazione dei bambini alla Madonna (scuole materne ed elementari) ore 16,00 Consacrazione dei bambini con le mamme alla Madonna giovedì 17 ore 9,30 Ritiro Spirituale del Clero. Predicatore Don Erio Castellucci, Diocesi di Forlì ore 17,00 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni Sacerdotali e Religiose Venerdì 18 ore 19,00 Visita guidata del Santuario a cura di

no ad una visione fideistica e disincarnata della fede cristiana. Il Papa ribadisce che senza Dio non si può costruire la città terrena in forma piena. Difatti la fede non

solo è “cammino” ma nel contempo è anche “costruzione” della persona e della comunità . Il Papa ci ricorda dunque il ruolo pubblico della fede che deriva dalla centralità di Dio anche nella costruzione della Società . Le sue parole riecheggiano quelle di Paolo “Io non mi vergogno del Vangelo” (Rm 1,16). Nell’epoca della postsecolarizzazione il cristiano non può darsi alla latitanza, ma riscoprendo la sua vocazione battesimale è chiamato a fare l’esperienza della sua fede come incontro totale con il Risorto e a testimoniarlo pubblicamente a 360 gradi, senza incertezze. Anche la Società di Pesaro, nel suo insieme, ha bisogno di battezzati adulti e maturi che siano in grado di essere testimoni della fede divenendo così “sale della terra e luce del mondo”.

Per questa ragione la nostra Chiesa volge lo sguardo a Maria, donna che ha vissuto pubblicamente ed intensamente la fede nel Suo Figlio. Mi auguro che tutta la nostra comunità cresca nella presa di coscienza della vocazione dei laici, si impegni per la loro formazione e ne valorizzi a pieno la loro presenza nel tessuto ecclesiale e sociale. Colgo l’occasione per ringraziare i Padri Servi di Maria, custodi del Santuario della Madonna delle Grazie, per il prezioso ministero che vi svolgono. Affido alla Beata Vergine delle Grazie la città e l’Arcidiocesi di Pesaro e su tutti invoco la benedizione del Signore. †Piero Coccia Arcivescovo (8 settembre 2013 Festa della Natività di Maria) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Massimo Baronciani ore 21,15 Veglia Missionaria Diocesana in Cattedrale, presieduta dall’Arcivescovo Domenica 20 ottobre: SOLENNITÀ DEL VOTO Ore 7,30 Pellegrinaggio a piedi della Parrocchia di Villa Ceccolini e S. Messa presieduta da P. Serafino M. Vassallo, dei Servi di Maria. Ore 8,30 S. Messa presieduta da P. Mario Amadeo, Vicario Vicaria 1 “San Terenzio”. Ore 10,00 S. Messa Pontificale presieduta da S. E. R. Mons. Piero Coccia, Arcivescovo Metropolita di Pesaro con la partecipazione delle autorità. Coro del Santuario Beata Vergine delle Grazie, diretto da P. Roseto M. Saccà ore 11,30 S. Messa presieduta dal P. Gino M. Leonardi, OSM, Priore Provinciale. ore 15,30 Celebrazione dei Vespri della Beata Vergine. ore 16,00 Solenne Processione con la Venerata Immagine della Madonna delle Grazie. Itinerario: Via S. Francesco, Via Gramsci, Via XI Febbraio, Piazza Lazzarini, Via Branca, Piazza del Popolo, dove l’Arcivescovo pronuncerà il discorso e impartirà la Benedizione alla città di Pesaro. ore 17,00 S. Messa celebrata da don Stefano Brizi, Vicario Generale. Coro del Santuario Beata Vergine delle Grazie, diretto da P. Roseto M. Saccà ore 18,30 S. Messa celebrata da Don Gino Rossini, Parroco della Cattedrale (ultima Messa). I Servi di Maria ringraziano la Curia Arcivescovile, il Comune di Pesaro e quanti in qualsiasi forma hanno partecipato allo svolgimento di questa festa attesa e cara ai Pesaresi.

Proposto dalla Comunità Parrocchiale di S. Fabiano in Villa Ceccolini nell’annuale celebrazione della festività della Madonna delle Grazie per ravvivare la forte e solida devozione a Colei che nel 1855 ha liberato la città di Pesaro dal flagello del colera. Per il rientro a Villa Ceccolini è possibile servirsi della linea-autobus “ Circolare Destra ” – 08.40 p.le Matteotti. Occorre essere già muniti di biglietto. Al ritorno sarà offerta la colazione a tutti i pellegrini presso il salone parrocchiale di San Fabiano. Informazioni presso la parrocchia San Fabiano: 0 7 2 1 . 4 8 2 3 6 0 o p p u r e 3 3 3 . 9 3 6 8 6 4 6

Benedizione dei bambini

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ercoledì 16 ottobre, come ogni anno nella settimana di preparazione alla festa della Madonna delle Grazie vi

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sarà un momento di festa e benedizione su tutti i bambini. Alle ore 8.45 si troveranno al Santuario delle Grazie tutti gli alunni delle scuole primarie e alle ore 10 quelli dell’infanzia. Nel pomeriggio alle ore 16 vi sarà un momento per tutti i più piccoli compresi neonati e mamme in attesa.

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È questa un’occasione bella per affidare i bambini le loro famiglie alla protezione del Signore attraverso Maria Vergine, Madre di ogni grazia. Il tema di quest’anno sarà quello indicato dalla giornata mondiale missionaria: “Sulle strade del mondo”, cui ognuno metterà la propria orma con l’impegno di ricordare e pregare per i bambini dei vari continenti.

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Pesaro

13 ottobre 2013

padre damiano HA FATTO IL SUO INGRESSO IL 4 OTTOBRE

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Inizia la missione del nuovo parroco dei Cappuccini

“I

l Signore sa – e in questi giorni glielo sto dicendo molto spesso – che piuttosto che essere causa dello smarrimento della fede di uno solo di voi, preferirei andare incontro a sorella morte”. Parole forti quelle pronunciate da padre Damiano Angelucci nel salutare la comunità di San Francesco in cui ha fatto il suo ingresso come nuovo parroco il 4 ottobre scorso, nel giorno stesso della festività del Santo di Assisi. Parole appena venate di nostalgia per l’Africa, “terra dove stava iniziando a sentirsi a casa”, della quale “aveva raccontato tante volte con entusiasmo” e dove “avrebbe voluto ritornare”. Ma la strada indicata dal Signore era un’altra : prima un soggiorno

obbligato a Pesaro per motivi di salute; poi la notizia – appresa proprio mentre stava viaggiando verso Civitanova per ripartire – dell’incarico di parroco affidatogli da S. E. Mons. Piero Coccia, su indicazione del padre provinciale Giulio Criminesi. “La sua Africa” così veniva a identificarsi imprevedibilmente con “la parrocchia dei Cappuccini”. Ma i rimpianti sono una tentazione. Padre Damiano perciò ha ringraziato l’Arcivescovo, suo professore presso l’Istituto teologico di Ancona, per l’incarico, la stima e la simpatia sempre accordatagli; ha ringraziato anche quanti, con il loro entusiasmo per il suo nuovo ministero, “gli hanno scaldato il cuore e messo addosso tanto coraggio”; ha promesso di “prendersi cura della comunità con i

suoi confratelli, padre Giansante per primo” e di farlo “con tutto il cuore, con tutta la volontà, secondo la sua capacità”. Non ha presentato al momento nessun progetto pastorale particolare, se non “una dedizione totale al Signore e alla missione che gli sta chiedendo”. In realtà – ha fatto notare mons. Coccia – quello di padre Damiano è un programma “di fatto”, dalla connotazione tipicamente francescana. Il nuovo parroco infatti ha espresso la volontà di raccogliere come prioritario ciò che padre Fabio gli ha raccomandato, l’attenzione ai sofferenti e ai giovani e di lasciarsi guidare dalle parole di San Paolo a Timoteo: “Non riprendere con asprezza l’uomo anziano, ma esortalo come

L’ingresso ufficiale di Padre Damiano nella parrocchia dei Cappuccini lo scorso venerdì 4 ottobre

si esorta un padre, i giovani come fratelli, le donne anziane come madri e le giovani come sorelle, in tutta purezza”. Un pensiero particolare ha rivolto a quanti, tutti i lunedì, fanno le pulizie della chiesa e delle sale parrocchiali: a loro e a tutti gli appartenenti alla comunità ha promesso l’ultima preghiera di ogni sera, nella quale assocerà tutto il personale ematologico di Muraglia e, ovviamente, i propri familiari

L’Arcivescovo gli ha augurato di guidare i parrocchiani a scoprire la vera sapienza, quella della Croce e della Resurrezione di Cristo e di essere per loro luce che dissipa le tenebre. “Caro padre Damiano, chiediamo al Signore che ti illumini ogni giorno nella tua nuova missione e che tu possa svolgere sempre il tuo incarico con fede, speranza e carità”. La tua parrocchia. E la tua diocesi. Paola Campanini © RIPRODUZIONE RISERVATA

TURNI DA 30 MINUTI SETTIMANALI

La Chiesa della Maternità riapre per l’Adorazione perpetua

G

Breviario di notizie pesaresi

uidati dal Congresso Eucaristico di Ancona del settembre 2011, il 16 e 17 di quello stesso mese, nel tradizionale Convegno di inizio d’anno abbiamo cercato di riscoprire l’Eucarestia come centro vitale della nostra vita di Fede e di Comunità e sorgente di quell’educare che la Chiesa italiana sta riscoprendo come pilastro fondante della propria missione per il futuro, IN QUESTO DECENNIO. “Signore da chi andremo? L’Eucarestia educa la Famiglia”, era il titolo di quel Convegno Diocesano. In tante comunità si è rinnovato anche l’impegno dell’adorazione Eucaristica come una delle sorgenti di tutta l’attività pastorale e nel cuore del nostro Arcivescovo è diventato ancora più forte il proposito di ristrutturare la Chiesa di San Giacomo al centro della città di Pesaro, dove un giorno trasferire l’Adorazione perpetua e riproporla a tutta la Diocesi in maniera rinnovata. Con la partenza delle Figlie del Sacratissimo Cuore di Gesù, dal 2 settembre ci prepariamo al ‘trasferimento’ tenendo comunque

A cura di Vittorio Cassiani DOMENICA 13 OTTOBRE CON IL CAI – Escursione ai Monti Sibillini. Da Macereto al Monte Rotondo. Accompagnatori: Marco Tomassini (333.2725177) e Stefano Mancini (333.7946781). L’EUCARESTIA EDUCA LA FAMIGLIA – Da oggi a sabato prossimo adorazione eucaristica nella chiesa di via della Maternità con la parrocchia Santa Croce, i Gruppi P. Pio e l’Apostolato della preghiera. VISITE AL PALAZZO DUCALE – Previsti due turni: alle ore 9.45 ed alle 11.15. Prenotazione obbligatoria: 338.2629372. Costo euro 5. PEREPEPE’ – “Così vicino così lontano”. Esame di maturità di Predrag Delibasic (ore 11). Incontro con Mimmo Caridido e Nadad Prokic (ore 16). “Cinema komunisto” di Mila Turajlic (ore 17.30). “Sullo stesso piano” (ore 19). “Dj set” (ore 19.30). “Passato prossimo” (ore 21.30). “PASSEGGIATA NEL TEATRO SEGRETO” – …E successivo brunch al Teatro Rossini. A cura del direttore artistico del Festival dei GAD Cristian Della Chiara. Ore 11.30. DEDICATO A DON NICOLA ALEGI – A Candelara il largo antistante la Pieve di Santo Stefano viene ufficialmente intitolato a don Nicola. La cerimonia al termine della S. Messa delle ore 11.30. WEEK-END GASTRONOMICI – Oggi sono aperti i seguenti ristoranti: Il Prezzemolo (Pietracuta di San Leo), La Fonte (Colombarone di Pesaro), Antica Trattoria (Sant’Andrea in Vil-

lis di Fano), Montenerone “Il poeta” (Serravalle di Carda di Apecchio), La Grotta (Cagli), Toni e Lucio (Frontone), Montecucco (San Giorgio di Pesaro), Baracche (Urbania). “IL QUARTIERE RICORDA DON GAUDIANO” – In piazza don Gianfranco Gaudiano.Ore 15.30. AL CINEMA ASTRA – La Compagnia teatrale “Il Cavalcavia” mette in scena la commedia, in due atti, di Gabriele Morbidi: “Chi è l’ultim?”. Regia di Albino Calcinari. Ore 17.30. LUNEDI’ 14 OTTOBRE NELLA SEDE DELLA CURIA VESCOVILE – Alle ore 10 Consiglio presbiteriale diocesano, alle ore 21, Consiglio pastorale. “L’ARTE INCONTRA LA MUSICA” – Prima mostra collettiva degli artisti egiziani nelle Marche, ispirati dalla musica di Rossini, Nella Libreria del Barbiere, in via Rossini 38. Fino al 4 novembre. “PASSATO PROSSIMO” – Passaggi del prossimo passato. Racconto a forma di spettacolo del Laboratoriodicommi (ore 21.30). Nell’ambito di Perepepè. In replica domani alla stessa ora. NEL CENTRO SOCIO CULTURALE “MARIA ROSSI” – In via Toschi Mosca 20 (tel. 34804). Inizia il corso di alimentazione tenuto dal prof. Ettore Franca. Ore 16. UNIVERSITA’ DELL’ETA’ LIBERA – Campus scolastico di via Nanterre. In settimana iniziano i corsi di fotografia (oggi); letteratura, teatro, russo (martedì 15), geografia, dialetto pesarese, comunicazione, innamorati …di te (mercoledì 16);

aperta la Chiesa dell’Adorazione e cercando di coinvolgere il più possibile tutte le realtà diocesane per la preghiera personale e comunitaria. Abbiamo pensato di promuovere turni di 30 minuti settimanali al fine di creare una presenza continuativa nella preghiera. Può essere un’occasione stupenda per tanti per riscoprire la preghiera davanti a Gesù Eucarestia: Suor Adalgisa e le sue consorelle richiamavano alla memoria un pensiero del loro fondatore, Mons. Luigi Boni: “Tanti problemi si risolvono solo in ginocchio davanti al Santissimo”. Chi vuole dare la propria disponibilità può far riferimento ai numeri riportati accanto all’orario di apertura, anche all’esterno della chiesa. Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti di papa Francesco diceva: “Prega come se tutto dipendesse da Dio, agisci come se tutto dipendesse da te” ORARIO APERTURA E CELEBRAZIONI GIORNI FERIALI (dal LUNEDI’ al SABATO) ORE 8,00 APERTURA

italiano senza errori (giovedì 17); psicologia 1, arabo (venerdì 18). MARTEDI’ 15 OTTOBRE FESTIVAL DEI GAD – L’Associazione culturale teatroimmagine di Salzano (Venezia) presenta: “I promessi sposi” (da A. Manzoni) di Roland Benoit e Roberto Zamengo. Teatro Rossini, ore 21. MERCOLEDI’ 16 OTTOBRE PRESENTAZIONE LIBRO – Agli alunni degli istituti superiori: “Il tempo del cammino. Abbiamo incontrato un profeta” di Giuliana Ceccarelli. Auditorium di Palazzo Montani Antaldi. Ore 9.00. INCONTRI – Nella sede della Curia, in via Rossini, si riunisce il Consiglio dei direttori degli Uffici di Curia (ore 10). Alle ore 21 Consulta delle aggregazioni laicali. “PESCIBANANA” – Laboratorio per bambini, fanciulli e ragazzi (6-11 anni): Progettazione e sviluppo esplorazioni narrative”. Con Federica Campi. Loggiato Pescheria, ore 16.30. INAUGURAZIONE ANNO SOCIALE DEL CIF – Con l’intervento dell’arcivescovo mons. Piero Coccia. Oggetto di approfondimento: “Il ruolo dei laici nella chiesa oggi”. Sede di via Branca 29, ore 17.30. “L’ASCOLTO PER IL BENESSERE” – Conversazione del dottor Vincenzo Catalano: “La prevenzione primaria. Relazione tra stili di vita e benessere”. Nei locali del Volontariato, in via Faggi 62. Ore 18. PER “PEREPEPE’” – Incontri alle ore 17, 19 e 21. Domani alle ore 18,

ORE 8,30 S. MESSA (DAL LUNEDI’ AL SABATO) ORE 9,00 ESPOSIZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO ORE 12,00 RECITA ORA SESTA E REPOSIZIONE DI SEGUITO CHIUSURA DELLA CHIESA ORE 15,30 APERTURA. ESPOSIZIONE DEL SS. SACRAMENTO ORE 17,15 RECITA DEL ROSARIO E CELEBRAZIONE DEL VESPRO DI SEGUITO, BENEDIZIONE EUCARISTICA, REPOSIZIONE E CHIUSURA DELLA CHIESA GIORNI FESTIVI ORE 15,30 ESPOSIZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO ORE 17,30 RECITA DEL ROSARIO ORE 18,00 CELEBRAZIONE DEL VESPRO PER INFORMAZIONI: DIACONO LAMBERTO GREGORI FERRI, cell. 370.3020682 DON STEFANO: cell. 328.6687641

19 e 21.30. GIOVEDI’ 17 OTTOBRE IN CAMMINO VERSO LA CRESIMA – Per giovani ed adulti. Oggi nuovo incontro (ore 21.15) nei locali della Curia, in via Rossini 66. Tel. 0721/30043. VENERDI’ 18 OTTOBRE I MUSEI CIVICI A PALAZZO CIACCHI – Dalle ore 15 alle 18 nella sede dell’Associazione industriali, in via Cattaneo 34, In mostra dipinti e ceramiche. Ingresso gratuito su prenotazione. Tel. 0721/3831. “DA EST A OVEST…TRIO UZZA-ZA’” – Musiche popolari del mondo. Per “Perepepè”, ore 21. Alle 19 “Sullo

stesso piano”. “SE CI FOSSE LUCE… - …I misteri del caso Moro” di Giancarlo Loffanelli. Per il Festival dei Gruppi d’arte drammatica. Teatro Rossini, ore 21. VEGLIA DI PREGHIERA PER LE MISSIONI – Nella Basilica Cattedrale, ore 21.15. SABATO 19 OTTOBRE GASTRONOMIA – Per i week-end gastronomici operano i seguenti ristoranti: Montenerone (Piobbico), La Coppa (Mombaroccio), Pantalin (Calcinelli di Saltara). “VIBRAZIONI ARMONICHE” – Per “Perepepè” alle ore 18. A seguire: “Tutti i Dj o quasi” (ore 19).


