Prato review 67

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PRECIOUS PUZZLE

pratoreview

11

EDITORIALE

Prato, a modo suo

12 AGENDA

SPETTACOLO

14 AGENDA

MOSTRE

16 DANIEL PENNAC

La forza delle parole

di Francesca Lombardi

22 PRATO STATE OF MIND

La mia Prato non è un luogo fsico:

è qualcosa di più…

Come diceva Billy Joel di New York di Fabio Fantini

34 STORIA VIVA

Un viaggio immersivo tra arte, memoria e città, per guidare bambini

e famiglie alla scoperta di Prato

40 REALE, OLTRE IL REALE

Il percorso della bellissima

mostra dedicata a Luigi Ghirri

al Centro Pecci

pratoreview

50 IL RITORNO DI PRATO 88

La città ritrova fnalmente

il suo simbolo

della contemporaneità di Francesca Lombardi

56 TRAME DI FAMIGLIA

Ottant’anni tra impresa

e impegno sociale:

Marini Industrie conferma

il suo legame col territorio

di Elisa Signorini

62 PRECIOUS PUZZLE di Francesca Lombardi Layout Clelia Giardina

72 LE COORDINATE SEGRETE DELLA PIZZA A PRATO

Ovvero: come una città concreta ha imparato a raccontarsi attraverso impasti e piccole ossessioni gastronomiche di Sabrina Bozzoni

80 PRATO ESSENTIAL GUIDE

81 MESSAGGI DALLE STELLE

pratoreview

DIRETTORE RESPONSABILE

Matteo Parigi Bini

MODA

Francesca Lombardi

REDAZIONE

Sabrina Bozzoni, Teresa Favi, Francesca Lombardi Virginia Mammoli, Martina Olivieri, Elisa Signorini

FOTO COVER

Eric Vandeville

FOTOGRAFI

Marco Badiani, Angela Bartoletti, Silvia Bavetta, Lara Conama Mumenthaler Dario Garofalo, Alessandro Moggi, Letizia Mugri, Ottavia Poli, Andrea Rossetti

GRAFICA

Melania Branca, Clelia Giardina

DIRETTORE COMMERCIALE

Alex Vittorio Lana

PUBBLICITÀ

Nicola Brigandì, Gianni Consorti, Lisa Katsogiannou Alessandra Nardelli, Monica Offi dani

SOCIETÀ EDITRICE

Alex Vittorio Lana, Matteo Parigi Bini

via Cristoforo Landino, 2 - 50129 Firenze - Italia tel +39.055.0498097 redazione@gruppoeditoriale.com

Registrazione Tribunale di Prato - n° 5/2009 del 10.03.2009

Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2, lettera b – legge 662/96 – Filiale di Firenze - Contiene IP

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PRATO, A MODO SUO

STORIE, IDENTITÀ E VISIONI: IL RACCONTO

DI UNA CITTÀ SEMPRE NUOVA, MA SEMPRE FEDELE A SÉ STESSA

Ci sono città che si lasciano raccontare, e città che resistono. Prato appartiene alla seconda categoria: si ofre per strati, per voci, per prospettive che convivono e si contraddicono. Una complessità che Daniel Pennac, protagonista della nostra cover, osserva con quello sguardo ironico e afettuoso capace di trasformare ogni dettaglio in un frammento di narrazione. È una città dove le storie non stanno ferme: si intrecciano, si sovrappongono, si reinventano. Lo sa bene anche Fabio Fantini, cantante della band Edipo e il Suo Complesso, che ci restituisce la natura duplice e magnetica di una città eternamente sospesa tra alto e basso, cultura e flatura, ironia e concretezza. Un carattere che non è mai posa, ma identità: un modo di stare al mondo.

Identità che si ritrova anche nelle imprese che hanno fatto la storia del territorio. Marini Industrie compie ottant’anni e conferma come tradizione, famiglia e innovazione possano convivere senza nostalgia. Dalle storie imprenditoriali alle storie d’arte: il viaggio prosegue al Museo di Palazzo Pretorio con il progetto Storia di Prato. La città in tre tempi, che riporta il pubblico nel cuore del Rinascimento pratese grazie a un’esperienza immersiva dedicata a Filippo e Filippino Lippi e Fra Diamante. È il primo capitolo di una trilogia che racconterà la città attraverso i suoi snodi cruciali, dall’età industriale alla Prato di oggi.

E ancora arte, questa volta al Centro Pecci, dove il ricollocamento di Prato 88 ofre l’occasione per riscoprire l’eredità di Mauro Staccioli, per poi inoltrarsi nel mondo di Luigi Ghirri con le sue polaroid.

Poi, certo, c’è anche un’altra Prato. Quella quotidiana, concreta, immediata. Quella che la sera sceglie una pizza e, tra queste pagine, solo per voi, gli indirizzi da non perdere.

TEATRI ELETTRICI

CONCERTI E SPETTACOLI DA NON PERDERE A PRATO

DICEMBRE

Il 19, alle 21, la Camerata Strumentale di Prato, diretta da Filippo Maria Bressan, esegue il Messiah di Händel riorchestrato da Mozart. Fino al 28, per 9 pomeriggi, al Museo di Palazzo Pretorio, va in scena Storia di Prato. Parte I: Il Rinascimento, con Filippo e Filippino Lippi e Fra Diamante, prima nazionale della rassegna Metragazzi, coprodotta dalla Compagnia TPO. Il 30 e 31, al Garibaldi Milleventi, Daniela Morozzi, Anna Meacci e Chiara Riondino portano in scena Piccole donne crescono? dirette da Matteo Marsan

GENNAIO

Il 3, al Politeama, va in scena il musical La febbre del sabato sera, con la Compagnia della Rancia

Il 10, sempre al Politeama, serata dedicata a due grandi classici della musica di tutti i tempi: 200 musicisti sul palco, sotto la direzione di Giacomo Loprieno, eseguono Bolero e Carmina Burana. Il 15, la Camerata

Strumentale di Prato, diretta da Hugo Ticciati (anche al violino), esegue la Terza Sinfonia di Brahms e una nuova partitura di Nico Muhly che elabora brani di William Byrd e John Sheppard

e il Te Deum di Benjamin Britten. Il 17 e 18, al Politeama, Massimo Ghini porta in scena con Galatea Ranzi Il vedovo, tratto dal flm di Dino Risi. Il 22, 23 e 24, al Fabbricone, Ascanio Celestini interpreta ogni sera uno spettacolo diverso: Laika, Pueblo, Rumba. Il 29, al Garibaldi Milleventi, Paolo Nori racconta Delitto e castigo di Dostoevskij. La proposta inaugura le attività dell’Associazione Anita Garibaldi, che mira a creare una comunità di amici attraverso incontri di letteratura, spettacoli, talk ed eventi speciali.

FEBBRAIO

Il 7 e 8, al Politeama, Michele Riondino è regista e interprete di Art di Yasmina Reza. Il 12, al Politeama, Claudio Novati dirige la Camerata Strumentale in un concerto sinfonico con musiche di Mozart, Larsson e Schubert, sassofono solista è Jacopo Taddei. Il 19, al Garibaldi Milleventi, Pietro Grossi racconta Cuore di tenebra di Joseph Conrad. Dal 26 febbraio al 3 marzo, al Teatro Metastasio, va in scena Don Giovanni da Molière, Da Ponte e Mozart, nell’adattamento e regia di Arturo Cirillo.

TEATRO METASTASIO - DON GIOVANNI
TEATRO POLITEAMA PRATESE - IL VEDOVO

N U O VA AL F A R OM E O T ONAL

Consumo di carburante gamma Alfa Romeo Tonale (l/100 km): 5,9 – 3,4; consumo di energia elettrica su Plug-in Hybrid Q4 (kWh/100km): 12,7 – 12,3 e fino a 61 km di autonomia in elettrico; emissioni CO2 (g/km): 145 – 77. Valori omologati in base al ciclo misto WLTP, aggiornati al 20/10/2025, e indicati a fini comparativi. Il consumo effettivo di carburante e le emissioni di CO2 possono essere diversi e variare a seconda delle condizioni di utilizzo e di vari fattori quali: optional, temperatura, stile di guida, velocità, peso del veicolo, utilizzo di determinati equipaggiamenti (aria condizionata, impianto di riscaldamento, radio, navigazione, luci, ecc.), pneumatici, condizioni stradali, meteo, ecc. Immagini a puro scopo illustrativo.

