GLUNews n.0

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N.0 • GIUGNO • Periodico di aggiornamento per diabetici

FOCUS Informarsi per curarsi meglio.

Alimentazione Il gelato: un divieto o una piacevole alternativa?

Sport Il calcetto: una partita con il diabete.

Psicologia La scoperta del diabete.


Sommario FOCUS

pag. 4

Informarsi per curarsi meglio.

ALIMENTAZIONE

pag. 8

Il gelato: un divieto o una piacevole alternativa?

SPORT

pag. 12

Il calcetto: una partita con il diabete.

PSICOLOGIA

pag. 18

La scoperta del diabete.

STRUMENTI DI MISURAZIONE

pag. 22

La “macchinetta” del diabete.

DIABETENIGMISTICA

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DOLCI CURIOSITÀ

pag. 30 GLU-News • N.0 • GIUGNO Periodico di aggiornamento per diabetici Direttore Responsabile Dott. Renato Saggiorato Coordinamento Scientifico Prof. Andrea Giaccari con la collaborazione di: Dott.ssa Annamaria Prioletta Redazione & Progetto Grafico CARISM S.r.l. - Torino Stampa AGES ARTI GRAFICHE -Torino Registrato al Tribunale di Torino, N. 44 - 28 Maggio 2008.

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Editoriale A chi ci rivolgiamo e perché. Nasce con questo numero zero la nuova Rivista GluNews destinata a tutte le Persone con diabete e a tutte quelle che in qualche modo sono in contatto con esse. Il diabete è una patologia che a causa della sua larga diffusione è stata dichiarata malattia di rilevanza sociale. Secondo l’OMS, l’ultima stima del numero di malati di diabete nel mondo è di circa 194 milioni di persone. La prevalenza di questa malattia è però in aumento e l’OMS prevede che entro il 2025 il numero dei diabetici potrebbe raddoppiare. In Italia si stima che la prevalenza (cioè la proporzione di individui di una popolazione che, in un dato momento, presentano la malattia) del diabete noto (diagnosticato) sia circa il 3,5%, con valori più alti all’aumentare dell’età: nelle persone con più di 65 anni la prevalenza del diabete di Tipo 2 è circa il 12%. Sulla base di questi calcoli, si può stimare che in Italia ci siano circa 3,5 milioni di diabetici (fra noto e non noto). Il diabete è la prima causa di amputazione non traumatica degli arti, la retinopatia diabetica è prima causa di cecità in età lavorativa, il diabete è la prima causa di dialisi, l’80% dei pazienti diabetici decede per cause cardiovascolari. I costi umani, sociali e assistenziali del diabete sono altissimi ed in parte prevenibili. Si può fare prevenzione del diabete, si può fare prevenzione e controllo delle complicanze croniche del diabete. Nella prevenzione dell’insorgenza del diabete nelle classi a rischio, accanto allo screening per la diagnosi precoce è importante la corretta educazione e sensibilizzazione della popolazione. Fondamentale nella prevenzione delle complicanze, accanto ad una adeguata terapia farmacologica e opportuno controllo domiciliare della glicemia (dove richiesto secondo il parere medico), sono le norme igienico-dietetiche, le modifiche dello stile di vita, la motivazione e l’addestramento delle persone coinvolte. Anche l’addestramento dei loro familiari, soprattutto in età infanto-giovanile, è ritenuto auspicabile e raccomandato. Nei bambini perfino il corpo insegnante deve essere informato e addestrato alle prime “cure” (riconoscimento delle crisi ipoglicemiche e protocollo comportamentale). Tutte le Autorità Governative, Sanitarie e Professionali, incluse le Società Scientifiche, pongono perciò l’educazione fra i pilastri per la buona cura della Persona con Diabete. Le conoscenze che devono essere trasferite alle persone interessate non sono né infinite, né impossibili da comprendere e ritenere: perciò si può e si deve lavorare per la realizzazione di programmi di addestramento che si tradurranno in programmi di migliore cura del Diabete. Obiettivo non originale, ma ambizioso, di questo nuovo periodico è quello di diventare veicolo e strumento efficace di didattica, orientando la Redazione sulla opportunità di trasferire le informazioni necessarie con un linguaggio alla portata di un Pubblico di non addetti ai lavori, e pur tuttavia con una Diagnosi di Diabete. Ci sono altre riviste di buona fattura che hanno identica Mission. Nostro scopo non è dunque coprire una tematica nuova, né tantomeno fare concorrenza alle riviste preesistenti. Se i numeri citati in apertura di articolo sono esatti vuol dire che non basterebbe la somma dei principali quotidiani nazionali a raggiungere tutte le Persone con Diabete. Bene se saremo riusciti ad estendere del 10% il numero dei potenziali beneficiari potremo ritenerci soddisfatti. Accanto quindi ad una strategia di allargamento della popolazione “servita” ci sarà un’attenzione, più facile per chi arriva "dopo", ai temi che stanno a cuore ai pazienti, a quelli che per loro risultano più ostici o meno fruibili, o anche solo più curiosi e in generale più interessanti. Sarà dato spazio, con regolare turnazione, a tutte le Organizzazioni che hanno titoli al riguardo: Società Scientifiche e degli Operatori Sanitari e Associazioni Pazienti. Soprattutto, per il dovuto rispetto dei reali bisogni, e nell’ottica della ricerca continua del miglioramento, e quando lo spirito sarà costruttivo, sarà dato ascolto a tutti. Terremo conto delle richieste, delle critiche- anche le più spietate- e dei suggerimenti che ci arriveranno dai Lettori, giudici assoluti e imparziali del nostro lavoro. Dai prossimi numeri sarà a vostra disposizione una casella di posta a cui potrete rivolgere le vostre domande, esprimere le vostre impressioni e confidarci le vostre esperienze. È importante sottolineare che la rivista non ha finalità di lucro, benché abbia la necessità di trovare la copertura dei fondi necessari a lanciarla, sostenerla e svilupparla. Per questo ci affideremo alle risorse derivanti dal contributo pubblicitario di Coloro che vorranno sostenerci. A condizione che sia accettata l’indipendenza di indirizzo e di contenuto di cui, come Direttore, mi faccio garante: a quanti ci sosterranno va la gratitudine dell’Editore e della Redazione e, mi sia concessa la presunzione di interpretare il loro pensiero, l’apprezzamento dei Lettori. Dott. Renato Saggiorato 3


FOCUS

Informarsi per curarsi meglio.