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Pesaro

13 ottobre 2013

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IL 18 OTTOBRE VEGLIA MISSIONARIA DIOCESANA IN CATTEDRALE

Padre Damiano e suor Alessandra racconteranno le strade del mondo

I

n occasione della Giornata Missionaria Mondiale, Venerdì 18 Ottobre alle ore 21.15 in Cattedrale sarà presieduta dall’Arcivescovo la Veglia Missionaria Diocesana. Il tema di quest’anno è: “Sulle strade del mondo”. Sarà sviluppato nella Veglia attraverso la testimonianza di due missionari: P. Damiano (Missionario in Benin) e Suor Alessandra (Missionaria in Ecuador / Perù) e la realizzazione di cinque strade che rappresentano i cinque continenti, su cui porre le nostre orme. È questa una bella occasione per iniziare insieme l’anno pastorale, con quell’apertura missionaria necessaria ad ogni cristiano. Sono le strade del

mondo sulle quali ogni battezzato è chiamato a camminare affinché la fede diventi capace di ispirare e rinnovare il quotidiano. Le strade sono imprevedibili, occorre la pazienza di camminare, ma anche di comprendere chi si incontra, di vederlo come è, di impararne lingua e cultura, sentimenti e valori, restando insieme soprattutto nei tempi di crisi e di smarrimento. Gesù ha percorso le strade della Palestina, l’uomo Gesù sapeva stare sulle strade perché per lui, così spesso straniero, nessuno era straniero davvero. Questa è anche la vicenda dei nostri missionari su tante strade del mondo, comprese quelle del web, dei social network, senza dimenticare quelle di chi è

messo ai margini, reso quasi invisibile. Questa diventa la storia di ogni cristiano che non chiude la fede in spazi e tempi “religiosi”, ma la porta in ogni respiro della vita. Viviamola così e continuiamo ad accompagnare tutti coloro che ne fanno dono ad altri sulle strade del mondo. Penso che l’occasione del mese di ottobre, dedicato alle missioni, faccia bene a tutti per non chiudersi nel proprio piccolo mondo a volte costruito anche all’interno delle nostre parrocchie e gruppi, ma di allargare gli orizzonti guardando “oltre”. Durante la veglia di venerdì 18 ottobre pregheremo particolarmente per tutti i missionari e raccoglieremo anche il nostro piccolo contributo, rinun-

ciando possibilmente al pasto, per sostenere il loro lavoro i luoghi di missione. Ogni parrocchia della nostra arcidiocesi celebrerà la giornata missionaria mondiale di sensibilizzazione, preghiera e raccolta offerte per le missioni domenica 27 ottobre, anziché la giornata ufficiale che è domenica 20 ottobre, in quanto in quella data a Pesaro si celebra la festa della Madonna delle Grazie. Un augurio a

tutti di un buon cammino sulle strade del mondo! don Michele Rossini Centro missionario diocesano © RIPRODUZIONE RISERVATA

PRIMA TAPPA DEL LIONS ALLA CARITAS DIOCESANA

Verso la costruzione di “Casa Tabanelli”

A

ll’avvio del proprio anno associativo, il Lions Club Pesaro Host, nel solco di una valida esperienza passata, si è dato appuntamento per il suo primo meeting, partecipando numeroso, alla mensa della Caritas diocesana. Quest’approccio è riferibile, sia agli amichevoli e fecondi rapporti già esistenti, sia pure quale segno di ri-

e d i t o r i a

NONNO PEPPE E LA GRANDE GUERRA

“… forse è solo perché non dovevo morire”

C’

a cura di Stefano Giampaoli

p e s a r e s e

conoscenza perché sarà proprio la Caritas che si assumerà l’impegno di gestione dell’erigenda “Casa Tabanelli, Centro di pronta accoglienza per adulti e per attività sociali”, service distrettuale per la cui realizzazione il nostro Club Pesaro Hoist, in collaborazione con il Comune, si sta impegnando con particolare determinazione.

è un pesarese, nativo dell’Apsella ed oggi residente a Modena, che ha scritto una storia sulla Prima Guerra Mondiale. Francesco Nicolini l’ha scritto come custode dei racconti del nonno Peppe, che la Grande Guerra l’ha vissuta davvero. I tre anni di guerra del nonno Peppe (al secolo Elmo Cermaria) vengono raccolti nella mente di un bambino ostinato che vuole sapere. Quando il bambino è diventato un uomo, alla fine degli anni ’80, ottiene che il nonno Peppe scriva i suoi ricordi di guerra su dei fogli di vecchi calendari. Da queste pagine autografe, fitte, fitte, trae origine un racconto avvincente sulla vita di un giovane della nostra provincia, divenuto fante nel 36° Reggimento di Fanteria di Modena, il 22 novembre 1915. Due anni di assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità. Poi un anno di prigionia. Questa storia di atroci sofferenze e paure si conclude il 4 novembre 1918 quando, firmato l’armistizio, venne detto ai soldati: “Italiani, potete tornare a casa”. Il nonno Peppe visse le

All’incontro non poteva mancare il dott. Eros Tabanelli con la signora Bruna - ringraziati ed applauditi come meritavano - grazie al cui tangibile sostegno sarà notevolmente accelerato l’iter di tale progetto, essendo molto prossima la deposizione della prima pietra. La Caritas, come ha sottolineato il presidente Massimo Quaresima, da alcuni anni, sta svolgendo un compito essenziale per la nostra città, un intervento di primo aiuto, pasti, vestiario ed altro a persone bisognevoli in continuo aumento, non solo provenienti da fuori, ma pure pesaresi. Padre Renzo Piazza, responsabile della Casa di accoglienza dei Missionari Comboniani che ha una ventennale esperienza missionaria nel Ciad, ha focalizzato la situazione delle missioni che sta evolvendo, creando sensibili cambiamenti orientati verso l’internazionalità e l’intercultura, con uno specifico impegno per la pace, la giustizia e la comunicazione. Sono finite le attività individuali – ha detto - e si va verso la costituzione di comunità cristiane solidali e dinamiche, formate pure da donne che sono

ritenute indispensabili. Sostanzialmente sono in notevole diminuzione i missionari italiani, inevitabile conseguenza del decremento delle vocazioni, mentre sono in aumento i noviziati missionari africani, talché, attualmente è l’Africa che sta salvando l’Africa, come già profetizzava S. Comboni. Tanto che la tendenza dei pochi missionari italiani, come i salesiani, sia di svolgere la loro attività in Europa, ove, attualmente, sta diventando sempre più indifferente il rapporto con Dio. Ritorna valido il monito del cardinale Martini della Chiesa stanca che deve riconoscere i propri errori, delle case religiose rimaste vuote, dell’eccesso dell’apparato burocratico, di un Dio sempre meno presente: è questo un segno dei tempi. I missionari comboniani devono affidarsi per espletare la loro opera allo spirito Santo che salverà pure l’Europa divenuta miscredente. Matteo Donati, responsabile del centro d’ascolto della Caritas, che ha pure un passato missionario in Perù, ha ben delineato il quadro della realtà locale. Quando ha ini-

durissime e sanguinose battaglie sul fronte dell’Isonzo. Mentre difendeva coi suoi compagni la linea italiana sul Dosso Fajti (oggi facente parte della Slovenia) venne fatto prigioniero. Furono gli ultimi a rendere le armi ai tedeschi, alle ore 23 del 29 ottobre del 1917 e deportati nel campo di concentramento di Sigmundsherberg (Signusestez come scrive il nonno Peppe) . Nel libro, un manifesto austriaco destinato a demoralizzare le nostre truppe in ritirata, dopo Caporetto, dimostra tutta la drammaticità vissuta dai nostri soldati. Qui inizia un’altra storia, quella di un anno di prigionia e del percorso che, da Trieste , attraverso Lubiana, Salisburgo, Vienna, Sigmundsherberg, Budapest, Belis (Romania) ,Vinkovci e Fiume (Croazia), riporta il nonno Peppe in Italia , più di 5.500 Km percorsi, fra avventure e sofferenze, prima di tornare nella vecchia casa della Valle del Brasco. Il libro (Edizioni Il Fiorino di Modena) , dopo essere stato presentato a Pergola, Palazzo d’Arcevia, Sant’Angelo in Lizzola, Montelabbate, Sant’Angelo in Vado, verrà presto presentato anche a Pesaro. TRA SOGNO E REALTA’

Bianca Bonazzoli e la sua arte ei giorni scorsi, presso la sala del Consiglio Provin-

N

ciale “W. Pierangeli” di Pesaro si è tenuta la presentazione di un “libello” di 44 pagine di poesia. Ne è autrice Bianca Bonazzoli e l’ha intitolato “Tra sogno e realtà”. Più che una presentazione di un libro è stata una festa delle arti. Dopo la breve ed acuta introduzione dell’assessore provinciale alla cultura, Davide Rossi, Ivana Baldassarri ha presentato il libro con parole bisbigliate, toccanti ed “azzeccate”. Poi, con una ottima interpretazione di sentimenti, Carla Rondinini ha letto alcune del-

ziato quest’attività, alcuni anni fa, a Pesaro c’erano molti clochard ed ha sentito la necessità, una volta chiamato alla Caritas per svolgere compiti gestionali ed amministrativi, di non rimanere chiuso negli uffici ad aspettare l’arrivo di chi aveva bisogno, ma di scendere nelle strade per incontrarli. Questo contatto diretto ha dato frutto. La nuova casa progettata per i senzatetto, aiuterà moltissimo, ma non potrà essere esaustiva, ci vorrà sempre la condivisione di qualcuno che dia continuo conforto, assistenza e sia di esempio. La strage di Lampedusa di questi giorni deve farci riflettere e darci maggiore consapevolezza. Occorre rendersi conto della realtà, avere la forza di essere pazienti, comprensivi della sofferenza altrui, dare un aiuto economico quando possibile e non negare mai un sorriso. Gar © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nella foto, Padre Renzo Piazza mentre spiega l’attuale situazione missionaria a livello mondiale. In piedi, a sinistra, l’altro oratore Matteo Donati.

le poesie. La lettura è stata accompagnata da interventi musicali di sottofondo di Daniela Battisti. E’ stata quindi una festa delle arti: poesia, letteratura e musica. La maestria dell’uso delle parole da parte di Ivana Baldassarri è nota. La giornalista ha narrato i contenuti delle poesie di Bianca, tracciando una attenta analisi sui sentimenti, i desideri, i prodotti del pensiero e le visioni dell’autrice. La poesia fa parte degli interessi culturali di pochi. Ha detto fra l’altro la Baldassarri: “La poesia di Bianca Bonazzoli vi piacerà per il fatto stesso che è colorata, diretta, appassionata e che insegue emozioni e intuizioni, che è liquida, scorrevole. Come le poesie che imparavamo a scuola tanti anni fa. … tra sogno e realtà che è quello spazio di indicibile definizione che velocissimo ed intenso regola i nostri pensieri fra sogno e veglia”. I fiori, le foglie, le farfalle, le conchiglie, le pietre, la pioggia, la neve e la luna, diventano così protagonisti di pensieri poetici. Bianca sa ascoltare e decodificare i messaggi della natura. Non è ammessa la fretta nella lettura della poesia ma va assaporata lentamente. Così ha fatto il numerosissimo pubblico presente in sala ascoltando la lettura dei brani da parte di Carla Rondinini, poco nota per essere tanto brava. Altra artista eccezionale è stata Daniela Battisti che, diplomata in canto al Conservatorio “G. Rossini”, ha suonato il “Reverie Harp”, uno strumento musicale dalla bella forma ovale. Ha fatto ascoltare una sua interpretazione di ”She Moved Trough the Fair”, una canzone tradizionale del folclore irlandese (celtica) e “Sleeping sun” dei Nightwish, una canzone dedicata alla eclissi solare sul cielo europeo nel 1999. Dimenticavo: il libro “Tra sogno e realtà” è stato stampato dalla Nuova Tipografia Litografia Montaccini di Pesaro ed ha un prezzo di copertina di € 10,00.


Pesaro

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I LAVORI INIZIERANNO IL 21 OTTOBRE. TERMINE PREVISTO A MAGGIO

Si “riqualifica” Viale della Repubblica I

nizieranno già dalla fine di ottobre i lavori di riqualificazione di Viale della Repubblica. Ne hanno dato comunicazione ai giornalisti il sindaco Luca Ceriscioli e l’assessore alle nuove opere Rito Briglia. Quest’ultimo ha spiegato che la decisione è stata resa possibile dal decreto salva-imprese emanato dal Governo Letta. “Grazie a questo provvedimento – ha spiegato Briglia – si sono allentati i cordoni del Patto di Stabilità. Il Comune ha potuto così ora fare assegnamento su un surplus di risorse disponibili di circa il 30%. Il progetto per rifare il Viale, a firma Elpidio Filippetti, esisteva già. Ora, grazie alle nuove risorse, lo abbiamo subito messo in pista. Il costo dell’investimento è di 900mila Euro circa” La data dell’inizio lavori sarà il 21

ottobre, previa predisposizione del cantiere. Essi dureranno circa sette mesi, da ottobre a maggio, in modo da perseguire due scopi: a) non interferire con la prossima stagione turistica; b) consentire a Ceriscioli di “tagliare il nastro” del nuovo Viale prima della scadenza del suo mandato. I lavori andranno avanti per segmenti. Si comincerà dai marciapiedi del lato porto, poi si passerà a quelli di lato Fano, onde garantire la circolazione di veicoli e pedoni. I marciapiedi saranno ripavimentati con una pietra molto simile a quella impiegata in Piazzale della Libertà. Sarà una pavimentazione in cui lo “scarto” (il termine tecnico è “fuga”) fra un laterizio e l’altro è ridotto ad un minimo, consentendo così un migliore transito e spostamento di

INTERVISTA DELL’AGESCI AI MEDICI LULLI E MARCHIONNI

Chiesa, affettività e sessualità

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ei giorni scorsi gli educatori del Gruppo Scout AGESCI di Pesaro, con sede nella Parrocchia di S. Luigi Gonzaga, nell’ambito del proprio percorso di formazione hanno incontrato la dott.ssaa Emanuela Lulli, medico di famiglia, ginecologo e consigliere nazionale dell’Associazione Scienza&Vita e il dott. Paolo Marchionni medico legale, docente di Bioetica Speciale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di

Pesaro. Ai lettori del Nuovo Amico una breve sintesi per chi si occupa d’educazione giovanile. E’possibile accompagnare gli adolescenti e i preadolescenti dei nostri gruppi nello sviluppo della loro dimensione affettiva? Bisogna riscoprire il concetto di gradualità. Riconoscere che ci sono delle tappe che vanno percorse e non possono essere evitate. Nello sviluppo affettivo e sessuale del-

ciechi, ipo-vedenti, carrozzine per bambini, disabili, etc. Delle 115 piante esistenti, solo 3 che hanno problemi di stabilità saranno abbattute. Le altre, in buona parte lecci molto alti, rimarranno al loro posto; per evitare interventi di potatura non adatti a quel genere di alberi, verranno installati pali di illuminazione che “trascenderanno” le chiome degli alberi, di acciaio colorato di bianco, alti complessivamente più di 10 metri dal suolo (6 metri di stelo + 4m e mezzo di braccio ), ciascuno dei quali sorreggerà due corpi illuminanti. I pali “salva-alberi” - un’”assoluta novità” secondo il sindaco - sono stati progettati ad hoc dall’ing. Federico Gessi già autore del lampione di piazzale della Libertà. Consentiranno un risparmio energetico

di circa il 12,5% rispetto al consumo attuale; si stima che l’investimento sarà “ripagato” in circa 15 anni. Ceriscioli ha rimarcato il carattere strategico di questa riqualificazione. “Viale della Repubblica è la cerniera che unisce la zona mare con

il centro storico, è un biglietto da visita importante che, ai visitatori provenienti dal centro storico deve mandare un messaggio chiaro: siete arrivati in zona mare.” Claudio Turco

la persona esistono momenti che non possono essere disattesi. Lo sviluppo fisico è un elemento che si manifesta per primo. Poi vi é anche uno sviluppo dell’affettività, una componente relazionale e spirituale. Quando è sviluppata solo la componente fisica, ancora non si è adatti ad una relazione totale, capace di realizzare una completa unione. L’immagine più adatta è quella dello sportivo che si allena e si sacrifica per apprendere i fondamenti della propria disciplina, ma non è ancora pronto per la olimpiade. Ecco, quest’immagine dell’impegno, del sacrificio, è quella da sottoporre ai giovani nel corso della propria affettività e sessualità. Come contrapporci agli eccessi dei modelli culturali dominanti? I ragazzi vanno provocati con modelli corretti, da contrapporre agli stereotipi: il playboy, il calciatore, la modella o il gruppo musicale di turno. Papa Francesco parla di una “classe media della santità”, ovvero della possibilità per tutti di essere

santi e anche modelli. Ai giovani vanno indicati questi modelli di santità, quelli “della porta accanto” come, ad esempio, la giovane coppia di coniugi che accolgono l’arrivo di un figlio come un dono, non come una disgrazia e chi si mette al servizio degli altri ed ha la capacità di fare scelte definitive. Sono contrastabili i modelli attuali, fuorvianti di una sessualità banalizzata? Bisogna rifarsi alla creatività della Chiesa. Ripensare nuovi modelli e altre proposte di divertimento per i nostri giovani, che siano almeno altrettanto allettanti come quelle che offre loro la società e dove sarebbe opportuno inserire elementi di contenuto. È opinione diffusa, anche nella Chiesa stessa, che non sia stata particolarmente attiva, negli ultimi anni, nell’accompagnare i giovani nella loro affettività. Cosa possiamo fare come cristiani per cambiare questa percezione? La Chiesa dovrebbe valorizzare il

tempo del fidanzamento. I corsi per fidanzati che si realizzano nelle nostre parrocchie sono insufficienti. Vi sono, però altre realtà, in cui si attuano esperienze diverse: I fidanzati sono accompagnati lungo un percorso di discernimento che a volte può durare anni prima del matrimonio. In definitiva, come deve comportarsi un Educatore? Occorre che gli adulti esprimano una coerenza radicale fra il proprio comportamento e quello proposto ai giovani. L’adulto educatore é perfettibile e può sbagliare, ma non deve celare errori, e debolezze. La differenza fra Giuda e Pietro, nel rinnegare Gesù, è che il primo si è fermato al proprio errore, mentre Pietro riconoscendolo è ripartito. In una poesia del Trittico Romano, “La sorgente”, Giovanni Paolo II scriveva: “Se vuoi trovare la sorgente, devi proseguire in su, controcorrente”. I cristiani non possono rinunciare a questa sfida. Federico V

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necrologi ✞

Mercoledì 2 ottobre alle ore 2 è mancata all’affetto dei suoi cari, munita dei conforti religiosi, all’età di anni 93

IRMA MATTEINI ved. Santangeli

Lo annunciano con profondo dolore i figli GIORGIO, RINA e GRAZIELLA, il fratello, la sorella, la nuora, i generi, gli adorati nipoti e pronipoti e i parenti tutti. Il funerale ha avuto luogo Giovedì 3 Ottobre, nella la Chiesa parrocchiale di S. Maria delle Fabbrecce. Dopo la S. Messa ha proseguito per il Cimitero locale. IROF Funeral Service-via Cattaneo n.11 Pesaro-tel.0721/31494/371444