ARTE IN MOVIMENTO

MOSTRE, INSTALLAZIONI E GRANDI RITORNI: IL CONTEMPORANEO A PRATO E DINTORNI

CENTRO PECCI

Era il 1988 quando Prato 88, la grande opera a mezza luna di Mauro Staccioli realizzata in occasione dell’apertura del Centro Pecci, trovava spazio nel giardino davanti al museo, di cui è divenuta quasi un simbolo. Per festeggiarne il ricollocamento il centro ospita, fno al 6 gennaio 2026, Ri-pensare la scultura di Mauro Staccioli, con bozzetti preparatori di Prato 88, ma anche sculture e disegni che la anticipano e seguono in quanto opera emblematica dell’artista. Punta invece l’attenzione sui tragici femminicidi avvenuti in Toscana dal 2014 al 2025, Vorrei che voi mi vedeste, con le fotografe

di Arianna Sanesi e i testi di Anna Bardazzi (fno all’11 gennaio 2026), mentre prosegue fno al 10 maggio 2026, VIVONO. Arte e afetti, HIV-AIDS in Italia. 1982-1996, che racconta la storia dimenticata delle artiste e degli artisti italiani colpiti dalla crisi dell’HIV-AIDS. Nella stessa data si conclude l’attesissima Luigi Ghirri. Polaroid ’79-’83, prima mostra istituzionale in Italia interamente dedicata al lavoro su polaroid del fotografo italiano del secondo dopoguerra più conosciuto al mondo.

MUSEO DEL TESSUTO

C’è ancora tempo fno al 3 maggio 2026 per spaziare tra gli abiti di due stilisti

iconici della moda francese, con la mostra Azzedine Alaïa, Cristóbal Balenciaga. Scultori della forma, e per ammirare tessuti europei dal Quattro al Settecento, con Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti.

VILLA ROSPIGLIOSI

Niente di grave è l’installazione di Fabrizio Ajello visibile a Villa Rospigliosi fno al 31 gennaio 2026

L’opera afronta la domanda ‘Che cosa resta dei padri quando non ci sono più’ attraversando memorie private e immagini collettive, in un percorso che interroga il tema dell’assenza, la fragilità dei ricordi e la necessità umana di riscrivere ciò che è perdu-

to (ingresso gratuito su appuntamento).

SCUDERIE MEDICEE (Poggio a Caiano) È qui che si può visitare Silvio Lofredo tra esperienze cosmopolite e nuove tendenze forentine: dedicata a uno dei maestri del Novecento, amico di Ardengo Sofci – di cui le Scuderie ospitano il museo – e di un altro grande toscano del Novecento: Ottone Rosai. Nato a Parigi e morto in Liguria, Lofredo scelse Firenze come luogo del cuore, stringendo un legame anche con Poggio a Caiano, dove, appena ventiseienne, svolse il ruolo di docente di discipline artistiche presso la scuola media Filippo Mazzei.

CENTRO PECCI - LUIGI GHIRRI. POLAROID ’79-’83
CENTRO PECCI - PRATO 88
DANIEL PENNAC, AUTORE DELLA FORTUNATA SERIE DI ROMANZI CHE GIRANO ATTORNO A MALAUSSÈNE (PH. ERIC VANDEVILLE)

LA FORZA DELLE PAROLE

UN PRATO DI LIBRI: DANIEL PENNAC

OSPITE DELLA 14ª EDIZIONE DI FRANCESCA LOMBARDI

DANIEL PENNAC DURANTE L’INCONTRO AL POLITEAMA E CON LE VOLONTARIE DELL’ASS. IL GERANIO (PH. ANGELA BARTOLET TI)

Un teatro Politeama gremito di ragazzi e ragazze ha accolto Daniel Pennac in una fredda mattina di fne novembre. Lo scrittore francese di fama internazionale, creatore di Benjamin Malaussène e dei romanzi di straordinario successo che lo vedono protagonista, ha aperto ufcialmente la 14ª edizione di un Prato di libri, il festival della lettura per bambini e ragazzi organizzato dall’Associazione Il Geranio che quest’anno ha come tema il Viaggio, fsico ma soprattutto intellettuale.

Autore di fama mondiale, il creatore di Benjamin Malaussène è stato rofessore in un liceo parigino per 30 anni e allievo che lui stesso defnisce ‘somaro’, Pennac ha dato consigli sia agli studenti che agli insegnanti per afrontare al meglio il percorso della scuola, a volte duro, e riscoprire l’emozione del viaggio verso la conoscenza. Non è la prima volta in città per lei… È vero sono già stato qui nel 2019, sono contento di rivedervi! Ma ogni incontro ha la sua storia, molto dipenderà molto dalle domande di questi ragazzi. Il principio è semplice: loro hanno il diritto di farmi tutte le domande che passano loro per la testa, e io ho il diritto di rispondere a tutto ciò che mi passa per la testa. Ma senza mai dimenticare che non sono soltanto studenti: sono prima di tutto bambini e adolescenti, e io sono un adulto. Le mie risposte dipenderanno molto da ciò che vorranno sapere.

Con la sua grande esperienza che approccio ha maturato lei con i giovani? I ragazzi bisogna farli creare. Quando ero docente gli facevo fare teatro, scrivere il giornale della classe e anche della città, perché potessero toccare con mano qual è il signifcato di un testo e potessero viverlo sulla loro pelle. Io oggi non parlo né a degli alunni né a dei clienti: parlo a dei bambini e a degli adolescenti. È una cosa molto importante, perché al giorno d’oggi, nella società dei consumi e dei social network, ci si rivolge spesso ai ragazzi come a dei consumatori, senza preoccuparsi di sapere se di fronte a noi ci sono dei bambini o degli adulti. Anche la scuola spesso non è da meno, perché considera l’alunno come qualcuno di cui conta soltanto verificare ciò che sa e ciò che non sa. È la scuola della valutazione, che a me non piace per niente. Prato è la città italiana con più stranieri in rapporto alla popolazione. Lei ha una storia personale legata alla migrazione: cosa può dare questo allo scrittore e all’arte?

Vivo a Belleville dal 1969, un quartiere segnato da diverse ondate migratorie: prima africani dell’Africa occidentale, poi nordafricani, poi un forte fusso di immigrazione cinese dopo la guerra in Vietnam. Oggi Belleville è un quartiere francese, arabo, cinese, africano, ebreo: un piccolo pianeta. Per chi ama raccontare storie, come me, un luogo così permette di raccontare il mondo intero restando in un solo quartiere.

Come può una buona storia cambiare il modo in cui un bambino o un ragazzo vede sé stesso e il mondo?

La letteratura non cambia il comportamento dell’umanità. Se lo facesse, non avremmo più bugiardi dopo Pinocchio, niente omofobia dopo Proust e niente capri espiatori dopo la Bibbia. La letteratura però crea in ogni individuo dei mondi intelligenti, resistenti alle pulsioni primitive. Quando uno scrittore viene imprigionato – penso ad Ahmet Altan in Turchia –resiste perché è abitato dalla letteratura: in lui vive un’intera umanità. Non siamo gli stessi se possiamo frequentare ‘amici’ del XVI, XVII, XVIII secolo. Se parliamo con Montaigne, se dialoghiamo con Calvino. Io sono popolato dai personaggi che ho letto: il visconte di Terralba, il principe Myškin, Pierre Bezukhov… Sono amici veri. Se mi mettessero in prigione, non sarei mai solo: verrei rinchiuso con tutti gli altri che vivono in me. Questo non è un discorso letterario: è qualcosa di profondamente personale. Si può essere popolati –abitati da altri mondi – oppure vuoti. Essere vuoti signifca essere in balìa delle pulsioni, ed è lì che sta il pericolo.

Molti bambini sono anche attratti dal mondo dei social. È possibile coniugare letteratura e social?

Questa domanda mi viene posta sempre, come se non avessimo un passato e vivessimo solo in un presente fatto di social network. Viviamo in una società che ha trasformato l’infanzia in una clientela: i bambini sono considerati clienti.

‘NON SIAMO
GLI STESSI SE PARLIAMO CON MONTAIGNE, SE DIALOGHIAMO CON CALVINO’

A questa clientela vengono oferti i prodotti che evolvono nel tempo, e oggi il prodotto oferto sono i social. Il problema è che i social permettono l’espressione diretta delle pulsioni.

Le pulsioni possono essere ludiche, ma degenerano molto rapidamente in violenza. Non essendoci un rapporto fsico, la violenza diventa mentale e quindi più pericolosa. Vediamo bambini martirizzati a scuola, bambini che arrivano a suicidarsi perché i social ridono di loro: cose che non accadrebbero in un normale litigio fsico a scuola.

Per questo dico che è urgente ricordare che i bambini e gli adolescenti non sono clienti. Se li trattiamo come tali, rinunciamo alla nostra responsabilità educativa e perfno al nostro afetto.

IL FESTIVAL UN PRATO DI LIBRI SI TERRÀ IN CITTÀ IL 10,11 E 12 APRILE 2026 (PH. ANGELA BARTOLETTI)
FABIO FANTINI, CANTANTE DELLA BAND EDIPO E IL SUO COMPLESSO

PRATO STATE OF MIND

LA MIA PRATO NON È UN LUOGO FISICO: È QUALCOSA DI PIÙ… COME DICEVA BILLY JOEL DI NEW YORK

DI FABIO FANTINI
PHOTO LETIZIA MUGRI

La mia Prato, sulle rive di quell’Hudson che è il Bisenzio una volta sceso dalla vallata, è qualcosa di concreto che sta lì, a metà strada tra le mostre del Pecci e la rivista del Buzzi. In questo eterno ondivagare tra alto e basso, tra cultura e flatura, tra popolare e intellettuale. Tende una volta all’uno una volta all’altro. Mai statica. Mai ferma. Eternamente sorprendente.