Prima di ricevere una diagnosi di patologia cronica la nostra esperienza comune con il nostro Medico era quella di affidargli il nostro corpo e la nostra patologia come si fa con il meccanico quando si porta l’auto in officina. Mancava solo di dover chiedere i tempi di “riparazione” e l’ora del ritiro. Per alcune patologie croniche come l’ipertensione è una via di mezzo: ci viene fatta la lista degli alimenti da evitare, quelli da usare con moderazione, e qualche regola di “vita sana”. Sarà il dottore, nelle visite di controllo, a dover fare tutti gli “aggiustamenti” terapeutici necessari. Quando iniziamo a convivere con il diabete le cose appaiono subito diverse. Il nostro dottore è competente, disponibile, eppure si vive la frustrante esperienza di non averlo sul posto al presentarsi di una situazione nuova. Questa frustrazione a volte può esitare in un comprensibilissimo sfogo: “Provi lui a sforacchiarsi le dita almeno quattro volte al giorno e a “farsi” l’insulina almeno due volte! Ad appuntare tutti i valori, ad organizzarsi il kit ad ogni spostamento, anche minimo, a controllare tutti i cibi che ingurgita, a ricordarsi delle calorie assunte e rapportarle alla qualità e quantità di sforzo fisico effettuato...!”. Ma lui probabilmente lo farebbe senza troppi problemi e senza troppi dubbi, perché è informato, sa esattamente cosa fa e perché: soprattutto conosce l'esito probabile delle sue azioni e le conseguenze delle sue negligenze... Lo farebbe per responsabilità. E molti medici sono anche diabetici. 4


A detta dei medici pare che la “colpa” sia proprio dei pazienti: sembra che si attui una sorta di reinterpretazione della terapia in base alle credenze, alle abitudini, alla percezione che il paziente ha di se stesso e della patologia, e la sua relazione fra le due “visioni”. Quando sappiamo e abbiamo un quadro completo della situazione ci creiamo uno schema d'azione cercando di valutare il peso delle nostre azioni in relazione a delle conseguenze probabili, quando non certe. Ma qual è lo scopo principale del medico nei confronti del suo paziente? Migliorare la sua condizione e conseguentemente la sua qualità di vita. Dato che sa, teme le complicanze del diabete (vedi scheda “Le Verità Nascoste”). Il medico cerca informazioni importanti dai suoi pazienti per essere il più efficace possibile nelle sue scelte terapeutiche, ma non lesinerà mai risposte alle vostre domande, così come gli operatori sanitari nei vari centri diabetici saranno ben lieti di sciogliere dubbi ai pazienti. Il percorso di apprendimento progressivo consta proprio nell’ acquisizione di queste informazioni man mano le nostre domande o le situazioni nuove a cui ci troviamo esposti richiedono un intervento attivo del paziente. Quando abbiamo dei dubbi o addirittura dei sospetti su un andamento non corretto della malattia, l'unica soluzione per uscire dalla nebbia è informarsi, e il passo più efficace è chiedere direttamente al proprio medico. Ma questo non è sempre possibile o di rapido accesso e allora bisogna soddisfare la nostra fame di sapere in altri modi. Le fonti da cui trarre informazioni utili sul diabete sono numerosissime, per esempio in rete...ma chi non ha il computer? Beh, può andare in una qualsiasi libreria e troverà fior fiore di volumi, tascabili, manuali e

documentazioni sulla patologia... ma non tutti hanno voglia di vestire i panni di Pico de Paperis e diventare tuttologi del diabete. Questa rivista nasce dall’esigenza di veicolare concetti anche difficili e specialistici in modo chiaro e comprensibile, fornendo un servizio ed un canale di comunicazione (sarà attivo a partire dal prossimo numero un servizio e-mail e postale con cui scambiare impressioni, chiedere informazioni e raccontare le proprie esperienze) e informazione sul mondo del diabete. Vuole essere qualcosa in più rispetto al già ricco mondo di pubblicazioni e iniziative sul diabete, perché siamo consapevoli che il numero di persone che convivono col diabete è destinato a crescere in modo esponenziale (dati del Ministero della Salute) soprattutto tra la popolazione con oltre 40 anni. Perché sappiamo che col diabete hanno a che fare oggi circa 170 milioni di persone nel mondo e nonostante la sua notevole incidenza, rimane ancora poco conosciuto e riconosciuto, ma soprattutto trattato e controllato in modo adeguato. Un fattore importante è anche il costo del diabete, che incide per circa l'8% della spesa sanitaria nazionale. Una corretta informazione indirizzata prevalentemente sulla prevenzione e sul trattamento del diabete risulta essenziale per migliorare la qualità di vita di tutti ed ottimizzare gli investimenti, rendendoli sempre più efficaci e specifici.

LE CREDENZE, LE OPINIONI E LA SCIENZA Dal momento in cui scopriamo di essere diabetici iniziamo a porci un sacco di domande, alcune delle quali, forse, avremmo dovuto farci prima. Gli psicologi dicono che dopo una prima fase di negazione della patologia, si passa ad una fase in 5


FOCUS cui i “sensi di colpa” la fanno da padrone, ma la reazione , o meglio le reazioni sono assolutamente soggettive e difficilmente traducibili in statistiche affidabili. Il carattere, le paure inconsce e il giudizio degli altri influiscono notevolmente sullo stato d’animo, sulla compliance (cos’è? è un termine “medicalese” che indica quanto un paziente segue le indicazioni del medico) e inevitabilmente sulla pelle del diabetico! Quello che sapevamo e pensavamo del diabete, influisce sulla nostra reazione immediata alla notizia, e subito dopo pendiamo dalle labbra del medico in cerca di spiegazioni e soluzioni... ma spesso, nonostante una chiacchierata prolungata e attenta si esce pieni di dubbi, paure e domande. Il disorientamento iniziale può portare ad ascoltare tutto e tutti, dalle incomprensibili spiegazioni tecniche alle leggende metropolitane, all’esperienza del cugino del nonno (che risale a 70 anni fa). La mole di notizie, consigli, dati disorienterebbe anche Magellano. A chi credere? E quanto crederci? L’errore più comune è fare la media! I “secondo me” sono pericolosi quando non sono giu-

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stificati da argomentazioni veritiere e provate, e l’unico modo per avvicinarci alla verità è capire la scienza. L'intento informativo del mondo scientifico è rivolto soprattutto a ridurre i fattori di rischio collegati al diabete: l'ipertensione, l'obesità, l'ipercolesterolemia, il fumo e gli stili di vita sedentari. È utile imparare a distinguere le informazioni idonee (quelle che fanno per me!) da quelle superflue, ma è anche divertente avere delle “notizie da bar”, delle curiosità sul mondo del diabete, essere in grado di fare un po’ di autoironia e risultare addirittura interessanti anche “grazie al diabete”.

“CONOSCI TE STESSO” La parte più importante nel trattamento del diabete è svolta non dai farmaci o dall'intervento diretta del medico, ma dal paziente stesso insieme all'aiuto della propria famiglia. È per questo motivo che si rende necessario creare il maggior numero di accessi alla conoscenza del mondo del diabete. Le informazioni più efficaci sono quelle che tocchiamo con mano, sono quelle che ci mettono in condizione di provare quello che facciamo giorno per giorno, quelle che poi alle fine ci tornano utili per migliorare il nostro rapporto col mondo e soprattutto con noi stessi. Le informazioni che, una volta provate, ci danno la tranquillità di essere liberi dal pensiero assillante creato dalla gestione di una patologia non correttamente conosciuta. Ma attenzione, evitiamo l’errore contrario, essere informati non deve voler dire facciamo tutto da soli! Le persone che ci curano (medici e operatori sanitari) posseggono le competenze non