Giovedì 3 Ottobre alle ore 12, è mancata all’affetto dei suoi cari, munita dei conforti religiosi, all’età di anni 86

TINA ALESSANDRONI ved. Del Bianco

Ne danno il doloroso annuncio i figli, le nuore e i nipoti. Il funerale ha avuto luogo Sabato 5 Ottobre nella Chiesa parrocchiale di S. Luigi Gonzaga. Dopo la funzione religiosa ha proseguito per il Cimitero di Centrale. O.F. Marinelli – Via del Governatore - Pesaro tel. 336/284050 – 337/635960

✞ Giovedì 3 Ottobre è improvvisamente mancato all’età di anni 64

Nando Berti

Ne danno il triste annuncio la moglie LINA, i figli FEDERICO e SUSANNA, il fratello, la sorella, il cognato, la cognata, i nipoti e parenti tutti. Il funerale ha avuto luogo Lunedì 7 Ottobre alle ore 10 nella Chiesa parrocchiale di Cattabrighe. Dopo la S. Messa ha proseguito per il Cimitero di S. Maria delle Fabbrecce. O.F. Marinelli – Via del Governatore - Pesaro tel. 336/284050 – 337/635960

Domenica 6 ottobre alle ore 18.40, è mancata all’affetto dei suoi cari, munita dei conforti religiosi, all’età di anni 85

ANGELA GIANCARLI

Ne danno il doloroso annuncio il marito BERTINO, i figli FIORELLA, PALMERINO, PAOLO e QUINTO, le nuore TERESA, DOLORES, SABRINA e SIMONA, gli adorati nipoti e parenti tutti. Il funerale ha avuto luogo Lunedì 7 Ottobre nella Chiesa parrocchiale di BORGO S. MARIA Dopo la funzione religiosa ha proseguito per il Cimitero di MONTELABBATE. IROF Funeral Service-via Cattaneo n.11 Pesaro-tel.0721/31494/371444

✞ Venerdì 4 Ottobre è mancato all’affetto dei suoi cari, munito dei conforti religiosi, all’età di anni 84

Angelo Baldi

Ne danno il doloroso annuncio i figli, le nuore e i nipoti. Il funerale ha avuto luogo Sabato 5 Ottobre nella Chiesa di CRISTO RISORTO. Dopo la funzione religiosa ha proseguito per il Cimitero Centrale . IROF Funeral Service-via Cattaneo n.11 Pesaro-tel.0721/31494/371444

Martedì 8 Ottobre, alle ore 0.45 é mancato all’affetto dei suoi cari, munito dei conforti religiosi, all’età di anni 87

LEANDRO BARBETTI

Lo annunciano con profondo dolore la moglie TINA, i figli GABRIELE e DAVIDE, le nuore MARINA e TIZIANA, gli adorati nipoti GIANLUCA, SARAH ed EMANUELE, i fratelli, le sorelle, i cognati, i nipoti e i parenti tutti. Il funerale ha avuto luogo Mercoledì 9 Ottobre partendo dall’abitazione, Strada di Torcivia 1/2 per la Chiesa parrocchiale di Villa Ceccolini. Dopo la S. Messa ha proseguito per il Cimitero di Villa Fastiggi. IROF Funeral Service-via Cattaneo n.11 Pesaro-tel.0721/31494/371444

✞ anniversario Lunedì 7 Ottobre ricorre l’undicesimo anniversario della scomparsa della cara

DOMENICA FRATERNALI ved. Stafoggia

La ricordano con amore e rimpianto i figli CRESCENTINO, GIUSEPPE e LINA, la nuora SILVANA, i nipoti, pronipoti e parenti tutti. Una S. Messa in suffragio è stata celebrata Sabato 12 Ottobre alle ore 17 nella Chiesa parrocchiale di Pozzo Alto. Si ringraziano quanti si sono uniti nel ricordo e nella preghiera. O.F. Marinelli – Via del Governatore - Pesaro tel. 336/284050 – 337/635960

✞ anniversario Venerdì 11 Ottobre ricorre il 7° anniversario della scomparsa del caro

PIO BENVENUTI

Lo ricordano con amore e rimpianto la moglie, i figli e parenti tutti. Una S. Messa in suffragio è stata celebrata Venerdì 11 Ottobre alle ore 20 nella Chiesa parrocchiale di S. Lorenzo a Tavullia. Si ringraziano quanti si sono uniti nel ricordo e nella preghiera. O.F. Marinelli – Via del Governatore - Pesaro tel. 336/284050 – 337/635960

✞ anniversario Sabato 12 Ottobre ricorre l’undicesimo anniversario della scomparsa della cara

NILVE FRATERNALI in Pantucci

La ricordano con amore e rimpianto il marito ADRIANO, il figlio MICHELE con MANUELA, la nipote BEATRICE, il genero IVAN, i fratelli, le sorelle e parenti tutti. Una S. Messa in suffragio sarà celebrata Domenica 13 Ottobre alle ore 9.30 nella Chiesa parrocchiale di RONCAGLIA. Si ringraziano quanti si uniranno nel ricordo e nella preghiera. O.F. Marinelli – Via del Governatore - Pesaro tel. 336/284050 – 337/635960

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13 ottobre 2013

Fano

Redazione di Fano: Via Roma, 118 - 61032 Fano Tel. 0721 802742 dir. 803737 Fax 0721 825595 E-mail: fano@ilnuovoamico.it

Fossombrone Cagli Pergola Sabato 20 ottobre, nella Basilica di San Paterniano, la consegna del mandato

Attualità, urgenza e apertura missionaria

FANO - Anche quest’anno, come tutti gli anni la chiesa di Fano Fossombrone Cagli Pergola vivrà nella giornata missionaria mondiale la celebrazione del mandato di catechisti e operatori pastorali, un mandato che in realtà coinvolge e si estende costitutivamente e sempre a tutti i cristiani, perché ricorda il dinamismo del battesimo, esplicita la cattolicità della chiesa e la destinazione universale del Vangelo. Ci ritroveremo per questo numerosi il pomeriggio di domenica 20 ottobre alle ore 16 nella basilica di San Paterniano con il nostro Vescovo Armando per riscoprirci insieme a Lui chiamati ed inviati. Voglio sottolineare alcuni elementi che conferiscono ad una celebrazione ormai consolidata e tradizionale come quella del mandato un carattere di novità, colorandola con tinte di innegabile attualità, urgenza e apertura missionaria. Innanzitutto si colloca quasi a conclusione dell’anno della fede e poco prima della celebrazione del Convegno Ecclesiale Regionale. Le Chiese che vivono nelle Marche si ritroveranno dal 22 al 24 a Loreto per rac-

cogliere e incarnare nell’oggi la chiamata rivolta a Filippo: “Alzati e và …”, per sostenersi nell’impegno e collaborare con Cristo alla costruzione del suo Regno di amore e pace, per vivere sempre di più il Vangelo e mostrandone la bellezza condividerlo con gli uomini di questo nostro tempo. Di fatto viviamo la fede quando ci pieghiamo sull’uomo per servire e amiamo fino in fondo quando comunichiamo con le parole e la vita la forza sanante e rivoluzionaria del vangelo. La missione esige oggi dialogo e profezia, comunione e sinergia, per questo superando le frontiere, proviamo a riscoprirci chiese sorelle, osiamo attraverso il discernimento comunitario, una lettura dei segni dei tempi che ci orienti nelle scelte e

nei percorsi, proviamo a consolidare quella rete di amicizia e collaborazione per contribuire a umanizzare la società, restituire visione e autenticità alla politica e alla economia, risvegliare nel cuore di tanti cristiani rassegnati la vitalità della fede, la forza della speranza e l’energia della carità. Il Convegno ci offre l’occasione di gettare ponti tra le Diocesi e con le altre Chiese cristiane, di rinnovarci dentro e fuori per dare consistenza a strutture di partecipazione e comunione che possono favorire la conversione missionaria di tutta la pastorale, cercando sempre il bene di tutto l’uomo e di tutti gli uomini nel contesto di questa nostra regione. Ma c’è poi la provvidenziale presenza di Papa Francesco che col suo quoti-

diano magistero chiede alla chiesa una conversione profonda, perché superando ogni autoreferenzialità, si riscopra Chiesa in missione. Con il suo stile dialogante, il coraggio di tessere relazioni dirette, profonde e piene, con la sua apertura, scevra da pregiudizi e paure, questo Papa ha ricordato a tutti la necessità di spogliarsi per far trasparire la bellezza del vangelo, per edificare sulla roccia della Parola, che è lo stesso Cristo. Ci indica la strada della povertà e della semplicità per includere gli esclusi, per far sentire agli affamanti e assetati la tenerezza del Padre, l’amore di Cristo, la libertà e la gioia dello Spirito. Il Papa Francesco spinge la Chiesa a guardare al di fuori di sé. Ad aprirsi al mondo intero, accogliendo.

FOCUS – VISITA PASTORALE – VICARIA DI FOSSOMBRONE A conclusione della visita pastorale a Pian di Rose una parrocchiana ringrazia il Vescovo

Grazie di cuore per la sua vicinanza PIAN DI ROSE – A conclusione della visita pastorale a Pian di Rose, pubblichiamo la lettera di una parrocchiana: “Reverendissimo Monsignor Armando, stavo per dire don Armando come lo chiamano gli amici tanta è la confidenza che ci permette con la sua presenza in mezzo a noi in ogni occasione. In questa settimana poi per la visita pastorale, da mercoledì a stasera per vari incontri, è stato presente tutti i giorni con noi. Il benvenuto non glielo do perché è scritto in grande lì nella nostra chiesa da tempo. Invece, a nome di tutta la comunità e di don Bruno, le dico grazie. Grazie di cuore perché la sua vicinanza ci conferma nella nostra, a volte fragile, fede, ci esorta alla testimonianza cristiana nella vita di tutti i giorni, ci sprona e ci incoraggia a provare ad

essere ogni giorno più conformi a Gesù, come ci ha ricordato anche nell’incontro di giovedì scorso. Grazie Monsignore di cuore. Noi le vogliamo bene anche se non lo diciamo, ma preghiamo sempre per il nostro Vescovo perché il Signore lo aiuti a essere il padre buono e il pastore misericordioso perché abbiamo sempre qualcosa da farci perdonare. Vorremmo farle un grande regalo ma don Bruno ha speso tutti i soldi e allora le doniamo un umile quadro della nostra piccola, ma per noi grande, basilica. Qui chiamati anche dal suono armonioso e argentino delle campane del nuovo campanile, ci ritroviamo a fare comunione con il Signore e tra noi. Lei sarà sempre in mezzo a noi nella preghiera. Le chiediamo di pregare per noi, per la nostra fede, per la nostra vita di cristiani. Un’ultima cosa: domani

APPUNTAMENTI DELLA SETTIMANA

(11-18 OTTOBRE) Venerdì 11 ottobre Concattedrale di Fossombrone ore 16 Santa Messa con Unzione degli Infermi per tutta la vicaria Isola di Fano ore 20.30 incontro con gli adulti Sabato 12 ottobre Isola di Fano ore 15 incontro con i ragazzi Cartoceto di Pergola ore 20.30 incontro per tutti Domenica 13 ottobre Bellaguardia ore 9.30 Santa Messa

nella preghiera ricorderemo il sesto anniversario della sua consacrazione episcopale. Domani è la festa della Madonna del Rosario titolare della nostra parrocchia. Il Signore, per sua intercessione, la benedica e rinnovi la pienezza dei doni dello Spirito Santo. Ma an-

Isola di Fano ore 11 Santa Messa Lunedì 14 ottobre Tendone della Croce Rossa ore 21 incontro di vicaria con il mondo del volontariato Martedì 15 ottobre Concattedrale di Fossombrone ore 21 incontro cittadino con i collaboratori Mercoledì 16 ottobre San Martino ore 10 incontro di vicaria con lectio divina Sant’Antonio Vescovo in parrocchia Ospedale ore 17 Santa Messa

che noi chiediamo a lei di benedirci. Grazie ancora di cuore” Domenica 6 ottobre la comunità di Pian di Rose ha festeggiato il 50° anniversario di sacerdozio di don Bruno Storoni ed è stato benedetto il campanile. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Concattedrale Fossombrone ore 21 incontro cittadino con i catechisti Giovedì 17 ottobre Sant’Agostino Vescovo in parrocchia (pomeriggio). Ore 18 Santa Messa Bocciodromo ore 21 incontro di vicaria con il mondo del lavoro Venerdì 18 ottobre Concattedrale di Fossombrone Vescovo in parrocchia (pomeriggio) Ore 17.30 Santa Messa Bellaguardia ore 20.30 incontro con la comunità

il mandato del Crocifisso Risorto ai suoi discepoli: “Andate, uscite da voi stessi, da ogni chiusura per portare la luce e l’amore del Vangelo a tutti, fino alle estreme periferie dell’esistenza!”. Dobbiamo frequentare di nuovo e sempre la frontiere. Lo ha ripetuto ai giovani che riempivano a perdita d’occhio la spiaggia di Copacabana. Ha chiesto loro di farsi protagonisti del rinnovamento, di non avere paura della strada e della piazza. Lo ha ripetuto decine di volte e in contesti diversi un po’ a tutti ricordando contemporaneamente la promessa del Risorto «Io sono con voi, tutti i giorni…». Perché solo con Cristo possiamo portare il Vangelo. Senza di Lui non possiamo far nulla. Che la celebrazione del mandato ricollochi tutto e tutti in stato di missione perché questa è la ragion d’essere della Chiesa. Il Signore ci conceda di sperimentare la forza e la bellezza del Vangelo nella sua condivisione e comunicazione agli uomini di questo nostro tempo, bisognosi più che mai di luce e speranza. Don Marco Presciutti Vicario per la Pastorale © RIPRODUZIONE RISERVATA

Servizio Civile in Caritas

La Caritas Diocesana di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola mette a disposizione 10 posti così suddivisi: - 6 posti nel progetto “Io lo so che non sono solo” attraverso il servizio di assistenza al disagio adulto presso la sede del Centro di Ascolto Diocesano della Caritas - 4 posti nel progetto “L’ombelico del mondo” attraverso attività di educazione e promozione alla pace presso la Sala della Pace, centro documentazione della Caritas Diocesana Il bando scade il 4 novembre alle ore 14:00 La referente diocesana del Servizio Civile (Laura Paolini) è a disposizione per incontrare chiunque fosse interessato con dei momenti informativi che si terranno nei giorni 15-21-25-31 ottobre alle ore 18:00 presso la Caritas Diocesana in via Rinalducci,11 Persona di riferimento: Paolini Laura - Cell:338/6621295 - e-mail: l.paolini@caritasmarche.it CARITAS DIOCESANA DI FANO - Via RINALDUCCI nr.11 cap 61032 città FANO - Telefono e Fax: 0721/827351 www.caritasmarche.it ; http:// www.essecicaritasmarche.webnode.it/ L’ACLI di Pesaro e Urbino cerca tre giovani volontari per le sedi di Fano e Pesaro. La scadenza per la presentazione delle domande dei candidati è fissata per il 4 novembre 2013.


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Fano Fossombrone Cagli Pergola

13 ottobre 2013

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La Comunità Gesù Risorto festeggia il decennale del suo insediamento nella regione Marche

SAN FRANCESCO IN ROVERETO - Ha spento la decima candelina la Comunità Gesù Risorto marchigiana (CGR), eppure è ancora così poco conosciuta. La Comunità Gesù Risorto del Rinnovamento Carismatico Cattolico TAVERNELLE - Domenica 6 ottobre a Tavernelle in un’unica celebrazione si sono ricordate tre ricorrenze o meglio tre doni perché in Dio non ci sono coincidenze ma segni e provocazioni che vanno accolte: 70 anni della nascita della parrocchia Maria Immacolata,la memoria affettuosa di d.Carlo Berloni,il primo parroco, a 10 anni dalla morte,i 40 anni di sacerdozio di Don Piergiorgio Sanchioni, l’attuale pastore. Senza ricorrere alla cabala ma nella Bibbia il 7 ha valore simbolico,il 10 volte 7 (70) indica pienezza,fine di una schiavitù,tempo di perdono (il giusto non perdona 7 volte al giorno ma 70 volte 7),ciclo di una vita che va verso la fine (70 sono gli anni di un uomo …ma 80 per i più robusti). Tutto questo si è voluto sottolineare con le varie iniziative che in alcuni mesi hanno coinvolto diversi parrocchiani e altri. Dall’incontro con papa Francesco nello stupendo scenario di Castelgandolfo, alla proposta musicale del gruppo giovanile di S.Miniato “Blu confine” che tramite lo scatenato don Udoji ci ha fatto vedere come è possibile coniugare rap e Dio,musica afro e riflessione sulla fede, giovani e cristianesimo,alla musica gregoriana del Coro “Iubilate Deo”,all’incontro con le famiglie di don Alesiani. Le 14 associazioni

sa particolare di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola. Una comunità che si fonda sul carisma della lode e dell’evangelizzazione, che il soffio dello Spirito ha suscitato pian piano nel corso degli anni anche nel nostro territorio, tanto che ad oggi ben 4 sono le realtà di preghiera presenti: la Comunità di S.Maria Ausiliatrice – Fossombrone, la Comunità di S.Apollinare – Lucrezia, la Comunità S. Cuore di Gesù – Centinarola di Fano e la neonata Comunità SS. Pietro e Andrea in Fenile. Per ringraziare il Signore di questi 10 anni di grazia, meraviglie e prodigi, domenica 22 settembre scorso, la CGR ha vissuto una giornata di ritiro presso San Francesco in Rovereto è una associazione internaziona- alla presenza di Anna Mollo, fonle privata di fedeli, riconosciuta datrice della CGR e membro del come tale dal Pontificio Consiglio CIS (Comitato Internazionale di dei Laici con decreto del 4 aprile Servizio) e di Alfonso e Carmela 2010. Dunque espressione e por- Giordano, delegati CGR, giunti zione della Chiesa e da ben 10 da Roma per condividere insieme anni anche di questa nostra Chie- tutto ciò.

quale comunità di lode, ad essere sempre più custode della preghiera “poiché dove si prega, si ama”, e spronandola, quale comunità di evangelizzazione, “a narrare il Bene, ad essere figlia della Luce, figlia della Risurrezione nelle tenebre del mondo odierno”. E come in ogni compleanno che si rispetti, non sono mancati gli auguri, non è mancata la torta e neppure il regalo: il Signore ha voluto benedire ancora e fortemente la presenza della CGR nelle Marche e, dulcis in fundo, il CIS ha nominato Giuliano Panaroni Delegato Diocesano CGR per la regione Marche, nonché quattro nuovi responsabili di comunità che affiancheranno e supporteranno quelli attuali. E’ stata inoltre sancita la nascita di una nuova comunità di preghiera presso la parrocchia dei SS. Pietro e Andrea a Fenile. I responsabili delle Comunità © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giubileo, gioia grande, tempo di Grazia del territorio hanno organizzato vari momenti culturali,sportivi,ric reativi: dalla pubblicazione di una storia del territorio “Serrungarina e i suoi castelli” fino alla degustazione dei piatti tipici e semplici di una volta:panzanella, pancotto, bruschetta, acetella, polenta… alla conclusione della bella festa. Il vescovo Armando ha voluto essere presente alla concelebrazione ed ha ricordato come ogni parrocchia è una barca che nonostante tutto avanza. A volti ci sono rematori che scendono,altri salgono, ci sono intemperie, ma c’è gioia d’una attraversata che solca l’azzurro dei mari. “Non abbiate paura – ci ripete Gesù - ci sono anch’io su questa barca e insieme prenderemo il largo”. Diversi erano i sacerdoti presenti al Giubileo, alcuni venuti dal Congo: sono quelli che la parrocchia di Tavernelle ormai dal 1998 ha aiutato,seguito e ospitato. Ora è con noi d.Christoforo,dottorando in diritto canonico e d.Mosè, rettore di 60 seminaristi a Wamba. Ci diceva questo giovane sacerdote che forse si dovrà chiudere il seminario per mancanza di cibo. Pensiamoci ogni volta che sprechiamo

e buttiamo via cibo o magari ci lamentiamo nei nostri egoismi di ricchi. Se un giubileo è l’occasione di fare festa insieme diventa anche un buon motivo per interrogarsi su quale sarà il futuro di una comunità che negli ultimi anni si è trasformata con l’arrivo di nuove famiglie anche dal terzo mondo. Un pomeriggio nella piazzetta del Tiglio a Serrunagarina, che ricorda tanto la piazzetta del Sabato del villaggio

IL MANDATO PER LE CELLULE PARROCCHIALI DI EVANGELIZZAZIONE

Testimoniare l’incontro con il Signore

FANO - Domenica 6 ottobre, nella Parrocchia di San Paolo Apostolo, i Leaders delle Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione, hanno vissuto un momento importante durante la Liturgia delle ore 10,30.