La mia Prato tratta l’approfondito con sufcienza e il superfciale con profondità. Lo fa per una sorta di rispetto, sia per l’uno che per l’altro campo. Perché è proprio lì, tra questi due mondi apparentemente in confitto che si crea il territorio adatto dove cresce l’ironia. E l’intelligenza. Perché la presa per il culo, senza intelligenza, è solo caduta di stile, e il pratese non cade mai di stile: se mai lo crea. E lo colloca sapientemente lì, tra l’alto e il basso, proprio per essere apprezzato, in una sorta di doppia lettura, sia dall’uno che dall’altro mondo.

EDIPO E IL SUO COMPLESSO È L’IRONCA BAND PRATESE ENTRATA

insieme. Il Prato State Of Mind è il sentirsi artigianale e industriale, popolare ed imprenditoriale, italiano e internazionale. Allo stesso momento, e senza alcuna contraddizione. Il Prato State Of Mind è fondamentalmente accogliente, pur con qualche malumore o, diciamolo, qualche giramento di palle. Ma se rimpiange il passato, lo fa solo perché ha gli occhiali appannati e non vede bene quello che ha davanti

LEGGENDA

Una cosa così è possibile solo a Prato, per la sua conformazione sociale. Per il suo essere non ‘né carne né pesce’, ma carne e pesce

Solo a Prato poteva nascere quella formazione che rispondeva al nome di Edipo e Il Suo Complesso, pratese nell’anima fno al midollo. Così tanto pratese che Prato non l’ha mai nominata, nelle sue canzoni. Non ce n’era bisogno. Sarebbe stato ridondante. Gli Edipo negli anni ottanta provavano a Santa Lucia, nella casa che dà sopra il Cavalciotto, quel punto dove il Bisenzio fa una curva e contiene tutta la sua forza quando arriva in corsa dalla vallata. La sala prove stava praticamente accanto al casotto ottocentesco con quei macchinari in ghisa che si intravedono ancora dalla ciclabile. Ho sempre pensato che quell’energia ci-

RICCARDO ONORI, FABIO FANTINI, LEONARDO BELLUCCI, BRUNO BASSETTI, ALESSANDRO MASSAI, GIANNI ONORI
AAA IL GRUPPO DI PRATO HA DATO VITA, SOPRATTUTTO NEGLI ANNI OTTANTA E NOVANTA, AD AUTENTICI GIOIELLI DI COMICITÀ

I concerti più belli li ho visti a Prato, in piazza del Duomo o all’Anfiteatro del Pecci

Prato la conosco bene. Ci sono nato, ci sono andato a scuola, ci lavoro

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I MIEI LUOGHI

La nostra prima sala prove era accanto al Cavalciotto, quel punto dove il Bisenzio fa una curva e contiene tutta la sua forza quando arriva in corsa dalla vallata. Ho sempre pensato che quell’energia cinetica potesse incanalarsi e si trasformasse in energia creativa. Lo so che non funziona così. Ma vuoi mettere...

La mia Prato, sulle rive di quell’Hudson che è il Bisenzio una volta sceso dalla vallata, è qualcosa di concreto che sta lì, a metà strada tra le mostre del Pecci e la rivista del Buzzi

Di Prato conosco i suoi chiassini illuminati e le sue panchine senza braccioli

netica potesse incanalarsi e si trasformasse in energia creativa. Lo so che non funziona così. Ma vuoi mettere...

Leggevo nelle rifessioni di un amico giornalista che non esiste una sola Prato. Ne esistono tante, scriveva lui, e qualcuna non la conosce neanche chi ci abita. Non sono d’accordo. Da buon pratese, quindi anche presuntuoso quanto basta, ho l’ardire di affermare che io Prato la conosco bene. Ci sono nato, ci sono andato a scuola, ci lavoro. Conosco la sua gente, quella vecchia e quella nuova, quella incazzata e quella serena. I concerti più belli li ho visti a Prato, in piazza del Duomo o all’Anfiteatro del Pecci. Conosco i suoi chiassini illuminati e le sue panchine senza braccioli. I ristoranti cinesi e i sedani. Perché Prato non si nasconde, nemmeno nel losco o nel brusco. I Pratesi sono esattamente come li vedi, e anche quelli che

vengan di fuori prima o poi lo imparano, e lo assimilano. Non c’è separazione. Sono sempre lì, tutti insieme. Ed io con loro, da più di cinquant’anni. I’m in the Prato State Of Mind. E non conosco un altro modo di essere. No, aspetta. Non posso finire così. Manca qualcosa. Manca una canzone.

LA FAMOSA

CANZONE

‘M’È MORTO I’ GATTO’ È LA PARODIA DI ‘WITH OR WITHOUT YOU’ DEGLI U2

Tre anni fa Prato fu colpita duramente da una terribile alluvione. Un evento che mise a dura prova la popolazione ma che, al contempo, creò una solidarietà tra la gente che non si vedeva da tempo. Dopo qualche giorno, rifettendo su quello che era successo, mi venne fuori una canzone anomala, che per me rappresentava una doppia prima volta. La prima volta che mettevo da parte l’ironia, e la prima volta che parlavo esplicitamente di questa città. L’ho cantata una volta sola, in una serata di solidarietà al Politeama. Anche questa racconta la mia Prato.

IL GRUPPO PRATESE CIRCONDATO DAI SUOI NUMEROSI FAN

OPEL NUOVO

Prato quando piove

Diventa un bel casino

Du gocciole, e sembra dia di fori

Anche la fontana del Bacchino

Il papero ci sguazza

lui gliè di marmo e l’hanno anche restaurato i banchi si sbaraccano di corsa   in Piazza del Mercato

La gente corre, ma quella corre sempre e forse quando piove più di prima

Sarà che l’abitudine sorprende

A uscire senza ombrello la mattina

Al Macrolotto, tutte quelle buche diventan pozze e ci cantano le rane

In Settesoldi si rimpiattano sull’uscio le studentesse americane

Cos’è, cosa non è

Du’ gocciole ma poi ritorna il sole

Prato quando piove

L’è tutto un rigirassi che tutta la città rimane fuori

E non sa dove fermassi

Perché Prato non si ferma

Sarà cent’anni che ci vogliano divisi

Però non ho mai visto sgomentassi

Per l’acqua o per la crisi

E anche quando l’acqua è tanta e fa paura

E porta via case macchine e certezze

Non ci si ferma, ci s’ha la testa dura, gli sciantillì, le pale, come niente fosse e giù a spalare, anche se non conosci quello per cui lo stai facendo, ma va bene perché quando Prato casca si rialza e si fa tutti insieme

Perché siamo così

Magari stanchi, ma siam qui Anche quando piove

Cos’è, cosa non è Si fa sempre in modo che ritorni il sole

(Fabio Fantini)

LE FOTO DI QUESTE PAGINE SONO DAL CONCERTO AL CIRCOLO DI SANTOMATO PER FESTEGGIARE I 40 ANNI DEL GRUPPO, DICEMBRE 2025
UN MOMENTO DELLO SPETTACOLO MULTIMEDIALE AL MUSEO DI PALAZZO PRETORIO, PRIMA TAPPA DI STORIA DI PRATO

STORIA VIVA

UN VIAGGIO IMMERSIVO TRA ARTE, MEMORIA E CITTÀ, PER GUIDARE BAMBINI E FAMIGLIE ALLA SCOPERTA DI PRATO DI TERESA FAVI

PHOTO SILVIA BAVETTA

Conoscere la storia della città in cui viviamo è un gesto che ci radica, ci orienta e ci dà un senso di appartenenza. Vale per gli adulti, certo, ma forse vale ancora di più per i bambini e i ragazzi, che nella storia – propria o adottata – trovano una bussola per leggere il presente.

Non importa se si è nati qui o se Prato è diventata casa lungo il cammino: scoprire ciò che è stato signifca comprendere meglio ciò che siamo.

IL PROGETTO

Forse, anche per rispondere a questa necessità, è nata la trilogia Storia di Prato. La città in tre tempi, un progetto di teatro multimediale pensato per raccontare ai più giovani e alle loro famiglie tre momenti fondamentali della storia di Prato, e che trasforma tre luoghi simbolo della città in altrettanti scenari immersivi: si comincia con il Museo di Palazzo Pretorio (2025), poi sarà protagonista il Museo del Tessuto (2026) e nel 2027 toccherà al Centro Pecci ospitare l’ultimo pezzo di questo trittico che unisce arte, conoscenza e identità.

LA PRIMA TAPPA

La prima tappa è dedicata al Rinascimento e quest’anno anima le sale del Museo di Palazzo Pretorio. Mandate a mente queste date: 6, 7, 8, 13, 14, 20, 21 e 27, 28 dicembre 2025, perché alle ore 17, proprio in quelle sale, accade qualcosa di speciale: la storia di Prato prende forma davanti ai

vostri occhi, anzi, intorno a voi.