solo cliniche, ma anche “didattiche” che le mettono in condizione di individuare quali sono le informazioni vitali (è il caso di dirlo) per la nostra storia col diabete. Approfondire con loro questi aspetti più complessi è estremamente importante per prevenire le molteplici complicanze del diabete (dal rischio di amputazione degli arti inferiori al coma diabetico...). Il nostro contributo sarà rivolto all'approfondimento di queste problematiche e soprattutto cercheremo di dar voce alle esperienze e alla condivisione dei vissuti relativi ai diversi volti e risvolti di questa importante condizione. Ma il nostro obiettivo vuol essere stimolare il confronto, la discussione e la personalizzazione delle informazioni: vorremmo creare

un clima di sfida e ottimismo, dove la diffusione di informazioni possa rivelarsi utile a conoscere meglio “se stessi con il diabete”. Dal nostro punto di vista è tanto importante la personalizzazione della terapia quanto la conoscenza delle informazioni utili alla propria persona: infatti gli interventi “correttivi” che via via si possono rendere necessari, dipendono oltre che da cause specifiche, anche dalle reazioni del nostro organismo alle stesse. Ma è anche importantissimo rendersi conto di quello che possiamo fare in rapporto ai nostri “parametri da diabetici”. Si tratta “solamente” di conoscere se stessi, rivalutare le proprie azioni e le proprie reazioni in un'ottica più consapevole e meno angosciante. (P.d.C.)

Una malattia spesso subdola. Esistono due tipi di diabete: il tipo 1, detto anche insulino dipendente (il più "evidente" a causa della sua manifestazione acuta dovuta al fatto che il pancreas produce poca o non produce affatto insulina) e il tipo 2, detto non insulino dipendente (controllabile spesso solo con una dieta adeguata in quanto non è totalmente compromessa la funzionalità del pancreas, che produce ancora insulina, ma non in quantità sufficiente a coprire le necessità dell'organismo oppure le cellule del diabetico mostrano una certa resistenza all’azione dell’insulina). Solo nel tipo 1, quindi, l’insorgenza del diabete si manifesta acutamente. Nel tipo 2 può annidarsi a lungo una diagnosi misconosciuta, una verità nascosta. È lo zucchero la causa delle complicanze legate alla carenza di insulina: non essendo "trasformato" dall’insulina rimane in circolo danneggiando progressivamente organi e tessuti. O per meglio dire: lo zucchero nascosto! Il diabete è una delle malattie più complicate da riconoscere e da comprendere per il paziente, perché, soprattutto nel suo stadio iniziale, è asintomatica, ovvero priva di sintomi manifesti. Nel diabete di tipo 2 la mancata insorgenza di segnali tangibili della presenza della malattia portano spesso ad una diagnosi tardiva, si stima, infatti, che in circa un terzo dei casi, il paziente affetto da diabete sia riconosciuto come tale solo in occasione di ricoveri urgenti, resi necessari dall'aggravarsi della malattia. Questo tipo di diabete, se non identificato, può operare “indisturbato” per molti anni senza recare malessere evidente al paziente che, ignaro, subisce il progressivo ed inarrestabile peggioramento della malattia fino al raggiungimento di gravi complicanze. Questo problema impone quindi la necessità di informare il più possibile la popolazione riguardo l'insorgenza di tale malattia, che ad oggi colpisce circa il 5% degli Italiani, in modo da sensibilizzare sempre di più l'opinione pubblica e spingere i possibili malati ad effettuare delle analisi cliniche specifiche. Ci si accorge della malattia quando si inizia a bere ed urinare più del normale fino a provocare risvegli notturni. Spesso purtroppo al diabete si associano, da un punto di vista clinico, fattori come ipertensione e obesità. Questo quadro presuppone cambiamenti drastici sullo stile di vita e sulle abitudini con conseguenti ripercussioni di tipo psicologico e relazionale.

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ALIMENTAZIONE

Il gelato: un divieto o una piacevole alternativa?

Qual è il rapporto del diabetico con il gelato? Fino a poco tempo fa vi era un rigoroso divieto, oggi è considerato da tutti un alimento, non più una semplice golosità, e anche gli stessi diabetologi iniziano a prenderlo in considerazione positivamente, a condizione che il suo apporto nutrizionale venga considerato come parte della dieta complessiva. L’attenzione oggi non è più rivolta unicamente alla limitazione degli alimenti “pericolosi”, ma ad un corretto equilibrio dietetico. Il gelato non è un tabù o un desiderio proibito, ma un premio, che presuppone un traguardo da raggiungere, non senza impegno e, a volte, con veri e propri sacrifici. Si sa, il diabete non permette molte eccezioni e i gelati cosiddetti “per diabetici” (che iniziano a comparire nelle gelaterie artigianali ed in alcune pasticcerie) a volte fanno schizzare la 8


glicemia alle stelle e spesso sono decisamente meno gustosi. Il gelato vero non è però un sogno proibito, e soprattutto in prossimità dell’estate può rivelarsi, anche per chi litiga quotidianamente coi propri valori glicemici, una piacevole alternativa al pasto principale, o, se si è insulino dipendenti possiamo permetterci due o tre palline in sostituzione della frutta a fine pasto (la cosa importante in questo caso è che non venga consumato lontano dai pasti, sia perché è ancora presente la copertura dell’insulina, sia perchè lo zucchero contenuto nel gelato si mescola con altri alimenti e quindi viene assorbito più lentamente). Come tutti gli alimenti, anche il gelato deve essere conosciuto dal punto di vista della composizione, in modo da poterlo conteggiare nel corretto bilanciamento della giornata alimentare e del corrispondente esercizio fisico. Gli ingredienti “pericolosi” del gelato sono, oltre allo zucchero aggiunto, la crema di latte e i grassi vegetali. È comunque un alimento con elevati valori energetici, quindi sarebbe opportuno mangiarlo prima di una sana attività fisica (una corsa leggera, una partita a calcetto o a beach volley...). Ecco i nostri consigli: • innanzitutto concordate questa gustosa “trasgressione” col vostro medico di riferimento, il quale provvederà ad adattarlo alla vostra dieta • successivamente scegliete la gelateria artigianale che più vi ispira • preferibilmente scegliete dei gusti alla frutta, che contengono meno grassi e calorie rispetto ai gusti alla crema • scegliete il giorno “ideale”: magari una domenica soleggiata, e gustatevelo molto lentamente (evitando però che vi si sciolga in mano) • dopo il piacere, prevedete almeno una lunga passeggiata. Attenzione però, la prudenza non è mai troppa: portate sempre con voi

il vostro strumento di misurazione della glicemia per tenere tutto sotto controllo e segnalare (R.R.) le reazioni al vostro medico.

Il cono: un piacevole imprevisto Il cono gelato nacque nel 1904 alla Fiera di St. Louis, quando un gelataio, terminati i contenitori in cui serviva i suoi gelati, provò ad utilizzare dei wafer venduti dal banchetto a fianco al suo: il successo dura ancora oggi! N.B.: il cono è sì un bel piacere, ma la cialda è ricca di zucchero, quindi, meglio una bella coppetta, magari colorata!