Una giornata intensa, impregnata della potenza e della presenza dello Spirito che mai risparmia di manifestarsi là dove viene invocato. Una giornata carica e ricca di movenze interiori, profonde, inesprimibili che solo l’Amore di Dio può compiere ed operare: là dove la volontà umana svanisce e non ha più alcun potere, TUTTO è possibile a Dio. La preghiera ispirata dallo Spirito ha poi accolto l’insegnamento di Giuliano Panaroni, responsabile della Comunità di Lucrezia, che ha sviscerato una brillante meditazione-riflessione sul Sal. 117, 1 “Genti tutte lodate il Signore”. Dopo l’agape fraterna, i lavori pomeridiani si sono aperti con l’adorazione eucaristica sfociata poi nella celebrazione dell’Eucaristia presieduta dal nostro Vescovo Mons. Armando Trasarti, che ha onorato i presenti con la sua amabile e paterna presenza, dispensando parole di luce, parole buone ed esortando la CGR,

Con l’invocazione allo Spirito Santo e per l’imposizione delle mani del loro Parroco, i responsabili delle Cellule hanno ricevuto il mandato all’inizio del loro annuale cammino. È stato un momento intensamente vissuto da tutta la Comunità. Al fonte battesimale il parroco ha consegnato ai leaders un cero, acceso al cero Pasquale, e l’opuscolo “Lumen Fidei “. Il cero illuminerà i momenti d’incontro settimanale delle Cellule. Le Cellule Parrocchiali sono piccoli gruppi di persone che si riuniscono ogni settimana nella casa di uno dei componenti per lodare e ringraziare il Signore, condividere ciò che Gesù ha fatto

a loro e ciò che essi hanno fatto per Lui, ascoltare l’insegnamento del Parroco, approfondire la Parola e intercedere per coloro che hanno particolari necessità. L’obiettivo principale di questo cammino è 1’evangelizzazione: cioè testimoniare in casa e fuori, con la propria vita, la gioia di aver incontrato il Signore. Si cresce insieme in un clima di preghiera, di fraternità, di solidarietà, di supporto e ognuno rafforza la fede dell’altro. Questa realtà, presente nella nostra parrocchia e in tante altre parti del mondo, ha ricevuto il riconoscimento ufficiale dalla Santa Sede due anni fa. Consapevoli delle nostre fragilità e debolezze, e capaci perciò di dire sempre “siamo servi inutili”, vogliamo ringraziare il Signore per averci guidati in questi 22 anni, e rivolgere un grazie sentito ai parroci per averci sostenuto e confermato in questo cammino di conversione non sempre facile.

più profonda,più matura,più umana, a volte più unita a tenerezza e perdono reciproco. 2. Cercare di costruire una “comunità al plurale” in cui veramente c’è posto per tutti,in cui le diversità di esperienze,di servizi,di cultura e perfino di religione sono una ricchezza e non un problema. 3. Infine come ci ricorda Papa Francesco dovremmo affrontare più coraggiosamente “le periferie” che non sono tante quelle geografiche, Bargni e Serrungarina sono ad un tiro di schioppo, ma le periferie umane,le periferie del cuore,le periferie che sono i giovani con cui spesso è difficile comunicare, le periferie che sono le famiglie che si sfasciano,in crisi,in difficoltà del Leopardi, su 11 scugnizzi che economiche. Ricordiamo che cosa si rincorrevano chiassosi solo 2 diceva Papa Francesco in Assisi ai erano italiani. Nel nostro territorio coniugi ma vale per tutti i cristiani: gli extra comunitari sono arrivati “Non importa se durante la gioral 10%. Alla fine Don Piergiorgio nata nelle case vola qualche piatto ringraziando tutti per questa pre- purchè alla sera,ogni sera abbiate senza e per l’impegno dimostrato il coraggio di farvi una carezza,di ha inviato a rileggere l’impronta di chiedere e donare perdono”. Dio su questa comunità nella lode Così tutti insieme …fino ai prossie nel giubilo è ha dato tre conse- mi 70 anni! gne: © RIPRODUZIONE RISERVATA 1.Impegnarsi per una spiritualità

LA COMUNITÀ DI CUCCURANO RICORDA “NANO”

La gratuità, il suo stile di vita

CUCCURANO - Sabato 5 ottobre, dopo una malattia incurabile, è venuto a mancare Emiliano Boldrighini, per tutti “Nano”. Nato e vissuto a Cuccurano, persona allegra e di buon umore, sia a casa che sul lavoro, non faceva mai mancare a nessuno un sorriso o una battuta. Raggiunto il limite di età per la pensione, dopo una vita trascorsa alla Saint Andrews tutto il personale ha voluto partecipare al regalo. Entrato in stireria per poi passare al disegno degli abiti, imparando l’arte dai più anziani, si è poi perfezionato, tanto da divenire capo reparto. Sposato, senza figli, non per questo ha mai smesso di dedicare, sin da giovane, l’intera vita al prossimo, offrendo il proprio servizio alla parrocchia di Cuccurano e ai vari parroci che nel tempo si sono succeduti. Insieme alla moglie Rita si occupava dell’aspetto economico. Ma non disdegnava di prestare la sua preziosa collaborazione alle varie ricorrenze e feste parrocchiali come quella del “Crocefisso”, di “San Biagio” e di “S. Antonio”. Alla richiesta di aiuto rispondeva sempre con un “si”. Un uomo che ha fatto della gratuità uno stile di vita. Francesco Pedini © RIPRODUZIONE RISERVATA


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13 ottobre 2013

Speciale Tragedia Lampedusa A cura di Enrica Papetti

“Mi viene la parola vergogna! è una vergogna!” Giovedì 3 ottobre, un barcone con 500 profughi a bordo, è andato a fuoco e poi affondato nei pressi dell’Isola dei Conigli vicino a Lampedusa. Più di 200 le vittime, fra le quali anche donne incinte e bambini. Una tragedia, forse la più grande dall’inizio degli sbarchi sulle nostre coste, che ha colpito tutti. Anche Papa Francesco, che proprio l’8 luglio scorso si era recato a Lampedusa in visita pastorale, si è detto indignato per l’accaduto. “Parlando di pace, parlando della inumana crisi economica mondiale, che è un sintomo grave della mancanza di rispetto

per l’uomo – ha sottolineato Papa Francesco all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace nel 50° anniversario della Pacem in Terris - non posso non ricordare con grande dolore le numerose vittime dell’ennesimo tragico naufragio avvenuto oggi al largo di Lampedusa. Mi viene la parola vergogna! E’ una vergogna! Preghiamo insieme Dio per chi ha perso la vita: uomini, donne, bambini, per i familiari e per tutti i profughi. Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie”.

Ora facciamo qualcosa di concreto FANO - Non vorremmo che Lampedusa fosse solo un’ulteriore tragedia che ci abitui a convivere con la morte. Non vorremmo neppure rischiare di sprecare parole e che tra qualche giorno poi, tutto, come al solito, venga dimenticato. Facciamo pure i dovuti comunicati, le sacrosante veglie nel rispetto e nel dolore per le tante vittime….. speriamo che siano anche le ultime, ma poi facciamo qualcosa di concreto! Siamo ancora di fronte all’emergenza immigrazione, la chiamiamo tutti così da più di 20 anni.... sono passati 20 anni ed è ancora un’emergenza! Ma l’immigrazione non va più considerata come un fenomeno emergenziale, il popolo dei migranti è una dimensione strutturale della società, che comporta da parte dei politici, degli amministratori, degli operatori sociali e di tutti, una concezione più approfondita e più lungimirante, l’unica che consente di affrontare un tema già di per sé complesso. Crediamo che sia arrivato per tutti ed anche per noi il tempo di fare meno riunioni: se coloro che si trovano nel bisogno, se i migranti sapessero, ma forse lo sanno, quante riunioni facciamo a fronte degli impegni necessari ad affrontare i disagi, cambierebbero destinazione. Papa Francesco chiede che vengano aperti all’accoglienza i conventi chiusi e le proprietà che la Chiesa ha. Se la Chiesa veramente facesse questo salto, anche se molte Chiese locali fanno già tanto, credo che anche noi laici, popolo di Dio e membri della Chiesa, saremmo spinti a maggior impegno e solidarietà, ognuno con quel che può o che ha. Spesso sfruttiamo l’indifferenza o il tardivo o scarso impegno di molti, per ‘non fare’ o per sentirci la coscienza a posto. Certamente questo

problema degli sbarchi a Lampedusa è complesso e tragico, più tragico che complesso, in quanto le politiche nazionali ed internazionali avrebbero già tanti strumenti per monitorare ciò che succede nei mari ed almeno evitare tante morti inutili. Ma queste persone non interessano, non hanno tanto valore. Fortunatamente non ci sono solo questi tragici sbarchi a Lampedusa, non ci sono solo le morti, ci sono soprattutto i vivi, quelle migliaia di migranti che quotidianamente non bussano ma sfondano le porte per entrare in Italia da mare e da terra.... Non siamo sicuramente noi a poter risolvere i problemi di questo mondo globalizzato che spinge tanta gente a cercare lavoro e libertà in altre terre che poi non offrono ne possono offrire, almeno attualmente, né lavoro né libertà né dignità. Non siamo noi a poter ridurre le morti, ma forse qualche sforzo per cambiare le nostre teste ed i nostri atteggiamenti possiamo

e dobbiamo farlo. Come Chiesa locale dovremmo partire dal piccolo delle nostre comunità per fare qualcosa, non possiamo solo aspettare che ci arrivi qualcosa dall’alto o che siano i nostri governi a risolvere i problemi...la responsabilità è di tutti. E’ stranoto quanto poco siano state incisive le politiche, quanto tempo si è perso senza avere l’occhio rivolto al futuro… Non c’è, ad esempio, mai stato nella nostra provincia, da parte degli enti locali, alcun progetto riguardante il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati: ci sono sempre stati dei fondi europei a disposizione, neppure quelli i nostri amministratori hanno sfruttato. E’ arrivata l’ora di cambiare, è ormai il momento in cui dobbiamo impegnarci senza tregua a rispondere ai bisogni sempre più emergenti degli immigrati e dei rifugiati, ed individuare le modalità di costruzione di un modello di accoglienza e di integrazione, progettando ‘con loro

Caritas diocesana e Ufficio Migrantes

Non lasciamoci vincere dall’indifferenza

FANO - La Caritas diocesana di Fano e l’Ufficio Migrantes si uniscono alla preghiera e al cordoglio di Papa Francesco, che ha espresso il suo profondo dolore per il nuovo dramma dell’immigrazione avvenuto giovedì 3 ottobre a Lampedusa, dove un barcone è naufragato. Un centinaio i corpi recuperati, ma nel relitto ci sono ancora decine e decine di morti. «Preghiamo insieme Dio - ha detto il Papa - per chi ha perso la vita: uomini donne bambini, per i famigliari

e per tutti i profughi. Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie. Solo una decisa collaborazione di tutti può aiutare a prevenirle». Si tratta di persone che fuggono da contesti di guerra, rispetto ai quali abbiamo dei doveri internazionali di accoglienza e solidarietà. Se pensiamo a situazioni come quella del conflitto siriano, con milioni di rifugiati che cercano di salvare le proprie famiglie, anche fuggendo dai campi profughi, una domanda viene spontanea: “Perchè l’Italia, come hanno già fatto altri paesi, ad esempio la Germania, non apre dei corridoi umanitari per far arrivare in sicurezza queste persone, con le loro famiglie, invece di costringerli nei fatti a mettersi nelle mani dei trafficanti di uomini e a rischiare la propria vita in mare?». Gli strumenti internazionali per far arrivare in sicurezza i rifugiati sono infatti diversi, ma solo in pochissimi casi vengono utilizzati dagli Stati europei. In quanto cittadini e in quanto cristiani è nostro compito far sì che appelli e parole non rimangano tali, ma si concretizzino, anche all’interno della nostra seppur piccola comunità locale, in azioni capaci di contrastare indifferenza e intolleranza, diventando gesti concreti di testimonianza del comandamento d’amore di Gesù Cristo ad ogni uomo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

e per loro’. Dobbiamo sforzarci di capire come i valori di tutti possono entrare in dialogo per costruire un consenso comune e far sì che l’integrazione non sia l’assimilazione e la riproduzione di quello che noi siamo, ma sia l’accettazione di un progressivo processo di “cambiamento di tutti”. Lampedusa è molto lontana da noi, molti immigrati invece ci sono accanto e non ce ne accorgiamo. Dobbiamo superare l’indifferenza, la paura, dobbiamo metterci in discussione per capire che gli immigrati non sono pacchi, non sono fatiscenti barconi, sono persone che esistono e che, sia che lo vogliamo sia che non lo vogliamo, con loro dobbiamo costruire il nostro futuro. Dobbiamo lottare per fermare questi continui massacri, e non vogliamo che Lampedusa sia solo un momento in cui non ci resta altro da fare che piangere. Luciano Schiaroli e la Commissione Diocesana Migrantes © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Africa Chiama premia il Comune di Lampedusa FANO – Anche L’Africa Chiama, a conclusione della Settimana Africana regionale, ha voluto farsi vicina al popolo di Lampedusa consegnando, proprio a questo comune, il premio “Ho l’Africa nel Cuore” giunto alla sua VII edizione. Questa la motivazione: “Capace di altruismo eroico e di grande umanità, simbolo di tutte le terre agognate, di tutti gli approdi sognati e di tutte le speranze per tanti fratelli africani che, dannati dalla globalizzazione dell’indifferenza, cercano diritti umani e civili per un futuro migliore.” L’incontro è stato anche l’occasione per ricordare le vittime, uomini, donne e bambini, della tragedia avvenuta giovedì 3 ottobre e anche tutti coloro che hanno perso la vita in mare in questi ultimi anni. “Ribadiamo insieme la nostra indignazione verso quello che è accaduto – ha affermato il presidente de L’Africa Chiama Italo Nannini - E’ quanto mai necessaria una chiara presa di posizione europea sulla situazione dei migranti che solcano il mediterraneo, una risposta che sia coerente con le normative internazionali di tutela dei diritti umani e con le leggi riguardanti i richiedenti asilo e i rifugiati e, soprattutto, che tenga conto del rispetto dovuto a queste persone in quanto Esseri Umani.”


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Speciale Tragedia Lampedusa A cura di Enrica Papetti

“Mi viene la parola vergogna! è una vergogna!” Giovedì 3 ottobre, un barcone con 500 profughi a bordo, è andato a fuoco e poi affondato nei pressi dell’Isola dei Conigli vicino a Lampedusa. Più di 200 le vittime, fra le quali anche donne incinte e bambini. Una tragedia, forse la più grande dall’inizio degli sbarchi sulle nostre coste, che ha colpito tutti. Anche Papa Francesco, che proprio l’8 luglio scorso si era recato a Lampedusa in visita pastorale, si è detto indignato per l’accaduto. “Parlando di pace, parlando della inumana crisi economica mondiale, che è un sintomo grave della mancanza di rispetto

per l’uomo – ha sottolineato Papa Francesco all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace nel 50° anniversario della Pacem in Terris - non posso non ricordare con grande dolore le numerose vittime dell’ennesimo tragico naufragio avvenuto oggi al largo di Lampedusa. Mi viene la parola vergogna! E’ una vergogna! Preghiamo insieme Dio per chi ha perso la vita: uomini, donne, bambini, per i familiari e per tutti i profughi. Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie”.