La luce si fa più morbida, una danzatrice si muove tra le opere, mentre nelle cufe prende voce un racconto che parla di pittori, di afreschi, di un Rinascimento che a Prato ha lasciato segni profondi e ancora perfettamente visibili.

Ecco l’inizio di Storia di Prato. Parte I: Il Rinascimento, Filippo e Filippino Lippi, Fra Diamante, una prima nazionale della rassegna Metragazzi, coprodotta dal Teatro Metastasio e dalla Compagnia TPO in collaborazione con il Museo di Palazzo Pretorio Ideato da Davide Venturini insieme alla direttrice scientifca del museo Manuela Fusi, lo spettacolo accompagna famiglie e bambini in un percorso immersivo fatto di danza, immagini e narrazione. Protagonista

è la danzatrice Běla Dobiášová, che guida il pubblico tra proiezioni, gesti coreografci e un ascolto in cufa pensato per avvolgere lo spettatore in un’esperienza sensoriale intensa.

È un po’ come entrare in un quadro. O meglio: attraversarlo. Ci si muove negli spazi del museo seguendo le vicende di Filippo Lippi, fgura chiave del Rinascimento pratese, accolto in città negli anni in cui la Sacra Cintola contribuiva a farne un centro religioso e artistico di primo piano.

Accanto a lui compaiono Fra Diamante e il giovane Filippino, protagonisti di un cantiere artistico che ha lasciato in eredità gli af-

STORIA TEATRO

freschi della cappella maggiore del Duomo e molte delle opere oggi conservate proprio nelle sale dello spettacolo.

La performance non termina con l’ultima scena. Il pubblico passa direttamente alle opere originali, creando un legame immediato tra ciò che ha appena immaginato e ciò che la storia ha davvero consegnato alla città. Il confne tra teatro e museo, così, diventa una soglia da attraversare.

I biglietti sono disponibili in prevendita alla biglietteria del Metastasio o direttamente al Museo di Palazzo Pretorio un’ora prima dell’inizio.

Il costo è di 8 euro per i ragazzi e 10 per gli adulti, visita compresa. biglietti sono disponibili in prevendita in biglietteria del Metastasio o direttamente al Museo di Palazzo Pretorio un’ora prima dell’inizio della replica. Il costo è di 8 euro per i ragazzi e 10 per gli adulti, comprensivi della visita alle opere.

IL MUSEO DI PALAZZO PRETORIO

Il Museo di Palazzo Pretorio è uno dei luoghi più afascinanti di Prato: un palazzo antico, con una torre altissima da cui un tempo si governava la città e che oggi sembra proteggere i tesori che conserva al suo interno.

Entrando, si ha l’impressione di fare un viaggio nel tempo: corridoi e sale raccontano storie di artisti, principi, santi e città che hanno vissuto secoli fa, ma che sembrano ancora vicini.

Tra le opere più belle ci sono i capolavori di Filippo e Filippino Lippi, padre e fglio, che hanno dipinto angeli luminosi, madonne dolci e scene piene di vita e di colori brillanti. Il pubblico più giovane resterà incantato dal modo in cui i personaggi dei quadri sembrano muoversi, guardarti negli occhi o sorridere.

Non si può non ammirare la splendida Madonna del Ceppo di Fra Filippo Lippi: i bambini ritratti sembrano pronti a giocare, e il cielo azzurro dietro di loro sembra vero, come se potessi volare attraverso il quadro. Ci sono poi sculture, antichi oggetti della città e tesori medievali come il grande polittico di Giovanni da Milano, dorato e luc-

cicante come un forziere pieno di segreti. Ogni sala ha una storia diversa da raccontare: alcuni dipinti mostrano la vita di santi, altri ritraggono famiglie importanti, altri ancora scene di Prato com’era tanti secoli fa. Camminando tra le opere, si scoprono dettagli curiosi, volti misteriosi e simboli nascosti, quasi come un gioco di caccia al tesoro tra i colori e le forme. Il Museo di Palazzo Pretorio è quindi molto più di un semplice museo: è un luogo dove la storia prende vita, dove arte e fantasia si incontrano, e dove ogni opera è una porta magica pronta a trasportare chiunque voglia ascoltare le sue storie. Perfetto per ragazzi curiosi che vogliono conoscere il passato della loro città, incontrare artisti straordinari e lasciarsi sorprendere dalla bellezza.

LA SECONDA E TERZA TAPPA

Dopo il Rinascimento di Lippi, il secondo capitolo del progetto, nel 2026, sarà dedicato a L’età industriale, con la nascita e lo sviluppo dell’industria tessile, periodo di profonda trasformazione sociale ed economica che segna l’ingresso di Prato nella modernità: è il tempo delle gore, delle fabbriche, delle ciminiere, del rumore dei telai, della comunità che si reinventa attraverso il tessile, vera e propria linfa vitale della città. Questo secondo spettacolo farà rivivere l’atmosfera delle prime manifatture, la vita delle operaie e degli operai, il fervore delle famiglie imprenditoriali, la creatività e l’operosità dei pratesi. Il terzo e ultimo capitolo nel 2027 afronterà La Prato contemporanea, crocevia di culture e creatività, una città che ha saputo fare dell’arte contemporanea uno dei suoi linguaggi più riconoscibili e vitali. Lo spettacolo esplorerà il modo in cui gli artisti contemporanei interpretano la città, le sue architetture, i suoi materiali e le sue luci, con l’arte utilizzata come strumento di indagine e di scoperta, tra passato e innovazione. È un capitolo dedicato alla visione, al potere dell’arte di trasformare lo sguardo e di farci percepire la città come un’opera sempre in divenire, viva, aperta e in dialogo con il mondo.

DUE MOMENTI DI STORIA DI PRATO. PARTE I: IL RINASCIMENTO AL MUSEO DI PALAZZO PRETORIO
QUI E NELLE PAGINE SUCCESSIVE, FOTO DELLA SERIE AMSTERDAM , SCATTATE TRA IL 1980 E IL 1981

REALE, OLTRE IL REALE

IL PERCORSO DELLA BELLISSIMA MOSTRA DEDICATA A LUIGI GHIRRI AL CENTRO PECCI DI FRANCESCA LOMBARDI PHOTO COURTESY EREDI DI LUIGI GHIRRI

LA MOSTRA ESPONE UNA SELEZIONE DI POLAROID DI GRANDE E PICCOLO

Luigi Ghirri Polaroid ’79-’83, a cura di Chiara Agradi e Stefano Collicelli Cagol, presenta fno al prossimo 10 maggio una selezione di polaroid di grande e piccolo formato all’interno dell’Ala piccola Nio del Centro Pecci.

L’allestimento, progettato dall’architetto Ibrahim Kombarji, individua una zona centrale che attraversa come una dorsale la curva dello spazio e alcuni momenti salienti lungo le due pareti laterali. Una serie di pannelli lignei autoportanti, rivestiti di zerbino di cocco, ospita al centro dello spazio espositivo le polaroid di grande formato, realizzate da Luigi Ghirri tra il 1980 e il 1981. In questi due anni Polaroid invita l’artista a scattare una serie di istantanee negli ufci di Amsterdam, dove si trovava un modello di Polaroid che in pochi minuti sviluppava fotografe di grande formato. L’artista arriva ad Amsterdam con una valigetta piena di oggetti recuperati da casa o dai mercatini delle pulci, e li dispone di volta in volta di fronte alla gigantesca macchina Polaroid.

Questa attenzione per l’oggettualità, notata da Agradi come saliente dell’esperienza di Ghirri con le Polaroid, ha costituito l’elemento cardine attorno al quale si è sviluppata la selezione delle opere in mostra. Le fotografe di più piccolo formato, infatti, indagano questa relazione specifca con l’oggettualità e la materialità, che emerge con forza nelle immagini di grande formato.

La mostra si apre con un dialogo tra una

polaroid piccola, incastonata a parete in un pannello di cocco e avente per soggetto una sedia da giardino, o da bar, e una grande foto dove dei dadi reali sono posati su uno sfondo rosso, con un motivo che riprende le facce dei dadi disegnate in prospettiva. In entrambe, un pattern rigoroso emerge dalla composizione, che sia lo schienale della sedia bianca o lo sfondo del piano rosso fuoco.

Su questa dualità dei piani è costruita la prima sezione della mostra, che indaga come, nel gioco tra sfondo e primo piano, Ghirri faccia emergere il potere di costruzione della realtà insito nelle immagini.