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ALIMENTAZIONE Si impiegano mediamente 7 minuti per consumare un cono gelato. I gusti più amati dagli italiani sono:

27% cioccolato 20% nocciola 13% limone 12%

fragola

Non fatevi trarre in inganno! I ghiaccioli possono essere più pericolosi di un gelato perché contengono elevate percentuali di zucchero e aromatizzanti ma scarsissime doti nutritive, il che significa: glicemia alle stelle e assenza del senso di sazietà. Un piacevole diversivo può essere la preparazione in casa di granite, dove in sostituzione dello zucchero potrete usare del dolcificante.

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Gelato alla frutta

Ingredienti per 4 dosi: • 250 g di frutta ben matura (albicocche, o banane, o fragole, o meloni, o pesche) • 70 g di fruttosio • 3 tuorli d’uovo • 1 dl di latte • Mezzo litro di panna PREPARAZIONE • Bollire il latte e mettere in fusione la frutta per 45 minuti • Battere con la frusta i tuorli d’uovo con il fruttosio • Unire il composto di latte e frutta • Unire il tutto alla panna che avrete montato precedentemente a neve, girando lentamente • Mettere la crema così preparata in un contenitore di metallo e riporla nel freezer • Dopo circa 5 – 6 ore potrete gustarvi il “vostro gelato”. Il gelato ricavato da questa ricetta ha un basso contenuto glicemico, ma è ricco in fruttosio e grassi. 11


SPORT

Il calcetto: una partita con il diabete.

Sull’onda della passionale partecipazione, tipicamente italiana, per la nazionale di calcio alle prese con i prossimi campionati europei, ci sentiamo tutti un po’ calciatori e critici del pallone. Quanti di noi vorrebbero essere in campo con i nostri campioni per spronarli, aiutarli e magari segnare il goal della vittoria; quando li vediamo giocare ci sembra quasi di essere in campo con loro e siamo presi dalla voglia, magari dopo una bella vittoria, di fare due tiri con i nostri amici per metterci alla prova e imitare le gesta dei campioni. Questo desiderio è di tutti, ma spesso, data una condizione di diabete, siamo subito inibiti dalle raccomandazioni e dalle preoccupazioni legate alla nostra patologia. I 90 minuti e i 100 e più metri del campo da calcio 12


regolamentare sembrano uno sforzo riservato ai professionisti, ma la versione in scala del calcio è una piacevole e allettante alternativa. Sono numerosissimi infatti gli italiani, di tutte le età, che praticano e amano il calcetto sia da un punto di vista fisico-sportivo, che da un punto di vista aggregativo. Lo sport in generale non solo ci mantiene in forma ma ci aiuta a capire meglio il nostro corpo e la reazione alla fatica, e ci educa a gestire nel migliore dei modi anche la situazione diabetica. L’attività fisica in generale migliora anche la sensibilità dell’organismo all’insulina. È risaputo che le attività maggiormente consigliate in una condizione di diabete sono di natura aerobica (ovvero quegli sport che non

richiedono sforzi intensi e concentrati come il jogging, il pattinaggio...), ma nulla è precluso a priori per un diabetico. Il calcetto è uno sport impegnativo che richiede prontezza di riflessi e una preparazione fisica adeguata alla sforzo da sostenere; è un’attività mista, aerobica-anerobica, che fa bruciare notevoli scorte di calorie e quindi apparentemente un possibile “pericolo” per il diabetico.

UN

CALCIO AL DIABETE

Per “quelli come noi” sono importanti tanto le precauzioni quanto la consapevolezza delle nostre reazioni tipiche per godere appieno della gioia di una partita con amici (e per non far preoccupare chi ci vuol bene). Sono sufficienti dei piccoli accorgimenti per

L ’ a t t iv it à f is ic a m i gl ior a la se n sib il it à d e l l ’o r g a n i s m o a l l’ in su lin a . 13


SPORT permetterci di giocare, divertirci e mentenerci in forma senza troppe preoccupazioni. E visto che ognuno di noi ha una propria soggettività, anche dal punto di vista dell’adattamento terapeutico, consigliamo di rendere noto al medico curante la nostra intenzione di giocare a calcetto, così da ottenere indicazioni precise e personalizzate sulla corretta gestione della nostra attività fisica.

LA

NOSTRA PARTITA CONTRO IL DIABETE Innanzitutto è importante, se si tratta della prima partita o di una partita ogni tanto, prepararci soprattutto mentalmen-

Uno yogurt e 2 fette biscottate durante l’intervallo della partita riducono il rischio di crisi ipoglicemiche.

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te e prestare attenzione all’alimentazione. • Cercate di effettuare il pasto ad una distanza di almeno tre ore dall’incontro, in modo da lasciare il tempo alla digestione e all’insulina di fare il suo percorso. • Poco prima della partita controllate i vostri valori glicemici e, se ve lo permettono, fate un piccolo spuntino (es: uno yogurt e due fette biscottate), per prevenire eventuali casi di ipoglicemia e per avere del carburante a pronto utilizzo. Imparerete col tempo a distinguere la stanchezza fisiologica dalla spossatezza dovuta alla patologia. • Preparatevi allo sforzo fisico con almeno 10 minuti di riscaldamento per evitare strappi muscolari e attivare il vostro organismo • Controllate i vostri valori glicemici anche durante l’intervallo tra un tempo e l’altro (soprattutto le prime volte, se possibile) e, se necessario, reintegrate gli zuccheri necessari con un bicchiere di latte o un succo di frutta. Lo sforzo fisico del secondo tempo sarà percettivamente più evidente, ma tutto ciò è assolutamente normale. Così come è importante mantenere una scorta energetica sufficiente, è altrettanto importante l’idratazione ed il reintegro dei sali minerali consumati durante la partita:


il consiglio è di bere molto, e possibilmente fare uso di integratori per sportivi, facendo attenzione alla loro composizione per evitare eccessi di zucchero. Cercate di non strafare alla prima occasione: se avete già onorato la partita e vi sentite stanchi fate una pausa e date spazio alle riserve. Al termine dell’incontro preved e t e almeno 5 minuti di defaticamento con una leggera corsetta e un po’ di stretching. Ponete ancora attenzione alla glicemia a distanza di circa due ore dal termine della partita. Riferite poi tutte le vostre registrazioni, considerazioni e sensazioni al vostro medico curante in modo che possa conoscervi meglio, anche sotto un profilo sportivo, e riesca a trattare più precisamente il vostro personale profilo fisico e diabetologico.

mento dei valori glicemici a distanza di parecchie ore dal termine della partita, a causa dell’intenso sforzo effettuato e del consumo energetico dovuto al recupero fisiologico dei muscoli. Proprio come il calcetto, e qualsiasi altro sport, la conoscenza di se stessi e del proprio diabete richiede un allenamento costante, un’alimentazione corretta, equilibrata e quanto più personalizzata. Come nel calcetto, così anche nel diabete esistono regole da rispettare, avversari sempre presenti da sconfiggere e un mister che più ci segue e ci conosce e meglio saprà aiutarci a vincere tutte le partite che disputeremo sul campo e nella vita. (M.G.)

P e r un a p a r t it a d i ca l ce t t o d a 4 0 ’ s i co n s u m a n o m e d ia m e n t e 2 70 c a lo r ie .