Ora facciamo qualcosa di concreto FANO - Non vorremmo che Lampedusa fosse solo un’ulteriore tragedia che ci abitui a convivere con la morte. Non vorremmo neppure rischiare di sprecare parole e che tra qualche giorno poi, tutto, come al solito, venga dimenticato. Facciamo pure i dovuti comunicati, le sacrosante veglie nel rispetto e nel dolore per le tante vittime….. speriamo che siano anche le ultime, ma poi facciamo qualcosa di concreto! Siamo ancora di fronte all’emergenza immigrazione, la chiamiamo tutti così da più di 20 anni.... sono passati 20 anni ed è ancora un’emergenza! Ma l’immigrazione non va più considerata come un fenomeno emergenziale, il popolo dei migranti è una dimensione strutturale della società, che comporta da parte dei politici, degli amministratori, degli operatori sociali e di tutti, una concezione più approfondita e più lungimirante, l’unica che consente di affrontare un tema già di per sé complesso. Crediamo che sia arrivato per tutti ed anche per noi il tempo di fare meno riunioni: se coloro che si trovano nel bisogno, se i migranti sapessero, ma forse lo sanno, quante riunioni facciamo a fronte degli impegni necessari ad affrontare i disagi, cambierebbero destinazione. Papa Francesco chiede che vengano aperti all’accoglienza i conventi chiusi e le proprietà che la Chiesa ha. Se la Chiesa veramente facesse questo salto, anche se molte Chiese locali fanno già tanto, credo che anche noi laici, popolo di Dio e membri della Chiesa, saremmo spinti a maggior impegno e solidarietà, ognuno con quel che può o che ha. Spesso sfruttiamo l’indifferenza o il tardivo o scarso impegno di molti, per ‘non fare’ o per sentirci la coscienza a posto. Certamente questo

problema degli sbarchi a Lampedusa è complesso e tragico, più tragico che complesso, in quanto le politiche nazionali ed internazionali avrebbero già tanti strumenti per monitorare ciò che succede nei mari ed almeno evitare tante morti inutili. Ma queste persone non interessano, non hanno tanto valore. Fortunatamente non ci sono solo questi tragici sbarchi a Lampedusa, non ci sono solo le morti, ci sono soprattutto i vivi, quelle migliaia di migranti che quotidianamente non bussano ma sfondano le porte per entrare in Italia da mare e da terra.... Non siamo sicuramente noi a poter risolvere i problemi di questo mondo globalizzato che spinge tanta gente a cercare lavoro e libertà in altre terre che poi non offrono ne possono offrire, almeno attualmente, né lavoro né libertà né dignità. Non siamo noi a poter ridurre le morti, ma forse qualche sforzo per cambiare le nostre teste ed i nostri atteggiamenti possiamo

e dobbiamo farlo. Come Chiesa locale dovremmo partire dal piccolo delle nostre comunità per fare qualcosa, non possiamo solo aspettare che ci arrivi qualcosa dall’alto o che siano i nostri governi a risolvere i problemi...la responsabilità è di tutti. E’ stranoto quanto poco siano state incisive le politiche, quanto tempo si è perso senza avere l’occhio rivolto al futuro… Non c’è, ad esempio, mai stato nella nostra provincia, da parte degli enti locali, alcun progetto riguardante il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati: ci sono sempre stati dei fondi europei a disposizione, neppure quelli i nostri amministratori hanno sfruttato. E’ arrivata l’ora di cambiare, è ormai il momento in cui dobbiamo impegnarci senza tregua a rispondere ai bisogni sempre più emergenti degli immigrati e dei rifugiati, ed individuare le modalità di costruzione di un modello di accoglienza e di integrazione, progettando ‘con loro

Caritas diocesana e Ufficio Migrantes

Non lasciamoci vincere dall’indifferenza

FANO - La Caritas diocesana di Fano e l’Ufficio Migrantes si uniscono alla preghiera e al cordoglio di Papa Francesco, che ha espresso il suo profondo dolore per il nuovo dramma dell’immigrazione avvenuto giovedì 3 ottobre a Lampedusa, dove un barcone è naufragato. Un centinaio i corpi recuperati, ma nel relitto ci sono ancora decine e decine di morti. «Preghiamo insieme Dio - ha detto il Papa - per chi ha perso la vita: uomini donne bambini, per i famigliari

e per tutti i profughi. Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie. Solo una decisa collaborazione di tutti può aiutare a prevenirle». Si tratta di persone che fuggono da contesti di guerra, rispetto ai quali abbiamo dei doveri internazionali di accoglienza e solidarietà. Se pensiamo a situazioni come quella del conflitto siriano, con milioni di rifugiati che cercano di salvare le proprie famiglie, anche fuggendo dai campi profughi, una domanda viene spontanea: “Perchè l’Italia, come hanno già fatto altri paesi, ad esempio la Germania, non apre dei corridoi umanitari per far arrivare in sicurezza queste persone, con le loro famiglie, invece di costringerli nei fatti a mettersi nelle mani dei trafficanti di uomini e a rischiare la propria vita in mare?». Gli strumenti internazionali per far arrivare in sicurezza i rifugiati sono infatti diversi, ma solo in pochissimi casi vengono utilizzati dagli Stati europei. In quanto cittadini e in quanto cristiani è nostro compito far sì che appelli e parole non rimangano tali, ma si concretizzino, anche all’interno della nostra seppur piccola comunità locale, in azioni capaci di contrastare indifferenza e intolleranza, diventando gesti concreti di testimonianza del comandamento d’amore di Gesù Cristo ad ogni uomo.

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e per loro’. Dobbiamo sforzarci di capire come i valori di tutti possono entrare in dialogo per costruire un consenso comune e far sì che l’integrazione non sia l’assimilazione e la riproduzione di quello che noi siamo, ma sia l’accettazione di un progressivo processo di “cambiamento di tutti”. Lampedusa è molto lontana da noi, molti immigrati invece ci sono accanto e non ce ne accorgiamo. Dobbiamo superare l’indifferenza, la paura, dobbiamo metterci in discussione per capire che gli immigrati non sono pacchi, non sono fatiscenti barconi, sono persone che esistono e che, sia che lo vogliamo sia che non lo vogliamo, con loro dobbiamo costruire il nostro futuro. Dobbiamo lottare per fermare questi continui massacri, e non vogliamo che Lampedusa sia solo un momento in cui non ci resta altro da fare che piangere. Luciano Schiaroli e la Commissione Diocesana Migrantes © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Africa Chiama premia il Comune di Lampedusa FANO – Anche L’Africa Chiama, a conclusione della Settimana Africana regionale, ha voluto farsi vicina al popolo di Lampedusa consegnando, proprio a questo comune, il premio “Ho l’Africa nel Cuore” giunto alla sua VII edizione. Questa la motivazione: “Capace di altruismo eroico e di grande umanità, simbolo di tutte le terre agognate, di tutti gli approdi sognati e di tutte le speranze per tanti fratelli africani che, dannati dalla globalizzazione dell’indifferenza, cercano diritti umani e civili per un futuro migliore.” L’incontro è stato anche l’occasione per ricordare le vittime, uomini, donne e bambini, della tragedia avvenuta giovedì 3 ottobre e anche tutti coloro che hanno perso la vita in mare in questi ultimi anni. “Ribadiamo insieme la nostra indignazione verso quello che è accaduto – ha affermato il presidente de L’Africa Chiama Italo Nannini - E’ quanto mai necessaria una chiara presa di posizione europea sulla situazione dei migranti che solcano il mediterraneo, una risposta che sia coerente con le normative internazionali di tutela dei diritti umani e con le leggi riguardanti i richiedenti asilo e i rifugiati e, soprattutto, che tenga conto del rispetto dovuto a queste persone in quanto Esseri Umani.”


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13 ottobre 2013

• il• amico nuovo

Fano Fossombrone Cagli Pergola

Da ottobre il nuovo calendario di appuntamenti al museo

Un anno in compagnia del Balì

SALTARA - Al via la nuova stagione 2013-2014 al Museo del Balì. Quest’anno il museo si prepara a festeggiare i suoi 10 anni di vita, che cadranno il prossimo maggio, e per l’occasione ha deciso di rendere il calendario delle iniziative più ricco che mai.

Anche e soprattutto in questo periodo di crisi, il museo si impegna a offrire ai suoi visitatori qualcosa in più nel prezzo del biglietto. Così, ciascuna domenica del mese cambia aspetto e assume un’identità propria, regalando, anche a chi conosce già la struttura, pro-

poste diversificate e adatte un po’ a tutti i gusti. Calendario alla mano, ecco gli appuntamenti fissi tra novità ed “evergreen” che verranno riproposti periodicamente al Museo del Balì a partire da domenica 6 ottobre: - ogni prima domenica del mese osservazione del Sole al telescopio. Occasione unica dedicata a tutti (anche ai più piccoli!), sarà possibile esplorare l’atmosfera della nostra stella in totale sicurezza grazie a speciali filtri (osservazione a ciclo continuo durante l’apertura del museo). - Ogni seconda domenica del mese proiezione di film per il ciclo “Scienza & Cinema” dedicato agli appassionati del genere. I “Grandi Inventori” sarà il filo conduttore di questa nuova edizione (inizio proiezioni ore 16:30 in sala conferenze).

150 volontari della Protezione Civile al CODMA per formarsi

Fano si tinge di giallo

FANO – Fano si tinge di giallo grazie all’invasione pacifica di oltre 150 volontari della Protezione Civile, con le loro inconfondibili divise fluorescenti, radunati al CODMA per una giornata di formazione ed esercitazione. La mattina di sabato 5 ottobre un gruppo di volontari della Protezione Civile, provenienti da tutta la provincia di Pesaro e Urbino, si è dato appuntamento a Fano per un corso di formazione sui temi della sicurezza nell’uso delle attrezzature di soccorso ai sensi del D.Lgs. 81/08. A coordinare le attività i funzionari della Regione Marche assieme ai coordinatori provinciali del Volontariato e al CB Club. Mattei che ha predisposto la logistica per accogliere i volontari, dar loro da mangiare e allestire gli spazi per l’esercitazione. Nel pomeriggio i volontari hanno preso dimestichezza con il montaggio delle tende da Campo PI88 e con le tende pneumatiche al fine di acquisire la necessaria professionalità nell’allestimento dei campi di emergenza. “La Regione è da sempre attenta ai temi della sicurezza – ci ha ricordato Mauro Perugini funzionario del dipartimento Regionale della protezione Civile – anche prima dell’entrata in vigore del Decreto 81 e Fano è un luogo importante per la logistica grazie agli spazi che ha. La Regione – ha proseguito Perugini – nonostante le ristrettezze economiche, vuole investire sulla sicurezza e sulla formazione dei propri volontari”. La giornata di formazione si è poi conclusa con la consegna degli attestati di abilitazione ai singoli volontari. Marco Gasparini ©riproduzione riservata

A Pergola tre venticinquesimi di matrimonio

Esempio e guida per i giovani sposi

PERGOLA – Se è vero che negli ultimi anni scarseggiano i matrimoni fra i giovani, di certo non si può dire lo stesso di chi invece vuole festeggiare un traguardo importante. A Pergola nell’ultimo mese sono stati celebrati ben tre anniversari del venticinquesimo anno matrimonio. Donatella e Elvio, Giovanni e Gabriella e Mauro e Susanna, queste le tre coppie che hanno deciso di ricordare nella messa delle 11.15 nella chiesa di San Francesco di Pergola il loro importante e bel traguardo. Alla presenza della comunità, delle famiglie, degli amici, dei conoscenti, le tre coppiehanno reso testimonianza della loro vita matrimoniale. “Quando ci sono questi anniversari” ha dichiarato il vice parroco Filippo Fradelloni durante l’omelia per l’anniversario di Giovanni e Gabriella “dovete testimoniarlo in Chiesa, perché siete un esempio e una guida per chi vuole sposarsi e intraprendere una vita matrimoniale. Dovete venire in chiesa a festeggiare e a testimoniare questo bellissimo traguardo”. Tutte e tre le coppie sono attive in parrocchia, tra catechesi per i ragazzi, Caritas, Compagnia delCristo Morto e ministero dell’Eucarestia. Tre coppie, tre esempi di cui oggi, più che mai, i giovani hanno bisogno, ma anche la comunità intera, gli stessi adulti hanno bisogno di guide e porti sicuri. La vita di coppia non è sempre facile, anzi. Lo ha ricordato Don Filippo, ma lo ha ricordato anche una delle tre coppie in un ringraziamento finale “la vita insieme non è sempre facile e tutta rose, ma ci sono anche le spine, ma le spine servono a ricordarci quanto sono belle le rose”. Martina Pieri ©riproduzione riservata

- Ogni terza domenica del mese apertura dedicata alla mitologia. Grazie al planetario e ad una conferenza di approfondimento verranno presentati i miti associati alle principali costellazioni. Non mancherà l’angolo dedicato ai più piccoli con attività grafiche a tema (l’iniziativa rientra nel progetto provinciale “Ecomuseo del litorale pesarese”). - Ogni quarta domenica del mese rimarrà l’apertura dedicata alle famiglie. Oltre all’ingresso gratuito per i bambini sotto i 10 anni, si organizzeranno spettacoli ludico-scientifici, cavalli di battaglia del museo, e laboratori di costruzione per passare qualche ora in compagnia. Non mancheranno aperture eccezionali, prima fra tutte quella dedicata alla ISON, che ormai i più conoscono come “la cometa

del secolo”. Più luminosa delle ultime passate, a Natale sarà anche circumpolare e quindi visibile per tutta la notte. Ma solo se sopravvivrà al passaggio ravvicinato con il Sole, cosa che sapremo a fine novembre. Motivo in più per rimanere aggiornati sulle iniziative del museo collegandosi al sito www.museodelbali.it o alle pagine Facebook o Twitter. Dal 1 ottobre sono partiti i nuovi orari di apertura del museo (tutte le domeniche e i festivi dalle 15:00 alle 20:00) con tre spettacoli al planetario (alle 16:00, alle 17:30 e, su prenotazione anticipata, alle 19:00). L’osservatorio, invece, chiuderà i battenti dopo la stagione estiva per riaprirli solo in occasione di iniziative speciali o per sessioni “a chiamata”. ©riproduzione riservata

Il dipinto di Guido Reni torna al Louvre

FANO - Difficile dire se sarà un arrivederci o un addio. È certo che la tela “Cristo consegna le chiavi a San Pietro” di Guido Reni, dipinta per l’altar maggiore della Chiesa di San Pietro in Valle di Fano, ha preso la strada del ritorno per la Grande Galerie del Louvre, dove ha trovato residenza dopo le spoliazioni napoleoniche di fine Settecento. Le procedure di smantellamento dell’esposizione, che ha costituito di gran lunga il principale evento culturale fanese del 2013, sono iniziate subito dopo la felice conclusione di domenica 29 settembre, quando il Professor Daniele Benati ha deliziato la platea con un efficace intervento critico sul valore dell’opera e l’Orchestra Sinfonica G. Rossini ha intrattenuto il pubblico con un simpatico e pregevole momento di musica classica. Da sabato 5 ottobre la Pinacoteca San Do-

menico è tornata ad essere visitabile nei consueti orari invernali, e cioè il sabato e la domenica dalle ore 16,30 alle 19,30. A conclusione di questa entusiasmante esperienza, la Fondazione ringrazia quanti hanno validamente collaborato all’iniziativa, ed in particolare la ditta Crown Fine Art di Milano per i trasporti del dipinto proveniente dalla Francia, il Consorzio Progetto Restauro di Fano per la movimentazione opere e l’agenzia Culturalia di Bologna per la cura dell’ufficio stampa. ©riproduzione riservata

NOTIZIE IN BREVE ◆ INCONTRI ALLA MEDIATECA FANO - Proseguono gli incontri con gli autori organizzati dal Liceo Scientifico Torelli in collaborazione con la Mediateca Montanari. Gli incontri si terranno presso la sala ipogea della mediateca Montanari. Programma: giovedì 21 novembre - ore 17.30 Francesco Fioretti presenta “La profezia perduta di Dante”, Newton Compton 2013 Francesco Fioretti è dantista e docente del liceo Torelli, è autore del best seller “Il libro segreto di Dante” martedì 10 dicembre - ore 17.30 Marta Orazi presenta “La cattiva strada”, Italic 2013 Marta Orazi è docente presso il liceo Torelli, è al suo primo romanzo ◆ PROSEGUONO GLI APPUNTAMENTI DI “FA(N)NO CULTURA” FANO – Proseguono gli appuntamenti di “Fan(n)o cultura”: venerdì 11 ottobre - ore 9,30 Mediateca Montanari - Libera.mente: Cultura & Welfare, Beni Comuni Confronto sugli inserimenti lavorativi nelle fragilità - decennale di Libera. mente onlus - Provincia di PU - Assessorato Servizi Sociali Fano - agenzie datoriali

ore 17,30 Mediateca Montanari - Salix Alba: “Le Medichesse. La vocazione femminile alla cura” di Erika Maderna (Aboca 2012)– presentazione libro sabato 12 ottobre - ore 9:30 Sala della Concordia “Prospettive culturali per il futuro” – convegno della Consulta della Cultura. ore 17.00 - Sala Verdi – Millevoci: “Dopotutto ognuno è solo” (Barbera 2013) –presentazione libro. Sarà presente in sala l’autore Amor Dekhis, scrittore algerino. A seguire (ore 18,30): proiezione del film “Sta per piovere” (2013) del regista italo- iracheno Haider Rashid domenica 13 ottobre - ore 10.00 Corte Malatestiana Fai Maratona della cultura ore 16.00 Teatro della Fortuna - Amici del Teatro: “Dalla Beat Generation al Beat Italiano. Musica e Poesia (‘50-’60)” – spettacolo-concerto di Umberto Bultreghini e i Tubi Lungimiranti con la partecipazione di Marco Florio ore 17,45 Musica dell’anima - Quadri di pizzica. L’ingresso non è consentito dopo l’inizio del primo spettacolo ore 21,00 Teatro della Fortuna - Circo-

lo Culturale “A. Bianchini” Trentennale del circolo culturale “A. Bianchini” Le canzoni della “Radio”: storie e melodie dell’Italia del “900” tra le due guerre – spettacolo- concerto di Maramao Italian Swing Band. A cura di Giorgio Zoffoli. Leggono: Maria Flora Gianmarioli e Marco Florio L’ingresso a tutti gli spettacoli è gratuito. Per quanto riguarda gli spettacoli al teatro è necessario ritirare un biglietto gratuito al botteghino nei seguenti giorni: Sabato 12 Ottobre dalle 17-19. Domenica 13 dalle ore 15,45 in poi (fino ad esaurimento posti). ◆ TORNA IL FANO INTERNATIONAL FILM FESTIVAL FANO - Dal 23 al 26 Ottobre, a Fano, festa per i primi venticinque anni del Fano International Film Festival diretto da Pucci Fiorangelo. Fiction, animazione, documentari si alterneranno sugli schermi del Teatro della Fortuna ogni sera dalle ore 21.15, con focus su “L’impiegato” di Gianni Puccini (1959) e mostra di fotografie di scena inedite del film. Madrina del Festival l’attrice Chiara Caselli, che esporrà anche i suoi ultimi lavori fo-


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13 ottobre 2013

Urbino

Redazione di Urbino: Via Beato Mainardo, 4 - 61029 Urbino Tel. e Fax 0722/378395 ilnuovoamico@arcidiocesiurbino.it Orario: Mattino 9.00-12.00 Pomeriggio 15.00-17.00

Urbania Sant’Angelo in Vado

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CULTURA Premio “Frontino Montefeltro” alla Scuola del Libro

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GRANDE E SENTITA LA PARTECIPAZIONE AL SUGGESTIVO RITO

Andrea Righi ordinato diacono URBINO - Si è conclusa la “Missione diocesana” che ha visto missionari, sacerdoti, seminaristi, religiosi, religiose, giovani, famiglie, portare un messaggio di salvezza nei diversi incontri e centri di ascolto, disseminati in tutto il territorio. Ovunque ci è stato ripetuto: «Non lasciatevi rubare la speranza». La speranza è Dio che ci dona se stesso. Chi ha fede nel Signore, può compiere cose grandi. «Non è stata forse questa», ha detto l’Arcivescovo, «l’esperienza di molti in questa missione? “Signore aumenta la nostra fede”, questo gli abbiamo chiesto prima di iniziare. La fede non è una questione di quantità, ma di qualità». È vero, prosegue Mons. Giovanni Tani, «abbiamo tanti problemi: personali, familiari, economici e sociali che ci stanno mettendo a dura prova. Ma Signore, fa’ che non ci venga a mancare anche la fede, perché è l’unica vera luce per il nostro cammino, l’unico vero punto solido». L’Arcivescovo ha

quindi invitato tutti a non fermarsi, a non considerare questa missione come un fatto a se stante e compiuto, bensì a continuare ad arare e pascolare come suggerito dalla pagina evangelica. Intanto, continueranno le iniziative a favore della comunità per tenere accesa una “luce” sulla fede. Con questa celebrazione è iniziato anche l’anno pastorale: al termine della messa, l’Arcivescovo

ha affidato a tutti i catechisti della diocesi il mandato di trasmettere la fede ai più piccoli, ai ragazzi, ai giovani. Non ci poteva essere evento più significativo, al termine di questa missione diocesana, al termine di questo specifico servizio ai fratelli, che l’ordinazione diaconale di Andrea Righi. Essere ordinato diacono significa essere consacrato come collaboratore del Vescovo al servizio della Chiesa. Tanti sacerdoti, diaconi, seminaristi e molti fedeli, oltre alla famiglia, compresi i nonni, hanno fatto da cornice a questa solenne e coinvolgente celebrazione. Con l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria (cioè l’invocazione dello Spirito Santo) da parte dell’Arcivescovo sul capo di Andrea, la vestizione e la consegna del libro dei Vangeli, il candidato al diaconato è diventano don Andrea, entrando a pieno titolo nel servizio di ministro di Cristo. «Da oggi in poi, tu don Andrea», ha continuato Mons.