Che si tratti di una paperella di legno che sembra scivolare lungo un liquido versato da un bicchiere disegnato, o di una composizione di natura morta dove l’erba reale sembra confondersi con i fori riprodotti su una tela, o ancora della pianta della stanza di un palazzo con un pianoforte in miniatura appoggiato sopra, di una bambina disegnata di fronte a un castello di notte, di una macchina reale di fronte alla fotografa di una foresta, Ghirri ci ricorda come le immagini fotografche giochino sempre con la percezione della realtà e con ciò che noi crediamo già di sapere

Le quattro polaroid sulla parete destra ci introducono invece a una serie di esperimenti che Luigi Ghirri esegue appena ricevuta, nel 1979, la dotazione di flm e macchine fotografche da parte dell’azienda Polaroid. Dalla serie Identikit, una serie di piccoli oggetti

L’ATTENZIONE PER

L’OGGETTUALITÀ È L’ELEMENTO CARDINE ATTORNO AL QUALE SI È SVILUPPATA LA SELEZIONE DELLE OPERE
ACCANTO: ROMA , 1979 E ANACAPRI, VILLA S. MICHELE , 1981 (IN BASSO A DESTRA). IN QUESTA PAGINA: AMSTERDAM , 1980

L’ALLESTIMENTO È STATO PROGETTATO DALL’ARCHITETTO

IBRAHIM KOMBARJI (PH. ANDREA ROSSETTI)

domestici sono il focus dell’indagine dell’artista: le ombre di un piccolo aeroplanino o una sfera di cristallo, un piattino dove da poco è stata spenta una sigaretta, un tappeto rosso dove si staglia una manica bianca e l’ombra di una pianta. Sono attimi di vita apparentemente insignifcanti ma pieni di carica immaginativa, che rimandano a oggetti che ci sono senza esserci, defniti dal passaggio della luce, come nel caso dell’ombra, o del tempo, come nel caso della sigaretta consumata.

La fotografa ha il potere di mostrare ciò che nella realtà è altrimenti impossibile da cogliere: fonde le temporalità e i piani di indagine del reale. Questa consapevolezza, che si ritrova in tutta l’opera di Luigi Ghirri, emerge con forza in un gruppo di fotografe dove l’artista ci mostra contemporaneamente parti della realtà che in un’immagine fotografca solitamente si elidono a vicenda. Il fronte e il retro, come nella serie di pannelli che occupano la parte centrale, costruiscono l’immagine fotografca dando accesso a una visione altrimenti impossibile: le due metà del mappamondo, una fnestra chiusa e aperta contemporaneamente, il torso di una donna seduta e il suo viso immortalato in una Polaroid sul grembo, un mercatino delle pulci in cui, grazie allo specchio, riusciamo a vedere ciò che sta oltre la macchina da presa, il fronte e il retro di una persona mostrato attraverso lo scatto di due donne poste una di fanco all’altra.

Proseguendo lungo il percorso della mostra, una serie di fotografe raccoglie immagini che si riferiscono a persone di genere femminile, che siano statue, manichini o ritratti di spalle, a rimarcare la consapevolezza di Ghirri che “sempre e comunque l’essere umano fotografato è una fotografa”. Questa modalità di approcciare la costruzione dell’immagine si rifette anche nelle opere che ci consegnano quegli oggetti dove “si legge dello scarto e della diferenza tra la copia e il vero, tra il passato e il desiderio della sua immagine al presente”. Emergono così dalle vetrine dei negozi piccoli busti romani, la riproduzione della Pietà di Michelangelo, le cartoline con i mosaici paleocristiani, in un anelito al possesso dell’immagine e dell’indagine sull’im-

magine d’arte, che ritorna anche nei gruppi successivi con Polaroid di grande formato che richiamano opere del passato calate nel presente

Questo viaggio immaginario attraverso la produzione di Polaroid di Ghirri continua nelle immagini con paesaggi e percorsi disegnati, che si tratti di una carta dove il dito del fotografo indica una posizione, un paesaggio da cartolina, un paesaggio disegnato a cui sopra è sovrapposta una freccia. In questa relazione tra materialità diferenti, tra l’ordine e la disciplina della griglia e immagini sovrapposte una sull’altra, emerge la dimensione concettuale ma sempre rafnata di indagine del reale e della sua percezione. I portoni assolati, tre polaroid incorniciate dall’artista dove il tempo si rende visibile attraverso la musica e la danza, la natura riprodotta in capitelli, lampioni, tessuti per poi emergere nella sua ricchezza, danno accesso a percezioni diferenti del guardare alla nostra realtà costruita. La mostra si chiude con le opere d’arte presentate all’interno di un mercatino delle pulci, luogo abitato da Ghirri tanto quanto i parchi giochi, con le giostre, i palloncini o gli angoli di casa con maschere baciate dal sole.

La luce, che colpisce i muri romani, permette di indagare le percezioni diferenti che si hanno di un paesaggio urbano nella serie dedicata al tunnel sopraelevato, che sembra diventare un’astronave per viaggi nel tempo, e si confronta con l’orizzonte infnito di un tramonto sul mare ricostruito attraverso una cartolina e un quadro. L’indagine della natura, del romanticismo di un tramonto che da sempre trova spazio nella riproduzione artistica, trova modo di confrontarsi con un paesaggio urbano in una simile fuga verso l’infnito. Allo stesso paesaggio urbano rimanda la fotografa trovata per terra su un selciato romano, che riporta all’infuenza della fotografa di Franco Vaccari nelle prove di Ghirri. Luigi Ghirri Polaroid ’79-’83 ci restituisce una quintessenza dell’indagine dell’artista attraverso un’attenzione alla materialità del medium polaroid, degli oggetti e della costruzione delle immagini, attraverso cui possiamo ancora stupirci ad ammirare paesaggi urbani e naturali.

DA DICEMBRE LA CELEBRE SCULTURA DI MAURO STACCIOLI È TORNATA DI FRONTE AL CENTRO PECCI

IL RITORNO DI PRATO 88

UNA IMMAGINE DI PRATO 88, MOLTO AMATA DAI PRATESI

A dicembre il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci ha presentato la ricollocazione di Prato 88, la scultura monumentale di Mauro Staccioli che torna a segnare l’ingresso della città.

L’opera, riposizionata nella piazza antistante il museo grazie alla volontà del Comune di Prato e al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e dei soci fondatori, è nuovamente visibile nel luogo che l’ha resa negli anni un riferimento identitario per la comunità. Contestualmente inaugura la mostra di documentazione Ri-pensare la scultura di Mauro Staccioli, visitabile gratuitamente fno al 6 gennaio 2026.

ESSERE UN SEGNO TANGIBILE, SOSPESO MA SALDO, CHE DIALOGA CON LA LUNGA TRADIZIONE DI ARTE CONTEMPORANEA

Realizzata nel 1988 in occasione dell’apertura del Centro Pecci, Prato 88 è una delle opere più amate dai pratesi. La sua forma slanciata, un arco che sembra emergere dall’orizzonte per proiettarsi verso il cielo, incarna pienamente la poetica dell’artista, fondata sulla relazione dinamica tra

scultura e ambiente. Staccioli concepiva infatti le sue opere come strumenti di lettura del paesaggio, capaci di modifcarne la percezione e stimolare nuove ipotesi. Come asseriva l’artista “costruire un’idea è come costruire un edifcio; pensare lo spazio della sua realizzazione materiale come occasione di lettura e di ipotesi immaginative del contesto ambientale”. Pur in un contesto architettonico profondamente trasformato rispetto a quello originario, l’opera mantiene intatta la sua vocazione: essere un segno tangibile, sospeso ma saldo, che dialoga con il complesso museale e con la lunga tradizione di arte contemporanea che caratterizza

Prato. La ricollocazione della scultura rappresenta l’esito di un impegno avviato nel 2023 e portato a termine attraverso una collaborazione con Archivio Staccioli. Un’azione condivisa che conferma il valore della scultura pubblica come patrimonio comune

e come elemento capace di costruire senso di appartenenza.

A celebrare il ritorno di Prato 88 contribuisce anche la mostra Ri-pensare la scultura di Mauro Staccioli, allestita nella Sala Incontri. L’esposizione presenta bozzetti, disegni e documenti relativi alla progettazione dell’opera e li mette in relazione con altri interventi del 1988, come quelli realizzati per il parco olimpico di Seul e per Documenta a Kassel.

cia così a lavorare sul rapporto tra segno e paesaggio, tematica che caratterizza le sue opere monumentali più note. Staccioli scompare nel 2018 a Milano, lasciando il suo archivio presieduto dalla fglia Giulia e diretto da Andrea Alibrandi.

UN PATRIMONIO
DIFFUSO
CHE RACCONTA

Il percorso espositivo ripercorre inoltre le tappe fondamentali della ricerca dell’artista, dalle sculture in ferro e cemento degli anni Settanta alle mezzelune in equilibrio dei primi anni Novanta, fno alle forme “attraversabili” in acciaio corten che segnano l’inizio del nuovo millennio.

L’EVOLUZIONE DI UNA
DELLE FIGURE PIÙ
SIGNIFICATIVE

DELLA SCULTURA ITALIANA

La Toscana conserva numerose testimonianze della sua opera, dalla Collezione Gori alla Fattoria di Celle alle installazioni di Firenze, Prato, Arezzo, Pisa e Grosseto, fno alla sua città natale, Volterra, sede del Museo Archivio dedicato all’artista. Un patrimonio difuso che racconta la coerenza e l’evoluzione di una delle fgure più signifcative della scultura italiana del secondo Novecento.