ATTENZIONE ALLE CRISI “TARDIVE”! Poiché il livello di zuccheri continua a scendere anche dopo il fischio finale, può succedere, soprattutto quando le attività fisiche sono saltuarie, che si verifichi un abbassa15


SPORT Le scarpe: Per il calciatore che convive col diabete la scelta del corretto equipaggiamento non riveste solo una funzione pratica ed estetica, ma assume una valenza particolare legata alle eventuali complicazioni degli arti inferiori. Bisogna subito precisare che una pratica intensa del calcetto in diabetici con lesioni neuro-vascolari periferiche è altamente sconsigliata per evitare la formazione di ulcere. Ma anche in assenza di tali complicanze è necessaria una corretta educazione nel prevenire e riconoscere anche le più piccole lesioni del piede. Nel calcetto, maggiormente rispetto al calcio, ci si sottopone a movimenti veloci, brevi scatti, improvvisi cambi di direzione non del tutto fisiologici. La stimolazione elevata e “ad intermittenza” dei muscoli, dei tendini e delle articolazioni scarica tutta la sua forza sul piede: quindi è importante l’allenamento per esercitarci a coordinare al meglio i nostri movimenti, a definire il tono muscolare e migliorare l’elasticità muscolo-tendinea. Quando corriamo il piede subisce l’impatto del nostro gesto atletico primariamente sul tallone per poi scaricare la spinta sulla punta sopportando una pressione pari a 2 volte e mezzo il peso dell’atleta (se pesate 70 Kg il vostro povero piede sopporta in movimento, anche se per pochi attimi, un peso di 175 Kg!). È necessario quindi porre un’attenzione particolare alla scelta delle calzature, dei plantari e delle calze sportive. La scarpa: • la caratteristica primaria è l’adattamento alla conformazione anatomica del piede • in secondo luogo è importante la capacità di ammortizzare gli urti • la linguetta è meglio se imbottita per evitare tendiniti degli estensori delle dita del piede e l’irritazione del dorso • sono preferibili quelle scarpe con lacci molto lunghi e parecchi occhielli per permettere maggiori possibilità di allacciamento in base alle variazioni anatomiche dei piedi • la tomaia deve essere morbida, larga ed alta, per evitare che le dita si accavallino o che ci sia forte pressione sulle unghie • la suola esterna deve permettere un buon ancoraggio al suolo, mentre quella interna è preferibile se staccabile e assorbente il sudore • è consigliabile una misura superiore rispetto al comfort immediato perché durante il gioco il piede si gonfia. Può rivelarsi utile per preservare la condizione dei piedi l’utilizzo di plantari soprattutto in presenza di dimorfismi del piede come il piattismo (esistono in commercio dei plantari di ultima generazione ad assorbimento differenziato). Anche la scelta delle calze è importante perché sono l’elemento a diretto contatto del piede. Sono preferibili di fibra spessa, morbida e assorbente, e si dovranno evitare quelle con cuciture nei punti di appoggio (si trovano nei negozi specializzati delle speciali calze brevettate dotate di “impact zone” che assorbono l’attrito evitando sfregamentii e sollecitazioni “pericolose”).

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9 passaggi per una partita

1. Portate sempre con voi: • il vostro strumento di misurazione • il tesserino sanitario • cibi contenenti carboidrati ad azione veloce • il Glucagone

2. Scegliete il giusto equipaggiamento, un occhio di riguardo va dedicato alla scelta delle calzature (per ridurre il rischio di danni)

3. Insegnate a qualche compagno fidato il modo idoneo di trattare un eventuale attacco ipoglicemico (iniettando eventualmente una dose di glucagone intra-muscolo)

4. Monitorate la glicemia secondo le indicazioni del vostro medico 5. Evitate giornate troppo calde e umide o troppo fredde (spesso la sensazione di avere troppo caldo o troppo freddo può essere confusa con segni e sintomi di ipoglicemia)

6. Fate un piccolo spuntino tra un tempo e l’altro (yogurt e 2 fette biscottate con un bicchiere di latte)

7. Includete sessioni di riscaldamento e defaticamento prima e dopo la partita (semplici esercizi di stretching sono l’ideale per evitare danni e migliorare la performance e l’elasticità muscolare)

8. Assicuratevi un’aadeguata idratazione portando con voi integratori a base di sali minerali (è consigliabile bere prima di avvertire lo stimolo della sete)

9. Consultate comunque sempre il vostro medico. 17


PSICOLOGIA

La scoperta del diabete.

C’è chi rimane incredulo e stupito, chi si arrabbia, chi reagisce con crisi di pianto, chi rimane indifferente e chi risponde con un sorriso. Spesso il primo pensiero è: “basta dolci!”, il secondo “e adesso come faccio?” Le tipologie reattive ad una “notizia del genere” variano in base a fattori quali l’età, la personalità, il sesso, la cultura, la conoscenza più o meno approfondita della patologia... e sono questi gli elementi che osserva innanzitutto un medico nella valutazione del paziente e nella scelta della modalità più efficace per svolgere il proprio lavoro. Ma chi sente dentro di sé la notizia di un cambiamento in peggio necessiterebbe di maggiore empatia, non solo di una lucida analisi della situazione patologica, che 18


spesso tende ad una serie di fredde indicazioni e precetti da seguire per riportare una quasinormalità. Queste parole suonano come un rimprovero “Visto che ti sei comportato male, o visto che la tua famiglia è sbagliata, ora ne paghi le conseguenze!” Uno dei percorsi psicologici che tutti compiamo è l’attribuzione di causalità: da dove viene questo male, questa croce? è colpa mia? o della mia eredità familiare? È la sfortuna? Un volere divino? Ognuno cerca di darsi una

Nel mondo, 170 milioni di persone convivono con il diabete.

spiegazione, ma non è più intelligente chiederla a chi probabilmente conosce le risposte? Non bisogna tacere queste domande di fronte al medico, diamo sfogo alle nostre angosce, chiediamo spiegazioni al nostro alleato (il

medico). Perché il diabetico senza risposte è solo ... e pensare che è un problema con cui convivono quotidianamente ben 170 milioni di persone nel mondo e solo in Italia (che possiamo definire in una posizione privilegiata) ben il 5% della popolazione ne è colpito (poco meno di 3 milioni di persone).

UN

PESO SULLO STOMACO

Uno dei primi fattori psicologici ad esser colpiti è l’autostima: la visione che ogni persona ha di se stesso in relazione con il mondo che lo circonda. Ci si sente più deboli, malati, non più in grado di permettersi di “esagerare”, di dare il massimo; calano le aspirazioni, e il sentimento di potenza viene drasticamente ridimensionato dalla notizia che anche noi facciamo parte di quella grande schiera di persone “affette”. L’autostima influenza la consapevolezza di poter raggiungere obiettivi, influenza il tono dell’umore, le relazioni affettive, influenza il successo nella vita e le scelte di ogni tipo. Già, proprio le scelte. È precisamente ciò che desidererebbe maggiormente il medico dal proprio assistito: la capacità di adattamento e la forza di cambiare (le abitudini alimentari, lo stile di vita, l’accettazione della terapia, l’educazione all’autocontrollo...). La posizione psicologica è fondamentale per 19


PSICOLOGIA affrontare la scoperta della patologia e i primi “drastici” interventi per normalizzare la situazione.