Tani, «appartieni al Signore Gesù, e per Lui vivrai e ti darai da fare, senza aspettarti ricompense o gratificazioni, se non quello di essere e sentirsi suo. È lo Spirito Santo che ti rende servo a immagine di Cristo. Cristo ha amato sino alla fine: è questo l’amore che devi coltivare ogni giorno con tanta preghiera, con tanta Parola di Dio e con tanta carità». Il numeroso e qualificato coro diocesano che ha reso ancor più solenne

il rito eucaristico, è stato diretto con sapienza e professionalità da don Daniele Brivio, accompagnato all’organo da Alessandro Veneri. Al termine il neo diacono, visibilmente commosso, ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito a suscitare, a radicare ed a seguire la sua vocazione. È seguita un’agape fraterna a S. Domenico. Giuseppe Magnanelli

ni della Missione Diocesana appena conclusa, è stato realizzato pensando che un messaggio di fede giunto da quattro giovani musicisti potesse ben farsi strada nelle orecchie di tanti giovani, sintonizzate “alla stessa frequenza”. Questo il finale di una loro canzone, che ben riassu-

me il loro messaggio: “Da giovane volevo una vita speciale, qualcosa che mi desse la spinta a continuare. Di certo non pensavo a questa mia missione, ma tutto ora ha un senso: mi dono per Amore.” Giovanni Volponi

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TANTI GIOVANI AL CONCERTO DELLA BAND

Applausi per i The Sun al palazzetto URBINO – Palazzetto dello sport mai così gioiosamente rock come giovedì 3 ottobre, durante un partecipatissimo concerto dei The Sun. Centinaia di ragazzi e ragazze, ma anche tanti bambini e molti adulti sono arrivati da tutta l’arcidiocesi per ascoltare il giovane gruppo vicentino che di rock ha la musica e di cristiano i testi. Parole che parlano di luce, come il titolo del loro ultimo album con cui sono in tournée dal 2012, passando tra l’altro per Betlemme e la Palestina. Del resto i The Sun (Il Sole) come avrebbero

meglio potuto interpretare in musica il loro cammino verso Gesù se non come una strada in salita alla ricerca di una luce? E così durante il concerto sono stati tanti e anche toccanti i momenti di racconto e condivisione del loro percorso cristiano, che si sono intervallati alle canzoni: dall’essere una rock band totalmente estranea alla Chiesa al finire oggi per girare feste diocesane e parrocchiali di tuta Italia e non solo, per testimoniare ai giovani che è possibile una vita non “da sfigati” seguendo Gesù. Il gruppo, che ha

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partecipato venerdì 4 anche all’incontro dei giovani umbri col Papa ad Assisi, è l’unica realtà in Italia e nel mondo ad aver avuto un passato trasgressivo conclusosi nel 2007 e ad essere oggi band di successo nota anche al di fuori dei circuiti parrocchiali. Hanno pubblicato due album (2010 e 2012) ricchi di spiritualità e vicini ai valori universali, apprezzabili sia dal pubblico credente che dal non. E ad Urbino è parso proprio, a sentire le urla e gli applausi, che siano stai graditissimi. Il concerto, inserito nelle iniziative per i giova-

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Urbino Urbania Sant’Angelo in Vado

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DA UN’IDEA DELL’ARCIVESCOVO UN IMPEGNO CONDIVISO

Missione Diocesana per la Famiglia

URBINO. La Missione Diocesana per la Famiglia è partita da un’idea del nostro Arcivescovo Giovanni Tani. Eravamo alla metà di maggio, e ancora non sapevamo con chiarezza come poter concretizzare un progetto del genere. Sapevamo che questa missione avrebbe dovuto coinvolgere coppie e famiglie del luogo per animare dei “centri di ascolto”, ossia incontri di famiglie davanti alla Parola di Dio nelle proprie case. Per prima cosa, quindi ogni Unità Pastorale ha individuato un sacerdote e una coppia referente

per la famiglia, che hanno lavorato con impegno ed assiduità in tutto questo tempo. Certo è che la sensazione di essere in missione è diventata una certezza quando, il 20 giugno, in occasione del primo incontro delle coppie che avevano risposto con interesse alla chiamata dell’Arcivescovo per una possibile disponibilità, trovammo la chiesa parrocchiale di Fermignano gremita di persone. Le coppie animatrici hanno seguito un percorso unifor questi sono stati 101 in tutta la Diocesi con 93 coppie animatri-

ci, a cui si sono aggiunti la presenza di sacerdoti e seminaristi, e alcune coppie che oltre al proprio incontro sono andati ad animare incontri in altra Unità pastorale. Il 28 settembre, inoltre, in molte Unità Pastorali si è realizzata una festa della famiglia che aveva come tema il Sacramento del Matrimonio: è stato un ulteriore stimolo per creare un clima di partecipazione, di festa e collaborazione tra famiglie vicine. Domenica 6 ottobre, poi, si è conclusa la missione con la festa Diocesana della Famiglia all’orato-

rio di Urbania che ha visto un’ampia partecipazione. Momenti intensi, di preghiera e adorazione, seguiti da alcune testimonianze video e dal vivo. L’Arcivescovo ha dato mandato ufficiale alle équipes delle Unità Pastorali affinché l’impulso dato da questa missione possa avere una continuazione nel tempo e dopo la celebrazione della Santa Messa ci siamo ritrovati per un momento conviviale offerto dalla diocesi. Dalle coppie abbiamo colto segnali davvero incoraggianti: c’è stata una risposta inaspettata che solo il Si-

gnore poteva operare; nei centri di ascolto si è vissuto un clima di amicizia e condivisione che per molti ha rappresentato un’esperienza intensa e nuova che ha suscitato il desiderio di una possibile continuazione. Questo è ciò che noi ci auguriamo: un rinnovato desiderio di camminare insieme come coppie e famiglie, per sentirci meno soli, per poter crescere nella fede e riscoprire ogni giorno di più la forza della presenza di Dio tra noi. Giovanni e Chiara Donnini

Grande accoglienza per i seminaristi

URBINO. Proponiamo la testimonianza di una delle famiglie che durante la Missione Diocesana ha ospitato in casa un seminarista e, di seguito, la “risposta” dello stesso. Davvero indicative, queste testimonianze, del bellissimo clima che si è creato in questi giorni di grazia.

Un seminarista in casa

Zvonimir è il seminarista che la mia famiglia ha ospitato in occasione della Missione Diocesana. Ci hanno affidato uno straniero?! No! E come faremo a capirci? Avrebbero potuto proporci un italiano! L’esperienza avrebbe poi smantellato ogni timore. Cosa significa avere un seminarista in casa? Anche se a casa in realtà è stato poco, visti gli impegni che lo hanno assorbito. Vuol dire convivere con chi ha fatto la scelta di essere totalmente di Cristo, dunque con una persona che è segno di Cristo, richiamo a quella esperienza totalizzante alla quale ognuno di noi

tende nella propria vita. Vuol dire fare i conti con la fede, con Dio stesso. Se è stata un’esperienza significativa? Direi proprio di sì, perché Zvonimir è davvero segno della Presenza, un segno semplice, schietto, autentico. Una persona giovane, di appena 23 anni, che ama la vita, la buona tavola, la letteratura, la filosofia, la musica; ama stare insieme, parlare di tutto, una persona attenta cui non sfugge nulla e con la quale si è indotti ad andare al cuore dei problemi e mettersi in gioco. Il pomeriggio successivo al suo arrivo, mio marito riceve un sms: Sarò lì tra 45 minuti, non vedo l’ora! Da subito è diventato un amico, uno di casa. Il mattino lo accompagnavo a scuola dove, entrato nelle classi, suscitava interessanti discussioni spiazzando gli studenti con domande quale: Quando pensi a Dio a quale immagine lo associ? Alle 13,45 quando usciva da scuola era sfinito, ma contento. Questa convivenza ha immediata-

mente rievocato in me un periodo lontano, ma ben impresso nella mia mente e nel mio cuore, quando era vivo mio zio prete che abitava insieme alla mia famiglia. Un’esperienza simile anche se l’uno era un congiunto, Zvonimir è in fondo un estraneo che il destino (ossia il disegno divino ) ha posto non senza significato nella mia vita. Così è divenuto uno di casa: il miracolo della fede. Maria Laura Fraternali

importanza, l’importante è che fin da subito il cuore è stato raggiunto da un calore tutto particolare; mi potevo fidare, ero a casa! Casa accogliente, ma sicuramente non era quello che mi preoccupava; a dirla tutta non mi preoccupava niente. Già dalla prima sera, dopo qualche sguardo e alcune parole materne e paterne avevo intuito che il miracolo non era nome astratto, evento straordinario, ma la carezza di un Dio che sa ogni volta © RIPRODUZIONE RISERVATA stupirmi donandomi fiumi e fiumi di grazia e consolazioni. Ma questa volta si è proprio superato! Lui, Pino, un papà dinamico, cattolico con i fiocchi, sempre disponibile, Questa esperienza unica e me- anche a costo di rinunciare a un ravigliosa ha avuto inizio merco- po’ di sonno meritato, mi dedica ledì 25 settembre: erano circa le la chiacchierata prima della buona 22,30 quando nella cattedrale di notte e lei, Laura, mamma come Urbino attendevo ancora insieme poche, cattolica e riflessiva, ai compagni la famiglia di “ado- e molto molto disponibile,attenta zione”. Poi mi sento chiamare e nel leggermi storie e – uditeanche udite arriva il momento; vengo affidato – le sue poesie frutto di preghiera ad una coppia di nome, o meglio e di una’autentica devozione; eh sì, cognome, Cucco e Fraternali. Lui proprio introvabile credo una sinsulla sessantina e lei poco meno o molto meno, ma vabbé non ha tonia così ben radicata nel vange-

Una famiglia nel cuore!

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lo. Poi (sorpresa!), ho conosciuto anche uno dei tre figli, Giovanni, simpatico, apparentemente riservato, ma in realtà caloroso e pieno di affetto come papà e mamma: “Giovanni sei proprio fortunato, spero che tu sia molto cosciente di questo”. Insomma, passano i giorni e tra un impegno e l’altro mi trovo con la mia “famiglia” solo la mattina e la sera tardi; sì, davvero poco, ma anche in questo poco, o meglio nonostante questo poco tempo, il Signore mi coccola con le loro attenzioni, con le loro parole e con la loro amorevole presenza. Risuona nel cuore il passo del Siracide (6,14) «un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele non c’è prezzo, non c’è misura per il suo valore. Un amico fedele è medicina che dà vita». Altro che amico, io ho trovato una famiglia speciale e non so alla fine di questa esperienza come rendere grazie a Dio per tutto questo e come cercare di ricambiare l’amore ricevuto in tutti questi giorni … Grazie dal profondo del mio cuore!!! Non sono un poeta come mamma Laura e non vorrei provare a diventarlo adesso perché rischierei di sminuire o non far comprendere affatto il messaggio che vorrei lasciare che non è altro che un grazie sincero, per la testimonianza di fede, per la gioia, per la paternità e la maternità ricevuta e per tanto altro. Grazie, avete scolpito il mio cuore a forma di un amore autentico che ha l’origine in Lui e in Lui solo! Grazie. Zvonimir Maslovar © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Urbino Urbania Sant’Angelo in Vado

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Missione diocesana

I centri d’ascolto raccontati da un partecipante

URBINO - Nell’ambito della Missione Diocesana, alcune famiglie si sono incontrate nei centri d’ascolto in due serate, il 26 settembre ed il 2 ottobre, con soddisfazione di tutti i partecipanti e con la convinzione di esserci arricchiti e di aver rafforzato il proprio legame coniugale. Queste due occasioni sono state motivate, attorno alla parola di Dio, per la gioia di stare insieme e per cercare motivi di speranza e di fiducia, nelle persone e nel futuro. La famiglia, nonostante le minacce che le vengono portate da più parti, esiste, vive, e continua ad essere il fulcro, la base della società civile. Vi sono devianze che minano la famiglia così come la Natura l’ha formata: il divorzio, la convivenza erotico-economico-pratica, quella allargata, quella omosessuale, la superficialità, il materialismo, il carrierismo, ecc. La morale, anzitutto: da principio sociale, da legge concordata dalle istituzioni, da collante indiscusso tra le persone e la società com-

plessa, oggi essa è diventata, con la liberalizzazione estrema dei nuovi costumi, un fatto individuale, mascherato da libertà, perciò ingiudicabile, soggettivo, arbitrario. Ne vanno di mezzo l’onestà, la giustizia; il credente stesso non pensa più se questo comportamento sia morale e se corrisponda alla legge universale di Dio. La stessa famiglia ne risente nel suo equilibrio,

nella sua tenuta, incerta tra il fare e il pensare, il riflettere. La stessa fedeltà viene compromessa quando questi equilibri si rompono. Dall’amore “per sempre” si è passati a quello “per oggi”, una sorta di mordi e fuggi erotico-consumistico. Si cercano allora compensazioni extraconiugali che possono portare, pur nella loro superficialità, alla rottura fra gli sposi.

Parafrasando un noto brano del vangelo (Mt 13,44-46) l’amore tra i coniugi è come il tesoro nascosto nel campo, che è la famiglia, e la perla nascosta, che è il matrimonio: allora tutto si fa per comperare quel campo e il suo tesoro. Amare significa lavorarci ogni giorno, impegnarsi, eliminare gli ostacoli, anche se ciò può costarci sacrificio e rinuncia per-

A Borgo Pace incontra il mondo della sofferenza

BORGO PACE. Mercoledì 2 ottobre, nel pieno della Missione Diocesa-

ACQUALAGNA. In una parrocchia la celebrazione delle cresime dei ragazzi e delle ragazze è una delle ricorrenze più importanti e belle. Ci sono ragazzi che incominciano a capire il valore di una scelta, quella di confermarsi cristiani, cioè di rivolgere la propria attenzione, con maggior consapevolezza, a quanto ha detto Gesù, di prendere come riferimento Gesù stesso e di vivere in compagnia di Gesù, come viene celebrato nella Chiesa. Questa ricorrenza è anche significativa perché c’è il coinvolgimento di tante persone intervenute nell’educazione cristiana dei ragazzi: i genitori, i padrini e le madrine, i catechisti, il parroco e in Acqualagna anche il co-parroco. La presenza di tante persone significa che l’educazione cristiana, come ogni altra forma educativa, non è solo fatto individuale ma anche comunitario. Ma la sicurezza di non compiere una manifestazione culturale, educativa qualsiasi ci viene dalla presenza del Vescovo. È la Sua presenza che ci dice che siamo nella Chiesa di Gesù Cristo. E così don Piergiorgio ha, prima di tutto, presentato i ragazzi all’Arcivescovo mons. Giovanni Tani, chiamandoli per nome. Le loro pronte risposte da una parte fanno ben sperare ma il suono delle loro piccole voci portano a

na, nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria Nuova di Borgo Pace si è svolta una solenne celebrazione eucaristica presieduta da mons. Giovanni Tani. Al rito, concelebrato da numerosi sacerdoti ed animato dall’Unitalsi diocesana, hanno partecipato i seminaristi missionari dell’Unità Pastorale della Massa Trabaria e molti ammalati ed anziani, che hanno gremito la piccola chiesa.