Con il ritorno di Pra-

A partire dagli anni Ottanta la ricerca di Staccioli perde durezza e aggressività, per sfdare apertamente lo spazio sovvertendo equilibri statici e dimensionali. Comin-

to 88, la città rinnova dunque il proprio dialogo con Staccioli e con l’arte pubblica: un gesto che non riguarda soltanto la memoria, ma la capacità di suggerire ancora oggi nuove visioni del presente e del paesaggio urbano.

LA MOSTRA DEDICATA A STACCIOLI, VISIBILE AL CENTRO FINO AL 6 GENNAIO

TRAME DI FAMIGLIA

OTTANT’ANNI TRA IMPRESA E IMPEGNO SOCIALE:

MARINI INDUSTRIE CONFERMA IL SUO LEGAME COL TERRITORIO DI ELISA SIGNORINI

MARINI INDUSTRIE, TESSUTI DI ALTA GAMMA DAL 1945 (PH. MARCO BADIANI)

Quando si contano tre generazioni, si può già parlare di storia, di tradizione, ma soprattutto della ricchezza più preziosa: la passione che si trasmette. Marini Industrie celebra l’ottantesimo anno di attività nella fliera tessile, 80 anni da quando Mario Marini e Enzo Cecconi a Prato, all’indomani della Seconda guerra mondiale, avviarono la produzione di tessuti. Oggi Marini Industrie è guidata da Riccardo e Roberto Marini, che rappresentano la seconda generazione, mentre la terza generazione è incarnata da Francesco e Jessica Marini. Il lanifcio del dopoguerra è diventato realtà di riferimento per la produzione di tessuti di alta gamma destinati ai principali brand internazionali della moda (l’85% della produzione è destinato all’export), ma il legame con le origini è ancora forte, non a caso tra le sue collezioni, la linea storica specializzata in lini stretch, lane lavabili e tessuti performanti porta il primo nome dell’azienda, Marini & Cecconi.

intraveda la quarta generazione” aferma Francesco Marini che ricopre il ruolo di Responsabile Sviluppo Prodotto e Innovazione ed è quindi proprio l’anello di congiunzione tra tradizione e innovazione. Qual è il flo conduttore mai accantonato in questi ottant’anni?

‘CREDIAMO NELLA FORZA DEL SETTORE TESSILE ITALIANO

In ottant’anni di storia l’azienda ha attraversato le grandi trasformazioni economiche, industriali e culturali del Paese, ma sono rimasti alcuni punti fermi: qualità del tessuto, ricerca sui materiali e una visione imprenditoriale fortemente legata alla famiglia, al lavoro e al territorio.

E IN QUELLA DEL DISTRETTO TESSILE PRATESE’

Così come è forte la scelta di restare un’impresa di famiglia: “La famiglia è l’identità dell’azienda e siamo ben contenti che si

Famiglia in senso ampio, dato che al ‘desinare in ditta’ con cui sono stati festeggiati gli 80 anni di attività hanno partecipato anche i dipendenti.

Sì, indubbiamente le persone sono importanti in azienda e se ci mettiamo la faccia è perché ci crediamo: crediamo nella forza del settore tessile italiano, in quella del distretto tessile pratese, nella ricchezza del nostro territorio.

I membri della famiglia Marini sono sempre stati impegnati nell’associazionismo

industriale e cittadino, nelle varie sezioni di Confndustria, nel Museo del Tessuto: cosa spinge ad impegnarsi nel sociale?

Si fa perché si crede nel distretto e siamo convinti che il patrimonio culturale del territorio sia una ricchezza da salvaguardare. Del resto Prato ha dato molto all’azienda e l’azienda ha il dovere di restituire tempo e impegno.

Cos’ha dato Prato a Marini Industrie?

Prato ha dato e continua a dare tante professionalità, tanta capacità produttive difuse sul territorio e questo ci ha consentito e ci consente di presentare e realizzare collezioni innovative: grande specializzazione e tanta capacità di innovare, grande capacità di rispondere alle sempre maggiori esigenze dei clienti sia in termini di prodotto che di tempi. Inevitabile parlare di sostenibilità. Questa per Marini Industrie non è una scelta di posizionamento ma una direzione strutturale dell’impresa: l’azienda è stata tra le prime in Italia ad aderire al protocollo

Detox di Greenpeace ed è socio fondatore del Consorzio italiano Implementazione

Detox, la sede di Montemurlo in cui l’azienda si è trasferita nel 2019 è stata progettata secondo criteri ‘green’, con impianto fotovoltaico, colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, spazi verdi.

Il nostro impegno sulla sostenibilità è importante e uno dei progetti più recenti è la collezione Realuxury: cashmere rigenerato post-

consumo che unisce la grande tradizione manifatturiera pratese ai principi dell’economia circolare. Ma oltre a questo dedichiamo molte energie alla tracciabilità che è sempre più fondamentale per i nostri clienti e quindi per noi. Stiamo cercando di digitalizzare i passaggi in modo da rendere il tracciamento più sicuro e facile, cosa non banale quando la fliera è difusa. Abbiamo fornitori storici, quasi tutti a Prato, qualcuno a Como, e stiamo facendo un upgrade tecnologico con un software che metta in comunicazione fornitori e produzione. Afnché anche i nostri fornitori garantiscano tutti i requisiti che i clienti chiedono li assistiamo in audit e controlli con il nostro personale specializzato. Infne, come avete celebrato l’importante traguardo degli 80 anni di attività?

Cercando di fare qualcosa per la città e con la città. Innanzitutto con un progetto culturale aperto, capace di mettere in relazione impresa, arte, territorio e nuove generazioni: Art is Coming - Marini Industrie Prize, un premio biennale dedicato ad artisti under 35, la cui prima edizione è stata vinta da Fabiola Porchi che realizzerà nel 2026 un’opera site-specifc per la sede di Marini Industrie, sul tema ‘Chi ci tiene davvero?’, un richiamo ai legami invisibili che tengono insieme imprese familiari, comunità, territori e generazioni. Inoltre abbiamo sostenuto la mostra Alaïa e Balenciaga. Scultori di forma, in corso al Museo del Tessuto di Prato.

L’AZIENDA È STATA TRA LE PRIME IN ITALIA AD ADERIRE AL PROTOCOLLO DETOX DI GREENPEACE

PRECIOUS PUZZLE

PRECIOUS PUZZLE

layout Clelia Giardina

Gucci

Gucci

Rolex

Rolex

Giorgio Armani

Giorgio Armani

Valentino Valentino

Emporio Armani

Emporio Armani

Chanel Chanel

Gucci

Gucci
TIRATISSIMA (PH. ALESSANDRO MOGGI)

LE COORDINATE SEGRETE DELLA PIZZA A PRATO

OVVERO: COME UNA CITTÀ CONCRETA

HA IMPARATO A RACCONTARSI ATTRAVERSO IMPASTI

E PICCOLE OSSESSIONI GASTRONOMICHE

DI SABRINA BOZZONI

A Prato la pizza non è moda né tradizione: è una dichiarazione di appartenenza, ma anche l’unico compromesso accettabile dopo una giornata troppo piena.Negli ultimi anni, però, questo gesto così naturale ha assunto contorni sorprendenti.

La città - concreta, diretta, istintiva - ha creato una geografa gastronomica che parla di estetiche, intuizioni e piccoli culti personali.

Ogni pizzeria interpreta la pizza secondo un proprio codice: c’è quella sottilissima che sembra disegnata, quella morbida che accoglie, quella rigorosa negli impasti, quella che accompagna vini naturali e cocktail.

cercata e armoniosa. Gli impasti, frutto di una lunga lievitazione e di un’idratazione elevata, danno vita a pizze leggere, scioglievoli e con un cornicione ben defnito.

Accanto alle proposte classiche, spiccano le pizze creative, ispirate all’alta cucina per ingredienti e tecniche. Il bar completa l’esperienza con cocktail stagionali pensati in abbinamento a ogni pizza.

TIRATISSIMA

A PRATO

LA PIZZA È UN RITO QUOTIDIANO

Alcuni indirizzi sono approdi sicuri, altri vere parentesi di design, altri ancora laboratori contemporanei. Ma tutti, in modo diverso, restituiscono il ritratto più sincero della città: quello che emerge quando si accendono i forni, si abbassano le luci e la cena diventa un momento che unisce, calma, sorprende.

ELEMENTI

E UN GESTO DI STILE

V.le della Repubblica, 236 Davanti al Centro Pecci, Tiratissima dialoga con la contemporaneità del museo: vetrate, spazi ampi, sale tematiche curate e una luce morbida che defnisce il tono. È una pizzeria che pensa come un locale metropolitano, tra design e convivialità rilassata. La pizza è fnissima, allungata, servita su assi di legno scenografci. Un’idea di condivisione moderna, una forma nuova che si traduce in leggerezza e immediatezza. Il locale ha trovato una sua precisa eleganza, diventando un piccolo crocevia cittadino per una serata curata, luminosa.