Il premio è il coraggio di star bene.

Stati di ansia e stress incidono fortemente sui valori glicemici: quando subiamo qualche “attacco emotivo” (una notizia sgradevole, l’ansia di essere malati...) il nostro organismo rilascia ormoni e neurotrasmettitori come l'adrenalina e le catecolamine che aumentano la lisi del glicogeno provocando picchi glicemici. L’organismo assume una posizione di difesa e il fegato produce una maggiore quantità di glucosio. Migliorando l’umore si migliora il controllo glicemico e la sensibilità all’insulina. Per cambiare bisogna sentirsi forti, e il cambiamento ci rende forti; ma per cambiare abbiamo bisogno di sentirci compresi ed amati in primo luogo dai familiari, abbiamo bisogno di sentirci seguiti e accompagnati dal medico, abbiamo bisogno di credere in quello che facciamo in vista di un obiettivo. Stimolare o riscoprire delle passioni soprattutto sportive o immaginare non solo il traguardo, ma prefigurarsi un premio può aiutare a rendere meno faticoso il percorso adattivo.

COME RITROVARE LA SERENITÀ Qual è il trucco? Non esiste un trucco, esiste una persona che ha voglia di vivere al meglio anche col diabete! Esiste un medico 20

che vuole sentirsi dire grazie col sorriso ed esiste una famiglia che può condividere un romanzo, non un dramma! Il suggerimento migliore è vecchio di migliaia di anni: “conosci te stesso”... Che anche Socrate fosse diabetico? Il percorso è impegnativo, molto più per la paura e lo stress del cambiamento che per lo sforzo profuso per rispettare privazioni o rinunce alle “gioie della vita”! Il primo passo è conoscere se stessi per “modificarsi”, il traguardo è riconoscere se stessi nel cambiamento, in quella piacevole scoperta di aver modificato gli eventi con successo. Il premio è il coraggio di star bene. (D.R.)


Il ruolo della famiglia La famiglia è una delle variabili più importanti nel successo di una terapia. Da essa può derivare la motivazione o la frustrazione del paziente diabetico. Qui di seguito riportiamo una breve serie di indicazioni utili per una proficua “assistenza familiare”. • “Ascolto Attivo”: significa entrare in contatto con le sensazioni , le paure e i sentimenti del familiare diabetico senza giudicarlo; indica un atteggiamento di partecipazione e condivisione; nel pratico significa comprendere i suoi desideri e dimensionare le sue paure, aiutandolo a definire meglio insieme cosa conviene fare e cosa è meglio evitare • Evitare i rimproveri, le “minacce” (“Non devi mangiare/bere quello!”, “Se non rispetti la dieta del medico...”) e le “espressioni sarcastiche”, (“Credevo che fossi più forte!” ecc.) • Creare una collaborazione propositiva incoraggiare, stimolare e condividere gli obiettivi e prefigurarsi un traguardo, alleggerendo il carico emotivo e pratico del parente diabetico • Premiare anche i piccoli successi (spesso è sufficiente un sorriso o una lode “Bravo/a, questa è la persona che conosco!”) • Accompagnare, se possibile, il familiare agli incontri col medico senza interferire o intervenire nella relazione tra medico e paziente • Mettersi in relazione e scambiare impressioni con altre persone diabetiche. Questo aiuta parecchio a non sentirsi soli, favorisce il senso di inclusione e non di esclusione. Utile per sdrammatizzare e per confrontarsi, per affrontare più serenamente il percorso di adattamento. • Responsabilizzare il familiare senza controllarlo o gestirlo come un malato “Insegnare a pescare è meglio che procurare il pesce”.

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STRUMENTI DI

MISURAZIONE

La “macchinetta” del diabete.

Il glucometro (o familiarmente chiamato “la macchinetta del diabete”) è diventato ormai un compagno di vita per gran parte dei diabetici, un po’ come la coperta per Linus (il noto personaggio dei fumetti di Shulz -ndr). Oggi questo strumento costituisce il mezzo indispensabile per l’automonitoraggio glicemico da parte del diabetico e svolge fondamentalmente tre funzioni: • la regolazione dell’assunzione di insulina in base alle variazioni dovute prevalentemente dal tipo di alimentazione, all’attività fisica svolta e alla condizione psicofisica generale; • la verifica della presenza o meno di crisi ipoglicemiche; • la prevenzione di picchi di iperglicemia.

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I VALORI DI LABORATORIO DIFFERISCONO DAI DATI RIPORTATI DALLA “MACCHINETTA”? I glucometri misurano la concentrazione di glucosio nel sangue intero, mentre gli strumenti di laboratorio utilizzano come campione il plasma. Quest’ultimo è un componente del sangue intero, possiamo definirlo banalmente la sua parte liquida. È formato per il 90% da acqua, proteine e sali minerali e serve come mezzo di trasporto per il glucosio, i lipidi, ormoni, i prodotti del metabolismo, anidride carbonica ed ossigeno. Quando si effettuano i test di laboratorio il plasma è ottenuto dal sangue intero aggiungendo un anticoagulante, come il citrato o l'eparina, immediatamente dopo il prelievo. Il campione viene quindi centrifugato per separare il plasma dalle cellule sanguigne. Questa differenza comporta di per sé uno scarto di valutazione della quantità di glucosio nel sangue di circa il 10%. Si potrebbe pensare che, quindi, i valori di laboratorio differiscano da quelli ottenuti con glucometro, in realtà ormai quasi tutti gli strumenti attualmente presenti sul mercato sono dotati di un cal-

colatore che, automaticamente, converte la concentrazione del glucosio ottenuta dal campione di sangue intero capillare come se fosse stato testato su un campione di sangue plasmatico. Per questo motivo i due valori risultano confrontabili (ovviamente se fatti nello stesso momento o comunque a piccola distanza di tempo per essere sicuri di misurare la stessa condizione glicemica).

QUALI SONO LE CAUSE

DI VALORI GLICEMICI INATTENDIBILI? L’evoluzione tecnologica porta quasi annualmente ad aggiornamenti e perfezionamenti dei cosiddetti “sistemi di monitoraggio” (intendendo non solo “la macchinetta”, ma anche le strisce reattive ed eventuali altri accessori), e pare che la maggior responsabilità relativa ad una errata valutazione risieda nel comportamento dell’operatore, ovvero di colui che esegue le procedure per la rilevazione. Esistono anche variabili indipendenti sia dallo strumento, sia dall’operatore, ad esempio la temperatura e l’umidità dell’ambiente oppure la possibile interferenza di farmaci assunti per altre patologie (paracetamolo,

Si possono considerare attendibili i valori forniti dai glucometri? Si, con lo scopo di adattare la quantità di insulina da assumere nell’immediato o confermare una sospetta crisi ipoglicemica.

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STRUMENTI DI cortisonici...) o di altre sostanze coesistenti (acido urico, bilirubina...)