L’Arcivescovo nell’omelia ha ringraziato gli ammalati che, con la loro preghiera nella sofferenza, «accendono un messaggio di speranza. Non solo speranza di guarigione, ma soprattutto speranza di vita». Già nei giorni precedenti mons. Tani con una breve ma intensa lettera si era rivolto agli anziani ed ammalati della nostra Arcidiocesi chiedendo loro di sostenere con la preghiera la

Missione Diocesana e di farsi – in qualche modo – garanti del suo buon esito. Rivolgendosi poi ai volontari unitalsiani, l’Arcivescovo commentando il brano evangelico del buon samaritano ha sottolineato come il loro servizio generoso e gratuito «ci dà il senso del buon samaritano, che sa prendersi cura del sofferente e sa andargli incontro». Momento centrale della celebra-

sonale; condividere l’esistenza con l’altro/a, lasciando la famiglia di provenienza, ascoltare le necessità dell’altro/a, rendersi disponibili, fare scelte impegnative, mettersi in gioco con serietà e responsabilità, vivacizzando il rapporto con regole flessibili. I pericoli che insidiano la famiglia devono essere affrontati e combattuti con decisione umana e alla luce della fede, attraverso l’amore coniugale e la fiducia e la speranza nel futuro, una speranza che non dobbiamo farci rubare. Il matrimonio è il valore aggiunto che cementa la coppia attraverso la presenza di Dio, che è e rimane con noi. Ricordiamo il giorno del matrimonio, un giorno pieno, gioioso, particolarissimo, ricco di promesse, con tanto di giuramenti di fronte all’altro/a, di fronte ai testimoni, di fronte ai presenti e soprattutto a Dio: come potremmo tradire tutte queste persone? Massimo Volponi © RIPRODUZIONE RISERVATA

zione, al termine dell’omelia, il conferimento del sacramento dell’unzione degli infermi che ha in sé questi effetti salutari: speranza di guarigione, conforto nella malattia, perdono dei peccati e – cosa che forse più conta per un credente – la salvezza eterna, “per la grazia dello Spirito Santo”. Recita infatti la formula dell’unzione: «Per questa santa Unzione e per la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo e, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi». Fausto Nucci © RIPRODUZIONE RISERVATA

ALLA CERIMONIA PRESENTE ANCHE DON IRMO, DA POCO 89ENNE

Celebrate le cresime ad Acqualagna

riflettere sul cammino che ancora dovranno compiere. Ed è a questa crescita che il Vescovo Giovanni si è riferito rivolgendosi ai ragazzi (è riduttivo pensare però che le sue parole non possano essere recepite anche da noi adulti). Li ha invitati a far crescere il seme del loro essere cristiani, deve diventare albero, che ha sua volta dovrà dare frutti. La vostra vita deve avere “il colore dell’essere cristiani”. E se qualche volta dovesse sorgere la domanda: chi sono io? La risposta dovrà essere ricercata anche in quanto ascoltato e promesso in questa particolare giornata, durante la quale ciascuno ha detto di essere cristiano. Ma perché essere cristiano? La risposta è arrivata dal Vescovo Giovanni nel commento del Vangelo sulla figura del servo. Non suona bene, Egli ha detto, dà l’idea di sudditanza, di mancanza di libertà, ma l’essere servi del Signore Gesù vuol dire abbracciare il Signore con il suo Vangelo, la sua pienezza di vita e di amore. Di fronte abbiamo tante altre servitù, non chiamate così, e sono la servitù del denaro, del correre per essere importanti, dei furbi,

del peccato e di noi stessi. In chiesa era presente il coro parrocchiale S. Lucia con il maestro Lorenzo Gamboni, ad accompagnare la liturgia. Erano presenti alcuni seminaristi che dal 25 settembre stanno svolgendo opera missionaria nelle parrocchie della valle

del Candigliano, era presente don Irmo Fraternale, che ha compiuto da poco 89 anni. Al termine della S. Messa mi ha detto:-questo anno ci sono stato, il prossimo anno si vedrà-. Vorrei rispondergli con le parole del profeta Zaccaria:- Vecchi e vecchie siederanno ancora nella

piazza di Gerusalemme, ognuno con il bastone in mano per la loro longevità e le piazze della città formicoleranno di fanciulli e fanciulle che giocheranno nelle stesse piazze-. O. Stroppa © RIPRODUZIONE RISERVATA


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13 ottobre 2013

convegno missionario diocesano

Nel ricordo di Mons. Paolucci

URBANIA. Il 12 ottobre ricorre l’an- anni, i venticinque missionari e le otto come tema: “Centro Missionario Dioceniversario della morte del nostro caro missionarie della nostra diocesi. Per i se- sano e Gruppi Missionari Parrocchiali per mons. Antonio Paolucci. Vissuto oltre minaristi poveri ha invece costantemente i sentieri della Diocesi e del Mondo”. La novant’anni, è deceduto all’ospedale di cercato delle adozioni, attraverso le quali giornata osserverà il seguente calendario Urbino il 12 ottobre 2012. Con lui si è – anche quest’anno – altri quattro semi- di massima: alle 8.30, arrivo, accoglienspento l’ultimo canonico della Catte- naristi hanno completato gli studi e sono za e registrazione nel Centro Giovanile drale di Urbania, dove era stato nomi- stati già ordinati sacerdoti. Notevole è di Urbania; alle 9, preghiera delle Lodi, nato sessantadue anni fa. Proviene da stata la sua collaborazione con le Pontifi- Conferenza di mons. Alberto Forconi, una famiglia di forte tradizione cristiana. cie Opere Missionarie, alle quali ha sapu- Direttore del Centro Missionario RegioEra nato a Urbania il 3 febbraio 1922. È to devolvere puntualmente, nel corso di nale delle Marche, cui farà seguito una quinto di dodici fratelli. Dal ramo della ogni anno, ingenti somme procurate at- condivisione; alle 11, celebrazione Eusua famiglia sono usciti quattro sacer- traverso le collette delle parrocchie, mo- caristica nella Concattedrale di Urbania, doti e una suora. È stato per sessanta- stre e raccolta di indumenti ed alimentari. presieduta da mons. Forconi e, a seguire sei anni direttore diocesano dell’ufficio Anche per merito suo la nostra diocesi è (12.30), il pranzo nel Centro Giovanile missionario e per quindici anni anche stata per molti anni la prima in graduato- di Urbania. Alle 15, proiezione del DVD direttore dell’ufficio regionale per le ria a livello nazionale nella statistica delle “Per le Strade del Mondo”, condivisione e missioni. Don Antonio si è spento pro- offerte pro-missioni. In tutto l’arco della proposta di testimonianze di alcuni gioprio all’inizio dell’Anno della Fede. Du- sua vita ha amato la sua chiesa diocesana vani tornati da un’esperienza in missione. rante la sua vita non si è mai risparmiato per il bene della chiesa universale. Il Convegno si concluderà alle 17. nel sostenere con la preghiera ed anche In tale occasione vivremo il Convegno Don Andreas Fassa economicamente, nel corso di molti Missionario Diocesano annuale, che avrà © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA CONFERMA DI UN GRANDE APPUNTAMENTO CULTURALE

Concluso “Biosalus 2013” URBINO. “Biosalus”, il Festival Nazionale del Biologico e del Benessere Olistico, si conferma un grande appuntamento culturale in grado di portare a Urbino decine di migliaia di persone. Il 2013 segna il boom della partecipazione alle conferenze, dell’alta frequentazione delle “sale dimostrazioni e trattamenti”, e degli stand che si occupavano di alimentazione bio, di editoria specializzata e prodotti per il benessere della persona. «Il bilancio di questa settimana edizione di “Biosalus” - dice Antimo Zazzaroni, al vertice dell’organizzazione - è decisamente positivo. Nei numeri assoluti di presenza di pubblico, siamo leggermente sotto la quota dello scorso anno, ma immaginavamo che le previsioni maltempo, con pioggia abbondante e ininterrotta per tutto il fine settimana, avrebbero scoraggiato alcune persone. La realtà è che la pioggia ha fermato il visitatore del territorio e delle zone limitrofe che, come in passato, la domenica avrebbe fatto volentieri una passeggiata a Urbino. Cosa diversa per le migliaia di partecipanti molto motivati, fortemente interessati a temi che tratta “Biosalus”.

In questo caso abbiamo avuto un buon incremento. Possiamo dire che la “proposta culturale” del Festival è diventata la vera attrazione dell’appuntamento. Mi dispiace per le persone che non sono riuscite a entrare al Teatro Sanzio per lo spettacolo di sabato sera “La carovana dell’amore”, dedicato alla cultura Sufi. La risposta del pubblico è stata enorme. Oltre le attese. Il prossimo anno vedremo che cosa sarà possibile fare per evitare questi problemi, ma d’altronde gli spazi di Urbino sono questi. Anche nelle sale conferenze abbiamo fatto il medesimo “tutto esaurito”. Per il Festival sono segni di vitalità incoraggianti». «Colgo l’occasione - conclude Antimo Zazzaroni - per ringraziare tutte le Istituzioni territoriali e gli sponsor che per il settimo anno consecutivo han-

no sostenuto la manifestazione. E ringrazio tutti coloro che con grandissimo impegno hanno lavorato per rendere possibili le due giornate del “Biosalus 2013”. Dietro al Festival c’è un grande lavoro di squadra, senza il quale nulla sarebbe possibile». Biosalus è organizzato dall’Istituto di Medicina Naturale di Urbino, con il patrocinio dell’Assessorato al Turismo e alle Attività Produttive della Città di Urbino, del Consiglio Regionale delle Marche, della Provincia di Pesaro-Urbino, dell’Amministrazione Legato Albani, di Legambiente e della UISP.

FESTEGGIATO DA TUTTA LA FAMIGLIA

Auguri nonno Attilio!

FERMIGNANO - Classe 1933, Attilio Ghiandoni ha compiuto 80 anni lo scorso 2 ottobre. Attraverso le pagine di questo giornale la moglie Zaira con i figli Mario, Giuseppe, Antonia, Francesca, Giovanna e Riccardo, i nipoti Ivan, Martina, Luca, Annalisa, Lorenzo, Davide e Tommaso e tutti i parenti desiderano esprimergli i più cari e sinceri auguri di buon compleanno, a cui si uniscono quelli della redazione de Il Nuovo Amico ad un suo affezionato lettore. Nel ringraziare il Signore di averlo come marito, padre e nonno e sperando di poter percorrere ancora tanta strada insieme nella serenità e nella gioia, gli rinnovano l’augurio: buon compleanno ‘Tiglio’!

Urbino in breve

■ Incontro regionale per animatori della liturgia Sabato 12 ottobre presso il Centro Giovanni Paolo II in Montorso di Loreto si terrà una giornata di studio e confronto, a 50 anni

dal Concilio Vaticano II, che la Commissione Regionale della CEM per la Pastorale Liturgica, presieduta dal nostro arcivescovo Mons. Giovanni Tani, ha organizzato per le Commissioni Diocesane della Liturgia, i gruppi parrocchiali di animazione liturgica e tutti coloro che, ministri ordinati e laici, vogliono approfondire la vita liturgica della Chiesa. Il messaggio di S.E. Mons. Giovanni Tani: «La liturgia é la più alta manifestazione della Chiesa, per questo essa deve essere al centro delle nostre attenzioni. Tutti ci siamo resi conto in questi anni dopo il Concilio che cambiare i riti o le forme esteriori delle celebrazioni é relativamente facile, mentre entrare con lo spirito giusto in esse é solo frutto di una fede autentica e di una formazione che purtroppo non sempre si realizza. Vorremmo offrire a livello regionale, a tutti coloro che “intervengono” a vario titolo nella liturgia (sacerdoti, diaconi, accoliti, lettori, cantori, cerimonieri, fedeli, gruppi per la liturgia delle varie comunità e parrocchie) l’opportunità di un incontro fatto di ascolto e di confronto, per un approfondimento dei vari aspetti delle celebrazioni. Ci auguriamo questo sia l’inizio di un cammino, che possa creare una sensibilità sempre più condivisa fra le nostre Diocesi, affinché gradualmente rifluisca nelle varie comunità qualche contributo per vivere sem-

pre meglio i “sacri misteri” della nostra fede». ■ Incontro per i cresimati del 2013 Domenica 13 ottobre all’Oratorio di Urbania San Domenico Savio dalle ore 15 alle ore 19 si troveranno per un incontro diocesano, con la presenza di mons. Giovanni Tani, tutti i ragazzi cresimati dell’anno 2013. Questo il programma di massima: dopo l’arrivo ed un momento di accoglienza, alle 15.30 ci sarà un grande momento di amicizia e gioco e, a seguire, la merenda. Alle 18 la santa messa presieduta dall’Arcivescovo. ■ Formazione diocesana per catechisti A Fermignano si terranno due giorni di formazione per i catechisti mercoledì 16 e giovedì 17 ottobre dalle 19 (incluso spuntino) alle 21,30. Terrà le relazioni don Andrea Lonardo, dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Roma. ■ Ritiro del clero Giovedì 17 ottobre al Santuario del Pelingo. Sarà un momento importante di aggiornamento sulla catechesi, guidato da don Andrea Lonardo.

Servizi Funebri

San Pietro di Giombetti M.

Via Fastiggi, 105 • Pesaro • Tel. 0721 282549 • 24 h

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13 ottobre 2013

convegno

di arte cultura sport

mostra

Le ceramiche di Federico Melis a Urbania pagina

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Manari e Nobili all’Alexander Museum

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Che infine ella ha tutto il diritto e pel suo contegno e pel suo spirito e pei riguardi speciali a cui non manca verso gli altri…”. Sicché intonata a questa stima è il contenuto del testamento di lei (1897) dove elegge il marito unico erede universale, ma c’è una frase che non ha stile notarile, è sua…. Giuseppina riconoscente gli dice “Ed ora addio mio Verdi, come fummo uniti in vita, ricongiunga Iddio i nostri spiriti in cielo…”.

IL GRANDE MAESTRO nel DUECENTENARIO DELLA NASCITA

La sua italianità e la Messa da Requiem

La religiosità nella musica di Giuseppe Verdi di Alessandro Casavola tempi aveva cominciato ad ammirare, arrivando al punto di venerarlo…

Il ruolo di Giuseppina Strepponi

n

elParticolare spesso sottaciuto, Giuseppe Verdi era ateo. Ma leggo di più in un cenno biografico: “Era talmente anticlericale da accompagnare la sua compagna fino sulla soglia della chiesa per tornare poi a riprenderla alla fine della funzione”… Dobbiamo dire che Verdi, ad un certo momento, per ragioni probabilmente diverse, volle in incognito sposarsi… Si sposerà in una chiesetta sperduta nel Trentino… La nuova condizione lo aiuterà ad accostarsi a sacre orchestrazioni, nelle quali pensava si potesse spendere qualcosa di diverso che in passato… All’inizio come studente aveva composto qualche brano organistico sotto la guida dell’organista della chiesa parrocchiale di Busseto. Cose di poco valore. Il mio pensiero potrebbe andare ora ad un Pater Noster per coro, ad una Ave Maria per soprano ed archi… ad altre composizioni che adesso non mi è facile ricordare… Ma ce n’è una che non si può dimenticare, che viene ricordata anche dai manuali di storia della letteratura: la Messa da Requiem eseguita nel 1874, l’anno successivo della morte di Alessandro Manzoni, che Verdi negli ultimi

Nella stesura di questa Messa, io penso, ricevette idee da sua moglie, da Giuseppina, che era una cantante anche se non di eccelse prestazioni… La Messa da Requiem dà molto spazio alle voci, voci di tenori, di soprano alternate o all’unisono… La musica sacra di Verdi, come già quella di Rossini, è in fondo musica di scena… Ecco che Giuseppina comincia a farci conoscere i suoi profili che sono diversi… I biografi li lasciano in penombra. Ricordano più che altro che fu una cantante non ineccepibile e tacciono che a Parigi, Giuseppina realizzò una scuola di canto prestigiosa… Sapeva, dunque, intuire almeno quali fossero i talenti. I biografi bacchettoni sottolineano poi i suoi comportamenti giovanili: innamoramenti diversi, due figli avuti non in stato matrimoniale… Ma non dicono che Giuseppina, poco più che ventenne, dovette caricarsi del peso della famiglia, appunto calcando le scene dell’Opera… Se fu incontrando Verdi, dapprima un’amante discreta… diventerà poi una moglie impareggiabile, una interlocutrice colta, una segretaria diligentissima…. Ma Verdi faticò perché lo lasciassero in pace con la sua donna… Spinto da un temperamento che esplodeva contrattaccò le riserve dell’ex suocero e le maldicenze che circolavano se non a Milano, certo a Busseto…

“La traviata” e il riscatto sociale

Sicché sappiamo perché nella Traviata,rappresentata nel 1853, si calò nel personaggio, quello di una ragazza fragile

e passionale, Violetta Valery (presente in un romanzo di Dumas…) che non vive una vita corretta se non quando incontra un giovane della cosiddetta buona borghesia. Ma Violetta non può realizzare il suo sogno di redenzione, perché è allontanata con sdegno dalla famiglia borghese di lui… Violetta non può diventare una rispettabile signora, è una di quelle… Ma Verdi la circonda di pathos, scrive le musiche più commoventi per commentare il declino della sua salute, aggredita dalla tisi… E tentando di coinvolgere il pubblico contro il pregiudizio, rappresentato nella vicenda, dà ordine ai cantanti di osservare al momento dell’andata in scena, quali abiti indossano gli spettatori e le spettatrici… perché vuole che ci sia un respingimento del pregiudizio dentro e fuori la scena… La censura non glielo permetterà… Verdi nella vicenda di Violetta aveva ripensato all’umiliazione di Giuseppina e sua…Sentiamo quanto scrisse l’ex suocero: “In casa mia vive una signora libera, indipendente, amante come me della vita solitaria, con una fortuna che la mette al coperto da ogni bisogno. Né io né lei dobbiamo a chicchessia conto delle nostre azioni. Chi sa se ella è o non è mia moglie? Chi sa se ciò è bene o male? Perché non potrebbe essere un bene? E fosse anche un male, chi ha il diritto di scagliare l’anatema? Bensì io dirò che a lei, in casa mia, si deve pari, anzi maggior rispetto che non si deve a me… e che a nessuno è permesso mancarvi…

Verdi ebbe tante buone qualità, passionalità a parte insita nel suo temperamento a cui ho fatto cenno. Trascrivo da un manuale di Storia della musica, Luigi Cocchi, ed. Paravia 1976, “Verdi fu uomo integerrimo, infinitamente buono, patriota fervente, costante assertore di italianità… Non per nulla il conte di Cavour asseriva che con dieci ambasciatori d’italianità come Giuseppe Verdi, l’Italia sarebbe stata fatta in pochi giorni…Rude talvolta, ma sincero, portato ad una musica non accademica, che si faceva, se necessario, diversa da quella del passato, scrutatore degli stati d’animo, che assegnava ai suoi personaggi… “Invecchiando diventò addirittura meno rude, più pensoso, capì che le realtà non sono quelle professionali e sociali… Mi sia permessa una parentesi a questo punto: chi sa che con i proventi della sua attività di musicista si era messo a fare l’imprenditore agricolo, dando lavoro a centinaia di bifolchi?.. Pensiamo alla immensa tenuta di S. Agata… Forse giocò in lui il ricordo della vita di stenti condotta con i suoi familiari in un cascinale a Roncole, il suo villaggio natale… Dicevo che invecchiando Verdi cominciò a pensare ad altre realtà che non fossero quelle professionali o sociali, cosicché la sua religiosità diventerà più consapevole… Lascerà scritto nel testamento di volere sotto il suo capo, nel feretro, lo spartito della composizione sacra più riuscita, e cioè della Messa da Requiem e la bacchetta orchestrale, il che ci sembra naturale per essere stato per lungo tempo un compositore di grandi capacità,.. ma quello che ci sorprende e ci commuove è che aggiunge, a queste cose… anche un rosario. ©riproduzione riservata


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IL “FRONTINO – MONTEFELTRO” ALLA 32A EDIZIONE