Via Agnolo Firenzuola, 33 Questa pizzeria unisce la pizza contemporanea alla mixology d’autore in un’esperienza ri-

IL CIRCO DELLA LUNA

Via dei Lanaioli, 17

Una pizzeria estemporanea che vive della

propria identità curiosa: pizze classiche, pizze in pala alla romana e proposte creative con ingredienti selezionati. L’ambiente è colorato, leggero, con un ritmo visivo che mette subito di buonumore. Una pizzeria che riesce a unire immediatezza e cura, ideale per chi cerca una cena vivace, gustosa, con una vena giocosa che rimane impressa.

DA GIOVANNI - CAVALLINO ROSSO

Via Curtatone, 3

Atmosfera tradizionale, sala vivace, servizio diretto: una pizzeria che conserva il gusto della convivialità di una volta. La pizza è equilibrata, franca, immediata, con sapori che non inseguono mode ma parlano di continuità. È la scelta per chi vuole ritrovare lo stesso sapore, lo stesso gesto.

DA TOMMI – RIDAMMI UN BACINO

Via Cesare Guasti, 11

Luci basse, atmosfera sofusa, un mood intimo che mette subito a proprio agio. Il menu è ampio e giocoso: una pizzeria che interpreta la pizza come gesto afettuoso e conviviale, morbido e accogliente. Perfetta per una serata soft, con un tocco di disinvoltura romantica.

DOPOLAVORO

Via Verdi, 28

Un luogo informale, spontaneo, ideale per una cena con personalità. La domenica diventa un piccolo rito contemporaneo: una serata dedicata solo alla pizza - sottile, fritta, rivisitataaccompagnata da vini naturali e cocktail. L’ambiente, che unisce l’anima da circolo alla nuova

scena gastronomica cittadina, sta attirando un pubblico giovane e stiloso, grazie anche a una proposta che cambia con la stagione.

LA PIZZA DI REBE

Via Ardengo Sofci, 32

Un indirizzo intimo, essenziale, in cui la flosofa è chiarissima: impasti curati, fermentazioni lunghe, materie prime scelte con rigore. Riconosciuta con i Due Spicchi del Gambero Rosso, La Pizza Di Rebe lavora sulla pizza come su un prodotto sartoriale: precisa, leggera, pulita, pensata con attenzione quasi afettuosa. L’ambiente è raccolto, senza scenografe superfue: tutto converge sul piatto. Una pizzeria per chi ama la coerenza e la qualità senza compromessi.

OPIFICIO

Via delle Segherie, 2

Una pizzeria che ragiona come un laboratorio: ambienti contemporanei, linee pulite, cura formale che anticipa ciò che arriva nel piatto. La pizza è moderna, precisa, con impasti studiati e topping calibrati. Un indirizzo perfetto per chi cerca una cena attuale, essenziale, con un gusto defnito e un’estetica chiara.

LA TORTELLERIA

Via Bologna, 196 Locale caldo da ‘serata semplice ma giusta’. La pizza è fnissima, croccante al punto esatto, perfetta per chi ama la leggerezza come scelta di stile. E poi ci sono i ravioli e tortelli fatti bene, saporiti, autentici. Una deviazione che completa l’esperienza e rende la sosta ancora più soddisfacente.

PRATO ESSENTIAL GUIDE

I luoghi del gusto in città e dintorni

APERITIVO APOTHEKE

Via Verdi, 17 ph. +39 0574 25099

ARTEGO BAR

Via Garibaldi, 65 ph. +39 388 7897303

BIG EASY

Piazza Mercatale, 177 ph. +39 0574 1824218

BACARO TORTO

Piazza del Duomo, 31 ph. +39 379 2438411

BARTAT

Via Pugliesi, 24 ph. +39 0574 35613

BOTTEGA

DELLE CAMPANE

Via Settesoldi, 2 ph. +39 351 7481552

BOTTEGA PRATO

Piazza Sant’Antonino, 10 ph. +39 0574 1828554

CAFFÈ 21

Viale Piave, 5 ph. +39 0574 42064

CAFFÈ POIROT

Via Benedetto Cairoli, 56 ph. +39 0574 1828007

CAVEAU

Via Settesoldi, 36/38 ph. +39 0574 063153

DA LUCIO

Piazza del Comune

DOVEC’ERALACOPPE

Via Udine, 56 ph. +39 0574 961591

FITZ GIN BAR

Via Cesare Guasti, 14 ph. +39 392 2008894

FRARI

Via Garibaldi, 120 ph. +39 334 3442532

I FRARI DELLE LOGGE

Piazza del Comune,16 ph. +39 0574 35490

GRADISCA 1973

Via Settesoldi, 30 ph. +39 0574 1827470

I BIRBONE

Via Settesoldi, 42I ph. +39 377 0838696

IL SINDACO

BACARO DI PRATO

Via Santa Trinita, 9 ph. +39 388 1441486

LAB 59100

Via Settesoldi, 25 ph. +39 348 0588472

LA TAZZA D’ORO

Viale della Repubblica, 290 ph. +39 0574 593771

LE BARRIQUE

Via G. Mazzoni, 19 ph. +39 0574 30151

MAG56

Via Don G. Arcangeli, 58 ph. +39 389 1689731

OZNE

Via Pugliesi, 35 ph. +39 0574 076857

PLANTAGO NATURAL

WINE BAR

Piazza del Duomo, 12 ph. +39 0574 1824047

PO’STÒ CAFÈ

Via Borselli, 89 ph. +39 0574 965208

PRATO CITY

Via Valentini, 7 ph. +39 0574 964673

SQUISIO

Via Santa Trinita, 87 ph. +39 328 4269495

SNODO BIRRERIA URBANA

Via Galcianese, 23c ph. +39 0574 966269

STURA!