NON SONO TUTTI UGUALI I glucometri in commercio sono numerosi e diversi tra loro per tipologia di misurazione, tempi di reazione, facilità di impiego, accessori e costi di gestione. L’affidabilità della misura della glicemia non dipende, però, soltanto dall’accuratezza dello strumento, ma anche dalle difficoltà operative che l’operatore può incontrare: affinché quindi l’errore totale (errore strumento + errore operatore-dipendente) sia il minore possibile, sono preferibili i modelli di glucometro che, oltre ad essere affidabili, prevedono per il loro impiego il minor numero possibile di operazioni manuali. L’errore di calibrazione è fra le maggiori cause di una rilevazione non affidabile; gran parte degli strumenti in commercio necessitano di periodiche calibrazioni, alcuni attraverso strisce di calibrazione, altri tramite un dischetto, altri usando un chip codificatore... Esistono però già sul mercato apparecchi che non necessitano di calibrazione, che facilitano l’uso e l’affidabilità dello strumento. La scelta è soggettiva e deve essere fatta in base alle esigenze dell’operatore.

DI

QUESTI NUMERI COSA NE FACCIO?

Spesso è proprio il nostro diabetologo a fornirci al primo incontro un diario, sul quale ci viene richie24

MISURAZIONE sto di appuntare i valori glicemici registrati nei diversi orari della giornata. Dicono che sia importante sia per noi che per lui, per poter gestire al meglio la patologia... Al medico è molto utile per esaminare retrospettivamente l’efficacia e l’andamento della terapia sia da un punto di vista farmacologico che dietetico-alimentare. Per il diabetico può sembrare una pratica noiosa e inutile, ma col passare del tempo anche “il piccolo scrivano diabetico” si trasforma in un “esperto di glicemia”. Non ci sarà dibattito sul diabete in cui non possa intervenire apportando argomentazioni altamente tecniche, grazie alla pratica quotidiana di convivenza e gestione della patologia. Dopo pochi mesi ci si rende conto di come quei numeri possono rivelarci alcune nostre peculiarità, come ad esempio determinati cibi influenzino il nostro andamento glicemico, come una passeggiata, diversamente da un giro in bici possa influire sulla quantità di insulina da assumere, per confermare o smentire una sospetta crisi ipoglicemica quando ci si sente troppo deboli etc... Ma l’apporto principale della registrazione dei valori e della corretta misurazione si concretizza in una maggiore intesa tra mente e corpo, avvicina le sensazioni e le nostre fantasie sulla patologia a dei dati fisici reali, permettendo una razionalizzazione del nostro stato. “se sto così ci deve essere un motivo...” E se i valori glicemici sono nella norma, almeno sappiamo che in questo caso non è colpa del diabete! (M.P.)


Dentro un Glucometro: la sensibilità dell’ingegno. Il numero riportato sui display dei glucometri, una volta eseguito il test, è accompagnato dalla sigla mg/dl: questa è l’unità di misura, indica i milligrammi di glucosio presenti in un decilitro di sangue. È utile sapere che il funzionamento di questi strumenti è basato su due metodologie di misurazione della concentrazione del glucosio nel sangue: una di tipo elettrochimico (ormai la più diffusa) e una di tipo colorimetrico. Il risultato è fornito in due modi differenti, ma alla base tutto nasce da una reazione chimica che sfrutta la caratteristica selettività di un enzima. In tutte le strisce reattive è infatti presente una piccola quantità di enzima che cattura in maniera selettiva il glucosio presente nel campione di sangue. La reazione che viene svolta dall’enzima è una ossidoriduzione: il glucosio viene ossi-

Il glucometro rileva, converte e calcola.

dato ed un altro reagente presente (mediatore) viene contemporaneamente ridotto. In pratica c’è uno scambio di elettroni fra le sostanze e questo flusso di elettroni generato dalla reazione è tanto maggiore quanto più glucosio è presente. Nella misurazione di tipo elettrochimico, gli elettroni determinano un segnale elettrico che viene registrato dalla “macchinetta”. Il glucometro rileva, converte e calcola: il segnale elettrico viene infatti ricondotto ad un valore numerico mediante “semplici” (così dicono gli esperti!) calcoli stechiometrici: ecco quanti milligrammi di glucosio sono presenti in un decilitro del nostro sangue.

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Storia

La di un Impegno.


A.Menarini Diagnostics si posiziona a pieno titolo fra le aziende leader della ricerca italiana e della tecnologia elettrochimica in particolare, ed è in grado di offrire una vasta gamma di presidi per l’autocontrollo della glicemia capillare di elevata affidabilità. La forza di A.Menarini Diagnostics nell’autocontrollo della glicemia capillare non deriva soltanto dalla sua capacità di saper innovare per prima e dalla qualità e affidabilità dei prodotti, ma anche nei contenuti di servizio. Accanto alle numerose iniziative a supporto dell’educazione delle persone con diabete (divulgazione di materiali educazionali, campagne di sensibilizzazione…), l’Azienda ha primeggiato anche in iniziative volte a migliorare la qualità dell’assistenza attraverso progetti mirati alla formazione e all’aggiornamento del personale sanitario. Più recentemente, a seguito dell’immissione in commercio del sistema per il monitoraggio in continuo della glicemia, è stata messa a punto una importante operazione per dare accesso alla metodica alle persone clinicamente più bisognose che, causa la mancata rimborsabilità della prestazione, sarebbero rimaste escluse. Grazie a quest’impegno, 2.000 persone con diabete hanno potuto avere accesso ad ancora più adeguate cure, meglio mirate a prevenire, o contenere quando già presenti, le complicanze del diabete, ed hanno potuto godere di una migliore qualità di vita: queste persone ci hanno ringraziato per aver consentito che fossero curate meglio e per aver reso possibile una migliore conoscenza delle reazioni del loro stesso organismo. Tutto ciò ha prodotto una maggiore vicinanza con queste persone e ci ha messo in condizione di conoscere meglio i loro problemi per poterle aiutare sempre più adeguatamente. Crediamo che questo progetto sia il nostro contributo di originalità quale possibile modello di impegno nel sociale cui un’Azienda primaria deve doverosamente ispirarsi.

Recentemente Assolombarda, la più importante componente di Confindustria, ha conferito il premio di finalista ad A.Menarini Diagnostics nel concorso “Sodalitas Award” dedicato alle aziende che hanno dimostrato un importante impegno nel sociale. Da questa esperienza, da questi importanti riconoscimenti, dal sorriso di gratitudine che raccogliamo dalle persone con diabete traiamo la motivazione per continuare con perseveranza nel presente e lo stimolo per rinnovare il nostro impegno nel futuro.