Premiati la “Scuola del Libro” e il museo del Gabinetto di Fisica

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a stampa locale ha dato notevole risalto ai premiati della XXXII edizione. In particolare a Maria Luisa Spaziani, una gloria della poesia italiana, per il Premio Nazionale di Cultura. A Cristiano Cerioni e Tommaso di Carpegna Falconieri per la Sezione di Cultura Marchigiana, a Silvio Cattarina, animatore di Cooperative sociali per la Sezione personaggi. Si è soffermata di meno sulla premiazione al Museo del Gabinetto di Fisica della “Carlo Bo” di Urbino. Una innovazione del Premio Frontino, introdotta l’anno scorso con la premiazione del Museo del Balì che, nel progetto del Premio, mira a dare visibilità ai vari Musei sparsi sul territorio, spronandoli a creare collegamenti tra loro per evidenziare come, accanto all’arte e alla letteratura, anche le scienze fisiche e matematiche sono presenti ed hanno avuto un ruolo nel territorio montefeltrano e nella provincia, già nel Rinascimento, nell’Illuminismo, nell’ottocento e fino ai giorni nostri. Oggi il Museo è ospitato a Palazzo Albani, antico Collegio dei Nobili, in Urbino sotto l’egida e la tutela del Dipartimento

scientifico dell’Ateneo urbinate. Nella motivazione del Premio c’è l’augurio e l’invito “ad essere – il Museo- soggetto attivo nel territorio, capace di interagire positivamente col pubblico”. Molto impressionato dalla bellezza di Frontino che vedeva per la prima volta, Roberto Mantovani ha ritirato il Premio come curatore del Museo. Di grande rilievo anche il Premio della Sezione Quarta “Per la sperimentazione scolastica”

che il Rettore Stefano Pivato ed il Sindaco Andrea Spagna, hanno voluto legare al nome del compianto Sindaco Antonio Mariani. Il Premio è stato assegnato alla prestigiosa Scuola del Libro – Liceo artistico, animatrice della vita culturale urbinate e provinciale da quasi novant’anni. Con studenti che vengono da tutta Italia ad apprendere le tecniche incisorie della grafica, del disegno animato, della fotografia e filmografia pluridisciplinari

Presentato il libro di Lionello Mancini del Sole 24 Ore

FANO - Sarà “Il mercante di Venezia” di William Shakespeare ad alzare per primo il sipario al Teatro della Fortuna, il prossimo sabato 19 ottobre (ore 21) con replica il giorno successivo (ore 17), per inaugurare la nuova stagione di prosa di “FanoTeatro”, organizzata dalla Fondazione Teatro della Fortuna e dall’AMAT. Il dramma, rappresentato per la prima volta a Londra nell’estate del1598 e pubblicato nel 1600, narra la vicenda del giovane gentiluomo Bassanio, del suo amico Antonio e di Shylock, un usuraio ebreo che alla mancata restituzione del prestito concesso al giovane e garantito dall’amico, chiede come risarcimento una libbra della carne di quest’ ultimo. A rappresentare a Fano lo spettacolo, che è prodotto da Oblomov Films e dalla Fondazione

L’inedito e il privato

impiegato presso la Corte penale internazionale dell’Aja. Quest’ultimo, la cui vicenda è contenuta all’interno del testo di Mancini, ha raccontato il suo percorso che, nel 2009, l’ha portato a ricoprire un ruolo di così grande prestigio per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Con grande limpidezza e semplicità, il giudice Tarfusser ha risposto alle tante domande dei presenti, affrontando senza remore alcuni punti nodali attraverso i quali si articola la concezione della giustizia italiana: «Il problema vero della giustizia è quello del mancato controllo della legalità – ha osservato – perché, fino a quando ci si occupa di fare gli spazzini, togliendo dalla strada i drogati, i criminali o altri, va tutto bene, mentre si incontrano dei problemi se si inizia a compiere uno scatto culturale per quanto riguarda la trasmissione dell’idea di legalità». Con l’autorevolezza conquistata in tanti anni di onorato lavoro al servizio dello Stato, Cuno Tarfusser non ha risparmiato commenti anche sulle recenti critiche mosse alla giustizia da parte della politica, ribadendo l’importanza della separazione e dell’autonomia dei poteri, nonché la possibilità, da parte dei politici, di poter provvedere alla modifica del sistema tramite gli strumenti che hanno a disposizione: le leggi. Il libro, edito da Rizzoli, consta di 279 pagine ed è disponibile anche per eBook. Matteo Itri

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L’

associazione culturale sarda “Eleonora d’Arborea” organizza un convegno e una mostra dedicata alla figura del ceramista Federico Melis (Bosa 1891 – Urbania 1969). Sabato 12 ottobre alle ore 10, presso il palazzo vescovile di Urbania (p.zza Urbano VIII n. 7) il Convegno dal titolo “L’inedito e il privato di Federico Melis” sarà preceduto dalla inaugurazione di una targa (ore 9.30) dedicata all’artista in località Orsaiola. Alle ore 10 la mattinata di studi sarà introdotta dal presidente dell’associazione culturale sarda Luigi Lilliu. Seguirà l’intervento di Pino Mascia, docente dell’Accademia delle belle arti di Urbino su “Melis in Sardegna” e i saluti di mons. Davide Tonti presidente della Fondazione istituto arcidiocesano di Urbania. Le relazioni sono affidate a Raimondo Rossi (direttore del museo Leonardi), Alice Lombardelli (assessore alla cultura di Urbania) e Feliciano Paoli (direttore dei musi civici di Urbania). Seguiranno le testimonianze degli ex allievi dell’artista: Ettore Benedetti, Piero Cicoli, Vittorio Salvatori, Mario Grini, Giovanni BArtolucci e Vincenzo Tiboni. Le conclusioni sono affidate a Giorgio Donini, docente presso il liceo artistico “Mengaroni” di Pesaro. L’inaugurazione della mostra di ceramica a palazzo Vescovile è prevista per le ore 12 e rimarrà aperta al pubblico fino al 27 ottobre con il seguente orario: dal mercoledì alla domenica 10/12.30 e 15/17.30. Per maggiori informazioni: 0722/312020 – mail a: museodiocesano@casteldurante.it

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SI PARTE IL 19 OTTOBRE COL “MERCANTE DI VENEZIA”

Binasco e Orlando inaugurano Fanoteatro del Teatro Stabile di Torino, è la Popular Shakespeare Kompany del pluripremiato Valerio Binasco, il quale ne ha curato traduzione e adattamento del testo, regia ed è anche attore sulla scena. Ma se vogliamo capire l’origine di questo lavoro, dobbiamo risalire al 2009, quando Binasco mise in scena “Romeo e Giulietta” (con Riccardo Scamarcio) e fu un successo. Da quell’esperienza è nata infatti la compagnia citata, che si è impegnata a realizzare un’ opera shakespeariana ogni anno. In seguito è stata la volta de “La Tempesta” e ora de “Il mercante di Venezia”.

“Nel mercante, gli eroi non sono degli eroi, ma stanno in seconda e terza fila nella vita. - dice il regista - Il bene e il male si spostano di continuo nel corso della pièce, dipende dalle circostanze e questa è una verità moderna e inattaccabile. Noi dobbiamo fare del mercante una grande favola e una festa del teatro. Cioè della speranza”. Ancora una volta Shakespeare ci fornisce abbondante materia per riflettere su di noi e sul nostro presente: scontri etici e sociali, amicizia, amore, potere del danaro, lealtà, ingiustizia, intolleranza ed altro ancora sono

i giochi di Leone PantaleonI da cagli Un buono sconto

UN PREMIO PER UN REBUS

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CONVEGNO E MOSTRA SU Federico Melis FINO AL 27 OTTOBRE

L’onere della toga

FANO - «Nessuno prescrive al magistrato di usare il proprio sentimento e di spingersi oltre a quanto normalmente previsto, solo animato dalla sua scrupolosità. Quanti, però, anziché archiviare frettolosamente un fascicolo, adempiono con onestà il loro lavoro?». Su questi ed altri temi ci si è intrattenuti durante la presentazione del libro L’onere della toga di Leonello Mancini, tenutasi nella sala di rappresentanza della fondazione Cassa di Risparmio di Fano nel pomeriggio di venerdì 4 ottobre. Dopo le parole iniziali dello stesso autore, il moderatore Alessandro de Lisi, direttore del Centro Studi Sociali contro le mafie, ha dato la parola all’ospite d’onore della serata, il giudice Cuno Jakob Tarfusser, attualmente

e multimediali, del design e del restauro del libro. Il peso della scuola è internazionale. Ancora oggi è un punto di riferimento per la grande grafica e la grande scenografia, con laboratori di ex alunni in varie parti d’Italia, di Europa, America ed Oriente. Un grande sostegno per il riconoscimento di Urbino a Capitale culturale dell’Europa nel 2019. Una scuola che, nonostante le recenti riforme e gli appesantimenti burocratici, continua a mantenere alto lo spirito della tradizione contenendo le forme invasive delle dirompenti tecnologie, utilizzate sperimentalmente per interpretare e coniugare le cangianti e discusse armonie odierne del bello. La dirigente Bianca Marré, ha sottolineato che il Premio è uno stimolo a proseguire nel solco della grande tradizione della Scuola. La folta presenza di Autorità e di Pubblico premiano l’impegno e il Lavoro del Rettore Stefano Pivato, presidente del Premio, del segretario Gastone Mosci, del Sindaco Andrea Spagna e della puntuale Roberta Raggi. Sergio Pretelli

infatti tutti temi presenti in quest’opera. Nei panni di Shylock, la cui cattiveria è quella di una persona che fa i conti non solo con le ferite personali, ma anche con quelle storiche inflitte al suo popolo (oggi lo vediamo negli stranieri sfruttati), troviamo il noto attore Silvio Orlando. Gli altri interpreti, in ordine alfabetico sono: Andrea Di Casa, Fabrizio Contri, Milvia Marigliano, Simone Luglio, Elena Gigliotti, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Sergio Romano, Barbara Ronchi, Roberto Turchetta e Ivan Zerbinetti. Le musiche originali sono di Arturo Annacchino, le scene di Carlo De Marino, le luci di Pasquale Mari, i costumi di Sandra Cardini e la regista assistente è Nicoletta Robello. Mariella Polverari ©riproduzione riservata

Frase: 5-10-8

in omaggio

I vincitori verranno estratti a sorte tra coloro che avranno inviato la soluzione corretta a pesaro@ ilnuovoamico.it oppure a IL NUOVO AMICO Via del Seminario 4 – 61121 Pesaro. L’omaggio di questa settimana è un buono sconto del 20% presso la libreria “LA Buona Stampa” di Pesaro (Via Rossini 68) La chiave risolutiva del rebus di Leone da Ca8-2-4-5) ‘QU, arti; nodi, V; in O, R osso’ gli pubblicato a pag. 22 del n. 36 del “Nuovo Soluzione: - QUARTINO DI VINO ROSSO Amico” di domenica 6 ottobre era: (Frase: Vince: Anna Di Paolo E’ possibile ritirare il premio da lunedì a mercoledì dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 17 alle ore 19 presso la redazione di Pesaro (via Rossini 53). Per un diverso recapito contattare il n. verde gratuito 800/501170 sempre nei giorni e ore sopra indicate.

PER RICEVERE L’OMAGGIO È NECESSARIO DIMOSTRARE DI ESSERE IN REGOLA CON L’ABBONAMENTO AL NUOVO AMICO PER L’ANNO 2013 O REGOLARIZZARE LA POSIZIONE AL MOMENTO DEL RITIRO DEL PREMIO


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S

ei ottobre, giorno ancora sotto l’influenza della Festa di San Francesco, patrono d’Italia e “apripista” di una cultura che ha bisogno di nuove sollecitazioni. Un gruppo di amici, in rappresentanza di Associazioni unite tra loro per interessi comuni e distinti, ha affrontato la seconda tappa dei Cammini Francescani nel nostro territorio provinciale di Pesaro e Urbino. La prima tappa, 11 agosto, è stata fatta in sordina, perché è bene sperimentare prima di proporre a largo raggio di azione. Il tempo ci è stato del tutto avverso, lo sapevamo dalle previsioni, ma la decisione era presa e concordata, salvo diluvio universale, sulla scia del motto di BadenPowell: “non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento”. In pochi e molto ardimentosi siamo partiti dalla chiesa di Santa Maria del Soccorso di Montemaggiore al Metauro, benedicente il parroco, e per vie traverse, il più possibile corrispondenti al percorso presumibilmente fatto da San Francesco (abbiamo studiato bene le mappe consultate presso l’Archivio di Stato di Pesaro), siamo arrivati alla chiesa di San Cristoforo di Orciano di Pesaro. Perché rinunciare ad un proposito, che fa parte di un progetto, per avverse condizioni meteorologiche? L’avventura ha sempre il suo fascino, e le difficoltà la esaltano, purché essa mantenga il suo significato sostanziale che comporta l’esserci per il futuro: superare il proprio limite, rimanendo attaccati alla vita. Altrimenti, non si tratta di avventura, ma una delle tante disavventure, di più, vere e proprie disgrazie, volte ad interessare più la cronaca che coinvolgere le persone . In verità, abbiamo avuto un tempo… eccezionale: un sole sopra le nuvole che spaccava le pietre; sotto le nuvole, una nebbiolina che condensava in minuscole e rare goccioline di pioggia. Tempo eccezionale perché ben diverso da quello indicato dalle previsioni del tempo, a livello quasi di allarme della Protezione Civile. Solo nell’ultimo chilometro un po’ di

arte cultura sport

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DA MONTEMAGGIORE AL METAURO A ORCIANO SUL CAMMINO FRANCESCANO

Sul sentiero provinciale di San Francesco

pioggia, giusto come segno di benedizione del cielo alla conclusione dell’impresa. Durante il percorso una breve sosta in località Giardino, davanti alla Villa di Carisio Ciavarini, un illustre personaggio di Orciano in condivisione con Montemaggiore, figura fondamentale della Cultura Marchigiana (chi sa che è stato l’ideatore e il primo realizzatore del Museo Archeologico delle Marche?). La seconda tappa alla Piadineria Dietro le Mura di Piagge per una colazione, nelle intenzioni fugace, rivelatasi sostanziosa e corroborante ai fini della continuazione del Cammino.

Dunque, un’impresa felicemente condotta e conclusa, evitate il più possibile le strade asfaltate, volte alla riscoperta delle strade di un tempo, fatte in riferimento ai mezzi trainati da animali, con profonda immersione nella campagna, fino ad avere, nelle strade interrate, il fango all’altezza delle caviglie, con schizzi fino al ginocchio. Siamo arrivati con estrema puntualità alla messa in San Cristoforo di Orciano e poi, scattate alcune foto-ricordo accanto all’affresco raffigurante San Francesco, di recente restaurato e pronto per essere esposto nella chiesa di Santa Maria Novella, siamo andati a pranzo presso il Ristorante-

Albergo Il Castagno. Siamo arrivati in buone condizioni all’appuntamento conviviale, con tanto di fiato ancora, sì che abbiamo mangiato e parlato, vecchi e nuovi compagni d’avventura, per scoprire che, per la semplice scelta del camminare, dentro la complessa circostanza della contemplazione della Natura, del bisogno di nutrire spirito e corpo, avevamo molte cose in comune, e dovevano essere condivise a reciproca conoscenza. Dai discorsi è emersa con discrezione la parte più semplice e genuina di sé. È bello sapere che, pur senza reciproca conoscenza, si ha molto in comune con altri e si hanno corrispondenze che, se avessero avuto l’opportunità di venire coltivate dalla preadolescenza, ci avrebbero fatto diventare amici. Perché i Cammini di San Francesco? L’idea ha lontane e vicine radici, molto ramificate: idee, anche vaganti, desideri, bisogni, illuminazioni più o meno improvvise e, soprattutto, l’appartenenza ad associazioni varie, alleate tra loro, in pieno accordo e pronte all’in-contro (insieme a confronto, anche acceso, se occorre); come un concerto di campane in cui ciascuna ha la sua nota distintiva da proporre, voluta dal suo creatore; ha, per tocco ricevuto, il proprio momento di rilievo, ma ben presto si confonde con le note delle altre per creare l’armonia che annuncia il bisogno di elevazione dello spirito. Rodolfo Tonelli

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DOPPIO APPUNTAMENTO ALL’ALEXANDER MUSEUM PALACE

Mostra di Manari e mediometraggio di Nobili D

oppio appuntamento culturale all’Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro. E’ infatti in corso la mostra di Emiliano Manari dal titolo “Texture’’ con il contributo di Franca De Paulis e a cura di Sarah Palermo. Inoltre è stato presentato il mediometraggio dell’artista Leonardo Nobili dal titolo “L’Impietrata’’. Si tratta di un video-film su una storia noir, tra realtà e fantasia, che Nobili ha realizzato con la collaborazione di Agostino Vincenzi e Giorgio Ricci con il montaggio di Renzo Tebaldi. A fare da sfondo al film “L’Impietrata’’, sono il territorio della Provincia di Pesaro e Urbino e l’avveniristica città di New York. “Questo non vuole essere solo un film come pura espressione artistica – ha detto l’artista - ma anche la rievocazione e la rivalutazione dei luoghi del nostro entroterra, dove ho trascorso i primi anni della mia infanzia, un luogo per me magico da cui riaffiorano tanti ricordi che faccio rivivere attraverso l’arte’’. Nella mostra di Manari invece si evidenzia l’impegno

IL NUOVO AMICO È nelLE EDICOLE DI fano

• ferlito giuseppe v. le XII Settembre 1 • A.F. News s.n.c. p.za Amiani • Edicola di Simona Garoffolo v. Nolfi • Rivendita Giornali e riviste di Palazzi Augusto v. Roma 8/a

di abbracciare il mondo del contemporaneo e il nuovo linguaggio visivo che lo porta ad essere influenzato dalla pop art, senza distogliere lo sguardo dal passato. “Sono contento di questa definizione – ha detto l’artista - anche perchè il cinema, la fotografia e le varie letture delle mie opere mi interessa particolarmente. Alcune figurazioni sono pop, come quella di Marlene Dietrich, però con inserti di tessuti che hanno dei sapori classici. Il riferimento al cinema, in particolare a quello di Peter Greenaway, ma anche l’utilizzo delle luci e delle ombre della fotografia, sono fra gli elementi basilari delle mie opere.’’ Nella mostra è possibile ammirare anche broccati e damascati realizzati dalla madre dell’artista, Franca De Paulis, che raccontano un’arte che attrae per la sua eleganza intrinseca. “I ritagli sono l’immagine di una donna - ha sottolineato Sarah Palermo - ma anche una storia che rappresenta il nostro mondo o affascina per il loro impatto visivo, un incanto che passa, un tempus fugit, che nelle opere di Manari, però viene cristallizzato nella propria dimensione.’’ “E’ una mostra che decisamente rivaluta l’arazzo - ha chiosato il critico d’arte Ives Celli – ed ha un ritorno al Dada rivisto, che sboccia nel periodo della Pop Art. dove vi è il riciclaggio dell’oggetto comune, e quindi rivaluta anche l’artigianato’’. Paolo Montanari

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enna

libera tutti

IN OCCASIONE DEL PRIMO ANNO DI VITA DEL MENSILE “PENNA LIBERA TUTTI” La redazione del carcere di Villa Fastiggi propone una tavola rotonda dal titolo

«Giornalismo off-line» Venerdì 18 ottobre 2013 – ore 10 TEATRO DELLA CASA CIRCONDARIALE DI VILLA FASTIGGI STR. FONTESECCO 88 – PESARO

INTERVENGONO

Lella Mazzoli

Direttore dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino

Alberto Pancrazi Giornalista

Coordinamento giornalisti carceri Marche SALUTI

Claudia Clementi

Direttore Casa circondariale Villa Fastiggi

Mons. Piero Coccia Arcivescovo di Pesaro

Italo Tanoni

Ombudsman regione Marche


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