VINO & COMPANATICO

Via Giuseppe Verdi, 15 ph. +39 375 9213193

TO WINE

Viale della Repubblica, 23 ph. +39 0574 550462

WIRED Via Pugliesi, 2 ph. +39 392 4520625

RISTORANTI A CASA GORI

Piazza Sant’Agostino, 14 ph. +39 0574 24893

A MANGIA’ FORA

Via Sant’Ippolito, 16 ph. +39 328 3032343

ANTICHI SAPORI

Via F. da Filicaia, 40/A ph. +39 0574 461189

BAGHINO

Via dell’Accademia, 9 ph. +39 0574 27920

BOVES

Via dei Lanaioli, 31 ph. +39 0574 742052

CARGO BAR BISTROT

Centro Pecci

Viale della Repubblica, 277 ph. +39 0574 531829

CASA TARGI

Piazza Mercatale, 180 ph. +39 0574 847698

CHE CICCIA C’È

Piazza del Collegio, 9 ph. +39 0574 30416

DOMUS

CARNI DRY AGED

Via Giuseppe Valentini, 102 ph. +39 0574 1821221

DOPOLAVORO

Via Giuseppe Verdi, 28 ph. +39 0574 1826528

IL DEK ITALIAN BISTROT

Piazza delle Carceri, 1/2 ph. +39 0574 475476

ENOTECA BARNI

Via Ferrucci, 22 ph. +39 0574 607845

GI DOC RISTOBISTRÓ

Via dell’Accademia, 49 ph. +39 0574 611069

IL CAPRIOLO

Via Roma, 306 ph. +39 0574 1825326

IL MERCANTE SOGECO

Via Traversa il Crocifsso, 47 ph. +39 0574 627174

IL PIRANA

Via Valentini, 110 ph. +39 0574 25746

INTERLUDIO

Via Pomeria, 64 ph. +39 0574 605200

LA BOTTEGA

DEL TIRO A SEGNO

Via di Galceti, 68 ph. +39 0574 693707

LAMÉ

Piazza Mercatale, 155/A ph. +39 0574 755473

LE FONTANELLE

Via Traversa del Crocifsso, 7 ph. +39 0574 622316

LE GARAGE BISTROT

Piazza San Domenico, 26 ph. +39 0574 24842

LIMONAIA 22

Via Firenze, 83 ph. +39 0574 592515

MADDALENA

Piazza Sant’Agostino ph. +39 0574 31734

MANGIA

Via Ferrucci, 173 ph. +39 0574 57291

MEGABONO

Via Ser Lapo Mazzei, 20 ph. +39 347 8908892

MOLO16 FISHBAR

Via Settesoldi, 16 ph. +39 333 3254569

MURÀ

Piazza San Marco, 24 ph. +39 0574 961941

MYO RISTORANTE

Centro Pecci

Viale della Repubblica, 277 ph. +39 0574 1597312

OSTERIA

DEI FRANCESCAIOLI

Piazza S. Francesco, 8/A ph. +39 0574 040511

OSTERIA SU SANTA TRINITA

Via de’ Neroni, 4 ph. +39 0574 605899

PACA

Via Fra’ Bartolomeo, 13 ph. +39 0574 1820222

RAGIONA

Via del Melograno, 40 ph. +39 0574 1597416

RISTORANTE LA NASSA

Piazza Mercatale, 136 ph. +39 0574 606082

SCHIACCINO

Museo del Tessuto

Via Puccetti, 3 ph. +39 380 1795969

SHARK

Piazza S. M. delle Carceri, 5 ph. +39 0574 20523

SU.GO

Via Pomeria, 84 ph. +39 324 7837711

TO WINE IN PIAZZETTA

Via Cairoli, 15 ph. +39 0574 965874

VIENNA

Viale Piave, 41 ph. +39 371 3765085

TRATTORIE

AROMA DI VINO

Via Santo Stefano, 24 ph. +39 328 9557490

LA FONTANA

Via di Canneto, 1 ph. +39 0574 27282

LAPO

Piazza Mercatale, 141 ph. +39 0574 23745

OSTERIA CIRIBÈ

Piazza Mercatale, 49 ph. +39 0574 607509

OSTERIA LE CENTO BUCHE

Via degli Abatoni, 7 ph. +39 0574 694312

SOLDANO

Via della Sirena, 10 ph. +39 0574.830913

Via Pomeria, 23 ph. +39 0574 34665

TRATTORIA VIVANDA

Via Santa Trinita, 53 ph. +39 0574 1953198

PIZZERIE

CAVALLINO ROSSO

Via Curtatone, 3 ph. +39 0574 23143

DA TOMMI

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IL CIELO DEL 2026

A CURA DI CLAUDIO CANNISTRÀ, la Bottega dell’Astrologo, Associazione culturale pratese

Il 2026 si caratterizza per un massiccio passaggio dei pianeti lenti dai segni femminili (Toro, Cancro, Pesci) ai segni maschili (Ariete, Gemelli, Leone).

Questi cambi possono provocare eventi importanti sia a livello internazionale che individuale, anche se naturalmente per i singoli bisogna tener conto del tema natale personale.

Nettuno passa stabilmente dai Pesci all’Ariete il 26 gennaio, arrivando fno a 4° del segno il 7 luglio per poi retrogradare. Urano passa dal Toro ai Gemelli il 26 aprile per arrivare fno a 6° a metà settembre e poi tornare indietro trovandosi il 31 dicembre a 2° del segno.

Oltre a questi cambiamenti planetari, nel 2026 assisteremo a quattro eclissi, fenomeni che, secondo gli astrologi antichi, infuenzano la meteorologia e gli avvenimenti internazionali.

Il 17 febbraio 2026 avremo un eclissi anulare di Sole, che si verifcherà alle ore 12:12

T. U. (Tempo Universale); si tratterà di un fenomeno debole che interesserà il Sud Africa, l’oceano Indiano e l’Antartico.

UNA PANORAMICA

SUI MOVIMENTI DEI PIANETI

Saturno, ora in Pesci, entrerà in Ariete il 14 febbraio, arrivando a fermarsi il 26 luglio a 15°, per poi trovarsi a fne anno a 8°. Giove, pianeta della Grande Fortuna, passerà da Cancro a Leone il 30 giugno per arrivare a fne anno a 27° Leone.

Infne, Plutone, che è il pianeta più lento in assoluto, sarà l’unico a non cambiare di segno nel corso del 2026, rimanendo tra i 3° e 6° dell’Acquario, segno che però è sempre maschile.

Martedì 3 marzo 2026 avremo un eclissi totale di Luna, alle ore 11:34 T. U., che interesserà l’oceano Pacifco, il Nord America, l’Asia orientale e l’Australia. Finalmente, Mercoledì 12 agosto 2026 assisteremo al fenomeno più importante: un eclissi totale di Sole, che si verifcherà alle ore 17:46 T. U. (ore 19:46 italiane); il fenomeno sarà interamente visibile fno alla fase di totalità con completo oscuramento del disco solare in Groenlandia, Islanda, penisola Iberica, parzialmente nel resto d’Europa, Italia compresa.

Infne il 28 agosto 2026 avremo un secondo eclissi parziale di Luna, alle ore 4:13 T. U., che interesserà Americhe, oceano Atlantico, Africa ed Europa.

Le indicazioni interpretative si riferiscono alla sola posizione del Sole nei segni, perché un’analisi previsionale specifca richiede la conoscenza di data, ora e luogo di nascita del soggetto. Per informazioni sui corsi e le attività culturali organizzate scrivere a: labottegadellastrologo@gmail.com; canniclau@libero.it Disegni dei segni zodiacali opera di Pacpainter - www.pacpainter.it

MESSAGGI DALLE STELLE

Consigli a trecentosessanta gradi seguendo il percorso degli astri di Claudio Cannistrà

ARIETE (21 marzo - 20 aprile)

Prima parte dell’anno complessa per i nati fno al 4 aprile per il passaggio di Saturno sul Sole, che richiede senso di responsabilità e praticità. Seconda parte in netta discesa per tutti per l’arrivo delle energie gioviane che rivitalizzano. Nati 22-28 marzo in fase di grandi cambiamenti.

TORO (21 aprile - 20 maggio)

Seconda decade protetta da Giove fno a metà primavera. Per tutti seconda parte dell’anno a rischio di sprechi energetici e fnanziari: da controllate gola, fegato e… alimentazione. Marte può creare tensioni a giugno, ottobre e novembre. Nati 22-25 aprile sempre in crisi trasformativa.

GEMELLI (21 maggio - 21 giugno)

Una ventata di cambiamenti inattesi, ma costruttivi, interessa i nati fno al 28 maggio con risultati che si vedranno a fne primavera. Da metà agosto a fne anno i nati di giugno ricevono i positivi infussi gioviani dal Leone. Marzo e luglio sono mesi delicati e con alti e bassi emotivi.

CANCRO (22 giugno - 22 luglio)

Nati in giugno/primi luglio confusi e in difcoltà, frenati nelle loro ambizioni esistenziali: servono prudenza e attenzione. Invece, Giove sul Sole dei nati dal 6 luglio in avanti crea ottime opportunità da sfruttare fno a inizio estate. Il fsico va riguardato da metà agosto a fne settembre.

LEONE (23 luglio - 23 agosto)

Prima decade sotto la ‘lente’ planetaria per i numerosi transiti che la riguardano. Da inizio estate situazione in netto miglioramento per l’entrata di Giove nel segno che ofre entusiasmo e nuovi incentivi. Da metà agosto a fne anno ne benefciano seconda e terza decade.

VERGINE (24 agosto - 22 settembre)

Da metà febbraio la terza decade tira un sospiro di sollievo liberandosi dell’opposizione saturnina. Seconda decade appoggiata da Giove fno a maggio, mentre è la prima decade ad essere travolta dai cambi inattesi del quadrato di Urano. Massima prudenza in marzo, luglio e dicembre.

BILANCIA (23 settembre - 22 ottobre)

I nati di settembre sono in difcoltà pratiche e con le idee confuse fno ad aprile; poi tocca ai nati 1-8 ottobre frenati da aprile a fne anno. La situazione migliora per tutti da inizio estate con l’autunno che favorisce specialmente la terza decade. Prudenza in aprile e in settembre.

SCORPIONE (23 ottobre - 22 novembre)

Fino a giugno Giove dal Cancro stimola i nati di novembre. Invece, da inizio estate rischiate di vivere ‘sopra le righe’ e con ambizioni esagerate rispetto alle possibilità, anche nei sentimenti. Nati 25-29 ottobre in complessa autoanalisi interiore. Marte ostile in ottobre e novembre.

SAGITTARIO (23 novembre - 21 dicembre)

I nati di novembre sono un po’ destabilizzati dagli input uraniani, mentre i nati di dicembre possono intraprendere iniziative durature nel tempo con sviluppi positivi a partire dall’estate. Per tutti: prudenza in marzo, luglio, dicembre e sentimenti favoriti in agosto e novembre.

CAPRICORNO (22 dicembre - 20 gennaio)

Il quadrato di Saturno invita i nati in dicembre e primi gennaio a prendere coscienza di certe situazioni e a distaccarsi da ciò che è futile e provvisorio. L’opposizione di Giove, che riguarda solo i nati di gennaio, non favorisce le questioni legali e fnanziarie, ma si esaurisce a fne giugno.

ACQUARIO (21 gennaio - 19 febbraio)

Urano dai Gemelli funziona da stimolo per i nati di gennaio, mentre da luglio l’entrata di Giove in Leone consiglia a tutti di evitare eccessi e sprechi, rispettando il fegato e la… legalità. Marte è aggressivo in febbraio, giugno, ottobre e novembre. Afetti favoriti in marzo e maggio.

PESCI (20 febbraio - 20 marzo)

La prima metà dell’anno favorisce i nati di marzo: da metà febbraio Saturno non ‘tormenta’ più la terza decade, mentre continua l’appoggio gioviano. Solo la prima decade da maggio rischia di essere trascinata dalle tempeste e dai colpi di fulmine uraniani. Prudenza in marzo, luglio e dicembre.

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Prato review 67 by Gruppo Editoriale srl - Issuu