DIABETENIGMISTICA 1

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ORIZZONTALI 1. L'articolo prima di Vegas - 5. Possono essere vegetali o animali e vanno consumati con moderazione - 11. In mezzo alla fila - 13. Lo è l'Adriatico - 16. Raganella verde - 17. Una congiunzione di due lettere - 19. Nell'emisfero australe inizia in dicembre - 20. Quelle che secernono l'insulina sono... di Langerhans - 22. La ghiandola che produce l’insulina - 25. La società petrolifera fondata da Enrico Mattei (sigla) - 26. Un fattore di rischio per il diabete che ha... molto peso! - 28. L'ormone che regola il metabolismo degli zuccheri - 29. Non Trasferibile (sigla) - 30. Un valore... “dolce” da mantenere sempre sotto controllo - 31. Può essere mellito - 32. Si scambiano a Natale - 34. Pungente come l'odore del fumo - 35. Persone di fiducia - 38. Codice di Avviamento Postale (sigla) - 39. Il pianista e cantante "King" Cole - 42. Gruppo Sportivo (sigla) - 45. Gustoso pesce marino - 47. Tanti erano i Re Magi - 48. Il diabetico lo esegue con una certa frequenza, annotando i valori riscontrati - 52. Un accessorio... della siringa - 53. Aumenta il rischio di contrarre patologie per via ereditaria - 54. La fine del giro - 55. Un albero affetto... da nanismo - 56. Il dittongo del gioco - 57. La fine... della partita - 58. Istituto Nazionale delle Assicurazioni (sigla). VERTICALI 1. I grassi... nel linguaggio scientifico - 2. Cani da guardia di grossa taglia - 3. Residuo della torchiatura delle olive - 4. Ceste a forma di cono rovesciato - 6. Può essere senza condizioni - 7. Mezzo... asso - 8. Locale attrezzato per far asciugare i panni - 9. Ha l'aureola - 10. Istituto Tecnico Industriale (sigla) - 12. Ha Tripoli per capitale - 13. Francesco, ex campione di ciclismo - 14. I generi... di sostentamento - 15. Vengono gettate dai pescatori - 18. Essenza divina - 21. Lo è il vino a basso contenuto zuccherino - 23. Parallelepipedi come... i dadi - 24. Piante delle Ranuncolacee - 26. Sono sempre in volo - 27. I confini... dell'Algeria - 30. Il dio bifronte - 33. Non Classificato (sigla) - 36. Piena di punte - 37. Quelli allegorici vengono allestiti per il carnevale - 40. Un gas dell'aria - 41. Il simpatico Teocoli - 42. Un rapace notturno - 43. Il Laurel che recitava con Oliver Hardy - 44. Coda di schiuma... o di profumo - 46. Equivale a stop - 49. Organizzazione Mondiale della Sanità (sigla) - 50. Sostanze lubrificanti - 51. Latitudine (abbrev.). 28


Qual è il cantante preferito da un diabetico in ipo? ....Zucchero!

...una coppia di diabetici.. la sera a letto Lui: mia dolcezza... Lei: non dire fesserie, ho mangiato poco stasera!

La mamma al figlio col diabete: "Ma lo sai che non puoi fare il bagno nel lago?!?" "Perché?” "... Perché l'acqua è dolce!!!"

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DOLCI CURIOSITÀ Un aiuto dal merluzzo! L’insulino-resistenza, che contribuisce alla patofisiologia del diabete di tipo II, viene generalmente controllata con un regime dietetico adeguato, in grado di prevenire la progressione della malattia e preservare la funzionalità delle cellule pancreatiche, e con un’opportuna terapia farmacologica. La componente proteica della dieta sembra particolarmente efficace nella modulazione dei livelli di insulina. Questo studio canadese ha confrontato l’effetto di una dieta a base di proteine del merluzzo con quello di una dieta isocalorica, e simile per contenuto di fibra e grassi, ma a base di proteine animali, in 19 pazienti affetti da diabete insulinoresistente di tipo 2. Al termine delle 4 settimane di trattamento, il consumo di pesce è risultato associato ad un miglioramento della sensibilità all’insulina e della funzionalità delle cellule beta, misurata mediante analisi del rapporto tra peptide C e glucosio a 30 minuti dall’infusione di insulina. Gli autori, pur sottolineando la necessità di ulteriori studi per chiarire i meccanismi cellulari alla base di tale effetto, concludono che il consumo di proteine di merluzzo potrebbe quindi ridurre le complicazioni metaboliche associate all’insulinoresistenza.

(DIABETES CARE 30:2816, 2007)

Rischio diabete tipo 2 più alto per donne con taglia seno “maxi” Per le giovani donne che hanno un seno ‘abbondante’ c’è un rischio significativamente più elevato di sviluppare il diabete di tipo due in tarda età rispetto a chi ha una misura più ‘modesta’. È quanto emerge da una ricerca canadese secondo la quale le donne che indossano una coppa D a 20 anni hanno circa il 60% di possibilità in più di sviluppare la malattia rispetto a chi veste una coppa A, indipendentemente da altri fattori, come il peso o l’ereditarietà. Il quotidiano canadese The Star riporta i risultati di uno studio eseguito su 92.000 donne americane, secondo il quale all’obesità, fattore principale di rischio per il diabete di tipo 2, ora si deve aggiungere la taglia del seno come fattore indipendente. E il rischio sale all’au30


mentare della taglia. La ricerca rappresenta solo la parte preliminare di uno studio più completo sul ruolo della taglia del seno come ‘predisposizione’ all’insorgenza del diabete, ma i primi risultati confermano che l’obesità e il grasso situato nella parte addominale restano uno dei principali fattori di rischio. Le ragazze obese, il cui seno è voluminoso, tendono anche ad entrare nella pubertà prima delle altre, questo potrebbe accelerare ulteriormente l’iter del diabete.

(CANADIAN MEDICAL ASSOCIATION JOURNAL 178:289, 2008)

Un videogioco per controllare il diabete ll Nord Americano Paul Wessel, quando si è accorto che suo figlio Luke, oggi ventenne, non voleva controllarsi la glicemia ma era fanatico del Game Boy, ha avuto l’idea di creare il Glucoboy, un videogioco che invogliasse il bambino a misurare i livelli di zucchero nel sangue. “Ho pensato che se avessi potuto combinare il test della glicemia con un videogioco, si sarebbe sentito molto più motivato”, ha detto l’ideatore del gioco. Il dispositivo, lanciato in Australia, è fondamentalmente un glucometro che funziona come una cartuccia compatibile con il Game Boy della Nintendo. Ha tre giochi associati al controllo del diabete ed usa lo schermo e la consolle del Nintendo. Il gioco consiste nel cercare di guadagnare ‘benefit’ utili alla continuazione del gioco, ottenendo un livello glicemico considerato buono. Il Glucoboy è attualmente acquistabile solo in Australia e in Olanda.

James Brown James Joseph Brown, conosciuto come “Padrino del soul”, nacque nel 1933 ad Augusta in Georgia. Durante l’infanzia aiutò economicamente la famiglia raccogliendo cotone e lucidando scarpe. All’età di 16 anni fu arrestato per rapina e in prigione conobbe Bobby Bird, la cui famiglia lo aiutò ad uscirne solo 3 anni dopo la sentenza a condizione che trovasse un lavoro. Nel 1953 iniziò la sua carriera musicale e, nel 1955, entrò a far parte del gruppo gospel “The Gospel Starlighters” con Bobby Bird. Negli anni ’60 raggiunse l’apice del successo con “Papa’s Got a Brand New Bag” e “I Got You (I Feel Good)”. Negli anni ’60 e ’70 diede il suo contributo in favore degli Afroamericani e dei poveri. Nonostante numerosi problemi personali continuò ad incidere grandi hit fino alla fine degli anni ’80. Il 14 Novembre 2006 Brown entrò a far parte della Music Hall of Fame. Il 25 Dicembre 2006 Brown, che era affetto da diabete, morì a causa di una grave polmonite. 31


Periodico di aggiornamento per diabetici


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